occhio all'arte (maggio 2012)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VI N° 54 maggio 2012 Mensile d’informazione d’arte n in mostra: L’Arte che sublima l’Arte n donne nell’arte: Dorothea Tanning n dedicato a: Dalì un artista un genio n editoriale: Arte Mediterranea: vent’anni di successo Immagine di Paolo Boccardi

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rivista culturale

Transcript of occhio all'arte (maggio 2012)

A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VI N° 54 maggio 2012

Mensile d’informazione d’arte

nin mostra: L’Arte che sublima l’Arte

ndonne nell’arte:Dorothea Tanning

ndedicato a:Dalì un artista un genio

neditoriale:Arte Mediterranea: vent’anni di successo Immagine di Paolo Boccardi

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Giuseppe Grasso

CollaboratoriLuigia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Valeria Nicoletta,

Luca Deias, Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese,

Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi, Marilena Parrino

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

SommarioParole d’artista

Arte Mediterranea: vent’anni di successoTagore, The last Harvest

Dominique Bollinger e Focus FotoAntinoo. Il fascino della bellezza

Il caliente pittore bielorussoCase di Cultura

L’Arte che sublima l’ArteDalì un artista un genio

“Le pagine della nostra vita”Dopo Torino, è Roma ad ospitare Doris Salcedo

Dorothea TanningKen il guerriero

Il Centro Culturale “Elsa Morante”“La scienza dell’amore” di Giovanni Carrada ed Emmanuele A.

JanniniLo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde

Leonard Feed, Io amo l’Italia

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Parole d’artista

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E’ in distribuzione la 1° lezione del DVD sulla pittura ad olio

• Le masse vogliono apparire anticonformiste, così questo significa che l’anticonformismo deve essere prodotto per le masse. ~ Andy Warhol

• Tutta la matematica del mondo non potrà mai supplire la mancanza di genio. ~ Michelangelo Buonarroti

• Una città non è disegnata, semplicemente si fa da sola. Basta ascoltarla, perché la città è il riflesso di tante storie. ~ Renzo Piano

• Nessun settore della vita è tanto esiguo e insignificante da non offrire spazio alle aspirazioni artistiche. ~ Gustav Klimt

• I libri si offendono quando vengono dati in prestito, per questo spesso non ritornano. ~ Oskar Kokoschka

• L’arte mi sembra essere soprattutto uno stato d’animo. ~ Marc Chagall• Ogni epoca ha una sua coscienza propria che le altre epoche non sanno

assimilare. ~ René Magritte

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 349.7790097

3La ghiandaia

editorialenArte Mediterranea: vent’anni di successoUna certezza culturale per la collettività apriliana di Chiara Lorenti

In un momento storico in cui tutto è precario e le certezze sono un’utopia, non è molto frequente trovare attività longeve sul mercato, ancor di più è difficile scoprire

associazioni culturali, autofinanziate, che raggiungano il venerando traguardo di vent’anni di presenza costante sul territorio.L’Arte Mediterranea, in questo contesto, è una rara eccezione.Nata da un’idea di un gruppo di amici artisti che, nell’aprile 1992, si radunavano insieme per dipingere, Antonio De Waure, Massimiliano Drisaldi, Claudio Cottiga, Dino Massarenti, Salvatore Romano e Lucio Ruotolo, l’associazione fu fondata per trasmettere le proprie esperienze e conoscenze tecniche a chi volesse approcciarsi all’Arte.Fu così che, in una stanza messa a disposizione dal Centro Don Milani, nacque questa realtà che nel tempo affondò le sue radici nel tessuto sociale della città, rinnovandosi, crescendo e consolidandosi, trasformando quell’aula in un proprio polo dove a tutt’oggi si tengono numerosi corsi inerenti la cultura e le varie discipline artistiche.“[...] venti anni in cui non è stato facile ad Aprilia fare cultura, insegnare Arte e aiutare le istituzioni per l’educazione dei giovani. Venti anni, tuttavia, in cui la scuola d’Arte Mediterranea non ha mai mancato un appuntamento importante della città, si è sempre distinta per le sue attività e ha sempre saputo sostenere ed incentivare i giovani talenti, molti dei quali in seguito hanno fatto di una passione una professione [...]” in questo apprezzamento del sindaco f.f. Antonio Terra si rispecchia

appieno la funzione sociale e collaborativa che l’associazione sta portando avanti in tutto questo lasso di tempo. In effetti molte sono state le iniziative di cui quest’ultima è stata promotrice o comprimaria, tra queste meritano senz’altro menzione le raccolte fondi effettuate a scopo benefico, sia per aiutare reparti pediatrici di alcuni ospedali, sia per il sostegno finanziario e didattico a scuole in sud america e nella nostra città, per non tacere delle numerose attività per i giovani e non, con mostre personali e collettive, visite a città d’arte e musei, la creazione di un sito web e soprattutto, unico sul territorio, di un giornale d’informazione sugli eventi e mostre “Occhio all’Arte”.In occasione di questa ricorrenza ci sarà una celebrazione il 19 maggio alle ore 18,00, aperta a tutti, presso l’aula magna dell’Istituto Comprensivo Menotti Garibaldi, a cui interverranno le maggiori personalità politiche e culturali, le associazioni cittadine, gli artisti locali e tutti gli amanti dell’arte.“Chiudi gli occhi e come per incanto, apparirà il tuo mondo! Cerca in profondità e vedrai cose mai viste che solo tu potrai apprezzare! Il tuo mondo ti svelerà ciò che sei, e solo in quel momento prova a dipingere. Vedrai che alla fine non hai bisogno di vedere ma solo di capire ciò che veramente sei.” Questa è la filosofia con cui Antonio De Waure, presidente, manda avanti l’associazione. Chi volesse avere ulteriori informazioni sulle iniziative culturali e chiarimenti sull’attività didattica dell’associazione, può visitare il sito internet www.artemediterranea.org.

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di Eleonora Spataro

in mostranTagore, The last HarvestL’opera pittorica del poeta e premio Nobel in mostra alla GNAM

Dominique Bollinger e Focus FotoWorkshop: Composizione e struttura dell’immagine fotografica

La Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Roma, in collaborazione con l’Archivio Tagore di Rabindra Bhavana, il Kala Bhavan Museum di Visva-Bharati e la

National Gallery of Modern Art di New Delhi, presentano The Last Harvest, la retrospettiva dedicata alle opere pittoriche di Tagore (1861-1941).A 150 anni dalla nascita, per la prima volta in Italia, i lavori del grande poeta vengono messi in mostra per dare modo di apprezzarne la produzione artistica non lontana, nella dimensione interna, da quella poetica. Ecco che si rintracciano elementi e temi dove “sembrano confluire in modo originale e personale le suggestioni del variegato mondo della sua poesia nell’opera pittorica, creando un contrappunto di elegante e raffinata sinestesia”.Si tratta di un corpus di circa cento opere su carta, in prevalenza acquerelli ma anche pastelli e inchiostri, che affrontano diversi temi e generi, dai ritratti ai paesaggi, alle figure di animali reali e fantastici, eseguiti con uno stile personale.La mostra sarà visitabile fino al 27 maggio 2012, dal martedì alla domenica, nelle sale della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.

The Last HarvestMostra internazionale dei dipinti di Rabindranath Tagore( 29 marzo – 27 maggio 2012 )Galleria nazionale d’arte moderna e contemporaneaViale delle Belle Arti 131, Roma

L’Associazione Focus Foto di Aprilia, a pochi mesi dallo start di partenza, segna un bel colpo; a giugno proporrà il workshop di Dominique Bollinger “Composizione e

struttura dell’immagine fotografica”.Il fotografo francese, che ha alle sue spalle premi, mostre in Europa e negli Stati Uniti, forte di un’esperienza di oltre 40 anni di lavoro sul campo, ritiene la composizione uno degli elementi fondanti della fotografia: “dal modo di far interagire le cose che si fotografano e dalla loro rappresentazione nello spazio dipende l’efficacia di ogni fotografia.” Il programma, che si svolgerà nel weekend, prevede un primo incontro dove si studieranno, su schermo digitale, immagini fotografiche di autori italiani e stranieri per individuarne i punti forti: luce, resa della materia, istantaneità. Gli altri due incontri invece saranno dedicati a riprese in esterno, nei dintorni di Monte Porzio Catone, con apparecchi sia digitali che analogici, seguite da analisi e commenti dei risultati ottenuti. Con numero massimo di otto partecipanti il corso avrà il costo di 150 euro e avrà luogo durante il primo o il secondo weekend di giugno 2012. Per l’iscrizione è prevista una caparra, non rimborsabile, di 50 euro. Per informazioni contattare l’Associazione Focus Foto presso i locali dell’Associazione Arte Mediterranea in via dei Peri, 04011, Aprilia (LT) o attraverso la pagina Facebook www.facebook.com/FocusFotoAprilia.

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archeologian

di Luigia Piacentini

Antinoo. Il fascino della bellezzaL’amore ossessivo dell’imperatore Adriano

Chi ha letto il romanzo di Marguerite Yourcenar (Memorie di Adriano, 1951) può intendere, attraverso le parole dell’autrice che si immedesima nell’imperatore per scrivere

una lunga lettera a Marco Aurelio, della passione e del vero amore che ha invaso Adriano nei confronti del giovane Antinoo. Antinoo proveniva dalla Bitinia (un’antica regione dell’Asia Minore) e Adriano lo portò con sé a Roma nel 125 d.C. dopo un viaggio durato due anni fino ai confini dell’impero romano. Così per la prima volta la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio ha inaugurato il 5 aprile, e fino al 4 novembre, la mostra “Antinoo. Il fascino della bellezza” nell’Antiquarium di Villa Adriana (Tivoli), proprio in quella dimora che protesse il loro sentimento. L’esposizione si articola in quattro sezioni e qui confluiscono opere d’arte da tutto il mondo, celebrando così anche il ritorno di reperti che si trovano all’estero ma che vennero trovati nella grandiosa villa tiburtina. In questo percorso è possibile ammirare ritratti dell’imperatore romano ma soprattutto del giovinetto che, in veste di Apollo, Dioniso o Osiride, incarna la bellezza pura e perfetta della sua età. E’ soprattutto dopo la sua morte che Adriano gli dona i ritratti più belli e suggestivi e divinizzato dai sacerdoti egizi, viene ad incarnare Osiride, la divinità protettrice dei faraoni. La sua morte è ancora un enigma: attorno al 130 d.C. Antinoo muore annegato nelle acque del Nilo e dopo questo episodio Adriano avrebbe fondato la città di Antinoopolis nella stessa zona in cui avvenne la tragedia. Gli storici greci e romani divergono: il giovane fu assassinato e questo è alquanto probabile. Chi dice che si sacrificò volontariamente perché un oracolo aveva

predetto sventure al suo imperatore e dunque il suo immolarsi avrebbe placato gli dei; chi ritiene che fu addirittura lo stesso Adriano a offrire in dono il suo bene più prezioso; chi pone in risalto la forza devastante della gelosia che avrebbe potuto facilmente colpire uno dei giovani della corte imperiale. Questa morte genera in Adriano una vera ossessione e dissemina per tutto l’impero statue e ritratti di Antinoo. A Villa Adriana invece lo onora con la costruzione di un grande edificio absidato, in cui è stato riconosciuto un “Antinoeion”, collocato lungo l’ingresso monumentale che conduceva al vestibolo dell’abitazione. In occasione della mostra il percorso di visita del complesso archeologico includerà i resti del cosiddetto Antinoeion. Attualmente sono perfettamente leggibili il perimetro e la pianta del luogo dove sorgeva un’ampia esedra, fronteggiata da due templi separati dall’obelisco che, oggi, si trova sul Pincio.

“Animula vagula, blandula,Hospes comesque corporis,Quae nunc abibis in locaPallidula, rigida, nudula,Nec, ut soles, dabis iocos...” P. Aelius Hadrianus, Imp.

“Piccola anima smarrita e soave,compagna e ospite del corpo,ora ti appresti a scendere in luoghiincolori, ardui e spogli,ove non avrai più svaghi consueti...”

Antinoo Farnese, marmo bianco; Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Archivio fotografico della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei / foto Luigi Spina

Testa da una statua di Antinoo-Dioniso dalla collezione Townley, marmo bianco; Londra, The British Museum

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informARTnIl caliente pittore bielorussoHa girato il mondo pur di non smettere di dipingere di Luca Deias

Case di CulturaCome sentirsi degli artisti con facilità e divertimentodi Martina Tedeschi

In equilibrio tra la silenziosa passione russa e la calda atmosfera sud americana Leonid Afremov sta, lentamente ed umilmente, diventando il rappresentante di un

impressionismo moderno. Provato da una vita durissima Leonid ha girato il mondo pur di riuscire a vivere di arte, e finalmente ora l’artista bielorusso ha raggiunto la tanto ricercata libertà per dedicarsi a ciò che da cinquant’anni ama fare: dipingere. Nato a Vitebsk da genitori ebrei (come Marc Chagall una settantina di anni prima) sin da giovanissimo si interessa all’arte dimostrando ottime qualità. Comincia ad avere un discreto successo, ma le sue origini ebree non sono ben viste dalla Russia sovietica e fatica a guadagnarsi da vivere, così, nel ’90, decide di portare la sua arte in Israele. Qui però gli ebrei lo vedono come immigrato russo e lo sfortunato pittore è vittima di razzismo, un razzismo che culmina, nel marzo 2001, nella distruzione della sua galleria d’arte da parte di ebrei ortodossi, che rubano e distruggono tutto il contenuto. Moltissime opere di Afremov sono andate perse per sempre, molte altre svendute a prezzi ridicoli perché unica fonte di guadagno per lui e la sua famiglia in un periodo nel quale, evidentemente, la stupidità degli uomini e i limiti imposti dalle religioni hanno soffocato la sua arte. Fortunatamente la voglia di dipingere che anima il pittore bielorusso era forte, e non si diede per vinto: nove anni fa partì per gli Stati Uniti, ricominciò tutto da zero e finalmente oggi, grazie all’aiuto di Internet,

riesce a pubblicizzare le sue opere, riesce a venderle, non più in una terra che lo disprezza ma in tutto il mondo. Ora vive a Playa del Carmen, i suoi dipinti valgono migliaia di dollari l’uno. Dipinge solo con la spatola ormai, Leonid, uno stile duro, forte, dai colori accesi, per chi ha avuto una vita dura, senza mezze misure, ma non ha dimenticato mai la delicatezza dell’arte.

Nel cuore di una delle aree più belle di Villa Borghese, nella nostra Capitale, è situato l’edificio dedicato alla cultura cinematografica noto come la Casa del

Cinema. La struttura ospita una grande sala cinematografica d’eccellenza che, dotata di sofisticate apparecchiature di ultima generazione, permette la videoproiezione in alta definizione digitale. La Casa del Cinema non ha però il sol

fine di attrezzare questo tipo di videoproiezioni, ma anche di organizzare convegni, incontri e presentazioni libri; il tutto, quando possibile, è arricchito dalla partecipazione di grandi sceneggiatori, registi ed attori disponibili per “lezioni di cinema” e per interagire a dibattiti in merito all’argomento, secondo la programmazione giornaliera della Casa. Non è però solo l’ambito del cinema a suscitare questo notevole interesse ed è proprio per questo che nasce dal recupero architettonico e paesaggistico di Villa Osio, la Casa del Jazz, un complesso di tre edifici delle quali il nucleo principale ospita un auditorium polifunzionale per : lezioni di Storia del Jazz, conferenze stampa, presentazioni di novità discografiche ed editoriali e concerti dal vivo. All’interno del parco che ospita la struttura è presente inoltre una sala di prove e registrazione professionale, disponibile sia per professionisti che per musicisti alle prime armi. Per gli appassionati di letteratura è nata invece nel complesso borrominiano dell’ex Oratorio dei Filippini a piazza dell’Orologio, la Casa delle Letterature, un luogo allestito a dovere per ogni tipo di attività artistica: laboratori di scrittura e lettura, mostre di pittori, scultori e fotografi, performance musicali e teatrali e quant’altro. Insomma, occasioni e modi per arricchire il nostro bagaglio artistico - culturale sono a nostra disposizione, basta approfittarne!

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L’Arte che sublima l’ArteMirò a Roma fino al 10/06/2012 di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

in mostran

La città di Roma ha onorato il genio catalano ospitando le sue opere in uno scenario magnifico ed affascinante, emblema di grazia ed armonia rinascimentale: il Chiostro del Bramante,

incastonato tra gioielli architettonici celeberrimi e di inusitata bellezza, ma non solo. Per raggiungerlo, infatti, si può partire anche da Ponte Sisto, zigzagare per i Rioni Regola e Ponte, scegliendo stradine strette tra palazzi alti, più o meno poveri, più o meno restaurati, dipinti con colori che vanno dal rosso pompeiano all’ocra chiaro, al grigio scrostato, con finestre e finestrine piazzate in posizioni “impossibili”; con le botteghe di artigiani veri. Raggiunta, quindi, Piazza della Pace, lasciato alle spalle il Medioevo, sarà indimenticabile farsi stupire dal barocco pronao della chiesa di Santa Maria della Pace, che s’inserisce candido nella piazzetta, dove è appunto collocato il nostro chiostro. L’ingresso alla mostra è angusto, ma il portico nel quale immette è luminoso, armonioso e leggiadro, chiuso come qualsiasi portico, ma aperto come un “universo”. Le emozioni ovviamente non finiscono qui, a Roma; c’è la Catalogna con la sua Luce e la sua Poesia catturate dalle tele di Mirò, che elargiscono altra linfa vitale allo spirito. L’esposizione presenta la produzione dell’artista negli ultimi trenta anni della sua lunga vita (1893- 1983) e, quindi, non permette una visione del suo iter umano e artistico, delle scelte e degli abbandoni, delle contaminazioni e dei traguardi totalmente originali. Per ovviare a questa mancanza è stato installato un grande monitor, al piano terra, nel portico, su cui scorrono le immagini dei suoi primi disegni (1901-1905) precisi,

calligrafici e pignoli nel loro realismo. Seguono alcuni stupendi dipinti a olio che permettono di comprendere la poetica e l’inquietudine interiore che lo porterà sempre a reinventarsi, ad affermare che “bisogna distruggere per rifare, uccidere per rinascere, rinnovellati, come dopo un secondo diluvio”. Chiaro appare il sentimento che costituisce il nucleo emotivo dell’arte di Mirò: il suo profondo attaccamento alla terra, alla gente e alle tradizioni della nativa Catalogna. Tra tali dipinti definiti “particolaristi” spicca “La fattoria 1921-1922”, in cui Mirò mette a nudo la struttura della propria casa nella terra di Tarragona, catalogandone i contenuti con chiarezza e precisione senza precedenti. Scorrono altre tele che testimoniano il passaggio graduale ad un linguaggio pittorico sorprendentemente metaforico e simbolico, che trae ispirazione dal subconscio, dal mondo onirico: il “Ritratto di Madame K 1924” è …. un cuore, un seno di profilo, un seno di fronte, la testa-figura come un manichino …... Ultimata la visione del filmato, sicuramente la percezione della mostra sarà differente, perché se ne potrà assimilare il contenuto come testimonianza di un’ulteriore evoluzione matura e senile dell’artista, e non come linguaggio unico di un neofita astrattista. Le ben ottanta opere presenti, gli oli su diversi supporti, ceramiche, sculture e acquarelli, sono una testimonianza tangibile della sua versatilità e della capacità di mettersi in discussione e di reinventarsi in sintonia con le avanguardie coeve. È lo stupore oltre all’ammirazione, il sentimento che accompagna il visitatore che si aggira tra tele grandissime, su cui il ringiovanito settantenne ha tracciato delle gigantesche pennellate o ha lasciato gocciolare il colore molto spesso nero, per poi magari modellarlo con le dita ottenendo immagini di forte suggestione, come in “Oiseaux” del 1973. Tra le sale ce n’è una che ospita dei dipinti monocromi veramente suggestivi ed evocativi come “Poema” del 1966, in cui le “cascate di mani” riportano agli albori, alle pitture rupestri. Le ultime sale presentano dipinti essenzialmente astratti con pochi elementi antropomorfi, pervasi da una luminosità tutta mediterranea, dovute alla profusione di pennellate sinuose e materiche di giallo, di rosso e di blu, nelle tonalità più calde ed avvolgenti.

Mirò, “La fattoria”, 1921-1922”Mirò, “Oiseaux”, 1973

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di Maria Chiara Lorenti

Dalì un artista un genioIl grande pittore spagnolo in mostra a Roma

Uno sguardo ammiccante, un baffo che vibra, una, due, dodici volte, un volto

inconfondibile, riconoscibile per tutti, un’icona per la sua arte: Salvator Dalì.Si passa attraverso un budello di immagini fotografiche dove l’unico soggetto è lui, il protagonista assoluto che ritroviamo, anche in movimento e sonoro, nella buia sala TV, ove numerosi monitor si accendono all’improvviso, con filmati in rapida successione che, bombardandolo da varie direzioni, fanno sobbalzare l’astante. “Ogni mattina mi sveglio e, guardandomi allo specchio, provo sempre lo stesso ed immenso piacere: quello di essere Salvator Dalì”.Dopo un cortometraggio sulla sua vita, le foto ed i filmati, finalmente inizia l’esposizione grafica e pittorica.La mostra, a cura di Monste Aguer, direttrice del Centre d’Estudios Dalinians de la Fundaciò Gala-Salvator Dalì di Figueres, e di Lea Mattarella, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, è stata concepita per evidenziare lo stretto rapporto che il pittore ha avuto con l’Italia. Sin dalla giovinezza l’artista ha sviluppato una forte correlazione con la pittura del nostro Rinascimento,

soprattutto con Raffaello che considerava il suo maestro ideale.Roma era un sogno, la meta da raggiungere, “Poi vincerò una borsa di studio per andare quattro anni a Roma, ed al ritorno sarò un genio, un grande genio”, più tardi negli anni ‘60 scrive “se avessi dipinto bene durante tutta la mia vita, non sarei mai stato felice. Adesso mi sembra di aver raggiunto il medesimo grado di maturità di Goethe quando giunse a Roma ed esclamo: finalmente, sto per nascere”. Si comincia ripercorrendo cronologi-camente l’iter artistico ed umano del grande maestro ed il primo capo-lavoro in visione è “La Madonna di Port Lligat”, dove l’etica e l’estetica si fondono in un linguaggio nuovo, meditativo, influenzato in parte dal classicismo. Gala è rappresentata nelle vesti di Maria, è posta al cen-tro della tela, in posizione orante, sul suo grembo il bambino levita benedi-cente, da una finestra aperta sul cuore fuoriesce il globo sormontato dalla croce; la composizione è tipi-camente rinascimentale con evidenti riferimenti alla “Pala di Brera” di Pie-ro della Francesca, il tutto però è im-mobilizzato e frammentato come in un’esplosione nucleare, esperimento della fisica contemporanea che lo af-fascinò moltissimo, tanto da volerlo ricreare in pittura.

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dedicato an

Stessa tipologia per la “Dematerializzazione vicino al naso di Nerone” anche in questo caso il binomio è tra classicismo e post atomico, vi è un parallelismo tra il busto di Nerone dei Musei Capitolini e la sua scomposizione incorniciata da una struttura architettonica, il tempio vetruviano posto al di sopra di un cubo contenente una melagrana divisa in due, da cui fuoriescono come neutroni impazziti i purpurei grani, come gocce di sangue, il tutto è sospeso su un paesaggio desertico ove aleggia la morte paludata da un bianco sudario contrapposta ad un cipresso.Durante una conferenza stampa internazionale nel ‘52, Dalì affermò di aver rivoluzionato il modo di dipingere divenendo il precursore di una corrente mistico-nucleare, tale asserzione gli costò una citazione in causa da parte del pittore Enrico Baj, che lo accusò di plagio nei suoi confronti in quanto egli fu il primo ad aver qualificato come “nucleare” la propria pittura, in occasione di una mostra nel ‘51 dove espose alcune opere ispirate alla liberazione dell’energia ed alla fissione atomica.Nel ‘57, però’ corte diede ragione a Dalì.La rassegna prosegue attraverso le varie fasi dei movimenti pittorici che influenzarono l’artista, dal classicismo

al cubismo, al surrealismo, con passaggi sempre più serrati nel campo dell’editoria e dei mass media, collaborando anche alle sceneggiature cinematografiche e teatrali, proficua fu la collaborazione con Luchino Visconti e con Federico Fellini, senza disdegnare incursioni nel campo della pubblicità, vedi Rosso Antico ed Alessi, dell’oreficeria, del design industriale ed anche ad un progetto Disney, mai proiettato. Tra maschere, busti e bozzetti per il Don Chisciotte, spicca ammirata una Vespa azzurra firmata dal pittore che così l’ha resa immortale, ribattezzandola Dulcinea, come la donna amata dall’eroe di Cervantes.Tutto ciò è Dalì, artista visionario che rendeva reali i suoi sogni, i suoi incubi, le sue ossessioni, riuscendo, con la sua personalità istrionica, a coinvolgere tutto il mondo per seguirlo nella sua bizzarra visione dell’arte, lasciando un segno indelebile.Contemporaneamente a Dalì, anche Mirò è in mostra al Chiostro del Bramante, se avessero messo in esposizione pure Picasso, a Roma avremmo avuto tutti i più grandi pittori spagnoli del ‘900, si è forse persa un’occasione?

La mostra, allestita presso il Complesso del Vittoriano a Roma, sarà visitabile sino al 1° luglio.

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“Le pagine della nostra vita”“Gli amori estivi finiscono per i motivi più disparati, ma di solito hanno tutti un elemento in comune: sono stelle cadenti” di Greta Matchese

cineman

Dopo Torino, è Roma ad ospitare Doris SalcedoIn preghiera con l’arte

di Stefania Servillo

in mostran

In un mondo in cui tutti sembrano aver perso la speranza, ed in cui tutto sembra privo di significato, una voce s’alza dal coro sommesso, e con un piccolo gesto, mostra di vedere

diversamente ciò che sta avvenendo. È questa la sensazione che si ha davanti all’ultima opera della Salcedo, in esposizione a

Roma nella cornice del Maxxi. L’allestimento presenta oltre 100 coppie di tavoli di legno l’uno sull’altro, di modo che le tavole piane combacino tra loro, è proprio in questo angusto spazio che viene posizionata della terra da cui fuoriescono fili d’erba. Tanto in questa come in altre installazioni vengono scelti oggetti quotidiani, utilizzati da qualunque visitatore, ma investiti d’una forza significante completamente nuova. Sebbene la scarna descrizione non possa, nemmeno lontanamente, riuscire ad instillare una goccia immaginativa per sentirne la potenza emozionale, è possibile certamente sottolinearne l’importanza e la profondità concettuale: in un mondo in cui sembra essere vana la speranza, prima o poi, gli orrori cesseranno ed anche con le macerie che ci sovrastano, la vita tornerà a germogliare contro ogni aspettativa. Plegaria muda (“Preghiera muta”), è il titolo dell’opera che sarà godibile sino al 24 giugno; per riuscire a semplificare la decodificazione delle emozioni forti, ma non certamente chiare, che derivano dalla visione della “preghiera” è stata allestita una reading room in cui sarà possibile prendere visione di cataloghi, monografie e fotografie delle opere che caratterizzano il percorso artistico dell’artista.

T itolo originale: “The Notebook”, è un film del 2004 di Nick Cassavetes con James Garner, Gena Rowlands, James Marsden, la splendida Rachel McAdams, e la brillante

partecipazione del giovane quanto promettente Ryan Gosling. Una casa di riposo, un diario raccontato giorno per giorno da un misterioso uomo anziano a una donna affetta dal morbo di Alzheimer porta lentamente a galla una malinconica e travolgente storia di ricordi lontani. Protagonista un amore estivo cocente come il sole del South Carolina, è la storia di Allie Hamilton: graziosa, colta e facoltosa ragazza di Charleston e Noah Calhoun: un giovane operaio; che prende lentamente forma tra una pagina e l’altra del diario sfogliato tra una passeggiata all’aperto e un tè nella casa di cura dove ormai vive l’anziana donna. Siamo alla fine degli anni Trenta. L’inesorabile scorrere del tempo, gli ostacoli posti dalla famiglia di Allie, le scelte da compiere e lo scoppio della seconda guerra mondiale intervengono a dividere le strade dei due giovani ragazzi che, interrotto il sogno d’amore, a malincuore cambiano vita. Noah si arruola ed Allie frequenta l’università per poi diventare infermiera. Le passeggiate al mare, i baci rubati nelle ore più tarde della notte e le dolci fantasie di un tempo non sono mai stati così lontani. Ellie sta per sposarsi ma... Una foto che fa capolino da un giornale locale sembra improvvisamente mettere in gioco tutto ciò che la giovane ragazza ha costruito fino a quel momento. E’ Noah che la guarda dalla prima pagina. Alle sue spalle una vecchia casa, ristrutturata come Ellie l’aveva sempre immaginata, in cui avevano passato alcuni momenti indimenticabili; quanti anni prima? Che importa. Il tempo non ha più valore quando nella mente di Allie quanto in

quella di Noah quegli attimi, seppur lontani, non hanno mai smesso di esistere. Il matrimonio con Lon, la vita agiata agognata dai genitori di Ellie o lui, Noah, l’amore della sua gioventù, l’arrogante ragazzo da baciare al sole di cui aveva ormai perso ogni traccia?Ellie è sola, ma deve scegliere.Impossibile negarlo, ci troviamo ai confini di un genere caro soprattutto alle schiere di inguaribili romantici. Tratto da un romanzo di Nicholas Sparks, “Le pagine della nostra vita” è un film struggente che impiega poco a porsi una domanda essenziale: cosa lega la tenera storia dei due giovani e il diario dell’anziano misterioso?“-La storia della nostra vita- di Hallison Hamilton Calhoun. Al mio amore, Noah. Leggimelo, e tornerò da te’’.

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donne nell’Artedonne nell’arte

di Cristina Simoncini

nDorothea Tanning“la più vecchia dei poeti emergenti viventi”

Il 31 dicembre scorso, a 101 anni, è morta Dorothea Tanning, un’artista di talento la cui reputazione è stata spesso messa in ombra dal lungo matrimonio con il grande surrealista Max

Ernst. Dorothea conobbe Max Ernst quando questi visitò il suo studio alla ricerca di surrealisti donne per la galleria “Art of This Century “ di Peggy Guggenheim, allora sua terza moglie. Iniziò così una relazione che durò fino alla sua morte nel 1976. I suoi dipinti vividi ed onirici sono molto caratteristici, più gotici che surreali. La maniacale lucidità e la forza grafica dei suoi primi lavori sono evidenziati nel dipinto ironicamente intitolato “Eine Kleine Nachtmusik” nel quale un enorme contorto girasole sembra animarsi davanti ad una ragazza con i capelli svolazzanti in un corridoio apparentemente senza fine. Ancora più famoso è l’autoritratto del 1942 “Birthday” in cui la figura elegante della pittrice, posa a petto nudo davanti ad infinite porte socchiuse insieme ad un ippogrifo che sembra preso da un dipinto di Ingres.Nella metà degli anni ‘50 i suoi soggetti mutarono in temi più oscuri e frammentati. In queste opere, che ella chiamò “prismi” o “insomnias”, corpi e parti di corpi, visi appena discernibili e forme biomorfe fluttuano in spazi onirici generati da diafani piani fratturati, in un certo senso anticipando le sue successive sculture, che negli anni ‘60 consistevano in figure surreali fatte di stoffa cucita a macchina. Nell’opera intitolata “Hôtel du Pavot, Chambre 202” (1970-1973), un gruppo di queste sculture emerge e si diffonde dalle pareti di cartone di una finta stanza d’albergo , un precoce esempio della ormai comune pratica delle “installazioni” artistiche. Dopo la morte di Ernst, Dorothea, a oltre 80 anni, si dedicò ad una seconda carriera, quella di scrittrice, pubblicando due volumi autobiografici e, a 94 anni, il suo primo racconto “Abisso”, fino a due raccolte di poesie, di cui la seconda è stata pubblicata lo scorso settembre.Anche in età vicina al secolo Dorothea Tanning rimase una donna di straordinario potere personale, civetteria e spirito: “Dal collo in su sono giovane e forte” disse nel 2010, “ma il resto è centenario”. Non le piaceva il termine “Surrealista”, lamentando che la faceva sembrare un “fossile” o che l’etichetta le fosse stata “tatuata sul braccio come a una vittima dei campi di concentramento”. Preferiva essere conosciuta, dichiarò, come “la più vecchia dei poeti emergenti viventi”.Fonti:www.dorotheatanning.org; www.guardian.co.uk/artanddesign/2012/feb/02/dorothea-tanning-obituary;www.telegraph.co.uk/news/obituaries/culture-obituaries/art-obituaries/9060213/Dorothea-Tanning.html

Dorothea Tanning, “Birthday”, 1942

Dorothea Tanning, “Hôtel du Pavot, Chambre 202”, 1973 Dorothea Tanning, “Insomnias”, 1957, particolare

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architettura

di Valerio Lucatonio

manga

Ken il guerrieroLa divina scuola di Hokuto

n

Uno tra gli anime più famosi in Italia e tra i manga a livello internazionale, si può senza dubbio affermare che Ken il Guerriero (o Hokuto no Ken, di Buronson e Testuo Hara, 1983)

sia uno dei prodotti giapponesi migliori in circolazione: infatti ancora oggi, dopo quasi venticinque anni dalla conclusione del fumetto, vengono realizzati spin-off e film sul mondo del guerriero di Hokuto.Le vicende sono ambientate alla fine del XX secolo in uno scenario post-apocalittico dove gli oceani e le pianure si sono desertificati in seguito a una guerra nucleare. In un’atmosfera così primitiva l’umanità è tornata alla sua essenza selvaggia e violenta, dove solo i più forti sopravvivono a discapito dei deboli. In questo scenario di razzie e barbarie però un solitario e laconico personaggio procede il suo viaggio apparentemente senza meta lasciando dietro di sè una scia di sangue (ma mai quello di un innocente). Si tratta di Kenshiro, il successore della Divina Scuola di Hokuto (Orsa Maggiore), un’arte marziale che può avere un solo maestro in una generazione, e che consiste nell’unione di tutte le arti marziali più la conoscenza degli Tsubo, punti di pressione presenti nel corpo umano che possono avere i più svariati effetti se colpiti. Ken, conosciuto come il guerriero dalle sette cicatrici (rappresentanti le stelle della costellazione dell’Orsa

maggiore) va in cerca dell’amata Julia, rapita da Shin (l’autore delle sette ferite), maestro della scuola di arti marziali di Nanto (Croce del sud) da sempre rivale di Hokuto. Sul suo cammino Ken incontra il ladruncolo Burt e la piccola Lynn, e presto si verrà a delineare per il guerriero un compito molto più arduo e impegnativo del salvataggio di una fanciulla: riportare la speranza e la giustizia in quel mondo devastato.Se si dovesse racchiudere in pochi aggettivi la grandezza di quest’opera sarebbero sicuramente epicità, violenza, speranza e giustizia. Nonostante la ripetitività della seconda parte, la prima si può dire quasi impeccabile sia dal punto di vista dei personaggi, uno diverso dall’altro e mai stereotipato, sia per la trama ed i disegni: Testuo Hara si rivela un fuoriclasse per la sua epoca, divenendo poi un punto di riferimento per molti disegnatori della generazione successiva. I combattimenti si alternano a tragici flashback, riguardanti anche i personaggi secondari e non solo i protagonisti, struttura narrativa che verrà ripresa da altri autori famosi.In conclusione, chiunque si ritenga un buon lettore di manga non può lasciarsi sfuggire questo capolavoro!

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cinema

L’intervento detto “Piazza Elsa Morante” è parte di un vasto piano di riqualificazione del “Laurentino 38”, noto insediamento Gescal quartiere di edilizia economica e

popolare, per 32.000 abitanti, realizzato tra il ‘71 e l’84, il quartiere aveva seguito l’itinerario di degrado di altri quartieri, in questo caso a favorire il declino erano state soprattutto le strutture a ponte, gettate al di sopra delle strade del quartiere, che avrebbero dovuto contenere negozi e uffici, mai utilizzate, queste strutture erano state progressivamente occupate da abusivi che ne avevano decretato la rovina e lo scadimento degli edifici adiacenti. Il programma di riqualificazione fa parte del Dipartimento Periferie di Roma Capitale e si propone di costituire una rete di centri culturali e polifunzionali nelle periferie romane. Il Centro culturale inteso come nuova “piazza” di quartiere, la dimensione dell’area è in un sito di oltre due ettari, è una risorsa e nello stesso tempo un problema da risolvere per evitare quel “fuori scala” tra uomo e struttura urbana. La piazza confina con la riserva naturale nella quale scorre il fosso dell’Acqua Acetosa. Dopo cinque anni di lavori l’intervento, consegnato nel 2010 e costato circa 5 milioni, è stato progettato e seguito nella realizzazione dall’architetto tecnologo Luciano Cupelloni e dai suoi collaboratori. Il progetto opera per piani orizzontali: la quota zero, tutta pedonale e sistemata a verde, ed una seconda posta su esili colonnine in acciaio, costituita

da piani netti. Tra questi due piani si snodano i nuovi spazi: l’emeroteca, la mediateca, un teatro per 192 posti e una arena per 300 persone. Tre edifici pensati come open space, disposti in linea a ridosso di una lunga quinta metallica che, attraversandoli, separa il parco dalla strada adiacente, tre ambiti spaziali, connessi dalla trasparenza degli edifici, fra essi infatti si insinuano: la “piazza d’acqua”, principale accesso dal quartiere, il “boschetto” tra emeroteca e mediateca e la “piazza della multimedialità” tra mediateca e teatro, il progetto propone cosi’ una serie di “piazze” ognuna segnata da grandi tralicci in acciaio a supporto degli impianti fotovoltaici ma anche fuochi di luce e colore come segnali urbani. Semplici collinette verdi variano le visuali costruendo una sequenza di spazi per la sosta e l’incontro, un filare singolo di Pinus pinea ormai ben sviluppati danno la nota paesistica all’intervento. Tutto il complesso punta alla piena sostenibilità ambientale: gli edifici sono protetti dal caldo e dal freddo da sistemi passivi, utilizzano materiali ecologici e foto catalitici che abbattono il CO2, producono energia pulita tramite sistemi fotovoltaici, accumulano le acque meteoriche per l’irrigazione del verde. Con caffetteria e spazi didattici, ospita un’area espositiva, un nuovo punto incontragiovani. Il Centro Culturale Elsa Morante è uno spazio polifunzionale dedicato alla cittadinanza e sta verificando la possibilità di organizzare corsi di formazione su diverse tematiche.

Il Centro Culturale “Elsa Morante”Luciano Cupelloni & co

architetturan

di Marilena Parrino

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librin

di Rossana Gabrieli

“La scienza dell’amore” di Giovanni Carrada ed Emmanuele A. Jannini

“T utto quello che è stato scoperto sulla sessualità e che nessuno aveva mai sospettato prima”, recita il sottotitolo. Ed è vero: il sesso, l’amore, il rapporto uomo-donna sono in cima ai nostri pensieri ed influenzano

profondamente i nostri comportamenti.Gli autori, entrambi consulenti sull’argomento per SuperQuark, la straordinaria trasmissione condotta da Piero Angela, offrono la loro lunga esperienza per la realizzazione di questo libro davvero unico.In questo interessantissimo testo, infatti, si trovano risposte a domande che da sempre ci hanno incuriositi: che cosa ci accade quando ci innamoriamo e quando facciamo l’amore? Come si accende l’orgasmo? In che misura l’amore è una tecnica? Che cos’hanno in comune la fisiologia dell’amore e della donna? Perché la nostra è l’unica specie in cui la stagione degli amori dura tutto l’anno? E ancora: Perché gli uomini danno tanta importanza all’aspetto fisico? Perché si tradisce? Omosessuali si nasce o si diventa?Tutti gli argomenti sono “filtrati” attraverso il doppio angolo visuale di lei e di lui. Un modo per provare a conoscersi meglio e - perché no - anche a capirsi un po’ di più.

di Valeria Nicoletta

“L o strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” è un romanzo di Robert Louis Balfour Stevenson, che affascinò l’Inghilterra della seconda metà

dell’ottocento. Il libro tratta della psicologia umana e dell’eterno contrasto tra il bene e il male che c’è dentro ognuno di noi, visto attraverso la storia del dottor Henry Jekyll (un ordinario medico) e del signor Edward Hyde (un assassino dall’aspetto ripugnate e malvagio). La storia viene narrata da Gabriel John Utterson, un avvocato amico del dott. Jekyll, che investigherà sulla personalità di Hyde. Questa dualità tra il bene e il male viene scissa dall’ invenzione del dottor Jekyll, una pozione che sdoppia la “parte buona”, dove risiedono i sentimenti più nobili e puri, dalla parte “cattiva”. Questo cambiamento viene evidenziato dall’autore grazie alla fisionomia dei personaggi, il dottore è elegante e distinto mentre il sig. Hyde ha un aspetto trasandato e mostruoso.Il racconto è ambientato a Londra nell’ottocento, l’ incontro del narratore con il sig. Hyde da inizio alla sua indagine dopo che quest’ultimo gli consegna un assegno con la firma del dottor Jekyll. Stevenson crea all’ interno di questa vicenda un mistero che pur dando l’ impressione di essere compreso è tutt’altro che semplice.Questo libro getta le basi del thriller inglese, e anche se conosci già la trama restano comunque molte cose da scoprire.

Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor HydeL’appassionante vicenda di questi due strani personaggi

nApriliaVentennale dell’Associazione Arte MediterraneaTeatro della scuola Menotti Garibaldi, 19 maggio 2012, ore 18

nRomaMarcello Scuffi - L’ora eternaChiostro del Bramante, fino al 19 maggio 2012Leonard Feed, Io amo l’ItaliaMuseo di Roma in Trastevere fino al 27 maggio 2012Luoghi comuni. Vedutisti francesi a Roma tra il XVIII e il XIX secoloMuseo di Roma - Palazzo Braschi, fino al 27 maggio 2012Vis DearumMondo Bizzarro, dal 2 maggio 2012 al 27 maggio 2012The Last Harvest. Mostra internazionale dei dipinti di Rabindranath TagoreGalleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, fino al 27 maggio 2012Enzo Fiore. Gensei: i miti della storiaComplesso del Vittoriano, fino al 29 maggio 2012Tintoretto alle Scuderie del QuirinaleScuderie del Quirinale, fino al 10 giugno 2012La favola di Amore e Psiche. Il mito nell’arte dall’antichità a CanovaCastel sant’Angelo, fino al 10 giugno 2012Mirò! Poesia e luce (articolo a pag. 10)Chiostro del Bramante, fino al 10 giugno 2012Ricordi in micromosaico. Vedute e paesaggi per i viaggiatori del Grand TourMuseo Praz, fino al 10 giugno 2012Artisti di villa Strohl-Fern. Un luogo di arte e di incontri a Roma tra il 1880 e il 1956Musei di villa Torlonia, Casino dei principi, fino al 17 giugno 2012Salcedo. Plegaria Muda (articolo a pag. 7)MAXXI, dal 15 marzo al 24 giugno 2012Salvator Dalì, un artista, un genio (articolo a pagg. 8-9)Complesso del Vittoriano, fino al 1 luglio 2012Sculture dalle collezioni Santarelli e ZeriFondazione Roma Museo, Palazzo Sciarra, fino al 1 luglio 2012Kaarina Kaikkonen. Towards Tomorrow MAXXI, dal 14 aprile al 15 luglio 2012Lux in arcana - L’Archivio Segreto Vaticano si rivela Musei Capitolini, fino al 9 settembre 2012

Vetri a RomaCuria Iulia, nel Foro romano , fino al 16 settembre 2012Ritratti di attori italiani del XX secolo. Fotografie di Manlio Villoresi dal 1930 al 1960Museo di Roma, dal 26 giugno al 14 ottobre 2012Concorso MACRO 2% - Arthur Duff / Nathalie Junod Ponsard MACRO, fino al 31 dicembre 2012D’apres GiorgioCasa museo di Giorgio De Chirico, p.zza di Spagna, fino al 27 gennaio 2013

nFerraraSorolla. Giardini di lucePalazzo dei diamanti, fino al 17 giugno 2012Palazzo Strozzi, fino al 15 luglio 2012

nFirenzeAmericani a Firenze. Sargent e gli impressionisti del nuovo mondoPalazzo Strozzi, fino al 15 luglio 2012

nForlìWild. L’anima e le forme tra Michelangelo e Klimt Musei San Domenico, fino al 17 giugno 2012

nRavennaTestori e la grande pittura europeaMAR, Museo d’Arte città di Ravenna, fino al 17 giugno 2012

nRoveretoAlice nel paese delle meraviglieMART Rovereto, fino al 3 giugno 2012

nRovigoDivisiionismo. La luce del modernoPalazzo Roverella, fino al 24 luglio 2012

nSan MarinoDa Hopper a Warhol. Pittura americana del XX secolo a San MarinoPalazzo SUMS, fino al 3 giugno 2012

Eventin

Leonard Feed, Io amo l’ItaliaAl Museo di Roma in Trastevere dal 30 marzo al 27 maggioIngresso 6,50 euro