Occhio all'arte (febbraio 2016)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 91 febbraio 2016 Mensile d’informazione d’arte n dall’associazione: L’Arte Mediterranea cambia sede n in mostra: Afarin Sajedi www.artemediterranea.org n in mostra: Sulle tracce di Piero della Francesca Toulouse Lautrec, “A letto. Il bacio” n dedicato a:Hayez

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 91 febbraio 2016

Mensile d’informazione d’arte

ndall’associazione: L’Arte Mediterranea cambia sede

nin mostra: Afarin Sajedi

www.artemediterranea.org

nin mostra: Sulle tracce di Piero della Francesca

Toulouse Lautrec, “A letto. Il bacio”

ndedicato a:Hayez

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Stefania Servillo

CollaboratoriLuigia Piacentini,Patrizia Vaccaro,

Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese, Giulia Gabiati,

Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi, Marilena Parrino, Nicola Fasciano,

Maria Centamore, Giuseppe ChitarriniTiziano Anderlini

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

Sommario

L'Associazione Arte Mediterranea cambia sedeRon English

Da Pistoia ad Arezzo, sulle tracce di Piero della FrancescaRenato Barilli

Il gabinetto del dottor Caligari Alfons Mucha e le atmosfere Art Nouveau

“Trilogia della città di k” Afarin Sajedi

Gli scorpioni del desertoIlse MooreFat Cat Art

Golden: il teatro nel cuore di RomaMonumenti “per dispetto”

sul filo di china

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Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 347.1748542

Sono in distribuzione la 1a e 2a lezione del DVD sulla

pittura ad olio

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dall’associazionenL'Associazione Arte Mediterranea cambia sedeDal 1° febbraio 2016

Ron EnglishPop, street & co.

Ron English è un artista contemporaneo americano, definizione quanto mai generica, eppure sarebbe complesso essere più specifici.

È ritenuto da molti “l’erede naturale di Andy Warhol”, vista l’influenza fortemente pop che pervade le sue opere attraverso l’utilizzo di materiale pubblicitario e ideologia consumistica, ma lo identificano anche come padre della street art “made in U.S.A”. English, come molti artisti contemporanei, utilizza ogni mezzo a sua disposizione per esprimersi. Sarà possibile osservarlo, in una veste che potrebbe sembrare inusuale, presso la Dorothy Circus Gallery a partire dal 20 febbraio e fino al 31 marzo.Le opere esposte in galleria sono degli oli e si concentrano in maniera particolare sul tema dell’alimentazione. Nelle opere è evidente l’accusa contro le multinazionali legate al cibo, ma allo stesso tempo è evidenziato l’atteggiamento di coloro che più o meno consapevolmente lasciano che i loro gusti e le loro abitudini alimentari siano modellati. Oltre agli oli, la tematica è affrontata attraverso sculture e video.La mostra è gratuita, inoltre, per coloro che desiderano osservare altre sfaccettature dell’artista, è possibile osservare una delle sue opere di street art in via dei Pisoni all’altezza del numero civico 89, raggiungibile con la metro A, fermata Porta Furba Quadraro.

di Stefania Servillo

in mostran

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Da Pistoia ad Arezzo, sulle tracce di Piero della FrancescaTra banchi di nebbia lattiginosi e cieli tersi e luminosi di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

S ono le 10 del 27 dicembre scorso, Pistoia è avvolta da un denso strato di nebbia; ci si muove con cautela, ma nei giorni precedenti un tiepido sole

ci ha permesso di perderci nelle odorose stradine d’altri tempi, nelle grandi piazze alberate, nelle mistiche chiese romaniche. Si parte, altre delizie ci attendono, il viaggio è

breve, in un’oretta dovremmo raggiungere Arezzo; diamo le coordinate al navigatore che, nella nebbia, ci conduce all’autostrada. La visibilità è scarsa; in alcuni punti abbiamo l’impressione di essere avvolti da uno strato di panna; leggere le indicazioni stradali è veramente arduo. Ad un tratto il nostro navigatore ci viene in aiuto, si fa

Piero della Francesca, “Madonna del parto “, 1453

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Da Pistoia ad Arezzo, sulle tracce di Piero della FrancescaTra banchi di nebbia lattiginosi e cieli tersi e luminosi

in mostran

per dire. Per una ragione ancora oggi sconosciuta, ci fa allontanare dalla ”retta via” e ci porta su, sempre più su, tra dolci colline, casolari e minuscoli borghi. Della nebbia resta solo un vago ricordo, il cielo è terso, un caldo sole vivifica i colori autunnali della vegetazione ancora fitta. Per due ore vaghiamo in solitudine e in “beatitudine”, tra le colline del Chianti, poi un’indicazione stradale alle nostre spalle, ci fa ricordare la nostra meta e, solo ignorando i suggerimenti del TomTom, di nuovo tra banchi di nebbia e sprazzi di sole, giungiamo a destinazione. Il passaggio repentino tra contrastanti situazioni climatiche, l’incontro con realtà urbanistiche e artistiche affascinanti, la confortante e continua presenza delle filiali della Banca dell’Etruria, accompagnano il nostro breve, ma intenso viaggio tra i colori e i paesaggi delle “Terre” di Piero della Francesca, costantemente presenti nelle sue opere. Arezzo, appunto, arroccata sulla collina e San Sepolcro con i suoi edifici disposti in prospettiva come fondali scenografici, figure eleganti e geometricamente perfette, accompagnano con grazia, scena dopo scena, colui che osserva il ciclo degli affreschi ispirato alla “Leggenda della vera Croce”, presente nella cappella maggiore della Basilica di San Francesco. Il capolavoro, che l’artista eseguì tra il 1452 e il 1466, è una delle straordinarie testimonianze del suo essere pittore e matematico, del bisogno di armonia, dello studio delle proporzioni, dell’utilizzo dei colori luminosi e trasparenti per la resa degli spazi e dei volumi. Un magistrale alternarsi di luci e ombre, di pieni e di vuoti, si riscontra anche nella maestosa figura della ”Maria Maddalena” inserita in un’architettura classicheggiante, dallo sguardo rivolto verso il basso in segno di pentimento e allo stesso tempo quasi altero. Tale affresco, situato nel Duomo, risale al 1460. La fierezza della santa e i rimandi alla cultura classica ispirarono al poeta Gabriele D’Annunzio

versi memorabili: ”Vidi il fiore di Magdala, Maria/ E un greco ritmo corse il pio silenzio/ Forte come una Pallade senz’armi/ Degna è che s’alzi in bianco propileo/ Come sorella dei perfetti marmi”.Dalla città natale di Petrarca al borgo natio di Piero, Sansepolcro, il tragitto è breve, la visita è d’obbligo; pregevoli le quattro opere, eseguite tra il 1418 e il 1420 e conservate nel museo civico. Una Madonna maestosa e ieratica, con un mantello simile a un’abside, sotto il quale si rifugiano uomini e donne, inginocchiati e in preghiera; una donna, una madre che leva le mani al cielo, quasi volesse urlare il proprio dolore e la propria disperazione per il Figlio Crocefisso, sono le immagini di più alta spiritualità all’interno del grandioso “Polittico della Madonna della Misericordia”. Contrapposizione tra il divino e l’umano anche in ”Resurrezione”, dove la figura del Cristo ritratta nell’atto di risorgere, sovrasta, solenne, i quattro soldati addormentati. Ascetico e meditativo “San Ludovico”, più terreno “San Giuliano”dalla bellissima testa contornata da una chioma fluente e dorata.Altro borgo, Montevarchi, altra valle, altro museo dove Maria appare perché due angeli, con movimento sincrono, tirano di lato la tenda e ci invitano alla contemplazione, a fermarci, a non superare la soglia. Lei isolata, occupa il centro dell’immagine e li sovrasta, divina, regale eppure tanto umana, con il corpetto dell’abito slacciato sul ventre e la mano destra che lo accarezza per proteggere la sua creatura e sottolinearne l’esistenza. Unica, senza tempo, nobile, fiera e modesta: “La Madonna del Parto” 1453.Dal 13 febbraio al 26 giugno, a Forlì, i Musei San Domenico ospiteranno la mostra “Piero della Francesca, indagine su un mito”.

Piero della Francesca, ” Trionfo della Vera Croce - Particolare”

Piero della Francesca, “Storia di re Salomone e della regina di Saba”, 1452-66 - Particolare

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occhio al libron

di Giuseppe Chitarrini

Renato Barilli“Tutto sul post-moderno”

L o storico e crit ico d’arte R. Bari l l i , in questo volumetto, che raccoglie i testi di quattro lezioni tenute nel dicembre 2012

al l ’Università di Cartagena in Colombia, tematizza e argomenta la definizione e i l concetto di Post-moderno, aggiornandola rispetto al la definizione che ne diede ormai un quarto di secolo fa i l f i losofo francese J.F. Lyotard. Quest ’ult imo intendeva quasi esclusivamente i l concetto di post-modernità in termini f i losofici, indicando una essenziale rottura con la precedente epoca del la Modernità; Bari l l i col loca invece questa nuova epoca in prosecuzione con la prima, un mutamento generale che, però, costituisce un po’ un rifacimento e uno svi lupparsi consequenziale di quel la che fu la seconda - ma anche la prima - modernità. Egl i individua gl i esit i raggiunti da queste novità soprattutto attraverso i nuovi l inguaggi visual i, l ’arte e l ’estetica, così come queste ult ime si erano venute a determinare dal sette-ottocento f ino al la prima metà del novecento (Cfr. p. 14). Bari l l i sostiene che i l termine Post-

moderno è preferibi le ad altr i simil i , qual i tarda modernità o anche al più scolastico Contemporaneità, che è generico ed ‘evoluzionist ico’. Connota la post-modernità - come riteneva anche a Lyotard - con i l superamento definit ivo del la Metafisica, come del resto già Nieztsche aveva preconizzato più di cento anni fa, intendendo con questo superamento i l venir meno del le cosiddette “grandi narrazioni”, o meglio i l venir meno, i l r idimensionarsi o la r iscrittura del potere vincolante e assolutist ico dei miti, del le ideologie e del le fort i appartenenze rel igiose (anche se poi a ben vedere le ideologie non sono affatto f inite, le rel igioni predominano almeno al di fuori del l ’ecumenistico occidente, e i mit i sono stati solo r idimensionati r ispetto la loro originaria fondatività oppure sostituit i). Un segnale nel campo artist ico ed estetico indicò, nel la prima metà del 1400, i l passaggio dal l ’ancièn regime al la prima modernità e fu - oltre l ’affermarsi, sul piano socio economico, dei mercati e del sistema capital ist ico - l ’affermarsi, in pittura, del la prospettiva. In particolare con Leon Battista Alberti nel 1435 per quanto riguarda l ’arte f igurativa, e l ’affermarsi del la stampa sul piano culturale e letterario perché consentì la diffusione del Libro, come mezzo di divulgazione e acculturazione, almeno per le classi più colte e benestanti. Successivamente, la prospettiva iniziò a essere messa in discussione e i primi segnali di ciò si possono già intravedere - sostiene R. Bari l l i - in pittori come J.H. Fussl i , Goya, Canova, W. Turner (Cfr. da p. 22 a p. 31); neanche due secol i dopo si ha la definit iva rottura del vincolo prospettico, in particolare con i l passaggio dal l ’arte f igurativa a quel la astratta e concettuale, dal le avanguardie del l ’8-900 al le trans e post avanguardie a noi vicine nel tempo. Dal la tecnica del la meccanica e del l ’elettr icità al l ’elettronica e al la mult imedial ità, dai primi decenni del novecento a oggi si compie la rottura completa dei canoni tradizional i, dei codici interpretativi, dal la scienza al la tecno scienza, dal l ’arte al la tecnoarte o al la post-arte o al la ‘morte del l ’arte’ (come profetava Hegel r iferendosi però al la f ine del l ’arte romantica). I l post moderno non è solo uno scoop fi losofico-sociologico, ma identif ica sott i l i quanto pervasivi mutamenti nel la percezione del tempo, del lo spazio, dei l inguaggi e del le stesse strutture cognit ive del l ’essere umano. Così stando le cose è inevitabi le che anche le modalità di esperire –in particolare- l ’arte, debbano essere completamente rivedute, e i l post-moderno, così inteso, altro non sarebbe - come dicevamo - che i l venire a compimento di un processo iniziato in sordina già sul f inire del 700, con i l tramonto del la canonicità classica: forse con l ’affermarsi del barocco, con le sue alterazioni del la realtà e le sue artif ic iosità; un percorso giunto oggi a una fase di piena maturazione.Renato Bari l l i , “Tutto sul post-moderno”, Ediz. Guaraldi, Rimini 2013 (pp. 98, Euro 9,90)

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occhio al cinemanIl gabinetto del dottor Caligari L’inizio dell’espressionismo cinematografico

L ’ avangua rd i a a r t i s t i c a , d i f f u s a s i d a l l ’ i n i z i o d e l XX s e co l o s op ra t t u t t o i n Ge rman i a , t r o vò ne l 1 920 i n Robe r t

W i ene i l t r ampo l i n o d i l a n c i o p e r en t ra r e f r a go ro s amen t e an che ne l c i n ema , g ra z i e a “ I l g ab i n e t t o d e l d o t t o r Ca l i g a r i ” ( nono s t an t e po i W i ene s i s i a d i s t i n t o r eg i s t i c amen t e s o l o p e r que s t o , c he è c on s i d e ra t o i l p r imo f i lm e sp r e s s i on i s t a e , p e r c e r t i v e r s i , d e l g ene r e ho r r o r ) .Rea l i z z a t o i n una Ge rman i a i n v i a d i r i p r e s a dopo l a d i s f a t t a d e l l a p r ima gue r ra mond i a l e , C a l i g a r i s f r u t t a ogn i o c c a s i one pe r ana l i z z a r e i l c on t e s t o c he l o h a v i s t o n a s c e r e , a p a r t i r e d a l l a t r ama : un do t t o r e d i o r i g i n i i t a l i a ne ( c he rapp re s en t a l ’ a u t o r i t a r i o s t a t o t e de s co ) s f r u t t a e d eg rada Ce sa r e , s onnambu l o p e r enne ( s imbo l o d e l p opo l o ) c he non è i n g rado d i r i b e l l a r s i e d i a g i r e a l d i f u o r i d eg l i o r d i n i d e l s uo agu z z i n o . I n que s t a v i c enda , amb i en t a t a du ran t e una f i e ra d i p ae se , i n c u i i c i t t a d i n i p en sano s o l o a d i s t r a r s i men t r e l a po l i z i a e g l i i n t e l l e t t u a l i s emb rano c ome pa ra l i z z a t i ,

i n t o r p i d i t i , v en i amo t ra spo r t a t i i n una s t o r i a d i m i s t e r o ed i n ve s t i g a z i one , s eguendo i l p e r c o r s o de l g i o vane F ran c i s , l ’ u n i c o i n g rado d i s c op r i r e l a ve r i t à .Que s t a c r i t i c a d i f o ndo , t r oppo r i v o l u z i o na r i a p e r l ’ e po ca , f u n a s co s t a ed a t t enua t a d a l p r odu t t o r e Pommer, c he impose l ’ i n s e r imen t o d i una c o r n i c e : l e s c ene i n man i c om i o , c he ap rono e c h i udono l a v i c enda , r i p o r t ando t u t t o a l d e l i r i o d i un pa z zo , f a nno i nvo l on t a r i amen t e i n modo che l ’ amb i gu i t à ed i l t ema de l d opp i o , l e i tmo t i v d e l l ’ i n t e r o f i lm , a s c endano ad un s i g n i f i c a t o an co ra p i ù impe r s c r u t ab i l e , c ome s e an che l o s pe t t a t o r e f o s s e s o t t o l ’ i n f l u en za i p no t i c a d e l l ’ a n t agon i s t a ( c o l p o d i s c ena c he ha f a t t o s c uo l a ed è s t a t o r i p r e s o i n una m i r i a de d i f i lm s u c c e s s i v i ) .“ Ca l i g a r i ” è un f i lm che r ima r r à i n de l eb i lmen t e ne l l a s t o r i a d e l c i n ema , e s s endo en t ra t o a p i e no d i r i t t o n e l l ’ immag i na r i o c o l l e t t i v o e c i n e f i l o p e r l e s c enog ra f i e s t ran i an t i a d a l l u c i n a t e , va l o r i z z a t e d a una r eg i a s t a t i c a e d i l u i t a c he s a d a r e i l g i u s t o p e so ad ogn i l o c a t i o n , e c he i n s c r i vono l ’ i n t e ra s t o r i a i n un mondo l o n t ano da l l a r e a l t à , t o t a lmen t e i n f l u en za t o e f i l t r a t o d ag l i s t a t i d ’ a n imo de i p r o t agon i s t i ; e p e r l a r e c i t a z i o ne ( s op ra t t u t t o d i Ve i d t e K rau s s ) en fa t i c a e t e a t ra l e c he f o r s e i n un ne s sun a l t r o f i lm de l l ’ e po ca de l mu t o ha t r o va t o un c onnub i o c o s ì r i u s c i t o e s i n e rg i c o c on l ’ a r gomen to t ra t t a t o ; e d i n f i n e pe r a ve r c r e a t o una m i t o l o g i a p e r i l g ene r e go t i c o / ho r r o r ( b a s t i v ede r e a tmos fe r e e s c enog ra f i e d i mo l t i f i lm d i T im Bu r t on , o l e moven ze deg l i z omb i d i Rome ro a l momen to de l r i s veg l i o ) .

VOTO: 10

di Valerio Lucantonio

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Alfons Mucha e le atmosfere Art Nouveau Lo stile floreale che ammaliò il mondo di Maria Chiara Lorenti

Quando si parla di Art Nouveau subito la mente l’associa alle bellissime donne dipinte da Alfons Mucha. Sinuose, sensuali, vestite di fiori, dalle

pose ingenuamente provocanti, ritratte con linee nette e dinamiche, queste fanciulle incarnano il ruolo di vestali di questa corrente che aveva rivoluzionato lo stile rigido precedente, interessando ogni aspetto della vita di fine ottocento, dall’architettura, al mobilio, dai complementi d’arredo alla pittura, alla scultura e tutte le altre forme artistiche. Ogni linea dritta improvvisamente s’incurvò, nastri svolazzanti e stilemi naturalistici sostituirono l’inflessibilità geometrica per aggraziarsi elegantemente in volute raffinate. Anche Milano si assoggettò, come le più grandi città europee, a questa moda così fitoforme, ed ora le dedica una rassegna per ricordarne la grandezza. Curata da Karel Srp e da Stefania Cretella, in collaborazione con il Centro di Ricerca Rossana Bossaglia e la Richard Fuxa Foundation, con il patrocinio della città di Praga, “Alfons Mucha e le atmosfere Art Nouveau” è una mostra che, pur concentrandosi sul grande artista moravo, abbraccia idealmente quel decennio a cavallo tra l’otto e il novecento noto, in Italia, come Liberty. Locandine, affiches, pannelli decorativi e manifesti pubblicitari resero a questo artista una fama internazionale, le sue donne sofisticate, ingenue eppur dirette nello sguardo, che fissano direttamente l’osservatore, affascinarono il grande pubblico e la forte tiratura delle opere esposte ebbe il risultato di esplicitare la ricerca del bello, rendendola così alla portata di tutti. Figure femminili delicate, delineate finemente e dipinte con cromie armoniche che le rendono ancor più accattivanti. Ben diverse dalle protagoniste dei cartelloni del grande Toulouse-Lautrec, più navigate, tratteggiate in maniera più schematica e sintetica, ove i contrasti sono più incisivi ed è l’azione e non la posa plastica a caratterizzarle (per poter apprezzare dal vero queste litografie, l’Ara Pacis ospita una rassegna dedicata alle sue grafiche, fino all’8 maggio). Sicuramente Mucha è un artista che ha colpito l’immaginario di tante generazioni. Le sue litografie sono tuttora oggetto di un collezionismo attento e sempre costante, non legato all’oscillante altelenare del mercato artistico, infatti un’edizione raffinata delle “quattro stagioni” è stata battuta all’asta da Sotheby’s a Parigi, alla fine del 2014, per ben 48.300 euro.Oltre alle sue 149 opere, in esposizione al Palazzo Reale di Milano, la mostra è arricchita da una vasta selezione di mobili, vetri artistici, manifatture in ferro battuto, vasi e piatti in ceramica, sculture in bronzo, gioielli e quant’altro atto a testimoniare quel movimento in stile floreale che ogni nazione europea denominò in maniera diversa: Modernismo in Spagna, Jugendstil in Germania, Modern Style in Inghilterra e Art Nouveau in Francia e Belgio. Capolavori eseguiti da artisti come René Lalique, per i meravigliosi gioielli ispirati agli insetti ed i vasi in cristallo scolpiti a rilievo, o Louis Tiffany, con le sue lampade dai vetri multicolori, per non parlare dei vasi opalescenti di Emile Gallé, stupendi oggetti da indossare o da ammirare in casa propria (oppure da vedere a Roma, al Palazzo delle Esposizioni dove alcuni arredi d’epoca sono stati in mostra, sino a pochi giorni fa).

Alfons Mucha, “La dame aux camelias”

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dedicato a:n

Alfonse Mucha, “F. Champenois Imprimeur-Éditeur”

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di Maria Centamore

occhio al libron

U no de i l ib r i p iù inqu ie tant i e pa r t i c o l a r i ma i s c r i t t i , un capo l avo ro che non

mu ta , ma s i con fe rma i n c i s i vo ed i c a s t i c o a l l a r i l e t t u ra . S i d i v i de i n t r e l i b r i , che consen tono d i e s se re l e t t i s i ngo l a rmen te , ma che ne l l a comp le s s i t à des t ab i l i z z ano i l l e t t o re e l a “ ve r i t à ” a cqu i s i t a con l a l e t t u ra s i ngo l a de i vo l um i . I l l i b ro mos t ra una pe r i z i a s t rao rd i na r i a ne l l ’ u so de l l e t e cn i che na r ra t i ve . Se ne l p r imo l i b ro , l a dopp i a , s eppu r un i ca , voce na r ran te i n fan t i l e ha un e f fe t t o s t ran i an te , neg l i a l t r i due s i a l t e rna l a na r ra z i one i n p r ima e i n t e r za pe r sona , ma mu ta l a fo ca l i z z a z i one , pe r t an to ognuno d i no i può l egge re i l f i na l e come vuo l e . È un l i b ro comp le s so e comp le to , ra c ch i ude e s f i o ra t em i fo r t i e du r i come l ’ i n ce s to ,

l a pedo f i l i a , l a gue r ra , l a v i o l enza , ma sop ra t t u t t o l a d i spe ra z i one . È amb ien ta to i n un gene r i co paese de l l ’ E s t ( l ’ au t r i c e è unghe re se ) o ccupa to da a rma te s t ran i e re . Due geme l l i , Lucas e K l aus , abbandona t i da l l a nonna -s t r ega , comp iono un pe r co r so i n i z i a t i c o f i abesco , de fo rma to e s fo rma to , che rovesc i a i c anon i de l l a f i aba c l a s s i c a , pu r seguendo i n pa r t e l o s chema d i P ropp . Non s i può condensa re l a t rama senza s ve l a re t roppo , e , sop ra t t u t t o , s enza ev i t a re d i co i nvo l ge re ne l l a pe r sona l e i n t e rp re t a z i one che ogn i l e t t o re può da re . È un l i b ro da l egge re e r i l egge re , fon te i ne sau r i b i l e d i d i ba t t i t o e con t rove r s i a che può p i a ce re o d i s t u rba re , ma senz ’ a l t r o l a s c i a una l e s i one ne t t a ne l l a men te de l l e t t o re .

“Trilogia della città di k” di A.Kristof

Afarin Sajedi L’arte del non detto

Afarin Sajedi è un’artista iraniana, laureata all’Università di Azad, classe ’79. Fin da piccola ha avuto, grazie alla sua famiglia, la possibilità di conoscere il Rinascimento

italiano e di sviluppare la propria passione per l’arte.Le sue opere, associate al pop surrealismo, sono ricche di simbolismi che mirano a trasmettere un unico messaggio: la donna non è solo ciò che vedete, molte sono le cose non dette. La maggior parte dei dipinti presenta una figura femminile posta frontalmente con uno sfondo molto scuro, sul suo volto o intorno a lei elementi estranei al ritratto; questi elementi hanno spesso un’azione “di disturbo” nei confronti dello spettatore, sono un segnale di un qualcosa di più: spesso, ad esempio, sono utilizzati dei pesci come simbologia per la mutabilità, l’instabilità e il desiderio di libertà. Nel caso di quest’artista i dettagli delle opere permettono di comprenderne la profondità e la complessità (entrambi elementi indispensabili per ritrarre donne forti in contesti complessi) ma anche l’enorme maestria.Afarin Sajedi sarà nuovamente in esposizione presso la Dorothy Circus Gallery di Roma a partire dal 9 aprile 2016.Per maggiori informazioni sull’esposizione:

http://www.dorothycircusgallery.it/afarin-sajedi-_-upcomingPer informazioni sull’artista:http://www.afarinsajedi.com/

di Stefania Servillo

in mostran

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D o p o l ’ e s o r d i o c o n l ’ ” A s s o d i p i c c h e ”, l a c r e a z i o n e d e l l a p r i m a s t o r i a d i C o r t o M a l t e s e e d i d i s e g n i d i u n a s e r i e

s u l l a s e c o n d a g u e r r a m o n d i a l e p e r l ’ e d i t o r e i n g l e s e F l e e t w a y, H u g o P r a t t s i c i m e n t ò n e l 1 9 6 9 a l l a c r e a z i o n e d i u n a n u o v a s a g a , c h e h a m o l t i t r a t t i i n c o m u n e e a d d i r i t t u r a d e i r i m a n d i a l l e o p e r e p r e c e d e n t i : s t i a m o p a r l a n d o d e “ G l i s c o r p i o n i d e l d e s e r t o ”, r e c e n t e m e n t e r i p u b b l i c a t i i n u n v o l u m e u n i c o d a R i z z o l i / L i z a r d . I s p i r a t a a l l a v e r a u n i t à b r i t a n n i c a L o n g R a n g e D e s e r t G r o u p , q u e s t a r a c c o l t a , d i s t o r i e p i ù o m e n o b r e v i , u n i s c e l a b r a v u r a d i P r a t t n e l d i s e g n a r e i m e z z i d i t r a s p o r t o e d a c o m b a t t i m e n t o a l l a p o e t i c a n a t a s o l o d u e a n n i p r i m a c o n C o r t o M a l t e s e : i l p o l a c c o K o i n s k y, u n i c o p e r s o n a g g i o p r e s e n t e i n t u t t e e c i n q u e l e a v v e n t u r e , r i c o r d a m o l t o d a v i c i n o i l g e n t i l u o m o d i f o r t u n a p e r l a s u a f i l o s o f i a

p r a g m a t i c a e a l l o s t e s s o t e m p o i m p r o n t a t a s u l l a g i u s t i z i a e d i l r i s p e t t o , p e r n o n p a r l a r e d e l l ’ i r o n i a i n c u i a v o l t e l ’ u f f i c i a l e d e l d e s e r t o s u p e r a a d d i r i t t u r a i l s u o “ f r a t e l l o m a g g i o r e ”. Q u e s t o s t r e t t o l e g a m e c o n C o r t o h a l a s u a c e l e b r a z i o n e n e l l ’ e p i s o d i o “ P i c c o l o c h a l e t ”, i n c u i r i t r o v i a m o i l c o p r o t a g o n i s t a d e l c i c l o d e l l e “ E t i o p i c h e ”, l ’ a f r i c a n o C u s h , c h e s i c u r a m e n t e n o n p a s s e r à i n o s s e r v a t o a g l i a m a n t i d e l l ’ o p e r a p i ù f a m o s a d i P r a t t ; c i s o n o p e r ò d a s o t t o l i n e a r e q u e l l e d i f f e r e n z e c h e f a n n o d e “ G l i s c o r p i o n i d e l d e s e r t o ” u n f u m e t t o a u t o n o m o , b e n l o n t a n o d a l l ’ e s s e r e u n f a c s i m i l e : i n p r i m i s a b b i a m o l a p a l e s e d i s t a n z a g e o g r a f i c a e t e m p o r a l e , c h e p e r m e t t e a P r a t t d i d i s e g n a r e u n m o n d o b e n d i v e r s o d a q u e l l o p i ù l i b e r o e s p e n s i e r a t o i n c u i n a v i g a v a C o r t o M a l t e s e ; v a p o i n o t a t o c o m e q u i i l p r o t a g o n i s t a , a p a r t e u n m o m e n t a n e o r i p e n s a m e n t o i n u n o d e g l i e p i s o d i , a b b i a u n o s c o p o b e n p r e c i s o , d e t t a t o d a l l a f e d e l t à v e r s o l a p r o p r i a c a u s a , i l p r o p r i o p a e s e e l a m e m o r i a d e l l a f a m i g l i a , v i t t i m a d e l c o n f l i t t o . P e r q u e s t i e d a l t r i m o t i v i d u n q u e “ G l i s c o r p i o n i ” n o n p u ò e s s e r e a s s o l u t a m e n t e a n n o v e r a t a t r a l e o p e r e m i n o r i d e l m a e s t r o d i M a l a m o c c o , t e n e n d o a n c h e c o n t o d e l p e r i o d o t e m p o r a l e c h e h a n n o c o p e r t o l e p u b b l i c a z i o n i d e i v a r i e p i s o d i ( i l p r i m o è d e l ‘ 6 9 , m e n t r e l ’ u l t i m o d e l ‘ 9 2 ) c h e p e r m e t t e i n p o c o m e n o d i c i n q u e c e n t o p a g i n e d i a v e r e u n r i a s s u n t o q u a s i c o m p l e t o d e l l ’ e v o l u z i o n e g r a f i c a e n a r r a t i v a d i u n o d e i p i ù g r a n d i a r t i s t i d e l f u m e t t o m o n d i a l e

di Valerio Lucantonio

Gli scorpioni del desertoLa raccolta integrale di Rizzoli

mangan

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fotografianIlse MooreLa fotografia sommersa di Stefania Servillo

I lse Moore è una fotografa professionista che vive e lavora a Johannesburg e che ha studiato Arti Visive presso l’Università del Sud Africa; inizialmente

orientata verso l’illustrazione e la pittura, ha considerato solo in un secondo momento la fotografia come effettivo mezzo espressivo.Gran parte del lavoro, svolto sino a quattro anni fa, circa riguardava servizi fotografici per matrimoni; attualmente è molto apprezzata per gli scatti subacquei che realizza (sempre per servizi matrimoniali, per opere personali o per reportage di moda). La sua tecnica ben si presta a una rappresentazione surreale di concetti astratti che risultano affascinanti, conturbanti e ricchi di sensualità. Tra le serie di maggior impatto visivo abbiamo quella delle “spose”: si tratta in parte di modelle professioniste e in parte di spose reali, l’acqua dà fascino a tutti i soggetti ritratti in egual misura e gli eleganti movimenti dei tessuti rendono le foto imperdibili.Il vero protagonista è l’elemento attraverso cui è presentato chi posa: l’acqua. Vissuta fin da piccola in un yatch club, ha imparato giovanissima a navigare “prima ancora d’andare in bicicletta” (cit.) e ancora oggi questo elemento rappresenta una fonte d’ispirazione carica di attrattive.L’attrezzatura utilizzata dalla fotografa per le serie subacquee è simile a quella che utilizza per i lavori standard, sottolinea comunque, il gran lavoro di editing e la costante attenzione prestata alle luci dentro e fuori dall’acqua: nulla è lasciato al caso.Per gli appassionati del genere consigliamo il sito web personale della fotografa: http://www.ilsemoore.com/

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di Cristina Simoncini

curiosARTn

Molti proprietari di gatti sono appassionati dei loro amici felini, ma pochi hanno immortalato i loro animali domestici come l’artista Svetlana Petrova. La pittrice russa è diventata

famosa in Internet dopo aver esposto il suo gatto all’interno di popolari dipinti classici. Il simpatico felino, di nome Zarathustra, apparteneva alla madre di Svetlana e, come si può notare dalle foto, era molto ben nutrito. Questo ha ispirato l’artista russa e il suo progetto: “Fat Cat Art”. (letteralmente “arte del gatto grasso”)Petrova ha spiegato che la sua ispirazione per questa serie è venuta dopo la morte della madre.“Ho perso mia madre nel 2008 e lei mi ha lasciato Zarathustra. Ho avuto una depressione orribile dopo la sua morte e per due anni non sono stata in grado di fare qualcosa di creativo “, ricorda Petrova in un’intervista alla BBC. “Ho avuto in precedenza altri gatti e li ho inclusi spesso nei miei lavori, come ad esempio in spettacoli teatrali, e ho fatto i costumi per loro. Ma ho pensato, ‘Che cosa posso fare con Zarathustra?’, perché mia madre lo viziava e lui è così grasso’ “ E prosegue “Allora, quando un mio amico mi ha detto: ‘Perché non fai un progetto artistico con il vostro gatto? Lui è così divertente,’ ho pensato che forse avrei potuto fare una natura morta secondo lo stile dei dipinti olandesi, con del cibo. Per caso ho provato ad inserirlo in un altro dipinto che avevo già cominciato. ““Io, Zarathustra il Gatto, ho deciso di illuminare il genere umano, e gentilmente spiegare all’uomo che l’arte contemporanea può effettivamente essere trovata su Internet. Chi si occupa di arte ufficialmente, non è ancora interessato a Internet, ma accadrà, perché, come accade con tutte le nuove tendenze artistiche, le reazioni sono sempre molto lente. Street art e graffiti solo recentemente hanno trovato posto anche in gallerie e musei. Ora è il momento per la Fat Cat Art” spiega infatti “Zarathustra” sul sito web di Svetlana.La sua galleria online comprende dipinti di varie epoche: antico Egitto, il Rinascimento italiano, i maestri olandesi del XVII secolo, capolavori francesi del XVIII secolo e opere americane e russe famosi del XIX secolo. Ma che si tratti di Rembrandt, Tiziano, Leonardo da Vinci o Whistler, in tutte le opere troneggia Zarathustra.Su http://fatcatart.com si possono ammirare i numerosi capolavori “migliorati” dalla presenza di Zarathustra.

Fat Cat ArtQuando un gatto cicciottello diventa un’opera d’arte

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Golden: il teatro nel cuore di RomaOcchio al palcoscenicon

di Rossana Gabrieli

A San Giovanni, in via Taranto, sin dal 2009 ha avviato la sua attività artistica il Teatro Golden,

riconvertendo l’ex cinema Golden, trasformato successivamente in Sala Bingo e in ultimo abbandonato per oltre 12 anni. Il teatro, con i suoi 300 posti, ospita spettacoli di diverse tipologie, anche con l’ausilio di tecnologie già predisposte, con effetti di grande valorizzazione della produzione teatrale..Il Golden, tuttavia, è principalmente dedicato alla commedia brillante ed agli spettacoli comici e musicali.L’attuale stagione vede in cartellone: “Sali o scendo?”, una commedia sul destino e sull’amore con momenti di irresistibile comicità e riflessione sull’interrogativo: se è vero che il cielo ci invia dei segnali,

siamo davvero sicuri di interpretarli nel modo giusto?Seguono: “Brava. Suoni come un uomo”, “Gira che ti rigira…”, in cui una “ruota della fortuna” guida l’alternarsi degli otto sketch proposti dagli attori Spadoni&Paniccia. Il pattern risulta pertanto casuale, ma mai ripetitivo. Gli attori condividono con il pubblico la condizione di imprevedibilità dei fatti, dei ruoli.E ancora: “Moms”, “Sfogliando le pagine”, “Ho adottato mio fratello”, “La bella è la bestia”, “La musica mi gira intorno”, “Una cena di gala” e “Si fa presto a dire …vado al Massimo”, in favore dell’associazione Peter Pan Onlus (per l’accoglienza dei bambini malati di cancro) in scena tutti i mesi, fino a maggio.Per contatti: [email protected]

Roma è una città straordinariamente colma di bellezze artistiche e architettoniche, alcune delle quali, a saper ben leggerne il significato, rappresentano una sorta

di sberleffo o affronto al potere costituito (sia stato il Papa in rappresentanza della Chiesa o altro potere vigente al momento della costruzione). Ne riportiamo solo alcuni che ci hanno particolarmente incuriosito, cominciando da Porta Pia, ovvero l’ultima opera architettonica di Michelangelo Buonarroti, commissionatagli nel 1561 da Pio IV. Il Papa, benché discendente da un ramo cadetto della famosa casata dei Medici, si racconta che fosse in realtà erede di una nobile, ma molto meno illustre famiglia di barbieri milanesi. Il Vasari riferisce che Michelangelo, molto legato alla famiglia dei Medici, decise di giocare al papa uno scherzo alquanto oltraggioso riferito alle sue vere origini. Prevedendo che il Papa scegliesse tra le sue proposte quella con il minore costo, mise in condizione Pio IV di sceglierne una dove erano stilizzate delle bacinelle per la barba, sapone e asciugamani con frangia: i simboli da associare al povero Pio IV, divenuto

così in eterno, per mano di Michelangelo... il “papa barbiere”! Di fronte alla bella chiesa medievale di Santa Maria sopra Minerva, a due passi dal Pantheon, dal 1667 è presente un monumento firmato dal Bernini e soprannominato da tutti i romani il “pulcino della Minerva”, nonostante rappresenti un elefantino che sorregge un obelisco. Senza approfondire in questa sede il motivo per cui sia tanto stridente il soprannome rispetto al soggetto del monumento, l’ulteriore curiosità di questa opera è rappresentata dalla posizione data dal Bernini (o meglio, dal suo allievo Ettore Ferrara che la scolpì sul disegno del maestro) e che è arrivata fino a noi. L’elefantino, infatti, fu posizionato in modo che desse le spalle al convento domenicano dell’Inquisizione adiacente la chiesa. Domenicano, infatti, era padre Paglia, un partecipante alla gara indetta dal papa Alessandro VII, che per reazione al rifiuto al suo progetto, contrastò parecchio quello iniziale del Bernini fino a farlo modificare. E il Bernini si vendicò tramandando ai posteri le “terga” con la coda leggermente spostata e insolentemente rivolta verso il convento dei Domenicani.Anche la statua di Giordano Bruno, che dal 9 giugno del 1889 veglia sulla bella piazza di Campo de’ Fiori, può essere considerata una evidente protesta verso la Chiesa. La scultura, che è presente nella stessa piazza dove fu bruciato vivo il 17 febbraio 1600 il frate domenicano, che la Chiesa della controriforma aveva perseguitato come apostata e condannato come eretico, ha sicuramente una storia interessante, nata una dozzina di anni prima della sua posa, nel 1876. Infatti da quell’anno, grazie al movimento studentesco romano di fine ottocento, alla massoneria, all’entusiasmo dell’anticlericale Giuseppe Garibaldi e ad una appassionata partecipazione internazionale, parte il progetto per la realizzazione della statua, ostacolato per lunghi 13 anni, ma che alla fine viene portato a compimento con il risultato che tutti i visitatori della splendida piazza romana possono ammirare.La storia urbanistica di Roma è così piena di provocazioni simili a quelle qui raccontate, che non la si può considerare esaurita in poche righe. Presto, il seguito.

La Roma insolitan di Nicola Fasciano

Monumenti “per dispetto”

Roma, Porta Pia

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sul filo di china

EventinnRoma“Dal Musèe d’Orsay. Impressionisti tête a tête” Complesso del Vittoriano, fino al 7 febbraio “Pablo Atchugarry. Città eterna, eterni marmi”Museo dei Fori Imperiali, fino al 7 febbraio “Impressionisti e capolavori della Phillips Collection di Washington”Palazzo delle Esposizioni, fino al 14 febbraio “The Art of the Brick: sculture LEGO di Nathan Sawaya”SET, fino al 14 febbraio“Limen, di Maria Elisabetta Novello”Galleria Anna Marra, fino al 20 febbraio “James Tissot (1836-1902)” Chiostro del Bramante, fino al 21 febbraio “Impressionisti. Tête-a-tête”Complesso del Vittoriano, fino al 21 febbraio“Tesori della Cina Imperiale. L’età della rinascita fra gli Han e i Fang”Palazzo Venezia, fino al 28 febbraio“Sorella Terra, la nostra casa comune - Mostra fotografica National Geographic”Museo di Roma, Palazzo Braschi, fino al 28 febbraio “Prototypology, Cy Twombly&Co”Gagosian Gallery, fino al 5 marzo“Affinità elettive”Galleria d’Arte Moderna di Roma, fino al 13 marzo“Transformers”MAXXI, fino al 28 marzo“Gillo Dorfles: essere nel tempo”MACRO, fino al 30 marzo“Ron English” (articolo a pag. 3)Dorothy Circus Gallery, dal 20 febbraio fino al 31 marzo “Pablo Echaurren. Contropittura”GNAM, fino al 3 aprile“CoBrA: una grande avanguardia europea (1948-1951)”Palazzo Cipolla, fino al 3 aprile“Contropittura. Pablo Echaurren”GNAM, fino al 3 aprile“Renzo Arbore. La mostra”MACRO Testaccio, fino al 3 aprileAfarin Sajedi (articolo a pag.10)Dorothy Circus Gallery, il 9 aprile“Leonardo Da Vinci. Il genio e le macchine”Palazzo della Cancelleria, 30 aprile“Toulouse Lautrec. La collezione del museo di Belle Arti di Budapest” Museo dell’Ara Pacis, fino al 8 maggio“Egosuperegoalterego. Volto e corpo contemporaneo dell’arte”MACRO, fino al 8 maggio

nCatania“Chagall. Love and life. Opere dalla collezione dell’Israel Museum”

Castello Ursino, fino a 14 febbraio

nFerrara“De Chirico a Ferrara, 1915-1916. Pittura metafisica e avanguardie europee”Palazzo dei Diamanti, fino al 28 febbraio

nFirenze“Il mondo che non c’era. Arte precolombiana nella collezione Ligabue”Museo Archeologoco Nazionale, fino al 6 marzo “Un palazzo e la città” Museo Salvatore Ferragamo, fino al 3 aprile

nForlì“Piero della Francesca, indagine su un mito” (Articolo a pagg. 4-5)Musei San Domenico, fino al 26 giugno

nGenova “Dagli impressionisti a Picasso” Palazzo Ducale, fino al 10 aprile

nMilano “Da Raffaello a Schiele”Palazzo Reale, fino al 7 febbraio “Gauguin”MUDEC, fino al 21 febbraio “Hayez”Gallerie d’Italia-Piazza Scala, fino al 21 febbraio “Alfons Mucha e le atmosfere Art Nouveau” (articolo a pagg. 8-9)Palazzo Reale, fino al 20 marzo

nPadova “Fattori”Palazzo Zabarella, fino al 28 marzo

nTreviso “El Greco in Italia - Metamorfosi di un genio” Casa dei Carraresi, fino al 10 aprile

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Erik Jones, PS36, pastelli colorati, pastello a cera solubile in acqua, colori acrilici, vinile bianco adesivo su carta rives BFK montato a pannello

Ilse Moore, “La Cage et le combat sans fin”, 60X48, 2014