occhio all'arte (marzo 2012)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno V N° 52 marzo 2012 Mensile d’informazione d’arte n in mostra: U.S.A. il cuore impetuoso dell’arte firmata ‘45-‘80 n in mostra: I Borghese e l’antico n dedicato a: Tintoretto un genio tra Manierismo e Barocco n curiosART: Oleg Shuplyak L’arte dell’illusione Oleg Shuplyak, “Ragazza che legge, Dalì”

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rivista culturale

Transcript of occhio all'arte (marzo 2012)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno V N° 52 marzo 2012

Mensile d’informazione d’arte

nin mostra: U.S.A. il cuore impetuoso dell’arte firmata ‘45-‘80

nin mostra:I Borghese e l’antico

ndedicato a:Tintoretto un genio tra Manierismo e Barocco

ncuriosART:Oleg ShuplyakL’arte dell’illusione Oleg Shuplyak, “Ragazza che

legge, Dalì”

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Giuseppe Grasso,

CollaboratoriLuigia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Valeria Nicoletta,

Luca Deias, Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese,

Valerio Lucantonio, Marilena Parrino

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

Sommario

Parole d’artistaTeatro Europa - Stagione teatrale Aprilia 2012

U.S.A. il cuore impetuoso dell’arte firmata ‘45-‘80I Borghese e l’antico

Praeneste e Tusculum sotto lo sguardo del Grand TourLe curiosità di Roma

“Taxi driver”Tintoretto un genio tra Manierismo e Barocco

HOGRE in mostra a RomaRitratti d’attore

Se permettete, parliamo di donneA Roma un pioniere della fotografia

Oleg ShuplyakDragonball

“Il silenzio dell’onda” di Gianrico CarofiglioGita al faro

Documentare e immaginare

n

Parole d’artista

•••

E’ in distribuzione la 1° lezione del DVD sulla pittura ad olio

• Se si sa esattamente che cosa si farà, perché farlo? ~Pablo Picasso• Io porto la mia macchina fotografica ovunque vada. Avere un nuovo rullino da

sviluppare mi dà una buona ragione per svegliarmi la mattina. ~Andy Warhol• La pittura è una cosa privata; si lavora solo per pochi... ~Édouard Manet• Quando, immersi nel silenzio, sentiamo tutt’a un tratto squillare il campanello, abbiamo

l’impressione che il rumore sia molto più stridente di quanto lo sia effettivamente. Ebbene! Io cerco di far vibrare un certo colore in modo così intenso come se il rumore del campanello risuonasse in mezzo al silenzio. ~Pierre-Auguste Renoir

• Non aver paura della perfezione. Non la raggiungerai mai. ~Salvador Dalì• Bisogna aver sempre presente la meta da raggiungere e che la vittoria ottenuta

dopo un’intera vita di laboriosa fatica vale più di un facile successo. Chiunque viva sinceramente e affronti senza piegarsi dolori e delusioni è assai più degno di chi ha sempre avuto il vento favorevole, non conoscendo altro che una relativa prosperità. ~Vincent Van Gogh

• L’arte non è ciò che vedi tu, ma ciò che consenti agli altri di vedere. ~Edgar Degas

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 349.7790097

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teatron

Teatro Europa - Stagione teatrale Aprilia 2012

Radice di 2 Il giorno della civetta Le mattine dieci alle quattro Sugo finto Strapanel

Teatro Europainfo: tel. 347.8561181 / 06.9271965www.teatrofinestra.it

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Platea Primo Settore

Platea Secondo Settore

Galleria

P A L C O S C E N I C O

INFORMAZIONICOMPAGNIA TEATRO FINESTRATel. 347.8561181 - www.teatrofinestra.it

TEATRO EUROPATel. / 06.9271965

ABBONAMENTI(posti numerati)Platea 1° settore € 52 (ridotto € 47) Platea 2° settore € 42 (ridotto € 37) Galleria € 34 (ridotto € 30)Diritti di prevendita € 3,00

BIGLIETTI (posti numerati)Platea 1° settore € 18 (ridotto € 16) Platea 2° settore € 15 (ridotto € 13 ) Galleria € 12 - (ridotto € 10)Diritti di prevendita € 1,00.

PREVENDITA ABBONAMENTIdall’11 febbraio con nuova assegnazione dei posti

BOTTEGHINO DEL TEATRO EUROPALunedi, Mercoledi, Venerdi: ore 17-19Martedi, Giovedi: ore 10-12Sabato: ore 10-12 e 17-19

Eccezionalmente sabato 11 febbraiol’orario di botteghino sarà: 10-13 e 17-20

INIZIO SPETTACOLI ORE 21

Non è consentito l’ingresso a spettacolo iniziato. Si raccomanda la massima puntualità. Ai ritardatari l’ingresso sarà consentito solo durante l’intervallo.

L’organizzazione si riserva di cambiare date e spetta-coli per cause di forza maggiore.

La prevendita dei biglietti di ogni singolo spettacolo sarà comunicata con apposita locandina.

DIRITTO DI RIDUZIONEstudenti fino a 24 anni, anziani oltre i 65 anni, associazioni culturali, ricreative e sportive (gruppi)

N.B.: le Associazioni, al fine di ottenere la riduzione per i propri associati (gruppi di almeno 6 persone) devono produrre una lettera (su carta intestata) firmata da un rappresentante del sodalizio e contenente i nomi per i quali si fa richiesta.

StagioneTeatraleAprilia2012

Comune di Aprilia

direzione artistica e organizzazione

CompagniaTEATRO FINESTRA

Domenica 26 febbraioRadice di 2Mercoledì 14 marzoIl giorno della civettaVenerdì 30 marzoLe mattine dieci alle quattroVenerdì 13 aprileSugo finto

Mercoledì 25 aprileStrapanel - Sono giorni che non so come descriverliSpettacolo fuori abbonamentocon ingresso libero

INIZIO SPETTACOLI ORE 211° spettacolo (26 febbraio) alle ore 18

ABBONAMENTI (posti numerati)Platea 1° settore € 52 (ridotto € 47) Platea 2° settore € 42 (ridotto € 37) Galleria € 34 (ridotto € 30)Diritti di prevendita € 3,00BIGLIETTI (posti numerati)Platea 1° settore € 18 (ridotto € 16) Platea 2° settore € 15 (ridotto € 13 ) Galleria € 12 - (ridotto € 10)Diritti di prevendita € 1,00.

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U.S.A. il cuore impetuoso dell’arte firmata ‘45-‘80Dal Guggenheim a Roma: il grande cammino dei grandi artisti di Stefania Servillo

in mostran

Il 1943 non è una data qualunque, per tutti coloro che sono amanti appassionati dell’arte (oramai etichettata contemporanea), è l’anno in cui Peggy Guggenheim inaugura

la prima mostra personale di Pollock: è l’inizio dello spostamento del centro nevralgico creativo e artistico dalle città europee alle città del centro America. Il post guerra mondiale degli Stati Uniti rappresenta, infatti, il luogo perfetto ed il momento ideale per rinnovare il modo d’intendere l’arte (e più in generale la cultura); forse i giovani artisti dell’epoca non si possono considerare proprio esemplari, ma avevano idee rivoluzionarie e un modo nuovo di percepire ciò che li circondava; inizialmente aiutati solo dal loro spirito combattivo e di autocritica, successivamente riuscirono a trovare appoggio nei responsabili del Solomon R. Guggenheim Museum di N.Y. che proprio in questi anni diedero l’opportunità agli emergenti di farsi notare in una cornice d’eccezione. A Palazzo delle Esposizioni fino al 6 maggio è possibile tornare sui passi di Rauschenberg, de Kooning e Flavin ad esempio, ma non solo, le opere esposte sono indice anche di scelte espositive ed istituzionali precise, di tracce lasciate da capaci curatori ed intenditori d’arte.Tra i diversi artisti ospiti d’onore, che si è lieti di rivedere, ci si può imbattere in Jackson Pollock e Arshile Gorky con opere decisive per il loro sviluppo appartenenti alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia, e in Robert Rauschenberg col suo spettacolare Barge (1962–63) proveniente dal Guggenheim Museum Bilbao.L’esposizione è organizzata in modo molto razionale, il percorso è chiaro, e suddiviso in quattro sezioni, ognuna della quali fa riferimento ad una specifica corrente o pratica artistica (espressionismo astratto, pop art, minimalismo/post minimalismo/arte concettuale, fotorealismo). Tutti coloro che decideranno di godere dell’eclettismo presente in mostra certamente, pur non essendo ferrati su ogni evento artistico del periodo che va dal 1945 al 1980, riusciranno ugualmente a carpire il vero ritmo ed il

sapore di quegli anni sentendosi più vicini agli artisti presentati.È importante inoltre ricordare che il biglietto intero costa 12,50 € e che comprende tutte e tre le mostre presenti a Palazzo delle Esposizioni (oltre all’esposizione già citata: National Geographic Italia – Il senso della vita. Amore, Lavoro, Pace, Salute e Arturo Ghergo), che con appena 5€ in più è possibile integrarlo con il biglietto d’ingresso alle Scuderie del Quirinale per passare un’intera giornata all’insegna dell’arte.

Frank Stella, “Madinat as salam I”, 1970

Charles Bell, “Gum ball n 10 sugar daddy”

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in mostran

di Luigia Piacentini

I Borghese e l’anticoFino al 9 aprile tornano alla Galleria Borghese di Roma le statue del Louvre

I l nome Borghese è uno dei più rinomati tra le antiche famiglie italiane e a Roma ha lasciato traccia in uno dei luoghi più suggestivi: Villa Borghese. A volerne

la costruzione, agli inizi del XVII secolo, fu il cardinale Scipione e all’inizio dell’800 il principe Camillo allestì la collezione d’arte della famiglia all’interno del Casino, oggi sede della Galleria e del Museo Borghese. E’ in queste sale che oggi, fino al 9 aprile, è possibile visitare la mostra “I Borghese e l’antico”, unica per il ritorno delle statue dal museo del Louvre di Parigi. Il 27 settembre del 1807, dopo una lunga trattativa, fu firmato da Napoleone il decreto di acquisizione, per la memorabile cifra di tredici milioni di franchi, di 695 preziose sculture greco-romane della collezione del cognato Camillo Borghese, marito di Paolina Bonaparte, che tra il 1808 e il 1813 furono definitivamente collocate al Museo del Louvre. Oggi qui a Roma si possono ammirare solo 60 delle 514 sculture che Napoleone comprò all’epoca e che fanno da cornice allo splendido museo della villa. L’esposizione è visitabile dal martedì alla domenica dalle ore 9.00 alle ore 19.00, esclusivamente su prenotazione (06-32810 www.ticketeria.it) e il costo del biglietto intero è di € 13,50.

Galleria BorghesePiazzale Scipione Borghese,5Roma

Praeneste e Tusculum sotto lo sguardo del Grand TourLe due città latine viste dall’occhio dei viaggiatori del ’700 al Museo Archeologico Nazionale di Palestrina fino al 25 marzo

La mostra “La fondazione di Praeneste e Tusculum e lo sguardo del viaggiatore del Grand Tour” si svolge all’interno di un più vasto programma museale “Oltre Roma: nei Colli Albani e Prenestini

al tempo del Grand Tour”. L’iniziativa, inaugurata il 21 gennaio, prevede diverse esposizioni in vari musei del territorio, secondo i beni ed il patrimonio esposto nelle sedi stessi. Tusculum (Tivoli) e Praeneste (Palestrina) furono due importanti centri del Latium Vetus, accumunati anche dalla loro fondazione attribuita al figlio di Ulisse e Circe, Telegono. Durante il ‘700 gli intellettuali vedevano nella cultura classica il punto di origine da cui nasce tutto e proprio un lungo viaggio in Italia (Roma, Firenze, Venezia), un Grand Tour, era alla base della loro formazione intellettuale. I più curiosi raggiunsero anche la zona dei Colli Albani, appuntando sui loro taccuini quello che vedevano e le voci sulla fondazione di queste splendide città. La mostra mira a ricostruire lo sguardo dei viaggiatori di quel periodo su Praeneste e Tusculum, raccogliendo immagini e documenti di quell’epoca, che rappresentano significative testimonianze del loro sapere sulle due città e sui miti delle loro origini. Si espongono, dunque, importanti e preziosi reperti, che documentano l’esistenza delle due città fin dalle prime fasi laziali e la straordinaria fioritura dei Colli Albani e Prenestini

nel periodo orientalizzante. Museo Archeolgico Nazionale di PalestrinaPiazza della Cortina, 1 Palestrina (RM)Info: 06 9538100

di Luigia Piacentini

Centauro cavalcato da Amore, replica del II d.C. da un originale del II a.C., Museo del Louvre, Parigi

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Un esperimento artistico-architettonico originale, intrapreso a Roma nei primi decenni del XX secolo, è quello che si scorge nelle case della zona tra la Salaria

e la Nomentana che prende il nome di Quartiere Coppedè. Il curioso appellativo deriva dal suo stesso ideatore, l’architetto e scultore fiorentino Gino Coppedè, che lo progettò e ne guidò in gran parte la realizzazione, dal 1913 e poi, con una lunga interruzione dovuta alla Prima Guerra Mondiale, fino alla morte, avvenuta nel 1926.Coppedè non si limita a rielaborazioni architettoniche filologicamente corrette, mescola senza restrizioni epoche e stili, li trasforma e si rivela geniale inventore di scenografie dove ambientare racconti fantastici.A quel tempo Coppedè padroneggiava nello stesso tempo gli stili decorativi più in voga in Europa, come il Liberty e l’Art Déco, e il repertorio italiano dei secoli passati (con una predilezione per il Medio Evo, il Manierismo e il Barocco). Ne risulta un paesaggio unico: villini circondati da una discreta vegetazione, edifici in cui l’antichità greca, con i suoi motivi mitologici, si uniscono al medioevo, un medioevo che si immagina da fiaba, con le fate e i cavalieri corazzati. In altri palazzi si nota una dominanza del contemporaneo Liberty, fondato sulla stilizzazione di determinati elementi della natura, come gigli, rose, campanelle, rami che si intersecano, uno stile a Roma piuttosto insolito, sormontato com’è dal cosiddetto “umbertino” neorinascimentale.

È composto da diciotto palazzi e ventisette tra palazzine ed edifici disposti intorno al nucleo centrale di piazza Mincio.La commissione edilizia fece una richiesta a Coppedè di dare al quartiere un’impronta romana. Così l’architetto utilizzò il tema della Roma antica, come le cornici e le modanature esplicito riferimento all’impero ed un arcone richiamante gli archi di trionfo del Foro. Per la realizzazione venne usato il travertino, mentre negli interni sono stati utilizzati: maiolica smaltata per le cucine, parquet in legno per i soggiorni, mosaici in stile pompeiano nei bagni. Il tutto dando spazio anche alla religiosità cattolica: un’edicola con una Madonna e il Bambino si trova su una delle torri che fiancheggiano l’enorme arco che delimita l’accesso al quartiere, in piazza Mincio.Dopo la sua costruzione il Quartiere Coppedè è finito in un oblio generale, riscoperto ogni tanto dalla curiosità di qualche visitatore. Purtroppo le costruzioni fantasiose che Gino Coppedè vi volle realizzare all’interno risultarono ben presto piuttosto scomode e vetuste. Inoltre, il rinnovo urbano con l’innalzarsi di nuovi palazzi tutt’intorno nei decenni successivi, la fiumana del traffico automobilistico e la selva di insegne al neon sempre più vivaci fanno sì che il quartiere abbia assunto un aspetto antiquato e un po’ spento. Una operazione architettonico-urbanistica interessante ma che non tenne conto dei successivi sviluppi della città e della società ,pur essendo assai interessante, con la sua apertura al mito senza apparati ideologici (come sarebbe stato, di lì a poco, per l’architettura del fascismo).Il quartiere, per la sua particolarità, è stato utilizzato come location di diversi film ma prima ancora si lasciò ispirare dalla scenografia del film “Cabiria”, dalla quale copiò il portone di un edificio costruito nel 1926, fu scelto dal regista Dario Argento come sfondo per alcune scene dei suoi film “Inferno” e “L’uccello dalle piume di cristallo”, “La ragazza che sapeva troppo” di Mario Bava, dal regista Richard Donner ne “Il presagio”, “Il profumo della signora in nero” di Francesco Barilli, “Ultimo tango a Zagarolo” di Nando Cicero, “Audace colpo dei soliti ignoti” di Nanni Loy.

Le curiosità di RomaIl Quartiere Coppedè di Marilena Parrino

Un palazzo del quartiere Coppedè

architetturan

Quartiere Coppedè, “Fontana delle rane”

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cineman“Taxi driver”“In ogni strada di questo paese c’è un nessuno che sogna di diventare qualcuno”

di Greta Marchese

Un film di Martin Scorsese del 1976 (usa) con Robert De Niro, Cybill Shepherd, Jodie Foster, Harvey Keitel, Peter Boyle, Albert Brooks, Joe Spinell e lo stesso

Martin Scorsese con l’ausilio di Paul Schrader, autore della sceneggiatura del film.Dichiaratamente ispirata a “La nausea” di Sartre e alla letteratura tedesca di Dostoevskij e Tolstoj, “Taxi driver” è un’opera disperata negli esiti quanto negli sviluppi.Immenso capolavoro sempre pronto a superare la prova del tempo il film costituisce un pilastro della storia del cinema moderno che consacrerà alla carriera di attore Robert De Niro, nuova figura emblematica del cinema dei ‘70. E’ infatti uno spaccato del lato oscuro della decadenza americana di quegli anni, che tanti registi (da Coppola a Kubrick) hanno “celebrato” nelle maniere più disparate, il nucleo centrale del racconto.L’attenzione è quindi interamente rivolta a temi quali la guerra del Vietnam e la crisi del cosiddetto “American dream”, il sogno-menzogna simbolicamente “ucciso” dal protagonista in una forte quanto celebre sequenza del film.Travis Bickle è un uomo senza passato, veterano della guerra appena trascorsa e soffre d’insonnia. Non ci è dato sapere altro.Protagonista di un tacito psicodramma celato dall’incomunicabilità sociale, Travis non confida i suoi pensieri a persone in carne ed ossa, ma a un taccuino, chiuso nel silenzio e nella solitudine della sua squallida stanza. Non troppo lungi dall’immaginare cosa tormenti quest’uomo durante la notte, lo vediamo nascosto sotto le confuse luci di NY filtrate dal parabrezza bagnato del suo taxi giallo che attraversa una città inondata dal fumo infernale. Un inferno, in che altro modo definire una New York, letteralmente invasa da criminali, mendicanti e prostitute che allestisce in ogni angolo della strada uno spettacolo a dir poco raccapricciante.New York, non più luogo ridente della fantasia Alleniana, ma città di nebbia e vapore che durante la notte rigetta tutto ciò

che di giorno non è lecito mostrare. Il suo tempo, trascinato silenziosamente dall’incedere del veicolo lungo i quartieri più malfamati della città, è scandito dall’ovattato rumore dei tergicristalli che sfregano continuamente contro il parabrezza, dalle calde ed evanescenti luci delle lanterne semaforiche che filtrano l’atmosfera lasciando tuttavia la città fuori fuoco.Come un vero e proprio Caronte della postmodernità, Travis trasporta quotidianamente ogni genere di cliente; accompagna i condannati in ogni quartiere, in ogni girone, in ogni singola via nascosta, in ogni angolo buio. E’ così che ha modo di conoscere a fondo la folla che popola i bassifondi della città.E’ un disadattato ma idealista Travis, che rifiuta ogni legame con quella società tanto compromessa che genera in lui, giorno dopo giorno, i più profondi e radicali moti di disprezzo. Ci siamo, la reazione individuale al degrado americano è appena iniziata.Bickle è dunque sede privilegiata di un conflitto. I fantasmi della guerra trovano il modo di seguirlo e vengono costantemente rievocati tramite richiami e rimandi simbolici della narrazione talvolta molto espliciti. In lui le passate esperienze taciute ma sottintese in tutto il film, le delusioni d’amore e la cocente sfiducia nella società tutta si condensano in un progressivo quanto radicale straniamento del personaggio che lo conduce ben presto ad un vero e proprio stato di semincoscienza.Punto particolare della parabola di decadenza e autodistruzione è proprio la ferita di carattere amoroso che genera la scintilla della claustrofobica chiusura in se stesso e, in un secondo momento, l’esplosione di violenza del personaggio. Emozioni e sensazioni non riescono più ad essere accolte e a disporsi ordinatamente nell’animo di un uomo corroso dal tempo e dalla solitudine, in Travis il più piccolo gesto può essere fatale, spesso punto di partenza per uno scoppio improvviso di malessere.Le virtuosistiche esibizioni tecniche di Scorsese non conoscono limiti. La sua regia è calibrata e attenta, quasi maniacale; ogni inquadratura è studiata, coerente, volta a dare esattamente quell’effetto.Le sequenze di dialogo molto forte sono studiate per mettere in luce la nascente bravura di attori come Robert De Niro (Scoperto peraltro proprio da Scorsese) e le lente sequenze costruite su immagini quasi ipnotiche si mescolano dando vita ad un gioiello di rara bellezza cinematografica. I colori forti, violenti, quasi iperrealisti, si dice celino un omaggio alle calde tele dell’americano David Hockney, in cui sembra quasi di scorgere alcune inquadrature del film.Palma d’oro al 29° festival di Cannes, “Taxi driver” va ricordato, oltre che per la consacrazione artistica di De Niro, per quella dell’allora tredicenne Jodie Foster.Specchio tristemente realistico di una società dissacrata nei suoi valori essenziali, forse non così lontana dalla nostra, questo film ci lascia con una sola domanda: Chi è il carnefice e chi la vittima?

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di Maria Chiara Lorenti

Tintoretto un genio tra Manierismo e BaroccoAllegorie e grandi temi alle Scuderie del Quirinale

È un vero omaggio alla città di Venezia quello che tributa il polo museale delle Scuderie del Quirinale, dopo Bellini e Lotto, un altro grande figlio della Serenissima, dopo

settantacinque anni di oblio, è in mostra dal 25 febbraio, Jacopo Robusti famoso come il Tintoretto. Trentaquattro opere suddivise in tre sezioni, al piano terra le grandi tele di committenza religiosa, al secondo piano sono esposti i ritratti e la pittura profana, in più i quadri di Tiziano, El Greco, Parmigianino, Veronese ed altri, ci introducono nel contesto storico-artistico del periodo “per capire il Manierismo a Venezia di cui Tintoretto è il rappresentante più vistoso e teatrale” come asserisce Vittorio Sgarbi, curatore della rassegna. Particolare l’allestimento di Michele De Lucchi che ha voluto ricreare l’atmosfera che si respirava nella bottega dei grandi artisti rinascimentali, mentre i commenti esplicativi sono di Melania Mazzucco, profonda conoscitrice del Tintoretto, a cui ha dedicato un’accurata biografia e un avvincente romanzo.Apre l’esposizione “il Miracolo dello schiavo”, un olio di cm 416 x 544, commissionatogli dai Governatori della Confraternita per decorare la Sala del Capitolo alla Scuola Grande di San Marco; in seguito a discussioni e poco velate allusioni sulla committenza dovuta, pare, alla parentela del giovane pittore con Marco Episcopi, suo futuro suocero nonché “guardian de matin” della suddetta scuola, Tintoretto ritirò l’opera, per poi ricollocarla al suo posto, dietro le pressioni di coloro che l’avevano osteggiato. Il tema si rifà alla leggenda del servo che, disobbedendo ai voleri del suo signore, viene messo alla tortura dai turchi per essere andato in pellegrinaggio alla tomba di San Marco, ma l’apparizione del santo frantuma ogni strumento di oppressione, convertendo il padrone pagano.

Molti i prestiti dai grandi musei internazionali, dalla tela raffigurante San Giorgio e il drago della National Gallery di Londra a Giuseppe e la moglie di Putifarre del Prado di Madrid, da Venere, Vulcano e Marte dell’Alte Pinakothek di Monaco a l’Apollo e Dafne della Galleria Estense di Modena, per non parlare del capolavoro della Gemaldegalerie di Vienna Susanna e i vecchioni.Bella, morbidamente sensuale, una Venere che emerge dalle acque, così la biblica Susanna, inebriante fiore circondata da una lussureggiante natura, persa nell’ammirazione della sua conturbante beltà, riflessa dallo specchio, non si accorge di essere l’oggetto dell’oscena attenzione dei laidi vecchioni, che poi cercheranno di molestarla e diffamarla. La scena, magistralmente illustrata dal Tintoretto, crea quel pathos emotivo che coinvolge l’osservatore nella contemplazione della giovane moglie del ricco Joachim, i simboli della sua posizione sociale sono sparsi sull’erba, le perle luccicano sul fondo scuro, il pettinino d’avorio, gli anelli d’oro, il porta-unguento in delicato vetro di Murano, sono solo alcuni degli oggetti preziosi che circondano Susanna, esempio di innocenza perseguitata, che il virtuosismo del maestro trasforma quasi in una cortigiana, abituata a vestirsi sfarzosamente, con biancheria intima ricamata a tombolo e abito in velluto bordato da pietre preziose, i biondi capelli raccolti in treccioline (chissà se schiariti dal sole e dall’acqua salata, come in uso dalle dame della Venezia bene) ad incorniciare il bel viso. Il Tintoretto fu probabilmente il pittore che meglio rappresentò il mito di Venezia, attraverso i suoi dipinti celebrativi della città, dei suoi grandi uomini e dei suoi grandi santi.Questa mostra così importante per le tele in esposizione, vero evento per la città di Roma, si protrarrà sino al 10 giugno.

“Venere, Vulcano e Marte”, 1551

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dedicato anTintoretto un genio tra Manierismo e BaroccoAllegorie e grandi temi alle Scuderie del Quirinale

“Susanna e i vecchioni”, 1555

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di Eleonora Spataro

in mostranHOGRE in mostra a RomaMondo Bizzarro Gallery e la street art

U na delle promesse della street art capitolina ed italiana sarà in mostra con i suoi lavori alla galleria Mondo Bizzarro dal 10 marzo al 27 marzo. Si tratta di Hogre

che recentemente ha lasciato Roma per la Valpadana in cerca di nuovi incontri e territori. Dalla prima personale che risale ad ormai un anno fa, Mondo Bizzarro, piattaforma per le arti ipercontemporeanee del XXI secolo, ripropone l’artista che si conferma irriverente e dissacratorio, devoto al nonsense e acerrimo nemico delle logiche che governano le nostre società. “Accolto da carri-banana, treni-lumaca e tirannosauri alla guida di vecchie 500, lo spettatore potrà scoprire una nuova serie di serigrafie e di pezzi unici su tela prodotti negli ultimi mesi e nei quali Hogre porta avanti un discorso unitario: l’accostamento di oggetti di per sé antitetici. Frutto di una lunga ed accurata selezione, quest’ondata impertinente di nonsense aiuterà a guardare con un occhio diverso le scelte illogiche che spesso ci accompagnano nella vita di tutti i giorni.”Proprio nella spinta alla riflessione, nel desiderio di mettere in moto cortocircuiti del pensiero risiede l’intento dell’artista che nel 2007 dichiara:”vorrei solo che “Hogre” fosse tante cose, una per ogni persona che mi incontra per strada”. In mostra sarà possibile inoltre trovare un volume che raccoglie per la prima volta tutta la produzione dell’artista in continua e rapida evoluzione.

Mondo Bizzarro Gallery, via Reggio Emilia 32 c/d, RomaOrari: dal lunedì al sabato 12.00 - 20.00; domenica 16.00-20.00Ingresso libero

Ritratti d’attoreFotografie di Manlio Villoresi dal 1930 al 1960

C irca ottanta ritratti raccontano al Museo di Roma, fino al 14 ottobre 2012, il cinema italiano degli anni della Dolce Vita. Si tratta degli scatti di Manlio

Villoresi eseguiti tra il 1930 e il 1960. I ritratti provengono dal fondo del museo che ha selezionato, tra oltre 600 negativi, le foto in abiti di scena scattate ai più famosi attori italiani del periodo: Emma Gramatica, Massimo Girotti, Raf Vallone, Franca Faldini, Anna Magnani, Vittorio Gasmann, Marcello Mastroianni, Alberto Lupo, i più agli esordi della loro carriera cinematografica.

Museo di Roma Martedì-Domenica ore 10.00-20.00 (ultimo ingresso 1 ora prima); chiuso il lunedì; ingresso mostra 4 euro

di Eleonora Spataro

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in mostranSe permettete, parliamo di donneAl Forte Sangallo di Nettuno … e non solo! di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

Cesare Borgia commissionò agli inizi del 1500, per motivi difensivi, all’architetto Antonio da Sangallo la costruzione di un Forte che, nel corso dei secoli,

ha assunto funzioni diverse prima di divenire proprietà del Comune di Nettuno, nel dopoguerra. Perfettamente preservato dalle minacce rovinose del trascorrere del tempo, posto in una posizione incantevole e di per sé fonte di ispirazione artistica, oggi ha pur sempre una funzione “difensiva”, nel senso che accoglie e quindi sostiene singole individualità che vogliono coinvolgere i numerosi visitatori in un dialogo spirituale, etico ed emozionale. In tre delle sale più suggestive del Forte che occupano, quasi totalmente, il primo piano del Mastio dei Borgia, delle improvvisate castellane ideatrici o simpatizzanti

dell’Associazione culturale Onda d’Arte, nella prima settimana di febbraio hanno ”composto” una “musicalità cromatica” di alto livello, collocando con gusto squisito e raffinato tutto ciò che con la loro fantasia, creatività e competenza più o meno consolidata, hanno prodotto nel tempo, utilizzando linguaggi espressivi e tecniche diverse. I tre ambienti resi gai, romantici, interessanti, interrogativi, culturalmente stimolanti da quadri, ceramiche e poesie, ancora una volta, hanno dato la possibilità a creative contemporanee di emozionare e far riflettere. Anche in quest’occasione, quindi, le donne che rappresentano la giovane associazione anziate, il cui nome “Onda d’Arte” sembra invitare ad un’immersione catartica e vivificante nel migliore “dei mondi possibili”, hanno affascinato i visitatori, numerosi nonostante le avversità climatiche, con l’incanto e l’entusiasmo che le caratterizza. L’associazione, infatti, ha già partecipato ad altre manifestazioni “in piazza”, durante le quali all’interno di improvvisati laboratori, sono state realizzate delle opere utilizzando materiali singolari: conchiglie, vetri colorati, argilla, sassolini, filo di cotone e … per il futuro? C’è un florilegio di iniziative e corsi (ceramica, meditazione, shiatsu …) [email protected] o facebook: Onda d’Arte.Viva le donne!

Gunnel Engblom (Ninni): “Tibet”

di Luca Deias

A Roma un pioniere della fotografiaFandango Incontro allestisce una mostra in onore di Henri Bresson

Quella di Henri Cartier-Bresson non è certo una comune mostra fotografica. Non ha nulla a che fare con i primi piani di donne e bambini in guerra e non troverete

folgoranti paesaggi dai mille colori, perché Bresson del bianco e nero ne ha fatto un vero e proprio stile di vita, ostinandosi all’uso esclusivo della pellicola in bianco e nero fino agli anni ‘80. L’esposizione allestita a Palazzo Incontro più che una serie di piacevoli immagini è un viaggio alla scoperta dell’uomo, una sorta di analisi psicologica effettuata col solo mezzo della macchina fotografica. Avremo a che fare con borghesi tutti d’un pezzo sorpresi, e visibilmente imbarazzati, a spiare come bambini i lavori in un cantiere, scopriremo la potenza della fotografia, tanto veritiera quanto ingannatrice, quando ci renderemo conto che la donna impaurita al centro della folla, verso la quale già stiamo provando compassione, solo nel momento dello scatto è vittima, ma per anni è stata carnefice, una nazista che lavorava in un campo di concentramento. Sa scuoterci dentro, Bresson, senza colori ne tecnologia sa indirizzare l’occhio dello spettatore dove vuole lui, fino a portarlo in quel punto dove nasce spontanea una domanda alla quale cerchiamo risposta nella fotografia stessa, spesso senza trovarla. Sa lasciare l’amaro in bocca, Bresson, ma sa anche accarezzarci con un senso di pace e serenità quando tiene

gli uomini lontani dal suo obiettivo e immortala per l’eternità un ponte sospeso nella foschia o un tranquillo laghetto che rispecchia il cielo e un’anatra che, altrettanto tranquilla, ci nuota, o forse ci vola, dentro. Con Bresson non si è mai certi di ciò che si sta osservando, dovrete interpellare la vostra mente, o il vostro cuore. Henri la scelta la lascia a voi.

fotografian

Isle de la Cité, Parigi, 1951

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donne nell’ArtecuriosART

di Cristina Simoncini

nOleg ShuplyakL’arte dell’illusione

Queste sorprendenti illusioni ottiche sono state create dall’artista ukraino Oleg Shuplyak. Nato nel 1967 nella regione di Ternopol dell’

Ukraina, Shuplyak ha studiato architettura all’Istituto Politecnico di Lviv ma la sua passione è sempre stata la pittura ed ha usato la precisione tecnica dell’architetto per creare queste intriganti immagini. Spesso nei sui dipinti rappresenta famose figure storiche, come Charles Darwin, Vincent van Gogh e William Shakespeare. I suoi lavori sono simili a quelli del famoso artista messicano Octavio Ocampo, ben noto per i dipinti in cui scenari dettagliati si fondono insieme a formare una diversa immagine. Un’illusione ottica avviene quando l’informazione trasmessa dall’occhio viene elaborata dal cervello producendo una percezione che non corrisponde totalmente con il reale aspetto fisico della sorgente.Le opere di Oleg Shuplyak, che nascondono una seconda immagine mediante il sapiente posizionamento di oggetti, personaggi, colori ed ombre, richiedono spesso uno sforzo supplementare di attenzione, e, in alcuni casi, numerosi minuti di osservazione, prima che i segreti dell’illusione ottica si rivelino chiaramente alla percezione visiva. Nell’usare questo tipo di composizione può essere difficile per l’artista equilibrare l’importanza delle due immagini. Infatti in alcuni dipinti l’illusione è così riconoscibile che il soggetto originale viene momentaneamente perso di vista. L’artista rovescia le nostre aspettative rendendo la seconda effigie così facile da vedere da rendere arduo individuare quella principale. Osservando il dipinto da vicino e cercando di non concentrarsi sul viso centrale dovrebbe essere ancora possibile vedere l’intento iniziale. Shuplyak sfugge tuttavia abilmente al tranello per cui

l’artista forza gli elementi necessari a costruire l’illusione anche se non si armonizzano bene nell’immagine originaria.

Fonti: www.huffingtonpost.co.uk/news/oleg-shuplyak - arts.in.ua/artists/MrOlik/

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architettura

di Valerio Lucatonio

manga

DragonballTra epicità e comicità alla ricerca delle sette sfere!

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S icuramente uno tra gli anime (cartone animato giapponese) più famosi a livello mondiale, Dragonball (di Akira Toriyama, 1984) si dice sia

stato il primo a gettare le basi dei manga moderni come One Piece, Naruto e Bleach.In questa rubrica non poteva quindi mancare un articolo sul manga da cui è stato tratto uno dei cartoni più amati degli anni ‘90. Nella prima parte sono narrate le avventure di Son Goku, un forzuto e bizzarro bambino dotato di coda, e della geniale Bulma alla ricerca delle sette sfere, reliquie in grado di evocare il dio Drago Shenron che esaudirà tre desideri. Più scorrono i capitoli e Dragonball, da manga comico per bambini diventa sempre più serio, i combattimenti predominano nella maggior parte della trama. Infatti se all’inizio l’obiettivo di Goku era semplicemente confrontarsi con avversari sempre più forti, crescendo il destino prima della Terra e poi dell’intero universo saranno nelle sue mani.Ricco di personaggi, ai quali molti autori successivi si sono ispirati, Dragonball, oltre a poter vantare una grande

carica comica diffusa su tutto il manga, ha sopratutto introdotto un vero e proprio credo del combattente .con Goku, il salvatore dell’umanità, tra la rivalità-amicizia con i co-protagonisti e la continua ricerca di scontri sempre più impegnativi, a volte avrà comportamenti egoistici volendo superare ogni suo limite.Dai primi disegni semplici e caricaturali il tratto si evolve per diventare dinamico e rifinito, con l’introduzione dei combattimenti a base delle famose onde energetiche.Ambientato in un mondo fantastico dove convivono sia dinosauri che metropoli futuristiche, il manga di Dragonball saprà stupire ancora di più coloro che hanno amato il cartone, avendo una narrazione più veloce e incisiva, priva di quelle aggiunte inserite solo per allungare la durata delle puntate televisive.

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librindi Rossana Gabrieli

“Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio

di Valeria Nicoletta

I protagonisti dei romanzi di Gianrico Carofiglio, uno dei più conosciuti autori di “legal trhiller” italiani, accanto, per fare un altro nome, a Carlo Lucarelli, nascono dall’esperienza

professionale dell’autore e sembrano precipitati dalla vita alla pagina.Carofiglio, nato a Bari, è, infatti, magistrato e politico, ricoprendo la carica di segretario della seconda commissione permanente per la Giustizia.Passione civica e passione artistica si coniugano efficacemente nella sua scrittura, che ha al suo attivo una già ben nutrita bibliografia: “Ad occhi chiusi”, “Il passato è una terra straniera”, “Ragionevoli dubbi”, “Le perfezioni provvisorie” sono alcune delle sue più note pubblicazioni.Protagonista di molti dei suoi romanzi è l’avvocato Guido Guerrieri, anticonvenzionale e controcorrente nella sue scelte professionali, ambientate autobiograficamente proprio in terra di Bari. Del suo ultimo libro si legge in Internet questa bella recensione: “Un romanzo diviso in due parti in modo netto, un romanzo che segue la vita di due diversi protagonisti accomunati però dal fatto di essere alla ricerca del vero senso della vita e di un modo per riscattarsi ed uscire dal buio in cui fino ad oggi hanno vissuto. Da un lato troviamo

Roberto Marias, un uomo che si sta avvicinando ai cinquant’anni, un carabiniere che ha lavorato per molto, forse troppo, tempo sotto copertura per cercare di arrestare alcuni importanti trafficanti di droga. Roberto è un uomo segnato dalla vita che due volte a settimana, ormai da mesi, si reca dal suo psichiatra. Davanti a lui spesso il silenzio lo affligge ma altre volte i ricordi riaffiorano in modo inaspettato, riaffiora anche finalmente il ricordo di suo padre ormai morto, del periodo trascorso con lui, del surf e delle onde. E poi c’è quell’incontro con una donna bella e sconvolgente a travolgerlo del tutto. Dall’altro lato troviamo invece Giacomo, un ragazzino di undici anni che ha perso il padre in tenera età e che lo incontra di nuovo in sogno, quello stesso sogno in cui riesce a parlare con la ragazza di cui è innamorato e in cui corre tranquillo con il suo fedele cane Capo. E pensare che nella realtà Giacomo ha paura dei cani, neanche riesce ad avvicinarsi a loro. I fili delle vite di Roberto e Giacomo si intrecciano pagina dopo pagina sino ad offrire ad entrambi la possibilità di trovare finalmente la redenzione che tanto stavano cercando, quella redenzione che li porterà a vivere di nuovo in modo pieno ogni istante della vita”.La promessa di una storia avvincente, edita da Rizzoli, da cui lasciarsi irretire al prezzo di copertina di € 19.

Gita al faro è un romanzo della scrittrice Virginia Wolf ambientato nelle isole Egadi. L’opera è una regressione nel passato dell’autrice, tanto che nel

racconto ci sono molte assonanze con momenti della sua infanzia. La trama è essenziale, a volte banale, ma diviene interessante per l’aspetto introspettivo dei suoi personaggi.Il romanzo ambientato in una casa inglese dell’800 parla del rapporto fra marito e moglie, fatto di silenzi e di conversazioni cher hanno un forte impatto sulla psiche delle due persone interessate. La madre, la signora Ramsay, è descritta come una donna bellissima, alla quale tutti si rivolgono con deferenza e con rispetto. Un giorno mentre tutti attendono di fare una gita al faro, programmata per l’indomani, soprattutto il figlio più piccolo l’aspetta, compare il marito e le dice, con voce severa, che non si potrà più andare, perché il giorno dopo ci sarebbe stata una burrasca in mare. James è scontento, e la madre cerca di consolarlo, leggendogli una storia. Poi iniziano i preparativi per la cena coi suoi figli e degli ospiti. Fra questi c’è Lily Briscoe, una pittrice, un’originale figura di artista, affezionata ammiratrice della signora Ramsay, una trasposizione della Woolf che ha raffigurato se stessa in Lily e sua madre nella signora Ramsay. Si avverte chiaramente che il rapporto di stima e di ammirazione è lo stesso. L’impressione di poter leggere nel pensiero dei personaggi, come se con ognuno di loro ci fosse un’amicizia di vecchia data, è un emozione così intensa che spinge a leggere il libro tutto d’un fiato.

Gita al faroUn viaggio nel passato dell’autrice

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nAprilia““La magia del tempo” mostra collettiva di Daniela Aceto, Graziella Dell’Unto, Emilia Leonetti, Federica Manzini, Restituta RotondiSala Manzù, dal 10 al 19 marzo 2012Inaugurazione sabato 10 marzo ore 18,00

nRomaLa fondazione di Praeneste e Tusculum e lo sguardo del viaggiatore del Grand Tour (articolo a pag. 5)Museo Archeolgico Nazionale di Palestrina, fino al 25 marzo 2012Con la mente nel buio, mostra fotograficaMuseo di Roma in Trastevere fino al 25 marzo 2012365D Trecentosessantacinquegiorni da donna Centrale Montemartini, fino al 25 marzo 2012Evgen Bavčar. Il buio è uno spazio Museo di Roma in Trastevere, fino al 25 marzo 2012HOGRE (articolo a pag. 10)MONDO BIZZARRO GALLERY, fino al 25 marzo 2012Lo sguardo non mente Casa del Cinema, fino al 1 aprile 2012I Borghese e l’antico (articolo a pag. 5)Galleria Borghese, fino al 9 aprile 2012L’arte pubblica nel ‘900. il mito dell’uomo nuovoMaXXI, fino all’11 aprile 2012Luoghi, figure, nature morte. Opere della Galleria d’ Arte Moderna di Roma Capitale Galleria d’arte moderna, fino al 15 aprile 2012Steve McCurryMacro Testaccio, fino al 29 aprile 2012Guercino 1591-1666. Capolavori da Cento e da RomaPalazzo Barberini, fino al 29 aprile 2012 Nel Paesaggio, mostra fotografica di Andrea VeneriDoozo Art fino al 30 aprile 2012Henry Cartier Bresson (articolo a pag. 11)Palazzo Incontro fino al 6 maggio 2012National Geographic Italia. Il senso della vita. Amore, Lavoro, Pace, SalutePalazzo delle Esposizioni dal 10 marzo al 13 maggio 2012. Ingresso liberoRitratti di attori italiani del XX secolo. Fotografie di Manlio Villoresi dal 1930 al 1960 (articolo a pag. 10)Museo di Roma, dal 26 giugno al 14 ottobre 2012Tintoretto alle Scuderie del Quirinale (articolo a pagg. 8-9)Scuderie del Quirinale, fino al 10 giugno 2012Salvator Dalì, un artista, un genioComplesso del Vittoriano, fino al 1 luglio 2012

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O r g a n i z z a z i o n e : A s s o c i a z i o n e A r t e M e d i t e r r a n e a

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“La magia del tempo”

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10/19marzo2012

Inaugurazione sabato 10 marzo ore 18.00Orari: 9/13 - 16/19 - Domenica 10/13 - 16/20

Page 16: occhio all'arte (marzo 2012)

Silvia Camporesi, “Stato nascente”, 2008

Documentare e immaginareLa fotografia negli occhi delle donne Lanificio 159, via di Pietralata, Roma; fino al 25 marzo; Ingresso libero