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Transcript of e pericolosità associata in Italia - ENEA — it · dei terremoti (non il tempo di ritorno!) è...
Forti terremoti attesi e pericolosita associata in Italia:
il quadro che emerge dall’esame congiunto di dati storici e sismotettonici
Gianluca Valensise
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Giornata di studio su “La prevenzione del rischio sismico tra sostenibilita e resilienza”
Roma, ENEA - 20 ottobre 2016
Forti terremoti attesi e pericolosita associata in Italia
Database of Individual Sismogenic Sources (DISS 3.2.0 , 2015)
http://diss.rm.ingv.it/diss/
Per poter prevenire il rischio sismico bisogna prima di tutto sapere dove accadranno e che caratteristiche avranno i più forti terremoti attesi, ovvero stimare la pericolosità sismica del territorio nazionale.
La pericolosità sismica da normativa in genere non tiene conto del fattore tempo, ovvero è time independent, mentre per massimizzare l’azione di prevenzione sarebbero utili stime time dependent.
Utilizzando congiuntamente dati geologici e storici stiamo facendo grandi passi avanti nelle stime time-independent: per quelle time-dependent ci vorrà ancora tempo e un ricorso al dato storico ancora più spinto.
Forti terremoti attesi e pericolosita associata in Italia
Perché la vita umana è troppo breve – e la geologia delle “rocce dure” troppo lunga - per catturare tutti i processi evolutivi del pianeta che minacciano il genere umano, come il susseguirsi delle catastrofi naturali.
Geologia & Storia Un legame indissolubile
Perché lo dicono i padri della Geologia: “il Presente è la chiave del Passato” (Charles Lyell), e dunque “il Passato e il Presente sono la chiave del Futuro”.
Perché la Geologia è la narrazione della vita del pianeta così come la Storia è la narrazione della vita di coloro che lo abitano.
Perché in questi ultimi trenta-e-oltre anni (dal terremoto del 1980 in poi) abbiamo tutti capito quanto lo studio della tettonica attiva e della sismogenesi in Italia sia difficile e denso di trabocchetti e ambiguità.
Perché, a riprova di questa affermazione, quasi tutti i
terremoti accaduti dall’inizio del secolo scorso a oggi hanno rappresentato una sorpresa.
Perché (fortunatamente) le velocità di deformazione crostale in Italia sono basse, e quindi il tempo di ricorrenza dei terremoti (non il tempo di ritorno!) è plurisecolare o ultramillenario, dunque più lungo del record storico.
E perché è opportuno usare insieme
“dati storici e sismotettonici?”
Il terremoto dell’Irpinia avrebbe dovuto essere generato da una
faglia pendente verso SW, che accompagnava l’estensione del
Tirreno meridionale.
Il terremoto era stato estensionale, ma era stato causato da un
motore geodinamico diverso da quello che era stato immaginato
fino ad allora.
Ci si attendeva che le coltri argillose alloctone che si ritrovano nel
sottosuolo dell’Appennino meridionale impedissero la
propagazione della faglia verso la superficie.
Le rotture osservate in superficie non bordavano i rilievi ma li
tagliavano, ribaltando la topografia.
La faglia responsabile del terremoto non era visibile nei profili di
sismica a riflessione (né sarebbe stata vista dopo).
Un terremoto inatteso?
I grandi terremoti del ‘900
Forti, e tuttavia difficilmente comprensibili
1908, 28 dicembre (Mw 7.1), Messina e Reggio: un terremoto immenso, causato da una
grande faglia estensionale cieca a basso angolo pendente verso est.
1915, 13 gennaio (Mw 7.0), Avezzano: un terremoto localmente catastrofico, causato da
una grande faglia estensionale pendente verso SW con espressione di superficie.
1930, 23 luglio (Mw 6.7), Irpinia: il terremoto di cui nessuno parla, causato da una faglia
orientata quasi E-W, transtensionale, priva di espressione superficiale.
1962, 21 agosto (Mw 6.1), Irpinia: tre forti scosse in sequenza. Causato da una faglia
orientata quasi E-W, forse transtensionale, priva di espressione superficiale.
1968, 15 gennaio (Mw 6.4), Belìce: una sequenza di scosse causate da faglie inverse
orientate circa E-W, prive di espressione superficiale, in una zona “asismica”.
1976, 6 maggio (Mw 6.4), Friuli: una sequenza di forti scosse causate da faglie inverse
orientate circa E-W, prive di espressione superficiale.
1984, 7 maggio (Mw 5.9), Abruzzo-Lazio-Molise: due forti scosse causate da faglie
estensionali appenniniche pendenti verso SW, prive di espressione superficiale.
Il terremoto dell’Irpinia del 1980 fu la dimostrazione
vivente del fatto che le pur buone conoscenze
sulla geologia italiana disponibili fino agli anni ’80
non erano sufficienti a spiegare come si
distribuiscano i grandi terremoti italiani e quale ne sia
il motore, per poterne ricavare un quadro predittivo.
Al contrario, molti aspetti del quadro geodinamico
allora accettato venivano messi in discussione.
Bisognava cambiare radicalmente e
rapidamente il nostro metodo di lavoro
Topografia, estensione e rilascio di momento sismico
Un meccanismo da rivedere e capire
Da sismicità storica
Spartiacque regionale
Quote massime
Da sismicità strumentale
Molte irregolarità (dorsali e bacini)
sono il riflesso di strutture compressive fossili
Bordoni e Valensise [1998]
“Il Mediterraneo è il posto più complicato al mondo”
“L’Italia è il posto più complicato del Mediterraneo”
“La Sicilia è il posto più complicato d’Italia”
(Bruno Accordi, titolare del corso di Geologia dell’Università degli Studi di Roma,
Anno Accademico 1980-1981)
oppure
Capire la Geologia dai terremoti?
Una necessaria rivoluzione concettuale
Capire i terremoti dalla Geologia?
Una disciplina “bifronte”.
Il terremoto in effetti “accelera” i processi geologici, fornendo
un’istantanea di fenomeni che hanno gestazione millenaria.
Dunque da un lato i terremoti aiutano a capire l’evoluzione
geodinamica e i meccanismi che regolano l’evoluzione della
geologia e del paesaggio alla scala delle strutture geologiche.
Dall’altro lato proprio la conoscenza di questi meccanismi può
consentirci di prevedere le caratteristiche dei terremoti futuri.
Ripartire dai fondamenti
La Sismotettonica
Ha luogo sempre ma è transiente.
Interessa un’area molto più ampia della faglia.
E’ responsabile della gran parte del danno.
Può innescare effetti secondari
(liquefazione, frane, rotture secondarie).
str
ato
sis
mogenetico
Scuotimento
(ground shaking)
Ripartire dai fondamenti
Gli effetti di un terremoto
Ha luogo sempre ma è transiente.
Interessa un’area molto più ampia della faglia.
E’ responsabile della gran parte del danno.
Può innescare effetti secondari
(liquefazione, frane, rotture secondarie).
Deformazione superficiale
(surface deformation)
Ha luogo sempre ed è permanente.
Interessa un’area ampia (lunghezza faglia x2).
Può produrre danni limitati a infrastrutture.
Può innescare altri effetti geologici
(deviazioni di fiumi, tsunami).
str
ato
sis
mogenetico
Scuotimento
(ground shaking)
Ripartire dai fondamenti
Gli effetti di un terremoto
str
ato
sis
mogenetico
Fagliazione superficiale
(surface rupture)
Ha luogo dove la faglia emerge. E’ permanente.
Interessa un’area limitata(< lunghezza faglia).
Può produrre danni significativi.
Può innescare altri effetti geologici
(sbarramento di fiumi, ristagni di acqua).
Deformazione superficiale
(surface deformation)
Ha luogo sempre ed è permanente.
Interessa un’area ampia (lunghezza faglia x2).
Può produrre danni limitati a infrastrutture.
Può innescare altri effetti geologici
(deviazioni di fiumi, tsunami).
Ha luogo sempre ma è transiente.
Interessa un’area molto più ampia della faglia.
E’ responsabile della gran parte del danno.
Può innescare effetti secondari
(liquefazione, frane, rotture secondarie).
Scuotimento
(ground shaking)
Ripartire dai fondamenti
Gli effetti di un terremoto
Fagliazione superficiale
(surface rupture)
Ha luogo dove la faglia emerge. E’ permanente.
Interessa un’area limitata
(< lunghezza faglia).
Può produrre danni significativi.
Può innescare altri effetti geologici
(sbarramento di fiumi, ristagni di acqua).
Deformazione superficiale
(surface deformation)
Ha luogo sempre ed è permanente.
Interessa un’area ampia (lunghezza faglia x2).
Può produrre danni limitati a infrastrutture.
Può innescare altri effetti geologici
(deviazioni di fiumi, tsunami).
Ha luogo sempre ma è transiente.
Interessa un’area molto più ampia della faglia.
E’ responsabile della gran parte del danno.
Può innescare effetti secondari
(liquefazione, frane, rotture secondarie).
str
ato
sis
mogenetico
Scuotimento
(ground shaking)
Ripartire dai fondamenti
Gli effetti di un terremoto
L’individuazione delle sorgenti sismogenetiche:
si riparte con un piede diverso
North
Top depth
Bottom depth
Depth
(+
)
Rake
Strike
Dip
Geometria Localizzazione: Lat, Lon, Depth Dimensioni: Length, Width Orientazione: Strike, Dip Comportamento Rake Slip Rate Earthquake Magnitude Activity Rate
Formalizzazione di una sorgente sismogenetica tridimensionale
Pantosti e Valensise [1988]
L’individuazione delle sorgenti sismogenetiche:
si riparte con un piede diverso
L’individuazione delle sorgenti sismogenetiche:
si riparte con un piede diverso
Si riparte dai grandi terremoti storici (pre-strumentali)
come sicura evidenza dell’esistenza di una grande faglia
sismogenetica.
I grandi terremoti dell’Appennino meridionale appaiono
ben organizzati in quello che viene chiamato “modello di
segmentazione”, dove la terminazione di una grande faglia
coincide con l’inizio della successiva.
Alcune grandi faglie mostrano anche una coincidenza
spaziale e geometrica con le principali singolarità
dell’edificio appenninico, suggerendo un forte controllo
sulla sismicita da parte dell’assetto strutturale più antico, e
che alcuni forti terremoti siano “caratteristici”.
Un riesame dei grandi terremoti del XX secolo:
Il terremoto del 28 dicembre 1908 a Reggio e Messina
Valensise e Pantosti [1992]
85 Ky-~1 My strandlines
Landward convex
Seaward
convex
Un riesame dei grandi terremoti del XX secolo:
Il terremoto del 30 ottobre 1930 a Senigallia
Vannoli et al. [2003]
Vannoli et al. [2015]
Un metodo per ottenere l’epicentro
(inteso come baricentro dei danni), la
magnitudo e l’orientazione della sorgente
a partire dalla distribuzione delle massime
intensità causate dal terremoto rese
disponibili dai cataloghi “di nuova
generazione”, restituendo una sorgente
confrontabile con quelle ottenute da dati
geologici.
Il metodo funziona in modo soddisfacente
solo a partire da M 5.5. Eventuali
fenomeni di direttività e difformità della
risposta dovute al radiation pattern si
assumono mediate tra i diversi punti
analizzati.
1999 | introduzione del codice Boxer
Nuova vita ai dati di sismologia storica
Gasperini et al. [1999]
Step #1 Step #2
Step #3 Step #4
1999 | introduzione del codice Boxer
Nuova vita ai dati di sismologia storica
Gasperini et al. [1999]
Gasperini et al. [1999]
1999 | introduzione del codice Boxer
Nuova vita ai dati di sismologia storica
La risoluzione offerta da
questo dataset è decisamente
soprendente. Le inevitabili
incertezze sono ben
compensate dal fatto che le
sorgenti ottenute sono
certamente sismogenetiche.
Il loro contributo alle
conoscenze ottenute per via
puramente geologico-
tettonica è dunque
determinante per “riempire
gli spazi”.
1999 | introduzione del codice Boxer
Nuova vita ai dati di sismologia storica
I possibili utilizzi dei dati di sismologia storica sono innumerevoli, senza
neppure voler entrare nel campo della valutazione della risposta sismica e
della ricorrenza di effetti di amplificazione, temi che esulano dalla
trattazione odierna.
Sempre rimanendo nel campo della stima della pericolosità sismica
questi utilizzi spaziano dall’esame di dettaglio di sequenze sismiche
storiche, all’analisi statistica delle aree sismogenetiche che risultano “in
ritardo”, all’esame della “efficienza sismica” dei sistemi di faglia attivi.
L’excursus che segue richiama alcune di queste applicazioni.
I dati di sismologia storica
Non di sole “scatole”
da Branno et al. [1983], ridisegnata
da Burrato e Valensise [2007]
Il mistero del terremoto del 1857 finalmente svelato?
Terremoti biblici… o semplicemente complessi?
Il caso del terremoto del 1456 (Mw 7.2)
Posizione originale in CPTI 4.0
Ariano Irpino
Frosolone
Tocco Casauria
La stima dell’efficienza sismica (seismic coupling)
c = (MSMR/MAMR)
Thrust & reverse faulting
Normal faulting
Strike-slip faulting
La stima dell’efficienza sismica (seismic coupling)
c = (MSMR/MAMR)
Thrust & reverse faulting
Normal faulting
Strike-slip faulting
0.25 faglie inverse
0.90 faglie trascorrenti
0.98 faglie normali
> 0.8
0.4 - 0.8
0.0 - 0.4
Coupling factor
Barba & Doglioni [2010]
c = (MSMR/MAMR) Mediato su aree
cinematicamente omogenee
Faglie inverse e thrust
Faglie normali
Faglie trascorrenti
Non determinato
La stima dell’efficienza sismica (seismic coupling)
Attraverso gli anni il Database of Individual Seismogenic
Sources (DISS) si è profondamente trasformato e ampliato.
I dati di sismologia storica sono stati incorporati nelle due
attuali categorie di sorgenti sismogenetiche, le Composite e le
Individuali, contribuendo alla loro definizione.
Il numero complessivo delle sorgenti pubblicate è cresciuto
enormemente, così come i dati accessori.
Attraverso le sorgenti Composite il DISS si propone come un
database “completo”, ovvero adatto a rappresentare la sismicità
del territorio per Mw 5.5 o superiore senza lasciare aree non
coperte.
Il DISS si integra con innumerevoli altre iniziative ed
elaborazioni ed è alla base della normativa antisismica, corrente
e in via di elaborazione
Epilogo