Free Vox Numero 1

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La prima uscita del giornale studentesco Free Vox

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Dichiarazione d’intenti

Una volta durante una lezione un professore ci chiese: ”Voi credete nei diritti umani? Cioè, affermate che esistono dei diritti naturali dell’uo-mo, e che questi sono inalienabili?”La risposta fu abbastanza unanime. Poi seguì un “perché?” e le nostre sicurezze sublimarono come del ghiaccio secco in rotta verso il Sole.Il problema di giustificare la posizio-ne dell’intera ONU, per quanto in-sensato possa sembrare, è tutt’altro che banale, come ci insegnano secoli di dibattiti su stato di natura, diritto naturale e diritto positivo. Ciononostante molte persone, sotto-scritti compresi, continuano a lottare con caparbia ostinazione in difesa di quella miriade di valori, definibili ge-nericamente “diritti umani”, ma che in realtà toccano questioni ben più ampie di quelle trattate dalla Dichia-razione Universale.Partiamo dall’assunto che il mon-do in cui viviamo, così com’è, non ci piace; non è giusto, non è il

migliore dei mondi possibili. Con la stessa ostinazione, forse puerile, for-se utopistica, continuiamo a lottare per renderlo ancora migliore.La domanda ovvia è: come farlo nel modo più efficace? I cortei e le ma-nifestazioni, pur essendo largamente partecipati (in barba alle rassicuran-ti notizie di frequenti scontri con le forze dell’ordine), sono momenti di lotta, non di maieutica, per definizio-ne. Dunque? Ci piacerebbe che la risposta (così com’è un po’ laconica, lo ammetto) fosse: con le idee. Alle brutture del mondo contrapponiamo la forza delle nostre argomentazioni e delle nostre proposte; quando poi non ne avremo di abbastanza solide, appli-chiamoci con ancor maggiore dedi-zione e studiamone di nuove.Restituiamo alle parole politica e democrazia, troppo spesso svilite e ridicolizzate, quello che secondo noi è il loro significato più vero:rendiamole sinonimi di intelligenza,

di lungimiranza, di dialogo, in ultima analisi, di conoscenza...Una volta una stimabile consigliera regionale della Lombardia, dai denti certamente splendenti, disse che non è necessario avere una preparazione particolare per fare politica. Ha per-fettamente ragione. Non ne serve una in particolare, servono tutte.Il nostro giornale studentesco (non giornalino scolastico, è diverso: note-rete leggendoci che per noi le parole hanno un significato preciso, e van-no perciò usate con consapevolezza) non si propone di rispondere alle grandi questioni del mondo. Cerca invece di essere una piattaforma che permetta a tutti di dialogare e, possi-bilmente, inviti a farlo. Lo scopo è quello di imparare, tra le altre cose, a governare il mondo me-glio di come hanno fatto i nostri ge-nitori, nonni, trisavoli, e così via fino a Lucy l’australopiteco.

Abbiamo due parole ispiratrici: scuola, da una parte, e mondo, dall’altra. Il locale, cioè il nostro istituto, coesisterà con il globa-le, ovvero il resto del mondo e dello scibile umano...scoprirete nelle prossime pagine come le due vocazioni si concilieranno.Saremo all’altezza delle (nostre) aspettative? Riusciremo ad essere contemporaneamen-te innovativi ed argomentativamente solidi? Produrremo qualche buona, nuova, idea?È una sfida. Noi l’abbiamo già colta. Voi sie-te pronti a farlo?

La redazione

Jacopo Mazza: DirettoreMattia Gemelli: Responsabile divulgazione & DesignerValeria Ghirardi: Responsabile sezione Annunci Fabio Falconeri: Responsabile sezione TerragniRoberto Clerici: Responsabile sezione Terragni & Respon-sabile rubrica VideogiochiBeatrice Bernasconi: Responsabile sezione TerragniPaolo Tome’: Responsabile sezione AttualitàAqil Raza: Responsabile polita esteraCarlo Rinaldi: Responsabile politica internaFabrizio Colucci: Responsabile rubrica MusicaDaniele Lucca: Responsabile rubrica Cinema & Designer & FotografoClaudia Girlanda: Responsabile rubrica Arte e Fotografia & FotografaArianna Dramisino: Responsabile rubrica LetteraturaMaria Luisa Ronconi: Responsabile rubrica LetteraturaFrancesca Spigarolo: Responsabile rubrica Tradizioni nel mondo & CorrettriceGiovanni Ballerini: DesignerSimone Manenti: FotografoLeonardo Gatti: CronistaIrene Crespi: CronistaGiulia Gandini: Correttrice

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Dichiarazione d’intenti

Una volta durante una lezione un professore ci chiese: ”Voi credete nei diritti umani? Cioè, affermate che esistono dei diritti naturali dell’uo-mo, e che questi sono inalienabili?”La risposta fu abbastanza unanime. Poi seguì un “perché?” e le nostre sicurezze sublimarono come del ghiaccio secco in rotta verso il Sole.Il problema di giustificare la posizio-ne dell’intera ONU, per quanto in-sensato possa sembrare, è tutt’altro che banale, come ci insegnano secoli di dibattiti su stato di natura, diritto naturale e diritto positivo. Ciononostante molte persone, sotto-scritti compresi, continuano a lottare con caparbia ostinazione in difesa di quella miriade di valori, definibili ge-nericamente “diritti umani”, ma che in realtà toccano questioni ben più ampie di quelle trattate dalla Dichia-razione Universale.Partiamo dall’assunto che il mon-do in cui viviamo, così com’è, non ci piace; non è giusto, non è il

migliore dei mondi possibili. Con la stessa ostinazione, forse puerile, for-se utopistica, continuiamo a lottare per renderlo ancora migliore.La domanda ovvia è: come farlo nel modo più efficace? I cortei e le ma-nifestazioni, pur essendo largamente partecipati (in barba alle rassicuran-ti notizie di frequenti scontri con le forze dell’ordine), sono momenti di lotta, non di maieutica, per definizio-ne. Dunque? Ci piacerebbe che la risposta (così com’è un po’ laconica, lo ammetto) fosse: con le idee. Alle brutture del mondo contrapponiamo la forza delle nostre argomentazioni e delle nostre proposte; quando poi non ne avremo di abbastanza solide, appli-chiamoci con ancor maggiore dedi-zione e studiamone di nuove.Restituiamo alle parole politica e democrazia, troppo spesso svilite e ridicolizzate, quello che secondo noi è il loro significato più vero:rendiamole sinonimi di intelligenza,

di lungimiranza, di dialogo, in ultima analisi, di conoscenza...Una volta una stimabile consigliera regionale della Lombardia, dai denti certamente splendenti, disse che non è necessario avere una preparazione particolare per fare politica. Ha per-fettamente ragione. Non ne serve una in particolare, servono tutte.Il nostro giornale studentesco (non giornalino scolastico, è diverso: note-rete leggendoci che per noi le parole hanno un significato preciso, e van-no perciò usate con consapevolezza) non si propone di rispondere alle grandi questioni del mondo. Cerca invece di essere una piattaforma che permetta a tutti di dialogare e, possi-bilmente, inviti a farlo. Lo scopo è quello di imparare, tra le altre cose, a governare il mondo me-glio di come hanno fatto i nostri ge-nitori, nonni, trisavoli, e così via fino a Lucy l’australopiteco.

Abbiamo due parole ispiratrici: scuola, da una parte, e mondo, dall’altra. Il locale, cioè il nostro istituto, coesisterà con il globa-le, ovvero il resto del mondo e dello scibile umano...scoprirete nelle prossime pagine come le due vocazioni si concilieranno.Saremo all’altezza delle (nostre) aspettative? Riusciremo ad essere contemporaneamen-te innovativi ed argomentativamente solidi? Produrremo qualche buona, nuova, idea?È una sfida. Noi l’abbiamo già colta. Voi sie-te pronti a farlo?

La redazione

Jacopo Mazza: DirettoreMattia Gemelli: Responsabile divulgazione & DesignerValeria Ghirardi: Responsabile sezione Annunci Fabio Falconeri: Responsabile sezione TerragniRoberto Clerici: Responsabile sezione Terragni & Respon-sabile rubrica VideogiochiBeatrice Bernasconi: Responsabile sezione TerragniPaolo Tome’: Responsabile sezione AttualitàAqil Raza: Responsabile polita esteraCarlo Rinaldi: Responsabile politica internaFabrizio Colucci: Responsabile rubrica MusicaDaniele Lucca: Responsabile rubrica Cinema & Designer & FotografoClaudia Girlanda: Responsabile rubrica Arte e Fotografia & FotografaArianna Dramisino: Responsabile rubrica LetteraturaMaria Luisa Ronconi: Responsabile rubrica LetteraturaFrancesca Spigarolo: Responsabile rubrica Tradizioni nel mondo & CorrettriceGiovanni Ballerini: DesignerSimone Manenti: FotografoLeonardo Gatti: CronistaIrene Crespi: CronistaGiulia Gandini: Correttrice

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Liceo Terragni

Sezione interna

Nel contesto creato da questo giornale studentesco, qual è lo scopo di una sezione interna che parli del Terragni? Il nostro intento è dare la possibilità di commentare le iniziative della scuola e di spiegare le ragioni e la volontà di chi le organizza, nonché le motivazioni per cui bisognerebbe prendervi parte; in aggiunta, questo spazio può essere utile anche per pubblicizzare tali attività o chiarire eventuali dubbi. Cercheremo inoltre di evidenziare situazioni degne di nota che, a nostro avviso, meritano di essere poste sotto gli occhi di tutti.

Fabio Falconeri

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Liceo Terragni

Sezione interna

Nel contesto creato da questo giornale studentesco, qual è lo scopo di una sezione interna che parli del Terragni? Il nostro intento è dare la possibilità di commentare le iniziative della scuola e di spiegare le ragioni e la volontà di chi le organizza, nonché le motivazioni per cui bisognerebbe prendervi parte; in aggiunta, questo spazio può essere utile anche per pubblicizzare tali attività o chiarire eventuali dubbi. Cercheremo inoltre di evidenziare situazioni degne di nota che, a nostro avviso, meritano di essere poste sotto gli occhi di tutti.

Fabio Falconeri

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Giornata sulla neve

Curiose Coincidenze.

La Stagione Sciistica dello scorso anno ha ottenuto un discreto segui-to all’interno del Liceo: la prima “Gita Sulla Neve” con destinazione Cervinia, località sciistica della Valle d’Aosta, ha infatti riscosso un enorme successo.La meta offre un comprensorio all’a-vanguardia che rende praticabili ben 360 km di piste, collegate fra loro da una rete di impianti veloci e moderni, oltre ad un panorama mozzafiato.

Una tappa imperdibile per gli ap-passionati degli sport invernali, ma non è solo questo il motivo per cui è stata scelta. A valle, in paese, sono presenti molte attrattive anche per i non-sciatori, come piste di pattinag-gio, negozi e locande tipiche; per cui la gita offre possibilità di divertimen-to a chiunque abbia voglia di stare un po’a contatto con la neve, bere una cioccolata calda in un bar di montagna o anche solo passare una giornata alternativa in compagnia di buoni amici.

Sono dunque questi i motivi per cui Cervinia è stata scelta anche quest’anno come tappa per la prima gita, che avrà luogo il giorno 2 Di-cembre.

Qualcuno si starà chiedendo quali sono le coincidenze di cui parlavo precedentemente: effettivamente non è una questione particolarmente eclatante.L’anno scorso l’Open Day del Liceo si è svolto esattamente il giorno pri-ma della gita, per cui i rappresen-

tanti del gruppo N.O.I. , trascinati dall’euforia e anche da un pizzico di orgoglio, hanno fatto molta pub-blicità a quest’evento, spiegando ai ragazzi e ai genitori presenti come esso sia esclusivo della nostra scuola ed elevandolo a simbolo delle capa-cità organizzative degli studenti.Capirete come io sia rimasto piace-volmente sorpreso scoprendo che l’Open Day di quest’anno si terrà il primo di Dicembre.

Fabio Falconeri

Giornata della Musica

Noi rappresentanti quest’anno vogliamo offrire agli studenti un’esperienza ancora più spettacolare, una migliore Giornata della Musica, una versione 2.0! Inten-diamo rimediare ai problemi che hanno avuto alcune sezioni e migliorare ciò che già ci era riuscito bene: grazie all’espe-rienza accumulata durante l’esperimento dello scorso anno, abbiamo intenzione di apportare delle modifiche in modo da rendere più funzionali le attività delle due palestre (concerti nella piccola, balli di gruppo in quella grande); in poche paro-le, un totale upgrade di tutte le funzioni di quel mitico 20 Aprile 2012. Vi invitia-mo calorosamente al NOI se potete dare una mano; in ogni caso, anche solo con la voglia di fare, ogni persona potrebbe fare la differenza! L’anno scorso abbiamo avuto alcuni problemi riguardo ad alcune zone che non erano preparate, oppure in cui sono misteriosamente scomparsi i moderatori, ma questa volta non avremo di questi disguidi: in ogni caso, riuscire-mo ad assicurare il divertimento di tutti, come è già successo.

Non importa se stiamo pogando e saltando, se stiamo ballando tutti insieme o se stiamo cantando al karaoke: la Giornata della Musi-ca vuole celebrare il divertimen-to che questa fantastica arte può sprigionare.Cosa aspetti a dare una mano?

Roberto ClericiFabio Falconeri

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Giornata sulla neve

Curiose Coincidenze.

La Stagione Sciistica dello scorso anno ha ottenuto un discreto segui-to all’interno del Liceo: la prima “Gita Sulla Neve” con destinazione Cervinia, località sciistica della Valle d’Aosta, ha infatti riscosso un enorme successo.La meta offre un comprensorio all’a-vanguardia che rende praticabili ben 360 km di piste, collegate fra loro da una rete di impianti veloci e moderni, oltre ad un panorama mozzafiato.

Una tappa imperdibile per gli ap-passionati degli sport invernali, ma non è solo questo il motivo per cui è stata scelta. A valle, in paese, sono presenti molte attrattive anche per i non-sciatori, come piste di pattinag-gio, negozi e locande tipiche; per cui la gita offre possibilità di divertimen-to a chiunque abbia voglia di stare un po’a contatto con la neve, bere una cioccolata calda in un bar di montagna o anche solo passare una giornata alternativa in compagnia di buoni amici.

Sono dunque questi i motivi per cui Cervinia è stata scelta anche quest’anno come tappa per la prima gita, che avrà luogo il giorno 2 Di-cembre.

Qualcuno si starà chiedendo quali sono le coincidenze di cui parlavo precedentemente: effettivamente non è una questione particolarmente eclatante.L’anno scorso l’Open Day del Liceo si è svolto esattamente il giorno pri-ma della gita, per cui i rappresen-

tanti del gruppo N.O.I. , trascinati dall’euforia e anche da un pizzico di orgoglio, hanno fatto molta pub-blicità a quest’evento, spiegando ai ragazzi e ai genitori presenti come esso sia esclusivo della nostra scuola ed elevandolo a simbolo delle capa-cità organizzative degli studenti.Capirete come io sia rimasto piace-volmente sorpreso scoprendo che l’Open Day di quest’anno si terrà il primo di Dicembre.

Fabio Falconeri

Giornata della Musica

Noi rappresentanti quest’anno vogliamo offrire agli studenti un’esperienza ancora più spettacolare, una migliore Giornata della Musica, una versione 2.0! Inten-diamo rimediare ai problemi che hanno avuto alcune sezioni e migliorare ciò che già ci era riuscito bene: grazie all’espe-rienza accumulata durante l’esperimento dello scorso anno, abbiamo intenzione di apportare delle modifiche in modo da rendere più funzionali le attività delle due palestre (concerti nella piccola, balli di gruppo in quella grande); in poche paro-le, un totale upgrade di tutte le funzioni di quel mitico 20 Aprile 2012. Vi invitia-mo calorosamente al NOI se potete dare una mano; in ogni caso, anche solo con la voglia di fare, ogni persona potrebbe fare la differenza! L’anno scorso abbiamo avuto alcuni problemi riguardo ad alcune zone che non erano preparate, oppure in cui sono misteriosamente scomparsi i moderatori, ma questa volta non avremo di questi disguidi: in ogni caso, riuscire-mo ad assicurare il divertimento di tutti, come è già successo.

Non importa se stiamo pogando e saltando, se stiamo ballando tutti insieme o se stiamo cantando al karaoke: la Giornata della Musi-ca vuole celebrare il divertimen-to che questa fantastica arte può sprigionare.Cosa aspetti a dare una mano?

Roberto ClericiFabio Falconeri

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Coro e orchestra

Che la musica non sia la disciplina di maggior spessore all’interno del Terragni non è una novità: del resto, in quanto liceo scientifico, la nostra attenzione dovrebbe essere con-centrata su ben altre materie, senza però tralasciare la formazione uma-nistica (comprese lingue ben poco “attuali”!). Tuttavia solo pochi sanno che, a causa dei finanziamenti alle scuola pubbliche, o meglio, della loro mancanza, un numero sempre più consistente di attività extracurri-colari è a rischio. Tra queste vi sono proprio quelle che riguardano la musica.Ma, nonostante tutti i problemi, c’è ancora un gruppo di ragazzi che, in collaborazione con alcuni insegnan-ti, con tanta buona volontà cerca di portare avanti il progetto del coro e dell’orchestra, occupazione che ci permette di esprimere una volta di più la nostra vena musicale.L’impegno non è dei più gravosi: il ritrovo quindicinale ci consente di

prepararci al meglio e, al contempo, di passare una serata in compagnia di amici e di fare conoscenza con altre persone animate dalla nostra stessa passione.Il gruppo, formato da una trentina di coristi e una decina di musicisti, è guidato dal maestro Vittorio Liberti che ci segue con immensa passione.Il nostro ensemble è anche un’occa-

sione unica per esibirsi con giovani provenienti da altre realtà: abbia-mo partecipato ad alcuni concerti con ragazzi di una scuola canadese e siamo stati presenti al progetto LAIV, dove alunni di vari istituti pre-sentavano i loro progetti artistici (musicali ma anche teatrali) condi-videndoli con altri studenti.Naturalmente il nostro gruppo è

sempre alla ricerca di nuovi elementi:proprio per questo motivo il mio invito a par-tecipare a questa attività (che sicuramente sarà condiviso anche dagli altri coristi e mu-sicisti) è esteso a TUTTI, affinché la scuola non sia solo un luogo dove trascorrere 5 ore al giorno annoiandosi, ma diventi qualcosa di più, un’importante occasione di crescita e arricchimento culturale, nonché un ambiente in cui creare preziosi legami con altri coetanei che, oltre ad essere una componente fonda-mentale della nostra formazione, rimarranno indelebili per tutta la vita.

Beatrice Bernasconi

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Coro e orchestra

Che la musica non sia la disciplina di maggior spessore all’interno del Terragni non è una novità: del resto, in quanto liceo scientifico, la nostra attenzione dovrebbe essere con-centrata su ben altre materie, senza però tralasciare la formazione uma-nistica (comprese lingue ben poco “attuali”!). Tuttavia solo pochi sanno che, a causa dei finanziamenti alle scuola pubbliche, o meglio, della loro mancanza, un numero sempre più consistente di attività extracurri-colari è a rischio. Tra queste vi sono proprio quelle che riguardano la musica.Ma, nonostante tutti i problemi, c’è ancora un gruppo di ragazzi che, in collaborazione con alcuni insegnan-ti, con tanta buona volontà cerca di portare avanti il progetto del coro e dell’orchestra, occupazione che ci permette di esprimere una volta di più la nostra vena musicale.L’impegno non è dei più gravosi: il ritrovo quindicinale ci consente di

prepararci al meglio e, al contempo, di passare una serata in compagnia di amici e di fare conoscenza con altre persone animate dalla nostra stessa passione.Il gruppo, formato da una trentina di coristi e una decina di musicisti, è guidato dal maestro Vittorio Liberti che ci segue con immensa passione.Il nostro ensemble è anche un’occa-

sione unica per esibirsi con giovani provenienti da altre realtà: abbia-mo partecipato ad alcuni concerti con ragazzi di una scuola canadese e siamo stati presenti al progetto LAIV, dove alunni di vari istituti pre-sentavano i loro progetti artistici (musicali ma anche teatrali) condi-videndoli con altri studenti.Naturalmente il nostro gruppo è

sempre alla ricerca di nuovi elementi:proprio per questo motivo il mio invito a par-tecipare a questa attività (che sicuramente sarà condiviso anche dagli altri coristi e mu-sicisti) è esteso a TUTTI, affinché la scuola non sia solo un luogo dove trascorrere 5 ore al giorno annoiandosi, ma diventi qualcosa di più, un’importante occasione di crescita e arricchimento culturale, nonché un ambiente in cui creare preziosi legami con altri coetanei che, oltre ad essere una componente fonda-mentale della nostra formazione, rimarranno indelebili per tutta la vita.

Beatrice Bernasconi

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Commento sul Comitato Studentesco

Martedì 6 Novembre si è riunito il primo Comitato Studentesco dell’anno scolastico, durante il quale sono stati discussi alcuni argomenti di cui è opportuno par-lare.

Chiariamo innanzitutto lo scopo del Gruppo Facebook: esso è stato creato lo scorso anno per garantire una maggiore comunicazione all’interno del Liceo, in modo da poter pubblicizzare eventi e iniziative con como-dità, facendo sì che le notizie arrivino a tutti senza la mediazione dei rappresentanti di classe. Ovviamente, questo suo utilizzo non è esclusiva dei soli rappresen-tanti d’istituto, ma è aperta a tutti gli studenti, insieme alla possibilità di porre domande e di proporre que-stioni di dibattito.

Si sono però verificati diversi casi in cui questa funzio-ne non è stata sfruttata in modo, diciamo, ottimale, e in cui sono stati condivisi elementi di dubbio interesse scolastico. L’invito dei rappresentanti è quello di evi-tare il cosiddetto “spam”, per far sì che non si perda di vista lo scopo per cui questo gruppo è stato creato.

La seconda questione da presentare è relativa al

“TerraToday”, ovvero il televisore al plasma situato all’ingresso del Liceo: parecchi alunni hanno manife-stato uno scarso interesse riguardo alle informazio-ni divulgate grazie ad esso, ribadendo di fatto la sua inutilità. Durante il Comitato non ci sono state voci in disaccordo, pertanto i rappresentanti si impegnano a cercare nuove modalità di impiego, nei limiti delle di-rettive imposte dalla presidenza.

In ultimo parliamo delle nuove macchinette introdotte a scuola. Molti studenti si saranno accorti del leggero aumento dei prezzi di alcuni prodotti, ma teniamo a sottolineare che essi sono, nonostante ciò, relativa-mente economici. L’unico problema concreto è dovuto al fatto che tali macchinette, in caso di mancata erogazione del pro-dotto, non restituiscono allo studente i soldi spesi: questione già fatta presente alla preside.

Oltre a questi punti, durante il Comitato sono stati il-lustrati ai rappresentanti di classe i progetti relativi al trimestre, argomenti di cui si è trattato nelle pagine precedenti.

Fabio Falconeri

Voci libere

I ragazzi del “Terragni” non frequen-tano solo al liceo. Ognuno di noi ha qualcosa che ama fare al di fuori delle mura scolastiche e nel primo numero del rinato Freevox non po-teva mancare uno spazio a ciò de-dicato. In queste pagine due delle voci femminili più belle dell’istituto ci parleranno della loro passione per il canto, dei sacrifici che fanno per portarla avanti e dei loro sogni, fa-cilmente realizzabili o quasi impossi-bili.

Beatrice Panzeri

Quando e come è nata la passio-ne per il canto?La passione per il canto mi è sta-ta passata da mia mamma perché anche lei da giovane cantava in un gruppo.Fortunatamente ho ereditato da lei

anche la voce! Canto da quando andavo all’asilo: ricordo che salivo in piedi sui banchi e cantavo con un pennarello in mano di fronte ai miei compagni e alle maestre. Alla fine mi regalavano sempre una caramella per ringraziarmi della “performan-ce”!Presentiamo la tua voce! Descri-vila con un aggettivo.Mmm… Direi calda. Posso dirtene un altro? Potente! “Calda” da sola non mi piace!Veniamo alle esibizioni! Qual è il pubblico più grande di fronte al quale hai mai cantato da sola?I ragazzi della scuola. L’anno scorso ho cantato alla giornata della musica ed è stata la prima volta che ho avu-to un pubblico così grande. Prima avevo cantato al massimo di fronte alla mia famiglia, che comunque è composta da cinquanta persone.Ci vuole un bel coraggio per esi-birsi! Cosa hai provato la prima volta?Mi tremava tantissimo la voce e ave-

vo il respiro affannosissimo! Mi ver-gognavo e non sapevo se sarei stata all’altezza della situazione. Adesso ho imparato a chiudere gli occhi e a pensare di essere nella doccia dove canto sempre. La voce si calma e va tutto bene!9 10

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Commento sul Comitato Studentesco

Martedì 6 Novembre si è riunito il primo Comitato Studentesco dell’anno scolastico, durante il quale sono stati discussi alcuni argomenti di cui è opportuno par-lare.

Chiariamo innanzitutto lo scopo del Gruppo Facebook: esso è stato creato lo scorso anno per garantire una maggiore comunicazione all’interno del Liceo, in modo da poter pubblicizzare eventi e iniziative con como-dità, facendo sì che le notizie arrivino a tutti senza la mediazione dei rappresentanti di classe. Ovviamente, questo suo utilizzo non è esclusiva dei soli rappresen-tanti d’istituto, ma è aperta a tutti gli studenti, insieme alla possibilità di porre domande e di proporre que-stioni di dibattito.

Si sono però verificati diversi casi in cui questa funzio-ne non è stata sfruttata in modo, diciamo, ottimale, e in cui sono stati condivisi elementi di dubbio interesse scolastico. L’invito dei rappresentanti è quello di evi-tare il cosiddetto “spam”, per far sì che non si perda di vista lo scopo per cui questo gruppo è stato creato.

La seconda questione da presentare è relativa al

“TerraToday”, ovvero il televisore al plasma situato all’ingresso del Liceo: parecchi alunni hanno manife-stato uno scarso interesse riguardo alle informazio-ni divulgate grazie ad esso, ribadendo di fatto la sua inutilità. Durante il Comitato non ci sono state voci in disaccordo, pertanto i rappresentanti si impegnano a cercare nuove modalità di impiego, nei limiti delle di-rettive imposte dalla presidenza.

In ultimo parliamo delle nuove macchinette introdotte a scuola. Molti studenti si saranno accorti del leggero aumento dei prezzi di alcuni prodotti, ma teniamo a sottolineare che essi sono, nonostante ciò, relativa-mente economici. L’unico problema concreto è dovuto al fatto che tali macchinette, in caso di mancata erogazione del pro-dotto, non restituiscono allo studente i soldi spesi: questione già fatta presente alla preside.

Oltre a questi punti, durante il Comitato sono stati il-lustrati ai rappresentanti di classe i progetti relativi al trimestre, argomenti di cui si è trattato nelle pagine precedenti.

Fabio Falconeri

Voci libere

I ragazzi del “Terragni” non frequen-tano solo al liceo. Ognuno di noi ha qualcosa che ama fare al di fuori delle mura scolastiche e nel primo numero del rinato Freevox non po-teva mancare uno spazio a ciò de-dicato. In queste pagine due delle voci femminili più belle dell’istituto ci parleranno della loro passione per il canto, dei sacrifici che fanno per portarla avanti e dei loro sogni, fa-cilmente realizzabili o quasi impossi-bili.

Beatrice Panzeri

Quando e come è nata la passio-ne per il canto?La passione per il canto mi è sta-ta passata da mia mamma perché anche lei da giovane cantava in un gruppo.Fortunatamente ho ereditato da lei

anche la voce! Canto da quando andavo all’asilo: ricordo che salivo in piedi sui banchi e cantavo con un pennarello in mano di fronte ai miei compagni e alle maestre. Alla fine mi regalavano sempre una caramella per ringraziarmi della “performan-ce”!Presentiamo la tua voce! Descri-vila con un aggettivo.Mmm… Direi calda. Posso dirtene un altro? Potente! “Calda” da sola non mi piace!Veniamo alle esibizioni! Qual è il pubblico più grande di fronte al quale hai mai cantato da sola?I ragazzi della scuola. L’anno scorso ho cantato alla giornata della musica ed è stata la prima volta che ho avu-to un pubblico così grande. Prima avevo cantato al massimo di fronte alla mia famiglia, che comunque è composta da cinquanta persone.Ci vuole un bel coraggio per esi-birsi! Cosa hai provato la prima volta?Mi tremava tantissimo la voce e ave-

vo il respiro affannosissimo! Mi ver-gognavo e non sapevo se sarei stata all’altezza della situazione. Adesso ho imparato a chiudere gli occhi e a pensare di essere nella doccia dove canto sempre. La voce si calma e va tutto bene!9 10

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Cosa cerchi di comunicare al pubblico mentre canti?Prima di tutto la passione che ho per il canto e poi le emozioni che provo io con quella canzone specifi-ca. Pensandoci bene si può dire che cerco soprattutto di far commuove-re. Mi è capitato di far piangere del-le persone cantando e quella volta stavo piangendo anche io perché non pensavo di riuscire a fare una cosa del genere.Domanda un po’ personale: ti è mai capitato di cantare per una persona in particolare?Ho cantato al compleanno di mia mamma quando ha compiuto qua-rant’anni. Lei è la persona più im-portante della mia vita ed è stata un’esperienza stupenda. Io pian-gevo mentre cantavo, lei piangeva, tutti piangevano! Inoltre quando ero insieme al mio ex ragazzo, che è un musicista, cantavo spesso con lui e per lui.Hai mai scritto una canzone?Sì, anche se solo le parole e la me-lodia, la musica l’aveva scritta il mio

ex ragazzo. È dedicata a una vecchia amica con cui ora purtroppo non sono più in buoni rapporti.L’anno scorso hai partecipato ai provini di “X Factor”, un vero e proprio sogno per i ragazzi che amano cantare! Com’è stato?Mi sono dovuta svegliare alle quat-tro per essere a Milano alle otto di mattina con i miei. Quando sono ar-rivata ho fatto una fila assurda fino alle nove per prendere il numero. Ci mettevano in una sorta di “recin-to per gli animali” dove eravamo tutti numerati e a turno dovevamo andare dentro, davanti al presen-tatore, Alessandro Cattelan, e a un membro della produzione.Quando veniva il nostro turno dove-vamo rispondere ad alcune doman-de personali e cantare un pezzo. Io ho cantato “Someone like you” di Adele! Alcuni ragazzi venivano mandati via subito mentre io e altri siamo rima-sti per fare un’altra prova e come secondo pezzo ho cantato “Sei nell’anima” della Nannini. Purtroppo poi non mi hanno fatto più sapere.

Che progetti musicali hai per il futuro? Al momento sto per aprire un cana-le su Youtube in cui inserire qualche video in cui canto. Sono ancora in cerca di un nome d’arte ma ci sto lavorando.Non so cosa accadrà in futuro ma mi piacerebbe molto incidere un disco ed essere riconosciuta come cantante almeno tra le persone che mi conoscono. Certo, sarebbe il mio sogno essere famosa anche a livelli più alti, ma so che è molto difficile. Io comunque non smetterò mai né di provarci, né di cantare, anche se dovesse essere un totale fallimen-to. Alla fine non lo faccio per essere famosa, ma per me stessa.

Mireya Abruzzese

Partiamo! Chi ti ha trasmesso la passione per il canto?Mia mamma ha sempre ascolta-to tanta musica e i miei parenti, sia materni che paterni, amano cantare nei cori. Così a circa cinque anni ho

iniziato ad ascoltare i primi CD e a provare a cantare qualcosa.Dimmi un aggettivo per descri-vere la tua voce.Calda e piacevole. Sono due, fa niente!Cosa fai tutti i giorni per allenare la voce?Facendo una scuola di canto devo fare circa 40 minuti al giorno di esercizi di respirazione per il dia-framma. Poi faccio dei vocalizzi al pianoforte per scaldare la voce e provo qualche brano, sempre con il piano.Parliamo delle tue “performan-ces”. Dicci qualcosa riguardo ai video che hai pubblicato sul tuo profilo di Facebook.Inizialmente è stata una mia amica a chiedermi di fare questi video, per vedere se sarebbero stati apprez-zati. Ovviamente, avere tutti quei “mi piace” e quei commenti dà pa-recchie soddisfazioni! Più che altro spero di diventare più brava con il pianoforte perché lo faccio solo da quattro mesi.Ti è mai capitato di cantare in pubblico?

Sì, due volte. Ho partecipato a una specie di corrida che si teneva in piazza del Duomo a Milano e, anche se non si vinceva niente, c’erano un bel po’ di persone. A 12 anni, inve-ce, ho partecipato a una gara in un vecchio locale che si trovava sotto al cinema di Montano Lucino, dove adesso c’è l’”Old Wild West”.Hai vinto?Ero la più piccola, gli altri erano tutti adulti a parte un ragazzo di diciotto anni. Sono arrivata settima su tren-tacinque, però ho vinto il premio della critica e mi hanno fatto incide-re la canzone con cui avevo parteci-pato su un CD!Che canzone era?“Io canto” rifatta dalla Pausini.Hai una canzone preferita?Ce ne sono tante e di vari generi!Ne hai mai scritta una tu?La musica no ma il testo sì. L’ho scritta l’anno scorso.Ha già un titolo? S’intitola “Chissà”. Non ho ancora la melodia ma come testo penso che possa andare. Ma non l’ha mai sen-tita nessuno, quindi… beh, è abba-stanza segreta come cosa…

Sono curiosa… Cosa senti men-tre canti?È un’emozione strana. A me sembra di essere fuori dal mondo, non ho pensieri mentre lo faccio. Mi concen-tro solo sulla voce e scarico tutta la tensione che ho addosso. Rimango semplicemente da sola con le perso-ne che mi ascoltano e cerco di tra-smettere le emozioni che provo e la voglia che ho di cantare.Abbiamo quasi finito! Hai qual-che progetto in mente per la tua musica?Non ho un progetto preciso. Di certo voglio continuare a coltivare la mia passione per la musica per arrivare a fare qualcosa di più concreto.

Irene Crespi11 12

Page 15: Free Vox Numero 1

Cosa cerchi di comunicare al pubblico mentre canti?Prima di tutto la passione che ho per il canto e poi le emozioni che provo io con quella canzone specifi-ca. Pensandoci bene si può dire che cerco soprattutto di far commuove-re. Mi è capitato di far piangere del-le persone cantando e quella volta stavo piangendo anche io perché non pensavo di riuscire a fare una cosa del genere.Domanda un po’ personale: ti è mai capitato di cantare per una persona in particolare?Ho cantato al compleanno di mia mamma quando ha compiuto qua-rant’anni. Lei è la persona più im-portante della mia vita ed è stata un’esperienza stupenda. Io pian-gevo mentre cantavo, lei piangeva, tutti piangevano! Inoltre quando ero insieme al mio ex ragazzo, che è un musicista, cantavo spesso con lui e per lui.Hai mai scritto una canzone?Sì, anche se solo le parole e la me-lodia, la musica l’aveva scritta il mio

ex ragazzo. È dedicata a una vecchia amica con cui ora purtroppo non sono più in buoni rapporti.L’anno scorso hai partecipato ai provini di “X Factor”, un vero e proprio sogno per i ragazzi che amano cantare! Com’è stato?Mi sono dovuta svegliare alle quat-tro per essere a Milano alle otto di mattina con i miei. Quando sono ar-rivata ho fatto una fila assurda fino alle nove per prendere il numero. Ci mettevano in una sorta di “recin-to per gli animali” dove eravamo tutti numerati e a turno dovevamo andare dentro, davanti al presen-tatore, Alessandro Cattelan, e a un membro della produzione.Quando veniva il nostro turno dove-vamo rispondere ad alcune doman-de personali e cantare un pezzo. Io ho cantato “Someone like you” di Adele! Alcuni ragazzi venivano mandati via subito mentre io e altri siamo rima-sti per fare un’altra prova e come secondo pezzo ho cantato “Sei nell’anima” della Nannini. Purtroppo poi non mi hanno fatto più sapere.

Che progetti musicali hai per il futuro? Al momento sto per aprire un cana-le su Youtube in cui inserire qualche video in cui canto. Sono ancora in cerca di un nome d’arte ma ci sto lavorando.Non so cosa accadrà in futuro ma mi piacerebbe molto incidere un disco ed essere riconosciuta come cantante almeno tra le persone che mi conoscono. Certo, sarebbe il mio sogno essere famosa anche a livelli più alti, ma so che è molto difficile. Io comunque non smetterò mai né di provarci, né di cantare, anche se dovesse essere un totale fallimen-to. Alla fine non lo faccio per essere famosa, ma per me stessa.

Mireya Abruzzese

Partiamo! Chi ti ha trasmesso la passione per il canto?Mia mamma ha sempre ascolta-to tanta musica e i miei parenti, sia materni che paterni, amano cantare nei cori. Così a circa cinque anni ho

iniziato ad ascoltare i primi CD e a provare a cantare qualcosa.Dimmi un aggettivo per descri-vere la tua voce.Calda e piacevole. Sono due, fa niente!Cosa fai tutti i giorni per allenare la voce?Facendo una scuola di canto devo fare circa 40 minuti al giorno di esercizi di respirazione per il dia-framma. Poi faccio dei vocalizzi al pianoforte per scaldare la voce e provo qualche brano, sempre con il piano.Parliamo delle tue “performan-ces”. Dicci qualcosa riguardo ai video che hai pubblicato sul tuo profilo di Facebook.Inizialmente è stata una mia amica a chiedermi di fare questi video, per vedere se sarebbero stati apprez-zati. Ovviamente, avere tutti quei “mi piace” e quei commenti dà pa-recchie soddisfazioni! Più che altro spero di diventare più brava con il pianoforte perché lo faccio solo da quattro mesi.Ti è mai capitato di cantare in pubblico?

Sì, due volte. Ho partecipato a una specie di corrida che si teneva in piazza del Duomo a Milano e, anche se non si vinceva niente, c’erano un bel po’ di persone. A 12 anni, inve-ce, ho partecipato a una gara in un vecchio locale che si trovava sotto al cinema di Montano Lucino, dove adesso c’è l’”Old Wild West”.Hai vinto?Ero la più piccola, gli altri erano tutti adulti a parte un ragazzo di diciotto anni. Sono arrivata settima su tren-tacinque, però ho vinto il premio della critica e mi hanno fatto incide-re la canzone con cui avevo parteci-pato su un CD!Che canzone era?“Io canto” rifatta dalla Pausini.Hai una canzone preferita?Ce ne sono tante e di vari generi!Ne hai mai scritta una tu?La musica no ma il testo sì. L’ho scritta l’anno scorso.Ha già un titolo? S’intitola “Chissà”. Non ho ancora la melodia ma come testo penso che possa andare. Ma non l’ha mai sen-tita nessuno, quindi… beh, è abba-stanza segreta come cosa…

Sono curiosa… Cosa senti men-tre canti?È un’emozione strana. A me sembra di essere fuori dal mondo, non ho pensieri mentre lo faccio. Mi concen-tro solo sulla voce e scarico tutta la tensione che ho addosso. Rimango semplicemente da sola con le perso-ne che mi ascoltano e cerco di tra-smettere le emozioni che provo e la voglia che ho di cantare.Abbiamo quasi finito! Hai qual-che progetto in mente per la tua musica?Non ho un progetto preciso. Di certo voglio continuare a coltivare la mia passione per la musica per arrivare a fare qualcosa di più concreto.

Irene Crespi11 12

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1413

Sezione di attualita’ Perche’ e’ difficile parlare di p.?

Non è sempre facile parlare di tutto. Esistono degli argomenti che, a dif-ferenza di altri, presentano qualche difficoltà nel momento in cui biso-gna affrontarli. E la P. è uno di que-sti.

Ma perché è così difficile parlarne e, forse, ancor di più scriverne?

Il problema principale è che molti ritengono che la P. sia noiosa, dif-ficile, incomprensibile, e per questi motivi, di conseguenza, si pensa che sia anche inutile, stupida e assoluta-mente da evitare.

Eppure la P. interessa tutti noi, an-che se molte volte non ce ne rendia-mo conto.

Spesso, addirittura, dipendiamo dal-la P. stessa, che influenza la nostra vita con scelte e decisioni che dob-biamo accettare e rispettare.

E allora perché non conoscere me-glio qualcosa che riguarda ognuno di noi?

È per questo motivo, dunque, che diventa necessario cercare di par-larne, per capire cosa sia e rendersi conto che non è poi così tanto dif-ficile o noiosa, e per comprenderne l’importanza e necessità.

Non si può, dunque, non affrontare il tema della P., che ogni giorno pre-senta nuovi spunti da analizzare con riflessioni attente, che non devono, però, essere per forza incomprensi-bili e poco interessanti per i nostri lettori.

Certo, non sarà facile riuscire ad av-vicinare molti di voi alla P., che, per esteso, non significa altro che Politi-ca, una parola dietro la quale si na-sconde un vero e proprio mondo da conoscere e seguire.

I fatti da cui prendere spunto per i futuri articoli saranno molti; prove-remo, tuttavia, a selezionare quelli più significativi, per garantire una visone globale di tutte le principali novità a cui assisteremo.

Cercheremo, quindi, di proporre sempre articoli in cui, con chiarez-za e semplicità, affronteremo tutto quello che di politico accadrà nel nostro Paese e nel mondo.

Con l’intento di tenervi aggiorna-ti, tenendo conto anche dei vostri pareri e delle vostre idee che, sicu-ramente, non mancheranno, prove-remo a scrivere di Politica: un dove-re imprescindibile per non restare isolati e lontani da tutto quello che, quotidianamente, succederà.

Carlo Rinaldi

Page 17: Free Vox Numero 1

1413

Sezione di attualita’ Perche’ e’ difficile parlare di p.?

Non è sempre facile parlare di tutto. Esistono degli argomenti che, a dif-ferenza di altri, presentano qualche difficoltà nel momento in cui biso-gna affrontarli. E la P. è uno di que-sti.

Ma perché è così difficile parlarne e, forse, ancor di più scriverne?

Il problema principale è che molti ritengono che la P. sia noiosa, dif-ficile, incomprensibile, e per questi motivi, di conseguenza, si pensa che sia anche inutile, stupida e assoluta-mente da evitare.

Eppure la P. interessa tutti noi, an-che se molte volte non ce ne rendia-mo conto.

Spesso, addirittura, dipendiamo dal-la P. stessa, che influenza la nostra vita con scelte e decisioni che dob-biamo accettare e rispettare.

E allora perché non conoscere me-glio qualcosa che riguarda ognuno di noi?

È per questo motivo, dunque, che diventa necessario cercare di par-larne, per capire cosa sia e rendersi conto che non è poi così tanto dif-ficile o noiosa, e per comprenderne l’importanza e necessità.

Non si può, dunque, non affrontare il tema della P., che ogni giorno pre-senta nuovi spunti da analizzare con riflessioni attente, che non devono, però, essere per forza incomprensi-bili e poco interessanti per i nostri lettori.

Certo, non sarà facile riuscire ad av-vicinare molti di voi alla P., che, per esteso, non significa altro che Politi-ca, una parola dietro la quale si na-sconde un vero e proprio mondo da conoscere e seguire.

I fatti da cui prendere spunto per i futuri articoli saranno molti; prove-remo, tuttavia, a selezionare quelli più significativi, per garantire una visone globale di tutte le principali novità a cui assisteremo.

Cercheremo, quindi, di proporre sempre articoli in cui, con chiarez-za e semplicità, affronteremo tutto quello che di politico accadrà nel nostro Paese e nel mondo.

Con l’intento di tenervi aggiorna-ti, tenendo conto anche dei vostri pareri e delle vostre idee che, sicu-ramente, non mancheranno, prove-remo a scrivere di Politica: un dove-re imprescindibile per non restare isolati e lontani da tutto quello che, quotidianamente, succederà.

Carlo Rinaldi

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QUANDO ANCHE LA GABANELLI E CROZZA DELUDONO

Inchiesta Report sul patrimonio im-mobiliare del leader dell’ IdV: enne-simo caso di disinformazione

<<Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità. La propaganda è un’arte, non importa se racconta la verità>>

Queste le parole di Joseph Goeb-bels, uno dei consiglieri più influenti del partito nazista di ottanta anni fa. Parole che fanno riflettere e che trovano inevitabile riscontro nell’ac-canimento mediatico degli ultimi giorni nei confronti di Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, in seguito all’inchiesta condotta da Report il 28 ottobre in merito a “un ingente patrimonio immobiliare”, finanziato (tra l’ altro) con i soldi del partito. Inchiesta palesemente su-perficiale, dato che dalle visure cata-stali emerge tutt’altra realtà. Dei 54 immobili dal valore di 15 milioni di

euro a cui fa riferimento il servizio, sono classificabili come tali solo 7-8 in cui si contano anche le proprietà della moglie Susanna Mazzoleni (avvocato di famiglia benestante) e dei 3 figli. Dal calcolo, infatti, non sono stati esclusi marciapiedi, par-cheggi, svincoli e strade di accesso, spazi condominiali, giardinetti pub-blici al servizio di tutta la colletti-vità locale che, secondo l’opinione tutt’altro che modesta del geometra D’Andrea e della giornalista Sabrina Giannini, sono proprietà Di Pietro: ecco come si arriva ai 54 immobili menzionati da Report. E cosa dire della famosa donazione della con-tessa Borletti (proprietaria di un’a-zienda per macchine da cucire) di quasi 1.5 miliardi delle vecchie Lire, da dividere con Prodi?L’allora leader dell’Ulivo destinò la sua parte alle casse del partito, per-ché Di Pietro non fece lo stesso? Il lascito avvenne nel 1995, 3 anni pri-ma della nascita dell’Italia Dei Valori, pertanto questi soldi non possono essere attribuiti ad esso, anzi, con-tribuirono in parte alla sua nascita

quale d’altronde era lo scopo della contessa, cioè che fossero adibiti a fini politici. E’ vero che usò parte di essi proprio per immobili, come so-stiene l’inchiesta; occorre considera-re però che quei soldi erano suoi, e difficilmente possono essere messi in relazione con i fondi di un partito che ancora non esisteva. Nessuno mette in dubbio che comunque Di Pietro disponga di un buono, se non buonissimo patrimonio, frutto però di un notevole successo personale se consideriamo che da semplice operaio di 20 anni è diventato P.M. della celebre inchiesta ‘Mani Pulite’ in seguito a una brillante carriera da avvocato. Resta il fatto che le ac-cuse mosse al leader dell’ IdV (dalle discutibili capacità retoriche, questo bisogna ammetterlo) nel program-ma condotto dalla Gabanelli risulta-no essere infondate e fuorvianti.Ciò che veramente sconvolge è l’e-vidente disinformazione operata da tutti i media, il <<killeraggio me-diatico>> come lo ha chiamato Di Pietro, che muovendo da basi senza ombra di dubbio false, ha portato

alla distruzione di un personaggio già altre volte oggetto di simili diffa-mazioni. Tutti i notiziari si sono uniti al coro degli accusatori, dalla RAI, in cui casualmente tutti i partiti princi-pali in parlamento meno l’IdV (per scelta) si sono accaparrati i posti del consiglio d’amministrazione, al Cor-riere della Sera che addirittura par-lava di 56 immobili, non bastavano i 54 della Gabanelli, e persino Croz-za, uno dei pochi appartenente alla piccola cerchia di comici e satirici definibili ancora come tali, ha de-luso non poco con le due battutine dedicategli nel programma ‘Crozza nel paese delle meraviglie’ andato in onda il venerdì successivo: fare ironia su fatti che non sussistono e di cui aveva tempo e modo di verifi-care l’effettiva veridicità è stata una caduta di stile, si è oggettivamente abbassato al livello degli altri. In tal modo non fa che produrre anche lui disinformazione.Insomma ciò che stupisce è come i media abbiano portato al collasso un partito che a partire dalla messa in onda del servizio ha perso con-

sensi tra l’elettorato e rappresen-tanti principali (chiaro esempio di opportunismo che vige nel contesto politico). E senza che la vittima po-tesse trovare il modo di difendersi, dal momento che a differenza di al-tri non gode di alcuna influenza sui media. Pochi hanno fatto riferimen-to ai documenti catastali pubblicati il giorno dopo da Di Pietro stesso sul suo blog; inoltre nessuno ha am-messo un dietrofront una volta ve-nuta a galla la verità.Questo fatto dimostra per l’ennesi-ma volta che in Italia l’informazione

via televisione o quotidiani non è possibile, che se i poteri forti voglio-no distruggere qualcuno, lo fanno senza esitazioni dal momento che hanno influenza sui principali mezzi di informazione (sono ancora pochi quelli che si procurano le notizie dal web, da siti attendibili), ma ancora peggio, che la gente(=elettorato) viene letteralmente bombardata da notizie il cui contenuto di veridicità non ha importanza. Siano pure false bugie: ripetute cento, mille, un mi-lione di volte diventeranno verità.

15 16

Aqil Raza

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QUANDO ANCHE LA GABANELLI E CROZZA DELUDONO

Inchiesta Report sul patrimonio im-mobiliare del leader dell’ IdV: enne-simo caso di disinformazione

<<Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità. La propaganda è un’arte, non importa se racconta la verità>>

Queste le parole di Joseph Goeb-bels, uno dei consiglieri più influenti del partito nazista di ottanta anni fa. Parole che fanno riflettere e che trovano inevitabile riscontro nell’ac-canimento mediatico degli ultimi giorni nei confronti di Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, in seguito all’inchiesta condotta da Report il 28 ottobre in merito a “un ingente patrimonio immobiliare”, finanziato (tra l’ altro) con i soldi del partito. Inchiesta palesemente su-perficiale, dato che dalle visure cata-stali emerge tutt’altra realtà. Dei 54 immobili dal valore di 15 milioni di

euro a cui fa riferimento il servizio, sono classificabili come tali solo 7-8 in cui si contano anche le proprietà della moglie Susanna Mazzoleni (avvocato di famiglia benestante) e dei 3 figli. Dal calcolo, infatti, non sono stati esclusi marciapiedi, par-cheggi, svincoli e strade di accesso, spazi condominiali, giardinetti pub-blici al servizio di tutta la colletti-vità locale che, secondo l’opinione tutt’altro che modesta del geometra D’Andrea e della giornalista Sabrina Giannini, sono proprietà Di Pietro: ecco come si arriva ai 54 immobili menzionati da Report. E cosa dire della famosa donazione della con-tessa Borletti (proprietaria di un’a-zienda per macchine da cucire) di quasi 1.5 miliardi delle vecchie Lire, da dividere con Prodi?L’allora leader dell’Ulivo destinò la sua parte alle casse del partito, per-ché Di Pietro non fece lo stesso? Il lascito avvenne nel 1995, 3 anni pri-ma della nascita dell’Italia Dei Valori, pertanto questi soldi non possono essere attribuiti ad esso, anzi, con-tribuirono in parte alla sua nascita

quale d’altronde era lo scopo della contessa, cioè che fossero adibiti a fini politici. E’ vero che usò parte di essi proprio per immobili, come so-stiene l’inchiesta; occorre considera-re però che quei soldi erano suoi, e difficilmente possono essere messi in relazione con i fondi di un partito che ancora non esisteva. Nessuno mette in dubbio che comunque Di Pietro disponga di un buono, se non buonissimo patrimonio, frutto però di un notevole successo personale se consideriamo che da semplice operaio di 20 anni è diventato P.M. della celebre inchiesta ‘Mani Pulite’ in seguito a una brillante carriera da avvocato. Resta il fatto che le ac-cuse mosse al leader dell’ IdV (dalle discutibili capacità retoriche, questo bisogna ammetterlo) nel program-ma condotto dalla Gabanelli risulta-no essere infondate e fuorvianti.Ciò che veramente sconvolge è l’e-vidente disinformazione operata da tutti i media, il <<killeraggio me-diatico>> come lo ha chiamato Di Pietro, che muovendo da basi senza ombra di dubbio false, ha portato

alla distruzione di un personaggio già altre volte oggetto di simili diffa-mazioni. Tutti i notiziari si sono uniti al coro degli accusatori, dalla RAI, in cui casualmente tutti i partiti princi-pali in parlamento meno l’IdV (per scelta) si sono accaparrati i posti del consiglio d’amministrazione, al Cor-riere della Sera che addirittura par-lava di 56 immobili, non bastavano i 54 della Gabanelli, e persino Croz-za, uno dei pochi appartenente alla piccola cerchia di comici e satirici definibili ancora come tali, ha de-luso non poco con le due battutine dedicategli nel programma ‘Crozza nel paese delle meraviglie’ andato in onda il venerdì successivo: fare ironia su fatti che non sussistono e di cui aveva tempo e modo di verifi-care l’effettiva veridicità è stata una caduta di stile, si è oggettivamente abbassato al livello degli altri. In tal modo non fa che produrre anche lui disinformazione.Insomma ciò che stupisce è come i media abbiano portato al collasso un partito che a partire dalla messa in onda del servizio ha perso con-

sensi tra l’elettorato e rappresen-tanti principali (chiaro esempio di opportunismo che vige nel contesto politico). E senza che la vittima po-tesse trovare il modo di difendersi, dal momento che a differenza di al-tri non gode di alcuna influenza sui media. Pochi hanno fatto riferimen-to ai documenti catastali pubblicati il giorno dopo da Di Pietro stesso sul suo blog; inoltre nessuno ha am-messo un dietrofront una volta ve-nuta a galla la verità.Questo fatto dimostra per l’ennesi-ma volta che in Italia l’informazione

via televisione o quotidiani non è possibile, che se i poteri forti voglio-no distruggere qualcuno, lo fanno senza esitazioni dal momento che hanno influenza sui principali mezzi di informazione (sono ancora pochi quelli che si procurano le notizie dal web, da siti attendibili), ma ancora peggio, che la gente(=elettorato) viene letteralmente bombardata da notizie il cui contenuto di veridicità non ha importanza. Siano pure false bugie: ripetute cento, mille, un mi-lione di volte diventeranno verità.

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Aqil Raza

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IL SISMA ZITTITO DAL POTERE

La tragedia de L’Aquila causata dai poteri forti, e’ la morte della liberta’ d’informazione?

“E’ un crimine”. Così si sono espressi i si-smologi di fama internazionale.Sono passati solo pochi giorni dalla sen-tenza del tribunale de L’Aquila, dove il 6 Aprile del 2009 forti scosse sismiche fecero crollare il centro storico. Sotto il cumulo di macerie vi erano uomini rassi-curati dalle parole dei componenti della commissione Grandi Rischi.Sei anni per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose: questa è la condanna per il vice direttore della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, e sei membri della commissione, colpevoli di aver ras-sicurato la popolazione sul pericolo di nuove scosse.“Potete tornare nelle vostre case, bevete-vi un bicchiere di vino e andate a dormi-re tranquilli”, le parole di De Bernardinis suonano ancora come macigni nei cuori dei terremotati, dando vita ad un sen-timento di rabbia e rammarico nei con-fronti degli studiosi. Sono parole fatali: all’indomani delle dichiarazioni rassicu-ranti la terra trema e la città crolla.A più di tre anni di distanza vengono

Accendendo la televisione e leggendo le te-state dei giornali ci si rende conto del fatto che queste persone siano state condannate al carcere per un errore di valutazione. Tutta-via è emersa una verità tanto assurda quan-to inconfutabile, in grado di ribaltare l’intero punto di vista.

“Quindi è vero che la verità non la si dice. [...] Dovete solo tranquillizzare qualche imbecille che è troppo agitato.”

Queste le parole di Bertolaso,allora a capo della Protezione Civile. Si tratta di un’inter-cettazione di una conversazione telefonica fra Boschi, membro della commissione Grandi Rischi e Bertolaso stesso, avvenuta il gior-no prima della conferenza in cui i sismologi

condannati a sei anni di carcere, una sentenza storica che rimbalza fra i media di tutto il mondo. I ricercatori americani, tra cui spicca il nome di Thomas Jordan, responsabile del Centro terremoti per il Sud della California, si schie-rano in difesa dei sismologi italiani e argomentano la loro presa di posizione, affermando che la pre-visione dei terremoti non è ancora possibile e che un processo di una

una tale portata potrebbe bloccare completamente le ri-cerche in questo campo.Per ironia della sorte è già la seconda volta che nel BelPa-ese si svolge un processo alla scienza: il primo nel 1633 con Galileo Galilei, il secondo sol-tanto pochi giorni fa. In mezzo ci sono “solo” quattro secoli.

rassicurarono gli abitanti de L’Aquila. Il sismologo avrebbe acconsentito alle indicazioni ri-cevute, esprimendo tutta la sua disponibilità ad una collabora-zione proficua con la Protezione Civile.Lo scenario che emerge dall’in-tercettazione è inquietante, specchio della corruzione e dell’asservimento ai poteri forti. Boschi, e con lui gli altri compo-nenti della commissione, accet-tarono di buon grado l’idea di tranquillizzare gli abitanti, nono-stante uno sciame sismico fosse passato sotto l’Abruzzo proprio pochi giorni prima. L’Italia è un Paese a rischio sismico, qualun-que centro di ricerca avrebbe almeno messo in allarme la cit-tà, evacuato le abitazioni fino al passaggio completo dello scia-me. Tuttavia la superficialità con cui i ricercatori furono indotti ad operare, portò alla morte 308 persone.Non si tratta di un processo alla scienza.

E nemmeno agli scienziati, se si possono definire tali. Si tratta piuttosto dell’ennesimo proces-so alla corruzione inestirpabile che da tempo immemore stringe nella sua morsa il Paese, una con-danna alla debolezza di uomini incapaci di opporsi al ruolo di fantocci a loro affidato.Guido Fiorovanti, figlio di una delle vittime, ha gli occhi lucidi quando dal fondo dell’Aula os-serva il giudice emanare la sen-tenza. “Se mio padre non fosse stato rassicurato dalla Commis-sione, adesso sarebbe ancora qui” afferma con amarezza all’u-scita dal tribunale.Ed ancora una volta siamo qui a parlare di cosa sarebbe successo se solo qualche pezzo del puzzle del destino si fosse incastrato in modo differente. Fa male però vedere come la vita di molte per-sone sia stata barattata per un bicchiere di vino.

Paolo Tomè17 18

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IL SISMA ZITTITO DAL POTERE

La tragedia de L’Aquila causata dai poteri forti, e’ la morte della liberta’ d’informazione?

“E’ un crimine”. Così si sono espressi i si-smologi di fama internazionale.Sono passati solo pochi giorni dalla sen-tenza del tribunale de L’Aquila, dove il 6 Aprile del 2009 forti scosse sismiche fecero crollare il centro storico. Sotto il cumulo di macerie vi erano uomini rassi-curati dalle parole dei componenti della commissione Grandi Rischi.Sei anni per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose: questa è la condanna per il vice direttore della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, e sei membri della commissione, colpevoli di aver ras-sicurato la popolazione sul pericolo di nuove scosse.“Potete tornare nelle vostre case, bevete-vi un bicchiere di vino e andate a dormi-re tranquilli”, le parole di De Bernardinis suonano ancora come macigni nei cuori dei terremotati, dando vita ad un sen-timento di rabbia e rammarico nei con-fronti degli studiosi. Sono parole fatali: all’indomani delle dichiarazioni rassicu-ranti la terra trema e la città crolla.A più di tre anni di distanza vengono

Accendendo la televisione e leggendo le te-state dei giornali ci si rende conto del fatto che queste persone siano state condannate al carcere per un errore di valutazione. Tutta-via è emersa una verità tanto assurda quan-to inconfutabile, in grado di ribaltare l’intero punto di vista.

“Quindi è vero che la verità non la si dice. [...] Dovete solo tranquillizzare qualche imbecille che è troppo agitato.”

Queste le parole di Bertolaso,allora a capo della Protezione Civile. Si tratta di un’inter-cettazione di una conversazione telefonica fra Boschi, membro della commissione Grandi Rischi e Bertolaso stesso, avvenuta il gior-no prima della conferenza in cui i sismologi

condannati a sei anni di carcere, una sentenza storica che rimbalza fra i media di tutto il mondo. I ricercatori americani, tra cui spicca il nome di Thomas Jordan, responsabile del Centro terremoti per il Sud della California, si schie-rano in difesa dei sismologi italiani e argomentano la loro presa di posizione, affermando che la pre-visione dei terremoti non è ancora possibile e che un processo di una

una tale portata potrebbe bloccare completamente le ri-cerche in questo campo.Per ironia della sorte è già la seconda volta che nel BelPa-ese si svolge un processo alla scienza: il primo nel 1633 con Galileo Galilei, il secondo sol-tanto pochi giorni fa. In mezzo ci sono “solo” quattro secoli.

rassicurarono gli abitanti de L’Aquila. Il sismologo avrebbe acconsentito alle indicazioni ri-cevute, esprimendo tutta la sua disponibilità ad una collabora-zione proficua con la Protezione Civile.Lo scenario che emerge dall’in-tercettazione è inquietante, specchio della corruzione e dell’asservimento ai poteri forti. Boschi, e con lui gli altri compo-nenti della commissione, accet-tarono di buon grado l’idea di tranquillizzare gli abitanti, nono-stante uno sciame sismico fosse passato sotto l’Abruzzo proprio pochi giorni prima. L’Italia è un Paese a rischio sismico, qualun-que centro di ricerca avrebbe almeno messo in allarme la cit-tà, evacuato le abitazioni fino al passaggio completo dello scia-me. Tuttavia la superficialità con cui i ricercatori furono indotti ad operare, portò alla morte 308 persone.Non si tratta di un processo alla scienza.

E nemmeno agli scienziati, se si possono definire tali. Si tratta piuttosto dell’ennesimo proces-so alla corruzione inestirpabile che da tempo immemore stringe nella sua morsa il Paese, una con-danna alla debolezza di uomini incapaci di opporsi al ruolo di fantocci a loro affidato.Guido Fiorovanti, figlio di una delle vittime, ha gli occhi lucidi quando dal fondo dell’Aula os-serva il giudice emanare la sen-tenza. “Se mio padre non fosse stato rassicurato dalla Commis-sione, adesso sarebbe ancora qui” afferma con amarezza all’u-scita dal tribunale.Ed ancora una volta siamo qui a parlare di cosa sarebbe successo se solo qualche pezzo del puzzle del destino si fosse incastrato in modo differente. Fa male però vedere come la vita di molte per-sone sia stata barattata per un bicchiere di vino.

Paolo Tomè17 18

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Altri quattro anniLa rielezione di Obama non era scontata. Tuttavia, le efficaci strate-gie elettorali adottate dal suo staff e una rimonta costante nei sondaggi gli hanno consentito di tornare alla guida degli Stati Uniti.La sua riconferma è stata accolta con sollievo da tutta l’Unione Europea, rassicurata soprattutto dalla possibi-lità di contare su una continuità da parte dell’Amministrazione america-na nella gestione della crisi econo-mica mondiale.Tuttavia, in patria, il Presidente si trova a dover affrontare parecchi problemi che occuperanno per un bel po’ di mesi la sua agenda.Innanzitutto, una compagine gover-nativa da rifare, con due poltrone strategiche da riempire al più pre-sto: una al Dipartimento di Stato, in seguito alle annunciate dimissioni di Hillary Clinton che, dopo quattro anni a capo della diplomazia ame-ricana, ha deciso di lasciare l’inca-rico di Segretario di Stato, l’altra al Ministero del Tesoro, dove Timothy

Geithner, fidato collaboratore di Oba-ma, lascia vacante un ruolo cruciale nella gestione dell’economia e della crisi, in tempi tutt’altro che sereni.Inoltre, sembra che anche gli attuai ministri della Difesa e della Giustizia siano intenzionati a non chiedere un rinnovo del loro incarico, come anche il Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke.Obama, però, oltre a dover scegliere una nuova squadra di governo per i prossimi quattro anni, si trova a dover gestire anche un Congresso spaccato a metà con la Camera ancora salda-mente in mano ai repubblicani. Ciò limiterà fortemente il potere d’azio-ne dell’amministrazione democratica del Presidente e imporrà, nei prossimi mesi, un continuo dialogo con gli av-versari politici.Infine, a Washington sulla nuova Amministrazione incombe anche la pesante questione del Fiscal cliff, il precipizio fiscale legato all’alto debi-to e all’aumento delle tasse, che farà scattare automaticamente ingenti tagli alla spesa, se non ci sarà un accordo tra repubblicani e democratici entro il

31 Dicembre.Insomma, i prossimi quattro anni alla Casa Bianca non sembrano ini-ziare bene per Obama che, dopo aver incassato un mandato con meno voti rispetto a quelli raccolti nel 2008, si appresta a governare il Paese cercando di dare risposte precise ai suoi elettori, le cui attese e speranze non possono essere de-luse in un’America ancora immersa in una profonda crisi. Carlo Rinaldi

Il collegio elettorale

Come mai se negli Stati Uniti vivono 314,743,000 persone la somma dei voti ottenuti da Obama e Romney è solo 538? Benvenuti nel Collegio Elettorale, ovvero il metodo secondo cui si svolgo-no le elezioni presidenziali. Cominciamo a spiegare tutto con piccoli passi: perché 538 voti? Questo numero è dovuto alla somma dei membri del Senato (100) e dei membri della Casa dei Rappresenta-tivi (438). I Grandi Elettori hanno quindi il compito di eleggere colui che sarà il nuovo Presidente. Sorge spontanea una domanda: qual è l’utilità del voto popo-lare se di fatto saranno solo 538 persone ad esprimere la propria preferenza? La risposta è semplice: il popolo ha il fon-damentale incarico di indicare a costoro chi vorrebbero alla presidenza. I grandi Elettori sono uomini sceltiperché portino il voto dei cittadini all’effettiva elezione del Presidente. Quelle che si sono appe-na tenute sono le elezioni popolari, in cui hanno votato i cittadini americani; i voti dei Grandi Elettori invece saranno resi noti a dicembre e solo allora potremo

sapere chi è il vero Presidente degli Stati Uniti d’America, poiché questi potrebbero votare un can-didato diverso da quello indicato dalla maggioranza del loro Stato. L’intero sistema apre di conse-guenza la possibilità di elezio-ni anti-democratiche, in cui un candidato potrebbe ottenere la maggioranza di voti da parte dei Grandi Elettori, nonostante non sia rispecchiata nei voti popola-ri. Seppur sporadicamente, tale situazione si è già verificata nel-la storia americana (3 volte ndr), la più recente nel 2000, quando Bush ricevette il 50,4% dei voti Elettorali, ma solo il 47,9% dei voti Popolari. Se credevi che le nostre elezio-ni fossero complicate, probabil-mente hai già iniziato a cambiare idea. I 538 voti sono divisi tra gli Stati secondo modalità piuttosto complesse. Ad ogni Stato sono assegnati 3 voti, mentre i restanti vengono divisi in modo propor-zionale al numero degli abitanti

di ogni Stato. Da ciò possia-mo dedurre che anche agli Stati meno popolosi possa essere ga-rantito un ruolo di assoluto rilie-vo nel conteggio dei voti. Nonostante il sistema elettorale, dal punto di vista della distribu-zione dei voti, abbia una parven-za di democrazia, in Porto Rico ad esempio, pur essendo ricono-sciuta la cittadinanza agli abitanti, essi non hanno diritto di voto, nonostante la somma dei citta-dini nei Territori, regioni poste al di fuori dei confini americani, sia maggiore della somma degli abi-tanti dei 9 Stati più piccoli.Più in basso due video (entram-bi in inglese) che spiegano come funziona il Collegio Elettorale e come ad un candidato, vincendo il 21.9% dei voti popolari, se otte-nuti negli Stati giusti, spetterebbe il 50,4% dei voti elettorali e quin-di la presidenza.

Roberto Clerici

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Altri quattro anniLa rielezione di Obama non era scontata. Tuttavia, le efficaci strate-gie elettorali adottate dal suo staff e una rimonta costante nei sondaggi gli hanno consentito di tornare alla guida degli Stati Uniti.La sua riconferma è stata accolta con sollievo da tutta l’Unione Europea, rassicurata soprattutto dalla possibi-lità di contare su una continuità da parte dell’Amministrazione america-na nella gestione della crisi econo-mica mondiale.Tuttavia, in patria, il Presidente si trova a dover affrontare parecchi problemi che occuperanno per un bel po’ di mesi la sua agenda.Innanzitutto, una compagine gover-nativa da rifare, con due poltrone strategiche da riempire al più pre-sto: una al Dipartimento di Stato, in seguito alle annunciate dimissioni di Hillary Clinton che, dopo quattro anni a capo della diplomazia ame-ricana, ha deciso di lasciare l’inca-rico di Segretario di Stato, l’altra al Ministero del Tesoro, dove Timothy

Geithner, fidato collaboratore di Oba-ma, lascia vacante un ruolo cruciale nella gestione dell’economia e della crisi, in tempi tutt’altro che sereni.Inoltre, sembra che anche gli attuai ministri della Difesa e della Giustizia siano intenzionati a non chiedere un rinnovo del loro incarico, come anche il Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke.Obama, però, oltre a dover scegliere una nuova squadra di governo per i prossimi quattro anni, si trova a dover gestire anche un Congresso spaccato a metà con la Camera ancora salda-mente in mano ai repubblicani. Ciò limiterà fortemente il potere d’azio-ne dell’amministrazione democratica del Presidente e imporrà, nei prossimi mesi, un continuo dialogo con gli av-versari politici.Infine, a Washington sulla nuova Amministrazione incombe anche la pesante questione del Fiscal cliff, il precipizio fiscale legato all’alto debi-to e all’aumento delle tasse, che farà scattare automaticamente ingenti tagli alla spesa, se non ci sarà un accordo tra repubblicani e democratici entro il

31 Dicembre.Insomma, i prossimi quattro anni alla Casa Bianca non sembrano ini-ziare bene per Obama che, dopo aver incassato un mandato con meno voti rispetto a quelli raccolti nel 2008, si appresta a governare il Paese cercando di dare risposte precise ai suoi elettori, le cui attese e speranze non possono essere de-luse in un’America ancora immersa in una profonda crisi. Carlo Rinaldi

Il collegio elettorale

Come mai se negli Stati Uniti vivono 314,743,000 persone la somma dei voti ottenuti da Obama e Romney è solo 538? Benvenuti nel Collegio Elettorale, ovvero il metodo secondo cui si svolgo-no le elezioni presidenziali. Cominciamo a spiegare tutto con piccoli passi: perché 538 voti? Questo numero è dovuto alla somma dei membri del Senato (100) e dei membri della Casa dei Rappresenta-tivi (438). I Grandi Elettori hanno quindi il compito di eleggere colui che sarà il nuovo Presidente. Sorge spontanea una domanda: qual è l’utilità del voto popo-lare se di fatto saranno solo 538 persone ad esprimere la propria preferenza? La risposta è semplice: il popolo ha il fon-damentale incarico di indicare a costoro chi vorrebbero alla presidenza. I grandi Elettori sono uomini sceltiperché portino il voto dei cittadini all’effettiva elezione del Presidente. Quelle che si sono appe-na tenute sono le elezioni popolari, in cui hanno votato i cittadini americani; i voti dei Grandi Elettori invece saranno resi noti a dicembre e solo allora potremo

sapere chi è il vero Presidente degli Stati Uniti d’America, poiché questi potrebbero votare un can-didato diverso da quello indicato dalla maggioranza del loro Stato. L’intero sistema apre di conse-guenza la possibilità di elezio-ni anti-democratiche, in cui un candidato potrebbe ottenere la maggioranza di voti da parte dei Grandi Elettori, nonostante non sia rispecchiata nei voti popola-ri. Seppur sporadicamente, tale situazione si è già verificata nel-la storia americana (3 volte ndr), la più recente nel 2000, quando Bush ricevette il 50,4% dei voti Elettorali, ma solo il 47,9% dei voti Popolari. Se credevi che le nostre elezio-ni fossero complicate, probabil-mente hai già iniziato a cambiare idea. I 538 voti sono divisi tra gli Stati secondo modalità piuttosto complesse. Ad ogni Stato sono assegnati 3 voti, mentre i restanti vengono divisi in modo propor-zionale al numero degli abitanti

di ogni Stato. Da ciò possia-mo dedurre che anche agli Stati meno popolosi possa essere ga-rantito un ruolo di assoluto rilie-vo nel conteggio dei voti. Nonostante il sistema elettorale, dal punto di vista della distribu-zione dei voti, abbia una parven-za di democrazia, in Porto Rico ad esempio, pur essendo ricono-sciuta la cittadinanza agli abitanti, essi non hanno diritto di voto, nonostante la somma dei citta-dini nei Territori, regioni poste al di fuori dei confini americani, sia maggiore della somma degli abi-tanti dei 9 Stati più piccoli.Più in basso due video (entram-bi in inglese) che spiegano come funziona il Collegio Elettorale e come ad un candidato, vincendo il 21.9% dei voti popolari, se otte-nuti negli Stati giusti, spetterebbe il 50,4% dei voti elettorali e quin-di la presidenza.

Roberto Clerici

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CONFETTI AL LIMONE Approvato l’emendamento 64: la marijuana è legale in Colorado e a Washington.

Una faccia risplende. L’altra rimane nell’ombra.E’ la moneta delle elezioni: da una parte il nuovo presidente, Barack Obama, occupa le prime pagine dei quotidiani nazionali, dall’altra inve-ce l’emendamento 64 viene appro-vato in Colorado e nello Stato di Washington. Morale: in questi stati la marjiuana è stata semplicemente legalizzata.Lo sballo sta nella variazione delle possibilità di utilizzo, non si parla difatti di un banale scopo terapeu-tico bensì di una gaudente finalità ricreativa.La legalizzazione potrebbe segnare una tappa importante nella lotta al traffico di stupefacenti sulla tratta USA-Messico. Circa il 50% della dro-ga che giunge nell’America setten-trionale proviene dalla riva meridio-nale del Rio Grande e dietro a tutto ciò vi è una lunga storia che narra di morte, assassinii e rapimenti. La guerra fra i narcotrafficanti messica-ni si combatte nel silenzio più asso-

luto, in città e favelas dai nomi così trascurabili da essere dimenticati anche da coloro che ci vivono. Tut-to tace, compresi i 10.000 cadaveri di coloro che ogni anno perdono la vita in questo conflitto sporco.Il Presidente del Messico Felipe Calderon chiede provvedimenti all’America e intanto cerca di arre-stare il traffico di stupefacenti sul confine aumentando i controlli. Inutilmente.La soluzione? Legalizzare.Il Colorado e lo Stato di

Washington hanno segnato il per-corso e nonostante i due stati in questione non siano particolar-mente popolosi, la possibilità che la marjiuana raggiunga le zone limitrofe è decisamente elevata. I consumatori di cannabis iniziano a gongolare mentre gli spacciatori messicani deglutiscono amara-mente e puntano sulle partite di cocaina. Vi è tuttavia un’importante que-stione: perchè comprare cannabis “Made in US” e non quella mes-

sicana? Riflettendo sulle dinamiche dell’economia, ven-dere droga comporterebbe tasse e spese per le ope-razioni di diffusione e marketing. Tutto ciò nella “roba” proveniente dal Messico non è compreso, con un con-seguente beneficio nel prezzo d’acquisto. Proprio que-sto fatto potrebbe spingere i produttori americani a migliorare la qualità della cannabis, grazie all’aumento di Thc (l’agente responsabile degli effetti desiderati) che garantirebbe quindi alla merce americana di scalzare dal mercato quella messicana. La guerra fra i narcotraffican-ti potrebbe quindi placarsi in quanto un mercato tanto esteso come l’America, in seguito alla legalizzazione della marjiuana, comincia a non essere più appetibile.Questo fatto non è semplicemente inquadrabile in un contesto di moralità, quanto piuttosto in una complessa situazione saldamente legata alla criminalità.

La marjiuana viene coltivata nella parte occiden-tale del Paese e questo permetterà all’America di bypassare le organizzazioni criminali, come la Ma-fia, che da anni fondano i loro guadagni su questo mercato.Bel colpo, potremmo dire.Peccato soltanto che si tratti pur sempre di canna-bis e non, che dire, di confetti al limone.

Paolo Tomé

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CONFETTI AL LIMONE Approvato l’emendamento 64: la marijuana è legale in Colorado e a Washington.

Una faccia risplende. L’altra rimane nell’ombra.E’ la moneta delle elezioni: da una parte il nuovo presidente, Barack Obama, occupa le prime pagine dei quotidiani nazionali, dall’altra inve-ce l’emendamento 64 viene appro-vato in Colorado e nello Stato di Washington. Morale: in questi stati la marjiuana è stata semplicemente legalizzata.Lo sballo sta nella variazione delle possibilità di utilizzo, non si parla difatti di un banale scopo terapeu-tico bensì di una gaudente finalità ricreativa.La legalizzazione potrebbe segnare una tappa importante nella lotta al traffico di stupefacenti sulla tratta USA-Messico. Circa il 50% della dro-ga che giunge nell’America setten-trionale proviene dalla riva meridio-nale del Rio Grande e dietro a tutto ciò vi è una lunga storia che narra di morte, assassinii e rapimenti. La guerra fra i narcotrafficanti messica-ni si combatte nel silenzio più asso-

luto, in città e favelas dai nomi così trascurabili da essere dimenticati anche da coloro che ci vivono. Tut-to tace, compresi i 10.000 cadaveri di coloro che ogni anno perdono la vita in questo conflitto sporco.Il Presidente del Messico Felipe Calderon chiede provvedimenti all’America e intanto cerca di arre-stare il traffico di stupefacenti sul confine aumentando i controlli. Inutilmente.La soluzione? Legalizzare.Il Colorado e lo Stato di

Washington hanno segnato il per-corso e nonostante i due stati in questione non siano particolar-mente popolosi, la possibilità che la marjiuana raggiunga le zone limitrofe è decisamente elevata. I consumatori di cannabis iniziano a gongolare mentre gli spacciatori messicani deglutiscono amara-mente e puntano sulle partite di cocaina. Vi è tuttavia un’importante que-stione: perchè comprare cannabis “Made in US” e non quella mes-

sicana? Riflettendo sulle dinamiche dell’economia, ven-dere droga comporterebbe tasse e spese per le ope-razioni di diffusione e marketing. Tutto ciò nella “roba” proveniente dal Messico non è compreso, con un con-seguente beneficio nel prezzo d’acquisto. Proprio que-sto fatto potrebbe spingere i produttori americani a migliorare la qualità della cannabis, grazie all’aumento di Thc (l’agente responsabile degli effetti desiderati) che garantirebbe quindi alla merce americana di scalzare dal mercato quella messicana. La guerra fra i narcotraffican-ti potrebbe quindi placarsi in quanto un mercato tanto esteso come l’America, in seguito alla legalizzazione della marjiuana, comincia a non essere più appetibile.Questo fatto non è semplicemente inquadrabile in un contesto di moralità, quanto piuttosto in una complessa situazione saldamente legata alla criminalità.

La marjiuana viene coltivata nella parte occiden-tale del Paese e questo permetterà all’America di bypassare le organizzazioni criminali, come la Ma-fia, che da anni fondano i loro guadagni su questo mercato.Bel colpo, potremmo dire.Peccato soltanto che si tratti pur sempre di canna-bis e non, che dire, di confetti al limone.

Paolo Tomé

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La musica è ovunque, e proprio per questo tende a non ricevere l’attenzione che necessita. E’ l’espressione artistica più abile e accessibile che esista. Eppure è come il sugo di pomodo-ro: tutti lo sanno fare, ma pochi lo fanno bene. E pochi anche capiscono se è buono davvero. Nell’embrione della redazione (questo luogo mistico e irreale) ci siamo detti che se il nostro giornale doveva avere una parvenza di serietà serviva che avesse delle finalità diverse dall’in-formazione pura. Il compito che ci prefiggiamo con la rubrica di musica è quello di proporre ai lettori il nostro punto di vista rispetto a ciò che ascoltiamo in giro, sperando che le nostre opinioni possano essere utili ad una maggiore comprensione musicale. O qualcosa del gene-re.

“Se mai dovrò fare un lavoro gratis sarà qual-cosa che c’entrerà con la musica”. Facciamo che questo potrebbe essere un buon inizio.

Introduzione Rubrica Musica

Fabrizio Colucci

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La musica è ovunque, e proprio per questo tende a non ricevere l’attenzione che necessita. E’ l’espressione artistica più abile e accessibile che esista. Eppure è come il sugo di pomodo-ro: tutti lo sanno fare, ma pochi lo fanno bene. E pochi anche capiscono se è buono davvero. Nell’embrione della redazione (questo luogo mistico e irreale) ci siamo detti che se il nostro giornale doveva avere una parvenza di serietà serviva che avesse delle finalità diverse dall’in-formazione pura. Il compito che ci prefiggiamo con la rubrica di musica è quello di proporre ai lettori il nostro punto di vista rispetto a ciò che ascoltiamo in giro, sperando che le nostre opinioni possano essere utili ad una maggiore comprensione musicale. O qualcosa del gene-re.

“Se mai dovrò fare un lavoro gratis sarà qual-cosa che c’entrerà con la musica”. Facciamo che questo potrebbe essere un buon inizio.

Introduzione Rubrica Musica

Fabrizio Colucci

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Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not

sfumatura diversa o un particolare che vi è sfuggito precedentemente.

Ah ecco. Se i vostri sabato sera avranno una colonna sonora somi-glierà a questa.

Band: Arctic MonkeysGenere: Garage Brit-rockAnno: 2006Segni particolari/consigli: Per un pieno apprezzamento, armatevi dei testi

Se fosse un colore sarebbe il ros-so. Se fosse uno sport, la corsa gli si avvicinerebbe. Se fosse un even-to climatico sarebbe un tornado, probabilmente. Con questo gioco si potrebbe continuare all’infinito, però c’è un altro accostamento che si potrebbe fare e sarebbe forse il più corretto: se fosse un’età, sareb-be l’adolescenza.Nella vostra testa starete pensando a quella ragazza, che vi fa tremare le braccia, ma dio, ogni tanto proprio non la potete sopportare. A qualche sabato sera passato su una pista da ballo poco illuminata, con qualche drink di troppo sulle gambe pesanti, magari finito a scazzottare con delle

teste calde. Alle voci che girano sul vostro conto e che però non vi sfor-zate nemmeno troppo di smentire.Gli Arctic Monkeys, 4 ragazzi di High Green, Sheffield (“It’s High Green, mate, via Hillsborough please”), nel 2006 hanno riversato tutto quel-lo che è scritto precedentemente all’interno di un CD. E nel frattempo, senza saperlo, hanno pubblicato un lavoro che avrebbe cambiato le re-gole del gioco da quel momento in avanti.

Una volta aperto il disco e messo dentro il lettore (Youtube andrà be-nissimo lo stesso), le ambientazioni che si creano all’interno del nostro immaginario sono inevitabilmente le più conosciute da noi, perché co-muni nel nostro vivere. E farà quasi paura quanto ci si possa rispecchia-re. Il disco sembra l’ingegnoso la-voro di un pazzo, che ci ha seguiti di nascosto, armato di blocco per

appunti, per riportare in musica tut-to quello che facevamo e tutte le emozioni che abbiamo provato nei momenti topici della spensieratez-za giovanile. L’analisi e l’accuratezza sembrano però la cosa più lontana dalla pazzia.E’ veloce dal primo minuto, da quan-do, con The View From the After-noon, ci si vuole avvisare di ciò a cui stiamo andando incontro. Nel frattempo gli ultimi spiragli di sole si stanno sfumando, magari state man-

possono trovare delle costanti all’in-terno dei brani. I riff perfettamente ritmati con la batteria, per cui spes-so serve una buona forza per resi-stere dall’impugnare delle bacchette immaginarie e tentare di seguirla, i giochi di accordi tra le chitarre e dei testi così intelligenti e affilati da poter tagliare le casse da cui esce la voce.

Un disco che, seppur nella modestia del genere pop-rock, ha bisogno di attenzione e più ascolti di quelli che si potrebbero pensare perché ogni volta sarete in grado di trovare una

dando gli ultimi messaggi per sape-re a che ora farvi passare a prendere e pensate anche a cosa mettervi per la serata. Dopodiché la corsa è sfrenata dall’i-nizio alla fine, come se steste scap-pando da un gruppo di folli, tutti quelli che trovate nelle canzoni da lì in poi e che avete incontrato o che incontrerete almeno una volta nel-la vita. I maniaci arrivisti del sabato sera, i vampiri urbani, i buttafuori, i bellimbusti incazzati con il mondo, le ragazze maliziose e un po’ super-ficiali e qualche “donnina” sul lato della strada.La sola occasione che abbiamo di poter rifiatare dal nostro insegui-mento è esattamente nel mezzo del CD, con Riot Van, l’unico vero pezzo lento all’interno. La musica arriva fievole e leggera, con un as-solo riverberato che sembra venire completamente da un altro tem-po. La voce è malinconica e pesata, pur con delle sbavature di tono che tracciano il margine per tutto il di-sco.Nonostante la varietà di temi, si

Ascolta Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not su youtube!25 26

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Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not

sfumatura diversa o un particolare che vi è sfuggito precedentemente.

Ah ecco. Se i vostri sabato sera avranno una colonna sonora somi-glierà a questa.

Band: Arctic MonkeysGenere: Garage Brit-rockAnno: 2006Segni particolari/consigli: Per un pieno apprezzamento, armatevi dei testi

Se fosse un colore sarebbe il ros-so. Se fosse uno sport, la corsa gli si avvicinerebbe. Se fosse un even-to climatico sarebbe un tornado, probabilmente. Con questo gioco si potrebbe continuare all’infinito, però c’è un altro accostamento che si potrebbe fare e sarebbe forse il più corretto: se fosse un’età, sareb-be l’adolescenza.Nella vostra testa starete pensando a quella ragazza, che vi fa tremare le braccia, ma dio, ogni tanto proprio non la potete sopportare. A qualche sabato sera passato su una pista da ballo poco illuminata, con qualche drink di troppo sulle gambe pesanti, magari finito a scazzottare con delle

teste calde. Alle voci che girano sul vostro conto e che però non vi sfor-zate nemmeno troppo di smentire.Gli Arctic Monkeys, 4 ragazzi di High Green, Sheffield (“It’s High Green, mate, via Hillsborough please”), nel 2006 hanno riversato tutto quel-lo che è scritto precedentemente all’interno di un CD. E nel frattempo, senza saperlo, hanno pubblicato un lavoro che avrebbe cambiato le re-gole del gioco da quel momento in avanti.

Una volta aperto il disco e messo dentro il lettore (Youtube andrà be-nissimo lo stesso), le ambientazioni che si creano all’interno del nostro immaginario sono inevitabilmente le più conosciute da noi, perché co-muni nel nostro vivere. E farà quasi paura quanto ci si possa rispecchia-re. Il disco sembra l’ingegnoso la-voro di un pazzo, che ci ha seguiti di nascosto, armato di blocco per

appunti, per riportare in musica tut-to quello che facevamo e tutte le emozioni che abbiamo provato nei momenti topici della spensieratez-za giovanile. L’analisi e l’accuratezza sembrano però la cosa più lontana dalla pazzia.E’ veloce dal primo minuto, da quan-do, con The View From the After-noon, ci si vuole avvisare di ciò a cui stiamo andando incontro. Nel frattempo gli ultimi spiragli di sole si stanno sfumando, magari state man-

possono trovare delle costanti all’in-terno dei brani. I riff perfettamente ritmati con la batteria, per cui spes-so serve una buona forza per resi-stere dall’impugnare delle bacchette immaginarie e tentare di seguirla, i giochi di accordi tra le chitarre e dei testi così intelligenti e affilati da poter tagliare le casse da cui esce la voce.

Un disco che, seppur nella modestia del genere pop-rock, ha bisogno di attenzione e più ascolti di quelli che si potrebbero pensare perché ogni volta sarete in grado di trovare una

dando gli ultimi messaggi per sape-re a che ora farvi passare a prendere e pensate anche a cosa mettervi per la serata. Dopodiché la corsa è sfrenata dall’i-nizio alla fine, come se steste scap-pando da un gruppo di folli, tutti quelli che trovate nelle canzoni da lì in poi e che avete incontrato o che incontrerete almeno una volta nel-la vita. I maniaci arrivisti del sabato sera, i vampiri urbani, i buttafuori, i bellimbusti incazzati con il mondo, le ragazze maliziose e un po’ super-ficiali e qualche “donnina” sul lato della strada.La sola occasione che abbiamo di poter rifiatare dal nostro insegui-mento è esattamente nel mezzo del CD, con Riot Van, l’unico vero pezzo lento all’interno. La musica arriva fievole e leggera, con un as-solo riverberato che sembra venire completamente da un altro tem-po. La voce è malinconica e pesata, pur con delle sbavature di tono che tracciano il margine per tutto il di-sco.Nonostante la varietà di temi, si

Ascolta Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not su youtube!25 26

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Periphery

Band: PeripheryGenere: Djent, Progressive MetalAnno: 2010Prerequisiti per l’ascolto: Un collo predisposto per un headbanging colos-sale

Premettiamo una cosa prima di inoltrarci nella recensione: questo album non è per tutti. Per quanto io lo adori riconosco che sia un disco solo per orecchie già fami-liari con generi quali il progressive metal à la Dream Theater, gli stili vocali di gruppi più estremi e can-zoni in tempi inusuali. Ora che vi ho preparati, munitevi di cuffie e inoltriamoci in uno degli album che mi ha più sorpreso nello scor-so anno.L’inizio è d’impatto, con due trac-ce molto “pesanti” ma melodiche, tipiche dei Periphery, ovvero In-somnia e The Walk. Tanto è il caos quanta la melodia che si cela sot-to i riff di chitarre a 7 corde e l’a-pertura vocale dell’estremamente talentuoso Spencer Sotelo, la cui voce (proprio come viene descritta anche in una traccia) ) può salire in alto come un angelo e scende-re come un bue ferito. Veniamo poi gettati con violenza dentro il groove di Letter Experiment, che è un’ulteriore prova delle abilità di tutti e sei i membri di questo

gruppo del Maryland, USA. Ogni traccia è un’apoteosi della tecnica e della capacità di scrivere can-zoni metricamente complesse ma emozionalmente coinvolgenti. I tre chitarristi, Misha Mansoor, Jake Bowen e Alex Bois, sono impecca-bili e capaci di melodie che ad un primo ascolto potrebbero sem-brare semplicemente note disor-ganizzate in battute irregolari, ma che poi si rivelano molto potenti e che ritorneranno alla mente dell’a-scolta tore ogni volta. Il batterista Matt Halpern è una macchina da distruzione, riesce a coordinare con maestria le intricate parti soli-ste e ritmiche degli altri strumenti a corda, mentre il bassista Tom Murphy dà ancora più spessore ai toni gravi.Questo non è un album: è un’e-sperienza acustica, un ascolto che potrebbe rimanere scolpito nel vostro cervello per mesi o anche anni, se riuscisse ad appassionarvi come ha fatto con me.

Dovendo dare un giudizio concreto, l’al-bum omonimo di debutto dei Periphery prenderebbe un 4.5 su 5, dovuto solo al fatto che il secondo lavoro della band è su tutto un altro livello.

Ascolta il primo singolo dell’album Periphery! Icarus Live - Periphery27 28

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Periphery

Band: PeripheryGenere: Djent, Progressive MetalAnno: 2010Prerequisiti per l’ascolto: Un collo predisposto per un headbanging colos-sale

Premettiamo una cosa prima di inoltrarci nella recensione: questo album non è per tutti. Per quanto io lo adori riconosco che sia un disco solo per orecchie già fami-liari con generi quali il progressive metal à la Dream Theater, gli stili vocali di gruppi più estremi e can-zoni in tempi inusuali. Ora che vi ho preparati, munitevi di cuffie e inoltriamoci in uno degli album che mi ha più sorpreso nello scor-so anno.L’inizio è d’impatto, con due trac-ce molto “pesanti” ma melodiche, tipiche dei Periphery, ovvero In-somnia e The Walk. Tanto è il caos quanta la melodia che si cela sot-to i riff di chitarre a 7 corde e l’a-pertura vocale dell’estremamente talentuoso Spencer Sotelo, la cui voce (proprio come viene descritta anche in una traccia) ) può salire in alto come un angelo e scende-re come un bue ferito. Veniamo poi gettati con violenza dentro il groove di Letter Experiment, che è un’ulteriore prova delle abilità di tutti e sei i membri di questo

gruppo del Maryland, USA. Ogni traccia è un’apoteosi della tecnica e della capacità di scrivere can-zoni metricamente complesse ma emozionalmente coinvolgenti. I tre chitarristi, Misha Mansoor, Jake Bowen e Alex Bois, sono impecca-bili e capaci di melodie che ad un primo ascolto potrebbero sem-brare semplicemente note disor-ganizzate in battute irregolari, ma che poi si rivelano molto potenti e che ritorneranno alla mente dell’a-scolta tore ogni volta. Il batterista Matt Halpern è una macchina da distruzione, riesce a coordinare con maestria le intricate parti soli-ste e ritmiche degli altri strumenti a corda, mentre il bassista Tom Murphy dà ancora più spessore ai toni gravi.Questo non è un album: è un’e-sperienza acustica, un ascolto che potrebbe rimanere scolpito nel vostro cervello per mesi o anche anni, se riuscisse ad appassionarvi come ha fatto con me.

Dovendo dare un giudizio concreto, l’al-bum omonimo di debutto dei Periphery prenderebbe un 4.5 su 5, dovuto solo al fatto che il secondo lavoro della band è su tutto un altro livello.

Ascolta il primo singolo dell’album Periphery! Icarus Live - Periphery27 28

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Rubrica di Cinema

Molto spesso, dopo aver guardato un film o una serie, ci rimane al più un ricordo della trama e nient’altro: questa rubrica vuole andare oltre, soffermandoci su aspetti che spesso vengono trascurati, cercando di analizzare le parti più nascoste di un prodotto, quali regia, fotografia o particolari tecniche di produzione, provando sempre a dare un’opinione personale.Quentin Tarantino disse “Il mio cinema o si ama o si odia”: così sarà anche per le recensioni che qui vi proporrò, anche se probabilmente le odie-rete a causa della mia scarsa abilità nello scrive-re, spero appreziate per lo meno i contenuti.

Daniele Lucca

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Rubrica di Cinema

Molto spesso, dopo aver guardato un film o una serie, ci rimane al più un ricordo della trama e nient’altro: questa rubrica vuole andare oltre, soffermandoci su aspetti che spesso vengono trascurati, cercando di analizzare le parti più nascoste di un prodotto, quali regia, fotografia o particolari tecniche di produzione, provando sempre a dare un’opinione personale.Quentin Tarantino disse “Il mio cinema o si ama o si odia”: così sarà anche per le recensioni che qui vi proporrò, anche se probabilmente le odie-rete a causa della mia scarsa abilità nello scrive-re, spero appreziate per lo meno i contenuti.

Daniele Lucca

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Freaks!

Il primo prodotto che andrò a re-censire non è un film bensì una web series; se alcuni di voi si stessero chiedendo cosa sia una web series è sostanzialmente una serie distribuita sul web in siti come Youtube e cor-relati- e prodotta con budget limi-tati, spesso da giovani ragazzi che si sono fatti una certa fama caricando i propri video in rete. Ho deciso di parlarvi proprio di questa dato che il 16 ottobre è stata rilasciata la se-conda staione che sta uscendo re-golarmente ogni domenica sia sul loro sito (www.freakstheseries.com) che su DeeJay TV.

“Freaks! The Series” può essere con-siderata la prima web series italiana ed è stata creata da quattro ragazzi, tre dei quali sono youtubers ab-bastanza famosi: stiamo parlando infatti di Claudio Di Biagio, creato-re del canale “Non Aprite Questo Tubo”, Matteo Bruno, alias “Cane-Secco”, Guglielmo Scilla, a molti

noto come “Willwoosh”, e Giampa-olo Speziale, cantante degli About Wayne (creatori della colonna sono-ra di cui parleremo in seguito).La trama non è delle più semplici, ma procediamo con ordine: i prota-gonisti Giulia, Marco, Andrea, Viola e Silvio, interpretati rispettivamen-te da Ilaria Giachi, Guglielmo Scilla, Andrea Poggioli, Claudia Genolini e Claudio Di Biagio, si ritrovano nello stesso luogo a seguito di un inci-dente e sono soggetti ad uno sve-nimento collettivo, che li porterà a

svegliarsi quattro mesi dopo non ricordandosi nulla del periodo tra-scorso. Scoprono inoltre di aver ac-quisto dei poteri speciali che però li porteranno ad affrontare delle situa-zioni alquanto strane, come l’essere inseguiti da un uomo senza faccia o da altri loschi individui che compa-iono nella seconda stagione -di loro però non voglio parlarvi per non spoilerarvi nulla.I superpoteri dei protagonisti sono vari: Silvio è molto fortunato, Marco viaggia nel tempo quando si eccita,

Andrea è in grado di modificare a pia-cimento i sentimenti delle altre perso-ne, Giulia è una sorta di vampiressa in grado di diventare molto forte beven-do sangue umano e Viola riesce ad ac-cecare le persone toccandole, di tutto insomma!L’abilità dei creatori della serie sta nel far capire poco, molto poco, di quel che succede con un intreccio molto ben studiato che lascia tanti dubbi allo spettatore, come una buona serie deve saper fare.Passiamo ora alla parte più tecnica e anche più noiosa per voi: la regia di Claudio Di Biagio e di Matteo Bruno è ben fatta, veloci e dinamiche le inqua-drature e a volte innovative (ovviamen-

dolo ancor più interessante.

Sono quasi sicuro di aver quindi esaurito tutto ciò che avevo da dire, e penso non ci sia bisogno di sottolineare che vi consiglio vivamente la visione di questa serie dandovi quindi appunta-mento alla prossima recensione, sempre che non mi licenzino pri-ma.

te innovative per quel che riguarda il panorama italiano) a parte qualche movimento di camera che può risul-tare abbastanza fastidioso, ma de-finiamolo pure linguaggio artistico dei registi. La fotografia dello stesso Bruno risulta ottima considerando che ha lavorato con luci molto arti-gianali. La colonna sonora è curata dagli About Wayne e risulta perfetta per la trama anche se il tema prin-cipale, la canzone “Freaks” sempre dello stesso gruppo, si rivela abusa-ta e dopo qualche ripetizione può risultare seccante, ma è un elemento dopotutto trascurabile. Altro elogio va agli effetti speciali molto ben riu-sciti, dato che non sono stati fatti da professionisti pagati ( si deve sapere infatti che spesso, nel cinema con-venzionale del genere fantascienti-fico, grande parte del budget viene spesa per gli effetti speciali) bensì da altri youtubers specializzati in questo campo; dalla semplice color correction ai più elaborati effetti che riguardano i superpoteri dei perso-naggi, tutto risulta ben integrato nel prodotto rendendolo ancor più inte-

Daniele Lucca

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Guarda la prima puntata di Freaks! su youtube.

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Freaks!

Il primo prodotto che andrò a re-censire non è un film bensì una web series; se alcuni di voi si stessero chiedendo cosa sia una web series è sostanzialmente una serie distribuita sul web in siti come Youtube e cor-relati- e prodotta con budget limi-tati, spesso da giovani ragazzi che si sono fatti una certa fama caricando i propri video in rete. Ho deciso di parlarvi proprio di questa dato che il 16 ottobre è stata rilasciata la se-conda staione che sta uscendo re-golarmente ogni domenica sia sul loro sito (www.freakstheseries.com) che su DeeJay TV.

“Freaks! The Series” può essere con-siderata la prima web series italiana ed è stata creata da quattro ragazzi, tre dei quali sono youtubers ab-bastanza famosi: stiamo parlando infatti di Claudio Di Biagio, creato-re del canale “Non Aprite Questo Tubo”, Matteo Bruno, alias “Cane-Secco”, Guglielmo Scilla, a molti

noto come “Willwoosh”, e Giampa-olo Speziale, cantante degli About Wayne (creatori della colonna sono-ra di cui parleremo in seguito).La trama non è delle più semplici, ma procediamo con ordine: i prota-gonisti Giulia, Marco, Andrea, Viola e Silvio, interpretati rispettivamen-te da Ilaria Giachi, Guglielmo Scilla, Andrea Poggioli, Claudia Genolini e Claudio Di Biagio, si ritrovano nello stesso luogo a seguito di un inci-dente e sono soggetti ad uno sve-nimento collettivo, che li porterà a

svegliarsi quattro mesi dopo non ricordandosi nulla del periodo tra-scorso. Scoprono inoltre di aver ac-quisto dei poteri speciali che però li porteranno ad affrontare delle situa-zioni alquanto strane, come l’essere inseguiti da un uomo senza faccia o da altri loschi individui che compa-iono nella seconda stagione -di loro però non voglio parlarvi per non spoilerarvi nulla.I superpoteri dei protagonisti sono vari: Silvio è molto fortunato, Marco viaggia nel tempo quando si eccita,

Andrea è in grado di modificare a pia-cimento i sentimenti delle altre perso-ne, Giulia è una sorta di vampiressa in grado di diventare molto forte beven-do sangue umano e Viola riesce ad ac-cecare le persone toccandole, di tutto insomma!L’abilità dei creatori della serie sta nel far capire poco, molto poco, di quel che succede con un intreccio molto ben studiato che lascia tanti dubbi allo spettatore, come una buona serie deve saper fare.Passiamo ora alla parte più tecnica e anche più noiosa per voi: la regia di Claudio Di Biagio e di Matteo Bruno è ben fatta, veloci e dinamiche le inqua-drature e a volte innovative (ovviamen-

dolo ancor più interessante.

Sono quasi sicuro di aver quindi esaurito tutto ciò che avevo da dire, e penso non ci sia bisogno di sottolineare che vi consiglio vivamente la visione di questa serie dandovi quindi appunta-mento alla prossima recensione, sempre che non mi licenzino pri-ma.

te innovative per quel che riguarda il panorama italiano) a parte qualche movimento di camera che può risul-tare abbastanza fastidioso, ma de-finiamolo pure linguaggio artistico dei registi. La fotografia dello stesso Bruno risulta ottima considerando che ha lavorato con luci molto arti-gianali. La colonna sonora è curata dagli About Wayne e risulta perfetta per la trama anche se il tema prin-cipale, la canzone “Freaks” sempre dello stesso gruppo, si rivela abusa-ta e dopo qualche ripetizione può risultare seccante, ma è un elemento dopotutto trascurabile. Altro elogio va agli effetti speciali molto ben riu-sciti, dato che non sono stati fatti da professionisti pagati ( si deve sapere infatti che spesso, nel cinema con-venzionale del genere fantascienti-fico, grande parte del budget viene spesa per gli effetti speciali) bensì da altri youtubers specializzati in questo campo; dalla semplice color correction ai più elaborati effetti che riguardano i superpoteri dei perso-naggi, tutto risulta ben integrato nel prodotto rendendolo ancor più inte-

Daniele Lucca

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Guarda la prima puntata di Freaks! su youtube.

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Rubrica di Fotografia

Per tutti noi la fotografia è il modo più efficace di fermare il tempo e trasformare un attimo in un’immagine che ce lo ricor-derà per sempre, il quale però assume davvero importanza solo in relazione a chi l’ha vissuto: secondo alcuni è una raffigurazio-ne oggettiva, priva di manipolazioni, della realtà; dando retta ad altri è un’interpretazione soggettiva, vincolata al punto di vista di chi scatta e al messaggio da comunicare.

Seguendo la seconda scuola di pensiero, si possono definire grandi fotografi quelli che sono stati, e sono ancora, capaci di immortalare istanti rappresentativi di un’epoca, trovandosi nel posto giusto al momento giusto, e che, nel farlo, sono riusciti a trasmettere emozioni, nonché la propria visione del mondo.

L’obiettivo di questa rubrica sarà di parlarvi di loro, del pensie-ro dietro alle loro foto, trattare dello sviluppo tuttora vissuto da questa forma d’arte, sia dal punto di vista delle tecnologie che dei contenuti, e tenervi informati sulle mostre fotografiche in zona, a mio modesto parere, degne di nota.

Claudia Girlanda33 34

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Rubrica di Fotografia

Per tutti noi la fotografia è il modo più efficace di fermare il tempo e trasformare un attimo in un’immagine che ce lo ricor-derà per sempre, il quale però assume davvero importanza solo in relazione a chi l’ha vissuto: secondo alcuni è una raffigurazio-ne oggettiva, priva di manipolazioni, della realtà; dando retta ad altri è un’interpretazione soggettiva, vincolata al punto di vista di chi scatta e al messaggio da comunicare.

Seguendo la seconda scuola di pensiero, si possono definire grandi fotografi quelli che sono stati, e sono ancora, capaci di immortalare istanti rappresentativi di un’epoca, trovandosi nel posto giusto al momento giusto, e che, nel farlo, sono riusciti a trasmettere emozioni, nonché la propria visione del mondo.

L’obiettivo di questa rubrica sarà di parlarvi di loro, del pensie-ro dietro alle loro foto, trattare dello sviluppo tuttora vissuto da questa forma d’arte, sia dal punto di vista delle tecnologie che dei contenuti, e tenervi informati sulle mostre fotografiche in zona, a mio modesto parere, degne di nota.

Claudia Girlanda33 34

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Mostra “Immagini e Parole”, Henri Cartier-Bresson

La mostra “Immagini e Parole”, personale di Henri Car-tier-Bresson, sarà aperta al pubblico fino al 14 gennaio 2013. Piccolo dettaglio, la location: la Reggia di Caserta.Lo ammetto, questa mostra è solo un pretesto per dare il via alla rubrica con un grande maestro, per potervi parla-re del fotografo che viene chiamato “l’oeil du siècle” ossia “lo sguardo del secolo”, parole rappresentative del ruolo centrale che ha rivestito nella fotografia del ‘900.Henri Cartier-Bresson è sin da ragazzo appassionato di pittura, ma il suo interesse per la fotografia nasce solo intorno ai 25 anni, negli anni ’30: la fotografia lo porta girare il mondo, si trova spesso al centro dell’azione ed immortala eventi che hanno fatto la storia; la sua biogra-fia è di indubbio interesse (ha fatto parte della Resistenza

Francese, è finito in prigione ed è riuscito ad evadere), ma ciò su cui voglio focalizzare l’attenzione è il suo me-todo.La prima macchina fotografia che compra è una Leica 35 mm, con lente 50 mm, che usa per tutta la sua carriera: conosce talmente bene questa lente da non avere alcun bisogno di guardare nel mirino per controllare l’inqua-dratura, il che gli permette di occultare la macchina fo-tografica tra i vestiti per non pregiudicare la naturalezza dei soggetti immortalati, che davanti all’obiettivo tendo-no ad indossare una maschera.Completamente disinteressato alla post-produzione dei propri scatti, affida ad altri il compito: tutto ciò che con-ta è il “decisive moment”, l’attimo in cui il soggetto rivela la sua vera essenza, e il dovere del fotografo è coglierla nella sua interezza; per riuscirci è necessaria una certa intuizione, la capacità di prevedere esattamente quando succederà, tenendosi pronti a scattare.Il fotografo deve saper creare la giusta situazione: per esempio, se trova un luogo che potrebbe essere lo sfon-do perfetto per una foto, deve essere paziente ed atten-dere il soggetto giusto che renda lo scatto interessante, a costo di stare fermo per ore e di tornare a casa a mani vuote.Caratteristiche che rendono inconfondibile le foto di Henri Cartier-Bresson sono l’attenzione per le forme, le linee che attirano l’occhio e lo guidano, che creano l’ar-

l’armonia: è noto il suo attaccamento per la sezione aurea (al punto da saperne le cifre a memoria), che semplificato nel-la regola dei terzi è l’ABC del fotografo moderno, da seguire senza se e senza ma, per non scattare una foto banale.La pittura, il suo primo amore, a cui tor-na negli ultimi anni della sua vita, in-fluenza il suo approccio alla fotografia: egli stesso afferma di stare per ore al Museo del Louvre davanti ai quadri di Rubens, per carpirne i segreti e trasporre la vividezza delle figure dei dipinti nelle proprie fotografie.Ma a parole è impossibile rendervi la bellezza delle sue creazioni.

Mostra “Wildlife Photographer of The Year”

Fino al 18 dicembre al Museo Minguzzi di Milano, archivio dello scultore Luciano Minguzzi, sono esposte le foto dei vin-citori del concorso di fotografia naturalistica più prestigioso al mondo, giunto alla 47^ edizione, dedicata in particolare a due grandi temi: gli animali in via di estinzione e l’interazione tra uomo e natura. Le foto vincitrici sono state scelte tra oltre 41 mila, spedite da 95 paesi.

Wildlife Photographer of the year

MagnumPhoto

Henri Cartier-Bresson35 36

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Mostra “Immagini e Parole”, Henri Cartier-Bresson

La mostra “Immagini e Parole”, personale di Henri Car-tier-Bresson, sarà aperta al pubblico fino al 14 gennaio 2013. Piccolo dettaglio, la location: la Reggia di Caserta.Lo ammetto, questa mostra è solo un pretesto per dare il via alla rubrica con un grande maestro, per potervi parla-re del fotografo che viene chiamato “l’oeil du siècle” ossia “lo sguardo del secolo”, parole rappresentative del ruolo centrale che ha rivestito nella fotografia del ‘900.Henri Cartier-Bresson è sin da ragazzo appassionato di pittura, ma il suo interesse per la fotografia nasce solo intorno ai 25 anni, negli anni ’30: la fotografia lo porta girare il mondo, si trova spesso al centro dell’azione ed immortala eventi che hanno fatto la storia; la sua biogra-fia è di indubbio interesse (ha fatto parte della Resistenza

Francese, è finito in prigione ed è riuscito ad evadere), ma ciò su cui voglio focalizzare l’attenzione è il suo me-todo.La prima macchina fotografia che compra è una Leica 35 mm, con lente 50 mm, che usa per tutta la sua carriera: conosce talmente bene questa lente da non avere alcun bisogno di guardare nel mirino per controllare l’inqua-dratura, il che gli permette di occultare la macchina fo-tografica tra i vestiti per non pregiudicare la naturalezza dei soggetti immortalati, che davanti all’obiettivo tendo-no ad indossare una maschera.Completamente disinteressato alla post-produzione dei propri scatti, affida ad altri il compito: tutto ciò che con-ta è il “decisive moment”, l’attimo in cui il soggetto rivela la sua vera essenza, e il dovere del fotografo è coglierla nella sua interezza; per riuscirci è necessaria una certa intuizione, la capacità di prevedere esattamente quando succederà, tenendosi pronti a scattare.Il fotografo deve saper creare la giusta situazione: per esempio, se trova un luogo che potrebbe essere lo sfon-do perfetto per una foto, deve essere paziente ed atten-dere il soggetto giusto che renda lo scatto interessante, a costo di stare fermo per ore e di tornare a casa a mani vuote.Caratteristiche che rendono inconfondibile le foto di Henri Cartier-Bresson sono l’attenzione per le forme, le linee che attirano l’occhio e lo guidano, che creano l’ar-

l’armonia: è noto il suo attaccamento per la sezione aurea (al punto da saperne le cifre a memoria), che semplificato nel-la regola dei terzi è l’ABC del fotografo moderno, da seguire senza se e senza ma, per non scattare una foto banale.La pittura, il suo primo amore, a cui tor-na negli ultimi anni della sua vita, in-fluenza il suo approccio alla fotografia: egli stesso afferma di stare per ore al Museo del Louvre davanti ai quadri di Rubens, per carpirne i segreti e trasporre la vividezza delle figure dei dipinti nelle proprie fotografie.Ma a parole è impossibile rendervi la bellezza delle sue creazioni.

Mostra “Wildlife Photographer of The Year”

Fino al 18 dicembre al Museo Minguzzi di Milano, archivio dello scultore Luciano Minguzzi, sono esposte le foto dei vin-citori del concorso di fotografia naturalistica più prestigioso al mondo, giunto alla 47^ edizione, dedicata in particolare a due grandi temi: gli animali in via di estinzione e l’interazione tra uomo e natura. Le foto vincitrici sono state scelte tra oltre 41 mila, spedite da 95 paesi.

Wildlife Photographer of the year

MagnumPhoto

Henri Cartier-Bresson35 36

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Rubrica di Letteratura

“Davvero non hai mai letto nessuno di questi libri?” Gli domandò“I libri sono noiosi.”“I libri sono specchi: riflettono ciò che abbiamo dentro” rispose Juliàn. L’ombra del vento - Carlos Ruiz Zafòn.

“La lettura di ogni buon libro è come una conversazione con le persone migliori delle epoche passate”

René Descartes

Salve a tutti,

Con questa rubrica vorremmo fornire spunti di let-tura e riflessione a quegli spiriti romantici che, na-scosti nei corridoi e alla coda del baretto, amano ancora rifugiarsi nella trama di un romanzo e con-fondersi tra i suoi personaggi.

La letteratura esprime espressioni, emozioni, senti-menti, paure, sensazioni che riguardano gli uomini di ogni epoca, ma che prendono diversa forma in ogni lettore, che ne trae un particolare messaggio, in base alle sue esperienze passate e al suo stato d’animo.

Tratteremo non solo di libri, ma anche di poesie, autori, racconti e di tutto ciò che crediamo valga la pena proporvi e speriamo possa ispirarvi.In ogni caso, vorremmo che questo fosse uno spa-zio aperto ad ogni genere di consiglio, commento, considerazione, insulto con la promessa che non verremo a cercarvi assetate di vendetta, forse.

Maria Luisa RonconiArianna Dramisino

Stupore e tremori

Iniziamo col proporvi “ Stupore e tremori”, un breve, ma illuminan-te, romanzo di Amélie Nothomb. Amélie,di origine belga, dopo aver vissuto per molti anni in Giappone, è riuscita tramite un delizioso uso dell’ironia ad avvicinare noi lettori occidentali ad un mondo tanto af-fascinante quanto distante e a tratti incomprensibile.Autobiografico, il libro descrive la vita lavorativa in un’azienda Giappo-nese e gli episodi di sopruso, umi-liazione e sfruttamento che, se la-sciano sbigottiti noi occidentali, non rappresentano che la normalità agli occhi di un impiegato orientale.Pur trovandosi di fronte a una realtà

“ Tornai sulla Terra. Può sembrare strano che, dopo la mia notte di fol-lia, le cose fossero riprese come se niente di grave fosse successo.Certo, nessuno mi aveva vista scor-razzare nuda sui tavoli, cammina-re sulle mani, né sbaciucchiare un mesto computer. Mi avevano in compenso trovata a dormire sotto il contenuto di una pattumiera.Forse, in un altro Paese, dopo un fatto di quel genere mi avrebbe-ro messo alla porta. Curiosamen-te, tutto questo ha una sua logica: i sistemi più autoritari provocano, nei Paesi in cui vengono applicati, allucinanti casi di devianza e, per la stessa ragione, inducono a una rela-tiva tolleranza rispetto alle stranezze umane più strabilianti. Non si può avere idea di cosa sia un individuo eccentrico se non si è mai incontra-to un eccentrico giapponese.”

Particolarmente interessante è la parte del romanzo focalizzata sul ruolo della donna nella società nip-ponica, che ne stabilisce a priori, senza eccezioni, gli atteggiamenti e i comportamenti da assumere in famiglia, in amore, nel lavoro e in qualsiasi altro ambito.Nonostante l’incredibile sottomis-sione e senso di sacrificio, la donna giapponese, che ha radicato in sé un senso di profonda disillusione, ab-bandona qualsiasi tentativo di ribel-lione.

Vi consigliamo inoltre la lettura di altri romanzi di questa autrice che, tramite un sapiente uso di humor e ironia, affronta temi quasi ango-scianti in modo insolito, in un cre-scendo di incredulità e comicità.

Amélie Nothomb, Stupore e tremo-ri, Voland, 2001, € 11.00.

rigida e sorda, il lettore non si limita a condannarne la severità, ma resta affascinato dalla devozione nei con-fronti di una cultura dalle tradizioni tanto crudeli quanto antiche.

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Rubrica di Letteratura

“Davvero non hai mai letto nessuno di questi libri?” Gli domandò“I libri sono noiosi.”“I libri sono specchi: riflettono ciò che abbiamo dentro” rispose Juliàn. L’ombra del vento - Carlos Ruiz Zafòn.

“La lettura di ogni buon libro è come una conversazione con le persone migliori delle epoche passate”

René Descartes

Salve a tutti,

Con questa rubrica vorremmo fornire spunti di let-tura e riflessione a quegli spiriti romantici che, na-scosti nei corridoi e alla coda del baretto, amano ancora rifugiarsi nella trama di un romanzo e con-fondersi tra i suoi personaggi.

La letteratura esprime espressioni, emozioni, senti-menti, paure, sensazioni che riguardano gli uomini di ogni epoca, ma che prendono diversa forma in ogni lettore, che ne trae un particolare messaggio, in base alle sue esperienze passate e al suo stato d’animo.

Tratteremo non solo di libri, ma anche di poesie, autori, racconti e di tutto ciò che crediamo valga la pena proporvi e speriamo possa ispirarvi.In ogni caso, vorremmo che questo fosse uno spa-zio aperto ad ogni genere di consiglio, commento, considerazione, insulto con la promessa che non verremo a cercarvi assetate di vendetta, forse.

Maria Luisa RonconiArianna Dramisino

Stupore e tremori

Iniziamo col proporvi “ Stupore e tremori”, un breve, ma illuminan-te, romanzo di Amélie Nothomb. Amélie,di origine belga, dopo aver vissuto per molti anni in Giappone, è riuscita tramite un delizioso uso dell’ironia ad avvicinare noi lettori occidentali ad un mondo tanto af-fascinante quanto distante e a tratti incomprensibile.Autobiografico, il libro descrive la vita lavorativa in un’azienda Giappo-nese e gli episodi di sopruso, umi-liazione e sfruttamento che, se la-sciano sbigottiti noi occidentali, non rappresentano che la normalità agli occhi di un impiegato orientale.Pur trovandosi di fronte a una realtà

“ Tornai sulla Terra. Può sembrare strano che, dopo la mia notte di fol-lia, le cose fossero riprese come se niente di grave fosse successo.Certo, nessuno mi aveva vista scor-razzare nuda sui tavoli, cammina-re sulle mani, né sbaciucchiare un mesto computer. Mi avevano in compenso trovata a dormire sotto il contenuto di una pattumiera.Forse, in un altro Paese, dopo un fatto di quel genere mi avrebbe-ro messo alla porta. Curiosamen-te, tutto questo ha una sua logica: i sistemi più autoritari provocano, nei Paesi in cui vengono applicati, allucinanti casi di devianza e, per la stessa ragione, inducono a una rela-tiva tolleranza rispetto alle stranezze umane più strabilianti. Non si può avere idea di cosa sia un individuo eccentrico se non si è mai incontra-to un eccentrico giapponese.”

Particolarmente interessante è la parte del romanzo focalizzata sul ruolo della donna nella società nip-ponica, che ne stabilisce a priori, senza eccezioni, gli atteggiamenti e i comportamenti da assumere in famiglia, in amore, nel lavoro e in qualsiasi altro ambito.Nonostante l’incredibile sottomis-sione e senso di sacrificio, la donna giapponese, che ha radicato in sé un senso di profonda disillusione, ab-bandona qualsiasi tentativo di ribel-lione.

Vi consigliamo inoltre la lettura di altri romanzi di questa autrice che, tramite un sapiente uso di humor e ironia, affronta temi quasi ango-scianti in modo insolito, in un cre-scendo di incredulità e comicità.

Amélie Nothomb, Stupore e tremo-ri, Voland, 2001, € 11.00.

rigida e sorda, il lettore non si limita a condannarne la severità, ma resta affascinato dalla devozione nei con-fronti di una cultura dalle tradizioni tanto crudeli quanto antiche.

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Rubrica di Videogiochi

Ci sono persone a cui piace il calcio, ad altre interessa ben poco. Ci sono persone a cui piace la pittura e altre che non rie-scono a capirne i significati più profondi. Ci sono persone che hanno una passione come un’altra, ma che a volte potrebbe non essere condivisa. E perché mai i vide-ogiochi dovrebbero essere messi alla pari di “una cosa da bambini”quando sono, di fatto, una passione che muove sia le emo-zioni di milioni di persone, sia un’econo-mia che vale miliardi? Lasciate che vi porti nel mondo sconosciuto e mitizzato dei videogiochi, proprio come il Bianconiglio con Alice: in un mondo di meraviglie.

Roberto Clerici

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Rubrica di Videogiochi

Ci sono persone a cui piace il calcio, ad altre interessa ben poco. Ci sono persone a cui piace la pittura e altre che non rie-scono a capirne i significati più profondi. Ci sono persone che hanno una passione come un’altra, ma che a volte potrebbe non essere condivisa. E perché mai i vide-ogiochi dovrebbero essere messi alla pari di “una cosa da bambini”quando sono, di fatto, una passione che muove sia le emo-zioni di milioni di persone, sia un’econo-mia che vale miliardi? Lasciate che vi porti nel mondo sconosciuto e mitizzato dei videogiochi, proprio come il Bianconiglio con Alice: in un mondo di meraviglie.

Roberto Clerici

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DeathSpank

Casa Sviluppatrice: Hothead GamesCasa Distributrice: Electronic ArtsGenere: Hack and Slash, RPGPiattaforma: Xbox 360, PS3, PC, MacAnno: 2010

Avete presente quei giochi ogni tan-to in promozione sul Marketplace o sul Playstation Store che vi ripro-mettete di provare non appena esce la demo o avete la valuta digitale per acquistarli? È in questo modo che ho scoperto DeathSpank, un misto tra Hack and Slash (tagliuzza e affetta) e un RPG (gioco di ruolo), nel quale il personaggio principale, DeathSpank, è un prode (anti)eroe condito di una comicità peculiare e

un arsenale illimitato di armi con i nomi e gli effetti più assurdi. Parte di questa comicità è dovuta a sva-riati giochi di parole (DeathSpank è completamente in inglese) e a scene a dir poco al limite del plausibile. La nostra avventura è narrata come un flashback da un’anziana sconosciuta: il nostro eroe è alla ricerca dell’Arte-fatto, un oggetto il cui potere non ci è rivelato e che gli porterà nuovo onore. La trama è abbastanza line-are, anche se incontreremo un paio di colpi di scena che faranno venir voglia di comprare anche il seguito. La grafica è molto cartoonesca, ma ben lontana dal cell-shading, in una maniera unica che non ho visto in nessun altro titolo. I comandi sono semplici e intuitivi, non ci troveremo mai in situazioni di difficoltà causate dai controlli. Il comparto sonoro è gestito in maniera superba, con un doppiaggio eccellente, migliore di alcuni titoli più famosi e le musiche aggiungono l’epicità necessaria per farci sentire i re del mondo mentre affettiamo orchi e mostri vari con armi dai nomi improponibili.

DeathSpank non è certo un titolo da 70€ come i giochi pubbli-cati in formato fisico, ma merita certamente quei 1200 Microsoft Points/15€ che costa: 10 ore di gioco garantite se si vogliono completare la marea di quest secondarie, una durata impressio-nante per un esperienza videoludica in digital download. Death-Spank si merita un 8 su 10.

Roberto Clerici41 42

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DeathSpank

Casa Sviluppatrice: Hothead GamesCasa Distributrice: Electronic ArtsGenere: Hack and Slash, RPGPiattaforma: Xbox 360, PS3, PC, MacAnno: 2010

Avete presente quei giochi ogni tan-to in promozione sul Marketplace o sul Playstation Store che vi ripro-mettete di provare non appena esce la demo o avete la valuta digitale per acquistarli? È in questo modo che ho scoperto DeathSpank, un misto tra Hack and Slash (tagliuzza e affetta) e un RPG (gioco di ruolo), nel quale il personaggio principale, DeathSpank, è un prode (anti)eroe condito di una comicità peculiare e

un arsenale illimitato di armi con i nomi e gli effetti più assurdi. Parte di questa comicità è dovuta a sva-riati giochi di parole (DeathSpank è completamente in inglese) e a scene a dir poco al limite del plausibile. La nostra avventura è narrata come un flashback da un’anziana sconosciuta: il nostro eroe è alla ricerca dell’Arte-fatto, un oggetto il cui potere non ci è rivelato e che gli porterà nuovo onore. La trama è abbastanza line-are, anche se incontreremo un paio di colpi di scena che faranno venir voglia di comprare anche il seguito. La grafica è molto cartoonesca, ma ben lontana dal cell-shading, in una maniera unica che non ho visto in nessun altro titolo. I comandi sono semplici e intuitivi, non ci troveremo mai in situazioni di difficoltà causate dai controlli. Il comparto sonoro è gestito in maniera superba, con un doppiaggio eccellente, migliore di alcuni titoli più famosi e le musiche aggiungono l’epicità necessaria per farci sentire i re del mondo mentre affettiamo orchi e mostri vari con armi dai nomi improponibili.

DeathSpank non è certo un titolo da 70€ come i giochi pubbli-cati in formato fisico, ma merita certamente quei 1200 Microsoft Points/15€ che costa: 10 ore di gioco garantite se si vogliono completare la marea di quest secondarie, una durata impressio-nante per un esperienza videoludica in digital download. Death-Spank si merita un 8 su 10.

Roberto Clerici41 42

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Liceo Terragni

15 Novembre - Primo incontro del gruppo NOI – per gli interessati il ritrovo è alle ore 14.00 in aula magna.

15 Novembre - Primo incontro per il progetto “Palestra Democratica” - l’incontro si svolgerà in concomitanza con il gruppo NOI, quindi il ritrovo è alle 14.00 in aula magna. Il progetto è aperto agli alunni del triennio. Lo scopo è quello di riunire un gruppo di studenti che or-ganizzino e coordino dei dibatti su argomenti proposti e discussi da loro.

15 Novembre- Primo incontro per il progetto sulla storia del ‘900 - l’incontro si svolgerà sempre in conco-mitanza con il gruppo NOI, quindi il ritrovo è alle 14.00 in aula magna. Questo progetto è aperto alle sole classi quinte, consiste nella formazione di un gruppo di circa 15 ragazzi che hanno lo scopo di organizzare il materiale sulla storia del 900 precedentemente raccolto da alcuni professori, per creare una presentazione accompagnata da sottofondo musicale e dalla proiezione di foto e vi-deo attinenti al progetto.

Annunci Interni

1 Dicembre - Open Day Terragni - il liceo sarà aper-to a partire dalle ore 14.30 per presentare la nostra scuola e gli indirizzi che offre.

2 Dicembre - Giornata sulla neve - per la prima gita è stata scelta come meta Cervinia, ulteriori informa-zioni verranno comunicate dai rappresentanti di isti-tuto.

10 Dicembre - Giornata dei diritti – come ogni anno il nostro liceo celebra la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, proponendo agli studenti delle con-ferenze inerenti al significato della giornata.

Annunci Esterni

20/09-06/01 - Mostra di Picasso a Milano a Palazzo Re-ale - http://www.mostrapicasso.it/la-mostra/29/11-01/12 - Young, Orienta il tuo Futuro – in questi 3 giorni a Lariofiere Erba verranno presentate alcune pro-poste universitarie. Link03/10-17/02 - Body Worlds – Lo scienziato tedesco Gunther von Hagens, attraverso l’uso della plastinazione, da lui inventata, dà ai visitatori la possibilità di vedere e rimanere affascinati dall’interno del corpo umano. La mostra si tiene a Milano negli spazi della Fabbrica del Vapore. Link16 Novembre - Molti Islam un solo Allah – “Il Profes-sore e Antropologo David Bellatalla, con la proiezione di diapositive, analizzerà la storia, la cultura e l’evoluzione delle diverse scuole di pensiero islamico di Afghanistan e Pakistan”. L’incontro si terrà alle ore 21.00 presso la sala civica in piazza San Martino a Moltrasio. Link20 Novembre - 2°Corso Prevenzione degli Incidenti della Montagna Invernale e Autosoccorso in Valanga - corso organizzato dalla Scuola Nazionale di SciAlpinismo Pietro Gilardoni con lo scopo di fornire le nozioni teori-che e pratiche per affrontare l’ambiente montano inne-vato con un ragionevole grado di sicurezza. Link26/10-03/02 - On Space Time Foam - Opera di TomàsSaraceno progettata all’Hangar Bicocca. L’opera consiste

in “una struttura fluttuante costituita da tre livelli di pel-licole trasparenti praticabile dal pubblico, ispirata dalla conformazione cubica dello spazio espositivo”. Link21/09-02/12 – Unidisplay – Anche quest’opera è stata proposta dall’Hangar Bicocca, è un’istallazione audio-visiva lunga 40 metri, progettata dal tedesco Carsten Nicolai. “Nicolai è conosciuto internazionalmente per le sue installazioni e le sue performance che esplorano le connessioni tra visione, suono, architettura, scienza e tecnologia”. Il 29 Novembre Nicolai realizzerà una per-formance live presso la mostra dell’Hangar Bicocca. Per avere un’idea più chiara di ciò che propone l’evento, consiglio di guardare il video in cui Nicolai parla della sua opera (il video è nella pagina del link qui indicato). Link10/11-25/12 - Banco di Garambo - Fiera natalizia del commercio equosolidale. I tendoni saranno allestiti a Milano in via Mario Pagano. Link

SPAZIO GLORIA -“ I Lunedì del Cinema” (spettacolo unico ore 21.00)19 Novembre - Hunger 26 Novembre - Detachment3 Dicembre - L’Estate di Giacomo 10 Dicembre - Sister

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Liceo Terragni

15 Novembre - Primo incontro del gruppo NOI – per gli interessati il ritrovo è alle ore 14.00 in aula magna.

15 Novembre - Primo incontro per il progetto “Palestra Democratica” - l’incontro si svolgerà in concomitanza con il gruppo NOI, quindi il ritrovo è alle 14.00 in aula magna. Il progetto è aperto agli alunni del triennio. Lo scopo è quello di riunire un gruppo di studenti che or-ganizzino e coordino dei dibatti su argomenti proposti e discussi da loro.

15 Novembre- Primo incontro per il progetto sulla storia del ‘900 - l’incontro si svolgerà sempre in conco-mitanza con il gruppo NOI, quindi il ritrovo è alle 14.00 in aula magna. Questo progetto è aperto alle sole classi quinte, consiste nella formazione di un gruppo di circa 15 ragazzi che hanno lo scopo di organizzare il materiale sulla storia del 900 precedentemente raccolto da alcuni professori, per creare una presentazione accompagnata da sottofondo musicale e dalla proiezione di foto e vi-deo attinenti al progetto.

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1 Dicembre - Open Day Terragni - il liceo sarà aper-to a partire dalle ore 14.30 per presentare la nostra scuola e gli indirizzi che offre.

2 Dicembre - Giornata sulla neve - per la prima gita è stata scelta come meta Cervinia, ulteriori informa-zioni verranno comunicate dai rappresentanti di isti-tuto.

10 Dicembre - Giornata dei diritti – come ogni anno il nostro liceo celebra la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, proponendo agli studenti delle con-ferenze inerenti al significato della giornata.

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20/09-06/01 - Mostra di Picasso a Milano a Palazzo Re-ale - http://www.mostrapicasso.it/la-mostra/29/11-01/12 - Young, Orienta il tuo Futuro – in questi 3 giorni a Lariofiere Erba verranno presentate alcune pro-poste universitarie. Link03/10-17/02 - Body Worlds – Lo scienziato tedesco Gunther von Hagens, attraverso l’uso della plastinazione, da lui inventata, dà ai visitatori la possibilità di vedere e rimanere affascinati dall’interno del corpo umano. La mostra si tiene a Milano negli spazi della Fabbrica del Vapore. Link16 Novembre - Molti Islam un solo Allah – “Il Profes-sore e Antropologo David Bellatalla, con la proiezione di diapositive, analizzerà la storia, la cultura e l’evoluzione delle diverse scuole di pensiero islamico di Afghanistan e Pakistan”. L’incontro si terrà alle ore 21.00 presso la sala civica in piazza San Martino a Moltrasio. Link20 Novembre - 2°Corso Prevenzione degli Incidenti della Montagna Invernale e Autosoccorso in Valanga - corso organizzato dalla Scuola Nazionale di SciAlpinismo Pietro Gilardoni con lo scopo di fornire le nozioni teori-che e pratiche per affrontare l’ambiente montano inne-vato con un ragionevole grado di sicurezza. Link26/10-03/02 - On Space Time Foam - Opera di TomàsSaraceno progettata all’Hangar Bicocca. L’opera consiste

in “una struttura fluttuante costituita da tre livelli di pel-licole trasparenti praticabile dal pubblico, ispirata dalla conformazione cubica dello spazio espositivo”. Link21/09-02/12 – Unidisplay – Anche quest’opera è stata proposta dall’Hangar Bicocca, è un’istallazione audio-visiva lunga 40 metri, progettata dal tedesco Carsten Nicolai. “Nicolai è conosciuto internazionalmente per le sue installazioni e le sue performance che esplorano le connessioni tra visione, suono, architettura, scienza e tecnologia”. Il 29 Novembre Nicolai realizzerà una per-formance live presso la mostra dell’Hangar Bicocca. Per avere un’idea più chiara di ciò che propone l’evento, consiglio di guardare il video in cui Nicolai parla della sua opera (il video è nella pagina del link qui indicato). Link10/11-25/12 - Banco di Garambo - Fiera natalizia del commercio equosolidale. I tendoni saranno allestiti a Milano in via Mario Pagano. Link

SPAZIO GLORIA -“ I Lunedì del Cinema” (spettacolo unico ore 21.00)19 Novembre - Hunger 26 Novembre - Detachment3 Dicembre - L’Estate di Giacomo 10 Dicembre - Sister

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