Occhio all'arte (gennaio 2016)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 90 gennaio 2016 Mensile d’informazione d’arte n In mostra: Toulouse-Lautrec: tra pubblicità e Belle Époque n evento: Premio alla carriera per Ennio Morricone www.artemediterranea.org n in mostra: Russia on-the-road Toulouse Lautrec, “A letto. Il bacio” n dedicato a:Hayez

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 90 gennaio 2016

Mensile d’informazione d’arte

nIn mostra: Toulouse-Lautrec: tra pubblicità e Belle Époque

nevento: Premio alla carriera per Ennio Morricone

www.artemediterranea.org

nin mostra: Russia on-the-road

Toulouse Lautrec, “A letto. Il bacio”

ndedicato a:Hayez

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Stefania Servillo

CollaboratoriLuigia Piacentini,Patrizia Vaccaro,

Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese, Giulia Gabiati,

Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi, Marilena Parrino, Nicola Fasciano,

Maria Centamore, Giuseppe ChitarriniTiziano Anderlini

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

Sommario

RUSSIA ON DE ROADToulouse-Lautrec: tra pubblicità e Belle Époque

L’artista e la sua musaHenry Moore in mostra

“Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” Premio alla carriera per Ennio Morricone

Hayez Dracula di Bram Stoker

Vite bizzarre di gente eccentricaAutunno al Palazzo delle Esposizioni

Il complesso dell’AlhambraNatale e Capodanno a Teatro

Parigi 2015: COP21 accordo sul clima, ecco cosa è stato decisosul filo di china

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Sono in distribuzione la 1a e 2a lezione del DVD sulla

pittura ad olio

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in mostran

di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

RUSSIA ON DE ROADLa Società dei pittori di cavalletto

Dopo la Rivoluzione di Ottobre, anche la vita culturale dell’ex Impero zarista, travolta da una sincera fede nei nuovi ideali, mutò radicalmente. Gli artisti, sicuri di un loro insostituibile

contributo alla costruzione della nuova e “radiosa” società, vivono veri momenti di euforia creativa, modificando, velocemente, non solo i temi e i soggetti delle loro rappresentazioni, ma anche i linguaggi. Emblema del nuovo corso dell’arte e portavoce di questa nuova stagione, nel campo della pittura, è la Società dei Pittori di Cavalletto (OSt, nata nel 1925). In essa gravitavano giovani e promettenti artisti rivoluzionari come Dejneka, Pimenov e Labas che, sicuri di poter contribuire con le loro opere alla costruzione di un Mondo Nuovo, trassero ispirazione e idealizzarono soggetti urbani e industriali, temi legati al lavoro, allo sport, utilizzando uno stile “pubblicitario” improntato alla precisione e chiarezza formali, nonché a una spiccata essenzialità espressiva. Sulle loro tele, dunque, fabbriche e strutture produttive; automobili che sfrecciano per le strade cittadine, aerei e dirigibili che sfidano il cielo; ferrovie e stazioni ferroviarie come simbolo del progresso; porti moderni e funzionali; eleganti vagoni ferroviari in cui viaggiano tranquille e floride persone anziane accanto a giovani studenti vivaci e chiacchieroni. In sintonia con la tradizione futurista, anche i pittori sovietici trasferiscono sulle proprie composizioni, dinamismo, ritmo, energia, tutto ciò che, insomma, è legato al mito della velocità dei tempi moderni. Accanto agli oggetti, ovviamente, ci sono i componenti della nascente società; ci sono uomini e donne al lavoro, sportivi, soldati dell’Armata Rossa, piloti, ingegneri, uomini dai volti volitivi e forti, dai corpi robusti, emblemi di un tempo nuovo in cui la capacità d’azione è una qualità fondamentale: insomma le nuove divinità, i nuovi miti.Al Palazzo delle Esposizioni dal sedici ottobre al quindici dicembre,

nell’ambito della mostra ”Russia on the road” 1920-1990, sono stati esposti, anche, numerosi quadri riconducibili ai maggiori rappresentanti della “Società dei pittori di Cavalletto”. All’inizio del percorso espositivo, una famosa opera di Aleksandr Dejneca “In aria” del 1932, introduceva lo spettatore nel mondo dell’arte sovietica di quel periodo. Nel dipinto era possibile cogliere con immediatezza l’estrema linearità nella rappresentazione del soggetto, la pennellata dinamica e moderna, la contrapposizione, quasi drammatica, tra una severa cima di una montagna e un piccolo e indifeso aereo dalle “infantili” ali rosse, che sembrava, quindi, sfidare un gigante. Altrettanto chiara risulta la metafora del conflitto tra l’uomo e la natura e dell’intrepido tentativo da parte del primo, di piegare al suo volere gli elementi naturali. Coraggio e determinazione anche nel personaggio che scrutando in lontananza, sembra essere pronto a opporsi a qualsiasi avversità, pur di conquistare lo spazio, nel dipinto di Aleksandr Samokhavolov “Ritratto di pilota” 1933. Ancora una volta un uomo nuovo, dai tratti netti, precisi, dal cui volto, plasmato con un impeccabile chiaroscuro, traspare la volontà “d’acciaio” del protagonista. Sempre la modernità, la velocità negli spostamenti da poco conquistata, nel dipinto “Metro” di Aleksandr Labas, 1935, realizzata in occasione dell’apertura della prima linea della metropolitana di Mosca. “Un mezzo di trasporto inserito in uno spazio quasi cosmico si trasforma metaforicamente nel viaggio dell’uomo, in cui ogni gradino della scala mobile rappresenta una nuova tappa della vita”. In primo piano, di spalle, al volante di un cabriolet, una ragazza bionda, con i corti capelli al vento e un vestito chiaro e leggero, va verso una città da sogno, avvolta da un fumo dorato: “La nuova Mosca” 1937, di Jurij Pimenov, omaggio alla città ricostruita per volere di Stalin.

Lushin, “ Prima di uscire in mare”, 1966

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in mostranToulouse-Lautrec: tra pubblicità e Belle ÉpoqueIl maestro di manifesti e stampe all’Ara Pacis di Stefania Servillo

I l 4 d i cembre a Roma, p resso i l Museo de l l ’A ra Pac i s , s i è i naugura ta un ’espos i z i one un i ca ne l suo genere .

Tou louse -Lau t rec , p ro tagon i s ta de l l ’ even to, è p resen ta to a t t rave rso un fondo d i 170 opere p roven ien t i da Budapes t che sa ranno v i s ib i l i s i no a l l ’ 8 magg io 2016 . La mos t ra , a t tesa da d i ve r so tempo dag l i e s t imato r i de l l ’ a r t i s ta che avevano cap ta to mo l to tempo add ie t ro l e p r ime ind i s c rez ion i , è s ta ta p romossa e p rodo t ta da Roma Cap i ta l e - Sov r in tendenza Cap i to l i na a i Ben i Cu l tu ra l i , A r themis i a Group e o rgan i z za ta con Zè tema P roge t to Cu l tu ra .L’ espos i z i one rappresen ta ogn i momento de l l a v i t a de l bohémien pa r ig ino, e i l v i s i t a to re è accompagnato a t t rave rso c inque sez ion i c rono log i che e temat i che . “Not t i pa r ig ine” : è i l debutto ar t i s t i co d i Tou louse-Laut rec , l ’ i nser imento ne l mondo l i be ro de l l a Pa r ig i d i f i ne seco lo , con i cabare t e i ca f fè - concer to ma sopra t tu t to l ’ i n con t ro con i t em i che l o accompagneranno per tu t ta l a v i t a e che s i conc re t i z zano in ques ta p r ima fase con opere come A l Mou l in Rouge: La Gou lue e sua so re l l a de l 1892 . “Le D ive” : l ’ a rgomento d i cu i sopra e l a f requentaz ion i d i ques to genere d i l oca l i p rocura una ce r ta no to r i e tà a l l ’ a r t i s ta che en t ra in con ta t to con pe rsonagg i mo l to no t i de l l ’ epoca : da l l a ba l l e r ina La Gou lue a l can tau to re e cabare t t i s ta A r i s t i de B ruant ; l e s tampe e l e l i t og ra f i e l ega te a ques t i pe r sonagg i de f in i ranno tan to l a l o ro immag ine quanto que l l a de l nos t ro p ro tagon i s ta . Sono d i ques to pe r iodo a l cune t ra l e s tampe p iù ce leb r i de l l ’ au to re . “Le donne de l l a no t te ” : g l i ann i che vanno da l 1892 a l 1895 sono dec i samente fuo r i da l l ’ o rd ina r io , pu r non a l l ogg iando a l l ’ i n te rno

de l l a ma i son c lose v i c ino a l l ’Opéra Lau t rec passa mo l t i s s ime o re a l l ’ i n te rno d i ques t i l uogh i ad osse rva re m inuz iosamente l e ragazze ed i l o ro compor tament i ; ques to “ s tud io da l v i vo” g l i pe rmet te rà d i c rea re opere come Donna a l l a t i nozza e I l g rande pa l co , en t rambe p regne d i empat i a . La quar ta sez ione è l ’ u l t ima in o rd ine c rono log i co e s i so f fe rma in man ie ra pa r t i co la re su l l ’ evo luz ione de l l ’ a r t i s ta che o rama i è d i venuto pa r te a t t i va de l mondo de l l o spe t taco lo ( tea t ro ) . Sebbene s i a p resen te un ’u l t e r i o re sez ione ( “Con g l i am ic i ” ) ques ta è ine ren te l a v i t a p r i va ta e , pu r non essendo l ega ta c rono log i camente a l l e a l t re tappe p resen ta te , a iu ta l o spe t ta to re a comp le ta re l ’ immag ine d i Tou louse -Lau t rec .

Pe r p reno taz ion i è poss ib i l e con ta t ta re i l numero 060608 ( tu t t i i g io rn i da l l e 9 a l l e 21) . È poss ib i l e avva le r s i d i aud iogu ide s i a i n i t a l i ano s i a i n i ng lese , i no l t re sono p ropos t i l abora to r i d ida t t i c i , pe r u l t e r i o r i i n fo rmaz ion i www.arapac i s . i t

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di Cristina Simoncini

curiosARTn

Povero Henri de Toulouse-Lautrec - così famoso, ma anche così sconosciuto. Pochi di noi hanno difficoltà ad immaginare la sua persona. Ma è sempre la stessa immagine riduttiva e

fuorviante. Piccolo uomo. Gran bevitore. Piccole gambe. Testa grande. Bombetta. Ecco Toulouse-Lautrec.Parte della colpa per la superficialità di questa famigerata immagine deve essere attribuita a Lautrec stesso. Tra i suoi talenti più abbaglianti c’era la sua capacità di vignettista nel saper riassumere il carattere delle persone con pochi tratti narrativi. Per esempio, quando deve raffigurare la grande stella del cabaret Yvette Guilbert, tutto quello che disegnava era un paio di sottili guanti neri fluttuanti nell’aria, e tutti sapevano esattamente a chi si riferiva. Sfortunatamente, ciò che Lautrec ha realizzato per gli altri lo ha raggiunto anche per se stesso: la realtà soppiantata dell’immagine.I buffi autoritratti, raffiguranti un tizio con una bombetta “alla Charlot”, si sono impressi con troppo successo nella nostra coscienza globale.Così lo abbiamo sempre immaginato in modo errato. Abbiamo dimenticato che dipinse alcune delle raffigurazioni più intime e più amorevoli delle donne della sua epoca; che i suoi esperimenti tecnici erano senza paura e sorprendenti; che la sua abilità nel disegnare era della stessa classe di Degas; che era un ritrattista insolitamente empatico così come designer geniale; e, prima di tutto, ci dimentichiamo che era maledettamente profetico. Lautrec ha capito più di tutti quello che il mondo stava diventando. In particolare, ha capito che, se si mette una ragazza sexy in copertina, le vendite aumenteranno.Ciò ci porta a Jane Avril. Che è un’espressione tipica di Lautrec, e allo stesso tempo molto diversa. È tipica perché era una ballerina del Moulin Rouge. E i manifesti che la rappresentano sono tra le sue immagini più celebri: tutti li conoscono.Avril è anche altro, non solo un personaggio pubblico, è un’amica intima dell’artista. Dopo aver modellato la sua immagine, Lautrec ha anche affrontato la sua realtà, e l’ha dipinta con vera introspezione psicologica.Lautrec sembrava non stancarsi mai di Avril. Continuava a disegnarla, ancora e ancora. Non solo compare in alcuni dei suoi più famosi manifesti, lui la dipinse anche spesso nei suoi abiti civili: una silhouette ricurva sul retro del bar; una figura solitaria, che lascia il Moulin Rouge, alla fine della serata. E’ questa confluenza di immagini private e pubbliche che rende il loro rapporto speciale. Lei era la subrette. Lui era l’osservatore interessato.Una cosa è certa: Avril in azione era uno spettacolo straordinario. “Un’orchidea in un delirio” la descrisse uno scrittore. Alta, magra, flessuosa, la sua danza era ammaliatrice, e mentre la maggior parte delle ragazze cancan al Moulin Rouge si esibivano in gruppo, Avril preferiva danzare da solista, con inventivi piegamenti e contrazioni. Uno dei primi schizzi, dipinto rapidamente in colori vibranti, mostra la figura ossuta di Avril barcollante in avanti in una sorta di passo dell’oca isterica. Anche quando si esibisce nel cancan, c’è qualcosa al limite della deformazione nelle posizioni ardite che adotta: le gambe sottili, le ossa sporgenti. La maggior parte dei suoi dipinti, tuttavia, la mostra dopo lo show. Uno dei suoi capolavori la rappresenta mentre lascia il Moulin Rouge, alla fine della notte, una figura stanca e tormentata, infagottata in un grande cappotto.

Riferimento:www.waldemar.tv/2011/06/the-artist-and-his-muse

Maurice Guibert, “Henri de Toulouse-Lautrec come Artista e Modello”, 1890

L’artista e la sua musaToulouse Lautrec e la ballerina del Moulin Rouge Jane Avril

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occhio al libron

di Giulia Gabiati

A mara Lakhous nasce ad Algeri nel 1970, dove si laurea in Fi losofia.

Trasferitosi a Roma nel 1995 studia antropologia culturale al l ’ università “la Sapienza” dove consegue i l dottorato di r icerca. I l suo romanzo “Scontro di civi l tà per un ascensore a piazza Vittorio” tradotto nel 2006 arriva in Ital ia si lenziosamente, ma sarà subito lo spunto per la produzione di una pel l icola cinematografica. La storia è ambientata in una Roma ormai mult ietnica che vede fondersi e mescolarsi nel le strade l ’ odore del la pizza a quel lo del kebab. Lo “scontro” descritto dal lo scrittore colpisce sia per la semplicità del l inguaggio che per lo stesso autore che da immigrato ci fornisce un punto di vista fondamentale sul la nostra società. Dando voce ad ogni singolo personaggio i l narratore scompare quasi del tutto, colorando la vicenda di moltepl ici

punti di vista. La verità sul l ’ omicidio, centrale nel racconto, diviene soggettiva, fondendosi con retroscena e sentimenti condizionati dal la propria rete sociale. Tutti i personaggi abitano in un condominio in Piazza Vittorio, un luogo geograficamente ital iano, ma ricco di etnie diverse, un crocevia di incomprensioni che vede tra i protagonisti del la storia chi con i l pensiero è al suo paese di origine, chi invece non vede l ’ora di andarsene. Questo l ibro, attraverso una miscela di satira di costume e romanzo gial lo, st imola una profonda rif lessione sul tema del l ’ immigrazione, che dal l ’ anno di pubblicazione sembra esser ancora tremendamente attuale e di non faci le comprensione. Quel lo che l ’autore ci invita a fare è metterci nei panni degli immigrati che vediamo ogni giorno, cercare di comprenderl i , o quanto meno di evitare uno “scontro”.

“Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” Un incontro - scontro per riflettere sulla nostra società

in mostran

di Giuseppe Chitarrini

Henry Moore in mostraAlle Terme di Diocleziano, fino al 10 gennaio

E’ la possente bellezza, sospesa fra antichità e storia, delle Terme di Diocleziano a fare da contesto alla mostra delle opere dello sculture Henry Moore. Non

si tratta di un semplice scenario di sfondo, di una semplice cornice, ma un vero e proprio con-testo, capace di entrare in relazione, in dialettica sintonia con il suo stesso testo, cioè con il suo stesso contenuto; infatti niente di meglio e di più adatto delle terme di Diocleziano, nella sua mescolanza di antichità e di umanesimo, di romanità e Rinascimento, per ospitare l’opera di un maestro che, a sua volta, è riuscito, con la sua opera, a coniugare ed armonizzare in modo originalissimo ciò che di per sé sembra inconciliabile: l’arcaico, l’antico con quelle che sono le istanze, i referenti simbolici e le raffigurazioni della modernità più avanzata e contemporanea. Moore ci rappresenta proprio questa sintesi perfetta - capace di essere nelle sue opere - fra quelle che sono le caratteristiche della produzione plastica attuale, più avanzata, sperimentale ed ardita, e quelle che invece sono le rappresentazioni di un arcaico sacrale e arcano.La mostra espone ben settantacinque opere di questo protagonista della scultura e, più in generale di tutta l’arte del novecento; si tratta quasi tutte di sculture, anche se non mancano gouaches, disegni e incisioni che riassumono,

dividendosi in cinque settori (“Esplorazioni del moderno”, “ Guerra e Pace”. “Madre e figlio”, “Figura distesa”, “Sculture e spazi liberi”), che narrano il percorso esistenziale e di maturazione dell’artista in questione, la sua parabola di vita le sue tappe ispirative e produttive.La mostra sarà aperta fino al 10 Gennaio (chiuso il lunedì), ingresso dalle 9,00 alle 19,30, costo del biglietto 10 Euro, ridotto 6,50, telef. 06 39967700.

Henry Moore, “Two Piece Reclining”

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di Greta Marchese

eventon

S i è svolta al Teatro Blasetti del Centro Sperimentale di Cinematografia la serata inaugurale del Roma Film Festival 2015. Giunto ormai alla sua XX

edizione, nella serata del 14 dicembre, l’apertura del Festival è stata anche l’occasione per consegnare al maestro Ennio Morricone uno speciale Premio alla Carriera. Accompagnato, come sempre, dalla sorridente moglie Maria e da un seguito importante del tutto a sorpresa che il maestro scopre tra i presenti pian piano, Morricone si stringe in un abbraccio sincero, gioioso, prima di ascoltare cosa hanno da dire i vari Dario Argento, Giuliano Montaldo, Lino Capolicchio, Giancarlo Giannini e lo stesso Adriano Pintaldi, direttore del Festival. Strette di mano, simpatici aneddoti e risate riempiono la sala, ma l’emozione è tanta e il maestro non riesce a resistere. Qualche lacrima tradisce la commozione e scivola silenziosa sul premio dorato appena giunto tra le sue mani, che di riconoscimenti ne hanno maneggiati tanti. Lacrime destinate ad essere spazzate via, però, dalla comparsa sul palco di una bottiglia di grappa dalle dimensioni che sfidano qualunque definizione classica di “bottiglia”. Un piccolo particolare che di certo non sfugge al pubblico e che non può non strappare una risata all’ospite d’onore; mentre i più maliziosi tra i suoi colleghi si uniscono al

grido di: “Mi raccomando, non tutta insieme maestro!”. Emozionante anche la proiezione del documentario di A. Pintaldi, realizzato proprio quest’anno, dal titolo: “Omaggio a Ennio Morricone – il fascino discreto di un genio”. Un vero e proprio tuffo nel passato che ripercorre, attraverso alcune clip tratte dai film più noti per cui Morricone ha composto le sue inconfondibili musiche, la spettacolare carriera del maestro.

Premio alla carriera per Ennio MorriconeRisate, lacrime...e una bottiglia di grappa

Adriano Pintaldi mentre consegna il premio a Ennio Morricone

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Hayez Un pittore famoso non solo per il “bacio” di Maria Chiara Lorenti

Fancesco Hayez, “Betsabea al bagno”, 1834

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Il suo dipinto più famoso, quello che gli diede fama imperitura, il “ Bacio”, lo dipinse a settant’anni, ne realizzò tre versioni, per la prima volta tutte e tre visibili alla mostra “Hayez”allestita nelle

Gallerie d’Italia-Piazza Scala a Milano. Ben lungi dal rappresentare una visione romantica del saluto tra due amanti, il “Bacio” è l’allegoria dell’Italia che abbraccia la Francia, sua alleata nella liberazione dal dominio straniero, unite negli ideali propri del Risorgimento.L’opera di Francesco Hayez, nell’esposizione a lui dedicata, viene sviscerata cronologicamente per tutto l’iter artistico della sua lunga carriera. Dal 1823 al 1867, potremo ammirare i dipinti che hanno reso grande l’interprete dei movimenti storici che hanno animato quegli anni difficili. Dagli anni formativi, tra Venezia e Roma, dove ancora imperava il Neoclassicismo, all’affermazione artistica con il Romanticismo, a Milano, al Risorgimento, accanto a patrioti come Verdi e Manzoni.Curata da Fernando Mazzocca, in collaborazione con Gianfranco Brunelli, la mostra consta di circa 120 quadri di Hayez, con l’ausilio di opere di Antonio Canova, suo mentore nel periodo passato a Roma, di Vincenzo Vela, di Alessandro Puttinati e di Friedrich von Amerling. Soggetti romantici come “l’ultimo bacio di Romeo a Giulietta”, velato di sensualità tanto da suscitare scandalo, come tante altre sue opere, spesso troppo esplicite per i benpensanti, infatti la “Venere che scherza con due colombe” fu talmente osteggiata per la posa troppo osè, come Venere callipigia mostrava le sue grazie posteriori, che la modella, ballerina amante del conte Malfatti di Trento, fu definita di facili costumi e “la più schifosa donna del volgo”. Meravigliosi i ritratti, da quello intensamente drammatico del “colonnello Francesco Arese

in carcere”, realizzato dopo la liberazione dell’ufficiale, imprigionato per aver partecipato ai moti carbonari del 1820-1821, passò tre anni di carcere duro a Spielberg a Brno in Slovacchia con altri rivoltosi tra cui Silvio Pellico. Al più affascinante “ritratto della principessa Cristina Belgioioso”, donna bellissima, separata dal marito, esiliata per motivi politici, che divenne una leggenda del Risorgimento, e fu effigiata immersa in un’atmosfera così intima da poter indovinarne i pensieri. La “Maddalena penitente”, più volte immortalata dall’artista era un’occasione, come lui stesso ricorda nelle “Memorie”, di poter dipingere nudi femminili in atteggiamenti più laici che religiosi, tanto da essere redarguito per aver spacciato per Maddalene siffatte immodeste pitture. Di carattere orientalista, così in voga allora, il brano biblico di “Betsabea al bagno”, dove la protagonista, mirabilmente dipinta, si staglia dal telo, così ben reso nel panneggio. Con la sua arte Hayez spaziò per tutto il diciannovesimo secolo, affrontando temi biblici, romantici, e patriottici, tanto da essere un vero protagonista del Risorgimento, alla stregua di Manzoni e Verdi, il grande musicista che non riuscì mai a ritrarre, perchè il maestro non amava le lunghe pose, tanto da preferire le foto, più rapide e immediate, solo Boldini riuscì nell’intento, ma solo perchè ne fece un pastello schizzato in fretta mentre gli apriva la porta.Artista versatile, sia nei soggetti che nelle interpretazioni tecniche, Hayez fu un pittore molto apprezzato dai suoi contemporanei e questa esposizione permette di poter apprezzare appieno un autore che molti conoscono solo per il suo “Bacio”.

dedicato a:n

Francesco Hayez, “Odalisca sdraiata”, 1839

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occhio al cinemanDracula di Bram Stoker Il vampiro secondo Coppola

Gli adattamenti cinematografici riguardanti il romanzo di Bram Stoker sono stati molteplici, per non dire innumerevoli, fin dall’età del muto, in cui Murnau con il suo Nosferatu utilizzò

(senza avere i diritti del libro) la trama dell’originale per inscenare in puro stile espressionista il conflitto e l’interazione tra bene e male. Successivamente la Universal e la Hammer resero la figura del Conte di Valacchia uno degli emblemi del cinema horror classico, dando la possibilità a molteplici autori ed attori di far vivere e rivivere il mito di Dracula. Dopo gli anni ‘80, in cui ci fu una drastica sparizione dalle sale di opere dedicate al vampiro di Stoker, vennero prodotti alcuni film per rilanciare le figure più leggendarie del cinema horror: l’inevitabile remake vampiresco venne prodotto e diretto da Francis Ford Coppola, che non tradisce la sua reputazione dando un tocco personale alla vicenda (che altrimenti risulterebbe scontata e straconosciuta), cambiando sia la figura del vampiro in sé, grazie anche ad un Gary Oldman quasi mai più visto a tali livelli, sia proponendo alcune parti della trama in maniera diversa, modificando senza strafare il mito al quale ogni spettatore sarà abituato, e potrà goderne non soffermandosi tanto sulla storia, ma sulla realizzazione eccellente per quanto riguarda la regia (che non perde una singola inquadratura per giocare con rimandi ad altri film, primo fra tutti Nosferatu, e per creare e rendere viva l’atmosfera di una storia di vampiri meno splatter e più onirica e sensuale), il montaggio (che non lascia quasi mai scendere la tensione e non la porta, se non dove necessario, a livelli troppo sensazionali), la fotografia fortemente legata alle tematiche dell’espressionismo e le musiche, che da sole imprimono senso ed incisività alle intere sequenze.Peccato per Keanu Reeves, peccato per una durata forse troppo corta (sarebbero bastati altri quindici minuti a dare un respiro leggermente più ampio a certe sequenze che lo avrebbero meritato), peccato che il personaggio di Van Helsing (nel quale Hopkins si trova talmente a suo agio da permettersi un tono fin troppo gioviale) non venga approfondito più di tanto e non abbia molto tempo per mettersi in mostra, ma nonostante questi lievi difetti si può sicuramente affermare che Coppola abbia realizzato un omaggio degno di nota ad uno dei soggetti più riadattati nella storia del cinema.

VOTO: 8.5

di Valerio Lucantonio

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H i rohiko “The genius” Araki , famoso specialmente per la ser ie che ha r ivoluzionato (e cont inua ad ampl iare tutt ’oggi) i l modo di

fare “Batt le Shonen”, c ioè “Le bizzarre avventure di JoJo”, durante la pubbl icazione su r iv ista s i c imentò dal l ’89 al 2003 in un altro progetto, le cui sei stor ie autoconclusive sono state poi raccolte in un volume unico: “Vite bizzarre di gente eccentr ica”.In questa ser ie di raccont i Araki ha voluto puntare la sua personal iss ima lente d’ ingrandimento sul le v i te di persone che s i sono dist inte nel la stor ia del l ’umanità per una scelta “fuor i dai canoni”, scelta che affascinava i l sensei già da bambino. Per quanto alcune di queste vicende potrebbero sembrare insensate o suscitare disapprovazione nei lettor i , i l mangaka (dando in un certo senso anche una chiave interpretat iva del la logica che lo

ha portato a real izzare stor ie come JoJo) giust i f ica la sua decis ione scr ivendo nel l ’ introduzione del volume che quest i personaggi, selezionat i in base a dei cr i ter i precis i ( l ’aver compiuto att i immortal i , spontanei e mai r innegat i pr ima del la morte, capaci di dare speranza, e l ’aver “vinto” i propr i nemici) , hanno sempre saputo dargl i un senso di speranza, di coraggio, e di s impatia.Aiutato da Hirohisa Onikubo nei disegni, Araki c i porta dentro le imprese di personaggi come Ty Cobb, uno dei più grandi giocator i d i basebal l , o come Sarah Winchester, l ’ereditar ia del la famosa compagnia di armi che r imasta sola al mondo fece costruire una casa labir int ica in cui s i isolò per decenni. Passando addir i ttura per Nikola Tesla e Typhoid Mary, The Genius r iesce sempre ad inser ire temi spesso trattat i nel le sue opere, come la sospensione del l ’ incredul i tà, l ’ ingegno al l imite del l ’ inverosimi le per superare un ostacolo, o i personaggi (secondari e non) surreal i e sopra le r ighe, s ia per quanto r iguarda i l comportamento che i l design: quest i fattor i inser iscono dunque questo volume a pieno dir i tto nel la poet ica di Araki , che s i conferma ancora una volta come uno degl i autor i g iapponesi più unic i e r iconoscibi l i del l ’ intera stor ia del fumetto, dando inoltre modo al lettore di scoprire fatt i realmente accadut i e davvero part icolar i .

di Valerio Lucantonio

Vite bizzarre di gente eccentricaL’elogio giapponese alla stravaganza

mangan

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fotografianAutunno al Palazzo delle EsposizioniImpressionisti e Moderni, fino al 14-02-2016 di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

all’Astrattismo, facendo appunto dialogare ”l’antico e il moderno”. E’ possibile, quindi, passare dalle rappresentazioni nitide nel disegno e nella stesura del colore, immediate nella comprensione dell’idea ispiratrice, di Puvis ad esempio, a quelle in cui veloci e luminose sovrapposizioni di colore evocano luoghi o sensazioni, come in Monet. Dal crudo e cupo realismo di Goya al verde acido di cui Van Gogh ha intriso le furiose pennellate del suo incontenibile dolore. Dal blu profondo e meditativo di Picasso al bluette del civettuolo tutù di Degas. Ancora più affascinante é il tragitto che permette di cogliere il passaggio dalla rappresentazione “di un mondo compreso e percepito nella sua esteriorità alla risposta individuale ed emotiva dell’artista al reale” attraverso le esplosioni di colori accesi, la pennellata ruvida, la prospettiva e il disegno antinaturalistici, l’atto stesso del dipingere, la liricità e trascendenza dei rapporti cromatici. Offrendo, quindi, allo sguardo ammirato del pubblico le tele di Kandinskij, Pollock, Kokoschka, Rothko e altri. Colori diluiti, fluidi, brillanti per creare campiture ampie e luminose, definite attraverso pennellate rapide, dense indipendenti dalla loro funzione descrittiva, nel quadro più bello di tutta la mostra “Courmayeur e il Dente del gigante” di Oskar Kokoschka. Nel dipinto Courmayeur è solo un villaggio alpino, protetto da una parete di vette che sfiorano il cielo.

Mai, per quello che noi ricordiamo, un Autunno fu così speciale al Palazzo delle Esposizioni! Sarà per il Giubileo o per un lodevole tentativo di stemperare

le ansie del momento, attraverso il linguaggio universale dell’Arte … sta di fatto che lo spazio espositivo di via Nazionale ha organizzato tre mostre, esteticamente godibili e molto interessanti. Negli ambienti ampi e ben illuminati sono collocate opere di artisti europei, americani e russi nonché esaurienti note esplicative dei vari curatori. Tanti ma solo quadri nel primo piano; pochi dipinti ma tanti mobili o oggetti di designer nel secondo: un vero inno alla creatività italiana degli anni tra il 1900 e il 1940 … un desiderio incontenibile di possederne almeno uno! Una sedia, un vaso, un vasetto … una scheggia! Impossibile … per un comune mortale! Non di designer, però, tratteremo nel presente articolo, bensì di una collezione di pregio statunitense, che accoglie il visitatore, varcato l’ingresso del Palazzo.

L’allestimento di un percorso espositivo, in genere, presuppone prestiti da varie istituzioni museali o dai privati; i sessantadue dipinti della mostra “Impressionisti e Moderni, capolavori dalla Phillips Collection di Washington”, invece, provengono tutti da una sola celebre e prestigiosa raccolta americana: la prima, negli Stati Uniti, dedicata all’arte moderna. Nel 1921, Ducan Phillips, un colto e fine umanista, trasformò “un museo intimo”, quello della sua famiglia, in uno pubblico, convinto di poter contribuire al benessere della società attraverso l’Arte e l’Educazione artistica. Affascinato, in un primo momento, solo dall’arte americana ottocentesca, successivamente si aprì al mondo e alla modernità, sostenendo, anche, creativi contemporanei di vari orientamenti estetici, in genere poco conosciuti al mercato dell’arte. Nel 1954 Ducan Phillips affermava: ”Oggi nelle sale della Phillips Collection si mescolano epoche e nazionalità diverse, dipinti antichi e moderni che, accostati, acquistano senso e rilevanza in nuovi contesti, per contrasto o analogia”. La rassegna romana offre l’occasione di percepire il cambiamento di stile e di poetica insito nel passaggio da una corrente pittorica a un’altra, precisamente dal Classicismo

Pollock - 1938 - “Composizione”

Picasso - 1901 - “La stanza blu”

Kandinsky - 1912 - “Autunno II”

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architetturan

di Tiziano Anderlini

Il complesso dell’AlhambraMeraviglia del mondo moderno

Spagna, Anno Domini 1238, Granada viene conquistata dal sultano Yūsuf ibn Nāzar, detto al-Hamar il rosso, per il colore della sua barba, da quel momento decise che in quel luogo si

sarebbe dovuta stabilire la sua dinastia.Il nome Alhambra viene dal termine arabo Qal’at al-Hamrā che si traduce in Cittadella Rossa, dal colore delle pietra con cui fu edificata, il palazzo occupa la maggior parte del colle della Sabika, originariamente le prime strutture risalgono al pieno medioevo (889 d.c.), ma si deve alla conquista araba la svolta storica di questo posto, infatti prima dell’arrivo del sultano questo risultava un luogo sconosciuto e in rovina, dal 1238 ci si stabilì la dinastia Nazaries che diede anche il nome allo stile architettonico predominante nel monumento, appunto lo stile nazarì.Gli artisti, influenzati dall’arte bizantina, realizzarono questo monumento con uno stile del tutto nuovo, visibile nei capitelli, negli archi, nei dettagli decorativi e nei soffitti, la grandezza dell’opera fu tale che gli scrittori arabi del tempo, erano soliti paragonare Granada ad una grande corona, nel mezzo della quale sorge un vero e proprio diadema: l’Alhambra.L’Alambra, durante la dominazione araba, fu palazzo, cittadella e fortezza, residenza dei sultani e degli alti funzionari, servitori della corte e soldati d’elite. Nel 1492, i re cattolici conquistarono Granada, così l’Alhambra passò ad essere palazzo reale dei re di Spagna e questo salvò il complesso dalla distruzione che dovettero invece subire molti altri monumenti islamici a seguito della Reconquista, con la dominazione cristiana, parti del castello vennero alterate: si eliminarono dettagli arabi per far posto a decori rinascimentali, mantenendo comunque inalterata la bellezza del posto.Attualmente è un monumento nel quale si distinguono quattro zone: i palazzi, la zona militare o Alcazaba, la città o Medina e la zona agraria del Generalife, tutto questo circondato da zone boschive, giardini e terreni irrigati.Due sono le strutture più degne di nota, sorgono ambedue nei palazzi, la sala de los Abencerrajes e il Patio de los Leones . La sala, priva di finestre che danno all’esterno, era la stanza privata del

Sultano. I muri sono riccamente decorati. La cupola (considerata tra le 10 cupole più belle del mondo) è decorata con muqarnas (Nicchioni arabi); al centro del pavimento una piccola fontana serviva per riflettere le decorazioni della cupola anche sul suolo. A seconda delle ore della giornate la luce che penetrava all’interno della sala dava una colorazione sempre differente, incantevole e magica.Il Patio a pianta rettangolare, è costituito da un cortile interno, circondato da un portico con 124 colonne di marmo bianco, dal fusto sottile e dal capitello cubico intarsiato da iscrizioni. Intorno, le sale private del Sultano e delle sue spose, non hanno finestre che danno all’esterno, ma sono aperte al giardino interno come vuole l’idea musulmana del Paradiso. Tra le colonne venivano calate delle tende che lasciavano passare la luce. Il 2 Novembre 1984, il Comitato del patrimonio mondiale dell’UNESCO ha dichiarato l’Alhambra patrimonio Culturale dell’Umanità.Nel 2011 la zecca spagnola gli ha dedicato una moneta commemorativa da 2 euro.

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Natale e Capodanno a TeatroOcchio al palcoscenicon

di Rossana Gabrieli

La Compagnia dei borghi di Parma arriva sul palco del Teatro de’ Servi di Roma per il periodo delle feste natalizie con una commedia scritta e diretta dalla sua direttrice

artistica Ester Cantoni.“Una splendida vacanza” è una commedia degli equivoci ambientata ai giorni nostri dove, Riccardo, manager fallito, escogita l’ennesimo stratagemma per convincere la sorella Adriana, affermato architetto, a prestargli i soldi necessari per iniziare l’attività d’allevatore di cani e per trasferire l’allevamento dal giardino di sua sorella in un posto più adeguato.Per uno strano caso del destino, complice dell’intrigo diviene Filippo, pizzaiolo disoccupato, che per guadagnare dei soldi si presterà ad impersonare un improbabile segretario di un conte spagnolo, interessato ad acquistare alcuni cani dell’allevamento di Riccardo. La messa in scena elaborata da Riccardo, verrà disturbata dalla presenza di Marta, l’eccentrica amica e coinquilina di Adriana, e del suo fidanzato Nicola, musicista di una band, di cui è terribilmente gelosa.L’incontro tra i cinque personaggi sarà una miscela di comicità esplosiva che si svilupperà attraverso situazioni da “vaudeville” e meccanismi dal divertimento assicurato, fino all’epilogo, con il fatidico colpo di scena e il lieto fine.Teatro de’ Servi Roma - Via del Mortaro 22 (ang. Via del Tritone) – Info 06 6795130

Per 13 giorni a Parigi, 195 capi di stato e di governo delle Nazioni responsabili del 93% delle emissioni si sono confrontati

sul tema della limitazione del surriscaldamento del clima terrestre, provocato dalle massicce emissioni in atmosfera di anidride carbonica. Il 12 dicembre scorso, l’accordo è arrivato, in extremis come di solito succede per negoziati importanti, ed è stato salutato da quasi tutti partecipanti, come un successo. Vediamo subito i principali punti che sono stati decisi e se quanto proclamato trionfalmente, corrisponde alla realtà; ovvero se l’accordo di 31 pagine siglato a Parigi davvero è essenziale per salvarci dai cambiamenti climatici in atto. RISCALDAMENTO GLOBALE: l’articolo 2 dell’accordo fissa l’obiettivo di restare “ben al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali”, con l’impegno a “portare avanti sforzi per limitare l’aumento di temperatura a 1,5 gradi”. OBIETTIVO A LUNGO TERMINE SULLE EMISSIONI: l’articolo 3 prevede che i Paesi “puntino a raggiungere il picco delle emissioni di gas serra il più presto possibile”, e proseguano “rapide riduzioni dopo quel momento” per arrivare a “un equilibrio tra le emissioni da attività umane e le rimozioni di gas serra nella seconda metà di questo secolo”. IMPEGNI NAZIONALI E REVISIONE: in base all’articolo 4, tutti i Paesi “dovranno preparare, comunicare e mantenere” quegli impegni definiti a livello nazionale, con revisioni regolari che “rappresentino un progresso” rispetto agli impegni precedenti e “riflettano ambizioni più elevate possibile”. L’articolo 8 è dedicato ai fondi da utilizzare verso i Paesi vulnerabili in qualche modo già condannati ad affrontare cambiamenti irreversibili a cui non è possibile adattarsi; tali fondi servono per assicurare una risposta efficace e coordinata sul piano internazionale di fronte

alle future perdite, economiche e non, dovute ai cambiamenti climatici. FINANZIAMENTI: l’articolo 9 chiede ai Paesi sviluppati di “fornire risorse finanziarie per assistere” quelli in via di sviluppo, “in continuazione dei loro obblighi attuali”. In sintesi si tratta di una sollecitazione verso i paesi sviluppati a stabilire un piano concreto per fornire insieme 100 miliardi di dollari l’anno da qui al 2020. A parte l’aver recepito l’obiettivo generale suggerito dagli scienziati di fissare a meno di 2 gradi (1.5 finali) il limite del riscaldamento globale, questo accordo presenta tantissime contraddizioni. Innanzi tutto il cuore della strategia di riduzione dipende dagli impegni specifici dei singoli paesi e quindi alla loro capacità/volontà di applicazione. Inoltre, la revisione degli accordi si farà ogni 5 anni, con la prima verifica prevista nel 2023. Anche se tutti i paesi facessero la loro parte - cosa non scontata, visto che mancano ad oggi concreti strumenti di controllo e sanzione - la temperatura salirebbe comunque sopra

i 3°. Nel testo non vengono mai nominati i termini “petrolio”, “carbone” o “combustibili fossili”. E non esiste neanche un cenno alla necessità di tagliare i 5.300 miliardi di dollari l’anno di sussidi attualmente attribuiti ai combustibili fossili. L’aviazione civile e il trasporto marittimo, che rappresentano il 10% delle emissioni, sono fuori dall’accordo. La Cina annuncia che inizierà a ridurre le emissioni solo dal 2030 e l’India non ha alcuna intenzione di rinunciare al carbone. Queste sono soltanto alcune delle osservazioni che ci fanno dubitare di quanto questo sia veramente l’accordo che il modo intero stava aspettando per sperare di rallentare con decisione il surriscaldamento e per dire che la guerra, e quella contro il cambiamento climatico lo è, possa essere stata vinta.

occhio all’ambienten

di Nicola Fasciano

Parigi 2015: COP21 accordo sul clima, ecco cosa è stato deciso

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sul filo di china

EventinnRoma“Una dolce vita? Dal Liberty al design italiano. 1900 - 1940”Palazzo delle Esposizioni, fino al 17 gennaio 2016“Fotografia. Festival Internazionale di Roma 2015”MACRO, fino al 17 gennaio 2016“Balthus a villa Medici” Villa Medici, fino al 24 gennaio 2016“Walter Bonatti: fotografie dai grandi spazi”Auditorium Parco della Musica, fino al 31 gennaio“Dal Musèe d’Orsay. Impressionisti tête a tête” Complesso del Vittoriano, fino al 7 febbraio 2016“Pablo Atchugarry. Città eterna, eterni marmi”Museo dei Fori Imperiali, fino al 7 febbraio 2016“Impressionisti e capolavori della Phillips Collection di Washington” (articolo a pag. 12)Palazzo delle Esposizioni, fino al 14 febbraio 2016“James Tissot (1836-1902)” Chiostro del Bramante, fino al 21 febbraio 2016“Tesori della Cina Imperiale”Palazzo Venezia, fino al 28 febbraio 2016“The Art of the Brick: sculture LEGO di Nathan Sawaya”SET, fino al 14 febbraio“Transformers”MAXXI, fino al 28 marzo“Gillo Dorfles: essere nel tempo”MACRO, fino al 30 marzo“Pablo Echaurren. Contropittura”GNAM, fino al 3 aprile“CoBrA: una grande avanguardia europea (1948-1951)”Palazzo Cipolla, fino al 3 aprile“Leonardo Da Vinci. Il genio e le macchine”Palazzo della Cancelleria, 30 aprile“Toulouse Lautrec” (Articolo a pag. 4)Museo dell’Ara Pacis, fino al 8 maggio

nBergamo“Malevič”GAM e C., fino al 17 gennaio 2016

nCatania“Chagall. Love and life. Opere dalla collezione dell’Israel Museum”Castello Ursino, fino a 14 febbraio 2016

nFerrara“De Chirico a Ferrara, 1915-1916. Pittura metafisica e avanguardie europee”Palazzo dei Diamanti, fino al 28 febbraio 2016

nFirenze“Toscana ‘900. Da Rosai a Burri. Percorsi inediti tra le collezioni fiorentine”Villa Bardini, fino al 10 gennaio 2016“Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana”Palazzo Strozzi, fino al 24 gennaio 2016“Il mondo che non c’era. Arte precolombiana nella collezione Ligabue”Museo Archeologoco Nazionale, fino al 6 marzo 2016“Un palazzo e la città” Museo Salvatore Ferragamo, fino al 3 aprile 2016

nGenova “Dagli impressionisti a Picasso” Palazzo Ducale, fino al 10 aprile 2016

nMilano“Giotto, l’Italia”Palazzo reale, fino al 10 gennaio 2016 “Mito e natura. Dalla Grecia a Pompei” Palazzo reale, fino al 10 gennaio 2016 “Da Raffaello a Schiele”Palazzo Reale, fino al 7 febbraio 2016“Haier”Gallerie d’Italia, fino al 21 febbraio 2016“Gauguin”MUDEC, fino al 21 febbraio 2016“Hayez”Gallerie d’Italia-Piazza Scala, fino al 21 febbraio 2016

nPadova “Il giovane Casorati. Padova, Napoli e Verona” Musei Civici agli Eremitani, fino al 10 gennaio 2016“Fattori”Palazzo Zabarella, fino al 28 marzo 2016

nTreviso “El Greco in Italia - Metamorfosi di un genio” Casa dei Carraresi, fino al 10 aprile 2016

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Potete trovare la vostra copia di “Occhio all’Arte” presso i seguenti distributori:Aprilia: Biblioteca Comunale (Largo Marconi), Comune di Aprilia - Palazzo di vetro (p.zza dei Bersaglieri), edicola di p.zza Roma, Casa del libro (Via dei Lauri 91), Abbigliamento Alibi (via Marconi 52), Banca Intesa (via delle Margherite 121), edicola di Largo dello Sport, edicola di p.zza della Repubblica, teatro Spazio 47 (via Pontina km 47), palestra Sensazione (via del Pianoro 6), Ottica Catanesi (Largo Marconi 8), Bar Vintage (via Di Vittorio), Caffè Culturale (via Grassi)Lavinio mare: Bar Lavinia (p.zza Lavinia 1) - Anzio: Biblioteca comunale (Comune di Anzio)Nettuno: F.lli Cavalieri (P.zza IX Settembre)

Erik Jones, PS36, pastelli colorati, pastello a cera solubile in acqua, colori acrilici, vinile bianco adesivo su carta rives BFK montato a pannelloHenrik Aarestad Uldalen, “Lysis”, olio http://henrikaau.com