Occhio all'Arte (marzo 2014)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VII N° 72 marzo 2014 Mensile d’informazione d’arte n in mostra: Matisse e la figura n cinema: American Hustle n manga: PeaceMaker www.artemediterranea.org Henri Matisse, “Icaro”, 1947 n dedicato a: Giacometti: dopo 40 anni una monografica

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Occhio all'Arte è il mensile culturale dell'Associazione Arte Mediterranea. www.artemediterranea.org

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VII N° 72 marzo 2014

Mensile d’informazione d’arte

nin mostra: Matisse e la figura ncinema: American Hustle nmanga: PeaceMaker

www.artemediterranea.org

Henri Matisse, “Icaro”, 1947

ndedicato a:Giacometti: dopo 40 anni una monografica

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro

CollaboratoriLuigia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Teresa Buono, Daniele Falcioni, Laura Siconolfi,

Maurizio Montuschi, Greta Marchese, Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi,

Marilena Parrino, Nicola Fasciano, Pina Farina, Giulia Gabiati

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

Sommario

Agostino IacurciIl paesaggio italiano Fotografie 1950-2010

Herb RittsMatisse e la figura

Musei romani, III parteAmerican Hustle

Tesori recuperati dall’arma dei CarabinieriPompei: scoperto nuovo slogan elettoraleGiacometti: dopo 40 anni una monografica

Dai Diamanti non nasce nienteOlgiata 20.12 Sport Club

PeaceMakerPittura dilettevole

“L’AMORE QUANDO C’ERA”Solarino, il robot a impatto zero che pulisce le spiagge

sul filo di china

n

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pittura ad olio

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Agostino IacurciStreet art alla Wunderkammern gallery di Roma

La Wunderkammern - Explore Contemporary Art, galleria d’arte a Roma, in via Gabrio Serbelloni 124, presenta la personale di Agostino Iacurci, uno dei più promettenti

street artist italiani. Tra i lavori presenti in città ricordiamo l’uomo che nuota sulla facciata della Pescheria Ostiense. La mostra a ingresso libero, aperta fino al 22 marzo 2014, si intitola “Small wheel, big wheel”. I lavori di Iacurci indagano il tema del gioco, momento di sospensione della vita ordinaria. Azioni apparentemente semplici innescano la riflessione sul parco-giochi come luogo simbolo della scoperta del gioco, come pratica sociale e spazio pubblico dove si creano i primi incontri e prendono forma i parametri culturali. “L’ironia cinica e intelligente colloca i racconti di Agostino sulla soglia perenne tra innocenza e malizia, serenità e catastrofe, in una tensione tra opposti che è chiave interpretativa dell’intera esistenza.”

di Eleonora Spataro

gratisn

Il paesaggio italiano Fotografie 1950-2010Al Museo di Roma in Trastevere

Fino al 20 aprile il Museo di Roma in Trastevere ospiterà la mostra “Il Paesaggio italiano”, ingresso 7,50 euro. Le immagini, 120 fotografie, raccontano la storia d’Italia,

dalla seconda metà del Novecento, e quella dei diversi stili con i quali i fotografi si sono confrontati per misurarsi sul paesaggio. Pittorialisti, fotografi vicini all’etica crocina, gli aderenti a La Gondola, i Neorealisti, i paesaggisti del Touring Club e ancora coloro che vedevano il viaggio come scoperta, che pensavano il paesaggio come non luogo o legato alla letteratura, alla fantasia, alla dimensione urbana o come memoria, infine la visione contemporanea del paesaggio frammentati: sono queste le correnti e i temi presi in analisi. In mostra grandi nomi della fotografia come Gianni Berengo Gardin, Piergiorgio Branzi, Ferdinando Scianna, Luigi Ghirri, Franco Fontana e moltissimi altri.

Herb RittsFino al 30 marzo all’Auditorium Parco della Musica

Si intitola “In piena luce” la retrospettiva che l’Auditorium Parco della Musica dedica Herb Ritts. La mostra si terrà nello spazio expo dell’Auditorium, con ingresso a 10

euro e rimarrà aperta al pubblico fino al 30 marzo 2014. Grande interprete della fotografia internazionale, lo star system hollywoodiano è il protagonista di molti suoi celebri scatti che hanno contribuito alla fama di celebrities come Madonna, Michael Jackson o Richard Gere. In mostra troverete oltre 100 scatti, di diverso formato, dalle imponenti stampe al platino, alla serie di stampe ai sali d’argento di medio formato fino alle grandi gigantografie spettacolari. “Lo stile di Herb Ritts è inconfondibile, nutrito di uno sguardo potente. Uomo colto e sensibile, appassionato di arte e di storia della fotografia, studiava le composizioni classiche, la plasticità del dialogo tra i corpi nell’arte rinascimentale, così come nelle fotografie di inizio secolo.”

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in mostran

di Maria Chiara Lorenti

“Quel che più mi interessa non è né la natura morta, né il paesaggio, ma la figura. La figura mi permette ben più degli altri temi di esprimere il sentimento, diciamo

religioso, che ho della vita”.Così Henry Matisse spiegava il suo rapporto con la pittura, dove la figura era predominante e fondamentale. Per lui era determinante cogliere l’essenzialità del soggetto, contestualizzandolo nella scena, eliminando i dettagli non significativi per rappresentarlo. Una sintesi estrema di questa ricerca stilistica è la raffigurazione dell’opera “Icaro”, una delle venti tavole che illustrano il libro Jazz, commissionato dal suo amico editore Emmanuel Tériade. Si tratta di gouaches découpées, ovvero di fogli colorati a tempera, ritagliati a seconda del soggetto scelto ed incollati su carta, successivamente riprodotti a stampino. Questa nuova tecnica, solo in parte sperimentata precedentemente, è espressione di una fusione tra luce e colore, con l’eliminazione totale di ogni riferimento fisiognomico, le sagome danzano, uniche protagoniste, praticamente elementi astratti nei fondi cromatici. Le gouaches découpées furono usate per tutte le stampe del libro, dai personaggi dedicati al circo, i clowns, i giocolieri, i trapezisti sino ad Icaro. Incarnazione del suo travaglio interiore, il figlio di Dedalo, avvicinatosi troppo al sole, provoca la sua morte, e precipita in una notte cosmica, così simile a quelle lunghe veglie insonni del pittore, che, malato e stanco, non trova pace alle sue angosce.“Matisse, la figura. La forza della linea, l’emozione del colore” è la rassegna che Ferrara dedica al grande pittore francese. Nel prestigioso sito del Palazzo dei Diamanti è allestita la mostra che abbraccia cronologicamente l’iter della carriera di questo gigante dell’arte moderna, attraverso la visione delle diverse tecniche utilizzate dall’artista, tutte strettamente correlate, la pittura, il disegno e la scultura. Curata dalla vicedirettrice del Centre Pompidou, Isabelle Monod-Fontaine, l’esposizione verte sulla produzione di opere che Matisse incentrò sul tema della figura umana, sovvertendone i canoni tradizionali di raffigurazione. Con la presenza di capolavori provenienti dalle collezioni pubbliche e private da tutto il mondo, questa rassegna mette in luce soprattutto il grande amore che l’autore aveva per l’universo femminile, un’ossessione che lo porta a studiarne ogni espressione, per coglierne l’intima essenza, per ritrarne ogni sfaccettatura, sino alla sublimazione finale, come nel ritratto della modella russa Lydia Delectorskaya, dove il segno geometrico marcato e le campiture cromatiche, appiattendola, ne annullano la verosimiglianza pur lasciandola riconoscibile. O, altra modella più volte effigiata, Lorette che immortala in più tele, ora come sorella amorevole che abbraccia protettiva la più piccola, ora più sensuale, memore della lezione di Ingres, nuda di spalle, seduta su un soffice cuscino, volge la schiena, tracciata con linee curve decise che ne evidenziano la pienezza morbida delle carni. Dal periodo fauve, influenzato dai dipinti di Cezanne, ai bronzi (“Nudo disteso”) suggestioni dell’arte tribale africana, passando dall’ammaliante luce mediterranea della Costa Azzurra che ne ispira le tele dedicate alla donna, seduttiva, esotica, mollemente sdraiata, per finire con le silouette cartacee, ormai forme astratte che fluttuano danzando nella luce, la mostra su Matisse ne traccia un ritratto veritiero, anche se inconsueto, che pone in evidenza la genialità di un artista che, pur essendo stato definito in vita “decorativo”, ha dimostrato al mondo tutta la sua grandezza innovativa.“Matisse, la figura. La Forza della linea, l’emozione del colore” Palazzo dei Diamanti, Ferrara, fino al 15 giugno.

Matisse e la figuraNel colore la danza del segno

Henri Matisse, “Nudo seduto di spalle” 1917

Henri Matisse, “ Ritratto di Lydia Delectorskaya” 1947

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L ’Amore, cioè Cupido, il dispettoso e vendicativo figlio di Venere, spesso rivolge i suoi strali ardenti verso ignari destinatari, con assoluta casualità. In alcune

occasioni, poi, soprattutto su istigazione materna, si adopera affinché, ad un’irrefrenabile passione amorosa, corrisponda un sentimento antitetico molto vicino all’odio, causa, molto spesso, di tragici epiloghi. Succede, quindi, che, con grande meraviglia da parte di chi viene a conoscenza dei fatti, un giovinetto o anche una fanciulla, dalle fattezze perfette, dagli sguardi puri e sognanti amino, profondamente, delle creature altrettanto giovani e belle che, però, pur di sottrarsi alle loro bramosie, preferiscono porre fine alla loro pur breve vita! La metamorfosi in un albero di alloro, di una ninfa incantevole e leggiadra, Dafne che, per sottrarsi al caloroso e morbido abbraccio di un amante come Apollo, si lascia avvolgere da una scorza fredda e dura, è la conseguenza di un intervento

divino. Eros, per compiacere la capricciosa madre, ha colpito Apollo con la freccia dell’amore e Dafne con un’altra, di segno contrario … almeno secondo il poeta latino Ovidio che, nelle Metamorfosi, narra la pungente delusione del bellissimo dio della poesia e della musica. Questo mito, che il poeta latino ha attinto dalla tradizione letteraria dell’antica Grecia, ha ispirato molti scultori e pittori che, nelle loro opere, hanno rappresentato un momento particolare degli eventi, in maniera consona alla loro sensibilità artistica. Nella Galleria Borghese, nella terza stanza del pianterreno, rispettivamente al centro e sul soffitto della volta, c’è sia una scultura di G.L. Bernini che un dipinto di Dosso Dossi che dal mito hanno tratto ispirazione: “Apollo e Dafne” (1622-25) e “Apollo” (1522). Bernini per la sua rappresentazione scelse il momento cruciale, quando Apollo raggiunge Dafne e la ninfa si trasforma in alloro, donando ai loro corpi, colti nell’attimo in cui si svolge l’azione, una bellezza classica ma anche seicentesca per la sensualità che li pervade. La scena rappresentata è molto dinamica; I due giovani, in scala naturale, benché ancorati ad una base marmorea, sembrano sospesi nel vuoto: Apollo, trascinato dalla sua corsa, seminudo, poiché, per effetto della velocità, il leggerissimo mantello gli è scivolato via, si sbilancia in avanti per afferrare Dafne che, non potendo più sfuggire al dio, allarga le braccia in alto mentre scorza e rami stanno rendendo ruvida la morbidezza del suo corpo. Al cospetto di un tale capolavoro, notevole è l’impatto emotivo dello spettatore coinvolto da un turbinio di sentimenti che sono speculari a quelli “provati” dai due protagonisti: stupore e delusione nell’uno, angoscia, sconcerto, impotenza nell’altra che si sente perduta. L’apice emozionale, però, è raggiunto solo quando si ha la percezione di un’altra metamorfosi, quella del marmo che sembra stoffa, capelli, velo, foglia, radice, scorza. Dal candore del marmo, nello stesso ambiente, si passa alle fluenti pennellate, intrise di mille sfumature di verde e di ocra, della tela di Dosso Dossi che, dell’infelice storia ha colto un altro momento: il dramma si è già consumato, i due sono lontani; Apollo, in primo piano, domina la scena; la ninfa, in lontananza, s’intravede appena. Il vero protagonista è lui, il dio della musica e della poesia, con una corona d’alloro sul capo e con una viola da braccio con cui ha appena finito di accompagnare un canto d’amore per la sua amata. Anche nel dipinto un fine manto, questa volta verde, avvolgendo solo le gambe, lascia scoperto il giovane corpo che, invece, è muscoloso, possente, dell’armonia classica non ha più nulla, ma che comunque ha dei modelli di riferimento altrettanto nobili, Michelangelo, Raffaello. La prestanza ed il vigore del corpo dell’immortale cantore sono, però, in evidente contrasto con il volto delicato e gentile ma, soprattutto, con l’espressione degli occhi, specchio di un profondo struggimento che neppure il conforto della musica riesce a lenire. Proprio in tale contrapposizione consiste la bellezza del quadro che è un altro gioiellino del museo romano, cui dedicheremo altre riflessioni.

museinMusei romani, III parteGalleria Borghese, 7° articolo

di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

Dosso Dossi , “Apollo”, 1522

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di Greta Marchese

cinemanAmerican HustleNiente è come sembra

U n cast d’eccezione per la nuova pellicola di David O. Russel (“The Fighter”, “Il lato positivo”), uscita nel 2013 negli USA e distribuita in

Italia a partire dal 1° gennaio 2014, con le splendide interpretazioni di Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, una breve ma intensa Jennifer Lawrence e una fugace apparizione di Robert De Niro. Il film è incentrato sulla collaborazione tra l’FBI e una coppia di truffatori professionisti: Irving Rosenfeld (C. Bale) e Sydney Prosser (A. Adams), traendo ispirazione da una vera indagine della polizia federale che nell’America di fine anni ‘70, indagando su una banale truffa, si ritrovò a dirigere un’operazione che si concluse con la condanna di 19 persone per corruzione e associazione a delinquere. Dopo il successo di “Argo”, non è stato difficile per Eric Singer ottenere una certa credibilità con la sceneggiatura di “American Hustle”, che funziona nuovamente. L’apparenza è la vera protagonista e va in scena fornita di tutte le sue ingannevoli facoltà, senza per nulla al mondo rinunciare a un pizzico d’ ironia, che riesce a rendere fluida la narrazione anche laddove sarebbero stati più opportuni dei semplici tagli.La pellicola esce vittoriosa dai Golden Globe con il premio per la miglior commedia, miglior attrice protagonista in una commedia (A. Adams) e miglior attrice non

protagonista in una commedia (J. Lawrence); ed è pioggia di nomination anche ai Critics Choice Movie Awards, la più grande associazione statunitense di critici televisivi, radiofonici e di testate online, che gli attribuisce ben 13 nomination.A stupire, però, non sono soltanto le innumerevoli candidature; la terza fatica di O. Russel è anche il palcoscenico della nuova metamorfosi di Christian Bale, le cui trasformazioni in nome dell’arte sono più che note. E mentre Bale cerca la completa fusione tra l ’attore e il personaggio, in un percorso che va dal corpo scolpito di “Batman Begins” a quello scheletrico de “L’uomo senza sonno”, all’ultima follia del grasso sexy in “American Hustle”; il regista non manca di sottolineare il vero scopo del film: “Sono interessato alle passioni dei personaggi: scoprire perché vivono, cosa li anima, osservarli mentre fanno i conti con se stessi e con il proprio futuro. Si tratta di personaggi in continuo divenire e con una grande passione per la vita. La sofferenza e il dolore sono sentimenti facili da rappresentare; io, invece, voglio raccontare esseri umani che vanno oltre gli schemi consueti, così come i miei film trascendono i singoli generi”. Piccoli ritratti dunque, che agiscono in un gioco di scontri e finzioni mentre a ognuno è affidato il compito di imparare la difficile arte della sopravvivenza.

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in mostran

di Luigia Piacentini

D a alcuni anni purtroppo, quando si parla di Pompei, è sempre per le pessime condizioni in cui versa. Questa volta però, da una notizia negativa, nasce

una nuova scoperta: per le abbondanti piogge della prima settimana di febbraio, un pezzo di intonaco esterno di una domus (collocata nella Regio VIII, insula 4 al civico 4 ed attribuita alla famiglia dei Postumii) staccandosi, ha riportato alla luce uno slogan dipinto qualche anno prima del 79 d.C. (anno in cui la città venne sepolta dalla lava del Vesuvio). Il candidato a cui fa riferimento è Lucio Ceio Secondo, personaggio dell’età flavia appunto, di cui si favorisce la candidatura all’edilità. Insomma questa volta da un nuovo dramma di Pompei si ha una meravigliosa scoperta ma purtroppo non sempre è così.

Tesori recuperati dall’arma dei CarabinieriUna mostra di “bentornato” al Palazzo del Quirinale

Pompei: scoperto nuovo slogan elettorale

Dopo la mostra del 2007 “Nostoi. Capolavori ritrovati”, il Palazzo del Quirinale apre le sue sontuose sale ad un’altra mostra che espone ancora beni culturali recuperati dal mercato illegale

dell’antiquariato: “La memoria ritrovata. Tesori recuperati dall’arma dei Carabinieri” (promossa dalla Presidenza della Repubblica in collaborazione con il Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo, con il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e organizzata da Civita). Il comando CC TPC (Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale), organo di diretta collaborazione del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, si occupa soprattutto

dei controlli delle aree archeologiche, delle attività commerciali e del recupero di beni culturali ed oggetti d’arte. Questa esposizione, dove un centinaio di capolavori fanno rientro a “casa”, si snoda nell’ala occidentale del palazzo, in particolare in due sale della Galleria di Alessandro VII Chigi (Sala di Augusto e Sala degli Ambasciatori), ormai famosissime per la riscoperta delle pitture di Pietro da Cortona e dei suoi discepoli coperte dagli interventi francesi tra il 1812 e il 1814 a seguito della decisione di Napoleone di far diventare il Palazzo del Quirinale sede imperiale. La mostra si articola in due sezioni: nella Sala degli Scrigni, nella Sala di Ercole e nella Sala degli Ambasciatori sono esposte opere che vanno dal VI secolo a.C. al Settecento; nella Sala di Augusto urne cinerarie, provenienti da uno scavo effettuato in occasione della costruzione di una moderna abitazione a Perugia. I lavori per la costruzione hanno quasi distrutto totalmente il mausoleo di una famiglia etrusca, i Cacni, risalente al III – I a.C. L’esposizione delle urne è stata anche l’occasione per il restauro delle stesse che raffigurano le più famose scene della mitologia greca. Quasi tutte le opere recuperate provengono da scavi clandestini o sono state oggetto di furti in chiese e musei. Nonostante questa dura realtà, la mostra sottolinea il volere ed il dovere di molti che ogni giorno combattono contro l’illegalità del traffico di beni e che desiderano restituire a noi italiani il nostro passato.Fino al 16 marzo 2014Dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 18.30.Ingresso gratuitoDomenica: dalle 8.30 alle 12.00 € 5 con visita al PalazzoChiusa il lunedì

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Giacometti: dopo 40 anni una monograficaContinuano le mostre sui grandi del ‘900 a Galleria Borghese di Stefania Servillo

Alberto Giacometti, “Grande famme I”, 1960, bronzo

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Giacometti: dopo 40 anni una monograficaContinuano le mostre sui grandi del ‘900 a Galleria Borghese

n dedicato a

Galleria Borghese propone una nuova mostra su un importante artista del ‘900: Alberto Giacometti. Un grande evento, di portata internazionale, che

raccoglie 35 tra le maggiori opere dell’artista svizzero che comunicano sensi d’ansia ed inquietudine profonda ma attualissima.L’esposizione è interessante e importante: i curatori sono personaggi di rilievo (Anna Coliva, direttrice della Galleria Borghese e Christian Klemm, uno dei più grandi studiosi dell’artista); inoltre è dal 1970, quando fu allestita una monografica a Villa Medici, che non si presentava l’occasione di una rassegna interamente dedicata all’artista; infine le opere sono state collocate in maniera da dialogare non solo tra loro, ma anche con le statue già presenti nel percorso permanente del museo, concedendo ai visitatori un’occasione più unica che rara (chi può dire di aver osservato un capolavoro di Canova in dialogo silenzioso con un’opera di Giacometti!?).L’evento è stato posticipato: inizialmente si supponeva che l’inaugurazione sarebbe avvenuta a dicembre 2013 (in realtà la mostra è stata inaugurata il 5 febbraio e proseguirà fino al 25 maggio); le motivazioni di questo ritardo non sono state spiegate dettagliatamente dalla Direttrice di Galleria Borghese.L’allestimento è diviso in 10 sale che rappresentano altrettante macro aree tematiche: le sculture per la Chase Manhattan Plaza, il sentire plastico, il vedere, evocazione del movimento nell’immobilità, una scultura come frammento, “Donna cucchiaio” e “Donna sgozzata”, la condensazione iconica dell’uomo che cammina, origini egizie, vestibolo ed infine busti. Soffermiamoci sulla stanza dell’Ermafrodito in cui sono presenti “Donna cucchiaio” e “Donna sgozzata”. Giacometti è principalmente noto per le sue figure filiformi che dovrebbero compiere l’atto del camminare, ma che trasmettono tutta l’impotenza cui si deve soccombere per entrare a far parte dell’era moderna, silhouette potenti come non mai; la sua produzione è però ben più vasta e

vale la pena ricordarlo accennando a “Donna sgozzata”. L’opera, realizzata nel 1932, in un periodo in cui i suoi lavori erano isolati dal flusso temporale e ambientale attraverso delle “gabbie” metalliche in cui erano inserite, non è provvista di piedistalli, elementi che la isolano o che la distinguono come opera d’arte, è creata per essere poggiata direttamente a terra nello spazio del visitatore. È l’apice di una ricerca sperimentale che vede il dissolversi dell’oggetto in quanto tale, l’opera rappresenta un atto di violenza perpetrato e conclusosi e ciò che ci viene mostrato non è altro che “quel che rimane”, l’idea della donna viene portata alla coscienza del visitatore solo dal titolo, mentre persiste l’idea della violenza (la donna è sgozzata) percepita dallo stridere di due caratteristiche dell’opera: la forma contorta e la consistenza materica liscissima. Sebbene il titolo suggerisca una lettura dell’opera in cui la donna è vittima di qualcun altro, il periodo surrealista dell’artista e i suoi studi sull’inconscio, e su come questo possa essere percepito nel reale, suggeriscono una duplice lettura: la donna, attraverso lo sguardo dell’inconscio, oltre ad essere vittima è anche carnefice, le parti che si disintegrano a contatto col suolo danno l’idea di fragilità, in contrasto con la superficie lucida e dalla forma simile a un insetto che si riallacciano invece all’aggressività: un ritorno all’eros e al thanatos. L’oggetto presentato racchiude in sé così tanti elementi contrastanti che ci turba nel profondo, sebbene non si tratti di un Giacometti maturo, è certamente un’opera degna di nota ed interesse che merita più di uno sguardo fugace.“Giacometti. La scultura” è un’esposizione che racchiude lo spirito tormentato di un autore del ‘900 che, più di altri, ha attraversato fasi di maturazione: spirituale, artistica e personale. Queste fasi si sono interallacciate e, a tutt’oggi, sono riscontrabili nelle sue opere; è uno dei punti di forza dell’artista: pur senza essere spiegate o studiate, le sue creazioni sono incancellabili dalla memoria del visitatore in cui lasciano una profonda impressione.

Alberto Giacometti, “Donna sgozzata, (Famme égorgée), 1933, bronzo Alberto Giacometti, “La main”, 1947, bronzo

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occhio al libro

Dai Diamanti non nasce niente“Storie di vita e di giardini” di Giulia Gabiati

C hi non r icorda la “Tv del le ragazze” o ancora “ L’ottavo nano”, trasmissione comica e sat ir ica real izzata da Corrado Guzzant i? Dopo essers i

fatta strada nel mondo del lo spettacolo grazie al la sua br i l lante ironia, e aver ideato e condotto numerosi programmi televis iv i , Serena Dandini esordisce con i l suo pr imo l ibro “DAI DIAMANTI NON NASCE NIENTE, stor ie di v i ta e di giardini .”Da amante del giardinaggio, Serena ci mostra in tutta la sua sempl ic i tà, i l lato più nascosto di questo passatempo, r i tenuto invece spesso una perdita di tempo. D‘al tronde, i f ior i l i vendono già cresciut i perché aspettare così a lungo?Il giardinaggio come ce lo mostra la Dandini non è un sempl ice hobby. “Chi non r icorda la pr ima volta che ha immerso le mani in un sacchetto di terr icc io universale e umido?”È un r imedio contro lo stress e la tensione, un modo salutare per distendere i propr i sensi . Prendersi cura di uno spazio verde è una terapia consigl iata per chiunque soffra di disturbi del la psiche. È un

modo per r ientrare in contatto con i l mondo che c i c irconda, con la natura che c i ha creat i , e con noi stessi . Herman Hesse, poeta e giardiniere, div ideva la sua giornata tra lo studio e i l g iardinaggio. “Questo - diceva - serve al la digest ione spir i tuale”. Ma non solo. È pazienza, è attesa. È un lento aspettare che da un piccolo semino, s i intraveda f inalmente un germogl io, per provare inf ine quel grande gusto, quel l ’ enorme soddisfazione che, come nel la v i ta, arr iva solo dopo tanto sforzo, e vedere i color i . I color i che nel giardinaggio sono tutto, così come nel la v i ta. Potete immaginare una vita senza color i? Una vita scura, buia? No, non sarebbe vita, ma un mera esistenza. Però c iò che caratter izza l ’arte del giardinaggio è la sua inf in i ta r icerca, i l suo perenne sper imentare. Capita spesso di non r iuscire a comprendere cosa s i sbagl ia nel la vita, quale piccolo tassel lo non r iesce ad incastrars i perfettamente, ma nel la natura, dice la Dandini , è impossibi le non capir lo. “La delusione provocata dal le batoste in iz ia l i è par i a uno smacco amoroso, ma al contrar io del le relaz ioni sent imental i , con la natura s i capisce quasi sempre cosa non ha funzionato.”Piantare è una spinta pr imordiale, mettere le radic i e creare un qualcosa che faccia “casa”, anche in un piccolo marciapiede. Ed ovunque sul la Terra, mentre palazzi , grattacie l i e strade s i edi f icano, segret i spazi verdi permangono. Erbe s i arrampicano selvagge e si molt ip l icano trasportate dal vento e dal caso. “Da l ì s i dovrebbe cominciare per r id isegnare i l nostro mondo”.“Nel giardinaggio c ’ è qualcosa di s imi le al la creazione: s i può plasmare un pezzetto di terra come si vuole, per l ‘ estate c i s i può procurare i frutt i , i color i e i profumi che s i prefer iscono. Si può trasformare una piccola aiuola, un paio di metr i quadri di terra nuda, in un mare di color i , in una del iz ia per gl i occhi, in un angolo di paradiso.” Senza dimenticare però che nul la è propriamente nostro, che la terra non è di nessuno, e che i frutt i sono di tutt i .

A m a e r i d i s e a m o r r i s p o n d e ,p i a n g i f o r t e s e n o n t i s e n t e ,d a i d i a m a n t i n o n n a s c e n i e n t e , d a l l e t a m e n a s c o n o i f i o r.

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architetturanOlgiata 20.12 Sport ClubLAD

L’Olgiata 20.12 Sport Club è un’opera del Punto Verde Qualità del X dipartimento del Comune di Roma, che ha il compito di riqualificare le aree

verdi di proprietà comunale insufficientemente attrezzate alla periferia della capitale, la cui gestione è stata affidata, attraverso una concessione, a soggetti privati che hanno realizzato un insieme di servizi di interesse pubblico, e come corrispettivo per i lavori svolti, gestiranno a proprio vantaggio le opere per un periodo (33 anni). La società concessionaria, Olgiata Verde s.r.l., ha affidato l’incarico di progettazione a Lad che ne ha curato l’architettura e i lavori, garantendo un inserimento non invadente degli edifici all’interno delle aree naturalistiche e conservando più del 70% degli 11 ettari totali come spazio verde.L’intervento realizzato nel 2010, riguarda una superficie 7.500 m² SPAZIO INTERNO + 80000 m² SPAZIO ESTERNO.L’esterno ha un unico accesso, quello dei parcheggi, e contiene campi sportivi. La parte degli edifici, in pianta, è strutturata in 3 parti, quella centrale a forma di esagono, e le altre due rettangolari, che si assestano perpendicolarmente ai lati dell’esagono, i blocchi distinti e collegati tra loro, sono orientati in modo da sfruttare al meglio l’illuminazione naturale, adeguata alle diverse funzioni degli edifici al fine di contenere i consumi energetici. In piu’il 30% del fabbisogno energetico degli edifici è ricavato dalle fonti rinnovabili, come il sistema fotovoltaico e la cogenerazione. Dove possibile, al cls è stato preferito il legno e la sostenibilità è stata garantita da due prodotti hi-tech dalle alte prestazioni.L’ingresso principale è situato nell’edificio esagonale dove si trova la hall, che ha come funzione quella di un centro di smistamento delle diverse utenze. Da qui si può liberamente entrare nella zona ristoro e negli spalti della piscina interna, ma per usufruire del resto delle strutture è necessario passare per le macchine elettroniche di controllo che riconoscono l’utente. Si può scendere negli spogliatoi e infermeria del piano di sotto, oppure andare nell’edificio est o ovest. L’edificio est è a doppia altezza, ed in esso trovano posto la sala fitness, la ludoteca e altri servizi che si affacciano sulla sala pesi. Quello ovest invece è formato dagli spalti, la piscina e la piscina per acqua fitness.La forma delle coperture dei edifici è sviluppata su uno schema a boomerang che conferisce slancio e sinuosità alla struttura, integrandola in modo armonico al paesaggio circostante. Le ampie vetrate mettono in comunicazione visiva gli spazi dedicati all’attività fisica indoor al parco che le circonda.La parte costruttiva in c.a. è composta dalle fondazioni, i volumi interrati ed i pilastri rastremati che si attaccano alla parte inferiore delle travi. La copertura è lignea: travi a forma di boomerang, che seguono lo schema statico dell’arco a tre cerniere, coprono una luce di 32 metri (orditura portante) e costituisce la trama su cui sono state inserite ampie vetrate che lasciano filtrare la luce dall’alto,

illuminando naturalmente gli ambienti. Nell’edificio delle piscine, attraverso una apertura motorizzata dei pannelli della copertura, è stata garantita una ventilazione naturale finalizzata ad ottenere un risparmio sui costi di climatizzazione.

Le funzioni sportive del Centro sono il nuoto, il calcio a 5/8, il tennis, il beach volley e il fitness, e una serie di attività che variano dall’attrezzistica al corpo libero alle arti marziali, attività terapeutiche come fisioterapia, massaggi, benessere e recupero atleti, tutte da praticare indoor.

di Marilena Parrino

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architetturamangaarchitettura

di Valerio Lucantonio

manga

PeaceMakerManga Western

n

N ell’ultimo decennio il mondo fumettistico giapponese ha subito, a detta di molti, un appiattimento per quanto riguarda la qualità,

e il mercato si è diretto maggiormente verso il target giovanile, con storie action e avventurose, ma prive di quella profondità che contraddistingueva molte opere nipponiche della scorsa generazione.È quindi normale provare stupore quando in Italia arriva un’opera diversa per genere e approccio, come non se ne vedono spesso ultimamente: PeaceMaker di Ryoji Minagawa (Shueisha, 2007) è un seinen (manga per un pubblico maturo), che ci porta una visione western dal paese del Sol Levante, contaminata dalla tipica enfasi e iperbolicità dei manga.A dare il titolo alla serie è il nome della pistola del protagonista, Hope, ragazzo pacifico, ma incapace a evitare i guai, figlio del leggendario pistolero Peace Emerson, dal quale ha ereditato l’abilità di tiro e una tecnica fuori dal comune. Dopo la morte del padre a Hope rimarrà solo la sua vecchia pistola e il desiderio di trovare Cole, suo

fratello, il ragazzo intraprenderà un viaggio che lo porterà ad incontrare nemici come i Crimson Executors, assassini mercenari al soldo di una potente famiglia criminale, e alleati come la piccola Nicola, detentrice di un terribile segreto e dal passato lugubre, e Beat Gabriel, aspirante campione di duelli. Infatti, lo scenario delle vicende sempre più ingarbugliate, che con l’avanzare della storia assumeranno una contaminazione politica, è un “Far West” molto diverso da quello del XIX secolo americano: nelle varie città-stato si tengono duelli ufficiali, e coloro che ne vinceranno un numero sufficente potranno partecipare al torneo per decretare il campione mondiale.I disegni e l’edizione sono sicuramente le chicche della serie: il tratto minuzioso e chiarissimo, che lascia spazio a numerose splash pages mozzafiato, non teme confronto con gli storici maestri della nona arte nipponica.Un fumetto consigliato agli amanti dei seinen e degli scontri a mano armata, esponente di un genere assai raro nella produzione nipponica e di altrettanto rara qualità.

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di Cristina Simoncini

L a maschera di Pedrolino nacque in Italia nel 500, ma solo nel 1676 venne introdotta nelle commedie

francesi con il nome di Pierrot. Si tratta di uno zanni (servo della Commedia d’arte) dal carattere mite, sempre pronto a commuoversi e fedelissimo alla moglie e al suo padrone (al contrario di Arlecchino,

curiosARTnPittura dilettevoleLa figura del Pierrot

Pulcinella e altri, alquanto bricconi). Grazie all’arte pittorica, attentissima a quanto avveniva nel mondo dei teatranti, sappiamo che molte caratteristiche di Pierrot, compresa la lacrimuccia disegnata sul volto, nascono solo alla fine dell’Ottocento; prima questo personaggio, attualmente molto amato dai mimi, portava sì un costume completamente bianco, come nel XVI secolo, ma compreso di bottoni e cappello bianchi, i quali sono stati invece sostituiti con dei pon pon e un cappello a calotta nero. Nei dipinti si nota anche che questa maschera, oltre a portare ancora il bianco camicione con pantaloni (entrambi larghissimi), munito di colletto in stile seicentesco, ha conservato il carattere sensibile, facile al pianto, tanto apprezzato a teatro in passato. In alcuni dipinti ottocenteschi egli appare in atteggiamento romantico con la moglie Franceschina, che però non è mai stata presente nei secoli antecedenti accanto a lui; questo è accaduto perché probabilmente era poco amata dai pittori, in quanto descritta, nella Commedia d’arte, come donna infedele, capace di trattare il marito come uno sciocco. La maschera di Pierrot più famosa, tra quelle tramandate, è sicuramente quella di Antoine Watteau, con fiocchi rosa sulle scarpe bianche, anche se sarà quella di Leon Comerre a ispirare di più i disegnatori di cartoline e di illustrazioni di libri nel XX

secolo, i quali, prendendo spunto per i loro lavori dall’arte pittorica esclusivamente francese (i pittori i italiani non si sono mai interessati a Pedrolino), hanno finito per cambiare il nome alla nostra italianissima maschera... ed è così che Pedrolino viene oggi chiamato Pierrot.

Fonti: http://www.pitturaomnia.com

Antoine Watteau (1684-1721)

Auguste Toulmouche (1829-1890)

Leon Comerre (1850-1916)

Honoré Daumier (1808–1879)

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di Rossana Gabrieli“L’AMORE QUANDO C’ERA”

Gli attori sono bravi, non c’è che dire, è incontestabile: Daniele Cascarella nel ruolo di lui (Tommaso,“Fumi”) ed Eva Milella nel ruolo di lei (Amanda,“Picco”) sono qualcosa di più rispetto

a semplicemente convincenti: sono veri. Sono una dolce, ma mai smielata, storia d’amore, finita tanto tempo prima e poi riallacciata, tra due ragazzi che dopo dodici anni (dieci e mezzo, puntualizzerebbe “Picco”), si ritrovano, complice la morte del padre di lui. La storia è delicata, tenera “fitzgeraldianamente”, perché è tratta da uno dei bei romanzi di Chiara Gamberale, sempre molto attenta quando entra nei suoi personaggi, come se bussasse alla porta delle loro anime: il passato si svela, le ombre si diradano, ma senza indecenze: c’è rispetto tra due ex innamorati, che hanno seguito strade e scelte diverse: lui è diventato avvocato, ha moglie e figli, lei è una professoressa di lettere che si affaccia con curiosità nelle storie dei suoi alunni.La scenografia, ricavata nello spazio “bomboniera” del Teatro Accento, è intima e sa di storie antiche, raccontate dalle pagine di romanzi che tappezzano i fondali, aprendo e chiudendo, con le mani dei due protagonisti, piccoli cassetti che svelano dettagli della storia: le cravatte di lui, i ritratti di lei, i disegni dei bambini.Ma quello che più di tutto piace ed emoziona, “prende” e sorprende è la regia di Pascal La Delfa: la scelta così indovinata, attuale, ma non di rottura rispetto a tutto il contesto, di ricorrere e rendere protagoniste le tecnologie: gli alunni di lei, che interagiscono come fossero attori televisivi, preregistrati e poi mandati in onda sullo sfondo del palcoscenico, gli sms e le mail tra lei e lui, proiettati e narrati dalle loro voci fuori campo.Tutto scorre senza inciampi a svelare la risposta alla domanda che anima la storia: Qual è il segreto della felicità? “L’amore quando c’era” risulta, grazie a questo mix di ingredienti così stupendamente azzeccati, un piccolo gioiello indimenticabile.

occhio al teatron

Solarino, il robot a impatto zero che pulisce le spiagge

di Nicola Fasciano

occhio all’ambienten

Avete presente le giornate dedicate da associazioni ambientaliste e cittadini di buon senso civico alla pulizia delle spiagge libere nei periodi che precedono l’arrivo dell’estate? La vera novità

è data dal fatto che non solo potrebbero dedicarsi ad altre attività più creative, ma anche che lo potrebbero fare grazie ad un risultato tecnologico di rilievo progettato e sviluppato in un’area del nostro sud che già eccelle nell’innovazione tecnologica, ovvero la Puglia. E infatti sono salentini i 4 giovani ingegneri che hanno inventato un robot mobile cingolato in grado di effettuare le pulizie dei litorali e

delle spiagge, rispettando pienamente l’ambiente e senza emettere rumore. Solarino, così è stato ribattezzato il nuovo robot, è a totale trazione elettrica, monta un pacchetto batterie in GEL, permette la ricarica solare ed è a controllo telecomandato come l’automobilina dei nostri figli. Quindi ha un impatto ambientale pressoché inesistente, soprattutto se si considera che oggi una simile attività di pulizia avviene generalmente nelle spiagge private attraverso l’uso di piccoli mezzi rudimentali spesso con motore a scoppio. Inoltre le sue dimensioni ridotte, tra l’altro, agevolano il suo passaggio tra le file di sdraio e ombrelloni consentendogli, così, di effettuare la raccolta, la pulizia e il successivo smaltimento dei detriti e dei rifiuti accumulati in maniera veloce ottimizzandone anche la manutenzione quotidiana con una autonomia di 4 ore e una velocità che gli permette di pulire in un’ora ben 3.000 metri quadri. Inoltre è anche sicuro, poiché anche in caso di avvicinamento a persone o cose, ha i motori che si bloccano automaticamente. Ciò che possiamo augurarci noi cittadini amanti della natura e costretti spesso a doversi adattare su spiagge sporche e malsane, è che un robot assolutamente ecocompatibile e non inquinante, possa essere adottato soprattutto dalle amministrazioni comunali in affiancamento ai volontari e al proprio personale per una pulizia approfondita dei litorali e non solo dagli stabilimenti balneari privati per un proprio interesse.

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nApriliaCineforum ApriliaAula Magna dell’Istituto Comprensivo Giovanni Pascoli, via delle Palme 13/15, ogni mercoledì dal 16 ottobre al 21 maggioRassegna Concertistica 2013 - 2014, Ass.ne Vaso di Pandora,Ass.neLber Cantores Ass.ne Arte Medterranea“Donne all’Opera” Stefania Murino e Sabrina Trojse, 30 marzo“POP a cappella” con I Seidaccordo, 13 aprile“Fiesta mexicana” con i Mariachi, Roma Titlan, 11 maggio“Voci di luna” Quartetto banshee, 25 maggioSpazio 47

nRomaLa Sardegna dei 10.000 nuraghi - Simboli e miti del passatoMuseo Nazionale Etrusco, fino al 16 marzoLa memoria ritrovata. Tesori recuperati dall’arma dei Carabinieri (articolo a pag. 7)Palazzo del Quirinale, fino al 16 marzoLa Cina Arcaica (3.500 a.C. – 221 a.C.) Palazzo Venezia, fino al 20 marzoDonatella Spaziani. “10 gennaio”Galleria Il ponte Contemporanea, via di Panico, fino al 22 marzoAgostino Iacurci. “Small wheel, big wheel” (articolo a pag. 3)Wunder Kammern, via G. Serbelloni, fino al 22 marzoSerpentopoliGalleria L’attico, via del Paradiso, fino al 28 marzoGabriele BasilicoMAXXI, fino al 30 marzoMarco Anelli. Gesti dell’animaCinecittàdue Arte Contemporanea, viale P. Togliatti, fino al 30 marzoHerb Ritts “Inpiena luce” (articolo a pag. 3)Auditorium Parco della Musica, fino al 30 marzoLe “Macchine” di Piacentino nel segno dell’energiaFondazione Giuliani, via G. Bianchi, fino al 5 aprileMAXXI architetturaMAXXI, fino al 6 aprileModigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione NetterFondazione Roma, Palazzo Cipolla, fino al 6 aprileIl paesaggio italiano. Fotografie 1950-2010 (articolo a pag. 3)Museo di Roma in Trastevere, fino al 20 aprileGusto romanticoMuseo Mario Praz, via Zanardelli, fino al 21 aprileLibero De Libero e gli artisti della CometaGalleria d’Arte Moderna di Roma, fino al 27 aprileNomachi. Le vie del sacroLa Pelanda, fino al 4 maggio

Simon Hantai. Francia, astratto ‘900Accademia di Francia, villa Medici, fino al 11 maggioD’apres Rodin. La scultura italiana del primo novecentoGNAM, fino al 18 maggioGiacometti , la scutura (articolo a pagg. 8-9)Galleria Borghese, fino al 25 maggioLo “Spinario”.Musei Capitolini, Palazzo dei Conservatori, fino al 25 maggioRodin, il marmo, la vitaMuseo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, fino al 25 maggioMario Mafai e Koune Llis. Le visioni astratteMuseo Carlo Bilotti, fino al 1 giugnoBende sacreGNAM, fino al 2 giugnoAlma-Tadema e i pittori dell’800 inglese. Collezione Perez SimonChiostro del Bramante, fino al 5 giugnoCapolavori del Museo d’OrsayComplesso del Vittoriano, fino al 8 giugnoNon basta ricordareMAXXI, fino al 28 settembre

nChietiSironi e la Grande Guerra. L’arte e la prima guerra mondiale, dai futiristi a Grosz e DixPalazzo de Mayo, fino al 25 giugno

nFerraraMatisse, la figura, la forza della linea, l’emozione del colore (articolo a pag.4)Palazzo dei Diamanti, fino al 15 giugno

nGenovaEdvard MunchPalazzo Ducale, fino al 27 aprile

nMilanoGiuseppe Pellizza da Volpedo e Il Quarto Stato. Dieci anni di ricerca appassionataMuseo del Novecento, fino al 14 marzo 2014

nVeneziaLèger. La visione della città contemporanea. 1910-1930Museo Correr, fino al 12 giugno

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Potete trovare la vostra copia di “Occhio all’Arte” presso i seguenti distributori:Aprilia: Biblioteca Comunale (Largo Marconi), Comune di Aprilia - Palazzo di vetro (p.zza dei Bersaglieri), edicola di p.zza Roma, Casa del libro (Via dei Lauri 91), Abbigliamento Alibi (via Marconi 52), Banca Intesa (via delle Margherite 121), edicola di Largo dello Sport, edicola di p.zza della Repubblica, teatro Spazio 47 (via Pontina km 47), palestra Sensazione (via del Pianoro 6), Ottica Catanesi (Largo Marconi 8), parrucchiera Rina (via di Crollalanza 31), Latitudine 42 (via degli Aranci, 65)Lavinio mare: Bar Lavinia (p.zza Lavinia 1) - Anzio: Biblioteca comunale (Comune di Anzio)Nettuno: F.lli Cavalieri (P.zza IX Settembre)