Gennaio 2016

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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO onlus ADERENTE ALLA F.U.S.I.E 1/2016 anno 59° TRENTINI nel MONDO La Trentini nel mondo ha partecipato alla «Giornata mondiale del migrante e del rifugiato» che si è svolta a Rovereto il 17 gennaio

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Mensile dell'Associazione Trentini nel Mondo del mese di gennaio 2016

Transcript of Gennaio 2016

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MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO onlus ADERENTE ALLA F.U.S.I.E 1/2016anno 59°

TRENTINI nel

MONDO

La Trentini nel mondo ha partecipato alla «Giornata mondiale del migrante e del rifugiato» che si è svolta a Rovereto il 17 gennaio

CIRCOLI, DELEGAZIONI E FEDERAZIONI/COORDINAMENTI DI CIRCOLI

dell’Associazione Trentini nel Mondo - onlus

Argentina - 57 circoli - 1 delegazione

Alta Gracia, Avellaneda, Azul, Bahia Blanca, Bariloche, Buenos Aires, Catamarca, Chajarì, Chilecito, Colonia Tirolesa, Concepción del Uruguay, Concordia, Cordoba, Cordoba Sud, Corrientes, Corzuela, Cruz del Eje, Formosa, General Roca, General San Martín, La Carlotta, La Plata, La Toma, Lanteri, Las Breñas, Machagai Plaza, Makallè, Malabrigo, Malagueño, Mar del Plata, Mendoza, Olavarria, Pampa del Infierno, Presidente Roque Sáenz Peña, Puerto Tirol, Quitilipi, Reconquista, Resistencia, Río Cuarto, Romang, Rosario, Salta, San Jaime, Sampacho, San José (Depto. Colon), San Nicolas de los Arroyos, Santa Fé, Santa Rosa de la Pampa, Tandil, Tucuman, Venado Tuerto, Viedma, Villa Carlos Paz, Villa General Belgrano, Villa Ocampo, Villa Regina, Zárate - Comodoro Rivadavia

Australia - 8 circoli - 2 delegazioniAdelaide, Canberra, Mackay, Melbourne, Myrtleford, Perth, Sydney, Wollongong - Tasmania, Townsville

Belgio - 4 circoli - 1 delegazione

Bruxelles, Charleroi, La Louviére, Liegi – Limburgo

Bolivia - 1 circolo

La Paz

Bosnia - 3 circoli

Sarajevo, Stivor, Tuzla

Brasile - 62 circoli

Ascurra, Belo Horizonte, Bento Gonçalves, Blumenau, Brusque, Caxias do Sul, Colatina, Coronel Pilar, Corupà, Curitiba, Divino di Laranjeiras, Encantado, Erexim, Florianopolis, Garibaldi, Gasparin, Gramado, Guaramirim, Indaial, Jahú, Jaraguà do Sul, Joinville, Jundiaì, Laurentino, Londrina, Luzerna, Nereu Ramos, Nova Brescia, Nova Trento, Ouro Fino, Passo Fundo, Pedrinhas Paulista, Piracicaba, Porto Alegre, Presidente Getulio, Rio de Janeiro, Rio do Oeste, Rio do Sul, Rio dos Cedros, Rodeio, Salete, Salvador, São Paulo, Sananduva, Santa María, Santa Olímpia, Santa Teresa, Santa Tereza do Rio Taquarì, São Bento do Sul, São João Batista, Sao Miguel do Oeste,São Sepe, São Valentim do Sul, Taiò, Tapejara, Trentin, Três de Maio, Tucunduva, Venda Nova do Emigrante, Veranòpolis, Vitoria, Xanxerè

L’elenco è consultabile (completo con indirizzi e nomi dei presidenti) sul nostro sito internet: www.trentininelmondo.it

Canada - 5 circoli

Alberta, Montreal, Toronto, Vancouver, Windsor & Detroit

Cile - 3 circoli Copiapò, La Serena, Santiago

Colombia - 1 circoloBogotá

Danimarca - 1 circoloCopenaghen

Ex emigrati - 3 circoliAustralia, Stivor (BIH), Svizzera

Francia - 3 circoli Grenoble, Lorena, Parigi

Germania - 7 circoli - 1 delegazioneColonia, Dortmund, Friedrichshafen, Monaco, Norimberga, Reno Neckar, Stoccarda – Berlino

Gran Bretagna - 1 circolo - 1 delegazioneLondra - Manchester

Italia - 13 circoli Biella; Borgosesia; Brescia; Bresciani amici del Trentino; Como; Famiglia Trentina di Roma; Friuli; Milano; Pontino; Predazzani nel Mondo; Roma; Società Americana di Storo; Trieste

Lussemburgo - 1 circolo

Lussemburgo

Messico - 13 circoli - 1 delegazione

Aguas Calientes, Citlatepetl, Città del Messico, Colonia Manuel Gonzalez, Colonia Manuel Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Monterrey, Puebla, San Luis de Potosí, Tijuana, Veracruz, Xalapa - Cuernavaca

Paraguay - 10 circoli

Asunción, Atyrà, Caacupé, Caaguazù, Concepción, Fernando de la Mora, Lambaré, Luque, Paso Barreto, San Pedro Ycuamandiyù

Peru - 1 circolo

Lima

Portogallo - 1 circolo

Portogallo

Romania - 1 circolo

Romania

Serbia - 1 circolo

Indija

Stati Uniti - 21 circoli

Alliance, Chicago, Cleveland, Denver, Hazleton, Milwaukee, Minnesota, New England, New York, Norway, Ogden, Pittsburgh, Readsboro, San Francisco, Solvay, South Alabama, South East Pennsylvania, Southern California, Washington, Wyoming

Sud Africa - 2 delegazioni

Pretoria, Cape Town

Svizzera - 8 circoli

Amriswil, Basilea, Sciaffusa, Ticino, Winterthur, Zofingen, Zug, Zurigo

Uruguay - 5 circoli

Carmelo, Cerro Largo, Colonia del Sacramento, Montevideo, Rivera (S. Ana do Livramento - BR)

Venezuela - 1 circolo

Caracas

FederazioniITTONA (Canada e Stati Uniti)

CoordinamentiArgentina, Australia, Benelux, Bosnia, Brasile, Canada, Cile, Germania, Messico, Paraguay e Uruguay

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EDITORIALE

LA «GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO» SI È SVOLTA QUEST’ANNO A ROVERETO

Anche quest’anno la Tren-tini nel Mondo ha preso parte alla Giornata Mon-

diale del Migrante e del Rifugiato che si è svolta domenica 17 gen-naio a Rovereto sotto la regia di don Beppino Caldera, responsa-bile della Pastorale delle migra-zioni. Si è trattato di un incontro di popoli, di colori e di suoni che ha avuto degna cornice nella città che, tra le tante particolarità, ospita anche la Campana della Pace: una campana costruita con la fusione dei cannoni della guerra mondiale che, grazie alla rete dei Circoli Trentini che la rappresentano, fa sentire la sua voce in tutto il mondo.

Certo, parlare di pace oggi è sempre più difficile così come è altrettanto difficile parlare serenamente e pacatamente di migranti e di migrazioni. Non per questo però dovremo rinunciare a seguire questa strada ed anzi dovremo sforzarci maggiormente perché sappiamo che ogni giorno cresce il numero delle persone che lavorano per aumentare il caos, la divisione tra gli uomini ed il terrore.

Dovremo sforzarci ulterior-mente proprio perché diventa sempre più difficile affrontare una situazione che vede quotidia-namente bambini, donne e uomi-ni pagare un tragico contributo di vite agli spietati traffi canti di

esseri umani.Dovremo sforzarci ulterior-

mente proprio per contrastare i fanatici terroristi che stanno insanguinando il mondo e dob-biamo sforzarci personalmente, ognuno di noi, davanti alla sem-pre più evidente incapacità e impotenza dei governi così come davanti alla pochezza morale e culturale di chi specula meschi-namente su questi drammi.

In Trentino fortunatamente vi-

viamo in condizioni decisamente migliori rispetto alle situazioni che si possono riscontrare tutt’at-torno a noi, ma non per questo dobbiamo far fi nta che le tragedie non avvengano. Anche noi infatti facciamo parte di quel “mondo occidentale” che dall’alto della sua millenaria storia si è sempre sentito autorizzato a considerar-si il centro del mondo, se non

ASSOCIAZIONETRENTINI NEL MONDO

O.n.l.u.s.

TRENTINI NEL MONDOMensile dell’Associazione

Trentini nel Mondoaderente alla F.U.S.I.E

Direzione, amministrazione e redazioneVia Malfatti, 21 - 38122 TRENTOTel. 0461/234379 - Fax 0461/230840sito: www.trentininelmondo.ite-mail:[email protected]

Direttore responsabileMaurizio Tomasi

Comitato editorialeG. Bacca, C. Barbacovi, F. Casagrande,B. Cesconi, C. Ciola, M. Dallapè,P. Dalla Valle, A. Degaudenz, E. Formilan,B. Fronza, L. Imperadori, A. Lanfranchi,E. Lorenzini, A. Maistri, S.Margheri,G. Michelon, N. Paulus, L. Pontalti, F. Pisoni, S. Regazzola, V. Rodaro, P. Rossi, G. Sbetti, A. Tafner, D. Zatelli, G. Zorzi Hanno collaborato:R. Barchiesi - S. Corradini - G. Degasperi -F. Bocchetti

Autorizzazione del Tribunale di Trenton. 62 - 6 febbraio 1958

STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN)

Quote di adesione:Italia: Euro 20,00; Europa; Euro 20,00 Sud America: Euro 20,00;Nord America e Australia: Euro 25,00Socio - Euro 30,00Conto corrente postale n. 12509386

N. 1 GENNAIO 2016Stampato il 5 febbraio 2016

In copertina: la «Giornata mondiale del migrante a del rifugiato» a Rovereto.

PresidenteAlberto Tafner

DirettoreAnna Lanfranchi

Le migrazioni si affrontanosenza isterismi e prepotenze

SOMMARIOPagina 2AGENDA

Pagine 3-5ATTUALITÀ:

IMPOSTA SULLA CASAPROVINCIA INAMOVIBILE

Pagine 6-10GENTE E FATTI

Pagine 11-13GIOVANI OLTRECONFINE:CLIO ZANCANELLA (PARIGI)

Pagine 14-19CIRCOLI

(Toronto, New England,New York, Jahu, Venda Novado Imigrante, Nova Trento,

Caxias do Sul, Canberra, Friuli,Como/Lecco, Bresciani amici

del Trentino, Lorena)

Pagina 20TRENTINO “SUPER”:

VETRI SPECIALI

Pagina 21 APPUNTAMENTI

Pagina 22-23 L’AQUILA TRENTINA

Pagina 24ABBONAMENTI

CONTINUA A PAG. 2

Stiamo attraversando un periodo di transizione come quelli che hanno ciclicamente cambiato il corso

della storia delle varie civiltà. Per questo è inutile oltre che sciocco, ricostruire muri - sia di pietre che di parole - per tenere lontano chi prima o poi verràa bussare più o meno gentilmente alla nostra porta

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AGENDA

CONTINUA DA PAG. 1

addirittura il suo padrone. Un concetto questo che continua a persistere nel profondo degli animi, nonostante l’esito di una globalizzazione disegnata sul modello occidentale dell’econo-mia, della cultura e del mercato che hanno portato a galla quello che abbiamo sempre cercato di nasconderci e cioè che il mondo non è solo nostro e tanto meno ne siamo i padroni.

Oggi, anche se in molti cercano di rifi utare questa evidenza, non possiamo negare l’esistenza di un miliardo e mezzo di cinesi, di altrettanti indiani e di oltre un miliardo di africani che condi-vidono con noi il pianeta terra. Avere la presunzione di essere ancora solo noi a dettare le re-gole per tutti, ad imporre cultura, usi, fedi e tradizioni non è più sostenibile. Così come appare inutile oltre che sciocco, pro-porre di ricostruire muri – sia di pietre che di parole – per tenere lontano chi prima o poi verrà a bussare più o meno gentilmente alla nostra porta.

Parlando in occasione della Giornata Mondiale dei Migran-ti, papa Francesco ha detto tra

Il Consolato argentino «ospite» dell’Associazione

l’altro che…«i migranti che abbandonano la loro terra d’o-rigine, non di rado incontrano la carenza di normative chiare e praticabili che regolino l’acco-glienza, con attenzione ai diritti e i doveri di tutti…»

Affermare che i diritti ed i doveri – così come gli usi, i costumi, le regole e le norme – devono essere rispettati da tutti, a prescindere dal colore della pelle, dalla provenienza, dalla lingua o dalla fede religiosa, sembrerebbe di dire addirittura una inutile banalità in un paese civile. Invece in una situazione dove gran parte dell’opinione pubblica valuta i diritti ed i com-portamenti in modo diverso, a

seconda del luogo di provenienza di chi li interpreta, le parole

di papa Francesco appaiono non solo di buon senso, ma addirit-tura rivoluzionarie. Questo non vuol dire che ognuno può fare quello che vuole ( soprattutto se commette azioni che infrangono le regole del posto in cui soggior-na) ed anzi è necessario che in un momento di confusione come questo le leggi vengano applicate ancora più rispettosamente, ma ciò non signifi ca che ci debbano essere aggravanti e discrimina-zioni dovute solo all’etnia di chi le infrange.

Le facili soluzioni, contraria-mente a quanto affermano spudo-ratamente i vari imbonitori più o meno politicanti che parlano dai diversi pulpiti televisivi, non esi-stono. Se davvero vogliamo fare qualche cosa, dobbiamo anzitutto capire che stiamo attraversando

un periodo di transizione come quelli che hanno ciclicamente cambiato il corso della storia delle varie civiltà. Per questo dobbiamo attrezzarci - in primo luogo elaborandolo sul pia-no culturale - per affrontare questo momento di passaggio epocale senza isterismi e senza prepotenze. Solo così potremo pensare di costruire un futuro vivibile e il più possibile pacifi co per le prossime generazioni che dovranno vivere inevitabilmente in un mondo ed in una società diverse da quella attuale.

Alberto Tafner

Le migrazioni si affrontanosenza isterismi e prepotenze

Venerdì 29 gennaio la Trentini nel mondo ha ospitato una delegazione del Consolato Generale dell’Argentina a Milano, che aveva chiesto di poter usufruire della sede dell’Associazione per incontrare i cittadini argentini che vivono in Trentino. A dare il benvenuto alla vice console Daniela Beatriz Jaite (seconda da destra nella foto) è stato il vice presidente della Trentini nel mondo, Cesare Ciola (primo a destra).

La vice console era accompagnata da due funzionari, Fabiana Tomba e Andrea Guarizola.

Cesare Ciola ha parlato del forte legame che esiste con l’Argentina, paese nel quale la co-munità di origine trentina è molto numerosa, come dimostra la presenza di oltre sessanta Circoli. Alla vice console è stata consegnata una copia della trilogia «Tanti volti, un’unica comunità - Storia e realtà dei Circoli trentini nel mondo».

Daniela Beatriz Jaite ha contaccambiato l’omaggio con un libro sulle bellezze natu-rali e paesaggistiche dell’Argentina, che ora arricchisce la biblioteca dell’Associazione.

Da questonumero

al viadue nuove

rubricheSi intitolano «Giovani oltreconfine» (alle pagi-ne 12-13) e «trentino SUPER» (a pagina 20) le due nuove rubriche che prendono il via da questo numero del giornale: la prima ospi-ta testimonianze di giovani emigrati mentre la seconda è dedicata alla presentazione di persone e aziende che rappresentano «eccel-lenze trentine nel mondo».

3 1 - 2016

ATTUALITÀ

«Non farti cadere le brac-cia», cantava Edoardo Bennato all’inizio della sua carriera di cantautore, verso la metà degli anni 70 del secolo scorso. Ma se si legge la lettera con la quale l’assessore agli enti locali Carlo Daldoss motiva la posizione della Provincia Autonoma di Trento in merito all’applica-zione dell’IMIS (la “versione” trentina dell’IMU) alle case di proprietà degli emigrati trentini, è impossibile accogliere l’invito dell’artista napoletano. Per dare un’informazione trasparente e completa sulla vicenda, dedichia-mo le due pagine che seguono a documentare lo scambio di lettere fra l’Associazione e la Provin-cia, in modo che ognuno possa leggerle e trarre le valutazioni del caso. Alle pagine 4 e 5 sono pubblicati i testi integrali della lettera inviata il 21 maggio 2015 dalla Trentini nel mondo e della risposta dell’assessorato, del 28 dicembre 2015.

LA RICHIESTADELL’ASSOCIAZIONE

Riassumendo, il nodo della questione è questo: la Trentini nel mondo aveva fatto osservare alla Provincia che la normati-va statale stabilisce che per il 2015 gli immobili di proprietà di cittadini residenti all’estero, pensionati ed iscritti all’AIRE, vengano considerati come «prima casa» ai fini dell’applicazione delle imposte sugli immobili. In Trentino questo invece non avviene, perché la Provincia, con la sua competenza primaria, ha deciso che siano i singoli Comuni a decidere sull’argomento.

Secondo la Trentini nel mon-do questa decisione genera una disparità di trattamento che si traduce in una discriminazione inaccettabile. Per questo l’As-sociazione aveva chiesto «che venisse riconosciuta per tutti gli emigranti trentini la parità di trattamento fi scale con i loro concittadini residenti o per lo meno la parità di trattamento con gli emigrati dalle altre regioni italiane».

Anche l’Unione Italiani nel mondo, con una lettera datata

8 giugno 2015 a fi rma del pre-sidente Mario Castellengo e del segretario generale, Angelo Mattone, aveva avanzato analo-ga richiesta al presidente della Provincia, Ugo Rossi (e a quello della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher).

L’osservazione e la richiesta della Trentini nel mondo erano state inoltrate con una lettera inviata il 21 maggio scorso. La lettera con la quale viene comu-nicata la sconcertante decisione che nulla sarà modifi cato, porta la data del 28 dicembre 2015. Nell’epoca della comunicazione «in tempo reale», un intervallo di 221 giorni fra domanda e risposta accentua lo scoramento di fronte ad un diniego, basato su «considerazioni» ed «elementi oggettivi» (riportati nel punto «d» della lettera pubblicata sulle pagine che seguono) che, bru-talmente, possono essere così riassunti: sono i Comuni gli unici soggetti in grado di sapere per quanto tempo gli emigrati - partiti «vari decenni or sono» - abitano gli immobili di loro proprietà e quindi spetta a loro decidere se considerare tali immobili come «prima» o «seconda» casa.

Sembra di capire che il metro

di giudizio, lo strumento per valutare il «permanere o meno dei legami che giustifichino l’assimilazione ad abitazione principale» e quindi se l’emigra-to può ritenersi o meno ancora cittadino a tutti gli effetti della località nella quale è nato e possiede l’immobile, dipenda da una astrusa combinazione fra la somma algebrica dei giorni di presenza e il tempo trascorso dal momento dell’emigrazione. Una valutazione affi data solo a questi parametri non solo appare assur-da ma è profondamente ingiusta.

IL TRENTINO NON POTEVADARE PANE A TUTTI

È ingiusta perché così facendo si cancella con un colpo di spugna la storia che sta dietro a quella emigrazione e si manca di rispetto a coloro che hanno fatto la dolo-rosa scelta di andare a lavorare e vivere in un altro paese, perché il Trentino non poteva dare pane a tutti. Quando si parla di emigra-zione non si può dimenticare che il fenomeno ha profondamente segnato l’evoluzione sociale e umana della nostra provincia e che anche gli emigrati, con le loro rimesse, hanno dato una mano al

Trentino a risollevarsi dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale.

Conservare la casa di famiglia - anziché svenderla o specularci sopra - o usare i sudati risparmi per comperarne o costruirne una nel paese dove si era nati, è sempre stato motivo di orgoglio per coloro che erano emigrati. Era anche un modo per dare concretezza al loro desiderio di mantenere un contatto con la terra di origine, per dimostrare anche agli altri compaesani il loro pro-fondo e sincero attaccamento «al campanile», per avere un luogo in cui sentirsi totalmente «a casa» quando tornavano in Trentino.

I CONTI PREVALGONOSUI SENTIMENTI

Evidentemente questa conce-zione forse troppo romantica si scontra con il pragmatismo di Provincia e Comuni che devono far quadrare conti e bilanci. I nu-meri prevalgono sui sentimenti.

Applicare anche nel Tren-tino dell’autonomia speciale l’«assimilazione obbligatoria e automatica ad abitazione prin-cipale» della casa dell’emigrato pensionato iscritto all’AIRE- come previsto dalla normativa nazionale attualmente in vigore, sarebbe stato anche un modo gar-bato e intelligente per esprimere riconoscenza a una categoria di cittadini che nonostante siano stati costretti a lasciare il Trenti-no, non hanno smesso di amarlo e rispettarlo.

Anche se ci sono Comuni che ritengono «di non cogliere ormai, nella loro realtà territoriale e so-cio-economica, alcuna differenza tra un emigrato all’estero e un emigrato all’interno del territorio nazionale nello stesso periodo storico» - come scrive l’assessore Daldoss nella sua lettera - noi siamo dell’idea che la storia di questi concittadini basta e avanza a «giustifi care» l’«assimilazione obbligatoria e automatica». In piazza Dante non la pensano così. Ne prendiamo atto e non nascondiamo la nostra delusione. Per gli emigrati trentini è proprio un brutto inizio d’anno.

Maurizio Tomasi

NON SONO STATE ACCOLTE LE OSSERVAZIONI FATTE DALLA TRENTINI NEL MONDO E DALL’UNIONE ITALIANI NEL MONDO

Mentre nel resto d’Italial’immobile di proprietàdi un emigrato iscritto all’AIRE e pensionato

viene obbligatoriamentee automaticamenteconsiderato «prima

casa», in Trentino questonon avviene e continuerà

a non avvenire

Per valorizzarne competenza e autonomia,la Provincia ha ritenuto che «la valutazioneconcreta sul permanere o meno dei legami

che giustifi chino l’assimilazione ad abitazione principale» può essere effettuata solo dal Comune

il «soggetto istituzionale che ha il contattodiretto» con i suoi cittadini emigrati

Imposte sulla casa, Provincia inamovibileper i nostri emigrati un brutto inizio d’anno

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Trento, 28 dic. 2015

Oggetto: Applicazione del-l’IM.I.S. ai cittadini italiani re-sidenti all’estero - Risposta a segnalazione.

Si corrisponde con la presente alla nota n. prot. 281/fbgd dd. 21 maggio 2015 e relativa alla materia in oggetto.

Come correttamente rilevato nella Vostra nota, la normativa provinciale IMIS (art. 8 comma 2 lettera d) della L.P. n. 14/2014) prevede la facoltà per i Comuni di assimilare a abitazione prin-cipale un fabbricato abitativo posseduto da italiani residenti all’estero, limitatamente ai sog-getti già titolari di trattamento pensionistico maturato nel Paese di residenza ed iscritti all’AIRE. La normativa statale (identica a livello di formulazione del testo), ed in specie l’articolo 9 bis del D.L. n. 47/2014, prevede invece l’assimilazione obbligatoria ed automatica.

Questa differente scelta ope-rata dal legislatore provinciale

rispetto a quello statale deriva da una valutazione differente e sotto nessun aspetto discriminatoria, ma invece fondata sulla valoriz-zazione dei Comuni quali Enti centrali nell’imposizione tributa-ria locale di natura immobiliare, nella prospettiva di valorizzarne le competenze e l’autonomia. Per chiarire meglio il concetto, è opportuno fi ssare i seguenti punti:

a) la stessa evoluzione della normativa statale, in materia di agevolazioni IMU per i fabbri-cati dei cittadini italiani residenti all’estero, ha visto notevoli mo-difiche nel tempo. Nei periodi d’imposta 2012 e 2013 era pre-vista la facoltà per i Comuni (e non l’assimilazione automatica per legge obbligatoria) di assi-milare ad abitazione principale il fabbricato posseduto dai citta-dini italiani residenti all’estero,

peraltro senza limitazione ai soli pensionati, ma potenzialmente per tutti. Nel 2014 la normativa non ha previsto invece alcuna agevolazione, né facoltà in questo senso per i Comuni. Dal 2015 la norma statale sopra richiamata ha stabilito l’assimilazione automa-tica ad abitazione principale ma, appunto, solo per i pensionati nel Paese di residenza;

b) la facoltà di assimilazione riconosciuta ai Comuni dall’arti-colo 8 comma 2 lettera d) è stata prevista dopo attenta valutazione della materia durante i lavori consiliari con un emendamento, concordato da tutte le forze po-litiche, secondo un testo identico a quello della norma dello Stato, salva la differenza tra l’automa-ticità dell’assimilazione stabilita dalla normativa statale e la facoltà riconosciuta invece ai Comuni

dalla norma provinciale;

c) la scelta di rendere l’assi-milazione facoltativa e non ob-bligatoria è emersa in coerenza con il quadro della complessiva impostazione dell’IM.I.S., basata, tra l’altro ed in modo strategico come sopra accennato, sul rico-noscimento del ruolo decisionale dei Comuni nel quadro del federa-lismo fi scale, ruolo tradotto nella valorizzazione dell’autonomia impositiva delle Amministrazioni comunali per gli aspetti diretta-mente collegati con le situazioni locali (ad esempio si ricorda l’as-similazione dei fabbricati abitativi concessi in comodato a parenti ed affi ni, anch’essa facoltativa e non obbligatoria, articolo 8 com-ma 2 lettera b)). E, come detto, questa impostazione generale è stata condivisa nell’ambito del Consiglio provinciale anche per la fattispecie che qui rileva;

d) questa prospettiva è avva-lorata da altre considerazioni e da elementi oggettivi. In molti casi i fabbricati abitativi posse-duti da cittadini italiani residenti all’estero sono riferiti a situazioni

ATTUALITÀ

La «differente scelta operata dal legislatoreprovinciale rispetto a quello statale deriva

da una valutazione differente e sotto nessun aspettodiscriminatoria» nella prospettiva di valorizzare

competenze e autonomia dei Comuni

«Con la recente introduzione della nuova imposta immobiliare semplice (IM.I.S.) la Provincia Autonoma di Trento ha anche in-trodotto una evidente disparità di trattamento, in senso peggiorati-vo, nei confronti degli emigrati trentini rispetto agli emigrati del resto d’Italia.

Il decreto legge del Governo nazionale 28 marzo 2014 n. 47, convertito in legge il 23 maggio 2014 n. 80 dal titolo “Misure ur-genti per l’emergenza abitativa” ha introdotto infatti alcune novità

fi scali a favore degli italiani re-sidenti all’estero. In particolare la legge dello Stato all’articolo 9bis per gli italiani iscritti all’A-nagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) già pensionati nei rispettivi paesi di residenza, prevede l’applicazione dell’IMU come prima casa e la riduzione TARI e TASI sull’abitazione prin-cipale posseduta in Italia.

In pratica l’emigrato che pos-siede una casa nel paese di origi-ne e la utilizza per sé e la propria famiglia, riceve un trattamento

fi scale identico a quello dei suoi compaesani residenti.

In base all’art. 80 dello Statuto d’Autonomia, la Provincia Auto-noma di Trento ha però facoltà di legiferare rispetto alle imposte immobiliari, superando così la normativa statale.

Nella Provincia Autonoma di Trento quindi si applica la legge provinciale del 30 dicembre 2014 n. 14 che introduce al posto di IMU, TARI e TASI la cosiddetta IMIS.

Applicazione dell’IM.I.S. ai cittadini italiani re

fi

f

Emigrati trentini discriminatigrazie all’Autonomia speciale«Emigrati trentini discriminati grazie all’Auto-

nomia speciale»: era questo il titolo del comuni-cato pubblicato sul sito della Trentini nel mondo e inviato, con una lettera di accompagnamento, ai consiglieri e assessori provinciali, ai deputati e senatori trentini, al presidente del Consorzio dei Comuni e ai sindaci della provincia. Nella

lettera (foto a fi anco) l’Associazione sollecitava un intervento del Consiglio Provinciale volto a equiparare i cittadini trentini residenti all’estero con quelli residenti in Trentino o, se questo non fosse possibile, almeno la parità di condizioni con gli emigrati italiani delle altre regioni. Qui sotto pubblichiamo il testo integrale del comunicato.

IMPOSTE SULLA CASA, LE OSSERVAZIONI E LE RICHIESTE DELLA TRENTINI NEL MONDO

5 1 - 2016

ATTUALITÀ

di emigrazione verifi catesi vari decenni fa. Non a caso lo Stato, dopo l’evoluzione normativa sopra illustrata, ha limitato l’assi-milazione ai pensionati, e quindi ad una parte solamente dei citta-dini italiani residenti all’estero, allo scopo di non riconoscere il benefi cio ai cittadini di seconda o terza generazione per i quali i legami con la madrepatria sono oggettivamente più attenuati, e per i quali quindi l’identifi cazio-ne del fabbricato nella categoria “abitazione principale” appare forse meno giustificata ai fini fi scali. Inoltre si è a conoscenza che nei periodi d’imposta IMU 2012 e 2013 (nei quali come so-pra illustrato su tutto il territorio nazionale l’assimilazione era ri-messa alla facoltà decisionale dei Comuni), in Provincia di Trento alcuni Comuni con una signifi ca-tiva presenza di fabbricati posse-duti da cittadini italiani residenti all’estero non hanno approvato l’assimilazione, ritenendo di non cogliere ormai, nella loro realtà territoriale e socio-economica, alcuna differenza tra un emigrato all’estero (magari vari decenni or sono) ed un emigrato all’interno

del territorio nazionale nello stesso periodo storico. Questo a riprova che, fermo restando il massimo riconoscimento della tutela da garantire ai concittadini emigrati, la valutazione concreta sul permanere o meno dei legami che giustifi chino l’assimilazione ad abitazione principale può es-sere effettuata solo dal soggetto istituzionale che ha il contatto diretto con questa realtà, e quindi il Comune nell’ambito della sua autonomia impositiva;

e) il regolamento IM.I.S. 2015 è stato approvato dai Comuni entro il 15 marzo 2015 (data ultima di approvazione del bi-lancio di previsione per lo stesso esercizio fi nanziario) e non può essere modifi cato se non, even-tualmente e sempre nell’ambito dell’autonomia impositiva di ciascun Comune, per il 2016. Ai Comuni sono stati forniti gli stru-menti interpretativi ed applicativi (anche con formazione al perso-nale) della normativa IM.I.S. per

consentire di effettuare in modo pienamente informato le scelte di loro competenza discendenti dalle norme tributarie. La provincia non può evidentemente forzare scelte rimesse all’autonoma deci-sione dei Comuni. Naturalmente anche per il 2016 verranno posti in essere tempestivamente gli strumenti necessari ai Comuni per l’adozione eventuale di decisioni tributarie nell’ambito della loro sfera di autonomia, compresa quella che in questa sede rileva.

Si precisa infi ne che la questio-ne è stata portata nuovamente all’attenzione del Consiglio Pro-vinciale in sede di discussione del disegno di legge 107/2015 (Legge di stabilità provinciale per il 2016). In quella sede il Consi-glio provinciale ha confermato le norme in vigore nel 2015 come sopra illustrate.

Si rimane naturalmente a com-pleta disposizione per ogni ul-teriore chiarimento o approfon-dimento si ritenesse necessario, e con l’occasione si porgono cordiali saluti.

Carlo Daldoss

La legge provinciale prevede che l’equiparazione a prima casa dell’abitazione di proprietà del pensionato emigrato sia facol-tativa e a discrezione dei singoli Comuni.

Secondo la legge provinciale, il Comune è tenuto ad adottare un regolamento per la disciplina dell’IMIS e al «punto d» dell’ar-ticolo 8, si specifi ca che detto il regolamento può «considerare direttamente adibita ad abita-zione principale una e una sola unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti

nel territorio dello Stato e iscrit-ti all’anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE), già pensionati nei rispettivi paesi di residenza, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata o data in comodato d’uso».

Stupisce e amareggia consta-tare che nel varare la legge 30 dicembre 2014 n. 14 la Provincia Autonoma di Trento non abbia tenuto conto di quanto previsto dalla legge nazionale e non ab-bia inserito questi immobili fra quelli assimilati ad abitazione

principale ai sensi del comma 2b dell’articolo 5.

Questa disparità di trattamento rispetto a quanto avviene nel resto d’Italia non ha solo un effetto penalizzante sul piano economico, che si traduce in un’aliquota tripla o quadrupla rispetto a quella riservata all’a-bitazione principale ma riveste un valore simbolico di grande impatto. Il messaggio che riceve l’emigrante trentino è infatti: “tu non sei uno di noi”. Così chi ha dovuto lasciare il proprio paese per lavorare all’estero, lasciando

spazio e inviando risorse a chi rimaneva, contribuendo così allo sviluppo del Trentino di oggi, si vede ora trattato alla stregua di un turista.

L’Associazione Trentini nel mondo chiede quindi a tutti i Comuni che in fase di stesura del regolamento per la disciplina dell’IMIS venga riconosciuta per tutti gli emigranti trentini la parità di trattamento fi scale con i loro concittadini residenti o per lo meno la parità di trattamento con gli emigrati dalle altre regio-ni italiane.

esidenti all’estero. La risposta dell’assessore

Anche l’Unione degli Italiani nel mondo ha chiesto alle Province di Trento e Bolzano, di parifi care il trattamento in tema di imposte sugli immobili. In una lettera inviata l’8 giugno presidente e segretario dell’UIM hanno chiesto a Ugo Rossi e Arno Kom-patscher «di eguagliare il trattamento dei cittadini emigrati all’estero, residenti nell’ambito della re-gione autonoma Trentino-Alto Adige, a quello degli altri emigrati Italiani, residenti nelle altre regioni».

L’UIM chiedeva in particolare una «modifi ca del

regolamento per la disciplina dell’imposta muni-cipale immobiliare semplice, che induca i comuni, nell’ambito della regione Trentino-Alto Adige, ad abolire l’imposta nei confronti dei connazionali residenti all’estero. In caso di mancata risposta, l’Unione degli Italiani nel Mondo si vedrà costretta a ulteriori rimostranze pubbliche, a causa della palese discriminazione perpetrata nei confronti dei residenti all’estero della regione Trentino-Alto Adige».

L’appoggio dell’Unione italiani nel mondo

61 - 2016

GENTE E FATTI

Il maestro Claudio Morelli di Canezza ha recentemente pubblicato un libro dal titolo “Quando i Mocheni giunsero al mare” (Publistampa 2015) nel quale uno dei racconti parla del nonno materno Giacomo Roner e dello zio Giuseppe Roner emigrati all’inizio del ‘900 nelle miniere degli Stati Uniti d’America.

Mio zio Giuseppe emigrò in America prima dello scoppio della grande guerra. Trovò lavoro nelle miniere di Idaho Springs in Colorado.

Ogni tanto mandava delle car-toline e delle lettere dove diceva che tutto andava per il meglio: il lavoro era duro, ma ben remu-nerato. L’America era proprio un altro mondo; e anzi invitava anche i fratelli a raggiungerlo, o il padre che in America c’era già stato.

E il padre, mio nonno Giacomo, provò a raggiungerlo, cercò di andare a trovarlo. All’inizio del secolo era già stato due volte in America a lavorare, a cercare qualche dollaro per far andare avanti la numerosa famiglia nella quale c’era anche mia madre. E quindi conosceva la strada. Decise di partire: e si imbarcò a Genova, destinazione New York.

Era il suo terzo viaggio al di là dell’oceano: quindi a suo modo un veterano dell’emigrazione verso il Nord America. Però questa volta era diverso, andava a raggiungere il fi glio che aveva scritto che lì in Colorado c’era lavoro; da spezzarsi la schiena, ma lavoro che portava dollari e un futuro migliore. Sulle foto lo si vedeva con dei pantaloni di tela (i jeans!) mentre assieme ai suoi compagni di lavoro giocava a bocce; e poi c’era la foto uffi ciale,

Emigrazione amara negli Statesper Giacomo e Giuseppe Roner

IL TENTATIVO DI PADRE E FIGLIO DI RICONGIUNGERSI OLTREOCEANO NON È RIUSCITO

elegante, fatta nello studio foto-grafi co della città, con la cravatta e la giacca.

E mio nonno partì, pieno di speranze e di illusioni; il fi glio e il padre si sarebbero riuniti lì nell’America lontana, al di là dell’immensità dondolante dell’oceano, lì dove il lavoro non mancava, bastava aver voglia di faticare, non come a casa dove la prima guerra mondiale aveva ancor di più acuito la miseria e la desolazione.

Quando la nave, il bastimento come lo chiamavano allora, la-sciò il Mediterraneo ed affrontò l’oceano, nonno Giacomo co-minciò a sentirsi poco bene, lo assalì un malessere che giorno

dopo giorno, anziché diminuire, si accentuava ed ingigantiva sotto i brividi della febbre. Dopo tre settimane di navigazione apparve all’orizzonte la città di New York: la mitica metropoli fi nalmente era lì, oltre le nebbie, a due passi; ma nonno Giacomo debolissimo e febbricitante non riuscì ad esultare come gli altri passeggeri alla vista della Statua della Libertà. E ad Ellis Island si mise in fi la per la visita medica che gli americani facevano ad ogni immigrato prima di con-cedere il visto allo sbarco sul continente. Il medico addetto fu infl essibile: non idoneo. Nonno Giacomo, malato e malconcio, non poteva sbarcare, per i malati

non c’era posto nell’America delle mille opportunità.

Fu rimandato indietro senza tanti complimenti e senza nessu-na pietà. Il ritorno fu triste e pieno di rimpianti, con il solo conforto di stare un po’ meglio. Quando rimise piede a Genova si era abbastanza ristabilito così riuscì a tornare a casa pur con un’indi-cibile frustrazione addosso.

Nonna Monica lo accolse pian-gendo, così come piangevano le fi glie e i fi gli: mentre lui era in viaggio era arrivata a casa la lettera che portava la notizia che lo zio Giuseppe era morto di spagnola, nel pieno della vita e della gioventù, e adesso stava sotto terra là sulle colline del Colorado. Aveva 28 anni e con la debolezza che gli derivava dal pesante lavoro in miniera non era riuscito a vincere contro il morbo che aveva scatenato una terribile epidemia.

Nonno Giacomo non pianse e - raccontava mia madre - rimase muto per giorni con nello sguardo un’infi nita tristezza.

Mia madre quand’ero bambino ci raccontava la vicenda con grande partecipazione e mestizia e sempre concludeva il racconto con le stesse parole: “Chissà dov’è sepolto lo zio, e chissà se esiste ancora la tomba. E ci sarà mai stato qualcuno che avrà deposto un fi ore a suo ricordo?”

Pagina a cura diLino Beber

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Ascolta la trasmissione

Trentino nel mondo

in onda il giovedì dopo il giornale radio delle ore 13.00

venerdì alle ore 18.05.

Visita il sito: www.radioitaliatrentinoaltoadige.it

A sinistra Giacomo Roner (1856-1924) e a destra il figlio Giuseppe Roner (1891-1919), che nella foto sotto - scattata a Idaho Springs (Colorado-USA) - è il terzo da sinistra) mentre gioca a bocce con gli amici.

7 1 - 2016

GENTE E FATTI

«Antonio», un romanzo che lascia il segnoL’AUTORE È DELIO MIORANDI, ROVERETANO, PER PIÙ DI QUARANTANNI ASSISTENTE SOCIALE IN GERMANIA FRA GLI EMIGRATI

Quando il 7 dicembre scor-so a Berlino, al termine della cerimonia per la ricorrenza del 60° anniversario dell’accordo bilaterale fra Italia e Germania sull’assunzione di lavoratori italiani, ad Angela Merkel sono stati regalati dalla delegazione italiana i due libri intitolati «An-tonio», la Cancelliera ha accettato ben volentieri l’omaggio ma ha precisato che già li conosceva.

Una bella soddisfazione per Delio Miorandi, classe 1938, nato a Rovereto, in Germania dal 1959 dove ha studiato sociologia a Francoforte e si è poi laureato come assistente sociale a Frei-burg, professione che ha svolto per più di quarantanni fra gli emi-grati italiani. Nascono proprio da quella esperienza, dalle centinaia di contatti e dagli appunti annotati in un diario, le vicende e i temi sviluppati nei due libri.

«Giunta la stagione della vec-chiaia - racconta Delio Miorandi - ho deciso di mettere un po’ di ordine nei miei ricordi di lavoro. Mi sono così ritrovato con un te-sto, che ho voluto poi condividere con alcuni amici, ai quali l’ho regalato, senza alcuna pretesa e con modestia». Dai lettori sono arrivati molti complimenti ed elogi e l’invito a dare maggiore diffusione a quel testo. La tiratura è così passata dalle cinquanta copie stampate per gli amici a duemila. L’aumento delle copie è stato accompagnato dall’esplo-sione dei complimenti e delle attestazioni di stima.

Delio Miorandi è stato chiama-to in licei e università a presentare i suoi libri, ha tenuto decine di conferenze e ha incontrato anche gli ospiti del più grande peniten-ziario giovanile a Rokenberg: non era mai successo prima che le porte di un carcere giovanile venissero aperte per iniziative di questo genere.

Il romanzo «Antonio» - che ha come co-autore Claus Langkam-mer, che ha curato la stesura del testo in tedesco - è suddiviso in due libri. Il primo ha come titolo «Von Eselpfad ins Wirtschaf-tswunder» (Dalla mulattiera al miracolo economico) e il secon-do «Im Land der Verheißung» (Nella terra promessa). Racconta le vicende di Antonio, emigrante del Sud Italia, dal suo arrivo in Germania negli Anni 50 fino

all’inizio del Duemila e la sua storia d’amore con Assunta.

Una storia che rifl ette quella di migliaia di «Gastarbeiter» e nella quale molti di sono riconosciuti, come testimoniano le tantissime lettere ricevute dall’autore.

Ecco come ha commentato il primo volume del romanzo Letizia Favilla, nata in Italia ma cresciuta in Germania dove la famiglia era emigrata quando era ancora in fasce.

«Attraverso il libro “Antonio Vom Eselspfad ins Wirtschaf-tswunder” il lettore si può fare

un’idea del sentimento di sradica-mento che prova un migrante. Il racconto potrebbe fare capire che tutti i migranti alla fi ne vivono questa realtà. Essi si sentono tra due culture diverse. Loro hanno dovuto lasciare il paese di origine i cui valori, regole e norme, por-tano con sé nel cuore e si trovano così lontano dal proprio paese, che in fine devono cercare di diramare nuove radici nel paese dove adesso vivono, là dove non sono sempre benvenuti.

Soprattutto vengono messi in evidenza i vari sentimenti che si

provano lasciando un paese per vivere in un altro, i confl itti che si vivono con due culture diverse ma anche la crescita personale del singolo individuo. Si vengono an-che a conoscere le circostanze che possano portare alla migrazione e le varie diffi coltà da affrontare.

Il romanzo riesce benissimo a toccare il lettore con i sentimenti di Antonio e quelli dei suoi con-viventi. Dà una rappresentazione della realtà diffi cile che si presen-ta per un migrante come anche per una popolazione intera in caso di una migrazione di massa».

Loredana Moizi, è nata in Germania da emigrati italiani, ha sposato uno spagnolo anch’egli fi glio di emigrati e si considera un’apolide. Anche lei ha letto il libro e ne è rimasta entusiasta. In una lettera inviata a Miorandi ha scritto: «Mi sentirei di dire che questo libro, già dopo poche pagine, mi ha stimolata sempre più ad andare a vanti a leggerlo. Io sono cresciuta in una società multiculturale e attraverso il libro mi è apparso più chiaro il valore complementare che si può otte-nere attraverso la comunione tra i popoli. Io credo che “Antonio” sia un libro del tutto straordinario, in particolar modo per i giovani, che possono trovare impulsi per la propria vita. Spero con tutto il cuore che il messaggio che viene trasmesso da “Antonio” possa raggiungere molte persone».

L’auspicio di Loredana Moizi si sta avverando: «Antonio» è infatti stato inseriro fra i libri di testo in alcune scuole professio-nali e superiori.

All’inizio dell’anno Delio Miorandi ha trascorso un periodo in Trentino e ne ha approfittato per fare visita al suo caro amico Bruno Fronza, uno dei fondatori e attuale presidente onorario dell’Associazione Trentini nel mondo.

Un primo piano di Delio Miorandi, che vive nei pressi di Francoforte, e le copertine dei due volumi del romanzo. Chi fosse interessato a contattare Miorandi, puo farlo scrivendo a: [email protected]

Attraverso le vicende del protagonista,nelle quali si rifl ettono quelle di migliaia

di «Gastararbeiter» arrivati in Germania,il lettore si può fare un’idea del sentimento

di sradicamento che provano tutti i migranti

81 - 2016

GENTE E FATTI

Bruno Fronza, sulle strade del mondo«in cerca dei trentini della diaspora»

IL SETTIMANALE «VITA TRENTINA» HA DEDICATO UN AMPIO ARTICOLO AL PRESIDENTE ONORARIO DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE

Nella sua abitazione il soggior-no modestamente ammobiliato rappresenta il secondo uffi cio, più che un luogo di riposo. Sulla parete accanto ad alcuni cimeli dei suoi viaggi nei cinque con-tinenti fi gura una grande foto a colori della moglie Lidia Osele di Lavis, che ha portato all’altare nel 1950, scomparsa il 12 luglio del 2001 a Roma. Lidia era e continua ad essere il suo angelo custode; passava ore in preghiera quando il marito si assentava per i frequenti viaggi ai Circoli trentino-tirolesi sparsi per tutto il mondo. Formavano una coppia fi ssa in parrocchiale alla messa mattutina, appuntamento che Bruno Fronza non si nega tutt’o-ra, nonostante qualche diffi coltà nella deambulazione, prima di scendere in città.

La moglie era ancora in vita quando, con alcuni sodali, Bruno Fronza ha fondato l’associazione culturale Italia-Georgia dopo una trasferta drammatica nel Paese caucasico, all’indomani della guerra civile e dell’attentato al neopresidente Eduard She-vardnadze. La Georgia ha faticato non poco a trovare la sua strada dopo il crollo del muro di Berlino e ancor oggi appare indecisa sulle proprie scelte pro o contro Putin, il quale l’8 agosto 2008 ha impar-tito una dura lezione alla giovane Repubblica democratica con una guerra lampo per accaparrarsi due piccole regioni, l’Abkhazia e l’Ossezia, assurte a Repubbliche autonome sotto l’infl uenza russa.

In Georgia Bruno Fronza era stato invitato da un trentino, Claudio Debiasi di Ala, convo-lato a nozze nella sperduta terra caucasica, che per primo ha fatto conoscere i problemi economici e socio-politici del Paese, i grandi bisogni di un popolo alla ricerca faticosa di democrazia e libertà. È nata così una collaborazione che si protrae ormai da quasi un ventennio e che grazie al coinvol-gimento di numerosi volontari, della Caritas, del vescovo Bres-san e delle istituzioni pubbliche locali (Provincia e Regione) ha consentito la realizzazione di numerosi interventi umanitari.

Fronza non si è mai negato agli appelli e agli inviti di con-

terranei in ogni parte del mondo favorendo in tal modo i contatti con i Club nati per iniziativa sua e con i molti promossi e cresciuti sotto l’impulso dell’associazione Trentini nel mondo, prima come dirigente delle Acli, poi come assessore provinciale, poi quale presidente sia effettivo che ono-rario degli emigrati.

Se il bastone gli dà sicurezza nei trasferimenti, la memoria lo sorregge in maniera brillante. Il cellulare non lo lascia in pace. Chiamano dalle Acli impegnate a mettere insieme i tanti tasselli della sua storia pluridecennale. È atteso alla Trentini nel mondo. Risponde positivamente alle

richieste di aiuto che arrivano dalla Ge-orgia.

Sfoglia un quo-tidiano che riporta un’intervista alla fi glia Lucia. La po-litica continua a re-sistere nel suo Dna con valutazioni garbate interval-late da un “te prego” se richiesto di un commento. Le quattro legislature come consigliere, poi assessore e infi ne vicepresidente della Regione (1952-1973), per lui nato nel 1924, con un’infanzia diffi cile da orfano, caparbio nello studio, laureato in scienze econo-miche, ne hanno accentuato l’at-tenzione nei confronti del mondo del lavoro e dell’emigrazione, dei loro drammi singoli, familiari e di gruppo come a Marcinelle in Bel-gio (8 agosto 1956) e Mattmark in Svizzera (30 agosto 1965) e dei loro inestimabili traguardi nel campo dell’integrazione nelle patrie di adozione.

Quando legge si toglie gli occhiali così come per istinto fa quando deve rispondere al telefo-no. I particolari dei suoi racconti di viaggi, da solo o con altri diri-genti associativi, sono vivissimi, come quando ha incontrato il Presidente della Jugoslavia, Tito, nel 1965. Sapeva delle sue origi-ni trentine e del vero cognome paterno, Broz. Gli fu impedito di accennare alle origini degli avi dalle guardie del corpo. O in occasione dei primi incontri con i trentini in Cile (1969), Usa e Canada (1965) con il rag. Giaco-mo Dusini, assessore provinciale alla cultura, e padre Bonifacio Bolognani per l’inaugurazione

nel Famedio di Washington della statua di padre Eusebio Francesco Chini, missionario in California e Messico nel 1600, in Brasile (1975) con l’assessore Guido Lo-renzi e il vicario generale mons. Guido Bortolameotti per dare il via al processo di beatifi cazione di suor Amabile Visintainer, la beata Paolina.

E prima ancora in Bosnia Er-zegovina a Stivor, Mahovljani, Banja Luka nel 1972. Ricorda Paesi e snocciola fatti e date come fosse nell’immediato rientro da una trasferta. Con soddisfazione cita l’attenzione degli ultimi vescovi della Diocesi (Gottardi, Sartori e Bressan) per la tematica migratoria e i loro primi viaggi missionari in Europa e nelle Americhe.

È infinito l’elenco di perso-naggi famosi e umili, di tenaci oriundi, incontrati da Fronza su tutte le strade del mondo, che hanno sempre manifestato nei suoi confronti stima e affetto.

Nel 2012 ha chiuso con i viaggi all’estero. Continua il cammino inesauribile delle sue relazioni umane quotidiane, talora accom-pagnate, forse in forma scara-mantica, da un “putei me ritiro, son vecio”. Marco Zeni

te interval-se richiesto

Prendendo spunto dalla ricorrenza del suo novantesimo anno di attività, «Vita trentina», il settimanale di informa-zione della Diocesi di Trento fondato nel 1926, nel primo numero del 2016 ha ospitato i «ritratti» di sette novantenni trentini: fra di loro, anche Bruno Fronza, uno dei fonda-tori dell’Associazione Trentini nel mondo, della quale è presidente onorario.

Autore dell’articolo è Marco Zeni, che per dieci anni è stato anche direttore del periodico «Trentini nel mondo».

«In cerca dei trentini della diaspora è il titolo dell’arti-colo apparso su «Vita trentina» del quale su questa pagi-na riportiamo alcuni stralci, con il consenso dell’autore e del direttore del settimanale.

Bruno Fronza durante il suo interven-to alla cerimonia per il 50° di fon-dazione della Trentini nel mondo, nel novembre 2007. (Foto Corrado Poli)

9 1 - 2016

GENTE E FATTI

Erminia Viola Endrizziha compiuto 99 anniIl 29 novembre 2015, Erminia Endrizzi (a sinistra nella foto) ha fe-

steggiato il suo novantanovesimo compleanno, insieme alle due fi glie, Rosemarie e Joan, alla sorella Maria che ha 94 anni (a destra nella foto), e a molti familiari e amici. Il fi glio Rudy, che vive a Chicago, le aveva fatto visita la settima precedente. Sia Erminia e Maria sono state per molti anni socie del Circolo Trentino di New York e ogni volta che potevano, hanno partecipato agli eventi che venivano organizzati.

Erminia Viola Endrizzi è emigrata a Brooklyn (New York) nel 1934 da Spormaggiore (Trentino) per iniziare un nuova vita. Pochi anni più tardi, ha sposato il trentino Rodolfo Endrizzi, da Cavedago. Hanno avuto tre fi gli, Rosemarie, Joan e Rudy.

Erminia e Rudy si sono integrati nella società americana ma hanno anche saputo mantenere la loro lingua, i costumi e le tradizioni del Trentino, che hanno tramandato ai loro fi gli, nipoti e pronipoti.

Testimone dell’emigrazione italiana in GermaniaIn diverse città della Germa-

nia, come pure qua a Stoccarda, ci sono stati eventi in occasione del sessantesimo anniversario dell’accordo italo-tedesco per il reclutamento della mano-dopera. Io sono arrivato nel giugno del 1956 e di quel con-tingente di lavoratori sono uno dei pochi, se non forse l’unico, rimasto qua a Stoccarda. Così il 16 dicembre sono stato invi-tato, assieme a mia moglie, per un’intervista alla radio di Stoc-carda SWR (Sud West Radio) poi trasmessa su due canali.

Ho raccontato come si sono svolte le pratiche e le visite mediche prima a Trento da dottori italiani e poi a Verona dai dottori tedeschi, l’arrivo in Germania a Stoccarda e poi l’integrazione.

Il 18 dicembre il COMI-TES di Stoccarda per questo sessantesimo anniversario ha organizzato una serata in una Festhalle: anche per questa

occasione sono stato invitato, assieme ad altri due italiani arrivati nel 1958, a raccontare le stesse cose.

La festa è stata condotta

da due cronisti della SWR con Gabriella Segre-to (fi glia di emi-granti) e Michael Branik. Oltre alle autorità locali era presente anche il senatore Claudio Micheloni (eletto nella Circoscri-zione Estero) , che ho avuto il piace-re di salutare e conoscere.

È s t a t a u n a festa molto ben organizzata e ri-

uscita, grazie all’impegno e alla bravura del dottor Toma-so Conte e del cronista Toni Nazzaro.

Boris Potrich

Boris Potrich, socio del Circolo trentino di Stoccarda, nella foto è il primo a sinistra.

BORIS POTRICH, DEL CIRCOLO DI STOCCARDA, INTERVISTATO PER IL 60° DALL’ACCORDO SUL RECLUTAMENTO DELLA MANODOPERA

NATA A SPORMAGGIORE È EMIGRATA A NEW YORK NEL 1934

I «Delai» del Brasile si sono riuniti a Palotina

L’11 novembre 2015 la città di Palotina (Paranà- Brasile) ha accolto i partecipanti al secondo raduno della Famiglia Delai.

101 - 2016

GENTE E FATTI

Nella suggestiva cornice dell’Aula Magna della Pontifi cia Università Urbaniana, in Vati-cano, il 7 novembre 2015 sono stati consegnati i riconoscimenti nell’ambito della XIV edizione del Premio «Giuseppe Sciacca», manifestazione che ogni anno premia persone che abbiano sapu-to distinguersi nel proprio campo di lavoro o di studio.

Ed è con grande emozione che da Pomarolo, in provincia di Trento, è partito un pulman carico di musicisti, danzatori e sostenitori dell’«Associazione Zampognaro Lagaro» per recarsi nella Città del Vaticano, a Roma, accompagnando il suo presidente Attilio Gasperotti, insignito con grande onore del Premio «Giu-

seppe Sciacca». La sua più grande passione è

sempre stata la musica. Finiti gli studi di Conservatorio, ogni minuto lasciato libero dal lavoro lo ha dedicato all’insegnamento in una scuola musicale da lui creata. Riuscendo a trasmettere la sua passione ai giovani, in pochi anni ha costruito una grande ban-da musicale e dopo quarant’anni come Direttore e Maestro, si è dedicato alla sua più grande pas-sione: la zampogna, dalla quale non si separa mai.

In un’Aula Magna stracolma ha eseguito due pezzi: «La Valsu-gana» e la «Madonnina». Attilio Gasperotti ha ricevuto il premio dalle mani di Fabrizio Cattaneo, vice presidente della Federazione

Italiana Tradizioni Popolari.A Roma, ad attendere i soci

dell’Associazione Zampognaro Lagaro, c’era il gruppo folk

siciliano «Unavantaluna», con cui si sono esibiti al Testaccio, il più importante teatro di musica popolare italiana.

«Zampognaro Lagaro» premiato in Vaticano

Cordoglio a Buenos Aires per l’ultimo saluto a Guido Spezia«Grazie Nonno, oggi ti tocca riposare perché tu

hai avuto una vita movimentata, piena di storie, di aneddoti, ma felice, sei una fuori serie, un’edizione limitata, un uomo senza cattiveria, che ci ha offerto tutta la sua voglia di vivere “resistendo” con tutta la sua “forza trentina” fi no all’ultimo momento. Sei stato soldato, pittore, cantante tenore, inven-tore, curioso, esploratore, lavoratore, solidale… sei stato padre, nonno, bisnonno, amico... Grazie Nonno per essere parte della storia di tutti noi che ti amiamo. Leandro Luna, Roberto Osvaldo Luna, Viviana Spezia».

Con queste sincere parole piene di amore e grati-tudine, la fi glia, i nipoti, i pronipoti, la sua famiglia e gli amici, hanno salutato Guido Spezia (nato nel

1922 e scomparso nel settembre 2015), una persona come dicono i suoi nipoti, «fuori serie», un trentino giusto, sorridente, affabile e grande persona.

Non c’è nulla di più bello che lasciare le proprie radici ben piantate nei fi gli, nipoti e pronipoti.

Non dimenticheremo mai il suo sorriso e le sue mani da orafo, le sue «Aquile del Trentino», fatte artigianalmente, la sua presenza gioiosa ai pranzi organizzati dal Circolo.

Tutti noi del Circolo trentino di Buenos Aires che lo abbiamo conosciuto e che abbiamo condiviso la sua amicizia, ci rammarichiamo per la sua scom-parsa, preghiamo per il suo riposo in pace e per dare forza alla sua cara famiglia. Addio, amico per sempre!!! Marta Delfi na Turrina

Luiza Clara,Elizandra,

Sidnei Zanella(Brasile)

Buongiorno. Sono Sidnei Zanella e questa è la mia famiglia: mia moglie Elizandra Zanella e mia fi glia Luiza Clara Zanella. Siamo di Nova Trento (Brasile) e sempre riceviamo il giornale. La foto a destra è stata scattata davanti alla porta di casa nostra. E si vede che Elizandra «sta aspetando il nostro pòpo Davi: guarda la panza». Grandi abbracci a tutti i trentini nel mondo.

Sidnei Zanella

11 1 - 2016

GIOVANI

Come annunciato a pagina 3, da questo numero del giornale prende il via una nuova rubrica, intitolata «Giovani oltreconfi ne», con la quale vogliamo approfon-dire «dall’interno» la conoscenza della nuova emigrazione dall’Ita-lia, legata alla mobilità giovanile. «Dall’interno» perché saranno alcuni giovani trentini che han-no fatto la scelta di trasferirsi all’estero, a raccontare in prima persona le loro esperienze, le motivazioni e le aspettative.

Il primo contributo è quello di Clio Zancanella, pubblicato nelle due pagine che seguono.

UN FENOMENOIN CRESCITA

Il tema della mobilità giova-nile è di estrema attualità ed è stato messo a fuoco anche nel «Rapporto Italiani nel Mondo 2015», nel quale si legge che «le nuove emigrazioni italiane - sono costituite in larga parte da gio-vani cresciuti con il paradigma dell’euro-mobilità». Molti di loro hanno usufruito di programmi di scambio formativo fin dai tempi dell’università, esperienza, quest’ultima, riconosciuta da molti come fondamentale anche nella capacità di orientare la scelta futura di emigrare nuova-mente in cerca di un’occupazione adeguata ai propri titoli di studio: vivono cioè l’emigrazione come un’opportunità, una carta impor-tante da spendere.

Il «Rapporto» mette anche in evidenza che il fenomeno dell’emigrazione per ragioni lavorative, tra i laureati, è tenden-zialmente in crescita negli ultimi anni, perché in Italia persiste un quadro occupazionale tuttora diffi coltoso.

Le differenze più consistenti tra i laureati impiegati all’estero e quelli occupati in Italia riguar-dano le prospettive di guadagno (7,4 in media contro 6,2 su una scala 1-10) e di carriera (7,4 con-tro 6,3), la fl essibilità dell’orario di lavoro (7,7 contro 6,9) e il prestigio che si riceve dal lavoro (7,6 contro 6,8).

Una rilevazione effettuata ad hoc da AlmaLaurea mette in evidenza che la gran parte (82%)

«Giovani oltreconfi ne», per conoscere«dall’interno» la nuova emigrazione

PRENDE IL VIA DA QUESTO NUMERO DEL GIORNALE UNA NUOVA RUBRICA DEDICATA AD UN FENOMENO DI ATTUALITÀ

degli intervistati ha trovato occu-pazione in Europa e un ulteriore 10% è invece oltreoceano, nel continente americano; marginali le quote di chi si trova in altre aree. Regno Unito (16,5%), Fran-cia (14,5%), Germania (12%) e Svizzera (12%) risultano i paesi europei più attrattivi per motivi di lavoro.

I laureati di secondo livello dichiarano di essersi trasferiti all’estero principalmente per mancanza di opportunità di lavo-ro in Italia (38%) e, in subordine, per aver ricevuto un’offerta in-teressante (in termini di retribu-zione, prospettive di carriera e competenze tecniche o trasversali meglio valorizzate) da un’azien-da o un ente estero (24%).

Che mobilità richiami mobilità è confermato dal 16% dei laureati che ha dichiarato di essere rima-sto o tornato per motivi di lavoro nello stesso paese estero dove aveva compiuto un’esperienza di studio. Un ulteriore 15% si è invece trasferito per motivi per-sonali o familiari; infi ne, chi si è trasferito su richiesta dell’azienda presso cui stava lavorando in Italia ammonta al 7%.

CHI SONOI «MILLENIANS»

Per descrivere i giovani che decidono non solo di investire in formazione guardando all’estero ma anche di cercare lavoro fuori dai confi ni nazionali, sono state introdotte varie categorie sociolo-giche. La prima, la più generica, è costituita dai «Millennials», una generazione istruita, la più istruita dal Secondo dopoguerra ad oggi; una generazione in pos-sesso di qualifi cati titoli di studio post-laurea: corsi di specializza-zione, master, dottorati di ricer-ca, certificazioni delle lingue, programmi di studio per scambi internazionali (Erasmus prima e ora addirittura Erasmus+).

Ma al contempo sono anche la generazione più penalizzata dal punto di vista delle possibi-lità lavorative, sono i più esposti alla disoccupazione. Di fronte a questo triste paradosso, ovvero

bravi e senza prospettive, una soluzione prospettata da molti «Millennials» è quella di non perdere tempo e partire, per poi eventualmente ritornare, nel caso si presentasse una buona e concreta occasione lavorativa: si forma, così, la sottocategoria degli Expat.

CHI SONOGLI «EXPAT»

Gli Expat sono i giovani in movimento della generazione dei «Millennials», quelli che scelgono di emigrare. Potrebbe sembrare una storia già vissuta, in realtà le nuove emigrazioni italiane hanno caratteristiche differenti rispetto a quelle prece-denti del XX secolo. Innanzitutto le valige degli Expat non sono più di cartone, ma soprattutto il capitale culturale di chi lascia l’Italia è molto elevato. Sono giovani istruiti, che hanno voglia di mettere a frutto concretamente le conoscenze apprese e che cer-cano una opportunità concreta e a breve termine per poterlo fare. Decidono pertanto di partire, la maggior parte resta nel nostro continente, altri si spingono oltre, in luoghi in cui hanno più possi-bilità di mettersi alla prova, di spendere le proprie competenze e di farsi apprezzare in azienda, nei centri di ricerca, di dare vita a una propria attività, di lavorare in team, di fare network, di essere promotori di innovazione sociale e tecnologica.

La meta preferita per i Mil-lennials è l’Europa, già a partire dagli studi universitari. «Sem-brerebbe, dunque - si legge nel “Rapporto” - che gli Expat siano euromobili, quindi favorevoli alla partenza, ma sono, in realtà, al tempo stesso frustrati dal non poter scegliere fi no in fondo, dal non poter scegliere di “fare ciò che si vuole, dove si vuole”. Sia-mo di fronte a un universo molto eterogeneo perché se da una parte molti non hanno problemi ad emi-grare, nello stesso tempo però, chi è partito, lamenta una forte nostalgia per la propria terra, per i legami sociali locali, anche se in pochi sarebbero disposti a tornare indietro, a casa».

La mobilità giovanile è uno dei temi messia fuoco dal «Rapporto Italiani nel mondo 2015»

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Clio Zancanella, isenza illusioni

Non è facile lasciare la certezza, ma a volte l’incertezza è proprio

quello che ci vuole

Una cittadina del mondo. Credo quest’appellativo mi si addica molto più

di “emigrata”, “cervello in fuga” o qualsivoglia altro epiteto alla moda usato in questi ultimi anni per defi nire i giovani che, come me, vivono all’estero. Io, Clio Zancanella, ventisettenne, nata e cresciuta a Trento, zona Solteri, mi ritrovo a una tappa - e mi piace pensare che non sia l’ultima - di un peregrinare che dura da una decina d’anni, iniziato con il primo trasferimento dalla provin-cia natia quando frequentavo il liceo classico Prati, per svolgere il quarto anno all’estero nella fredda Scozia e conclusosi prov-visoriamente nella Ville Lumière, dove vivo da circa due anni.

Potrei disquisire, argomentare lungamente su quanto sia facile di questi tempi diventare un cittadino del mondo: trasporti low-cost, Skype &co. hanno ormai reso l’estero un’estensione del proprio paese. Ma non voglio qui dilungarmi portando avanti promuovendo il mio punto di vista a favore delle esperienze all’estero, che comunque consi-glio caldamente a tutti!

IL PRIMO IMPATTO È STATO DURO

Qui si parla di me e della mia scelta, che poi scelta vera e pro-pria non è mai stata grazie ad un concatenarsi di eventi fortuiti e ben accolti nella mia vita. La vin-cita di un posto nel programma Erasmus Placement offerto dal

Politecnico di Milano, università dove ho studiato, specializzazio-ne design d’interni, mi ha offerto la possibilità e la motivazione per cercare e trovare in breve tempo un tirocinio in territorio europeo. I casi della vita hanno voluto che l’unico studio di architettura su cui non avrei mai puntato - perché rinomato e operante in un paese la cui lingua era a me sconosciuta - sia stato il solo a rispondere con esito positivo alla

mia candidatura.Dopo anni passati a migliorare,

con buoni risultati, il mio inglese eccomi dunque a dover ricomin-ciare daccapo sbarcando in Fran-cia con tanti sogni e aspettative.

Lo scontro con Parigi è stato duro. Ora ricordo con un sorriso i momenti diffi cili vissuti i primi mesi. Di carattere socievole, abituata a viaggiare e conoscere gente nuova e trovandomi a mio agio in una grande città avendo io vissuto a Milano per qualche anno, non immaginavo che sareb-be stato così diffi cile sentirmi a casa nella capitale francese.

MI VEDO MIGLIORAREDI GIORNO IN GIORNO

Credo che l’esperienza, ini-zialmente negativa, sia stata determinata da un insieme di fattori: il non conoscere nessuno e la diffi coltà di socializzare a causa della nuova lingua, il fatto di avere per la prima volta un lavoro vero e sperimentare perciò differenti dinamiche rispetto ad un ambito accademico, infi ne la timidezza, la riservatezza e spes-so l’aggressività dei parigini o dei francesi impiantati nella capitale.

Dopo lo stage, durato otto mesi durante i quali sono riuscita a mantenermi con mio grande or-goglio, il ritorno a Milano è stato un sollievo. La socievolezza e l’apertura dei miei connazionali è quello che mi è più mancato, ed ammetto, mi manca ancora.

Ma dopo la laurea, l’offerta di un lavoro per qualche mese nello

Trentina, 27 anni, iscritta al lil quarto anno in Scozia. Durdi Milano, grazie al program

ha fatto un tirocinio di otto mestudio di architettura. Dopo lain design d’interni, accetta l’

fatta dallo studio parigino con

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incontro al futuroi da infrangere

stesso studio, nel quale lavoro ancora tutt’oggi, mi ha fatto tor-nare sui miei passi. La decisione, più rifl ettuta questa volta, non è stata neanche troppo diffi cile da prendere.

La consapevolezza di quello a cui andavo incontro, senza sogni o illusioni da infrangere, la Parigi nuda e cruda che stanca e logora ma che si impara ad amare per tutto quello che offre, mi han-no fatto vivere questa seconda esperienza con più fi losofi a. Con un francese ancora abbozzato, sono tornata e mi sono creata il mio spazio in questa città, a fatica, non dico di no, ma ora sento di aver trovato fi nalmente un equilibrio: ho le mie abitudini, le mie amicizie (molti italiani, lo ammetto, ma non solo), i miei luoghi preferiti, insomma la mia routine.

La burocrazia francese non è molto più agevole di quella italiana, anche se dopo tante scartoffi e un risultato sicuro si porta a casa. Appena arrivati, ci si trova ad avere a che fare con tortuosi circoli viziosi, casa-conto in banca, che non augurerei al mio peggior nemico, ma superati i primi ostacoli ci si trova davanti ad un sistema sociale che funzio-na. Ricevo un aiuto per pagare il mio affi tto e ho un contratto di lavoro, cosa che in Italia, a quan-to ho potuto intendere, nel mio campo è un’utopia: sto cercando di realizzarmi professionalmente e mi vedo migliorare di giorno in giorno.

Non intendo dire che in Italia

liceo «Prati», ha frequentatorante gli studi al Politecnicomma «Erasmus Placement»,si a Parigi presso un rinomatoa laurea, con specializzazione’offerta di lavoro che le vieneil quale collabora da due anni

questo non sarebbe stato pos-sibile, ma forse avrei faticato molto di più per arrivare dove sono ora. Qui le possibilità sono alla portata di tutti - e non dico che raccomandazioni e buone conoscenze non esistano - ed i ragazzi francesi della mia età non si rendono conto della loro fortuna trovandosi dentro un sistema che permette loro di ac-cedere prima e più facilmente al mondo del lavoro. A volte sono rimasta basita dalle pretese di

Vivere all’estero aiuta a cambiare puntodi vista, permette

di conosceree conoscersi meglio

certi ragazzi anche più giovani di me: stipendi mai abbastanza alti, mansioni non all’altezza, ecc. Francesi snob si, ma che in fondo sono capaci di prendersi quello che sentono di meritare, spesso a mio avviso essendo anche meno preparati di noi.

Non credo Parigi sarà la città dove vivrò per il resto della mia vita, chi mi conosce sa bene che mi stufo in fretta, ma dopo tanti sforzi mi piace l’idea di godermi quello per cui ho faticato. E co-munque non si sa mai!

Vivere all’estero aiuta a cam-biare punto di vista, permette di conoscere e conoscersi meglio.

Non è facile lasciare la cer-tezza, ma a volte l’incertezza è proprio quello che ci vuole.

Clio Zancanella

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CIRCOLI

Per i trentini di Toronto (Canada)era un’occasione da non lasciarsi sfuggire: il 3 novembre l’astronauta Samantha Cristoforetti, originaria di Malé dove vive la sua famiglia, era ospite dell’Università di Toronto. Appena avuta notizia dell’arrrivo in Canada dell’illustre conterranea, il direttivo del Circolo di Toronto si è mobilitato per informare i soci e invitarli a partecipare all’incontro, per far sentire a Samantha Cristoforetti l’affetto e la stima della comunità trentina.

L’incontro ha inaugurato una serie di eventi intitolati «Italy Inspires Canada» (L’Italia ispira il Canada), promossi dal Dipartimento di studi italiani, dall’Università di Toronto, dall’Istituto italiano di cultura, dal Consolato generale d’Italia a Toronto, UTM e facoltà di musica dell’Uni-versità.

L’appello del Circolo è stato ben ac-colto e la presenza dei trentini è stata molto numerosa. Per tutti i parteci-panti è stata una giornata memorabile.

All’incontro con Samantha Cri-stoforetti è stata dedicata una pagina di «Notizie dalla baita» (nella foto a fi anco), il bollettino bimestrale del Circolo trentino di Toronto. Qui di seguito riportiamo il testo integrale della notizia.

«Eravamo il gruppo rappresentativo più grande presente alla presentazione

di Samantha Cristoforetti il 3 novembre alla «Walter Hall – Faculty of Music», Università di Toronto.

Oltre ai due autobus del Club, tanti Trentini che si trovavano già downtown erano presenti, e altri sono venuti per conto loro. Il numero totale di Trentini ha superato 100, che sarebbe il 20 percento della capacità della sala.

Grazie a tutti voi che avete preso il tempo della vostra giornata per essere presenti a questa opportunità unica, dimostrando la solidarietà della nostra comunità.

Vogliamo ringraziare il Console Generale d’Italia, Dott. Giuseppe Pastorelli, ed il Direttore dell’Isti-tuto Italiano di Cultura, Alessandro Ruggera, per il loro invito al nostro Club.

Dobbiamo ringrazia-re pure Eddy, Carla, Albina e Guido per la preparazione dei panini. Grazie mille a Guido e Carla Gem-brini per gli affettati speciali. Grazie pure a quelli che hanno portato i «poster» – credo che siano stati fi rmati da Samantha».

retti il 3 r Hall – niversità

el Club, vavano senti, e to loro. entini rebbe

pacità

avete ostra enti ica, età

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uelli ster» – credo a Samantha».

Caldo abbraccio del Circolo di Torontoall’astronauta Samantha Cristoforetti

UNA FOLTA RAPPRESENTANZA HA PARTECIPATO ALL’INCONTRO CHE SI È SVOLTO IL 3 NOVEMBRE 2015 ALL’UNIVERSITÀ

David Corazza, presidente del Circolo trentino di Toronto (Canada), giovedì 21 gennaio ha fatto visita alla Trentini nel mondo, dove è stato accolto dal presidente, Alberto Tafner.

Corazza si trovava in Trentino per una settimana di vacanza, trascorsa sulle nevi di Madonna di Campiglio, insieme ad altri tre soci del Circolo (con lui nella foto: da destra, Alex Fanti, Ro-semarie Corazzola Cains e Paul Cains).

L’occasione è servita anche per consegnare al presidente della Trentini nel mondo una copia del volume che il Circolo di Toronto ha fatto stampare per comme-morare il suo 50° anniversario di fondazione, festeggiato nel febbraio del 2015.

Il libro ripercorre le principali tappe della storia del Circolo ed ha una sezione dedicata alle fotografie della cerimonia del febbraio 2015.

Completano il volume un CD

audio con musiche di Marco Calliari, DMG (Dominic Man-cuso Group) e Columbus Concert Band e un DVD commemorativo, con foto e video relativi ad alcune iniziative del Circolo.

Da Toronto in Trentino per sciare

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CIRCOLI

Fotocronaca dell’11° anniversariodel Circolo trentino di Jahu (Brasile)

Sono stati i bambini al centro dell’annua-le «Festa di Natale» organizzata dal Circolo trentino del New England (Stati Uniti), che si è svolta il 10 gennaio 2016. Durante la festa è comparso anche Babbo Natale, che ha portato dei regali.

«I bambini rendono il Natale una festa speciale! A vantaggio di tutti, interagendo con i giovani di oggi, ma soprattutto con i nonni», ha affermato Ben Maganzini, socio del Circolo e presidente di ITTONA, la federazione dei Circoli trentini del Nord America, che ha partecipato con la nipote Molly.

Il menù dell giornata prevedeva polenta, pasta e pizza.

L’evento (che si è svolto a Lexington - Massachusetts) ha portato fuori casa una cinquantina di trentini.

Vincent Maganzini

Bambini felici e contenti alla festadel Circolo del New England (USA)

Christina Jonas (seconda da destra) è la vincitrice della borsa di studio messa in palio nel 2015 dal Circolo trentino di New York (Stati Uniti), riservata a giovani di origini trentine, che per ottenerla devono presentare un testo su un tema ogni anno diverso ma sempre legato al Trentino. L’assegnazione del premio è dedica da un’apposita giuria.

Nella foto (da destra): Joan Tolotti O’Gra-dy (presidente del Circolo), Christina Jonas, Josephine Leonardelli e Richard Elliot (en-trambi ex presidenti del Circolo).

Complimenti a Christina Jonas

Il direttivo del Circolo (da sinistra): Francisco Zem Peralta, Marilda Rosseto Mi-gliorini, Mirce Tamanini, Tadeu Tamanini, Alcides Bernardi Jr, Claudinet Miglio-rini, Adriana Pontalti, Geraldo Di Giacomo, Elenice Tamanini, Adao Levorato.

Il gruppo di danza “Primavera Trentina” fondato nel 2004 e formato da bam-bini assistiti dall’Associazione “Casa da Criança” di Jahu in collaborazione con il Circolo trentino. Responsabili dell’Associazione sono Marilda Rosseto Migliorini (di origine trentina) e suo marito, Claudinet Migliorini.

Qui sopra, il presidente del Circolo (primo a destra), Tadeu Tamanini con Mirce M. Tamanini, l’attuale sindaco di Jahu, Rafael Lunardelli Agostini (anch’egli di origine trentina) e sua moglie. Nelle foto a fianco, un primo piano del prof. Germano Facchini, al quale è stato tributato un particolare omaggio durante i festeggiamenti, alcuni suoi acquerelli esposti e uno dei quadri più apprezzati.

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CIRCOLI

Il Circolo trentinoalla sfi lata della «Festadella polenta» di Venda

Nova do Imigrante

FOTORobertoFeitoza

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Il Circolo Trentino di Nova Trento (Santa Catarina - Brasile), ha ospitato dal 19 al 23 di ottobre, una serie di conferenze promosse dal Servizio di sostegno alle mi-cro e piccole imprese (Sebrae), in occasione della Settimana Nazionale della Scienza e della Tecnologia.

Alla conferenza tenuta da Nil-mar Paul, che ha parlato sul tema «Imprenditorialità e innovazione nella gestione», hanno parte-cipato imprenditori del settore calzature, vitivinicolo e turismo, e gli assessori al turismo di Nova

CIRCOLI

La sede del Circolo di Nova Trento ha ospitatoun ciclo di conferenze sull’imprenditorialità

Trento e allo sviluppo economico di São João Batista.

L’esperto ha iniziato la sua presentazione parlando delle caratteristiche imprenditoriali di ciascuno e poi dell’importanza delle reti di contatto e di una buo-na pianifi cazione, che prevede la defi nizione degli obiettivi da raggiungere con tenacia, impegno e costanza.

Durante l’incontro, ai parteci-panti è stata presentata una storia di successo, quella del «Conven-tion & Visitors Bureau» di Balne-ario Camboriú (Santa Catarina),

presieduto dall’imprenditrice Margot Rosenbrock.

Rosenbrock ha parlato dello sviluppo avuto dal «Convention & Visitors Bureau», della sua cre-scente importanza per il turismo della zona.

Secondo Margot, una pianifi ca-zione strategica è fondamentale per impostare obiettivi e le azioni, così come rafforzare le collabora-zioni. «Sono tre anni e mezzo che dirigo l’ente e adesso tutti sanno chi siamo», ha affermato.

Per Mark Jaboski, coordinatore della sostenibilità del Santuario di

Santa Paulina, la conferenza ha portato nuove idee che possono essere applicate per il turismo religioso a Nova Trento. «Il tu-rismo religioso nella nostra città è un business che ha bisogno di trovare il suo posto e dobbiamo lavorare di più e meglio nella gestione di questo progetto. Dal ciclo di conferenze - ha detto - abbiamo avuto interessanti spunti per intraprendere un percorso e sviluppare metodi per attuare i nostri progetti».

Vanessa RubertiCircolo Trentino di Nova Trento

Ecco il nostro gruppo del Cir-colo Trentino Queanbeyan/Can-berra (Australia) in occasione della festa di Natale, (durante la quale abbiamo gustato i famosi «crostoli» delle nostre Concetta e Maria). Alcuni dei nostri trentini DOC e i loro familiari sono stati

forzatamente assenti a causa di malattie o impegni di famiglia.

Buon Natale e Buon Anno 2016 a tutti i trentini d’Australia, a tutti i Trentini nel Mondo e a gli amici dell’Associazione.

Circolo TrentinoQueanbeyan/Canberra

Nella foto, i sette «diplomati» che hanno concluso il corso di lingua e cultura italiana, promosso dal Circolo trentino di Caxias do Sul (Rio Grande do Sul - Brasile). Da sinistra a destra: gli alunni José Cipolla, Larissa Marin, Paula Segato, Rejane Slongo e Neiva Chies; la presidente del Circolo trentino, Adelina Rizzardo; l’insegnante, João Felix Andreis; l’allieva Italvina Paim; l’amministratore della Casa das Etnias, presso la quale si è tenuto il corso e l’altro allievo-Daniel Tomazzoni.

Sette «diplomati» al corsodel Circolo di Caxias do Sul

Tanti auguri da Canberra

[email protected] comunicare con la redazione del mensile:

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CIRCOLI

Il tradizionale incontro prena-talizio del Circolo trentino del Friuli per il consueto scambio di auguri natalizi e buoni propositi per il nuovo anno, si è svolto come ormai già da molti anni, presso l’Istituto Bearzi di Udine, che con grande disponibilità e gentilezza ci ospita.

Il programma prevede come inizio la Santa Messa celebrata da sempre, che io ricordi, da don Galdino, seguita da un rinfresco a base di dolci tradizionali trentini e qualche bicchiere di buon vino... friulano.

Il rinfresco viene offerto dal Circolo ed è aperto a tutti i soci e

Trentini del Friuli riuniti per farsi gli auguriAL TRADIZIONALE E ATTESO INCONTRO DI DICEMBRE HANNO PARTECIPATO NUMEROSI SOCI E SIMPATIZZANTI DEL CIRCOLO

loro familiari e ai simpatizzanti, che sono molto affezionati ai no-stri incontri. Quest’anno abbiamo anche festeggiato il compleanno di una nostra affezionata socia simpatizzante, Graziella Mosca-telli di 84 anni.

Gli anni passano e pesano an-che sulle spalle dei nostri trentini in Friuli, abbiamo diradato i no-stri incontri: quest’anno abbiamo organizzato una castagnata po-meridiana, sempre presso la baita degli Alpini di Pagnacco, che

Lo scorso 20 dicembre 2015 i soci del circolo «Bresciani Amici del Trentino» si sono ritrovati per il tradizionale incontro di Natale a Pieve di Bono nelle Valli Giudicarie.

L’appuntamento è iniziato con la messa celebrata nella Chiesa Parrocchiale di Creto dal parroco don Artemio Uberto che, durante l’omelia, ha voluto ricordare la fi gura di Rino Zandonai, gran-de amico e socio fondatore del Circolo, nel quale ha lasciato un indelebile ricordo.

È seguito il pranzo natalizio in un noto ristorante di Bersone al quale hanno partecipato 60 per-sone tra soci e simpatizzanti, pre-senti anche il parroco, il sindaco di Pieve di Bono Attilio Maestri, fratel Luciano Scaia, l’ex sindaco di Pieve di Bono Marcello Salvini e Aldo Degaudenz, consigliere della Associazione Trentini nel Mondo in rappresentanza dell’as-sociazione.

Il sindaco Maestri, nel portare il saluto della Amministrazione Comunale, ha evidenziato come i bresciani, presenti in valle dagli anni cinquanta nella costruzione dei grandi impianti idroelettrici nelle Giudicarie e nella fase della industrializzazione della valle, si sono sempre fatti ap-

prezzare per la professionalità e per la grande amicizia che hanno saputo intessere con la popolazio-ne locale nella quale molti si sono perfetta-mente integrati e stabilizzati in via defi nitiva, contribuendo allo sviluppo economico locale.

Il coordinatore del circolo Giorgio Radi, nel suo intervento, nel ricordare le persone che sono decedute durante l’anno, ha rile-vato che il numero dei soci si va lentamente riducendo, anche per l’età media che sta avanzando; l’incontro, peraltro, si rivela

sempre mol-to partecipato e, proprio per questo, molto gradito.

Il consigliere della Trentini n e l m o n d o , Aldo Degau-denz ha por-tato il saluto del presidente

Alberto Tafner e, nell’esprimere il proprio apprezzamento per il numero di partecipanti, ha rilevato come il fenomeno della riduzione dei soci è presente nella maggioranza dei circoli trentini presenti in Europa perché il vincolo e la nostalgia verso la terra di origine non è molto sen-tito dai fi gli dei primi emigranti,

ormai perfettamente integrati nella società di accoglienza e poi perché il Trentino, per loro, è una provincia facilmente raggiungi-bile con regolarità e non stimola particolare senso di appartenenza.

L’incontro come quello di oggi, ha concluso Degaudenz, rappresenta per tutti noi un mo-mento importante per rinsaldare vincoli di amicizia nel ricordo di esperienze di lavoro comuni, di fatti e personaggi che fanno parte del vissuto di ciascuno, oltre alla gioia dello stare insieme al di fuori della quotidianità.

Naturalmente il Circolo orga-nizza, nel corso dell’anno, anche iniziative turistiche e culturali; ma l’incontro conviviale in oc-casione del Natale ha, per tutti, un significato particolare; per questo i vari partecipanti si danno appuntamento, ormai fisso, al prossimo anno.

NELLE FOTO: qui a fi anco, i bresciani a pranzo con il parroco don Artemio Uberto (in piedi a destra) e il sindaco di Pieve di Bono Attilio Maestri (in piedi a sinistra); a centro pagina, il co-ordinatore del circolo «Bresciani amici del Trentino» Giorgio Radi (a sinistra) e il sindaco di Pieve di Bono Attilio Maestri (a destra).

Il pranzo natalizio dei «Bresciani» in Trentino

[email protected] comunicare con la redazione del mensile:

anche ci ospita da anni, referente il nostro presidente Lisimberti che frequenta e conosce bene l’associazione.

Facciamo buoni propositi per il nuovo anno 2016.

Nicla

19 1 - 2016

CIRCOLI

Tradizione rispettata per Santa Lucia e il NataleIl giorno 13 dicembre si sono riuniti presso

l’oratorio di S. Maurizio di Erba i trentini del-le province di Como e Lecco per festeggiare le ricorrenze di Santa Lucia e del Santo Natale secondo le tradizioni trentine.

È un’usanza ormai consolidata da oltre 40 anni: i trentini qui residenti si ritrovano per il piacere di stare insieme, per rivivere i ricordi del periodo natalizio nel quale erano soliti riunirsi in famiglia e si impegnavano a rendere più suggestivo il presepe e l’abete natalizio e si accontentavano di poveri e pochi doni, accolti con animo lieto e sereno.

Proposito di questa giornata è di trascorrerla

in amicizia e in pace, vicini all’albero nata-lizio addobbato con doni e simboli natalizi e vicini al presepe, ricordando la nostra fan-ciullezza. Ora, lontani dal Trentino, la nostra famiglia è questa: la «Famiglia Trentina», circolo di conterranei cui possiamo ricorrere per un conforto, per ritrovare un momento di pace e amicizia, per parlare il nostro dialetto, per provare un sentimento di solidarietà.

Sentimenti questi espressi oltre che da Aldo Degaudenz, in rappresentanza dell’Associa-zione Trentini nel mondo, e dall’on. Renzo Pigni già deputato e sindaco di Como, con-venuti alla nostra riunione.

Dopo la Santa Messa celebrata dall’amico Don Bassano, ci siamo ritrovati al ristorante «Capanna» di Lurago d’Erba, ove, nel corso del pranzo, abbiamo distribuito i doni na-talizi a tutti i partecipanti trentini ed amici (circa settanta persone); particolare e gioiosa accoglienza ha avuto la distribuzione della «Strenna Trentina» che Aldo Degaudenz, a nome dell’Associazione Trentini nel mondo, ha voluto portarci in dono.

La giornata si è conclusa con un abbraccio e con gli auguri più affettuosi per Natale e per l’Anno Nuovo.

Guido Endrizzi, presidente

DA OLTRE QUARANTANNI IL 13 DICEMBRE I SOCI DEL CIRCOLO DI COMO-LECCO SI RIUNISCONO PER PRANZARE INSIEME

Il 19 dicembre 2015, per farci perdonare per la mancata cena trentina, il comitato del Circolo trentino della Lorena (Francia) ha offerto a soci e amici (eravamo una sessantina) un viaggio verso Monschau, in Germania, bella città storica sud-est di Aachen, vicinissima alla frontiera belga e situata in una valle dove scorre il fi ume Rur. Non toccata dalla guerra, ha mantenuto l’aspetto antico. Fondata nel XIII secolo come castello, nel XIX secolo prosperò

grazie al commercio di tessuti.Monschau è dominata dalle rovine del castello

ed una parte della città è pedonalizzata, sicché si puo passeggiare senza essere disturbati dal traffi co.

Durante la giornata abbiamo visitato il mercatino, un centro artigianale e un presepio vivente con il Bambin Gesù e i tre Re Magi. È stata una bella giornata.

A. Bonmassar

Una bella gita natalizia a Monschauper il Circolo trentino della Lorena

201 - 2016

«Il made in Italy è il vero valore aggiunto della nostra produzione. La dimensione di una parte del nostro lavoro rimane artigianale e molti dei prodotti che realizziamo li facciamo solo noi in esclusiva mondiale». Giorgio Mazzer, amministratore delegato di Vetri Speciali Spa, sottolinea i punti di forza dell’azienda trentina e il rapporto stretto con il terri-torio. «La testa della società è a Trento. Qui si trova il cuore pulsante dell’azienda e il mercato trentino continua a rappresentare una parte importante di ciò che facciamo».

Vetri Speciali Spa ha sede a Trento in via Manci negli spazi di palazzo Fugger Galasso. Lea-der mondiale nella produzione e commercializzazione di conteni-tori speciali in vetro per alimenti, fattura 135 milioni di euro e occupa complessivamente 550 dipendenti. Di questi, quasi 150 lavorano in Trentino suddivisi tra la sede dirigenziale di via Manci e lo stabilimento produttivo di Pergine. Gli altri sono impegnati presso gli stabilimenti di Ormelle in provincia di Treviso e San Vito al Tagliamento in provincia di Pordenone.

A Pergine Valsugana troviamo il sito storico dell’azienda. Creb-be qui, dal 1974, la «fucina» che dette inizio alla

produzione di bottiglie speciali, come il famoso «Vetro Antyco», sinonimo di contenitori in vetro di grande pregio. Lo stabilimento di Ormelle produce bottiglie in vetri chiari utilizzando tecnologie sofi sticate.

La trasparenza del vetro consente la realizzazione

di contenitori di ottima qualità, sino ad arrivare alle grandi mi-sure come i «water gallons» e i «cilindri Canada». L’area produt-tiva di San Vito al Tagliamento è specializzata nella produzione di bottiglie a tenuta di pressione

Le bottiglie più belle sono trentine«VETRI SPECIALI» HA SEDE A TRENTO E STABILIMENTI A PERGINE VALSUGANA E IN PROVINCIA DI TREVISO E DI PORDENONE

e grandi contenitori, con una capacità fi no a 30 litri.

«Produciamo oltre seimila ar-ticoli differenti – precisa Mazzer – e lavoriamo con undici colori diversi. La nostra produzione non si ferma mai. Lavoriamo 24 ore su 24 per 365 giorni all’an-no. Siamo specializzati nella realizzazione di fi gure e forme particolari e possiamo soddisfare ogni esigenza della committenza. Seguendo le richieste del cliente personalizziamo gli articoli e ne creiamo di nuovi mettendo a disposizione la nostra esperienza e professionalità». Tutto si svolge internamente all’azienda. «Dalla progettazione dell’articolo alla produzione, seguiamo tutto noi. Il comparto ricerca e sviluppo lavora d’intesa con il nostro uffi cio tecnico, che realizza oltre 1.800 disegni all’anno. Di questi, circa il 20% si traduce in prodotti fi niti».

L’intero ciclo produttivo, come del resto la fi losofi a aziendale, è orientato alla sostenibilità d’im-presa in una visione di green economy. «L’80% della materia prima che utilizziamo – continua l’amministratore delegato – pro-viene da rottame riciclato. Mate-riale che noi recuperiamo e che altrimenti andrebbe disperso». Questo rappresenta per l’azienda una buona pratica nel segno del rispetto dell’ambiente ma anche un vantaggio in termini di costi. «Il materiale che recuperiamo è vetro già fuso, che, per essere riutilizzato, può essere lavorato in fonderia a 1.600 gradi. Altrimenti dovremmo lavorare a temperatu-re più alte con maggior consumo di energia elettrica e gas metano».

Le bottiglie e i contenitori di Vetri Speciali Spa vengono venduti soprattutto ad aziende vinicole, che «ci impegnano per il 70% circa del fatturato». Il resto è acquistato da marchi pro-duttori di acqua minerale, birre e distillati. Una parte importante del giro d’affari fa riferimento al mercato domestico e, tra questi, «il Trentino rappresenta una base molto solida».

Ma una buona fetta di fatturato deriva dall’export. «La nostra corporate è fortemente inter-nazionalizzata - dice Mazzer - esportiamo in quarantasette paesi differenti».

L’azienda, che si è specializzata nellarealizzazione di fi gure e forme particolari,

produce oltre seimila articoli differentied esporta in quarantasette paesi del mondo

Il testo di questa pagina è stato tratto - con il consenso dell’editore - dall’arti-colo «Vetri (davvero) speciali», pubblicato sul numero di dicembre 2015-gen-naio 2016 di «Trentino industriale» il periodico di Confindustria Trento.

21 1 - 2016

APPUNTAMENTI

Ogni anno, dal 2002, sull’altopiano del Tesino si celebra un simposio internazio-nale di scultura lignea che tra la fi ne di

luglio e gli inizi di agosto richiama artisti da tutto il mondo. La competizione ani-ma per una settimana le vie di Castello Tesino e delle frazioni circostanti.

Selezionate da un apposito comitato tecnico – e premiate anche da una giuria popolare - le opere dei vincitori, insieme a quelle di uno scultore affermato, com-pongono, da dieci anni a questa parte, la mostra itinerante «Luci e ombre del legno», che testimonia, nelle varie sedi del Centro-Nord Italia in cui fa tappa, il genio creativo dell’uomo e l’eccezionale versatilità della materia prima prove-niente dai boschi trentini.

La rassegna (dal 15 gennaio al 17 febbraio a Palazzo Roccabruna), è pro-mossa dal Centro di documentazione del lavoro nei boschi di Castello Tesino. Si compone di ventuno opere - fi gure uma-ne, immaginarie, surreali - che con note di forte intensità plastica raccontano l’immaginario artistico degli scultori.

In mostra sono presenti gli artisti pre-miati la scorsa estate: Vinzenz Senoner di Santa Cristina (BZ), Dino Damiani di Grignasco (NO), Toni Venzo di Pove del Grappa (VI), Angelo Bettoni di Perloz (AO). A loro si affi anca, come ormai tradizione, un maestro trentino di affermata reputazione. Per quest’e-dizione la scelta è ricaduta su Othmar Winkler, uno dei più rappresentativi scultori regionali del ‘900.

Per Palazzo Roccabruna la mostra rappresenta un’iniziativa preziosa per la valorizzazione di un artigianato ligneo che nei suoi esiti di punta assume i con-torni di una vera e propria esplorazione artistica alla ricerca dell’intimo rappor-to fra uomo, natura e territorio. Dalle montagne del Tesino la mostra «Luci e ombre del legno» si irradia nel resto del Paese in un percorso itinerante che ha come scopo quello di riunire in un’ideale staffetta espositiva spazi artistici e sedi

istituzionali dove testimoniare la qualità della materia prima – il legno trentino – e il talento degli artisti.

Parte da Trento la mostra«Luci e ombre del legno»

5 - 23 marzo, VeronaChiesa di San Pietro in monastero24 marzo - 4 maggio, Dozza (BO)Rocca Sforzesca 7 maggio - 25 maggio, Monzuno (BO) Sala civica di Vado28 maggio - 23 giugno, Borgo Valsugana Spazio Klien25 giugno - 17 luglio, Vignola (MO)Rocca di Vignola

LE PROSSIME SEDI DELLA MOSTRA

Qui a fianco la scultura «Da cosa nasce cosa» di Toni Venzo. Nell’altra imma-gine il «Cristo incompiuto» di Othmar Winkler.

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CULTURA

«Nella primavera del 1971, consultando i documenti del principato vescovile di Trento, conservati nell’Archivio di Stato di Trento, alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi, frate francescano, Vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo, tanto burrascoso per la storia della nostra regione, abbiamo avuto la gradita sor-presa di avere fra le mani e di ammirare, non senza una certa emozione, il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia, pregato dal vescovo Nicolò di Bruna, concedeva a lui, ai suoi successori e alla chiesa di Trento, le insegne di San Venceslao».

Con queste parole lo storico padre Frumenzio Ghetta raccon-tava l’insperato ritrovamento del documento regale su pergamena, datato 9 agosto 1339, che auto-rizzava il Principe Vescovo di Trento a fregiarsi dello stemma di San Venceslao, patrono del regno di Boemia. Lo stemma era disegnato in calce al documento: un’ aquila nera con la testa volta in alto e piegata a destra, le ali aperte con inseriti trifogli con gambi d’oro e tutto il corpo cir-condato da fi ammelle rosse.

DA SEMPRE SIMBOLODI FORZA E NOBILTÀ

Alle vicende storiche che hanno accompagnato l’assunzione e l’impiego dell’aquila di San Ven-ceslao come simbolo araldico del principato vescovile di Trento, è stata dedicata - nel 1989 – un’in-

teressante pubblicazione, edita da Sirio, dal titolo «Un Segno d’Eu-ropa – Il simbolo del Trentino», con testi di autori vari e un ricco apparato fotografi co. Fin dall’an-tichità l’aquila ha rappresentato nell’immaginario collettivo il simbolo perfetto della forza e della nobiltà per la maestosità mostrata con le ali dispiegate, per l’energia trattenuta negli artigli e nel becco ricurvo e per l’acutez-za degli occhi che mirano verso l’alto dei cieli e che dall’alto dominano la terra per attacchi di fulminea rapidità alle prede. Si favoleggiava pure che l’aquila avesse la capacità di rigenerarsi.

A questo proposito nella corte voluta dal Vescovo Hinderbach nel castello del Buonconsiglio a Trento la rappresentazione del ra-pace nel capitello di una colonna del portico è accompagnata dal motto «Renovabitur ut aquile».

L’aquila fu considerata animale sacro presso i Persiani, gli Egizi e

i Greci («fra gli uccelli il più caro a Zeus» , Iliade canto XXIV) ; fu scelta come insegna militare degli eserciti di Roma antica e delle truppe napoleoniche; fu eletta ad emblema di Bisanzio e del Sacro Romano Impero; fu l’icona di molte nobili dinastie e il vessillo dei ghibellini; fu il segno impe-riale bicipite della Russia zarista e dell’Austria asburgica e fi gura tutt’oggi nello stemma di molti Stati come la Germania, la Polo-nia, il Messico e gli Stati Uniti.

Nelle chiese medioevali aquile in pietra, in compagnia di altri animali e chimere, popolano ca-pitelli, altari, pulpiti e pinnacoli. Per i cristiani l’aquila è l’attributo dell’evangelista Giovanni, poiché egli aveva contemplato la luce di Dio similmente all’aquila che si credeva potesse fi ssare il sole sen-za rimanerne accecata. È anche e, soprattutto, simbolo di Cristo Salvatore che, sottomettendo il demonio in veste di serpente,

solleva le anime dalle bassezze del male e le porta in cielo.

L’aquila di San Venceslao, dunque, è la variante di un’effi ge molto diffusa e tuttavia distingui-bile dall’aquila rossa dei conti del Tirolo e contrapponibile al leone dei Castelbarco. Nel diploma di concessione dello stemma, il re di Boemia Giovanni, ricordando che i vescovi di Trento «furono affl itti dalla violenza di varie ingiustizie da parte dei nobili e potenti con-fi nanti», promette di difendere diritti, dignità e immunità del Vescovo di Trento.

Da allora in poi i principi ve-scovi appaieranno le loro insegne familiari a quelle dell’aquila e ne contrassegneranno gli edifi ci pubblici e di rappresentanza. Riportano, ad esempio, l’insegna dell’aquila il palazzo pretorio di Trento e quello di Riva del Garda, il palazzo della Magnifi ca Comu-nità a Cavalese, la villa di Santa Massenza nella Valle dei Laghi.

Nel Castello del Buonconsi-glio lo stemma del principato vescovile si ritrova affrescato su pareti interne ed esterne, scolpito a bassorilievo entro lacunari, dipinto su travature di soffi tti, modellato in formelle di stufe e in scudi di pietra angola-ri applicati a mura e torrioni. E ricorre ancora nelle chiese, come nella chiave di volta della parrocchiale di Cavalese, sulla facciata della pieve di Malè e della basilica di Sanzeno, sulla parete absidale di Santa Maria Maggiore a Trento, senza dimen-ticare, sempre a Trento, nella Cattedrale di San Vigilio, la sua

Caccia al tesoro nelle vie di Trentoalla scoperta dell’«aquila trentina»

IL SIMBOLO DELLA CITTÀ E DELLA PROVINCIA «SI ANNIDA» IN PARTICOLARI ARCHITETTONICI, PER STRADA, SU VETRATE E MURI

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CULTURA

profusione sulle lastre tombali, nella cancellata in ferro battuto della cappella del Crocefisso, alla base delle colonne tortili e a coronamento del baldacchino sopra l’altare maggiore e su sup-pellettili liturgiche.

ANCHE NELLO STEMMADELL’ASSOCIAZIONE

Nel suo originario ed espres-sivo disegno, l’aquila di San Venceslao è stata formalmente concessa in uso alla Provincia autonoma di Trento con decre-to presidenziale del 4 gennaio 1988, ma già nel 1983 essa era stata inquartata con l’aquila della Provincia autonoma di Bolza-no nello stemma concesso alla Regione Trentino Alto Adige. Oggi essa campeggia nella metà superiore dell’insegna dell’Uni-versità degli Studi di Trento e affi anca un globo terrestre stiliz-zato nel logo dell’Associazione Trentini nel Mondo. Il legame dei trentini emigrati con la loro terra di origine è testimoniato proprio dai gonfaloni dei loro circoli recanti i colori e lo stemma della Provincia autonoma di Trento.

L’iniziale modello dell’aqui-la di San Venceslao si venne trasformando nel tempo con la trasposizione sul petto e sulle ali delle fi ammelle che prima ne contornavano in rosso la fi gura.

Deriva da quello vescovile lo stemma della città di Trento che, in forma di sigillo, veniva appeso per diritto acquisito dal Comune, ai propri documenti uffi ciali.

Il più antico esemplare cono-sciuto è quello in cera, già pen-dente da una pergamena del 1407, la cui immagine - circondata dalla scritta in latino «Sigillo del Co-mune della Città di Trento» - è riprodotta oggi come distintivo della Biblioteca comunale di Trento.

Passeggiando per la città di Tren-to ci si imbatte spesso nella ripro-duzione dello stemma comunale. Sulla cimasa del palazzo del municipio vecchio, fronte via Belenzani, la statua di un’aquila poggia sopra un riquadro con la scritta in latino «I monti mi donano l’argento e il nome di Trento» e parimenti un’ aquila ad ali spiegate sovrasta il portale che si affaccia su via Cavour. Dal balcone sopra il portale pre-sidiato da un’aquila - portale già addossato al Palazzo Pretorio e ora rimontato, a seguito di lavori di ristrutturazione, in un cortile del municipio - il sindaco Zippel lesse l’atto di annessione di Tren-to all’Italia.

La leggenda narra che un’aquila per dimostrare l’innocenza di un condannato a morte si pietrifi cò là dove ancora oggi sta: in cima al pilastro della fontanella posta all’angolo di palazzo Cazuffi in piazza Duomo.

Scudi con l’aquila tridentina ornano la fontana del Nettuno e le basi dei monumenti a Dante Ali-ghieri e ad Alessandro Vittoria. Lo stemma in pietra che de-cora il palazzo dell’Annona in piazza Fiera, sostituisce quel-lo di età madruzziana donato

a Gabriele d’Annunzio per il Vittoriale di Gardone Riviera. Un’aquila scudata decora con altri ornamenti l’esterno della villa in stile neorinascimentale dell’architetto Emilio Paor edi-fi cata nel 1923 oltre il Fersina, in via Gocciadoro.

ALTRI ESEMPIDI RAFFIGURAZIONE

L’aquila si può scorgere an-cora sulle roste dei portoni delle ex-scuole Verdi, ora sede del-la facoltà di Sociologia in via Verdi, così come sopra gli ingressi delle ex Scuole Crispi, ora sede di un istituto scolastico comprensivo e del Conserva-torio di Musica “Bonporti”. Essa appare inoltre su segna-letiche stradali e su tombini. E fi no al 1977, in tempi di minore sensibilità animalista, una grande gabbia nei giardini di piazza Dan-te, custodiva un esemplare vivo di aquila, soprannominata affettuo-samente dai trentini «Beppina».

L’elenco non è completo e per chi è interessato al gioco, la cac-cia alle rappresentazioni dell’a-quila trentina rimane aperta: essa si annida in chiavi di volta, su vetrate e muri, negli stemmi

nobiliari, su campane… Alcuni artisti hanno interpreta-

to il simbolo della città di Trento: Andrea Malfatti in un tondo di palazzo Ranzi in piazza S. Maria Maggiore, Fortunato Depero in uno dei rivestimenti della sala consiliare della Provincia, Oth-mar Winkler in un progetto del 1955 per un parapetto nel giro scala del municipio di Trento.

Esistono poi altri interessanti esempi di raffi gurazioni sul tema, in sintonia con i tempi della loro realizzazione. Si vedano le aquile in pietra sopra l’accesso al palaz-zo delle Poste in via santa Trinità o a quello di Palazzo Calepini in via Garibaldi e quella sulla fac-ciata della Fondazione De Marchi in piazza S. Maria Maggiore. Il profi lo in ferro battuto dell’aquila è inserito in una grata ornamen-tale a muro - opera dello scultore trevisano Simon Benetton - posta nell’atrio di un edifi cio con in-gresso in Galleria dei Legionari.

I loghi che si richiamano alla città di Trento prendono gene-ralmente spunto dalla torre di piazza e dal tridente del Nettuno ma, prevalentemente, dall’aquila. L’aquila trentina, sia nel modello uffi ciale defi nito dal decreto go-vernativo del 1930 per il comune di Trento sia nelle forme stilizzate a esso ispirate, entra nei marchi di associazioni sportive, circoli, aziende alberghiere, cantine vinicole, istituti assicurativi e di credito, editori, associazioni imprenditoriali, società di servizi nonché nella bandiera della bri-gata alpina tridentina.

Da ultimo con la sua forte vi-talità, l’aquila di san Venceslao è volata a formare con le aquile della Provincia autonoma di Bolzano e del Land del Triolo il pittogramma della struttura di cooperazione transfrontaliera denominata «Euregio».

Luciano Pontalti

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