occhio all'arte (settembre 2012)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VI N° 56 settembre 2012 Mensile d’informazione d’arte n in mostra: Dr Menghele e gli Arditi n in mostra: Orti e giardini il cuore della Roma Antica n in mostra: La Capitale celebra Renzo Vespignani n dedicato a: Botero: I volumi che occupano lo spazio Vladimir Kush “Arrival of the flower ship”

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rivista culturale

Transcript of occhio all'arte (settembre 2012)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VI N° 56 settembre 2012

Mensile d’informazione d’arte

nin mostra: Dr Menghele e gli Arditi

nin mostra: Orti e giardini il cuore della Roma Antica

nin mostra: La Capitale celebra Renzo Vespignani

ndedicato a:Botero: I volumi che occupano lo spazio Vladimir Kush “Arrival of the flower ship”

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Giuseppe Grasso

CollaboratoriLuigia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Valeria Nicoletta,

Luca Deias, Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese,

Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi,Nicola Fasciano, Pina Farina

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

SommarioParole d’artista

Buon lavoro associazioneOrnitologi accorrete alla Biennale!

Il moderno attraverso l’antico. Scultureitaliane degli anni Trenta

Orti e giardini il cuore della Roma AnticaL’arte tra luci e ombre

Dr Menghele e gli ArditiI nuovi corsi di Focus Foto

La Capitale celebra Renzo Vespignani I volumi che occupano lo spazio“L’arte artigiana” di Sergio ToppiI mondi surreali di Vladimir Kush

Hunter X HunterPittura d’insegnamento

“Proverbi siciliani” di Giuseppe PitréTAV in val di Susa, favorevoli o contrari?

I gessi di Botero, “Donna seduta con frutto”

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Parole d’artista

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E’ in distribuzione la 1° lezione del DVD sulla pittura ad olio

• Se i quadri si potessero spiegare e tradurli in parole, non ci sarebbe bisogno di dipingerli. ~ Gustave Courbet

• Non ingombrarti di cose che appartengono agli occhi, facendole passare dalle orecchie! ~ Leonardo da Vinci

• Bisogna giudicare come massimo risultato non ciò che si è già realizzato, bensì ciò che si potrà realizzare in futuro. Diversamente è proprio inutile lavorare. ~ Edgar Degas

• La prima virtù di un dipinto è essere una festa per gli occhi. ~ Eugène Delacroix

• Innanzi tutto, l’emozione! Soltanto dopo la comprensione! ~ Paul Gauguin• Tutto ciò che viene privato della sua libertà perde sostanza e si spegne

rapidamente. ~ Edouard Manet• Ho deciso di costringere me stesso a spezzare questo nodo dorato

dell’ambizione, per poter recuperare la mia libertà. ~ Pieter Paul Rubens.

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 349.7790097

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3La ghiandaia

editorialen

In Italia non vengono apprezzati, ma gli stranieri ne fanno un vero e proprio vessillo: si parla di piccioni. Lo svizzero Charrière, che ha studiato e vive a Berlino, classe ’87, ha innalzato questi

volatili a vero e proprio stendardo, uno stendardo “multicolor”!

Grazie ad un riadattamento del sistema usato dagli ornitologi per monitorare le migrazioni degli uccelli, e dunque, sottolinea, non dannoso per i medesimi, ha modificato temporaneamente la loro pigmentazione rendendoli colorati come pappagalli esotici. Nel 2011 Cattelan li aveva utilizzati impagliati, Charrière, invece, punta sulla loro vitalità; spiega che l’avversione per questa specie, da parte degli italiani, è dovuta al fatto di non riuscire a distinguerli l’un dall’altro, come non avessero “personalità” propria, ed è questo elemento che l’artista ha deciso d’annullare, tutto a beneficio di chi saprà apprezzare questa opera d’arte (?). Se si credeva che l’utilizzo di animali impagliati o la loro libertà rappresentasse già un’eccentricità, bisognerà rimangiarsi tutto. I volatili resteranno gli inconsapevoli protagonisti dell’happening per circa sei mesi e, certamente, susciteranno non poche polemiche; al di là di questo ciò che è interessate è constatare con un sorriso radioso come le nuove generazioni d’artisti non siano aridi e riescano con forme inusitate a pervadere sempre più la vita d’ogni singola persona, che si ritrova catapultata, volente o nolente, in una pièce d’art. Benvenuti nel regno dei piccioni color arcobaleno, benvenuti alla tredicesima Biennale d’Architettura di Venezia.

di Stefania Servillo

Ornitologi accorrete alla Biennale!Un arcobaleno di piccioni in Piazza San Marco

in mostra

“L’Arte si deve necessariamente considerare come il grado più alto, come l’evoluzione più perfetta di quanto esiste; ci offre infatti essenzialmente la stessa

cosa che il mondo visibile; ma più concentrata, più perfetta, con la scelta e con riflessione: possiamo quindi, nel vero senso della parola, chiamarla il fiore della vita.”A. SchopenhauerHo voluto iniziare questo mio incitamento e nello stesso tempo ringraziamento, con una citazione del filosofo, perchè le sue parole sembrano veramente indicate e calzanti alla perfezione nelle cose che diciamo e facciamo.L’Arte nella sua essenza principale rimane il grado più alto nell’evoluzione umana. Essa rappresenta senza alcun dubbio l’ancora di salvezza, il valore assoluto nella crescita sociale della nostra esistenza.Io, e come penso anche voi tutti, ne sono assolutamente cosciente!Essa ci impone la riflessione, il ragionamento, l’applicazione e la scelta libera senza alcun impedimento. Insomma, il valore aggiunto che ci potrà salvare per il futuro. Da tutte queste considerazioni filosofiche scaturisce la nostra scelta felice, la nostra forza e vitalità e, spero, la nostra voglia di continuare.Sento l’obbligo morale di ringraziarvi infinitamente per tutto quello che state facendo e sono sicuro che il tempo ci darà ragione.Ogni anno pensiamo e ragioniamo su nuove situazioni, vagliamo e consideriamo nuove strade senza alcun timore, forti delle esperienze trascorse, e anche quest’anno ce ne saranno altre nuove che susciteranno emozioni infinite. Esse, mi auguro, saranno il frutto del lungo lavoro trascorso e delle esperienze fatte in questi 20 anni.Quest’anno, oltre ai corsi ormai consolidati e storici della nostra

associazione:Corso di disegno I anno – tenuto da Eleonora SpataroCorso di disegno II anno – tenuto da Concetta EspositoCorso di disegno ed acquerello – tenuto da Chiara LorentiCorso di acquerello – tenuto da Antonio De WaureCorso di olio – tenuto da Antonio De WaureCorso di intarsio su legno – tenuto da Adriano BisettiCorso di disegno per bambini – tenuto da Raffaela RomanoAvremo il Corso di disegno e pittura soci Coop– tenuto da Concetta EspositoCorso di anatomia per artisti – tenuto da Antonio De WaureCorso di prospettiva - tenuto da Giuseppe Di Pasquale Inoltre avendo la collaborazione con l’associazione Focusfoto avremo un Corso di fotografia e, per terminare, un Corso di psicosofia – tenuto da Rossana Gabrieli e Pina Farina.Le nostre iniziative non termineranno con i corsi perchè avremo collaborazioni importanti con altre associazioni come il Vaso di Pandora, Inversione a U, il Comune di Aprilia, la Coop, ed altre ancora.Continuerà la pubblicazione del nostro giornale, “Occhio all’Arte”, che tanto successo ha avuto in questi anni.A tal proposito, colgo l’accasione per rinnovare il mio apprezzamento a tutto lo staff editoriale e ai giovani che collaborano attivamente alla sua stesura. Grazie a tutti, siete veramente eccezionali!Voglio terminare ribadendo un concetto molto importante per me: l’associazione rappresenta la varietà nell’unità e quindi un valore assoluto per la collettività, pertanto ogni piccolo frammento che noi tutti colleghiamo in questo mosaico variopinto rappresenta la nostra vittoria per tutti coloro che verranno dopo di noi. Grazie a tutti e buon lavoro!

di Antonio De Waure

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Buon lavoro associazione

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di Luigia Piacentini

archeologianIl moderno attraverso l’antico. Scultureitaliane degli anni TrentaL’arte etrusca e romana come modello artistico del Novecento

Orti e giardini il cuore della Roma AnticaI giardini del Palatino riprendono vita e colore

Una fusione di epoche e stili differenti in un unico ambiente suggestivo come non mai : la storica sede del Planetario di Roma, l’Aula Ottagona delle Terme di

Diocleziano. Una mostra che accoglie trenta sculture degli inizi del Novecento, ora esposte in modo permanente alla Galleria d’Arte Moderna di Roma,è quella che si inaugurerà l’11 settembre 2012 in una delle sedi del Museo Nazionale Romano e che resterà visibile fino al 6 gennaio 2013. Gli anni Trenta furono un’esplosione di arte e ripresa del passato, soprattutto etrusco e romano, che sfociò nella nascita di celeberrime sculture che tutt’ora vengono apprezzate e che hanno dato l’impulso di celebrarle in una mostra. Nella splendida Aula Ottagona, quadrata all’esterno e ottagonale al suo interno, si fondono 15 opere dell’antichità classica, atleti e eroi in larga maggioranza, con le trenta sculture moderne firmate dai più grandi artisti dell’epoca tra cui: Giacomo Manzù, Arturo Martini, Marino Marini,Emilio Greco e Mirko Basaldella, solo per citarne alcuni. All’inizio del secolo scorso l’arte antica, in particolar modo quella classica, era vista come perfezione e ricostruzione esatta del corpo dell’uomo ed è per questo che la stragrande maggioranza degli artisti la studiava e la riproduceva anche se era all’opposto dell’arte contemporanea di allora. L’esposizione, curata da Mariastella Margozzi con l’allestimento di Fabio Fornasari, è composta da tre sezioni (Mitologia, Corpo e Ritratti) ed è visibile fino al 6 gennaio 2013.

Il moderno attraverso l’antico. Sculture italiane degli anni Trenta11 settembre 2012 – 6 gennaio 2013Aula Ottagona, Terme di DioclezianoV.le E. De Nicola, 79 - Roma

Fino al 14 ottobre potrete ammirare il Palatino, la residenza degli antichi imperatori di Roma, come non l’avete mai visto. Infatti la Soprintendenza dei beni

archeologici di Roma ha ricreato i giardini e gli orti di questo colle come dovevano apparire durante i fasti del passato. In età imperiale quest’area era una delle più verdi di Roma antica e diventò un orto botanico con i Farnese che accolsero qui le nuove specie giunte dall’America, fino all’Ottocento quando fu ripristinata dall’archeologo Boni (che scavò le famose dimore degli imperatori in questa zona di Roma) che aggiunse piante provenienti dall’Oriente e dal sud Africa. Il percorso si articola in otto stazioni facendo tappa anche nel Criptoportico neroniano per una visita didattica più teorica che pratica. La ricostruzione, soprattutto dei ninfei di età romana, è stata possibile in larga maggioranza grazie alle fonti letterarie e iconografiche. La ricostruzione e la ricchezza degli Orti Farnesiani vengono invece narrate attraverso un’esposizione di stampe riunite nella Casina Farnese, riaperta al pubblico in questa occasione. La Casina non aveva carattere abitativo ma era un luogo di passaggio, destinato a brevi soggiorni, visite, appuntamenti e soprattutto per l’osservazione del panorama. Un’occasione questa per vedere come il grande Augusto guardava con i propri occhi la sua dimora che dall’alto controllava tutta Roma.

Orari dalle 8.30 a un’ora prima del tramonto.Non si effettua chiusura settimanale.La biglietteria chiude un’ora primaIngresso: Palatino via di San Gregorio 30Intero € 12,00, ridotto € 7,50

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in mostran

di Stefania Servillo

L’arte tra luci e ombreAd ottobre le “proiezioni” Maxxi

D a diverso tempo i musei di Roma hanno intrapreso un viaggio introspettivo, proponendo ai visitatori percorsi alternativi e guidati nelle proprie

collezioni, riducendo sensibilmente i costi e permettendo a tutti di conoscere anche opere generalmente in ombra o relegate in bui e polverosi magazzini. Il Maxxi, per nostra grande fortuna, non fa eccezione e, a partire dal 6 ottobre, ci propone: Proiezioni. Installazioni dalle Collezioni del Maxxi Arte. Così, in questa cornice (un po’ troppo “internazionale” nel contesto romano, ma che stiamo imparando ad amare grazie alle iniziative che in essa si svolgono), veniamo a contatto con opere il cui grande fascino viene esercitato attraverso luci, ombre e schermi. Il mondo delle installazioni è quanto mai vasto, tentare di elencare degli elementi che possano accumunare tutto risulterebbe insensato e, probabilmente riduttivo; l’arte ormai supera confini tecnici e trova modi sempre più vicini a coloro che osservano, per trasmettere sensazioni e messaggi che ci accomunano, ma che rimangono inespressi. In Proiezioni molti saranno gli artisti nella Galleria 3, dove le opere verranno presentate come un flusso ininterrotto di flutti che si infrangono l’uno sull’altro. Ricordiamo tra gli altri: Kutlug Ataman, che attraverso i suoi video sospesi tra documentario e fiction presenta i drammi giornalieri di coloro che si trovano ai margini, spesso oppressi dai pregiudizi che continuano ad infuriare in una sorta di terra di mezzo, la Turchia, schiacciata tra un pesante fardello (il passato) che è troppo radicato

nei cuori, ed un incombente presente che pretende uno stato laico, libero e fondamentalmente occidentale. I suoi lavori, attraverso mezzi noti, tracciano quelle sottili linee di confine che tutti tentiamo d’ignorare: le lotte intestine non solo di uno stato o di un popolo, ma quella interiore presente in ogni singola persona che lo compone, col suo personale bagaglio emotivo, emozionale e d’esperienza. Diversa la denuncia di Candice Breitz, oramai noto è il suo lavoro Becoming (2003) in questa occasione riproposto a beneficio di coloro che ne sono ancora all’oscuro. L’artista sudafricana, che vive e lavora a Berlino, si cala nei panni di alcune delle icone del cinema hollywoodiano, non ne fa “il verso” ma al contrario tenta strenuamente di riproporre le medesime espressioni, la stessa gestualità; l’esperimento denuncia la contaminazione tra realtà e finzione dovuta alla pop culture e alla globalizzazione che ha ridotto questo confine ad un filo sottilissimo che ci ha incatenati senza che noi lo volessimo, ha lavorato anni ed anni sottopelle, sugli inconsci, trasportando nel nostro DNA stereotipi ormai noti su scala mondiale. L’inquietante verità che ne scaturisce è la negatività della globalizzazione che ci ha portato inesorabilmente passo dopo passo a perdere noi stessi, le nostre differenze, ciò che ci rendeva ciò che eravamo passo dopo passo ritrovandoci ad essere dei cliché. I due artisti citati usano entrambi il video e sono solo degli esempi di ciò che vi attende nella Galleria 3 del Maxxi: un appuntamento cui non mancare!

Candice Breitz BECOMING (2003)

Candice Breitz BECOMING (2003)

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in mostranDr Menghele e gli ArditiLe creature di Paolo Novelli in mostra ad Aprilia di Eleonora Spataro

D al 22 settembre 2012 “Dr Menghele e gli Arditi” ci danno appuntamento al Nasty Sketeshop di Aprilia, in via dei Lauri, con una mostra piuttosto

singolare che ospiterà otto tavole, due litografie della nostra città com’era negli anni Quaranta, due pannelli con i personaggi del fumetto e con le foto degli amici dell’artista ai quali questi si ispirano e tutte le loro riproduzioni tridimensionali realizzate a mano. Chi sono gli Arditi ce lo ha raccontato il loro creatore Paolo Novelli. L’idea di dar vita a questo lavoro nasce dall’interazione tra le molteplici passioni dell’artista che, dopo tre anni di riflessione, deluso dal mondo dell’arte, concentra la sua creatività in quest’ambito. L’amore per il fumetto, che colleziona da sempre, e l’ammirazione per Jacovitti, scovato nei mercatini, confluiscono negli Arditi, che non sono certo semplici personaggi di fantasia ma la trasposizione degli amici di sempre con i quali realizza le scene di un cortometraggio, che farà da canovaccio alla storia. Queste figure, protagoniste di epiche avventure, vengono catapultate in un ambiente a noi molto familiare; la location del fumetto è l’Aprilia degli anni Quaranta. Nelle strisce Novelli rappresenta con dovizia di particolari gli edifici storici e le attività di quegli anni per dare vita ad una ricostruzione del passato che tanto fascino ha suscitato nella sua produzione artistica. Né all’interno della storia, né nel progetto dell’autore si possono rintracciare intenti politici, si tratta semplicemente dell’originale idea di raccontare una storia ambientata nel passato di un’Aprilia che non appartiene più alla nostra quotidianità con personaggi che invece potremmo incontrare per strada.

I nuovi corsi di Focus FotoUn viaggio nella fotografia dalle tecniche allo studio dei grandi maestri

R iprende l’attività dell’Associazione Focus Foto con una nuova proposta dedicata a tutti gli appassionati di fotografia. Dal mese di ottobre

2012 si susseguiranno una serie di corsi che, dall’Abc alla riflessione più approfondita su ritratto, still life, paesaggio, macro, passando attraverso l’analisi ed il confronto con i grandi maestri, proporranno a coloro che desiderano avvicinarsi a questo mondo o approfondirne gli aspetti che più interessano anche uscite fotografiche, visite a musei e mostre. I corsi sono aperti a tutti.

Per informazioni si può visitare il sito http://www.focusfoto.it/index.php o contattare il seguente numero 3339915761.

di Eleonora Spataro

fotografian

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in mostran

“Banco di macelleria” 1943, olio su tela: una macchia rossa che si staglia su di un fondo molto contrastante, la testa di un agnello scuoiato adagiata su un supporto non ben

definito, inconsapevole vittima sacrificale, simbolo di “strage degli innocenti”, di antica e moderna memoria nonché dell’isolamento dell’uomo, anche nel momento della morte. Renzo Vespignani è tutto qui, in questo primo quadro in mostra a Villa Torlonia, con la sua visione disincantata dell’esistenza, con le sue immagini di morte, di distruzione, degrado e solitudine esistenziale, tanta ma proprio tanta solitudine. La retrospettiva allestita in suo ricordo nel Casino dei Principi (fino al 18-11-2012), seguendo un andamento rigorosamente cronologico, offre una panoramica esaustiva di quello che fu Vespignani come uomo del suo tempo e come artista. Vissuto a lungo nel quartiere San Lorenzo (Roma) assurto ad emblema della devastazione anche morale della guerra, per un lungo periodo, focalizzerà in maniera sempre molto critica, la sua sensibilità di uomo e di artista sulle periferie della capitale e sulla sofferenza e sull’emarginazione dei suoi abitanti. Palazzoni ferruginosi, stazioni ferroviarie desolate, gazometri incombenti, simboli del paesaggio industriale ma soprattutto dell’illusorietà dei benefici della tecnologia sono presenti in molte delle sue opere. In “Periferia con gazometro” 1946, attraverso linee verticali evidenti, una prospettiva incerta, un’atmosfera resa rarefatta dalle scelte cromatiche, è rappresentato un agglomerato di fuligginosi edifici anonimi, “privi di vita”, sovrastati da un deludente simbolo di modernità (il gazometro); essi, invece di accogliere e proteggere, respingono l’uomo che nella sua disperata solitudine si aggira nel “verde acido” circostante.La mostra raccoglie una cinquantina di dipinti, disegni, incisioni (capitolo d’importanza notevolissima) eseguiti dal 1943 al 2001, attraverso i quali l’artista racconta la sua città, la sua epoca e se stesso sempre; le scelte prettamente formali, invece, divergono notevolmente col passare degli anni. Tanti i disegni e le incisioni degli anni giovanili, altrettanti i dipinti in cui il disegno evidente è caratterizzato da spesse linee nere; seguono tele in cui le idee e le riflessioni sono veicolate solo dalle scelte cromatiche, dai contrasti, dalle pennellate di rado pastose. Il messaggio veramente esplicito dei primi lavori, quindi, diviene sempre più simbolico così come la sua visione della condizione umana in genere sempre più dolorosa e deludente. L’esuberanza cromatica, i soggetti che sembrano quasi esplodere dal quadro,

un violento impatto visivo ottenuto con deformazioni prospettiche, caratterizzano le tele, realizzate tra 1958 ed il ‘61, che s’ispirano a Via Veneto, assurta ad emblema dei nuovi miti del boom industriale. Ancora e sempre impegno civile nei “Cicli della maturità”, allorché l’artista romano, come un moderno cantastorie, affida ad una successione di tele fatti e misfatti generazionali. La società del fittizio benessere post-bellico, che coglie tutta la drammaticità del fallimento dei suoi miti nella contestazione giovanile del 1968, anima, ad esempio, le tele del primo ciclo “Imbarco per Citera”.

La Capitale celebra Renzo Vespignani Un compendio di storia: lo sfacelo della guerra, una deludente ricostruzione di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

Renzo Vespignani, “Banco di macelleria” 1943 Renzo Vespignani, “Periferia con gasometro” 1946

Renzo Vespignani, “palazzo in costruzione“1957

I nuovi corsi di Focus FotoUn viaggio nella fotografia dalle tecniche allo studio dei grandi maestri

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di Maria Chiara Lorenti

I volumi che occupano lo spazioBotero festeggia i suoi 80 anni con una mostra ad Assisi

L’Italia rende omaggio a Fernando Botero, artista colombiano tra i più grandi del secolo, con ben due mostre, una a Pietrasanta in Versilia, dove da anni

lavora il marmo e fa fondere le sue sculture in bronzo tanto da esserne divenuto cittadino onorario, e l’altra, quella in esame, nella città santa per eccellenza, Assisi, nella quale sono in esposizione i suoi gessi, bozzoli di sensazioni, appunti intuitivi, evoluzioni di quelle idee che diverranno bronzi monumentali.La sede preposta per la mostra è Palazzo Monte Frumentario, appena restaurato il fabbricato medievale era adibito anticamente a banco dei pegni per i contadini a cui si forniva il frumento per la semina, ora la pulizia delle forme architettoniche nonché la luce non filtrata che inonda gli ambienti ben si prestano ad esaltare le morbide forme delle sculture in gesso, il bianco totale invece di appiattire contrasta felicemente

con le ombre naturali rendendo setose le superfici, sfumati i chiaroscuri, invitando il pubblico ad osservare con attenzione senza essere distratto da altro, la comunicazione è totale, tra opera e contenitore, tra la luce e la grazia emanata dai quei corpi gioiosi, tra le visioni dell’artista e quelle paesaggistiche che hanno ispirato misticamente San Francesco. Quando si nomina Botero subito si affacciano alla mente le sue donne opulente, mollemente adagiate su un fianco, i suoi cavalieri “ciccioni” assisi su destrieri altrettanto in carne, il suo stile inconfondibile lo caratterizza rendendolo unico e riconoscibile a prima vista, però le sue figure non sono tali perché obese, bensì esse occupano un volume nello spazio, hanno un’evidente imponenza, una mole non priva di seduzione e sensualità, una presenza fisica che modifica l’ambiente circostante, che satura gli spazi colmandoli spropositatamente.

Malevich, “Falciatore”

Fernando Botero, “Donna pancia in giù con bracciale e mano alzata”

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dedicato an

Spesso le sue opere sembrano prive di quelle tensioni emotive che sono essenziali in altri artisti, i suoi personaggi appaiono placidi, sereni, colti in una quotidianità stabile, ove loro si palesano con ingombrante aspetto, in posa dinanzi all’estro dell’autore che li effigia, questo per quanto riguarda l’iconografia più conosciuta e popolare, ma c’è anche un Botero più impegnato nel sociale, che scruta con occhio impietoso i mali che particolarizzano la nostra era. Nei carboncini dedicati ad Abu Ghraib c’è descritto tutto l’orrore, lo sdegno ed il disprezzo che il mondo ha provato quando è venuto a conoscenza delle torture inflitte ai prigionieri iracheni dai militari americani, nella versione preparatoria in bianco e nero delle grandi tele esposte nel 2005 a Roma nelle sale di Palazzo Venezia, la crudeltà delle azioni riportate è più immediata, più cruda, i corpi massicci, nudi, rannicchiati

in un atteggiamento di difesa cercano di combattere la paura ancestrale del buio, essendo bendati percepiscono l’ansimare dei cani feroci trattenuti dai loro aguzzini, per meglio aizzarli contro la preda.L’opera del Maestro, di cui in mostra sono in visione una ottantina di sculture ed una quarantina di opere grafiche, si può sintetizzare con le parole Carlos Fuentes “...non ci sono grassi in Botero, vi sono spazi amplissimi, vi è un’ampiezza spaziale che esige la sua pienezza...”.Unica nota di demerito in una mostra ben allestita è la mancata traduzione in italiano del filmato introduttivo, dove il senso si cerca di captarlo attraverso le immagini, essendo l’audio in tedesco ed in inglese.

Fernando Botero, “Ballerina vestita”

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cARToons

U n nome, un artista, un mito : Sergio Toppi, uno dei più noti fumettisti e illustratori italiani del mondo, si è spento nel pomeriggio del 21 agosto nella

sua città, Milano. Di lui solo il magnifico ricordo di un interminabile lavoro dedicato al disegno, alla creazione di quelle immagini che hanno rapito l’attenzione e il cuore di molti; una passione durata tutta una vita. Ora, a 79 anni, se ne va con una grande storia da raccontare. Dopo aver abbandonato gli studi di medicina, Toppi si dedica con tutta l’anima al sogno di diventare un disegnatore, e lo realizza: già nei primi anni Cinquanta esordisce come illustratore per la UTET e per l’Enciclopedia dei Ragazzi della Mondadori e accumulando una qual certa esperienza come intercalatore per spot pubblicitari e cartoni animati presso lo Studio Pagot. La sua vera carriera da fumettista inizia però nel 1966 sul “Corriere dei Piccoli” e sul “ Corriere dei Ragazzi” fino ad arrivare alle più conosciute riviste del fumetto come “Linus”, “Corto Maltese”, “L’Eternauta”, “Comic Art” e soprattutto il “Giornalino” (di cui è stato per anni la colonna portante) dove il suo deciso e laborioso tratto da vero professionista centra il bersaglio tanto da rendere il suo stile decisamente inconfondibile. Una grande dote,

la sua, che lo porta ad un fitto periodo di collaborazioni (durante il quale ricordiamo quella a “La storia d’Italia a fumetti” di Enzo Biagi) e poi sempre più in alto sino a dar volto a noti personaggi come Dylan Dog, Martin Mystère e Nick Raider, alla produzione di alcuni volumi per la collana “Un uomo un’avventura” e la creazione, nel 1984, de il Collezionista, unico personaggio fisso della sua carriera, per la collana “I protagonisti di Orient Express“ (1983-1986, edizioni L’isola trovata). Il gran lavoro di Toppi continua e lo vediamo destreggiarsi abilmente tra fumetto e illustrazione, confrontandosi con straordinario successo con tematiche storiche, western, fantastiche e anche horror diffuse in tutto il mondo. Dar vita a luoghi, personaggi ed emozioni è un impegno senza fatica alcuna per il grande artista che non voleva considerarsi nè esser considerato tale : “Lo detesto: sono disciplinato, come tutti quelli che fanno fumetti. Non posso fare quello che mi passa la testa al mattino. Considero il fumetto un lavoro molto artigianale, in certi casi di ottimo livello, ma sempre artigianale. È chiaro che non siamo pelatori di patate, è un lavoro per cui occorre una certa sensibilità, ma il fumetto rispetto a quello che viene considerato la creazione artistica è molto più severo”, afferma in una delle sue interviste; preferisce quindi reputarsi un artigiano (e lo faceva con rispettabile modestia) che attinge e si inebria di curiosità verso popoli, ambientazioni e culture diverse, caratteristica che mette elegantemente in mostra sfoggiando la sua incredibile tecnica talvolta autoironica. Che sia più o meno conosciuto, è sicuro che il gran maestro Sergio Toppi abbia lasciato un segno indelebile come quello della sua matita. Un maestro la cui memoria rimarrà sempre viva all’interno delle sue creazioni.

“L’arte artigiana” di Sergio ToppiUn saluto ad un grande maestrodi Martina Tedeschi

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Sergio Toppi, “Tanka - samurai”

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L o definiscono pittore surrealista ma lui preferisce vedersi come pittore realista metaforico. In ef-fetti i suoi quadri non stravolgono del tutto la

realtà, anzi, spesso i soggetti delle sue opere sono il mare, le costiere rocciose, i velieri, le montagne, le far-falle, i fiori, cose che chiunque può vedere ogni giorno, l’unica cosa che viene stravolta è la logica, per creare, appunto, la metafora. Quindi, se vuole trasmettere un senso di libertà, Vladimir Kush dipingerà un veliero che non sarà sospinto da bianche vele ma da enormi coloratissime farfalle, e se questo non dovesse bastare allora cancellerà l’orizzonte unendo il cielo ed il mare in un unico grande blu, facendo galleggiare e volare insieme nuvole e barche a vela. Insomma mettere sot-toforma di parole le realtà metaforiche di Kush è im-possibile, sono talmente piene di libertà che le parole gli vanno strette. Dotato di una grande fantasia sin da piccolo, il pittore moscovita già da ragazzo esplora molti stili di pittura diversi, ma l’ ispirazione che ancora oggi condiziona (e domina) la sua arte gli arriva all’età di quattordici anni: la creazione di un surrealismo che cerca di mantenere un legame con la realtà pur igno-rando la logica, come accade nei sogni. Questo perché, come lui stesso ci spiega, se la realtà che viene dipinta mantiene dei legami con la realtà quotidiana, lo spet-tatore riuscirà ad immedesimarsi meglio nell’opera, a viverla quasi in prima persona, e, come quando ci si sveglia da un bel sogno, farà fatica ad ammettere che ciò che vede non può essere reale. Del resto chi non vorrebbe vivere in un mondo dove i velieri sono spinti dalle farfalle e le mongolfiere volano tenendosi legate alle nuvole?

I mondi surreali di Vladimir KushDa Mosca arriva il degno erede di Chagall

di Luca Deias

in evidenzan

“Departure of the winged ship” “Haven”

“Metamorphosis”

“Ripples on the ocean”

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architetturamangaarchitettura

di Valerio Lucatonio

manga

Hunter X HunterLa caccia ha inizio!

“Animali mostruosi e specie esotiche… favolosi tesori nascosti… un mondo di demoni e terre inesplorate… la parola mistero sembra magica… e gli uomini che

vengono attratti da questa forza… vengono chiamati Hunter!”. Queste sono le parole che possiamo leggere nella prima pagina del manga di Yoshihiro Togashi (già conosciuto per Yu degli spettri) HunterXHunter(1998). Frasi che da subito fanno intendere la natura del fumetto in questione, ma Togashi ci sorprende omettendo da esse altre caratteristiche oltre all’avventura. Infatti quello che dapprima potrebbe sembrare uno dei tanti manga per ragazzi rivela possedere più di un asso nella manica, come gli scontri psicologici e un’introspezione fuori dal comune.La storia parla di Gon, un ragazzo che sulla soglia dei suoi dodici anni decide di intraprendere la ricerca del padre Jin, famoso hunter, che lo affidò alla zia Myto e di cui il protagonista non ha ricordo. Nonostante ciò Gon non prova rancore per il padre(“…quello dell’hunter deve proprio essere un lavoro fantastico se ti spinge a lasciare tuo figlio pur di poterlo continuare!” sono questi i suoi pensieri in merito).Il primo passo del ragazzo per avvicinarsi a Jin consiste nel superare l’ apposito esame e diventare a sua volta un cacciatore: durante il suo viaggio Gon incontra altri tre esordienti con cui farà amicizia nonostante la loro diversità. Ma questa è solo la parte introduttiva dell’opera di Togashi: infatti una volta concluso il test Gon, Killua(coetaneo del protagonista che si scoprirà essere membro di una famiglia di assassini), Kurapica(ultimo sopravvissuto del suo

clan sterminato da una banda di criminali, la Brigata Fantasma) e Leorio(ragazzo dal grande cuore che aspira a diventare dottore) iniziano la loro strada personale, ognuno deciso a portare a termine il proprio obiettivo. Da qui in poi la storia sarà un susseguirsi di bizzarre vicende, personaggi e creature, il cui maggior pregio è il metodo narrativo. Il sensei Togashi infatti non si limita a raccontare le avventure dei quattro protagonisti, ma focalizza interi capitoli sugli antagonisti, facendo vedere al lettore anche il rovescio della medaglia. Oltretutto l’uso sia delle didascalie, per raccontare ciò che accade come narratore onnisciente, sia del disegno che esprime, a seconda delle situazioni, la spensieratezza, il disagio, la dinamicità o il terrore donano a HunterXHunter una marcia in più rispetto ai suoi contemporanei.Sarebbe però troppo comodo parlare solo dei punti a favore di questa opera: infatti possiamo anche trovare un paio di note dolenti nel lavoro fatto da Togashi, pure se non inficianti direttamente sulla qualità della stessa: dal ’ 98 al 2012 il mangaka ha interrotto diverse volte la pubblicazione a tempo indeterminato, e i 30 volumi usciti in Giappone fino ad adesso sfigurano davvero davanti alla quantità dei manga usciti nello stesso periodo come Naruto e One Piece, rispettivamente con 59 e 64 volumi. Anche il disegno ne risente, presentando tratti totalmente diversi da un capitolo all’altro e il lettore vede l’interesse scemare con l’uscita di massimo tre numeri all’anno(quando va bene).Ciò che però potrebbe scoraggiare definitivamente un aspirante lettore è sicuramente la scarsa reperibilità accompagnata dal costo esagerato dei primi volumi, dando il colpo di grazia ad HunterXHunter, facendolo posizionare nella zona dei prodotti di nicchia quando a livello qualitativo potrebbe competere con i giganti di questo decennio, tanto da essere considerato l’erede de “Le bizzarre avventure di JoJo”.

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cinema

Si dice che Carlo Magno inventò la scuola, ma in realtà l’imperatore analfabeta ebbe solo il merito di far rivivere quanto il basso Medioevo aveva soppresso. L’insegnamento

ai giovani era sempre infatti esistito fin dall’antica Grecia anche se avveniva in modo molto diverso da quello dei nostri tempi. L’erudizione, dopo la caduta dell’Impero Romano, fu interamente nelle mani della Chiesa e gli unici centri di cultura erano all’interno dei conventi. I re barbari vincitori sui grandi Cesari se ne disinteressarono finchè Carlo Magno non capì quanta potenza poteva dare l’istruzione e iniziò il lento cammino per strappare tale priorità ai religiosi Si ritornò quindi a pagare precettori per i figli dei nobili e ad insegnare all’aperto sotto colonnati come si usava in passato. La storia della pittura ci dice che le prime scuole, come noi le intendiamo, apparvero solo nel XVII secolo. Osservando i dipinti più antichi, come la “Presentazione di S. Agostino alla scuola di Tagaste”, del ciclo dedicato a S.Agostino realizzato da Benozzo Gozzoli, si scopre che fino a Rinascimento inoltrato ancora s’insegnava al di fuori degli edifici. Sebbene il Santo nacque nel 354 d.C., Benozzo dipinge la scena di una scuola tipica del XV secolo; i personaggi indossano abiti rinascimentali, gli alunni studiano la grammatica e uno di loro viene punito lasciandoci capire la severità dei maestri di quei tempi.

Soltanto dal 1600 si incominciano a dipingere stanze piene di bambini con un maestro alla cattedra. Terminato il tempo della scuola all’aperto, nascono anche le prime iniziative per insegnare ai giovani i cui genitori non possono permettersi un precettore. Steen Jan (1626-1679), artista olandese, ci fa scoprire che queste classi erano miste come ai nostri giorni e che esistevano già le scuole serali. Nell’Ottocento, periodo in cui le istituzioni scolastiche prendono a svilupparsi maggiormente, i quadri con classi piene di studenti divengono ancora più frequenti. Vari sono i dipinti dedicati alle scuole d’arte come quelli di Matthew Pratt, di Wadswort e Degas, il quale renderà famose quelle di danza classica. Risalta spesso in questi dipinti, l’abitudine dei maestri di frustare gli allievi, come Bruegel metteva in evidenza in un’incisione cinquecentesca. Le punizioni corporali vennero abolite in Italia con una circolare solo nel 1950, ma in altri paesi europei assai dopo. Utile è anche ammirare i ritratti di ragazzi e ragazze vestiti con

divise scolastiche e con cartellette sottobraccio (i libri si portavano perlopiù in mano). Gli dei mitologici, le cui storie nel corso dei secoli vennero spesso rielaborate fino alla fine del XIX secolo, furono anch’essi usati per raffigurare il mondo della scuola. Essendo i quadri commissionati da persone potenti, è però la figura del precettore ad essere messa in primo piano nell’insegnamento. Cupido prende lezioni private da Mercurio per il Correggio e dalle Muse per Reynold. Esistono parecchie versioni di “Educazione di Amore” e tutte vogliono esaltare, oltre l’importanza dell’istruzione, la superiorità di chi può pagare buoni maestri.

Fonti: www.falsodautoregiulioromano.it, www.pitturaomnia.com

Pittura d’insegnamentoBack to school...

curiosArtn

di Cristina Simoncini

Steen Jan, “La scuola del villaggio”

Benozzo Gozzoli, “Presentazione di S. Agostino alla scuola di Tagaste”

Joshua Reynolds, “Educazione di Amore”

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librindi Rossana Gabrieli

“Proverbi siciliani” di Giuseppe Pitré

Dopo i gialli o i romanzi “da ombrellone” che hanno accompagnato la nostra estate, è un’idea originale quella di far ripartire il nostro autunno con una simpatica raccolta di proverbi siciliani, peraltro sapientemente

tradotti in italiano, ad opera del grande Giuseppe Pitré, medico e scrittoe che ai primi del Novecento fondò in Sicilia, e poi insegnò all’Univesità di Palermo, “demopsicololgia”, ovvero psicologia del popolo, nella fattispecie quello siciliano cui apparteneva, di cui studiò manifestazioni, cultura e tradizioni.E cosa c’è di più esplicativo e rappresentativo della cultura di un popolo dei suoi proverbi, che non a caso vengono definiti come voci della saggezza popolare?In questo gustosissimo libro, edito da Edizioni Clio, se ne trovano per tutti i gusti e per tutte le occasioni: dall’avarizia all’inganno, dalla buona e mala fortuna alle false apparenze, dalla felicità ai governi, dalla gioventù alla giustizia. E ancora: donne, matrimonio, amicizie, animali, famiglia e così via.Ad arricchire e rendere ancora più gradevole la lettura, ogni proverbio siciliano viene accompagnato dallo stesso detto in altri dialetti regionali, per cui ognuno, che siciliano non sia, potrà ritrovare un vecchio adagio della propria città natale.Duecentottantantasei pagine per riflettere sulla nostra umanità, col sorriso sulle labbra.

di Nicola Fasciano

Se ne sente parlare sempre tanto sui tutti i media, principalmente nelle pagine di cronaca, per le energiche manifestazioni degli abitanti della Val di Susa che cercano di vanificarne la

realizzazione in tutti i modi. Consci che oltre la cronaca, ci sono solide motivazioni che portano a comportamenti talvolta estremi, in questo breve spazio cercheremo di fornire sinteticamente e in modo il più possibile imparziale, i principali elementi affinchè chiunque si possa fare la propria opinione. Per cominciare, T.A.V. è l’acronimo di treno ad alta velocità, che indica una linea soprattutto ferroviaria cosiddetta AV/AC (alta velocità/alta capacità) su cui i treni raggiungono velocità molto elevate, riducendo drasticamente i tempi di viaggio. La UE ha identificato dieci Corridoi multimodali, dei quali solo quattro interessano l’Italia e quello tra Lisbona e Kiev (Ucraina) che nel tratto Torino – Lione attraversa la Val di Susa, è quello che ci riguarda. Tutti i governi italiani che si sono succeduti negli ultimi anni, hanno riconosciuto la valenza strategica dell’opera e hanno messo in atto azioni tali da potarla a compimento, mentre una dozzina di comuni della valle interessata a cui fanno capo circa 30.000 abitanti si oppongono strenuamente. I tempi di realizzazione per il suo completamento, sono stimabili nell´ordine dei 15-20 anni per un costo totale di 14 mld complessivi, 9.38 dei quali a carico dell’Italia e il restante finanziato dalla UE. Cominciamo a vedere quali siano le principali ragioni del movimento NO TAV: 1) E’ un’opera la cui utilità non è sufficientemente giustificata da ragionevoli previsioni di traffico merci e passeggeri. Infatti il segmento Italia – Francia esiste già ed è costituito da due infrastrutture con ampie capacità di trasporto ancora non sfruttate interamente: l’autostrada del Frejus (A32) e la ferrovia Torino-Modane, recentemente ammodernata nel dicembre 2010. Le previsioni di sviluppo su cui si è basata a suo tempo la decisione di costruzione, non risultano essere state confermate: infatti sia il traffico passeggeri che il traffico merci le cui previsioni avevano supportato l’idea dell’opera, hanno subito un drastico ridimensionamento negli ultimi dieci anni tanto che le merci trasportate dal 2000 al 2009 sono scese da 8 milioni di tonnellate a 2 milioni di tonnellate; 2) I costi di costruzione sono esorbitanti e in Italia molto superiori che all’estero. Inoltre la linea non sarebbe in

grado non solo di ripagare l’investimento, ma neppure di sostenere gli oneri di esercizio, in quanto presenterebbe introiti molto minori rispetto ai costi di gestione e manutenzione; 3) Il tracciato prevede una galleria di 23 km all interno del Musinè, montagna molto amiantifera, pertanto la talpa che perforerà la roccia immetterà nell aria un bel po´ di fibre di amianto che come ben sappiamo sono invisibili e letali e che verranno trasportate dal vento ovunque, fin nel centro di Torino. Le principali motivazioni invece sostenute dai fautori dell’opera sono così riassumibili: 1) Si tratta di infrastrutture destinate a favorire il mercato unico facilitando la circolazione di persone e merci; 2) Ha una rilevante importanza economica, poiché l’interscambio commerciale su questa direttrice è pari al 34.4% del totale tra Italia e UE; 3) La tratta di valico attuale ha pendenze inadatte al passaggio di alcuni treni merci e gallerie obsolete e sarà convertita in linea di pianura ad elevati standard di qualità e sicurezza, con miglioramento della logistica; 4) Non sussistono problemi di sostenibilità ambientale: il progetto complessivo si sviluppa in gran parte in galleria. Degli 81 km in territorio italiano (su 270 complessivi) solo 10 km sono fuori galleria. Inoltre numerosi sondaggi geologici confermano la mancanza di radioattività, anche se è riconosciuta una limitata presenza di amianto per combattere la quale sono previste specifiche misure di sicurezza già adottate con successo in analoghi trafori in Svizzera. 5) Si dimezzeranno i tempi di percorrenza per passeggeri (Parigi – Milano da 7 a 4 ore) e raddoppieranno i quantitativi di merce trasportata (da 1050 a 2030 tonn. ) con treni lunghi fino a 750 metri e ci saranno 600.000 camion in meno all’anno sulle strade. L’attuale linea intercetta solo il 7% del traffico di merci perché è fuori mercato: i treni raggiungono 1250 metri di quota con costi esorbitanti, mentre la nuova linea convoglierà più merci su ferro. Concludendo, in considerazione dell’attuale incerto scenario dell’economia globale, è il nostro paese nelle condizioni di sostenere pienamente il notevole sforzo economico richiesto unito ad un possibile grave rischio ambientale? Una domanda che aspetta ancora una risposta.

TAV in val di Susa, favorevoli o contrari?occhio all’ambienten

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nApriliaPaolo Novelli, “Dr Menghele e gli Arditi” (articolo a pag. 6)Nasty Sketeshop,via dei LauriDal 22 settembre 2012Aprilia Arti Marziali - Una via per il benessereCentro G.A.Sada, via delle MargheriteDomenica 23 settemebre 2012, dalle 9.00 alle 13.00Salotto culturale di ApriliaFesta di San Michele, dal 29 settembre 2012

nRomaPaola De Pietri - To face, landscape along the austrian and italian front of the first world warMAXXI, fino al 30 settembre 2012Valentina MoviePalazzo Incontro, fino al 30 settembre 2012Julio LarrazComplesso del Vittoriano, fino al 30 settembre 2012Orti e Giardini. Il cuore di Roma Antica (articolo a pag. 4)Giardini del Palatino, fino al 30 settembre 2012Ombre e luci (1925-1960) Volti del cinema nei ritratti di Manlio VilloresiMuseo di Roma, fino al 28 ottobre 2012Forte piano. Le forme del suonoAuditorio Parco della Musica, fino al 31 ottobre 2012Neon - La materia luminosa dell’arteMacro, fino al 4 novembre 2012Liu Bolin - A secret tourMuseo Andersen, fino al 11 novembre 2012Renzo Vespignani (articolo a pag. 7)Villa Torlonia, fino al 18 novembre 2012Concorso MACRO 2% - Arthur Duff / Nathalie Junod Ponsard MACRO, fino al 31 dicembre 2012Il moderno attraverso l’antico. Sculture italiane degli anni trenta (articolo a pag. 4)Aula ottagona, Terme di Diocleziano, fino al 6 gennaio 2013Proiezioni. Installazioni dalle Collezioni del MAXXI Arte (articolo a pag. 5)MAXXI, dal 6 ottobre 2012 al 5 maggio 2013

nLatina Giuseppe Ripa Romberg, viale Le Corbusier 39, fino al 30 ottobre 2012

nFrascati (Roma) Marta Czoc Scuderie Aldobrandini, fino al 30 settembre 2012

nAcri (Cosenza) Hans Richter - EsperimentiDada MACA, Museo Arte Contemporanea Acri, fino al 7 ottobre 2012

nAosta Giorgio De Chirico - Il labirinto dei sogni e delle iedee Centro Saint-Benin, fino al 30 settembre 2012Wassili Kandinskij - L’astrattismo tra Italia e FranciaMuseo Archeologico Regionale, fino al 21 ottobre 2012

nVenezia Biennale d’Architettura di Venezia (articolo a pag. 3)Giardini della Biennale e Arsenale, fino al 25 novembre 2012The small utopia, ars multiplicata Fondazione Ca’ Corner della Regina, fino al 25 novembre 2012

Eventin

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I gessi di Botero, “Donna seduta con frutto”