Dossier Friuli 10 2011

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Dossier Friuli Golfarelli 10 2011

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10 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

L’INTERVENTO.........................................13Claudio SiciliottiJacopo Morelli

PRIMO PIANO

IN COPERTINA .......................................16Alessandro Calligaris

POLITICA ECONOMICA .....................22Salvatore PalermoAntonio PaolettiMaurizio CiniGiovanni PavanAntonio GentileRenzo Tondo

VERSO LE ELEZIONI ..........................40Giulio Camber Isidoro Gottardo

ECONOMIA E FINANZAEXPORT...................................................44Ferruccio Dardanello

SVILUPPO INDUSTRIALE.................46Roberto Ongaro

IMPRENDITORIA STRANIERA ........48Franco Sterpin Rigutti

FOCUS UDINE .......................................52Furio HonsellAdriano LuciGiusto Maurig

MERCATO ASSICURATIVO..............60Dario FocarelliVittorio Bruno

INFORMATIZZAZIONE DEI DATI......64Emilia Canteiro Neto

INFORMATION TECHNOLOGY .......66Alessio Perin

SISTEMI DI GESTIONE ......................68Vedran Jukic

IMPRENDITORI DELL’ANNO ...........70Pompeo Tria Andrea LazzariniFederico NardoneSergio BarelFabio NardinRemigio Del ColGianfranco RosFrancesco ScandoloElisabetta Nicli e Nicola ZiraldoDiego PozzoloGiovanni BressanFederico GollinoLuciano DevidèInaco Maccan

IMPIANTI PETROLIFERI ..................108Silvia Avian e Ezio Guarnieri

PRODOTTI PETROLIFERI ................110Carlo Vanello

RECUPERO METALLI ........................114Marco Cotic

SICUREZZA ...........................................116Mauro Grimolizzi

POLI COMMERCIALI .........................120Antonio Maria Bardelli

EVENTI ...................................................124Stelia Opara

PRODOTTI ALIMENTARI .................126Severino Mingardi

IL MERCATO DEL LUSSO ...............128Paolo Bastiani

MADE IN ITALY ...................................130Paola Candusso

AMBIENTEMOBILITÀ SOSTENIBILE ................132Stefania Prestigiacomo

POLITICHE ENERGETICHE ............136Giulio VolpiMarcella PavanStefano SagliaAlessandro Clerici Walter RighiniGiovanni LelliMarco MazzeroDaniele Romanello

OSSIERFRIULI VENEZIA GIULIA

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SISTEMI DI IRRIGAZIONE...............160Oliviano Spadotto

RISCHIO IDROGEOLOGICO ...........162Paolo Paronuzzi

IL CICLO DEI RIFIUTI ........................164Gianpaolo Stefanutti

TERRITORIOAPPALTI ................................................168Aurelio MisitiSergio SantoroDonato Riccesi

EDILIZIA.................................................180Franco SergasNevio AndrigoMarco Karel HuismanLuigi BiscontinClaudio RossoClaudio LotAchille Del Bianco

MATERIALI ..........................................196Giovanni MarsonIlario ZanattaLauro Budai

ARREDAMENTO ................................204Flavio Polesello

CLIMATIZZAZIONE...........................208Valerio Supini

SISTEMA PORTUALE .......................212Marina Monassi Renzo Redivo

NAUTICA ..............................................218Francesco Digovic

PORTI TURISTICI ..............................220Alessandro Paulin

LOGISTICA E TRASPORTI .............224Enrico Roitz e Cristina BressanOscar ZabaiFabrizio ZerbiniElvi D’AngelaLuigia Antonella Traina

TURISMO .............................................236Elio De AnnaStefano Balloch

ENOLOGIA ...........................................242Emilio Bulfon

GIUSTIZIAEVASIONE FISCALE ........................246Victor UckmarCarlo Federico GrossoAlberto Marchiori

SICUREZZA SUL LAVORO.............252Marco Fabio SartoriElda Ferrari Giovanni FaniaMaurizio Bressani

DISAGIO GIOVANILE .......................266Giuseppe Padulano Oscar DionisMatteo Rizzato

IL SISTEMA GIUSTIZIA ...................272Giovanni Loisi

SANITÀPOLITICHE SANITARIE ...................274Vladimir KosicElio Borgonovi

TOSSICODIPENDENZE...................280Giovanni Serpelloni

TRA PARENTESI ...............................284Antonio Catricalà

IL COMMENTO ...................................286Raffaele Guariniello

Sommario

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L’INTERVENTO

La semplificazione è sicu-ramente una direttricedi riforma importante eposso assicurare che iprimi a desiderare ar-

dentemente un sistema fiscale piùsemplice sono coloro che, come icommercialisti, si scontrano ognigiorno con le farraginosità talvoltaottuse del nostro sistema fiscale. Perquanto semplice, un sistema fiscaleevoluto mantiene sempre un livellominimo di complessità che rende ne-cessaria e utile al paese e ai cittadini lafigura di un esperto fiscale. È la com-plessità inutile ed evitabile che am-mazza il sistema e, in primis, chi se ne occupa in modoprofessionale. Ciò detto, ritengo che nel quadro attualeci siano alcune direttrici d’azione ancora più importantidi quelle di semplificazione. Il nostro è un fisco iniquo che premia chi possiede epenalizza chi produce e che, attraverso imposte inutilicome l’Irap, premia chi esternalizza e delocalizza ri-spetto a chi garantisce occupazione e posti di lavoro inItalia. Il punto centrale oggi è il lavoro e la produzione:quella deve essere anche la principale direttrice della ri-forma fiscale. Ciò che serve al Paese è un fisco leggerocon sanzioni pesanti. Abbiamo proposto di creare un minimo comune deno-minatore di regole che non siano soltanto condivise, maanche certe e inderogabili. In questi anni, lo Statuto delcontribuente è stato derogato talmente tante volte, permere esigenze di cassa, da contribuire quasi di più ad ac-crescere nei cittadini l’indignazione e la consapevolezzadell’essere spesso trattati come sudditi, piuttosto che lasoddisfazione di vivere in uno Stato di diritto. Elevandoa norma di rango costituzionale i principi dello statuto siovvierebbe a questo drammatico inconveniente e si lan-cerebbe un chiaro segnale nel senso della creazione di quelclima di fiducia oggi più che mai necessario.Per quanto riguarda il federalismo fiscale, ci sembra

che sia troppo sbilanciata l’attenzione verso l’auto-nomia impositiva, ossia la possibilità per regioni edenti locali di introdurre tributi propri. Molto più ri-levante è, invece, l’autonomia finanziaria, ossia la di-retta titolarità del gettito di tributi che, per il resto,possono anche rimanere concepiti a livello centrale,evitando tra l’altro in questo modo una vera e propriaproliferazione di leggi di imposta che potrebbe por-tare a una “Babele fiscale” ingestibile. Per quanto ri-guarda la lotta all’evasione, la criticità più impor-tante riguarda gli obiettivi di recupero, oggi talmenteelevati da rendere altrettanto elevato il rischio chel’amministrazione finanziaria possa esasperare le si-tuazioni di conflitto anche in situazioni dove la pre-tesa erariale è tutt’altro che certa. Questo rischio esi-ste tanto più perché i nuovi mezzi messi a disposizione,dal redditometro agli accertamenti direttamente ese-cutivi per la riscossione, sbilanciano non poco a favoredel fisco il rapporto con il contribuente. Se davvero vogliamo dare un senso al motto “pagare tuttiper pagare meno” bisognerebbe allora cominciare a uti-lizzare almeno parte delle somme recuperate dall’evasioneai fini della riduzione delle imposte a chi già le paga. Ma,nonostante gli slogan, questo continua a non avvenirequale che sia la maggioranza di turno al governo.

Per un fisco equo e sostenibile

di Claudio SiciliottiPresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili

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A destra,

Alessandro Calligaris,

presidente di Confindustria

Friuli Venezia Giulia

Lo stato di salute del-l’industria del FriuliVenezia Giulia conti-nua a migliorare.

L’economia sembra reggerebene, ma è vietato cantarerepentinamente vittoria e con-siderare l’uscita dal tunnel dellacrisi come un fatto già acqui-sito. Nonostante l’ultimarilevazione congiunturale ope-rata da Confindustria regionale,relativa al secondo trimestre del2011, abbia scattato una foto-grafia tutto sommato positiva, ilpercorso verso la ripresa rischiadi perdere quello slancio cheaveva assunto negli ultimi scorcidel 2010. È sufficiente citaredue dati: alla fine dell’anno

scorso, la variazione tendenzialedella produzione risultava inaumento del 15,2% mentre nelsecondo trimestre 2011 si asse-sta sul +5,7%; sul fronte dellevendite totali si è passati da unrialzo del 15,3% a un +6,4%.Affinché la risalita prenda dinuovo l’abbrivio, riacqui-stando incisività, servonointerventi capaci di migliorarealcuni fattori chiave per la cre-scita economica del territorioregionale, come ad esempio ilpotenziamento infrastruttu-rale, il deciso sostegnoall’internazionalizzazione ealla ricerca industriale. Ainvocarli con forza è Alessan-dro Calligaris. È finito, per il

«Le linee guida per il rilancio del distretto della sedia

sono le stesse su cui poggia la ripresa dell’intero

comparto industriale regionale». Da questa

considerazione procede l’analisi del presidente degli

industriali del Friuli Venezia Giulia, Alessandro Calligaris,

sulle leve da adottare per lo sviluppo

Francesca Druidi

RIDISEGNARESTRATEGICAMENTEIL RUOLO DELLA REGIONE

IN COPERTINA

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IN COPERTINA

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numero uno degli industriali dellaregione, il tempo delle incertezze edell’immobilismo. Occorre impri-mere velocità al processo dicambiamento per riuscire a fron-teggiare l’instabilità degli scenariglobali, delineando nuove traietto-rie di sviluppo per il Friuli VeneziaGiulia. Ciò vale anche per ildistretto industriale della sedia,che Calligaris conosce molto beneanche dal punto di vista di affer-mato imprenditore del settore.All’interno dell’articolato percorsoche sta restituendo competitivitàal distretto, l’indicazione princi-pale è quella di proseguire sullastrada dell’aggregazione, favorita

oggi anche dallo strumento deicontratti di rete. Cooperazione,formazione, attenzione al design epolitiche di sviluppo mirate sono,per Calligaris, i cardini dai qualipassa il rilancio di uno dei distrettiindustriali maggiormente strate-gici del tessuto produttivo delFriuli Venezia Giulia.

Anche alla luce dei nuovi inve-stimenti profusi dalla Regione,come valuta la situazione generaledel distretto in termini di prospet-tive future e di sfide produttive egestionali?«Le linee guida per il rilancio deldistretto della sedia sono le stesse sucui poggia la ripresa dell’intero com-

parto industriale regionale. A oggiposso dire che il distretto presentasicuramente grandi potenzialità eche molto dipenderà da come sideciderà di sfruttarle: l’aggregazionedi imprese realizzata finora è già diper sé prova di una diffusa volontàdi collaborare e ricominciare a cre-scere. Inoltre, i finanziamentiassegnati dalla Regione indicano chec’è fiducia nella qualità dell’investi-mento. Il rilancio del settore passa inprimis attraverso una collaborazioneancor più serrata: la sinergia opera-tiva tra aziende diverse especializzate è fondamentale pergarantire a tutte il raggiungimentodi obiettivi comuni. La sfida più

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Alessandro Calligaris

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grande risiede, d’altra parte, nelledifficoltà di gestione di una realtàcosì composita, caratterizzata certa-mente da interessi condivisi, maanche da peculiarità ed esigenze par-ticolari».

In base ai dati diffusi dallaCamera di Commercio di Udine,l’export delle realtà locali che ope-rano nel settore arredo e mobilirisulta inferiore sia rispetto allamedia regionale che a quella rea-lizzata dal comprensorioproduttivo di Pordenone. Qualisono le ragioni che spiegano que-sta difficoltà a esportare da partedelle imprese? In che modo ildistretto della sedia deve ulterior-mente spingere sul pedaledell’internazionalizzazione?«Le imprese incontrano difficoltà aesportare principalmente perchénon si sono ancora riposizionate sulmercato: in un contesto globalizzatoe travolto dalla crisi degli ultimi dueanni, ci si ritrova a competere conchi ha costi nettamente inferiori ainostri e che opera su quelle stessefasce di mercato originariamente“riservate” ai nostri prodotti. In que-

sto momento è necessario mettereda parte l’individualismo imprendi-toriale che ci caratterizza e riproporsicon un’immagine nuova, puntandosul gioco di squadra. La promo-zione, la commercializzazione e laqualità sono i punti sui quali fareleva per risollevare le sorti deldistretto, che deve trovare il mododi superare strategie economicheormai anacronistiche e di riproporsicome sistema, in Italia comeall’estero».

In qualità di presidente degliindustriali della regione, ha indi-cato l’energia, le infrastrutture el’internazionalizzazione come inodi cruciali da sciogliere per ilFriuli Venezia Giulia. «Sono tre questioni di fondamentaleimportanza per la ripresa dellanostra regione. Non si tratta solo didare nuovo impulso al settore indu-striale, bensì di ridisegnarestrategicamente il ruolo del FriuliVenezia Giulia. Sono questioni inmerito alle quali si dibatte da anni:ora è davvero venuto il momento dispezzare questo immobilismo deci-sionale e di procedere. Un

intervento sulle infrastrutture, inparticolare per quanto riguarda laportualità e la logistica, è assoluta-mente necessario per evitarel’ulteriore marginalizzazione del ter-ritorio».

In quale direzione realizzarequesti necessari cambiamenti?«Abbiamo urgente bisogno di operestrategiche che mettano le aziende ingrado di competere ad armi pari conle imprese concorrenti. Il costo del-l’energia è un altro punto debole delnostro sistema, che avrebbe bisognodi puntare su progetti di moderniz-zazione della rete capaci diabbatterlo, aumentando l’efficienzaenergetica. Per quanto riguarda l’in-ternazionalizzazione, invece, comeho già avuto modo di ribadire piùvolte, si tratta di un processo indi-spensabile per lo sviluppo, e nonsolo della nostra regione: l’aperturaai mercati internazionali non èun’opzione, ma una necessità che vaperseguita in collaborazione con glienti regionali e autonomi sparsi sulterritorio».

La ricerca industriale rappre-senta una leva strategica

La sinergia operativatra aziende diversee specializzate èfondamentaleper garantire a tutteil raggiungimentodi obiettivi comuni

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IN COPERTINA

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ineludibile per le imprese. Qual è,allo stato attuale, la capacità d’in-novare espressa dalle aziende dellaregione? «Le imprese regionali sono benconsapevoli della necessità d’inno-vare per essere competitive. Sitratta, chiaramente, di innovarenon solo i prodotti, ma anche esoprattutto i processi produttivi,l’organizzazione aziendale, le stra-tegie commerciali. Com’è noto, ilnostro tessuto produttivo è carat-terizzato prevalentemente dallapresenza di una moltitudine diimprese di medie e piccole dimen-sioni: per queste realtàinnovazione fa rima con aggrega-zione. Sul nostro territoriogiocano un ruolo fondamentale intal senso proprio i distretti, all’in-terno dei quali la collaborazionetra le aziende già permette loro di

trovare soluzioni innovative ai pro-blemi posti dalla crisi e di coglierenuove opportunità. In futuro lasperanza è che le aziende collabo-rino sempre più intensamente,approfittando anche di nuovi stru-menti aggregativi, quali adesempio i contratti di rete, pensatiapposta per favorire collaborazionicreative e costruttive».

Un’ultima domanda sull’aziendaCalligaris. Dopo la crescita di fat-turato del 2010 qual è la situazionedel 2011? Quali sono le principalisfide per l’azienda, tenendo contodei mercati internazionali e del-l’andamento del distretto?«Nel 2011 riusciremo a registrareuna moderata crescita, graziesoprattutto ai mercati esteri. Inrealtà, questo incremento è fruttodi risultati molto diversi tra i varimercati, con crescite importanti in

taluni e flessioni in altri. Unaspetto importante di questa cre-scita è che il segmento di clientelache condivide la nostra politicadistributiva di marchio, connegozi e spazi a insegna Calligaris,registra anche quest’anno unaumento a doppia cifra. È propriolo sviluppo di questa “qualitàdistributiva” e di tipologia di puntivendita a marchio la più impor-tante sfida che stiamoperseguendo: diventare un mar-chio conosciuto e riconoscibile dalconsumatore finale in molti mer-cati esteri attraverso una retedistributiva di clienti-partner coninsegna Calligaris. I paesi che sonogià in una fase evolutiva impor-tante, da questo punto di vista,sono la Francia, l’Inghilterra, gliStati Uniti, il Canada, la Cina e laCorea».

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� �Le linee guida per il rilancio del Distretto della sedia sono le stessesu cui poggia la ripresa dell’intero comparto industriale regionale

Stabilimento Calligaris a Manzano

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POLITICA ECONOMICA

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Le previsioni degli indu-striali del Friuli VeneziaGiulia risultano abba-stanza ottimistiche. L’at-

teggiamento fiducioso del com-parto industriale in questomomento è dettato soprattuttodalla consapevolezza che l’industriaregionale ha grandi potenzialità:come dimostrano i dati dell’ultimaindagine congiunturale, adesso ilmercato è più ricettivo di quantonon fosse in precedenza, ci sonobuone idee, aziende valide e per-sone capaci. Molto poi dipenderàdalle misure che si vorranno adot-tare a livello nazionale per farfronte alle nuove difficoltà econo-miche e alle sfide imposte dal bi-lancio. «Soprattutto per quanto ri-guarda le piccole imprese –sottolinea Salvatore Palermo, pre-sidente delle pmi regionali chefanno capo a Confindustria – bi-sogna ammettere che ci sono moltepossibilità: si tratta di capire se e inche modo si deciderà di approfit-tarne e di sostenere queste aziendenella ripresa, senza dimenticare cheproprio le pmi sono il motore piùpotente del Paese».

Dall’analisi congiunturale del IItrimestre 2011 emerge che le ven-dite estero salgono da -5,5% a +

3,6%. Chi è più grande esporta dipiù, in un maggior numero dimercati o anche le piccole impresedella regione hanno la forza e glistrumenti per proporsi sul mer-cato estero? Quali sono i loro limitie attraverso quali iniziative la vo-stra associazione sostiene?«Sicuramente il volume delle espor-tazioni è fortemente condizionatodalle dimensioni dell’impresa: chiè più grande esporta di più, ancheperché è in grado di proporsi conforza sui mercati esteri, laddove in-vece la piccola impresa non è ingrado di arrivare da sola, ma quasiesclusivamente come fornitrice dellegrandi aziende. I limiti sono prin-cipalmente di natura dimensionale:anche le imprese molto propositivehanno difficoltà ad affermarsi al-l’estero, non potendo puntare sugrandi volumi e quindi su costi ri-dotti. Il nostro Gruppo supportale piccole imprese promuoven-done l’aggregazione e la collabo-razione, due ingredienti fonda-mentali per garantire innovazionee competitività».

La produzione presenta una si-gnificativa ripresa passando dalprecedente -1,3% all’attuale + 5%.È così anche tra le piccole impresee in quali settori si registrano le

migliori performance?«La produzione industriale regio-nale ha registrato una ripresa gene-ralizzata: i dati aggregati dell’inda-gine congiunturale non cipermettono di definire con preci-sione numerica la situazione dellapiccola industria, ma senza dubbioanch’essa ha tratto beneficio dall’in-cremento delle vendite e della do-manda estera, al traino delle aziendepiù grandi. Il settore più significa-tivo in tal senso è quello dell’indu-stria meccanica, le cui variazioni per-centuali registrate sono positive sianel confronto congiunturale, sia inquello tendenziale».

Quali strategie avete in pro-gramma per tutelare gli specificiinteressi delle piccole imprese, pro-muoverne la crescita e superare le«timidezze» imprenditoriali?«Le “timidezze imprenditoriali” sipossono superare solamente dando

Le pmi sono il nostro motorePer superare i loro limiti dimensionali le piccole imprese puntano

su aggregazione e collaborazione, leve fondamentali per

garantire innovazione e competitività. L’analisi del presidente

del comitato regionale Piccola industria Salvatore Palermo

Renata Gualtieri

Salvatore Palermo, presidente del comitato regionale

Piccola industria di Confindustria Friuli Venezia Giulia

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Salvatore Palermo

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fiducia alle imprese e supportan-dole nei loro sforzi di crescita: unodegli ostacoli più consistenti allosviluppo dell’imprenditoria di pic-cole dimensioni è rappresentatooggi dalla difficoltà di accesso al cre-dito, e su questo fronte il gruppoPiccola industria si adopera sia a li-vello regionale che nazionale affin-ché il governo e il sistema bancariointroducano strumenti e norme pergarantire un adeguato flusso di li-quidità alle imprese in crisi chehanno bisogno di consolidare il pro-prio fatturato. Per quanto riguardainvece l’internazionalizzazione, il si-stema associativo si propone comeinterlocutore per le aziende che de-siderano rivolgersi all’estero, pro-muovendo missioni ad hoc e soste-nendole nell’analisi e nell’approccioai mercati di interesse. Per proporsifuori dai confini nazionali le pmihanno sicuramente l’esigenza di un

forte appoggio da parte delle strut-ture di rappresentanza del nostroPaese: in tal senso anche la riformadell’Ice assumerà particolare va-lenza, laddove si concretizzerà in unreale strumento di supporto al tes-suto produttivo italiano».

La capacità di innovazione è lacaratteristica delle imprese che cela fanno, come è emerso da un son-daggio realizzato su 508 imprese.Come viene stimolato dal Gruppola voglia di innovare delle piccoleimprese della regione ed esistonodelle eccellenze in tal senso?«L’innovazione è la conditio sine quanon per il successo di un’impresa, amaggior ragione se di dimensioniridotte: si tratta di un processo cul-turale che riguarda le strategie, i pro-dotti, i processi e l’organizzazionedelle aziende, soprattutto le pmi,che devono essere in grado di reagirealle difficoltà proponendo prodotti

innovativi e schemi flessibili. Con-findustria punta da tempo sull’in-novazione come motore di sviluppo,ed è presente in ogni regione coniniziative di sensibilizzazione e coin-volgimento sul tema. Un esempioevidente di questo processo sul no-stro territorio è la promozione deidistretti industriali, aggregazionid’imprese all’interno delle quali lacollaborazione di realtà affini ecomplementari, comprese quellepiù piccole, permette di produrre ri-sposte efficaci ed innovative alle dif-ficoltà, come anche alle opportu-nità. Sempre in quest’ottica saràcompito nostro incentivare l’uti-lizzo dei cosiddetti “contratti direte”, strumenti giuridici pensatiper consentire alle imprese di col-laborare strettamente su progetticomuni, creando fondi patrimo-niali specifici da destinare alle atti-vità congiunte».

La produzioneindustrialeha registrato unaripresa specie nelsettore meccanico

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POLITICA ECONOMICA

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Dai dati del 2010 la pro-vincia di Trieste presentaun incremento del Pil(+13,4% in termini cor-

renti), delle esportazioni (+81,1%),delle importazioni (+29,1%) e dellepresenze turistiche (+15%) superiore aquanto mediamente rilevato a livellonazionale. Ma anche i dati tenden-ziali dei primi cinque mesi del 2011lasciano ben sperare. Non sarà questoperò l’anno della ripresa a tutto tondo,secondo il presidente della Camera diCommercio di Trieste Antonio Pao-letti, e se i comparti che lavorano sulleesportazioni godono di buona salute,il dato davvero positivo è quello del tu-rismo che da anni sta portando risul-tati importanti a Trieste. «Lo stessoente camerale ha investito molto nelsettore così come nell’agroalimentaree nella cultura dell’accoglienza turi-stica, sottolinea Paoletti».

Artigianato, commercio, indu-stria, agricoltura: tutte queste atti-vità fanno parte di una “plurivoca-zione” di Trieste. Su cosa occorrepuntare?«Per sviluppare il commercio e l’arti-gianato abbiamo bisogno di incre-

mentare demograficamente la nostraprovincia e sviluppare il progetto delParco del Mare, che porterà circa900mila persone all’anno a Trieste e, diconseguenza, darà un forte slancio alcommercio, al turismo, alla ristora-zione, ma anche a tutto il mondo ar-tigiano. Stiamo lavorando per attrarreinvestimenti nel settore dell’alta tec-nologia e in particolare sul settoreenergetico, biomedicale e sulle nano-tecnologie e comunque essendo unaregione a statuto speciale abbiamo giàdegli incentivi economici di non pococonto».

La Camera di Commercio e l’Au-torità portuale come collabore-ranno per corrispondere alle esi-genze delle imprese?«L’accordo tra l’Autorità portuale e laCamera di Commercio prevede unimpegno triennale di collaborazionecon revisione annuale. L’Autorità por-tuale si occuperà del marketing terri-toriale, sia a favore del porto che delleimprese che lo utilizzano, noi pro-muoveremo il porto nelle missioniall’estero, visite organizzate, incontri,meeting, incoming di altre autoritàportuali. Il nostro bimensile “Trieste

economica” diventerà poi uno stru-mento che parlerà dell’economia atutto tondo della città, del commer-cio e del porto».

In una lettera aperta a RenzoTondo chiede maggiore attenzioneda parte della Regione e punta l’at-tenzione sulla Fiera di Trieste. Cosachiede in concreto?«La Fiera di Trieste esiste anche se laparte immobiliare è stata messa in li-quidazione e noi come ente came-rale, attraverso Aries, ci stiamo occu-pando della parte fieristica. In attesadi avere una nuova location fieristicanell’ambito del porto vecchio, comeda piano regolatore approvato, in-tanto la facciamo nel magazzino 26.Noi chiediamo la stessa attenzioneche la Regione ha per le altre fiere re-gionali, perché non avendo contri-buti e aiuti regionali abbiamo avutoparecchie difficoltà. Anche in vistadelle quattro manifestazioni fieristicheche dovremo realizzare nel 2012 ab-biamo chiesto dei contributi perchésappiamo che da queste manifesta-zioni può derivare un indotto econo-mico per la città e per la regione stessadi non poco conto».

I dati del turismo dimostrano quanto

quella triestina sia un’industria che

produce tassi di crescita con il segno

positivo. Antonio Paoletti, presidente della

Camera di Commercio di Trieste, rileva le

opportunità inespresse del territorio

Renata Gualtieri

Trieste città da valorizzare

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L’ultima indagine con-giunturale sull’anda-mento dell’economia re-gionale nel secondo

trimestre del 2011 presenta unquadro abbastanza confortante.Dopo il crollo registrato nel corsodel IV trimestre 2008, si è assistitoa un graduale aumento delle espor-

tazioni, anche se caratterizzato daun andamento altalenante. «Laforte specializzazione del territorionei settori dei beni intermedi e diinvestimento ha contribuito –spiega il presidente di UnindustriaPordenone Maurizio Cini – a unaripresa più lenta delle venditeestere nel confronto con le altre

principali regioni manifat-turiere esportatrici». Guar-dando alla salute dei set-tori produttivi aPordenone si scopre chenella filiera meccanica lafase recessiva ha prodottoeffetti più contenuti per legrandi imprese, con mag-giore capacità di autofi-nanziamento e che occu-pano nicchie di mercato otecnologiche; sono stateparticolarmente penaliz-zate, invece, le aziende diminori dimensioni, speciequelle subfornitrici. Tra isettori che producono benidi consumo si sono pro-tratte le difficoltà deglielettrodomestici e dellaloro componentistica. Nelsettore della lavorazionedel legno e del mobile si èregistrata una ripresa delladomanda sui mercati in-

ternazionali, ma «i livelli di attività– precisa Cini – permangono al disotto di quelli antecedenti la crisi,che ha aggravato le criticità già pre-senti nei due comparti, con uscitedal mercato delle imprese di mi-nori dimensioni e l’accelerazionedei processi di delocalizzazionedelle fasi produttive a minore va-lore aggiunto».

Cosa rallenta il percorso di ri-presa iniziato verso la metà del2009?«Il rimbalzo del commercio mon-diale del 2010 è terminato e conesso anche la forte crescita delleesportazioni italiane. Durantel’estate 2011 la ripresa si è indebo-lita in tutte le maggiori economieavanzate. L’Italia ha anticipato eaccentuato la frenata internazio-nale. Un mutamento che non èstato del tutto inaspettato vista an-che la grande incertezza che carat-terizza il contesto generale: un cre-dito sempre più selettivo anche perl’adeguamento anticipato ai criteridi Basilea 3, l’elevata disoccupa-zione, la crisi dei debiti sovrani, ilcaro energie, la fragilità dei mercatiimmobiliari e l’eccesso di capacitàproduttiva in diversi comparti».

L’unico indicatore che si pre-senta con segno negativo è quellosull’occupazione. Quali gli stru-

POLITICA ECONOMICA

L’industria regionale migliora le proprie performance, anche rispetto all’anno scorso,

ma con valori assoluti inferiori a quelli registrati nelle ultime indagini. Commenta i dati emersi

Maurizio Cini, presidente di Unindustria Pordenone

Renata Gualtieri

Una ripresa altalenante

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Maurizio Cini

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 27

menti messi a disposizione dal-l’associazione per favorire la ri-presa occupazionale?«In un momento congiunturalecomplicato l’occupazione non puòsegnare una fase positiva, tenendorealisticamente conto dei dati eco-nomici e delle aree di espansionemondiale della domanda, le previ-sioni del momento sono coerenticon la problematica visibilità delprossimo futuro. L’analisi del ri-corso agli ammortizzatori socialiconservativi (Cigo e Cigs), sem-pre molto elevato, rivela nel II se-mestre del 2011 un trend legger-

mente migliore rispetto allo stessoperiodo del 2010; purtroppo a talesituazione si sommano due altretendenze preoccupanti. La prima èil permanere di un considerevolenumero di persone espulse dalmondo del lavoro (quasi 4.000 inprovincia sono gli iscritti alle listedi mobilità) mentre la seconda èidentificabile nel mancato ingressooccupazionale di giovani. Nella lo-gica del protocollo provinciale sti-pulato il 5 febbraio 2011, cre-diamo molto nella collaborazionecon le istituzioni per orientare laformazione e la ricollocazione

verso aree poco esploratema ancora fertili del com-parto industriale che ri-chiedono professionalitàqualificate per le quali esi-stono spazi di crescita».

La previsione più otti-mistica riguarda la do-manda estera.«Il commercio mondialepotrebbe tornare su ritmidi crescita più contenutirispetto a quelli registrati

nel 2010. Ne è una dimostrazionela battuta d’arresto che si è regi-strata nella prima metà dell’annoin corso. Le principali cause del-l’andamento meno brillante degliscambi globali possono essere in-dividuate negli effetti dell’au-mento del prezzo delle materieprime (petrolio in particolare)sulla domanda interna dei paesitrasformatori, l’inasprimento nelleeconomie emergenti delle politi-che monetarie per fronteggiarel’inflazione, la stretta delle politi-che di bilancio attuata da quasitutti i paesi europei e negli StatiUniti».

La prima reazione messa incampo dalle nostre aziende da-vanti alla crisi mondiale è statala riduzione dei costi e la ri-strutturazione dei processi in-terni. A tal proposito si può farriferimento a un convegno diUnindustria Pordenone: “Raf-forzamento patrimoniale e retid’impresa, due strumenti per lacompetitività e la sfida nei mer-cati globali”. Quali in merito gli � �

Nel settore del mobilesi è registrata unaripresa delladomandainternazionale

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28 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

spunti più interessanti emersi? «Il rafforzamento patrimonialedelle imprese è un’esigenza prima-ria del nostro sistema produttivo,anche nell’ottica di meglio rispon-dere ai requisiti patrimoniali ri-chiesti da Basilea. La piccola di-mensione delle imprese italiane,pur rappresentando ancora un fat-tore positivo in relazione alla con-seguente flessibilità, attualmentenon consente di competere ade-guatamente con imprese estere piùstrutturate. Il contratto di rete rap-presenta una forma aggregativa“ibrida” e aggiuntiva che permetteda un lato, il mantenimento del-l’indipendenza e dell’identità dellesingole imprese e, dall’altro, l’avvi-cinarsi a una dimensione adeguataper competere sui mercati globali,con riferimento a uno specifico

obiettivo che viene declinato nelcontratto di rete e più in generalepuò rappresentare un interessantestrumento per la crescita. Raffor-zando il patrimonio si rafforza ilrating, uno degli elementi essen-ziali che permettono di valutare ilmerito creditizio. Le fondamentadiventano così più solide, l’irrobu-stimento patrimoniale avrà un im-patto positivo e l’impresa potrà ot-tenere migliori condizioni dicredito. Già oggi gli strumenti fi-nanziari nella nostra regione nonmancano: prestiti partecipativi perconsentire una graduale ricapita-lizzazione, finanziamenti ai soci,sostegno agli investimenti, misureper il riequilibro finanziario».

Si è tenuto a settembre, presso lavostra sede, il quarto tavolo tecnicoper il progetto “Destinazione Kra-

gujevac”, dedicato al business delleaziende del Nordest in Serbia. Inquesto percorso come si potrannoottimizzare le risorse e garantire agliimprenditori il sostegno necessarioall’internazionalizzazione?«Il progetto si propone alle impreseinteressate a operare con la Serbia e ri-sponde a un’esigenza comune, quelladi poter dialogare con un unico in-terlocutore economico e istituzionalea sostegno dell’internazionalizzazione.La nostra regione gode di un know-how specifico nel campo dell’inter-nazionalizzazione nell’area balcanica enell’est Europa: strumenti politici eistituzionali si affiancano a servizi estrumenti finanziari. Tra questi ultimifigura la Finest Spa, istituita per pro-muovere la cooperazione economicadel triveneto con i Paesi dell’Est e Sudest dell’Europa».

Nella meccanicala fase recessivaha prodotto effettipiù contenuti soloper le grandi imprese

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POLITICA ECONOMICA

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POLITICA ECONOMICA

30 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Lo scenario economicodella provincia di Porde-none è caratterizzato dauna spiccata vocazione al-

l’export, vivacità e multisettoria-lità. Le imprese, tramite l’indaginecongiunturale, hanno confermatoche il manifatturiero pordenoneseprosegue sulla strada della ripresa,con un ruolo rilevante svolto dallacomponente estera della domanda,oggi in salita. Il comparto produt-tivo che ha reagito con maggiorevidenza alla ripresa del mercato èil metalmeccanico; recupera ancheil settore metallo e prodotti in me-tallo, per il quale sembra in parte

chiara il presidente Giovanni Pa-van – vuole essere concreto, com-petitivo, innovativo, accessibile, aservizio delle imprese e in prima li-nea per supportarle nei momentidi crisi, sostenerle nella sfida aimercati e condividere i loro suc-cessi».

In che misura la situazioneeconomica preoccupa le istitu-zioni locali? E come la Camera diCommercio di Pordenone so-stiene le imprese in difficoltà?«Tramite il monitoraggio trime-strale dell’indagine congiunturaledella provincia di Pordenone laCamera di Commercio monitora

superata la fase più acuta della crisiche nel recente passato l’ha coin-volto. A sostegno delle imprese edel territorio, tra i comparti pro-duttivi che hanno reagito meglioalla crisi e quelli che sono prontiad affrontare la ripresa del mer-cato, la Camera di Commercio diPordenone opera, in rete con le al-tre principali istituzioni ed enti,attraverso alcuni specifici filoni diintervento: il supporto all’interna-zionalizzazione, all’innovazionetecnologica e alla semplificazioneburocratica, alla brevettazione, allapromozione del territorio e dellacultura. «L’ente camerale – di-

Positivi i dati del II trimestre del

2011 rispetto al 2010, ma le

previsioni non lo sono ancora

del tutto. La Camera di

Commercio di Pordenone,

sostiene il presidente Giovanni

Pavan, non resta in attesa e

aiuta le imprese a rialzarsi

Renata Gualtieri

Da Pordenone segnali forti per la competitività

Giovanni Pavan, presidente della Camera di Commercio di Pordenone

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Giovanni Pavan

la situazione economica e le ten-denze previste dagli imprenditori.Se, come è emerso dai dati relativial secondo trimestre dell’anno, irisultati sono confortanti rispettoal 2010 mentre le previsioni per iprossimi mesi non lo sono ancoradel tutto, non restiamo in attesa,ma puntiamo a strumenti direttiper aiutare le imprese a superare lacrisi. Nel 2011 abbiamo stanziatoingenti risorse per fornire loro ilsostegno necessario agli investi-menti e per usufruire di servizi diconsulenza e formazione. Abbiamopubblicato un bando, che siamostati costretti a chiudere anticipa-

tamente per esaurimento deifondi. Dopo le opportune richiestedi integrazioni, ai primi di agostosono stati assegnati tutti i fondistanziati dall’ente camerale. Un se-gnale forte, che dimostra quanto leimprese necessitino del nostro so-stegno e quanto le imprese sonoancora disposte ad investire».

Anche Pordenone prenderàparte alla missione economicaregionale proposta dai quattroenti camerali della regione e co-ordinata da Trieste, che vedràl’adesione di 10 aziende e toc-cherà le città australiane di Syd-ney e Melbourne. Qual è l’obiet-

tivo dell’iniziativa e quanto è im-portante oggi creare occasioni dibusiness per le imprese e far loroconoscere nuovi mercati?«L’importanza della missione èstrategica per le aziende aderenti eper quelle che poi saranno inte-ressate al mercato australiano: leaccompagneremo nell’affrontarele controparti e nel creare con-tatti importanti, che possano per-mettere loro di sviluppare nuovibusiness. È una formula vincente,basti pensare, solo per fare unesempio, alla missione in Brasiledell’anno scorso: a Bento Gon-calves si è gettato il seme per il

rafforzamento della coo-perazione economica trala realtà del legno presentein Friuli Venezia Giulia equella mobiliera che operanel sud del Brasile. Occa-sioni come queste sonooggi più che mai indi-spensabili per le aziendeche vogliono superare lacrisi, specialmente le pic-cole e medie, che da soleavrebbero difficoltà amuoversi».L’innovazione è sempre

più il tassello che per-mette di superare le crisi.Il territorio della provin-cia di Pordenone si èpiazzato nella “top ten”nazionale per partecipa-zione alla VI edizione delpremio “Scuola, creati-vità e innovazione” diUnioncamere. Come giu-dica questo successo econ quali iniziative l’ente

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La Camera di Commercio ha stanziato 60milaeuro per le imprese che brevettano, con unaparticolare attenzione a quelle femminili

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 31

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32 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

camerale stimola invece la creati-vità delle imprese?«Il territorio della provincia di Por-denone si è classificato tra i primidieci posti a livello nazionale per lacorposa partecipazione al premiodegli studenti. Siamo orgogliosi diquesto interesse elevato da partedelle scuole del nostro territorio aun premio che punta sull’innova-zione che, come sappiamo, è il mo-tore dell’economica provinciale;studenti innovatori si tradurrannosicuramente in imprenditori illu-minati e dinamici. Aver deciso dierogare contribuiti per gli investi-menti e i servizi di formazione econsulenza, ad esempio, come hogià detto, è stata una scelta mirata:è da lì che parte l’innovazione, ma

sappiamo bene che, in tempi duri,queste sono le prime cose ad esseretagliate, mentre sono fattori di ri-levanza strategica per la competiti-vità d’impresa. Non è mai man-cato, inoltre, il nostro sostegno allabrevettazione».

Avete stanziato 60mila euro perle imprese che brevettano. Aquali categorie andrà in partico-lare questo sostegno?«Intendiamo accrescere e stimo-lare la propensione delle micro,piccole e medie imprese alla bre-vettazione proprio perchè essarappresenta un fattore strategicoper competere sui mercati e unaspinta innovativa utile al supera-mento della crisi. Possono fare ri-chiesta di contributo tutte le re-

altà che rientrano nella defini-zione di micro, piccola e mediaimpresa data dalla normativa co-munitaria che hanno sede oun’unità operativa nella provin-cia di Pordenone, e che sonoiscritte al Registro imprese delnostro ente e in regola con il pa-gamento del diritto camerale.Sono, infatti, le imprese di pic-cole dimensioni a potersi trovarein difficoltà nel brevettare, per-ché magari intente a far quadrarei conti per evitare il fallimento:vogliamo dar loro respiro. Unaparticolare attenzione l’abbiamo,infine, rivolta alle imprese preva-lentemente femminili, giovanili einnovative, che potranno richie-dere un contributo maggiore».

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POLITICA ECONOMICA

� �Per il settore metallo e dei prodotti in metallosembra superata la fase più acuta della crisi

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34 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

POLITICA ECONOMICA

Antonio Gentile, sottosegretario

al ministero dell’Economia,

illustra le prossime mosse

del governo: «Sulla crescita

c’è un voluminoso capitolo

dedicato ai fondi infrastrutturali,

al Piano per il Sud e al lavoro

per i giovani»

Riccardo Casini

Tra ipotesi di condoni e pa-trimoniale, prosegue il di-battito sulle possibili ri-cette per il risanamento

dell’economia italiana. Il tutto in vi-sta dell’ormai noto decreto sviluppo acui il governo sta lavorando e delquale non sono ancora chiari i conte-nuti. Antonio Gentile, sottosegretarioal ministero dell’Economia, rivelaperò quali saranno le sue linee guida,che dovranno dare giusto seguito allamanovra da poco approvata in Parla-mento.«Prima di tutto – spiega – abbiamomesso i conti in ordine: in ogni fa-miglia che si rispetti prima si ordi-nano i conti e successivamente sipensa alla spesa, e quindi alla cre-scita. Non a caso il governo su que-sta linea di indirizzo ha trovato

d’accordo la Banca centrale euro-pea e tutti i vertici della Ue. Peral-tro abbiamo anticipato al 2013 ilpareggio di bilancio, il che non mipare un elemento da sottovalutare.Possiamo dire che dopo 150 annil’Italia riparte con i conti in ordineper competere nell’Europa con glialtri paesi industrializzati.

Considerando le risorse a dispo-sizione, non era proprio possibilefare di più in materia di sviluppo?«È naturale che adesso occorrano mi-sure significative per la crescita dellanostra economia: proprio su questosi stanno svolgendo tanti vertici isti-tuzionali tra i ministri competenti eil presidente Berlusconi, in modo damettere a punto uno o più provve-dimenti a favore della crescita, dellasemplificazione e delle dismissioni

del patrimonio dello Stato».A tal proposito, come giudica le

proposte contenute nel “Progettoimprese per l’Italia” presentatocongiuntamente da Confindustriacon le altre associazioni dei datoridi lavoro? Si tratta di priorità con-divisibili?«Per alcuni aspetti sì, per altri invecevi è una dozzinale demagogia che sispinge oltre il limite. E questo sem-plicemente per apparire quali fautoridi un “nuovismo” fine a se stesso».

Cosa occorre in particolare perfare ripartire i lavori infrastruttu-rali, da molti indicati come lachiave di volta per la ripresa del-l’economia?«Sulla crescita c’è un voluminosocapitolo dedicato ai fondi infra-strutturali, al Piano per il Sud e al

Per la crescita è necessarioavere i conti in ordine

Page 31: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 35

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxAntonio Gentile

lavoro per i giovani. Immaginiamodi defiscalizzare gli oneri delle im-prese a opere infrastrutturali ulti-mate. Così come nei prossimigiorni i ministri Tremonti e Fittoandranno a Bruxelles per rinego-ziare il Patto di stabilità e dare mag-giore impulso alla spesa e quindi al-l’economia, rimuovendo tutti gliostacoli burocratici che impedi-scono alle imprese di partecipareai bandi di natura europea, spessomolto complicati. Basti pensare chetutte le regioni del Sud sono, ec-cetto la Basilicata, al di sotto del10% della spesa comunitaria: que-sto nodo scorsoio va tagliato. Eforse sarebbe opportuno istituireanche una task force fra i vari Mi-nisteri che monitori la spesa e diauna mano per uscire dall’impasse».

Di recente il ministro Tremontiha detto che il valore del patrimo-nio dello Stato eguaglia quello deldebito pubblico. Quale sarà il de-stino di questi beni? Da dove oc-corre partire per un processo diprivatizzazione? Quali invece ipossibili rischi?«Il seminario che si è tenuto neigiorni scorsi al ministero dell’Eco-nomia con i professori Reviglio eScalera ha presentato un quadro de-finitivo di interventi. Adesso toccaalla politica stabilire i passi succes-sivi perché attraverso la dismissionesi contribuisca decisamente a ri-durre il debito pubblico del Paese,che è inalterato da 40 anni e solonell’ultimo periodo, con l’avventodel Governo Berlusconi, si sta len-tamente riducendo».

in apertura, Antonio Gentile, sottosegretario al ministero

dell’Economia. Sopra, da sinistra, Paolo Romani,

Maurizio Sacconi, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti

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Il governo sta mettendoa punto provvedimenti a favore della crescitae della semplificazione

Page 32: Dossier Friuli 10 2011

POLITICA ECONOMICA

36 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Nuove importanti misuredi governo regionale,hanno costituito l’ag-giornamento di pro-

gramma presentato recentemente dalpresidente Renzo Tondo. Il Friuli Ve-nezia Giulia ridurrà i consiglieri re-gionali, adotterà criteri per la ridu-zione delle tasse e razionalizzerà ilsettore sanitario. Una politica che hagià dato i suoi risultati: «A certificarela validità del percorso virtuoso sinqui compiuto – spiega il governatore– c’è il giudizio espresso dalla Cortedei Conti. Proprio perché abbiamo ilbilancio a posto, possiamo adesso ar-rivare a una riduzione delle tasse».

Lei ha recentemente lanciato unaggiornamento del programma digoverno. Perché si arrivati a questadecisione? «Un aggiornamento del programmadi legislatura si è reso indispensabile difronte alla profondità della crisi chestiamo attraversando e che si rifletteinevitabilmente anche sulla politica.Per questo ho avanzato una serie diproposte sulla riduzione dei costi dellapolitica e dell’amministrazione e sullemisure per rilanciare lo sviluppo. Suquesto “pacchetto” ho chiesto e otte-

nuto il voto favorevole del consiglioregionale. L’aggiornamento del pro-gramma deriva anche dalla necessitàdi continuare a governare il cambia-mento nella massima coesione sociale,confermando così il principio che haispirato l’azione dell’amministrazioneregionale a partire dal suo insedia-mento, nella primavera del 2008. Lacrisi della politica ha in Italia aspettispecifici, ma è un dato comune a tuttal’Europa. La recessione ha, infatti, se-

gnato il divorzio fra economia finan-ziaria ed economia reale, con dram-matiche conseguenze sul lavoro e laperdita di milioni di posti ponendoalla classe dirigente europea nuovesfide: come si governa in democraziauna società non più in crescita. Ovun-que emerge in tutta la sua ampiezza lacrisi della politica, ma nello stessotempo la necessità di rilanciarla comestrumento indispensabile in difesadella democrazia».

Una politica vincenteper tutti i cittadiniIl Friuli Venezia Giulia si conferma ancora una volta una delle regioni più virtuose d’Italia

sotto molti aspetti. Renzo Tondo spiega come è stato possibile raggiungere fino a oggi

questi risultati e illustra i prossimi passi della sua amministrazione

Nicolò Mulas Marcello

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Renzo Tondo

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 37

Entro primavera arriverà la ridu-zione dei consiglieri e assessori?«Sui costi della politica ho dato unaserie di indicazioni chiare: oltre alla re-visione delle norme sul vitalizio, unariduzione dei consiglieri regionali da-gli attuali 59 a 48, in ragione di unnuovo rapporto tra eletti e popola-zione, passando da un rapporto diuno ogni 20mila a uno ogni 25mila;sarà diminuito nel contempo anche ilnumero degli assessori: da dieci a otto,con un massimo di due assessoriesterni. Con questi due provvedi-menti saremo in grado di passare da-gli attuali 66 a 50 tra consiglieri e as-sessori regionali. Al tavolo politico inconsiglio regionale abbiamo già rag-giunto un accordo per approvare su-bito la legge sulla riduzione dei con-siglieri, che andrà in aula nellasessione di fine novembre e modifi-cherà il nostro Statuto di autonomiaspeciale. Lo statuto è legge costitu-

zionale e quindi le modifiche che an-dremo a introdurre dovranno esserepoi approvate dal Parlamento, condoppia lettura, ma noi la nostra partela faremo comunque tutta fino infondo e rapidamente».

Lei ha affermato che siete stati iprimi a ridurre il debito e sarete iprimi ad abbattere le tasse. Cosaprevede il suo programma in questosenso?«Nel mio intervento in aula sull’ag-giornamento del programma, ho ri-vendicato i traguardi raggiunti in que-sti primi tre anni e mezzo, a partireproprio dalla riduzione del debitopubblico regionale, che a fine annotoccherà i 1.050 milioni, con una ri-duzione di 600 milioni, il che signi-fica 500 euro in meno per ciascuncittadino del Friuli Venezia Giulia.Tutto ciò è stato ottenuto in presenzadi una diminuzione delle entrate nelbilancio senza precedenti. A certificare

la validità del percorso virtuoso sinqui compiuto c’è il giudizio espressodalla Corte dei Conti. Proprio perchéabbiamo il bilancio a posto, possiamoadesso arrivare a una riduzione delletasse. Con la prossima legge Finan-ziaria, taglieremo l’Irap nella misuramassima consentita, pari a circa unpunto percentuale. È una misurasemplice, equa ed efficace, una sceltadi sviluppo per creare condizioni fa-vorevoli al sistema della produzione eper una maggior libertà delle imprese,contro un tributo simbolo dell’ini-quità fiscale italiana».

Per quanto riguarda la sanità si èparlato di accorpamento delleaziende. È così?«La sfida che abbiamo di fronte è ra-zionalizzare la sanità, che in Friuli Ve-nezia Giulia gestiamo direttamentecon nostre risorse, ricavate da unacompartecipazione sui tributi riscossisul nostro territorio: dal 1996 non

Renzo Tondo, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia

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A certificare la validitàdel percorso virtuososin qui compiutoc’è il giudizio espressodalla Corte dei Conti

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38 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

facciamo più parte del servizio sani-tario nazionale. Razionalizzare signi-fica meno burocrazia e più servizi sa-nitari - e migliori - ai cittadini.Abbiamo già abolito l’Agenzia regio-nale della sanità e il Centro servizicondivisi, funzioni che sono state ac-corpate nella Direzione regionale dellasanità, con notevoli risparmi. Par-tiamo da un dato di fatto: il Friuli Ve-nezia Giulia si trova al primo posto trale dieci regioni del Nord e del Centroper numero di Aziende sanitarie eospedaliere rispetto alla popolazione.In regione ci sono attualmente 11istituzioni, una ogni 112mila abitanti,contro una media di 207mila del re-sto del Paese. Per questo la mia pro-posta è netta, nell’ottica non di unmero risparmio ma di una maggiorerazionalità e uniformità di servizi, permantenere quell’eccellenza che ci èlargamente riconosciuta dai cittadini.Pertanto, istituzione di un’unica

azienda sanitaria territoriale, al postodelle attuali sei, mantenendo le duegrandi aziende ospedaliero-universi-tarie di Udine e Trieste più quellaospedaliera di Pordenone».

Quali altre importanti misure in-tende introdurre per favorire lo svi-luppo del territorio?«Questa legislatura sarà ricordata senzaalcun dubbio per le infrastrutture, peraver riaperto la stagione delle grandiinfrastrutture, che in Friuli VeneziaGiulia era bloccata da troppi anni. Ilcommissariamento ha reso possibilel’avvio della costruzione delle terzacorsia dell’autostrada A4 Trieste-Ve-nezia. Ci sono stati poi passi avanti de-cisivi nella definizione del tracciatoferroviario del Corridoio V e tutta unaserie di lavori più piccoli, ma fonda-mentali, per migliorare le reti di tra-sporto in regione. Tutte queste operesono necessarie per accrescere la com-petitività territoriale, per rafforzare la

capacità competitiva delle nostre im-prese, per permetterci di uscire primae più forti dalla crisi. Continueremo suquesta strada con ancora maggioreimpegno. E poi c’è lo snellimentodella burocrazia, per renderla menocostosa, più rapida ed efficiente. Nel“pacchetto” approvato dal consiglioregionale ci sono indicazioni precise,per continuare con la soppressione divari enti e apparati regionali inutili.Adesso elimineremo gli enti per il di-ritto allo studio universitario, asse-gnandone le funzioni direttamentealla Regione e mantenendo gli stessiservizi agli studenti, e unificheremo lecinque aziende per l’edilizia popolare.Sono solo alcuni esempi dei numerosipunti indicati nell’aggiornamento delprogramma di legislatura per la sem-plificazione amministrativa. Con unaburocrazia più “leggera”, in ognisenso, le imprese avranno più forzacompetitiva».

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POLITICA ECONOMICA

Al tavolo politicoin consiglio regionale abbiamogià raggiunto un accordoper approvare subito la leggesulla riduzione dei consiglieri

Page 35: Dossier Friuli 10 2011

Isidoro Gottardo

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 41

Le strategie del Pdl in vistadel ritorno alle urne perrinnovare alcune ammi-nistrazioni locali nei

prossimi anni sono all’insegna dellariconferma degli attuali canditati edi una continuità di programma.«Vogliamo sviluppare sussidiarietà– spiega Isidoro Gottardo, coordi-natore regionale del Pdl Friuli Ve-nezia Giulia – e quindi costituire ilmetodo dei contributi alle imprese,alle famiglie e alle persone, con-sentendo la detrazione d’impostaper eliminare costi, burocrazia etempi lunghi».

Parliamo delle comunali di Go-rizia del 2012. Quale sarà il candi-dato Pdl? «Ettore Romoli è stato un ottimosindaco che ha ridato impulso auna città di certo non favorita dallecondizioni geopolitiche. Ha coltoil superamento dei confini comeun’opportunità e, non dimenti-chiamolo, ha creato in Italia laprima Euroregione vera, certificata,operativa. Sfruttando la sua espe-rienza ha colto tutte le opportunitàpossibili per rimetterla in gioco etoglierla dall’isolamento. Il Pdl ri-parte quindi da lui, e sta lavorandoper una sua ricandidatura e affin-ché attorno a essa si realizzi l’unitàdi tutte le forze che non si ricono-

scono nella sinistra, ma in una con-tinuità di azione e di programma».

Per le regionali del 2013 qual è lastrategia? «Come candidato sarà indubbia-mente riconfermato Renzo Tondoperché ha ripagato la fiducia deisuoi elettori, ha affrontato la crisieconomica utilizzando gli stru-menti della specialità per soste-nere l’economia locale e garantirecoesione sociale. Ma soprattuttoha riportato il Friuli Venezia Giu-lia a quella virtuosa coerenza checon Illy e il centrosinistra avevaperso, a causa di quel miliardo didebito pubblico che in cinqueanni avevano generato. Tondoquel debito lo ha in buona parteabbattuto e con coerenza ha agitoper ridurre la spesa pubblica, ri-mettere in moto gli investimentinelle infrastrutture e ora, primache nel resto d’Italia, ridurre latassazione per consentire all’eco-nomia regionale di riprenderecompetitività. Nel giugno scorso ilcoordinamento regionale del Pdllo ha già indicato praticamente al-l’unanimità come naturale candi-dato per il 2013».

Quali saranno quindi i pro-grammi del Pdl Friuli Venezia Giu-lia per il futuro?«Il Pdl, con Angelino Alfano, si sta

riorganizzando per essere un par-tito ispirato al principio di sussi-diarietà e quindi assicurare cheogni livello territoriale sia respon-sabile delle proprie azioni e so-prattutto di costruire programmi ecoalizioni coerenti con specificheidentità territoriali, e ciò che inFriuli Venezia Giulia stiamo fa-cendo insieme con Renzo Tondo.La cultura dell’autonomia che cicaratterizza trova in Alfano nonsolo comprensione ma anche in-coraggiamento. L’obiettivo è raf-forzare l’autonomia per combat-tere nel modo più efficace questacrisi e caratterizzare il Friuli Vene-zia Giulia secondo modelli virtuosiche possono manifestarsi coniu-gando il federalismo fiscale che citroveremo per primi ad applicarecon la sussidiarietà. Noi siamo giàun piccolo compendio di federali-smo, viviamo delle compartecipa-zioni sulle tasse che paghiamo, ab-biamo da tempo un serviziosanitario regionale del tutto auto-nomo. Rafforzare e rendere vir-tuosa la nostra autonomia, questoè il programma del Pdl, significaintrodurre nel nostro statuto l’ob-bligo per tutti i livelli del pareggiodi bilancio e la non ricandidabilitàper coloro che non rispetterannoquesto requisito».

Rafforzare l’autonomiaConfermare la virtuosità dell’amministrazione del Friuli

Venezia Giulia è una delle priorità del Popolo della Libertà.

Isidoro Gottardo illustra i programmi di sviluppo del territorio

Nicolò Mulas Marcello

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EXPORT

44 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Oggi le imprese ita-liane che espor-tano e operano suimercati esteri

sono circa 200mila, ma il si-stema ha le potenzialità per rad-doppiare la quota: a sostenerel’ottimistica previsione è il pre-sidente di Unioncamere, Fer-ruccio Dardanello. Secondo ilRapporto 2011 presentato inoccasione della nona Giornatadell’economia, l’export do-vrebbe aumentare del 6,5% perconsentire al Paese di chiuderel’anno con una crescita del Pildell’1,1%, un traguardo su cuisarà determinate il ruolo dispicco di Lombardia e Veneto.Passando ai comparti virtuosi,cioè quelli che hanno adottatoun profilo organizzativo nuovo,in grado di abbattere l’eventuale“deficit” di dimensione e faremassa critica all’estero, si tro-vano la chimica-farmaceutica,

l’industria del metallo e la mec-canica. Ma, sostiene il leader diUnioncamere, sulla falsariga deinon pochi esempi positivi, pertutte le imprese l’internaziona-lizzazione dovrà costituire laspina dorsale del prossimo trien-nio affinché il made in Italyregga il confronto con l’Europae conquisti i mercati emergenti,cioè i paesi del Bric (Brasile,Russia, India, Cina) con l’ag-giunta di Turchia, Messico, In-donesia e Corea del Sud. Per farciò, accanto al sempre vigile im-pegno del sistema camerale,Dardanello fa appello a «un rin-novato slancio nelle politiche disemplificazione da parte delloStato».

L’export, in particolareverso i mercati emergenti, po-trebbe essere la chiave di voltaper risollevare l’economia na-zionale. Quali previsioni an-dranno a chiudere il 2011?

«A ridosso dell’estate, non solotutte le maggiori economie avan-zate hanno subito un rallenta-mento, ma anche in alcuni paesiemergenti, Cina in testa, si sonoosservati alcuni segnali di frenatarispetto all’estremo dinamismodegli ultimi anni. Tuttavia, nel-l’insieme di queste economie l’at-tività continua a espandersi aritmi sostenuti. Per il nostropaese, dove la quota di exportdiretta al di fuori dell’Unione eu-ropea ha ormai raggiunto il 43%del totale, questo dovrebbe por-tare a una chiusura d’anno an-cora positiva sul fronte delleesportazioni che, in termini reali,si stima crescano a un tasso del5% circa. L’impegno delle im-prese italiane nell’indirizzare ipropri prodotti verso i mercatipiù promettenti trova confermanelle proiezioni per il prossimotriennio, caratterizzate da un in-cremento relativamente soste-

Un possibile raddoppiodel made in Italy nel mondo

Sono tante le imprese italiane che

operano sui mercati esteri «ma

possiamo fare di meglio e raddoppiare

l’impegno». Per Ferruccio Dardanello,

presidente di Unioncamere, le previsioni

sul prossimo triennio sono all’insegna

dell’export verso i paesi extraeuropei

Paola Maruzzi

Page 39: Dossier Friuli 10 2011

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxFerruccio Dardanello

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 45

nuto delle esportazioni diretteverso i Paesi extraeuropei, di cuifanno parte alcune delle aree ca-ratterizzate da una maggiore di-namicità della domanda. Ciaspettiamo comunque che, tantoquest’anno che il prossimo,l’Unione europea mantenga unruolo predominante, pesandopiù della metà della crescita».

Il sistema camerale gioca unruolo importante nel rilancioeconomico: su cosa state la-vorando?«Continuiamo a investire sulfronte della semplificazione, dellasburocratizzazione e della tele-matizzazione dei processi. Unrinnovato slancio nelle politichedi semplificazione da parte delloStato, in questo particolare mo-mento, può rappresentare un se-gnale importante di attenzione

verso il mondo imprenditoriale,una leva che può risollevare lanostra competitività e portarcistabilmente fuori da questa crisi.Non meno importante, però,sarà cercare di contrastare la sta-gnazione dei consumi delle fa-miglie italiane che si prevede nelprossimo futuro sostenendo levendite all’estero delle nostre im-prese. All’interno della cabina diregia per la riforma del sistemadell’internazionalizzazione,Unioncamere sta portando lavoce soprattutto delle piccole im-prese, che altrimenti con diffi-coltà potrebbero affacciarsi suimercati internazionali. L’obiet-tivo, che ci poniamo già oggi, èdi allargare la platea delle200mila imprese esportatrici edi accrescere la diffusione delmade in Italy nel mondo».

Le associazioni di categoriainvocano le reti di impresacome soluzione ideale per ren-dere competitive le pmi: mal’aggregazione sta davveromodificando il volto econo-mico del Paese?«Indubbiamente sì e il sistemacamerale lo sostiene da tempo.L’Italia è un paese a forte preva-lenza di pmi che proprio nel-l’attivazione delle reti, formalio informali, sta individuandonuove strategie per competere.Le reti rappresentano la chiavenon soltanto per ottenere eco-nomie di scala, ma anche per in-novare, consentendo un più co-stante collegamento con i centridi ricerca e le università, e perfare in modo che le imprese,unendosi, si avventurino oltre-confine».

Oggi in Italia lo squilibriotra Nord e Sud sembra essersiaccentuato: la divergenza èdestinata a cronicizzarsi? «Il grande problema di svi-luppo del Mezzogiorno è le-gato alla presenza in questiterritori di una vasta plateadi imprese di piccole dimen-sioni, poco collegate tra loroe poco internazionalizzate. Inuna fase come questa in cui ladomanda interna langue èchiaro che questo tessutoproduttivo soffre di più. Il ri-schio di una ulteriore margi-nalizzazione di queste areepurtroppo sussiste se, attra-verso politiche di sviluppoappropriate, capaci di valo-rizzare i molti primati dei ter-ritori meridionali, pensiamosolo alla risorsa del turismo,non si innesca un meccani-smo virtuoso di rilancio».

Su un totaledi circa 6milioni

di imprese iscritteai registri camerali,

200mila sonoimpegnate suimercati esteri

IMPRESE

SecondoUnioncamere, è lapercentuale delle

esportazioni diretteverso i paesiextraeuropei

EXPORT43%

mila

Page 40: Dossier Friuli 10 2011

SVILUPPO INDUSTRIALE

46 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

L’istituzione dei con-sorzi è stata unacomponente essen-ziale per l’industria-

lizzazione e la crescita econo-mica di tutto il Nord Est. Oggi,in uno scenario in costante mu-tazione e gravato da una pesanteinstabilità, quale contributopossono dare questi soggetti?Una risposta la fornisce RobertoOngaro, presidente di Eine,Enti di industrializzazione delNord Est, unica rete interregio-nale sinora esistente che riuniscei principali consorzi di FriuliVenezia Giulia e Veneto e, nellospecifico, aree, porti e interportiper 50 milioni di mq con oltre5.000 imprese insediate: «Lacrescita attuale e futura si gio-cherà nella capacità di creare retitra imprese, dando fiducia agliinvestitori. I consorzi assumonoil ruolo, da una parte, di facili-tatori dell’insediamento d’im-presa, dall’altra, di fornitori diservizi a costo decrementante, inparticolare di servizi con nuove

caratteristiche dal punto di vistatecnologico. Eine persegue que-sti obiettivi attraverso la pro-mozione dei siti industriali e lo-gistici, oltre alla diffusione dicontatti e buone pratiche». Al-tro aspetto determinante èquello infrastrutturale, intesocome leva di promozione del-l’innovazione capace, al con-tempo, di mantenere inalterati icosti per l’impresa.

L’obiettivo che si erano pre-fissati i consorzi di industria-lizzazione era quello di tra-sformare l’attuale sistema in“agenzie” di sviluppo capacidi attrarre imprese e facilitarela crescita del territorio. Inquale misura il risultato èstato raggiunto? «Le agenzie di sviluppo regionalisinora operative hanno curatopoco il sistema di aree esistenti,giudicandolo in buona parte au-tosufficiente. Se il giudizio puòessere lusinghiero, del resto con-fortato dai risultati raggiunti intermini di sviluppo insediativo

dalle aree industriali e logisti-che, d’altro canto testimonia lanecessità di evolvere o costituireun sistema di attrazione d’im-presa che superi la richiesta in-sediativa locale, e che attivi unmarketing territoriale in gradodi intercettare aziende e inve-stitori stranieri sui mercati mon-diali. Un soggetto promotore diquesto tipo è quanto mai ne-cessario oggi. Questo perché lacapacità di attrarre investimentipresuppone una progettualitàspecifica, a partire da qualiaziende si vogliono attirare econ quali modalità. In questoquadro, un’agenzia regionalecon propaggini territoriali indi-viduate dagli attuali consorzi in-dustriali, sarebbe in grado difornire una risposta efficiente auna domanda che fatica a tro-vare interlocutori in grado dicontrollare l’intero processo in-sediativo e autorizzativo».

Già adesso i consorzi svol-gono un ruolo di attrazionenei confronti dell’insedia-

Facilitatori d’impresa per il Nord Est di domaniInfrastrutture, servizi all’impresa e logistica. Fattori al cui sviluppo

hanno contribuito attivamente i consorzi industriali del Nord Est.

Roberto Ongaro, presidente dell’associazione Eine, ne illustra le

potenzialità in ottica futura

Francesca Druidi

Page 41: Dossier Friuli 10 2011

I consorzi assumono il ruolo,da una parte, di facilitatoridell’insediamento d’impresa,dall’altra, di fornitori di servizia costo decrementante

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxRoberto Ongaro

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 47

mento d’impresa. «Sì, ma la dimensione rispettoalla crisi mondiale e all’evolveredella globalizzazione li rendetroppo piccoli per essere ilprimo punto di scelta. Serve,dunque, un soggetto realmenteforte che si occupi in manieraefficace e specifica di questoaspetto, alla stregua degli entichiamati a occuparsi esclusiva-mente di turismo. È una ri-forma a costo zero, importanteper la realizzazione di politichedi sviluppo. Sorprende che nonne siano state ancora colte ap-pieno le potenzialità».

Il nodo infrastrutture è ne-vralgico per la macroregioneformata da Veneto e Friuli Ve-nezia Giulia. Quali prioritàinvoca su questo fronte?«La logistica e le infrastrutturesono asset strategici per un ter-

ritorio che assomma in sé trefunzioni: quella produttiva,quella di smistamento dellemerci attraverso una rete diporti e interporti di valore eu-ropeo, quella di attraversamentoverso e da i mercati dell’Est. Inquesto caso, si potrebbe fare dipiù dal punto di vista infra-strutturale, ma la dotazione dibase - per quanto non perfetta-mente adeguata - ci permettead ogni modo di restare com-petitivi. Il sistema veneto-friu-lano regge, si evolve, affrontaogni giorno questa sfida, masenza investimenti autostradali eaeroportuali, alta capacità fer-roviaria e aumento della capa-cità dei porti, rischia di restare aimargini dell’Europa».

Cosa manca?«Una vera e propria piatta-forma logistica del Nord Est, in

grado di competere con igrandi soggetti internazionali.Innalzare la capacità portualeoltre i 5 milioni di Teu significadare una spinta poderosa al si-stema attrattivo dell’area. Rea-lizzando interventi unitari nel-l’Alto Adriatico, si può arrivarea 10 milioni di Teu, un datoche vuol dire la metà dei nu-meri realizzati dal porto di Rot-terdam. Intercettare le rottedell’Oceano Indiano, rove-sciando il percorso attuale dellemerci, renderebbe la macrore-gione l’interlocutore privile-giato di India e Cina, collo-candola al centro virtualed’Europa. La terza corsia auto-stradale in tempi certi e la com-pleta apertura dell’alta capacitàsaranno, pertanto, le infrastrut-ture su cui si gioca la crescita oil declino dell’intera area».

In apertura,

Roberto Ongaro,

presidente

dell’associazione Enti

di industrializzazione

del Nord Est

Page 42: Dossier Friuli 10 2011

IMPRENDITORIA STRANIERA

Un tessuto sempre più multiculturaleSolo nella provincia di Trieste ci sono quasi duemila imprenditori stranieri, per lo più impegnati

nel commercio al dettaglio e nella ristorazione. Un trend che l’apertura a est dell’Europa

tenderà a consolidare. Ne parla Franco Sterpin Rigutti, presidente di Confcommercio

Paola Maruzzi

Che l’Italia sia desti-nata a diventare unpaese multiculturalenon è una novità:

secondo l’Istat, al primo gen-naio 2011, gli stranieri residentisono oltre 4 milioni e mezzo,335mila in più rispetto all’annoprecedente, con una percentualedi crescita del 7,9%. A questaistantanea della società contem-poranea, se ne sovrappone un’al-tra, di taglio economico: una re-cente indagine della FondazioneLeone Moressa ha riscontratoche nel secondo semestre del2011 gli imprenditori stranierisono aumentati del 5,7%, privi-

legiando il commercio (36%), lecostruzioni (29%) e il manifat-turiero (9,1%). Trieste, dopoPrato, è la città che più risentedei nuovi imprenditori: «Sonoper lo più cinesi impegnati nel-l’abbigliamento ma anche nellaristorazione», aggiunge il presi-dente Franco Sterpin Rigutti.Con i suoi 100mila cittadinistranieri, distribuiti a macchiadi leopardo in tutte le province,Udine in testa, il Friuli VeneziaGiulia va a braccetto con questanuova tendenza e non sembraesserne affatto turbato.

In Italia dal 2006 a oggi lapresenza di immigrati nell’im-

prenditoria è aumentata del38,6%. Che scenario si apresul Friuli Venezia Giulia?«La crescita dell’imprenditoriastraniera va individuata nel-l’ubicazione geografica delFriuli Venezia Giulia e del suocapoluogo, Trieste, che è sem-pre stata un elemento di giun-zione sotto il profilo econo-mico, culturale, religioso,linguistico. Uno scenario, que-sto, che peraltro si è accentuatocon l’ingresso della Slovenianell’Europa comunitaria e chesi potrebbe sviluppare ulterior-mente con il progressivo allar-garsi a est dell’Unione. E se peraltre regioni questo è un datoche potrebbe risultare in qual-che misura anomalo, in FriuliVenezia Giulia tale fenomeno,e mi richiamo ancora una voltaal capoluogo giuliano soprat-tutto, lo si può riscontrare indiversi periodi della storia, piùo meno recenti. Eventi, questi,che in varie occasioni sono statiperaltro fonti di beneficio e op-portunità per diversi centridella regione».

Qual è l’identikit dei nuovicommercianti e che incidenzahanno sull’economia locale?«Nel commercio i segmentimaggiormente interessati

Franco Sterpin Rigutti,

presidente

di Confcommercio

Friuli Venezia Giulia

48 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 43: Dossier Friuli 10 2011

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxFranco Sterpin Rigutti

sono quelli dell’abbigliamentoe della ristorazione, legati aimmigrati cinesi, asiatici e del-l’Est europeo. Per quanto con-cerne il fatturato, credo cheesso non sia determinato tantodall’etnia dell’imprenditore,quanto dalla qualità dell’of-ferta, del servizio e dalla capa-cità d’integrazione dell’im-prenditore al tessuto sociale.Sono tutti elementi che con-tribuiscono all’appeal di unnegozio, di un pubblico eser-cizio, di un ristorante o diun’attività di servizi».

Dopo Prato, Trieste è la se-conda città italiana con la piùalta percentuale di imprendi-tori stranieri. Quali sono isettori più coinvolti? Questo

fenomeno ha avuto anchedelle ripercussioni negativesugli autoctoni?«Per quanto concerne i com-parti, direi in primis il commer-cio al dettaglio, la ristorazione,ma anche l’edilizia e i servizi allapersona. Circa le ricadute nega-tive per le unità produttive pree-sistenti, onestamente non credoche siano state particolarmenterilevanti, almeno per alcuni set-tori. Diverso è il discorsoquando il contesto è quello dellavoro irregolare, dello sfrutta-mento, della mancata tutela dicerte categorie. Penso, ad esem-pio, agli autotrasportatori ealla concorrenza, non semprecorretta, con cui devono con-frontarsi con le imprese del-

l’Est oppure alla vendita dimerce contraffatta».

Come fare per trovare unpunto di equilibrio?«Ritengo che l’equilibrio dap-prima passi attraverso la capacitàdi accettazione dell’altro e, alcontempo, dalla buona volontàdel nuovo arrivato di fare pro-prie regole e leggi del suo nuovoluogo di residenza. Su questo,specie Trieste, multietnica e plu-riculturale, con innumerevolisedi di culto religioso, retaggi ditrascorsi più o meno datati, hapoco da imparare, per fortuna.Anche se sono valori ai quali bi-sogna comunque prestare unacostante attenzione perché cisiano i presupposti essenziali peruna società sana e pacifica».

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 49

� �Che il commerciante sia cinese, turco o italiano non importa,

conta piuttosto che si mantenga alto lo standard dei servizi offerti

Page 44: Dossier Friuli 10 2011
Page 45: Dossier Friuli 10 2011
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FOCUS UDINE

52 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

«Rispetto ad al-cuni fa, il qua-dro economicodel territorio

presenta degli elementi di criti-cità, al cui fianco permangonoinvece situazioni perfettamentesane». Furio Honsell, primo cit-tadino di Udine, riassume agrandi linee lo scenario produt-tivo attuale, inevitabilmentecondizionato da una crisi che«quando colpisce, colpiscemolto duramente. Magari nonarriva a toccare in maniera omo-genea tutti i settori allo stessotempo, ma se attraversa un com-parto, allora diventa difficile pre-vedere un recupero».

Qual è la sua valutazionedell’attuale stato di salute del-l’economia di Udine?«Si registra inquietudine perchéalcune aziende stanno ancora af-frontando profonde trasforma-zioni e ridimensionamenti. Sitratta, con ogni evidenza, di unacrisi strutturale, dalla quale siesce con progetti a lungo ter-mine in grado di partire dallariconversione, dall’istruzione,

dalla valorizzazione di certe pro-fessionalità puntando - tramiteinvestimenti - soprattutto suigiovani. Fin da quando ero ret-tore, credo nell’importanza del-l’innovazione, un fattore sulquale l’attuale governo regionale– e nazionale – ha spinto invecetroppo poco. Con l’allarga-mento degli orizzonti, l’unicostrumento realmente efficaceconsiste proprio nella capacitàdi essere innovativi. Come am-ministrazione pubblica, cer-chiamo di creare il più possibileopportunità d’innovazione».

In che modo?«Siamo l’unico Comune in Ita-lia ad aver adottato dei regola-menti edilizi per il conteni-mento della dispersioneenergetica, oltre all’Alto Adige.Quella che apparentementesembra una misura restrittiva,in realtà ha concesso diverse op-portunità di sviluppo, sia per leaziende che per i professionistinel settore dell’edilizia. Ed èsempre più ricercata la casa so-stenibile. Questo è un esempiofattivo di come l’amministra-

zione pubblica possa risponderealla crisi, orientando la propriarotta verso l’innovazione».

Quali misure sarebbero ne-cessarie per inseguire la ri-presa? «La prima misura, come giàdetto, riguarda l’innovazione,anche se probabilmente controppo ritardo è stata presa inconsiderazione quale elementofondamentale di crescita. Spe-riamo che ora non sia troppotardi. Occorre puntare in mododeciso sull’istruzione, sull’edu-

La vera rivoluzioneè sul fronte della sostenibilitàPer Furio Honsell, primo cittadino di Udine, la strada da intraprendere per uscire dalla

crisi e imboccare la ripresa è quella dell’innovazione. Senza dimenticare il percorso

intrapreso dalla città verso il risparmio energetico

Francesca Druidi

Page 47: Dossier Friuli 10 2011

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxFurio Honsell

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 53

cazione e su voci quali rispar-mio energetico, bioedilizia, ener-gie alternative. Sono settori suiquali c’è ancora moltissimo dafare. In generale, sarebbe unastrategia perdente quella di con-siderare questa crisi come tem-poranea non realizzando,quindi, gli opportuni adegua-menti. Sotto il profilo dell’occu-pazione, l’attuale capacità dellaPa di assorbire personale è pur-troppo molto limitata. Attra-verso le nostre partecipate, in-vece, attive in settori comeacqua, energia, rifiuti, parcheggi,mettiamo in campo politiche diforte sviluppo. Un ente localenon deve tenere i soldi sotto il

materasso, ma creare bandi eprogetti per opere pubbliche. Suquesto fronte invochiamo mag-giore collaborazione da partedella Regione affinché non frenigli investimenti».

Per quanto riguarda il di-stretto della sedia?«È una storia diversa. La crisi, ildistretto, l’ha vissuta prima dellacongiuntura negativa che stiamoattraversando adesso ma, difatto, si era già irrobustito in pre-cedenza. Sono, infatti, soprav-vissuti i produttori maggior-mente orientati all’innovazione eal controllo della filiera e al de-sign, un valore aggiunto ancoramolto stimato soprattutto nei

nuovi mercati. A essere colpitidalla competizione globale sonostati in prevalenza quanti opera-vano su un solo segmento o supoche fasi della catena della fi-liera del valore. Certo, le supe-riori difficoltà del momento at-tuale, ad esempio nell’accesso alcredito, si fanno sentire per tutti,ma direi che il distretto ha sa-puto attrezzarsi e continua tut-tora a farlo».

I cittadini sono stati chia-mati a dire la loro sul nuovopiano regolatore del Comune.Come sta cambiando il voltodi Udine? «Le vere rivoluzioni oggi si rea-lizzano sul fronte della sosteni-bilità. Udine sarà una città do-tata di costruzioni in grado diraggiungere la classe B Casa-Clima. Dal punto di vista del ri-sparmio energetico, abbiamo si-glato il Patto dei sindaci a livelloeuropeo per promuovere unacittà sostenibile, meno dipen-dente dalle fonti fossili di ener-gia. Il discorso del piano regola-tore è più di natura tecnica, erada quarant’anni che Udine nondisponeva di un documento re-golatore. Può essere definitaun’operazione di semplifica-zione, di chiarificazione, oltreche di razionalizzazione di tipostrutturale. L’obiettivo priorita-rio è quello di attrezzare la cittàal ventunesimo secolo con unpiano snello e veloce che, da unlato, mira a ridurre il più possi-bile le promiscuità esistenti traresidenziale, artigianale e indu-striale e, dall’altro, a valorizzareil patrimonio ambientale, sia intermini architettonici che diverde pubblico, conservandonela riconosciuta vivibilità».

A sinistra,

Furio Honsell,

sindaco di Udine

��

L’obiettivo prioritario è quello di attrezzarela città al ventunesimo secolo con un pianoregolatore snello e veloce

Page 48: Dossier Friuli 10 2011

54 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

L’uscita della crisi èlunga e incerta,ma il Friuli si stadimostrando at-

trezzato per far fronte all’insta-bilità che contraddistingue loscenario economico attuale.L’attenzione ai giovani, l’inno-vazione, l’aggregazione, l’inter-nazionalizzazione e la crescitadimensionale delle imprese, nonindividuano soltanto le parolechiave del mandato di AdrianoLuci alla guida di ConfindustriaUdine, avviatosi lo scorso lu-glio, ma rappresentano anche ledirettrici sulle quali basare le fu-ture traiettorie di sviluppo delterritorio. Senza dimenticarel’esigenza - del distretto indu-striale della sedia così come dellaregione - di dotarsi delle neces-sarie infrastrutture logistiche.

In Provincia di Udine l’in-dustria, nel primo scorcio del2011, ha subìto un rallenta-mento delle proprie perfor-mance rispetto ai risultati difine 2010 (-1% l’indicatoredella produzione), ma sostan-zialmente tiene la rotta. A trai-nare è sempre l’export(+24,7% nel primo trimestre2011 rispetto allo stesso pe-riodo del 2010). Quali prio-rità individua per la crescitaeconomica del territorio? Suquali problematiche interve-nire in particolare?«La priorità riguarda sicura-mente la patrimonializzazionedelle imprese e questo in rela-zione all’adozione, da parte de-gli istituti di credito, delle valu-tazioni di rating e alla selettivitàdel credito. A tal proposito, di-venta fondamentale il ruolo de-gli istituti finanziari, a partireda Friulia, la finanziaria dellaRegione. Un altro filone chedeve essere considerato in ter-mini di politica industriale èquello inerente il sostegno allaricerca e all’innovazione. Questoaspetto deve costituire una prio-

rità delle politiche industriali re-gionali, anche dal punto di vistadella dotazione degli strumentidi intervento. Altro capitolo cheindividuiamo per la crescitadelle aziende del territorio ri-guarda poi il supporto all’inter-nazionalizzazione, che va rilan-ciato con un’attività progettualedi più ampio respiro e un’azionedi coinvolgimento porta aporta».

Il tessuto produttivo del di-stretto della sedia in questianni ha mostrato segni di pro-gressivo indebolimento. Conquali azioni e iniziative, Con-findustria Udine ne sta soste-nendo l’attività, di concertocon gli altri interlocutori eco-nomici e istituzionali?«È inconfutabile il riposiziona-mento delle imprese della sediaall’interno del distretto, che se-gue tuttavia un’evoluzione dicarattere dimensionale: aziendeche riescono a essere presentisul mercato tendono a struttu-rarsi di più, acquisendo massacritica anche attraverso inizia-tive di collaborazione e coordi-namento, mentre soffrono le

Aziende più competitive se strutturate

Adriano Luci,

presidente di

Confindustria Udine

FOCUS UDINE

L’economia sta cambiando e la crescita delle imprese

diventa un imperativo, in particolare attraverso

un rafforzamento finanziario e strutturale che preveda

anche l’aggregazione. Lo evidenzia il numero uno

di Confindustria Udine Adriano Luci

Francesca Druidi

Page 49: Dossier Friuli 10 2011

imprese di dimensioni più li-mitate, le quali hanno prospet-tive di mercato e orizzonti pro-duttivi molto ristretti. In talecontesto, l’associazione ha pro-mosso e incoraggiato, anche at-traverso le iniziative dell’Asdi, ilrafforzamento strutturale delleaziende e la ricerca di progetti dicollaborazione, in particolare trale realtà di più contenuta di-mensione».

Con quali leve mirate si puòpotenziare e rilanciare questodistretto?«Il problema centrale è quello distrutturare finanziariamente leimprese che stanno sul mercato- e un ruolo in tal senso può

esercitarlo sicuramente la finan-ziaria regionale Friulia, utiliz-zando anche lo strumento deiprestiti partecipativi - nonchédi favorire le aggregazioni trapiccole imprese. A tale riguardo,esistono iniziative positive chedevono costituire un esempioper il distretto».

Un problema endemico perla regione è rappresentatodalle infrastrutture. È statoannunciato per il 2012 l’iniziodei lavori per la realizzazionedel collegamento veloce Pal-manova-Manzano. Quali ri-cadute positive avrebbe sulterritorio? Quali opere strate-giche, relative alle infrastrut-

ture, alle reti transcomunitariee alla portualità, hanno spe-ranza di essere concretizzatein tempi ragionevoli?«La velocizzazione dei trafficiidentifica un elemento centraledella competitività. A questafunzione risponde la Palma-nova-Manzano, che rappresentaun’opera indispensabile nonsolo per il mondo delle imprese,ma per l’intero territorio di-strettuale. Su un piano più ge-nerale, il progetto del cosiddetto“superporto”, presentando con-nessioni importanti con la valo-rizzazione delle grandi infra-strutture di comunicazionecollegate al corridoio Baltico-Adriatico, assume una rilevanzastrategica per le prospettive diruolo della nostra Regione.Deve però diventare un pro-getto realizzabile».

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxAdriano Luci

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 55

LE IMPRESE REGIONALI DEL LEGNO-ARREDOAndamento per trimestri 2009-2011

2009 - 1 765 -- 2.878 --

2009 - 2 765 0,00% 2.857 -0,73%

2009 - 3 764 -0,13% 2.826 -1,09%

2009 - 4 752 -1,57% 2.796 -1,06%

2010 - 1 744 -1,06% 2.751 -1,61%

2010 - 2 736 -1,08% 2.752 0,04%

2010 - 3 729 -0,95% 2.733 -0,69%

2010 - 4 724 -0,68% 2.718 -0,55%

2011 - 1 715 -1,24% 2.682 -1,32%

2011 - 2 720 +0,70% 2.677 -0,19%

Val. assoluti var.% Val. assoluti var.%

Imprese del distrettodella sedia

Imprese specializzatein regione

Font

e: E

labor

azio

ni su

dat

i Info

cam

ere

Foto

ARC

Mon

tene

ro

Page 50: Dossier Friuli 10 2011

Qualità, design eaggregazione traimprese costitui-scono le leve sulle

quali l’Asdi Sedia punta perriuscire a rinnovare il distrettodella sedia che, con le sue 700aziende, rappresenta ancorauna realtà economicamente ri-levante, anche sotto il profilooccupazionale. «Stiamo ope-rando a 360 gradi – rileva ilpresidente Giusto Maurig – perintervenire non solo sulle criti-cità, ma anche per offrirenuove possibilità di sviluppo eun’immagine più incisiva delnostro distretto. Per questosiamo partiti predisponendoun piano di sviluppo che staevolvendo e si sta implemen-tando nel tempo, a secondadelle esigenze che la situazioneeconomica, politica e commer-ciale impone».

Quali le mosse concrete daattuare?«È necessario che le nostreaziende facciano massa criticaper affrontare in maniera effi-cace il mercato globale. Da qui,progetti come la certificazione

Iso 9001 o l’Italian workshopdesign. Sarà ulteriormente po-tenziato il sito www.italian-chair-district.it, con l’obiettivodi fornire una comunicazioned’insieme sempre più detta-gliata, rapidamente e chiara-mente fruibile da architetti, de-signer e interessati al mondodell’arredo. In sinergia con laCamera di Commercio e conle agenzie di sviluppo preposte,l’Asdi sosterrà, inoltre, leaziende nei percorsi per affron-tare, incrementare e migliorarel’export».

Quali le principali criticitàda risolvere: occupazione, di-minuzione dell’export?«Certamente in passato sonostati commessi errori tra cui, adesempio, il non aver concepitouna rete di vendita strutturata. Siera abituati a ricevere il cliente,non ad andarlo a cercare. Conl’apertura dei mercati dell’EstEuropa e dell’Estremo Oriente,soprattutto le nostre microim-prese hanno sofferto e non sonoriuscite a reggere l’urto, perchénon erano nelle condizioni difarlo. La “selezione naturale”, fi-

glia della globalizzazione, hafatto sì che le aziende rimastesiano quelle meglio strutturate eche propongono lavorazioni eprodotti di maggiore qualità.L’Asdi può fornire spunti per av-viare processi di aggregazione edi accompagnamento nell’ex-port. Sta poi ai singoli impren-ditori individuare lo strumentoo gli strumenti più consoni per

FOCUS UDINE

Il futuro della sedia partedalla cooperazioneOccorre aggiustare costantemente il tiro per restare competitivi sul mercato attuale.

Luci e ombre del distretto della sedia sono analizzate dal presidente di Asdi Sedia,

Giusto Maurig, che individua alcune misure per rilanciare il settore

Francesca Druidi

56 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Giusto Maurig, presidente Asdi Sedia

Page 51: Dossier Friuli 10 2011

continuare a esserci, adattando lastruttura e l’immagine aziendaleai cambiamenti veloci e costantidel mercato. Per quanto riguardal’occupazione, la nostra situa-

zione non si discosta molto dallealtre realtà italiane similari».

Come si profila il quadro?«Purtroppo, in molti casi,stanno per esaurirsi i sostegnifin qui erogati dallo Stato edalla Regione e abbiamo nu-merosi disoccupati che sten-tano a ricollocarsi. Per contro,si evince una mancanza di ope-rai altamente specializzati e ad-detti commerciali di livello. Perquesto, l’Asdi sottolinea l’im-portanza di un’adeguata for-mazione tecnica. La campagnaper incrementare il numero diiscrizioni all’Ipsia si collocaproprio in quest’ottica».

Il progetto Filiera Iso 9001:in che misura sta restituendocompetitività al distretto?«È uno dei progetti che ci stadando maggiori soddisfazioni,generando anche effetti tangi-bili sulle aziende aderenti: alprimo ciclo erano 12, al secondo- ora in corso - 11. Sono nume-rosi gli ordinativi che le impresestanno realizzando grazie allospirito di cooperazione instau-ratosi. Quello che, prima, eraun rapporto tra “gelosi compe-titor”, ora è diventato un pre-zioso rapporto di collaborazione,che permette al gruppo di pro-

porsi sul mercato della subfor-nitura come una realtà unitaria ecoordinata, in grado di realiz-zare progetti notevolmente im-pegnativi. È stato, inoltre, atti-vato un percorso di certifi-cazione Fsc, a cui hanno ade-rito 16 aziende, e che si conclu-derà la prossima primavera. Cer-tificare l’utilizzo di legnoproveniente da foreste gestite inmaniera responsabile è un puntoimportante nel percorso evolu-tivo delle aziende del Distretto».

Quali prospettive sono le-gate al collegamento velocePalmanova-Manzano?«Si tratta di un’infrastrutturastrategica per il rilancio del di-stretto. Il collegamento, attesoda anni, permetterà di raggiun-gere più facilmente snodi cen-trali come l’interporto di Cervi-gnano del Friuli, l’aeroporto diRonchi dei Legionari e il portodi Monfalcone. Inoltre, quandosarà realizzata la terza corsia del-l’autostrada A4, fornirà un ac-cesso rapido alla rete autostra-dale. Sarà poi fondamentalesviluppare le reti dati all’internodel distretto, affinché le aziendepossano accedere a tutti i van-taggi derivanti dalla tecnologiaweb-based».

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGiusto Maurig

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 57

Sopra, lavorazione del

Trono, commissionato

all’Asdi Sedia, utilizzato da

Benedetto XVI in occasione

dell’Ostensione

della Sindone a Torino

LO STATO DI SALUTE DELLE IMPRESE DEL DISTRETTODati aggiornati al 30 giugno 2011

Valori assoluti %

Registrate 998 100,00

Attive 720 72,14

Non attive 278 27,86

di cui sospese 10 1,00

di cui inattive 110 11,02

con procedure concorsuali 74 7,41

in scioglimento e liquidazione 84 8,42

Font

e: C

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Com

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cio d

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ne

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MERCATO ASSICURATIVO

Ammonta a 58,7 mi-liardi di euro la rac-colta premi totalerealizzata in Italia

nel primo semestre del 2011dalle imprese di assicurazionenazionali e dalle rappresentanzeper l’Italia delle imprese di as-sicurazione extraeuropee. Undato, quello diffuso dall’Isvap,che evidenzia una diminuzionedel 15,5% rispetto allo stessoperiodo dell’anno precedente.In particolare, la contrazionemaggiore viene dalla raccoltanei rami vita, pari a 40,3 mi-liardi di euro (-21,9% su baseannua). Una contrazione cheha riguardato tutti i rami delcomparto e che secondo DarioFocarelli, direttore Economiae finanza dell’Associazione na-zionale fra le imprese assicura-trici, «riflette le fortissime tur-bolenze dei mercati finanziari edei tassi di interesse, nonché ildebole quadro congiunturaledell’economia, e segue l’ecce-zionale aumento del biennio2009-2010, determinato dallaricerca di sicurezza da parte deirisparmiatori».

Non si tratta quindi sola-

mente di un effetto della crisieconomica?«La raccolta vita nel 2011 do-vrebbe attestarsi intorno ai 75miliardi. Questo volume diaffari rimane comunque su-periore di quasi il 25% aquello del triennio 2006-2008. Nel ramo danni, in-vece, nel 2011 la crescita dellaraccolta premi dovrebbe es-sere in linea con quella delPil nominale e il volumepremi dovrebbe sfiorare i 37miliardi di euro. Non si trattadi un risultato negativo, se sitiene conto delle difficoltàeconomiche di imprese e fa-miglie. L’Italia però rimaneun paese strutturalmentepoco assicurato nei ramidanni, a causa di un'ineffi-ciente relazione tra welfarepubblico e privato».

Come invertire questa ten-denza? In quali settori le assi-curazioni possono svolgereun ruolo crescente nel medioperiodo?«Le forti tensioni sul debitopubblico italiano di questeultime settimane costringonol’Italia a riflettere su come

modernizzare il sistema di si-curezza sociale, concepito ecostruito in circostanze moltodiverse dalle attuali. L’invec-chiamento della popolazionee il progressivo sfaldamentodel “welfare informale” au-menteranno la domanda diprotezione delle famiglie ita-liane. Nei principali Paesisono da tempo in funzionemodelli di cooperazione trasettore pubblico e settore pri-vato che riescono a coniugarela sostenibilità sociale e quellaeconomica: in Olanda, Ger-mania e Francia, attraversovari meccanismi le assicura-zioni private svolgono ac-canto allo Stato un ruolo diprimo piano nel finanzia-mento della sanità e dellalong term care. Da noi unesempio positivo è dato dal-l’esperienza del fondo longterm care per i dipendenti delsettore assicurativo, istituitosette anni fa d’intesa con le

Dario Focarelli, direttore Economia e finanza dell’Ania,

illustra il possibile ruolo delle assicurazioni per il Paese:

«In Olanda, Germania e Francia svolgono un ruolo

di primo piano nel finanziamento della sanità

e della long term care»

Riccardo Casini

Protagonisti di un nuovo welfare

60 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Dario Focarelli, direttore Economia e finanza dell’Ania

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxDario Focarelli

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 61

organizzazioni sindacali, checi mostra come soluzioniconcrete sono a portata dimano a costi contenuti».

Secondo Isvap la raccoltanel ramo danni cresce in par-ticolare grazie al settore Rcauto dove però, per Feder-consumatori, nel 2010 il co-sto delle polizze è cresciutodel 17% e un ulteriore au-mento dell’11-12% è attesoper quest’anno. Si tratta distime attendibili?«Gli aumenti del 2010-2011dipendono essenzialmentedalla necessità delle imprese didover far fronte al forte au-mento del costo dei sinistri,

determinato anche a seguitodelle decisioni dei tribunali inmateria di danno alla persona,mentre nel quinquennio 2005-2009 si era registrata una con-tinua riduzione del premio me-dio: -1,5% nel 2005, -0,8%nel 2006, -2,7% nel 2007, -3,6% nel 2008 e -3,9% nel2009. Nel complesso, quindi,il prezzo medio effettivamentepagato per l’assicurazione Rcauto nel 2011 è simile a quellopagato nel 2005, anche perl’ampia mobilità degli assicu-rati che stanno modificando leloro abitudini di acquisto dellepolizze, confrontando le di-verse proposte delle imprese».

Sempre secondo Isvapperò il costo delle polizze sipuò ridurre del 15-18%.Quali elementi sono neces-sari per invertire il trend diaumenti?«Nel luglio 2010 il presi-dente dell’Ania, nel corsodell’assemblea annuale, iden-tificò cinque priorità: dimi-nuire il numero degli inci-denti e la loro gravità;adottare i criteri di accerta-mento dell’invalidità in usoin Europa; definire la tabellaprevista dal Codice delle as-sicurazioni per la valutazioneeconomica delle lesioni gravi;istituire l’agenzia pubblicaper il contrasto delle frodi as-sicurative; rivedere il mecca-nismo del bonus malus.Quantificò le possibili ridu-zioni di prezzo derivanti daappropriati interventi nellematerie indicate in una mi-sura simile a quella stimatadall’Isvap. Da allora, si èmolto discusso ma poco èstato realizzato».

A proposito di frodi, piùvolte le avete indicate comeuna delle principali cause deicosti elevati. In che modo èpossibile fronteggiarle?«Il governo ha approvato letabelle per la valutazione eco-nomica delle lesioni gravi,ma l’iter procedurale non èfinito. Sulla definizione diinvalidità permanente, ossiasul fatto che solo in Italia lelesioni minori derivanti dalcolpo di frusta vengono con-siderate tali, nulla è statofatto. L’agenzia antifrode nonè nata. In Parlamento il di-battito è vivace ma ci sembra � �

La raccolta della Rcauto nel primosemestre 2011

(+5,8% sullo stessoperiodo del 2010)

RC AUTO

L’incidenza dellaraccolta nel ramovita sul portafoglio

globale (era il 74,3%nel 2010)

RAMO VITA68,7%

mld

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ONE POISON L

62 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

che non siamo vicini al-l’obiettivo irrinunciabile:creare un organismo di pre-venzione dotato di autono-mia gestionale e patrimonialee costituito da una vera e pro-pria struttura operativa com-posta da personale specializ-zato nelle investigazioni. Leimprese di assicurazione sonoanche pronte a finanziarequesto organismo con un ap-posito contributo».

È possibile invece interve-nire sul sistema bonus ma-lus, da molti giudicatotroppo antiquato?«Su questo tema è al lavoro untavolo tecnico con l’Isvap. Ilnostro obiettivo è chiaro: ten-tare di riportare i sistemi di ta-riffazione alla loro tipica fun-zione, ossia quella di premiarei virtuosi sulla base di un’espe-rienza alla guida provata nelcorso del tempo e penalizzarei più rischiosi. Ciò è reso oggiquasi impossibile dalle cosid-dette norme Bersani, che ob-bligano le imprese a premiareanche chi non lo merita, de-terminando un aumento delfabbisogno tariffario, per lacollettività degli assicurati, del3% ogni anno».

I risultati del quinto stu-dio di impatto quantitativohanno mostrato comunquela solidità finanziaria delle

imprese di assicurazione ita-liane. Quale ruolo dovrebbeassumere allora il compartonel rilancio dell’economiareale? Qual è il significato delPiano industriale per il Paeselanciato insieme ad Abi?«È vero, le compagnie di assi-curazione italiane hanno con-fermato anche durante questacrisi la loro affidabilità finan-ziaria. Lo dicono da ultimo irecenti “stress test” relativi al di-cembre 2010 richiesti dal regu-lator europeo. Le imprese di as-sicurazione investono le risorsea loro affidate dagli assicurati; lodevono fare garantendo la sicu-rezza, la redditività e la liqui-dità degli investimenti. Già oggicontribuiscono in misura so-stanziale al finanziamento del-l’economia reale, si pensi al fattoche l’industria italiana investecirca 225 miliardi in titoli diStato, oltre 90 miliardi in ob-bligazioni del settore privato equasi 60 miliardi in azioni. Conil piano industriale per l’ItaliaAnia e Abi hanno indicato ilpercorso da seguire per attuarequelle riforme strutturali in-dispensabili per affrontare itemi del contenimento dellaspesa pubblica e della modi-fica della sua composizione, alfine di rafforzare la competiti-vità dell’Italia nello scenariointernazionale».

P er affari e per amore è illibro del giornalista

Vittorio Bruno, pubblicato daRizzoli su iniziativa di Aniaper i 150 anni dell’Unitàd’Italia: un racconto fresco edivertente sulla storia delnostro Paese e sul contributo che il mondo della finanza edelle assicurazioni ha dato al processo di unificazione.«Quel che cerco di sostenere – spiega Bruno (nella foto)– è che gli italiani hanno sempre avuto nel loro dna ilsenso degli affari, lo dimostra il fatto che nel 200 e nel300 sono stati veneziani, genovesi e fiorentini ainsegnare a mezzo mondo come far soldi, difenderli eanche saperli poi far fruttare. Si pensi a Francesco Datini,un piccolo mercante di Prato che, vendendo ecomprando prodotti di ogni genere ma poi ancheassicurando tutto quel che passava per le sue mani, èdiventato uno degli uomini più ricchi d’Europa».

Qual è stato invece il ruolo degli assicuratori nelraggiungimento dell’Unità nazionale?«Nessuno vuole sminuire l’importanza dei vari Garibaldie Mazzini, ma il Risorgimento avrebbe potuto prenderetutt’altra piega se non vi fossero stati ancheimprenditori, finanzieri e assicuratori disposti asostenere un Regno di Sardegna che, non solo nellaPrima guerra di indipendenza ma anche dopo, non haquasi mai avuto in cassa denaro sufficiente nemmenoper rifornire l’esercito di cavalli, cannoni e fucili. Tantoche Cavour, per tentare l’impresa di Crimea e potersisedere al tavolo dei grandi a Parigi, fu costretto achiedere supporto finanziario alle assicurazioni e a farsiprestare 4 milioni di sterline dalle banche inglesi. Esarebbe formativo anche sapere che lo Stato italiano, inquesti 150 anni, ha quasi sempre dovuto misurarsi conun debito pubblico debordante. Ieri come oggi. La storiapurtroppo non cambia».

Quale dev’essere allora oggi il ruolo delleassicurazioni?«Intanto il loro alto livello di capitalizzazione è servito aevitare che l’Italia non facesse la fine di altri paesi almomento del crac delle Lehman nel 2008. E anche oggila maggior parte delle compagnie mostra una solidità diimpianto che è fonte di garanzia. Non è un caso, adesempio, che le assicurazioni Generali di Trieste nonsiano state declassate dalle società di rating».

Un popolo di santi,poeti e assicuratoriIl giornalista Vittorio Bruno racconta in unlibro come l’innato senso degli affari abbiacondotto gli italiani all’Unità nazionale

� �

MERCATO ASSICURATIVO

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64 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

L’integrazione clinica in ambito ospe-daliero è un processo avviato anchein Italia e sempre più fondamen-tale. La cartella clinica elettronica

ha ormai sostituito di fatto la vecchia cartellacartacea ed è in grado di tener traccia dei datie degli interventi effettuati sui pazienti, può ri-cevere dati da fonti diverse e consente al per-sonale di verificare e validare le informazioniinserite. Persiste però un problema sostan-ziale, come sottolinea Emilia Canteiro NetoIngegnere Clinico di Nuvon Italia, filiale ita-liana con sede a Trieste di una società ameri-cana che si occupa di rendere efficace l’inte-grazione clinica in ambito ospedaliero:«Quando si interviene sul sistema informativoospedaliero, un ricorrente anello debole del-l’integrazione è il sistema di alimentazionedella cartella clinica elettronica con i dati delpaziente. Impensabile trasferire in modo facile,diretto, continuo, affidabile il maggior nu-mero di dati del paziente basandosi su una ri-levazione manuale degli stessi. Come pensarepoi di affiancare a questi dati anche i dati pro-venienti dal sistema di gestione delle entrate edelle dimissioni dei pazienti? E i dati ammi-nistrativi delle degenze? Come garantire la si-curezza della comunicazione? Serve qualcosadi automatico, modulare, facile da far convi-vere con i sistemi esistenti, che ti permette diaccedere ai dati da punti diversi della strutturae comunque certificato».

Ci sono soluzioni certificate disponibilioggi per rafforzare la sicurezza e colmare ilgap evidenziato?«Nella nostra esperienza, lo standard richiestodalle strutture sanitarie non può prescinderedalla certificazione che vale tanto quanto laqualità tecnica e l’innovatività delle soluzioniproposte. Certificare un sistema richiedetempo, capacità tecnica, ma significa soprat-

tutto garantire che esso farà quello che pro-mette quando serve. La nostra struttura si è or-ganizzata e specializzata nel corso degli anniper assicurare un forte, affidabile, sicuro anellodi collegamento tra i dispositivi che operanosui pazienti e le cartelle cliniche elettroniche.Il VEGA™ System, questo è il nome della no-stra piattaforma di integrazione, è nato sullabase di un bisogno inizialmente presente ne-gli Usa: acquisire e convogliare in modo sicuroe omogeneo i dati dai numerosi e diversi di-spositivi medici sparsi per i reparti verso la car-tella clinica del paziente, senza bisogno dipersonale tecnico di supporto; trasferire i dati

Ancora oggi la maggior parte dei dati clinici del paziente

va persa se non viene documentata

e analizzata immediatamente dal medico.

A confronto con Emilia Canteiro Neto di Nuvon Italia

Lucrezia Gennari

L’importanza dei dati clinici

Emilia Canteiro Neto,

ingengere clinico di Nuvon

Italia Srl, Trieste

[email protected]

INFORMATIZZAZIONE DEI DATI

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 65

Emilia Canteiro Neto

senza perderli e con la dovuta riservatezza eaffidabilità».

Quindi, in definitiva, una soluzione didomani è disponibile già oggi.«Il VEGA™ System è oggi una realtà per col-mare il divario, per assicurare il collegamentotra dispositivi medici, nuovi e meno recenti,e cartelle cliniche elettroniche. La piattaformaè già installata e funzionante negli Usa, è ap-provata dalla Food and Drug Administration,è certificata come dispositivo medico CE diClasse I, è in grado di riconoscere automati-camente i dispositivi medici che ad essa ven-gono collegati tramite rete, wireless o collega-mento seriale. Al massimo basta attaccare lamacchina e i dati fluiscono. Spostamento deidati, integrazione di nuove apparecchiaturenon sono più un problema di infermieri, me-dici e operatori. Se si pensa, ad esempio, checiò aiuta a tenere il personale non medicofuori dalle sale operatorie perché non è ri-chiesto il suo intervento anche in caso di pro-blemi alle apparecchiature, è evidente il van-taggio anche per la sicurezza del paziente e perla gestione degli ambienti».

Quali altri vantaggi ha la piattaforma?«I vantaggi sono numerosissimi. Per esempio,sotto il profilo del costo dell’assistenza e dellapossibilità di certificare i tempi dedicati a cia-scun paziente il VEGA™ System può dare unsupporto all’amministrazione degli ospedali e

delle case di cura private: grazie alla possibilitàdi tracciare gli interventi sul paziente, il sistemaè in grado di definire con precisione i tempi diservizio, l’attenzione al paziente, quindi di do-cumentare il rispetto di tempi minimi di at-tenzione che sempre più sono alla base della re-munerazione delle prestazioni, soprattutto inconvenzione. Inoltre può favorire un più facilesuperamento dei confini fisici della strutturaaprendo a prospettive di cura fuori da essa: adomicilio, in RSA, Case di cura e di riposo. Itecnici intervengono quando effettivamenteservono, il personale medico e infermieristicopuò eseguire semplici operazioni facili da im-parare e senza criticità alcuna per il paziente, laformazione al personale non richiede tempilunghi per assicurare piena operatività: tuttociò, assieme a sicurezza e certificazioni, rap-presenta il valore aggiunto del VEGA™ Sy-stem, rendendo disponibile oggi l’obiettivoaziendale di assicurare un “Point of Care...Anywhere™”».

Quando si interviene sul sistemainformativo ospedaliero, un ricorrenteanello debole dell’integrazione è ilsistema di alimentazione della cartellaclinica elettronica con i dati del paziente

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Il Gruppo IC Intracom “scalda i muscoli”in attesa di una ripresa del mercato.Quella che, a tutti gli effetti, è ricono-sciuta come una delle realtà informatiche

più dinamiche sul panorama europeo, trovanella filiale italiana la sua colonna portante. ICIntracom Italia Spa è oggi la componente dimaggior successo del gruppo nato in Germa-nia nel 1986. A confermarlo è anche il suopresidente, Alessio Perin. «Il bilancio per il2010 è largamente positivo – spiega Perin –.Negli anni siamo riusciti ad adottare una stra-tegia di business in grado di interpretare eanticipare le esigenze e le richieste del mercato,

cercando di assumere lecaratteristiche di un veroe proprio fornitore di“soluzioni di problemi”».La società è uscita dalloschema rigido dell’IT in-teso come “informaticauguale pc”, assecon-dando invece una ten-denza a pervadere e con-taminare di tecnologiaogni aspetto della vitaquotidiana, dalla foto-grafia alla musica, dallosport all’home automa-tion, dai viaggi allo stu-dio, il tutto rendendosempre più efficiente

l’insieme dei servizi di assistenza e riducendole tempistiche di consegna. «Sicuramente lacapacità di intuire la reciproca contamina-zione fra informatica, elettronica e tecnologia,allargando i nostri orizzonti ad ambiti semprepiù eterogenei, ha rappresentato per noi laformula vincente» sottolinea Perin. E il mer-cato, a tutto questo, ha risposto.

Il settore soffre ma voi crescete.«Vero, nel 2010 si è registrato un decrementogenerale del mercato, secondo Assinformdell’1,4%, mentre noi abbiamo chiuso l’ul-timo fatturato con un incremento complessivodel 14,6%. È anche vero che il 2011 è unanno difficile, in cui il peggioramento delcontesto economico internazionale e il forteclima di incertezza hanno ulteriormente com-presso il mercato dell’IT. Ciò nonostante ICIntracom continua a mantenere un trend dicrescita, seppur più contenuto rispetto al2010, anno che ha beneficiato di situazioninon ricorrenti, come ad esempio il passaggioalla tv digitale, che ha trasmesso un forte im-pulso a tutto il settore audio e video».

Quali prodotti stanno garantendo le mi-gliori performance sul mercato?«Tutti quelli legati al networking e al wirelessin particolare. È evidente che la progressivadiffusione della banda larga unita alla co-stante diminuzione dei costi, sia dell’har-dware che dei servizi di connettività, spinge auna diffusione sempre più capillare di reti e

Oltre l’orizzontedel personal computerAbbandonando lo schema classico di azienda informatica “software-centrica” e puntando

al più eterogeneo mondo consumer, IC Intracom Italia ha trovato la ricetta per crescere

nonostante la crisi. A parlarne è Alessio Perin

Andrea Moscariello

Alessio Perin,

presidente di IC

Intracom Italia Spa.

A destra, la sede

di Sacile (PN)

www.icintracom.it

INFORMATION TECHNOLOGY

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 67

infrastrutture».Il vostro gruppo nasce in un paese, la

Germania, il cui modello produttivo edeconomico sta sostenendo l’intero conti-nente in questo periodo di crisi. Qualiaspetti dell’impresa tedesca avete mante-nuto?«Dell’impresa tedesca, e più in generale delgruppo IC Intracom, abbiamo mantenuto,la grande attenzione e cura per i prodotti le-gati all’accessoristica per l’informatica, con-traddistinti dal marchio “Manhattan”, e per ilgrande mercato dei prodotti per il networ-king, contraddistinti dal marchio “Intellinet”.Valore aggiunto della componente italiana,invece, è l’attitudine alla continua ricerca diopportunità e di spazi, riuscendo a coniugarela figura di produttore con l’attività di distri-butore di prodotti e marchi di terze parti».

Su cosa vi concentrerete in futuro?«Ciò che è importante è mantenere una grandecapacità di osservazione, del mercato, della so-cietà, delle tendenze. L’innovazione ha il com-pito di fornire risposte e soluzioni ai cambia-menti. E la moderna distribuzione di cui ICIntracom fa parte ha il compito di rendere leinnovazioni rapidamente disponibili trasferen-dole sul mercato. È questo il binario su cuiviaggiare per restare competitivi».

Mentre quali aspettative ha nei confrontidel comparto italiano ed europeo?«È difficile avere una prospettiva. Verrannotempi migliori quando Italia ed Europa si la-sceranno alle spalle la situazione difficile cheormai da diversi anni sta condizionando ne-gativamente tutta l’economia. Ma è anchevero che le crisi sono un’occasione per fare se-lezione, per aumentare la competitività e perriscrivere le regole del gioco, ridefinendo va-lori e obiettivi. È quello a cui noi stiamo la-vorando, per essere in perfetta forma quandoi mercati riacquisteranno fiducia e il ventodell’economia riprenderà a soffiare».

Alessio Perin

UN’ESPANSIONE GLOBALEIl gruppo IC Intracom nasce in Germania nel 1986 da un gruppo di im-

prenditori tedeschi e diventa rapidamente un punto di riferimento nelmercato dell’informatica. Successivamente, vengono fondate la sedeamericana e numerose filiali nel mondo. Oggi ne conta 13 per un fattu-rato consolidato di oltre 150 milioni di dollari, oltre 500 distributori e70mila clienti dislocati in 50 nazioni. IC Intracom Italia Spa è oggi la re-altà più importante e di maggior successo di tutto il gruppo. Costituita nel1990 si è contraddistinta per la sua continua crescita e affermazione sulmercato italiano, diventando punto di riferimento nei settori del datacommunication, delle reti strutturate, del cablaggio di reti, di cavi e ac-cessori per computer. I marchi leader nel mercato italiano di IC Intracomsono Manhattan (accessori per computer) e Intellinet (Data communica-tion e prodotti per il networking).

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Iporti e i cantieri navali, così come il settoredella nautica da diporto e quello delle at-trezzature per l’ormeggio e la depurazionedelle acque, offrono tantissime opportunità

di sviluppo per tutte quelle realtà operanti nelcampo della costruzione e manutenzione di im-pianti elettrici industriali e civili. «La diversifi-cazione del business rappresenta una scelta ne-cessaria all’interno di un contesto come quelloattuale. La crisi economica e finanziaria ha infattiprodotto un generale riassestamento dei com-parti produttivi tradizionali, obbligando le im-prese a far fronte anche alla difficoltà generate dauna continua e progressiva migrazione della pro-duzione verso Paesi economicamente più appe-tibili, caratterizzati da un basso costo della ma-nodopera», sottolinea Pompeo Tria, fondatore epresidente della Step Impianti srl, azienda diTrieste nata nel 1995 e in breve tempo afferma-tasi come un punto di riferimento per tutto ilcomparto dell’impiantistica.

Quali sono state le strategie adottate dallavostra azienda per conquistare nuovi mercatipotenzialmente interessanti?«In questi anni abbiamo messo in atto una pro-fonda riorganizzazione degli assetti aziendali,passando da una solida realtà d’indotto a unastruttura industriale customer-oriented, e am-pliando contemporaneamente la nostra offerta diservizi verso la realizzazione di impianti e si-stemi “chiavi in mano”, sempre più richiesti dai

nostri committenti. A questo proposito nel 2006abbiamo acquistato gli ex stabilimenti Ansaldo diTrieste, con l’obiettivo di realizzare un vero eproprio polo produttivo integrato per gettare lebasi di quello che è stato ribattezzato come il no-stro “programma di sviluppo competitivo”».

In cosa consiste, nel dettaglio, questo pro-gramma?«Il programma di sviluppo messo in atto dal-l’azienda è il risultato degli studi portati avanti daun gruppo di lavoro appositamente costituito,con lo scopo di individuare nuove aree e settoriverso cui indirizzare i futuri investimenti, per

L’impiantistica industriale guarda al mare e cerca nuovi sbocchi per un’attività

fortemente specialistica, condizionata dagli scenari determinati da una situazione

economica ancora incerta. L’esperienza di Pompeo Tria

Diego Bandini

Nuove energie dall’economia del mare

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Al centro, Pompeo

Tria, fondatore e

presidente della Step

Impianti Srl di Trieste,

assieme ai figli

Anna e Paolo

www.stepimpianti.it

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 71

cercare di emancipare la nostra attività, fino apoco tempo fa strettamente collegata alle sorti dipochi grandi committenti. Questo gruppo, for-mato da tecnici e professionisti altamente spe-cializzati, coordinati nel loro lavoro dai mieidue figli, Paolo e Anna, ha fornito indicazionipreziose, che ci hanno portato a rivolgere la no-stra attenzione, ad esempio, verso il settore por-tuale e della cantieristica navale. In ambito ma-rittimo, infatti, i sistemi domotici e di controllostanno trovando grandissima applicazione. Cre-diamo molto nelle potenzialità offerte dalle co-siddette “autostrade del mare”, che riteniamo lasoluzione ideale per permettere un’efficiente mo-vimentazione delle merci senza gravare ulterior-mente sulle infrastrutture terrestri, costrette asopportare livelli di traffico sempre più elevati».

Su quali altri settori intendente puntare nelprossimo futuro?«Il settore delle costruzioni civili presenta sicu-ramente interessanti prospettive di crescita. Inquesto campo grazie anche alla preziosa colla-borazione di un’altra azienda del gruppo, la Di-gital Impianti srl, abbiamo provveduto all’ac-quisto di una serie di immobili dismessi,ricostruendoli con materiali innovativi fruttoanche della nostra attività di ricerca e sviluppo.Quella riguardante i sistemi di gestione e di mo-

vimentazione di materiali per grandi complessiindustriali è un’altra delle aree su cui Step e Di-gital Impianti stanno investendo con forza. Que-sto è un settore particolarmente complesso, inquanto richiede competenze specifiche e tra loromolto diversificate, che vanno dalla progetta-zione e realizzazione di strutture metalliche com-plesse, all’oleodinamica, all’elettronica, all’infor-matica. Per riuscire a soddisfare le esigenze delmercato, dunque, abbiamo avviato un serio pro-gramma di formazione delle risorse umane, prov-vedendo anche ad effettuare nuove assunzioninonostante il periodo di crisi».

Quali sono stati, a questo proposito, gli ef-fetti della crisi sull’azienda?«Abbiamo attraversato anni difficili, con una ri-duzione delle commesse e del fatturato dovutaalla carenza di investimenti attuati dai nostriprincipali committenti. La crisi, e la conseguente � �

Crediamo molto nelle potenzialitàofferte dalle cosiddette “autostradedel mare”, la soluzione idealeper permettere un’efficientemovimentazione delle merci

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72 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

le vostre linee guida a questo proposito?«La ricerca e lo sviluppo di soluzioni sempre piùinnovative e performanti sono indispensabili nelnostro lavoro. Anche durante la fase più acutadella crisi, infatti, non abbiamo mai smesso di in-vestire risorse considerevoli per cercare di mi-gliorare continuamente i nostri standard. È pro-prio grazie all’impegno profuso quotidianamentedal nostro staff che oggi possiamo svolgere, adesempio, un ruolo di primo piano anche sulmercato delle energie rinnovabili, prestando lanostra opera per la realizzazione di impianti eo-lici, fotovoltaici e a biomasse. Presto inoltre sa-remo in grado di produrre in totale autonomialuci e lampadine alimentate da tecnologia a led,una tecnologia assolutamente ecosostenibile sem-pre più utilizzata, tra le altre cose, per l’illumi-nazione di strade e parchi pubblici».

Come riuscite a garantire l’elevato livelloqualitativo delle produzioni?«La nostra volontà è stata sempre quella di man-tenere e migliorare gli standard qualitativi del-

necessità di individuare nuove opportunità dibusiness, ci ha però fornito la spinta decisiva perattuare quella politica di diversificazione che oggici contraddistingue. Siamo convinti di essercilasciati il periodo più difficile alle spalle, e oggiguardiamo con fiducia al futuro. Nonostante iproblemi siamo riusciti a mantenere la nostra po-sizione sul mercato, chiudendo il 2010 con unfatturato pari a circa cinque milioni di euro. Il2012 dovrà essere, per noi, l’anno della definitivaripresa, e per questo contiamo di tornare, entrobreve, ai livelli produttivi precedenti alla crisi».

Un’attività così variegata dovrà essere ne-cessariamente accompagnata da un intensoprogramma di ricerca e sviluppo. Quali sono

� �

IMPRENDITORI DELL’ANNO

UN LAVORO SINERGICOPer integrare al meglio il campo di attività

in continuo ampliamento dell’azienda,nel 2002 è stata creata la Digital Impiantisrl, azienda specializzata in attività di pro-gettazione, montaggio e manutenzione diimpianti nei settori dell’automazione civile eindustriale, con una particolare attenzionealla viabilità marittimo – portuale. In armonia

con le strategie di sviluppo e diversifica-zione di Step Impianti, infatti, Digital ha ri-volto la propria organizzazione al settoreportuale e dei cantieri, dove opera nelcampo della meccanica di sollevamento perle attività di carico e scarico merci dallenavi, attraverso l’uso di diverse strumenta-zioni, tra cui sollevatori, autogru, motopale e

gru di banchina. Una partnership di suc-cesso, che ha prodotto ricadute positive an-che da un punto di vista occupazionale.Un’ulteriore conferma di quanto sia impor-tante riuscire a “fare squadra”, nella spe-ranza che questa esperienza possa servireda stimolo per le tante imprese alla base deltessuto produttivo regionale.

�La crisi ci ha fornito la spinta decisivaper attuare quella politica

di diversificazione che oggici contraddistingue

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 73

l’azienda, perseguendo l’obiettivo altrettanto im-portante della customer satisfaction. Prova ne siache dal 2002 siamo dotati della certificazione delSistema di Gestione della Qualità secondo lenorme Iso 9001:2000, affiancata dalla certifica-zione Euro Soa per la categorie Og10, Og11,Os30. Coerentemente con questa linea, per il fu-turo puntiamo al conseguimento anche di tuttequelle certificazioni inserite nella vasta gammadell’etica d’impresa».

Da un punto di vista geografico, quali sonoi mercati che offrono le maggiori prospettive?«II potenziamento delle nostre capacità com-

merciali è un altro dei capisaldi del programmadi sviluppo attuato. Intendiamo mettere la no-stra esperienza e il nostro know-how al serviziodi quelle aree dalle grandi potenzialità, attra-verso l’insediamento in loco di nostri presidi e ladefinizione di partnership commerciali strategi-che. Pur rivolgendoci ancora prevalentemente almercato europeo, quindi, non escludiamo in unprossimo futuro di estendere le nostre attività

nell’ambito dei cosiddetti Paesi Bric - Brasile,Russia, India e Cina, che continuano a crescerea ritmi impressionanti».

Sulla base della sua esperienza di impren-ditore, come ha reagito il sistema economicoregionale alla crisi e quali politiche andreb-bero implementate per favorire la crescita?«In Friuli Venezia Giulia esistono tantissime re-altà imprenditoriali capaci di competere ai mas-simi livelli sui mercati internazionali. Dal miopunto di vista credo che l’unico modo per raf-forzare il tessuto produttivo locale sia favorire esalvaguardare le piccole e medie imprese, cherappresentano la spina dorsale del nostro si-stema. In questo senso anche la politica do-vrebbe però essere più presente, sostenendomaggiormente le aziende che investono sul ter-ritorio. Per quel che ci riguarda, infine, vo-gliamo continuare a operare nell’interesse eco-nomico e di sviluppo della nostra città, per laquale il mare rappresenta da sempre un grandepatrimonio, da tutelare e valorizzare».

Pompeo Tria

Questo il risultatoraggiunto

dall’azienda relativoall’attività del 2010

FATTURATO

5mln

Page 66: Dossier Friuli 10 2011

«Se un tempo le richieste e gli ordi-nativi giungevano dall’Europa,oggi il baricentro si è spostato sunuove aree emergenti, come il

Sud America o i Balcani». Andrea Lazzarini, nu-mero uno di Ralc Italia, osserva quello che, a tuttigli effetti, rappresenta il mutamento più signifi-cativo per l’economia globale. L’azienda di SanGiorgio Nogaro, leader nella produzione di mac-chinari per la lavorazione del tubo e del metallo,dalla loro progettazione fino all’assemblaggio,deve oggi confrontarsi con un mercato interna-zionale in perenne evoluzione. «Il nostro obiet-tivo è quello di proporre i nostri macchinari so-prattutto nei paesi in forte crescita, rivolgendociai settori della refrigerazione, del condiziona-mento e della produzione di particolari per l’au-tomotive. Le caratteristiche di precisione e altocontenuto tecnologico dei nostri impianti pos-sono sicuramente garantire non solo la produt-tività, ma anche la qualità finale del prodotto rea-lizzato in questi paesi».

Quali peculiarità vi garantiscono il mante-nimento delle quote di mercato e il vostro li-vello di competitività? «L’azienda si caratterizza per la sua capacità di in-dividuare le soluzioni più adeguate alle necessitàproduttive che i committenti ci sottopongono,attraverso un servizio completo che va dalla pro-gettazione tecnica ed esecutiva all’assistenza nelfunzionamento operativo dei prodotti realizzati.Soprattutto, il nostro punto di forza è rappre-

L’innovazione conquistai mercati emergenti Alta qualità del prodotto e avanguardia tecnologica. Questi gli elementi con cui occorre

presentarsi sul mercato internazionale. Investendo in ricerca e cercando nuove partnership

strategiche. Il caso di Ralc Italia dalle parole di Andrea Lazzarini

Guido Puopolo

sentato da una conoscenza profonda e reale dellamacchina prodotta, come risultato del fatto chetutte le fasi di realizzazione, dalla sua ideazione alsuo assemblaggio, avvengono nei nostri stabili-menti. A ciò fa seguito la capacità di realizzare lasoluzione il più possibile corrispondente ai par-ticolari bisogni di ogni singolo committente, so-luzione che però sia allo stesso tempo in linea conle tendenze attuali di mer-cato. Ci presentiamo co-stantemente sul campoglobale, con la presenza afiere settoriali. L’ultima acui abbiamo partecipato,ad esempio, è stata la Tu-botech, dal 4 al 6 Ottobrea San Paolo, in Brasile.Inoltre, siamo già prontiper nuove esposizioni a Pa-rigi, Dubai e Düsseldorf».

Nel vostro ambito unodei punti fondamentaliresta l’investimento sullaricerca e lo sviluppo.«Senza la ricerca sarebbeimpossibile poter competere sui mercati inter-nazionali. Dal 2007, infatti, siamo riconosciuticome laboratorio di ricerca accreditato presso ilMiur, a testimonianza degli sforzi compiuti. Pun-tiamo molto, inoltre, alla collaborazione con gliistituti tecnici della Regione, al fine di contribuirealla formazione delle nuove generazioni, con l’au-

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Andrea Lazzarini,

titolare della

Ralc Italia Srl

di San Giorgio

di Nogaro (UD)

www.ralcitalia.com

74 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 67: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 75

Andrea Lazzarini

spicio che la scuola possa fornire un’istruzione ilpiù possibile vicina al mondo del lavoro».

L’attenzione ai mercati emergenti è semprepiù decisiva per il vostro business. Ciò signi-fica che rallenterete la presa su quelli tradi-zionali? «Per nulla. L’interesse verso i mercati emergentinon deve mai distogliere l’attenzione per il ter-ritorio europeo, nel quale siamo radicati su piùfronti. La nostra intenzione di penetrare i mer-cati esteri in forte sviluppo, come Brasile e Rus-sia, si basa sulla volontà di crescere ulterior-mente, presentando a un nuovo bacino diinvestitori i nostri macchinari come modelli dialta qualità, che corrispondano alle necessitàeconomiche e ai trend di mercato. Non da ul-timo cito la Thailandia e i mercati asiatici, suiquali riponiamo grandi aspettative per il futuro».

Nel giugno scorso è avvenuta la presa ingestione della ditta Cts Conni Srl, storica re-altà emiliana specializzata nella produzione disegatrici a lama circolare e applicazioni per lalavorazione del tubo. Quale valore aggiuntopuò derivare da questa collaborazione?«I bisogni, le caratteristiche e le abilità delle dueaziende, ora riunite sotto la stessa gestione, sonoassolutamente complementari. Il carattere dellemacchine Cts, ad esempio, ha portato a un po-tenziamento e a una sistematizzazione della lororete commerciale, della quale potrà beneficiareRalc Italia. Allo stesso modo possediamo una

grande flessibilità nella progettazione e realizza-zione di soluzioni ad hoc. In questo senso anchele linee produttive possono essere complemen-tari, consentendo un potenziamento della pre-senza commerciale delle aziende sul mercato e unampliamento della gamma e della completezzadi soluzioni rappresentata dai prodotti offerti».

Nonostante la crisi avete raggiunto impor-tanti risultati nell’ultimo biennio. E per il fu-turo?«In questi ultimi anni abbiamo fatto registrareuna crescita costante, sia in termini di produ-zione che di fatturato, ottimizzando i costi di ge-stione e puntando sulla qualità delle macchine,tanto che il bilancio 2011 dovrebbe chiudersicon un incremento pari a circa il 30% rispettoall’anno precedente. Abbiamo inoltre realizzatoimportanti investimenti, che ci hanno permessodi aggiudicarci una serie di commesse che ci im-pegneranno notevolmente nei prossimi mesi,con l’obiettivo di fornire sempre un servizio ade-guato alle esigenze dei committenti, in linea congli equilibri economici dettati dal mercato».

��Oggi la qualità delle nostre macchineè riconosciuta e apprezzata dal Brasilealla Russia, senza dimenticarela Thailandia e i mercati asiatici

È la crescitaregistrata dalla Ralc

nell’ultimo anno

FATTURATO +30%

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76 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Aguidare l’evoluzione di una societàmolto spesso sono i cambiamentidel mercato, che suggeriscono agliimprenditori su quali nuovi settori

concentrarsi e quali innovazioni presentare. Interritorio friulano, un’azienda che ha fattodell’evolversi la sua arma vincente, tanto davincere nel 2009 il Premio per l’IniziativaImprenditoriale, è la Fluidodinamica. Fon-data più di trent’anni fa da Giacomo Nar-done, attuale amministratore unico, ha ini-ziato operando nel campo dell’automazioneindustriale attraverso la commercializzazionedi componenti e ricambi per impianti indu-striali di tipo pneumatico e oleodinamico. Inseguito, ha allargato l’attività alla progetta-zione e realizzazione di interi impianti oleo-dinamici secondo le specifiche richieste deiclienti. E oggi, ha puntato la propria atten-zione sull’integrazione di sistemi meccatronicie robotizzati. «Abbiamo compiuto questo en-nesimo passo evolutivo – spiega Federico Nar-done, figlio del fondatore di Fluidodinamicae responsabile dei sistemi integrati – in mododa riuscire a fronteggiare la concorrenza e imercati emergenti e in modo da offrire ainostri utenti la possibilità di disporre di mezziottimali per mantenere il lavoro in Italia enon spostarlo all’estero».

Nello specifico, che cosa prevede questanuova attività aziendale?«L’integrazione di sistemi meccatronici e ro-botizzati prevede la realizzazione di impiantidi automazione completi, chiavi in mano ecomprendenti robot industriali e attuatorielettrici controllati nel loro insieme da unsoftware. L’impianto viene ideato e studiato incollaborazione con il cliente e una volta pro-

gettato e assemblato è sempre l’utente chedeve approvare il prodotto finito. Ottenuto ilconsenso, l’impianto viene trasferito e instal-lato presso lo stabilimento del cliente, a cuivene offerto anche un corso di addestramentoper i tecnici aziendali, una manualistica com-pleta, la documentazione riguardante la mar-catura Ce e un efficiente servizio post-ven-dita».

Quali cambiamenti, sul piano organizza-tivo, ha richiesto questo nuovo ramo azien-dale?

Integrazione, trasversalità di utilizzo e servizio chiavi in

mano. Federico Nardone presenta le caratteristiche dei

nuovi sistemi meccatronici e robotizzati

Emanuela Caruso

Innovazioni nei sistemimeccatronici e robotizzati

Giacomo Nardone, titolare e fondatore della Fluidodinamica Srl di Udine insieme al figlio Federico,

ingegnere responsabile dei sistemi integrati

www.fluidodinamica.com

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Page 69: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 77

Federico Nardone

«Innanzitutto la Fluidodinamica ha dovutoinvestire sulla specializzazione del personale eattualmente su un totale di 14 collaboratori,ben 5 sono ingegneri. Quindi è stato datomaggior risalto alle competenze adatte a que-sta nuova attività. Poi, la forza vendite ha in-trapreso una serie di training e corsi di for-mazione per poter proporre al meglio ilnuovo prodotto. Infine, abbiamo dovuto al-lestire uno showroom in una parte del nostrostabilimento, dove effettuiamo per i nostriclienti dimostrazioni e test con macchinereali».

La vera forza di questi innovativi im-pianti sta nella loro trasversalità d’impiego.Quali sono i settori che maggiormente siinteressano ai vostri prodotti?«Quasi tutti i settori del mercato italiano e in-ternazionale possono trarre vantaggio dal-l’utilizzo dei nostri impianti robotizzati. Inparticolar modo possiamo citare l’industriaalimentare, ad esempio con la movimenta-zione del caffè e delle bottiglie d’acqua; l’in-dustria farmaceutica, con la manipolazionedella componentistica medicale, come le sac-che per il plasma o i farmaci; l’industria elet-tronica, con l’assemblaggio di specifici com-ponenti, ad esempio i sensori del gas; e

l’industria meccanica, con l’asservimento dellemacchine utensili».

Quali sono gli obiettivi futuri della Flui-dodinamica?«I piani di sviluppo aziendale per il breve-medio termine includono ingenti investimentiper l’internazionalizzazione della società el’espansione del nostro mercato nelle zonedell’Austria e della Slovenia. In questo obiet-tivo saremo aiutati anche dalla partnershipcon Festo AG&Co di Stoccarda, infatti il con-tratto di collaborazione prevede l’accesso adavanzate risorse di ricerca e sostegno perl’espansione della nostra attività. Inoltre, vo-gliamo riportare il nostro fatturato, che dal-l’inizio dell’estate 2011 è di nuovo in crescita,ai valori ottimali del 2008, quando la Fluido-dinamica ha quasi toccato i 5 milioni di euroguadagnati».

Le peculiarità degli impianti robotizzatisono le avanzate tecnologie utilizzatee la trasversalità d’impiego, che rendequesti impianti indispensabiliper ogni settore industriale

Page 70: Dossier Friuli 10 2011

In bilico tra stagnazione e sviluppo, il si-stema imprenditoriale italiano scegliedi progredire internazionalizzandosi.Perché per crescere in Italia è ormai in-

dispensabile crescere all’estero. Solo frequen-tando i mercati internazionali si acquista unavisione a più ampio raggio e si aprono nuovimercati che dall’Italia non sarebbe possibilevedere. Senza dimenticare il territorio d’apparte-

nenza, anzi portando alla luce d’oltreconfinel’eccellente laboriosità che lo caratterizza, apartire dal 1971 la Brovedani si è trasformatada azienda artigiana a una multinazionale ta-scabile ad alta tecnologia operante nel settoredella meccanica fine e dei servizi avanzati. «Anche in Friuli si possono creare eccellenze edifenderle durante la crisi; basta recuperarel’operosità, la curiosità e l’intraprendenza cheda sempre caratterizzano l’area e sommarle

«Il processo d’internazionalizzazione è fondamentale non solo per crescere, ma anche per salvare

il lavoro in Italia». Il monito di Sergio Barel richiama il comparto industriale friulano che,

con la componentistica meccanica di Brovedani Group porta un nuovo esempio di best practice

Adriana Zuccaro

La meccanica cresce con l’internazionalizzazione

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Page 71: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 79

Sergio Barel, Ad e

direttore generale di

Brovedani Group Spa.

Sopra e in apertura

alcuni ambienti

dello stabilimento

in Slovacchia

alle best practice mondiali della gestione d’im-presa senza le quali risulta oggi impossibilecompetere». Con l’esperienza e la lucidità chesi confanno alla duplice posizione di ammi-nistratore delegato e direttore generale, l’in-gegnere Sergio Barel descrive le dinamiche diinternazionalizzazione e crescita della societàper azioni Brovedani Group.

Partendo dal 1947 – anno di fondazionedel primo nucleo della Brovedani – come ècambiato il mondo della meccanica? «Nel corso degli anni, il progresso tecnologicoè stato notevole. Nelle lavorazioni meccanichela completa evoluzione delle macchine – dameccaniche a idrauliche fino alle elettronichedei giorni nostri –, ha cambiato totalmentel’approccio alla produzione. Questo ha resopossibili livelli di precisione e produttivitànon prevedibili fino a pochi anni fa. L’av-vento delle analisi di process capability ha poireso molto più facile le curve di apprendi-mento dei processi interni fino a renderli oggi“trasportabili” secondo la logica della globa-lizzazione. Non a caso ilgruppo ha installato nuovesedi in Italia, Slovacchia eMessico, e oggi consta di 4società e 5 siti produttivi».

In termini di bilanci eredditività imprendito-riale, quali vantaggi haportato la costituzione delgruppo e il decentramentoproduttivo in 5 unità?«Con la crescita dimensio-nale dell’originaria Brove-dani di San Vito al Taglia-

mento, muovendosi in Italia e poi in Europafino a toccare suoli internazionali, è diventatofondamentale darsi una struttura organizzativae di governance in grado di tenere tutti moltovicini ma al tempo stesso di favorire gli indi-spensabili processi di delega operativa con ne-cessaria autonomia decisionale. Il costituireun Gruppo è stato pertanto una necessità maanche uno strumento di ulteriore sviluppo ecrescita. Ovviamente il processo di interna-zionalizzazione ha portato anche capacità di in-vestimento e redditività tali da consentire unosviluppo sostenibile».

Unità produttive in Slo-vacchia e Messico: esistonodelle ragioni specifiche chegiustificano queste sceltelogistiche? «Per noi la Slovacchia rap-presenta il trampolino di lan-cio verso l’Europa dell’Est,l’ideale “corridoio” verso queimercati e l’escamotage utile aridurre l’impatto di alcunicosti. L’Italia per l’Europa ri-mane il luogo dei compo-nenti a più alta tecnologia,

La vicinanza alla Germania e al suosistema industriale, hanno consentitoalla Brovedani di essere considerataspesso un’isola tedesca in Italiasommando i lati positivi delle dueculture industriali

Sergio Barel

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80 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

mentre la Slovacchia è lo stabilimento desti-nato a diventare il più grande per volumi. IlMessico nasce dalla strategia di esportare lenostre tecnologie nel mercato Nafta e in par-ticolare negli USA. Inoltre, occorre rilevarecome negli ultimi venti anni il mercato statu-nitense abbia registrato un impoverimentotecnologico in ambito manifatturiero che orapreclude, senza la presenza di alcuni fornitoriEuropei e Giapponesi, lo sviluppo dei nuovisistemi di riduzione dei consumi, ad esempio,delle automobili. La prossima rotta verso l’in-ternazionalizzazione non può essere che l’Asia,approdando prima in India e poi in Cina».

Quali sono i principali interlocutori com-merciali del Gruppo Brovedani? «L’azienda Brovedani ha avuto le prime op-portunità di sviluppo lavorando prevalente-mente nel campo degli elettrodomestici Za-nussi e dei computer IBM. Il Gruppo è oggiconcentrato sul comparto automobilisticoavendo come principali clienti i più grandicomponentisti mondiali quali Bosch, Conti-

nental, Delphi, Eaton, Magneti Marelli e San-den. Per questi produciamo milioni di com-ponenti per i sistemi di iniezione benzina e ga-solio, sistemi frenanti, compressori impianti dicondizionamento e punterie idrauliche, perpiù di 50 stabilimenti al mondo. Oltre l’au-tomotive ci tiene impegnati anche il campodegli elettrodomestici che dal Messico diri-giamo verso il mercato Nafta – North Ameri-can Free Trade Agreement -. Nel prossimofuturo il target è di entrare nel mercato nor-damericano dell’aeronautica; abbiamo infatticreato la Brovedani Aerospace direttamente inMessico».

Tra i punti di forza del Gruppo si anno-vera il rapporto business-to-business chelega le aziende gravitanti intorno ad esso.Come si esplica tale legame?«Nel nostro caso il B2B significa vendere nonun prodotto ma il “proprio saper fare” nelsettore della meccanica. Risolviamo proble-matiche di tipo tecnologico attraverso la for-nitura di pezzi meccanici, e garantiamo un ser-vizio affidabile nella qualità e nella quantità

� �

IMPRENDITORI DELL’ANNO

L’avvento delle analisi di processcapability ha facilitato le curve di

apprendimento dei processi internifino a renderli oggi “trasportabili”

secondo la logica della globalizzazione

Benito Zollia,

presidente di

Brovedani Group Spa.

In alto e nella pagina

a fianco, panoramica

di un’unità produttiva

e componente per auto

Page 73: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 81

L’alto livello tecnologico della componenti-stica meccanica Brovedani è stato rag-

giunto grazie a decenni di gestioni oculate etraguardi concreti in ricerca e innovazione. Tragli obiettivi raggiunti dal Gruppo l’inserimentodella Gestione per Progetti ha permesso di in-quadrare le opportunità di sviluppo con lescelte più opportune. Con l’introduzione delsoftware gestionale Erp la società ha raggiuntoil controllo globale dei flussi logistici, finanziari,di qualità e non solo, in tempo reale. La sceltaprogettuale più innovativa degli ultimi anni èaver implementato le tecniche di Lean Manu-facturing in tutti gli stabilimenti: è aumentata

l’efficienza dei processi, sono stati creati teamdi lavoro trasversali, gli addetti hanno rag-giunto una formazione ad hoc e si è potutogiungere al trasferimento di competenze. Bro-vedani è socio fondatore e principale attoretecnologico di Keymec, centro per la ricerca el’innovazione per la meccanica che è partnerdella Lean Experience Factory, prima espe-rienza di fabbrica modello per il training inLean Manufacturing, promossa dall’Unione In-dustriali di Pordenone con McKinsey, Polotecnologico Camera di Commercio e UnioneIndustriali di Udine.www.brovedani.it

del prodotto, con le moderne regole del just intime. Per fare questo, tutta la catena di forni-tura che si conclude nel cliente finale, deve es-sere gestita al meglio, necessitando quindicompetenze gestionali e tecnologiche al-l’avanguardia. Uno dei punti di forza del-l’azienda è sempre stata l’industrializzazionedei componenti proposti dal cliente con la ri-cerca delle migliori soluzioni per la produ-zione. Attività che si è sempre sviluppata e mi-gliorata con l’utilizzo di conoscenze stratificatenel tempo».

Da quasi mezzo secolo Pordenone costitui-sce parte di uno dei grandi poli dell’industriametalmeccanica italiana. Con tale premessa,oltre la naturale tendenza all’espansionismod’impresa, viene da chiedersi: perché alloradelocalizzare la produzione? «Per Brovedani non si può e non si deve par-lare di delocalizzazione. E non per falsa ipo-crisia ma perché niente di quello che si pro-duceva a San Vito è stato spostato fuori Italia.Il processo in atto è quello dell’internaziona-lizzazione resasi indispensabile da due grandifattori mondiali: insieme allo sviluppo di mer-cati emergenti cresce l’esigenza di prodottinuovi, che necessariamente devono prodursi“in casa”; presso i nuovi mercati i costi sonodiversi e si ripercuotono sui prodotti deter-minando quindi l’impossibilità di continuare

ad essere competitivi esportando dall’Italia. Ilprocesso d’internazionalizzazione è fonda-mentale non solo per crescere ma per salvareil lavoro in Italia. Se non lo facciamo veloce-mente, ben presto qualche azienda dai Paesiemergenti occuperà la nostra quota di mercatominacciando anche la produzione italiana».

Tradizione dunque da una parte e par-tnership con alcune delle più grandi multi-nazionali al mondo dall’altra: un bipolari-smo che sembra contrastare la “cultura”imprenditoriale made in Italy. E invece?Come siete riusciti a conciliare tali aspettiapparentemente contrastanti?«La cosiddetta “cultura imprenditoriale ita-liana” diventa un grosso handicap quando sitraduce in “faccio da solo”. È vero che per leaziende della nostra dimensione, muoversi nelmondo con il bassissimo supporto che le isti-tuzioni italiane e in genere il “Sistema Italia” of-frono è molto difficile, ma grazie ai nostri clientisiamo riusciti a far sinergia e crescere e svilup-parci non soltanto nella dimensione ma soprat-tutto culturalmente, in senso industriale. Inquesto la vicinanza alla Germania e al suo si-stema industriale, hanno consentito alla Brove-dani di essere considerata spesso un’isola tedescain Italia sommando i lati positivi delle due cul-ture industriali: la ferrea pianificazione plurien-nale e l’innovazione creativa».

Sergio Barel

HIGH LEVEL COMPONENTS

È il fatturato concui il Gruppo

Brovedanichiuderà il 2011.Ogni anno, il 15-

20% del fatturatoè destinato

all’investimento

EURO

90mln

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82 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

In alcuni impianti industriali, il “tubo” ri-veste una particolare importanza, inquanto non viene più trattato come unprodotto di “carpenteria”, ma come un

vero e proprio particolare meccanico. Nei pro-dotti di carpenteria metallica in genere, e piùmarcatamente nei tubi, la saldatura introducedelle deformazioni che modificano la geometriadel manufatto a tal punto da rendere necessariauna successiva e costosa lavorazione meccanicaper riuscire a ottenere una specifica precisione di-mensionale. Su questo particolare settore dimercato si è concentrata, con la ricerca e lo svi-luppo di nuove tecnologie, la Narnew srl,azienda triestina che si occupa proprio della co-struzione di tubi meccanici di precisione.

Una svolta tecnica per i tubi meccanici Una particolare tecnica per la

lavorazione dei tubi che consente

di ottimizzare allo stesso tempo

sia i costi che i tempi di produzione.

Per attuarla servono competenze

e attrezzature specifiche.

La descrive Fabio Nardin

Amedeo Longhi

L’amministratore Fabio Nardin spiega: «L’aspettofondamentale di questo procedimento risiedenei costi, inferiori rispetto a quelli di una tradi-zionale lavorazione. Proprio grazie al nostro im-pegno nella ricerca siamo riusciti a svilupparedelle nuove tecnologie che ci forniscono un van-taggio competitivo molto importante». La lavorazione effettuata dalla Narnew comportaquindi importanti vantaggi ma anche diversedifficoltà in fase realizzativa. Continua Nardin:«Sulla base dell’esperienza e forti di un rapportodi partnership stretto e proficuo che intratte-niamo con i nostri principali clienti, abbiamo svi-luppato questa metodologia che ci consente difabbricare tubi estremamente complessi e precisisenza alcuna lavorazione meccanica. I tubi fab-bricati con tale metodologia hanno una preci-sione tale da rientrare in tolleranze di pochi de-cimi di millimetro che li rendono adatti perqualsiasi tipo di applicazione». A questo proposito, Nardin spiega quali sono isettori di destinazione dei prodotti della Nar-new e quali le tipologie di aziende che si riforni-scono presso la società triestina: «Sostanzialmenteserviamo tutti quei comparti che prevedono pro-cessi in cui c’è la necessità di collegare parti dimacchine con notevole precisione. Tipicamenteè il caso dei grandi motori diesel, ma possiamoestendere il discorso a tutte le macchine che

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Alcune fasi

di lavorazione dei tubi

prodotti dalla Narnew

di Trieste

www.narnew.com

Page 75: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 83

Fabio Nardin

hanno la necessità di trasportare qualsiasi tipo difluido come acqua, combustibile, gas, aria, olio,anche ad alta e altissima pressione, così come lad-dove siano obbligatori, per motivi di sicurezza,tubi a doppia parete». Le attrezzature e soprattutto le competenze adisposizione dell’azienda, inoltre, sono peculiari:«Sempre attenta alle esigenze di mercato – spiegaNardin in proposito –, Narnew ha ampliato inpiù fasi gli spazi produttivi, ha adottato nuovescelte strategiche di layout e si è dotata di nuovimacchinari. Sono state inoltre create aree dedi-cate a ogni specifico sub-processo, equipaggian-dole con le più moderne attrezzature». Oltre a di-verse macchine piegatubi a controllo numerico,diversi sistemi di misurazione 3D, numerose sal-datrici automatiche e semiautomatiche, l’aziendadispone anche di una macchina utensile con unbanco da 6000 mm dedicata in particolare allalavorazione di collettori di lunghe dimensioni. «Ilvero punto di forza della Narnew però – prose-gue Nardin – sono le tre macchine a controllonumerico e a posizionamento automatico, pro-gettate e costruite internamente, che permet-

tono l’assemblaggio di qualsiasi tipo di tubo.Proprio queste macchine, unitamente alla spe-cifica formazione del personale, ci permettono direalizzare tubi delle più svariate tipologie, formee dimensioni, con tolleranze di pochi decimi dimillimetro e senza il bisogno di nessun altro in-tervento, raggiungendo così un ottimo com-promesso tra costi e qualità». La gamma dell’offerta è completata da una seriedi servizi integrativi: «Noi consideriamo i clienticome partner con i quali sviluppare una colla-borazione che, dove possibile, si estenda anche almiglioramento del prodotto stesso e all’ottimiz-zazione dei processi e dei costi. La flessibilità nelcercare soluzioni e dare comunque risposte aiclienti è per noi una componente integrante delservizio che offriamo. Ne è un esempio la possi-bilità di fornire kit di montaggio completi che,oltre al particolare tubo o set di tubi, compren-dono anche articoli merceologicamente diversi,come guarnizioni, raccordi, valvole, clamp, equant’altro necessario per rispondere alle parti-colari e specifiche esigenze logistico-produttivedei committenti».

Abbiamo sviluppato una metodologiaper fabbricare tubi estremamentecomplessi e precisi senza alcunalavorazione meccanica, con evidentivantaggi in termini di costi e tempidi produzione

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84 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

manda può corrispondere uno slancio versonuovi mercati e serie riconsiderazioni dei pro-grammi espansionistici.

Anche se la richiesta di servizi è aumen-tata, l’instabilità del comparto metalmec-canico dipende innanzitutto dalla diminu-zione della quantità dei prodotti richiesti.Come possono dunque reagire le impresedel settore?«A fronte dell’esiguità dei lotti di cui si riceverichiesta, appaiono evidenti le esigenze pro-duttive che determinano la continuità dellaproduzione a livello locale. Il discorso invececambia quando si tratta di grandi serie chevengono, infatti, prodotte nelle confinantizone dell’ex Jugoslavia, della Slovacchia e del-l’Ungheria dove i costi sono nettamente infe-riori. La vicinanza a questi potenziali compe-titor, se da un lato può non essere favorevolealle imprese operanti nel settore metalmecca-nico, d’altro canto apre un mercato possibileanche per le nostre realtà aziendali, qualora vo-lessimo intraprendere nuove vie di espansione.Tuttavia, l’asset tecnologico che ci caratterizzapotrebbe costituire un buon elemento di sceltanon comparabile all’economicità di altre pro-duzioni apparentemente competitive».

Perché è così importante la tecnologia?«Perché migliora l’efficienza produttiva nellelavorazioni, consentendo di ottenere prodotti aregola d’arte ad un prezzo competitivo. Infatti,anche per realizzare un singolo e semplice par-

Possono considerarsi ormai datati ipiani di gestione che le istituzioni re-gionali hanno proposto con l’obiet-tivo di contravvenire alle difficoltà

registrate dai bilanci economici della filieraproduttiva italiana.Nello specifico, in Friuli Venezia Giulia «tuttoil comparto metalmeccanico soffre attualmentedi due particolari problemi: una scarsa pro-grammazione degli acquisti e della produzione,e la tendenza alla richiesta di lotti molto esigui».Un primo resoconto offerto da Remigio DelCol, fondatore dell’azienda Officine G.S.P. Srloperante dal 1985 nella lavorazione del lami-nato e del tubolare in ferro e inox, annunciauna situazione bipolare in cui alla scarsa do-

La metalmeccanica friulanapotenzia le sue risorse Remigio Del Col non guarda alla concorrenza del comparto metalmeccanico d’oltreconfine

con preoccupazione, ma la concepisce come stimolo per il potenziamento aziendale

e l’apertura a nuovi possibili mercati

Adriana Zuccaro

Page 77: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 85

Remigio Del Col

ticolare, è necessario avere lo stesso supportotecnologico necessario per la produzione di unparticolare elaborato e prodotto magari ingrandi quantità. Per questo, la nostra linea pro-duttiva è composta da macchinari a CNC po-sti in maniera sequenziale, dove la lamiera vienetagliata a laser, cesoiata, punzonata, piegata e as-siemata come richiesto dalla progettazione. Inquesto modo è possibile garantire sia una rapi-dità di esecuzione che un controllo costantedella qualità anche per piccoli lotti o eventualicampionature».

Attraverso quali strategie di produzione ecommercializzazione riuscite a incrementarei bilanci, rendendovi, al contempo, competi-tivi?«Le risorse ed energie di Officine G.S.P. sonostate concentrate sul rinnovo e sull’implemen-tazione del parco macchine, direzionando lascelta verso macchinari che permettono rispar-mio energetico e lavorazione veloce di microlotti. Nel contempo ci siamo affidati alla colla-borazione abituale con aziende certificate, siaper l’acquisto delle materie prime che per le la-vorazioni superficiali sui prodotti finiti».

Quali nuove prospettive si intravedono perOfficine G.S.P.?«Per il futuro della nostra azienda sono previstipossibili nuovi investimenti che avranno l’obiet-tivo di rafforzare e consolidare ulteriormente laposizione sul mercato, con la possibilità di am-pliare i servizi offerti e di spaziare con maggioreintensità tra i settori con cui ci interfacciamoquali il meccanotessile, il navale, l’automobi-listico, l’elettromedicale, l’arredamento, l’im-piantistica domestica, il fotovoltaico, e altriancora. Attualmente siamo in contatto con al-cune realtà tedesche con le quali auspichiamoal più presto di poter concretizzare uno stabilerapporto di collaborazione».

��

La linea produttiva è composta damacchinari a CNC posti in manierasequenziale, dove la lamiera vienetagliata e lavorata secondo progetto

Al centro,

Remigio Del Col

tra i figli, anch’essi

collaboratori di Officine

G.S.P. di Fiume Veneto

(PN). Nelle altre foto,

dettagli della linea

produttiva

www.officine-gsp.it

In terminioccupazionali,

è la perdita subitanegli ultimi due annidall’industria friulana

soltanto nelcomparto della

metalmeccanica(cislfvg.it)

POSTI

3mila

Page 78: Dossier Friuli 10 2011

86 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Dall’arredamento all’agricoltura, dal-l’ecologia al meccanotessile, dal-l’automazione all’arredo urbano enavale. Il ventaglio di settori cui si

rivolge l’attività della Ros Srl di Azzano Decimoè estremamente ampio. Lo stabilimento del-l’azienda, infatti, è attrezzato per operare nel set-tore della lavorazione di laminati metallici me-diante taglio laser, punzonatura cnc, cesoiatura,presso piegatura, pannellatura e saldatura.«Siamo in grado di fornire al cliente il prodottotrattato superficialmente, assemblato e imbal-lato» afferma Gianfranco Ros, titolare del-l’azienda. La lunga esperienza maturata – l’azienda proprioquest’anno taglia il traguardo dei trent’anni di at-tività - ha permesso alla Ros srl di farsi conoscerenel settore della lavorazione della lamiera e di es-sere scelta come fidata partner di note aziendenazionali ed internazionali. Nell’ultimo anno sista sviluppando un importante rapporto di col-laborazione con aziende del settore meccanotes-sile di Svizzera e Germania. Nonostante la fles-sibilità produttiva, e la presenza sui mercatiinternazionali, la ditta Ros non è stata esentedalla crisi economica: «Il biennio 2009-2010 èstato decisamente da dimenticare, sia per gli or-dinativi ricevuti che per la redditività – continuaGianfranco Ros -. Ma guardiamo al futuro conottimismo: secondo le previsioni e lo studio deltrend dei mesi scorsi, il 2011 dovrebbe conclu-dersi con un incremento del fatturato del 25%rispetto all’anno precedente e prevediamo chequesto incremento si protragga anche nel 2012». Punto fermo della politica aziendale, che sen-z’altro sta contribuendo a un’ulteriore crescitadell’impresa è l’innovazione tecnologica. Ognianno infatti la Ros investe in nuove tecnologie

Nuove tecnologieguidano la ripresa

Dopo un biennio difficile, il mercato si rimette in moto.

Chi ha continuato a investire in tecnologie innovative,

può guardare al futuro con più ottimismo.

Il caso della Ros

Lucrezia Gennari

Nelle immagini,

fasi di lavoro all’interno

della Ros di Azzano

Decimo (PN) e parte

del parco macchine

dell’azienda

www.rosre.com

circa il 10% del fatturato. Negli ultimi mesi, inparticolare, il parco macchine è stato ampliato in-serendo una punzonatrice elettrica combinata altaglio laser, un macchinario che offre l’opportu-nità di unificare alcuni tipi di lavorazioni, com-portando la diminuzione dei tempi di produ-zione e la contrazione dei costi. Nel repartopiegatura, inoltre, è stata introdotta un’isola di as-servimento robotizzata con via di corsa a terra ingrado di movimentare particolari con un pesofino a 210 kg. Grazie alla certificazione Uni EnIso 9001:2008 e all’inserimento di un sistema ge-stionale informatico dinamico e flessibile, la Rosha potuto organizzare e ottimizzare la realizza-zione del prodotto. Il programma gestionale inuso, permette inoltre il monitoraggio costantedelle fasi di lavorazione, consentendo all’ufficiocommerciale di fornire tempestive risposte alcliente sulle tempistiche di consegna. «Le ultime

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Page 79: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 87

Gianfranco Ros

innovazioni tecnologiche stanno già rivelandosiun valore aggiunto per l’azienda – afferma Gian-franco Ros -. L’acquisto della punzonatrice com-binata al taglio laser ci ha permesso di ampliarela gamma di lavorazioni possibili e di acquisirenuovi lavori. Inoltre è stato possibile unificare la-vorazioni che in precedenza si effettuavano conpiù macchinari permettendo così di ridurre itempi e i costi di lavorazione.L’inserimento della presso pie-gatrice, dotata di una lunghezzadi piegatura fino 4 mt con po-tenza di 220ton, e dell’isola diasservimento robotizzato convia di corsa a terra e portata apolso di 210 kg, ci ha permessodi essere competitivi sulla pie-gatura di particolari molto pe-santi. Prima dell’arrivo diquesto macchinario, infatti, perpiegare un particolare articolo

di nostra produzione erano necessarie 4 personeper 180 secondi, ora bastano 125 secondi senzaoperatori». L’azienda è dotata anche un qualifi-cato ufficio tecnico in grado di collaborare conil cliente per soddisfarne ogni esigenza. «La pro-fessionalità e la disponibilità dei nostri collabo-ratori, il sistema di qualità adottato, la nuova tec-nologia inserita all’interno dell’azienda sonoaspetti che ci permettono di essere competitivianche in un momento così difficile». Fonda-mentale è inoltre la costante attenzione alla qua-lità degli articoli prodotti. A questo scopo, al-l’interno dell’organico aziendale è stataindividuata una persona responsabile del con-trollo qualità atta a seguire e verificare la con-formità degli articoli durante la produzione eprima della spedizione finale. Tra gli strumentiin dotazione al controllo qualità è stato da pocointegrato un braccio di misurazione 3d portatileche permette di verificare quote e tolleranzecon una maggior precisione consentendo inol-tre di stampare il rapporto di rilevazione misureove richiesto. «Offrire qualità di prodotto, fles-sibilità di produzione, collaborazione con i

clienti e fornitori, discutere in-sieme eventuali modifiche aiprogetti, proporre migliorie diproduzione, sono punti fonda-mentali per conquistare e man-tenere la fiducia di tutti coloroche lavorano con e per Rossrl. Il nostro obiettivo – con-clude Gianfranco Ros - è riu-scire a usufruire al massimo ilpotenziale dell’azienda, in ter-mini di risorse umane e tec-nologiche».

��Punto fermo della politica aziendale

è l’innovazione tecnologica. Ogni annoinfatti la Ros investe in nuove

tecnologie almeno il 10% del fatturato

È la percentualedi aumento di

fatturato previstaper la fine del 2011

CRESCITA+ 25%

Page 80: Dossier Friuli 10 2011

Èin crescita il numero delle aziende chericonosce nella sostenibilità il modellodi business ideale. Questo modellonon implica una riduzione della cre-

scita o della produzione, bensì una produzioneorientata non più alla quantità ma alla qualità. Èattiva per questo la ricerca nel minimizzare iconsumi non solo di produzione, ma anche deiprodotti e a ridurre scarti e sprechi di materieprime, nella prospettiva del futuro smaltimento,favorendo il riciclo. «Noi abbiamo l’ambizione di

essere, nel nostro territorio, l'esempio di una re-altà che fa impresa attraverso un modello businessecosostenibile. Per questo siamo disponibili acondividere il nostro percorso di esperienze». Aparlare è Francesco Scandolo, titolare di Oesse,società specializzata nella progettazione e produ-zione di scambiatori di calore, destinati ai settoridella pneumatica e dell'oleodinamica, e radiatoried intercooler in alluminio per motori endoter-mici industriali. Oesse ha inoltre avviato da qual-che anno una business unit specializzata nei si-

Lo sviluppo di nuovi prodotti e l’innovazione con soluzioni ecofriendly sono la naturale

conseguenza di un nuovo modo di approcciarsi al fare impresa. Anche nella progettazione

e produzione di scambiatori in alluminio. Il percorso di Francesco Scandolo

Salvatore Cavera

La sostenibilità come modello di business

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Francesco Scandolo,

titolare di Oesse Srl,

Porcia (PN)

www.oesseonline.com

Page 81: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 89

stemi di controllo elettronico per gli elettroven-tilatori AC. «Abbiamo deciso di affrontare questa sfida con-centrandoci sulla crescita qualitativa del pro-dotto, anziché potenziarlo da un punto di vistameramente quantitativo. Quello su cui siamo in-tervenuti è l’approccio all’idea di prodotto.Siamo convinti che la migliore politica che possatrainare la crescita sia quella ambientale. Anchese nessuna normativa ce lo impone, la nostrascelta è quella di rendere totalmente ecocompa-tibile e sostenibile il nostro prodotto. E vor-remmo riuscire a introdurre una classificazioneper classi energetiche per la nostra categoria diprodotto – analoga a quella esistente, per esem-pio, per gli elettrodomestici. Affrontare attiva-mente questo impegno sarà un’opportunità dicrescita non solo economica, bensì del nostroruolo sociale per la diffusione di una culturagreen oriented».

Questa scelta di darsi una green mission vaincontro a un’esigenza del mercato?«In realtà, stiamo anticipando un percorso. Il no-stro non è un prodotto finito, bensì un compo-nente, strategico ad esempio per la costruzionedi motori endotermici diesel in particolar mododestinati ad impieghi industriali e alle Oem pro-duttrici di macchine mobili on e off road.L'Orientamento espresso attraverso le normativeche regolano le emissioni di anidride carbonicae particolato per i motori dei mezzi privati, ana-logamente sta per essere recepito dal settore deimotori industriali. Noi stiamo cercando di age-volare questo percorso, studiando un prodottoche sia concepito per aumentarne l’efficienzaprestazionale, analizzando il suo intero ciclo divita, dalla progettazione allo smaltimento. Perquesto, con le sole forze di una piccola mediaazienda tipica del Nord Est, abbiamo istituito uncentro di ricerca al nostro interno».

Che ruolo ha la moderna tecnologia nelvostro centro di ricerca e sviluppo?«La tecnologia è l’elemento che ci ha permessodi realizzare quanto sviluppato grazie al nostrobackground progettuale. Fondamentale è ilruolo di un software – appositamente elaborato

per la nostra azienda – che ci fornisce uno stru-mento col quale calare ogni progetto in un si-stema di vincoli e variabili elaborati all’interno diun ambiente virtuale di analisi e simulazione.Questo ci permette di creare soluzioni custom etarate sui risultati che vogliamo ottenere, intra-prendendo un percorso di codesign e coengi-neering avanzati con i nostri clienti. Sottolineo

Francesco Scandolo

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��

L’obiettivo è costituire un polo di ricercaper minimizzare l’impatto ambientaleattraverso una Green Supply Chaincondivisa con i nostri stakeholders

Page 82: Dossier Friuli 10 2011

90 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

inoltre la stretta e proficua collaborazione con leUniversità di Udine e Padova».

La vostra politica ambientale ha quindi datoun nuovo volto all’intera azienda.«La nostra green mission non abbraccia soltantoil prodotto, con il suo miglioramento qualitativo,ma rappresenta un'opportunità di riposiziona-mento dell’azienda sul mercato, che coinvolgetutte le aree funzionali e strategiche dell'azienda.Vogliamo essere i promotori di un atteggiamentoecosostenibile da imitare. E siamo assolutamentedisponibili a condividere ogni aspetto legato alnostro percorso di ricerca ed esperienze, consa-pevoli di assumere un ruolo attivo e responsabileper la ricerca di una sostenibilità globale. Il ri-sultato di questo iter confluirà nella brevettazionedi alcune soluzioni verso le quali Oesse ha decisodi orientarsi, senza trascurare l’attivo impegno apromuovere una classificazione di efficienza delnostro prodotto in grado di avvalorare in ma-niera tangibile e concreta le competenze espressenel prodotto».

A che punto è la procedura per l’elabora-zione di queste classi?«Poiché abbiamo proposto per primi l’introdu-

zione delle classi energetiche, dovremo passare alvaglio di varie commissioni internazionali, al-l’interno delle quali si dovrà stabilire quali sonoi criteri di classificazione dei prodotti. Sarà unpercorso lungo, ma domani potrà essere un’op-portunità per tutto il mercato, perché i prodottidi fascia alta saranno maggiormente al riparo daconcorrenza meno qualificata e che in questianni ha lavorato senza tenere in considerazioneprincipi di sostenibilità socio-ambientale. Inoltrecrediamo che questa nostra green policy possaaprirci maggiori possibilità di mercato in nuovisettori e in quelli in cui siamo radicati».

In quali settori potreste trovare nuovi spazi?«Il prodotto potrebbe incrementare la sua diffu-sione nel settore ferroviario e in quello delle strut-ture marine offshore, dove Oesse vanta comun-que ottime referenze. Un target importante èrappresentato ovviamente dalle tecnologie legatealle energie alternative dove abbiamo già avviatol'approccio al solare e stiamo consolidando quelloall'eolico. Troveremo anche nuove opportunitàproprio nei settori che oggi ci coinvolgono più at-tivamente, creando valore aggiunto in tutti i no-stri stakeholders».

IMPRENDITORI DELL’ANNO

� �

Il grafico sottostante indica gli obiettivi di medio termine riguardanti l’efficienza

di scambio termico e le emissioni CO2

Page 83: Dossier Friuli 10 2011
Page 84: Dossier Friuli 10 2011

94 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

La produttività tra formazionee innovazione

Con i tassi di interesse molto più altirispetto al passato e la difficoltà diottenere finanziamenti dalle bancheè diventato indispensabile conside-

rare ogni aspetto dell’organizzazione produttivae riuscire a ridurre i costi del lavoro. Quest’ul-timo, in particolare, è un obiettivo piuttostodifficile da raggiungere, come dimostrano i pro-blemi riscontrati dagli stessi governi nell’at-tuare riduzioni di qualsiasi genere. Alle aziendeche formano il mercato italiano non resta allorache sfoderare l’arma dell’innovazione, legata sia

al miglioramento dei modelli organizzativi chealla ricerca continua di nuovi sistemi di produ-zione. Proprio questa strategia è stata sceltadalla Atlantis di Pasiano di Pordenone, societàspecializzata nella produzione di frontali laccatiper il settore del mobile finito e nata dall’espe-rienza nel mercato dei soci fondatori. «Oggi –spiega Diego Pozzolo, direttore generale della

Atlantis –, l’innovazione tecnologica e orga-nizzativa rappresentano i punti focali perun’impresa. Per tale motivo la Atlantis ha pun-tato molto sulla ricerca, focalizzandosi sunuove soluzioni capaci di tener conto del ri-spetto per l’ambiente, della flessibilità e del-l’automazione produttiva, elementi essenzialiper abbattere i costi senza intaccare qualità eaffidabilità del prodotto».

Verso quali nuovi materiali e tecnologieavete indirizzato le vostre ricerche?«Collaborando in modo costante con tutti iproduttori di materie prime e macchinari e in-vestendo circa mezzo milione di euro nella ri-cerca e nello sviluppo di soluzioni all’avan-guardia, siamo riusciti a ottenere attrezzaturedi nuova generazione per aumentare la qualitàdi alcune fasi produttive, come la levigatura ela verniciatura, e a sviluppare materiali a bassoimpatto ambientale, ad esempio quelli concontenuto minimo di formaldeide e quindinon nocivi alla salute di chi li utilizza e di chicompra il prodotto finito».

I frontali laccati della Atlantis vengonoutilizzati per cucine, bagni e articoli d’ar-redamento. Quali sono le varie fasi produt-tive che portano alla realizzazione di questifrontali?«Il primo step è quello della selezione e del-

Diego Pozzolo spiega il percorso della

Atlantis che per affrontare la difficile

congiuntura ha aumentato la forza

produttiva «con corsi di formazione,

investimenti mirati allo sviluppo

e all’innovazione, e cicli di produzione

studiati in ogni singola fase»

Emanuela Caruso

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Diego Pozzolo direttore

generale della Atlantis

Srl di Pasiano

di Pordenone.

Nella pagina a fianco,

alcuni esempi di forme,

colori e utilizzi

dei frontali laccati

[email protected]

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 95

l’acquisto delle materie prime, a cui segue la la-vorazione di sezionatura e profilatura dei pan-nelli. Sempre all’interno del nostro stabili-mento, poi, si procede con l’applicazione delfondo e con la sua levigatura. A questo puntoentrano in gioco la fase di laccatura, che puòprevedere una laccata lucida o opaca, la leviga-tura e la brillantatura. Infine, si passa al con-trollo qualità e all’applicazione della pellicolaprotettiva. Uno dei processi più importanti è laverniciatura e per ottenere un risultato ottimalebisogna scegliere il giusto supporto, il tratta-mento più adeguato di levigatura e il ciclo mi-gliore in grado di condurre al prodotto finaleatteso».

Una delle componenti fondamentali deiprodotti Atlantis è sicuramente l’estetica. Inche modo riuscite a farla interagire con laqualità e l’efficienza dei vostri frontali?«Per essere capaci di far sposare al meglio que-sti tre aspetti caratteristici dei nostri prodotti,abbiamo portato avanti una formazione moltospecifica del personale aziendale. Alcuni corsisono stati tenuti dall’ufficio tecnico dell’Atlan-tis, così da preparare lo staff al controllo attentodell’avvio del processo di produzione e delle

commesse con i disegni ricevute dai clienti. Inaltri casi, invece, sono stati programmati veri epropri stage presso utenti tanto italiani quantostranieri, in modo da utilizzare avanzate tec-nologie relative al controllo visivo e qualitativoe da carpire le nuove tendenze riguardanti leforme e i colori. In quest’ultimo periodo, peresempio, la gamma di colori richiesti per la fi-nitura dei frontali è aumentata e comprendecolori lucidi, opachi e metallizzati».

Su quali obiettivi si sta concentrando l’at-tenzione della Atlantis?«Il mercato richiede in modo sempre più decisola qualità dei prodotti. Per questa ragione i no-stri obiettivi più prossimi riguardano un au-mento della capacità finanziaria e produttivadell’azienda e l’ulteriore sviluppo dei frontali.Innovandoli e aumentandone la competitivitàgarantiamo alla società non solo di essere rico-nosciuta dai clienti, dislocati in Italia, Germa-nia e Francia, ma anche di riuscire a trovarenuovi bacini di utenza».

Serena LavinaDiego Pozzolo

Collaborando con i produttori di materieprime e macchinari abbiamo ottenutoattrezzature di nuova generazione chehanno aumentato la qualità di alcunefasi produttive e sviluppato materialia basso impatto ambientale

Page 86: Dossier Friuli 10 2011

96 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Le lastre in polipropilene sono mate-riali dalle caratteristiche uniche. Leg-geri, resistenti agli agenti chimico-at-mosferici, riutilizzabili e totalmente

riciclabili, questi prodotti sono realizzati sullabase delle più moderne tecniche di estrusione,grazie alle quali è possibile ottenere innume-revoli vantaggi nella produzione di imballaggi.Le lastre in polipropilene trovano applicazionepratica in diversi ambiti, dal promozionale perrealizzare espositori per i prodotti mass marketai sistemi riutilizzabili per il trasporto di com-ponentistica per l’automotive agli imballi peril settore food and beverage e per il settorefarmaceutico. Karton Spa ha sede a Sacile eopera su due stabilimenti, Sacile per l’estru-sione e San Giorgio di Nogaro dove vengonorealizzati pallet e contenitori in plastica stam-pati ad iniezione.Karton e’azienda Leader in Europa nella pro-duzione e trasformazione di lastre alveolari e ca-landrate in polipropilene, una sorta di cartoneimpermeabile meglio conosciuto sul mercatocome cartonplast - CPL®. Negli anni l’aziendaè stata capace di proporre soluzioni altamenteinnovative, che hanno contribuito a trasfor-mare radicalmente il settore dell’imballaggio. «Oggi Karton, grazie alla sua naturale evolu-zione, è riuscita a creare una struttura capace dicombinare i vantaggi della media dimensionecon la cultura tecnologica e il know-how propriedelle grandi aziende», conferma Bressan, AD diKarton SpA. «Dinamicità e flessibilità sono lecaratteristiche peculiari dell’azienda, coniugatea una tecnologia produttiva efficiente e in co-stante sviluppo». Proprio queste caratteristichehanno permesso nel 2010 all’azienda di lan-

Materiali e soluzioni innovative,tra funzionalità e ambiente

Materiali per soluzioni di imballaggio performanti ed

ecosostenibili, come Exalite®, l’ultima evoluzione delle

lastre in polipropilene recentemente introdotta da

Karton Spa che promette di rivoluzionare il mercato

Matteo Rossi

In basso, una fase

di lavorazione

all’interno

dello stabilimento

della Karton Spa,

a Sacile (PN)

www.karton.it

www.cartonplast.it

ciare sul mercato, dopo due anni di studi e spe-rimentazioni, Exalite®, l’ultima evoluzione dellalastra alveolare in polipropilene, ottenuta da unprocesso di lavorazione che consente di creare,partendo da un foglio di polipropilene, una la-stra con struttura a nido d’ape, ancora più fles-sibile e resistente rispetto agli articoli fino a oggipresenti sul mercato. «Un articolo assolutamenteinnovativo, che sta attirando l'attenzione di nu-merose aziende in giro per il mondo, con ottimeaspettative in termini di ordinativi e di fatturato.Attualmente questo prodotto si rivolge princi-

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Page 87: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 97

Giovanni Bressan

palmente a quei settori che rappresentano ilcore business aziendale, vale a dire l’industria delpackaging e degli imballaggi, ma siamo convintiche nel prossimo futuro potrà trovare impor-tanti applicazioni anche in altri campi, qualil’automotive, l’edilizia e l’arredamento». L’azienda oggi può vantare collaborazioni di as-soluto prestigio, con i più importanti produttoridi vetro a livello mondiale, così come con pri-marie aziende del settore beverage per i qualirealizza interfalde riutilizzabili in CPL®. «Negli anni abbiamo maturato un know-howtecnologico unico al mondo, e le conoscenze ac-quisite vengono utilizzate per lo sviluppo dinuovi prodotti seguendo le richieste della clien-tela e per il miglioramento continuo della qua-lità degli stessi. La cura della qualità e del clienteè stato da sempre il motore della nostra attività,tanto che dal 1996 l’azienda è certificata Iso9001, a cui quest’anno si è aggiunta la ISO15593, a significare l’attenzione verso l’igienedei prodotti e dei processi dell’azienda».Grande attenzione, all’interno dell’azienda,viene dedicata allo sviluppo di soluzioni per larealizzazione di imballaggi sostenibili dal puntodi vista ecologico ed economico, obiettivo resopossibile in virtù delle particolari caratteristichedei prodotti lavorati, come spiega Bressan: «Lafilosofia del riutilizzo e del riciclo è parte fon-

damentale dell’etica aziendale. Karton ha svi-luppato negli anni una notevole sensibilità neiconfronti delle tematiche ecologiche, propo-nendo alla customer community soluzioni chepermettono di soddisfare le esigenze di rispettoe mantenimento della natura. Questo fa di Kar-ton un’azienda fortemente orientata alla tutelae alla salvaguardia dell’ambiente. I sistemi d’im-ballo prodotti in polipropilene, infatti, sono abasso impatto ambientale perché, al terminedel loro ciclo di vita, possono essere comple-tamente riciclati e, quindi, trasformati innuovi prodotti, evitandone così anche la di-spersione nell’ambiente. Tutto ciò grazie a unimpianto di riciclaggio dedicato, contenendoal minimo le emissioni di CO2. I nostri pro-dotti – conclude Bressan - garantiscono quindialte prestazioni, pulizia e igienicità, ma ancheun notevole risparmio economico per chi liutilizza, visto che possono essere riutilizzatipiù e più volte».

��Exalite® è un prodotto assolutamente

innovativo, che sta attirandol'attenzione di numerose aziendeanche all’estero

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100 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Gli operatori del settore lo sannobene: il packaging nel determinarela scelta di un prodotto è fonda-mentale. Scatole e confezioni oggi

vengono infatti utilizzate direttamente anchesugli scaffali dei supermercati e dei grandi cen-tri commerciali, tanto da essere diventate unvero e proprio strumento di comunicazionecon cui conquistare nuovi consumatori. «Gliimballaggi moderni devono essere in grado diabbinare qualità funzionali ed estetiche, con loscopo di rendere i prodotti immediatamentericonoscibili», sottolinea Federico Gollino,vice presidente della Ondulati ed Imballaggidel Friuli Spa, azienda di Villesse, in provin-cia di Gorizia, specializzata nella produzionedi casse americane e scatole fustellate di ognitipo e dimensione.

Quali particolari accorgimenti devono es-sere presi in considerazione, soprattutto nel

campo del packaging alimentare?«Innanzitutto devono essere utilizzate materieprime certificate e adatte a questo uso. In se-condo luogo il processo produttivo deve esseremonitorato e seguito attentamente. Per quel checi riguarda, le numerose tipologie di cartoneprodotte all’interno dei nostri stabilimenti ri-spondono a ogni necessità di resistenza alla com-pressione, all'umidità, alle basse temperature e alcontatto con sostanze alimentari, grazie anche aimpianti all’avanguardia e laboratori che assicu-rano qualità e controllo del prodotto finito».

Ricerca e sviluppo sono attività strategichenel vostro settore. Quali sono, in questo senso,le ultime soluzioni proposte dall’azienda?«Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono de-terminanti per poter essere protagonisti sul mer-cato. Un esempio su tutti è la scatola porta pizza“Lampo”, realizzata con la collaborazione di al-tre aziende del settore, attraverso la quale siamoriusciti a risolvere gli storici problemi di questotipo di imballo. Con questo nuovo prodotto, in-fatti, i condimenti non passano attraverso il car-tone, mentre la tenuta del calore è maggioregrazie al rivestimento interno ad alto potere iso-lante, senza dimenticare che il cartone stessopuò essere utilizzato anche come piatto, perchétagliando con il coltello la superficie interna nonviene scalfita».

I consumatori oggi sono molto attenti al-l’impatto che gli imballaggi possono averesull’ambiente. Come riuscite ad assicurare

Soluzioni sostenibili per il packagingIl mercato è sempre più orientato verso la ricerca di imballaggi accattivanti, capaci però

di offrire il massimo delle prestazioni e di ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente.

Nuove soluzioni e obiettivi del settore nell’analisi di Federico Gollino

Guido Puopolo

Nella pagina a fianco,

Federico Gollino,

vice presidente della

Ondulati ed Imballaggi

del Friuli Spa

www.ondulatidelfriuli.com

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Page 91: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 101

sempre standard produttivi capaci di soddi-sfare queste aspettative?«La tutela dell’ambiente è da sempre una dellenostre priorità, tanto che nel corso del 2009 ab-biamo ottenuto la certificazione FSC – ForestStewardship Council. Questo prezioso ricono-scimento permette di garantire ai nostri par-tner un imballaggio composto esclusivamente dacarte di fibra vergine o riciclate, che rispettanola catena di custodia delle foreste secondoquanto previsto dai più rigorosi parametri am-bientali, sociali ed economici. Oltre a questo,sempre in tema ambientale, è importante sot-tolineare i risultati ottenuti con l’implementa-zione del nostro progetto “Green Solutions”».

In cosa consiste, nello specifico, questo pro-getto?«Partendo dal presupposto che carta e cartonesono materiali riciclabili per definizione, con“Green Solutions” abbiamo studiato soluzionimirate alla riduzione e alla semplificazione de-gli imballaggi. Questo progetto ha riscosso im-mediatamente un notevole successo, anche per-

ché oltre a incidere positivamente sull’ambiente,le nostre scatole garantiscono importanti ri-sparmi anche da un punto di vista economico,riducendo sia i costi di smaltimento che i mate-riali a magazzino e i costi legati alle pratiche bu-rocratiche».

Quali sono attualmente i vostri mercati diriferimento?«L'ubicazione geografica ci proietta in una di-mensione internazionale di grande attualità, ca-ratterizzata da importanti opportunità com-merciali. La nostra realtà è infatti conosciuta eapprezzata non solo in Italia, ma anche in Ger-mania, Austria, Ungheria, Slovenia e Croazia,dove opera con primari partner europei».

Come vede il prossimo futuro dell’azienda?«Certo la situazione generale non è delle mi-gliori. Siamo però convinti che in un contestocosì difficile le aziende che, come la nostra, hannocontinuato a investire nella ricerca e a innovare iloro prodotti, presto potranno raccogliere i fruttidel loro lavoro, e per questo guardiamo al futurocon rinnovato ottimismo».

��

Con il progetto “Green Solutions” abbiamo decisodi studiare soluzioni mirate alla riduzionee alla semplificazione degli imballaggi

È il giro di affariregistrato dalla

Ondulati edImballaggi del Friuli

nel 2010

FATTURATO

37mln

Page 92: Dossier Friuli 10 2011

102 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Esplorare nuovi Paesi e mercati alla ri-cerca di prodotti innovativi, diversi daquelli del settore e capaci di crearenuova linfa vitale all’interno di

un’azienda. Questa è la lungimirante strategiacon cui alcuni imprenditori decidono non solodi ampliare la propria attività, ma anche di in-trodurre sul mercato nazionale lavorazioni e ma-teriali all’avanguardia. Luciano Devidè e la so-cietà di cui è presidente – l’Alloys Italia diMonfalcone, giunta al ventiseiesimo anno di at-tività –, sono andati in questa direzione, sce-gliendo di attuare una politica aziendale mirataal raggiungimento di un’interessante diversifica-zione produttiva e di una distribuzione di pro-dotti speciali e ancora sconosciuti in Italia.«Siamo approdati in America – spiega il Capi-tano Luciano Devidè, fondatore della Alloys Ita-lia –, dove abbiamo scoperto e studiato prodottidel tutto diversi da quelli della nostra rete di di-stribuzione. La nostra società, infatti, è partitacon la vendita import/export di elettrodi per sal-datura e si è poi evoluta prima con il commerciodi tutto il materiale da saldatura ed accessori, poi

con la progettazione e costruzione di relative ap-parecchiature. Il settore in cui da subito siamostati più attivi, grazie anche alla collaborazionecon Fincantieri, è quello navale, per cui abbiamosviluppato prodotti particolari come le attrezza-ture per allineare le lamiere, poi vendute in Rus-sia ed altri paesi europei oltre che in Australia, icarrellini per la saldatura, arrivati fino a Taiwan,e la nostra nuova ricerca per saldatrici a bassa ten-sione da utilizzare a bordo delle navi». E proprio la crisi che ha colpito il mercato del-l’industria navale ha rappresentato, inizialmente,il motore d’avvio per la nuova avventura negliStati Uniti della società isontina. «Abbiamo ri-sentito in modo pesante del difficile periodo delmercato navale, perché i principali costruttori didetto settore, a cui erano destinati i nostri pro-dotti, hanno ridotto la loro produzione di circail 50%. L’unica soluzione possibile per mantenerela nostra posizione sul mercato e garantire lastessa struttura aziendale, è stata quella di aprircia nuove idee commerciali, a nuovi settori e so-prattutto a nuovi paesi». Così facendo, la AlloysItalia non solo ha allargato gli ambiti di interesse,andando a coprire tutto il campo della saldatura,compreso quello dei gas, diventando partner nelgruppo Sapio Industrie, ma si è aperta anche alsettore medicale, per cui ha realizzato delle sale

In basso,

la riparazione di una

saldatrice.

Nella pagina a fianco,

alcuni impieghi degli

innovativi prodotti

distribuiti da Alloys

Italia Srl di Monfalcone

www.alloysitalia.it

I vantaggi della diversificazioneproduttiva e distributiva

L’additivo Tufoil, la cera Speedinwater,

la verghetta Durafix e le scioline

ecologiche per gli sci e tavole da neve.

Questi alcuni dei prodotti arrivati sul

territorio europeo dall’America grazie

alla Alloys Italia

Emanuela Caruso

Page 93: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 103

Luciano Devidè

operatorie di emergenza all’interno di containere si è certificata per la manutenzione di impiantiospedalieri, ed infine ha anche potuto lavorare astretto contatto con i ricercatori e gli scienziatipiù importanti d’America, avvalendosi della lorogrande esperienza. «Recandomi negli USA ho scoperto prodotti ri-voluzionari del tutto sconosciuti al mercato ita-liano, ad esempio la gamma Fluoramics con lu-brificanti, sigillanti, grassi ed additivi specialiper l’industria (usati dalla NASA) ed il Tufoil, chedal 1996 è l’additivo per automobili più effi-ciente al mondo e di cui oggi la nostra societàpossiede l’esclusiva di distribuzione. Tutto que-sto però non ci bastava e siamo riusciti a portarein Europa molti altri prodotti. I più significativisono senz’altro le scioline per gli sci, che a diffe-renza di quelle già utilizzate si applicano a freddoe non sono in alcun modo tossiche, non vannocioè a inquinare le falde acquifere una volta chela neve si è sciolta; e una cera molto particolare,la Speedinwater, che applicata sugli scafi delle im-barcazioni da regata ne aumenta in buona misurala velocità». Proprio riguardo a questo prodotto,Luciano Devidè ha effettuato una serie di testpresso l’università di Trieste, in modo da potergarantire ai clienti l’effettivo incremento di ve-locità. «I risultati che abbiamo ottenuto sonostati stupefacenti, in quanto hanno dimostratoche questa cera è in grado di ridurre del 14% laresistenza all’attrito dello scafo nell’acqua, sem-pre mantenendo caratteristiche del tutto ecolo-giche. Questi traguardi così positivi ci hannospinto a fare ulteriori ricerche per forniture di al-tre attrezzature innovative, come ad esempio gliestintori FKO di nuova generazione, che somi-

glianti a delle piccole bombe sono capaci di spe-gnere un incendio dopo pochi secondi dal suoinnesco, ottimi per imbarcazioni, nati dalle ri-cerche per gli spegnimenti dei pozzi petroliferi;l’Instazorb polvere assorbente per la rapida rac-colta di ogni tipo di spandimento; ed infine ilDurafix, una verghetta che con l’aiuto di unsemplice bruciatore salda l’alluminio, ma ancheil rame, l’ottone e la lamiera zincata, senza fumio veleni rilasciati in aria, adatta a vari tipi di ma-nutenzione».

�L’esplorazione di nuovisettori e la scoperta di nuovi

prodotti ideati e giàcommercializzati in America

ha permesso alla Alloys Italiadi distribuire sul territorio

italiano materiali innovativi

Page 94: Dossier Friuli 10 2011

Sono positive le previsioni riposte sulfatturato 2011 della Friul Intagli Indu-stries. La società della famiglia Maccanpalesa sempre di più la volontà di ri-

volgersi al mondo della grande distribuzione alfine di attutire la stagnazione del mercato in-ternazionale. Già dalla fine degli anni Novantal’impresa di Villanova di Prata, in provincia diPordenone, aveva deciso di potenziare la linea diproduzione mobili in kit. Questo ha compor-tato una grossa trasformazione organizzativa eprogettuale nell’ottica di uno sviluppo su largascala. A confermare questo orientamento è di-

rettamente Inaco Maccan, amministratore e pre-sidente di questa realtà leader nella fornitura dicomponenti per il comparto dell’arredo. «Il 2010si è concluso con un ottimo risultato in terminidi fatturato, avendo toccato quota 259 milioni,vale a dire una crescita di 24 puti percentuali ri-spetto al 2009» spiega Maccan. Parlando del-l’anno corrente, poi, si prevede un incrementodelle vendite e un’ulteriore crescita del 15%. Untrend che Friul Intagli è riuscita a conquistarsigrazie alla capacità di interpretare le nuove esi-genze del mercato. «Sempre, però, con una mar-ginalità molto bassa».

Per quali motivi?«Perché nonostante i continui trend di miglio-ramento dell’efficienza interna, ci stanno pena-lizzando i prezzi delle materie prime, che nel2011 sono cresciuti di almeno 4/5 punti per-centuali».

Una delle vostre strategie anti-crisi si è con-cretizzata in una precisa selezione del targetcui rivolgervi.«Il mercato, in questa fase, è piuttosto “piatto”.Da qui la scelta di rivolgerci, per la vendita deiprodotti, soprattutto alla grande distribuzione,vale a dire direttamente a quei “mercatoni” cheper dimensioni e volumi sono in grado di ac-quistare dalla fabbrica di produzione senza in-termediari. Primo tra tutti Ikea, che oggi rap-presenta il nostro committente di riferimento,per cui serviamo praticamente tutti i suoi puntivendita nel mondo».

Ha rotto un tabù del distretto friulano del legno dimostrando come la qualità made in Italy può

coniugarsi ai parametri della grande distribuzione internazionale. E oggi punta a un’ulteriore

evoluzione del suo sistema industriale. La parola a Inaco Maccan, presidente di Friul Intagli

Andrea Moscariello

La grande distribuzioneriossigena il legno-arredo

Inaco Maccan,

presidente della

Friul Intagli Industries

www.friulintagli.com

IMPRENDITORI DELL’ANNO

104 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 95: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 105

Anche lei osserva i primi segnali di ripresadel comparto legno-arredo italiano?«Sì, siamo in linea con il resto del manifatturieronazionale, che inizia a riprendere timidamentefiato. I segnali positivi si sono palesati soprattuttonell’ultimo trimestre, dopo il forte arretramentosperimentato nel corso dell’anno precedente. Inparticolare, il settore è cresciuto dell’1,9% ri-spetto al 2009, trainato dalle vendite all’estero,dove si è registrato un incremento del 6,4%. Iprincipali mercati di riferimento sono stati laFrancia, la Germania, il Regno Unito e gli StatiUniti, mentre in Italia la crescita è stata debole.E questo stesso trend si sta registrando anche dal-l’inizio del 2011».

Uno scenario critico, in cui però le vostre in-dustrie hanno retto bene. Quali strategie sonoalla base di questo risultato?«Abbiamo scelto di fornire un servizio completoin termini di progettazione, sviluppo, qualità elogistica. E questo, sempre di più, rappresentaun vantaggio competitivo rispetto ai concor-

renti. Ci siamo dovuti adeguare alle richiestedella clientela. Purtroppo molte altre aziendeche operavano esclusivamente sul mercato na-zionale, specie nella fascia media, si sono ritro-vate in un mercato in crisi. Il sistema classico deldistretto del legno-mobile friulano va necessa-riamente rivisto. Oggi la grande distribuzionesta prendendo le distanze, da quel modello co-stituito da piccoli negozi indipendenti, spesso aconduzione familiare, che sono stati per anni iltraino dell’economia triveneta».

Quali aspetti, soprattutto, stanno cam-biando?«Quello del legno è un settore che si sta evol-vendo con molta rapidità, ispirandosi principal-mente al percorso già compiuto da quello auto-mobilistico in termini di efficienza tecnologica emiglioramento degli impianti. L’acquirente fi-nale ha sempre meno potere d’acquisto e certa-mente il mobile non è tra i principali beni di con-sumo. Allo stesso tempo, però, chi compraelementi di arredo diventa sempre più esigente in � �

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Ikea oggi rappresenta il nostrocommittente di riferimento,praticamente riforniamotutti i suoi punti vendita nel mondo

Inaco Maccan

È il dato relativoal 2010. Per il

fatturato dell’annocorrente, si prevede

una crescita del20%, derivanteper oltre il 90%

dalle esportazioni

FATTURATO

259mln

Page 96: Dossier Friuli 10 2011

106 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

termini di qualità e funzionalità del prodotto. Lanostra sfida sta proprio nel saper interpretare leesigenze del consumatore, offrendo un prodottoa basso prezzo che soddisfi però le sue richiestein termini di design e robustezza. In quest’otticaun’attenta industrializzazione, che spesso passaper la sua standardizzazione produttiva, è l’ele-mento vincente per raggiungere un rapportoqualità/prezzo digeribile dal mercato».

Dunque lei non fugge dalla standardizza-zione, come invece fanno molti altri operatorifriulani?«Nel nostro caso il processo standardizzato ciaiuta ad abbattere i tempi di progettazione e disviluppo di nuovi prodotti. La direzione pernoi è chiara: prodotti sempre più standardiz-zati, che ci permettano di migliorare l’effi-cienza produttiva».

Nel vostro settore uno dei punti fonda-

mentali è la riduzione degli scarti.«Verissimo, lo spreco va eliminato, questo è unodei punti fondamentali per la nostra politica disviluppo. Il processo produttivo deve essere sem-pre più lean, con il coinvolgimento di tutto ilpersonale, così da far crescere l’organizzazione inogni suo aspetto. Se saremo bravi a fare tutto, ri-teniamo che ci sarà sempre un mercato dispostoad acquistare i nostri prodotti».

Dove si concentreranno i vostri prossimi in-vestimenti?«Sulla modernizzazione dell’impresa. L’investi-mento deve mirare al miglioramento delle per-formance produttive in un’ottica di abbatti-mento dei costi e miglioramento dellecondizioni di lavoro. La maggior parte dei no-stri impianti sono sviluppati in collaborazionecon fornitori tedeschi che ancora oggi si distin-guono per la qualità dei loro materiali e perl’innovazione tecnologica. Per i prossimi dueanni i nostri piani sono molto chiari: conti-nuare a puntare al miglioramento del nostroflusso produttivo. Stiamo completando le ana-lisi per deliberare un importante piano di inve-stimenti che prevede la costruzione di nuovistabilimenti con il chiaro obiettivo di aumentarela produttività e ridurre i costi».

La vostra crescita è trainata quasi total-mente dall’export. Sarà così anche in futuro?«L’export ricopre il 92% delle nostre vendite epurtroppo temiamo che sia un percentuale de-stinata a crescere. Vorremmo poter lavorare mag-giormente sul mercato interno, anche per que-sto difendiamo la nostra italianità con una chiarascelta di rimanere a produrre nel nostro territo-rio, sfruttando le risorse umane e tecnologichedel Paese. Comunque, esportando in tutti imercati ci dobbiamo adeguare a tutte le legisla-zioni più restrittive dei vari Paesi».

In che modo?«Abbiamo già da anni sviluppato internamentedei laboratori in cui siamo in grado di ese-guire test selettivi sui prodotti tali da assicurarcila conformità a tutte le norme internazionali.Il rispetto delle norme ambientali e ancor piùquello per le condizioni di lavoro dei nostrioperai sono da sempre un motivo di orgoglioper Friul Intagli».

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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108 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Dal terminale marino di Trieste pas-sano ogni anno più di 400 petro-liere. Lo scorso anno, da questesono state scaricate 34,5 milioni

di tonnellate di greggio da avviare, attraversol’oleodotto transalpino, verso l’Austria e la Ba-viera fino a Ingolstadt. La manutenzione de-gli impianti industriali petroliferi, compresaquella straordinaria dei serbatoi di stoccaggiodell’olio greggio è affidata a società specializ-zate, che oltre a effettuare la sostituzione deipezzi di ricambio, sono anche in grado di co-struirli. Una di queste società è la Cmg, che daoltre quarant’anni ha rapporti di partnershipcon le maggiori società presenti nel porto trie-stino – come Siot (Società Italiana OleodottoTransalpino), Shell, Silone, Depositi Costieri,

Tre Colli – per i quali ha eseguito lavori di car-penteria, tubisteria e meccanica. La parola aSilvia Avian, amministratore unico della so-cietà, e a Ezio Guarnieri, suo amministratoretecnico.

Quali sono i vostri interventi presso il ter-minale marino di Trieste?EZIO GUARNIERI: «I lavori principali riguardanola manutenzione ordinaria e straordinaria deibracci di carico, la costruzione/riparazione dipasserelle in struttura reticolare, la manuten-zione delle briccole di ormeggio delle petro-liere, la manutenzione dei gruppi ganci di or-meggio, degli impianti antincendio eantinquinamento. Lungo la linea principaledell’oleodotto Siot, invece, ci occupiamo dellamanutenzione delle pompe principali per iltrasferimento dell’olio greggio e dei relativimotori elettrici, della manutenzione delle sta-zioni di valvola e delle stazioni di pompaggio,oltreché dell’impianto antincendio».

Come vi ponete rispetto alla questioneambientale?SILVIA AVIAN: «La nostra società, operando inun settore delicato come quello petrolifero, èmolto attenta all’impatto ambientale dei pro-cessi produttivi, per questo ci stiamo dotandodi un sistema di gestione integrato secondo imodelli definiti dalle certificazioni Iso 9001per il sistema di gestione della qualità, Iso14001 per la gestione ambientale e Ohsas18001 per la gestione della sicurezza. Nel

La manutenzione della linea principale dell’oleodotto transalpino. Ogni anno, nel porto più a

Nord dell’Adriatico si conclude il viaggio di centinaia di petroliere e inizia il pompaggio di milioni

di tonnellate di greggio fino in Germania. Affrontano l’argomento Silvia Avian e Ezio Guarnieri

Manlio Teodoro

IMPIANTI PETROLIFERI

Il petrolioda Trieste a Ingolstadt

Silvia Avian,

amministratore unico,

ed Ezio Guarnieri,

amministratore

tecnico della CMG Srl

di Trieste

[email protected]

Page 99: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 109

2010 ci siamo anche dotati di un impiantofotovoltaico per la produzione di energia elet-trica».

Quali precauzioni bisogna mettere in attoper lavorare in sicurezza?E.G.: «Innanzitutto seguire quanto stabilitodalle norme di legge. Per esempio, tutti i mac-chinari utilizzati negli impianti devono ri-spondere ai requisiti della Direttiva macchine.Per l’utilizzo di fiamme libere è necessariopossedere un certificato, rilasciato dal peritochimico del porto, che garantisca l’assenza digas infiammabili nei contesti di intervento.

Inoltre, per quanto riguarda l’abbigliamentodelle maestranze, questo deve essere confezio-nato in tessuto antifiamma specifico».

Verso quali direzioni state orientando ivostri attuali e prossimi investimenti?S.A.: «Nell’ultimo decennio abbiamo investitofortemente in una nuova sede. Gli investi-menti dell’azienda sono rivolti principalmenteallo sviluppo, ma non abbiamo una percen-tuale fissa destinata, bensì spostiamo le risorsein base alle necessità e alla disponibilità fi-nanziaria, mantenendo sempre l’attenzionerivolta al miglioramento e alla crescita. Nel-l’ultimo biennio abbiamo registrato un anda-mento positivo e – salvo l’interferenza di fat-tori esterni particolarmente destabilizzanti peril nostro comparto – il futuro si delinea ab-bastanza in linea con la situazione attuale».

Quali sono stati i fattori che hanno tenutoal riparo dalla crisi la vostra realtà?S.A.: «Nello scenario di criticità globale, fino aquesto momento il settore petrolifero forse èstato quello colpito in minore misura. Nel casospecifico della nostra società, siamo riusciti a te-nere testa al mercato grazie alla forte specializ-zazione del personale e al lavoro fatto nel corsodella storia aziendale, che ci ha permesso di rag-giungere una consistente solidità».

La quantitàdi greggio scaricata

nell’oleodottotransalpino dal

terminale marinodi Trieste nel 2010

TONNELLATE

34,5mln

Page 100: Dossier Friuli 10 2011

Iprodotti petroliferi e i carburanti negliultimi mesi hanno subito una serie diaumenti della tassazione ravvicinati. Trala fine di giugno e l’inizio di luglio, in

soli quattro giorni, le accise sono aumentatedi 4,20 centesimi, spartiti fra l’emergenzaimmigrati e il Fondo unico per lo spetta-colo. Ad agosto, con l’entrata in vigore deldecreto legge 138/2011, l’addizionale Iressui bilanci delle aziende del settore energetico– comprese quelle che si occupano di energierinnovabili – sarà incrementata di 4 puntipercentuali, passando dall’attuale 6,5 al

10,5%. La buona notizia è che la RobinHood Tax non ha una ricaduta sul prezzo deicarburanti, contrariamente al recente au-mento dell’Iva dell’1% che invece si abbattedirettamente sul costo dei carburanti e com-bustibili. «Fino a questo momento l’addizio-nale Ires era dovuta dalle società con ricavi su-periori ai 25 mln di euro. Adesso la soglia èstata abbassata alle imprese con ricavi a par-tire da 10 mln di euro e un reddito imponi-bile oltre il milione. Paradossalmente fra le so-cietà del settore energetico sono state ancheincluse le aziende che commerciano in car-

Dopo il record del 2008 di 147 dollari al barile, il petrolio è sceso a circa 80 dollari.

Però nel mercato italiano la benzina e il gasolio continuano a salire.

Carlo Vanello spiega le ragioni degli aumenti

Luca Cavera

Squilibri nel mercato del greggio

PRODOTTI PETROLIFERI

Nella pagina a fianco,

Carlo Vanello,

della Vanello & Figli Spa,

con sede

a Tricesimo (UD)

[email protected]

Page 101: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 111

buranti». A parlare è Carlo Vanello, socio etitolare della Vanello & Figli Spa. «Noi non produciamo petrolio, commercia-lizziamo gasolio, benzina e oli combustibiliindustriali. La tassa che è stata introdottaanche per la nostra categoria avrebbe dovutocolpire solo i produttori. Oltre a questa at-tribuzione di oneri in contrasto con le effet-tive prerogative produttive, l’impossibilitàdi ristrutturare i nostri introiti in rapporto al-l’aumento della tassazione ci impedirà di ela-borare dei programmi di sviluppo a lungotermine. Anche perché nel nostro settorel’unico modo per guadagnare è contenere icosti». L’attività principale dell’azienda guidata daCarlo Vanello è quella di acquisto di prodottipetroliferi e carburanti direttamente dellemajor – come Eni, Esso, Repsol, San MarcoPetroli, Tamoil. Il prodotto viene poi riven-duto o destinato a una catena distributiva ap-partenente alla società e per ora presente soloin Friuli. «Abbiamo rapporti con la maggiorparte delle compagnie che gravitano sullanostra area geografica, in particolare presso lebasi di carico di Marghera, Visco e Trieste.Quotidianamente e in base alle quotazionidei vari prodotti e della richiesta del mercatoal quale vendiamo, acquistiamo da un’indu-stria petrolifera o da un’altra. L’andamentodei prezzi è particolarmente fluttuante, quasiogni giorno c’è un prezzo diverso. La nostrasocietà, fondata da mio padre Eugenio nel1946, commercializzando combustibili solidialla fine degli anni ’60 ha iniziato a trattareanche combustibili liquidi. Da allora il cam-biamento è stato enorme, ciò che non è maicambiato sono le accise. Inoltre noi acqui-stiamo dalle compagnie un prodotto già tas-sato e lo paghiamo a brevissimo termine. Alcontrario dobbiamo consentire un paga-mento a lungo termine ai nostri clienti. Que-sta sfasatura può anche portarci a delle per-

dite. Per esempio, un autotreno di gasolioattualmente sul mercato lo compriamo a circa50 mila euro. Questo quantitativo viene pa-gato subito. Il rischio ovviamente è che ef-fettuato l’acquisto, la vendita si dilazionitroppo o salti del tutto. Questa situazione,però, è tutta italiana. In Germania e in Fran-cia i pagamenti sono al massimo di trentagiorni. Qui da noi, invece, il pagamento do-vrebbe essere effettuato entro un mese, ma lacertezza non esiste. Di fatto, mediamente,occorrono circa settantacinque giorni, col ri-schio fra l’altro di non venire pagati affatto». All’anomalia nostrana, bisogna aggiungereanche l’altalenante prezzo dei prodotti pe-troliferi. Se nel 2008 il petrolio aveva rag-giunto una quotazione record di 147 dollari,oggi questa è scesa a circa la metà. «Per farfronte a questa situazione in continua evolu-zione e per riuscire ad abbattere tutti i costisuperflui, è stato necessario attuare una pro-fonda ristrutturazione societaria. Dalla Va-nello Spa ho creato la Vanello Autotrasporti,

Carlo Vanello

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Abbiamo rapporti con la maggior partedelle compagnie che gravitanosulla nostra area geografica,in particolare presso le basi di caricodi Marghera, Visco e Trieste

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112 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

rante, la Logica, fondata insieme ad altri duesoci. Abbiamo lanciato il marchio Fly, pre-sente con 14 distributori presenti attual-mente solo nella nostra regione. In questomodo abbiamo creato una filiera internapressoché unica, poiché la maggior parte deidistributori è convenzionata con le grandicompagnie. All’inizio, dal punto di vistacommerciale, si è rivelata una scelta azzeccatae ha avuto un buon impatto, perché riusci-vamo a fare dei prezzi molto competitivi. Inseguito l’effetto si è smorzato, sia a causa diuna reazione da parte delle compagnie, siaperché molti automobilisti si rivolgono allavicina Slovenia. Oltreconfine le accise sonopiù basse e i prezzi contenuti e questo rendeil mercato più difficile qui in Friuli. Sarebbenecessaria un’equiparazione delle accise neiPaesi comunitari onde evitare che l’utenza siapprovvigioni di carburanti e quant’altro neiPaesi confinanti con forti perdite sia per l’era-rio che per gli operatori».

che è una società a sé che lavora per la casamadre. Questo è l’unico vero spazio di ma-novra nel quale possiamo muoverci per con-tenere i costi e ottenere maggiori margini.Perché da una parte ci sono le accise e dal-l’altra il prezzo del petrolio, che le compagnietendono a uniformare e quindi non abbiamola possibilità di scegliere all’interno di unavera concorrenza. Un’attività nella quale ab-biamo investito – e che in parte va oltrequello che tradizionalmente è stato il nostrocore business – è stata la costituzione di unasocietà per la distribuzione diretta del carbu-

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PRODOTTI PETROLIFERI

LE QUOTAZIONI DELL’ORO NEROFra la primavera e l’estate del 2008 si

era venuta formando un’enorme bollaspeculativa intorno al prezzo del petrolio.Infatti, mentre nel mese di febbraio il greg-gio era venduto a circa 90 dollari al barile,l’11 luglio il prezzo toccò il suo top storico

intraday, schizzando alla cifra di 147,27dollari. Dopo l’estate “nera”, la crisi finan-ziaria e la depressione americana – cau-sata dai mutui subprime – hanno rapida-mente ridimensionato il prezzo del barile,che ha raggiunto nell’ultimo trimestre i 100

dollari, per poi sprofondare a quota 40.Nel 2009 il prezzo medio è risalito fino acirca 70 dollari e nel 2010 si è ulterior-mente stabilizzato a 80. A tenerlo su que-sta cifra fino a oggi sono gli effetti dellacrisi che stenta a svanire.

�Sarebbe necessaria un’equiparazionedelle accise per evitare l’acquisto

di carburanti e altri prodotticon forti perdite sia per l’erario

che per gli operatori

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116 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Da sempre, le leggi e le regolamen-tazioni più severe sono quelle cheriguardano la sicurezza delle per-sone all’interno di un qualsiasi edi-

ficio. Sono precise, chiare ed evolvono congrande velocità, in quanto devono essere conti-nuamente migliorate e saper stare al passo conle innovazioni della tecnologia. Uno dei settoriche segue con estrema attenzione il susseguirsidi queste normative è quello dell’impiantisticaantincendio e tra le aziende che forniscono ser-vizi di installazione di questi impianti troviamola Giemme di Monfalcone. «Negli ultimi anni– spiega Mauro Grimolizzi, titolare della ditta– le regolamentazioni hanno imposto, secondole nuove normative europee, vari adeguamentidi sistemi e impianti già operativi: è successo nel2002 con l’introduzione della Ped (PressureEquipment Directive) e nel 2005 con le nuoveomologazioni dei sistemi antincendio portatili,in particolar modo con l’introduzione di estin-tori a base idrica, utilizzabili anche su apparec-chiature in funzione fino a 1000 Volt».

Come funzionano gli ultimi impianti an-

Nuove tecnologie nei sistemiantincendio La crisi economica non ha scalfito

l’attività delle aziende impegnate

nell’installazione di impianti antincendio,

ma ha solo modificato le richieste

dei clienti. Mauro Grimolizzi presenta

le nuove tecnologie e l’attuale

situazione del settore

Emanuela Caruso

tincendio e di quali si sta occupando nellospecifico la Giemme?«Da quando, con la convenzione di Kyoto, èstato abbandonato l’uso di gas alogeni, di gasserra e di gas che provocavano il buco nel-l’ozono, l’impiantistica di spegnimento si è ri-voluzionata, e oggi predilige l’impiego di gasinerti, di gas miscelati con azoto e CO2 e attra-verso l’utilizzo di sistemi di spegnimento ad ac-qua nebulizzata ad alta pressione, il cosiddettoWater Mist. Gli impianti Water Mist si stannodiffondendo moltissimo negli ambiti civili e in-dustriali, perché oltre a permettere un’estinzionequasi immediata del fuoco, usano una quantitàd’acqua nettamente inferiore a quella presentenei sistemi di spegnimento tradizionali a Sprin-kler. È motivo per cui, nell’ultimo periodo, laGiemme sta lavorando soprattutto con impiantidi questo tipo, cioè pensati per ridurre il con-sumo dell’acqua e per sfruttare l’alta pressione».

Chi sono i maggiori clienti della Giemme?«Le normative che regolano il settore sono in-dirizzate in modo particolare alle aziende, so-prattutto quelle di produzione, e agli enti pub-blici, quindi la nostra clientela è caratterizzataprincipalmente da società e imprese che neces-sitano di impianti e installazioni antincendio;nonostante questo però abbiamo vari utenti an-che tra i privati. Tutta la nostra clientela è ita-

SICUREZZA

Mauro Grimolizzi è titolare

della Giemme

di Monfalcone (Go)

www.giemmeantincendio.it

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 117

Mauro Grimolizzi

liana, perché essendo la Giemme un’impresache non produce le apparecchiature ma vendeed installa gli impianti, e offre un servizio, il no-stro mercato è circoscritto al solo territorio na-zionale. Il core business dell’impresa è datodalla progettazione, installazione e manuten-zione di sistemi antincendio e per la sicurezza.Ci occupiamo di tutti i tipi di impianti di spe-gnimento e di sistemi portatili. Inoltre, per am-pliare e differenziare l’attività, da qualche temposiamo concentrati anche sull’impiantistica elet-trica e sui sistemi civili e industriali termotec-nici».

Quanta importanza riveste per la vostraazienda la fase di manutenzione degli im-pianti antincendio?«La manutenzione ha un ruolo rilevante per lanostra attività, perché, così come per le nuoveinstallazioni, è regolata da normative severe cheimpongono di effettuare controlli sugli im-pianti ogni sei mesi. Quindi i nostri tecnici si re-cano dai clienti ben due volte l’anno e in casodi necessità anche più frequentemente. In que-sto periodo di crisi, poi, molti utenti non vo-gliono investire su nuove installazioni, ma pre-feriscono trasformare, migliorare o sostituireimpianti già esistenti e non più a norma».

Si può dire, quindi, che anche il vostrosettore ha risentito della crisi economica

mondiale?«Quando si parla di impianti antincendio, siparla di sicurezza, cioè di qualcosa di cui c’èsempre bisogno. Per questo motivo possiamodire che il nostro settore non ha risentito dellacrisi, anzi si è ampliato. Ciò che, invece, è cam-biato a causa della crisi economica sono le esi-genze delle aziende o dei privati che si rivolgonoa noi. Loro hanno accusato il colpo del duro pe-riodo e piuttosto di investire ingenti somme insistemi o impiantistiche complessi, sono piùpredisposti a migliorare o rivedere quelli di cuigià dispongono e installare impianti più sem-plici e quindi meno costosi».

Dopo l’abbandono dei gas alogeni,i sistemi di spegnimento sono ideatie progettati per utilizzare nuovi tipidi gas, come quelli inerti,e impiegare acqua nebulizzata

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120 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Un nuovo volto che non dimen-tica l’espressività del vecchio,questo il segreto di Città Fiera,un polo commerciale senza

eguali in Friuli Venezia Giulia e che mira araggiungere il primato anche a livello ita-liano ed europeo. Parlare di sviluppo intempi di crisi può sembrare strano, in realtàil centro commerciale si appresta ad au-mentare le sue superfici e le sue funzionid’uso. A raccontare il presente, e soprattuttoil futuro di Città Fiera è direttamente il suofondatore, Antonio Maria Bardelli. «Lastruttura è oggi un complesso propulsore

dell’economia locale – spiega Bardelli –infatti non è solo un centro commer-ciale, è una vera e propria “città”, conspazi e servizi pensati per soddisfare leesigenze del territorio». Un punto di ri-trovo che ha saputo differenziarsi in

funzione del forte legame che il suo fon-datore ha con la sua terra.

Con quale obiettivo CittàFiera ha mosso i primi passi? «Il centro commerciale nascenel 1992, sviluppandosi inmolte fasi e inglobando spazigià operativi da 10 – 15 anni.È questa la differenza rispettoad altri centri: non siamo

partiti da zero, ma abbiamo raccolto ele-menti preesistenti che in qualche modo con-dizionano e valorizzano una struttura in co-stante crescita, come una vera e propria cittàviva e pulsante».

Ripercorrendo il suo percorso impren-ditoriale, ci sono dei momenti che ricordain modo particolare? «Sicuramente la fondazione, 15 anni fa, dellaCompagnia Generale di Ristorazione, unarealtà che oggi offre lavoro a 1800 persone,con un centinaio di ristoranti in Italia. Mo-tivo di grande soddisfazione è stata anche lajoint venture con il gruppo olandese Corio,entrato al 49% in Città Fiera, scelta non co-mune, forse unica in Europa».

Parliamo del futuro. Il centro commer-ciale nei prossimi anni raddoppierà le suedimensioni e in tempi di crisi un obiettivosimile può sembrare “folle”, come spiegaquesta scelta? «Il programma di sviluppo è molto ambi-zioso, certo, ma a differenza di altri centripartiamo da una massa critica rappresentatada ben 7 milioni di visitatori e spazi di 80mila metri quadri. Il progetto di svilupposarà attuato in diverse fasi e ciò consentirà diadattare le proposte alle reali esigenze delmercato. Abbiamo deciso di non limitarciagli schemi precostituiti perché questa è l’es-

Nel cuore della nuova Europa il più grande e innovativo centro commerciale d’Italia.

Città Fiera fa scuola. La struttura friulana è destinata a diventare il primo polo commerciale

del Paese, tra retail, entertainment e una cittadella dei motori. A illustrare il progetto di ampliamento

è direttamente il suo fondatore Antonio Maria Bardelli

Filippo Belli

Sorgerà a Udine il più grandecentro commerciale d’Italia

Antonio Maria Bardelli,

fondatore del centro

commerciale

Città Fiera di Torreano

di Martignacco (UD)

www.cittafiera.it

www.bardelli.com

www.nicopeja.org

POLI COMMERCIALI

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 121

senza del fare impresa. Il nostro modo dioperare è diverso rispetto a quello dei com-petitor. Proprio grazie alla flessibilità e al-l’innovazione sono certo che potremo conti-nuare a crescere».

Con questo progetto di ampliamento ilcentro diventerà quindi il più granded’Italia?«Sì. Allo stato attuale, fatta eccezione per unprogetto lombardo i cui tempi di realizza-zione non sono ancora noti, non ci risultache altre strutture abbiano piani di svilupposuperiori al nostro obiettivo di 160 mila me-tri quadri. Alla luce dei dati rilevati fino adora, Città Fiera diventerebbe il quarto o ilquinto centro commerciale in Europa».

Nella sostanza cosa prevede il piano disviluppo? «Prevede di passare dagli attuali 78 mila mqdi superficie commerciale a 160 mila. In to-tale il commercio al dettaglio passerà da42mila mq a 94mila mq. Anche i servizi ver-ranno ampliati per rispondere alle nuove esi-genze: i posti auto passeranno da 3900 a10.000, per un numero di visitatori che po-

trà crescere fino a 11milioni all’anno. I grandinegozi specializzati da 10 a 20, i ristoranti,caffè e bar da 19 a 25, gli altri esercizi com-merciali da 190 a 350. Un salto di qualità chepone il territorio di Udine tra le avanguardie

Antonio Maria Bardelli

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IL PADRE DEL MOTOR SHOWPENSA AL FRIULI IN CITTÀ FIERAUn futuro non lontano visto da Al-fredo Cazzola. I motori sarannoprotagonisti nello sviluppo di CittàFiera. E a prendere parte all’inizia-tiva sarà uno degli imprenditorisimbolo del settore.«L’idea alla base del progetto èquella di un concept che possa darevita a una cittadella dei motori, inse-rita in un’area estremamente attrat-tiva come il centro commerciale ecollocata in un’area geografica cen-trale come il Friuli». A parlare è Al-fredo Cazzola (nella foto), il padredel Motorshow, l’uomo che ha por-tato ogni anno a Bologna fino a800mila appassionati di motori datutta Europa creando uno deglieventi fieristici più importanti d’Eu-ropa. «Pensiamo a una concentra-zione di offerta collegata al commer-cio e ai servizi legati ad auto e moto,oltre che a varie tematiche di svago

e intrattenimento. La passata espe-rienza fieristica ci ha consentito ditestare gusti e flussi degli acquirenti,tanto da pensare di intraprenderenuove iniziative in un’ottica di inno-vazione e sperimentazione. Trovoentusiasmante avere l’opportunità disviluppare un progetto a quattromani con Bardelli, per un’affinità siapersonale sia imprenditoriale».

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a livello nazionale».Già allo stato attuale l’offerta merceolo-

gica è molto diversificata, come verrà svi-luppata nell’ampliamento? «L’offerta merceologica è una delle più svi-luppate, basti pensare che nell’abbigliamentosiamo l’unico centro commerciale in Italia adospitare sotto lo stesso tetto Oviesse, Coin,H&M e Zara. Già questo rappresenta un’in-dicazione dell’ottimo servizio dato al consu-matore. L’ampliamento riguarderà soprat-tutto il settore legato alla casa eall’arredamento, con una sezione dedicata trai 30mila e 40mila metri quadri. Realtà diqueste dimensioni in Italia non esistono. As-sortimento e profondità di gamma sarannoinimmaginabili, ciò rappresenterà un ele-mento distintivo in grado di allargare note-volmente il nostro raggio di attrazione. Un’al-tra parte degli spazi sarà dedicata al mondomotori e molta attenzione verrà riservata an-che al divertimento e all’entertainment».

I poli commerciali tendono a svilupparsiin un’ottica sempre più “green”. Quali po-litiche perseguite nel vostro caso al fine digarantire una riduzione del vostro impattoambientale?«Per un consumatore, fare shopping in uno

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POLI COMMERCIALI

Questo il datodell’ultimo anno.

Per il 2011 siprevede di toccare

quota 11 milioni

VISITATORI7mln

122 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

UNA CRESCITA ESPONENZIALE

ATTUALE SVILUPPO

Superficie commerciale (GLA) 78.000 mq 160.000 mq

Outlet - HIC 30.000 mq

Ipermercato IPER Udine 7.450 mq 7.450 mq

Grandi negozi specializzati 10 15/20

Altre superfici alimentari 339 mq 3.154 mq

Multisala 11 sale 11 sale

Totale commercio al dettaglio 42.658 mq 94.000 mq

Esercizi commerciali, servizi 190 300/350

Posti auto 3.900 10.000

��Nella sostanza il piano di sviluppo prevede il passaggio dagli attuali78 mila mq di superficie commerciale a 160 mila. Un salto di qualità

che pone il territorio di Udine tra le avanguardie a livello nazionale

Passano da 10 a 20i grandi negozi

specializzati. I puntidi ristoro da 19passano a 25,

i mercatinialimentari da 3 a 5.

In aggiunta, una salagiochi, un hotelda 110 camere

e 10mila mq di uffici

GRANDINEGOZI

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 123

Il progetto di ampliamento, la cuicommercializzazione vede coin-

volti Cushman & Wakefield, leadernella consulenza immobiliare a li-vello globale, insieme al GruppoBardelli, risulta lungimirante es-sendo volto a creare dei poli di at-trazione che allargheranno di moltol’attuale bacino di utenza di CittàFiera. È una visione pioneristica,innovativa e allo stesso tempo con-servativa rispetto al patrimoniocommerciale esistente: il progettostesso rappresenta il superamentodel centro commerciale classicograzie alla creazione di tre universitematici attorno ai quali ruoteràun’offerta variegata e profonda:casa, fashion&home outlet, motori.Città Fiera da molti è conosciutonon solo per gli spazi commercialima anche per le numerose attivitàdi responsabilità sociale che portaavanti, alcune consolidate e parti-colarmente sentite sul territorio.“Nonno Natale” e il Mercatino In-ternazionale della Bontà sono traqueste. Nonno Natale giunta allasua 8^ edizione, è un’iniziativa chesi svolge ogni 26 dicembre, ed èun’occasione di condivisione e diincontro per le persone anzianesole e bisognose. Il Centro Com-merciale Città Fiera si trasforma inuna meravigliosa immensa sala da

pranzo, e raccoglie oltre 400 an-ziani con situazioni di disagio o so-litudine, offrendo loro un’occasioneunica di festa e convivialità, arric-chita anche da musica, balli ed unalotteria, il cui ricavato viene devo-luto in beneficenza. Altra iniziativaparticolarmente significativa è ilMercatino Internazionale dellaBontà, iniziativa benefica che coin-volge in prima persona ogni anno1.100 studenti in rappresentanza dicirca 35 scuole provenienti dall’Ita-lia, dall’Austria, dalla Croazia edalla Slovenia.Il Mercatino desidera dare l’oppor-tunità ai cittadini più piccoli di spe-rimentare cosa significa “fare im-presa” attenendosi ai principi e aivalori etici, mettendo in luce comeogni nostra azione, ogni nostrascelta debba essere contrasse-gnata dal rispetto per gli altri. Perquesto motivo i giovani protagoni-sti suddividono il profitto raccoltocon le vendite dei loro oggetti te-nendo per se il 70% dei proventi edevolvendo il 30% alla FondazioneOperation Smile Italia Onlus, cosìcome i 10 euro necessari per affit-tare lo spazio espositivo e di ven-dita. Il ricavato ogni anno aiuta deibambini bisognosi di cure [email protected]

spazio dove tutto parla di sostenibilità è unostimolo potentissimo. Il nostro impegno inquesto ambito è stato avviato già da moltotempo e oggi abbiamo una differenziazionedei rifiuti che raggiunge il 90% del riciclo dimateriali. Sicuramente l’ampliamento delpolo commerciale sarà studiato nel rispettodell’ambiente che ci ospita, non possiamoabbattere del tutto il nostro impatto ma pos-siamo sicuramente ottimizzarlo».

In questo momento di crisi economicagli imprenditori di successo vengono os-

servati come esempi, stimoli per la ripresa.A suo parere cosa le ha permesso di otte-nere questi risultati?«Tutto ciò che posso dire è che ho lavoratotanto e con passione. Mi piace il mio me-stiere, amo veder crescere questo complesso,offrire sempre più servizi e opportunità di la-voro con l’obiettivo di portare quanto c’è dimeglio in Europa direttamente nella miaterra».

Antonio Maria Bardelli

CUSHMAN & WAKEFIELDSPOSANO IL PROGETTO

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Il settore congressuale rappresenta un’im-portante componente della voce “turi-smo”, con caratteri peculiari che ne hannofatto rapidamente uno dei segmenti cen-

trali anche nell’attività delle aziende turistichetradizionali. Gli alberghi si sono infatti dotati distrutture ricettive per ospitare i nuovi clienti inviaggio per partecipare a riunioni e meeting, tra-endone rilevanti benefici economici e socialiattraverso la destagionalizzazione dell’attività,la stabilità dell’occupazione e la qualificazionedel personale. «La crisi di questi ultimi anni haperò portato a una generale contrazione delle ri-sorse economiche destinate a questo tipo di

eventi», sottolinea Stelia Opara, amministratoredelegato di Key Congressi, società di Trieste spe-cializzata da circa vent’anni nell’organizzazionedi eventi congressuali e nella fornitura di servizilinguistici e tecnici. «Oltre a una riflessione piùoculata del cliente sul budget di spesa da desti-nare alle attività congressuali, si percepisce pur-troppo anche una sempre più spiccata tendenzaverso soluzioni organizzative che spesso esclu-dono il ricorso ai professionisti del settore, la cuiremunerazione talvolta appare, erroneamente,una spesa superflua».

Come ha reagito la vostra realtà a questemutate condizioni del mercato?«In uno scenario di generale difficoltà, abbiamoscelto di preservare, anzi di intensificare, i nostristandard di professionalità e qualità, cercando diperfezionare l’efficienza per migliorare la soddi-sfazione dei partner fidelizzati, ponendo allostesso tempo le basi per una diversificazione deinostri ambiti di attività. Attualmente, oltre agliincarichi nel “tradizionale” settore medico-scien-tifico, aziendale e istituzionale, abbiamo rivoltola nostra attenzione a eventi di carattere cele-brativo, come matrimoni e incontri culturali,con risultati molto soddisfacenti».

Quali sono i requisiti indispensabili per or-ganizzare e gestire un evento a 360 gradi?«Per svolgere un lavoro adeguato alle aspettativeè fondamentale, fin dalla fase di progettazione,tenere conto, anticipandole, delle molteplici va-

L’organizzazione di manifestazioni e congressi richiede grande specializzazione,

ancor di più in un momento in cui le aziende tendono a ridurre questo tipo

di investimenti. Criticità e prospettive del settore spiegate da Stelia Opara

Diego Bandini

Congressi e meeting, un sostegno al settore turistico

EVENTI

Stelia Opara,

amministratore

delegato della

Key Congressi Srl

di Trieste

www.keycongressi.it

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 125

riabili e criticità che si potrebbero incontrare du-rante la realizzazione dell’evento, in modo chei diversi aspetti organizzativi siano tra loro ar-monizzati. La ricerca e la scelta di fornitori dicomprovata esperienza è un altro fattore ingrado di fare la differenza nel servizio offerto,per creare un team di professionisti capaci di ga-rantire la massima disponibilità ed efficacia.Grande attenzione va infine posta nei contattie nei rapporti con relatori, partecipanti e ospiti,elemento imprescindibile per valorizzare l’im-magine del committente».

La caratteristica peculiare di Key Congressiè rappresentata dalla capacità di fornire sem-pre soluzioni “su misura”. Come si esplicaquesto nella pratica?«Quello che ci distingue è l’attenzione e la curache sappiamo dedicare al rapporto con tutti gliattori coinvolti nella scena organizzativa, uni-tamente a una buona dose di fantasia e creati-vità. La valorizzazione delle peculiarità di cia-scun incarico, la giusta considerazione prestataa ogni dettaglio logistico, organizzativo e tec-nologico, l’utilizzo di personale preparato e diservizi tecnici per la comunicazione sapiente-mente gestiti, oltre a un solido e consolidatoknow-how, sono alcune tra le principali chiavidi lettura del successo di Key Congressi. Inquasi vent’anni di attività ci siamo guadagnatila fiducia del mercato, grazie alla capacità di rea-lizzare ogni incarico affidatoci come un “eventosartoriale”, con l’impegno di condurre ciascunprogetto su un percorso di successo e di affida-bilità. Il nostro obiettivo è infatti quello di tra-sformare ogni manifestazione in un eventounico e prestigioso, ricercando e conseguendoil giusto equilibrio tra persone, risorse, idee e ca-pacità».

In questi anni avete instaurato ancheproficue collaborazioni in grado di valo-rizzare la vostra attività. Quali le più si-gnificative?«Lavoriamo al fianco dei più affidabili e pre-

parati fornitori del settore. In particolare van-tiamo una solida partnership con Endar, sto-rica società veneziana leader nel settore dellacomunicazione tecnologica e presente sul mer-cato internazionale da oltre mezzo secolo.Un’ulteriore conferma alla indubbia qualitàche Key Congressi è in grado di proporre aipropri clienti».

Stelia Opara

Oltre agli incarichi nel “tradizionale”settore medico-scientifico, aziendalee istituzionale, abbiamo rivoltola nostra attenzione a eventidi carattere celebrativo

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126 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

La grande tradizione italiana nellatorrefazione e distribuzione del caffèrendono questo raffinato compartoalimentare estremamente competi-

tivo; diventa quindi fondamentale dedicareaccuratezza e passione a tutti le fasi dellaproduzione. La scelta della varietà – o “san-tos” – del caffè crudo costituisce una vera epropria genesi del prodotto e include para-metri di preferenza che vanno oltre la stessaqualità. Le successive fasi di lavorazione sonoparimenti importanti ed esigono esperienzae professionalità nella loro esecuzione. Un ci-

clo produttivo – insomma –estremamente complesso e de-licato, che determina la qualitàdel prodotto e la soddisfazionedel cliente. Un assioma cheben conosce Severino Min-gardi, fondatore e amministra-tore delegato della ditta di tor-refazione Amigos Caffè. «Lapluriennale esperienza è statauna condizione imprescindi-bile nel successo come torre-fattore, unita – naturalmente –alla passione per questo la-voro».

Esperienza e passione.Una visione decisamente ro-mantica dell'industria della

torrefazione; ma come si coniuga questainterpretazione con le esigenze produttive?«È senz'altro fondamentale trovare il giustocompromesso fra la dimensione artigianale equella industriale della produzione. La nostraazienda è sempre stata – ed è tutt'ora – aconduzione familiare; ciò non ci ha comun-que impedito di evolverci dal punto di vistatecnologico, automatizzando la produzioneper assolvere ai volumi produttivi richiesti,che negli anni sono aumentati in manieraesponenziale».

Un successo costruito nel tempo dunque. «La mia storia personale si intreccia intensa-mente con quella aziendale. La mia vita pro-fessionale è sempre stata dedicata al caffè: la-vorando per un importante torrefattore diTrieste, dove sono giunto nel 1966, ho ma-turato una vasta esperienza nel settore; l'am-bizione ha fatto il resto. Nel 1980 ho inau-gurato l'azienda di famiglia, sfruttando unacondizione particolare e favorevole del mer-cato balcanico del caffè, ovvero l'interruzionedei rapporti commerciali con il Brasile daparte dell'ex Jugoslavia. In un piccolo capan-none presso il podere familiare si svolgevauna intensa attività di produzione di caffè,che ci ha portato nel giro di pochi anni ad in-grandire il portafoglio clienti e – di conse-guenza – a trovare un nuovo e più spaziososito produttivo».

«La scelta della varietà del caffè crudo costituisce una vera e propria genesi del prodotto

e il ciclo produttivo, estremamente complesso e delicato, ne determina la qualità».

Severino Mingardi descrive il mondo della torrefazione

Lodovico Bevilacqua

Il caffè, dalla scelta del “santos”alla torrefazione

Severino Mingardi,

legale rappresentante

della Torrefazione

Amigos Caffè di Muggia

(TS). Nella pagina

seguente, una fase di

lavoro all’interno

dell’azienda. Le foto

sono di Enrico Lerini

www.amigoscaffe.com

PRODOTTI ALIMENTARI

Page 115: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 127

Severino Mingardi

Quindi parliamo di un’impetuosa cre-scita favorita sostanzialmente da una bril-lante intuizione iniziale. Esaurita questafavorevole condizione come sono andate lecose?«La qualità del nostro caffè ha contribuito adespandere il mercato dall’area balcanica aquella UE ed extra UE e anche a livello na-zionale. Si è reso dunque necessario imporreuna svolta a livello di investimenti in strut-ture e tecnologie. Questa svolta è arrivatanel 1999, quando la Amigos Caffè si è tra-sferita in un sito produttivo dotato di duetorrefattrici di 240 chilogrammi l'una. Que-sto impianto – che consente di confezionarequotidianamente10 tonnellate di caffè – è in-teramente automatizzato e garantisce unaqualità produttiva certificata».

Concentriamoci sulla fase di lavora-zione. Come comincia e come si sviluppa?«Naturalmente comincia con la scelta dellavarietà di caffè crudo; una scelta che deve av-venire molto prima dell'acquisto, in modo daseguire la maturazione del caffè. La successivafase di miscelatura viene di solito affidata aditte specializzate e a seconda dei parametriutilizzati il caffè avrà diverse caratteristiche;noi produciamo un caffè particolarmentedolce. In seguito, tramite uno spedizioniere,facciamo arrivare il caffè in Italia, confezio-nato in sacchi da sei quintali l'uno, più facilida gestire rispetto a quelli da 60 chilo-grammi. A seconda del fabbisogno quoti-diano o settimanale sdoganiamo dalle 24 alle48 tonnellate di caffè, che vengono poi tra-sferite presso lo stabilimento di produzionee gestite con l'ausilio di sollevatori. Il saccoviene rovesciato nella tramoggia, che lo tra-sferisce poi negli otto silos di cui l'impiantoè dotato, differenziati a seconda della varietàche contengono. La torrefazione, così comeil confezionamento, sono fasi interamenteautomatizzate».

Ritorniamo quindi al dilemma iniziale.

In quale momento entra in gioco la pro-fessionalità del produttore?«L'automazione della produzione risponde aesigenze di volumi e tempi produttivi. Laqualità del caffè è invece determinata da tantifattori che nessuna macchina può control-lare, come la scelta della materia prima, i cri-teri di miscelazione, la selezione della cam-pionatura. In tanti anni di attività mi sonoreso conto di quanto sia importante la pas-sione per questo prodotto e questo mondo eho fatto di questa consapevolezza una vera epropria strategia».

La qualità del caffè è determinatada tanti fattori che nessuna macchinapuò controllare, come la scelta dellamateria prima, i criteri di miscelazione,la selezione della campionatura

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128 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Il mondo dei gioielli, pur costretto a farei conti con la negativa congiuntura eco-nomica che attanaglia i mercati, sembraresistere alla crisi. Le grandi aziende cer-

cano infatti di trovare nuovi sbocchi per leloro produzioni, investendo con forza nei paesiin via di sviluppo, dove la percentuale di per-sone benestanti è in continuo aumento. «L’Ita-lia, che fino a qualche anno fa rappresentavaun punto di riferimento nel mercato del lusso,oggi è costretta un po’ a subire questa ten-denza. Nonostante tutto, però, il settore godeancora di buona salute, tenendo anche pre-sente il fatto che gli articoli da noi proposti nonsono certamente beni di prima necessità», sot-tolinea Paolo Bastiani, titolare della GioielleriaLa Montre. Qui, nel cuore pulsante della cittàdi Trieste, è infatti possibile trovare alcuni trai marchi più importanti dell’orologeria e dellagioielleria internazionale, tra cui Rolex, Cartier,IWC, Omega, Bulgari e Gucci.

Sulla base della sua esperienza, quali sonole tendenze attuali del settore?«Le case produttrici stanno puntando con de-cisione verso i mercati emergenti, come Cinae India, dove non mancano certo le opportu-nità di business. Qui i consumatori sono orien-tati verso l’acquisto di modelli in oro, preziosied esteticamente molto elaborati. Per quantoriguarda l’Italia, invece, noto un ritorno alla ri-cerca di prodotti più sobri e meno appari-scenti, soprattutto in riferimento agli orologi,forse anche in risposta alla crisi che ha inevi-tabilmente inciso sui comportamenti delle per-sone».

Crede che oggi gioielli e orologi di lusso,alla luce anche dell’andamento del prezzo

dell’oro, possano essere ancora consideraticome “beni rifugio”?«Parlare di beni rifugio forse è un po’ esagerato.Tuttavia non si può negare che alcune tipolo-gie di orologi conservano, e in alcuni casi in-crementano, il loro valore commerciale neltempo, rappresentando, per certi versi, un veroe proprio investimento. Mi riferisco special-mente a marchi come Rolex, Patek Philippe,Cartier e Audemars Piguet, che, puntando sullaqualità e sulla tradizione dei loro articoli, hannoavuto la forza di mantenere pressoché invariatii loro modelli, senza cedere a un mercato che fa

Gioielli e orologi delle marche più prestigiose che,

nel tempo, continuano a mantenere inalterato il loro

fascino. Le tendenze e le ultime novità dal mondo

della gioielleria spiegate da Paolo Bastiani

Matteo Rossi

Un investimento senza tempo

Paolo Bastiani,

titolare della Gioielleria

La Montre di Trieste

www.lamontre.it

IL MERCATO DEL LUSSO

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Page 117: Dossier Friuli 10 2011

Paolo Bastiani

della novità e del continuo restyling il propriofilo conduttore».

A quale tipologia di clientela si rivolgesoprattutto La Montre e come la vostra of-ferta risponde alle diverse esigenze?«Cerchiamo di rivolgerci a una platea più va-sta possibile, ed essendo rivenditori autorizzatidelle migliori marche siamo in grado di sod-disfare anche le esigenze più particolari. Per lenostre produzioni ci avvaliamo inoltre diesperti artigiani, che realizzano gioielli unici einimitabili. All’interno del nostro punto ven-dita si possono comunque trovare anche arti-coli fashion e alla moda, ideali per un pubblicopiù giovane e glamour».

Periodicamente La Montre organizzaeventi, in collaborazione con i grandi brandche distribuisce. Quale valore aggiuntodanno queste iniziative alla vostra attività ecosa hanno rappresentato, a questo propo-sito, gli eventi Luxus 2008 -2010?

«L’evento Luxus è nato da un’idea mia e del miosocio Giuseppe Oppenheim, ed è stato realiz-zato grazie anche al decisivo contributo dellanostra art director, Daniela Giraldi. In que-st’occasione abbiamo voluto ricreare nella no-stra città l’atmosfera tipica delle Fiere del-l’Orologeria di Basilea e Ginevra, con unconcentrato delle più importanti aziende delsettore che hanno presentato le loro ultimenovità e creazioni. Attualmente, invece,stiamo organizzando con Rolex un eventodella durata di tre giorni, in concomitanzacon la sempre attesa settimana velica di Trie-ste, durante il quale i nostri ospiti avrannol’opportunità di ammirare una collezione Ro-lex assolutamente unica nel suo genere. I no-stri eventi hanno sempre riscosso un grandis-simo successo di pubblico, durante i qualiappassionati di orologeria e clienti affezionatihanno l’occasione di immergersi in atmosferemagiche e suggestive».

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Alcuni orologi conservano, e in alcuni casiincrementano, il loro valore nel tempo,

rappresentando, per certi versi, un veroe proprio investimento

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 129

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152 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

In questi anni, compliceanche la crisi economicache ha inevitabilmenteincentivato la ricerca di

nuove soluzioni in campoenergetico, abbiamo assistito,anche in Italia, a un incre-mento esponenziale di im-pianti per la produzione dienergia da fonti alternative,come impianti fotovoltaici edeolici. Tra le fonti rinnovabili

Il biogas, risorsa strategica per l’agricoltura Energia da scarti organici, biomasse e reflui zootecnici, con il massimo dell’efficienza

e a tutela dell’ambiente. Marco Mazzero analizza prospettive e problematiche

connesse alla diffusione del biogas in Italia

Guido Puopolo

dalle maggiori potenzialità c’èperò anche il biogas, un bio-combustibile gassoso ottenutodalla fermentazione, in assenzadi ossigeno, di materiali resi-dui di origine organica, ani-male o vegetale, capace di ga-rantire non solo autonomiaenergetica, ma anche una ri-duzione graduale dell’attualestato di inquinamento dell’ariae quindi dell’effetto serra. «Ilbiogas è un’opportunità perprodurre energia localmente ein modo sostenibile, miglio-rando l’impatto ambientaledegli allevamenti e diversifi-cando il reddito delle aziendeagricole», sottolinea MarcoMazzero, fondatore insieme aMarzio Ottone e attuale am-ministratore della Ies BiogasSrl, azienda di Pordenone spe-cializzata nella progettazione,costruzione e gestione di im-pianti biogas.

Quali sono gli elementiche hanno contribuito alladiffusione del biogas in Ita-lia?«Il biogas è una tecnologia chein alcuni Paesi, come ad esem-

pio la Germania, è presentefin dagli anni Ottanta. In Ita-lia ha iniziato a svilupparsi inmaniera consistente solo a par-tire dal 2008, in concomitanzacon l’avvio di un’efficiente po-litica di incentivi tuttora in vi-gore. Gli impianti a biogas sistanno rivelando infattiun’arma strategica decisiva perla sopravvivenza di moltissimeimprese agricole che hannodeciso di puntare su questatecnologia, anche in conside-razione della crisi che ha col-pito il comparto agricolo ita-liano».

Quali sono i materiali piùadatti per la produzione dibiogas?«Senza dubbio colture dedi-cate quali mais, frumento,sorgo e granella, in combina-zione con liquami e letami,sono ottime materie prime perla produzione di biogas. Gliimpianti da noi progettati, co-munque, possono utilizzarediversi tipi di substrati. Infatti,oltre a strutture che utilizzanoesclusivamente insilati e altriprodotti prettamente agricoli,

ENERGIA SOSTENIBILE

Marco Mazzero,

fondatore

e amministratore

delegato

della Ies Biogas

di Pordenone

www.iesbiogas.it

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 153

realizziamo anche impiantiche processano residui del-l’industria alimentare, comescarti di macello, sangue,scarti dell’industria della pa-nificazione e fanghi prove-nienti dagli impianti di trat-tamento delle acque».

Quali sono i criteri prin-cipali che bisogna tenere inconsiderazione nella pro-gettazione e costruzione diun impianto di questo tipo?«Un impianto a biogas deveessere in grado di rispondere aprecisi requisiti, funzionali etecnici. In primo luogo è fon-damentale che queste strut-ture, che come detto si rivol-gono quasi esclusivamente almondo agricolo, siano op-portunamente dimensionatee inserite all’interno di uncontesto adeguato, in mododa massimizzare le sinergiecon l’ambiente circostante.Per questo, anche attraversol’attività del Consorzio Bio-gas, stiamo cerando di pro-muovere con forza la diffu-sione di impianti di piccoledimensioni, che non incidano

in maniera eccessiva sul terri-torio e sulle altre attività agri-cole. Altrettanto importante,a questo proposito, è favorirel’utilizzo di sostanze alterna-tive ai classici insilati di mais odi triticale, anche per salva-guardare prodotti fondamen-tali per l’alimentazione del be-stiame».

Esistono invece, vincoli ditipo amministrativo o buro-

cratico che in parte possonorallentare la diffusione delbiogas in Italia?«Sicuramente chi opera nelsettore è costretto a fare i conticon problemi di diversa na-tura, che però possono esseresuperati attraverso una giustacollaborazione tra le particoinvolte. Per quel che ci ri-guarda cerchiamo sempre didialogare tanto con gli enti lo- � �

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Un impianto a biogas deve essereopportunamente dimensionato e inseritoall’interno di un contesto adeguato

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cali quanto con l’opinionepubblica, che spesso erronea-mente tende a confondere gliimpianti che noi costruiamocon altri tipi di strutture».

Parlando di Ies Biogas,quali sono le peculiarità chegarantiscono la massima ef-ficienza dei vostri impianti?

«Il nostro obiettivo è semprestato quello di creare impiantiche rispondessero pienamentealle esigenze del mercato ita-liano sotto il profilo costrut-tivo e della sicurezza, oltre chein ottica gestionale e di auto-mazione. Abbiamo acquisitoun’esperienza tale per cui, gra-zie a un approccio professio-nale e oggettivo nell’analisidelle diverse opportunità, e auno studio dell’azienda e delterritorio in cui essa è situata,riusciamo a proporre la solu-zione ideale per ogni commit-tente. Progetti, opere civili,software e impianti elettrici eidraulici sono interamente svi-luppati in Italia, garantendoun prodotto pensato “su mi-sura”, e affiancato da un’assi-

stenza biologica e meccanicadi altissimo livello, veloce edefficace, in quanto diretta-mente presente sul territorionazionale».

Quali sono, infine, le pro-spettive e gli obiettivi per ilfuturo della sua azienda?«La nostra è un’azienda gio-vane ma che, negli ultimi anniè cresciuta in maniera espo-nenziale, tanto che ad oggi ab-biamo già ultimato più di qua-ranta impianti. Per il futuropuntiamo a consolidare ulte-riormente la nostra posizione,cercando però di cogliere leopportunità che si dovesseropresentare anche a livello in-ternazionale. Francia, Europadell’Est, ma anche Asia e StatiUniti rappresentano mercatidalle grandi potenzialità cheseguiamo con notevole inte-resse, con la convinzione che,soprattutto in un settore comeil nostro, la qualità dei pro-dotti made in Italy sia ancoraassolutamente vincente».

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ENERGIA SOSTENIBILE

UNA NUOVAFONTE DI REDDITOUn impianto a biogas rappresenta, allo stato

attuale, un investimento lungimirante, chenumerose aziende agricole hanno deciso di so-stenere nonostante il momento di difficoltà ge-nerale. Grazie anche agli incentivi statali, chefino alla fine del 2012 assicurano un rimborso di28 centesimi di euro per ogni kw prodotto, èpossibile infatti riuscire ad ammortizzare i costidi costruzione, che per un impianto di un mega-watt si aggirano intorno ai 4 milioni di euro, intempi brevissimi, garantendo agli agricoltori unarendita sicura, costante e programmabile, alter-nativa alla loro attività principale.

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Realizziamo impianti in grado di risponderepienamente alle esigenze del mercato italiano,

con un’assistenza biologica e meccanicadi altissimo livello

Il presidente

di Ies Biogas,

Marzio Ottone

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Èfrequente l’uso in-tercambiabile delleespressioni “effi-cienza energetica”

e “risparmio energetico”. Inrealtà si tratta di due con-cetti ben distinti. Il secondoindica esclusivamente la li-mitazione dei consumi, checorrisponde a una limita-zione della spesa, ma anchedei servizi. Invece, si parlaopportunamente di effi-

cienza energe-tica quando siindica quellacapacità diavere i mede-simi beni e ser-vizi utilizzandomeno risorse.Comprenderequesta impor-tante differenzaè fondamentaleper impostareuna politicaenergetica ade-guata, sia a li-

vello di nazione, che di entilocali, che di impresa. «Sonomolti gli operatori econo-mici che hanno compresol’importanza di una strate-gia energetica» spiega l’inge-gnere Daniele Romanello,amministratore delegato diAmga Calore & Impianti.«Tuttavia spesso la comples-sità iniziale nell’approcciarsial problema – soprattuttoquando bisogna interveniresu interi processi economici,industriali o commerciali –crea delle resistenze. Questesi possono riassumere nelledomande più frequenti checi vengono rivolte sulla pos-sibilità di misurare i beneficiottenuti per avere garanziadei risultati. Un ulteriore ti-more è quello legato a unatecnologia sentita cometroppo specialistica per unagestione priva di assistenza».Amga Calore & Impianti èuna Esco (Energy ServiceCompany) appartenente al

gruppo Amga Azienda Mul-tiservizi Spa. Questa societàè nata per dare una rispostaconcreta alla necessità di af-frontare e risolvere in modosostenibile i bisogni energe-tici, studiando servizi su mi-sura e promuovendo solu-zioni per la gestione deiservizi energetici.

Al di là di quelli econo-mici riguardanti unabuona gestione dei processienergetici, quali sono i pa-rametri da sorvegliare perraggiungere l’efficienzaenergetica?«I parametri da consideraresono stati stabiliti negliobiettivi del Pacchetto climadel 2008 che riassume gliobiettivi che l’Unione Euro-pea si prefigge di raggiun-gere entro il 2020. Questiprevedono una riduzione del20% delle emissioni di gasserra e invece un incrementodella stessa misura della pro-duzione di energia da fonti

L’efficienza energetica è un importante motore d’innovazione tecnologica e di mercato.

E anche nel settore florovivaistico si è resa possibile l’applicazione di un sistema di cogenerazione

a biomassa, in cui l’ottimizzazione è stata raggiunta con il totale recupero dell’energia termica.

La parola a Daniele Romanello

Salvatore Cavera

Si coltiva in serracon un’ottica sostenibile

L’ingegnere

Daniele Romanello,

amministratore

delegato di Amga

Calore & Impianti Srl

www.amgacalore.it

EFFICIENZA ENERGETICA

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 157

rinnovabili. Inoltre almenoun 20% di risparmio suiconsumi energetici. I tre pa-rametri sono vincolanti pertutti i Paesi membri».

Quali settori produttivistanno dimostrando mag-giore interesse per ottimiz-zare il consumo energe-tico?«I settori maggiormente in-teressati sono il chimico epetrolchimico, il meccanico,il metallurgico, l’agroali-mentare, il cartario, il gra-fico, il tessile e l’abbiglia-mento. Gli interventi tipiciin questi casi sono la sosti-tuzione dei motori elettricicon quelli ad alta efficienza,l’introduzione di sistemi dicontinuità ad alta efficienza,l’applicazione degli invertersu ventilatori e impianti adaria compressa. Inoltrespesso bisogna sostituire i si-stemi di azionamento indu-striale con controllori avan-zati di processo. Questigestiscono il consumo dienergia in relazione all’effet-tiva operatività».

Quanto tempo è neces-sario perché si rendanoevidenti i risultati dell’in-vestimento? «Nella prima fase i tempisono ridotti, entro due o treanni si ottiene un riscontro.Una volta ottimizzato il pro-cesso, si deve iniziare a inci-

dere sulle fonti primarie ditrasformazione energetica –calore ed elettricità – instal-lando, gestendo e facendomanutenzione sugli impiantitecnologici. Con un auditenergetico si definiscono i li-miti tecnici degli impianti

da utilizzare, con l’obiettivodi coprire il fabbisogno ener-getico sostenibile per mezzod’impianti da inserire in li-nea con il processo indu-striale. Queste soluzioni ri-pagano l’investimento in unperiodo compreso fra i sei e

Daniele Romanello

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L’AUDIT ENERGETICOCON CARBON FOOTPRINTCon l’approccio Carbon Footprint neutra è possibile riconoscere il valore delle emis-

sioni di gas a effetto serra. Si effettua un audit energetico per la valutazione delleemissioni in atmosfera di gas a effetto serra (Ghg) dirette e indirette dovute alle atti-vità di un’organizzazione e ricondotte a tonnellate equivalenti di CO2 mediante l’im-piego di specifici fattori di emissione. Inoltre, è un indicatore ambientale che fornisceuna stima della performance ambientale dell’impresa o dell’attività monitorata. Il pro-cesso tiene conto dell’energia elettrica acquistata e del tipo di conversione energetica.Il processo è iterativo e, applicato a una prima fase delle attività, viene eseguito anchenelle fasi successive, seguendo uno sviluppo continuo del miglioramento dell’effi-cienza energetica. Ripetendone le osservazioni, è possibile anche avere i risultati suimiglioramenti che seguono all’introduzione degli interventi e misurare la riduzionequantitativa e qualitativa delle emissioni.

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gli otto anni a parità di beniprodotti».

Uno dei vostri principaliobiettivi riguarda la diffu-sione della cogenerazione.Com’è stato possibile com-binare il settore florovivai-stico e l’efficienza energe-tica?«Un caso rappresentativo dicome la tecnologia cogene-rativa possa venire in aiutoanche ai settori che nell’im-maginario collettivo non ri-sultano direttamente colle-gati al concetto di efficienzaenergetica è quello del-l’azienda agricola AltieriNillo di Pozzuolo del Friuli(UD), specializzata nella col-

tivazione del ciclamino. Illoro processo produttivo perle coltivazioni in vaso e serrautilizza dei sistemi per la sube la microirrigazione, il ri-scaldamento e la ventila-zione. Questi ultimi due inparticolare permettono dimantenere temperatura eumidità sotto controllo, ga-rantendo a piante e fiori unclima favorevole in cui svi-lupparsi. Prima del nostrointervento, l’azienda avevaun consumo – fra combusti-bile Btz e gasolio – parago-nabile a una potenza mediadi 250 kWe».

Quali sistemi avete intro-dotto per raggiungere la co-generazione in questa realtàconcreta?«La nostra proposta è stataquella di convertire il com-bustibile passando all’olio dicolza, utilizzando un funzio-namento in regime di ritirodedicato e producendo ener-gia termica con un sistemacogenerativo ad alto rendi-mento con una potenza mi-nore a 1 MWe. Le compo-nenti principali dell’impiantosono un motore a ciclo diesel– con un rendimento nettodel 40,5%; uno scambiatore

acqua/acqua a piastre ispe-zionabili da 190 kW; unoscambiatore fumi/acqua atubi lisci da 240 kW. Grazieal totale recupero termico,l’impianto ha prodotto un ri-torno sufficiente al recupe-rare degli investimenti effet-tuati per la suarealizzazione».

Su cosa, politica e asso-ciazioni di categoria, de-vono necessariamente fareleva per favorire lo sviluppodel mercato energetico?«Ogni Paese deve raggiun-gere gli obiettivi di efficienzaenergetica e l’industria èchiamata a dare un contri-buto fondamentale. Gli studiproposti da Confindustriaper il Piano 2011 di effi-cienza energetica dimostranol’esistenza di un enorme po-tenziale di mercato da svi-luppare, sia sul fronte delletecnologie sia in termini realidi esigenze delle imprese. Perquesto motivo le Esco do-vranno operare sempre piùin maniera integrata, met-tendo a disposizione risorseprogettuali, tecnologiche,umane e finanziarie, parteci-pando anche in proprio ai ri-schi d’impresa».

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EFFICIENZA ENERGETICA

La tecnologia cogenerativapuò essere utile anche inquei settori che non sono

collegati al concettodi efficienza energetica

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160 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Per un’irrigazione eco-sostenibileLa preservazione delle risorse idriche e la cura e la bellezza dei giardini dipendono

dalla qualità dei sistemi di irrigazione. Oliviano Spadotto illustra le ultime novità del settore

Amedeo Longhi

Diffondere unanuova culturadell’acqua e delverde attraverso

la comunicazione, l’informa-zione e un rapporto interat-tivo con gli acquirenti è qual-cosa di più rispetto allasemplice pianificazione azien-dale. È anche l’obiettivo che sipone la Claber, realtà friulanaattiva dalla fine degli anni Ses-santa nel campo dell’irriga-zione domestica e professio-nale. «Da sempre – spiega ilpresidente, l’avvocato Oli-viano Spadotto – cerchiamodi contribuire con le nostreinnovazioni tecnologiche amigliorare la qualità dell’irri-gazione per preservare la bel-lezza dei giardini».

Ma un sistema d’irrigazioneefficiente e innovativo forni-sce anche un contributo im-portante sul piano ambien-tale: «Proponiamo soluzionifunzionali per irrigare inmodo efficace e senza sprechi.Materiali durevoli, non no-civi e riciclabili, funziona-mento perfetto, prestazionimirate e riduzione dei con-sumi». Soprattutto in un settorecome questo, la certificazionedella qualità è importante:«Claber è stata la primaazienda italiana di settore aottenere la Certificazione diQualità Totale Uni En Iso9001», ricorda Spadotto.«Dalla selezione delle materieprime alla progettazione, daiflussi automatizzati di produ-zione ai servizi pre e post ven-dita, l’intero sistema rispondea criteri rigorosamente defi-niti e controllati». L’aziendaha ottenuto questa certifica-zione nel 1995, mentre dal2005 è dotata di un codiceetico.«La sede direzionale, logisticae produttiva si trova in pro-vincia di Pordenone – speci-fica Spadotto descrivendo lapolitica aziendale –, siamoprofondamente radicati nel

territorio friulano, ma ab-biamo una vocazione interna-zionale. Puntiamo molto sullaqualità Made in Italy dallaprogettazione, alla scelta dellematerie prime, passando per ildesign. Oggi distribuiamo inostri prodotti in oltre qua-rantacinque paesi attraversofiliali di proprietà in Francia,America, Inghilterra ed Emi-rati Arabi Uniti e nel resto delmondo con distributori legatida rapporti di partnershipconsolidati negli anni».L’impegno nei confronti del-l’ambiente però non si fermaall’opera di informazione emiglioramento dei prodotti inun’ottica di riduzione deglisprechi. «Consapevoli del-l’impatto ambientale delle no-stre attività – conclude Spa-dotto –, in una logicaeco-sostenibile utilizziamofonti energetiche rinnovabiliricavate da impianti fotovol-taici e di cogenerazione a gasmetano e biocombustibili.Grazie a queste risorse siamoin grado di coprire il 92% delfabbisogno termico e il 52%del fabbisogno elettrico. Gliimpianti di stampaggio, ri-scaldamento e illuminazionedegli stabilimenti inoltre sonoa basso consumo».

La Claber Spa ha sede

a Fiume Veneto (PN)

www.claber.com

SISTEMI DI IRRIGAZIONE

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RISCHIO IDROGEOLOGICO

162 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Studi adeguati per prevenire il rischioIl livello di rischio idro-

geologico che caratte-rizza il territorio delFriuli Venezia Giulia è

considerato medio, con unadiffusione delle zone vulne-rabili in modo disomogeneoin base a diversi elementi:«Ci sono fattori – spiegaPaolo Paronuzzi, docente diGeologia applicata pressol’Università di Udine – cheinfluiscono in maniera co-stante sul livello di rischio etra questi i fenomeni di piog-gia intensa, pertanto le zonepiù piovose tendono ad es-sere caratterizzate dal mag-giore rischio idrogeologico».

Qual è attualmente la si-tuazione idrogeologicadella regione. Ci sono ri-schi concreti? «I rischi ci sono come intutte le altre regioni. Nonesiste in Italia un’area esenteda questo aspetto. Le diffe-renze stanno nell’entità delrischio. La Campania adesempio è caratterizzata daun rischio molto alto, ma sevogliamo fare una classificagenerale il Friuli VeneziaGiulia appartiene a una fa-scia media di rischio. LaLombardia rientra in una fa-scia più alta di rischio men-tre il Veneto rientra in un li-vello simile al nostro. Nellospecifico le zone di maggiorvulnerabilità del Friuli Vene-zia Giulia sono localizzatenella zona montana, anche

se a macchia di leopardo». Cosa si intende per ri-

schio?«La parola “rischio”, in am-bito scientifico è identificatadal danno che può verifi-carsi. Certe zone, infatti, no-nostante i fenomeni di piog-gia intensa, non subisconodanni che possono far pre-supporre un rischio idrogeo-logico. Nel concetto di ri-schio dobbiamo quindiintersecare diverse compo-nenti: la frequenza, la ma-gnitudo (quindi la dimen-

sione dell’evento) e il fattoche questo evento si verifi-chi in zone particolarmentevulnerabili. Nel Friuli Vene-zia Giulia esiste una dellezone di massima piovositànazionale ed europeo, ovverola zona dei Monti Musi nel-l’Alta Valle del Torre, questaarea è caratterizzata da altorischio idrogeologico ma nonè particolarmente abitata. Vi-ceversa abbiamo settori, al-l’interno della Valle del Ta-gliamento, nella Valle delSella, e nei principali collet-

La corretta prevenzione e gestione del rischio idrogeologico

è un obiettivo che dovrebbe perseguire ogni regione italiana

attraverso mirate politiche di pianificazione territoriale. Il professor

Paolo Paronuzzi spiega l’importanza di metodologie di intervento

comuni a più figure professionali

Nicolò Mulas Marcello

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Paolo Paronuzzi

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 163

tezione Civile ma adatta soloa gestire le situazioni diemergenza, mentre la carenzaprincipale, come del restonella maggior parte del terri-torio italiano, va ricercatanella prevenzione, oppurenella corretta pianificazioneterritoriale. Gestire un’emer-genza è diverso dal preve-nire le conseguenze del ri-schio. Chi decide lapianificazione territoriale?Qui entriamo nel campodelle problematiche dell’ur-banistica, delle scelte di uti-lizzo del territorio e questo èun punto molto delicato an-che a livello nazionale inquanto nelle zone che rap-presentano un rischio medioalto occorre impedire tassati-vamente la costruzione».

Lei è direttore del masterAvamiri. In cosa consistequesto corso?«Il master ha lo scopo di fa-vorire lo sviluppo a un livelloelevato delle conoscenze le-gate all’ analisi e alla gestionedel rischio idrogeologico. L’obiettivo è quello di riunirefigure professionali che nor-malmente lavorano in ma-niera separata e con lin-guaggi diversi come ilgeologo, l’ingegnere e l’ar-

chitetto. L’intento è quindiquello di dare un indirizzocomune a queste figure chespesso compiono percorsiformativi diversi, ma che sa-ranno costretti a lavorare in-sieme. Il master vuole favo-rire la conoscenza comunedelle problematiche e l’im-postazione mentale e meto-dologica comune per poterlerisolvere. Se ognuna di que-ste figure operasse per la pro-pria strada si otterrebberoconseguenze come quella delVajont, in cui ognuno avanzale proprie competenze senzaafferrare la dimensione glo-bale del problema. Uncampo come il nostro neces-sita di una visione a 360gradi. Pertanto occorre unaconoscenza delle tecnichepiù all’avanguardia sui me-todi che si sono sviluppatinegli ultimi 20 anni nell’am-bito della prevenzione del ri-schio. In Italia questo tipo dipreparazione è assai carente,nonostante i rischi siano dif-fusi su tutto il territorio na-zionale. Il nostro master èuno dei pochissimi che offreconoscenze approfondite suirischi idrogeologici».

tori di queste due zone, dovevi è un regime piovoso mediopiù basso ma dove ci sono an-che tante aree abitate, strade.Queste zone delle Alpi Carni-che evidenziano, quindi, ele-vate situazioni di rischio».

C’è secondo lei in FriuliVenezia Giulia una giustaprevenzione e gestione delrischio idrogeologico? «Si potrebbe sicuramente faredi più, soprattutto a livelloorganizzativo. In Friuli Vene-zia Giulia c’è un’ottima Pro-

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Le aree di maggior vulnerabilità sono localizzate nella zona montana anche se a macchia di leopardo

Sopra,

Paolo Paronuzzi,

professore

di Geologia applicata

e direttore

del master Avamiri

dell’Università di Udine

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164 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Il progressivo aumentodei consumi registrato inquesti ultimi decenni hadeterminato, come con-

seguenza, la produzione diuna crescente quantità di ri-fiuti, il cui smaltimento spessocrea problemi di natura sani-taria e sociale. L’obiettivo ge-nerale, per chi opera in questocampo, è migliorare la qualitàdella vita delle persone e altempo stesso proteggere l’am-biente, favorendo la massimacooperazione tra autorità pub-bliche, imprese, associazioni ecittadini, chiamati a promuo-vere e mantenere un giustoequilibrio tra protezione del-l’ambiente, progresso econo-mico e sviluppo sociale. «Perraggiungere questo risultatodiventa fondamentale nonsolo fare una corretta raccoltadifferenziata, ma anche ri-durre la produzione di rifiutialla fonte», afferma con forzaGianpaolo Stefanutti, presi-

Politiche integrate per la gestione dei rifiuti

Trasformare uno dei problemi potenzialmente più gravi

per la società moderna in un’opportunità di sviluppo.

Nuove tecnologie per la gestione del ciclo dei rifiuti, dai

centri di raccolta ai rifiuti speciali, nell’esperienza di

Gianpaolo Stefanutti

Guido Puopolo

A fianco Gianpaolo

Stefanutti, presidente

della A&T 2000 Spa

www.aet2000.it

dente di A&T 2000 spa,azienda di Codroipo che dal1996 si occupa della gestioneintegrata del ciclo dei rifiuti suuna vasta area del territoriofriulano, al servizio di nume-rosi comuni, per un bacino diutenza che attualmente superai 130.000 abitanti.

In questi ultimi anni avetepuntato con forza propriosullo sviluppo di un sistemacapillare di raccolta differen-ziata dei rifiuti. Quali sono irisultati raggiunti?

«Dal 2007 abbiamo introdottoun sistema di raccolta porta aporta integrale, che nel tempoè stato esteso a quasi tutti i co-muni del nostro territorio di ri-ferimento. Grazie a questometodo la differenziazione deirifiuti conferiti ha raggiuntoaltissimi livelli percentuali, conun’ottima qualità dei materialiraccolti da avviare a recupero.In generale possiamo affermarecon soddisfazione che la rac-colta differenziata è arrivata avalori medi che superano il75%, con una sensibile dimi-nuzione dei rifiuti destinati alladiscarica».

Le attività di ricerca e svi-luppo sono fondamentali inun settore come il vostro.Quali sono le ultime novitàintrodotte dall’azienda aquesto proposito?«Abbiamo intrapreso un im-portante percorso finalizzatoalla ricerca di soluzioni inno-vative, indirizzate principal-

IL CICLO DEI RIFIUTI

Page 131: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 165

Gianpaolo Stefanutti

mente all’informatizzazionedei centri comunali per la rac-colta dei rifiuti urbani e allagestione dei rifiuti speciali. Perquanto riguarda i centri di rac-colta stiamo terminando lafase di sperimentazione di undispositivo, da noi realizzatograzie anche alla partnershipdi un’azienda locale, la T&TTelematica e Trasporti, per ilcontrollo degli accessi e deiconferimenti nelle cosiddette“ecopiazzole”, disciplinate dalDecreto Ministeriale dell’8aprile 2008. Tale sistema, oltrealla semplice identificazionedegli utenti, permetterà dimonitorare i rifiuti conferiti,evitando abusivismi e verifi-cando l’eventuale supera-mento dei limiti al conferi-mento stabiliti dai regolamenticomunali per alcune tipologiedi rifiuti. In questo modo,inoltre, A&T2000 avrà intempo reale le informazioninecessarie per effettuare gliasporti dal centro di raccolta eper gestire eventuali anomalieche si dovessero riscontrare».

Come operate, invece, perquel che riguarda il tratta-mento dei rifiuti speciali?«Ci proponiamo alle aziende

produttrici di rifiuti specialicon una vasta gamma di ser-vizi, mirati alla soddisfazionedelle molteplici esigenze in am-bito ambientale. Offriamo in-fatti diversi servizi ai Comunisoci e ai privati, come la rac-colta di imballaggi recupera-bili, di rifiuti elettronici, di ri-fiuti derivanti da piccolemanutenzioni edili e anchedell’amianto, sia a terra che dacopertura. In particolare, perquel che riguarda l’amianto,svolgiamo consulenze qualifi-cate per le amministrazionipubbliche, soprattutto per l’in-dividuazione e la mappatura diquesto materiale all’interno diedifici sensibili».

Quali sono i principali pro-getti che intendete portareavanti nel prossimo futuro?«In un’ottica di continua inno-vazione e miglioramento delservizio, intendiamo mettere inatto diverse iniziative, tra cuil’ottimizzazione dei processi ge-stionali al fine di aumentare l’ef-ficienza e indirizzare la culturaaziendale verso una maggioreattenzione alle esigenze del mer-cato di riferimento. Oltre a que-sto vogliamo favorire la crea-zione di sinergie con altre realtà

imprenditoriali della zona, persfruttare al tempo stesso econo-mie di scala, solidità finanziariae flessibilità produttiva. La tu-tela dell’ambiente e la salva-guardia del territorio sono or-mai principi cardine per lanostra società, e lavoriamo quo-tidianamente per tradurre que-sti valori in fatti concreti».

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La raccolta differenziata è arrivataa valori medi che superano il 75%,

con una sensibile diminuzionedei rifiuti destinati alla discarica

Nella foto in alto,

il dispositivo

di registrazione

dei conferimenti

per i centri di raccolta

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APPALTI E INFRASTRUTTURE

• I progetti per unire l’Europa. Intervista a Aurelio Misiti

• Occorrono snellimenti procedurali per l’assegnazione degli appalti.

Intervista a Sergio Santoro

• Burocrazia: fermi i lavori per 250 milioni di euro.

Intervista a Donato Riccesi

Page 136: Dossier Friuli 10 2011

APPALTI

Molti sono i corridoi europei che interessano anche l’Italia. Aurelio Misiti

spiega con chiarezza quali sono attualmente i lavori in corso in Italia, quelli in programma

e l’ammontare di investimenti per tutte le infrastrutture che ci riguardano

Nicolò Mulas Marcello

Le nuove direttive del-l’Ue, che si fondanosul raccordo tragrandi corridoi ferro-

viari e sistemi puntuali pluri-modali, suggeriscono interventidi ammodernamento dei prin-cipali porti e delle piattaformelogistiche connesse, avviandocosì anche il rafforzamentodelle cosiddette autostrade delmare. «Ciò comporta rilevantiinvestimenti in corso sui prin-cipali porti della penisola –spiega Aurelio Misiti, sottose-gretario alle Infrastrutture –.Inoltre, è nota la nostra parte-cipazione finanziaria e scienti-fico-tecnologica con le aziendepubbliche, come Finmecca-nica e la controllata Alenia, alprogetto internazionale Gali-leo che in prospettiva sosti-tuirà il Gps americano».

Attualmente quali sono icorridoi in fase di realizza-

zione in Italia? «I grandi corridoifinalizzati alla li-bera circolazionedi persone e cosein Europa, non-ché quelli che ri-guardano le co-m u n i c a z i o n i

I progetti in corso per unire l’Europa

attualmente sono 6: Berlino-Palermo, Genova-Rotterdam,Napoli-Bari-Varna, Lisbona-Kiev, autostrade del mare e lo-gistica portuale nonché il pro-gramma Galileo. Del CorridoioI Berlino-Palermo è stata realiz-zata l’alta velocità ferroviaria traNapoli e Bologna, con dirama-zione per Milano, ed è in corsodi realizzazione insieme all’Au-stria l’attraversamento delleAlpi tramite il tunnel del Bren-nero lungo 54 Km che costerà5 miliardi di euro. Gli investi-menti già sostenuti per il corri-doio 1 dall’Italia superano i 30miliardi di euro. Del CorridoioV Lisbona-Kiev è stata realiz-zata una tratta importante cheva da Torino a Milano e sono incorso di realizzazione e proget-tazione le tratte Milano-Triestee Torino-Lyon con investimentiche superano i 10 miliardi dieuro. Il corridoio dei due mari,Genova-Rotterdam, com-prende il terzo valico in corso diappalto. L’Italia ha ritenuto op-portuno che il corridoio VIIIprevisto da Bari fosse portatofino a Napoli per intersecarequello Berlino-Palermo. A que-sto fine ha già in corso sia leprogettazioni dell’alta capacità

ferroviaria sia interventi sul si-stema stradale».

Per quanto riguarda ilponte sullo stretto di Siciliaquali sono i prossimi passiper la realizzazione? «Attualmente il progetto delponte e delle opere a terra è allostato di “definitivo”. Sono statigià eseguiti lavori propedeuticiferroviari sulla sponda calabra esi sta procedendo proprio inquesti giorni a definire il pianoesecutivo degli espropri a par-tire sempre dalla sponda cala-bra. Il contraente generale, acui è affidata la realizzazionedell’infrastruttura, ha predispo-sto non solo il progetto, già cor-redato da pareri tecnici e am-bientali di livellointernazionale, ma ha proce-duto alla redazione del pianoeconomico-finanziario che con-sentirà di utilizzare fondi pub-blici italiani ed europei, qua-lunque sia la scelta sui corridoiinternazionali, e investimentiprivati attirati dal fatto che ilpedaggiamento del ponte, alnetto delle opere compensative,ripagherà nel tempo completa-mente gli interessi e il capitaleinvestito. Con gli espropri incorso si avvierà un processo di

Aurelio Misiti,

sottosegretario

alle Infrastrutture

170 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

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Aurelio Misiti

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 171

��Sono in corso di realizzazione e progettazione le tratte Milano-Trieste e Torino-Lyon con investimenti che superano i 10 miliardi di euro

recupero di un territorio deva-stato dall’abusivismo e dallacattiva gestione urbanistica delpassato. Le conseguenze occu-pazionali e turistiche nella fu-tura area metropolitana dellostretto sono notevolissime e digrande consistenza quantita-tiva. L’area metropolitana sidovrà preparare non solo algrande avvenimento dell’aper-tura prossima del cantiere veroe proprio ma a un impattoculturale e sociale oggi deltutto imprevedibile».

In Val di Susa i cantieri Tavsono ancora teatro di scontri.Qual è la situazione e lo statodi avanzamento dei lavori?

«La parte italiana del tunnel diattraversamento delle Alpi, chefa parte della tratta ad alta velo-cità Torino-Lyon, già costruitodal lato francese, era compresanella Legge obiettivo al fine direalizzare l’opera di avvicina-mento al tunnel, superando iparticolarismi dei singoli co-muni attraversati. La scelta delGoverno Prodi di espungerel’opera dalla procedura previ-sta dalla Legge obiettivo ha de-terminato un ritardo di oltre 5anni nella realizzazione, met-tendo in pericolo il contributofinanziario europeo e lo stessopassaggio del Corridoio V nelnostro paese. Oggi è in corso di

perforazione il tunnel esplora-tivo e i sondaggi per stabilire lemodalità di costruzione dellavera e propria galleria. Questilavori vengono ostacolati anchecon azioni dimostrative chespesso sfociano in atti di vio-lenza procurati da gruppi di in-filtrati tra i cittadini della Val diSusa che si oppongono alla rea-lizzazione dell’opera. Le solu-zioni prescelte a monte del tun-nel, a partire dalla città diTorino, sono in corso di proget-tazione esecutiva e pertanto sipuò sperare finalmente di con-cludere l’opera, anche se vicinoal tempo massimo, per non ri-nunciare al contributo Ue». � �

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APPALTI

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Quali altre importanti in-frastrutture nazionali hannopreso il via o sono in pro-cinto di partire? «I dati ufficiali per le grandiopere della Legge obiettivo del2001, presentati in Parlamentodall’Autorità di vigilanza il 20settembre 2011, parlano di 188interventi per 523 lotti attuativi;di questi il 32% è completato, il21% in corso di realizzazione, il30% in progettazione, il 7% ingara e il 10% con contratto sot-toscritto. Tra le opere in corso direalizzazione o avviamento leprincipali sono: il collegamentoautostradale di connessione trale città di Milano, Bergamo eBrescia e le tangenziali di Comoe Varese per importo comples-sivo di circa 2 miliardi di euro.In Veneto, dopo il passante di

tana per valori indicativi di ol-tre 2 miliardi di euro. In Mo-lise ci sono lavori in corso peracquedotti di circa 100 milionidi euro. La metropolitana diNapoli è avviata per importi dicirca 1,5 miliardi di euro. InSardegna, oltre a consistentiopere viarie, sono avanti i la-vori per 4 istituti penitenziariper 450 milioni di euro. In Ca-labria, oltre ai megalotti dellaSalerno-Reggio Calabria percirca 4 miliardi di euro, sono incorso importanti lavori percentrali idroelettriche. Infine,in Sicilia vi è in corso la costru-zione della strada Agrigento-Caltanissetta per circa 500 mi-lioni di euro nonché lavori peroltre 150 milioni del polo logi-stico e degli acquedotti di Gelae Montescuro».

� � Mestre, si sta avviando il pro-getto della terza corsia della Ve-nezia-Trieste e continuano i la-vori della più importante egrande opera italiana di inge-gneria idraulica per la salvaguar-dia della laguna e della città diVenezia per un importo di oltre5 miliardi di euro. In Liguriasono in corso le opere civili dellasovrastruttura ferroviaria e l’im-piantistica innovativa per un in-vestimento di oltre 400 milionidi euro. Tra Umbria e Marcheè in corso di realizzazione il co-siddetto Quadrilatero, che valeoltre un miliardo e 500 milionidi euro. Tra Toscana e Laziosono ormai in corso i primiespropri per l’autostrada tirre-nica, che va da Civitavecchia aLivorno. A Roma si lavora aquattro lotti della metropoli-

Sopra, lavori

per il traforo

del Brennero

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178 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

In Friuli Venezia Giulia ci sarebbero lavori per 250 milioni di euro già finanziati che, però,

non si trasformano in cantieri a causa di ostacoli di varia natura. «Perché non si spendono

i soldi che ci sono?»: è il nodo da sciogliere secondo Donato Riccesi

Elisa Fiocchi

La crisi del compartocostruzioni ha vistogli enti pubblici ban-dire nel 2010 sola-

mente 203 appalti contro i 433avanzati nell’anno 2008. Perossigenare il settore edilizio eoffrire nuovi spiragli produttiviper il 2012, la Regione FriuliVenezia Giulia ha finanziatonuove risorse da destinare al si-stema infrastrutture ma il ri-schio è che, con le sole operestradali, pur d’importo elevato,non si giunga a una soluzioneefficace per l’intero comparto.Ad affermarlo è Donato Ric-cesi, presidente dell’Ance regio-nale: «In una regione le cuiaziende hanno una media di5/7 addetti, sono le medie pic-cole opere, a elevato contenutodi manodopera, che devono es-sere appaltate». Seguendo que-sta precisa strategia, l’Associa-zione dei costruttori harinnovato alla presidenza dellagiunta regionale l’invito a fi-nanziare un programma stra-ordinario di opere immediata-mente cantierabili dicompetenza dei Comuni di im-

Spazio alle piccole e medie opere subito cantierabili

porto inferiore ai 500mila euro. In che cosa consiste il pro-

gramma presentato?«Assegnando al suddetto pianoun importo di 40 milioni dieuro, meno dell’1% del valoredi spesa preventivato dalla Re-gione per il 2011, si garantireb-bero (considerato che un mi-lione di euro spesi in ediliziacrea mediamente 20 posti di la-voro) 800 lavoratori. Se non siriuscirà a invertire la rotta, e dal2008 a oggi tenendo conto an-che degli effetti sui settori colle-gati alle costruzioni stimiamoun calo complessivo di circa4.400 occupati, l’ulteriore per-dita di addetti che il settore su-birà avrà costi sociali decisa-mente superiori».

In che modo andrebberotraslate le risorse pubbliche,migliorata la burocrazia, i si-stemi di governo nell’assegna-zione delle risorse e della lorosuccessiva tempistica? «Un cantiere che dura due otre anni richiede mediamente7 anni di “carte” ma in questasituazione di crisi è parados-sale. Per questi stanziamenti

APPALTI

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 179

fermi che non si trasformanoin cantieri paghiamo noi, leimprese, i nostri operai, i no-stri impiegati, i produttori dimateriali, tutto l’indotto chelavora per l’edilizia. E domania pagare saranno le nostre cittàe la Regione e ci ritroveremoancora più indietro rispetto aipaesi a noi vicini (Slovenia,Croazia, Austria) e, quindi, an-cora più in difficoltà ad at-trarre investimenti».

Come s’inverte la rotta?«Si potrebbe incominciare conuna riforma a costo zero, ovverocon un intervento normativoche dimezzi sia le tempisticheche governano l’approvazione diun’opera pubblica sia i procedi-menti per il rilascio delle autoriz-zazioni urbanistiche di un’ini-ziativa privata: perché unaprocedura di Valutazione di im-patto ambientale normalmentedeve durare un anno?».

Dal 2008 al 2012, si stimache il calo degli investimentidel 22,3% riporterà ai livellidi produzione del 1994. Inquale direzione dovranno an-dare le future strategie?«Si dovrebbero favorire quellecondizioni per attivare il finan-ziamento privato nella promo-zione di opere di interesse pub-blico, incentivando operazionidi partenariato pubblico-pri-vato che rispettino la pari di-gnità dei soggetti coinvolti.L’attuale sistema delle proce-dure sta, invece, trasformandoi procedimenti amministrativisempre più in “procedimentidi procedimenti”, con intui-bili ritardi e continui rischi diblocco per le decisioni o leinerzie delle varie autoritàcoinvolte».

Quali ulteriori criticitàminacciano i costruttori delterritorio?

«Il principale ostacolo è rap-presentato dalle difficoltà diaccesso al credito. Dai datidella Banca d’Italia in regionele erogazioni di finanzia-mento per interventi di edili-zia residenziale nel 2010 sonodiminuite del 10,3%, rispettoal 2008, nel mentre gli inve-stimenti per edilizia non resi-denziale sono diminuiti, nelmedesimo periodo, del13,7%. Inoltre, solo il 5% deigiovani sotto i 30 anni riescea ottenere un mutuo per com-prare la prima casa. Un datoche non lascia speranze a unacategoria - che rappresenta il24% di chi è alla ricerca diun mutuo, mediamente di150 mila euro - se non vieneadeguatamente sostenuta dauna politica statale di incenti-vazioni, come i mutui a tassozero, sulla base della recenteesperienza francese».

Donato Riccesi,

presidente di Ance

Friuli Venezia Giulia

Donato Riccesi

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180 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

EDILIZIA

Dalle indagini geo-gnostiche, geo-tecniche e am-bientali a terra e

in mare, ai lavori specializzatidel sottosuolo, dalle operemarittime, alle opere civili.La diversificazione, nell’am-bito di un’attività complessa especializzata, è la carta vin-cente per la Imprefond che,in un periodo di sostanzialecrisi dei mercati, punta pro-prio sulla possibilità di offrireun ampio ventaglio di atti-vità specialistiche, oltre chesulla qualità tecnica del la-voro. La società, con sedeprincipale a Trieste e altre duea Trento e a Clabecq, in Bel-gio, ha registrato negli ultimianni una crescita costante,andando a sfiorare nel 2010 i12 milioni di euro di fattu-rato. «L’evidente crescita re-gistrata nell’ultimo anno – af-ferma l’amministratoredelegato di Imprefond,Franco Sergas – e che preve-diamo rimanga costante an-che per il 2011, è dovuta so-prattutto a una commessasignificativa ottenuta in Bel-gio, da parte di un nostrocliente storico, il gruppo Du-ferco, leader internazionalenel settore siderurgico. Per laDuferco realizziamo le operecivili complete per la costru-zione di forni, laminatoi, li-nee di verniciatura negli sta-bilimenti di Clabecq e LaLouvière».

La diversificazione dell’atti-vità ha permesso alla Impre-fond di compensare la pe-sante crisi del comparto edilecon una serie di attività spe-cialistiche, sia nell’ambito de-gli studi collegati alla proget-tazione, che nell’ambito, piùspecificamente imprendito-riale, di realizzazione di operestrutturali speciali. «Ope-riamo sia nel settore delle in-dagini geognostiche, effet-tuando gli studi propedeuticialla realizzazione di opere si-gnificative quali infrastrut-ture, ospedali, grossi centricommerciali, che nel settoreambientale, effettuando tuttequelle indagini di supportoalla caratterizzazione dei sitiinquinati sulla terraferma ein mare, attraverso due na-tanti specificatamente attrez-zati per questo tipo di atti-vità» spiega Franco Sergas.Nell’ambito delle strutturespeciali, invece, Imprefondrealizza opere nel sottosuolo,con particolare riferimento a

parcheggi interrati, consoli-damenti di versanti, realizza-zioni delle opere civili per im-pianti siderurgici, garage,gallerie.Oltre alla commessa per Du-ferco, diversi sono stati i la-vori significativi che hannocaratterizzato l’ultimo annodi attività dell’azienda: «ab-biamo effettuato, per il Com-missario delegato per la La-guna di Marano Lagunare e

Indagini e opere specialinel sottosuoloIndagini geognostiche, geotecniche, ambientali e studi necessari

per la realizzazione di opere quali infrastrutture, ospedali, centri

commerciali. Franco Sergas spiega il ruolo delle indagini

complesse nelle opere speciali

Eugenia Campo di Costa

Sotto, indagini

geognostiche Porto

di Haifa – Israele.

Nella pagina accanto,

da sinistra pali

di grosso diametro

in Piazza della Borsa

a Trieste, tiranti San

Giusto Sea Center a

Marina San Giusto (TS)

e, sotto, il Render

del Park San Giusto

a Trieste

www.imprefond.com

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 181

Franco Sergas

Grado, indagini ambientaliper la caratterizzazione delsito di interesse nazionaledella Laguna di Grado e Ma-rano – racconta Sergas -. Nel-l’ambito delle opere civili, ab-biamo realizzato un impiantosiderurgico quasi interrato,vale a dire una linea completadi produzione di lamiere spe-ciali per la realizzazione dimacchine movimento terra,all’interno di un capannone,in una fossa lunga circa 300metri, larga 70 e profonda 9metri. Un altro lavoro signi-ficativo, iniziato nel 2010 matuttora in corso, è la ristrut-turazione dell’ex magazzinovini a Trieste per conto dellaFondazione Cassa di Rispar-mio di Trieste che prevede ilrecupero, anche attraversometodi conservativi, del vec-chio magazzino del ‘700,nonché la realizzazione di duepiani interrati e due piani inelevazione in prossimità delmare. Infine, nell’ambitodelle indagini geognostiche

abbiamo collaborato con glispagnoli di Gas Natural pergli studi relativi alla progetta-zione e alla realizzazione diun impianto di gassificazionea Trieste». Imprefond è inoltre collegataalla Mecasol Srl, Società diingegneria per il supporto diconsulenza e progettazione aipropri clienti e a terzi. E pro-prio la Mecasol ha conclusodi recente la progettazione delparcheggio interrato in Viadel Teatro Romano a Trieste.«Tale progetto – conclude

Sergas – è stato presentatoquest’anno al Made Expo diMilano e prevede la realizza-zione del parcheggio in ca-verna, al di sotto del Colle diSan Giusto per un totale di718 posti e un investimentodi 40 milioni di euro. Meca-sol è intervenuta in qualità diprogettista, direzione lavorima è anche partner della So-cietà di Progetto Park SanGiusto Spa che, oltre ad altreimprese, è partecipata anchedalla finanziaria regionale laFriulia».

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182 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

EDILIZIA

getto. «Per quanto riguarda iblocchi termo e fonoisolanti,quando ne abbiamo avviato laproduzione, quattro anni fa, lasensibilità verso questo pro-dotto era abbastanza bassa.Però, con il passare del tempoe grazie alle nuove disposizionidi legge sul risparmio energe-tico, si è riscoperto l’interesseper i prodotti naturali e abasso impatto ambientale. In-vece, i nostri supporti per icampi fotovoltaici sono nati

L’universo del foto-voltaico, dopo loscatto in avanti de-gli ultimi anni, ha

subito una battuta d’arrestonei mesi scorsi. Ciò perchél’introduzione del decreto Ro-mani ha portato incertezza sulmercato, paventando la finedell’erogazione dei contributistatali. «Certamente il decretoRomani ha fatto frenare il set-tore del fotovoltaico. Soprat-tutto perché in pochi mesisono cambiate regole e incen-tivi. Il decreto, se da un lato hagiustamente ridimensionatogli incentivi, dall’altro ha toltosicurezza a molti degli investi-tori. Il registro dei grandi im-pianti del Gse (Gestore deiServizi Energetici), inoltre, hadi fatto bloccato tutti gli im-pianti non registrati, a causadella rinuncia da parte degliinvestitori che non avevanopiù la garanzia di realizzare intempo gli impianti. Il risul-tato è che il mercato, perquanto riguarda la costruzionedi nuovi impianti, è fermo.Ma la nuova richiesta di im-pianti da tetto dimostra cheormai il messaggio è passato esono convinto che si sia ormaiimposta una nuova culturaenergetica». Questo il commento sull’an-

damento del mercato del set-tore fotovoltaico di Nevio An-drigo, geometra e titolare dellaBlock Energy. L’azienda pro-duce elementi da costruzionedestinati alla bioedilizia: daisupporti per i campi fotovol-taici ai blocchi termo e fonoi-solanti, passando per i manu-fatti specifici per l’ediliziacivile e commerciale, per il set-tore ferroviario e autostradale,realizzando anche pezzi spe-ciali a stampo e cunicoli a

Materiali e struttureecosostenibili

Anche se gli incentivi per le rinnovabili e il fotovoltaico sono stati

ridimensionati, si è ormai avviato un processo virtuoso.

La cultura dell’ecosostenibilità ha vinto e la bioedilizia è una realtà.

Ne parla Nevio Andrigo

Luca Cavera

La Block Energy Srl,

ha sede

a Spilimbergo (PN)

www.blockenergy.it

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 183

Nevio Andrigo

come alternativa alle strutturein acciaio infisse nel terreno. Ipunti di forza principali delnostro manufatto sono la ve-locità di posa e il fatto che nonha nessuna connessione al ter-reno. Queste due caratteristi-che ci hanno fatto acquisireuno spazio importante all’in-terno del mercato del fotovol-taico».Grazie all’impiego dei blocchitermo e fonoisolanti e con uncorretto isolamento termico èpossibile ottenere un consi-stente risparmio sulla spesaenergetica domestica – sia peril riscaldamento che per il raf-freddamento – quantificabilein oltre il 50%. «Oltre chesulle nuove costruzioni, è pos-sibile intervenire con opere diisolamento anche sugli edificiesistenti. Queste opere consi-stono nell’installazione di cap-potti esterni, da porre su tuttoil perimetro della struttura esul tetto. Infatti questi ele-menti, insieme alle finestra-ture, sono quelli che è più im-

portante salvaguardare, poichésono i responsabili della mag-giore dissipazione di caldo efreddo. Per i muri perimetraliè possibile adottare la solu-zione dei blocchi in pomicenaturale. Oltre a un buon ren-dimento, è un materiale soste-nibile, il cui impiego è da in-coraggiare nell’obiettivo direndere l’abitazione semprepiù ecocompatibile. La pietrapomice, infatti, come inertedi base, è uno tra i più antichied efficienti materiali da co-struzione. Abbiamo eseguitodei test per verificare la resadei nostri blocchi e questihanno evidenziato che è un’ot-tima pietra per la realizzazionedi pareti di tamponamento inedifici civili, commerciali e in-

dustriali – è possibile porre iblocchi, intelaiati, in qualun-que struttura portante di ce-mento armato. Infine, nellascelta di prodotti che sono ilrisultato di processi di lavora-zione, bisogna scegliere quelliper i quali è stata utilizzata laminore quantità di energia».Le abitudini diffuse in Italiaassegnano ancora ai produt-tori il compito della ricerca esviluppo di nuove soluzioni eprodotti. «I progettisti aspet-tano da noi le novità e quindivogliono essere informati sugliaspetti tecnici e sulle caratteri-stiche delle nostre innovazioni.Oltre che sulle applicazioni esulle possibili collocazioni –questo è stato il caso dei nostriprefabbricati in calcestruzzo

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Il nostro impegno è mettere a disposizionedi chi vuole installare un impianto fotovoltaicoa terra un manufatto semplice e durevoleper il supporto dei pannelli

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184 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

armato come supporto per ipannelli fotovoltaici. Per que-sto motivo, ci rivolgiamo sia aiconsumatori finali che ai pro-fessionisti, ai progettisti e agliinstallatori. Questi, sebbenedeleghino a noi la ricerca,sanno riconoscere il valoredelle nuove idee e le qualitàfisicomeccaniche proprie deidiversi elementi, come pure ilconcetto di modularità e il si-stema delle componenti degliimpianti». I parchi solari sono oggi, pro-babilmente, la principale op-portunità di crescita nel set-tore fotovoltaico. «Pertanto ilnostro impegno è quello dimettere a disposizione di tutti

coloro che vogliono installareun impianto fotovoltaico aterra un sistema semplice e ve-loce, che è certamente da pre-ferire a strutture complesse,spesso costose e poco durevoli.Il nostro manufatto deve sem-plicemente essere poggiato sulterreno, in questo modo ilsuolo non viene danneggiano,non essendo necessario effet-tuare scavi o fondazioni. Laposa può essere fatta anche abraccia: una squadra di appenasei persone può posare sup-porti e pannelli fotovoltaiciper circa 220 kW giornalieri.Quando l’impianto verrà ri-mosso, il suolo tornerà allostato originario».La società Block Energy è spe-cializzata anche nella realizza-zione di canalette portacaviper ferrovie e autostrade. «Lanostra azienda produce cuni-coli in calcestruzzo liscio ar-

mato di varie dimensioni eprogettati per accogliere i cavidi segnalamento per le lineeferroviarie dell’alta velocità,per le strade e per le auto-strade. Produciamo anche za-vorre e pezzi speciali in calce-struzzo, realizzandointernamente gli stampi in ac-ciaio, di qualsiasi dimensionee disegno di manufatto pre-fabbricato. La nostra versatilitàè supportata dal supporto tec-nico e dallo studio del sistemamigliore di aggancio alla strut-tura». Concludendo su quellache è la mission della propriaimpresa, Andrigo afferma: «Ilfuturo del settore legato allabioedilizia è legato alla co-scienza di tutti noi. Attual-mente è in forte crescita, per-ché si sta diffondendo nellepersone la convinzione che èancora possibile vivere in ar-monia con la natura».

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EDILIZIA

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La pietra pomice, come inerte di base,è un efficiente materiale da costruzione.I blocchi di pomice sono ottimi per larealizzazione di pareti di tamponamento

RISPARMIOGrazie all’impiego dei

blocchi termo efonoisolanti, con uncorretto isolamentotermico, è possibiledimezzare la spesa

energetica domestica.I blocchi possono

essere inseriti sia instrutture nuove che in

strutture esistenti

50%

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188 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Gradevolezza delcontesto e tran-quillità dell’am-biente circostante.

Un tempo erano questi i para-metri relativi alla location diun’abitazione che più incide-vano sul prezzo dell’edificiostesso e sui comportamenti diacquisto di chi si accingeva a

comprare. Ma ad essi, nel corsodel tempo, se ne sono aggiuntialtri, ampliando i fattori cheoggi rendono più o meno de-siderabile vivere in una certaposizione piuttosto che inun’altra. Durante gli ultimi anni, le ca-ratteristiche che vengono ri-chieste alle case e alla zona incui sono inserite riguardano lasicurezza e la vicinanza a servizipubblici quali, ad esempio, gliasili, le scuole e gli impiantisportivi. Senza tralasciare l’im-portanza di accessibilità e faci-lità negli spostamenti e nel rag-giungere determinate areesenza rimanere bloccati neltraffico. A testimonianza diquesti cambiamenti ci sono ilavori effettuati dalle aziendecome l’Impresa Biscontin, cheda cinquant’anni realizza e pro-pone soluzioni interessanti daogni punto di vista. «La nostrasocietà – spiega Luigi Biscon-tin, vicepresidente e ammini-stratore delegato dell’impresa– si occupa di edilizia residen-ziale, industriale e di restauri, e

cerca di soddisfare le esigenzedell’utenza costruendo in lo-cation che non siano solo bellee tranquille, ma anche sicure,comode e vicine a tutti queiservizi che facilitano la vitaquotidiana di una persona».

Si è tanto parlato di fles-sione dei prezzi delle case: c’èeffettivamente stata o la qua-lità si fa sempre “pagarecara”?«Bisogna chiarire che la con-trazione delle compravendite,che ha caratterizzato il mercatoimmobiliare negli ultimi anni,non ha portato a una significa-tiva riduzione dei prezzi di ven-dita. Del resto, è difficile che ilprezzo finale possa diminuirein modo sostanziale se i prezzidelle aree fabbricabili riman-gono inalterati e i costi dei ma-teriali e la complessità degli im-pianti aumentano. Lariflessione da fare, semmai, èun’altra: la qualità avrà sempredegli alti costi, ma sarà semprepiù ricercata e il rapporto qua-lità-prezzo sarà sempre più im-portante».

EDILIZIA

Luigi Biscontin dell’Impresa Biscontin di Porcia (PN).

Nella pagina a fianco, in alto, “I Tabià de Mareson” in val Zoldana,

Dolomiti Bellunesi, in corso di restauro; sotto, una recente costruzione

all’interno del piano di recupero del centro storico di Porcia

[email protected]

L’edilizia deve favorireil “riabitare”La contrazione delle compravendite, che ha caratterizzato il mercato immobiliare negli ultimi anni,

non ha portato a una sostanziale riduzione dei prezzi di vendita. E oggi la strada per dare nuovo

slancio al settore può essere quella della ristrutturazione e riqualificazione. Luigi Biscontin disegna

un quadro generale del comparto

Emanuela Caruso

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 189

Quanto incidono i restaurisull’attività dell’impresa?«La rilevanza dei lavori di ri-strutturazione e restauro del-l’esistente si sta ampliando no-tevolmente, favorita inparticolare dagli incentivi fi-scali del 36% e del 55% per gliinterventi di riqualificazionedegli edifici. Del resto, la ri-qualificazione del patrimonioedilizio esistente può rappre-sentare anche una valida levaper contrastare il difficile mo-mento economico vissuto dalnostro settore. E la nostraazienda sta privilegiando pro-prio questo tipo di interventi,occupandosi della ristruttura-zione urbanistica di zone al-l’interno dei Piani di recuperoe favorendo quindi il “riabi-tare” nei centri storici».

Come affrontate i nuoviparametri ambientali?«Consideriamo il risparmioenergetico non solo un obiet-tivo da perseguire per princi-

pio, ma anche uno degli aspettisu cui in futuro i clienti por-ranno maggiore attenzione.Ecco perché la nostra impresaha prestato attenzione agliaspetti del risparmio energe-tico e dell’ ecocompatibilitàben prima che questi fosseroprevisti e resi obbligatori dallalegge. Ciò su cui ci stiamo fo-calizzando in questo mo-mento, per rendere davveroutili i parametri ambientali, èla loro capacità di durata neltempo».

In riferimento alla gene-rale crisi economica e allascarsa erogazione di creditida parte degli istituti ban-cari, qual è la situazione at-tuale del mercato?«La situazione in cui oggiversa l’edilizia non è delle mi-gliori e le aziende del settorenon vengono aiutate né dallaclasse politica, che non adottaadeguate misure industrialidi sostegno e rilancio del

mercato, né tantomeno dal-l’opinione pubblica, su cui ul-timamente ha fatto presa laconvinzione del “si è co-struito troppo”. La zona delFriuli Venezia Giulia ha risen-tito molto di questa realtà deifatti e i dati lo testimoniano: inquattro anni, nella sola pro-vincia di Pordenone sonostati persi oltre 800 addettiai lavori. Le commesse sonocalate, così come le vendite,soprattutto in campo residen-ziale, e l’accesso al credito, in-sieme ai ritardi e all’incertezzadei pagamenti, rappresental’ostacolo più grande da oltre-passare sia per le imprese cheper le famiglie».

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Il recupero dell’esistente si staampliando e sembra una delle strategie

vincenti per contrastare il difficilemomento economico vissuto dal settore

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Il valore richiesto dal-l’edilizia odierna è l’as-soluta qualità del co-struito. Imperativo a cui

le aziende del settore, data lasituazione stagnante del mer-cato, cercano di rispondere at-traverso lo studio delle loca-tion più appetibili per ipossibili acquirenti, il rispettodei parametri di ecocompati-bilità e risparmio energetico, e

la competitività del prezzo, va-riabile difficile da controllare acausa degli elevati costi di co-struzione. Nella regione delFriuli Venezia Giulia una dellezone che maggiormente sta ri-sentendo della fase di stallodel mercato è quella di Porde-none, dove però le attività dialcune imprese, come la LotSante Costruzioni, stanno cer-cando di porre un rimedio ef-

ficace e soprattutto duraturo.«Nonostante la situazione diempasse – spiega Claudio Lot,legale rappresentante della so-cietà –, resta la convinzioneche gli immobili siano uno deipochi investimenti sicuri ri-masti. Ecco perché la LotSante Costruzioni si occupada più di quarant’anni dellarealizzazione di costruzioni si-cure, tecnologiche e di qua-lità». I servizi offerti dall’azienda,che spaziano dalla progetta-zione alla direzione dei lavorie dalle ristrutturazioni alle bo-nifiche di beni contenentiamianto, coprono vari campidell’edilizia. «Ci occupiamosia dell’edilizia civile, co-struendo su commissione o inproprio, sia di quella indu-striale, in particolar modonella provincia di Pordenone.Negli ultimi tempi, anche perfar fronte alla situazione nonrosea del mercato, ci siamoimpegnati nell’edilizia di cultoe ricreativa, ad esempio co-struendo la chiesa di San-

EDILIZIA

In queste pagine,

alcune opere di edilizia

residenziale realizzate

dalla Lot Sante

Costruzioni Srl

di Pordenone

[email protected]

L’edilizia richiede sempre più qualitàGiocare sulla posizione dell’edificio e sul rispetto dell’ambiente. Sono queste le armi che a lungo

termine permetteranno una scossa del settore edile e la fine dell’empasse del mercato.

A parlarne è l’architetto Claudio Lot

Emanuela Caruso

192 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 193

t’Agostino nel quartiere diTorre di Pordenone e ristrut-turando varie scuole e asili». Per incentivare la ripresa delsettore nella propria zona dicompetenza, la Lot Sante Co-struzioni ha condotto alcunericerche sulle location piùadatte a ospitare nuovi costru-zioni. «I risultati ottenutihanno dimostrato che nellezone centrali sorgono edificiinvenduti e palazzine abitatesolo per il 30%. Nelle zoneperiferiche, al contrario, i pic-coli edifici con 6/9 apparta-menti sono più richiesti e ven-gono venduti per un importodel 10% in meno rispetto aquelli più centrali. Questo è ilmotivo per cui ora stiamoconcentrando le nostre co-struzioni nella semiperiferia».Ma la migliore strategia perrendere interessante agli occhidegli acquirenti i nuovi im-

mobili è quella di dotarli diaccorgimenti costruttivi ine-renti al risparmio energetico. «È importante accettare e se-guire i parametri ambientaliimposti per legge non soloperché portano innumerevolivantaggi, ma anche perchésono gli elementi più richiestidai clienti e incidono in ma-niera netta sulla qualità com-plessiva dell’edificio. Il corebusiness dell’azienda è senzadubbio l’edilizia residenzialeper cui realizziamo architet-ture moderne e stabili in classeenergetica A. A richiesta del-l’utente, li disponiamo di mu-rature e coperture ben isolate,di serramenti con vetrocamerae di fonti energetiche alterna-tive quali i pannelli solari e ipannelli fotovoltaici. Inoltre,utilizziamo materiali ad altolivello di ecocompatibilità, adesempio il legno, il sughero, la

cellulosa e il laterizio, preferi-bile al cemento». La qualità delle opere della LotSante Costruzioni è ricono-sciuta attraverso varie attesta-zioni. «Siamo certificati Soa eUni En Iso 9001 e iscritti al-l’Albo Nazionale Gestori Am-bientali per quel che concernel’attività di bonifica dal-l’amianto». Attualmente la so-cietà ha pensato di ampliarel’attività, focalizzando la pro-pria attenzione su altre areegeografiche. «Siamo impegnatinel settore delle ristruttura-zioni e bonifiche a Milano enei comuni limitrofi e ci avva-liamo dell’aiuto di aziende se-lezionate e specializzate».

In questa situazione di stallodel mercato gli edifici più facilmente

vendibili sono quelli in periferia,in quanto meno costosi, e quellicostruiti in classe energetica A

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196 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Si evolve il mercato delcalcestruzzo

Tra i tanti materialidisponibili e utiliz-zati nel mondodelle costruzioni, il

calcestruzzo permette realizza-zioni sempre più all’avanguar-dia grazie alle sue ottime ca-ratteristiche prestazionali.Non a caso, gli addetti ai la-vori definiscono il calcestruzzopreconfezionato come unapietra artificiale a cui è possi-bile dare una forma e una con-figurazione ben precisa. La suacomposizione, infatti, per-mette di mantenerlo allo statofluido per qualche ora, così daessere lavorato, per poi ren-derlo solido e indeformabile.Non solo, è anche un mate-riale estremamente resistente,

tanto che se abbinato all’ac-ciaio può creare strutture ingrado di resistere persino allesollecitazioni sismiche. In ter-ritorio friulano, un’aziendache da vari decenni si occupadella produzione di questoprodotto è La Nuova Calce-struzzi. «Produciamo calce-struzzo – spiega GiovanniMarson, responsabile com-merciale e amministrativodella società – in alcune cen-trali di betonaggio e poi vieneutilizzato per qualsiasi tipo dicostruzione, da quelle civili aquelle marittime, partendodalle fondamenta per arrivarealle strutture in elevazione ealle coperture».

La grande influenza dellavostra azienda è dovuta an-che alla creazione con la Ge-neral Beton Triveneta di unaforte compagine societaria,che ha portato alla stabiliz-zazione definitiva dell’atti-vità. Quali vantaggi avete ot-tenuto in questo modo?«Siamo riusciti ad ampliare ilnostro raggio d’azione, che seprima della formazione diquesta grande società copriva i

20-25 km di territorio, ora ar-riva oltre, grazie anche allaflessibilità nella logistica. Toc-care Paesi esteri quali Polonia,Tunisia, Romania e Cina –grazie alla internazionalizza-zione di GBT, General BetonTriveneta – ha fortificato lanostra immagine nel territo-rio. Inoltre, avendo unito leforze è diminuita la concor-renza e si è ottimizzato losfruttamento degli strumenti edei macchinari, senza dover ri-correre a consistenti investi-menti. Infine, aver creatoun’aggregazione societaria checomprende aziende specializ-zate in acciai per cementi ar-mati, asfalti, guaine bitumi-nose, emulsioni e isolantiacustici ci consente di soddi-sfare in pieno ogni singola esi-genza dei nostri clienti».

Grazie all’unione di questesocietà e alla nuova forza im-prenditoriale del gruppo, LaNuova Calcestruzzi ha affi-dato a un’impresa esternal’organizzazione delle con-segne. Quali vantaggi com-porta per un’azienda pro-duttrice la cessione del ramo

Accettare le sfide del mercato in evoluzione e

decidere di esternalizzare un ramo dell’attività per

migliorare ulteriormente il servizio. Giovanni Marson

parla della nuova strategia aziendale, dalla

produzione di calcestruzzo alla consegna

Emanuela Caruso

MATERIALI PER L’EDILIZIA

Giovanni Marson de La Nuova Calcestruzzi Srl.

Nella pagina a fianco, Alessandro Bartolo, socio dell’azienda

[email protected]

Page 153: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 197

dell’autotrasporto?«Sicuramente l’opportunità diavere a disposizione mezzisempre efficienti e personalequalificato nello specifico set-tore della logistica. Entrambiquesti aspetti permettono allanostra azienda di arrivare aservire siti molto strategici perposizione e rilevanza e di ga-rantire un servizio completo e

la massima assistenza su tuttoil territorio che ci siamo im-pegnati a coprire. Altro ele-mento importante è il potercontrollare in ogni momentola rintracciabilità di tutti gliautocarri, attraverso mezzi al-l’avanguardia e apparecchia-ture sofisticate, ad esempio ilsistema Gps, con il quale èpossibile monitorare i tempidi consegna e di scarico e so-prattutto la qualità del calce-struzzo al momento della suaconsegna al cliente».

Come mai, secondo lei,questa audace scelta de LaNuova Calcestruzzi non èstata presa in seria conside-razione dalle altre impresedel settore?«In primo luogo perché non èuna scelta facile e non tutti

gli imprenditori sono dispostia farla. Bisogna infatti rinun-ciare a condurre da soli lapropria attività e rendersiconto che la nuova realtà delmercato, ma soprattutto lasua continua evoluzione, im-pone strategie molto diverseda quelle del passato. In se-condo luogo, appoggiarsi adaltre imprese per poter ri-durre gli sprechi ed eliminareil superfluo presente in ogniazienda, in modo da ottenerecosì più successi e ottimizzarei processi produttivi non èuna cosa semplice per tutti.Molte aziende, al giornod’oggi, tendono e rischianodi chiudersi e isolarsi piutto-sto che accettare le sfide e icambiamenti della competi-zione e del commercio».

Giovanni MarsonGiovanni Marson

��

Specializzarci nel trasportoci ha consentito di ampliare l’attivitàe di fornire un servizio più completo

ed efficiente alla nostra clientela

FATTURATOQuesto è il volume

di affaricon cui La NuovaCalcestruzzi Srldi Pordenone

ha chiuso il 2010

3,6mln

Page 154: Dossier Friuli 10 2011

198 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

MATERIALI PER L’EDILIZIA

Sembra quasi unacontraddizione, ep-pure oggi si può ren-dere il polistirene

espanso un materiale favore-vole alla conservazione del-l’ambiente. Lo dimostra ilcaso di Isolconfort, gruppoattivo da oltre quarant’annicon una presenza capillarenel Nord Italia grazie a trestabilimenti produttivi per45.000 metri quadri di ca-pannoni e a un’organizza-zione logistica e distributivaben strutturata. Tutela il be-nessere abitativo – ma pro-tegge anche l’ambiente dalleemissioni di carbonio – at-traverso la creazione di si-stemi isolanti che abbinanoidee pionieristiche a pro-

prietà termo-acustiche delpolistirene espanso.Si tratta di una realtà cosìinnovatrice da vincere il pre-mio per l’edilizia ecososteni-bile al “Klimahouse Trend2011”, award che premia lenovità in grado di coniugaretecnologia e soluzione for-male confermando elevatecaratteristiche di risparmioed efficienza energetica.«Il “sistema casa” di Isolcon-fort – spiega Ilario Zanatta,titolare della società – pro-pone soluzioni pronte pertetto, pavimento e pareti:ogni elemento isolante dellacasa non solo contribuiscealla riduzione delle emissionidi carbonio, ma tutela l’am-biente in ogni fase della suaproduzione». Riutilizzo dellematerie prime e autogenera-zione di energia hanno fattoguadagnare a Isolconfort laqualifica di azienda “a scartizero”: la principale risorsausata per la produzione è in-fatti il vapore acqueo, recu-

perato per il riscaldamento enuovamente reimpiegato perla produzione. «Senza con-tare che – prosegue IlarioZanatta –, i prodotti finitipossono trovare un nuovoimpiego, essendo riciclabilial 100% infinite volte, unavolta terminata la loro fun-zione». Grazie a questi ac-

Incessante innovazione e ricerca tecnologica hanno permesso di

mettere a punto un sistema di isolamento termico che abbatte costi

ed emissioni inquinanti ottenendo il massimo dal polistirene.

Ne parla Ilario Zanatta

Amedeo Longhi

In basso a sinistra,

Ilario Zanatta,

titolare della Isolconfort

Srl di S. Vito

al Tagliamento (PN).

Sotto, il processo

a stagionatura ventilata

a cui viene sottoposto

ogni prodotto

Isolconfort

Più isolamentoe meno emissioni

Page 155: Dossier Friuli 10 2011

corgimenti, i prodotti Isol-confort, tra i vari isolanti,sono quelli che, a parità diisolamento, hanno il piùbasso contenuto di energiaconsumata.L’impiego delle soluzioniprodotte dall’azienda nell’ul-timo anno ha fatto rispar-miare circa il 70% di com-bustibili per il riscaldamentodegli ambienti, ottenendouna riduzione di emissionidi CO2 pari a circa 60 mi-lioni di tonnellate, quasiquanto quelle prodotte in unanno dal Triveneto.Questo è solo uno dei motiviper cui l’azienda è stata sceltacome fornitore dai miglioribrand dell’edilizia che tute-lano le abitazioni con sistemia cappotto, sistemi a coper-tura e sistemi a pavimento.«Le prestazioni superiori, ibrevetti sviluppati in esclu-siva, il servizio di consulenzaai progettisti – continua Ila-rio Zanatta – sono fra i plusdi Isolconfort. Importantis-

sima è la garanzia sulla sta-gionatura dei prodotti: unicanel suo genere, sottopone ilmateriale a un forte stress ecertifica la stabilità degli iso-lanti nel tempo. Proprio aquesto processo sono dedi-cati per 14.000 metri quadridella superficie aziendale». Proiettata verso il futuro eattenta all’innovazione,l’azienda si è dotata di un la-boratorio interno impegnatonella ricerca e nel controllodi ogni fase produttiva edelle prestazioni dei mate-riali per isolamento termico.L’affidabilità di ogni ele-mento in uscita dagli stabili-menti è garantita da doppicontrolli: oltre alle certifica-zioni obbligatorie, due isti-tuti esterni, il FIW di Mo-naco di Baviera e l’istitutoItaliano dei Plastici, moni-torano la qualità. Grazie allesue eccellenze, Isolconfortnon solo è al vertice del mer-cato del Nord Italia, maesporta anche dove l’affida-

bilità è un requisito indi-spensabile: Svizzera, Germa-nia, Austria, Slovenia i paesiin cui il brand italiano vienerichiesto, per la produzionedi prodotti personalizzati elastre di Neopor Basf.«Tutti i maggiori players delmercato edilizio utilizzano iprodotti e i sistemi isolantidi Isolconfort per garantirerisultati certi e duraturi neltempo – conclude Ilario Za-natta –, motivo per cuisiamo soliti affermare che“in ogni casa c’è un cuore diIsolconfort”».

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 199

IL POLISTIRENEESPANSOÈleggerissimo ed è ecosostenibile perché com-

posto al 98% di aria, il più comune elementonaturale. Il processo di produzione utilizza solo il va-pore acqueo, che consente ai granuli di gonfiarsifino a formare le caratteristiche palline. Per questol’EPS è riciclabile all’infinito ed è il materiale tra i piùusati per la conservazione degli alimenti, autoestin-gue la fiamma e le sue caratteristiche isolanti sonogarantite nel tempo.

Ilario Zanatta

Isolconfort produce sistemi isolanti per l’edilizia.

Qui a fianco, polistirene espanso prima della lavorazione

www.isolconfort.it

TONNELLATELe emissioni di CO2

che le soluzioniproposte da

Isolconfort hannofatto risparmiarenell’ultimo anno

60mln

Ogni elemento isolante della casa nonsolo contribuisce alla riduzione

delle emissioni di carbonio,ma tutela l’ambiente in ogni fase

della sua produzione

Page 156: Dossier Friuli 10 2011

200 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

MATERIALI

rendono speciale?«Innanzitutto, il solid surface,in Altha, corrisponde al Co-rian®, un materiale creato dallaDuPont™ negli anni 60 – inEuropa siamo uno dei princi-pali laboratori di riferimento di questa impor-tante industria chimica. È unmateriale solido, non poroso,omogeneo, composto per dueterzi da minerali naturali co-stituiti principalmente da trii-drato di alluminio – derivatodalla bauxite – e per il restantedi resina acrilica (polimetilme-

L’ambizione e lo spi-rito creativo diLauro Budai, im-prenditore con alle

spalle una lunga esperienzanella lavorazione del legno perla cantieristica navale, l’hannoportato ad affrontare con deci-sione il mondo dei materialicompositi di sintesi, o solidsurface. «Sono riuscito a con-dividere la mia ambizione e lamia passione con tutti i mieicollaboratori. Questa sintoniaci ha permesso di sviluppareimportanti progetti e ottenerein poco tempo grandi soddi-sfazioni». L’azienda guidata daBudai, la Altha, si è specializ-zata nella trasformazione inemozioni delle lastre di Co-rian® della DuPont™. Il Co-rian® è un materiale compo-sito avanzato, omogeneo edisponibile in più di cento co-lorazioni. Offre versatilità,qualità estetica e durevolezza.Ideato da DuPont™, una dellepiù importanti industrie chi-miche mondiali – fra le sue

creazioni c’è anche il nylon –,il Corian® trova applicazionenegli ambienti sanitari ed èadatto agli spazi pubblici e pri-vati, sia in interno sia inesterno. Come spiega il signorLauro Budai: «È resistente agliimpatti, all’usura, alle aggres-sioni chimiche e alle sollecita-zioni. Colori e venature sonoomogenei in tutto lo spessoredel materiale. Inoltre, come il legno, può su-bire lavorazioni di tipo mec-canico: taglio, fresatura e fora-tura. Le giunzioni, realizzatecon adesivi specifici per ognicodice colore, risultano pres-soché invisibili e generano so-luzioni creative illimitate». Du-Pont™ ha nominato Altha TopEuropean Corian® QualityNetwork Fabricator, sancen-done così l’appartenenza algruppo delle prime 3 aziendecontinentali che sviluppano,realizzano e installano manu-fatti di questo materiale.

Quali sono le caratteristi-che del solid surface che lo

Materiali innovativi. Nuovi mondi per il designLa creazione in laboratorio di innovativi materiali di sintesi ha aperto nuove possibilità al design

e alla creatività dei progettisti. Lauro Budai spiega le caratteristiche del Corian®, un materiale

dall’aspetto omogeneo e lavorabile come il legno per realizzare prodotti per ambienti

di alta qualità

Luca Cavera

Lauro Budai, presidente

di Altha Srl,

Aiello del Friuli (UD)

www.altha.it

Page 157: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 201

tacrilato). Le caratteristiche delsuo successo sono la resistenza,l’atossicità e il fatto che è igie-nico, riparabile, ha delle giun-zioni impercettibili, è termo-formabile e, da qualche anno,traslucente. Per queste ragioni,questo solid surface ha trovatoun grande numero di applica-zioni».

La vostra lavorazione delsolid surface a quali ambiti èdestinata?«La nostra attività si rivolge adifferenti settori strategici.Realizziamo produzioni in se-rie per conto di importantimarchi internazionali, lavo-rando su specifici prodotti, svi-luppati e curati in ogni lorofase. Ci occupiamo di allesti-menti per realizzazioni navali,esposizioni, spazi giochi dedi-

cati, eseguiamo lavori di rive-stimento su misura, produ-ciamo piani cucina e banconida lavoro. Inoltre abbiamo unaproduzione su larga scala edelevata ripetibilità seriale de-stinata all’architettura e al con-tract, soprattutto per la realiz-zazione di rivestimenti esistemi di arredamento perstrutture alberghiere e altre ti-pologie architettoniche».

Da cosa nasce l’alta qualitàestetica dei prodotti realiz-zati con questo materiale?«Il materiale ha delle caratteri-stiche tali che il suo impiego èdi per sé un elemento di qua-lità estetica. Inoltre, a ciò si ag-giunge il fatto che il Corian®può essere termoformato equindi le sue componenticombaciano in modo tale che

il prodotto finale mostra uneffetto di continuità, poiché legiunzioni risultano impercetti-bili. Ad aumentare la qualitàdel prodotto noi contribuiamocon la progettualità, cercandodi unire fantasia e innovazioneverso l’obiettivo di un designoriginale».

Può fare qualche esempiodi allestimenti particolar-mente ben riusciti dal puntodi vista estetico?«Abbiamo lavorato per l’Uni-versità del Caffè presso il mu-seo Illy di Trieste e nelle corsiedel reparto pediatrico del-l’ospedale di Vimercate. Ab-biamo rivestito in Corian®, inmodo molto originale, l’hotelTrampolines: il risultato finalerichiama l’idea di una poppa diuna nave sul turistico lungo-

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Il Corian® ha delle caratteristiche tali che il suo impiego è di per séun elemento di qualità estetica. A questa contribuiamocon la progettualità sul prodotto

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Page 158: Dossier Friuli 10 2011

202 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

mare di Riccione. Tra i lavorieseguiti all’estero vorrei ricor-dare il rivestimento esternodella filiale della banca BrorupSparekasse in Danimarca. Mail lavoro più importante è statocertamente l’allestimento delCentro Culturale Gaîté Lyri-que di Parigi – realizzato incollaborazione con Cassina –che ha sicuramente un fascinoparticolare. L’architetto Ma-nuelle Gautrand ha progettatoin modo straordinario gli am-bienti di questo palazzo sto-rico, creando un affascinanteabbinamento fra design mo-derno e il classico dell’epocadelle grandi opere».

Voi vi confrontate conti-nuamente con il mercato in-ternazionale. Verso qualiPaesi esteri esportate mag-giormente?«Non c’è una destinazione inparticolare. Creiamo in qual-siasi paese ci sia un’idea, unprogetto, una nuova sfida. Lanostra azienda non si è mai po-sta dei limiti territoriali. Ab-biamo lavorato in Montene-gro, in Danimarca, negliEmirati Arabi, in Francia, inCanada. Gli unici limiti che ciimponiamo sono quelli dellaqualità del prodotto e dellaqualità del servizio. Questi, in-sieme al made in Italy, sonostati finora il valore aggiuntocon cui la nostra realtà si è pro-posta al mercato. Questi sonoi parametri – tipici della ge-nialità italiana e in particolarefriulana – all’interno dei qualioperiamo e che crediamo siano

vincenti anche e soprattutto inquesta fase di marcata soffe-renza economica».

Su quali progetti vi stateconcentrando per il futuro?«Il primo obiettivo è riuscire afarci conoscere maggiormentein Italia, per poi continuare aesportare Altha nel mondo,

senza un limite nell’industria-lizzazione o nell’ideazione diun progetto perché, per essereuno tra i primi laboratori diriferimento di DuPont™ in Eu-ropa, bisogna essere in grado ditrasformare qualsiasi pensierocreativo in un prodotto fatto inCorian®».

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Realizziamo una produzione su larga scaladestinata all’architettura e al contract,soprattutto per la realizzazione di rivestimenti esistemi di arredamento per strutture alberghiere

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MATERIALI

Page 159: Dossier Friuli 10 2011
Page 160: Dossier Friuli 10 2011

Il valore del made in Italynon deve giocare al ribasso

L’offerta di mobiliper l’arredamentodomestico, in Ita-lia, è estremamente

vasta e spesso non è facile sa-persi districare nella “giungla”di proposte che decantanoqualità a prezzi molto bassi.Non sempre quello che un’ef-ficace comunicazione o unamirata strategia di marketingvuole mostrare in un certomodo si rivela effettivamente

tale, e la qualità a prezzi ec-cessivamente bassi è un bino-mio alquanto improbabile. Lacorsa al sotto-costo, in realtà,diventa un’arma a doppio ta-glio che spesso va a scapitodell’intero mercato. Come af-ferma Flavio Polesello, titolaredella Arrex Le Cucine, aziendadella provincia di Pordenonespecializzata nella realizzazionedi mobili da cucina, «la guerraal ribasso dei prezzi è un in-

In basso, modello

cucina Carola della

Arrex Le Cucine.

Nella pagina accanto,

Flavio Polesello e,

sopra, una fase

di lavoro all’interno

dell’azienda di Ghirano

di Prata (PN)

www.arrex.it

ganno per tutti, per il consu-matore che porta a casa pro-dotti sempre più scadenti eper le aziende, che evitano diinvestire in design, ricerca einnovazione, rinunciando allapropria cultura e identità e ali-mentando un processo dichiaro impoverimento di tuttoil sistema».

In particolare, crede cheoggi l’offerta sul mercato sistia sempre più unifor-

ARREDAMENTO

Per fronteggiare la concorrenza dei grandi colossi del mercato, molte realtà del settore

arredamento offrono soluzioni a prezzi sempre più bassi. Una tendenza che va a scapito

della qualità, della ricerca e del design tipicamente italiani. Il punto di Flavio Polesello

Eugenia Campo di Costa

Page 161: Dossier Friuli 10 2011

mando a scapito della qua-lità? «Oggi c’è una tendenza diffusaa farsi concorrenza utilizzandola specifica leva del prezzo. Èevidente che un oggetto diqualità, quale esso sia, debbaavere un prezzo adeguato allesue caratteristiche, altrimentisignifica che qualcosa, in tuttoil ciclo inerente alla sua idea-zione, produzione e commer-cializzazione, non funziona inmodo adeguato. Il prezzo siabbassa e la qualità, propor-zionalmente, scende. Tagliarei prezzi a volte sembra un’im-presa difficile, complicata, main realtà è un’azione semplicee resa possibile dalla scelta dimateriali scadenti, dall’utilizzodi macchinari obsoleti, dalladelocalizzazione in Paesi dovela manodopera ha un costomolto basso, da un serviziopre e post vendita limitato oaddirittura inesistente».

Cosa significa, invece, fareleva sulla qualità e sull’in-

novazione? «Significa fare ricerca, aggior-namento, investimenti in piùdirezioni: questo è molto diffi-cile, non tutti sanno produrre“qualità”, non tutti hannomantenuto quella cultura cheè frutto di esperienza ma an-che motivo per guardare “ol-tre”. Solo chi investe in qualitàè in grado di proporre solu-zioni e prodotti “diversi”, chesi confrontano con il mondodella competitività giocandole carte del valori distintividella propria offerta. Certo, ilrapporto qualità/prezzo deveessere adeguato e corretto, maè chiaro che se si rinuncia aivalori distintivi del proprioprodotto non si fa altro chescegliere la strada di un’offertaomogenea, scadente e povera,che non permette di generare

i giusti margini per investire insviluppo».

In quale direzione, quindi,dovrebbero andare gli im-prenditori?«In Italia gli imprenditori do-vrebbero far tesoro di quelloche, nell’arte e nella cultura ingenere ci ha sempre distinto:cercare il “diverso”, il nuovo,guardare e osservare il mondoe coglierne le esigenze, le sco-perte, le evoluzioni. Fare con-correnza ai mercati emergentisignifica adeguarsi, cioè assu-mere un atteggiamento pas-sivo che rischia di rendercitutti perdenti».

Quali sono secondo lei itratti distintivi del made inItaly nel suo settore?«Credo che il made in Italy siidentifichi innanzi tutto conil design, vale a dire la capacità

Flavio Polesello

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Il made in Italy si identifica con il design,con la capacità di cogliere, comprenderee interpretare la realtà del momento per tradurlain oggetti belli, utili, funzionali

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EXPORTÈ la quota

di produzioneche viene distribuitada Arrex Le Cucinenei paesi stranieri

23%

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 205

Page 162: Dossier Friuli 10 2011

206 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

ARREDAMENTO

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Sviluppo e ricerca caratterizzano da sempre la strategia imprenditoriale di Arrex Le Cucine econtinuano ad essere due aspetti fondamentali per l’azienda, sia a livello produttivo, sia a

livello più generalmente commerciale: il monitoraggio continuo del mercato, l’innovazione dellamodellistica, l’ergonomia e la funzionalità del prodotto, le qualità dei materiali utilizzati, larilevazione del gusto estetico, la comunicazione dell’immagine aziendale verso l’interno, isistemi di comunicazione interna, i rapporti di collaborazione con i clienti e di partnership con ifornitori, e una sempre più accurata logica distributiva. La volontà di continuare adincrementare lo sviluppo di questi complementari aspetti, permette all’azienda di avere unaprecisa identità nel mercato e quindi di consolidare e migliorare le posizioni già acquisite econquistare ulteriori quote. «Il futuro – afferma Flavio Polesello – ci vede impegnati a saldareulteriormente le collaborazioni interne, i rapporti con i nostri clienti e le relazioni con i nostrifornitori. Il nostro obiettivo, inoltre, è creare delle vere e proprie alleanze “commerciali” che cipermettano di essere presenti in molti e diversi mercati».

INVESTIMENTI E PROGETTI

di cogliere, comprendere e in-terpretare la realtà del mo-mento per tradurla in oggettibelli, utili, funzionali che dav-vero soddisfino chi li acquista.È scoperta di materiali nuovi oricerca di quelli rimasti nellamemoria dei nostri padri, è ri-

spetto dell’ambiente, è espe-rienza, è innovazione, è crea-tività, è recupero della tradi-zione. Il made in Italy è unmondo a 360° fatto di com-petenza vera, che vive nel Dnadi coloro che grazie all’espe-rienza e ad una certa sensibi-lità nel cogliere le cose delmondo, sanno quanto sia im-portante innovare e tendere,quindi, al continuo migliora-mento del proprio fare».

Quale percentuale del vo-stro fatturato è destinata al-l’investimento in ricerca, de-sign e innovazione?«Circa il 4,5% del nostro fat-

turato è destinato all’investi-mento in ricerca, design e in-novazione. All’interno di ArrexLe Cucine c’è un ufficio appo-sito che gestisce l’innovazioneseguendo i vari gruppi di la-voro dedicati appositamente aldesign e alla ricerca in genere».

Possiamo descrivere le ca-ratteristiche principali dellavostra collezione?«Gli elementi che caratteriz-zano le cucine Arrex possonoessere riassunti in un termineche ci piace molto, “persona-lizzazione”, poiché racchiudein sé diversi importanti signi-ficati: un design riconoscibile,frutto di una ricerca continua;materiali di qualità accurata-mente selezionati; un’ampis-sima gamma di modelli diversi(oltre 80, ma questo numero simoltiplica in modo esponen-ziale se consideriamo tutte levarianti colore e finitura chesono presenti all’interno diogni singolo modello); la pre-senza di un’elevata modularità,per realizzare composizioniperfettamente su misura, adat-tabili agli spazi a disposizionee alle esigenze degli acquirenti;l’offerta di molti elementi ac-

cessori. A questo si aggiunge ilfatto di poter soddisfare le ri-chieste di un pubblico trasver-sale sotto tutti i punti di vista:età, nazione, status socio-cul-turale, budget a disposizione».

Che cosa rappresenta, nel-l’immaginario dell’azienda,lo “spazio cucina” e qualimateriali prediligete per lavostra produzione?

Page 163: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 207

Flavio Polesello

«Le nostre sono cucine multi-funzionali e perfettamente amisura di chi le sceglie, sonocapaci di essere insieme scena-rio di incontri, area soggiornoe luogo per cucinare e pran-zare, sono il risultato di unequilibrato connubio tra este-tica e tecnologia. All’internodella nostra vasta gamma sitrova sempre ciò che si desi-dera. La nostra storia ci ha resiabili artigiani del legno e, ineffetti, amiamo molto lavorarequesta eccezionale materiaprima, che scegliamo con curae attenzione, nel rispetto ditutte le più severe normative intermini di tagli e rimboschi-menti. Ma amiamo anche ilvetro, l’alluminio e tutti i ma-teriali con una forte compo-nente di riciclabilità».

Parte della vostra produ-zione è destinata al mercatostraniero e la distribuzionedei vostri prodotti, all’estero,si è aperta anche a mercatidifficilmente penetrabili.Come siete riusciti ad en-trare nei mercati più ostici,come quelli orientali, e qualeriscontro state ottenendo al-l’estero?«Il settore delle esportazionirappresenta il 23% della no-stra produzione. In Cina e inaltri Paesi orientali e medio-orientali siamo entrati senzaappoggi istituzionali di alcuntipo. Abbiamo selezionato re-ferenti in loco affidabili, seri,abbiamo garantito e mante-nuto assistenza, servizio. Sitratta di Paesi lontani, la

merce arriva anche un mesedopo essere stata caricata neicontainer, quindi i nostri refe-renti devono avere la certezzadella nostra presenza costante,sempre e in ogni caso, a pre-scindere dal fuso orario. Conquesti Paesi, e in genere contutti i nostri clienti, non in-stauriamo mai un rapportocommerciale standardizzato:garantita la qualità del pro-dotto, garantito un design chesi rinnova di continuo e cherispecchia il made in Italy, en-trano in gioco tutta una seriedi elementi che riguardanol’assistenza, la formazione

continua - via web, diretta-mente in loco o presso le no-stre sedi -, l’affidabilità, il rap-porto personale. All’esterol’azienda deve mantenere lapropria identità costante-mente, deve essere ricono-sciuta e riconoscibile per le suecaratteristiche distintive. Il no-stro mercato export sta otte-nendo riscontri molto positivia tutti i livelli, c’è molto inte-resse nei confronti del nostromarchio anche in Paesi con iquali abbiamo recentementeintrapreso diversi rapporticommerciali, come il Vietnamo il Kenia».

Solo chi investe in qualità puòproporre soluzioni e prodotti“diversi”, che si confrontanocon il mondo della competitivitàgiocando le carte dei valoridistintivi della propria offerta

Nella pagina accanto,

sopra la cucina

Essenza. Sotto, modello

Anna. In questa pagina

un interno degli uffici

di Arrex Le Cucine

Page 164: Dossier Friuli 10 2011

Vivere e lavorare inun ambiente con-fortevole, in gradodi garantire una

temperatura ideale in ogni pe-riodo dell’anno, può contri-buire in maniera determinanteal benessere delle persone. Losa bene Valerio Supini, presi-dente di Rdz spa, società delgruppo Caleffi con sede a Sa-cile, leader a livello nazionalenel campo dei sistemi di cli-

matizzazione radiante: «Proget-tiamo e realizziamo impiantiper il riscaldamento e il raffre-scamento a pavimento, a sof-fitto e a parete, unitamente a si-stemi per la termoregolazione eper il trattamento dell’aria spe-cifici per impianti radianti, perassicurare sempre un bel teporein inverno e un fresco refrigerioin estate».

Quali sono le ultime ten-denze del mercato per il ri-scaldamento e la climatizza-zione degli edifici?«In questi ultimi anni abbiamoassistito a un’evoluzione degliimpianti di climatizzazione ra-diante, che ha interessatoaspetti molto significativi. Mi-glioramento del comfort, ri-dotti fabbisogni di energia epossibilità di impiego di energierinnovabili sono elementi or-mai determinanti nella proget-tazione e realizzazione di questestrutture. Attualmente l’im-pianto di climatizzazione ra-diante più diffuso è senza dub-bio quello comunementeconosciuto come “riscalda-mento a pavimento”. Un

tempo utilizzato per il riscalda-mento invernale di ampi spazi,è stato poi impiegato con suc-cesso per il riscaldamento inambito residenziale, con ottimirisultati anche per il raffresca-mento estivo. Parallelamentesono nate altre tipologie im-piantistiche, che sfruttano l’ir-raggiamento come metodo didiffusione del calore negli am-bienti, tra cui gli impianti a pa-rete e quelli a soffitto. Sono so-prattutto questi ultimi amarcare un interessante trenddi crescita, grazie a caratteristi-che di bassa inerzia termica cheli rendono facilmente applica-bili nei moderni edifici, con ot-time prestazioni soprattutto inregime di funzionamentoestivo».

Tra le vostre proposte a ca-talogo quali sono le tipologiedi prodotto maggiormente ri-chieste?«Per quanto riguarda gli im-pianti a pavimento, sono sem-pre più richieste le tipologie abasso spessore, ideali nel caso diristrutturazioni. È il caso diEco-Dry, un sistema a secco

Impianti pensati e progettati per offrire un comfort ottimale in tutte le stagioni. Valerio Supini spiega

i vantaggi derivanti dai sistemi di climatizzazione radiante e le ultime tendenze del mercato

Guido Puopolo

La tecnologia che genera benessere

Valerio Supini,

presidente

della Rdz Spa

[email protected]

www.rdz.it

CLIMATIZZAZIONE

208 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 209

ecosostenibile, che permette direalizzare un impianto in soli 3cm di spessore. Inoltre, vistoche il tema dell’acustica in edi-lizia è sempre più sentito, Rdzha voluto dare il proprio con-tributo progettando un si-stema, denominato “AcousticPlus”, che combina in un’unicasoluzione le prestazioni termi-che del pavimento radiantecon gli alti livelli di attenua-zione dei rumori da calpestio».

Quali invece le novità rela-tivamente agli impianti a sof-fitto?«Dopo due anni di studi e ri-cerche, abbiamo lanciato sulmercato “b!klimax”, un sistemacompleto, altamente innova-tivo e a bassissima inerzia ter-mica, per il riscaldamento eraffrescamento degli ambientiper mezzo dei soffitti e dellepareti. Questo prodotto sfruttala capacità delle grandi super-fici (soffitti e pareti) di scam-biare calore per irraggiamentocon l’ambiente e le persone. Ilcorpo umano viene così messonella condizione di equilibrareperfettamente gli scambi ter-mici, con un conseguente in-nalzamento del livello di be-nessere percepito. Adatto amolteplici applicazioni, “b!kli-max” presenta notevoli van-taggi rispetto ai sistemi a tut-t’aria, con risultatiparticolarmente soddisfacentiin ambienti dove è indispensa-bile mantenere una condizionedi comfort in ogni periodo del-l'anno. Integrato in modo in-visibile, il sistema permette

inoltre di utilizzare tutti glispazi disponibili, migliorandol’estetica degli ambienti».

Ricerca e sviluppo sonodunque attività indispensa-bili per riuscire a soddisfare lemutate necessità del mercato.«Investiamo costantemente inattività di ricerca e sviluppo, ri-cercando soluzioni di altissimaqualità in grado di rispondereperfettamente a ogni esigenzadi installazione e di utilizzo. Lanostra divisione interna, appo-sitamente creata, lavora per cer-

care di individuare e offrire almercato sistemi di climatizza-zione sempre più performanti,per assicurare il massimo delcomfort e del rendimento. Iltutto, ovviamente, tenendosotto controllo i costi: una va-riabile sempre importante ma,data la situazione attuale, asso-lutamente imprescindibile».

Verso quali ambiti si sta in-dirizzando prevalentementela vostra produzione?«L’aumentata sensibilità alle te-matiche energetiche ci ha in-

Valerio Supini

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Per quanto riguarda gli impianti a pavimento,sono sempre più richieste le tipologie a bassospessore, ideali nel caso di ristrutturazioni

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del mercato, sempre pronti asoddisfare ogni specifica esi-genza».

Quali sono attualmente imercati di riferimento perRdz e quali quelli che presen-tano le maggiori prospettivedi crescita?«Operiamo prevalentemente inItalia, dove siamo impegnatiin un costante processo di svi-luppo, come testimoniatodalla crescita esponenzialefatta registrare in questi ultimi

anni, solo in parte frenatadalla crisi nel mercato del-l’edilizia. A partire dal 2005,anno di ingresso in Rdz delgruppo Caleffi, l’azienda, inun’ottica di internazionalizza-zione del proprio business, hainiziato a rivolgere grande at-tenzione ai mercati esteri. Aquesto proposito sono statecreate due società, una in Spa-gna e l’altra in Corea del Sud,e grazie ad accordi di forni-tura con importanti player lo-cali, il marchio e i prodottiRdz hanno fatto il loro in-gresso in Portogallo, Slovenia,Grecia, nei paesi dell’Europadell’est e in mercati emergentidalle grandi potenzialità,come Cina e Brasile».

dotto a inserire nel nostro cata-logo un’ampia gamma di solu-zioni che vanno in questa dire-zione, tra cui, ad esempio, unnuovo sistema radiante a sof-fitto in cartongesso e in metallo,macchine per la deumidifica-zione dell’aria più efficienti, e si-stemi di regolazione elettronicadi nuova generazione, con tec-nologia wireless e possibilità ditelegestione e diagnostica a di-stanza. Lavoriamo per intercet-tare e anticipare i cambiamenti

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CLIMATIZZAZIONE

UN’ECCELLENZA FRIULANA Rdz nasce nel 1978, e in breve tempo di-

venta punto di riferimento nel Nord Estper i sistemi di riscaldamento innovativi. Du-rante gli anni 80 si afferma nel settore del ri-scaldamento a pavimento, iniziando ad am-pliare la propria presenza sul territorionazionale. Nel 1997 Rdz è la prima societàdel settore a ottenere la certificazione di

qualità Iso 9001, e nello stesso anno inau-gura il primo centro di formazione interno al-l’azienda per operatori del settore termo-idraulico. Il 2001 segna la definitivaaffermazione di Rdz come eccellenza nelpanorama imprenditoriale italiano: diventainfatti Società per Azioni, stabilendo con-temporaneamente il suo quartier generale

nella nuova sede di Sacile (PN). Nel 2005 ilgruppo Caleffi spa di Borgomanero (NO),leader in Italia nella produzione di soluzioniidroniche per impianti di riscaldamento e si-stemi che utilizzano energie rinnovabili, en-tra a far parte della compagine societaria enel settembre 2009 acquisisce la totalitàdelle quote.

�“b!klimax” è un sistema altamente innovativoe a bassissima inerzia termica, ideale per il

riscaldamento e raffrescamento degli ambientiper mezzo dei soffitti e delle pareti

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SISTEMA PORTUALE

212 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Oltre 250mila me-tri quadrati: atanto ammontal’espansione del

porto di Trieste prevista dalnuovo piano di investimenti sucui sta lavorando l’Autorità por-tuale. Dalla nuova piattaformalogistica (per la cui progetta-zione e realizzazione si sono giàfatte avanti diverse società dicostruzioni italiane) al terminalper le autostrade del mare aMuggia, fino al nuovo terminalper traghetti nella zona exAquila e alla riqualificazione delPorto vecchio. Senza dimenti-care il terminal container delmolo VII, per il quale l'Autoritàportuale aveva appaltato in pri-mavera delle indagini ambien-tali per il prolungamento. Unmolo, tra l’altro, nel quale a set-tembre sono stati movimentati36.782 teu, con una crescitadel 74% rispetto allo stessomese del 2010. Dati impor-tanti, anche se Marina Mo-nassi, da quest’anno presidentedell’Autorità portuale, man-

tiene i piedi ben saldi a terra.«Non nascondo – spiega – ledifficoltà incontrate appena ar-rivata: non esistevano statisti-che, e quindi nemmeno para-metri di raffronto. La primamossa per far ripartire i traffici èstata quella di aiutare economi-camente gli operatori, limitandole tasse di ancoraggio e ormeg-gio ove possibile. Inoltre ab-biamo ritenuto necessario sbloc-care gli investimenti, dandopriorità ai progetti immediata-mente eseguibili come quelli ri-guardanti la manutenzione distrade e infrastrutture di collega-mento al porto. Oggi fortunata-mente registriamo una ripresa,gli imprenditori hanno rispostopositivamente. Ma occorre sinda ora pensare al futuro».

In che modo?«Innanzitutto sostituendo ilvecchio piano triennale delleopere con un piano di rilancio,sulle orme dei piani industrialidelle società per azioni. Ab-biamo studiato il traffico in ar-rivo e quello potenziale in au-

mento per individuare dove vifossero i maggiori margini dimiglioramento per investire. Sulprogetto di piattaforma logi-stica, invece, anziché piangereper la mancanza di 30 milionidi euro, abbiamo indetto unagara tra privati: anche qui la ri-

I progetti futuri di Marina Monassi, presidentedell’Autorità portuale di Trieste: «Inutile piangere per la mancanza di fondi, le realtà disposte a investire cisono. Anche l’authority guardi a un modello privatistico»Riccardo Casini

Marina Monassi,

presidente dell’Autorità

portuale di Trieste.

A fianco e in apertura,

due immagini del porto

Spazio ai privatiper una nuova stagione

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Marina Monassi

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 213

sposta, con diverse domande ar-rivate, ci rende fiduciosi».

A inizio ottobre avete siglatoun accordo con il porto di Ro-stock con l’obiettivo di svilup-pare il trasporto ferroviario in-termodale lungo la direttriceche collega i due porti e le rela-tive aree economiche dell’hin-terland del Mar Baltico e delNord Adriatico. Quali altriprogetti sono in cantiere sulfronte dell’intermodalità?«Mentre la Slovenia è entrata inEuropa, a Trieste la rete ferro-viaria continua ad assomigliarea una strada senza uscita: in-vece anche la nostra città deve

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aprirsi verso l’esterno. Pur-troppo con le Ferrovie delloStato abbiamo diversi pro-blemi, a partire da tutta una se-rie di binari inutilizzati, un pa-radosso per il porto forse piùferroviario d’Italia. Ho parlatodi recente con il ministro Mat-teoli, proponendogli di rilevareil parco ferroviario retrostante:per questo stiamo lavorandoalla costituzione di una nostrasocietà. Un altro progetto sulquale l’investimento sta aumen-tando fortemente è poi quellodi “green corridor”: il terminalfrutta ha grandi potenzialità, eanche l’accordo con Rostock sispiega con il loro interesse allacatena del freddo e alle merciche arrivano da paesi del Medi-terraneo come Egitto o Israele».

Passare attraverso il porto diTrieste e quindi arrivare a de-stinazione via ferro compor-terebbe un notevole risparmiodi energie.«Di certo le navi eviterebberoun lungo viaggio, cosa da nonsottovalutare dal momentoche parliamo di merci deperi-bili. Il collegamento previstodall’accordo coprirebbe 1.500chilometri, che secondo unloro studio sarebbero percor-ribili in 38 ore».

Un altro progetto riguardala zona del Vallone di Muggia.«Si tratta di un’area da bonifi-

care, dove stiamo progettandointernamente tre nuovi moli pernavi turche e albanesi che po-tranno godere di due vantaggi: ilregime di porto franco e la vici-nanza alla grande viabilità. È unprogetto che sta raccogliendomolte attenzioni, essendo realiz-

��La prima mossa per far ripartire i traffici è stata quella di aiutare gli operatori, limitando le tasse di ancoraggio e ormeggio

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214 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

zabile in poco tempo e consen-tendo di liberare la città e ilporto dal traffico. Un progetto,tra l’altro, che saremmo ingrado di finanziare interamenteinsieme ai proprietari dei ter-reni interessati».

Che importanza può avereinvece in prospettiva la riqua-lificazione del Porto vecchio?«Indubbiamente potrà portarelavoro alla città, oltre a restituirleun’area che sarebbe stato delit-tuoso lasciare nel degrado. Cosìinoltre il porto potrà riacqui-stare vita anche durante l’in-verno. Attualmente siamo impe-gnati ad aiutare il privato arestare nei tempi previsti, dal

momento che si è accollato an-che tutti gli oneri relativi agli al-lacciamenti, al momento total-mente assenti».

A che punto è invece il pro-getto di gateway europeo del-l’Alto Adriatico, promosso daUnicredit Logistics e Maersk?Quali altre sinergie sono ipo-tizzabili con Monfalcone?«Sono italiana, per cui tutto ciòche può portare sviluppo nel no-stro Paese mi rende felice. Dettoquesto, penso sia difficile inve-stire su un progetto che non c’è.E le sinergie vanno bene se ven-gono realizzate insieme, comeavvenuto a Roma, dove l’Auto-rità portuale di Civitavecchia ha

ampliato i propriconfini con unsemplice decretoministeriale, inglo-bando Fiumicinoe Gaeta. Allostesso modo,

Monfalcone potrebbe far parteinsieme a Trieste di un’unica,grande autorità portuale».

Di recente ha anche affer-mato che il modello di auto-rità portuale andrebbe rivi-sto in direzione di unaprivatizzazione. Quali sa-rebbero i vantaggi?«Penso a un consiglio d’ammini-strazione con più poteri, madove non possa sedere chi ha in-teressi diretti sulle aree in og-getto. Serve un comitato diret-tivo snello, penso al modellodelle multiutility quotate. Inquesto modo, tra l’altro, ci sa-rebbe anche un maggiore con-trollo sul Piano industriale».

ROSTOCK - TRIESTE

Termine di carico Disponibilità in arrivo

Giorno Orario Giorno Orario

Domenica 15:30 Martedì 06:30

Martedì 17:30 Giovedì 08:30

Fonte: www.rostock - port.de

TRIESTE - ROSTOCK

Termine di carico Disponibilità in arrivo

Giorno Orario Giorno Orario

Domenica 15:30 Martedì 06:30

Martedì 17:30 Giovedì 08:30

SISTEMA PORTUALE

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Sopra, una proposta

di orari contenuta nello

studio dei collegamenti

tra Trieste e Rostock

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Renzo Redivo

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 215

Il presidente del Csim, Renzo Redivo, è favorevole al progetto di gateway dell’Alto Adriatico:

«Nell’epoca della globalizzazione non si devono portare avanti progetti localizzati in ambiti

territoriali ristretti. Intanto avanti con la nuova banchina e il dragaggio del porto»

Riccardo Casini

Nei primi otto mesidel 2011 il portodi Monfalconeha visto transitare

oltre 2,2 milioni di tonnellate dimerci, un dato che segna un au-mento rispetto allo stesso pe-riodo del 2010 (allora eranostati 1,9). Renzo Redivo, presi-dente del Consorzio per lo svi-luppo industriale del Comunedi Monfalcone, sottolinea comeil trend di crescita dei trafficidelle merci sia confermato «an-che dai dati riferiti al trafficosul raccordo ferroviario cheserve il porto e le aree industrialiretroportuali, che nei primi ottomesi di quest’anno ha registratoun aumento del 50% rispettoallo stesso periodo del 2010. I5.362 carri pieni transitati dagennaio ad agosto ci fanno bensperare in un segnale di ripresadel settore, anche se restiamoancora lontani dai grandi nu-meri registrati nel 2007».

Cosa occorre oggi al portodi Monfalcone per aumentareulteriormente il proprio vo-lume di traffico e quindi con-tribuire ulteriormente allo svi-luppo del territorio?«È necessaria per il futuro unaprogrammazione economico-

Monfalcone si apre al mondo

Renzo Redivo,

presidente del Consorzio

per lo sviluppo industriale

del Comune

di Monfalcone

territoriale rispondente alleesigenze degli operatori por-tuali e che tenga conto di areeintermodali attrezzate, nuovebanchine e maggiori profon-dità di fondali, visto che pereffetto dei noli gli armatoriprediligono navi con capacitàdi carico superiori. Sarà im-portante un dialogo con glialtri attori del sistema traspor-tistico per mantenere compe-titive queste aree, incenti-vando i traffici con manovrecontributive e facendo azionidi promozione congiunta».

Come migliorare invece lesinergie esistenti con Trieste?Come valuta il progetto di ga-teway europeo dell’Alto Adria-tico, promosso da UnicreditLogistics e Maersk?«Sono favorevole al progetto sul-l’Alto Adriatico perché ritengoche nell’epoca della globalizza-zione non si debbano portareavanti progetti localizzati in am-biti territoriali ristretti. Collabo-rando si può far fronte alla forteconcorrenza presente sui mer-cati, altrimenti rischiamo di ri-manere fuori. D’altra parte ab-biamo la fortuna di operare inuna regione crocevia per eccel-lenza di traffici sugli assi nord-

sud ed est-ovest, con la presenzadi tre porti, ognuno con le suepeculiarità e ognuno a supportodell’altro, che solo insieme pos-sono competere con il quantita-tivo delle tonnellate movimen-tate negli altri porti. Il mercatoè in continua evoluzione e noidobbiamo evolverci con esso,offrendo le giuste condizioni intermini economici, infrastrut-turali, collaborativi e di flessibi-lità a chiunque volesse investirein questi territori».

Il consorzio che presiedecura anche due raccordi fer-roviari che collegano porto,stazione e principali aree indu-striali. Come sviluppare oggil’intermodalità nel territoriodi Monfalcone e di conse-guenza in regione? � �

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SISTEMA PORTUALE

216 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

«Siamo proprietari di due rac-cordi principali che rappre-sentano circa 32 chilometri ditracciato al servizio dei trafficimerci. L’aumento dei traffici suinostri raccordi rappresenta pernoi, oltre che un indicatore dicrescita di sviluppo economicodelle nostre aree, anche il rag-giungimento delle finalità diprogrammazione degli investi-menti nel settore trasportistico-intermodale: siamo insommaconsapevoli di aver ben indiriz-zato le risorse pubbliche al ser-vizio dei privati. Oggi poi alprimo posto nei nostri pro-grammi sono presenti le operedi urbanizzazione, infrastruttu-razione, intermodalità e ferro-via: solo così si rende un’areaattrattiva e pronta per accoglierenuovi traffici e non delocalizzare

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Sopra, una veduta

aerea dell'area

del Lisert a Monfalcone

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È necessaria una programmazioneeconomico-territoriale rispondente alle esigenze degli operatori portuali

quelli già esistenti».Ma quali sono in concreto

i prossimi progetti del con-sorzio relativi al sistema por-tuale e retroportuale?«Lo scopo è quello di offrirearee retroportuali attrezzateper la logistica di depositodelle merci e continuare a im-plementare le infrastrutture inmodo che siano in linea con leesigenze attuali e future garan-tendo una maggiore e più am-pia flessibilità. Ritengo cheMonfalcone possa offrire areeintermodali specializzate peruna determinata merceologiadi traffico nelle quali siano pre-senti strutture per lo stoccag-

gio delle merci e macchinariper la movimentazione, cosìda svolgere le operazioni di as-semblaggio del prodotto diret-tamente sul posto, riducendole voci di costo che compon-gono il costo logistico e inci-dono fortemente sul costo delprodotto finale. Da parte no-stra c’è anche la volontà diportare avanti il progetto perrealizzare una banchina dicirca 250 metri di fronte aglistabilimenti di Ansaldo e Fin-cantieri, al servizio dell’area in-dustriale dello Schiavetti-Bran-colo, nonché i lavori didragaggio del porto per le opera-zioni di approfondimento».

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NAUTICA

“No Borders”s i g n i fi c a“senza con-fini” ed è il

nome del progetto patrocinatodai Comuni di Sgonico e diSežana che ha previsto la parte-cipazione di un un’imbarca-zione con equipaggio tran-sfrontaliero italo – sloveno alla43a edizione della regata velica“Barcolana” tenutasi lo scorso 9ottobre. Un progetto al qualeha contribuito in maniera de-terminante la Motomarine diTrieste, specializzata nella for-nitura di accessori nautici, chespesso sostiene iniziative di col-laborazione sia sportiva sia so-ciale con strutture e ammini-strazioni di paesi confinanti, peraiutare soprattutto i giovaniatleti di sport minori a emer-gere. «L’importanza di questoevento – afferma Francesco Di-govic, figlio del Presidente diMotomarine Peter Digovic, esocio dell’azienda insieme ai fra-telli Sacha, Martina e al colla-boratore di sempre AntonioPribetic – è stata soprattuttonella collaborazione transfron-taliera tra amministrazioni pub-bliche, nello specifico tra il co-mune di Sežana-Slovenia e ilcomune di Sgonico tramite ilSindaco Mirko Sardoč anima-tore dell’iniziativa, al fine dicreare opportunità di sviluppoper il settore economico».

In che modo tale iniziativapuò influire sullo sviluppo

economico?«La collaborazione transfron-taliera è anche tra le attivitàproduttive che, facendo si-stema, possono arricchire l’of-ferta; è collaborazione tra per-sone di diverse nazionalità:l’equipaggio era misto italo slo-veno, con la partecipazione nelteam anche di due serbi; è col-laborazione generazionale conil simbolico passaggio del ti-mone ai giovani. Questa ini-ziativa ha esemplificato la col-laborazione tra enti pubblici esettore privato per far crescerel’economia della nostra area,che ha destinato parte delle ri-

sorse per le attività sportive, im-portantissime per la crescita deigiovani ma troppo spesso privedi sostegno. Da ultimo, attra-verso il progetto “No Borders”si è valorizzato anche il territo-rio, con la collaborazione tramare e Carso».

Quale il ruolo di Motoma-rine rispetto al progetto “NoBorders”?«Motomarine ha partecipato inmaniera determinante al pro-getto “No Borders”, non solocon le sue forniture. Due ra-gazzi, Simon Sivitz Košuta e JašFarneti, che sono stati prota-gonisti dell’iniziativa, verranno

Un progetto transfrontalieroIl progetto “No Borders”, realizzato in occasione della regata

Barcolana, esemplifica la filosofia della Motomarine, azienda

di forniture per la nautica aperta ai mercati esteri,

che vuole contribuire attivamente alla crescita di giovani sportivi

Eugenia Campo di Costa

Da sinistra Sacha,

Martina, Peter e

Francesco Digovic

della Motomarine

di Trieste. Nella pagina

accanto, un interno

dell’azienda, uno dei

prodotti Motomarine

e un’immagine della

“Barcolana – No

Borders Team”

www.motomarine.it

218 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 175: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 219

Francesco Digovic

sostenuti dall’azienda anche perla stagione velistica a venire,con l’intento di portarli alleOlimipiadi di Rio».

La vostra accezione inter-nazionale si evince anche dalvostro mercato. Non distri-buite infatti solo in Italia.«Motomarine è punto di riferi-mento oggi per clienti italiani estranieri. I nostri principalimercati sono, nell’ordine: Italia,Slovenia, Croazia, Serbia, Mon-tenegro, Austria, Germa-nia,Turchia».

Quali sono, al momento, ivostri prodotti di punta? «I nostri sono prodotti tecnici,di qualità ed economici. Ab-biamo un’offerta diversificatache dà risposte concrete allamaggior parte delle esigenze. Iprodotti di punta sono ancoread alta efficienza, parabordi e,in generale, materiale da or-meggio quali catene, cime eferramenta di prima qualità,articoli tecnici nautici, pro-dotti chimici ecocompatibili,materiale elettrico in genere eLed per la nautica (il rispar-mio energetico a bordo è fon-damentale), equipaggiamentidi sicurezza. Il nostro catalogo,

presente anche sul sito web,conta circa 14000 articoli».

La crisi dei mercati ha col-pito molto il settore nautico.Come ha risposto Motoma-rine alla recessione?«Abbiamo investito più diprima soprattutto in nuovispazi moderni e funzionali,che garantiscano il benesseredei lavoratori, e in nuove tec-nologie. In magazzino i nostrimacchinari sono efficienti e si-curi e negli uffici abbiamosoftware e hardware di ultimagenerazione. Abbiamo inoltreaggiornato in maniera sostan-ziale il sito web con nuovefunzionalità, informazioni e

sezioni per essere sempre al-l’avanguardia, in un settoredove ormai la competizione èaltissima».

Questi investimenti sonostati premianti.«Nonostante il contesto di dif-ficoltà finanziaria, non soloabbiamo tenuto le posi-zioni, ma siamo riuscitianche ad aumentareil fatturato e la no-stra clientela. Laconferma che lastrada buona è stata intrapresaci spinge pertanto a proseguirenella direzione scelta: proporreai clienti qualità del servizio edell’offerta».

Abbiamo investito soprattuttoin nuovi spazi modernie funzionali, che garantiscanoil benessere dei lavoratori,e in nuove tecnologie

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220 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

PORTI TURISTICI

Cosa intende per lavora-zioni su misura?«Oltre alle lavorazioni stan-dard, ovvero le lunghezze da8, 10 o 12 metri e larghezzemediamente di 2 metri,siamo in grado di svolgere la-vorazioni particolari ancheper quanto riguarda il livellodi galleggiamento rispetto al-l’acqua. Questo dipende dallesingole esigenze e da cosa ri-chiedono i progettisti. Inquesto modo siamo in gradodi creare qualsiasi strutturadi galleggiamento, come ad

Riuscire a realizzarecomplesse elabora-zioni progettualisenza mettere in

secondo piano la qualità e so-prattutto la scelta estetica èfondamentale quando par-liamo di pontili galleggiantiper porti turistici. «Il nostro èun lavoro artigianale legato asofisticate tecnologie» af-ferma Alessandro Paulin, ti-tolare della Paulin di Gori-zia. «Per questo ci affidiamoalla riproduzione del pro-dotto finale in formato “ren-dering”, in modo tale da raf-figurare nel modo piùveritiero possibile quantoverrà realizzato».

Con quali porti avete col-laborato?«L’Italia è il nostro mercato diriferimento principale, ma cistiamo espandendo anche inMedio Oriente. Inoltre, ab-biamo svolto dei lavori signi-ficativi in Slovenia, e cistiamo indirizzando in Croa-zia e Montenegro».

Da quanto vi siete indi-rizzati nella progettazione eproduzione di pontili gal-leggianti?«La nostra tradizione è tren-tennale. Mio padre era infattiaddetto alla saldatura distrutture simili. Successiva-

mente si è messo in propriospecializzandosi nell’attività.Negli ultimi cinque annisiamo cresciuti sempre di piùanche grazie alla collabora-zione a livello commercialedi Jani Majcen con il qualeabbiamo creato un brand chestiamo esportando in tutto ilmondo».

Il vostro lavoro consistenella progettazione, nellacostruzione e poi nella suc-cessiva manutenzione?«Esattamente. Questo perchéla nostra struttura è moltoflessibile, soprattutto perquello che riguarda l’inge-gnerizzazione del prodotto.Oltre agli ingegneri internipossiamo contare anche sudifferenti collaborazioni sulfronte dell’ingegneria dellosviluppo, impegnata nellostudio di nuovi prodotti, e suquello della biomeccanica.Abbiamo instaurato inoltredelle joint venture con societàdi costruzione marittima conle quali siamo in grado di ese-guire lavorazioni complete edi concorrere a gare d’ap-palto. Progettiamo e creiamosu misura ogni singolo an-golo di una marina».

Design e tecnologiain marina Robustezza, portata, durata nel tempo e, in alcuni casi, design

particolare. Sono queste le caratteristiche che devono possedere i

pontili galleggianti. Ne abbiamo discusso con Alessandro Paulin

Nicoletta Bucciarelli

Alessandro Paulin

è titolare della

Paulin srl di Gorizia

www.paulinsrl.net [email protected]

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 221

Alessandro Paulin

esempio dei bar e delle ter-razze».

Quali sono i materialiutilizzati?«Ovviamente il legno. Quelloche viene prediletto per la suaresistenza e che necessita diuna manutenzione ridotta ri-spetto ad altri è il legno eso-tico, legni del Sud America edelle zone africane. Il termo-trattamento avviene in tipi dilegno classici come il frassinoche viene snervato, ovverovengono tolte le nervatureper evitare dilatazioni. Ri-spetto ai legni esotici i legniclassici termo-trattati risul-tano essere più leggeri mentrela resistenza negli anni è lastessa. Un altro tipo di pavi-mentazione molto utilizzatoè il WPC (wood polyethilenecomposit), consigliabile so-prattutto per quelle zone incui è presente un forte sbalzotermico tra la notte e il

giorno. Le nostre strutturesono di base supportate in ac-ciaio classico, diversificate aseconda delle richieste delcliente e della durata che sivuole ottenere».

Come viene realizzato ilsistema di galleggiamento?«Creiamo delle strutture incalcestruzzo che andranno aformare dei pontili continui odei pontili discontinui, piùdiffusi per la loro versatilità.Questo ci permette di giocareanche con forme differenti.Lavoriamo approfondita-mente sulla ricerca del galleg-giamento ideale che dipendeda vari fattori quali venti,onde, posizione degli stessi,struttura geologica del fon-

dale e dal tipo di acqua. Cer-chiamo di lavorare a 360gradi, coprendo tutte le esi-genze di una marina».

Nei pontili non può man-care la componente estetica.Come lavorate sotto questopunto di vista?«Collaboriamo con molti ar-chitetti puntando sul design,come testimoniano alcune la-vorazioni particolari. Passi si-gnificativi si stanno facendoinoltre nel campo dell’inno-vazione e dello sviluppo delsettore. Questo consente diraggiungere qualsiasi locationnel mondo e di gestire la co-struzione della marina e diqualsiasi struttura galleg-giante».

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Il legno che viene prediletto per la sua resistenzaè quello esotico, provenientedal Sud America e dalle zone africane

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224 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Una logistica flessibile e semprepiù innovativa

Il mondo dei trasporti edella logistica sta attra-versando una fase di pro-fonda trasformazione,

determinata anche dagli effettiprodotti dalla recente crisi eco-nomica, che ha inevitabil-mente portato gli operatori delsettore a implementare strate-gie di rinnovamento e innova-zione. Non è un caso cheaziende solide, in grado di farfronte efficacemente alla nega-tiva congiuntura economicaattraverso l’ottimizzazionedelle risorse a disposizione euna lungimirante politica didiversificazione e riprogetta-zione del business, in questianni siano riuscite non solo asopravvivere alla crisi ma aconsolidare la propria posi-zione sul mercato, proponen-dosi come partner affidabilianche a livello internazionale.

«La crisi ci ha insegnato cheoffrire semplicemente un ser-vizio customer oriented, foca-lizzato esclusivamente sulle esi-genze dei committenti, puòessere fuorviante, soprattuttoin un momento come quelloattuale», sottolinea EnricoRoitz, imprenditore friulanoche, insieme a Cristina Bres-san, guida il gruppo costituitoda Roiz Srl e Rail Services Srl eS.C.D. Srl, aziende di Goriziaspecializzate nella fornitura diservizi logistici per trasportiferroviari, marittimi e sustrada. «Per questo è indispen-sabile cercare e proporre nuovesoluzioni che, in un certosenso, siano in grado di antici-pare le richieste dei partner,per trasformare in opportunitàle nuove sfide e ogni difficoltàche si dovessero presentare».

Quali aspetti gestionali,produttivi e commercialiavete quindi rielaborato perraggiungere questi obiettivi?ENRICO ROITZ: «Già nel 2007,prima dello scoppio della crisi,avevamo attuato un profondopiano di riorganizzazione in-terna che si è poi rivelato de-

terminante, in quanto ci hapermesso di tamponare gli ef-fetti dell’inaspettata congiun-tura negativa del 2008-2009.Inoltre, grazie alla rigidissimagestione amministrativo-fi-nanziaria del gruppo e al unmonitoraggio dei risultati e de-gli andamenti effettuata subase trimestrale, siamo moltopiù preparati ad affrontareogni evenienza in questo lungoperiodo di stagnazione, in os-sequio al principio “sperare nelmeglio ma prepararsi al peg-gio”. Sicuramente l’azione piùcomplessa e significativa in uncontesto di generale difficoltà èstata la capitalizzazione di RailServices, la colonna portantedella nostra società, che oggi cipermette di disporre di una re-altà economicamente sana, do-tata di asset solidi, immobilidi proprietà, operazione attra-verso la quale abbiamo volutodare un nostro segnale impor-tante per il mercato e gli isti-tuti finanziari».

A questo proposito aveterecentemente inaugurato ilvostro nuovo Terminal pri-vato. Quale valore aggiunto

L’organizzazione logistica nel campo dei trasporti

richiede grande flessibilità e un’approfondita

conoscenza della normativa internazionale.

L’esempio delle realtà goriziane create

da Enrico Roitz e Cristina Bressan

Matteo Rossi

LOGISTICA E TRASPORTI

Enrico Roitz, titolare

della Roitz Srl,

e Cristina Bressan,

amministratore

della Rail Services Srl

di Gorizia

www.roitz.it

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 225

vi garantisce questo investi-mento?CRISTINA BRESSAN: «Nel 2010abbiamo acquistato da FSHolding Spa, dopo 12 anni ditrattative e pastoie burocrati-che, un’area abbandonata dellaStazione Merci di Gorizia, ri-strutturandola e trasforman-dola in un moderno punto diinterscambio privato gomma-rotaia, un porto di terra dotatodi una funzionalità moderna,con magazzini doganali e fiscalie di mezzi di sollevamento emovimentazione di nostra pro-prietà. Grazie alla realizzazionedi questo progetto, che ha com-portato un investimento com-plessivo di 4,5 milioni di euro,oggi il nostro Gruppo è ingrado di gestire in totale auto-nomia tutte quelle operazioni

logistico/doganali che solita-mente richiedono il concorsodi più operatori. In questomodo, potendo offrire un ser-vizio globale capace di ottimiz-zare tempi e modi del trasporto,ci poniamo al mercato comeinterlocutore unico, realizzandoeconomie di scala che garanti-scono ai nostri partner signifi-cativi risparmi anche da unpunto di vista economico».

Il mercato oggi è semprepiù rivolto all’internaziona-lizzazione, alimentando la ne-cessità di supporti e apparatilogistici importanti. Qualisono le prospettive e le prin-cipali criticità riscontrate nel-l’operare sul territorio ita-liano, soprattutto per quelche riguarda l’ambito ferro-viario?

C.B.: «Purtroppo il sistema ita-liano è ancora permeato da unaincredibile imposizione di vin-coli, lacci e lacciuoli ammini-strativi e burocratici che ren-dendo qualsiasi progettualitàimprenditoriale lenta e farragi-nosa non fanno che frenare lacrescita delle imprese presentisul territorio. Sulla base dellanostra esperienza ci è capitatospesso di avere a che fare congrosse aziende internazionaliche hanno abbandonato l’Italiao progetti economici da svilup-pare in Italia proprio a causadelle incertezze e delle difficoltàriscontrate».

Per quel che riguarda la vo-stra attività, invece, quali sonoi mercati che offrono le mag-giori opportunità di crescitaper il prossimo futuro?

Stiamo ultimando la gestionee il trasporto di merci viaferrovia per un committenteamericano impegnato nellacostruzione di un’industriachimica in Kazakistan

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226 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

E.R. «In questi ultimi mesi ab-biamo iniziato a operare consuccesso in Africa, un conti-nente in grande evoluzione econ prospettive molto interes-santi. Tuttavia non è facile riu-scire a ritagliarsi uno spazio suquesto territorio, già “occu-pato” in maniera massiccia daoperatori cinesi e indiani. Allostesso modo crediamo moltonelle potenzialità offerte dallaTurchia, dove siamo presentigià da diverso tempo».

Quali sono, dunque, gli in-gredienti necessari per com-petere a livello internazionalesu un mercato come il vostro?

C.B.: «Le parole chiave, per noi,sono innovazione tecnologicae ricerca, ma anche creatività ecoraggio imprenditoriale, senzail quale diventerebbe impossi-bile trasformare in progetticoncreti le nostre idee. Non bi-sogna inoltre tralasciare il valoredel nostro personale, personeche quotidianamente lavoranocon noi portando alle aziende ilpatrimonio di culture, espe-rienze e formazioni differenti eche rappresentano il nostro va-lore aggiunto. A questo propo-sito siamo orgogliosi di aver sal-vaguardato anche nei momentipiù difficili della crisi tutti i po-sti di lavoro, consapevoli delfatto che la capacità, la qualitàe la preparazione delle risorseumane a disposizione sono unpatrimonio numericamentepoco quantificabile ma dal va-lore inestimabile perun’azienda».

Quali invece i progetti piùsignificativi ultimamente rea-lizzati?E.R.: «Attualmente stiamo ulti-mando la gestione e il trasportodi merci via ferrovia per un im-portante committente ameri-

LOGISTICA E TRASPORTI

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È stato inaugurato lo scorso 26 maggio il nuovoquartier generale di Roitz Logistics e RailServices

Srl, a conclusione di un ambizioso piano di investimentiportato a termine in meno di due anni e funzionale agliobiettivi di crescita fissati da Enrico Roitz e CristinaBressan. La struttura, situata all’interno del nuovoTerminal aziendale, è stata costruita tenendo conto deipiù moderni standard tecnologici, per garantire aidipendenti e ai collaboratori aziendali un ambiente dilavoro accogliente e funzionale. Design innovativo emassima attenzione al risparmio energetico sono glielementi che caratterizzano la struttura, valorizzatadall’installazione di un impianto fotovoltaico da 420Kwp, anche in un’ottica di tutela ambientale.Un’ulteriore testimonianza della lungimiranza e dellatendenza all’innovazione della società, già più voltemanifestatasi nel corso di venticinque anni di storia.

UNA SEDE INNOVATIVA

cano impegnato nella costru-zione di un’industria chimica inKazakistan. Come si può facil-mente immaginare è stataun’operazione molto complessa,che ha richiesto notevoli sforzida un punto di vista logistico,ma allo stesso tempo ha rappre-sentato per noi un’ulteriore oc-casione di sviluppo, in un’ot-tica di continuo miglioramentodel servizio».

Quali sono, infine, gliobiettivi aziendali per il fu-turo?C.B.: «Come tutti i percorsi dicrescita, anche il nostro non èstato privo di momenti difficili,che siamo però riusciti a supe-rare brillantemente. Dobbiamosicuramente consolidare quantorealizzato negli ultimi 2 anni,passati quasi in apnea ma no-nostante gli ottimi risultati rag-giungi finora, comunque, nonintendiamo accontentarci.Nuovi mercati, preparazione eformazione continua del perso-nale, stabilità finanziaria delgruppo e, perché no, un piz-zico di follia sono gli elementicardine che ci guideranno percontinuare a sviluppare il nostroprogetto imprenditoriale, datoper scontato che il mercato eu-ropeo nel breve e medio ter-mine non potrà più dare i risul-tati e le opportunità degli annipassati». E.R.: «In questi anni abbiamoimparato che nel mare agitatodelle probabilità è l’improba-bile che governa le nostre vite.Dobbiamo farci trovare forti.Dobbiamo restare curiosi».

Page 183: Dossier Friuli 10 2011
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228 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

i porti e un management ca-pace di investire per aumen-tare la capacità e la qualità diservizio, adeguandosi agli stan-dard mondiali ed europei ti-pici del settore “container”».

Qual è la vostra organizza-zione logistica, in particolareper i container?«Abbiamo creato un networkcapillare che ci vede presenticon filiali e parcheggi sicuri,spesso esclusivi, in tutti i prin-cipali porti e interporti del cen-tro e nord Italia oltre a un net-work di depositi per containera Trieste, Venezia, Padova, Ge-nova, Milano e Livorno. Per lamovimentazione dei containerutilizziamo una flotta di circa30 carrelli di diversi tipi peradattarsi alle caratteristiche dellearee nelle quali operano. Ognideposito è dotato di un rac-cordo ferroviario interno, indi-spensabile in tutte le operazionidi trasferimento dei contenitorivuoti su lunghe distanze».

Qual è il vostro rapportocon Trieste e con il Nord Est?«L’azienda è nata a Trieste e quiè radicata. Naturalmente seavessimo lavorato esclusiva-mente a Trieste non avremmo

Centinaia di mezzi,autisti, dispatcher,fleet manager, mec-canici, magazzi-

nieri, carrellisti, tecnici ognigiorno fanno più di mille viaggiogni giorno, trasportando con-tainer e merci attraverso tutto ilcontinente europeo. Oscar Za-bai è il titolare di un’impresa ditrasporti che si misura conqueste dimensioni di trafficoquotidianamente. Si trattadella Auta Marocchi, natadalla fusione di due società di-stinte che operavano a livelloregionale. Un tempo concor-renti, hanno poi scelto di unirele forze per incrementare lapropria forza competitiva. «Èstato il mercato a favorire lafusione delle due realtà preesi-stenti. In testa alla fila dei pro-motori c’era il Lloyd Triestino,che voleva avere a disposizioneun servizio di trasporto su tutti

Oscar Zabai,

titolare di

Auta Marocchi Spa,

Trieste

www.autamarocchi.it

raggiunto le dimensioni attuali.Al contrario, la nostra forza èstata proprio quella di fornireun servizio di qualità nei prin-cipali porti e interporti italianie per il settore del trasporto acarico completo in tutta Eu-ropa. Oltre a una dozzina di fi-liali in Italia siamo ben presentianche all’estero con nostreaziende ben radicate da annima anche con rappresentanzecommerciali e partnership con

LOGISTICA E TRASPORTI

Il trasporto merci, su gomma e intermodale, ha come

obiettivo l’Europa. Oscar Zabai spiega perché la

crescita può venire solo da una maggiore copertura

dell’area comunitaria

Valerio Germanico

Crescere in Italia attraversol’Europa

Page 185: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 229

società estere, perché effettuaremille viaggi al giorno impone lapresenza di strutture decentrate.La cabina di regia però è in quia Trieste e organizza il nostro la-voro che si svolge in tutta Eu-ropa».

Quali sono le prospettiveper il mercato e per la vostraimpresa per i prossimi anni?«La nostra azienda ha raggiuntonegli anni una dimensione im-portante all’interno del mercatoitaliano, con una flotta tra lemaggiori del Paese. Però, suscala europea, siamo solo unamedia azienda. Per questo dob-biamo crescere sia in Italia chefuori dai confini nazionali.Siamo convinti che si stiano perricreare le condizioni precrisi,come dimostra il progressivorecupero dei volumi e una mag-giore attenzione da parte delmercato e del governo per legrandi flotte, cioè agli opera-tori che organizzano il trasportocome fosse un’industria, gene-rando occupazione, investi-menti, indotto e capacità dicompetere con le grandiaziende straniere ».

Dunque investirete per in-crementare le dimensioni

Oscar Zabai

Il nostro spazio di crescita è nella qualità deiservizi e nella capacità di competizione sulmercato Italiano ed Europeo. Quest’annoabbiamo superato i volumi di traffico pre-crisi eora guardiamo al futuro determinati a crescere

della vostra flotta?«Certamente. Dopo la battutadi arresto a partire dall’ultimoquadrimestre del 2008 que-st’anno è venuto il tempo di ri-prendere a investire puntandosu quei contesti che permettanodi far fronte ai costi crescenti digasolio, autostrade e assicura-zioni. In realtà, una prima seriedi investimenti è già operativa,dato che negli ultimi mesi ab-biamo messo su strada quarantanuovi mezzi, ed altri quarantainizieremo a riceverli da Otto-bre. Ottanta mezzi in incre-mento della flotta nel 2011sono un chiaro segnale della vo-lontà e della capacità di cresceredi Autamarocchi ancheaprendo lo spazio a nuove op-portunità di occupazione. Pre-vediamo poi una progressiva so-stituzione dei mezzi vecchi conaltri più efficienti e rispettosidell’ambiente. Infine abbiamol’ambizioso progetto di inse-diarci maggiormente nei porti,

per rafforzare la nostra presenzanel trasporto intermodale».

Per voi quindi è importantelimitare l’impatto ambientaledel trasporto su gomma?«Il rispetto per l’ambiente è unapriorità assoluta al pari dellasicurezza. Oltretutto I vantaggidei mezzi meno inquinantisono molteplici e noti, oltreche essere più economici. Averedei mezzi più moderni per-mette di ridurre i consumi, inlinea con una riduzione delleemissioni di anidrite carbonica,di biossido di azoto e delle pol-veri sottili. I nostri nuovimezzi, che hanno queste carat-teristiche, sono tutti Euro 5EEV . Poiché noi siamo col-laudatori di nuovi veicoli pe-santi, prossimamente potremoprovare in esclusiva i veicoliEuro 6 – con due anni di anti-cipo rispetto all’entrata in vi-gore prevista dalla normativacomunitaria – e anche un vei-colo pesante a metano».

Page 186: Dossier Friuli 10 2011

TRASPORTI

Da sempre Trieste èuno dei porti piùimportanti delMediterraneo, si-

tuato in una posizione strate-gica che gli consente di assol-vere la funzione di porta fra lerotte marine e i tragitti di terra,attraverso i quali la città giu-liana è collegata ai più impor-tanti centri europei. In un pe-riodo di grandi cambiamenti,anche il settore dei trasportinon può esimersi dal ripensarei propri sistemi; in questo senso,un punto fermo per il futuro ècertamente rappresentato daltraffico intermodale. È di que-sta opinione Fabrizio Zerbini,amministratore delegato diTrieste Marine Terminal, so-cietà che gestisce il terminalcontainer del Porto di Trieste:«La nostra struttura è una delleprincipali protagoniste nellosviluppo del traffico containernel Nord Adriatico e fornisceuna gamma completa di servizidi movimentazione e trasportointermodale per i clienti delNord Italia e del Centro-Est

Europa».Il trasporto intermodale, cioè lacombinazione fra più tipologiedi mezzi di trasporto, è il si-stema di movimentazione dellemerci che ottimizza maggior-mente l’utilizzo delle risorse erende le operazioni più funzio-nali. In quest’ottica, il TriesteMarine Terminal costituisce unnodo di primaria importanza,

come sottolinea Zerbini: «Perfondali, posizione geografica,vocazione storica, economica eculturale, Trieste è la porta na-turale ed economica per i traf-fici del Nord-Est Italia e delCentro-Est Europa, dall’Au-stria alla Baviera, dall’Ungheriaalla Repubblica Ceca, fino allaSlovacchia. Un’ampia rete diservizi ferroviari, con più di

Trieste, hub strategico del trasporto intermodale

Una nuova strategia per i traporti mediterranei, europei e mondiali,

al centro della quale si trova il porto di Trieste, crocevia d’Europa

e hub ideale per sistemi di trasporto intermodale.

Ne parla Fabrizio Zerbini

Amedeo Longhi

230 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

In alto, Fabrizio Zerbini, amministratore delegato di Trieste Marine Terminal

www.trieste-marine-terminal.com

Page 187: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 231

trenta treni a settimana, collegaTrieste a queste aree offrendoalle compagnie marittime e aglispedizionieri soluzioni inter-modali rapide e competitive perraggiungere il cuore dell’ Eu-ropa».Trieste Marine Terminal si trovain uno dei Punti Franchi delPorto di Trieste, situazione chegarantisce alle merci e agli ope-ratori condizioni speciali per leoperazioni di sbarco e imbarco,sdoganamento, magazzinaggioe pagamento posticipato di Ivae dazi. La struttura giuliana ambisceinoltre a ricoprire il ruolo diHub Port per l’Adriatico, grazieanche a una caratteristica mor-fologica molto importante:«Trieste Marine Terminal –spiega Zerbini – vanta il pe-scaggio naturale lungo ban-china più profondo di tutto ilMediterraneo, ben diciotto me-tri. Dall’inizio del 2004, cioèda quando la gestione del ter-minal è stata acquisita dalGruppo T.O. Delta, la TriesteMarine Terminal, società co-

stituita dal Gruppo per la ge-stione del terminal stesso, harivoluzionato il lay out e il mo-dello organizzativo e gestionaledel terminal container di Triesteinvestendo fortemente in ri-sorse umane, con oltre cento-cinquanta dipendenti diretti,attrezzature e garantendo allecompagnie di navigazionel’operatività di banchina e fer-rovia 362 giorni l’anno, 24 oresu 24. Anche grazie a questi in-vestimenti, oggi i servizi marit-timi operati dalle principalicompagnie di navigazione suscala mondiale collegano il FarEast, il Middle East e il Medi-terraneo con Trieste potendocontare sui transit time piùcompetitivi dell’Adriatico».Il terminal però non guarda sol-tanto al vasto territorio centroeuropeo ma, proprio grazie aisuoi fondali ed alle sue infra-strutture che consentono allegrandi navi oceaniche di poter

scalare Trieste senza problemioperativi e di pescaggio, sta svi-luppando con successo l’atti-vità di Transhipment, propo-nendosi quale hub diriferimento per l’intero Adria-tico. Anche grazie ad un net-work di feeder direttamente ge-stiti dal terminal, i flussi ditraffico diretti da e per vari portidel nord e sud Adriatico ven-gono fatti transitare e conse-gnati via Trieste, evitando allecompagnie marittime lo scalodiretto di altri terminali, otti-mizzando in tal modo costi etransit time dei servizi.«La filosofia che guida il nostrolavoro – conclude Zerbini – cispinge a ricercare nelle collabo-razioni con le compagnie e glioperatori la chiave per lo svi-luppo dei traffici sui mercati dicomune interesse, anche graziea concrete azioni di marketingcomuni sui mercati di riferi-mento».

La capacitàdel Trieste Marine

Terminal

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600mila

L’altezza del fondalenaturale

del Terminal

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Per fondali, posizione geografica, vocazionestorica, economica e culturale, Trieste è la portanaturale ed economica per i trafficidel Nord-Est Italia e del Centro-Est Europa

Page 188: Dossier Friuli 10 2011

232 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

I limiti del trasporto merciferroviario in Italia

La liberalizzazione delsettore ferroviario, av-viata su spinta dellaComunità Europea

già nel 1991, ha aperto nuoveopportunità di impresa, tra-sformando uno spazio untempo monopolistico in uno

spazio di competizione. A li-vello continentale europeo, inquesta fase, i corridoi multi-modali rappresentano una so-stanziale modifica e potenzia-mento del trasporto ferroviario,sia passeggeri sia merci. Lo spazio è in realtà concreta-mente la rete, fatta di ferro e ac-

ciaio; questa è stata affidata aRfi (Rete Ferroviaria Italiana),una società per azioni che ge-stisce l’accesso dei privati allarete tramite la stipula di con-tratti. Oltre alle società che ge-stiscono il trasporto passeggerisu medie e lunghe tratte e allesocietà che gestiscono il tra-sporto merci, esistono altre so-cietà che realizzano raccordi fer-roviari e gestiscono l’“ultimomiglio ferroviario”. «Questo –spiega Elvi D’Angela titolare diLogyca e responsabile nazio-nale di Assoferr –, in relazioneal trasporto delle merci, rap-presenta un punto fondamen-tale nel sistema “porta a porta”della rotaia. Un treno merci,arrivato in stazione, ha neces-sità di essere introdotto all’in-terno di uno stabilimento o inun’area industriale. Il servizio diterminalizzazione negli scali,ovvero la presa e consegna deivagoni, nonché la loro singolamovimentazione, deve essereassolutamente tempestivo eadattato alle esigenze dell’in-dustria che riceve o spedisce le

merci». Logyca sviluppa le tec-nologie del sistema rotaia at-traverso lo sviluppo della ter-ziarizzazione di servizi logisticiintegrati con il sistema ferro-viario. «Svolgiamo attività perl’industria e per gli scali pub-blici. Progettiamo e costruiamoraccordi ferroviari per collegaregli stabilimenti industriali allarete nazionale. Il resto delle no-stre attività riguardano la mo-vimentazione, che eseguiamocon nostro personale e nostrilocomotori diesel da manovra,coi quali diamo già il servizio diterminalizzazione».La mission di Logyca è quella disviluppare il trasporto merciferroviario in Italia, creandodelle sinergie con le diverse im-prese ferroviarie. «“Svilup-pare”, perché nel nostro Paese,attualmente, c’è un forte calodi interesse nel settore ferro-viario da parte dell’industria.La prima ragione è che questorisulta poco competitivo ri-spetto ad altri mezzi. Tuttavianon è la causa ultima. Questaè da ricercare nelle motivazioni

Il collegamento fra l’industria e la rete ferroviaria nazionale.

La gestione dei raccordi e i contratti di esercizio. Elvi D’Angela spiega cosa

dovrebbe cambiare nel sistema per potenziare il trasporto merci su rotaia

e avviarsi verso una liberalizzazione sostanziale della rete

Valerio Germanico

TRASPORTI

Elvi D’Angela è titolare

della Logyca Srl

di Mortignacco (UD)

www.logyca.it

Page 189: Dossier Friuli 10 2011

che rendono poco attraente latariffa ferroviaria, che non ègestita con particolare atten-zione perché c’è un tentativodi modificare e ridimensionareil sistema del trasporto mercisu rotaia».Diversamente che all’estero,dove, per esempio in Germa-nia, il trasporto merci ferrovia-rio è il 25% del traffico totale,in Italia questo non raggiunge il5%. «Cinque anni fa avevamo500 scali merci, attualmentequesti si sono ridotti ad appena200 e c’è il rischio che Rfi, chene ha la gestione, li riduca a 71.In questo modo molti dei rac-cordi che noi abbiamo realiz-zato e gestiamo rischiano discomparire. C’è secondo noi lachiara volontà di far scomparireil trasporto merci su rotaia, perfavorire altri mezzi, certamentemeno virtuosi. Mentre al-

l’estero, in Svizzera e Austria,per esempio, esistono dei limitiper il transito di merci sugomma – perché si vogliono li-mitare le emissioni e quindi siprivilegia il trasporto ferroviario– da noi si fa il contrario. Maun Paese industrializzato comeil nostro non può prescinderedal sistema ferroviario».Il maggiore ostacolo, per le so-cietà dell’ultimo miglio, è rap-presentato dalle condizioni deicontratti di esercizio. «Da tec-nico riconosco che il raccordoferroviario, insistendo sulla rete,è un punto critico. Però se que-sto sviluppa un trasporto di1000, 2000 o anche 500 carril’anno, non può essere penaliz-zato. I contratti di esercizio, re-centemente introdotti, partonoda canoni minimi di 75 milaeuro l’anno – raggiungendo i200. Tali contratti non sono

negoziabili, pena lo slaccio delraccordo e servono a far acce-dere l’imprenditore a una strut-tura che lui stesso ha creato. Lasituazione andrebbe ribaltataguardando a ciò che avviene al-l’estero, dove tutte le compa-gnie ferroviarie di bandierahanno mantenuto il monopo-lio, però stabilito un dialogoaperto con le nuove imprese fer-roviarie. Da noi, sarebbe neces-saria una maggiore collabora-zione fra le piccole aziende. Persviluppare il trasporto merci ilsostegno deve inoltre avvenireda parte della Rfi in quanto ge-store del sistema, in manieracontinuativa e costruttiva. Al-trimenti non sarà mai possibilecontrobilanciare il potere deigrossi gruppi che attualmentesono i soli ad avere la forza dicondizionare il gestore nazio-nale della rete».

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 233

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Il servizio di terminalizzazione negli scalideve essere assolutamente tempestivoe adattato alle esigenze dell’industriache riceve o spedisce le merci

Page 190: Dossier Friuli 10 2011

TURISMO

236 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Sotto il segno di arte e culturaSecondo l’Agenzia na-

zionale del turismo,da gennaio ad agostoil Friuli Venezia Giu-

lia ha conquistato un +4,3%degli arrivi e un +3,3% dipresenze, un risultato conse-guito grazie alle località bal-neari ma anche alle brillantiperformance delle mete cul-turali, che hanno letteral-mente «preso il volo», comeha ricordato l’assessore al Tu-rismo e alle attività produt-tive, Federica Seganti. Nelcomplesso le principali cittàd’arte si sono aggiudicate un+9,7% negli arrivi e +10,5%nelle presenze. Nello speci-fico, hanno conquistatonuovo spazio gli itinerari“minori”: è il caso di Civi-dale del Friuli, Codroipo,Gemona del Friuli, Sacile,San Daniele del Friuli, Spi-limbergo e Venzone, chehanno visto aumentare lepresenze del 9,8% e gli arrividel 7,5. L’attrattiva di questelocalità è tutta giocata sulla«ricchezza del patrimonio ar-tistico e architettonico»spiega Elio De Anna, asses-sore alla Cultura, sport e re-lazioni internazionali, un “te-soretto” che la Regione haintenzione di continuare avalorizzare. A conferma diquesto, l’Unesco ha da pocoriconosciuto patrimoni del-l’umanità la longobarda Ci-vidale e Palù di Livenza, chesi aggiungono agli altri due

siti di interesse mondiale: leDolomiti friulane e Aquilea,la cosiddetta “secondaRoma”. Valorizzando un tu-rismo di qualità, il Friuli va abraccetto con l’andamentonazionale: infatti, secondo idati diffusi nell'ambito dellarecente iniziativa promossada Federculture, Anci, Upi,Conferenza delle Regioni eLegautonomie, a fronte diuna generale ripresa degli ar-rivi dall’estero, sono propriole destinazioni culturali a fareda protagoniste. L’occupa-

zione delle camere nelle cittàd’arte ha registrato un au-mento del 3,3%, mentrenelle destinazioni balneari siè avuto un calo del 5,1%; gliintroiti derivati dalla spesadei turisti nelle centri d’inte-resse culturale-artistico sonostati, nel 2010, di 8,6 mi-liardi di euro, dato in cre-scita del 4%. I turisti cultu-rali, inoltre, spendono dipiù: mediamente 109 euro algiorno, contro i 68 di un tu-rista balneare. Alla luce diqueste riflessioni è necessa-

In tutte le province del Friuli Venezia Giulia aumentano gli arrivi

e a trainare la ripresa sono soprattutto le perle d’arte, da Cividale

a Palmanova, da Sacile a Spilimbergo. Per l’assessore Elio De Anna

«è la prova che cercavamo, la cultura non è una figlia minore del turismo»

Paola Maruzzi

TURISMO CULTURALE IN FRIULI VENEZIA GIULIA gennaio/agosto 2011

LOCALITÀ ARRIVI PRESENZE

Trieste +10,8% +11,5%

Udine +7,8% +9,9%

Gorizia +15% +17,7%

Pordenone +5,6% +2,1%

Totale regione +9,7% +10,5%

Fonte: Agenzia Turismo Friuli Venezia Giulia

Page 191: Dossier Friuli 10 2011

Elio De Anna

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 237

rio che in Friuli Venezia Giu-lia, dove turismo e culturafanno capo a due assessoratidistinti, «i due comparti siintreccino, facendo capireprima di tutto agli operatoriche la cultura è un vero eproprio investimento».

Le iniziative culturali met-tono in moto l’economia: dacosa lo si evince?«Un esempio emblematico lofornisce la mostra “Munch elo spirito del nord” organiz-zata da Villa Manin,l’azienda speciale che perconto della Regione orga-nizza eventi culturali. Il no-stro contributo è di 2 milionidi euro all’anno, mal’azienda ci mette del suo, in-fatti produce attività per ol-tre 4 milioni. Per quest’im-portante mostra ci sono stati

102mila paganti e quasi800mila euro di incasso. Nel2007, invece, sono stati ven-duti circa 19mila biglietti.Questo ci permette di direche la cultura, ma anche lemanifestazioni sportive, nonsono figli minori del turi-smo, hanno una straordina-ria capacità di interagire conil territorio, con le nostrespiagge e montagne».

Eppure turismo e culturafanno capo a due assessoratidistinti. Come mai?«Il settore turismo, in quantovera e propria attività im-prenditoriale, è stato accor-pato tra le attività produt-tive. Ora la grande sfida stanel far comprendere, soprat-tutto agli operatori, che an-che la cultura può essere unbuon investimento».

Elio De Anna,

assessore aregionale

alla Cultura,

sport e relazioni

internazionali;

sotto, il sito

archeologico

di Aquilea

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Riflettori accesi su Palù di LivenzaLo scorso luglio il sito paleolitico di Palù di Livenza, in provincia diPordenone, è entrato a far parte del patrimonio dell’umanitàdell’Unesco. Per il Friuli Venezia Giulia è il quarto riconoscimento.Come accade da tempo, le commissioni Unesco prendono inconsiderazione solo quelle bellezze che, oltre ai caratteri diunicità, possano inserirsi in una prospettiva più ampia: Palù diLivenza è, infatti, parte di un progetto seriale di siti simili in tuttol’arco alpino, dalla Francia alla Slovenia, passando per la Svizzera,la Germania, l’Austria e altre località italiane. Scopertonell’Ottocento, l’insediamento palafitticolo friulano è il più anticodell’Italia settentrionale: il reperto più datato risale al 5400 avantiCristo. Ora la sua importanza archeologica sembra aprire nuoveprospettive. «È l’inizio di un lavoro sul quale potremo costruirel’indotto del turismo – ha detto Giovanni Coan, consiglieredelegato al turismo di Caneva, il piccolo comune che insieme aPolcenigo, si “contende” gli 80 ettari di Palù. «Inizia una nuovastagione per l’intero territorio, una stagione di concertazione congli altri siti europei e con le istituzioni». Il primo passo?«Convocare un tavolo alla presenza dei rappresentanti dei comunidi Caneva e di Polcenigo, la Regione, la Provincia, il Museofriulano occidentale di Torre e il Ministero dei beni culturali».

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Page 192: Dossier Friuli 10 2011

TURISMO

238 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Quindi nei prossimi mesisu quali temi si confronteràcon la sua collega, l’assessoreal turismo Federica Seganti?«Intanto stiamo portando atermine gli stati generali dellacultura, un lavoro che durada un anno e mezzo: dopouna fase di ascolto aperta alconfronto con gli enti locali,stiamo scrivendo il testounico, all’interno del quale cisarà ampio spazio per il turi-

smo culturale. Prima, però,bisogna predisporre precisiindicatori, quindi saper pe-sare l’incidenza economicadi una manifestazione cultu-rale. È un’impresa ancora dacompiere, ma credo che en-tro la fine dell’anno avremoi primi risultati. Un’altraidea è far viaggiare insiemecultura e sport».

Con l’ingresso di Cividaledel Friuli e Palù di Livenza

nella lista dei siti Unesco ela candidatura di Palma-nova, si apre una nuova sta-gione per il turismo cultu-rale. Dal punto di vistapromozionale che cambia-menti sono in atto?«L’Unesco riconosce un sitoquando è già stato recupe-rato, prima e dopo c’èun’operazione di valorizza-zione, che abbiamo già speri-mentato per le Dolomiti friu-lane: tutto sta nel far capireche un sito tutelato non deveessere messo sotto una cam-pana di vetro, ma bisognarenderlo fruibile anche at-traverso iniziative di largorespiro. Sia il turismo spor-tivo che quello culturale, chetra l’altro non sono soggettialla stagionalità, sono straor-dinari mezzi per implemen-tare il territorio. In tal senso,lo ribadisco, bisogna far in-teragire pubblico e privato,far sì, per esempio, che an-che gli albergatori e leaziende di prodotti locali,entrino in gioco».

Sta già pensando a nuovieventi da portare nei nuovisiti Unesco?«A Cividale c’è già il Mittel-

Palmanova insegue il sogno UnescoIl 4 ottobre è giunta nella città “stellata” di Palmanova, in provincia di Udine, ladelegazione Unesco: è un ulteriore passo in avanti verso il compimento di unprogetto internazionale che riguarda le opere di difesa veneziane del XV e XVIIsecolo nel Mediterraneo orientale: un filo comune potrebbe stringere assiemeBergamo, Venezia, Peschiera del Garda, Palmanova, Croazia, Grecia e Cipro. Lepotenzialità per la candidata friulana ci sono tutte, «ora costituiremo una task forcedi esperti per seguire a livello tecnico-scientifico la stesura della documentazioneda portare a Parigi», spiega il sindaco Francesco Martines. «Siamo ancora in unafase preliminare, in cui ciò che conta maggiormente è l'efficacia nel rispetto dellelinee guida poste dall'Unesco e dei tempi, che sono quanto mai stringenti, oltre chel'appoggio concreto delle istituzioni, a partire da quella provinciale e regionale». Agiocare a favore di Palmanova, che conta già una media di 25mila presenze l’anno,c’è la collocazione geografica: «Essendo la più orientale delle candidate italiane –continua il sindaco – la nostra città è strategica anche nell'ottica della costruzionefutura di una rete turistica transnazionale proprio lungo quella “via delle spezie”, larotta commerciale seguita da Venezia per i suoi traffici, che ha portato allacostruzione delle fortificazioni. In definitiva Palmanova può giocarsi un importanteruolo di trait d'union tra l'Italia e i paesi dell'Adriatico orientale».

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Elio De Anna

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 239

fest. A breve incontrerò ilpresidente della manifesta-zione per discutere sul pro-gramma del 2012: l’idea ètrovare rimandi con il nuovoriconoscimento dell’Unesco.Il Mittelfest è un evento cen-trifugo, dispensatore di cul-tura è un ottimo palcosce-nico per internazionalizzarci,mettendo al centro il territo-rio. Su Palù di Livenza hoqualche perplessità: a causadell’attiguità con il fiume, èimpossibile trasferirvi unevento come il Mittelfest, mapenso a qualcosa che abbiacome riferimento le scuole.Ne stiamo discutendo con leamministrazioni».

Su cosa si gioca la sfidadella tutela del patrimonioartistico e architettonico? «I fondi sono l’ultimo deiproblemi. Quando ci sonodei progetti particolari fac-ciamo norme ad hoc nella fi-nanziaria, come accaduto perCividale. Ma il manteni-mento del patrimonio nonpuò essere legato solo alla Re-gione: ci devono credereprima di tutto le amministra-zioni comunali e le sovrain-tendenze ai Beni culturali,che sono ben tre. Mi chiedose sia opportuno mettere inrete più siti, guardando so-prattutto ai Balcani. Paesicome la Serbia, il Montene-

gro, l’Albania, sono in cercadi nuove alleanze, di progettia cui partecipare».

Sport e turismo, un connu-bio che prende forma con laBarcolana, la storica regatadi Trieste. Come è andata la43esima edizione appenaconclusasi?«È stata straordinaria: più di1.800 imbarcazioni, 250milapresenze, alberghi pieni, so-prattutto i più piccoli. Oltrealla gente sul posto, siamostati seguiti in diretta televi-siva. In futuro mi piacerebbetrasferire questa grande ma-nifestazione nazional-popo-lare in un più ampio conteni-tore culturale».

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Un sito tutelato dall’Unesco non deve essere messo sotto una campana di vetro, ma bisogna renderlo fruibile

anche attraverso iniziative di largo respiro

Nella pagina

precedente, una veduta

aerea di Palmanova;

Emir Kusturica

e la No Smoking

Orchestra durante

il Mittelfest 2011

Sopra, il centro storico

di Cividale del Friuli

durante il Mittelfest

del 2011

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TURISMO

Cividale del Friuli è entrata da poco nell’olimpo dei siti dichiarati dall’Unesco patrimonio

dell’umanità, riconoscimento che ha fatto segnare un boom di presenze e il sindaco

Stefano Balloch pensa a come incrementare il turismo cittadino, intrecciando la storia locale

con il lascito archeologico dei tanti siti longobardi italiani

Paola Maruzzi

Una storia che non passa di moda

messa a punto di attività pro-mozionali che andranno intra-prese di concerto e in favore ditutti i siti longobardi della Peni-sola e che fanno già parte dellarete riconosciuta a patrimoniomondiale dell’umanità. Serviràun’attività congiunta, e per-tanto potenziata, di pubblicitàe di sviluppo turistico e tecno-logico, di riqualificazione e im-plementazione delle strutture edei servizi di ospitalità, di valo-rizzazione delle tradizioni, delleproduzioni di qualità tipichedei territori. Potenzialità ag-giuntive potranno, inoltre, de-rivare dall’offerta di servizi realiin rete, come pacchetti turistici,prenotazioni, funzioni del-l’ospitalità, e-commerce di pro-dotti agroalimentari, enogastro-nomici, editoriali».

In fatto di destagionalizza-zione come avete intenzionedi muovervi? «La città conta già su una co-stante presenza di turisti du-rante tutto l’anno: un equili-brio sostanziale viene registratonel trimestre primaverile e inquello autunnale, ma anche neimesi invernali c’è una certaomogeneità, seppur con unanaturale flessione dovuta a unclima più rigido e piovoso.D’estate c’è un ovvio picco».

Quali sono le peculiarità ar-tistiche del borgo?«La prima tappa è al mona-stero di Santa Maria in Valleche conserva il tempietto lon-gobardo, la massima espres-sione artistica dell’epoca lon-gobarda: realizzato nell’VIIIsecolo come cappella palatina

Sotto, Stefano Balloch,

sindaco di Cividale

del Friuli.

In alto, piazza Diacono.

Nella pagina successiva,

il monastero di Santa

Maria in Valle

240 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Meglio cono-sciuta comecapitale longo-barda del

Friuli, il piccolo comune diCividale, a pochi chilometrida Udine, è entrato a far partedel patrimonio mondiale del-l’Unesco da poco più di anno.È interessante, quindi, metterea confronto le performance tu-ristiche prima e dopo il rico-noscimento. Se, come ricordail sindaco Stefano Balloch, apochi giorni dalla nomina, iltempietto longobardo, ha cata-lizzato addirittura il 75% deivisitatori in più rispetto allostesso periodo del 2009, ènella stagione estiva appenatrascorsa che si è colto in pienol’effetto Unesco. «Più in gene-rale, agosto ha segnato un+25% di presenze, un datostraordinario da consolidare»commenta il primo cittadino.Largo, quindi, alla promo-zione territoriale, con il coin-volgimento degli altri siti lon-gobardi presenti in Italia.

Sindaco, quali sono iprossimi obiettivi?

«Innanzitutto in-crementare le pre-senze attraverso la

Foto

di G

. Bur

ello

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Stefano Balloch

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 241

��Il monastero di Santa Maria in Valle conserva il tempietto longobardo, la massima espressione artistica dell’epoca longobarda

della corte reale cividalese, di-venne oratorio delle monache.La visita si sposta poi al Museocristiano e tesoro del duomo,dove si può ammirare il batti-stero di Callisto e l’ara di Rat-chis: qui, grazie a un progettomuseale, primo caso in Italia,si possono vedere i colori ori-ginali con i quali erano deco-rate le lastre di pietra dell’al-tare. La visita si conclude almuseo archeologico per am-mirare gli splendidi reperti ri-trovati nelle necropoli longo-barde della regione e conoscerecosì la storia, le tradizioni, lacultura di questo popolo cheha segnato così profonda-mente la storia della città. Me-rita attenzione anche il pianointerrato del museo, dove sonostati scoperti i resti del palazzopatriarcale. Una passeggiata

nel centro cittadino riusciràancora a sorprendere il visita-tore con angoli di particolaresuggestione e bellezza».

Fondata da Giulio Cesare,Cividale è oggi un museo acielo aperto: che impegnocomporta prestare costanteattenzione al patrimonio ar-chitettonico? «È senz’altro impegnativo, so-prattutto per la continua ri-cerca di finanziamenti da de-stinare allo scopo. Nell’ambitodel piano di gestione della can-didatura Unesco, Cividale haaderito, solo nel corso di que-st’anno, a diversi progetti eu-ropei e transfrontalieri: Inter-reg Italia-Slovenia 2007-2011,composto da tre rispettivi pro-getti di carattere culturale-turi-stico, cioè “I percorsi dei Lon-gobardi”, “Agrifood” e la

realizzazione di piste ciclabili;Pisus, il progetto integrato disviluppo urbano sostenibileper la riqualificazione e rigene-razione del centro storico inprospettiva turistico-artigia-nale; infine, abbiamo parteci-pato a bandi europei con ilprogetto Ipa Adriatico, di cui ipossibili partner sono Croa-zia, Bosnia e Montenegro.Maggiore attenzione viene,inoltre, necessariamente riser-vata al presidio dei siti di pre-gio storico-artistico, attraversola videosorveglianza, la vigi-lanza e i controlli di sicurezzae al miglioramento della qua-lità della vita (allargamentodella Ztl), all’arredo urbano,nonché alla sensibilizzazionedei cittadini rispetto al valoredella tutela e conservazionedel patrimonio mondiale».

Foto

di E

lio e

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l

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242 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

rano il mondo, essendo com-mercializzati in Italia e al-l’estero e rappresentano unaproduzione di nicchia ricer-cata, soprattutto in un’epocadi generale omologazione deisapori. Le caratteristiche diquesti vini oggi IGT sono as-solutamente particolari, comequelle dell’Ucelùt, un vinobianco passito, dal coloregiallo dorato e limpido, conun profumo intenso e frut-tato – fiori d’acacia, glicine,favo d’api – dal gusto ama-bile, caldo, morbido, equili-brato. Servito fra 8 e 10 gradisi sposa bene con dolci secchia base di pasta di mandorla eformaggi stagionati». Un esempio di rosso è invece ilPiculit–Neri – da non confon-dersi con il più noto Picolit –un vino strutturato che ben sipresta all’affinamento in bottee che deriva il nome dal topo-nimo locale Piculit, in linguafriulana “piccolo colle”. La valorizzazione del patrimo-nio rurale ed enogastronomicoviene promossa dall’aziendanon solo facendo avvicinaregiovani e adulti al mondo an-tico ma sempre attuale dei vini– con le visite in cantina e nei

Con l’attenzione di un archeologo, Emilio Bulfon

ha salvato dall’abbandono i vitigni tradizionali friulani.

E oggi si dedica al miglioramento e all’affinamento

della qualità dei vini ottenuti e all’accoglienza in cantina

Luca Cavera

Nuova vita ad antichi vitigni

Ormai quasi tren-t’anni fa, con lastessa cura e lapassione di un

archeologo, Emilio Bulfon hastrappato ai rovi e all’oblio al-cuni antichi vitigni friulaniche sembravano scomparsi, ri-portandoli a nuova vita. Èstato un lungo lavoro di sele-zione e reimpianto, nel qualel’ha affiancato lo studioso An-tonio Calò, già direttore del-l’Istituto di enologia di Co-negliano Veneto, esperto diampelografia – branca dellaviticoltura che studia, identi-fica e classifica le varietà deivitigni. «L’importante patri-monio genetico del territorio– spiega Emilio Bulfon – nonpoteva essere abbandonato al-l’incuria, per questo motivoho recuperato vitigni in via

d’estinzione come, fra gli altri,l’Ucelùt, il Piculìt Neri, loSciaglìn, il Forgiarìn, il Civi-dìn, il Cjanorie e il Corde-nossa e a produrre questi vinicosì rari». Questa passione così, coltempo, è diventata impresa eoggi alla cantina si è aggiuntoun alloggio agrituristico, dedi-cato a promuovere il contattocon la natura friulana e con isuoi prodotti. «La riscopertadegli antichi vitigni autoctoni,che – prima di essere quasi di-menticati – i nostri antenaticoltivarono per secoli sulle col-line del Friuli Occidentale,rappresenta uno degli obiet-tivi prioritari dell’azienda. Ilcuore del nostro lavoro èquindi la valorizzazione e latutela di questi vitigni, in-sieme ai capisaldi dell’attivitàvitivinicola: la cura costantedei vigneti, il miglioramento el’affinamento della qualità deivini ottenuti e l’accoglienza incantina. Pensiamo anche che ilmodo migliore per mantenerevitale una tradizione sia la pro-mozione dell’identità specificadel territorio, attraverso la co-noscenza della storia dei viti-gni e dei vini. Questi oggi gi-

Emilio Bulfon con la moglie Noemi e i figli Lorenzo e Alberta,

presso la cantina Bulfon a Valeriano (PN)

www.bulfon.itwww.bulfonagriturismo.com

ENOLOGIA

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 243

vigneti – ma anche con la pro-posta di percorsi didattici. «Lostiamo facendo grazie al coin-volgimento degli enti locali edi alcune associazioni, sfrut-tando quindi tutte le risorsegià presenti in loco e mettendoin luce le notevoli potenzialitàdi attrazione turistica dell’areain cui è collocata la nostraazienda. Ci troviamo infatti acavallo tra le due province diPordenone e Udine e a metàstrada tra due poli storici comeSpilimbergo e San Daniele delFriuli, in un contesto ricco ditesori naturali, artistici e sto-rici, come il Bosco di Valerianoe il fiume Tagliamento, unodei più antichi corsi d’acquad’Europa, gli affreschi del Por-denone, le opere del Pilacorte,di Gasparo Narvesa e di Gian-nantonio Guardi nelle chiese,il castello e il ponte di Pin-zano». L’alloggio agrituristico ènato proprio per fare da anellodi congiunzione fra l’offertadell’azienda vitivinicola e il ter-ritorio friulano. «L’aziendaBulfon, a carattere familiare,cerca di coniugare lo spiritoimprenditoriale e le modernetecnologie vitivinicole con laconservazione delle antichetradizioni locali e della culturarurale. L’edificio è circondatodal vigneto e da un vasto giar-dino: siamo in una vera e pro-pria oasi di pace nella bellezzaincontaminata del paesaggiodella pedemontana pordeno-nese. Oltre a tutti i comfort, inostri ospiti hanno a disposi-zione una piscina e sono invi-

tati a visitare la nostra cantina– dove potranno degustare inostri vini più rari – e visitarei vigneti terrazzati che si tro-vano sulle colline di Valeriano,Pinzano e Castelnovo. Inoltre,a soli 14 chilometri dalla no-stra struttura si può trovare eassaporare l’originale pro-

sciutto DOP di San Danieledel Friuli». L’alloggio agrituristico Bulfonè stato accreditato con 4 mar-gherite dall’Ersa, l’Ente prepo-sto dalla regione Friuli VeneziaGiulia per rilevare lo standardqualitativo delle attività ricet-tive del territorio.

Emilio Bulfon

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Ho ricominciato a coltivare vitigni come,fra gli altri, l’Ucelùt, il Piculìt Neri, lo Sciaglìn,il Forgiarìn, il Cividìn, il Cjanorie e il Cordenossae a produrre i vini unici

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EVASIONE FISCALE

La lotta all’evasione va fatta, ma nel modo giusto. Secondo il presidente di Confcommercio

Pordenone, Alberto Marchiori, non si può opprimere la piccola e media impresa con controlli

a tutto campo e con una burocrazia che crea solo costi e non dà alcun vantaggio

Renata Gualtieri

Di fronte alle nuove misure delgoverno contro chi non paga letasse, in rete sale la rabbia anti-evasori: sotto accusa i commer-

cianti che non rilasciano ricevute fiscali. Glistrumenti per denunciarli? Applicazioni, siti esocial network. L’evasione fiscale in Italia è unfenomeno vasto, su questo ci sono pochidubbi. Il punto è capire dove, come e perchési forma questa massa di evasione. Il presi-dente di Confcommercio Pordenone, AlbertoMarchiori, ci aiuta in questa analisi.

In Italia i tanti scontrini e le fatture nonemesse parlano di una realtà capillare disottrazione di capitali al fisco. Quanti i casidi evasione fiscale riscontrati tra i commer-cianti del territorio?«Non è una quota così elevata nella provinciadi Pordenone, è una realtà insignificante e icasi eclatanti riguardano più che altro altre re-altà. Ci fa un po’ scoraggiare quando il fiscoreclama sugli scontrini fiscali quando ci sonodi mezzo degli studi di settore, che sono di-

ventati una forma di persecu-zione nei confronti degli im-prenditori, che di fatto hannoeliminato la funzionalità dei re-gistratori di cassa».

Come va fatta, nel modogiusto, la lotta all’evasione fi-scale e quali le buone praticheattuate sul territorio?«Il giusto modo è creare un si-stema fiscale virtuoso ed èl’unica via per uscire dall’eva-sione. Ci deve essere la possibi-

Colpiamo i veri evasori

Il presidente

di Confcommercio

Pordenone Alberto

Marchiori

lità di dialogare col fisco e una pressione fiscaleche consenta alle imprese di vivere e non fal-sificata da sistemi complicati che di fatto nonaumentano le aliquote ma solo la base impo-nibile. Noi oggi abbiamo una pressione fi-scale media del 52%, alla quale si va ad ag-giungere un 6% del peso della burocrazia».

Dove bisogna ricercare i veri evasori?«Lo Stato quando dichiara di sapere con pre-cisione l’esatta pressione fiscale vuol dire chesa anche dove sono gli evasori. Da Tangento-poli in poi, è noto che la vera evasione è legataai grandi capitali che è stata poi conclamatadal famoso 5% del rientro dei grandi capitalie che continua a esserci anche agli alti livellidell’imprenditoria e della politica. Nei paradisifiscali, infatti, raramente trovano coinvolti ar-tigiani o piccoli commercianti».

Lei è dell’idea che con il fisco debba na-scere un rapporto collaborativo tra utente eStato, come avviene nei Paesi più evoluti enon con un poliziotto per ogni impresa oper ogni cittadino. Cosa comporta questo eda dove occorre partire per realizzarlo?«Bisogna creare un sistema fiscale virtuosoche permetta a tutti di poter scaricare le spese.Bisogna fissare delle aliquote fiscali adeguatee soprattutto aumentare la semplificazioneburocratica. Poi il fisco deve dialogare con ilcontribuente in maniera amichevole, comeavviene in altre parti d’Europa ed eliminare ivizi di forma. Non è con il sistema delatorioche si risolvono i problemi, ma con la re-sponsabilizzazione dei cittadini e delle im-prese realizzabile soltanto con un sistema eco-nomico-fiscale virtuoso».

250 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

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252 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Un tempo l’Inail si occupava di assicurazioni sul lavoro mentre ora i suoi compiti abbracciano

tutti gli ambiti della prevenzione. Sostegno alle pmi, rilancio della centralità delle politiche

sanitarie e il sogno della presa in carico totale del lavoratore, nell’intervento di Marco Sartori

Elisa Fiocchi

Gli infortuni sul lavoro traccianouna curva decrescente da ormaiun decennio nel nostro Paese,grazie all’introduzione di una

nuova politica di prevenzione elaborata con ilsostegno di Inail, direzioni regionali e opera-tori del sistema welfare. Il primo storico tra-guardo è stato tagliato proprio l’anno scorsoquando, per la prima volta, i morti sul lavorosono scesi sotto la soglia dei mille casi. Anchenel primo semestre del 2011, le cifre pubbli-cate dall’Inail confermano una riduzione dicirca 16mila incidenti (da 388mila a372mila) pari a -4% e una stabilità negli epi-sodi mortali. Il presidente dell’istituto, MarcoFabio Sartori, invita alla cautela ma sottolineail grande passo in avanti compiuto verso quel«livello zero di infortuni» che rappresental’obiettivo massimo da perseguire, il grande

Il sogno antico di welfare italiano,oggi modello di sicurezza

salto di qualità nelle politiche di prevenzione.«Si tratta di un obiettivo teoricamente rag-giungibile ma al tempo stesso difficile, anzi,sempre più difficile man mano che ci si avvi-cina alla meta: questa complessità natural-mente non ci scoraggia, sapendo che la stradaintrapresa è quella giusta e avendo la con-ferma che la riforma del welfare sta dando ifrutti sperati».

Per chiudere il 2011 avvicinandosi al li-vello zero, su quali fronti d’intervento state lavorando?«Le strategie messe in atto sono tante e inve-stono ambiti differenziati tra loro. Oggi l’Inailè quanto mai impegnato nella promozione diun processo di sensibilizzazione autentica suitemi della sicurezza che sia capace di tradursi,a sua volta, nell’adozione di modelli culturalinuovi da parte del mondo del lavoro. Tutto

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Marco Fabio Sartori

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 253

Il calo del numerodi infortuni

sul lavoro registratonei primi sei mesi

del 2011 (-4%)

INCIDENTI

16mila

La cifracomplessiva

assegnata da Inailentro il 2013 alle aziende

che investono in sicurezza

INVESTIMENTO

750mln

questo si esprime, per l’appunto, in direttricid’intervento molteplici: dalla formazione per-seguita a ogni livello della società, a partire dalmondo della scuola e dalle parti sociali, allalotta al sommerso; dal potenziamento degliinterventi sanitari alla ricerca, in particolarequella protesica del nostro centro di Vigorsodi Budrio; dal reinserimento degli infortunatiagli incentivi per le imprese che vogliono in-vestire nella prevenzione. L’Inail, dunque, stacercando di perseguire finalmente quel so-gno “antico” del welfare italiano, finora mairealizzato, di “presa in carico totale” del lavo-ratore. Ed è certo di realizzarlo».

In materia di prevenzione l’istituto stacompiendo un grande investimento tra-mite il denaro delle imprese utilizzato afavore dei lavoratori. Come vengono ge-stite le risorse sulla prevenzione per il trien-nio 2009-2011 e quali saranno le strategiein chiusura del 2011?«L’Inail sta sostenendo uno sforzo economicomai fatto prima: un grande investimento pro-mosso con attenzione e rigorosa trasparenzaproprio perché realizzato con denaro pub-blico e rivolto a favore delle aziende che inve-stono in sicurezza. Lo scorso gennaio l’Istitutoha assegnato, con un riscontro a dir poco ec-cezionale, i primi 60 milioni di euro stanziatinel 2010 e nel corso di quest’autunno prov-vederemo alla pubblicazione del nuovobando. Entro il 2013 renderemo disponibiliin totale circa 750 milioni. Se è nostra inten-zione perfezionare al massimo i criteri di ac-coglimento delle domande, non cambierà lafilosofia di fondo dell’operazione, ovvero ren-dere principali beneficiari le micro imprese ele pmi, quei soggetti che rappresentano il98% del tessuto economico italiano e dovel’esposizione al rischio infortunistico è, per la

natura stessa delle lorodimensioni, necessaria-mente più accentuata».

Sul fronte della ria-bilitazione e delleprime cure quali stra-tegie e tempistichesono state messe inatto?«Uno degli ambiti neiquali l’Inail ha intenzione di concentrarsimaggiormente è il rilancio della centralitàdelle sue politiche sanitarie. A chiederlo conforza, del resto, è la legge che, in particolarmodo coi decreti legislativi 81/2008 e106/2009, ha integrato e ampliato questefunzioni. La realizzazione di tale obiettivo,tuttavia, non dipende solo da noi, ma anchedalla definizione di un quadro chiaro di com-petenze - in particolare sul versante delle pre-stazioni - col sistema sanitario nazionale e isuoi soggetti convenzionati. Quindi il primopasso da realizzare è la chiusura dell’accordoquadro con la conferenza permanente StatoRegioni, che sarà la “bussola” per definire gliambiti di collaborazione e le diverse modalitàdi assistenza e di integrazione di tutti i sog-getti in campo. Noi siamo pronti a dare lamassima disponibilità perché si raggiungaquanto più rapidamente possibile quest’in-tesa, a beneficio della salute dei lavoratori e ditutto il Paese».

Ha dichiarato soddisfacente il rapportocon il governo, ma ha avanzato alcune richie-ste: la prima è di non scendere sotto gli at-tuali 9.600 dipendenti. Ad esempio, ritieneessere condizione necessaria al fine di ga-rantire maggiore sicurezza sul lavoro. Perchè?«In questi ultimi anni il legislatore ha progres-sivamente ampliato il ruolo dell’Inail e, di

Marco Fabio Sartori,

presidente di Inail

��L’Istituto ha assegnato nel 2010 i primi

60 milioni di euro ed entro il 2013 renderemodisponibili in totale circa 750 milioni

� �

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254 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

��Il nostro personale è stato decurtato di 2mila unità nell’ultimoquadriennio, altre mille nel prossimo: la politica deve riflettere

conseguenza, le sue responsabilità e compe-tenze. Un tempo l’istituto si occupava esclu-sivamente di assicurazioni sul lavoro, mentreoggi i suoi compiti toccano tutti gli ambitidella prevenzione. L’incorporazione al nostrointerno, voluta proprio dal governo, dell’exIpsema e dell’ex Ispesl ci vede svolgere adessoun ruolo fondamentale anche in un settore es-senziale come la ricerca. A fronte di questopercorso di trasformazione delicato, in que-st’ultimo quadriennio, il nostro personale èstato decurtato di 2mila persone e, nei pros-simi quattro anni, altre mille circa se ne an-dranno per il blocco del turn over. In defini-tiva, per essere un ente sempre più strategiconell’assetto del welfare, il numero dei dipen-denti in forza è al limite. E per quanto le no-stre strutture stanno facendo uno sforzo stra-ordinario per garantire un livello sempre altodei servizi, non posso tuttavia esimermi dalsollecitare la politica a riflettere su questa si-tuazione oggettivamente allarmante».

� � In seconda battuta, chiede che sia fattachiarezza da parte del governo sulla conces-sione di possibilità per realizzare gli inve-stimenti. «Le risorse sono state già stanziate da quasi unanno grazie alla determina che ho promossonell’ottobre 2010 e ammontano a quasi duemiliardi di euro: la metà dei quali è destinataalla ricostruzione dell’Aquila devastata dal ter-remoto. Il problema, piuttosto, è poter real-mente disporre di queste risorse e utilizzarlenel modo stabilito. Questo denaro adesso ècongelato dai tanti, troppi passaggi richiestidalla normativa: una realtà che rende difficilela realizzazione rapida di qualunque inter-vento. È necessario, pertanto, che questi vin-coli burocratici siano allentati per consentireall’istituto di mettere in atto quelle possibilitàoperative i cui effetti si tradurranno non soloin importanti benefici a favore della popola-zione, ma anche in un impulso reale e signi-ficativo alla crescita di tutta l’economia».

SICUREZZA SUL LAVORO

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Page 206: Dossier Friuli 10 2011

SICUREZZA SUL LAVORO

Calano gli infortuni dei lavoratori stranieri e aumentano i progetti condivisi da istituzioni

e parti sociali in materia di prevenzione. Anche gli atenei della regione scendono in campo,

d’intesa con Inail, con collaborazioni medico-sanitarie e l’attivazione di progetti di ricerca e studio

nelle malattie professionali. ll punto di Elda Ferrari

Elisa Fiocchi

Sette milioni in sicurezza

Nella pagina a fianco,

Elda Ferrari,

direttore Inail

del Friuli Venezia Giulia

infortuni occorsi ai lavoratori stranieri (23%),notevolmente superiore alla media nazionaleche si attesta al 15%, sembrerebbe indicareun buon livello di regolarità nel lavoro deglistranieri. In provincia di Pordenone si ri-scontra l’incidenza massima del 27%, sonostate quindi attivati progetti mirati come “In-tegrarsi a Pordenone”. La maggior flessione diinfortuni occorsi a lavoratori stranieri rispettoa quelli italiani può essere imputata a diversifattori: la maggior incidenza della crisi neisettori in cui vengono prevalentemente occu-pati (servizi e manifatturiero) e una mag-giore penalizzazione nei movimenti di assun-zione e cessazione in relazione alla crisirispetto alla componente italiana, soprattuttonel 2008».

Dal 2002 sono stati erogati oltre 6 mi-

La strada perseguita dall’Inail inFriuli Venezia Giulia ha, nel corsodegli ultimi anni, rafforzato le si-nergie con le istituzioni e le parti

sociali al fine di sviluppare una rete virtuosadi rapporti, sia di tipo professionale che disupporto economico, tali da consentire inter-venti efficaci e mirati per la promozione dellacultura della prevenzione, l’assistenza e con-sulenza alle imprese, il finanziamento di pro-getti di ricerca e di formazione. I risultati ot-tenuti nel quadro infortunistico delquinquennio 2005-2009 hanno effettiva-mente registrato un calo degli incidenti del16,5% in Italia e del 21% nel Friuli VeneziaGiulia, con un -27,5% nella provincia diPordenone. «Di particolare rilevo – sottolineail direttore regionale dell’Inail Elda Ferrari –è stata la collaborazione avviata con la Re-gione e l’assessorato al Lavoro per la realizza-zione, tra gli altri, di progetti formativi rivoltia esperti della sicurezza e di percorsi in ma-teria di sicurezza sul lavoro erogati negli isti-tuti scolastici di istruzione secondaria dellaregione». Oltre alle recenti collaborazionicon le parti sociali e gli organismi bilateraliper lo sviluppo d’interventi rivolti al mondodelle imprese artigiane e medio-piccole.

Gli infortuni dei lavoratori stranierisono calati nel biennio 2008/2009 del29% a livello provinciale e del 18,8% a li-vello regionale. Il dato rispecchia una di-minuzione del lavoro sommerso?«L’elevata incidenza nel periodo citato degli

256 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 207: Dossier Friuli 10 2011

Elda Ferrari

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 257

lioni e mezzo di euro a favore di 292 imprese,di cui 88 solo nel Pordenonese. Per leaziende regionali sono stati stanziati oltreun milione di euro, più 480mila in progettiche interesseranno tutte le province. In qualiattività e segmenti industriali sono indiriz-zate le risorse e come queste hanno miglio-rato il sistema dei controlli e delle tutele?«I quasi 7 milioni di euro erogati si sono in-dirizzati quasi esclusivamente verso le im- � �

Gli infortuni sul lavoro nel 1° semestre 2011 per area geografica (dati provvisori)

AREA GEOGRAFICA 1˚ semestre 2010 1˚ semestre 2011 Var. %

Nord 233.409 225.600 -3,3

Centro 79.115 75.600 -4,4

Mezzogiorno 75.306 71.000 -5,7

Italia 387.830 372.200 -4,0

Fonte: valori stimati sulla base delle denunce acquisite agli archivi gestionali INAIL al 31/08/2011

prese artigiane e le piccole medie-imprese,che costituiscono la parte più consistente deltessuto economico-produttivo della regione,per la realizzazione di interventi di sostitu-zione macchinari obsoleti e di adeguamentoe miglioramento degli impianti e delle strut-ture aziendali alla normativa sulla sicurezza.L’ultimo bando di finanziamento - apertoanche alle grandi aziende – ha visto una mas-siccia adesione delle imprese del settore ma-

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258 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

luzioni operative (Sinersafe). Con l’Universitàdegli studi di Trieste, invece, la collabora-zione recentemente avviata ha carattere piùmedico sanitario e prevede, per ora, l’attiva-zione di progetti di ricerca e studio in mate-ria di malattie professionali in sinergia con ilDipartimento di medicina del lavoro».

Inserire competenze tecnico-scientifichedell'ambiente accademico quale nuova pro-spettiva è in grado di offrire alle politichedi prevenzione per la salute e la sicurezzadei lavoratori? «Per riconoscere l’origine professionale di al-cune patologie, tra cui le malattie muscolo-tendinee e osteo-articolari, generalmente do-vute al sovraccarico biomeccanico, l’Inail siavvale delle proprie professionalità mediche etecniche eseguendo anche sopralluoghi nelleaziende e specifiche valutazioni del rischioper il rachide e gli arti superiori. La collabo-razione con l’Università di Trieste favorisce loscambio delle conoscenze e la valorizzazionedelle reciproche professionalità in questocampo e consente l’organizzazione di eventimirati a diffondere la cultura della preven-zione dei rischi quali convegni, corsi Ecmper medici del lavoro e seminari informativipresso le associazioni di categorie».

nifatturiero e dell’edilizia, con interventi diinvestimento e di sviluppo di modelli orga-nizzativi per la gestione della sicurezza azien-dale. Le ulteriori risorse assegnate alla re-gione per lo sviluppo di progetti territoriali(480mila euro) sono state utilizzate per larealizzazione di progetti mirati le esigenzerappresentate dal territorio e rivolto non soloal mondo delle imprese».

Come si sviluppano i progetti in collabo-razione con gli atenei regionali in materiadi salute e sicurezza sui luoghi di lavoro? «È ormai consolidata la collaborazione conl’Università degli studi di Udine, con la qualea partire dal 2005 sono stati sostenuti corsi diperfezionamento universitario in materia dimanagement aziendale e di formazione Rsppe Aspp (Mapp e mapper-meeting), un dotto-rato di ricerca in materia di gettaione delleemergenze in attività complesse e implemen-tazione di banche date per la condivisione so-

�Sette milioni di euro sono stati indirizzati quasiesclusivamente verso le imprese artigiane e le pmi per la sostituzionedi macchinari obsoleti

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SICUREZZA SUL LAVORO

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Giovanni Fania

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 259

«Se lo rendiamo uno spazio vivo e trasparente, anche il controllo sugli appalti

non potrà che essere più efficace» commenta Giovanni Fania in merito al calo degli infortuni

in Regione, favorito da norme e verifiche più severe introdotte dalla legge 81 del 2008

Elisa Fiocchi

Il bilancio degli infortuni nell’estremoNordest configura nel 2009 una diminu-zione del 14% dei casi, un risultatofrutto di norme più stringenti e tuttavia

condizionato dall’andamento della crisi che siè abbattuta sulle piccole e piccolissime imprese,ovvero l’area più a rischio per quanto riguardala sicurezza. Come rammenta Giovanni Fania,gegretario generale della Cisl regionale: «Nonva, infatti, dimenticato che nel 2009, in FriuliVenezia Giulia, oltre 70mila persone sono state,tra cassa integrazione e mobilità, espulse dalmercato del lavoro e che la drastica riduzionedegli occupati ha inevitabilmente prodotto unasensibile flessione degli infortuni. A ciò, va poiaggiunto il quasi azzeramento delle ore di la-voro straordinario, che sono quelle dove si re-gistra il maggior numero degli incidenti». Ilpicco è risultato particolarmente significativo inprovincia di Pordenone, con il -21,4% rispettoal -10,3 di Gorizia, il -4,2 di Trieste e il -14,9di Udine: «Ci piace comunque pensare che ilcalo sia dovuto anche alle norme più stringentie ai controlli più severi introdotti dalla legge 81del 2008. Quanto all’articolazione dei numerisul territorio, rispecchia la composizione indu-striale con Trieste più vocata ai servizi, Porde-none e Udine con la loro densità di piccole emedie imprese e Gorizia con le grandi aziendeche si appoggiano agli appalti». Giovanni Faniaaffronta il tema della sicurezza e del ruolochiave del distretto nella divulgazione di una

Il distretto, nuovo simbolo di sicurezza e lavoro

Giovanni Fania,

segretario generale

della Cisl del Friuli

Venezia Giulia

nuova cultura della preven-zione sul territorio.

Anche gli eventi mortalisono calati complessivamentedel 23%, come sono dimi-nuiti gli infortuni che colpi-scono gli stranieri. «Attraverso i nostri enti sul ter-ritorio, spingiamo sulla levadella formazione, specialmenterivolta alle categorie più a ri-schio come gli extra comunitari e gli stranieriin generale, penalizzati anche dalla scarsa cono-scenza della lingua. Abbiamo poi provveduto amettere in rete i nostri rappresentanti dei lavo-ratori per la sicurezza, che devono essere sem-pre più non solo figure di controllo, ma anchedi contatto e relazione con i lavoratori. Moltopuò fare anche la contrattazione di II livello,prevedendo incentivi economici alla sicurezza,ovvero premiando, in termini retributivi, i la-voratori e le aziende attente».

Nel 2010 la Regione Friuli registra un calodel 3,5% rispetto al 2009, un dato migliorerispetto alla media nazionale. Quali politichelocali hanno consentito di raggiungere risul-tati significativi?«Un calo che, è bene ribadirlo, deve essere con-siderato un punto di partenza e non di arrivoe che può essere senz’altro migliorato se si riu-scisse a creare una cabina di regia in tema di si-curezza tra gli assessorati regionali alla Sanità � �

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SICUREZZA SUL LAVORO

260 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

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degli appalti. In che modi e tempi ritienepossibile realizzare questa proposta?«Il distretto deve sempre più diventare luogonon solo di servizi, ma anche luogo di organiz-zazione delle attività legate alla sicurezza. Serendiamo il distretto uno spazio vivo e traspa-rente, anche il controllo sugli appalti non po-trà che essere più efficace. Sulla questione de-gli appalti va poi detto che urge, da parte dellaRegione, accelerare sull’elaborazione del Testounico per ristabilire delle regole “leali”. Il veroproblema, infatti, riguarda le procedure al mas-simo ribasso, che penalizzano le imprese oneste,lasciando ampi margini anche all’illegalità ocomunque alle condizioni di sfruttamento chepoi degenerano nell’insicurezza. Occorre pertanto anche in questo ambito una nuova cul-tura della trasparenza, che faccia leva sulle lineeguida dell’Unione europea che invita a far pro-prio il criterio delle procedure negoziate».

(attualmente unico compe-tente in materia), al Lavoroe alle Attività produttive.Resta il fatto che la flessioneregistrata va imputata sicura-mente all’attività esercitata dagli ispettori e dal-l’aumento delle azioni di controllo e di repres-sione nei confronti delle aziende meno attente».

Il settore dei servizi è a rischio, con un au-mento degli infortuni dell’1,3% (sanità12,8%, commercio 10,3%, servizi all’im-presa 10,2%, alberghi e ristoranti 8,5%).Come contenere il fenomeno?«Fermo restando che l’incidenza degli infortunipiù gravi appartiene all’industria, il settore deiservizi, proprio per la sua altissima parcellizza-zione e l’alto grado di mobilità, resta uno dei set-tori da tenere monitorato. La frammentazione,unitamente all’elevato numero degli addetti,rende probabilmente più complicati i controllisulle singole realtà. Per questo crediamo chedebbano essere elaborate politiche mirate e ca-pillari, partendo da investimenti dedicati».

Rilanciare l’idea del distretto per coniugaresicurezza sul lavoro e una corretta gestione

��La via da perseguire è coniugare alla vigilanza costante, una formazione culturale dei lavoratoriimprontata al concetto di autotutela

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SICUREZZA SUL LAVORO

262 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Aziende in prima lineaUna community raccoglie al tavolo i manager del territorio. Al centro del dibattito la responsabilità

dei dirigenti e degli amministratori nella gestione d’impresa che, come segnala Maurizio Bressani,

«è accresciuta di molto con l’evoluzione della disciplina legislativa»

Elisa Fiocchi

tamente competenti e di strutture dedicate allagestione della sicurezza e alla formazione dei la-voratori». Non è un caso se l’alta professionalitàha inciso sugli indici degli infortuni che presen-tano interessanti segnali di calo in regione. Ciònonostante, permangono alcune complessità ne-gli indici che riguardano i lavoratori di piccoleaziende operanti in subappalto e tra gli appren-disti e i giovani che meno hanno potuto coglierele opportunità di formazione. «Dirigenti e am-ministratori delle imprese devono pertanto fareancora di più» sollecita Bressani. «Oltre a esserein prima persona fortemente sensibilizzati alproblema della sicurezza, devono introdurre nei

La sezione regionale di Federmanager,con sede a Trieste e circoscrizioni ter-ritoriali a Udine, Pordenone e Gori-zia, rappresenta la categoria dei diri-

genti delle aziende industriali e dei servizi e sioccupa, tra le varie attività, di mantenere i con-tatti con i principali enti istituzionali e le asso-ciazioni imprenditoriali. Tra i suoi 1.500 iscritti,annovera i più grossi gruppi industriali del ter-ritorio tra cui Danieli, Fincantieri, Zanussi,Snaidero, Fantoni, e Pittini. «Tutte le aziendemenzionate – afferma il presidente regionaleMaurizio Bressani – sono realtà industrialimolto importanti e tutte dotate di manager al-

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Maurizio Bressani

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 263

Maurizio Bressani,

presidente

di Federmanager

Friuli Venezia Giulia

��Il Fondo sviluppo sicurezza finanzia

attività in materia e favorisce momentiinformativi sulla responsabilitàamministrativa delle persone giuridiche

processi e nei meccanismi aziendali una costantee continua attenzione ed effettuare azioni di sen-sibilizzazione non solo alla percezione dei rischima al problema della sicurezza nella sua comples-sità: la formazione tecnica sui 306 articoli e sui51 allegati del decreto 81 del 2008 è importantee necessaria, ma non è sufficiente».

La prima community regionale dei managere degli imprenditori quali riflessioni ha rac-colto nel merito della sicurezza?«Abbiamo promosso alcune iniziative non solosul tema della sicurezza ma anche sulla respon-sabilità dei dirigenti e degli amministratori nellagestione di impresa, in quanto i temi sono stret-tamente correlati, anche alla luce delle leggi enormative applicabili, non ultima la 231/2001,alla quale anche le piccole e medie imprese do-vranno adeguarsi. Bisogna infine evidenziareche l’esigenza di sensibilizzazione e educazionesulla sicurezza nasce non solo dall’obiettivo diarrivare a zero infortuni che le aziende si devonoporre, ma anche dall’evoluzione della disciplinalegislativa e dalle recenti sentenze in merito - inparticolare Montefibre e Thyssen Krupp - cheaccrescono di molto le responsabilità non solodel “vertice strategico” dell’azienda, ma anchedei preposti alla sicurezza».

L’accordo tra Confapi e Federmanager coin-volge tutte le pmi italiane in materia di sicu-rezza nei luoghi di lavoro e responsabilità am-ministrativa e prevede anche un fondosviluppo sicurezza per il necessario supportofinanziario. Quali effetti ha prodotto l’intesaa livello regionale?«L’accordo tra Confapi e Federmanager del 2009ha previsto che la Fondazione Idi, Istituto diri-

genti italiani, rappre-senti l’ente bilaterale pa-ritetico deputato a oc-cuparsi di sicurezza. Èstato altresì istituito il Fondo sviluppo sicurezzacon il compito di finanziare ogni tipo d’attivitàsulla materia, favorire momenti informativi sullaresponsabilità amministrativa delle persone giu-ridiche, ma soprattutto incoraggiare sinergie suitemi della sicurezza e dell’ottimizzazione dei pro-cessi aziendali. Il Friuli Venezia Giulia non è trale cinque regioni per le quali è prevista un’artico-lazione regionale specifica della Fondazione Idi.Questo non ha tuttavia impedito di organizzarelocalmente attività formative e di promuoveretutte quelle iniziative rivolte a diffondere una vi-sione ed una cultura della sicurezza che da un“problema di pochi” diventi un “patrimonio ditutti”, e di promuovere una lettura della sicurezzasul lavoro come concreta abitudine di vita lavo-rativa, investimento produttivo, impulso organiz-zativo per il vantaggio competitivo dell’azienda».

Dal 2002 sono stati erogati oltre 6 milioni emezzo di euro a favore di 292 imprese delFriuli Venezia Giulia. Quanta parte delle ri-sorse è destinata alla sicurezza del lavoratoreper una difesa efficace?«Personalmente ritengo che tutte le tipologied’intervento afferenti alla sicurezza dovrebberocomplessivamente ammontare a una parte im-portante (10-15%) dei fondi previsti per le im-prese. I finanziamenti regionali, che peraltro in-cludono ingenti risorse comunitarie, quali ilpiano operativo regionale Fesr 2007-2013, sonodifferenziati per tipologia di intervento: innova-zione, sviluppo competitivo, formazione».

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DISAGIO GIOVANILE

Giuseppe Padulano,

questore di Trieste

squadra mobile, si può comunque parlare di unomicidio nato in un ambiente “border line”, trapersone già seguite da servizi sanitari e sociali».

Ha sottolineato come la parola d’ordine, difronte a qualsiasi devianza e violenza, sia “col-laborazione”: come si dovrebbe articolare?«La nostra è una provincia sostanzialmente si-cura, in continua evoluzione dal punto di vistaetnico e culturale, ma non per questo meno bi-sognosa di una vigilanza costante e rigorosa. Eper questo occorre fare sistema tutti, dalla pub-blica amministrazione ai cittadini, dalla scuolaalle famiglie. I pericoli più seri, in questa terrapriva di fenomeni di estorsione o di altre atti-vità gestite dalla criminalità organizzata, sonosempre più quelli che riguardano i giovani, ov-vero l’uso e l’abuso di droga e alcol».

L’attitudine al bere, e a farlo in grosse quan-tità, è un modo di aggregarsi che sta pren-dendo sempre più piede tra i giovani.«Si tratta di un fenomeno negativo di costume.Fosse esclusivamente un problema di polizia,per assurdo, ne sarei felice, perché dipende-rebbe solo dall’intelligenza di un questore met-tere in campo strategie e strumenti per risol-

Sale il numero delle denunce e dilaganel Triestino la preoccupazione per ilmoltiplicarsi degli episodi di microcri-minalità giovanile. Questo, almeno, è

quanto emerge dalle pagine della stampa localedelle ultime settimane. Il questore Giuseppe Pa-dulano invita a guardare il fenomeno con atten-zione e a compiere le dovute distinzioni.«Quando parliamo di microcriminalità giova-nile immediatamente l’attenzione si sposta sulcomportamento deviante dei minori – precisa– e devo dire, dati alla mano, che tale fenomenonon risulta in aumento e si concentra soprat-tutto su episodi marginali legati a furti, soprat-tutto di ciclomotori o parti di essi, danneggia-menti e lesioni; atti, tuttavia, non tali da venirpercepiti come reale minaccia». Non si puòparlare quindi, secondo il questore, di un veroaumento della violenza giovanile, «a meno che

non si voglia conside-rare impropriamente ilrecente omicidio diGretta dove, peraltro,sia gli autori che la vit-tima avevano un’etàcompresa fra i 23 e i34 anni. Le reali moti-vazioni del delitto sonoancora al vaglio degliinvestigatori della

Dialogo diretto con i cittadiniUna provincia sostanzialmente sicura,

dove però non si abbassa la guardia.

Per contrastare la microcriminalità giovanile,

secondo il questore di Trieste Giuseppe Padulano,

la strada da seguire è quella della collaborazione

Michela Evangelisti

266 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

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Giuseppe Padulano

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 267

��

Stiamo lavorando con attività di prevenzione sul territorio, con iniziative che ci hanno permesso di entrare in contatto con i giovani

verlo. La disponibilità della Polizia di Statodeve essere totale e “insieme agli altri”. In que-sta provincia esiste un’eccellente sinergia con leistituzioni e i progetti che riguardano i giovanisono svolti insieme a Regione, Provincia e Co-mune. Proprio in questi giorni la questura èstata consultata per dare il suo contributo diidee e conoscenza al progetto “Piano integratodi sviluppo urbano sostenibile” del Comune diTrieste, a significare che la questione della qua-lificazione urbana è una problematica trasver-sale che interessa anche la sicurezza».

Come vi state muovendo sul fronte dellalotta al consumo di alcol tra i giovani?«Stiamo lavorando con attività di preven-zione sul territorio, con progetti e iniziativeche ci hanno permesso di entrare in strettocontatto con i giovani. Ma un ruolo fonda-mentale sui comportamenti giovanili, e anchesul rispetto delle regole e sulla responsabiliz-zazione, lo deve esercitare la famiglia. Oc-corre lavorare duro per fare capire ai giovaniche “una prova di fumo” può rovinare il lorofuturo, e alle famiglie che l’alibi delle “cattivecompagnie” non è credibile».

Che ruolo può avere nella prevenzionedella microcriminalità giovanile il monito-raggio del web?«Da tempo stiamo tenendo d’occhio i feno-meni insidiosi rappresentati da coloro che at-tuano percorsi di auto esaltazione; su di essioccorre fare un grosso lavoro di monitorag-gio, scandagliando il mondo virtuale del web,ma occorrono anche tanta collaborazione esegnalazioni da parte della gente: l’omicidioefferato di Gretta insegna».

Quanto è efficace la comunicazione traforze dell’ordine e cittadini? «Con le nuove tecnologie stiamo stabilendoun rapporto sempre più agile. La Polizia è ingrado di dare risposte ai cittadini, e, grazie aloro, può arricchire il proprio patrimonio di in-formazioni, utili al momento opportuno. Attra-verso questo rapporto più diretto aumenta la fi-ducia dei cittadini e questo è sicuramente ilvalore aggiunto. La gente ha bisogno di puntidi riferimento che possano fornire assicura-zioni e rassicurazioni per le questioni impor-tanti e meno importanti; è fondamentale se-guire questa linea, specie in una realtà comequella della provincia di Trieste, dove il tessutosociale non è inquinato da fenomeni legati allacriminalità organizzata».

Sono i minoridenunciati a Trieste

in stato di libertà dal 1 gennaio

al 31 agosto 2011

DENUNCE56

Il numero dei furtidenunciati in città

dal 1 gennaio al 1 agosto

FURTI18

Page 218: Dossier Friuli 10 2011

Approcciare i gruppi giovanili informali sul territorio è una delle direzioni da seguire,

secondo lo psicologo Oscar Dionis, per prevenire episodi di violenza. «Occorre salvare

i giovani da una quotidianità priva di progetti e aiutarli a proiettarsi in un futuro possibile»

Michela Evangelisti

«La prevenzione deve avvenire dasubito, già nella prima infanzia,con progetti educativi specificiche coinvolgano congiunta-

mente scuola e famiglia». Questo il monito diOscar Dionis di fronte agli episodi di microcri-minalità giovanile e minorile registrati negli ul-timi tempi a Trieste. Secondo lo psicologo, re-sponsabile della struttura semplice di tutelasalute bambino e adolescente del distretto 2 del-l’Azienda sanitaria triestina, la rete territoriale deiservizi sociali e sanitari deve dare sostegno agli in-segnanti, che lamentano la scarsa partecipazionedelle famiglie alle iniziative pedagogiche pro-gettuali che spesso la scuola promuove al di là delmandato didattico istituzionale. «I servizi so-cio-sanitari devono anche attivare – aggiunge –progetti pedagogici riconducibili alle strategie di“educativa di strada”, dove educatori professio-

nali entrano in relazione diret-tamente con i gruppi di aggre-gazione giovanile informalipresenti sul territorio».

Quali situazioni familiari esociali si nascondono dietroquesti episodi di microcrimi-nalità giovanile?«La mia impressione è chemanchi una vera e propria ca-pacità di ascolto empatico daparte degli adulti significativirispetto ai bisogni profondi

Costruire insieme un futuro possibile

Oscar Dionis,

responsabile

della struttura semplice

di tutela salute bambino

e adolescente del

distretto 2 dell’azienda

sanitaria 1 triestina

espressi dai ragazzi, che si manifestano a volte inun modo confuso, provocatorio o pulsionale. Unmodo che impone la necessità di un’interpreta-zione e di una risposta non meramente norma-tiva, ma pregnante di affettività, per superare labarriera di incomunicabilità che spesso si crea trail mondo degli adulti e quello dei ragazzi. Dallamia esperienza le situazioni familiari e sociali chesi nascondono dietro gli episodi di microcrimi-nalità giovanile sono molto diverse tra loro».

Può fare qualche esempio?«Troviamo il nucleo familiare multiproblema-tico, che vive nell’emarginazione economica enello svantaggio socio-culturale, ma anche con-testi e realtà familiari, siano esse separate o no,che evidenziano aspetti di grave conflittualitàdella coppia genitoriale, con i figli incolpevoliin mezzo ai contrasti. Oppure situazioni in cuii desideri e le proiezioni che i genitori hannonei confronti dei loro figli sono così forti daperdere di vista ciò che veramente i figli deside-rano, e cioè di essere riconosciuti e accettati perciò che realmente sono. Il denominatore co-mune è sempre, comunque, la capacità di inter-pretazione e ascolto, molto carente nei per-corsi educativi attuali».

Quali sono le fasce d’età più a rischio? Equanto il libero accesso al web, già da gio-vanissima età, può incentivare forme diviolenza?«Le fasce maggiormente a rischio sono quellepre-adolescenziale e adolescenziale, con una

268 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

DISAGIO GIOVANILE

Page 219: Dossier Friuli 10 2011

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 269

di giovani adolescenti che gravitano sul territo-rio senza alcun obiettivo e progettualità, con unpercorso scolastico fallimentare alle spalle, conuna difficoltà di inserimento lavorativo, conun’ulteriore criticità di integrazione se stranieri.Il vuoto angosciante giornaliero di questi gruppi,che tendenzialmente vivono il presente, viene so-vente lenito dall’alcol o altre sostanze, e in par-ticolare il primo favorisce quelle risposte violentee aggressive che covano nella frustrazione di unaquotidianità che sembra non avere futuro».

Come intervenire, infine, sui giovani chesi sono già “macchiati” di piccoli o grandicrimini?«Devono essere aiutati a elaborare gli erroricommessi attraverso percorsi di riabilitazione,mediante sostegni quotidiani di carattere psi-cologico ed educativo. Vanno poi indirizzati adefinire una progettualità di vita che permettaloro, indipendentemente dalla gravità dellapena, di proiettarsi in un futuro possibile».

tendenza a trasgredire prima, anche per unasorta di processo, a mio avviso, di “adultizza-zione” precoce dovuta o a situazioni di palese“abbandono” nelle realtà sociali più proble-matiche, o a richieste improprie di autonomia,dove la solitudine viene vicariata dal libero ac-cesso al web e ai social network. In questomodo si ingenerano flussi informativi spessosenza una mediazione educativa da parte degliadulti, con la conseguente irruzione di imma-gini e di modelli inadeguati o palesementeviolenti, che sollecitano le pulsioni profondedei minori portandoli a tradurre atteggiamentie comportamenti trasgressivi direttamente dalvirtuale al reale».

Cosa sta succedendo dunque in città?«L’escalation di questi ultimi mesi, da quelloche ho letto sui quotidiani, al di là di alcune ecla-tanti manifestazioni che si sono verificate in unambito di grave deprivazione ed emarginazionesociale, ha visto il proliferare di gruppi informali

Oscar Dionis

��L’accesso al web senza mediazione

educativa può sollecitare le pulsionipiù profonde e violente dei minori

Page 220: Dossier Friuli 10 2011

DISAGIO GIOVANILE

In Friuli Venezia Giulia non manca l’attenzione al mondo giovanile, assicura Matteo Rizzato,

coordinatore regionale di Giovane Italia. «Questo è uno stimolo, soprattutto a livello politico,

per farci trovare pronti ai prossimi cambiamenti economici e sociali»

Michela Evangelisti

«Al di là di fatti isolati, che pos-sono destare scalpore ma ap-partengono alla devianza “fi-siologica” del sistema in cui

viviamo, si deve prendere atto che i giovani vi-vono un malessere sempre maggiore, in una so-cietà che molto spesso non li sa ascoltare». CosìMatteo Rizzato, coordinatore regionale del mo-vimento politico Giovane Italia, fa il punto suldisagio giovanile, prendendo le mosse dai casi dimicrocriminalità registrati ultimamente a Trie-ste. «Le istituzioni hanno il compito di prevenire- aggiunge -, sapendo ascoltare questa inquietu-dine prima che sfoci in episodi poco piacevoli».

Crede che si possa individuare un legametra disagio giovanile e disoccupazione o con-dizioni di lavoro precarie?

«Cerchiamo di abbandonare gra-dualmente l’idea negativa di “la-voro precario”: ogni lavoro ormaiè diventato precario. Siamo difronte a un cambiamento epocalee la ricerca del posto fisso saràprogressivamente infruttuosa inun mondo dove il cambio di la-voro sempre più spesso equivale aun miglioramento della propriacondizione. Va incentivata la pro-fessionalità e favorito il reinseri-mento nel lavoro per chi l’ha per-duto, rivedendo la formazione,orientandola al mercato e ini-

L’impegno delle istituzioni nella prevenzione del disagio

ziando a promuovere la cultura del merito, nondell’appiattimento. È evidente che a pagare leconseguenze della condizione di instabilità nellaquale ci troviamo sono soprattutto i giovani».

Di fronte a queste problematiche, comereagisce il tessuto sociale? «Il Friuli Venezia Giulia ha una cultura forte-mente solidale. La popolazione è tradizional-mente vicina alle istituzioni, ha grande sensodella comunità ed è organizzata in un tessuto diassociazioni, informazioni e contatti che hannoun effetto positivo contro la devianza sociale. Laregione è ricca di paesi a basso numero di abi-tanti: questo, oltre alla nostra caratteristica cul-tura, è un incentivo alla circolazione di informa-zioni e alla collaborazione».

Ritiene che le politiche messe in campo a li-vello locale per intervenire sul disagio giova-nile siano adeguate? Come Giovane Italiastate dando un contributo?«Il movimento può contare sulla forza di moltieletti a livello locale, che sanno di avere unagrande responsabilità nel portare avanti leistanze dei giovani. Vengono costantementeprodotte forme di azione a livello istituzio-nale proprio per contrastare all’origine le de-vianze giovanili. Il dibattito recentemente av-viato dalla nostra Regione con tutti glistakeholders “giovanili” ha portato all’approva-zione di una legge ad hoc che prevede svariatiincentivi e aiuti, dal credito agevolato, al socialhousing, ai contributi per la ricerca».

270 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Matteo Rizzato,

coordinatore regionale

del movimento

giovanile del Pdl,

Giovane Italia

Page 221: Dossier Friuli 10 2011
Page 222: Dossier Friuli 10 2011

prevenzione. Nel 2009 ab-biamo poi avviato una consul-tazione, raccogliendo oltre1.000 contributi di professioni-sti, cittadini e associazioni: lanostra analisi e le proposte della comunità sonole basi sulle quali abbiamo costruito il piano so-cio sanitario 2010/2012. Ma il 2009 è stato an-che l’anno di un intervento importante di rias-setto della governance».

In che direzione?«Le realtà che operavano nel campo erano tre:la direzione centrale della salute, l’agenzia regio-nale della sanità e il centro servizi condivisi.Abbiamo quindi deciso di sciogliere l’agenzia,assumendo le sue funzioni, prevalentementegestionali e di programmazione, all’interno delladirezione, e il Csc è diventato un dipartimentodell’azienda Santa Maria della Misericordia diUdine. Una governance più centralizzata e di-retta ci ha tra l’altro consentito di ridurre i co-sti degli enti, con un risparmio del 23,1%».

Quali sono le direttrici del piano socio sa-nitario 2010/2012?«La riorganizzazione dell’offerta della rete ospe-daliera, con le funzioni coordinate svolte in-torno ai grandi ospedali, l’istituzione di un’unicacentrale operativa delle emergenze, la presa incarico integrata delle persone con malattie cro-niche e disabilità (abbiamo circa 40mila invalidial 100% e siamo la regione più anziana d’Italiadopo la Liguria), e, infine, la ricerca di unamaggiore efficienza del sistema sanitario, adot-tando criteri di gestione per eliminare sovrappo-sizioni e favorire sinergie tra le aziende».

Vladimir Kosic,

assessore regionale

alla Salute, integrazione

sociosanitaria

e politiche sociali

“Conoscere per governare”. Èquesto il titolo del rapportosu politiche sanitarie e wel-fare presentato a luglio dalla

Regione Friuli Venezia Giulia. Un documentoche puntava a due obiettivi strettamente con-nessi, come spiega l’assessore alla Salute, Vladi-mir Kosic: «Disporre di informazioni rilevantiper valutare le prospettive a breve, medio elungo termine del sistema socio sanitario regio-nale e avere chiare le condizioni necessarie pergarantirne la sostenibilità e lo sviluppo». Difronte alla contrazione progressiva di risorse re-gionali, effetto della crisi economica e dei vin-coli derivanti dal patto interno di stabilità, lagiunta Tondo esprime la volontà di garantire ilmantenimento dei livelli assistenziali, anzi, pre-cisa Kosic, «malgrado la diminuzione delle ri-sorse, le attività, sia a livello ospedaliero cheterritoriale, sono aumentate».

La sanità regionale, se confrontata aquella delle altre regioni ita-liane, ha raggiunto un li-vello di assoluta eccellenza.Da dove siete partiti per ot-tenere questi risultati?«Da un’analisi della situazionee del piano sanitario della pre-cedente giunta, compiuta nel2008, che ci ha portato a rile-vare una serie di situazioni cri-tiche, in particolare per ciò cheriguardava il territorio: si trat-tava di intervenire soprattuttosui distretti e sull’ambito della

Meno risorse, più attivitàL’assessore Vladimir Kosic presenta l’ultima fotografia della sanità regionale,

scattata a luglio. «Il livello dei servizi è alto, ma l’apparato è ancora

troppo costoso». Ridurre le aziende da 11 a 6 sarà il prossimo passo

Michela Evangelisti

POLITICHE SANITARIE

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Incisivo è stato anche il vostro interventosul piano del personale. «Abbiamo stabilito, precorrendo la legge na-zionale, che le nuove assunzioni non dovevanopartire automaticamente, ma dovevano essereautorizzate solo se ritenute da noi necessarie.Così nel 2010 il numero di dipendenti è scesodalle 20.607 unità del 2009 a 20.129; sono di-minuiti soprattutto tecnici, amministrativi equalche medico. In questo modo abbiamo ri-sparmiato circa 50mila euro all’anno per per-sona e siamo stati in grado di garantire le stesserisorse per l’assistenza sociale che i tagli suifondi statali per la non autosufficienza avevanofatto venire meno».

Quali scenari si prospettano per il pros-simo futuro?«Abbiamo bisogno di ricostruire 3 nuovi grandiospedali e di ammodernare e riorganizzare larete. È necessario poi creare maggiore sinergiatra le realtà delle acuzie: gli ospedali devono ve-nire sempre più considerati luoghi che affron-tano patologie complesse, mentre il territoriodeve farsi carico dei problemi da affrontare quo-tidianamente. Oggi abbiamo 11 aziende, sitratta di un apparato troppo costoso e spropor-zionato rispetto al numero di abitanti. La pro-posta di Tondo è di passare a 6 aziende: mante-nere i due istituti scientifici, il centro diriferimento oncologico di Aviano e il Burlo Ga-

rofolo di Trieste, le 3 aziende ospedaliere, e ri-durre a una le 6 aziende territoriali. Questo ciconsentirebbe di rafforzare i distretti e di supe-rare la sperequazione che si è prodotta neltempo tra area e area, puntando sull’equità deiservizi a livello regionale».

Il piano operativo “Le dimensioni interna-zionali della politica della salute 2010-2013”,varato dalla Regione, ha come obiettivo l’in-tercettazione e la creazione di reti europee suprogetti mirati: quali sono i temi prioritari ei primi risultati del piano?«Abbiamo firmato un protocollo con il ministerodella Salute dell’Albania, con il quale collabo-riamo soprattutto sui temi materno-infantile eoncologico. Tra i progetti europei già intercettatie vinti c’è il progetto Adria 2, sul disagio giova-nile e problemi di alcol correlati, sul quale lavo-riamo insieme alla Carinzia e al Veneto. Un pro-getto che ci sta molto a cuore è poi quellofinalizzato a garantire la permanenza delle per-sone a domicilio il più a lungo possibile, tramitecontributi per le badanti, interventi dell’infer-miere di comunità, ma anche tecnologie avan-zate, come la telemedicina, la teleassistenza e al-tri aspetti che vanno sotto il nome di “ambientassisted living”. Contiamo, nelle nostre case, circa340 persone in situazioni gravissime, alle quali,da due anni a questa parte, siamo in grado di for-nire strumenti come il comunicatore ottico».

��Malgrado la diminuzione delle risorse,le attività, sia a livello ospedaliero che territoriale, sono aumentate

Vladimir Kosic

Una governance più centralizzata

ha consentito alla Regione

di ridurre i costi degli enti

RISPARMIO23,1%

I dipendentiregionali del settore

nel 2010; erano20.607 nel 2009

PERSONALE20.129

Il risparmio annualeper ogni dipendente

in meno

EURO

50mila

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Diffondere le buone pratiche per ridurre la spesaNella valutazione dei sistemi sanitari si tende, secondo il presidente del Cergas, Elio Borgonovi,

a sottovalutare il quadro socio economico nel quale essi si inseriscono. «Le regioni virtuose

sono anche quelle che vivono in un contesto più favorevole sotto questo profilo»

Michela Evangelisti

tro redige un rapporto che analizza i sistemi sa-nitari nazionale e regionali, fornendo dati quan-titativi, indicazioni qualitative e di tendenza. «Aquesto rapporto si aggiungono dei focus su temispecifici, proposti dai ricercatori stessi o chevengono individuati come aspetti che meritanoun approfondimento – precisa il presidente,Elio Borgonovi –. Tra questi, ad esempio, i si-

Coordinare attività di ricerca sugliassetti, le dinamiche e le perfor-mance delle imprese e dei sistemidi aziende operanti nel settore so-

cio-sanitario è la mission del Cergas. In parti-colare ogni anno, sulla base delle attività di ri-cerca e di monitoraggio del sistema sanitarionazionale svolte dall’osservatorio Oasi, il cen-

POLITICHE SANITARIE

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 277

��Lo scenario sanitario italiano è caratterizzato da una difficoltà crescente, ma alle difficoltà ci si sta attrezzando

Elio Borgonovi,

presidente del Cergas,

il centro di ricerche sulla

gestione dell’assistenza

sanitaria e sociale

dell’università Bocconi

stemi di gestione programmazione e controllo,i sistemi informativi e le sperimentazioni nelcampo dell’assistenza extra ospedaliera».

In particolare, parlando di equilibrio traqualità e spesa, qual è la situazione della no-stra sanità? «Le regioni più “virtuose”, ovvero quelle che ga-rantiscono elevati livelli di assistenza e che, con ifondi assegnati o i contributi regionali, arrivanoin equilibrio o quasi, sono la Lombardia, l’Emi-lia Romagna, la Toscana, in parte il Veneto, ilFriuli Venezia Giulia. La Sicilia da 3 anni sta ap-plicando un piano di rientro che l’ha portata inprossimità del pareggio annuale e anchel’Abruzzo, grazie a vari interventi incisivi, que-st’anno si sta avvicinando all’obiettivo».

Ma quel è il “segreto” delle regioni piùvirtuose?«Innanzitutto bisogna tenere conto del fatto chela sanità viene condizionata da un quadro socio-economico più o meno difficile; le regioni vir-tuose sono anche quelle che vivono in un con-testo sotto questo profilo più favorevole. In unasituazione in cui la malavita organizzata è radi-cata da tempo, in cui c’è poca attenzione a rico-noscere il merito e molta propensione a ricono-scere le appartenenze, gli effetti sul sistemasanitario non possono che essere negativi. Dettoquesto, le regioni cosiddette “virtuose” sonoquelle che da tempo si sono dotate di alcuni stru-menti, come ad esempio l’analisi dei costi, i si-stemi di accreditamento e di valutazione dellaqualità del servizio e delle performance dei diri-genti: tutti mezzi tramite i quali monitorare lagestione e cercare, nei limiti ristetti in cui ciò èconsentito, di incentivare il personale, dagli in-fermieri fino al vertice aziendale».

Cosa emerge, invece, da un confronto tra la

Elio Borgonovi

nostra sanità e quella europea e internazionale?«L’ultima analisi complessiva dell’Oms ci po-neva al secondo posto, dopo la Francia, a livellomondiale, facendo un rapporto tra qualità deiservizi e spesa. Anche se sono passati alcunianni, ritengo che tuttora la sanità italiana, aparte i casi di malasanità reale e presunta (che siregistrano comunque ovunque) sia decisamentebuona; il livello di assistenza è molto ampio enelle regioni meno virtuose è comunque con-sentita la mobilità sanitaria. La Cina, dopo avercercato di copiare il sistema americano, oggista pensando a una riforma più legata al modelloeuropeo, e italiano in particolare».

Quali previsioni si sente di formulare per ilfuturo della nostra sanità?«Lo scenario che si apre è di crescente difficoltà sulpiano finanziario. Il governo è sottoposto a pres-sioni di contenimento della spesa, e nella sanità iprevisti tagli di 5 miliardi, o la riduzione rispettoal tasso di aumento fisiologico, incideranno pesan-temente. Di sicuro ci sarà un’ulteriore spinta a faremergere le cosiddette “buone pratiche”: abbiamodiscusso proprio nelle ultime settimane con ilministero l’esigenza di generalizzare le sperimen-tazioni gestionali che hanno dato finora esiti po-sitivi. Se quindi, da un lato, prevedo l’oggettivo ri-schio che qualche Regione, anche tra le più“virtuose”, possa cominciare a pensare di ridurrecerti servizi di assistenza, credo ci siano le premesseper farlo in modo razionale. Ad esempio nella Asldi Bologna si stanno cercando forme di coinvol-gimento dei privati o di ricorso a sistemi di lowcost in sanità; ci sono strutture che per la diagno-stica offrono forme di abbonamento per rispar-miare sugli accertamenti. Le mie previsioni inconclusione non sono nere: la difficoltà è cre-scente, ma alle difficoltà ci si sta attrezzando».

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