ERASMUS - ABRUZZOTHEBEST NOVEMBRE-2012

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MENSILE ABRUZZOTHEBEST NOVEMBRE 2012 -L'ERASMUS UN ESPERIENZA DI VITA CHE NON DEVE SPARIRE.

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la parola ai direttoriTempo di lettura: 60 secondi

El sueño de la razón produce monstruos a cura del Direttore Responsabile

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Migliorarsi semprea cura del Direttore Editoriale

Nonostante le tasse universitarie hanno ricevuto un forte aumento, rendendo sempre più difficoltoso agli studenti lavoratori di inseguire il loro sogno, all’Ateneo D’Anunzio di Chieti, ma anche in altre università, c’è chi come la nostra “ragazza copertina” Nancy Aiello (che ringraziamo), si batte per evitare che vengano tagliati i servizi agli studenti. L’Erasmus è uno dei tanti esempi di un Abruzzo che mostra sofferenza. Il desiderio di miglioramento in un Abruzzo che zoppica è denunciato in ogni settore, a partire dai pescatori pescaresi che nonostante un porto nuovo non riescono a far uscire al largo i loro pescherecci.

La voglia di fare non deve mai mancare, come ricorda anche il nostro direttore responsabile nell’articolo “Il tunnel” paragonando un nostro p r o b l e m a a d u n cagno l ino che può intimidirci o farci le feste.Anche in questo numero gli spunti di riflessione sono tanti e di diversa origine spaziando dalla salute alla ai personaggi che hanno arricchito l’Abruzzo, dalla nuova riforma del lavoro alla natura.Vi auguro una serena l e t t u r a e v i d ò a p p u n ta m e n t o a l l a prossima edizione.Buona vita! Gaetano Di Giovanni

Inoltre collaborano alla realizzazione:Claudio M., Francesco Frattaroli, Angelo Di Giovanni, Marco M., Diana Di Benedetto, dott.ssa Rosanna Giosaffatte, Alessandro Mastroddi.

- Tutte le collaborazioni sono da considerarsi gratuite e non retribuite”- Gli autori si assumono la piena responsabilità morale e penale di quanto scrivono e nulla possono rivendicare.- Gli inserzionisti si assumono la piena responsabi- lità per i testi, le foto ed i marchi utilizzati.

Abruzzothebest “Mensile a distribuzione gratuita” Autorizzazione tribunale di Sulmona nr. 134 del 17/11/2004Direttore Responsabile: MARIO DI FRANCESCODirettore Editoriale: GAETANO DI GIOVANNI

Redazione di Sulmona - L’Aquila - Avezzano:Strada Statale Sannitica, 479 - 67030 Introdacqua (AQ)Tel. 085.8541034 - Fax 06.233219205

Progetto grafico: Gaetano Di GiovanniImpaginazione Grafica: G. Di Giovanni - Anita C.Distribuzione: Abruzzothebest StafStampa: Abruzzothebest Grafica

Redazione di Pescara - Chieti:S.S 5 Tiburtina Valeria, 9 - 65020 Bolognano (PE)Tel. 085.8541034 - Fax [email protected]

Anita C.

Augusta D’Andrea

Simona Di Francesco

Nancy Aiello

Rosanna Di Giosaffatte

4. Attualità - Curiosando

5. Passione per le Fiction

6. Benessere e Lavoro

7. Artigianmoda - Moda in Abruzzo

8. Riforma del Lavoro

10-11. Perché l’Erasmus non deve sparire

12. Personaggi d’Abruzzo

13. Filosofia - Benedetto Croce (IV parte)

15. L’Autenticità dell’Abruzzo

16. Conosciamoci dentro - Il Tunnel

17. Buona Cucina - Pan di Zucca

18. Star Bene - La Carie

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Perché siamo tanto attratti dalle fiction televisive?! La realtà che viviamo è intrisa di storia e eventi. Spesso ciò che ci accade intorno ci sembra strano, incomprensibile, abbiamo bisogno di confrontarci con situazioni che seppur non identiche, sono simili alle nostre. Ecco appunto la fiction che ci racconta. “Appassionarsi e seguire una storia narrata attraverso la televisione può

Tempo di lettura: 95 secondi

Passione per le fiction

osservare e Capire

rappresentare spesso una fonte primaria delle memorie sociali e questo tipo di comunicazione di massa è l'elemento che conserva, custodisce e diffonde il patrimonio simbolico collettivo”- è scritto nel libro di Prattichizzo 'Narrami o Fiction'.La fiction che, negli ultimi anni, ha avuto un notevole incremento produttivo con il consenso di un ampio pubblico è un modo per conoscere o il passato o il presente, è una commistione di 'memoria e identità'. Infatti sui nostri schermi, oltre ai programmi spazzatura -anch'essi pur sempre specchio della contemporaneità-, vediamo scorrere una sequenza di informazioni, reality show e molteplici generi di fiction. Ad esempio è stato detto dai sociologi che la tendenza deg l i spettator i ad appass ionars i ultimamente al genere horror, alle creature infernali, ai mostri sarebbe da vedere nello stato d'animo collettivo tormentato, sgomentato, preoccupato per la crisi economica in atto, per le catastrofi ambientali e le tragedie umane. Ma che significa la nostra passione per le serie televisive? Che ci piace sognare? O che viceversa, si chiamano fiction, ma per una specie di illusione ottica ci sembrano tanto vicine alla nostra realtà? Beh fatto sta che finita una puntata c'è subito la voglia di vedere la successiva fino ad arrivare alla conclusiva! Stiamo sempre col fiato sospeso!La potenza della Tv risiede proprio nella sua capacità di raccogliere tutte le suggestioni e i segnali che affiorano nella società per poi

tradurli in un codice e trasmetterli con potenza alla società stessa. In tutto il mondo avanzato lo schermo TV è strumento e riflesso della modernizzazione sociale novecentesca. La fiction trova la sua arma vincente nella presenza della figura di un eroe che sfida il pericolo, affronta la paura con il coraggio. La tensione della competizione e l'emozione della vittoria o, al contrario, la delusione, insomma, sono tutte sensazioni che si vivono anche nella quotidianità!FICTION o NON FICTION?! Non importa, ma gustiamoci la nuova stagione autunnale e invernale sia sullo schermo sia fuori di esso, nella vita vera, prendiamo esempi, suggerimenti o semplicemente consoliamoci e sogniamo perché non fa mai male!!! Augusta D'Andrea

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moda in Abruzzo

Artigianmoda 2012Edizione 18

Sabato 8 Dicembre torna al Teatro Auditorium Flaiano di Pescara ,la 18^ edizione della Rassegna “Artigianmoda”.L a M a n i f e s t a z i o n e o r g a n i z z a t a d a l l ' A s s o c i a z i o n e Piemmea di Via Rigopiano e dalla CNA di Pescara a favore de l l ' A I SM d i Pescara.Rassegna di moda-capelli make-up-spettacolo che, c o i n v o l g e t u t t e l e eccellenze de mondo della Modacapelli, del Make-up del territorioO b i e t t i v o dell'Evento,unico nel suo genere in Abruzzo, e quello di far emergere l'alta professionalità degli H a i r S t y l i s t s dell'Accademia Piemmea, made in Abruzzo.Protagonisti quindi i p ro fe s s i on i s t i de l l a modacapelli con la loro grande creatività,ma

anche di tutti coloro che operano nel settore del Make-up e della Moda che presenteranno tutte le novità per il 2013.Serata all'insegna della moda del make-up: sfilate tendenza uomo-donna, abiti sera e spose.Anche in questa edizione, tante novità con gli abiti che saranno realizzati dalle Allieve dell'Accademia Pianeta Moda di via del Santuario di Pescara e la simpatia e la spontaneità dei bambini “acconciati” dai giovanistilisti della Piemmea ,che indosseranno abiti di tendenza e da cerimonia firmati “Ciccio & Dida” di Pescara.Tanti gli ospiti e le sorprese della 18^ edizione: cantanti-ballerini etc...,come sottolinea il Presidente dell'Associazione Piemmea ,GiovanniMelideo, che rigrazia anticipatamente tutte le Aziende che collaboreranno a questa 18^ Edizione e, a coloro che sono gli artefici di tanti successi la Dir. Artistica Regina d'Ottavio e il coordinatore della Rassegna Roberto Di Nunzio.Appuntamento con la moda quindi: sabato 8 dicembre al Teatro Flaiano con inizio ore 15,30. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

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Perché l’Erasmus non deve sparire

Che l'intera zona Euro sia in crisi non è certo un mistero, ma che anche uno dei suoi più r iuscit i e longevi progetti sia sul punto di chiudere i battenti ci g iunge come una amara novità. Stiamo p a r l a n d o d e l Programma Erasmus e dell'allarme che è stato recentemente lanciato dal presidente della Commissione Bilancio d e l P a r l a m e n t o europeo, il francese Alain Lamassoure. L a C o m m i s s i o n e Europea afferma che mancano i fondi per continuare a portare avanti il progetto, che quas i ce r tamente f in i rà quest 'anno, ironia della sorte proprio in occasione

del suo primo quarto di secolo. La notizia ha generato l'indignazione di tutta la comunità studentesca, spaventata all'idea di perdere l'unica possibilità concreta di fare un'esperienza di vita all'estero e conoscere i mille mondi che ci circondano. E' difficile infatti, senza alcun sostegno economico (seppure irrisorio visto che attualmente stiamo parlando di un assegno mensile di circa 230 euro!) e senza tutta una rete di aiuti forniti dalle varie università ospitanti, vivere in un nuovo Paese, con una lingua da imparare spesso da zero e una cultura diversa. Per far conoscere davvero l'importanza di questa esperienza a chi forse non la potrà vivere, ho deciso di guardarla con gli occhi di chi l'ha già vissuta; ho chiesto a tre amici che hanno fatto l'erasmus lo scorso anno di spiegarci cosa li ha spinti a partire, se si sentono arricchiti. Ho chiesto loro di mettere a nudo pregi e difetti del Paese che li ha ospitati e anche del nostro. Alla fine di queste brevi “interviste” riuscirete da soli a comprendere perché l'erasmus è un programma che va tutelato.

Paolo, 25 anni, studente di Lettere Moderne. Erasmus di 5 mesi a Istanbul. Perché hai scelto Istanbul? Ho scelto Istanbul perché volevo viaggiare in un paese dai presupposti più diversi possibili, il meno "occidentale", quello di cui meno mi aspettavo qualcosa. Perché amo quella parte di mondo (Turchia, Grecia e paesi limitrofi) e mi interessano i popoli che ci vivono.Pregi e difetti dell'Italia e della Turchia. I pregi dell'Italia e della Turchia sono molto semplici, la ricchezza e la varietà delle loro tradizioni, l'aria di storia che l'intenditore sa respirare.Anche i difetti sono simili, la difficoltà con cui questo patrimonio viene valorizzato e conservato, la convivenza civile, che, benché su piani molto diversi, sa essere a modo proprio di ciascun paese assai problematica.Cosa ti mancava dell'Italia e cosa di manca della Turchia? Dell'Italia mi mancavano piccole cose, anche se ci badavo poco.Abitudini come prendere un caffè e il nostro tipo di colazione. Di Istanbul mi manca quella sensazione di poter fare quasi ogni cosa in ogni momento, cambiare facilmente luogo e scenario, ritagliarsi facilmente un momento per sé anche nei grandi flussi di gente, e soprattutto l'affabilità e la disponibilità dei turchi, un popolo che sa

la scuola in Europa essere squisito e riservare continue sorprese.Ti senti arricchito da questa esperienza? Enormemente. Del me stesso pre-Turchia ho un vago ricordo. Se mi si chiede di consigliarla dico però che non è una meta per tutti, sono importanti le motivazioni personali del viaggio. Voto complessivo: 9.

Paola, 26 anni, Operatrice dei beni culturali. Erasmus di 4 mesi a Praga.Perché hai scelto Praga? Alcune persone che conosco erano state in vacanza a Praga e me l'avevano descritta come una città bellissima, consigliandomi di visitarla. Mi sono incuriosita e mi sono ripromessa che un giorno l'avrei visitata. Una volta iscritta all'università mi sono informata sul progetto Erasmus e ho visto che tra le mete c'era proprio Praga, e l'ho visto come un segno del destino. Mi sembrava la scelta migliore per l'erasmus: una città culturale, ricca di storia, non troppo grande perciò più “accessibile” per una studentessa che partiva da sola e soprattutto non c'era bisogno di imparare una nuova lingua in quanto bastava l'inglese.Pregi e difetti dell'Italia e della Repubblica Ceca. Un pregio dell'Italia è sicuramente il CIBO! A parte questo noi siamo un popolo più socievole rispetto a quello ceco, siamo più espansivi: qui le comitive di amici vanno da 5 a 15 persone mentre a Praga e in generale nel nord Europa vedi al massimo un gruppo di 3 amici.Un pregio della Repubblica Ceca è che per certe cose i cechi sono molto più pragmatici e concreti di noi, badano meno all'esteriorità.Soprattutto non si perdono in “chiacchiere”, basti pensare che sulla loro televisione c'è un solo programma di approfondimento politico, della durata di mezz'ora, che va in onda una volta alla settimana.Il difetto più grande del nostro Paese è che ignoriamo il valore dei nostri tesori artistici; il nostro patrimonio artistico non ha eguali nel resto d'Europa e ce lo invidiano tutti: solo noi sembriamo non accorgerci di quello che abbiamo sotto il naso.Un difetto della Repubblica Ceca è il clima di “chiusura” che si respira. Non penso sia concepibile che una capitale europea, per lo più turistica, sia quasi a digiuno di inglese! Io ho trovato non poche difficoltà per la comunicazione, considerando che il ceco è ostico, quasi impossibile da pronunciare in alcuni casi. Cosa ti mancava dell'Italia e cosa ti manca della Repubblica Ceca. Dell'Italia mi mancava ovviamente il CIBO e le cose semplici, come accendere la televisione e sentire parlare la tua lingua. Inutile dire che mi sono anche mancati tantissimo i miei affetti. Della Repubblica Ceca mi manca sicuramente il clima di rilassatezza. Qui c'è molta pesantezza, un clima di accuse continue per tutto, misteri irrisolti, ansia. A Praga invece, mi sono davvero riposata un po' il cervello! Mi manca anche la città stessa, passeggiare per le bellissime strade piene di edifici particolarissimi, ammirare le guglie gotiche affiancate dai palazzi più moderni. E' una città davvero magica.Ti senti arricchita da questa esperienza?Certamente sì. Ho avuto l'opportunità di conoscere una cultura con la quale altrimenti difficilmente avrei potuto entrare in contatto, e allo stesso tempo ho imparato ad apprezzare di più il mio Paese. Devo riconoscere che prima di partire vedevo solo i lati negativi dell'Italia, invece quando mi sono trovata a parlare con gli altri studenti europei mi sono scoperta molto appassionata nel raccontare loro del mio paese, dei nostri usi e costumi, delle nostre piccole bizzarrie. Certamente adoro viaggiare, adoro vedere il più possibile e adoro il fatto che se tornassi a Praga, come spero un giorno di poter fare, non solo saprei percorrere le strade ad occhi chiusi ma quelle stesse strade saranno anche cariche di ricordi. E' una bella sensazione. Voto complessivo: 7,5. sul mio giudizio ha pesato molto il dormitorio che mi è capitato, purtroppo era fatiscente e vivere lì è stato un po' pesante.

Marzia 25 anni, studentessa di Filologia Classica. Erasmus di 6 mesi a Montpellier.

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Perché hai scelto Montpellier? Ho scelto Montpellier innanzitutto per la lingua : il francese è la mia lingua straniera preferita. L'altra grande ragione è il mio legame con la cultura francese, poiché mia madre è nata a Liegi, in Belgio, ed ha vissuto lì con i miei nonni fino all'età di 20 anni. Ho scelto il sud della Francia perché è una zona che richiama molti dei miei interessi: l'archeologia greca e romana, la cultura gitana, la cultura occitana, per non parlare della splendida Camargue e più in generale della Provenza! Pregi e difetti dell'Italia e della Francia. Per quanto riguarda il popolo e la cultura, io prediligo gli italiani, che sono molto più solari dei francesi, quest'ultimi molto più restii a dare confidenza al prossimo, maggiormente agli stranieri, ma anche tra di loro aleggia un evidente individualismo. Ho notato, inoltre, una certa freddezza anche in ambito universitario, per loro l'università è finalizzata al lavoro, quindi si adoperano per quel tanto che basta ad andare avanti (per esempio, per loro la media non è importante, perché a fini lavorativi non serve!) senza appassionarsi più di tanto allo studio e senza aver voglia di approfondire le diverse materie.Diciamo che in generale è un popolo molto attento alle regole, alla burocrazia, è gente “quadrata”, che tiene molto ai propri diritti, alla democrazia e all'uguaglianza, ma ciò comporta anche, secondo me, una sorta di livellamento culturale, ossia si tende ad avere individui più o meno ugualmente preparati, rendendo difficile farsi notare a chi volesse emergere. Un difetto dell'Italia, invece, è ciò che io definisco “provincialità”: i francesi non hanno interesse ad ostentare la loro immagine, né con i vestiti, né con vetture all'ultimo grido, né con tecnologie avanguardistiche. Per quanto riguarda la condizione di noi studenti, è chiaro come il sole che noi italiani ci troviamo in una situazione tragica ai limiti dell'umanamente concepibile, mentre in Francia la maggior parte degli studenti è borsista e riceve 400euro al mese, oltre alle riduzioni sull'affitto , delle quali ho beneficiato anch'io semplicemente per il fatto che studiavo, avevo meno di 25 anni e non producevo reddito. I trasporti sono funzionali, le strutture universitarie ottime, noi giovani possiamo coltivare tanti hobby perché la città ne offre tantissimi e sono accessibilissimi, grazie anche al fatto che Montpellier, per

esempio, è un'importante meta Erasmus per gli studenti di tutto il mondo, oltre ad ospitare Università per gli stranieri: questo permette uno scambio culturale continuo e una multietnicità che alimentano sempre creatività ed iniziativa presso i giovani. Tutto ciò, ovviamente, promosso dalle università e dallo Stato stesso. Per fare un paio di esempi, gli studenti possono praticare qualsiasi sport, anche più di uno a soli 25 euro all'anno; l'università ha una sala prove con tanto di impianto sonoro per chiunque voglia provare con la propria band musicale e si trovi sprovvisto proprio.Cosa ti mancava dell'Italia e cosa ti manca della Francia? Mi mancavano dell'Italia il calore della gente ed un modo di stare insieme diverso, più sentito, benché possa osservare che anche qui in Italia si sta creando un clima d'indifferenza nei confronti del prossimo. Della Francia mi mancano invece la sicurezza e la serenità che i miei interessi in quanto studente e (forse un domani) lavoratore sono tutelati, la funzionalità di tutti i servizi rivolti al cittadino. Mi mancano anche multietnicità e la varietà di gente e culture, la possibilità di esprimere se stessi senza dover ostentare nulla e senza doversi adeguare a come ti vorrebbero gli altri. Vorrei sottolineare che dell'Italia mi è mancato anche il cibo. Quello del cibo penso sia un problema (grave per me) per qualsiasi italiano che voglia emigrare, anche per quello col più spiccato spirito di adattamento. Mi è mancato anche il bidet!Ti senti arricchita da questa esperienza? Partire da sola senza conoscere nessuno, cambiare lingua, Stato, università, burocrazia, cibo, usanze, insomma tutto, è stato più che formativo e penso che per me quest'esperienza sia stata fondamentale ed indispensabile. Voto complessivo: 9 Nancy Aiello

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del diritto come prodotto dell'idea. Muovendo da siffatte premesse, egli giunge dunque a riconoscere l'importante contributo della scuola storica che, studiando l'elemento storico del diritto, aveva dischiuso alla scienza l'essenza del diritto positivo individuandolo nella manifestazione della coscienza giuridica di un popolo. Restava però irrisolto il problema della ricerca di un principio genetico che spiegasse la sua reale costruzione nelle forme del diritto vigente. Questo svolgimento lo si ritrova nel concetto aristotelico di "movimento", ripreso anche da B. Spaventa, che egli pone all'origine del diritto come è dato dall'idea e come si manifesta nella realtà storica. Già nell'anno accademico 1873-74 il giovane docente affiancò all'insegnamento ufficiale un corso sull'etica e sullo Stato nell'antichità greca e nel 1876-77 un corso di storia della filosofia del diritto. La lunga permanenza nell'università di Roma gli offrì l'occasione per allacciare una fitta rete di scambi culturali con i giuristi più autorevoli del tempo; egli si impegnò inoltre attivamente anche nella vita politica. Nel 1874 pubblicava a Roma un importante studio su Il matrimonio religioso ed il diritto, argomento particolarmente rilevante per le connessioni con la delicata questione dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa. L'anno seguente, su sollecitazione di P. S. Mancini, il F. prendeva posizione su un altro tema scottante con il saggio Delle condizioni che escludono o diminuiscono l'imputabilità (Roma 1875). Nel 1878 il F. divenne ordinario di filosofia del diritto presso la facoltà giuridica dell'università di Roma.Nel 1889 per volontà regia il F. fu chiamato a dirigere insieme con L. Palma e L. Cossa gli studi giuridici del principe ereditario, al quale insegnò diritto civile, commerciale e penale facendo precedere le lezioni da un'introduzione sui concetti generali del diritto. Nello stesso anno accettò l'invito del ministro della Pubblica Istruzione P. Boselli a far parte di una commissione istituita allo scopo di elaborare un nuovo regolamento universitario. (Fonte: Enciclopedia Treccani) Anita C.

I es mpr ari

er o i e p pr fess on !I es mpr ari

er o i e p pr fess on !

Francesco Maria Filomusi Guelfi (I parte)

Nacque a Tocco da Casauria (PE) il 21 novembre 1842, primogenito di Michele e di Eufrosina Scamolla.In un clima culturale inasprito dalla politica reazionaria dei Borboni ebbe luogo la pr ima formazione scolastica. A L'Aquila frequentò, sia pure per pochi mesi, le scuole dei gesuiti; successivamente, fu indirizzato al seminario cittadino. Nonostante la malferma salute, studiò con passione il latino, la letteratura, la fisica, la filosofia e la matematica, alla quale, in particolare, rivolse i propri interessi negli anni giovanili. Trasferitosi a Napoli si

iscrisse alla facoltà di giurisprudenza. Qui fu allievo di G. Polignani, N. De Crescenzio, E. Pessina, F. Persico, L. Testa. Una certa attitudine per gli argomenti filosofici lo spinse ad arricchire la preparazione giuridica, seguendo, per due anni, le lezioni di B. Spaventa (zio di Benedetto Croce), il cui indirizzo fu sempre presente nei suoi insegnamenti di filosofia del diritto.Conseguita la laurea in giurisprudenza nel 1869, si dedicò molto presto all'insegnamento privato, a L'Aquila e a Napoli. Il 1872 fu l'anno dell'esordio scientifico di Filomusi Guelfi: sensibile all'istanza di rinnovamento metodologico degli studi giuridici e fautore di una maggiore apertura nei confronti della cultura germanica, diede alle stampe la traduzione italiana de Il processo civile romano e le azioni di F. L. Keller, con annotazioni del De Crescenzio, e la Guida allo studio del processo civile romano di C.G.A. Scheurl (ambedue Napoli 1872). Nel 1873 l'inclinazione alla speculazione filosofica, accompagnata da una solida conoscenza del diritto positivo, gli valse la cattedra di filosofia del diritto all'università di Roma. Egli inaugurò il corso di filosofia del diritto nell'ateneo romano con la prolusione Del concetto del diritto naturale e del diritto positivo nella storia della filosofia del diritto (Napoli 1874, ora in Lezioni esaggi di filosofia del diritto, a cura di G. Del Vecchio, Milano 1949, pp. 101-130). La prolusione sintetizzava i punti essenziali della complessa filosofia dell'autore, il quale fu sempre fedele all'intento di costruire la filosofia del diritto sulla base di un "idealismo reale e concreto". Ripercorrendo lo svolgimento storico del concetto di diritto naturale in rapporto con quello di diritto positivo, Filomusi Guelfi intende riconoscerne la reale attuazione nelle forme del diritto vigente. Tutto il ragionamento si svolge su una linea che da Aristotele passa attraverso Vico e Hegel fino a giungere alla scuola storica del diritto. In Vico egli individua il primo autore che sia riuscito a conciliare diritto razionale e diritto positivo. Nel De universi iuris uno principio et fine uno e nella Scienza nuova l’autore ritrova le ragioni di tale accordo nel principio dello "sviluppo" dello spirito umano. Ma è a Hegel che egli attribuisce il merito di avere colto il vero rapporto tra diritto naturale e diritto positivo nella distinzione idea-forma. Manca tuttavia nella ricostruzione hegeliana il reale svolgimento dell'idea del diritto nel diritto positivo. Per Filomusi Guelfi, Hegel non ha analizzato l'evoluzioneStorica del diritto positivo e non ha chiarito la formazione storica

personaggi d’ Abruzzo

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“Lo Stato può sorgere da un contratto, che ravvicini individui e gruppi isolati e li riunisca per difesa e offesa; come altresì dalla profonda aspirazione morale degli individui, che riconoscono in sé medesimi l’universale e si volgono ad attuarlo in modo più fecondo. Tutti gli istituti, tutte le leggi, possono ricevere questa doppia forma. [...] L’attività giuridica non solo rientra nella più larga attività economica, è addirittura identica con essa: attività giuridica e attività economica sono sinonimi”. Croce , Filosofia della Pratica

Per concludere questa breve sintesi della filosofia di Benedetto Croce non resta che fare un accenno agli ultimi due distinti: l’economia e l’etica, dopo essere passati nei precedenti numeri per l’estetica e la

logica. L’economia e l’etica rientrano nella filosofia della pratica, cioènelle attività dello Spirito che non hanno come oggetto la conoscenza, bensì l’azione. L’economia rientra nella sfera dell’azione individuale e studia il mondo dell’utile. Essa risponde ai bisogni soggettivi, ad interessi individuali contrapposti ad altri interessi. È la sfera del conflitto tra gli uomini che , tuttavia trova il suo equilibrio nella società, perché come sosteneva anche lo Hegel, la competizione per l’utile nella società genera una ulteriore sintesi. Croce intende la nozione di economia in un senso assai ampio facendoci rientrare anche la politica, il diritto e quelle scienze che

aiutano a sviluppare il mondo della pratica.In questa sfera Croce colloca anche lo Stato, alontanandosi in questo nettamente da Hegel. Per Croce è un errore pensare che lo Stato possa avere un valore etico e, dunque, realizzare il pieno accordo tra cittadino e governo. Lo Stato è sempre utile ad alcuni uomini e l’azione del governo sempre favorisce alcuni e danneggia altri. C’è, quindi, sempre un rapporto confittuale tra cittadino e potere. Questa conflittualità Croce la ricolega al pensiero di Machiavelli> nello Stato ciò che conta sono i rapporti di forza. L’etica, il bene, la giustizia: tutto questo non è un gioco.L’etica, in quanto azione dell’uomo volta all’universale, coglie uno degli aspetti centrali dello Spirito, perché permette di spiegare quale forza operi nell’individuo, quando del tutto indipendentemente dai suoi interessi e da ogni considerazione di utiità, egli si volge verso la libertà e combatte per essa.L’etica, che ha l’obiettivo di realizzare attraverso la forza la libertà, cioè il bene pieno, l’identità dello Spirito, trova posto nella vita di ciascuno quando l’azione di qualcuno è sorretta da un atto di volizione accompagnato dalla coscienza di “lavorare pel Tutto”.Scrive Croce nella Filosofia della Pratica: è più umile che si possa immaginare degli atti morali si risolve in questa volizione: l’anima di un uomo semplice e ignorante, tutto dedito al suo modesto dovere, e quella del filosofo la cui mente accoglie in sé lo Spirito universale, vibrano all’unisono; ciò che questi pensa in quell’istante, l’altro fa giungendo, anche lui per a sua strada, a quella piena soddisfazione, a quell’atto di vita, a quel fecondo congiungimento col Reale, a cui l’altro si è venuto per diversa vi a indirizzato. Si potrebbe dire che l’uomo morale è filosofo pratico e il filosofo operatore teorico. Questo criterio dello Spirito, del Progresso, della Realtà è nella coscienza morale l’intrinseca misura dei nostri atti, come è il fondamento più o meno consapevole di tutti i nostri giudizi morali”. Anita C.

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Pan di zucca

Preparazione

Parola d’ordine: VERSATILITA’

Ingredienti:

Tagliate la zucca a pezzi e cuocetela in forno per 30 minuti. Lasciatela raffreddare scolando eventuale acqua. Quindi schiacciatela con una forchetta fino ad ottenere una purea.Setacciate la farina creando una piccola conca e versatevi lo zucchero, 2 cucchiaini di sale e il passato di zucca. Amalgamate il tutto e aggiungete un po' alla volta l’acqua tiepida a cui avrete precedentemente sciolto il panetto di lievito. Lavorate con le mani sulla tavola l'impasto fino ad ottenere un composto compatto e che si staccherà da solo dal ripiano. Mettete l'impasto in una terrina, copritelo con un canovaccio umido e lasciatelo lievitare. Ci vorrà all'incirca 2 ore.Quando l'impasto sarà ben lievitato, dategli una nuova impastata aggiungendo l’uvetta che avrete fatto rinvenire in acqua tiepida e brendy. Dividete l’impasto in tante piccole palline. Metteteli in forno su una teglia coperta con apposita carta. Spennellate il pane con l'uovo sbattuto e cospargete la superficie con la granella di zucchero. Cuocete in forno preriscaldato a 200°C per 25 minuti circa. Lasciate raffreddare e servite tiepido o freddo.

- 500 gr di farina, - 200 gr di zucca cotta, - 250 ml di acqua, - 50 ml di olio, - 2 cucchiaini di sale,- 100 gr di uvetta- 1 panetto di lievito di birra

- 1 uovo- granella di zucchero.

per decorare:

Un tipo di pane soffice e delicato. Ha sempre accompagnato ogni

autunno nella mia vita. Amato dai grandi e

adorato dai bambini. Ottimo come spuntino nel pomeriggio con una tazza

di latte magari dopo un allenamento o al rientro

da lavoro o da scuola.

Ma qualcuno se le ricorda ancora le merende di una volta?Le marmoree ciambelle metà bianche,metà nere per l'aggiunta del cioccolato, il pane, burro e marmellata o la semplice fetta di pane e olio prima che questo fosse definitivamente sostituito dalla nutella?Le merende segnavano il tempo. A metà mattinata, a scuola, deliberavano la ricreazione, il via libera ai corridoi o al cortile, la pausa tanto agognata che da 10 minuti inevitabilmente slittava ai 15 o ai 20.A metà pomeriggio dichiarava aperta la pausa dai compiti: finalmente era arrivato il tempo per il cartone preferito!E adesso? Da quando “il certo languorino” ha preso il sopravvento e la merenda è diventata merendina o snack, qualcosa è cambiato.Sì, dobbiamo ammettere, con grande dolore, che la merendina ha ucciso la merenda.La parola merenda deriva dal latino “mereo” e significa “ciò che si deve meritare”, durante il lavoro o lo studio.La merenda faceva parte di un rito ed aveva una sua collocazione spaziale e temporale.La merendina, invece, nel suo diminutivo rimpicciolisce, alleggerisce e ridimensiona il rituale cui eravamo abituati.Ciò che abbiamo sostituito con il Tegolino, la Fiesta Ferrero o la semplice barretta al cioccolato o ai cereali è solo un malinconico ricordo.Lo snack da agguantare in qualsiasi momento, dalla borsa o dallo zaino, da consumare continuando a far quello che si stava facendo o, addirittura, nei casi più tristi, sostituire il pranzo, ha ucciso il vero significato del rito della merenda.Con la merendina è scomparso il tempo, quello del riposo e del ristoro, intervallo dal lavoro e dallo studio e lo spazio, perché come il pranzo o la cena essa aveva luoghi definiti per essere consumata. La merendina mordi e fuggi non ha più un luogo, si può afferrare e consumare ovunque, facendo altro, in luoghi destinati ad altro.Tutto ciò è molto triste!Per esorcizzare potremmo provare a fare una lista delle merende e dei ricordi ad esse legate, ma anche una lista di ricette per vere merende.Intanto vi lascio con il mio sugegrimento che ha come sempre un ingrediente di stagione, il pane alla zucca, semplice e sfizioso, dove potremmo coinvolgere anhe i più piccoli. Il profumo di questo pane vi darà il tempo necessario per riappropriarvi dei ricordi e se la avvolgete in un pezzetto di carta stagnola sarà una valida alternativa al kinder Brioss, per voi, per i vostri bimbi e per tutti coloro che vorranno godere una meritata pausa! Anita C.

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