GibaPress n. 8

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Il ritorno del Mago PERIODICO BIMESTRALE DI NOTIZIE, INFORMAZIONI E NEWS DELL’ASSOCIAZIONE GIOCATORI BASKET E DEL FONDO DI FINE CARRIERA NUMERO 8 · APRILE/MAGGIO 2010 RIFORMA CAMPIONATI Lega di sviluppo, tutti i commenti MASTER GIBA A giugno la decima edizione BASKET E SOLIDARIETA‘ Vukcevic e Virtus Bologna, attenzione ai più piccoli

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Periodico dell'Associazione Giocatori Basket

Transcript of GibaPress n. 8

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IlritornodelMago

Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news dell’AssociAzione GiocAtori BAsket e del Fondo di Fine cArrierANumero 8 · APrILe/mAGGIo 2010

rIFormA CAmPIoNATI Lega di sviluppo, tutti i commenti

mASTerGIBAA giugno la decima edizione

BASKeT e SoLIDArIeTA‘ Vukcevic e Virtus Bologna, attenzione ai più piccoli

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1990-2010: Vent’anni fa nasceva ADMO - As-sociazione Donatori di Midollo Osseo. Tra Mi-lano e Torino, su iniziativa di persone che hanno vissuto il dramma della perdita di un figlio a causa di una malattia del sangue. Oggi non esiste una sola Regione in Italia dove ADMO non sia presente. Ma abbiamo bisogno di dona-tori. Solo 1 persona su 100.000 è compatibile con chi attende un trapianto di midollo osseo, quindi potremmo essere noi stessi, domani, a salvare una vita. Cerchiamo di sensibilizzare i giovani nelle scuole, perché dai 18 anni in poi si può diventare donatori. Siamo in grado di fornire con cura ogni informazione e saremo felici di poter parlare a quanti più giovani pos-sibile della gioia di donare.

Paola De Angelis presidente ADMO Associazione Italiana Donatori Midollo Osseo - www.admo.it

L‘Associazione Donatori Midollo Osseo ha come scopo principale informare la popolazio-ne italiana sulla possibilità di combattere le leucemie, i linfomi, il mieloma e altre neopla-sie del sangue attraverso la donazione e il tra-pianto di midollo osseo. Sono molte le persone che ogni anno in Italia necessitano di trapian-to, ma purtroppo la compatibilità genetica è un fattore molto raro, che ha maggiori proba-bilità di esistere tra consanguinei. Per coloro che non hanno un donatore consanguineo, la speranza di trovare un midollo compatibile per il trapianto è dunque legata all‘esistenza del maggior numero possibile di donatori volonta-

ri tipizzati, dei quali cioè sono già note le caratteristiche ge-netiche, registrate in una banca dati. Si valuta che in Ita-lia siano necessari circa 1.000 nuovi donatori effettivi all‘anno. Una stima che è destinata a subire un notevole aumento, se si tie-ne conto che il tra-pianto delle cellule staminali presenti nel midollo osseo è attualmente al cen-tro di ricerche anche nel campo dei tumo-ri solidi, mentre stanno diventando di routine alcune applicazioni in campo genetico, come nel caso delle talassemie. In questo panora-ma, ADMO svolge un ruolo fondamentale di stimolo e coordinamento: fornisce agli inte-ressati tutte le informazioni sulla donazione del midollo osseo e invia i potenziali donatori ai centri trasfusionali del Servizio Sanitario Nazionale, presso i quali vengono sottoposti alla tipizzazione HLA, che avviene con un sem-plice prelievo di sangue. I dati vengono poi inviati al Registro Italiano Donatori Midollo Osseo (IBMDR), nel più assoluto rispetto della normativa sulla privacy (Decreto Legislativo 196/03).

LeT’S DANCe & BASKeT 4 DAvIDe ANCILoTTomestre, 27 giugno

IL veNTeNNALe ADmo INIZIA A 4NCI DIRE, FARE, DONARE

          

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presenta

Let’s Dance & Basket 4 Davide Ancilotto

Mestre, 27 giugno

IL VENTENNALE ADMO INIZIA A 4NCI: DIRE, FARE, DONARE

Mestre, 28 aprile 2010

1990-2010: Vent’anni fa nasceva ADMO – Associazione Donatori di Midollo Osseo. Tra Milano e Torino, su iniziativa di persone che hanno vissuto il dramma della perdita di un figlio a causa di una malattia del sangue. Oggi non esiste una sola Regione in Italia dove ADMO non sia presente. Ma abbiamo bisogno di donatori. Solo 1 persona su 100.000 è compatibile con chi attende un trapianto di midollo osseo, quindi potremmo essere noi stessi, domani, a salvare una vita. Cerchiamo di sensibilizzare i giovani nelle scuole, perché dai 18 anni in poi si può diventare donatori. Siamo in grado di fornire con cura ogni informazione e saremo felici di poter parlare a quanti più giovani possibile della gioia di donare.

Paola De Angelis Presidente ADMO – Associazione Italiana Donatori Midollo Osseo

www.admo.it – ADMO è anche in Veneto! Del Piero, Cannavaro, Mancini, Albertini, Costacurta, Montella, Ghedina, Compagnoni, Kostner, Di Centa, Pellegrini, Cagnotto, Bernardi, i fratelli Bergamasco,

Abate, Cantamessa, e ora i cestisti GIANMARCO POZZECCO e ANDREA MENEGHIN sono divenuti testimonial ADMO, ovvero hanno accettato con gioia di iscriversi nelle liste dei donatori.

          

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presenta

Let’s Dance & Basket 4 Davide Ancilotto

Mestre, 27 giugno

IL VENTENNALE ADMO INIZIA A 4NCI: DIRE, FARE, DONARE

Mestre, 28 aprile 2010

1990-2010: Vent’anni fa nasceva ADMO – Associazione Donatori di Midollo Osseo. Tra Milano e Torino, su iniziativa di persone che hanno vissuto il dramma della perdita di un figlio a causa di una malattia del sangue. Oggi non esiste una sola Regione in Italia dove ADMO non sia presente. Ma abbiamo bisogno di donatori. Solo 1 persona su 100.000 è compatibile con chi attende un trapianto di midollo osseo, quindi potremmo essere noi stessi, domani, a salvare una vita. Cerchiamo di sensibilizzare i giovani nelle scuole, perché dai 18 anni in poi si può diventare donatori. Siamo in grado di fornire con cura ogni informazione e saremo felici di poter parlare a quanti più giovani possibile della gioia di donare.

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4NCI non è un memorial, ma una festa del basket per il nostro Davide.Nostro, nel cuore di tutti noi. Perché Anci non resta solo nei titoli dei palazzetti, delle curve ultrà o delle strade, ma

vive nei gesti di chi continua a giocare a Basket.

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ADMO sarà presente per ricordare Davide il 27 giugno 2010 ad Anciground, playground del Parco Albanese Bissuola di Mestre dedi-cato al nostro grande campione. Come ogni anno infatti 4NCI destinerà gli incassi della lotteria a due associazioni (l’altra è R.I.T.I. Re-gistro Italiano per la Ricerca contro le Trombosi Infantili) che si occupano generosamente di questioni socialmente importantissime. Grazie! www.4nci.eu

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eE così, alla fine di un estenuante tira e molla, la FIP ha partorito un’idea rivoluzionaria di riforma, un proget-to che stravolge l’attuale struttura dei campionati. Coloro che accusavano la Federazione di immobilismo sono serviti: la costituzione dal nulla di un nuovo campionato a 16 squadre con 6 under per squa-dra, collocato in mezzo tra la Le-gadue e la Serie A dilettanti, è roba che sconvolge letteralmente la pallacanestro.Ma era la cosa giusta da fare?Noi rappresentanti di GIBA in Consiglio Federale abbiamo vo-tato contro questa riforma, che di fatto retrocede e dequalifica tut-ti i campionati di Lega Nazionale. Una riforma che interviene anche sulla Legadue, i cui club pare che avranno l’obbligo di schierare 3 atleti under (4 dal 2011/2012) e la facoltà di impiegare anche 3 americani. È illogico e contrad-dittorio chiedere spazio per i giova-ni italiani (con una regola per di più evidentemente illegittima in un con-testo professionistico), e consentire l’impiego di un USA in più! Una riforma seria avrebbe dovuto prendere spunto, in primo luogo, da una necessità e da una consta-tazione: la necessità di garantire il rispetto delle regole e l’equità competitiva tra i club, e la con-statazione che ci sono squadre nei vari campionati che lottano per

la promozione e che hanno de-biti enormi, e squadre che per mettere a posto i conti hanno scelto di disputare un campionato in tono minore e magari rischiano di retrocedere. È giusto tutto ciò? Non spetta a chi organizza il gioco, e quindi alla Federazione, intervenire per evitare simili storture? Prima di pensare ad un altro campionato, sarebbe stato opportuno negare la partecipazione ai tornei esistenti ai club non in grado di fornire adeguate garanzie economiche preventive.Ovviamente, tutti concordano sul-la necessità di creare le condizioni perché migliori la qualità dei giocatori, ma la logica impone che per raggiungere questo obiettivo oc-corre cominciare dalla base, non dal vertice. Se scarseggiano i giocatori di livello è per via di un qualche difet-to nel processo di formazione, e siccome si continua a ripetere che i nostri allenatori sono tra i migliori al mondo, e nei campionati europei giovanili comunque non sfiguria-mo, viene da pensare che il difetto è nell’atto conclusivo della for-mazione, nel vuoto agonistico in cui piombano i ragazzi a 18 e 19 anni. Manca il salto di qualità che si consegue mangiando la polvere e sgomitando in mezzo al campo, an-che in serie C, non certo guardando gli altri dalle panchine di A o di B, che è quello che è successo con l’ob-bligo degli under. E poi, definire

“under” atleti di 23 o 24 anni è un’autentica scempiaggine. Un under ha al massimo 20 anni, e qualcuno prima o poi ci spiegherà che vantaggi ha la FIP se gioca un ra-gazzo di 23 anni al posto di uno di 30.I giocatori under di livello ed in grado di avere una carriera importante sono già impiegati nei vari campionati, a prescindere da qualsiasi imposizio-ne. Scovare 6 giocatori under per 16 squadre al livello del terzo campiona-to sarà praticamente impossibile. La qualità complessiva sarà molto bassa ed il “mercato” degli un-der toccherà cifre assurde. La soluzione da noi proposta, era di tipo “economico”. Ci sono i contri-buti NAS incamerati da FIP, ci sono gli introiti derivanti dalle multe, c’è un bilancio federale chiuso con un attivo milionario. Si sarebbero potuti attribuire incentivi economici ai club che danno spazio a gio-catori under 20. Il dirigente av-veduto destina una percentuale più rilevante del budget al settore giova-nile ed imposta le strategie di merca-to della prima squadra sui giovani, se ha la consapevolezza che questo produce anche un tangibile ritorno economico. Al basket non occorrono rivoluzioni, ma semplicemente un uso migliore di quello di cui già di-spone.

Una riformaimpossibiledi Giuseppe Cassì

L`editoriale

Una riforma impossibile 3

Riforme, il basket si divide 4

Sarà una nazionale magica 7

I giocatori che fecero l‘impresa 8

GIBA risponde 12

GIBA, è un Master da 10 14

Ultime novità in tema di vincolo sportivo 16

Angela Gianolla, il ritorno 17

Di corsa verso il futuro 18

Ritorno al passato 20

That‘s All , tutto il basket che c‘è 21

E’ bello aiutare chi ha bisogno 22

Sommario

4NCI 2010 è un sogno possibile grazie alla collaborazione di

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riforme iL baSketSi divide

in primo piano

Un campionato a 16 squadre, alcune presenti per diritto sporti-vo, altre per wild card, o invito. Sei under, probabilmente under 22, imposti, ma nessun obbligo di metterli in campo. Due posi-zioni contrastanti: da una parte la FIP, la Legabasket e la Lega-due, dall’altra la Lega Naziona-le Pallacanestro e la GIBA. Non ha certamente lasciato indifferenti la riforma proposta dalla FIP nel Consiglio Federale del 16, 17 aprile, in cui si è stabilita l’intro-duzione di un nuovo campionato dai caratteri ibridi: è dilettantistico, non ha ancora una denominazione defi-nita, e funge, di fatto, da “cuscinet-to” tra la Legadue e la A dilettanti. Molte le motivazioni dei sostenitori dell’innovazione, altrettante quelle dei suoi detrattori, che andiamo ad analizzare nello specifico.

intervenire sulla strutturaA partire dalla GIBA. “E’ stato inseri-to un nuovo campionato - commen-ta infatti il vice presidente GIBA, Maurizio Ragazzi - tra la Legadue e la A dilettanti. Il problema è che si è ritenuto di intervenire sulla struttura dei campionati e non sulle norme. Trovo che sarebbe stato molto più coerente e giusto, viste le situazioni economiche anche delle società, intervenire sulle nor-

me per selezionare le squadre che avrebbero potuto reggere la nuova struttura. Ora la domanda è: chi regge una struttura del genere? La nostra posizione come GIBA è quindi quella di opporci con tut-te le opportunità legislative da noi in possesso, senza uscire dalle norme sportive, per con-trastare queste decisioni, op-

pure cercare di renderle il più attuale possibile”. Onde evitare un possibile fallimento. “Non avere verificato in maniera preventiva se la nostra struttura attuale e quella delle società era in grado di sostene-re una struttura così forte - afferma infatti Ragazzi - è stato un errore. In più trovo assolutamente incoeren-te l’imposizione di una quota under in un campionato professio-nistico come quello di Legadue. Sa-rebbe come se in NBA fosse imposta la presenza di tre rookies in forma-zione. In generale, quindi, si è deciso di imporre decisioni non condivise ed i giocatori non ci stanno”.

contrari nel merito e nella forma

Così come non ci sta la Lega Nazio-nale Pallacanestro, che si sente danneggiata dall’introduzione del nuovo campionato. “La nostra - sot-tolinea infatti il presidente Ro-berto Drocchi - è una posizione naturalmente contraria, sia nel merito, sia nella forma. Nel meri-to, perchè riteniamo che non sia spiegabile e non abbia motiva-zioni un campionato in più tra la Legadue e la A dilettanti, un campionato che fa retrocedere di un passo tutti i campionati di-lettantistici e fa retrocedere le re-

di Damiano Montanari

Ha suscitato scalpore la nuova riforma dei campionati proposta dalla FIP in occasione del Consiglio Federale dello scorso aprile

RifoRme,il basketsi divide

Marizio Ragazzi, vice presidente GIBA

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in primo piano

RifoRme,il basketsi divide

altà che hanno conquistato que-sto titolo sportivo, incidendo così sull’interesse degli appassionati e degli sponsor. Nel fare rifor-me a favore dei giovani la Lega Nazionale Pallacanestro non si è mai tirata indietro e ha sempre fatto la sua parte, ma non ci piace il metodo utilizzato questa volta, vi-sto che gli argomenti in esame non sono mai stati trattati nè con noi, nè con la GIBA. In questo modo è uscita un’ipotesi che non è mai sta-ta oggetto di concertazione”. Un at-teggiamento che ha infastidito non poco il presidente Drocchi, che poi rilancia: “Aggiungo anche che siamo molto preoccupati per la questio-ne relativa alla regionalizzazione delle designazioni arbitrali della serie C. Inizialmente si era infatti stabilito che solo le designazioni ar-bitrali della regular season sarebbero state demandate alla periferia e che la giustizia e le designazioni stesse dei play off e dei play out sarebbero do-vute rimanere centrali, ma così non è stato. Nel momento in cui tutto viene regionalizzato, i riferimen-ti delle squadre diventano regionali e non più nazionali e questo fatto ci preoccupa”. Sull’introduzione del nuovo campionato la posizione del presidente Drocchi è quindi piuttosto

netta. “Il nostro giudizio è molto negativo, sia per il contenuto della riforma, sia per il percorso usato per arrivarci”.

migliorare la qualità dei giovani

Decisamente più morbida ed accon-discendente la linea della Legadue e del suo presidente Marco Bona-mico: “La nuova proposta non ci ha lasciato indifferenti e devo dire che questa riforma parte da una mini riforma, cioè l’applicazione della wild card, che noi non abbiamo concordato, ma abbiamo dovuto subire. Questo fatto ha poi interessa-to, con un effetto a cascata a scendere, tutti i campionati non professionisti-ci. Per quanto riguarda l’introduzione di un campionato sotto il nostro a forte componente under, credo che sia un passo dovuto per incre-mentare e migliorare la qualità dei nostri giovani giocatori. Sono fermamente convinto che i nostri giovani debbano infatti compe-tere ai massimi livelli delle loro capacità tecniche e non di-mentico che, insieme ad una forte componente under, ci saranno anche giocatori esperti di ottimo livello. Ol-tre a questo c’è poi il fatto che il nuovo campionato potrebbe portare nel ba-sket di alto livello alcu-ne città e realtà che ora sono alla finestra e che in un campionato del genere potrebbero trovare la voglia e le risorse per esserci. Mi riferisco a città importan-ti, dove oggi la pallacanestro non ha ancora il posto che merita”.

campionati da ridurre

A fronte di un allargamento, o comunque di un ritorno al basket che conta di alcune realtà, c’è anche chi, come il presidente della Lega-basket, Valentino Renzi, parla di riduzione del nume-ro delle squadre partecipan-ti: “Quello della riforma dei

campionati è un argomento che parte da molto lontano, se vogliamo essere precisi, per quanto mi riguarda, dal Consiglio Federale del giugno scorso, quando mi dichiarai con-trario al ritorno ai gironi a 16, perchè parlare di riforma dei campionati al-largando per poi restringere diventa-va una cosa complicata, così come è. In questi anni i campionati si sono sempre allargati, ma poi, quando c’è stato da stringere, sono uscite le pro-blematiche delle società. Il mio pa-rere, sia in Consiglio Federale, sia in altre circostranze, è sempre stato che i campionati di lega nazionale andassero ridotti come squadre. Poi, in relazione ai giovani, il concetto generale è che va cambiato il modo di pensare, soprattutto dei club di lega nazionale, perchè non può es-sere solo la serie A a sviluppare l’attività giovanile di un certo tipo, ma dobbiamo lavorarci tutti insieme perchè il numero di tutti i giovani aumenti di anno in anno. La problematica vera è che noi ci trovia-mo di fronte ad un professionismo di diritto, sancito dalla legge 91 del 1981, e ad uno di fatto, ma nessuna di que-

Marco Bonamico, presidente di Legadue

Roberto Drocchi, presidente LNP

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in primo piano

ste cose è funzionale ad una crescita. Non credo sia impor-tante aumentare le squadre così. Le cose vanno viste in modo diverso. Per anni si è detto: va male la Nazionale? E’ colpa della serie A perchè non giocano gli italiani. Quelle sono norme difficilmente mo-dificabili, il lavoro va fatto alla base, creando un si-stema virtusoso che porti tutti ad investire sull’atti-vità giovanile, in modo che ci sia un aumento dei giovani che partecipano ai campionati professionistici”. A chi lamen-ta un’imposizione da parte della FIP, cosa risponde? “Che lo scorso maggio abbiamo avuto una norma sui gio-catori stranieri che il Con-siglio Federale ha fatto vo-tare contro il nostro parere. Da questo punto di vista, quando si parla di concertazione e condivisione, alle parole devono seguire i fatti. Quan-do ci sono le concertazioni, qualcuno deve decidere. Io ho sempre sentito il presidente Meneghin dire che, se non ci fosse stata l’intesa, avrebbe fatto lui la proposta. Comunque sottolineo il fatto che anche noi, non molto tem-po fa, abbiamo “subito” una norma sull’utilizzo degli stranieri su cui ci siamo espressi in maniera negativa”.

Valorizzare i giovani italiani

Assolutamente positiva è invece la visione del presidente federale, Dino Meneghin: “Quando si par-la di futuro, bisogna capire come e dove fare giocare i nostri giova-ni italiani. In serie A non c’è spazio, in Legadue, è la stessa cosa, in Na-zionale, giocano alcuni giovani, ma dalla A dilettanti in giù ci sono un sacco di argentini, passaportati, na-turalizzati e così i nostri giovani non hanno posto. Allora i vivai cosa li facciamo, se poi i giovani non trovano lo spazio giusto per es-sere motivati? Sono stanco di vederli seduti in panchina a get-tare l’asciugamano”. Da qui l’idea di avanzare una proposta che, per il presidente Meneghin, ha diversi ri-svolti positivi. “In questa nuova Lega di sviluppo ci saranno 16 squadre

in più e lo spazio per far giocare i giovani, che, come le loro società, si prepareranno al salto nel pro-fessionismo. Sarà infatti una Lega che aiuterà i giovani e le società a cre-scere ed in cui verranno analizzate le strutture e le situazioni econo-miche delle società, dai palazzetti alle fideiussioni, perchè possano poi affrontare il professionismo prepara-te nel modo giusto. Per questo ci sarà una commissione che studierà le componenti. Il mio compito è quello di trovare un sistema, che forse non accontenti tutti, ma che possa essere di aiuto al basket”. E so-prattutto ai giovani. “Prendiamo ad esempio, i vari argentini che gioca-no nel nostro campionato - prosegue Meneghin - “saccheggiati”, a suo tem-po, dai vivai argentini. Se non fossero venuti, con tutto il rispetto per loro, le società sarebbero state obbligate a fare giocare i nostri. Con la Lega di sviluppo i giocatori avranno più posti e saranno scelti per meri-tocrazia”. Fa discutere l’imposizione di sei under. “C’è una commissione composta da allenatori, gioca-tori, chi fa i regolamenti e chi è nel settore agonistico, che si riu-nirà per trovare la soluzione migliore. L’obiettivo è favorire i giocatori dagli under 22 in giù. Io ho dato due indicazioni: far giocare i giovani ed individuare società con caratteristiche economiche tali che non saltino in aria come è

successo a diversi club. E’ anche un modo affinchè le società salvaguar-dino il proprio futuro, oltre che una strada per salvare il posto di lavoro dei giocatori, che, a loro volta, de-vono capire che oggi non girano più cifre enormi. E’ inutile che mi prospettino di guadagnare 100.000 euro, se poi io sono pagato un mese e poi più niente. Meglio 2.000 euro al mese sicuri. Meglio un guadagno giusto, ma certo”. Quindi la rispo-sta a chi lo accusa di una decisione imposta. “Non è vero che la deci-sione non è stata concertata. Ci sono state riunioni a bizzeffe, fin troppe. L’ultima volta se ne è parlato a Foligno, dove mi sono stati proposti quattro under a referto ed uno sempre in campo. Quella sarebbe stata una situazione difficilissima da gestire, come mi ha confermato anche Ettore Messina, che in Rus-sia ha riscontrato questa difficoltà. I quattro under proposti dalla Lega, poi, sono gli ultimi quattro che non vanno mai in campo, e non è quello che voglio per valorizza-re i giovani italiani”. Non si rischia, con questi presupposti, un campio-nato di livello inferiore a quello di A dilettanti? “Questo è da vedere sul campo. Bisogna partire. Il primo anno non ci sarà forse grandissimo spettacolo, ma col tempo potremmo avere dei giocatori migliori”.

Valentino Renzi, presidente della Lega Basket Serie A, e Dino Meneghin, presidente della FIP

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in primo piano

Il Mago è tornato e fa sul serio. Non ci sono dubbi, né tentennamenti nelle parole di Andrea Bargna-ni, che già dalla prossima estate non sarà più soltanto uno dei punti di forza assoluti dei Toronto Rap-tors in NBA, ma anche un uomo importante della Nazionale di coach Pianigiani. “Voglio con-tribuire a far tornare l’Italia tra le grandi d’Europa - ha affermato infatti lo stesso Andrea Bargnani al Salone d’onore del CONI di Roma, in presenza del presidente CONI Gio-vanni Petrucci e del presidente FIP Dino Meneghin - perchè per me è un onore vestire la maglia della

Nazionale”. Poche parole, ma spese bene dopo le delusioni del passato, perchè quelle del Mago sono dichia-razioni che vengono direttamente dal cuore, da parte di chi ha deci-so di metterci la faccia, oltre che il talento, i muscoli ed il sudore. “Quella di venire a giocare con la Nazionale - conferma infatti con entusiasmo ed emozione il lungo dei Toronto Raptors - è una scelta spontanea e per-sonale. Nessuno mi ha dovuto convincere. Per me è un onore e un orgoglio poter vestire la maglia azzurra. Sono una persona competitiva e voglio vincere in az-

zurro. Il basket italiano sta vivendo un momento diffici-le e spero di dare una mano a far tornare l’Italia nel ba-sket che conta, tra le gran-di d’Europa”. Dando la massima disponibilità. “E’ iniziato un nuovo ciclo per la Nazionale - sostiene Bargnani - ed io deside-ro far parte di questo progetto e portare una nuova energia positiva. Purtroppo in passato le mie esperienze con la maglia azzurra non sono state felici, ma sono qui oggi per dire che ho la voglia e la giusta determinazione

per giocare con la Nazionale come non ho mai fatto prima. Met-terò a disposizione di

Pianigiani, che stimo mol-to, con cui ho già parlato e

ho un ottimo rapporto, e della squadra l’esperienza matura-ta in NBA”.

saRà una nazionalemagicaAndrea Bargnani ritorna in azzurro, dichiarando amore per la maglia e con l’obiettivo di far tornare grande l’Italia

di Damiano Montanari

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serie a

i giocatoRi che feceRo l’impResa

di Damiano Montanari

La Virtus Roma, puntando su un gruppo di italiani di talento, ha battuto Siena che non perdeva in campionato da un anno

Come dentro a un film. Ma invece è tutto vero. Roma caput mundi, al-meno per una sera, in cui un pugno di gladiatori ha conquistato l’arena. Davanti l’invicibile armata sene-se, capitolata in Italia solo una volta in due anni, al Paladozza contro la Fortitudo. Un nome, una garanzia di sconfitta per gli avversari, almeno dentro i confini della Peniso-la. Mission impossible per molti, ma non per tutti. Uno su mille ce la fa, i giallorossi ce l’hanno fatta. Col ca-lore del proprio pubblico, con una prestazione di cuore, carattere e concentrazione, con un gruppo di italiani che è salito in cattedra rifiu-tando il ruolo di vittima sacrificale e, almeno per un giorno, prendendosi una grande rivincita al cospetto di un avversario che ha inaspettatamente mostrato la propria vulnerabilità.

Giachetti on fireA sgretolare la fortezza toscana ci ha pensato un gruppo tosto, solido e compatto, arricchito da alcune indivi-dualità sopra le righe. Tra queste ha spiccato sicuramente quella di Jaco-po Giachetti, che contro i campioni di Siena ha sfoderato quella che è stata forse la migliore prestazione della sua carriera, con 20 punti in 31’, con 4/7 da due, 2/5 da tre, 6/6 ai liberi, 1 rimbalzo, 1 palla re-cuperata, 4 assist e 22 di valuta-zione. “E’ stata davvero un’impresa - commenta il play di origine pi-sana - e certe immagini mi resteran-no dentro a lungo. A fine partita ero ancora pieno di adrenalina e vedere i nostri tifosi festeggiare così, mi ha

riempito di gioia. Durante la stagio-ne avevamo avuto momenti di black out con nove sconfitte consecuti-ve. Vedere il pallazzetto pieno e la gente festeggiare in quel modo ci ha fatto capire che avevamo com-piuto un’impresa storica”. Contro un avversario che sembrava imbatti-bile. “Finora Siena ha dimostrato in campionato un livello superiore alle altre squadre, ma noi siamo entrati in campo non battuti, consape-voli che saremmo partiti dallo 0-0 e che, davanti al nostro pubblico, non

avevamo niente da perdere. Rispetto alle volte precedenti in cui avevamo incontrato Siena, abbiamo mostra-to subito una maggiore determi-nazione, aggredendoli dalla prima azione per quaranta minuti. Sapeva-mo che ci avrebbero fatto soffrire per tutto l’arco della partita, ma quando si sono rifatti sotto, siamo stati bra-vi a ricacciarli indietro con un mini-break”. Merito del gruppo, come conferma lo stesso Giachetti: “Io alla mia migliore prestazione in carriera? Tutti siamo stati protagonisti.

Chi è entrato in campo ha dato più del massimo ed ora siamo tutti contentis-simi per questo risultato che ci riempie di soddi-sfazione”. Nella giornata del trionfo del collettivo, è allora d’obbligo la dedica a chi ha fortemente volu-to questo gruppo. “Non è stata una vittoria solo di noi giocatori - sottoli-nea infatti Giachetti - ma anche del presidente che all’inizio dell’anno ha puntato su un nucleo di sei italiani da far gio-care e non su un sesto uomo da utilizzare per chiudere la rotazione. La nostra è stata quindi una bella vittoria anche per il nostro presidente, un successo che, mi auguro, possa servire da inse-gnamento per le altre società che non investo-no e non credono negli italiani”. Da una grande

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vittoria, derivano grandi responsa-bilità, da cui nascono poi ambizioni maggiori. “Questo successo - affer-ma infatti Giachetti - ci ha dato una maggiore convinzione nelle nostre possibilità. Vogliamo raggiunge-re Siena e adesso dobbiamo pensa-re ad arrivare il più in alto possibile per avere un buon accoppiamento nei play off. In casa abbiamo battuto tante altre “grandi”, da Milano, a Caserta, a Montegranaro. La no-stra vittoria su Siena è un segnale for-te che nella lotta per il titolo ci siamo anche noi”.

la liberazione di VitaliDopo un’impresa costruita mettendo un mattone dopo l’altro. “La consa-pevolezza di potercela fare - ricorda infatti Luca Vitali, incisivo con 11 punti in 22’ con 2/2 da due, 1/2 da tre, 4/4 ai liberi, 1 rimbalzo e 5 assist per 13 di valutazione - è arrivata col passare dei minuti. Sia-mo andati sopra di 15, quindi ab-biamo toccato il +20, ma poi abbia-mo dovuto affrontare e respingere il ritorno di Siena. Quando è finita, è stata una liberazione”. Che riempie ancora adesso Vitali di una grande soddisfazione. “Abbiamo battuto una squadra che non perdeva da un anno e questo mi riempie di orgoglio e ci dà qualcosa in più sotto il profilo dell’autostima, anche se mante-niamo i piedi per terra. Ora sap-piamo che Siena non è imbattibile, ma per arrivare a rigiocarci le nostre chances contro di lei, dovremo prima affrontare altre squadre e batterle”. Con la forza del gruppo. “Il fatto di avere battuto Siena con una squadra con molti italiani - afferma infatti Vitali - è senza dubbio un bel segna-le, ma vorrei sottolineare che non hanno vinto solo gli italiani, ma tutta la squadra, compresi gli americani e Dragicevic che è slavo”.

Gigli, cuore e motivazioniAssolutamente entusiasta anche Angelo Gigli, capa-ce di produrre 10 punti in 25’ con 2/5 da due, 2/2 da tre, catturando 9 rimbalzi e recuperando 3 palloni per un buon 16 di valuta-

zione. “Sicuramente - com-menta il lungo giallorosso - un risultato di questo genere ti riempie di orgoglio. Siena non perdeva da 41 partite e batterla è stata la nostra vit-toria e la vittoria del nostro presidente che ha investito e creduto negli italiani. La mia dedica è per lui. Poi come professionisti noi dobbiamo vedere questo successo come una partita singola, anche se è innegabile che ci riem-pia di grande soddisfazione”.

Raggiunta dopo un importante lavo-ro psicologico fatto nella settimana precedente alla partita. “Ci siamo al-lenati osservando la stessa routine - ricorda Gigli - ma con motivazioni diverse. Sarà stato per la rivalità tra Siena e Roma, ma dentro di noi è scattato qualcosa. In questo è stato bravissimo il coach a motivarci e noi siamo stati bravi a mettere in campo una grandissima intensi-tà per quaranta minuti”. Nei quali Roma ha saputo superare i propri limiti. “Abbiamo sbagliato qualcosa, ma siamo riusciti a portare a casa la vittoria giocando con quel cuore, quell’intensità e quella rabbia da cui non possiamo prescinde-re e che in questa stagione ci ha per-messo di superare squadre del calibro del Tau Vitoria, del CSKA Mosca e della stessa Siena. Abbiamo dimo-strato di avere il cuore e di saperlo

Nell‘altra pagina Jacopo Giachetti, qui sotto Luca Vitali, a sinistra Angelo Gigli

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buttare in campo. Ora cerchiamo di trovare definitivamente quella con-tinuità che ci è un po’ mancata per dare il massimo nei play off”.

la fotografia di crosariolUn pensiero condiviso da Andrea Crosariol, che contro Siena ha combattuto per 15’, aiutando la squadra a centrare un risultato sto-rico. “E’ stata una partita bella e dif-

ficile - racconta il pivot nato a Milano - in cui noi siamo riusciti a battere una squadra che quest’an-no non aveva mai perso. E’ stata un’impresa, che ab-biamo raggiunto partendo dal presupposto che vin-cere non era impossibile e che non partivamo sconfitti dalla palla a due”. Sono ser-viti talento, cuore, muscoli e sudore, ma alla fine è arri-vata una gioia che Crosariol farà fatica a dimenticare. “La fotografia di questo successo? Il fatto che tut-ti hanno dato il massi-mo sia in attacco, sia in difesa, lottando su ogni pallone, come se fosse la partita della vita”. Ora, sfatato il tabù, si può pen-sare in grande. “Sappiamo che possiamo battere tutti - afferma infatti Crosariol - e che Siena può essere battu-ta. Abbiamo acquisito una maggiore consapevolezza che ci aiuterà nel pro-seguimento della stagione. Ora pen-siamo ad arrivare ai play off con la mente predisposta a vincere tutte le partite”.

datome, vittoria da 4 puntiPerchè Roma può fare veramente paura a tutti, come sottolinea Luigi Datome, che nella partita contro Sie-na ha portato in dote alla Lottomatica 12 punti in 12’, con 4/4 da tre, 3 rimbalzi, 2 palle recuperate, 2 assist e 13 di valutazione. “Pos-siamo essere la mina vagante dei prossimi play off - afferma l’ala di Montebelluna -. L’importante sarà non sottostimare alcuna partita, ricordando che l’anno scorso, dopo avere terminato la regular season al secondo posto, siamo usciti con Biella in gara 5”. Quella era tuttavia un’altra Roma, sicuramente diversa da quella che ha affondato Siena, cogliendo un successo che, alla fine, potrebbe vale-re doppio. “Se tutto andrà come deve andare - riflette Datome - questa vittoria varrà non due, ma quat-tro punti, perchè nessun’altra squa-dra avrà battuto Siena. Questo fatto e l’impresa che abbiamo realizzato mi riempie di soddisfazione”. Come italiano, ma prima di tutto come gio-

catore di Roma. “Quando scendo in campo, penso a vincere e a fare bene per la squadra. Contro Siena abbia-mo fatto tanto canestro in una se-rata speciale che il nostro pubblico ricorderà a lungo. Tutti, italiani e non, abbiamo giocato a viso aperto contro una delle squadre più forti d’Europa, regalando alla società e ai nostri tifosi un risultato storico”.

la fiducia di capitan tonolliCondiviso e conquistato da Alessan-dro Tonolli che, pur non essendo entrato nella sfida contro Siena, ri-corda l’impresa, considerando gli effetti che potrà avere sul prosegui-mento della stagione della Lottoma-tica. “Logicamente - afferma infat-ti il capitano di Roma - battere Siena, che prima che contro di noi, aveva perso solo l’anno scorso con la Fortitudo, è stata una grande soddi-sfazione. Questi due punti per noi valgono doppio, perchè, con ogni probabilità, le nostre dirette con-correnti per entrare nei play off, alla fine della regular season, non li avranno. Di solito chi affronta Siena sa già che andrà via senza i due punti e fino adesso nessuno ha mai parlato di anti Siena, mentre dopo la nostra partita qualcuno ci ha pensato. Avere messo in discussione questa certezza ci fa molto piacere”. Perchè è il frutto

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di una programmazione destinata a regalare soddisfazioni. “Nella partita contro Siena - ricorda infatti Tonolli - gli italiani hanno dato un gran-de contributo e questo dà ragione ad una società che ha investito su-gli italiani, su sei italiani di valo-re, non su degli juniores senza espe-rienza che non vanno in campo. Si è puntato su un gruppo per il futuro, facendo dei contratti lunghi, sen-za guardare al risultato subito, un po’ come ha fatto Siena prima di aprire il suo ciclo. Abbiamo costruito una base con cui arrivare a tagliare traguardi importanti”. Grazie ad una fiducia incondizionata. “Abbiamo un allenatore italiano - conferma in-fatti Tonolli - che crede nel grup-po, come del resto fa il nostro pre-sidente. Entrambi ci stanno dando fiducia e ci stimolano ancora di

più a dimostrare a tutti che un americano non è sempre meglio di un italiano e che gli italiani possono stare in campo”. Che è poi quello che è successo con Siena. “Sapevamo bene dei terzi tempi di Siena, di quanto fosse capace di fare gran-di break. Sapevamo anche che il +20 dei primi due quarti poteva non essere niente ed infatti Sie-na ha avuto una grande reazione, portandosi a -6. E’ stato in quel momento che siamo stati bra-vi a tenere botta e a vincere la partita”. Anche grazie al lavoro di coach Boniciolli. “Fin dalla preparazione durante la settimana - ricorda infatti Tonolli - l’allenatore ci ha caricati, dandoci grande fiducia. Non ci ha mai detto “ci proviamo”, o “vedremo”, ma “per come ci stia-mo allenando, possiamo battere Siena” e “se faremo tutto quello che abbiamo fatto in settima-na, batteremo Siena”. Il risultato finale gli ha dato ragione”. Coronan-do al meglio un ottimo lavoro fisico e

psicologico che risulterà essere utile anche in chiave play off. “La vittoria contro Siena - afferma infatti Tonolli - ci ha dato grande fiducia, perchè ha dimostrato che Siena è battibile. Certo, per farlo bisogna essere per-fetti, perchè Siena è una grandissima squadra, ma ora sappiamo che ce la possiamo giocare, che il risultato finale non è già scritto”.

Nella pagina precedente, a sinistra, Andrea Crosarioli, a destra, Luigi Datome. Qui sotto, la squadra esulta, a destra, il capitano Alessandro Tonolli

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?In base alle vigenti regole federali, non esiste la possibilità di escludere un club dal campionato cui prende

parte per il fatto di avere messo in-sieme una squadra poco compe-titiva e non all’altezza del livello generale del campionato stesso. L’unico obbligo cui i club devono sottostare è quello di portare a referto la migliore formazione disponibile: non possono quindi

essere lasciati a casa, sen-za valida ragione (infortu-nio, motivo disciplinare), dei

giocatori sotto contratto. Per la esclusione di una società dallo stes-so campionato cui partecipa non è nemme-no sufficiente che ci sia una decisione arbitrale (lodo) di condanna non eseguita, dato che in tal

caso l’esclusione decorre solo dalla stagione successiva. solo in un caso, la FiP prevede che si possa escludere un club dal campionato in corso: quando si tratta di debiti nei confronti della stessa FiP e la prevista ingiunzione di paga-mento, inviata ai sensi dell’art. 89 del regola-mento esecutivo, sia rimasta inevasa anche dopo la scadenza del termine di 30 giorni assegnato per l’adempimento.

È proprio quello che è successo alla società di napoli. Dopo avere quasi completato la stagione con una squadra di giovani atleti mandati letteralmente allo sbaraglio, solo a seguito del mancato pagamento di al-cune decine di migliaia di euro di tasse gare, gli organi federali competenti hanno potuto mettere fine alla farsa

inscenata dai dirigenti del club partenopeo, quando ormai comunque il danno di

immagine per l’intero movimento della pallacanestro si era ampia-

mente manifestato.

Per la stessa ragione, e cioè per il mancato pagamento di poche migliaia di euro di tas-se federali, la FIP ha escluso dal campionato in corso anche

il club di siracusa, militante nel campionato di serie B dilettanti.

In quel caso, però, la squadra viaggia-va in alta classifica, ed il danno subito

dagli atleti è stato enorme: da un giorno all’altro sono passati dal sogno di una possibile pro-

mozione alla drammatica realtà di una dolorosa e per essi incomprensibile cessazione di ogni attività.

La norma citata necessita a ns. avviso di una revisione. È illogico che situazioni analoghe di accertato inadem-pimento economico siano trattate in modo diverso: per i lodi ineseguiti la esclusione decorre dalla stagione suc-cessiva, mentre per i debiti federali decorre dalla stagione in corso. È illogico che non sia imposto ai club che par-tecipano a campionati nazionali di fornire una garanzia preventiva a copertura almeno parziale dei debiti. È illogi-co che gli atleti di un club che hanno subito l’esclusione non possano proseguire la stagione altrove. È illogico che gli effetti dell’esclusione ricadano principalmente sui giocatori e non sui dirigenti di club, i quali, a causa di superficialità ed incompetenza, quando non per scelta premeditata, sono gli unici responsabili della esclusione stessa.

giba RispondeProsegue l’appuntamento con la rubrica dedicata interamente alle domande più frequenti dei giocatori. In questa puntata parliamo dell’esclusione di Napoli dalla serie A a poche giornate dalla fine della stagione, dell’esclusione di Siracusa in B dilettanti e delle regole che vigono nel basket femminile in tema di straniere.

infoGiba

peRchè il club di napoli di seRie a è stato escluso dal campionato a poche

gioRnate dalla fine della stagione? come è possibile che la squadRa di siRacusa

di b dilettanti sia stata esclusa peR un debito

fedeRale di poche migliaia

di euRo?

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?serie A1: i club hanno l’obbli-

go di portare a referto minimo 6 giocatrici di

formazione italiana eleggi-bili per la nazionale (quindi atlete

con passaporto italiano che non hanno mai giocato con squa-

dre nazionali di altri paesi e che hanno parteci-

pato ad almeno 4 campionati gio-vanili FIP).

Vige il divieto di schierare più di 2 giocatrici extra europee.Una squadra può quindi essere formata da 6 italiane (di passaporto e di formazione), 2 Americane e 2 europee.

Sussiste inoltre l’obbligo di schierare in cam-po contemporaneamente almeno 2 giocatrici

di formazione italiana. Qualora venga segnalata la contemporanea presenza sul campo di gioco di 4

giocatrici straniere, gli arbitri devono sanzionare un fallo tecnico all’allena-

tore e la società sarà sanzionata con un’ammenda pari a 10.000,00 euro. Per le eventuali successive infra-zioni commesse nella stessa gara, gli arbitri sanzioneranno sempre un fallo tecnico all’allenatore e la so-

cietà sarà sanzionata con un’ammen-da pari a 20.000,00 euro.

serie A2: i club possono schierare una sola atleta appartenente all’Unione europea o una

giocatrice con i requisiti di cui all’art. 38 r.e. (Atlete cittadine italiane nate all’estero, atlete straniere che abbiano acquisito la cittadinanza italiana successiva-mente e atlete cittadine italiane provenienti da Fede-razione straniera), ma in deroga all’art. 10 r.e. comma 4 (e cioè anche se non hanno disputato campionati gio-vanili FiP).

infoGiba

quali sono le Regole del

basket femminile in tema di

stRanieRe?

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2. Non fate passare 5 (cinque) anni da quando avete smesso di essere Professionisti in Italia. Dopo il vostro Fondo cade in prescrizione.

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Page 14: GibaPress n. 8

giba, è un masteR da 10

di Damiano Montanari

Dal 21 al 27 giugno si terrà a San Lazzaro di Savena la decima edizione dell’evento organizzato dall’Associazione Giocatori per la promozione dei giovani

Dalle montagne di Madonna di Campiglio, alla pianura bologne-se, passando per Bormio, Ragusa e Ravenna. In dieci anni il Master GIBA, iniziativa nata per incentiva-re e migliorare la crescita dei giovani italiani, ne ha fatta di strada, come conferma il presidente dell’Associa-zione Giocatori Giuseppe Cassì: “Dal 2000 ad oggi centinaia di giovani giocatori hanno partecipato al Master GIBA, la manifestazione annuale che rappresenta un vanto per la Associa-zione Giocatori e che ha assunto le dimensioni di un appuntamento di rilevanza nazionale. Il Master GIBA è un corso intensivo di ad-destramento tecnico che ha dato e continua a dare a tanti ragazzi che magari non giocano in società di vertice, la possibilità di vivere un’esperienza formativa di pri-mo livello e di mettersi in evidenza al cospetto delle decine di allenatori ed addetti ai lavori che sono ogni anno presenti. Quest’anno ricorre il decen-nale della manifestazione, che conti-nua a regalare ai giocatori selezio-

nati, che partecipano a titolo completamente gratuito, una opportunità di crescita tecnica ed umana. In die-ci anni l’evento è cresciuto al punto da diventare un appun-tamento ricercato ed apprezza-to dai giocatori e dagli addetti ai lavori. Questo ci sprona a continuare nel tentativo di contribuire alla formazio-ne ed alla crescita dei nostri giovani”.

tappa emilianaChe quest’anno non saranno più ospi-tati a Ravenna, bensì a San Lazza-ro di Savena, paese alla periferia di Bologna. L’evento, che si svolgerà dal 21 al 27 giugno, continuerà ad avere tratti di assoluta qualità. “I ragazzi convocati saranno sempre 24 - af-ferma l’organizzatore dell’evento Pasquale Iracà - e le annate coin-volte saranno il 1990, il 1991 ed il 1992. Anche quest’anno continuerà ad esserci uno staff di allenatori di primo piano ed un momento di formazione e collaborazione con l’APG per quanto riguarda il Coa-ching Camp, un’esperienza in-novativa che permetterà ai giovani allenatori di fare pratica diret-tamente sul campo durante l’arco del Master”. Che, anche quest’anno, non verterà solo sull’aspetto tecnico. “Il corso ha una funzione propria-mente “tecnica” - spiega infatti Iracà - di cura dei fondamentali individuali e di squadra, ma durante questa im-portante esperienza di convivenza collegiale cercheremo anche di dare ai giovani partecipanti alcune istruzioni basilari per la loro fu-tura carriera sportiva. Mi riferisco a semplici nozioni sugli aspetti extra sportivi inevitabili che si accompagna-no all’attività sportiva, che per i ragaz-

zi potrebbero diventare fondamenali, qualora intraprendessero la carriera di giocatori professionisti. Insegnere-mo ai ragazzi cosa significa sotto-scrivere un contratto o un accor-do economico, quali sono i doveri che un giocatore ha verso la società, verso i compagni, gli avversari, il pubblico, la stampa, quali invece i diritti e le garanzie economiche. Senza dimenticare cosa significa di-ventare professionista, quali sono le differenze tra l’essere professionista e il non esserlo (pensione, fondo di fine carriera, assicurazione obbligatoria, eccetera), quali precauzioni è utile prendere in generale, prima di adden-trarsi in un mondo sconosciuto e pie-no di insidie come quello della palla-canestro e, soprattutto, quanto conta ispirarsi sempre a criteri di corret-tezza, educazione e fair play, in campo e fuori. Pensiamo inoltre anche di impartire ai giocatori nozioni basi-lari su aspetti medici e farmaco-logici, sul rischio dell’assunzione di farmaci non autorizzati, sugli effetti del doping e le sue conseguen-ze anche legali, stimolando i ragazzi ad una corretta condotta alimentare. Infine, i ragazzi partecipanti saranno sensibilizzati sull’importanza della prosecuzione degli studi e della ac-quisizione di una laurea, provando an-che ad orientarli verso la scelta miglio-re di una facoltà che possa consentire loro di conciliare aspirazioni e qualità

infoGiba

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intellettive con ambizioni sportive. Si tratta, insomma, di un evento perfet-tamente in linea con ciò che la Asso-ciazione Giocatori vuole essere: una struttura sempre al servizio dei giocatori, a maggior ragione di quelli più giovani, di cui deve essere favorita e stimolata la crescita sotto ogni pun-to di vista”.

Percorso di crescitaUna missione che, in dieci anni, si è aperta a frontiere sempre più nuove. “Ricordo ancora - racconta Iracà - quando tutto cominciò. Era l’estate di undici anni fa ed eravamo sul lungo mare di Ragusa. Gli ideato-ri furono il presidente GIBA Giu-seppe Cassì e Gaetano Gebbia. Si parlava di pallacanestro, del fatto che molti volessero valorizzare i giovani, ma poi, nella pratica, nessuno faces-

se mai niente. Fu allora che si deci-se di fare qualco-sa di concreto, di organizzare una manifestazio-ne senza pre-cedenti”. Così nacque il Ma-ster, che oggi rappresenta un evento di primo piano.“Negli ultimi anni in particolare - conferma infatti Iracà - è stato raggiunto il livello qualita-tivo massimo. Se infatti la prima edizione, che si svolse a Madonna di Campiglio con Gaetano Gebbia come capo allenatore, fu una sorta di provocazione ed onestamente fa-cemmo fatica a portare i ragazzi, ora sono loro stessi che ci chiama-no chiedendoci di poter partecipare, anche dall’estero. Negli ultimi anni il Master GIBA è veramente cresciuto

in autorevolezza e qualità e, a questo punto, il difficile diventa migliorarlo perchè credo che siamo veramente arrivati al top. Con le risorse di cui di-sponiamo come GIBA abbiamo infatti dato ai giovani giocatori l’occasione di vivere una settimana per migliorarsi, abbiamo inserito una parte di gioco ed arricchito sempre di più la mani-festazione di eventi collaterali come i seminari. Il bilancio è quindi molto positivo”.

per segnalazioni ed info contattare pasquale iRacà

cell. 349/4718254

mail [email protected]

infoGiba

3° 5°

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Page 16: GibaPress n. 8

Ultime novità in temadi vincolo sportivo

Dal 1-7-2010 tutti i giocatori che nell’anno 2010

hanno compiuto o compiranno 21 anni saranno svincolati. Da tale data, quin-

di, tutti i giocatori nati nel 1989 e negli anni pre-cedenti (1988, 1987 e così via) saranno liberi di scegliere la squadra nella quale giocare. Dal 1-7-2011 saranno svincolati anche i giocatori nati nel 1990, dal 1-7-2012 quelli nati nel 1991 e così via. La società che tessera un giocatore svincolato, tranne che si tratti della stessa società che lo aveva tesserato nell’ultimo anno di vincolo, deve versare alla FIP una tassa di importo varia-bile, secondo la seguente tabella, aggiornata alle decisioni del Consiglio Federale del 16 e 17 aprile. Nonostante la proposta della apposita commissione svincolo di lascia-re gli importi inalterati ed il parere contrario all’aumen-to della Associazione Giocatori, il Consiglio Federale ha deliberato a maggioranza di incrementare gli importi del parametro del 15%.

I club dovranno pagare i superiori importi anche in caso di tesseramento di atleti nati negli anni 1977 e prece-denti (1976, 1975 eccetera), per i quali fino alla stagione 2009/2010 si doveva pagare non il contributo, ma la co-siddetta maggiorazione, di importo più ridotto. Con la di-sciplina del vincolo a regime, infatti, non è più possibile fare differenze tra giocatori.Dalla prossima stagione, tutti i giocatori che avranno compiuto 21 anni saranno liberi di cambiare squadra senza necessità di nulla osta, ed il contributo che il nuovo club tesserante dovrà pagare sarà dunque uguale per tutti gli atleti, senza distinzioni di età.

Il contributo sarà pagato anche per il tesseramento da parte di club professionistici, ed anche per il tesseramen-to di atleti stranieri. La scelta di ingaggiare un giocatore non sarà dunque condizionata dalla tassa di tesseramen-to da pagare.L’importo della tassa, che si paga anno per anno, andrà suddivisa tra il club che ha reclutato per la prima volta il giocatore (il 15%) ed il club che lo ha tesserato nell’ultimo anno prima dello svincolo (85%). Una importante novi-tà riguarda le nuove generazioni, e cioè gli atleti nati dal 1998 in poi: il contributo sarà suddiviso in maniera di-versa e cioè in % per ogni anno di tesseramento giovanile, come di seguito indicato:

Qualora l’atleta venga tesserato in anni successivi al pri-mo, la società che lo ha reclutato acquisirà anche la quota riferita agli anni precedenti.Il nuovo meccanismo di ripartizione dovrebbe favorire il trasferimento dei giocatori giovani da un club ad un altro, anche senza pagamento di un “prezzo”, atteso che comunque ogni società che ha tesserato un determinato atleta in età giovanile, avrà in seguito un vantaggio eco-nomico nel caso che quell’atleta riesca a fare carriera nei campionati nazionali o in quelli professionistici.Svincolo settore femminile. Importanti novità per lo svincolo delle giocatrici. Il Consiglio Federale del 16 e 17 aprile ha deliberato che dalla stagione 2014/2015 sa-ranno svincolate le atlete di almeno 24 anni e cioè nate nell’anno 1990 e negli anni precedenti (1989, 1988 e così via); dalla stagione 2015/2016 si svincoleranno le atlete di almeno 22 anni e cioè nate nel 1993 e negli anni prece-denti; dalla stagione 2016/2017 si svincoleranno le atlete di almeno 20 anni e cioè nate nel 1996 e negli anni prece-denti. Lo svincolo interviene quindi già a 19/20 anni. Per tesserare una giocatrice svincolata sarà necessario paga-re, come per i maschi, un contributo, ancora da quanti-ficare, da suddividere ai club che hanno contribuito alla formazione dell’atleta stessa secondo la tabella che segue.

13anni 14 15 16 17 18 19 20 fip

15% 10% 10% 10% 10% 10% 10% 22% 3%

13anni 14 15 16 17 18 fip

15% 15% 15% 15% 15% 22% 3%

infoGiba

campionato contRibuto 2010/2011seRie a 11.500,00 (eRa 10.000) legadue 9.775,00 (eRa 8.500)seRie a dilettanti 9.200,00 (eRa 8.000)seRie b dilettanti 7.475,00 (eRa 6.500)seRie c dilettanti 4.025,00 (eRa 3.500)seRie c Reg. 1.380,00 (eRa 1.200)seRie d 600,00 (eRa 300)

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A volte ritornano, magari più forti di prima. E’ quello che si augura, e che anche noi auguriamo, ad Ange-la Gianolla, play maket classe 1980 svezzato e cresciuto nella Se-renissima ed ora in cerca di fortuna in un’altra città di mare, Taranto. Un passaggio naturale che sa tanto di destino, in una sorta di continui-tà predestinata, come il Mare Adria-tico che si fonde con lo Ionio, come la storia di Angela Gianolla, che, nel momento in cui è stata costretta a fermarsi, ha scelto di andare avanti. Per ritornare più forte di prima.

le pagine girate“Sono nata a Venezia il 22 luglio - racconta Gianolla - e, dopo esser-mi cimentata nella ginnastica ar-tistica, a otto anni, guardando un volantino che mi era stato dato per strada, ho cominciato a giocare a basket nella squadra della mia città che ancora non si chiamava Reyer. Lì ho fatto le giovanili, esor-dendo poi in prima squadra, con cui, in tre anni, ho conquistato due promozioni (dalla B alla A2 e dalla A2 all’A1). A quel punto ho deciso di trasferirmi a Priolo, dove ho gioca-to una stagione, per poi passare a Schio e, dopo solo un anno, ri-tornare proprio a Priolo per due, mentre quest’anno sono arrivata a Taranto”. Malinconie da ex? Ri-cordi, ma nessun rimpianto. “Sono già tornata a Venezia e a Schio con maglie diverse e, pur avendo lasciato tanta gente cara in quelle società, or-mai ci ho fatto l’abitudine. Ora sono a Taranto e penso al Taranto”. Dove Angela sta cercando di ricominciare dopo un brutto infortunio.

obiettivo nazionale“Lo scorso aprile - ricorda infatti Gianolla - in occasione dell’ultima partita del primo turno dei play off che stavo disputando con Prio-lo contro Schio, mi sono rotta il crociato. Sono stati momenti duri, ho passato l’estate facendo riabilita-zione dopo avere subito un interven-to e, come piazza per ripartire, ho scelto Taranto, sapendo che venivo da quattro mesi di stop e che ne avrei avuti ancora due davanti per ripren-dermi. Ora le cose vanno meglio, an-che se ci sto mettendo di più a trovare i ritmi in partita ed i passaggi e a leg-

gere il gioco, che non a recuperare la funzionalità del ginocchio. La cosa positiva è che sto migliorando gior-no dopo giorno e che presto potrò tornare al massimo”. Per puntare in alto. “Il Cras è una grande squadra e sono qui perchè ho fame di vittorie. Non so quanti minuti giocherò, ma dovranno essere tutti minuti di qualità”. Utili per convincere l’al-lenatore della Nazionale, Giampiero Ticchi: “A causa dell’infortunio - rac-conta Angela - ho dovuto saltare gli Europei e per me è stato molto dolo-roso. Ticchi mi ha sempre dato fiducia ed ora proverò a riconquistarmi un posto in Azzurro. Ce la metterò tutta”.

tra presente e futuroUn sogno che potrebbe diventare re-altà, come quelli che Angela faceva ispirandosi alle sue giocatrici model-lo. “Moro e Cirone sono le due che ho guardato di più, ma Adriana nel mio ruolo è la più forte. Me la sogno anche di notte”. Ora il presente è Ta-ranto, mentre sul futuro ci sono an-cora tante porte aperte. “Voglio fare bene qui. Cosa farò una volta smesso? Non ci ho ancora pensato, sicuramen-te mi laureerò in Conservazione dei Beni Culturali, a cui sono già iscritta, e poi non so se resterò o meno nel mondo del basket”. Dove la tutela delle giocatrici è molto importante. “Nella mia carriera fortunatamente non ho avuto problemi di mancati pa-gamenti o cose del genere, ma so che queste situazioni esistono. Per questo ritengo che un’associazione come la GIBA possa essere di grande aiuto per tutto il nostro movimento”.

angela gianolla, il RitoRnoDopo il brutto infortunio al ginocchio, il play di origini veneziane ha scelto il Cras Taranto per vincere e ritrovare la Nazionale

di Damiano Montanari

basket femminile

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di coRsa veRso il futuRo

di Andrea Spiezio

Rapidità e determinazione sono due grandi qualità del giovane play Alexander Simoncelli, testa e cuore della sorprendente Assigeco Casalpusterlengo

A volte ci sono attimi che cambiano il destino di un giovane sportivo. Attimi che ti separano dal baratro dell’anonimato o dallo sbocciare e prendere il volo. Se realizzi questa seconda chance è sicuramente an-che per merito di una buona dose di umiltà e del sapersi conquistare la fiducia con il sudore sul campo, più che con le parole. E’ questo il caso di Alexander Simoncelli, play veronese classe ‘86, che dopo gli esordi al fianco di Danilo Gallinari, è divenuto con il tem-po uno dei leader dell’Assigeco Casalpusterlengo, contribuendo con la sua presenza in campo a con-quistare una tranquilla salvezza e a sognare un piazzamento play off che avrebbe per lo meno dell’incre-dibile dopo l’avventura in Legadue conquistata con il ripescaggio. Ma Alexander, che fa della velocità la sua forza, sa che non bisogna smet-tere di correre, soprattutto se sei partito da lontano.

il basket nel sangueUna passione per il basket che per Simoncelli parte dalla famiglia: “Ho iniziato - si racconta - ad andare a vedere da piccolino con i miei genitori le partite della Glaxo. Ho sempre respirato basket in famiglia e condivido questa passione con mio fratello che attualmente gio-ca in serie B”.Giovane, ma con già tanta strada alle spalle. Una strada percorsa tutta con le sue tremende accellerazioni e tanta voglia di migliorarsi ogni giorno: “Nel 2003 - afferma il play veneto - sono approdato a Casal-pusterlengo disputando l’anno

junior abbinato come giovane alla B2. Il pri-mo anno non giocavo molto, ma quando sia-mo andati in B1, anche nella fina-le con Se-nigallia ho avuto la possibilità di giocare”. Lontano due anni in presti-to a Piadena vicino a Cre-mona, Alexan-der ha l’op-portunità di poter m a t u r a -re: “Dal secondo anno ero t i -tolare per- chè la squadra era gio- vane e siamo arrivati in finale con Cremona. Tor-nando a Casale, in tre anni di B1 sono andato sempre in crescen-do, avendo una buona squadra che puntava a fare bene. Purtroppo non abbiamo vinto il campionato, ma abbiamo portato a casa due coppe Italia”. Alexander è un play velocissimo e dalla penetrazio-ne micidiale, ma anche e soprat-tutto un grandissimo tiratore, sia con la palla in mano, che sugli scarichi, nonché un buon passa-tore e pressatore sull’avversario. In occasione della finale dell’ anno scorso contro Forlì, Simoncelli si è caricato i suoi sulle spalle ed è

stato l’eroe del match quando, con i suoi penetra-e-scarica, le sue accelerazioni in contropie-

de e una tripla cruciale, è riuscito a costruire un

parziale che i rivali non sono più ri-

usciti a recu-perare. Un

successo che ha

c o n -sen-t i t o a l play

vero

il personaggio di Legadue

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nese di vincere il premio come mi-glior giocatore della Finale e come miglior giocatore under 22 del torneo. “E’ stato sicura-mente il momento più bello della mia, seppure finora breve, carrie-ra. Ringrazio il mister e l’ambien-te che ho trovato qui. Entrambi gli aspetti mi hanno permesso di vivere questa avventura da protagonista”.

Questione di fiduciaI momenti difficili, specie quando sei giovane, non mancano ma Si-moncelli ha avuto nel suo mazzo le carte in regola per superarli: “E’ davvero dura, come giovane, guadagnarti spazio. A volte non ci sono le situazioni societarie ed ambientali che ti permettono di esprimerti senza la paura di essere bocciato al primo errore. Secondo me tra la Legadue e la Serie A c’è molta disparità ed è sicura-mente molto importante il lavo-ro della GIBA perchè sta vicina ai giocatori ogni volta che hanno dei problemi”. Alexander ha chiaro il segreto della sua esplosione: il rapporto di fiducia trovato con il coach Simone Lottici dopo alcu-ni anni trascorsi senza quell’occa-sione che aspettava da tempo per dimostrare di poter essere decisivo. “Ho avuto la fortuna - afferma Si-moncelli - di trovare un ambiente che puntava ad amalgamare gioca-tori esperti, anche stranieri e gio-vani italiani, e devo ringraziare il mister perchè ha sempre creduto in me. Attualmente in quintetto base l’età media è molto bassa, siamo una squadra giovane ma non per questo inesperta. Tutto quello che conta è la fiducia. In questa categoria ci sono italiani bravi che aspettano solo qualcuno che creda in loro”. Una fiducia mai compromessa, anche quando ci si è messa di mezzo la sfortuna, proprio quando il sogno di disputare una stagione in Legadue era appena sta-to accarezzato: “Il momento più dif-ficile? Alla terza giornata mi rompo il menisco e sono costretto a resta-re fermo da ottobre a gennaio. E’ stato davvero un duro colpo, ma la società mi ha sostenuto e così tut-ta la squadra”.

leader in ascesaScatta e sorprende, Simoncelli, an-che quando parla dei suoi interessi fuori dal parquet, il cinema ed il basket NBA, ma anche un altro amore: “Quando ho finito le superio-ri non ho continuato con l’Universi-tà e mi sono dedicato al basket. Ma devo confessare - ride - che sono un appassionato tifoso interista: in televisione preferisco il calcio al basket ”. Schivo e riservato fuori dal campo, Alexander diventa determina-to e imprendibi-le in allenamento e in partita dove “si è sempre guadagnato il rispetto dei com-pagni nella disponi-bilità e nella voglia di lavorare - racconta coach Lottici -. Lo dimostra il fatto che l’anno scorso, come è arrivato in squadra, si è conquistato il posto con umil-tà. Ha in ogni modo ampi margini di migl ioramento . Fuori dal campo è un ragazzo taciturno e riservato, avrà modo di migliora-re la sua leadership anche sotto questo aspetto”. Porre lo sguardo timidamen-te all’insu non è vie-tato per uno che, per sicurezza in campo e fuori, sembra già un veterano. “Penso al mio futuro anno per anno - racconta Simoncelli -. In pas-sato ho accettato an-che le scelte di essere mandato in C1 ed ora sono in Legadue, ho 23 anni e ho sfrutta-to bene le situazioni che mi sono capitate e la fiducia ricevu-ta. Naturalmente su tanti aspetti del gio-co devo e voglio mi-gliorare. Sarebbe un sogno arrivare in

Serie A, magari già tra due anni. Tutti in fondo ce l’hanno come so-gno nel cassetto, io ci metterò tutto l’impegno possibile per coronarlo col Casale”. Che se lo coccola come la Nazionale, certi di essere di fron-te ad un talento di cui sentiremo si-curamente parlare in futuro.

il personaggio di Legadue

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RitoRno al passato

di Massimo Bonarelli

Terminata la regular season al primo posto, Forlì punta a quella serie A che manca dal 1998

Nonostante il mare sia a due passi, a Forlì si respira a pieni polmoni aria di montagna. Avere conquistato la vetta del campionato, piantando-vi per primi la propria bandiera con una giornata di anticipo sulla chiusu-ra della regular season, non può che riempire d’orgoglio i ragazzi guidati da coach Di Lorenzo e fare sognare una città intera. Ora però viene il dif-ficile. La VemSistemi dovrà infatti dare fondo a tutte le energie in vista dei play off, da sempre vera e propria roulette russa capace di soverchiare pronostici alla vigilia apparentemen-te a senso unico, per respingere gli assalti delle altre pretendenti ad un posto in Legadue. Una cosa è cer-ta: meglio di così finora non si poteva fare.

operazione tifoAd inizio stagione nemmeno il più ottimista tra i tifosi avrebbe potuto prevedere un cammino così esaltante per i biancorossi. Solo 3 sconfitte dopo 27 giornate con il cameo della doppia vittoria sulla strafa-vorita Fortitudo Bologna, squa-dra unanimemente considerata dalla stampa e dagli addetti ai lavori fuori categoria. Ma la bellezza dello sport sta proprio nella sua capacità di sor-prendere, regalando imprese ed in questo senso la Forlì targata VemSi-stemi ne è stata finora una superba interprete. Per completare l’opera e scrivere una nuova pagina di storia, ora c’è bisogno, come e più di prima, dell’apporto del pubblico forlive-se, invitato a recitare il ruolo di se-sto uomo sul parquet di casa. Senza mezzi termini Massimo “Faruk” Farioli, che di promozioni se ne intende avendone ben quattro al suo attivo, esprime a gran voce quanto conti avere il fattore campo a

favore: “Il nostro palasport - sostiene l’ala pivot di Bondeno - deve di-ventare una fortezza inespugna-bile. Contro Verona ho sentito una buona fetta del pubblico mugugnare e la cosa non mi è piaciuta. Abbiamo la necessità del sostegno dei no-stri tifosi perché ogni partita nei play off sarà una battaglia e sono si-curo che non mancheranno i momen-ti di difficoltà”.

Più testa, più soliditàNe sa qualcosa coach Di Lorenzo, al suo secondo anno sulla pan-china forlivese dopo un passato (1998-2005) da playmaker sempre a Forlì con cui perse nel 2005 la finale promozione dell’ex campionato di B1: “Rispetto alla scorsa stagione abbiamo sviluppato una migliore mentalità difensiva ed un gioco molto più solido che ci torneranno sicuramente utili in chiave play off”. L’innesto a gennaio di un giocatore

di categoria superiore come Lestini dovrebbe infine consentire ai bian-corossi di fare un ulteriore salto di qualità, aumentandone pericolosità offensiva e fisicità, variabili decisive nelle gare senza domani. “Ne bis in idem” (“affinchè non succeda la stes-sa cosa due volte”) recita un antico brocardo latino in materia di diritto. E la VemSistemi, memore dell’eli-minazione nelle semifinali play off 2008/09 cui era giunta anche allora in pole position, farà bene a tenerlo a mente per evitare un simile epilogo. Confermarsi come la numero uno fino al termine della sta-gione riportando a Forlì quella serie A che manca dal lontano 1998, anno del fallimento della vecchia Li-bertas, ritornata nel 2003/04 con la denominazione di Fulgor Liber-tas Forlì, appare obiettivo mai come ora raggiungibile. Fortitudo Bologna, Ozzano ed Omegna, accreditate come le principali contendenti, sono avvi-sate.

a dilettanti

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Il basket che d’estate va in vacanza, per rimanere in forma ha bisogno di un divertente riposo attivo. Per questo nasce “That’s All - Tutto il basket che c’è”, kermesse sulla pallacane-stro che si svolgerà in Abruzzo, a Chieti, da giovedì 24 a domenica 27 giugno 2010. L’idea degli orga-nizzatori è quella di dedicare 4 giorni alla piena comprensione del fenome-no cestistico in Italia, facendo il punto con momenti di riflessione e dibattiti e - soprattutto - offrendo l’opportuni-tà a tutti di giocare a basket mediante tre summer league internazio-nali: maschile senior, maschi-le under 17 e - novità assoluta - femminile. Gli agenti che vorranno proporre atleti alle società, ma anche i giocatori privi di procuratore che vo-lessero segnalarsi in autonomia, po-tranno contattare gli organizzatori per le iscrizioni. Ma “That’s All - Tutto il basket che c’è” non è soltanto summer league, bensì un’articolata e completa manifestazione utile per conoscere la pallacanestro in tutte le sue forme ed espressioni, grazie alla partecipazione

di società sportive, aziende produt-trici di materiali e servizi attinenti al basket, giocatori, agenti, preparatori atletici, arbitri e tutto quanto sia col-legabile al mondo della palla a spicchi. Di particolare interesse, vista la collo-cazione logistica, sarà la prima fiera merceologica del basket: una ve-trina per tutte le società sportive che vorranno mettere in mostra le proprie attività ed il proprio merchandising e per tutte le aziende fornitrici (abbi-gliamento, scarpe, sanitaria, integra-tori, alimentazione, editoria, etc.). Le novità di “That’s All - Tutto il basket che c’è” sono moltissime ed in conti-nua crescita: oltre la terza del Master femminile Centrocampo, in pro-gramma ci sono un’importante serie di corsi di formazione e seminari di specializzazione, organizzati in collaborazione con la Fip Abruzzo tra cui il seminario, accreditato PAO per la prossima stagione, per allena-tori e preparatori fisici tenuto dal professor Roberto Colli e coach Andrea Capobianco, quello per arbitri tenuto da Stefano Giam-

pietro con la partecipazione di Luigi Lamonica, il seminario “Comunicare il basket” tenu-to da Mario Arceri, quello della GIBA sui diritti e doveri degli atleti, una tavola rotonda sui flussi della comunicazione tra i vari attori del basket con la parte-cipazione di Carlo Antonetti e di rappresentanti federali, un corso per allenatori di minibasket. Tra i numerosi momenti di spetta-colo spiccano le interviste aperi-tivo ad esponenti illustri del mo-vimento fra cui Mario Boni, un talk show sul dopo carriera cui parteciperanno Domenico Zam-polini e Roberto Brunamonti,

ed ancora basket show con il free style ed un momento comico con il cabaret di Cirilli.Molti personaggi di spicco del mon-do del basket come Paolo Moretti, Paolo Rossi, Claudio Agresti, Franco Gramenzi, Roberto Bru-namonti, Andrea Capobianco, Carlo Antonetti, Luigi Lamoni-ca, Roberto Colli, Giuseppe Cas-sì e tanti altri ancora. Per novità quo-tidiane, consultare il sito internet, in linea dal 3 maggio 2010.Rilevante la collaborazione solidale di That’s All che si è legata all’associa-zione no profit L’Aquila per la Vita, di Giampiero Porzio, attiva nella ricerca e nella cura delle malattie on-cologiche e sostenuta, tra gli altri, da coach Ettore Messina che aderirà alla manifestazione. Per far sì che i visi-tatori approdino facilmente al centro della città, nell’area del Villaggio Me-diterraneo a Chieti Scalo, di fronte al nuovissimo Hotel Residence Villaggio Universitario, convenzionato con la manifestazione, sarà possibile a tutti parcheggiare ed usufruire gratuita-mente della navetta che, con servizio no-stop, farà la spola tra il parcheggio e la Villa.

Per maggiori informazioni:www.thatsall.it “thatsall” su facebookinfoline: Annalisa Zanierato +39 3474190464

that‘s all tutto il basket che c‘è Abruzzo, Chieti, da giovedì 24 a domenica 27 giugno 2010

pianeta basket

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basket e solidarieta,

Campione in campo, campione fuori dal campo. Molto spesso la differenza tra un grande giocatore ed un gran-de uomo sta proprio in quello che il soggetto in questione fa fuori dal par-quet. Nel caso di Dusan Vukcevic, capitano della Virtus Bologna, le due cose vanno di pari passo, anche grazie alle iniziative promosse dalla sua società.

i bambini nel cuore“Con la Virtus - racconta infatti Vuk- cevic - quest’anno ho avuto modo di

impegnarmi in più di una iniziativa benefica. Lo scorso dicembre ho aderito alla manifestazione “Natale Tempo di Doni”, promossa come ogni anno dalla Fa. Ce. (Famiglia Cerebrolesi). E’ stato bello porta-re regali ai bambini ricovera-ti nel reparto di Pediatria al sesto piano dell’Ospedale Maggiore di Bologna, cercare di regalare loro un sorriso. Poi abbiamo fatto visita ai bambini ricoverati in chirurgia ortopedica pediatrica e oncolo-gica all’Istituto Rizzoli e devo dire che quella è stata l’iniziativa che mi

ha colpito di più. Vedere quei bambi-ni ammalati di cancro e loro famiglie che soffrono tanto mi ha toccato l’anima. Sono stato felice di essere stato loro vicino, di avere rappresen-tato la mia squadra e di avere contri-buito a regalare loro un po’ di gioia”. Perchè Dusan è particolarmente sen-sibile ai bambini. “Ora aderisco con piacere alle iniziative benefiche orga-nizzate dalla Virtus - afferma infatti Vukcevic - e non ho molto tempo per azioni personali, ma in futuro sicu-ramente mi adopererò per aiutare la gente, in particolare i bambini. Sono molto sensibile alle loro esigenze, avendo due bambini di sette ed un anno e mezzo”.

tempo speso bene A cui Dusan sta dando l’esempio, nel-lo scegliere come impiegare parte del tempo in cui non gioca e non si allena. “Iniziative di solidarietà come quelle di cui ho parlato sono sempre buone ed è bello prendervi parte. Noi, come Virtus, siamo un simbolo di Bo-logna, una società importante, e noi come giocatori, allenatori e staff sen-tiamo le esigenze di questa città. Per questo siamo sempre disponibili ad aiutare chi ha bisogno, andando negli ospedali o nelle scuole”. Con cui Vukcevic ed alcuni suoi compagni hanno organizzato un’altra iniziati-va simpatica e lodevole come quella del calendario 2010 realizzato per la Fondazione Ant Italia Onlus. “Abbiamo fatto diversi calendari - racconta infatti il capitano bianco-nero - ma quello più importante è senza dubbio quello dell’Ant, per il quale abbiamo collaborato per il se-condo anno consecutivo. Per realiz-zarlo siamo andati nelle scuole come

e’ bello aiutaRechi ha bisogno Dusan Vukcevic, capitano della Virtus Bologna, racconta le sue esperienze di solidarietà a cui ha aderito con la società bianconeradi Damiano Montanari

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Organo Uff icialeGIBA - Giocatori Italiani Basket AssociatiVIA MEZZOFANTI N. 79 40137 BOLOGNA Tel. 051/623.10.86 Fax. 051/[email protected]

Registrazione del Tribunale di Bologna n. 5323 in data 2/1/1986Distribuzione gratuita

Numero 8aprile/maggio 2010

Direttore ResponsabileMaurizio Ragazzi

Direttore EditorialeDamiano Montanari

CollaboratoriMassimo BonarelliAndrea Spiezio

Progetto grafico e impaginazione Zonamista.it · Modena

Fotografie Ciamillo&Castoria

Stampa Grafiche Picmar s.r.l.via Bellini 640050 Villanova di Castenaso (BO)

Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news dell’AssociAzione GiocAtori BAsket e del Fondo di Fine cArrierA

Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news dell’Associazione Giocatori Basket e del Fondo di Fine Carriera

basket e solidarieta,

giocatori insieme agli allena-tori, scattando delle belle foto con le classi di diverse scuole medie. E’ un vero calendario e ce l’ho anche io nella mia casa”. Dove Dusan sta con la sua famiglia, ma senza dimenticare gli altri. “Ogni settimana io ed altri giocatori andiamo nelle scuole ad incontrare i ragazzi, a dare i biglietti delle nostre parti-te. L’attenzione ai più piccoli e a chi ha bisogno è per me, e per noi, un obbligo mo-rale. Noi giochiamo una volta alla settimana, per cui abbiamo tanto tempo per dimostrare che siamo una società seria, coinvolta nelle iniziative benefiche della città”.

campioni di solidarietàUn input che Vukcevic ha ricevuto e riceve dalla stessa Virtus Bologna che più di una volta si è dimostrata sensibile al discorso della solidarie-tà. “Avere devoluto l’incasso del torneo giovanile “Basket for life” (ndr oltre 10.000 euro) all’Ageop (Associazione Genitori Emato-logia e Oncologia Pediatrica) ed avere aderito alla Sesta settimana regionale del basket pro Ageop, scendendo in campo nella partita con Varese con addosso la maglia dell’Associazione, è stata un’ottima idea. Ormai ogni anno, a marzo, fac-ciamo questa iniziativa e alla fine re-galiamo al pubblico le maglie. Credo che sia una strada molto positiva per sensibilizzare la gente al problema e per richiamare l’interesse dell’opi-nione pubblica. Noi siamo i primi a farlo, vedendoci, anche altri possono fare uguale. A Bologna e in Italia ci sono tante società e c’è

un grande interesse per lo sport. La nostra iniziativa può servire da esempio, la nostra è una missio-ne per sensibilizzare la gente”. Me-rito alla Virtus, allora, che lo stesso Vukcevic indica come un modello da seguire: “In tutte le squadre in cui ho giocato nella mia carriera ho sempre aderito ad iniziative di solidarietà, ma qui alla Virtus facciamo di più rispetto a tutte le squadre in cui

ho giocato. Nella mia esperienza posso quindi mettere la Virtus in pri-ma posizione per l’attenzione sociale che ha dimostrato e che continua a dimostrare”.

Il capitano della Virtus Bologna, Dusan Vukcevic, ed i suoi compagni di squadra sono sempre molto attenti alle iniziative benefiche a favore di chi ha più bisogno, in particolare dei bambini

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