N.8 - Dicembre 2008

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Poste Italiane - Spedizione in a.p. - ART. 2 comma 20/C Legge 662/96 DCB Sicilia 2003

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sommario

ANNO XI - NUMERO 8Aut. Trib. di Palermo, n° 29/98

del 17/19-11-1998

REDAZIONE:Viale Francesco Scaduto, 10/B

90144 PalermoTel. 091 6256708 - 840500290

Fax 091 7301854www.oprs.it

e-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILEFulvio Giardina

COORDINAMENTO EDITORIALERoberto Pagano

COMITATO DI REDAZIONEIlenia Adamo, Paolo Bozzaro,

Claudio Casiglia, Sebastiano Ciavirella,Maurizio Cuffaro

CHIUSO IN REDAZIONEil 24-12-2008

IMMAGINE DI COPERTINAPer gentile concessione dell’autore

Michele Ciacciofera“Nebrodi”

(2002, olio su tela, cm 100x80)

GRAFICA & IMPAGINAZIONEWe-group

Sede legale: via G. Patanè, 13/A95100 Catania

Tel. 095 503584 - Fax 095 437657www.wegroupsrl.com

e-mail: [email protected]

STAMPAi-work s.r.l.

FocusRecessione, solidarietà e previdenza pag. 4

Iniziative dell’Ordine• Mente e salute: dalla ricerca all’intervento psicologico

basato sull’evidenza pag. 6

• Elenco degli psicologi dell’emergenza pag. 8

• Un ponte da Lampedusa a Palermo pag. 9

• Emergenza immigrazione: la mia esperienza pag. 10

• Ringraziamenti Croce Rossa Italiana pag. 11

• Le iniziative dell’Ordine per la sicurezza stradale pag. 13

• Obblighi e adempimenti previsti per la “privacy” pag. 16

• I gruppi di lavoro pag. 18

La professione• Adolescenza: un mondo difficile da amare pag. 19

• Gioco d’azzardo patologico e l’esperienza

del progetto “GAP” pag. 22

• Riflessioni e ricordi di un’incontro formativo pag. 24

• Esperienze di buone prassi in Sicilia pag. 25

• L’affidamento familiare:

una risposta difficile per l’adolescente pag. 29

• La relazione educativa: via per una professionalità

umanizzata e umanizzante pag. 30

• Memoria del trauma e romanzo esistenziale pag. 32

• Stalking: “e lui disse... finchè morte non ci separi” pag. 35

• Percorsi di vita pag. 38

• Snodo creativo, pausa e silenzio in psicoterapia pag. 39

Opinioni a confronto• Forza ragazzi tagliamo il “cordone”

da “mamma formazione pag. 40

Aggiornamento albo• Nuovi iscritti all’Albo Sez. A e Sez. B

dal 16/07/2008 al 17/12/2008 pag. 41

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Care colleghe e cari colleghi, sempre più numerosi,giovani colleghi mi segnalano e manifestano il lorograve disagio professionale ed occupazionale: eufe-

misticamente “giovani”, ma in realtà trentenni / trentacin-quenni, confusi e disorientati nel momento in cui nonriescono ancora a produrre un reddito che li possa rende-re almeno autosufficienti.

È un disagio preoccupante perchè si estende alla ridu-zione di autostima, alla demotivazione verso l’aggiorna-mento, al rifiuto di investire nello strumentario psicologico:un disagio insomma che sta assumendo il tono ed il climadi una sofferenza esistenziale e generazionale.

Il governo ci informa che il paese è in recessione, cioècircola meno denaro: si riducono gli acquisti, con conse-guente chiusura di piccole e medie aziende con magazziniinvenduti, con progressivi e sempre più numerosi licenzia-menti di lavoratori. Ci si dice che prevale un sentimento dipaura e di chiusura, e che in realtà non vi è una vera e pro-pria crisi economica!

Ma, care colleghe e cari colleghi, paura o no, di fattofra le spese accessorie, che man mano le famiglie italianeridurranno, vi sono anche quelle relative al benessere psi-cologico, alla prevenzione del disagio, alla richiesta di sup-porto psicologico. Insomma, la nostra professione, giàdebole, oggi è fortemente minacciata.

Altro problema connesso al malessere nazionale è ladecennale crisi sociale ed economica che attraversa lanostra regione. Non si colgono i risultati degli investimen-ti effettuati, non si intravede alcuna soluzione al problemadel lavoro se non nell’estenuante ed umiliante ricercaclientelare di piccoli sussidi.

Da anni denunciamo questo stato di degrado, da annisegnaliamo l’inutile sperpero di micro finanziamenti allescuole siciliane per improbabili e periodici interventi di psi-cologi. Da anni sosteniamo il diritto della scuola sicilianadi essere equiparata a quella del resto del paese.

Così come non è più sostenibile la concorrenza asi-mettrica, poco “leale”, verso gli psicologi libero-professio-nisti da parte dei dirigenti psicologi del Servizio SanitarioNazionale, i quali - sfruttando la rendita di posizione - inva-dono qualunque area professionale possa essere svilup-pata al di fuori delle mura delle A.S.L., mettendo in secon-do piano i loro obblighi istituzionali, per i quali sono statiassunti.

L’attività di psicoterapia nelle A.S.L. sembra godere diuna sorta di immunità normativa, poiché non è affatto

chiaro il criterio con cui viene fissata la quota di ticketrichiesto agli utenti (in alcuni casi € 5,00 per seduta, inaltri € 8,00, ecc.), senza tenere in alcun conto il DecretoAssessoriale del 28/09/2007 che fissa in € 19,37 il tic-ket per una seduta di psicoterapia individuale, ed € 23,24quello per seduta di psicoterapia familiare.

Se il numero di dirigenti psicologi delle A.S.L. progres-sivamente si sta riducendo ed è molto al di sotto di quel-lo previsto, se il loro carico di lavoro istituzionale è - comedovrebbe essere - al completo, non si comprende perquale motivo e con quali forze la psicologia delle A.S.L.siciliane debba invadere ambiti che non sono affatto lega-ti alla sanità.

Mi riferisco in particolare al rapporto con i Tribunaliordinari e dei Minori, alla valutazione delle coppie per l’a-dozione, alle problematiche dell’emergenza, alla formazio-ne per la sicurezza stradale, alle consulenze scolastiche,all’ambito sportivo, ecc.

I colleghi del Servizio Sanitario Nazionale non possonoignorare la grave crisi che stiamo attraversando e, proprioin virtù di quanto hanno ricevuto da questa professione siasul piano prettamente contrattuale ed economico che suquello della rappresentazione sociale, per primi hanno ildovere di manifestare un forte senso di solidarietà chedeve caratterizzare qualunque comunità professionale.

Certamente, care colleghe e cari colleghi, la classepolitica siciliana purtroppo non è molto vicina ai reali pro-blemi dei cittadini, non riesce a leggere ed a cogliere ilgrave depauperamento delle risorse intellettuali. Nonriesce a comprendere che l’umiliazione dei giovani profes-sionisti senza lavoro si trasformerà nella desertificazionedelle competenze.

Proprio perché la Sicilia, di per sé regione tra le più dis-astrate del paese, è sempre in fase di recessione, la suaclasse politica dovrebbe - con attenzione e consapevolez-za - finanziare con grandi risorse gli investimenti sociali,creando quelle necessarie “infrastrutture intellettuali”,necessarie allo sviluppo concreto e stabile della nostraregione.

Certamente la comunità professionale ha il dovere diintraprendere il percorso della solidarietà e della sussi-diarietà affinché i colleghi giovani possano pianificare consicurezza il loro futuro professionale.

Un ruolo strategico lo dovrebbe svolgere la nostracassa di previdenza, l’ENPAP, che sembra organizzare lapropria attività come se non vi fosse alcun contatto con il

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focusdi Fulvio Giardina - Presidente Ordine Regionale

Recessione, solidarietà e previdenza

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mondo della professione. In altre parole, non si tratta semplicisticamente di inve-

stire bene o male i contributi dei professionisti affinchépossano maturare una pensione decorosa, ma - ed è oltremodo importante - promuovere e sostenere lo sviluppodella professione e la cultura della previdenza, che sonotra loro strettamente correlati.

Visto il numero di psicologi iscritti all’ENPAP, non sicomprende per quale motivo non sia riusciti a determina-re, ma nemmeno a progettare, una serie di interventi daparte dell’istituto bancario di riferimento, a parte banaliconvenzioni commerciali, quasi si trattasse di un CRAL.

È necessario prevedere un reddito minimo di accessoalla cassa di previdenza, poiché è antieconomico, fuori dauna logica di buona amministrazione, costringere un gio-vane professionista con un reddito annuo minimale a ver-sare all’ENPAP il contributo annuale minimo. Al di sotto diun livello di reddito l’obbligatorietà previdenziale potrebbeessere assolta tramite il versamento all’INPS, decisamen-te inferiori a quello minimo richiesto all’ENPAP.

Così come è necessario garantire l’accesso al creditoad un tasso fortemente agevolato per gli iscritti all’ENPAP,sia per di poter rateizzare l’importo del contributo annua-le, sia per poter effettuare investimenti di carattere pro-fessionale.

E poi appare urgente chiarire che l’obbligo della previ-denza è già assolto per coloro i quali usufruiscono di un’al-tra cassa di previdenza. Mi riferisco in maniera particolareai pubblici dipendenti, i quali di fatto attualmente sonosottoposti ad doppio regime previdenziale.

In ultimo, quali strategie ha attivato il nostro Ordine peraffrontare la crisi insorgente? Certamente non può inter-venire direttamente sui meccanismi che possono ridurre lecriticità, ma può movimentare il volano della promozionedella professione e dell’aggiornamento.

Si sono aperte altre due strade professionali (il proto-collo con la Regione Siciliana sulla psicologia dell’emer-genza e con Confedertaai per la docenza nelle autoscuo-le), che mostreranno i primi risultati a partire dal prossi-mo anno.

Si sono organizzati una serie di momenti formativi e di

aggiornamento su aree specialistiche della nostra profes-sione.

Si è scelta la strada della promozione della ricercascientifica, favorendo un ponte con l’Unione Europea, attra-verso la partecipazione all’11° Congresso Europeo degliPsicologi che si terrà ad Oslo nel prossimo mese di Luglio.

Tra non molto speriamo di portare a compimento la“settimana della psicologia”, il cui ritardo è stato causatoda mere difficoltà organizzative.

Nei Gruppi di Lavoro istituiti presso il nostro Ordine sisono affrontati e discussi una serie di problemi legatiall’applicazione di alcune procedure professionali.

Tutte queste iniziative confluiranno nel 3° Congressodegli Psicologi Siciliani, che si terrà a Palermo il 4 Giugno2009, e su cui verrete ampiamente informati.

Personalmente comprendo e sono vicino a tutti i colle-ghi che oggi manifestano un loro disagio e quasi una dis-affezione verso la nostra professione.

Ma, ad una lettura attenta di questa crisi sociale edeconomica, emergono indicatori che fanno ben sperare inun veloce e duraturo superamento, perché la nostra eco-nomia, anche se gestita da una classe politica poco atten-ta, è strettamente legata a quella europea e globale, e neè interdipendente.

L’insediamento il 20 Gennaio 2009 del nuovo presi-dente americano, a prescindere dalla unicità del momen-to, determinerà uno stravolgimento nell’asse dei valori diriferimento dell’economia mondiale, nei quali l’uomo e ladonna, i loro bisogni individuali, ritorneranno al centro deigrandi interessi economici.

Senza alcuna retorica, mi sento di invitare tutti a nonperdere di vista la strada che fin ora abbiamo percorso peraffermare la nostra scelta professionale.

Credo che la professione di psicologo oggi è la piùattrezzata per rispondere ai nuovi bisogni individuali e col-lettivi, ed ho la consapevolezza della ricchezza umana eprofessione messa in campo quotidianamente da tutti glipsicologi siciliani.

Formulo a tutti Voi ed alle Vostre famiglie affettuosiauguri per un sereno Natale ed un proficuo e felice annonuovo.

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focus

CONSIGLIO DELL’ORDINE DEGLI PSICOLOGI DELLA REGIONE SICILIANA 2006-2010

PRESIDENTE FULVIO GIARDINA - VICEPRESIDENTE AMEDEO CASIGLIA CONSIGLIERE SEGRETARIO ROBERTO PAGANO - CONSIGLIERE TESORIERE SERGIO AMICO

CONSIGLIERI ILENIA ADAMO, PAOLO BOZZARO, SEBASTIANO CIAVIRELLA,LARA COSTA (Sez. B), MAURIZIO CUFFARO, ANTONIO DE SANTIS, ANTONINO MARÙ,GINA MERLO, MARIA TERESA NOTO, MELITA RICCIARDI, ANTONINO SAMMARTANO

COMMISSIONE DEONTOLOGIA: Ciavirella Sebastiano (Coord.)

COMITATO DI REDAZIONE

Pagano Roberto (Coord.), Adamo Ilenia, Bozzaro Paolo, Casiglia Claudio, Ciavirella Sebastiano, Cuffaro Maurizio

AREA FUNZIONALE (organizzazione e servizi): Casiglia Claudio (Coord.)

Ufficio acquisti e contratti: Amico Sergio (Coord.)

AREA FUNZIONALE (professione e lavoro): Bozzaro Paolo (Coord.)

Osservatorio sulla professione: Bozzaro Paolo (Coord.)

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Sergio Amico - consigliere tesoriereRoberto Pagano - consigliere segretario

Nel mese di ottobre, il 27 a Palermo ed il 28 aCatania, si è svolto il Corso di formazione “Mente esalute: dalla ricerca all’intervento psicologico basa-

to sull’evidenza”. L’iniziativa formativa, organizzatadall’Ordine, è stata condotta dal collega David Lazzari in col-laborazione con la collega Carla Marini.

David Lazzari, specialista in Psicosomatica ed in

Psicologia della salute, dirige il Servizio di Psicologiadell’A.O. di Terni; svolge attività clinica e di ricerca ed ha alsuo attivo numerose pubblicazioni; è impegnato negli organidirettivi nazionali della FISSP (Federazione Italiana delleSocietà Scientifiche di Psicologia e della SIPNEI (SocietàItaliana di PsicoNeuroEndocrinoImmonologia). Carla Marini,Responsabile dell’Unità Operativa di Riabilitazione delServizio di Psicologia dell’A.O. di Terni.

Il Corso, accreditato ecm, prevedeva la presenza massi-ma per ogni edizione di 50 psicologi iscritti all’Ordine sicilia-

no, ma le richieste di partecipazione sono state superiori alnumero massimo previsto dall’accreditamento ecm. Dato,quindi, l’interesse manifestato, l’Ordine ha già deliberato losvolgimento di altre due edizioni (13 febbraio 2009 aCatania – 14 febbraio 2009 a Palermo).

Il Corso, presentato a Palermo dal Vice-PresidenteAmedeo Claudio Casiglia e a Catania dal ConsigliereTesoriere Sergio Amico, si è articolato in due moduli; nelprimo “il network mente-corpo nella ricerca attuale” Lazzariha ben delineato la panoramica delle attuali evidenze relati-

ve alla interazione mente-cervello-corpocon particolare riferimento alle ricerchesullo stress; nel secondo “interventi psi-cologici evidence-based sulla salute” ilrelatore ha fornito una interessante sinte-si degli interventi psicologici basati sull’e-videnza nel campo dello stress manage-ment (distress, dolore legato alla malattiafisica) e del disease management (gestio-ne della malattia). Gli elementi formativisviluppati al Corso rientrano all’internodell’importante paradigma scientifico“PNEI”, paradigma sempre più riconosciu-to ed apprezzato nel panorama scientificointernazionale. La Psico Neuro EndocrinoImmunologia o PNEI è lo studio delle rela-zioni tra i grandi sistemi di regolazionedell’organismo umano: il nervoso, l’endo-crino e l’immunitario, e tra questi e la psi-che cioè l’identità emozionale e cognitivache contraddistingue l’essere umano.L’aspetto peculiare della psiconeuroendo-

crinoimmunologia consiste nel ritenere i grandi sistemi diregolazione biologica, cioè il sistema nervoso, endocrino edimmunitario costantemente interagenti e profondamenteinfluenzati dagli stati psicologici. Si tratta, quindi, di unavisione olistica dell’organismo umano in quanto network,rete integrata, rinnovata da puntuali evidenze scientifiche,dove la psiche si ritrova in costante relazione con i sistemi diregolazione fisiologica: sistema nervoso, sistema neuro-endocrino, sistema immunitario. Risulta evidente, così comesottolineato più volte da Lazzari, che la “Psicologia” recita un

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oiniziativedell’ rdine

Mente e salute: dalla ricerca

all’intervento psicologico basato sull’evidenzaCorso di formazione, accreditato ecm, organizzato dall’Ordine le cuiprime due edizioni si sono svolte, una a Palermo il 27 ottobre 2008ed una a Catania il 28 ottobre 2008.

David Lazzari al corso

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ruolo di primaria importanza all’interno del paradigma PNEIandando oltre e approfondendo il paradigma “Psicosomatico”;tra l’altro, così come sottolineato da Sergio Amico nella suapresentazione al Corso, la paternità dell’approccio PNEI èstata attribuita ad uno psicologo, lo statunitense Robert Ader.

Lazzari ha inoltre approfondito, in ottica PNEI (interazionemente-corpo), la rilevanza psicologica dello stress nell’ambi-to delle attuali ricerche. In particolare ha sottolineato comelo stress non è qualcosa di per sé eccezionale e patologico,deve, invece, essere visto, all’opposto, come espressione diun insieme di processi (un sistema) che modulano la rego-lazione individuo-contesto a fini adattivi.

In sostanza, ha ribadito Lazzari, il sistema dello stress èsempre attivo e solo in situazioni di eccesso o di carenzaproduce effetti progressivamente dannosi per l’individuo. Nelnetwork corporeo e nel sistema dello stress la mente svolgeun ruolo cruciale di modulazione (in tal senso Lazzari ha pre-sentato interessanti ricerche) come dimensione nella quale isegnali (interni ed esterni) vengono trasformati in informa-zioni in base ai percorsi ed alle esigenze individuali di adat-tamento.

La mente rappresenta, quindi, la più alta espressione del-l’evoluzione della vita e delle sue strategie adattive. Lerecenti acquisizioni delle neuroscienze, ha sottolineatoLazzari, hanno mostrato l’interdipendenza tra attività psichi-ca, espressione genica e plasticità cerebrale che rende pos-sibile il ruolo della mente. Il sovraccarico allostatico, binomioche determina lo stress patologico, dipende in gran partedall’attività mentale e costituisce il principale fattore dirischio per la salute nelle società occidentali. Tale costrutto,ben delineato da Lazzari anche e soprattutto sul piano delleevidenze scientifiche ad esso collegate, tende a riconnotarepositivamente l’intervento psicologico nell’ampio contestodella ricerca del benessere e della salute.

Le sollecitazioni del collega Lazzari (autore del libro:“MENTE & SALUTE. Evidenze, ricerche e modelli per l’inte-grazione”, Franco Angeli 2007) hanno determinato un clima

formativo attento e partecipativo. Il livello di gradimento (rile-vato dalle schede ecm) espresso dai partecipanti è statomolto soddisfacente e da più parti è stata manifestata lavolontà di proseguire nel percorso di approfondimento delparadigma PNEI. In tal senso, data l’esistenza della SIPNEI(Società Italiana Psico Neuro Endocrino Immunologia –www.sipnei.it) che ad ottobre u.s. ha svolto a Roma il suoCongresso nazionale, è stata valutata la possibilità di aderi-re a tale società scientifica al fine anche di creare una sezio-ne siciliana (i colleghi interessati possono contattare iConsiglieri Sergio Amico e Roberto Pagano).

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iniziative dell’ordine

Prossime iniziative dell’Ordine

Corso di formazione: “Mente e salute: dalla ricercaall’intervento psicologico basato sull’evidenza”

Catania 13 Febbraio 2009Palermo 14 Febbraio 2009

NB: i colleghi già iscritti nella lista della precedente edizioneavranno diritto di precedenza alla partecipazione.

•••Seminario: “Privacy e professione di psicologo”

Catania 20 Marzo 2009Palermo 26 Marzo 2009

•••Seminario in collaborazione con O.S.: “WISC III -Interpretazione clinica del profilo cognitivo deibambini”

Palermo 6·7·8 Aprile 2009Catania 9·10·11 Aprile 2009

•••3° Congresso Regionale degli Psicologi Siciliani

Palermo 4 Giugno 2009

Per informazioni sull’organizzazione delle iniziativevisitate la “bacheca online” del sito dell’Ordine:

www.oprs.it

i partecipanti al corso

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PROTOCOLLO D’INTESA PER IL CONCORSO DEGLI PSICOLOGI SICILIANI

NELLE ATTIVITA DI PROTEZIONE CIVILE

ELENCO DEGLI PSICOLOGI DELL’EMERGENZA - TASK FORCE

Aggiornato al 31/12/2008 (ordine alfabetico)

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iniziative dell’ordine

1. Accardi Maria Luisa 2. Accardo Giovanna 3. Addelfio Giovanna 4. Adelfio Fabrizio 5. Aiello Arcangela 6. Alesi Dario 7. Alioto Tiziana8. Arezzo di Trifiletti Elvira Maria 9. Altavilla Stefania

10. Barca Irene Lilla 11. Battiato Antonino 12. Bella Rosaria Daniela 13. Bellomo Paola 14. Benigno Emanuela 15. Biancheri Maria Fabiola16. Blanco Daniela 17. Bonanno Sabina Maria Rita 18. Bredice Daniela 19. Bruschetta Simone 20. Calì Cristina Felice 21. Cammalleri Marcella 22. Cammalleri Maria Ausiliaria 23. Cammarata Maria 24. Cammisa Alessio 25. Cannavà Francesco 26. Cannavà Salvatore 27. Cantali Grazia 28. Cannata Jlenia 29. Caponnetto Pasquale 30. Caprara Deborah 31. Cascio Valentina 32. Cassarà Rosalinda 32. Castiglione Lilli 33. Castronovo Antonio 34. Ciatto Giuseppa 35. Ciccarello Laura 36. Cicero Claudia 37. Cinque Viviana 38. Clemente F. Paola 39. Coccellato Concetta 40. Collovà Maria Chiara 41. Collura Sebastiana 42. Comito Francesca 43. Condorelli Giovanna 44. Contentezza Rosalba 45. Corbo Daunia 46. Cortese Valentina 47. Croce Manuela 48. Croce Salvatrice 49. Cucuzza Nicoletta 50. Cumbo Marcella 51. D’Avenia Rosario 52. De Gaetano Maria 53. De Luca Virginia 54. Di Bella Daniela 55. Di Biasi Loredana 56. Di Cara Giovanna 57. Di Francesca Maria 58. Di Francesco Giacoma 59. Di Natale Paola Maria 60. DI Oriente Andrea 61. Di Rosa Omaira 62. Di Venti Lara 63. Di Pasquale Giovanna 64. Esposito Gabriella 65. Favarò Tiziana 66. Ficarra Marco 67. Fiorica Valentina 68. Foderà Marcella

69. Frisella Simona 70. Gallo Franca 71. Gasparini Floria72. Girgenti Giuseppina 73. Gioffrè Giovanna 74. Girelli Davide Nicola 75. Gitto Silvia 76. Giunta Benedetta 77. Grassi Silvia 78. Greco Francesco 79. Greco Lucchina Laura 80. Grifò Rosa Salvatrice 81. Guida Rosalba82. Iacolino Antonio 83. Iacono Antonio 84. Iaia Sebastiano 85. Indovina Margherita 86. Ingenio Lucia 87. Intagliata Fabiana 88. Izzo Rosa 89. La Franca Maria 90. La Monica Antonella 91. La Paglia Maria 92. La Piana Luisa 93. La Rocca Irene 94. La Rosa Maria 95. La Torre Massimo 96. Leonardi Rosa 97. Licata Nicoletta 98. Lisi Antonella 99. Lo Iacono Anna Maria

100. Loiacono Elvira 101. Lombardi Mariadele 102. Lombardo Francesca Paola 103. Lunetta Alessandro 104. Lupo Laura 105. Maio Monica 106. Mallia Venerina 107. Mannuccia Luigia 108. Marciante Francesco 109. Marino Claudia 110. Martinez Odette 111. Mazzeppi Sonia Desirèe 112. Mazzola Barbara 113. Meli Alessandro 114. Meli Pina Maria 115. Melodia Caterina 116. Merlina Christian 117. Messina Claudia 118. Messina Sebastiano 119. Mezzatesta Concetta 120. Migneco Roberta 121. Mistretta Maria Gabriella 122. Moceo Maria 123. Monaco Crea Valentina 124. Monici Tindara 125. Mortillaro Mariangela 126. Moschetto Maria 127. Musumeci Martina 128. Naccari M.Grazia 129. Nicolosi Rossana 130. Orma Alberto Giuseppe 131. Palermo Maria Grazia 132. Palillo Davide 133. Palmeri Ivano 134. Parisi Maria 135. Parisi Maria Diletta 136. Parlato Brunella 137. Passalacqua Serena

138. Patti Manuela 139. Pellerone Monica 140. Pettinato Enrica 141. Piazza Ivana 142. Piccione Lidia 143. Pino Giusy 144. Piombino Enrica 145. Pittari Cristina Maria 146. Pizzolante Caterina147. Postorino Antonella 148. Principato Pietro 149. Privitera Maria Teresa 150. Provenzano Maria Caterina 151. Puglia Antonella 152. Pulvirenti Maria Rita 153. Ragusa Maria Grazia 154. Raieli Alessandro155. Roccaforte Gabriella 156. Romanotto Eliana 157. Rosini Roberta 158. Rossini Oliva Daniela 159. Russo Renata Immacolata 160. Sammartano Maria Teresa 161. Samperi Irene 162. Sampieri Monica163. Sapuppo Rosaria 164. Savoca Valentina 165. Scalia Tiziana 166. Scavuzzo Pieraldo 167. Sciangula Rita 168. Scicolone Angela 169. Seidita Leonardo 170. Sicali Santa 171. Sirchia Francesca Maria 172. Sirni Valentina 173. Sortino Vanessa 174. Spada Michele 175. Stefano Claudia 176. Tarantolo Tiziana177. Taschetti Mersia 178. Terzo Massimiliano179. Testa Caterina180. Tinnirello Monica 181. Tobia Tiziana 182. Traina Giuseppina 183. Traina Rosalinda 184. Tramonti Azzurra 185. Travaglini Maria 186. Urso Viviana 187. Vaccari Caterina 188. Valenti Francesca 189. Valenti Laura 190. Valenti Tiziana 191. Valvo Maria Antonietta 192. Varisco Licia 193. Vegna Elisa 194. Vella Rosaria 195. Vendra Jenny 196. Venezia Giuseppe 197. Verdirame Christian 198. Vetri Susanna 199. Vinciguerra Maria Pia 200. Vinciguerra Rosaria 201. Virone Stefania 202. Vitale Pietra203. Zambuto Sitra Concetta 204. Zummo Livia

N. COGNOME NOME N.COGNOME NOME N.COGNOME NOME

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iniziative dell’ordine

M. Diletta Parisi psicologo (task force emergenza)

Il flusso di uomini, di donne e bam-bini che dalla terra d’Africa sbarca-no sulle nostre coste alla ricerca di

un futuro migliore non è più destinatoa rimanere sporadico, ma è una realtàgiornaliera soprattutto nei mesi com-presi tra giugno e settembre.

Cercare di capire cosa avviene almomento dello sbarco in Italia, quali lemodalità di accoglienza e come pos-siamo affrontare il diffici-le momento del primocontatto con una realtàumana che, per tradizio-ni, cultura, religione e lin-gua è spesso molto lon-tana dalla nostra, diventaun imperativo per qual-siasi cittadino, ancor dipiù per chi ha deciso dioccuparsi di problemati-che socio sanitarie e diprima accoglienza insituazioni di emergenza.

A questo imperativo ha risposto ilComitato Regionale CRI della Sicilia ela Prefettura di Palermo elaborandoadeguate misure di accoglienza e disostegno per un gruppo di donne immi-grate giunte a Lampedusa e successi-vamente trasferite a Palermo.

Nell’organizzazione dell’assistenzada parte della CRI regionale ha contri-buito la Protezione Civile Regionale el’Ordine degli Psicologi della Siciliaforte del suo gruppo di psicologhe spe-cializzate nel soccorso e nel supportoper chi versa in condizioni di emergen-za psichica o psicosociale.

Le strutture prontamente individua-te sono state quelle di Palermo pressol’Istituto dei Sordi gestito dai PadriRogazionisti e di Monreale presso unconvento gestito da suore appartenen-ti all’ Ordine delle Serve dei Poveri,entrambe le strutture sono state adibi-te a centri di prima accoglienza, for-

nendo un servizio al pari di quantoavviene ogni giorno a Lampedusa. Sono state ospitate circa 140 giovanidonne immigrate, di età compresa tra i18 e i 25 anni, molte delle quali gravi-de o con bambini piccoli.

Al loro arrivo segnalavano condizio-ni di incertezza e di preoccupazione sulproprio futuro, ansie sullo stato di salu-te dei propri piccoli e talvolta uno statodi irrequietezza per le restrizioni a cuisono state sottoposte. In questo climala presenza dei medici, dei volontari

della Croce Rossa e delle forze dell’or-dine, ciascuno con il proprio ruolo, hacontribuito a creare un ambiente il piùpossibile accogliente e sicuro.

Per tutelare la salute psicofisicadelle donne immigrate sono state attiva-ti gli psicologi dell’emergenza della TaskForce della Protezione Civile Sicilianache assegnati alle due strutture con unaturnazione settimanale hanno affiancatoi volontari pionieri della Croce Rossa e ilcomparto medico sanitario.

Non è stato mai facile far compren-dere la figura dello psicologo, e la pos-sibilità di aiuto che ne può scaturire, pertale motivo lo sforzo di farsi accettare èstato notevole e continuo. Per qualcunale difficoltà linguistiche hanno rallentatola conoscenza ma non impedito l’aiutoche in questi casi si trasmette attraver-so un sorriso, un abbraccio o un nonverbale inequivocabile.

L’equipe multidisciplinare ha opera-

to nel rispetto dei ruoli e delle funzionireciproche, così come da protocollo intutte le situazioni di emergenza. Anchegli spazi sono stati organizzati inmaniera adeguata per le diverse attivi-tà avviate; un luogo più ampio per leattività ludico ricreative ed uno più“protetto”, utile alla conoscenza, aldialogo e all’eventuale ascolto dellestorie da parte delle giovani ospiti.Inoltre, i restanti spazi comuni sonoserviti da filtro utili per la socializzazio-ne, ogni occasione, come l’esigenza difare una telefonata o qualunque altrarichiesta medica o di assistenza èsempre stata colta per mediare, cono-scere e aiutare le ospiti, in particolarmodo laddove la richiesta di aiuto o ilbisogno emergente non era così espli-cito o manifesto. Superata la diffiden-za da parte delle giovani donne l’equi-pe psicologica ha impiegato la tecnicadel “gioco della presentazione”, a cia-scuna ragazza coinvolta è stato chie-sto di raccontarsi nella modalità a sépiù cara attraverso il disegno, la lette-ra libera, la poesia, o il racconto.

Nulla di quanto emerso dai raccon-ti può lasciare indifferente, il lungoviaggio affrontato, i mesi trascorsinelle carceri della Libia, le violenzesubite o il ricatto della prostituzione. Siarriva su un barcone stracolmo, dovel’unica speranza è la certezza di lascia-re il proprio paese per andare incontroa qualcosa di nuovo che spaventa mache è carico di aspettative.

La presenza dello psicologo hagarantito l’assistenza in diverse occa-sioni, dalla mediazione linguistica, incollaborazione con i mediatori intercul-turali di provenienza anglofona, franco-fona o araba, all’intervento rassicurantee chiarificatore per la somministrazionedi farmaci o per la diagnosi medica.

Un’esperienza multidisciplinare cheper gli psicologi ha rappresentato unacrescita, un insegnamento di vita, unatestimonianza di sincero scambio inter-culturale.

Un ponte da Lampedusa a Palermo

Un significativo contributo fornito dalla collega Diletta Parisi. Le varie esperienze dei colleghi psicologi della task force rap-presentano il consolidamento del percorso intrapreso con il protocollo d’intesa e dimostrano quanto la determinazione dimettere a disposizione di tutti la loro professionalità e competenza sia l’obiettivo primario di uno psicologo dell’emergenza. Melita Ricciardi - consigliere coordinatore gruppo di lavoro “psicologia dell’emrgenza”.

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Antonella Postorinopsicologo (task force emergenza)

Per fronteggiare adeguatamente l’afflusso di cittadini extra-comunitari in Sicilia, la Protezione Civile Regionale, su richie-sta della CRI Comitato Regionale, ha reso necessario il

potenziamento delle attività di accoglienza e di gestione del feno-meno richiedendo, per la prima volta, anche la collaborazione di unteam di Psicologi esperti in emergenza, formato da Paola Bellomo,Emanuela Benigno, Paola Maria Di Natale, Simona Frisella,Margherita Indovina, Antonella La Monica, Irene La Rocca,Francesca Paola Lombardo, Claudia Messina, Maria Diletta Parisi,Antonella Postorino, Viviana Urso, Livia Zummo.

L’obiettivo principale della gestione psicologica di tale emer-genza è stato quello di trasmettere un messaggio di sicurezza, soli-darietà e gestione dell’emotività alle donne immigrate, nonchè ilmiglioramento della comunicazione e della relazionalità del gruppooperativo, composto dal Corpo Militare, infermiere volontarie,medici volontari, Pionieri della Croce Rossa Italiana e i responsa-bili dei Centri di accoglienza.

Dopo il primo periodo di difficoltà nel comunicare con le ospitidelle strutture, a causa della loro differente lingua (inglese, fran-cese, arabo) e dei dialetti, siamo riuscite a stabilire i primi contat-ti, fondamentali per creare quel clima di fiducia e alleanza neces-sari al nostro lavoro, grazie alla collaborazione dei MediatoriCulturali, alle nostre abilità comunicativo-relazionali, alla conduzio-ne di giochi di presentazione, socializzazione e alla realizzazione dilaboratori linguistici. Proprio il laboratorio linguistico, inizialmentepensato per aiutarle nella comprensione di alcune parole e frasidella lingua italiana ed agevolare la comunicazione, è diventato unforte momento di condivisione della storia della loro vita e delleloro vicissitudini: scappate da casa a causa di persecuzioni daparte delle tribù di appartenenza, o perché obbligate da genitori omariti a prostituirsi, hanno affrontato un lunghissimo viaggio,durante il quale alcune hanno sopportato il duro carcere delle pri-gioni libiche, violenze fisiche e sessuali.

Abbiamo appreso le differenti modalità relazionali delle etnie,le varie culture e religioni, così da gestire le situazioni in manierapiù adeguata, comprendendo le tradizioni, ad esempio rispettandoi tempi del Ramadam per le donne musulmane, ma nello stessotempo spiegando loro l’importanza di disposizioni, oppure decide-re di assistere durante le visite mediche quelle donne alle quali lacultura impedisce di scoprire il loro corpo davanti alla sola pre-senza maschile del medico. Oltre alle attività orientate all’osser-vazione, all’ascolto dei bisogni e delle loro storie, alla mediazionee gestione dei conflitti, abbiamo condotto attività informative, uti-lizzando depliant scritti in diverse lingue forniti dalla Croce Rossa,relative al periodo di permanenza nei centri, ai permessi di sog-giorno, alla possibilità di ricongiungimento con i loro cari, all’esi-stenza di un numero verde per denunciare lo sfruttamento ses-

suale ed essere inserite in programmi di protezione speciale.Ma il nostro lavoro non si è svolto esclusivamente all’interno

dei Centri Accoglienza: abbiamo anche accompagnato, insiemeagli incaricati della Croce Rossa, le donne presso la Questura aseguito di convocazione ed ancora, nel centro abitato, per cono-scere i luoghi e comprare ciò che serviva loro, promuovendo un cor-retto rapporto delle donne immigrate con la popolazione locale edaiutandole ad orientarsi ed integrarsi con la nuova cultura.

Con il tempo, quindi, siamo riuscite ad instaurare con le giova-ni donne un buon rapporto di fiducia e, con alcune, anche un lega-me affettivo, fondamentale per chi, avendo lasciato i propri fami-liari, la propria terra, e portando con sé solo miseria e disperazio-ne, ha la necessità di ricostruire una dimensione di sicurezza, unsenso di identità personale e di dignità che dovrebbero esseregarantite a ciascun uomo.

Il contributo professionale di noi psicologi è stato, quindi, fon-damentale per aver creato a favore delle donne immigrate uno spa-zio di espressione e condivisione dei loro vissuti, delle loro emo-zioni e dei bisogni, e per l’istaurarsi di un clima sereno, di colla-borazione e accettazione reciproca fra le ospiti, volontari CroceRossa e personale sanitario.

In uno stato persistente di emergenza per i consistenti flussimigratori, questa prima esperienza costituisce un contributo fon-damentale per strutturare un intervento specifico rispetto alle pro-blematiche emerse. Infatti, nell’ambito della Protezione Civile ogniazione, per essere svolta con rapidità ed efficienza, deve esserenecessariamente regolata attraverso delle procedure prestabilite.

Questo costituisce un passo importante verso una culturaattenta ai bisogni dell’uomo e a gestire al meglio il senso di ina-deguatezza di fronte alla drammaticità dell’emergenza, perché evi-denzia l’importanza del lavoro di psicologi specializzati che favori-sca il sostegno necessario per gestire e tutelare l’equilibrio psico-logico dei soggetti coinvolti nell’emergenza, promuovendo, nellostesso tempo, la sicurezza della collettività.

Emergenza Immigrazione: la mia esperienza

La testimonianza di Antonella Postorino sottolinea l’importanza della formazione e del lavoro del team degli psicologi del-l’emergenza. Una situazione gravemente compromessa e coinvolgente sotto il profilo emotivo muove gli psicologi stessi afare appello a tutte le loro capacità d’intervento per dare sostegno.Melita Ricciardi - consigliere coordinatore gruppo di lavoro “psicologia dell’emrgenza”.

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Il 29 Novembre 2007 il Consiglio Nazionale dell’Ordinedegli Psicologi ha stipulato un protocollo d’intesa con ilConsorzio Nazionale Guida Difensiva (Scuola di alta for-

mazione e ricerca sulla Sicurezza Stradale) e la CONFEDER-TAAI (Confederazione Titolari Autoscuole Agenzie d’Italia).Successivamente l’Ordine degli Psicologi della Sicilia il20/02/2008 ha organizzato la tavola rotonda “Psicologia eSicurezza stradale”.

A seguito della tavola rotonda si è costituito un gruppo dilavoro sulla Sicurezza Stradale con alcuni esponenti delleIstituzioni (Polizia Stradale, Ufficio Scolastico Regionale perla Sicilia, Associazione Familiari e Vittime della Strada,Polizia Municipale del Comune di Palermo, ProvinciaRegionale di Palermo). Altri rappresentanti saranno ugual-mente invitati al fine di attivare sinergie tra enti dove si con-frontino Sicurezza e Protezione consentendo di modularemeglio la risposta istituzionale e sociale alla crescente esi-genza di sicurezza dei cittadini.

Per rendere operativo il protocollo CONFEDERTAAI – CON-SORZIO GUIDA DIFENSIVA il CNOP (Consiglio NazionaleOrdine Psicologi) nella seduta del 27/09/2008 ha elabo-rato un progetto per un percorso formativo di 50 ore, rivoltoa psicologi interessati a svolgere attività di docenza all’in-terno delle autoscuole. Come requisito minimo per accede-re a tale percorso, è necessaria l’iscrizione alla sezione Adell’Albo degli Psicologi.

Il programma si articolerà nei seguenti moduli: introdu-zione alla psicologia del traffico; conoscenze di base dellaPsicologia del Traffico; modelli e teorie del comportamentonella circolazione stradale; fondamenti degli interventi inpsicologia del traffico; psicologia del traffico e formazionedei conducenti; Alcol - effetti sulla guida; Droghe, farmaci -effetti sulla guida; il Codice della Strada (tecniche di guidae formazione svolta in autoscuola a cura di CONFEDERTAAI);interventi di gruppo; tecniche di intervento.

Tra le varie iniziative nell’ambito della campagna di sen-sibilizzazione e prevenzione sulla sicurezza stradale si è pen-sato di offrire la collaborazione professionale degli psicologianche in altri settori. Il Presidente dell’Ordine Nazionale degliPsicologi, dott. Pierluigi Palma, ha incontrato ilSottosegretario di Stato al Ministero dei Trasporti, On. Dott.Bartolomeo Mino Giachino. Nell’ambito di tale incontro si èproposto l’intervento dello psicologo nella formazione degliistruttori delle autoscuole, nella valutazione psicoattitudinaledel personale di guida, negli interventi ergonomici volti amigliorare il rapporto uomo-veicolo, negli studi sulla perce-zione e comprensione della segnaletica stradale, nella modi-fica della cultura del trasporto attraverso campagne di pub-blicità sociale per la promozione di una mobilità sostenibile.

Il Presidente dell’Ordine Nazionale degli Psicologi dott.Pierluigi Palma affronterà i temi succitati anche nell’ambitodell’audizione alla Commissione dei Trasporti, in merito alleproposte di legge:

PROPOSTA DI LEGGE N. 1488d'iniziativa dei deputati

LORENZIN, BERGAMINI, CESARO, SIMEONI, TESTONIModifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo30 aprile 1992, n. 285, in materia di guida accompagnatadei minori di anni sedici e di esercitazioni di guida

Presentata il 16 luglio 2008PROPOSTA DI LEGGE N. 649

d'iniziativa dei deputatiMETA, ALBONETTI, BARBI, BOFFA, BONAVITACOLA, ENZO CARRA, MARCO CARRA, FIANO, LOVELLI,

SARUBBI, TULLO, VELO, ZUNINODisposizioni in materia di circolazione e di sicurezza stradale

Presentata il 30 aprile 20081) GUIDA ACCOMPAGNATA A 16 ANNI - Nella Proposta diLegge N.1488 prevedere nel monte ore obbligatorie delcorso teorico per la guida accompagnata (art. 2 Il minore puòprocedere alla guida solo dopo aver effettuato presso l'auto-scuola un regolare corso teorico…. di almeno venti ore) alcu-ne ore da far svolgere allo psicologo.

PROPOSTA DI LEGGE N. 772d'iniziativa del deputato CARLUCCI

Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo30 aprile 1992, n. 285, in materia di guida in stato di ebbrez-za o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefa-centi, nonché di iscrizione delle violazioni nell'anagrafe nazio-nale degli abilitati alla guida

Presentata il 6 maggio 2008PROPOSTA DI LEGGE N. 649

d'iniziativa dei deputatiMETA, ALBONETTI, BARBI, BOFFA, BONAVITACOLA, ENZO CARRA, MARCO CARRA, FIANO, LOVELLI,

SARUBBI, TULLO, VELO, ZUNINODisposizioni in materia di circolazione e di sicurezza stradale

Presentata il 30 aprile 20082) PRIMO RILASCIO, REVISIONE E RINNOVO DELLE PATENTIDI GUIDA Proporre la valutazione dell’idoneità alla guida di particolaricategorie a rischio: Conducenti adibiti al trasporto di perso-ne (autobus, Taxi). Persone che hanno commesso frequentiinfrazioni, anche lievi. Guida in stato d’ebbrezza o sotto l’in-flusso di sostanze.

Inoltre si è pensato di suggerire tra gli obiettivi l’inter-vento dello psicologo all’interno delle scuole medie superio-ri per il rilascio del patentino rendendo partecipi genitori edocenti e mettendo in risalto l’aspetto antropologico, psico-logico e sociologico del fenomeno degli incidenti stradali.

L’Obiettivo primario delle iniziative dell’Ordine degliPsicologi è la diffusione della cultura della prevenzione edella sicurezza, quanto più efficace sarà il trasferimento diun patrimonio di conoscenze verso i cittadini tanto più pro-duttive risulteranno le politiche di prevenzione e le azioni darealizzare.

Le iniziative dell’Ordine per la sicurezza stradale

Melita Ricciardi - Consigliere Coordinatore Gruppo di Lavoro Sicurezza Stradale

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Il nuovo codice della privacy (D. Lgs 196/2003) entrato invigore il 1 gennaio 2004, ha abrogato tutta la previgentenormativa in materia (L. 675 del 31 dicembre 1996 e

successive modificazioni), ed ha introdotto alcune importan-ti modifiche, relative soprattutto ai soggetti obbligati ed allesanzioni civili, penali ed amministrative.

Sebbene molti degli obblighi previsti dalla nuova leggesiano vigore già dal 1 gennaio 1998, e la nuova normativa siain vigore da quasi cinque anni, sembra tuttavia opportuno fareil punto sulle attività necessarie per un corretto trattamentodei dati personali all'interno degli studi professionali.I soggetti che effettuano il trattamento

Il codice individua tre categorie di soggetti che effettuanoil trattamento dei dati personali, ai quali fanno capo compitie responsabilità diverse.

La figura più rilevante è certamente quella del “titolare”,soggetto (persona fisica o giuridica) cui competono le deci-sioni sulle finalità e sulle modalità del trattamento, con par-ticolare riferimento al profilo della sicurezza dei dati.

In uno studio professionale, titolare sarà dunque il sin-golo professionista (o lo studio nel suo complesso) sul qualeincombono tutti gli obblighi previsti dalla legge, ed al quale,di conseguenza, si applicano le sanzioni penali ed ammini-strative previste dalla normativa.

Chiunque tratti dati personali all'interno dello studio (siaesso personale di segreteria o tirocinante) deve poi esserenominato (per iscritto) “incaricato”.

Si tratta di una figura che non opera in autonomia, ma atte-nendosi alle direttive fornite dal Titolare del trattamento, edall'interno di un ambito limitato alla propria area di competen-za, specificamente individuata nell'atto di designazione..

Il Titolare può anche nominare un Responsabile del trat-tamento, al quale affidare alcuni compiti specifici e determi-nati per iscritto, e sul cui operato dovrà vigilare, pianificandoanche verifiche periodiche.Informativa

Al momento della raccolta dei dati personali del cliente,questi deve essere informato, anche oralmente, circa le fina-lità del trattamento (ad es. terapia e diagnosi), le modalitàdello stesso (con strumenti elettronici o cartacei), oltre atutti gli altri elementi indicati nell'art.13 del Codice.

Sebbene, come detto, possa anche essere resa oral-mente è tuttavia fortemente consigliabile, a fini chiaramenteprobatori, la redazione per iscritto di una completa ed esau-stiva informativa, da fare sottoscrivere al cliente “per presavisione”.

Nel caso in cui l'informativa non venga resa, o non con-tenga gli elementi indicati dall'art.13 del Codice, il Titolare èpunito con una ammenda che, per il trattamento di dati sen-sibili, va da 5.000,00 a 30.000,00 Euro.

Va quindi prestata particolare attenzione alla redazionedell'informativa, avendo cura non solo di precisare tutti gli

elementi previsti dalla legge ma anche di verificare l'idoneitàal raggiungimento dello scopo.

È recentissima ad esempio l'ordinanza ingiunzione (con-sultabile sul sito www.garanteprivacy.it) con cui il Garante perla protezione dei dati personali, ritenendo inidonea l'infor-mativa resa da una società sul proprio sito web, ha commi-nato alla stessa la sanzione di €.6.000,00.Consenso

I soggetti privati, secondo quanto disposto dal D.Lgs196/03, possono trattare dati sensibili (relativi cioè, perquanto riguarda lo psicologo, soprattutto allo stato di salute)solo con il consenso scritto dell'interessato e previa autoriz-zazione del Garante.

Il consenso, in particolare, costituisce una condizione diliceità del trattamento, deve quindi essere acquisito dal pro-fessionista prima della raccolta dei dati personali ed averedeterminati requisiti previsti dalla legge.

Il consenso deve infatti essere espresso dall’interessatoin piena libertà, senza alcuna forma di costrizione o induzio-ne, e deve essere specifico, riferito cioè ad un trattamentoprecisamente individuato di dati, ad un titolare determinatoe a finalità precise.

Non è dunque valido un generico consenso al trattamen-to dei dati personali che non faccia riferimento al complessodi operazioni chiaramente evidenziate all'interessato nell’in-formativa di cui all’art. 13, la quale costituisce il presuppo-sto di un valido “consenso informato”.

È opportuno precisare, infine, che in alcuni casi tassati-vamente individuati dal Codice, si può prescindere dal con-senso dell’interessato quando il trattamento sia necessario,

Obblighi e adempimenti previsti dal D. lgs

196/03 in materia di trattamento dei dati personali

Mario Ponari - avvocato, consulente dell’Ordine per la “privacy”

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a titolo puramente esemplificativo, per adempiere ad unobbligo previsto dalla legge o per fare valere un diritto insede giudiziaria.

Al Titolare che tratti i dati in mancanza, ove prescritto, delnecessario consenso viene comminata la pena della reclu-sione da 6 a 24 mesi.Misure di sicurezza e organizzazione

Il Titolare del trattamento deve custodire i dati, adottan-do preventive misure di sicurezza che riducano al minimo irischi di distruzione o perdita (anche accidentale) dei datistessi, di accesso non autorizzato o di trattamento non con-sentito.

Le misure minime di sicurezza previste dal Codice, la cuimancata adozione è sanzionata penalmente, sono diverse aseconda che il trattamento venga effettuato con l’ausilio distrumenti elettronici o meno.Trattamento con strumenti elettronici

Il Codice all’art.34 elenca tassativamente le misure mini-me di sicurezza necessarie per garantire la sicurezza dei datiquando il trattamento avvenga con l’uso di strumenti elet-tronici (categoria quest’ultima nella quale rientra anche unsemplice personal computer).

Tali misure si traducono in altrettanti obblighi a carico delTitolare, e possono così riassumersi:- assegnazione di user name e password ad ogni incaricatoal quale deve essere abbinato uno specifico ambito di trat-tamento, da verificare periodicamente;- adozione di procedure per la gestione di copie di sicurezza(back up);- tenuta di un aggiornato documento programmatico sullasicurezza;- aggiornamento dell’Antivirus almeno ogni sei mesi;- adozione di strumenti anti intrusione informatica (firewall);- adozione di tecniche di cifratura o di codici identificativi perdeterminati trattamenti idonei a rivelare lo stato di salute ola vita sessuale effettuati da organismi sanitari.Tra i menzionati adempimenti merita un cenno particolare ilDocumento Programatico sulla Sicurezza.

Si tratta di un documento da aggiornare almeno una voltaentro il 31 marzo di ogni anno, nel quale il Titolare deve illu-strare sinteticamente le misure di sicurezza adottate all’in-terno della propria struttura per prevenire la perdita o l’abu-siva diffusione dei dati trattati.Dovrà contenere tra l’altro:- l’elenco dei trattamenti effettuati all’interno della struttura;- la distribuzione dei compiti e delle responsabilità all’internodella struttura;- l’analisi dei rischi che incombono sui dati;- la previsione di attività di formazione periodica a beneficiodegli incaricati.Trattamento senza strumenti elettronici

Nel caso di trattamenti senza strumenti elettronici, lemisure minime previste dalla legge consistono:- nell’aggiornamento periodico dell’ambito del trattamentoconsentito ai singoli incaricati;- nella previsione di procedure per un’idonea custodia di attie documenti affidati agli incaricati per lo svolgimento dei rela-tivi compiti;- nella previsione di procedure per la conservazione di deter-minati atti in archivi ad accesso selezionato e disciplina delle

modalità di accesso finalizzata all’identificazione degli inca-ricati;- nel controllo dell’accesso agli archivi contenenti dati sensi-bili o giudiziari mediante strumenti elettronici per il controllodegli accessi, Incaricati alla vigilanza, o preventiva autorizza-zione dei soggetti.

È bene ricordare, infine che il Titolare non è obbligatosolo alla adozione delle misure minime di sicurezza somma-riamente illustrate in questa sede, ma di tutte quelle misureche, con riferimento anche al progresso tecnologico, saran-no ritenute idonee per la protezione dei dati trattati.

In conclusione, anche alla luce delle superiori considera-zioni, è necessario che ciascun professionista verifichicostantemente lo stato di applicazione del D. Lgs. 196/03all’interno del proprio studio, adottando se del caso delleprocedure volte ad attuare una efficace protezione dei datipersonali trattati.

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iniziative dell’ordine

La convenzioneL'Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana ha stipu-lato con l'Avv. Mario Ponari una convenzione volta a forni-re agli iscritti i seguenti servizi:Seminario “Privacy e professione di Psicologo” da tenersi aCatania il 20 marzo 2009 ed a Palermo il 26 marzo 2009.Distribuzione di un cd rom contenente articoli e docu-menti redatti o selezionati dall'Avv. Ponari.Consulenza telefonica relativa alla soluzione di casi prati-ci. L'Avv. Ponari da la sua disponibilità alla consulenzaogni martedi dalle 16.00 alle 17.30 al n. 091 583068.A seconda delle necessità, tempi e modalità della consu-lenza telefonica potrebbero venire modificate nei prossi-mi mesi, previa comunicazione.L'eventuale redazione di documenti, visite presso le strut-ture o attività di assistenza e consulenza diverse da quel-le menzionate, esula dalla presente convenzione.

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iniziative dell’ordine gruppi di lavoro

I GRUPPI DI LAVOROABUSO E MALTRATTAMENTO INFANTILE

Coordinatore: Antonino Sammartano - ConsigliereComponenti: A. M. Di Vita (Università di Palermo) - M. V. Randazzo (Tribunale dei Minori - Palermo) - Avv. M. V. Caiozzo - I. Adamo (consigliere) - A. Giostra (Psicologo)G. Spitale (Psicologo) - D. Grasso (resp. Reg. CISMAI) - F. Vitrano (Neuropsichiatra Infantile) - A. Xibilia (Psicologo) - S. Tinti Barraja (Psicologo) - R. Cantale (Psicologo)

CONSULTORIO FAMILIARI IN SICILIA E RUOLO DEGLI PSICOLOGICoordinatore: Paolo Bozzaro - ConsigliereComponenti: A. Nicita (Psicologo) - D. Agosta (Psicologo) - S. Verdura (Psicologo) G. Infurchia (Psicologo) - F. Castrogiovanni (Psicologo) - C. Riggi (Psicologo) A. Misuraca (Psicologo) - M. Cannata (Psicologo) - R. Mastrosimone (Psicologo) - P. Aparo (Psicologo)

DISAGIO PSICHICOCoordinatore: Maria Teresa Noto - ConsigliereComponenti: M. Y. Auteri (Psicologo) - S. Cardella (Psicologo) - G. Di Buono (Psicologo) - M. R. Graziano (Psicologo) - G. Merlo (Psicologo) - R. Pezzano (Psicologo)V. Schirò (Psicologo)

IL RUOLO DELLO PSICOLOGO NELLA CRISI DEL LEGAME DI COPPIA E TUTELA DEL MINORECoordinatore: Antonino Sammartano - ConsigliereComponenti: S. Cardella (Psicologo) - T. Favaloro (Psicologo) - M. Santoro (Psicologo) - R. D’Agata (Avvocato) - F. Micela (Giudice Tribunale Palermo)L. Iannelli (Giudice Tribunale Palermo) - A. Pardo (Giudice Tribunale per i Minori Palermo) - L. Petrucci (Giudice Tribunale Palermo)

PROFESSIONE E POLITICHE SOCIALICoordinatore: Ilenia Adamo - ConsigliereComponenti: L. Costa (Consigliere) - P. Bozzaro (Consigliere) - A. Sammartano (Consigliere) - A. Giostra (Psicologo) - C. Mangiafico (Psicologo) - A. Giampino (Psicologo)P. Providenza (Psicologo) - M. Lo Turco (Psicologo) - S. La Rosa (Assessorato alla Famiglia, Responsabile Ufficio di Piano) V. Borruso (Componente cabina di regia regionale L. 328/00)

PSICOLOGIA DELL’EMERGENZACoordinatore: Melita Ricciardi - ConsigliereComponenti: F. Venerando (Coordinatore del Comitato Regionale di Protezione Civile) - S. Cannavà (Psicologo) - C. Messina (Psicologo) - G. Panebianco (Psicologo)N. De Santis (Consigliere) - R. Cafiso (Psicologo)

PSICOLOGIA SCOLASTICA E DELL’EDUCAZIONECoordinatore: Antonino Marù - ConsigliereComponenti: M. Anastasi (Psicologo) - G. Criscione (Ispettore Tecnico CSA, Ragusa) - A. Licitra (Comune di Ragusa) - E. Spataro (Psicologo) - R. Chianese (Psicologo)G. Castriciano (Psicologo)

PSICOLOGIA DELLA SICUREZZA STRADALECoordinatore: Melita Ricciardi - ConsigliereComponenti: Gen. N. Purpura (Polizia Municipale) - Gen. A. Sireci (Polizia Stradale) - Dott. L. Indiveri (Consorzio Nazionale Guida Difenziva) - Prof.ssa Cassaniti Mastroieni(Pres. Ass. Vittime della Strada) - M. Dorfer (Psicologo) - Dott. F. Spallina (Provincia Regionale Palermo) - Dott.ssa L. Rositani (Ufficio scolastico Regionale) - Dott.ssa R.Imperato (Provincia Regionale Palermo) - S. Amico (Consigliere Tesoriere) - A. C. Casiglia (Vice Presidente Ordine Sicilia) - L. Costa (Consigliere) - P. Bozzaro (Consigliere).

PSICOTERAPIACoordinatore: Gina Merlo - ConsigliereComponenti: S. Ciavirella (Consigliere) - M. T. Noto (Consigliere) - F. A. Tolentino (Psicologo) - F. Testa (Psicologo)

ORGANIZZAZIONE DELLA SETTIMANA DELLA PSICOLOGIACoordinatore: Maurizio Cuffaro - ConsigliereComponenti: F. Giardina (Presidente) - P. Bozzaro (Consigliere) - R. Pagano (Consigliere - Segretario) - S. Amico (Consigliere - Tesoriere) - L. Costa (Consigliere)M. T. Noto (Consigliere)

Notizie dal gruppo di lavoro “Psicologia Scolastica e dell'educazione”

Si sono concluse le indagini conoscitive, condotte sui nove capoluo-ghi di provincia, finalizzate a mettere in evidenza alcune principaliforme di disagio adolescenziale: • L'indagine conoscitiva – “La mia vita a scuola” – ha inteso dareuno sguardo al fenomeno del bullismo e specificatamente alla per-cezione ed ai vissuti, che gli adolescenti delle scuole medie hanno, ditale fenomeno. Condotta in tutti i Comuni capoluogo di Provincia dellaSicilia, ha interessato circa 2000 alunni degli Istituti Secondari diprimo grado, collocati sia in zone periferiche che centrali delle città.• Il gruppo si è impegnato anche a raccogliere i dati relativi ai mino-ri segnalati e/o presi in carico dai servizi sociali dei Comuni capoluo-go di Provincia. • Altro dato inerente il disagio adolescenziale è stato quello riguar-dante i minori seguiti dai vari Centri di Giustizia Minorile della Sicilia. Lo scopo di queste indagini conoscitive è stato quello di rilevare, dauna parte le condizioni di disagio minorile più o meno conclamate,dall'altra di sottolineare la mancanza di una idonea “politica educati-va” che veda coinvolti gli operatori dei principali contesti formativi.Pensiamo ad esempio ad un “Piano Provinciale per l'Adolescenza”,cioè un Coordinamento tra quanti, a vario titolo si occupano di mino-ri, poiché la risposta all'emergenza educativa, deve essere forte econdivisa. Socializzare le singole esperienze e strategie operative effi-caci dovrebbe servire ad individuare buone prassi educative con la

comune finalità di promuovere “la cultura della vita”. Mettere in atto,quindi, quei processi educativi che consentano la strutturazione diuna forte identità psico-sociale, maggiormente resistente alle influen-ze negative del contesto sempre più frammentato. Il gruppo di lavoro sta procedendo alla stesura delle “Buone prassiper l'organizzazione del servizio di psicologia scolastica” ed alla ela-borazione di un “progetto di legge per la sperimentazione del serviziodi psicologia scolastica”. Una volta recepiti dal Consiglio dell'Ordine,saranno portati a conoscenza e diffusi a tutti i colleghi, in occasionedi un “Convegno sulla Psicologia Scolastica” che, con ogni probabili-tà, si terrà a Maggio del 2009. Vogliamo ringraziare tutti i colleghi che hanno collaborato, con entu-siasmo e forte senso di appartenenza, con questo gruppo di lavoro,sia alla somministrazione dei questionari nei vari Istituti Scolastici,che al reperimento dei dati sul disagio minorile:Costanzo Pellegrino Cecilia, Scuderi Giuseppe, Mignosa Simona,Nicolosi Giuseppina e Bosco Carmela per la zona di Catania. Milazzo Sofia e Cannata Margherita per la zona di Siracusa.Vulpitta Alice per la zona di Trapani.Bella Alessia e Biancheri Maria Fabiola per la zona di Caltanissetta.Rugari Monica e Giuliana Francesca per la zona di Palermo.Vetri Susanna e Zambuto Sitra Concetta per la zona di Agrigento.Parrinello Costanza e Iacurti Anna per la zona di Enna.Maio Monica per la zona di MessinaAmmendola Cesare, Castorina Elisabetta, Triberio Giovanna, MoranaNuccia, Spampinato Angelita, Amenta Elisa per la zona di Ragusa.

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la professione

l pa rofessione

Lunghi anni di lavoro con gli adolescenti frequentanti lescuole, lunghi anni di contatti con insegnanti e genito-ri, anni di confronti, discussioni, partecipazione, anni

di iniziative nate da un’esperienza sul campo che hannopreso il nome di Sportello Genitori, Sportello Ascolto,Progetto Genitori, Progetto Accoglienza. Quasi 25 anni diascolto e comprensione competenti anche di quanti nellascuola hanno investito le loro energie e realizzato le loroambizioni educative.

Questi lunghi anni hanno visto gli operatori della C.O.S. diRagusa impegnati nel servizio socio-psico-pedagogico: psi-cologi, assistenti sociali, pedagogisti ed esperti in scienzedella psicomotricità e del linguaggio. Questa più che venten-nale esperienza professionale ed umana ha fatto maturarel’idea di un convegno sull’adolescenza la cui realizzazione èstata il risultato dello studio delle maggiori implicazioni psi-cosociali che hanno fatto considerare il fenomeno dell’emer-genza educativa, della revisione culturale dei rapporti tra col-lettività adulta e minori.

Il significato dato a questo convegno, tenutosi a Ragusa il24 e 25 ottobre 2008, è stato quello di concedere a quanti ope-rano nel settore educativo uno spazio per ascoltare e riflettere.Chi sono gli A. incontrati, conosciuti, ascoltati, a volte com-presi, a volte rimandati indietro da un grande senso di impo-tenza? Sono stelle ribelli e istintive, imprevedibili e incurantidei consigli degli adulti. Un po’ oscurate, desiderano brillare,amando, sperando e sognando un mondo migliore. Cresciutia merendine e TV, vezzeggiati da orpelli multimediali, gli A.continuano a destreggiarsi tra i mutamenti fisici della puber-tà, i primi amori, le relazioni con la famiglia e la scuola, la vitanel gruppo e i dubbi sul futuro. Oggi hanno qualcosa in piùcon cui fare i conti: il tempo, avaro di sentimenti profondi maparadossalmente foriero di intimità spiattellata in pubblico,un tempo che con estrema difficoltà fa intravedere valoriumani ma adepto del dio denaro a tutti i costi.

Questa premessa introduce il programma del convegno“Adolescenza:un mondo difficile da amare” al cui tavolo sisono avvicendati vari relatori che hanno arricchito il panora-ma di studi e ricerche su questo tanto discusso periodo dellavita di ogni persona.

Dopo l’introduzione, presentata dal dott. Antonino Marù,psicologo, Presidente della Cooperativa COS e consiglieredell’Ordine Regionale degli Psicologi della Sicilia, il dott.Paolo Bozzaro, consigliere dello steso Ordine e SegretarioRegionale dell’AUPI, ha fatto una disamina su“Trasformazioni sociali e adolescenze bloccate”, regalando

una panoramica sulle caratteristiche del mondo socialedell’A. Il relatore ha accennato alle difficoltà che l’A. manife-sta nel raggiungere e stabilizzare una sua immagine, nel fareesperienza delle “separazioni”, spesso vissute come fughe enon come continuità di intenti e progetti educativi; ha parlatodelle crisi radicale di senso che aggiunge complicanze allascontata fatica di crescere, ancora più insostenibile perchéimpoverita dalla mancanza della responsabilità di crescere.

Il dott. Marco Nicolussi, psicologo, presidente dell’OrdineRegionale degli Psicologi del Veneto, prendendo spunto daltitolo della sua relazione “Le comunicazioni aggressivedell’Adolescente”, ha parlato del sentimento di invulnerabili-tà o onnipotenza degli A., che li rende privi di un’auto ed ete-ropercezione, deprivandoli di coscienza e consapevolezza.Perciò essi spesso non sono in grado né di prevedere, né disapere a cosa andranno incontro. Quasi ovvio che in questacondizione l’A. è facilmente sottoposto a frustrazioni più chein altri periodi della vita e si sa che la frustrazione creaaggressività. Interessante è stata a questo proposito la con-siderazione del relatore secondo cui l’aggressività non è defi-nibile aprioristicamente negativa. Essendo essa sempre atti-va, necessita di un’adeguata canalizzazione, poco prescrivi-bile in un contesto sociale come quello odierno.

La dott.ssa Claudia Donati del CENSIS ha presentato gliesiti di alcune ricerche svolte sul territorio nazionale sullaconnessione tra “Struttura della famiglia e fenomeno delbullismo”. Quanto emerso dai dati ha messo in evidenza duepunti fondamentali: la struttura formale delle famiglie che sista diversificando e il fenomeno del bullismo che è ritenutoin crescita e risultato di una mancanza di riferimenti, di dis-agio e disorientamento per gli A.

A presentare l’indagine pilota “Le prepotenze nella miascuola”, effettuata dagli operatori della COS in tutte le scuo-le secondarie di primo grado del comune di Ragusa, è statoil dott. Cesare Ammendola, psicologo e psicoterapeuta.L’indagine è stata condotta su un campione significativo di826 alunni. Sono stati elaborati dei questionari anonimi,

Adolescenza: un mondo difficile da amareGiovanna Triberio - psicologo

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somministrati agli alunni ed infine sono stati raccolti iseguenti risultati:L’83% dichiara di avere assistito ad episodi di prepotenza(soprattutto in classe e nei bagni)•prevaricazioni fisiche, talvolta 50%,spesso 6%;•prevaricazioni psicologiche, talvolta 17%, spesso 3%;•prevaricazioni verbali, talvolta 52%, spesso 18%;•prevaricazioni metapsicologiche, talvolta 52%, spesso 15%;•prevaricazioni psicosociali, talvolta 52%, spesso 12%;•prevaricazioni relazionali, 7%.

Le ragazze sono più portate ad intercettare le prevarica-zioni non fisiche, vuoi in virtù di un più profonda sensibilità esottigliezza rispetto a un tale codice relazionale, vuoi in ragio-ne di una maggiore familiarità con questa modalità di preva-ricazione.

Il 63% delle vittime dichiara di averlo confidato a qualcuno:•il 13% agli insegnanti;•il 15% si rivolge agli insegnanti se assiste ad un episodio;•il 33% sostiene che gli insegnanti non si accorgono degliatti di prepotenza.

Le sensazioni provate innanzi ad un compagno che sicomporta da prepotente:•emulazione 0;•rabbia, talvolta 32%, spesso 48%;•paura, talvolta 29%, spesso 4% (femmine talvolta 40%,spesso 8,5%);•indifferenza, talvolta 36%, spesso 19% (femmine talvolta41%, spesso 17%).

Le affermazioni scaturite dai risultati, sono state cosìinterpretate dal relatore:•l’esistenza dell’A. è sovente tormentata;•la relazione nell’A. è densa di sofferenza;•il concetto di tabù è spesso disconosciuto;•il contenimento solido, coerente e autoconsistente daparte del ruolo genitoriale è fortemente carente;•l’avere senza limiti porta a disprezzare tutto e ad annoiarsidi tutto.

Ammendola ha concluso con una riflessione molto signifi-cativa: non è la perdita dei valori il dramma della società dioggi bensì la perdita dei limiti. L’Equipe s.p.p. nelle scuoleoffre anche uno spazio in cui la dialettica delle omertà vienedisvelata e le proiezioni prevaricanti trovano un contenimento.

Significativo, toccante ed originale l’intervento preparatoe presentato da quattro alunni di una scuola media diRagusa. “Il genitore che vorrei…” è stata non solo unarichiesta tra l’ironico e il malinconico fatta ad un ipotetico maverosimile genitore ma un appello caldo ed accorato sottoforma di una prosa fresca e non scontata.

Immancabile la presenza del dott. Fulvio Giardina, presi-dente dell’Ordine degli psicologi della Sicilia. Nella sua disa-mina egli ha sottolineato come la professionalità degli psi-cologi può incidere nel disagio adolescenziale. Trattandosi diun convegno sull’A., organizzato da un team che da sempreè impegnato su questo fronte proprio nel contesto scolasti-co, il Presidente ha ribadito, non senza un certo rammarico,come in Italia la figura dello psicologo scolastico non siaancora istituzionalizzata grazie ad una legge, mentre in paesieuropei come la Francia, la Finlandia, la Norvegia, la GranBretagna esiste una rappresentazione sociale dello psicolo-

go scolastico. Ha accennato anche alle difficoltà di finanzia-mento cui vanno incontro i progetti degli psicologi nella scuo-la italiana.

Di grande richiamo è stata la presenza della prof.ssaDonata Francescato, ordinario di Psicologia di Comunitàpresso “La Sapienza” di Roma. Il suo intervento, denso dicontenuti e di principi a tratti anche provocatori, ha spaziatosu una definizione di adolescente che oggi ha difficoltà adessere competente perché spesso non ha una comunità allespalle competente che lo accompagna nella conoscenza delmondo. Proprio la svalorizzazione della competenza giovani-le dà origine al disimpegno dei giovani, ad esempio in politi-ca; rende opache le opportunità di senso, riduce le loro pos-sibilità di esprimersi, di farsi vedere e vedere. LaFrancescato ha ancora aggiunto l’importanza della formazio-ne dell’A. in questo momento storico che vede arrivare tantesollecitazioni, che vede trasformarsi la rabbia in energia peril cambiamento ma che vede anche lo spreco delle risorseda parte, ad esempio, delle associazioni mafiose o il man-cato aumento dei fondi per la scuola da parte del governo.Accennando alla figura dello psicologo scolastico, infine, laFrancescato ha reso evidente l’importanza del lavoro di lega-me che questa figura ha come compito, tra la scuola, le dina-

miche che agiscono al suo interno, la famiglia, la comunità.La dott.ssa Valeria Conte, psicologa, dirigente presso

l’AUSL 7 di Ragusa, ha parlato dei nuovi modelli relazionalied educativi che fanno da sfondo all’A. e alla sua evoluzio-ne. La sfida dell’autorevolezza, il pensare a nuovi percorsieducativi, l’assumersi la responsabilità del cambiamento edella relazione, l’apprendere dall’esperienza rappresentanola garanzia per le acquisizioni valoriali dei nostri A.

La dott.ssa Rita Chianese, psicologa e presidentedell’Associazione “Il Germoglio”, che nel comune di Marsalasta portando avanti da quattro anni un progetto di psicope-dagogia scolastica, ha presentato la “portabilità” del servi-zio s.p.p. grazie alla collaborazione tra i due gruppi di opera-tori, di Ragusa e di Marsala, che hanno contribuito ad allar-gare un modello finora sperimentato ed applicato solo allarealtà di un parte della Sicilia.

A chiudere la prima giornata del Convegno è stato il prof.Santo Di Nuovo, ordinario di Psicologia presso l’Università diCatania. Partendo dalla diversità degli A., a seconda del con-testo in cui essi sono cresciuti e vivono, egli ha dato risalto

Il pubblico dei partecipanti

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alla formazione di quanti si occupano del mondo adolescen-ziale, affermando che essa non può prescindere dalla cono-scenza di alcuni concetti fondamentali:•la confusione dei ruoli, caratteristica degli A.;•il loro senso di dipendenza;•la devianza, presente anche tra i figli dei “white collars”;•il rifiuto della complessità che si traduce negli A. in un rifiu-to dell’emozione;•il bullismo, risultato della noia: si attacca l’altro per paurae non per difesa;• l’identificazione, senza la quale non si raggiunge la maturità.

Il Convegno ha proseguito nella sua seconda giornata sultema “Alimentazione e benessere nell’Adolescenza”. Ilbenessere dei ragazzi passa anche attraverso un’alimenta-zione corretta, equilibrata, completa e significativa.Significativa perché metaforica di un modo di trasmettereemozioni e sentimenti, affetto e cura, nutrimento ma anchesofferenza, dolore, disagio.

La dott.ssa C. Donati ha comunicato alcuni dati relativi alladiffusione dei disturbi della condotta alimentare tra gli A. Hafatto presente inoltre come si sia sviluppata una tendenza acreare siti web che esaltano l’anoressia e quindi sono ad essafavorevoli in quanto ritenuto lo sviluppo più “positivo” dellamagrezza. Ulteriore dato interessante, emerso dai sondaggidel Censis: pare che la bulimia sia più diffusa dell’anoressia.

Ai dati statistici del Censis si è collegata per il suo inter-vento la dott.ssa Tiziana De Ruggieri, psicologa, consiglieredell’Ordine Regionale degli psicologi del Veneto ed espertanella diagnosi e trattamento dei disturbi del comportamentoalimentare. Dalla sua ricerca, effettuata tra i giovani attra-verso uno studio comparato tra Padova e Bari, è stato nota-to un aumento dei casi di anoressia e bulimia tra gli adole-scenti maschi. Al di là comunque delle statistiche e dei datinumerici, la De Ruggieri ha aiutato i partecipanti a focalizza-re l’attenzione su alcuni concetti che fanno la differenza nelcapire perché, a parità di età e condizioni, il fenomeno deidisturbi alimentari attecchisce o meno. Anzitutto la qualità ela quantità del supporto emotivo percepito in famiglia; l’inci-denza del contesto familiare sull’incoraggiamento all’auto-nomia del giovane; l’importanza del gruppo dei coetanei e diconseguenza la capacità di socializzare.

La relazione della dott.ssa Patrizia Providenza, psicologae psicoterapeuta, ha ampiamente e chiaramente delucidatol’uditorio su ciò che si nasconde dietro il rapporto alteratocon il cibo. Oltre a descrivere i fenomeni anoressici e buli-mici, la Providenza ha scandagliato le coordinate personolo-giche di quei soggetti il cui corpo diventa “luogo” dove ven-gono agiti quei disagi psicologici che rappresentano la verasofferenza e che si servono del corpo e della sua relazionecon il cibo. A questi concetti fanno da sfondo la vita “perfet-ta”, la coppia “perfetta”, la famiglia “perfetta”, la “felici-tà”…..tutto è legato alla possibilità di avere un corpo sano,magro e giovane, anziché al valore delle persone, all’impe-gno ad instaurare rapporti, a raggiungere obiettivi gratifican-ti. Di particolare interesse il rapporto tra le ragazze che sof-frono di disturbi del comportamento alimentare e le loromadri, spesso frustrate da rinunce, e i loro padri, spessosilenziosi e disimpegnati, assenti. La Providenza ha aggiuntoche il problema esiste da tempo. Il rapido e recente dilagare

dei DCA nella nostra società è l’espressione estrema delmutamento radicale delle aspettative sociali nei confrontidelle donne, quindi del sistema familiare e dei ruoli al suointerno. La dottoressa ha concluso il suo intervento puntan-do l’attenzione sul compito di educatori e genitori di aiutarei bambini a costruire una sana autostima, anche attraversoun’adeguata educazione emotiva: il cibo è l’azione delleemozioni non dette.

I due interventi che hanno chiuso il Convegno sono statipresentati dal dott. Andrea Bergamo, dirigente scolastico epsicologo, e dalla dott.ssa Ilenia Carnazza. La relazione delprimo ha dato spunti importanti soprattutto a quanti operanonella scuola, proponendo linee guida per i progetti, per i rego-lamenti scolastici e per i referenti dei vari ambiti che si occu-pano dell’educazione al benessere dei ragazzi. La dott.ssaCarnazza, nutrizionista, ha illustrato una competente e vivacemappa per una corretta alimentazione nell’età evolutiva.

La partecipazione al Convegno ha superato ogni ottimi-stica previsione. Più di trecento persone, tra psicologi, assi-stenti sociali, insegnanti, studenti universitari e delle scuolesuperiori, medici, dirigenti scolastici hanno seguito i lavoridel Convegno e la loro provenienza si è distribuita tra tuttele province siciliane. L’organizzazione del Convegno ha previ-sto anche la compilazione di una scheda anonima di valuta-zione di tutta l’iniziativa da cui sono state tratte prezioseinformazioni, oltre che utili suggerimenti, i cui dati sono stati

registrati e opportunamente tabulati.Evento, dunque, di largo respiro e di grande importanza

questo Convegno, sia per il territorio ragusano e per le valen-ze culturali di cui esso si è arricchito, sia per il servizio s.p.p.di Ragusa, fiore all’occhiello ormai da tempodell’Amministrazione Comunale.

Proposito prossimo è quello di dare un prosieguo all’e-sperienza appena conclusa con un altro convegno che, par-tendo dal tema affrontato, ne approfondisca alcuni aspetti inmodo più specifico, più attuabile, maggiormente fruibile perquanti sono impegnati nel mondo dell’A., i quali vivono congli A. questa età come compagni di viaggio, come itinerantiin un cammino che non faccia vedere ai ragazzi a tutti i costila meta bensì il come e il dove si pongono i propri passi.

Un grazie, dunque, a quanti hanno contribuito alla crea-zione di questo evento ed un grazie ancora più sentito e rico-noscente agli adolescenti per avere prestato indirettamentela loro età ad uno studio rispettoso e ad una riflessioneimportante e sentita.

Il tavolo dei relatori

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la professione

Alessandro Lipari - psicologoFrancesca Picone - medico psichiatraSilvana Scardina - psicologo

Il gioco d’azzardo è stato da sempreoggetto di studio da parte espertidi varie matrici, ancor prima della

pubblicazione di “Dostoevskij e il parri-cidio” di S. Freud nel 1927, ma èanche stato sempre fonte di ispirazio-ne letteraria e poetica, un esempio pertutti, “Il Giocatore” di F. Dostoevskij nel1866.

Il gioco d’azzardo, infatti, poggia lesue radici da sempre nella storia enella cultura di ogni popolo e, anche acausa di una legislazione repressiva,da sempre è stato considerato unvizio, continuando sempre ad esisterein modo più o meno sotterraneo e clan-destino.

Di recente, a seguito della modificadella legge, che ha legittimato il giocod’azzardo, il numero dei giocatori inItalia è cresciuto in modo esponenzia-le di anno in anno. Si conta che ognigiorno gli italiani spendano milioni dieuro per tentare la fortuna tra lotterie,gratta e vinci e macchinette varie.

Stiamo assistendo ad un vero eproprio boom che è sotto gli occhi ditutti, e che non sempre rimane uninnocuo passatempo, talora tramutan-dosi in una vera e propria dipendenzapatologica.

Se, infatti, il gioco d’azzardo patolo-gico è inserito nel DSM IV TR tra i dis-turbi del Controllo degli Impulsi, è purvero che si presenta come una vera epropria dipendenza “senza sostanza”,

una delle cosiddette “nuove dipenden-ze”, per le analogie fortissime con ledipendenze da sostanze.

L’intera esistenza del giocatore èinvasa dal gioco, al punto da impedirglidi condurre una vita normale; egli siritrova talmente tanto assorbito dalgioco, da perdere ogni capacità di con-trollo; non riesce a smettere di giocaree qualunque tentativo fallisce; pur per-dendo anche cifre superiori alle suepossibilità, talora con grossi debiti,continua la ricerca affannosa su comeprocurarsi i soldi per continuare a gio-care, commettendo talora anche attiillegali pur di raggiungere lo scopo; fini-sce per isolarsi dal suo contesto fami-liare e lavorativo, compromettendo for-temente anche la sua vita affettiva.

L’oggetto della dipendenza, ilgioco, diventa centrale, costituisce ilfulcro attorno al quale ruota la vita delsoggetto dipendente e ne definiscetotalmente e drammaticamente la suaidentità.

A partire da questa fenomenologia,sempre più persone con problemi digioco o loro familiari tendono oggi achiedere aiuto a servizi, associazioni divolontariato o professionisti. I serviziche maggiormente si trovano a fron-teggiare queste richieste sono i Ser.T.,per le evidenti analogie con le altreforme di dipendenza e abuso disostanze psicoattive, che, talvoltasono anche compresenti nei quadri cli-nici che caratterizzano le situazioni digioco patologico.

Gioco d’azzardo patologico e l’esperienza del progetto “GAP”

L’insidia nascosta nel gioco d’azzardo è la transizione dal ludico alla dipendenza. Ciò comporta una serie di implicazionidestrutturanti sia per l’individuo che per il sistema sociale che lo circonda con gravi conseguenze psicologiche. Questa tematica è stata ampiamente affrontata il 4 ottobre a Palermo durante la giornata di studi, patrocinata dall’Ordinedegli Psicologi in collaborazione con l’Ordine dei medici, dal titolo “Il gioco d’azzardo patologico: tra passione e dipendenza.– Progetto GAP”.Interventi di illustri colleghi, Silvana Scardina, Vincenzo Caretti, Alessandro Lipari, Mauro Croce, Rolando De Luca hanno con-tribuito alla definizione di un quadro teorico e di intervento in un campo nel quale si registra la richiesta di un’utenza in con-tinuo aumento: dalla prevenzione e la riduzione del rischio alle caratteristiche impulsive-compulsive nelle dipendenze alledeterminanti psicopatologiche e psicodinamiche del giocatore.All’interno della giornata di studio sono stati presentati i risultati del GAP, il progetto dell’Azienda USL n° 6 di Palermo dicui responsabile è la collega Silvana Scardina.Il direttore dell’Azienda USL n° 6, dott. Salvatore Iacolino, ha evidenziato nel suo intervento come Il GAP, unico centro inSicilia finalizzato all’intervento sul gioco d’azzardo patologico, rappresenti un’ulteriore conferma dell’interesse delle istitu-zioni verso le esigenze dei cittadini che necessitano di interventi psicologici di elevata specificità.Amedeo Claudio Casiglia - Vice Presidente Ordine degli Psicologi Regione Siciliana

Il tavolo dei relatori

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la professione

Dall’aprile del 2006, è attivo aPalermo all’interno del Ser.T D.S. 13,sito in via A. da Messina n. 3, unambulatorio specialistico per la curadella dipendenza da gioco, che operacon prestazioni di psicologi e psichia-tri, impegnati da anni nel campo delledipendenze patologiche, che si sononel tempo interessati e motivati a inter-cettare le richieste da parte di questanuova forma di utenza.

Il Progetto “GAP” (Gioco d’AzzardoPatologico), tra le cui articolazioni vi èappunto l’ambulatorio specialistico,nasce all’interno del Dipartimentodelle Dipendenze Patologiche dell’ASL6 di Palermo allo scopo di realizzare unCentro di riferimento per lo studio, laprevenzione, la diagnosi e la terapiadel Gioco d’Azzardo Patologico (GAP).L’obiettivo principale del Progetto‘GAP’ è finalizzato alla cura del giocopatologico, offrendo così uno spazioterapeutico e di intervento differenzia-to per il giocatore d’azzardo patologicoe i suoi familiari.

Il Progetto “GAP”, oltre all’ambula-torio interdistrettuale per il Giocod’Azzardo Patologico, prevede tra i suoiobiettivi:•Individuazione e messa in rete deidiversi servizi e delle agenzie sul terri-torio locale e a livello nazionale (altrestrutture ambulatoriali, comunità tera-peutiche specialistiche, ecc.).• Attività di ricerca e intervento sulGioco d’azzardo patologico e sulle“nuove dipendenze”.• Attività di prevenzione nelle scuole

medie superiori.• Formazione di gruppi di auto-aiuto daparte dei familiari (in via d’attivazione).• Offerta di consulenza legale (in via diattivazione).

L’attività principale dell’Ambulatorio,che si basa su un modello di interventointegrato pluridifferenziato è clinica, cheprevede, dopo un accurato inizialemomento diagnostico l’elaborazione diun progetto terapeutico individuale: que-sto si sviluppa su un’attenta valutazio-ne della richiesta formulata dal pazientee dalla sua famiglia, attraverso unaprima visita psicologica e psichiatrica.

Più in particolare, la metodologiadi intervento integra psicopatologia eclinica, tecniche di counselling spe-cialistico, la valutazione e l’eventualepresenza di una doppia diagnosi,un’ottica co-costruttiva, e una valuta-zione dell’assessment relazionale. Iltrattamento, pertanto, può prevedereuna terapia del giocatore insieme alfamiliare di riferimento, più vicino ecoinvolto nel problema (moglie, ecc.)oppure un trattamento individuale, oinfine, l’inserimento in gruppi di autoaiuto anche per i familiari, così dasostenere in maniera globale il siste-ma famiglia.

Inoltre, altre attività del Progetto“GAP” sono:• Attività di prevenzione che si concen-tra sullo sviluppo di programmi educa-tivi e di informazione all’interno dellescuole medie superiori, al fine di offri-re spunti di riflessione e momenti diattività esperienziale, in grado di sensi-

bilizzare e gettare luce sul fenomeno,evidenziando gli aspetti del giocosociale e quindi “sano”, e quelli piùproblematici, che possono approdarealla patologia.• Attività di ricerca che mira a:1. Svolgere indagini conoscitive delleRisorse Territoriali sulla presenza nelterritorio di servizi e strutture, di pro-getti realizzati, di portali, di siti infor-mativi nell’area delle nuove dipenden-ze patologiche e da gioco d’azzardo. 2. Condurre ricerche statistiche sul-l’andamento dell’attività clinica, sultarget degli utenti, sui processi di cura,sulle fasi di gioco, sulle motivazioni alcambiamento, sulle tipologie cliniche,sui problemi connessi alla doppia dia-gnosi.3. Svolgere indagini conoscitive sulleInformazioni possedute dagli operatoridei servizi pubblici e privati su territorioprovinciale in merito alle attivitàdell’Ambulatorio Interdistrettuale.4. Creare un Osservatorio sulle NuoveDipendenze.

Appare interessante, a conclusio-ne, proporre, brevemente, i risultati didue anni mezzo di lavoro del Progetto‘GAP’, così come sono stati presentatiin occasione della Giornata di Studi del4 ottobre u.s.

Sono 113 gli utenti, che finora sisono rivolti all’ambulatorio GAP, con uncrescita evidente negli ultimi tempi. Lamaggior parte di essi sono maschi(100) e sono dediti al gioco dellescommesse. Molti sono i giocatori divideopoker, gratta e vinci e lotto. Quasisempre, quando avviano la terapiapresso l’ambulatorio sono molto moti-vati a farlo: spesso il trattamento siconclude con la completa astenzionedal gioco, talora con una modalità con-trollata di gioco.

Emerge, infine, in modo abbastanzapreoccupante la netta crescita del pro-blema del gioco patologico tra giovaniadolescenti, che abusano di giochidavanti al computer e su Internet o chericorrono al gioco nella speranza dipoter dare una svolta economica allaloro vita. È frequente vedere ragazzinicatturati da un videopoker o davanti adun terminale per seguire la corsa sullaquale hanno scommesso i loro soldi,nonostante esista un divieto legislativoper i minori di 18 anni.

Il pubblico dei partecipanti

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la professione

Ugo Marchetta - psicologoRosa Venuti - presidente I.R.A.S.E.

Il giorno 15 Novembre 2008 si è tenuto presso la SalaMagna di Palazzo Steri - Piazza Marina a Palermo ilTERZO CONVEGNO NAZIONALE “SCUOLA, FAMI-

GLIA ed EXTRASCUOLA Immagini, percezioni e rappre-sentazioni sociali dei sistemi educativi formali e nonformali”.

Il Convegno rappresenta la naturale prosecuzione deilavori sulla tematica dei rapporti tra Scuola e Famigliainiziati tre anni fa a cura della Cattedra di PsicologiaSociale della Famiglia dell’Università degli Studi diPalermo (prof. Ugo Marchetta) e dall’I.R.A.S.E.Nazionale Ente della Uil scuola qualificato per la forma-zione del personale scolastico (Dott.ssa Rosa Venuti,Presidente).

Il Primo Convegno Nazionale “Famiglia e Scuolacome organizzatori sociali” (19- 20 Maggio 2006) si èsvolto nell’Aula magna della Facoltà di Lettere eFilosofia, ed il Secondo “Giornata di interconnessionesistemica. Competenze genitoriali e Funzione docente,Burn out e Bullismo” ha avuto luogo a Palazzo Steri il 23Giugno 2007. I tre Convegni sono stati promossi dallaFacoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo.

Il Convegno ha avuto una notevole partecipazione siadi operatori sociali che del mondo della Scuola edell’Accademia. Più di 200 persone hanno seguito i lavo-ri con interesse, e il confronto tra il mondodell’Università e della Scuola è risultato, ancora unavolta, molto ricco di spunti di riflessione e di proposizio-ni operative, mettendo al centro l’interesse degli studen-ti e l’importanza della ricerca non solo teorica, ma ope-rativa e sul campo.

Nell’ottica della continuità, sia ideale che pragmatica,si è tentato di riflettere anche su tutto ciò che pur essen-do esterno al mondo della Scuola/ Università, ed a volte,apparentemente senza alcuna connessione con questi,costituisce una fonte importante di elementi e di spuntididattico/educativi che vengono definiti come “apprendi-menti non formali o informali”.

Questo Convegno che è stato patrocinato per laseconda volta dall’Ordine regionale degli Psicologi dellaSicilia, ha voluto tentare di trovare le interconnessioniesistenti tra questo universo variegato di stimoli e dispunti educativi, nel quale i nostri studenti sono costan-temente immersi e dal quale non sempre riescono a uti-lizzarne o a decodificarne i linguaggi e le regole, e ilmondo della scuola dove dovrebbero svilupparsi i cosìdetti “apprendimenti formali”. Il Presidente dell’Ordinedott. Fulvio Giardina, nel suo intervento ha, altresì,messo in evidenza la mancanza della presenza della figu-ra dello psicologo nelle organizzazini scolastiche, acausa di una norma che per varie motivi e/o resistenzenon riesce a vedere la “luce”.

Tale situazione viene a volte supplita da progetti o ini-

ziative occasionali da parte delle scuole, che però nonriescono a produrre effetti significativi per il migliora-mento del sistema, a causa della mancanza di stabilità,oggi anche legata a fattori economici.

Dai vari contributi è emersa l’importanza di far dialo-gare i sistemi formali (Scuola e Università) e quelli nonformali o informali (Famiglia ed extrascuola), al fine diconfrontarsi e integrarsi per poter contribuire alla forma-zione integrale della persona, futuro cittadino lavoratoreche dovrà relazionarsi in una realtà complessa forte-mente contaminata dalla globalizzazione, dal potere del-l’economia e dalla mancanza di conoscenze e sapericerti.

È stata, infatti, da più parti sottolineata come neces-saria la presenza di Operatori sia scolastici che socialifortemente qualificati e professionalizzati. Infatti, se èvero che, come sostiene Edgard Morin “…La scienzaeconomica è sempre più incapace di considerare ciò chenon è quantificabile, cioè le passioni e i bisogniumani…..” e che... “l’economia è allo stesso tempo lascienza più avanzata matematicamente e la più arretrataumanamente...” (E. Morin, La testa ben fatta, 2000, pp.8), bisognerà “attrezzare” i nostri giovani attraversointerventi educativi integrati che possano saper coniuga-re la Matematica….. con la Filosofia…, per sviluppareuna capacità di riflessione e di decodifica della realtà,che sviluppi il pensiero in modo critico e flessibile.

Al Convegno hanno partecipato: il Prof RobertoLagalla, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi diPalermo, Il Prof. Giovanni Sprini Ordinario di PsicologiaGenerale, Il Prof. Mario Giacomarra, Presidente del Corsodi Laurea in Servizio Sociale, la Prof..ssa Annamaria PepiDirettore del Dipartimento di Psicologia, la Prof.ssaAnnamaria Amitrano, Ordinario di Antropologia Culturale,il Dott. Maurizio Tiriticco Metodologo, il Dott. MicheleCalascibetta, Dirigente MIUR, la prof.ssa FrancescaMaria Severa, Segretario di I.R.A.S.E. Nazionale, Il dott.Fulvio Giardina Presidente dell’Ordine Regionale degliPsicologi della Sicilia, la prof.ssa Noemi RanieriSegretario Nazionale UIL Scuola.

Hanno coordinato i lavori il prof. Ugo Marchetta e ladott.ssa Rosa Venuti, che in conclusione della manifesta-zione, hanno avuto parole di ringraziamento per tutti colo-ro che hanno consentito la realizzazione del Convegno, inparticolare per i giovani collaboratori, e hanno assuntol’impegno di pubblicare e divulgare rapidamente gli attiper poter passare “dalle parole ai fatti”, al fine di contri-buire concretamente ad accrescere la professionalità siadei Dirigenti che di tutti gli operatori del sistema scuola,attraverso azioni di formazione congiunte tra l’Accademiae strutture qualificate di formazione della scuola.

Utopia e Speranza, Coraggio e Passione,Professionalità e Conoscenza sono le parole chiave chesostengono e orientano verso il Futuro l’azione quotidia-na di tutti gli operatori che si occupano di educazione deigiovani.

Riflessioni e ricordi di un incontro formativo

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la professione

Ilenia Adamo - consigliere, coordinatore GdL “Professionee politiche sociali”

Nell’assemblea nazionale del CISMAI – ilCoordinamento Italiano dei Servizi contro ilMaltrattamento ed Abuso all’Infanzia - tenutasi a

Cosenza il 28 settembre 2001 è stato approvato un inte-ressante documento, elaborato dalla CommissioneScientifica del coordinamento che si è occupata dell’acco-glimento dei bambini vittime di maltrattamento.

Il documento è finalizzato alla definizione dei “requisiti”che i centri residenziali per minori devono avere per potergestire una corretta presa in carico di minori maltrattati o abu-sati, allontanati temporaneamente dal nucleo familiare perintervento dell’autorità giudiziaria.

Si propone di definire le diverse funzioni che i centri resi-denziali devono svolgere, gli strumenti di cui si devono dota-re, nonché l'organizzazione necessaria al loro adeguato ope-rare.

Funzioni, strumenti e organizzazione sono stati calibratiin relazione alla tipologia dell’utenza (minori in situazioni dicrisi e le cui condizioni psicofisiche sono fortemente com-promesse dai traumi subìti) e alla complessità del contesto(familiare, sociale, clinico, giudiziario) in cui l’intervento deicentri residenziali si viene a collocare.

In tali situazioni, pur svolgendo nella quotidianità le essen-ziali funzioni educative necessarie alla crescita dei bambini,le comunità devono attivare nei confronti delle persone accol-te specifiche azioni a valenza protettiva e terapeutica.

Date le sue caratteristiche di intervento sulla crisi, ladurata del progetto d’inserimento nella comunità deve esse-re contenuta nei tempi strettamente necessari allo svolgi-mento degli accertamenti diagnostici sul minore e alla valu-tazione prognostica circa le possibilità di recupero dei geni-tori o di altri familiari, per garantire alla vittima la possibilitàdi godere del suo diritto a vivere in famiglia, la propria oadottiva/affidataria, in caso di persistente inadeguatezzadella famiglia biologica.

Il documento si collega ai precedenti documenti CISMAI“Dichiarazione di consenso in tema di abuso sessuale all’in-fanzia” e “Requisiti minimi dei servizi contro il maltratta-mento e l’abuso all’infanzia”, di cui è un’integrazione rispet-to alla funzione delle comunità d'accoglienza.

Ribadisce la necessità, nelle differenti fasi dell’interven-to, di una forte integrazione interprofessionale tra i differentioperatori coinvolti, di un’elevata specializzazione rispetto aiproblemi affrontati, e di un'adeguata capacità di rapportarsicon il percorso giudiziario in cui il minore e la sua famigliasono coinvolti.

In particolare, si ritiene che il lavoro della comunitàd'accoglienza debba presupporre la presenza di un'équipepsicosociale che abbia in carico il caso e sia distinta dal-

l'équipe educativa. Rispetto a tale équipe psicosociale, lacomunità d'accoglienza si costituisce come risorsa integra-ta all'interno dell'intervento complessivo.

Nella definizione dei requisiti strutturali ed organizzativi,si fa riferimento alle normative nazionali integrate dalle nor-mative regionali secondo l’art. 11 della Legge 328/2000.

In attuazione dell’art.11 della Legge 328/2000 (Legge

Quadro Interventi e Servizi Sociali), il Decreto dellaPresidenza del Consiglio dei Ministri n.308 del 21/5/01 hadefinito i “requisiti minimi strutturali e organizzativi” per iservizi residenziali e semi-residenziali. Relativamente allaRegione Siciliana, il mancato recepimento della L. 328/00ha determinato il permanere – nell’ambito dei servizisocioassistenziali – degli standards strutturali ed organizza-tivi previsti dalla L. 22/86. Oggi quindi diviene difficile,anche quando appare una logica conseguenza legata allacomplessità del quotidiano ed alle urgenze in termini dibisogni e di risposte, specializzare le strutture residenzialiper minori in Sicilia, ancor di più se quelle strutture opera-no in convenzione con l’ente locale il quale riconosce edapplica solo quanto previsto dalla L. 22/86.

A Piazza Armerina, grazie ad una proficua collaborazionecon l’Amministrazione locale, è stato possibile realizzare

Esperienze di buone prassi in SiciliaI requisiti di qualità per le strutture che accolgono vittime

di maltrattamento e abuso del C.I.S.M.A.I e l’esperienza della comunità

alloggio per minori NIKE.

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un’esperienza significativa in tale direzione e cioè specializ-zare una comunità alloggio per minori, la comunità alloggioNIKE, regolarmente iscritta all’albo regionale nell’appositasezione prevista, adeguandola – sia da un punto di vista strut-turale che organizzativo e di personale – ai requisiti di qualitàdei centri che accolgono vittime di maltrattamento ed abusosessuale. Ciò si è reso possibile grazie all’integrazione dialcuni servizi aggiuntivi relativi a prestazioni specialistiche ditipo riabilitativo (mediche, psicologiche, educative e sociali)previsti da alcune progettualità del Piano di Zona del D24.

In linea con il documento del C.I.S.M.A.I. è stato quindipossibile realizzare una struttura residenziale con leseguenti caratteristiche: la comunità, che accoglie minorivittime di maltrattamento e abuso, si qualifica come un con-testo capace di fornire al minore la protezione dalle formedi abuso subite, l’accompagnamento più idoneo nelle variefasi dell’intervento previsto dal progetto di rete, e il soste-gno funzionale al superamento delle condizioni di pregiudi-zio vissute. In tal modo, assume valenza terapeutica in ordi-ne alla riparazione del trauma subito dal minore.

Le funzioni da essa espletata sono: protezione efficaceed immediata del minore rispetto ai rischi di ulteriore vitti-mizzazione; sostegno adeguato del minore nei momenti cri-tici e nelle fasi più delicate del percorso; osservazione delbambino rispetto ai danni fisici e psichici subiti e alle risor-se presenti sia a livello individuale, sia a livello relazionale;osservazione e sostegno delle relazioni tra il bambino e ifamiliari (se non sospese dall’autorità giudiziaria) e dellaloro evoluzione nel tempo; offerta di esperienze relazionalicorrettive, adeguate ai bisogni evolutivi del minore; facilita-zione alla rielaborazione delle esperienze traumatiche vis-sute; rinforzo agli interventi dell’equipe psicosociali suminori e genitori; accompagnamento del minore seguentealla valutazione (rientro in famiglia, affido, adozione).

Gli strumenti e le azioni che la caratterizzano prevedonola predisposizione di spazi e tempi adatti al momento del-l’accoglienza e al primo periodo di inserimento che aiutinoil minore a comprendere il significato dell’intervento protet-tivo; l’esercizio attivo della vigilanza rispetto a possibiliintromissioni o interferenze di adulti pregiudizievoli in accor-do con il servizio affidatario; il monitoraggio dei contatti edelle visite tra genitori e bambino e loro registrazione; lachiarificazione al bambino del percorso istituzionale all’

interno del quale lui e la sua fami-glia sono inseriti e delle diver-se figure istituzionalicoinvolte nell’ inter-vento; il dialogo con ilminore in merito alledifficoltà vissute all’interno della propriafamiglia e al percorsoche gli stessi genitoristanno compiendo; il lavo-ro di preparazione e disostegno del contestosociale (scuola, tempo libe-ro, sport) che accoglie il minore tramite un uso correttodelle informazioni circa la sua storia e le sue problematicheda attuarsi in collaborazione con il servizio sociale territo-riale; l’utilizzo di modalità osservative documentabili suicomportamenti del minore e sulle sue relazioni significative;il riconoscimento e ascolto del materiale simbolico portatodal minore nelle attività quotidiane e nel gioco; l’organizza-zione della vita della comunità che garantisca un adeguatocontrollo sulle possibili interazioni problematiche tra i mino-ri (comportamenti aggressivi, comportamenti sessualizzati);gli interventi educativi basati sul bilanciamento tra conteni-mento e comprensione dei comportamenti problematici esintomatici; l’organizzazione di attività individuali e/o digruppo atte a valorizzare le capacità del bambino nellacostruzione di un’identità personale positiva ed a promuo-vere spazi di “normalità”; la presenza degli educatori accan-to al minore nei vari momenti del percorso giudiziario (peri-zie, audizione protetta, visite mediche...) in accordo con ledecisioni della magistratura e del servizio sociale affidata-rio; l’attivazione di alleanze educative con genitori valutatirecuperabili ed aiuto al bambino nel riconoscimento delcambiamento avvenuto; nel caso di genitori valutati irrecu-perabili collaborazione con la famiglia affidataria (o altrestrutture educative) o adottiva nel percorso di accoglienzadel minore; le riunioni periodiche di raccordo con l’equipepsicosociale; le riunioni di equipe per la progettazione e laverifica degli interventi; gli spazi di analisi e rielaborazionedei vissuti emotivi degli educatori.

L’organizzazione prevede la presenza di un’equipe costi-tuita da personale professionale educativo qualificato; ilrapporto operatori-utenti consente una corretta integrazionetra l’esercizio delle quotidiane funzioni di accudimento ecura e la possibilità di un intervento mirato alle specificheesigenze di tutela e riparazione. Nell’organizzazione dellavoro viene quindi essere prevista una costante e consi-stente co-presenza di operatori; l’organigramma della comu-nità prevedere la presenza di una figura di coordinatore del-l’equipe che garantisce la coerenza degli interventi educati-vi, la loro connessione con il lavoro dell’equipe psicosocialeed il collegamento con la rete esterna, eventualmente avva-lendosi della collaborazione di altre figure professionalicome quella dell’assistente sociale; al fine di garantire unadeguata assistenza sanitaria ai minori accolti e per racco-gliere ulteriori elementi utili ai fini valutativi la comunità ha

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stabilito una collaborazione stabile con un medico pediatra;oltre agli standard strutturali indicati dalla normativa vigen-te le modalità di accesso alla comunità sono state rese ido-nee a garantire la protezione del minore da eventuali com-portamenti intrusivi o violenti; sempre dal punto di vistastrutturale (spazi, arredi, ecc) gli ambienti sono organizzatiin modo da limitare il più possibile i rischi derivanti da con-dotte pericolose messe in atto dai soggetti ospitati inmomenti di crisi.

Infine l’equipe educativa ritiene parte integrante del pro-prio lavoro una formazione permanente che permetta sia disviluppare competenze relazionali ed emotive specifiche perun’adeguata gestione dei rapporti con i minori e con le lorofamiglie che di acquisire e aggiornare le conoscenze in meri-to al ruolo svolto dalle differenti figure istituzionali coinvoltenella gestione dei casi.

Al fine di migliorare la qualità dei servizi offerti dallaComunità alloggio NIKE, l’ente gestore, Cooperativa Sociale“Pietro Farinato” di Piazza Armerina, ha recentemente con-cluso un progetto integrato previsto dalla misura 3.21c delPOR Sicilia, denominato “Rompere il silenzio sull’orco”.

Il progetto ha previsto la realizzazione di una ricerca sulterritorio del D24 (Piazza Armerina, Barrafranca,Pietraperzia ed Aidone) in merito alla presenza di serviziper minori vittime di maltrattamenti e/o abusi sul territoriodel distretto, un’azione di formazione per gli operatori inarea clinica, sociale , sociosanitaria e giuridica, ed un’azio-ne di promozione dell’impresa sociale nel settore dei ser-vizi per i minori.

Le numerose esperienze in campo clinico, terapeutico,educativo e sociale e la letteratura scientifica sull’argomen-to sono concordi nel riconoscere gli effetti post-traumaticidella violenza, del maltrattamento e dell’abuso sessualeinfantile. Chi lavora nei diversi settori (sociale e sanitario,educativo, giudiziario) incontra quotidianamente adulti pro-blematici che, dopo un attento approfondimento, vengonoriconosciuti come vittime di violenza durante l’infanzia.

Bessel Van Der Kolk dell'Università di Boston, uno deimaggiori studiosi mondiali della sindrome post-traumaticada stress, nel suo intervento ha affermato che iltrauma derivante da violenza colpisce quasi il10 per cento della popolazione infantilemondiale, mentre si attesta in unrange fra il 17 ed il 35 per centonelle donne. Il dato sale al 35-50per cento fra le persone affette dadisturbi mentali e recenti indagi-ni hanno confermato che il trau-ma infantile è all'origine dinumerose conseguenze in etàadulta: dalla dipendenza dasostanze ai disturbi psicologici epsichiatrici, somatici e cardiopol-monari, dell'affettività, della ses-sualità, alla devianza e all'aggressi-vità, tanto da potere affermare , inaccordo con un’indagine americana, chele esperienze traumatiche infantili sono il

principale determinante di salute per il benessere in etàadulta.

Donata Bianchi del Centro Nazionale di Documentazioneper l’infanzia e l’adolescenza di Firenze, ha presentato alconvegno CISMAI del 2006 - dal titolo “Dal trauma infantileall’età adulta” - per la prima volta i risultati di un’indagineretrospettiva realizzata da luglio 2004 a febbraio 2005 suun campione di 2325 italiane di età compresa tra 19 e 60anni. Dall’indagine è emerso infatti che il 18 per cento delleintervistate ha subito da piccola un’esperienza di abusosessuale associata a una qualche forma di maltrattamento,il 5,9 per cento denuncia solo esperienze di abuso sessua-le, mentre il 49,6 per cento dichiara di aver subito maltrat-tamenti. Solamente il 26,4 per cento afferma di non aversubito da bambina alcuna forma di abuso e maltrattamen-to. La ricerca, quasi unica nel suo genere per le varie areeindagate (le relazioni familiari e affettive, i contesti scolasti-ci, la sessualità, la salute e il lavoro), segnala come la com-presenza di abuso e maltrattamento rappresenti uno speci-fico fattore di rischio per successivi episodi di violenzadomestica e stupro. Il 13,7 per cento delle donne, infatti,afferma di aver subito da adulte molestie sessuali e il 4,4per cento ha subito un tentativo di imposizione o è statocostretto a rapporti sessuali contro la propria volontà; inoltre l’80 per cento dei casi l’autore di violenza è una per-sona conosciuta dalla vittima.

Dalla ratifica della Convenzione ONU sui diritti del fan-ciullo, avvenuta con la L. 27 maggio 1991 n. 176, l’Italia hacompiuto passi avanti importanti verso l’affermazione deldiritto di bambini e bambine ad essere protetti da ogniforma di violenza e sfruttamento. Non ci sono solo enun-ciazioni di principio ma atti concreti, quali la legge 28 ago-sto 1997 n. 285 “Disposizioni per la promozione di diritti edi opportunità per l’infanzia e l’adolescenza” che, grazieall’istituzione di uno specifico fondo per l’infanzia, ha per-messo la creazione di servizi e la sperimentazione di nuovimodelli di intervento in molte regioni italiane.

I Comuni, le ASL e il privato sociale sono i “macro attori”più significativi anche nell’ambito del maltrattamento ed

abuso in quanto rappresentano i luoghi in cui si col-locano prioritariamente le varie funzioni neces-

sarie all‘intervento ed i sistemi maggior-mente coinvolti in massicci cambiamen-

ti istituzionali e organizzativi: la leggedi riforma dei servizi sociali(328/00) - con il relativo “ingloba-mento“ della L. 285/97 - ha pro-mosso la spinta alla costituzionedegli ambiti territoriali di gestionedei servizi sociali, la riorganizza-zione dei servizi sanitari (conl‘individuazione dei livelli essen-

ziali di assistenza , i LEA, e le spin-te verso la trasformazione delle ASL

in agenzie deputate alla programma-zione, acquisto e controllo dei servizi e

non più la gestione diretta) ed un maggiorcoinvolgimento del privato sociale nella realiz-

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zazione dei servizi sono gli elementi principali.Nel campo del maltrattamento infantile il privato sociale

può giocare un ruolo fondamentale e trainante per lo svi-luppo delle conoscenze tecniche e scientifiche e nella spe-rimentazione e realizzazione degli interventi di protezione ecura. I centri storici del CISMAI sul territorio italiano si sonoproposti come “laboratori” per lo studio e la messa a puntodei modelli di intervento, realizzando un‘ampia attività di dif-fusione e di formazione, diventando progressivamente unampio punto di riferimento scientifico ed esperienzialeanche nel settore pubblico.

Facendo propria una definizione del Centro del BambinoMaltrattato, il privato sociale del CISMAI si è tradizional-mente posto, rispetto all‘ente pubblico, “al servizio dei ser-vizi“, e in una prospettiva di “concorrenza“ (correre insieme)e non di competizione; questa prospettiva è in fase di modi-ficazione, prefigurando un ruolo più “paritario“ nell‘ambitodell‘evoluzione del sistema di Welfare (welfare Mix, welfarecommunity, welfare delle responsabilità).

Oggi il terzo settore è considerato parte del sistema inte-grato dei servizi sociali (L.328/00) con un ruolo riconosciutodi protagonista nei processi di policy making; bisogna quindimeglio definire quale ruolo può rivestire nei processi di pia-nificazione delle politiche sociali sia in quanto “competente”,sia in quanto “riconosciuto” come interlocutore e possibile“rilevatore di bisogni” (nuovi bisogni /capacità di rilevazione).

Particolarmente la nostra regione soffre di questo pas-saggio; così gli standards previsti dalla L. 22/86 sembranooggi per larga parte insufficienti – rispetti ai nuovi bisogni – edinattuali – rispetto alle nuove modalità di gestione dei servizi.Pur rimanendo così la L. 22/86 un’eccellente normativa, checi ha consentito di essere considerati una regione all’avan-guardia settore sociale, oggi facciamo i conti con una situa-zione di stallo che fatica ad essere modificata per adeguarsiad una realtà che presenta bisogni in continua evoluzione.

Mancano così, a titolo esemplificativo, degli standards spe-

cifici per le comunità alloggio che accolgono minori vittime dimaltrattamento ed abuso, rendendo quasi impossibile fornireun efficace interventi di protezione e cura per questi soggetti.

Nel documento Requisiti dei servizi residenziali cheaccolgono vittime di maltrattamenti ed abusi vengonosegnalate come funzioni che tali servizi devono svolgere: laprotezione efficace rispetto ai rischi di vittimizzazione; ilsostegno del minore nei momenti critici e nelle fasi più deli-cate del percorso; l’osservazione del bambino rispetto aidanni fisici e psichici ed alle risorse presenti sia a livello indi-viduale che relazionale; l’osservazione ed il sostegno dellerelazioni tra il bambino ed i familiari (se non sospese dal-l’autorità giudiziaria) e della loro evoluzione nel tempo; l’of-ferta di esperienze emozionali correttive, adeguate ai bisognievolutivi del minore, la facilitazione alla rielaborazione delleesperienze traumatiche, il rinforzo agli interventi delle equipepsicosociale su minori e genitori; l’accompagnamento delminore seguente alla valutazione (rientro in famiglia, affido,adozione). Il lavoro della comunità è quindi inteso come inter-vento complesso dove la funzione della protezione è stretta-mente connessa al lavoro riparativo e chiede pertanto risor-se umane altamente qualificate e con specifiche professio-nalità di area non solo assistenziale ma anche sanitaria.

La Comunità, oltre a svolgere funzioni di tutela direttadei minori, ha specifiche valenze terapeutiche: accogliere erassicurare il bambino che ha sperimentato situazioni trau-matiche; aiutarlo a superare lo stress dell'allontanamentodai genitori; sostenerlo nell'elaborazione di quanto gli è suc-cesso; osservare le condizioni del bambino, in particolare inrelazione al rapporto con i genitori sia durante le loro visitein comunità, sia durante i contatti telefonici.

Per ogni minore accolto viene impostato un programmapedagogico di recupero specifico e individualizzato.

L'accoglimento peraltro dura il tempo necessario a for-mulare una valutazione sulla recuperabilità dei genitori asvolgere adeguate funzioni genitoriali. Al termine della valu-tazione dei genitori, il bambino può rientrare in famiglia o, sela prognosi del suo nucleo d'origine è negativa, essere col-locato - a giudizio del Tribunale o degli organi competenti - inambiti alternativi idonei al suo armonico sviluppo. La comu-nità dispone inoltre di una equipe pluridisciplinare compostada operatori sociali, psicologi, psicoterapeuti, medici pedia-tri, per la diagnosi e la terapia dei minori e delle famiglie.

È inoltre presente un servizio di Spazio neutro per incon-tri genitori-figli, un luogo di incontro per genitori e bambinisegnati da storie familiari di violenza e abuso . Il servizio hal'obiettivo di offrire un luogo tutelato e idoneo a valutare,stabilire o ristabilire la relazione minori-genitori. Obiettivispecifici del servizio sono: a) migliorare il rapporto genitorifigli nei casi in cui sia necessario ristabilire una comunica-zione interrotta; b) offrire elementi per contribuire alla ela-borazione di un programma per migliorare protezione e tute-la del bambino.

Molte criticità sono ancora presenti, tra queste prima fratutte le modalità di invio alla struttura, che – non essendoriconosciuta con un atto formale con questa specificità –resta nota ancora ad un ambito territoriale locale, limitatoall’area in cui opera e gravita.

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Alessandra Girgenti - psicologo

L'affidamento Familiare implica, per l' adolescente chelo esperimenta, un cammino impervio. Le riflessioniche mi accingo a proporre mettono in evidenza alcuni

aspetti critici dell'Affidamento Familiare, maturati entro gliambiti lavorativi nei quali presto la mia attività.

Innanzitutto va evidenziato che l'adolescente, per natu-rale condizione, ha una propria identità ed una idea di fami-glia ben definita, si “scoccia”, è ribelle, assume atteggia-menti provocatori verso chi si frappone alla sua ricerca dilibertà, di spazi, di relazioni.

Lo studio dell'adolescenza è stato negli anni oggetto diinteresse di vari autori con orientamenti diversi.

Per i sistemici, “non si può parlare dell'adolescenza edei suoi rapporti con la famiglia senza collocarla all'inter-no del più ampio discorso sul ciclo vitale e su come par-ticolari fasi di esso, quale appunto l'adolescenza, deter-minino momenti di crisi e di successiva ristrutturazionedel sistema. La parola crisi viene qui intesa nel suo signi-ficato etimologico, come separazione e scelta [...] all'in-terno di un processo evolutivo dove ogni tappa comportauna lacerazione spesso dolorosa rispetto alla precedentee una ridefinizione delle relazioni intra-ed-extrafamiliari,dei confini interni ed esterni, per consentire alla famigliadi riorganizzarsi in un nuovo assetto maggiormente fun-zionale”.

Per Erikson, “l'adolescente confrontato con la sua crisidi identità reagisce secondo il modo in cui nella sua infan-zia ha integrato differenti elementi di identità [...]. Il sensodi identità personale si fonda su due osservazioni simulta-nee: la percezione dell'auto identificazione [con] la conti-nuità della propria esistenza nel tempo e nello spazio, e lapercezione che gli altri riconoscono la nostra identità e con-tinuità [...]. L'identità richiede di essere ricostituita confor-memente alle nuove attese del sociale”.

Per Galimberti, “...i giovani, anche se non sempre nesono consci, stanno male. E non per le solite crisi esisten-ziali che costellano la giovinezza, ma perché un ospiteinquietante, il nichilismo, si aggira tra loro, penetra nei lorosentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive eorizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni ren-

dendole esangui.”L'istituto dell'Affidamento Familiare diventa per l'adole-

scente una risposta difficile perché entrano in gioco variaspetti che non vanno trascurati:• il vissuto del minore

Inteso come quel complesso di esperienze legate adesperienze:• di maltrattamento fisico - in cui i genitori o le persone chesi sono presi cura di lui hanno eseguito lesioni fisiche o lohanno messo nella condizione di rischiare di ricevere lesio-ni fisiche;• di maltrattamento psicologico - in cui l'adolescente havissuto una relazione emotiva caratterizzata da ripetute econtinue pressioni psicologiche, ricatti affettivi, indifferenza,rifiuto, denigrazioni e svalutazioni che hanno danneggiato oinibito lo sviluppo di competenze cognitivo emotive;• di abuso sessuale sia intrafamiliare (abuso sessualemanifesto, mascherato, pseudo abuso) che extrafamiliare;• connesse, infine, al disagio economico e alla povertàestrema, non sempre gestibili e contenibili in ambientefamiliare e/o con l'affidamento familiare.• la diade madre-figlio

Avvenuta una forma di attaccamento con la figuramaterna e instaurata nella famiglia d'origine, la diademadre-figlio ha un ruolo significativo nella relazione futuraall’interno della famiglia affidataria con la figura femmini-le, la quale viene vista spesso quasi in antitesi con la figu-ra materna e presa di mira per comportamenti di sfida eaggressivi, tali da minare ed inficiare l'affidamento fino adeterminarne la crisi.•la cultura

Per quanto riguarda il minore straniero, va evidenziatoche ai punti precedenti va aggiunto il ruolo della cultura,che ha una influenza significativa nell'instaurarsi dellenuove relazioni, dei vari sottosistemi (coetanei, genitori affi-datari...).

La cultura va interpretata come fattore che influenza lastoria personale dell'adolescente e i legami con la nuovafamiglia, ma spesso queste influenze non sono tali, perchévengono vissute come ingerenze. L'adolescente, quandoincontra la nuova famiglia, porta con sé un bagaglio cultu-rale ben definito. Le differenze culturali, non sempre colma-bili con l'educazione e l'istruzione, ostacolano i legami e lerelazioni con i diversi sottosistemi, fungono da continuoparagone tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori, ciò chepuò essere appreso e ciò che è appreso. La cultura, in que-sto caso, viene vissuta come ostacolo e non come risorsa:vengono minati i fattori di integrazione e di socializzazione.

Molto spesso l'operatore, spinto da esigenze solidaristi-che e salvifiche, trascura la possibilità di ricercare soluzioninuove e alternative più congrue per l'adolescente.

Nella fase dell'abbinamento, appare necessario riflette-re che ciò che deve interessarci non è la ricerca della fami-glia affidataria idonea per quell'adolescente, ma piuttosto ènecessario interrogarsi prima di tutto se l'adolescenza vadad'accordo con l'affidamento familiare.

L'Affidamento Familiare:una risposta difficile per l'adolescente.

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Suor Mariella Lo Turco - psicologoFiglia di Maria Ausiliatrice

L’Associazione Cospes “Laura Vicuna” di Catania è un luogodi formazione, di relazioni, di scambio che intende:•mantenere viva sul territorio l’attenzione sui temi dell’edu-cazione, della formazione e dell’orientamento esistenziale;•promuovere la presa di coscienza delle persone, per abi-litarle alla costruzione del proprio progetto di vita. Per tal ragione in quest’anno ha proposto incontri di for-mazione per giovani tirocinanti psicologi con la finalità diaccrescere nell’attività professionale la sensibilità psico-educativa e l’orientamento esistenziale volto a promuove-re lo sviluppo di potenzialità di crescita personale, di inse-rimento e di partecipazione sociale.

La relazione è riconosciuta in ogni processo formativoed anche nei processi terapeutici il trampolino di lan-cio per la costruzione di un rapporto significativo con

se stessi, con gli altri e con il mondo.Essa persegue lo scopo di:1. promuovere lo sviluppo e la crescita;2. prevenire o contribuire a curare particolari stati di dis-agio (familiare, personale, psichici ecc.) affinché la personarealizzi la propria personalità attuando il personale progettodi vita.

Lo psicologo chiamato ad accogliere, sostenere e orien-tare la persona che invoca aiuto deve quindi porre le condi-zioni affinché l’individuo si riconosca e si autodetermini.

Porre le condizioni significa credere in una relazione edu-cativa sostenuta da quel “alleanza reciproca” che ha comescopo facilitare il coinvolgimento e la partecipazione dellapersona nel processo di crescita e di “comprensione di sè”.

In questa accezione lo psicologo non è più visto dall’al-tro come un “saggio illuminato” o un “compagno di viaggio”ma come una “base sicura” da cui partire per esplorare idiversi aspetti della vita, molti dei quali egli trova difficilericonsiderare senza una persona di cui abbia fiducia che glifornisce sostegno, incoraggiamento, comprensione, orienta-mento.La relazione educativa deve aiutare la persona ad:• approfondire la conoscenza di sé;• acquisire la capacità di impostare con senso di respon-sabilità la propria vita, in modo che essa corrisponda il piùpossibile al valore e al significato della sua esistenza nelmondo.

La relazione educativa è, quindi, una esperienza di cre-scita per tutti coloro che cercano di maturarla e di viverla insituazione. Da qui la necessità di utilizzare nella relazione“conoscenze”, “atteggiamenti” e “forme comunicative” utilia regolare il dialogo e facilitare alla persona la comprensio-ne delle sue esperienze.

La relazione educativa si impara nella relazione, non èscontata, né ovvia…essa richiede scambio e interazionepromozionale.Le condizioni per una buona relazione educativa sono:

- Conoscenza delle dinamiche presenti in ogni rapporto chepossa definirsi valido.- Atteggiamenti che favoriscono un clima di fiducia reciproca.- Comportamenti che possano facilitare o interferire con l’in-staurarsi di una buona relazione.Le dinamiche da cui non si può prescindere sono:- Osservazione “guarda e descrivi la realtà così come si pre-senta”.- Attenzione “poni attenzione al problema che ti viene pre-sentato”.- Flessibilità “sii aperto ad accogliere le diverse opinioni edidee”.- Uguaglianza “facciamo insieme…tu hai qualcosa da dirmie insegnare anche a me”.- Comprensione “sento che hai bisogno di…, sento che ituoi interessi e le tue esperienze mi spingono a suggerirti”.Gli atteggiamenti che facilitano una buona relazione sono:- Autenticità “lasciare la maschera dell’apparire”.- Considerazione positiva “ti apprezzo per quello che sei eper quello che vivi…non approvo quello che fai”“odiare i vizi e amare i fratelli”.- Comprensione empatica “capisco quello che dici proprioperché sento dentro di me quello che soffri”.“ti voglio aiutare ad essere quello che sei e che desideriessere”.Nella relazione educativa sono da privilegiare le seguentiindicazioni:- Cercare di intuire la concreta situazione e i modi nei qualila persona vive la sua esperienza.- Renderla consapevole dei vantaggi della comunicazionecompleta della sua esperienza.- Porsi in relazione con lei in modo spontaneo e non stereo-tipato.- Farle sperimentare, attraverso forme verbali efficaci, fino ache punto i diversi meccanismi non siano manifestazionimascherate di esperienze che non riesce a simbolizzare.

In sintesi, affinché l’ascolto si concretizzi in un realeaiuto all’altro è necessario che lo psicologo, oltre alla deco-dificazione del messaggio e alla individuazione dei mecca-nismi che entrano in gioco nella sua formulazione, realizzi

La relazione educativa:via per una professionalità umanizzata e umanizzante

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un comportamento di “supporto” verba-le intervenendo con comportamentiche sostengono la comunicazione del-l’altro favorendone una maggior auto-comprensione, evitando interventiverbali inefficaci, quali:Generalizzare: “coraggio: succede atutti” “non ti preoccupare” “lasciaperdere”.Moralizzare: “non devi guardare soltanto imomenti difficili della tua vita”.Giudicare: “quello che dici è sbagliato” “devifare così”.Interpretare: “ti sei comportato così certamente per questomotivo”.Identificare: “qualcosa di simile è successa anche a mequalche anno fa”.Parlare: “devi fare così anche se io non ci riesco” “quelloche faccio io a te non importa…tu se vuoi stare qui devi farequel che ti dico”.

Questi interventi accentuano il disagio psichico conflit-tuale e soprattutto inibiscono nella persona il processo diautocomprensione, in quanto non tengono in giusta consi-derazione il suo vissuto esperienziale.

Perché un suggerimento, un sostegno porti frutto in undialogo, deve essere proposto dopo aver camminato per unbel pò con l’altro, dopo averlo ascoltato con empatia, e cer-cato di comprendere e di stare con il suo vissuto.Ascoltare empaticamente significa, quindi:- Capire il “contenuto” che l’altro presenta verificando se lanostra comprensione è esatta, e richiedendo, se è il casodelucidazioni. “Aiuta il ragazzo, il bambino a riflettere sullesue azioni”.Il ragazzo si deve accorgere che tu l’hai seguito con losguardo e la presenza attiva nelle sue attività.- Cogliere il “significato” che questo ha per l’altro; ciò vale asaper comprendere “quali” sentimenti ci sono dietro quel con-tenuto “ti vedo triste mentre giocavi, coraggio!!!sono con te”.Il ragazzo si deve accorgere che tu riconosci quanto stavivendo anche senza troppe prediche.

Un’altra caratteristica fondante la relazione educativa,

secondo me, è la globalità, intesa nelduplice senso di considerazione dellacomplessità dell’agire umano e diconsiderazione di altri punti di vistaprofessionali per raggiungere unamigliore comprensione di tale agito.

La conseguenza più importante è,quindi, che il comportamento di un

individuo non è la risultante di una sin-gola causa, ma è la risultante di molte-

plici fattori in costante rapporto tra loro; laconseguenza più importante, inoltre, risiede

nella necessità di aprirsi al contributo di altri opera-tori e di arricchirsi con esso.

La globalità chiama in causa la continuità. Un intervento organico può infatti costruirsi davvero solo

se noi consideriamo che esso rappresenta una parte del-l’esperienza educativa della persona interessata e, pertan-to, deve essere svolto in continuità, appunto, con le altreagenzie di educazione, prime tra tutte la comunità educati-va di appartenenza, la scuola, il lavoro, le famiglie…

Se si verificano differenze eccessive tra un intervento el’altro, la persona potrebbe disorientarsi e subirne delle con-seguenze negative.

E “noi” più che psicologi sostenitori, siamo stati “distrut-tori” o “manipolatori”.

La relazione si configura, quindi, come il luogo di coope-razione e collaborazione.

È perciò importante che gli scambi avvengano in un regi-me di reciprocità che riconosce sentimenti, emozioni eintenzioni.

La reciprocità presuppone, infatti, l’accoglienza delle rea-zioni e l’accoglienza dei punti di vista dell’altro/a, accom-pagnati dalla spiegazione degli interventi; ciò affinché possacostruirsi una efficace comunicazione.

Quindi, non è solo l’intervento dello psicologo che incidesulla persona ma avviene anche il contrario; lo psicologodeve essere in grado di riconoscere ed utilizzare tutto ciòche proviene dall’altro.

Essendo la relazione educativa principalmente una rela-zione tra persone, essa pone la necessità del mantenimen-to di un equilibrio tra il coinvolgimento e il distacco. Non cisi può lasciar prendere dalle situazioni vissute (soprattuttose gravi o particolarmente dolorose), ma non si può nem-meno distaccarsene troppo, altrimenti si corre il rischio dimostrarsi e divenire disinteressati.

Né si può cadere nel giudizio o nella catalogazione.Il mantenimento dell’equilibrio tra queste due dimensio-

ni è spesso molto difficile perché chiama in causa aspettialtamente personali dello psicologo, chiamato in causa, cheattengono alla sua emotività ed alla maturità della sua affet-tività.

Per concludere possiamo dire che scommettere sullarelazione significa credere che la vita si costruisce insiemenel consapevole orientamento esistenziale, nell’autonomiaresponsabile e nella costante ricerca di senso.

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la professione

Renata Di Giovanni - psicologo

“Mentre il trauma può essere l’inferno sulla terra, il trauma risolto è il dono degli dei, un viaggio eroicoche appartiene a ognuno di noi”

Peter A. Levine

Chi può dimenticare è salvo

Il Mito di Mnemosune narra delle anime dei defunti chebevevano dal fiume Lete e dimenticavano la propria vitapassata. Proust, che apre enormi prospettive al linguag-

gio narrativo moderno, parla delle intermittenze del cuore edella ricomposizione del passato sul piano di un presenteassoluto, grazie alle pure risorse della “MEMORIA INVO-LONTARIA”. Infatti , egli descrive l’assenza non lineare e nonrazionale della memoria (MEMORIA OBLIOSA: “…..Chi puòdimenticare è salvo”), come fonte di salvezza, la quale siricostruisce difensivamente. La ricostruzione fa sì che siassimili la memoria alla NARRAZIONE con l’attribuzione disignificato, finalizzata al riemergere di contenuti affettivi edemozionali legati al contenuto cognitivo. Nel divenire quoti-diano dell’esistenza umana, i ricordi vengono continuamen-te rielaborati, e non sono mai gli stessi (il ricordo di unostesso evento risalente a dieci anni fa,non è uguale a quello che del medesi-mo evento abbiamo oggi).

La continua rielaborazione dei ricor-di, porta dunque alla ricostruzione nar-rativa dell’esistenza. Per Proust talerielaborazione si fonda sulla rievocazio-ne o ripresentificazione del ricordo, chediventa ricostruzione. La ricerca dellanostra continuità esistenziale avvienenel momento in cui ricostruiamo ciòche siamo stati, siamo e saremo. Nelmomento in cui andiamo a rivedere eda rivivere il tempo passato (attraversola rievocazione), proprio nell’istante incui rievochiamo, il tempo non è più pas-sato, ma diviene presente e futuribile.

Attraverso la memoria passa larielaborazione del trauma. Trovare laforza di attraversare i ricordi, medianteil rievocare ed il rivivere, vuol dire avere la forza di ricostrui-re narrativamente la propria storia, risignificandola, cercan-do di dare un senso talvolta al dolore più insensato.

Anche LA TIGRE più triste o sedata, a volte è costrettaad ATTRAVERSARE IL SUO CERCHIO DI FUOCO. Chi puòdimenticare è salvo. Ma chi attraversa il proprio cerchio difuoco è SALVO e CONSAPEVOLE. Lotta contro le proprieresistenze e paure, contro i ricordi post-traumatici intrusivied i fantasmi del passato, per uscirne più forte.

Certe esperienze non si possono mai dimenticare, pos-sono soltanto essere affrontate e superate. Le strategie di“coping” si fondano sul tollerare, sopportare, resistere per

farcela. Per gettarsi alle spalle uno shock, bisogna primaimparare a tenerlo nella testa e resistere, parlarne, dargli unsignificato ed infine elaborarlo. Il sopravvissuto al traumachiede, a chi si prende cura di lui, di ricomporre i frammen-ti, di ricostruire una storia, di dare un senso ai suoi sintomidi oggi alla luce degli eventi di ieri. Guarire dal trauma vuoldire anche ristabilire i legami tra pubblico e privato, tra indi-viduo e comunità, e soprattutto tra donne e uomini.

Dal paradigma tecnologico-riparativo (ispirato al modelloriduzionistico) al paradigma epidemiologico-preventivo (ispi-rato ad un modello olistico), la psicoterapia delle vittime ditraumi contempla le seguenti fasi fondamentali della guari-gione: 1) costituzione di un saldo senso di sicurezza, consolidan-te l’identità, il senso del sè, la fiducia, le risorse e l’auto-stima, mediante l’attivazione delle parti sane;2) ricostruzione della storia del trauma;3) ricostituzione dei legami con la comunità.

Il sopravvissuto al trauma chiede, a chi se ne prendecura, di ricomporre i frammenti, di ricostruire una storia, didare senso e significato ai suoi sintomi di oggi, alla lucedegli eventi traumatici di ieri. Freud, in un ambito teorico fon-dato sul determinismo psichico, parla di processi mentalidella prima fase, che ricoprono e deformano nella memoria

i processi mentali della seconda fase. Ilpossibile influsso di uno sconvolgimen-to emotivo su disturbi della memoriariguardanti impressioni occorse prima edurante il periodo critico (“rimozione”intervenuta dopo il trauma), può provoca-re un sentimento di estraniazione (v. ”Undisturbo della memoria sull’Acropoli”, let-tera aperta a Romain Rolland).

I vari meccanismi di difesa decrit-ti da Freud, tra cui fondamentale è pro-prio la rimozione, hanno in comune lacaratteristica di deformare la coscienzadell’individuo in modo da prevenire oalleviare il dolore e l’angoscia generatida una realistica consapevolezza delsuo ambiente o delle sue idee, emozio-ni e sentimenti. In tal caso, il disturbodella memoria interviene come FALSIFI-CAZIONE DEL PASSATO.

SOGGETTO→ PERCEZIONE della → REALTÀ che diventa→RICORDO attraverso la→ MEMORIA

I contenuti della memoria possono subire e/o attivare varimeccanismi di difesa (tra i quali il principale è la rimozione)che determinano una distorsione della percezione della real-tà. Tali contenuti sono selezionati e determinati in base allastrutturazione di personalità del soggetto, ovvero in basealla sua configurazione psichica.

La memoria diviene quindi, giorno dopo giorno, un basi-lare strumento di conoscenza, ed il vissuto esistenziale

Memoria del trauma e romanzo esistenziale

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attraverso i ricordi genera nel soggetto lastoria della propria vita, cioè il romanzonarrativo individuale. Infatti, costituendola mente anche un filtro nei confronti dellarealtà, il funzionamento mnesico, vincola-to ai vissuti soggettivi, determina la cono-scenza del mondo che ci circonda, inquanto dà un significato particolare siaalla realtà esterna (cose, situazioni, even-ti) che alla realtà interiore (desideri, biso-gni, pulsioni, sentimenti, emozioni, etc.).

La realtà interna, attraverso il sovrain-vestimento di certi eventi, crea una perce-zione invalidata o arricchita, andando cosìad influire sulla visione del mondo, chepoi struttura a sua volta il ricordo.

Il recupero dei ricordi risulta alquantocomplesso e difficile quando i ricordi sonorimossi o repressi; in questa evenienza,essi costituiscono di frequente causa di psicopatologia. Iricordi repressi, infatti, sono spesso la causa dei sintomi edal contempo attivano le difese contro se stessi.

Freud, cercando di operare una verifica clinica delle ipo-tesi teoriche, formulò la TEORIA DEL TRAUMA (REALE), laquale in seguito si configurò come TEORIA DEL TRAUMA(MENTALE) fondata su miti e fantasie ad alto valore simbo-lico. Il significato dei ricordi repressi si connette al RUOLODEL TRAUMA nella formazione della psiche e nella creazio-ne della psicopatologia.

Per Freud, la riemersione di contenuti affettivi ed emo-zionali relativi ad un evento traumatico, origina il ricordodoloroso, che di solito viene rimosso a causa della potentecarica emotiva della memoria. I fenomeni nevrotici sono ildiretto risultato della rappresentazione e/o riproduzione del-l’eventi traumatico. I ricordi post-traumatici sono detti “intru-sivi”, e sono la fonte prevalente della sofferenza connessaal trauma. Infatti, in presenza di ricordi dolorosi o carichi diemozione, sorge la difficoltà a rievocare la traccia mnesticae la relativa carica affettiva. Breuer e Freud sono ricorsiall’ipnosi per aiutare i loro pazienti a liberarsi dei ricordipatologici. Ciò ha costituito un processo definito “abreazio-ne”, cioè il vivido richiamo dei ricordi e delle emozioni di unevento passato, prima represso. Il meccanismo di difesadella repressione è cosciente, quello della rimozione èinconscio.

La nevrosi non risulterebbe per Freud determinatatanto dal trauma in sè, quanto piuttosto dalla difesa con-tro la rievocazione del ricordo del trauma e dei suoi effet-ti. Nella rimozione di idee a contenuto traumatico o sgra-devole dalla coscienza, si rivela la forza del legame tramemoria, emozione ed affettività. In ambito clinico, perFreud la resistenza a ricordare è una prova che le forze psi-chiche operano per mantenere il contenuto mentale dolo-roso al di fuori della coscienza del soggetto. Anche gliaffetti, le idee ed i ricordi repressi esercitano il proprioeffetto mediante i sintomi, che esprimono simbolicamente

ciò che deve restare inconscio: in un singolo simboloavviene la “condensazione”, cioè la rappresentazione diidee multiple, ricordi ed affetti. La percezione della realtàsi attua attraverso immagini mnesiche, ed i sogni costitui-scono un accesso speciale ai ricordi ed ai sentimentiinconsci; il contenuto onirico consiste nell’espressione didesideri inconsci, con i ricordi d’infanzia ad essi associa-ti, e/o di angoscia.

Come incisivamente descritto da Judith LewisHerman, prof. associato di Psichiatria alla Facoltà diMedicina dell’Università di Harvard , la quale si occupa divittime di violenza, dopo un’esperienza traumatica, ilsistema umano di autoconservazione determina unostato di allerta permanente, come se il pericolo o l’even-to da shock potessero ripresentarsi in qualunque momen-to. La Herman affronta e sottolinea ciò che accomuna ledonne maltrattate e violentate ai veterani di guerra, ai pri-gionieri politici, ai sopravvissuti ai campi di concentra-mento (come Primo Levi), evidenziando le modalità dell’a-dattamento umano agli eventi traumatici. Ricordiamo ilsuicidio di Primo Levi, probabilmente da ascriversi allacondizione depressiva collegata ad una sindrome dastress post-traumatico con flashbacks e ricordi intrusivi,oltre che alla delusione per l’insensibilità delle giovanigenerazioni nei confronti della tragedia dell’Olocausto,narrata con sofferto distacco emotivo nel racconto auto-biografico “Se questo è un uomo”(1958). Ebreo comeFreud, egli non riusciva a dimenticare il proprio vissutotraumatico, talmente intenso e protratto nel tempo che iricordi, troppo dolorosi ed angoscianti, di continuo riaffio-ravano durante la quotidianità. La genesi di tale suicidioè quindi, sotto questo profilo, analoga a quella di moltedonne, vittime di violenza, che non vedono alcuna via d’u-scita alla fine del tunnel.

Se non viene offerta alle vittime di traumi la possibilitàdi entrare in contatto con la propria esperienza traumaticaed elaborarla esprimendo all’esterno ansie, paure, dolore,

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insicurezza e rabbia, si consolidano, nelcorso del tempo, seri disturbi emotivi.Victor Frankl scriveva: “L’emozione deldolore cessa di essere sofferenza nonappena abbiamo una chiara e precisaimmagine di essa”.

Cristina Scaramella, arte-terapeutache nell’agosto del 2002 ha lavorato inBosnia alla realizzazione di un progettoper il trattamento dei traumi di guerra conle tecniche dell’arte-terapia (rivolto agliinsegnanti ed ai loro alunni), descrive l’ir-rompere violento ed improvviso dell’even-to traumatico nell’esistenza, come unaminaccia costante ed incontrollabile chetravolge, spezzandola, la continuità psi-cofisica dell’abituale senso di sicurezzadel soggetto. Se le parole non sono ade-guate o le memorie dei traumi troppodolorose per essere verbalizzate, l’arte,attivando processi fondamentali per la risoluzione dei pro-blemi emergenti, crea un clima di ascolto, non giudicante,uno spazio nel quale “... potersi prendere cura di sè e delleproprie ferite”.

L’esperienza creativa (utilizzata in un setting terapeuti-co) risponde all’esigenza di dare forma e significato ai vis-suti rendendoli condivisibili, al bisogno di esternare emo-zioni e sentimenti perchè acquisiscano senso e compren-sibilità, dando il via alla gestione di un processo di elabo-razione ed integrazione dell’esperienza traumatica. un pro-cesso di attivazione delle parti sane, di auto- rigenerazione,di riappropriazione dell’autostima, della fiducia e della spe-ranza. Un’importante finalità dei laboratori creativi è infattiil passaggio da sentimenti terribili (terrore, rabbia, impo-tenza) a sentimenti gestibili, che perdono la forza di spin-gere le vittime in un baratro senza ritorno.

A tal fine è veramente idonea una personalità “autenti-ca”, ovvero, in senso junghiano, ben avviata lungo il percor-so di individuazione. Ed è la creatività la chiave di volta indi-spensabile per affrontare l’esistenza con i suoi eventuali,tragici imprevisti. Fortunatamente, la creatività non è sol-tanto una dote innata: può infatti svilupparsi in ciascuno dinoi, se ci lasciamo “contagiare” dal coraggio e dalla fanta-sia che animano lo stile di vita di chi ne è naturalmentedotato.

Uno studio di Moran e Massam (1997), evidenzia comeanche lo humour sia una valida risorsa sia per le vittimedel trauma che, e forse ancor più, per gli operatori (medici,psicologi, infermieri, vigili del fuoco, etc.) che professional-mente sono costantemente esposti a situazioni estreme (v.L’ 11/9 e gli attentati terroristici di qualunque matrice emodalità, in qualsiasi luogo della terra). Per E. Czako,M.G. Lo Russo, P. Soldatelli (Area “Aspetti clinici e psico-terapeutici”, febbraio 2001), il trauma è forse la causa disofferenza umana più incompresa, elusa, sottovalutata enon curata. Le conseguenze e le origini del trauma sonospesso celate alla nostra consapevolezza a fronte di varieventi traumatici riconosciuti (v. “La natura biologica deltrauma” secondo Peter A. Levine). I sintomi del trauma

non sono generati dall’evento in sè: l’energia attivatadall’evento, se non scaricata, rimane intrappolata nelsistema nervoso, mantenendolo allertato e producendouna sintomatologia finalizzata al contenimento di taleenergia.

Le conseguenze di un trauma sono il risultato dell’in-terazione tra l’evento stressante ( “stressor “) ed il sog-getto che lo subisce, il quale, naturalmente, ha una storiaantecedente al trauma ed una propria strutturazione dipersonalità.

Il processo di guarigione dal trauma parte dallo scon-gelamento graduale dell’immensa energia bloccata nelsistema nervoso, permettendo alla reazione di sopravvi-venza di completarsi (come negli animali) in modo natura-le, ed ai sintomi di risolversi. Ciò passa dalla valorizzazio-ne delle risorse e della resilienza del SNC (SistemaNervoso Centrale), oltre che dal rilevare, titolare e darecontinuità all’esperienza vissuta attraverso il “felt sense”,la sensazione sentita. Integrando gli elementi esperienzia-li si ristabilisce un’auto-regolazione creativa. Si procedeall’identificazione, normalizzazione e stabilizzazione dellereazioni traumatiche, separando la paura dall’immobilità:si evita il pericolo di una riattivazione del trauma e dellafalsa memoria; si ristabiliscono e si mantengono confinisani; si esaminano le proprietà di “riconversione” e si sta-bilizzano in seguito le competenze di rinegoziazione deltrauma (shocks traumatici e traumi emozionali).

Metabolizzare il trauma non vuol dire tanto riviverlo,quanto invece elaborazione e rielaborazione, integrazione,riconversione e rinegoziazione... Ricordiamo tutti “La vita èbella” di Roberto Benigni, film-capolavoro, ormai “cult”, nelquale, a fronte di un’ atroce realtà traumatica (simboleg-giata da una montagna di scheletrici corpi inerti, percepitiper una frazione di secondo), viene elaborata un’originalestrategia di coping e di reselience, finalizzata a rendere ilfiglioletto del protagonista, attraverso le delicate immaginidi una rappresentazione ludica (ideata e mantenuta congrande humour), capace di affrontare la prigionia nelcampo di concentramento come fosse un gioco collettivo.

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Carmen Trippodo - psicologoDaniela Zummo - psicologo

Sempre più spesso si legge sui nostri giornali o sisente nominare un termine inglese nuovo e usatopoco anche dagli anglosassoni fino agli anni 80, il

termine in questione è Stalking. Oggi questo termineviene usato da psicologi e giuristi per definire un feno-meno complesso che può essere riassunto in italianocome “sindrome del molestatore assillante”. Il termineStalking deriva dal verbo to stalk che nella lingua ingleseha diversi significati; gli esperti del fenomeno hanno,però, scelto il termine riferendosi al gergo venatorio, nelquale assume il significato di “fare la posta” o "avvici-narsi di soppiatto" ricordando, quindi, il comportamentodel predatore, fatto di appostamenti e inseguimenti: unacaccia che si concretizza in una minaccia incombentesulla preda.

Galeazzi e Curci (2001) indicano con il termineStalking un pattern di comportamenti complessi, caratte-rizzati dalla persistente ricerca di contatto, controllo esorveglianza relazionale consistenti in comunicazioni nongradite dirette da un soggetto (il molestatore ovvero lostalker) ad un destinatario (la vittima), in cui tali attenzio-

ni suscitano preoccupazione e timore. A questi comportamenti si associa la minaccia di vio-

lenza, fisica o psichica, che può essere costituita anchedalla riduzione della libertà e della capacità di controllodella vittima (o dei suoi prossimi) sull’ambiente. Lo stal-ker può dunque interagire direttamente con la vittima ocon persone a questa vicine (dai parenti ai colleghi dilavoro, ai vicini : qualunque uomo/donna le/gli si avvici-ni). Lo stalking pertanto non coinvolge solamente la per-sona che ne è vittima ma tutta la rete di relazioni che lestanno intorno, diventando un problema non del singoloindividuo ma anche sociale. Insieme alle vittime dirette,infatti, esistono le vittime indirette dello stalker che indiversi modi vengono colpite da questo atteggiamento:amici, parenti e conoscenti vengono spesso coinvoltidirettamente dalle minacce dello stalker e indirettamentedalla vittima stessa.

Il fenomeno dello Stalking ha cominciato a destare uncerto interesse agli inizi degli anni ’80, non solo nell’opi-nione pubblica, ma anche da parte di alcuni studiosi dellapsicologia e della sociologia, in conseguenza a certi avve-nimenti, in cui le vittime di molestatori assillanti eranopersonaggi di spicco dello Star System, personalità dellospettacolo e dello sport. Esempi noti sono sicuramente le

Stalking: “E lui disse…finché morte non ci separi”

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tenniste Martina Hingis e Serena Williams inseguite intutti i tornei internazionali dai propri persecutori, le attri-ci Theresa Saldana pugnalata dal suo stalker a LosAngeles nel 1982 e Rebbecca Shaffer assassinata dalsuo persecutore nel 1989, episodi questi, che hannoispirato la prima legge anti-stalking in California, in vigo-re dal 1992. In seguito, altri Stati della confederazioneamericana hanno introdotto leggi finalizzate al controllosociale ed alla prevenzione del fenomeno stalking, ovve-ro dei comportamenti molesti, assillanti, persecutori,agiti da parte dello stalker nei confronti della vittimadesignata.

Un altro gruppo preso di mira dagli stalker è quellodegli attori famosi come Sharon Stone, Jodie Foster,Nicole Kidman, Steven Spielberg e per quanto riguarda ilnostro paese esempi importanti sono quello dell’ex pre-sidente della camera Irene Pivetti e di Catherine Spaak,perseguitata da un dirigente conosciuto ad un corso dimeditazione buddista che l’ha ossessionata con pedina-menti e telefonate oscene.

Gli studi epidemiologici sullo stalking hanno dimo-strato che la maggior parte dei casi di stalking non sonoquelli che riguardano personaggi noti molestati da sco-nosciuti ma si verificano tra le mura domestiche tra part-ner o ex-partner.

Una categoria di stalking che merita particolare inte-resse ed è particolarmente diffusa è dunque lo stalkingtra ex partners che si verifica, in genere, dopo la conclu-sione problematica di un rapporto. Si tratta del sotto-tipodi stalking più diffuso, che spesso deriva da storie di vio-lenza domestica e tende ad evolvere in modi particolar-mente violenti. Wilson e Daly (1993) hanno calcolato chela probabilità di essere uccisi dal coniuge aumenta dalledue alle quattro volte dopo la separazione, in confrontoa coniugi che continuano a vivere insieme. Il rapportoISTAT 2007 ci fornisce un quadro abbastanza significati-vo anche in Italia secondo il quale sarebbero 2 milioni 77mila le donne che hanno subito comportamenti persecu-tori (stalking) dai partner al momento della separazioneo dopo che si erano lasciate e che tali comportamenti lehanno particolarmente spaventate.

Tra le altre categorie di stalking ritroviamo quella diamici o conoscenti, in questo caso le vittime sono pre-valentemente uomini e ci sono meno casi di violenza fisi-ca o di minacce. Un’altra tipologia di stalking è quella incui la vittima e il molestatore vengono a contatto tramiteil lavoro, in questo caso le categorie più colpite sono lecosiddette “helping profession”, categorie professionaliche più spesso vengono a contatto con individui chehanno le caratteristiche per diventare stalkers.

Nonostante la diffusione del fenomeno, in Italia lalegislazione specifica per un pattern comportamentaleripetitivo e assillante di molestie è stata proposta solorecentemente. In realtà, l’eterogeneità dei comporta-menti che lo stalker può, in concreto, porre in essere,rende decisamente arduo definire, sotto il profilo giuridi-co, i confini esatti della fattispecie “delittuosa” anche, enon solo, in considerazione del fatto che spesso le atti-

vità del “molestatore” risultano innocue (fare regali, spe-dire lettere con dichiarazioni d’amore ecc.).

Fino a qualche mese fa, infatti in Italia le condottedegli stalkers erano considerate penalmente rilevantiquando integrano la fattispecie prevista dall'art. 660c.p. che si intitola “molestia o disturbo alle persone”("Chiunque in luogo pubblico o aperto al pubblico ovverocol mezzo del telefono, per petulanza o altro biasimevo-le motivo reca a taluno molestia o disturbo è punito con

l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a 516euro”). Il 18 Giugno 2008 il Consiglio dei Ministri haapprovato un disegno di legge con il quale vengono pre-disposte misure idonee a contrastare i fenomeni perse-cutori. In particolare, il provvedimento introduce nelnostro codice penale il reato di stalking (articolo 612-bis,atti persecutori), relativo cioè a "quei comportamentiripetuti, consistenti in molestie e minacce, che creanonella persona offesa paura per la propria incolumità oper quella di persone legate da vincoli di parentela o diaffetto, tali da indurre a modificare il proprio stile di vitain maniera significativa".

Come possiamo distinguere lo stalking dalla semplicemolestia?

Il comportamento tipico del molestatore assillante ostalker è quello di seguire la vittima nei suoi movimentio meglio “appostarsi” alla sua vita. Infatti lo stalkertende a controllare la vita della propria vittima con pedi-namenti, telefonate assillanti, comparendo nei luoghi fre-quentati da essa come le vicinanze dell’abitazione o delluogo di lavoro, ossessionandola con la propria presenzae procurandole un sentimento di insicurezza e ansia. Glistalkers mettono in atto una vastissima gamma di com-portamenti per molestare la loro vittima, in particolareattraverso la comunicazione: minacce, messaggi macabricome animali morti davanti alla porta di casa, regaliinquietanti (fiori che formano l’immagine di una pistola).

È bene tuttavia sottolineare che lo stalking è un com-portamento organizzato che non ha nulla di occasionale,né nella scelta della vittima e neanche nella modalità, inquanto fare provare paura alla vittima è lo scopo princi-pale dello stalker.

Definire analiticamente il comportamento dello stal-ker, sarebbe assai complesso e forse impossibile dal

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momento che ogni stalker mette in atto una propria epersonale modalità di comportamento, tuttavia qualsiasimodalità venga usata, lo scopo principale rimane semprequello di controllare la vittima e di continuare, in qualchemodo, a fare parte della sua vita.

Negli ultimi anni, con l’avvento di internet, lo stalkerfa ricorso ad un ulteriore mezzo per invadere lo spaziopersonale della vittima designata. Sempre più diffusorisulta essere il cyberstalking, in cui e-mail, chat ed smsrappresentano un nuovo strumento di molestia messo inatto. Frequenti sono infatti i casi in cui lo stalker ricorread assillanti e-mail o inserisce sulla rete materiale foto-grafico, ottenuto di nascosto durante un appostamento oderivante, nel caso si tratti di un ex partner, da una pre-gressa relazione sentimentale.

Una delle caratteristiche principali, come si è detto,per definire lo “stalking” è la ripetizione dei comporta-menti messi in atto dallo stalker e la percezione che néha la vittima. E’ possibile mettere in atto una condotta distalking impiegando modalità e comportamenti tutti dif-ferenti tra loro, senza necessariamente ripetere ciascunodi essi, pur mantenendo il carattere di continuità e per-sistenza dell’intento nel tempo e quello di minacciositàpercepito dal destinatario di tali azioni.

Ma quali sono le caratteristiche psicologiche dellostalker?

Analizzando le statistiche raccolte in Italia sui casi distalking possiamo riuscire a ricostruire il profilo di unpossibile stalker. La maggior parte dei comportamenti

assillanti, come si è detto, viene messa in atto dauomini nei confronti delle partner o delle ex-partner(circa il 70% dei casi), l’età è compresa tra i 18 edi 25 anni (il 55% dei casi) quando la causa è diabbandono o di amore respinto o superiore ai 55anni quando ci si trova di fronte ad una separazio-ne o ad un divorzio. Da tali dati possiamo dedurreche gli stalkers abbiano una personalità debole onon ancora ben strutturata e che abbiano paura diessere abbandonati, probabilmente a causa diesperienze infantili precoci di separazioni dal care-giver. Lo stalker quindi, come afferma il ProfessorPaolo Curci, sviluppa disturbi relazionali legati adeventi traumatici che si manifestano con una richie-sta ossessiva di affetto. Potremmo ragionevolmen-te dedurre che lo stalker abbia un modello di attac-camento insicuro (ansioso - ambivalente, evitante odisorganizzato) per cui il soggetto non può fare ameno dell'altra persona, la quale diventa funzionaleper la propria esistenza, diventando un’ossessione.Per completare il profilo bisogna sottolineare chesolo il 10% della popolazione degli stalkers presen-ta un quadro clinico di tipo psicopatologico.

Ma qual è l’impatto psicologico dello stalkingsulla vittima?

Abbiamo analizzato fino a questo momentoquale sia il comportamento dello stalker e qualepotrebbe essere il suo profilo psicologico, altrettan-to importante è vedere quali possono essere le con-

seguenze di questi comportamenti sulla vittima. Il subirecomportamenti di stalking risulta sicuramente traumati-co e compromette la qualità della vita della vittima.Secondo gli studi svolti sulle vittime risulta che la mag-gior parte manifesta ansia generalizzata (Pathé &Mullen, 1997) e sintomi di DPTS, compresi flashback el’evitamento degli stimoli che possono ricordare gli even-ti traumatici, l’intensità di tali stimoli è tale da potereessere paragonata ai livelli riscontrati in altri studi susoggetti traumatizzati. La principale forma di violenzaperpetrata nello stalking è la violenza psicologica, causadiretta di una serie di conseguenze sulla vittima che noncoincidono necessariamente con la morte di quest’ulti-ma ma riguardano la vita psichica. Tra i sintomi princi-pali le vittime riportano: ansia, disperazione, paura,depressione e disturbo post-traumatico da stress. Lamaggior parte delle vittime riporta sensazione di impo-tenza, ansia ed ipereccitabilità.

Per ovviare a questo molte delle vittime sono costret-te a cambiare numero di telefono, domicilio, lavoro, incasi particolarmente gravi anche la città di residenza,tutto questo oltre che apportare un danno psicologico,porta anche un danno esistenziale alla vittima che devericostruirsi un’altra vita.

Lo stalking dunque è un fenomeno molto comples-so, rispetto al quale occorrerebbe individuare dei fatto-ri preventivi che ne riducano la diffusione epidemiologi-ca e che migliorino la qualità della vita delle vittime distalking.

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Salvo Noè - psicologo

Un’esperienza significativa edemozionante quella svolta da mequest’anno presso una radio

locale siciliana. Un modo per far cono-scere la psicologia attraverso uno stru-mento, quello radiofonico, che arriva amolti e che può aiutare l’ascoltatore diturno a vedere in maniera diversa unaprofessione che ritengo molto importanteper la nostra società.

“Percorsi di vita” è il titolo di unatrasmissione radiofonica che è andatain onda ogni mercoledì dalle 21 alle 23su una radio Catanese (Radio EtnaEspresso), da febbraio a luglio del2008. Il programma di psicologiaaffrontava ogni settimana un argomentodiverso con l’ausilio di ospiti (medici epsicologi), e con l’ausilio di telefonatee-mail e di telefonate da parte di radioa-scoltatori che seguivano la trasmissio-ne. Abbiamo ricevuto centinaia di con-tatti e risposto quasi a tutti. Una grandepartecipazione che ha visto la presenzaanche in studio di persone che venivanoa seguire il programma in diretta, quellache noi abbiamo battezzato: la “com-

munity live”. È stato un modo per rendermi conto

di quanto bisogno c’è di confronto sutematiche importanti legate al comporta-mento umano.

Un modo per leggere ed affrontare i

disagi con una consapevolezza nuova. La radio riesce ad arrivare ovunque.

Anche persone che non andrebberomai da uno psicologo, o non partecipe-rebbero mai ad una conferenza, maga-ri alla radio si fermano ad ascoltareuno psicologo che parla di argomentilegati al benessere o al disagio.

Questo è la grande forza della radio. Nel corso delle puntate abbiamo

parlato, io insieme ai miei ospiti, di variargomenti: dalla comunicazione, all’an-sia, alla depressione, alla tossicodi-pendenza… il tutto usando un lin-

guaggio semplice ed efficace.È stato un modo anche per cercare di

cambiare lo stereotipo dello psicologoche ha a che fare solo con i “pazzi”.

Sappiamo benissimo che, nell’imma-ginario collettivo questa convinzione esi-ste ed è molto diffusa. Dare un’immagi-ne nuova a questa professione.

È stato anche questo l’obiettivo dellatrasmissione. Ce ne siamo accorti manmano che il programma andava avanti.

Le testimonianze di stima arrivava-no anche accompagnate da frasicome: “non credevo che lo psicologo sioccupasse anche di questo…”, oppure“non sarei mai andata da uno psicolo-go, adesso ho cambiato idea…” e altrefrasi che ci hanno fatto capire quantobisogno di informazione c’è rispettoalla nostra professione.

Abbiamo avuto anche contatti contutta l’Italia grazie al fatto che la radiopoteva essere ascoltata anche tramiteInternet.

Questo confronto con varie regionici ha arricchito e ci ha dato uno sti-molo in più per continuare in questadirezione e fare anche meglio.

“Percorsi di vita” tornerà in onda pros-simamente per continuare questa meravi-gliosa avventura radiofonica e avvicinareancor di più le persone alla psicologia.

Un valido aiuto per chi soffre, maanche una grande opportunità di divul-gare tematiche a noi care.

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la professione

Percorsi di vita

Il collega Salvo Noè

I partecipanti alla trasmissione

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la professione

Nello Ciavirella - consigliere

“Quando si comunicano pensieri e sentimenti, si risvegliauna risonanza molto forte negli altri.” C. Rogers

“..Bisognerà forse ammettere che esistono due pratichediverse, una di tipo medico, basata su diagnosi psicopatolo-giche e procedure terapeutiche empiricamente supportate,l’altra di tipo umanistico, in cui il significato dei disturbi e deimodi di curarli non è fissato da manuali diagnostici e tera-peutici, ma emerge dal contesto e dal dialogo terapeutico?..”B. Simmons

La pausa o silenzio come momento di pieno apparen-temente vuoto, privo di agito o di parola. Il senso dellapausa in teatro o nello spartito musicale è il senso del-

l’attesa fra un prima e un dopo, fra un accadere e il suo segui-to, che cattura lo spettatore in una sospensione partecipata.La pausa non è un intervallo, una fine, un momento di stasi.La pausa per l’attore- per esempio - è un movimento di gran-de intensità in cui a parlare è l’intensità del suo corpo, delsuo sguardo, della sua presenza, del suo esser lì, con quelcarico di emozione, di aspettative che l’Altro, lo spettatore,gli proietta lì, in quel punto in cui l’attore si ferma.

L’attore sosta in un qui e ora che fa da spartiacque fra ipensieri e le emozioni suscitate dal Prima, e i desideri sulPoi. La sua pausa diventa una linea di confine fra ciò che ègià accaduto in scena e che quindi si conosce e fra ciò cheaccadrà e che non si conosce. Dunque l’ascolto, diventasaper-stare in quella linea di confine fra un agito e un altro,fra una parola e la successiva,fra una domanda e una risposta.

Un momento di silenzio,pieno, in cui bisogna esserci,come attori, altrimenti il pubblicosi perde, pensa e si distrae.Riuscire a tener agganciato ilpubblico, anche nel silenzio diparole e di gesti, perché resticon te, continui ad essere parte-cipe attivo della commedia; que-sto è l’impegno dell’attore.

E anche dello psicoterapeu-ta. Che si impegna ad esser-ci,anche e soprattutto nelle pause,nel silenzio. Lo psicoterapeuta èqualcuno che ha imparato a so-stare nel teatro della seduta incui ogni volta due attori si incon-trano e costruiscono una storia.

La domanda implicita delpaziente è “Lei c’è? C’è qui, perme? Sa-stare con me?”. Larisposta implicita di un terapeutadovrebbe essere “Sono con te,io qui ci so stare, mi sostengo e

ti sostengo”. O più semplicemente,come dice Carl Rogers,con un semplice “Si”.

Lo psicoterapeuta non può mollare, sfuggire alle pauseangoscianti del paziente magari scaricando l’ansia che que-sti gli suscita muovendosi di continuo, spazientendosi, inter-rompendo a parole quel voluminoso e saturo momento cheè il silenzio. Così l’attore non può allentare la tensione ini-ziando a camminare senza senso per il palco o ciondolandoda un piede all’altro; disperderebbe l’energia e molto pro-babilmente perderebbe anche l’ascolto e il coinvolgimentoche il pubblico (pagante) si è impegnato a dargli.

Un gioco di impegni reciproci, come la terapia. In terapia non si sa quel che accadrà, dopo, fra un minu-

to. Si sta ad aspettare le mosse, i pensieri, le idee, le emo-zioni, i vissuti che l’altro il paziente improvviserà. Non c’èmai assenza, anche nel silenzio, ma attesa. Un gioco diimprovvisazioni reciproche, in cui però interagiscono dueesperienze, due formazioni, due competenze diverse. Daun lato c’è il paziente, matricola della scena, che arriva inseduta come uno spettatore volontario che sceglie di sali-re sul palco ma non sa cosa farà ne come farà a farlo. Ilterapeuta invece, in quanto attore professionista, è coluiche conosce le tecniche teatrali, che padroneggia la scena,che non sa cosa si farà ma conosce come farlo. Se da unlato il cosa fare, la trama, si costruisce lì per lì come in unapiece d’improvvisazione in cui uno dice una battuta e l’al-tro vi si aggancia, il come farlo diviene inderogabile compi-to del terapeuta.

Quest’ultimo sa monitorare, gestire, indirizzare la scena.Non la costringe mai la scena, ma il suo repertorio di com-

petenze è tale da saper cogliere,per esempio, in un mucchio difrasi e di gesti, quella frase e quelgesto del paziente a cui aggan-ciarsi per intraprendere una certadirezione. Ascoltare e prestareattenzione a ciò che accade perriuscire a cogliere quel qualcosache possa generare un “snodocreativo”. In teatro si chiamasnodo creativo, quel punto di svol-ta, che tu raccogli dalle e fra lebattute lanciate da un compagnoper ridare nuovo vigore all’improv-visazione, fare un colpo di scena,introdurre un ingrediente nuovonella storia. Anche il terapeuta siimpegna in un ascolto attento,per esser lì pronto a raccoglierel’elemento significativo fra la folladegli insignificanti lanciati dalpaziente. Il bivio creativo non sicerca, non si estorce o si preten-de, bensì arriva e bisogna esserpronti a riconoscerlo e a racco-glierlo, in terapia come in teatro.

Snodo creativo, pausa e silenzio in Psicoterapia

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Con il contributo di Lara Costa (consigliere sez. B), manteniamo aperta la sezione sulnostro notiziario denominata “Opinioni a Confronto”. Ci sembra opportuno mettere a dis-

posizione uno spazio dove la libertà di esprimere opinioni costruttive sulla politica professionale, in tutti isuoi vari aspetti, passi attraverso il necessario equilibrio tra dialettica critica e uso di modelli espositivirispettosi e pacati. Tutto ciò per garantire un proficuo confronto di idee. I contributi devono essere inviatiper e-mail ([email protected]) e non devono superare il numero di trenta righe (corpo carattere 12 lun-ghezza riga 17).

O Cpinioni a onfrontoa cura di Roberto Pagano

Lara Costa - consigliere sez. B

La voglia di scrivere il presente contributo, nasce da unmomento di riflessione personale, anche grazie all’e-sperienza di politica professionale svolta dalla sotto-

scritta in qualità di consigliere Regionale e Nazionaledell’Ordine degli psicologi (per i tiennalisti.). Ma anche dalconfronto personale con alcuni colleghi, mi sono resa contoche il mio vissuto riflette il vissuto di molti di noi.Anticipo che il tono sarà un pò ironico, anche per smorzarela situazione in cui viviamo quotidianamente, ma di fondo c’èuna grossa serietà di argomentiPer l’accesso alla nostra professione è previsto uno dei per-corsi formativi più lunghi e costosi del nostro Paese, ma oggimi chiedo se cotanta energia e dispendio di risorse fisicheed economiche siano poi ripagati equamente dalla nostraformazione.

Premetto subito che io sono fermamente convinta cheper diventare psicologi sia necessaria una formazione seriae completa, ma voglio provocatoriamente dirvi che alcuni deimigliori psicologi che io ho incontrato nella mia vita (e chehanno anche scritto alcuni dei più importanti testi da cui stu-diamo) non sono neanche laureati in psicologia.

Allora è importante per noi seguire un corso di cinqueanni, dovere prolungare ancora la nostra formazione di unanno tra tirocinio e esami di stato (questi ultimi resi per altrosempre più lunghi e complessi, neanche i medici hanno unesame così impegnativo!).

Fatto tutto ciò; vi sembra che non sia quasi indispensabileuna specializzazione??!! (altri cinque anni, e tanti tanti soldi).

A questo punto un master, un corso di alta specializza-zione, uno riqualificante, qualche seminario, diversi conve-gni, ma anche meeting, tavole rotonde, work shop, conferen-ze e simposi.Siamo abbondantemente pronti per la pensione, ma lavora-tivamente se è andata bene abbiamo fatto qualche progetti-no e docenza in corsi o sub corsi finanziati a vario titolo.

Io mi rendo conto che nonostante abbia studiato seria-

mente durante la mia carriera universitaria, mi sento sempredi non essere pronta ad entrare nel mondo del lavoro, maforse ancor più non mi sento sicura …cosa fare…. comefare.. a chi chiedere...dove reperire i fondi.

Appena poi mi viene in mente una idea lavorativa, eccoche all’orizzonte scopro che sull’argomento ci sono tante ini-ziative di formazione ed così sono di nuovo imbrigliata in unevento formativo a pagamento ovviamente.Allora?? basta!!! mettiamoci in discussione, dopo aver stu-diato seriamente, (per carità, essere incoscienti o avventu-rieri porta solo a gravi conseguenze per noi stessi e per glialtri,) proviamo a mettere in pratica quello che abbiamo stu-diato, se forse smettessimo di investire in corsi e corsettinima investissimo più su noi stessi dopo cinque anni forsequalcosa di serio potremmo riuscire a realizzarlo.

La società a tanto bisogno di psicologia, ma perché glipsicologi non riescono a promuoversi? vedo spesso altrefigure professionali approfittare di tale bisogno , ma non igiovani colleghi.

La necessità di psicologia è palese, in tv, sui giornali intutti gli ambienti di lavoro non si fa che parlare dell’argo-mento, sento sempre dire <<ci vorrebbe lo psicologo>> … ascuola ci vorrebbe uno psicologo, (orientamento, gestionedelle dinamiche, bullismo, problematiche adolescenziali,abusi, disturbi alimentare, formazione dei docenti). Nelleaziende pubbliche o private (gestione delle risorse umane,marketing, burn out, potenziamento del empawermwent,miglioramento della comunicazione, rendimento). In unasocietà che invecchia esponenzialmente come la nostra,invece di pensare come spesso facciamo ai bambini o ado-lescenti dedicarci di più agli anziani potrebbe forse aumen-tare qualche speranza occupazionale. Gli anziani oggi hannouna aspettativa di vita talmente lunga che sarebbe opportu-no pensare al loro riorientamento, a come aiutare i loro car-giver. Ma c’è anche dell’altro la psicologia dell’emergenza oquella del traffico, ma molto molto di più sono sicura è nelleidee di ognuno di noi solo che la paura la mancanza di pos-sibilità, spesso ci frena.

Forza ragazzi tagliamo il “cordone”da “mamma formazione”

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Nuovi iscritti all’Albo Sez. A e Sez. B

dal 16/07/2008 al 17/12/2008

ISCRITTI SEZ. “A”

a aggiornamento lbo

4730 Gaglio Giuseppina PA

4731 Sammartano Maria TP

4732 Contato Rosanna AG

4733 Di Caccamo Alessandra PA

4734 Rubino Valeria PA

4735 Norrito Davide TP

4736 Alibrandi Eugenia PA

4737 Costanza Michela PA

4738 Siino Stefania PA

4739 Salerno Margherita PA

4740 Benigno Carla PA

4741 Sciabica Serena PA

4742 Lombardo Maria Grazia CT

4743 Ciulla Stefano PA

4744 Marrone Francesca AG

4745 Baffo Eleonora SR

4746 Giusino Linda CT

4747 Marchiano Caterina PA

4748 Guastella Daniela RG

4749 Baiamonte Antonella AG

4750 Titone Monica TP

4751 Santagati Martina CT

4752 Maggio Fabiola PA

4753 Bellanca Zoila PA

4754 Iabichella Elisa RG

4755 Pellitteri Zarina PA

4756 Barbaro Marisa CT

4757 Ruggirello Anna TP

4758 Scandurra Adele PA

4759 Fondacaro Emanuela PD

4760 Scalone Salvatrice SR

4761 D'Urso Dorotea CT

4762 Di Grazia Carmen CT

4763 Olivieri Ivana PA

4764 Leonardi Amelia CT

4765 Provenza Giovanna Stefania PA

4766 Munisteri Maria Luisa AG

4767 Ferrara Katia AG

4768 Baglieri Annalisa RG

4769 Napoli Francesca EN

4770 Borsellino Paola AG

4771 Sireci Maria Josè CL

4772 Stracquadanio Lucia CT

4773 Russo Lidia PA

4774 Scianna Marianna PA

4775 Amorino Rosaria PA

4776 Prestigiacomo Maria PA

4777 Ventura Carmen RG

4778 Bono Stefania AG

4779 Chiarchiaro Gloria PA

4780 Calabrò Alessia Rosaria CT

4781 Bonanno Vincenza EN

4782 Furnari Rosaria RM

4783 La Malfa Francesco SR

4784 Bonura Carlo PA

4785 Mortillaro Maria Grazia PA

4786 Antoci Stefania RG

4787 Blasco Maria PA

4788 Sorrentino Valeria PA

4789 Tonelli Silvia PA

4790 Prestianni Giada PA

4791 Spada Valeria SR

4792 Amato Giovanna PA

4793 Guglielmo Maria Antonietta PA

4794 Battaglia Gianluca PA

4795 Turco Renata CL

4796 Caronia Simona MI

4797 Maita Pietro AG

4798 Zarcone Cristina Maria PA

4799 Caravello Caterina PA

4800 Nocera Rosaria PA

4801 Salerno Laura PA

4802 Noè Salvatore CT

4803 Di Franco Fabiola AG

4804 Cupani Elisa AG

4805 Lo Bianco Floriana PA

4806 De Muro Viviana SR

4807 Cardinale Elisa PA

4808 Cultrona Simona CT

4809 Giammanco Francesca PA

4810 Ferreri Chiara PA

4811 Musumeci Giovanna CT

4812 Di Dio Dathan Giuseppe EN

4813 Tomasello Damiana EN

n° Scheda Cognome e Nome Prov. n° Scheda Cognome e Nome Prov.

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Le modalità per il riconoscimento dei crediti formativi sono state stabilite con Determinazione della CNFC del 29marzo 2007.L'attestazione dei c. f. in qualità di tutor viene rilasciata dall'Ordine di appartenenza e chi è interessato può farnerichiesta, utilizzando il modulo, scaricabile dal sito, ed allegando la attestazione relativa allo svolgimento dell'at-tività di tutor.A questo proposito, ed in seguito alle numerose telefonate, arrivate alla Segreteria, da parte di Colleghi che chie-devano informazioni più dettagliate, sono emerse alcune criticità, soprattutto rispetto alla certificazione che vaallegata alla richiesta di attestazione dei crediti. Tale certificazione dovrà essere a firma del responsabile della struttura (Servizio di Psicologia, Consultorio, DSM,Ser.T, ecc…) o dell’Ente, convenzionati per lo svolgimento dei tirocini, e dovrà riportare specificatamente il perio-do effettivo in cui il richiedente ha fatto da tutor al tirocinante (es.: dal: giorno / mese / anno, al: giorno/ mese/anno), e non citare in modo generico solamente l’anno, come spesso abbiamo riscontrato fino ad oggi.Ricordiamo ancora una volta che i crediti formativi per attività di tutor possono essere riconosciuti soltanto dal24/11/2005 e che si riferiscono sia ai tirocini obbligatori previsti per l’ammissione all’esame di Stato che al tiro-cinio obbligatorio previsto all’interno dei corsi dispecializzazione.

Anno 2005: crediti previsti 30 – crediti per attività di tutoraggio 15. Per l’anno 2005 è possibile maturare 3 crediti, valutati per eccesso e solamente per il periodo che va dal 24/11al 31/12/2005).

Anno 2006: crediti previsti 30 – crediti per attività di tutor: max 15 per sei mesi.

Anno 2007: crediti previsti 30 – crediti per attività di tutor: max 15 per sei mesi.

Anno 2008: Per quanto riguarda i crediti per l’anno 2008, vogliamo specificare che verranno riconosciuti 24 cre-diti per sei mesi di attività e 25 per un periodo superiore a sei mesi.

Per periodi inferiori a 6 mesi, verranno computati 4 crediti per ogni mese di attività, che saranno raddoppiati nelcaso si seguano due o più tirocinanti contemporaneamente.

Es.: 3 mesi di tutoraggio ad un solo tirocinante, danno diritto a 12 crediti, mentre 3 mesi x 2 tirocinanti, dannodiritto a 24 crediti (4 crediti x ogni mese = 12, per 2 tirocinanti = 24).

Vi invitiamo comunque a consultare periodicamente la “Bacheca” del sito www.oprs.it, dove potrete verificareeventuali, ulteriori notizie in merito.

Crediti ECM per l’attività di tutor

4814 Caimi Laura TP

4815 Barbera Liliana EN

4816 Scribano Letizia RG

4817 Materia Stefania ME

4818 Miceli Maria Teresa PA

4819 Arena Alessia PA

4820 Schembri Rosaria CL

4821 Pangos Marco TS

4822 Taibi Teresa CT

4823 Patti Luciana SR

4824 Giorgio Irene CT

4825 Salamone Maria Luisa EN

4826 Varisano Stefania EN

4827 Perconti Eleonora PA

4828 Parisi Graziella CT

4829 Filippone Antonella EN

4830 Gugliotta Giorgia PA

4831 Catania Valentina EN

4832 Cipolla Rosa Maria AG

4833 Giampetraglia Maria Elena CT

4834 Lisi Rosaria CT

4835 Maggiore Letizia CT

4836 Garofalo Daniela RG

4837 Saladino Gina Francesca TP

ISCRITTI SEZ. “B”40 Chiriaco Tiziana RC

41 Piccione Giuseppa Valentina TP

AVVISO! Gli iscritti provenienti da altri Ordini degli PsicologiProvinciali o Regionali, se devono autocertificare la propriaiscrizione, devono riportare la data che era stata loro asse-gnata dal "vecchio" Ordine e il numero assegnato almomento dell'accettazione del nulla osta

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