Dossier Toscana 07 2011

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Dossier Toscana

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EDITORIALE..............................................13Raffaele Costa

L’INTERVENTO.........................................15Diana BraccoFerruccio Dardanello

PRIMO PIANO

IN COPERTINA .......................................18Jacopo Morelli

GIOVANI E IMPRESA ..........................24Marco ColomboNicola Motolese

POLITICA ECONOMICA .....................32Gianfranco SimonciniAntonella MansiStefano BottaiFabio Banti

IL PUNTO ...............................................44Enrico RossiAlberto Magnolfi

ENTI LOCALI ........................................50Osvaldo NapoliAlessandro Cosimi

ECONOMIA E FINANZA

MADE IN ITALY.....................................56Umberto VattaniMichele TronconiOttavio MissoniMariuccia MandelliCesare Paciotti

PITTI IMMAGINE...................................72Gaetano MarzottoCaterina Chiarelli

IL TESSILE PRATESE ........................80Carlo LongoVincenzo CangioliLido BarniNatalino MazzeiSilvio CecchiGabriele GironiEnrico, Luigi ed Elena BanciRosita Ricci

STILE ITALIANO ...................................96Lorenzo Pucci

BEACH WEAR .......................................98Giuseppe Borgiotti

TRADIZIONI ARTIGIANE..................100Paolo BindiGiovanni e Carlo TaccettiPiera MasiniNorico e Carlo Soldaini

CONFINDUSTRIA ................................110Riccardo MariniGiovanni Inghirami

ASSINDUSTRIA ...................................116Giuseppe Oriana

SERVIZI ALLE IMPRESE ..................118Mari Eugenia Baroncelli Rindi

CONSULENZA .....................................120Luigi Ippolito e Simone Michi

SERVIZI DI HOSTING........................122Luigi CorbacellaINFORMATION TECHNOLOGY......124Enrico Marè

GEOMARKETING................................126Carola Stenger

ENOLOGIA ............................................128Ambrogio Folonari

TECNOLOGIE PER L’ARTE .............130Roberto Mannelli

FOCUS FIRENZE ................................132Dario NardellaSimone Bettini Vasco Galgani Alessandra Signori Gianna ScatizziLuciano Nebbia

IMPRENDITORI DELL’ANNO .........148Giorgio MorettiGianmarco RindiDomenico AndreozziAlberto RicciardiSergio CameriniNadia PieriBelisario PiniSandro GallottiRaffaele Tarchiani Claudio RiggioAuro Macuz

OSSIERTOSCANA

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AMBIENTE

IMPRENDITORI DELL’ANNO..........178Diego LorenzonTRATTAMENTO DEI REFLUI .........180Lorenzo Gallorini

BONIFICA AMIANTO .........................182Sergio Chericoni

TERRITORIO

INFRASTRUTTURE............................184Luca CeccobaoRuggero Borgia

LOGISTICA E TRASPORTI ..............190Marco CortiSimone Ceruti

PRODOTTI PETROLIFERI ...............194Alessio Pelatti

MERCATO IMMOBILIARE ...............198Alberto Ricci

IMPRENDITORI DELL’ANNO ........202Claudio de Santi

EDILIZIA ...............................................208Enrico MazziPaolo Miseria e Donato PetrilliMassimo TempestiniGiuseppe D’ApoteAndrea Parretti

MATERIALI PER L’EDILIZIA..........220Giorgio Casetti

SICUREZZA ........................................222Carlo Borghetti

LE STRADE DEL MARMO ..............226Norberto Ricci Nicola LattanziEzio BertazzoniFabio Braccini, Stefano Braccini e PaoloFiaschiCamille MouchantafAngela BernaccaAlessandro CorsiAlessio Mariani

TURISMO .............................................246Massimo Puccinelli

BENESSERE ......................................250Filippo Vannucchi

GIUSTIZIA

EVASIONE FISCALE ........................254Victor UckmarRiccardo Nencini

SICUREZZA SUL LAVORO ............260Marco SartoriGiuseppe Casadio

RIFORMA FORENSE ........................268Marco UbertiniGiovanni D’Innella

MEDIAZIONE.......................................272Laura Manfulli

SANITÀ

POLITICHE SANITARIE ...................276Ferruccio FazioFulvio Moirano

TOSSICODIPENDENZE...................284Giovanni Serpelloni

ORGANIZZAZIONE SANITARIA ...288Daniela Scaramuccia Stefano Mugnai

ODONTOSTOMATOLOGIA ............294Massimo de Sanctis

TRA PARENTESI ...............................298Antonio Catricalà

GENIUS LOCI ......................................300Cesara Buonamici

Sommario

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il fiorentino Jacopo Mo-relli il nuovo presidentedei Giovani Imprendi-tori di Confindustria,eletto dal consiglio na-

zionale per il triennio 2011-2014.Già vicepresidente nazionale neltriennio della presidenza di FedericaGuidi, Morelli ha ricoperto incarichianche negli organismi regionali: haguidato il gruppo Giovani di Con-findustria Firenze ed è stato vicepre-sidente di Confindustria Firenze. Ilsuo lavoro sarà di continuità rispettoa quello del suo predecessore, decli-nandolo però in base alle esigenze e ilmomento storico che il Paese sta at-traversando.

Cinque le parole d’ordine allabase del suo programma: giovani,imprenditorialità, leadership, me-rito e futuro. Da dove occorrepartire?«Bisogna partire dai giovani e agire nelloro interesse per avere delle prospet-tive e poi concentrarsi sull’imprendi-

È

Jacopo Morelli,

presidente dei Giovani

Imprenditori di Confindustria

Nella sua prima conferenza stampa

Jacopo Morelli, neopresidente dei giovani

di Confindustria, ha lanciato le sue proposte

su giovani, formazione, scuola, merito e lavoro

convinto che «un Paese che rinuncia a

occuparsi dei giovani si condanna alla morte»

Renata Gualtieri

IL FUTURO DELL’ITALIAPARTE DAI BANCHI DI SCUOLA

IN COPERTINA

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Jacopo Morelli

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IN COPERTINA

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torialità perché la priorità del Paese inquesto momento è la crescita econo-mica e la creazione di posti di lavoroper i giovani attraverso le nuove im-prese che sono quelle in grado di ge-nerare maggiore occupazione. Stiamoproponendo che venga utilizzato giànella scuola un sistema meritocraticoper fare in modo che gli studenti chehanno più capacità, indipendente-mente dalle condizioni economichedella famiglia di origine, possanoemergere. Occorre poi adottare deglistandard internazionali di valutazionein modo tale che le famiglie cono-scano fin dall’inizio la qualità del-l’istituto superiore o dell’università acui si iscrivono i propri figli. In To-scana, per numero di giovani in pos-sesso di diploma o laurea e per qualitàdella formazione, c’è un livello di ec-cellenza superiore alla media italianae la nostra Regione vanta centri diformazione avanzati».

Tre i settori su cui puntare ha ci-tato la scuola, il lavoro e l’energia.Come procederà?«Abbiamo proposto una fiscalità divantaggio, con aliquote tendenti allozero per i giovani e le donne che en-trano nel mondo del lavoro. Anche laBanca d’Italia ha evidenziato come isalari di riferimento per i giovanisiano drammaticamente scesi in que-sti ultimi anni e allora bisogna fare inmodo che i giovani, all’inizio dellaloro carriera, possano avvantaggiarsidi una pressione fiscale meno accen-tuata. Questo porterebbe loro un van-taggio economico e l’iniziale sacrificiodell’Erario verrebbe ripagato subitoin termini di sviluppo economico.Quanto all’energia c’è da dire che ilPaese, con i recenti referendum, si èespresso sul nucleare in maniera netta,anche se dobbiamo mettere in contoche sul risultato ha pesato l’emotività

determinata dai fatti di Fukushima.Per questo c’è ancora maggiore ne-cessità di una classe dirigente che, nelrispetto della volontà degli italiani, siacomunque capace di prendere delledecisioni sul lungo periodo in ma-niera logica e lucida e che, con unaseria politica, si adoperi per la messain sicurezza dell’approvvigionamentoenergetico nazionale».

Ha spesso sottolineato che il fu-turo dell’Italia inizia dai banchi discuola. Quanto occorre potenziarela qualità dell’insegnamento uni-versitario?«Perché la parola merito torni adavere pieno significato non si puòprescindere dal rilancio dell’univer-

sità. Dove, è vero, ci sono straordi-narie realtà, poli di eccellenza chepuntano sulla ricerca, sull’innova-zione e sull’internazionalizzazione,ma sono casi isolati perchè altre realtàinvece sono preda di vecchi modelli,di parentele e anzianità. Per spingereil sistema verso una competizionevirtuosa fra atenei dobbiamo avere ilcoraggio di abolire il valore legale deititoli di studio che alimenta l’illu-sione che tutte le scuole e le univer-sità siano uguali e che tutti i diplomie le lauree siano uguali. L’universitàdeve invece evolversi, in maniera piùincisiva rispetto alle pur apprezzabiliriforme attuali. Libertà di azione emerito sono gli unici parametri da

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Jacopo Morelli

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adottare. Per aumentare autonomia econcorrenza nel sistema universita-rio, bisogna eliminare il tetto alle tasseuniversitarie e incrementare le borsedi studio. Perché il successo di unPaese si misura sulla capacità di crearepremi Nobel e attrarre studenti datutto il mondo».

Come ritiene che sia possibiletrattenere i nostri talenti ed essereanche una calamita di cervelli, ta-lenti e saper fare in Italia?«Più che trattenere dobbiamo preoc-cuparci di attrarre talenti e cervelliperché dei quasi 3 milioni di studentiche tutti gli anni vanno in giro perl’Europa a studiare, noi riusciamo aintercettarne circa l’1,7% che è undato irrisorio. Dobbiamo fare inmodo di puntare anzitutto sulla qua-lità degli insegnamenti che devonoessere in molti casi presentati in in-glese perché siano motivo di attratti-vità per gli studenti stranieri che nonparlano l’italiano e poi c’è bisogno diun sistema universitario che dia spa-zio ai docenti - anche con cattedre

temporanee - e a insegnamenti ingrado di suscitare interesse e garantirelibertà di ricerca e organizzazione dellavoro a chi sceglie l’Italia».

Il suo lavoro sarà di continuità ri-spetto a quello di Federica Guidi?«È naturale che ci sia continuità, holavorato per tre anni intensissimi ebellissimi con Federica. È vero, allostesso tempo, che le priorità e gliobiettivi cambiano proprio perchéviviamo in un tempo e in una societàin continuo divenire, e se non rea-gissimo agli stimoli modificando an-che la nostra agenda avremmo giàperso la sfida di dare un contributoconcreto allo sviluppo economico esociale del Paese».

«Abbiamo sicuramente bisognodi un Paese che sia più moderno epiù libero» ha dichiarato riferen-dosi alla competitività del mercato.In cosa bisogna effettuare un decisocambio di rotta?«Abbiamo una serie di ostacoli for-tissimi nel sistema scolastico e uni-versitario e questo pregiudica la li-

bertà di ricerca scientifica che spessonon è adeguata ai tempi. C’è poi unagiustizia civile che è lunga e generaincertezze e questi sono tutti impe-dimenti che rendono difficile crearenuove imprese e investimenti».

L’innovazione tecnologica è laricetta per far ridestare il Paese«che con i suoi cronici ritardiormai da quindici anni crescemeno di tutti i suoi concor-renti». In quale settore ritienesia più necessario intervenire? «Guardando alle piccole e medie im-prese occorre indirizzarle verso unutilizzo più massiccio delle possibilitàderivanti dal web. Le nostre imprese,rispetto alle altre europee, utilizzanoancora troppo poco e non nel modomigliore tutto quello che la rete puòdare in termini di organizzazione dellavoro o di processi di acquisto dellematerie prime attraverso internet. Al-l’interno di molte imprese, soprat-tutto piccole, manca questo tipo diprofessionalità e ciò influisce in ma-niera negativa sulla produttività delPaese e sulla capacità di crescita.Quanto all’innovazione tecnologicadovremmo partire col garantireun’ampiezza di banda tale per cui idati possano circolare con la stessa ve-locità con cui avviene negli StatiUniti. Ci sono ancora tante zone delPaese che non sono coperte in ma-niera estesa dalla banda larga e in ge-nerale bisogna avere una forte capa-cità di lettura delle necessità delmercato».

Lei è presidente e amministra-tore delegato di Mobilmarket, co-nosce bene la realtà imprendito-riale cittadina. Cosa può proporreper l’economia di Firenze, par-tendo dai giovani?«Non c’è una ricetta per Firenze ouna per Siracusa, c’è una ricetta per � �

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l’Italia: diventare un Paese per gio-vani. L’ingrediente principale perchériesca in questo processo è detassare lenuove imprese. Se la disoccupazionegiovanile è in crescita, abbattere l’Irapsulle start up incentiverebbe l’im-prenditorialità, a partire dai più gio-vani. È importante sviluppare la cul-tura d’impresa e celebrarne i successie sviluppare il mercato del capitale dirischio, che premi progetti e innova-zione. Israele, un Paese di 7 milioni emezzo di abitanti, meno di quanti neabbia la Lombardia, è stato definito“start up nation”, perché attraverso unuso consapevole della fiscalità ha sa-puto mettere vento nelle vele deinuovi imprenditori. Israele oggi ha125 imprese quotate al Nasdaq: piùdi tutti i paesi europei, Giappone,Corea, India e Cina messi assieme.L’Italia deve entrare con forza nellaclassifica dei Paesi che creano, che in-vestono, che finanziano le idee, per-ché le energie e le competenze ci sono,e risiedono nei giovani».

Per lo sviluppo del territorio suquale settore possono puntare i gio-vani imprenditori toscani?«La Toscana vanta delle “risorse in-tangibili” uniche, ossia quell’insiemedi conoscenze, competenze e rapportiche le imprese hanno sviluppato ecreato nel tempo. I giovani impren-ditori devono raccogliere questa ere-dità dei settori tradizionali, come iltessile, il turismo, l’agroalimentare el’editoria, e trasformarle grazie allenuove competenze, al connubio tracreatività e tecnologia, all’innovazionedi prodotto e alla forte attenzioneverso i mercati internazionali. Il set-tore dell’e-commerce per la moda èun esempio per tutti: il nostro Paesevanta eccellenze a livello internazio-nale in questo settore, che hanno sa-

puto mettere insieme le nuove mo-dalità di comunicazione, le ultimetendenze a livello di distribuzione e latradizione del prestigio del marchiotessile italiano».

La sua prima uscita ufficiale èavvenuta presso l’Accademia na-vale a Livorno, una sede di forma-zione d’eccellenza sul territorio na-zionale, si è parlato di formazionedei giovani. Qual è l’impegno diConfindustria nei confronti deipercorsi tecnici e professionali?«L’incontro con gli allievi e gli uffi-ciali dell’Accademia navale di Li-vorno è stato un momento impor-tante, che mi ha arricchito ancheumanamente. Ho conosciuto gio-vani con un’idea sana e forte di cosasignifichi, oggi, amore per la collet-tività e dedizione all’interesse co-mune, impegno e coraggio. Ma nonsolo, sono uscito dal confronto raf-

forzato nell’opinione che fra ilmondo militare e quello delle im-prese ci siano molti punti di con-tatto, come la valorizzazione del me-rito e della leadership. Da Livorno ènata la voglia di approfondire an-cora di più il rapporto e, al nostroprimo convegno di Santa Marghe-rita Ligure, tutto incentrato sullenuove generazioni, abbiamo invi-tato come relatrice il sottotenenteGiordano, la prima donna pilotaitaliana, che ci ha raccontato la suaesperienza di giovane di talento alservizio della Patria. In questo sensoc’è il nostro impegno e la nostra vo-lontà di sviluppare la conoscenza e lacollaborazione con i percorsi pro-fessionali, dalla fase della forma-zione, nelle accademie come negliIstituti tecnici e nei centri di ricercaapplicata, sino alla creazione di pro-getti in comune».

IN COPERTINA

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GIOVANI E IMPRESA

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La sfida dei giovani imprenditori di Confartigianato è, per il presidente Marco Colombo,

«battersi per rimuovere gli ostacoli che ingessano l’Italia e il futuro delle nuove generazioni»

Renata Gualtieri

Il destino della piccola impresaviene scritto dai giovani

Ogni giorno nascono428 imprese artigianee tra il 2009 e il 2010è aumentato di

32.160 unità il numero dei giovaniartigiani sotto i 40 anni. Confarti-gianato tiene monitorati i settoripiù colpiti dalla crisi ma anchequelli che resistono e che mostranoopportunità di sviluppo per chivuole mettersi in proprio. Tra que-sti, l’information technology, le at-tività ricreative e del fitness,l’agroalimentare, la tutela ambien-tale, l’assistenza alle persone. An-che i tradizionali mestieri artigianisi rinnovano per adeguarsi ai cam-biamenti del mercato e alle nuoveesigenze dei consumatori. «Ed eccodunque che – sottolinea MarcoColombo, presidente dei giovaniimprenditori di Confartigianato –la rivoluzione tecnologica aprespazi anche per la trasformazione ela rinascita di attività che sembra-vano in declino». La domotica, adesempio, è un mercato tutto daesplorare. Segno positivo anche perla green economy. Nel settore dellatutela dell’ambiente, esistono ampispazi di crescita per le piccole im-prese che si occupano di smalti-

mento rifiuti, per gli esperti di in-quinamento, i progettisti e gli in-stallatori di aree verdi, i tecnici inenergia eolica e fonti rinnovabili, iriciclatori dei rifiuti hi-tech. Spazioper la crescita di imprese anche neisettori del benessere, del tempo li-bero e del turismo.

Nell’assemblea 2011 di Con-fartigianato il presidente Gior-gio Guerrini ha indicato tre ri-forme da fare subito: fisco,giovani e lavoro, sussidiarietà.Da dove occorre partire?«Non si cresce senza la riduzionereale e significativa del peso del fi-

sco, sia in termini di aliquote chedi adempimenti. La politica fiscaleè, su tutte, quella decisiva per re-stituire fiducia alla nostra econo-mia. Noi abbiamo grandi aspetta-tive sulla riforma annunciata dalministro Tremonti, a cominciareda quel principio, “dal complessoal semplice”, che ci fa sperare inuna diminuzione dell’enorme ca-rico di burocrazia che si è stratifi-cato nel tempo. Mi auguro ancheche il federalismo possa concretiz-zarsi attraverso una responsabiliz-zazione di tutti i livelli di governolocali e il superamento dei costi

Marco Colombo, presidente dei giovani imprenditori di Confartigianato

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Marco Colombo

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storici. Il federalismo deve razio-nalizzare e rendere trasparente l’at-tività amministrativa, deve favo-rire il rapporto con i cittadini e gliimprenditori. È l’ultima possibi-lità che abbiamo. Non possiamofallire».

Si è parlato anche di accorciare ladistanza che divide i giovani dalmondo del lavoro. L’associazionecome può contribuire alla causa?«Il nostro compito fondamentaleconsiste nell’aiutare i giovani a su-perare il senso di isolamento. Con-fartigianato si batte sul fronte dellarappresentanza e, attraverso le no-stre 120 associazioni presenti intutte le province italiane, nell’am-bito della fornitura di servizi peraiutare i giovani a credere in lorostessi e nella propria idea d’im-presa. Contemporaneamente so-steniamo con loro i cambiamenti

del mercato e le nuove esigenze deiconsumatori, li affianchiamo nellaricerca di nuovi sbocchi professio-nali, nell’irrobustimento e nellatrasformazione dell’azienda, nellasoluzione dei tanti problemi quo-tidiani nella gestione dell’impresa».

Oggi in Italia domina un mo-dello culturale che contrapponeil sapere al saper fare, la cono-scenza teorica alle competenzetecniche e pratiche, con il risul-tato che molti giovani non tro-vano lavoro e le aziende non rie-scono ad assumere. Come si puòinvertire questa tendenza?«Serve un grande impegno per su-perare il disallineamento tra scuola,università e mondo del lavoro, pervalorizzare il contratto di appren-distato come strumento privile-giato di ingresso nel mondo del la-voro e il lavoro manuale come

sbocco possibile per tutti giovanidisoccupati, laureati compresi.Credo, tuttavia, sia necessaria unaverifica costante delle azioni con-crete messe in campo in modo taleda intervenire per apportare even-tuali modifiche. Noi giovani diConfartigianato siamo impegnatiin molti territori in attività di col-laborazione con la scuola e siamoconvinti che per consentire l’in-contro tra domanda e offerta dilavoro bisogna coinvolgere tutti isoggetti interessati: impresa, stu-denti, famiglia. Bisogna valutare laqualità dei docenti, migliorare tuttii livelli scolastici, senza dimenti-care che la scuola, prima che pre-parare dei tecnici, deve formare lepersone, ovvero sviluppare tuttequelle competenze e attitudini cheservono all’individuo in quantotale».

L’occupazione femminile nel-l’artigianato è una realtà conso-lidata. Quali oggi le opportunitàper le donne del settore?«Non solo è una realtà consolidatama, dai dati forniti dal nostro uffi-cio studi, appare anche un feno-meno in crescita. Accanto agli im-pieghi nei settori chetradizionalmente vedevano ledonne protagoniste, come adesempio nei servizi alla persona,cresce anche il numero di donneche danno vita ad aziende nei set-tori legati alle nuove tecnologie, alweb, ai servizi alle imprese. Semprepiù troviamo anche imprenditricialla guida di aziende in settori con-siderati tradizionalmente maschili,come l’edilizia, la meccanica, l’au-totrasporto. Tuttavia le collegheche conosco e che hanno fatto que-sta scelta non nascondono le diffi-coltà di portare avanti la loro atti-

L’occupazionefemminilenon è solo realtàconsolidatama un fenomenoin crescita

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vità dovendo conciliare anche ilruolo di moglie a soprattutto dimadre: in Italia purtroppo gli stru-menti a sostegno della concilia-zione lavoro-famiglia sono ancorapochi».

Come si può favorire il fareimpresa nel nostro paese?«Liberando le imprese dai tantivincoli e costi che ne frenano lepotenzialità. Quindi, riduzionedella pressione fiscale, lotta allaburocrazia, contenimento dei costidella pubblica amministrazione edella politica, migliore accesso alcredito, infrastrutture efficienti,giustizia rapida. L’attenzione allepmi va riempita di fatti. La poli-tica deve applicare il teorema“meno parole, più fatti”altrimentile speranze di crescita si ridur-ranno. La crisi non può essere unalibi per non agire. Per non farequelle riforme che da tanto, troppotempo stiamo aspettando. Siamostati tra i primi Paesi in Europa arecepire i principi dello Small bu-siness act. Ora attendiamo segnaliconcreti della volontà del governoe del Parlamento di porre le piccolee medie imprese al centro dell’ini-ziativa politica e delle strategie disviluppo del Paese. Lo Stato deveanche imparare a fare un passo in-dietro, lasciando spazi a chi è piùorganizzato ed efficiente. Soprat-tutto in settori, quali la sanità, laprevidenza, l’occupazione, dove sideve tornare a modelli di welfare

efficiente, a un sistema mutuali-stico territoriale».

Quali le prossime sfide per igiovani imprenditori di Confar-tigianato?«L’Italia, da sempre, è tenuta inpiedi dai piccoli imprenditori. E ilfuturo della piccola impresa lo de-vono scrivere i giovani. La sfida deigiovani imprenditori di Confarti-gianato è quindi quella di battersiper rimuovere quegli ostacoli cheingessano il Paese e bloccano il fu-turo delle nuove generazioni. Vo-gliamo contribuire a costruire unasocietà fondata sui valori che cisono stati trasmessi dai nostri pa-dri. Basta con i vecchi luoghi co-muni che contrappongono i piccoliai grandi, i laureati ai non laureati.Bisognerebbe entrare in un’azienda

artigiana. Si scoprirebbe che esi-stono giovani artigiani laureati ecreativi che hanno messo a frutto lalaurea in materie sia scientificheche classiche e si sono inventatiun’attività gratificante in settori in-novativi come la robotica o artisticicome il restauro e che danno la-voro ad altri giovani entusiasti emotivati. Questa è la nostra realtà,questi sono i nostri valori. E l’Ita-lia non riprenderà a crescere se nonfarà propria, in modo diffuso, enon saprà trasmettere ai giovani, lacultura d’impresa, la valorizzazionedel rischio, del talento, del merito,la libera iniziativa, lo spirito diconcorrenza e di innovazione, lapassione tipicamente artigiana perla qualità, per il lavoro a regolad’arte».

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Nel settore dell’energia esistono ampispazi di crescita per i tecnici, soprattuttoper l’energia eolica e le fonti rinnovabili

GIOVANI E IMPRESA

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Sono le aziende guidate da giovani che danno grandi

soddisfazioni e sono, secondo Nicola Motolese, presidente

dell’Anga, l’associazione che riunisce i giovani di Confagricoltura,

il vero futuro del settore a livello nazionale e mondiale

Renata Gualtieri

I giovani danno ottimismoall’agricoltura italiana

Il positivo trend di crescitadell’occupazione nel settoreregistrato nel 2010 (+3,3%secondo i dati Istat), con due

milioni di giornate lavorate in più,sembra confermarsi anche que-st’anno. Sono, invece, ancoratroppo pochi gli imprenditori gio-vani: per ogni under 40 si contanoben 13 over 65. Se, da un lato dun-que crescono gli occupati, che èun buon segno perché dimostra lavitalità del settore, dall’altro, i gio-vani imprenditori nelle campagneitaliane sono troppo pochi e insuf-ficienti a garantire il futuro del-l’agricoltura. Ma, nonostante ilcalo generale di matricole regi-strato nelle università italiane, perle facoltà di Agraria c’è stato unvero e proprio “boom”di iscrizioni.«Evidentemente piacerebbe impe-gnarsi in agricoltura, ma diversiostacoli impediscono l’ingresso di“new entry” nel settore. «Sono di-ventate urgenti dunque – com-menta Nicola Motolese, presidentedell’Associazione nazionale giovaniagricoltori – precise scelte di poli-tica nazionale ed europea, mirate

proprio all’insediamento e alla per-manenza dei giovani che agiscanosul credito, sul reperimento delbene terra e sull’abbattimentodella burocrazia».

I giovani quale ruolo possonoricoprire nel rilancio dell’agricol-tura mondiale?«Da una ricerca Censis per Con-fagricoltura risulta che proprio leaziende guidate da giovani dina-mici sono quelle che puntano sul-l’innovazione e su politiche com-merciali alternative e selettive,riuscendo così a collocarsi in nic-chie di mercato che danno soddi-sfazioni anche a livello economico.Questi imprenditori “di punta”sono accomunati da due caratteri-stiche: l’età decisamente bassa peril sistema agricolo nazionale, e unospiccato dinamismo manageriale.Anche i dati Eurostat mostrano chegli agricoltori “under” 40 condu-cono, abitualmente, aziende piùgrandi della media, garantisconouna maggiore occupazione e hannouna maggiore propensione verso ladiversificazione e la gestione ma-nageriale».

Quali pratiche agricole più atti-rano le nuove generazioni?«I giovani agricoltori italiani si ci-mentano in tutti i settori: dai piùtradizionali, come l’allevamento,le colture viticole e olivicole, il flo-rovivaismo e la produzione difrutta e ortaggi, ai più modernicome le agroenergie. Forte è an-che la tendenza a sperimentare e avalorizzare l’enorme contributo chela ricerca scientifica può apportareal mondo agricolo. È in crescitaanche il numero di ragazze chehanno voglia di impegnarsi pro-fessionalmente in campagna. Tutti,senza distinzioni, trovano il mododi esprimere l’amore per la naturae la professione in molti ambiti,

Nicola Motolese, presidente dell’Associazione

nazionale giovani agricoltori

GIOVANI E IMPRESA

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Nicola Motolese

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sempre però con un taglio mo-derno e tendono al miglioramentoqualitativo della produzione, at-traverso la diversificazione varie-tale e la sperimentazione di nuovicultivar o razze. C’è una costanteche mi rende orgoglioso: associamoimprenditori giovani e appassio-nati. Insomma, per i giovani, nonsono in dubbio né i valori e il ruolostrategico del settore, né tanto-meno, l’interesse che suscita, quelche ancora manca è la capacità disviluppare, potenziare e tradurrein strumenti pratici il reale valoreche ha la terra per l’uomo».

All’atto della costituzione del-l’associazione giovanile della Con-fagricoltura di Orvieto è emerso

che il tasso di imprenditori diplo-mati e laureati della zona è mag-giore della media nazionale. Cosadicono i dati nazionali e quantooccorre puntare sull’aggiorna-mento professionale?«Per un imprenditore è sempre im-portante potersi aggiornare co-stantemente. Come associazionedei giovani di Confagricoltura, nesiamo ben consci, infatti puntiamomolto sulla formazione e oltre aicorsi promuoviamo stage e tirociniprofessionali in particolare negliUsa e in Australia, che permettononel mondo dell’economia globaledi fare una “full immersion” praticanelle imprese dei nostri competi-tor. A livello nazionale, oltre che in

Umbria, la maggior partedei giovani agricoltori di-plomati è in Lombardia, inTrentino Alto Adige e inVeneto, ma i giovani diplo-mati o laureati sono purenumerosi in Sicilia, in Pu-glia e in Campania. Regi-striamo un incremento deigiovani imprenditori conelevato titolo di studio an-che in Sardegna, Piemonte,Emilia Romagna e Basili-cata».

Sicurezza alimentare, so-stenibilità e ambiente sonoi temi su cui ci si è con-frontati al G20 di Parigi.Quali interessanti spuntisono emersi?«In pratica c’è stato l’ac-cordo per il “pianod’azione” sulla volatilità deiprezzi alimentari e l’agri-coltura. Ormai bisogna ra-gionare sempre più “glo-cal”, cioè avere unapproccio globale per valo-

rizzare la nostra produzione. Così,prima il G20 delle organizzazioneagricole, poi quello recentementeconclusosi a Parigi, hanno concor-dato sulla necessità di aumentare laproduttività dell’agricoltura, mag-giori investimenti nella ricerca, piùtrasparenza, il coordinamento dellapolitica internazionale, la regola-zione dei mercati finanziari. Per farquesto occorrono innovazione e in-vestimenti. Ne consegue che ègiunto il tempo delle scelte, non sipuò più temporeggiare e, anche alivello nazionale, è diventato indi-spensabile indirizzare le risorseverso lo sviluppo dell’agricoltura.Penso, ad esempio, alle tanteaziende “non professionali”, che

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Gli agricoltori, come è stato fatto in occasionedel G20 di Parigi, chiedono che sia semprericonosciuta la missione principaledell’agricoltura: nutrire le popolazioni del mondo

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non presidiano il territo-rio, che contribuiscono afare aumentare la burocra-zia, e sottraggono energieingessando l’innovazionee la crescita dell’agricol-tura. Si è veramente co-scienti che, ad esempio,quasi la metà delle aziendeitaliane riceve poche cen-tinaia di euro l’anno daBruxelles? E che tutto que-sto si traduce in enormicosti in termini di tempo eimpegno, maggiori dellecifre elargite? Questo de-naro potrebbe essere“messo a frutto” in mododiverso, per contribuire,ad esempio, a progetti disviluppo del sistema, comel’innovazione e il ricambiogenerazionale».

Cosa chiedono gli agri-coltori per garantire un settoreagricolo sano e competitivo a li-vello globale?«Prima di tutto, come è stato fattoin occasione del G20 di Parigi, chesia sempre riconosciuta la missioneprincipale dell’agricoltura: nutrirele popolazioni del mondo. Ovvia-mente il discorso di produrrequantità si può e si deve coniugarecon quello di produrre qualità ereddito. Il compito dell’imprendi-tore agricolo è quello di produrre,con responsabilità e attenzione allaqualità, alla salubrità degli alimentie all’ambiente. Servono scelte pre-cise anche qui, bisogna fare ordinenel sistema: troppo spesso le com-petenze nelle materie che riguar-dano l’agricoltura sono sminuzzatee di competenza di enti e ammini-strazioni diverse. Poi c’è la que-

stione della politica agricola. È ne-cessario difendere e salvaguardare ilbudget europeo per l’agricoltura. Esoprattutto è fondamentale pro-muovere l’inserimento dei giovani:un settore che non ha ricambio è arischio di futuro».

Come associazione quali stru-menti fornite, anche finanziari, chepermettano ai giovani di accedere,rinforzarsi e operare in modo in-novativo e remunerativo in agri-coltura?«La nostra associazione è nata piùdi cinquanta anni fa, da una feliceintuizione di un gruppo di im-prenditori agricoli under 40 chepoi hanno ricoperto ruoli strate-gici nel settore. L’Anga, da allora, èil punto di riferimento per gli im-prenditori agricoli tra i 16 e i 40anni e ha l’obiettivo di promuovere

lo sviluppo e la diffusione di unamoderna cultura d’impresa, attra-verso una adeguata formazione sin-dacale. Esercitiamo attività dilobby per far conoscere le esigenzedella nostra categoria con i parla-mentari, con le Istituzioni in Italiae in Europa. Siamo componentidel Ceja in Ue e dell’Osservatoriosull’imprenditoria giovanile pressoil ministero delle Politiche agricole;collaboriamo attivamente al por-tale sull’imprenditoria young, vo-luto dal ministro della Gioventù.Con le altre associazioni junior deisettori più rappresentativi del-l’economia nazionale abbiamo co-stituito un tavolo di consultazione.Promuoviamo incontri, manifesta-zioni, corsi di formazione, aggior-namento professionale, incontri estage pratici all’estero».

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È necessario salvaguardare il budget europeoper l’agricoltura e promuovere l’inserimento deigiovani: un settore senza ricambio non ha futuro

Motolese accompagnato da una delegazione nazionale di

giovani imprenditori, durante un incontro a Bruxelles con il

presidente della Commissione agricoltura al Parlamento

europeo, Paolo De Castro

GIOVANI E IMPRESA

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POLITICA ECONOMICA

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Crescita dimensionale delle aziende, aggregazione d’imprese,

internazionalizzazione, ripensamento del sistema del

trasferimento tecnologico. Ecco le chiavi per il rilancio secondo

l’assessore Gianfranco Simoncini. E le politiche per

l’occupazione mettono al centro donne e giovani

Michela Evangelisti

Toscana in bilico, ora serve il salto

Una regione in bilico, cheha dimostrato notevoletenuta rispetto alla crisie capacità di contenere

le perdite, ma che, per evitare lostallo, ora deve riaccendere davveroi motori dello sviluppo. È il ritrattodella Toscana che emerge dal rap-porto realizzato da Censis, un cor-poso testo volto a interpretare la re-altà socio-economica regionale esupportare le decisioni della sua am-ministrazione. Se la lettura congiun-turale è globalmente positiva, nellungo periodo Censis intravede di-namiche di natura strutturale cheporteranno a un’involuzione dellaregione, sia come sistema economicoche come sistema sociale, con un ri-dimensionamento di quasi tutti icomparti manifatturieri, una gene-ralizzata diminuzione del giro d’af-fari, preoccupanti segnali dal mer-cato del lavoro. Per contrastarequeste tendenze secondo GiuseppeRoma, direttore generale Censis, oc-corre puntare su due elementi:

l’apertura ai mercati internazionali el’innovazione tecnologica. «Premessoche i dati dell’export segnalano che laToscana ha risposto meglio delle al-tre regioni di punta nelle esporta-zioni, va sottolineato che la nostra èuna regione caratterizzata dalla pre-senza di imprese piccole e piccolis-sime, che costituiscono oltre il 90%del totale. È da questo dato che dob-biamo partire per capire fenomenicome quello dell’insufficiente pre-senza sui mercati stranieri e dellascarsa propensione all’internaziona-lizzazione delle nostre imprese –spiega l’assessore alle Attività pro-duttive, Gianfranco Simoncini –.Per questo puntiamo ad agire su piùfronti: in primo luogo sulla crescitadimensionale delle aziende, oltre checon il bando sull’aggregazione d’im-presa, favorendo anche i processi diinternazionalizzazione».

In Toscana ci sono poli di ricercaeccellenti ma ancora troppe diffi-coltà a convertire questa ricerca ininvestimenti concreti e nuove im-

Gianfranco Simoncini, assessore regionale alle Attività

produttive, lavoro e formazione

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Gianfranco Simoncini

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 33

prese. Come intervenire?«Si tratta di far incontrare il sistemauniversitario e dei centri di ricercacon quello d’impresa. È in atto unpercorso di razionalizzazione e ri-pensamento del sistema dell’innova-zione e del trasferimento tecnolo-gico, passaggio ineludibile per laripresa dell’economia regionale, per-ché solo accelerando su questo frontepossiamo pensare di far uscire dallacrisi, qualificare e rendere più forte ilsistema produttivo toscano. S’inseri-

scono in questa logica anche il bandoper l’incubazione d’impresa che si èrecentemente concluso, con il po-tenziamento del sistema d’incuba-zione e l’accompagnamento delleimprese innovative in fase start-up, eil bando per l’acquisizione dei serviziavanzati per la qualificazione del si-stema impresa e il valore aggiuntodei nostri prodotti. Alla fine di que-sto percorso contiamo di rendere piùefficiente il sistema, sfrondando irami secchi e qualificando i centri di

competenza, creando sinergie conuniversità e centri di ricerca, facendoemergere e sostenendo le realtà d’ec-cellenza».

Per favorire l’innovazione e iltrasferimento della ricerca state an-che ridisegnando il sistema dellaformazione professionale. «Non c’è dubbio che la formazioneprofessionale sia una componenteessenziale della strategia messa incampo per far tornare competitive lenostre imprese. Da anni abbiamo in-trapreso una revisione del sistemadella formazione professionale. È unprocesso in progress che punta a unariqualificazione e a una maggiore ef-ficienza e che ricomprende la revi-sione del sistema dell’accreditamentodelle agenzie formative, il percorso dicertificazione delle competenze e lamessa in campo di interventi semprepiù coerenti con le politiche del la-voro e dello sviluppo, pensando an-che a un numero ristretto di poliformativi legati ai distretti tipici to-scani. La crisi ci ha posto di frontealla necessità di garantire la tenuta

È necessario far incontrareil sistema universitario e dei centridi ricerca con quello d’impresa,per far uscire dalla crisi e renderepiù forte il sistema produttivo toscano

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sociale ma, altresì, di pensare a ren-dere più competitivo il nostro si-stema produttivo e questo lo pos-siamo fare investendo sullaqualificazione e riqualificazione delnostro capitale umano e favorendol’innovazione e il trasferimento tec-nologico nelle nostre aziende».

Ha dichiarato che dovete ap-profittare della crisi per prenderedi petto le debolezze della vostrastruttura economica, superandodinamiche che già prima mostra-vano rallentamenti e criticità.Quali obiettivi vi prefiggete?«Fra le debolezze strutturali che lacrisi ci costringe ad affrontare con ur-genza - ma che pesavano ancheprima della crisi sul sistema produt-tivo della nostra regione - la prima epiù importante è legata alle piccoledimensioni. Per aiutare le imprese acrescere c’è anche uno strumentospecifico, un bando che offre incen-tivi alle imprese che si mettono inrete, che uniscono le forze per essere

più competitive sui mercati. La que-stione dimensionale rende le nostreimprese più vulnerabili sul frontedella liquidità e si pone, di conse-guenza, il problema dell’accesso alcredito. È anche su questo chestiamo lavorando, attraverso la no-stra finanziaria Fidi Toscana e cer-cando un rapporto con le banchedel territorio, per rendere il creditouno strumento accessibile alleaziende che vogliono investire mache spesso non possono farlo in as-senza di adeguate garanzie».

L’occupazione in Toscana ha te-nuto meglio rispetto al re-sto d’Italia, ma sono co-munque preoccupanti idati relativi a donne e gio-vani. La Regione ha de-ciso di mettere in campo8 milioni per le aziendeche assumono precari: inche modo verranno otti-mizzate queste risorse? «L’occupazione delledonne e dei giovani è alcentro delle nostre politi-che. Per questo abbiamo

previsto, con due recenti bandi, in-centivi alle imprese che assumono,con un occhio di riguardo per lastabilizzazione dei lavoratori pre-cari, in particolare dei giovani edelle donne, ma anche dei lavora-tori vicini alla pensione che hannoperduto il lavoro a causa della crisi.Si prevedono incentivi per l’assun-zione a tempo indeterminato, atempo pieno o parziale, di donneover 30, di giovani laureati concontratti indeterminati o della du-rata di almeno un anno, di lavora-tori provenienti da liste di mobilità,di soggetti svantaggiati, di disoc-cupati prossimi alla pensione, o an-cora per la stabilizzazione di pre-cari, la proroga di contratti a tempodeterminato o la trasformazione dicontratti di collaborazione. Fra gliinterventi ci sono misure nuove,inserite nel progetto “Giovani Sì”,come il bando, attivo dal primogiugno, per un rimborso pari a 400euro mensili, co-finanziato dallaRegione, per tirocinanti e stagisti,sottratti così a forme di sfrutta-mento o utilizzo improprio».

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La formazione è essenzialeper far tornare competitive

le nostre imprese

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POLITICA ECONOMICA

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POLITICA ECONOMICA

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«La crisi è stata unacurva della storia. Ilnostro scenario eco-nomicamente rile-

vante è un mondo nuovo, che ciobbliga a ragionare per categorienuove, con concetti e strumentinuovi». Ma soprattutto è un quadroin costante movimento, un «movi-

Gli scenari delineati dal rapporto Censis sulla Toscana indicano,

secondo Antonella Mansi, percorsi obbligati per il lavoro che

imprese e istituzioni devono accingersi ad affrontare. Obiettivo

primario, il riposizionamento competitivo del territorio

Viola Leone

Aprire le ali mantenendo le radici

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Antonella Mansi

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mento vorticoso, difficile da foto-grafare», di fronte al quale, secondola presidente di Confindustria To-scana, Antonella Mansi, il rapportosulla situazione socio economicadella Toscana realizzato da Censisdiventa uno strumento complesso enecessario, da discutere e analizzarein profondità. Ecco qualche dato: oltre il 58% deitoscani interrogati ritiene che sipossa uscire dalla crisi solo reinven-tandosi, avendo il coraggio di ci-mentarsi in nuovi settori di attività;l’occupazione in regione ha tenutomeglio che altrove (nel 2009 in Ita-lia cala dell’1,6%, in Toscana dello0,5, anche se la crisi ha colpito so-prattutto giovani e donne sotto i29 anni, con un meno 5,7% di oc-cupazione giovanile e un meno6,2% di donne under 29). Il rap-porto rileva anche alcune criticità: ilmodello toscano rischia un’involu-zione sotto la spinta della crisi e del-l’immigrazione mentre cresce il nu-mero di coloro che ritengonol’immigrazione un problema(62,6%) piuttosto che una risorsa(37,4%, contro il 43,9% del 2007). Ma, al di là dei dati, secondo Anto-nella Mansi è utile soffermarsi sualcuni spunti e scenari che lo studiooffre e che sembrano indicare deipercorsi obbligati del lavoro che isti-

tuzioni e imprese devono accingersiad affrontare. Il primo si può rias-sumere in una frase: aprire le alimantenendo le radici. «La crisi hareso evidente ciò che si scorgeva datempo: che il modello di sviluppotoscano andava rivisto in profon-dità. Dalla congiuntura industriale2010 emerge una crescita della pro-duzione ferma al 4% e la congiun-tura dei primi mesi di quest’annoconferma il trend – spiega il presi-dente –. Il centro studi di Confin-dustria Toscana ha stimato che, ri-spetto al livello pre-crisi, dobbiamoancora recuperare il 16,8%. La crisinon è dunque archiviata. E ci sonoelementi di instabilità generale chepossono condizionare il tono e lavelocità della ripresa». Insomma laToscana cresce, ma a bassa velocità.La sua priorità è invece passare dallaripresa alla crescita. «L’identità, le“radici”, tengono, ma il “miracolotoscano” non c’è più da tempo. Noinon dobbiamo guardare alla mediadel Paese: il dato che ci interessa èche siamo in concorrenza con ilmondo e il mondo corre più di noi.È dunque giusta la raccomanda-zione di aprire le ali». L’agenda, secondo il numero unodi Confindustria Toscana, è chiara:occorre un riposizionamento com-petitivo del territorio e, per centrare

questo obiettivo, è necessario inne-scare una discontinuità epocalenelle azioni e nei tempi. Il pensierova immediatamente all’innovazionee alle infrastrutture, che però, mettein guardia Mansi, sono sia fisicheche immateriali. «Serve innanzi-tutto una legge che si occupi di at-trattività, pianificazione urbanisticaorientata all’economia, semplifica-zione delle procedure e snellimentodelle norme – precisa –. Ora questalegge sulla competitività c’è, l’ha an-nunciata l’assessore Simoncini: an-diamo avanti in fretta e facciamo sìche possa comprendere altri capitolioltre a quelli previsti». Un’ulteriore sezione del rapportosulla quale Antonella Mansi ri-chiama l’attenzione riguarda il ri-centraggio del manifatturiero. Chesignifica ancora una volta innova-zione. «Sull’innovazione e la qualità,accanto a quella messa in campodalle aziende, c’è la massa criticache possiamo fare come rete – con-tinua –. Il nostro è un sistema dovela media-grande impresa può fareda battistrada alla ripresa delle pic-cole aziende. È la chiave del Prs,che è stato giustamente focalizzatosulla centralità dell’industria e sul-l’accelerazione delle dinamiche delPil». Insomma c’è da lavorare sulPil: perché non basterebbe tornareai livelli pre-crisi, tornare alla sta-gnazione degli ultimi dieci anni.«Ci vogliono tempi industriali etutti - imprese, istituzioni, univer-sità, banche - devono condividerel’opzione strategica di accelerare lanostra crescita».

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La crisi ha reso evidente ciò che si scorgevada tempo: che il modello di sviluppo toscanoandava rivisto in profondità

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Maggiore rappresen-tatività della confe-derazione pressol'amministrazione

regionale e più impulso alla com-petitività delle piccole imprese sulterritorio. A novembre, al mo-mento della sua elezione, StefanoBottai ha indicato in questi duenodi le questioni più urgenti daaffrontare. Ora è tempo di primibilanci. «Abbiamo voluto innanzi-tutto recepire le istanze delle im-prese, con incontri nelle associa-zioni provinciali, che ci hannopermesso di individuare posizionipolitiche condivise sui temi piùcaldi del momento: la promozioneturistica, le aperture festive dei ne-gozi, le aree demaniali – precisa ilpresidente di Confcommercio To-scana –. Per quanto riguarda in-vece la riorganizzazione del sistemadi promozione è stato costituitoun tavolo regionale di settore, cuiaffidare il coordinamento delle at-tività e l'attivazione di sportelli ter-ritoriali, che avrà la funzione di ga-

rantire il rapporto con le imprese,anche tramite le associazioni di ca-tegoria. Siamo inoltre stati presentisulla questione delle aperture fe-stive, con la difesa dell'attuale nor-mativa e della concertazione localeche può tener conto delle specifi-cità di ogni zona».

L'ultimo rapporto Irpet sulla si-tuazione economica della Toscanaci parla di una particolare diffi-coltà del commercio al dettaglio.Nel biennio in corso si apre qual-che spiraglio di ottimismo?«È indubbio che il commercio, esoprattutto il piccolo commerciodi vicinato, stia soffrendo e restidecisamente lontano dalla situa-zione pre-crisi. Rispetto a un annofa i piccoli negozi hanno vistoscendere il loro volume d'affari del3,3% e anche il comparto alimen-tare ha peggiorato, nel giro di seimesi, il proprio risultato. Certa-mente guardiamo con favore il re-cupero delle vendite nel settore ab-bigliamento e accessori e in quellodei prodotti per la casa, ma in que-

sto momento servirebbero misuredi stimolo e non di freno ai con-sumi, perché ora l'obiettivo è re-stituire potere d'acquisto alle fa-miglie e infondere fiducia nelmondo della piccola impresa. Stu-pisce in questo contesto l'innalza-mento delle aliquote Iva prospet-tato dalla bozza di riforma fiscaleallo studio del governo».

Quanto il problema occupazio-nale influenza questi dati?«L'influenza è diretta e determi-nante, perché le difficoltà proven-gono principalmente dalle debo-lezze del mercato occupazionale edal calo del potere d'acquisto dellefamiglie. Certamente è incorag-giante l'ultimo dato sull'occupa-zione del settore turistico (+0,7%),perché in controtendenza rispettoagli altri settori produttivi; tuttaviaè l'unico a non soffrire dell'attuale

POLITICA ECONOMICA

38 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Riqualificazione, tutelae infrastrutture

Stefano Bottai, presidente di Confcommercio Toscana

Sono le tre parole d’ordine da non dimenticare per alimentare

l’onda positiva del turismo. E di fronte a un commercio in

difficoltà l’obiettivo, secondo Stefano Bottai, è «restituire

potere d’acquisto alle famiglie e infondere fiducia nel mondo

della piccola impresa»

Michela Evangelisti

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congiuntura. Come ha sottolineatoanche il governatore Rossi in occa-sione della presentazione del rap-porto Irpet, sarebbe opportuno eurgente avviare una riflessione sul-l'incongruenza che sussiste fra ri-presa del settore industriale-mani-fatturiero e crescita dell'export daun lato e aumento delle richieste dicassa integrazione e persistere dinegatività sul fronte dell'occupa-zione dall'altro».

Qual è il suo parere a proposito

del nuovo statuto delle imprese?Riuscirà a stabilire un rapportopiù positivo tra le pmi e la Pub-blica amministrazione? «Auspichiamo la rapida approva-zione dello statuto, che pone lepmi italiane al centro delle politi-che di sviluppo, come previstodallo Small Business Act. Troppospesso le misure in favore dell'im-presa sono in realtà misure in fa-vore della grande impresa, mentrealcuni dei principi contenuti nello

statuto, come l'applicazione di cri-teri di proporzionalità e gradualitànell'introduzione di nuovi adem-pimenti in base alla dimensionedell'impresa, o la semplificazione eriduzione degli oneri burocratici eamministrativi, possono realmenteincoraggiare la nascita e lo sviluppodi imprese medie, piccole e picco-lissime. La semplificazione pro-spettata dallo statuto sarà sicura-mente un buon punto di partenzaper un rapporto più sereno edequilibrato tra Pubblica ammini-strazione e imprenditori».

I dati regionali relativi al primotrimestre 2011 confermano il ri-sveglio del turismo straniero.Quali interventi servirebbero peralimentare quest'onda positiva?«Il turismo rappresenta il 12% delPil regionale, con oltre 12.000strutture ricettive e 100.000 occu-pati nel 2010. Dobbiamo far con-tinuamente presente alle istituzioniquanto siano interconnessi nellanostra regione i settori del turismo,della cultura, del commercio, dellaristorazione, dell'agroalimentare edell'artigianato, e quale importanzarivestano, per la realizzazione di unprodotto turistico, la riqualifica-zione dei centri urbani e la presenzadi parcheggi, la tutela delle campa-gne, dei mari e delle coste, gli ade-guamenti infrastrutturali della retedi mobilità. C'è assoluto bisognodi concludere la privatizzazionedelle stazioni termali di proprietàpubblica e di integrare l'offerta conquella del turismo del benessere, diripensare il sistema di classificazionedelle strutture ricettive, di coinvol-gere imprese e territori nella realiz-zazione di eventi e attività cultu-rali, di valorizzare il turismocongressuale».

Stefano Bottai

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POLITICA ECONOMICA

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Dimensioni e contenutotecnologico. Sonoquesti, secondo il rap-porto Irpet, i fattori

che determinano le principaliasimmetrie nelle performance delleimprese regionali. Le realtà pro-duttive di maggiori dimensioni,più orientate all’export, hanno giàinteramente recuperato la contra-zione produttiva del biennio 2008-2009 e si sono avviate su un sen-tiero di espansione, ancheoccupazionale. Le medie impresehanno recuperato oltre la metà delterreno perso, mentre la debole ri-presa delle piccole è largamente in-sufficiente a coprire le perdite ac-cumulate nel periodo precedente.Continua a flettere il volume d’af-fari delle imprese artigiane mani-fatturiere (-2,9%) e, ancora di più,quello delle microimprese non ar-tigiane manifatturiere (-4,1%).Non mancano comunque le ecce-zioni, dettate dalla capacità d’ag-gregazione e di agganciare l’inno-vazione, «intesa non solo comehigh tech ma anche come innova-zione di processo e distributiva»,spiega il presidente di Confartigia-nato Toscana, Fabio Banti. «Ci

sono casi di piccole imprese chehanno creato una filiera corta insettori tradizionali e maturi estanno crescendo – prosegue –. Adesempio alcune aziende si sonomesse in rete nel settore della pelle,a partire dalla materia prima perarrivare al prodotto finito, che ven-dono poi on line».

Commentando il rapporto Irpetha ribadito la necessità di puntaresulle piccole e medie imprese, so-stenendo che da sempre sono lacolonna portante dell’economiatoscana. Di quali sforzi c’è mag-giormente bisogno? «Innanzitutto occorre potenziare iconsorzi Fidi, che dal 2008 in poisono stati decisivi per la tenutadelle nostre imprese; oggi c’è an-cora bisogno di loro perchè le re-altà che hanno superato la crisi fi-nanziaria sono in debito d’ossigenoe hanno bisogno di nuovi impulsiper ripartire con gli investimenti.Sappiamo che la Regione Toscanasta guardando con favore il lavorosvolto dai nostri consorzi Fidi e lechiediamo di sostenerli ulterior-mente, rafforzandone i patrimoni».

Il credito quindi costituisce ilprimo nodo fondamentale da scio-

gliere. «Sì, anche perché sta emergendouna nuova stretta creditizia. La si-tuazione paradossale che spesso siverifica è che i consorzi Fidi dannol’ok per pratiche di fido e di inve-stimento, le quali però poi si arre-stano in banca. Le banche voglionoridurre al minimo il rischio e, acausa della crisi dell’immobiliare,guardano con meno interesse ri-spetto al passato alle garanzie ipo-tecarie. Preferiscono quindi darecredito a breve e brevissimo ter-mine piuttosto che a medio elungo termine, ma in questo modo

Per riavviare la crescita il governo nazionale e regionale

dovrebbero muovere poche leve fondamentali: credito,

burocrazia, fisco e infrastrutture. È l’analisi di Fabio Banti,

presidente di Confartigianato Toscana

Michela Evangelisti

L’impresa naviga a vista

Fabio Banti, presidente di Confartigianato Toscana

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Fabio Banti

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le aziende ricevono risposte moltolontane dalle loro reali esigenze.Occorre dare segnali alle banche:laddove c’è l’azione dei consorziFidi 107, ovvero quelli vigilatidalla Banca d’Italia, le istruttoriesono fatte bene e le imprese sonoaffidabili».

Un altro fattore cruciale è rap-presentato da un’architettura bu-rocratica farraginosa. Come af-frontare il problema?«Questioni di carattere materialee anche immateriale, lentezze e co-sti eccessivi di burocrazia sono unasorta di dannazione, che smorzasul nascere la voglia di rilancio.Prendiamo ad esempio i mille con-trolli su ambiente e sicurezza fattida soggetti differenti, dalle Asl finoai Carabinieri, che sottopongonole aziende a richieste sempre di-verse togliendo loro la certezza deldiritto. I controlli sono sacrosanti,ma dovrebbero essere semplificati,non passibili di interpretazioni edesercitati da un solo soggetto. Pernon parlare dei lacci e lacciuoli chesi incontrano per intraprendere. IlGovernatore guarda con molta at-tenzione agli investitori esteri:bene, ma chi si affaccia in Italia e

in Toscana si scontra con una seriedi ostacoli che vanno abbattuti».

Quali sono dunque al momentole prospettive di sviluppo e le per-cezioni degli imprenditori?«Si naviga a vista. Per le incertezzedettate dai mercati internazionali edalle politiche interne non nu-triamo aspettative importanti nelprossimo futuro, rimaniamo estre-mamente prudenti. Ma immagi-niamo che se questo Paese e la Re-gione avessero il coraggio diincidere su pochi fattori - infra-strutture, burocrazia, credito - lacrescita sarebbe maggiore dello“zero virgola”. Le nostre impresesono in trincea, quotidianamentesi dibattono tra mille problemi, trai quali il fisco; capiamo la diffi-coltà di muovere una leva di que-sto genere, vista la situazione deldebito pubblico, ma movimentarela domanda interna darebbe la pos-sibilità non solo al manifatturieroche esporta ma anche ad altri set-tori, come l’edilizia, di riprendersi,per un rilancio globale della nostraeconomia».

Ha parlato di infrastrutture;quali sono in Toscana gli inter-venti più urgenti?«Al di là della partenza della Tirre-nica, che sembra ormai cosa certa,e l’integrazione degli aeroporti diPisa e Firenze - da portare avanti inmaniera intelligente, senza canni-balismi - occorre investire forte-mente sulla banda larga. Il mer-cato moderno c’impone rapportie collegamenti diversi, che nonviaggiano più solo su gomma oferro ma anche su internet».

Lentezze e costiburocratici eccessivismorzano sulnascere la vogliadi rilancio

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IL PUNTO

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Anche la Toscana è finitasotto la lente d’ingran-dimento di Moody’s:l’agenzia di ricerche e

analisi finanziarie, infatti, ha messosotto osservazione il rating dellaRegione (oggi è Aa2, con prospet-tive stabili), unitamente - va detto- a quello di altri 22 enti italiani,tra cui Regioni, Province, Comunie istituti bancari. Proprio per que-sto il presidente Enrico Rossi haprontamente minimizzato la por-tata della notizia, affermando che«alla fine delle precedenti verificheda parte della stessa Moody’s o dialtre agenzie ci è stato detto piùvolte, con aria quasi dispiaciuta,che non era possibile alzare il ra-ting della Regione a causa di quelloitaliano. Di conseguenza, met-tendo sotto controllo quello delloStato, è del tutto normale verificareanche quello di Regioni, Provincee città con la classificazione piùelevata. Per quanto ci riguarda – haconcluso Rossi – non abbiamonulla da temere: i nostri conti sonoin regola».La crisi però morde anche unadelle regioni più produttive d’Ita-lia, come conferma il recente rap-porto del Censis, secondo il qualesarebbe in particolare il rinomatomodello sociale e solidale toscanoa rischiare di spezzarsi: segnali già

ci sono, come l’aumento dell’al-larme relativo all’immigrazione equello dei fenomeni di “som-merso”. Ma soprattutto c’è il calooccupazionale, che ha colpito du-ramente soprattutto giovani edonne sotto i 29 anni (-5,7% dioccupazione giovanile, -6,2% trale donne under 29) e laureati. No-nostante questo, secondo oltre il54% degli intervistati in Regionec’è un «benessere diffuso», accom-pagnato però da un certo «immo-bilismo»: non a caso, il 58% ri-tiene che si possa uscire dalla crisi«solo reinventandosi, avendo il co-raggio di cimentarsi in nuovi set-

tori di attività», a partire dal ma-nifatturiero.Intanto la giunta conferma l’in-tento di non voler ritoccare le im-poste regionali: l’assessore al Bi-lancio Riccardo Nencini haripetuto in più occasioni che «nonci saranno aumenti». SecondoNencini, inoltre, «il problema èche il federalismo, per ammissionedello stesso ministero dell’Econo-mia, rischia di non partire nel2013. Da parte nostra, la lotta al-l’evasione fiscale va bene: per que-sto chiederemo al governo di rive-dere le regole del patto di stabilità,in modo da consentirci di utiliz-

Secondo l’ultimo rapporto del Censis, in regione aumentano lavoro sommerso e allarme

immigrazione. Intanto la giunta Rossi sta per mettere mano agli enti locali

Leonardo Rossi

La crisi incrina il modello toscano

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zare le maggiori risorse recuperateproprio dalle tasse non pagate».Dal rapporto del Censis emergeperò anche che, tra le richieste deitoscani per uscire dall’immobili-smo, figura quella di nuove infra-strutture: nessuna novità per unterritorio ancora carente sotto que-sto aspetto, e che oggi potrebbefinalmente vedere alcuni passiavanti dopo la firma dell’Intesa ge-nerale quadro tra governo e Re-gione (“Per il congiunto coordi-namento e la realizzazione delleinfrastrutture strategiche con in-dicazione delle principali prio-rità”), siglata dal governatore

Rossi, dal presidente del Consi-glio Silvio Berlusconi e dai mini-stri Matteoli, Prestigiacomo eFitto. L’intesa prevede due serie diopere, entrambe prioritarie ma ar-ticolate in due tabelle in base al-l'urgenza e allo stato di avanza-mento della progettazione.«L’ammodernamento infrastruttu-rale – ha ribadito Rossi – è un ele-mento strategico che consentiràalla Toscana di superare lentezze eritardi e aprire una nuova stagionedi sviluppo. Sappiamo che le cassepubbliche hanno scarse risorse,siamo interessati alle soluzioni checi permettano comunque di inve-

stire sui progetti più importanti.Questa intesa riguarda opere fi-nanziate per meno della metà: 6,3miliardi di euro su un totale di12,8 miliardi. Comunque bisognaguardare avanti e collaborare tuttiper far marciare i cantieri. A frontedi questa disponibilità – concludeRossi – chiediamo ora al Governodi assicurare i circa 600 milioni dieuro necessari per due opere indi-spensabili, la Marroccone-Chiomae la Lucca-Media Valle. Quantoalla Firenze-Siena, prima di tuttooccorrono i lavori per trasformarlain una superstrada degna di questonome».

Enrico Rossi

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IL PUNTO

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Rating, tasse, occupa-zione, infrastrutture:sono molti i temi suiquali la giunta regionale

è impegnata in questi mesi a darerisposte concrete ai cittadini che,secondo l’ultimo rapporto Cen-sis, sono comunque consapevoli(o almeno lo è la metà di loro)del benessere diffuso nel quale vi-vono. Alberto Magnolfi, presi-dente del gruppo Pdl in consiglioregionale, cerca di indicare la viada seguire per risalire la china eagganciare la ripresa che altrovesembra già essere in atto.

Moody’s ha messo sotto osser-vazione, tra gli altri, anche il ra-ting della Regione. Il presidenteRossi ha immediatamente pre-cisato che bilancio e conti sonoin regola. Si tratta solo dellaconseguenza di un provvedi-mento nei confronti del ratingdello Stato o vi sono motivi dipreoccupazione?«È un segnale di allarme che nonpuò essere sottovalutato dalla Re-gione. Credo che i motivi chespingono Moody’s a porre sottocontrollo anche i bilanci della To-scana siano alimentati, tra l’altro,dall’atteggiamento della giunta re-gionale sui referendum relativi allagestione idrica e dei servizi pub-blici locali: un governo regionale

che festeggia la cacciata del capi-tale privato da un settore così stra-tegico non dà affidamento sul ter-reno delle liberalizzazioni e delleprivatizzazioni, che anche in To-scana sono più che mai indispen-sabili per riprendere a crescere».

L’assessore Nencini ha riba-dito che la Toscana non aumen-terà le tasse regionali, chiedendoanche di rivedere il patto di sta-bilità in modo da poter utiliz-zare quanto recuperato con lalotta all’evasione fiscale. Sitratta di uno scenario ipotizza-bile? Come potrà intervenire ilfederalismo fiscale nei confrontidi una regione come la Toscana?«Il tema del patto di stabilità èuno di quelli che occorre affron-tare con la cautela e la consapevo-lezza della delicata manovra fi-nanziaria che il sistema Paese èchiamato ad affrontare. Non èmateria in cui mettersi a fare iprimi della classe. Quanto al fe-deralismo fiscale, si tratta di unavera e propria rivoluzione che in-troduce per la prima volta un si-stema di premi e penalizzazioniper gli amministratori locali:premi per chi governa bene e pe-nalizzazioni per chi amministramale e manda in rosso i bilancicon troppa disinvoltura. Anche laToscana potrà trarre vantaggio da

un regime di rigore e di maggioree diretta responsabilità di chi am-ministra. Diversamente da quantoviene accreditato dalla vulgatacorrente, la gestione della spesaregionale non è stata per nulla vir-tuosa negli ultimi anni: tra il 2000e il 2009 la Toscana ha infattiavuto un aumento della propriaspesa pari quasi all’85%. E ormaianche il mito della sanità in pa-reggio è stato spazzato via dal-l’evidenza dei numeri».

Secondo l’ultimo rapportoCensis, la crisi ha colpito in par-ticolare giovani e neolaureati sulfronte occupazionale. Cosa è ne-cessario fare in questo campo?Come valuta i recenti provvedi-menti della giunta regionale?«I giovani devono essere al centrodelle politiche regionali se vo-gliamo uscire definitivamentedalla crisi e guardare con ottimi-smo al nostro futuro. La giuntaregionale finalmente ha scopertoquesta priorità, ma sugli esiti con-creti il giudizio deve rimanere so-speso. Quello della giunta è unasorta di progetto giovani “tuttofare”, fortemente segnato daun’impostazione ancora assisten-zialista: si preferisce erogare pic-coli contributi diretti anziché at-tuare interventi strutturali sulcontesto. Non esiste poi alcun in-

Alberto Magnolfi, presidente del gruppo Pdl in consiglio regionale, invita a non sottovalutare

l’avvertimento di Moody’s: «La gestione della spesa non è stata per nulla virtuosa»

Riccardo Casini

Sindrome da primi della classe

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Alberto Magnolfi

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dirizzo concreto per dare ai centriper l’impiego una funzionalitàreale, non esiste nessuna formulautile per selezionare in manieradiversa l’esorbitante numero delleagenzie formative».

Recentemente ha invece espressosoddisfazione per l’impegno delgoverno in favore delle infrastrut-ture toscane. Sull’autostrada tirre-nica però si è registrata una presadi posizione netta da parte del pre-sidente della Provincia di Gros-seto. Qual è il futuro di questaopera?«Oggi la Toscana ha il piede pian-tato sul freno e non sull’accelera-tore ad eccezione, appunto, delsettore delle infrastrutture, per lequali la spinta impressa dal Go-verno nazionale ha messo in qual-che modo la giunta regionale nellecondizioni di non poter ulterior-

mente tergiversare. Si tratta di unasvolta che -speriamo - ci consen-tirà di risalire la china di un defi-cit pluridecennale, che ha pena-lizzato in maniera gravissima losviluppo e la vita quotidiana del-l'intera regione. La Tirrenica è ilsimbolo principale di questasvolta, e chi chiede di riaprire undiscorso sulle scelte progettuali simette al di fuori della logica dellecose. La Regione ha contribuito afar perdere molti anni con la suaincapacità di decidere; oggi ilcompito è quello di spingere perla realizzazione dell’opera, ascol-tando le esigenze locali solo inquei limiti ragionevoli che non ri-portino tutto in alto mare».

Quali sono le altre priorità alivello di collegamenti? Qualiopportunità offre l’intesa siglatatra Governo e Regione?

«Le priorità riguardano le defi-cienze storiche del sistema di mo-bilità della Toscana: dalla Due marial potenziamento dell’A1, dell’Au-topalio e della Firenze-Pisa-Livorno. Ma l’importanza delnuovo accordo promosso e finan-ziato dal governo consiste anchenella soluzione prospettata per tuttala problematica dei collegamentinella Toscana centrale cui viene at-tribuito carattere strategico: dallaterza corsia dell’A11 fino a Monte-catini, all'adeguamento della de-classata di Prato fino alla previsionedi una nuova uscita autostradale“Prato centro”. Si tratta di una vi-sione organica che prende in consi-derazione l'intera problematica del-l'area Firenze-Prato-Pistoia, con piùricchezza di contenuti di quanto siamai stato previsto dalla program-mazione regionale».

Alberto Magnolfi, presidente

del gruppo Pdl in consiglio

regionale

I giovani devonoessere al centrodelle politicheregionali se vogliamouscire dalla crisi

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«Icomuni non voglionocontinuare a finanziare,come è accaduto in pas-sato, il deficit di altri

settori della pubblica amministra-zione. Il nostro comparto contri-buisce al deficit complessivo inmodo molto lieve e ha dimostratofin qui di saper fare il proprioruolo; ora è il momento di cam-biare impostazione secondo criteridi equità». Con queste paroleOsvaldo Napoli, presidente dell’As-sociazione dei Comuni Italiani, sot-tolinea l’importanza di questi ul-timi nella situazione finanziarianazionale e spiega che «i comunisono ormai da alcuni anni l’unicocomparto della pubblica ammini-strazione ampiamente in avanzo ehanno da molto tempo, con grande

senso di responsabilità, dato uncontributo di risanamento assai si-gnificativo». I comuni più virtuosisono riusciti a sbloccare una partedei fondi trattenuti dal patto di sta-bilità e chiedono un confronto conil governo anche alla luce della ri-forma sul federalismo municipale.

Dopo aver messo sotto osserva-zione il nostro debito pubblico,nel mirino di Moody’s ci sono ora

anche 23 enti locali. Quali riper-cussioni può avere il loro possi-bile declassamento?«Rispetto alle notizie apprese sul-l’analisi di Moody’s circa la situa-zione finanziaria di alcune ammini-strazioni comunali credo sia benefrenare gli allarmismi. Bisogna ve-dere nel dettaglio l’andamento com-plessivo degli indici e dei parametrieconomico-finanziari e, più in ge-

ENTI LOCALI

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Riguadagnare autonomia e

responsabilità e soprattutto

risorse stabili e certe con

l’abolizione dei trasferimenti.

Questo è l’obiettivo che i

comuni vogliono evidenziare tra

le opportunità che pone la sfida

federalista. Il punto di Osvaldo

Napoli, presidente dell’Anci

Nicolò Mulas Marcello

La tenuta di bilanciodei comuni italiani

Osvaldo Napoli, presidente di Anci

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nerale, la condotta complessiva delcomparto. Le nostre verifiche ag-giornate puntualmente dalla Fon-dazione per la finanza e l’economialocale dell’Anci ci dicono che siamoin presenza di una sostanziale te-nuta di bilancio e di una corretta ge-stione finanziaria. Ci sono ammini-strazioni comunali con elevataautonomia finanziaria, che presen-tano una differenziata rigidità di bi-lancio. Per quanto riguarda il pesodel debito, i comuni considerati - aeccezione di Bologna - presentanoun quadro caratterizzato da un sod-disfacente equilibrio fra le entratederivanti dal debito e le entrate cor-renti proprie, a cui si aggiunge lapresenza di realtà, quali Venezia eMilano, che non hanno mai attivatola leva fiscale sulle persone fisiche e

quindi presentano ampi margini dimiglioramento sul versante delle en-trate. Concludo ricordando che sec’è un dato incontrovertibile che bi-sogna sempre sottolineare è che icomuni sono ormai da alcuni annil’unico comparto della pubblicaamministrazione ampiamente inavanzo e hanno da molto tempocon grande senso di responsabilitàdato un contributo di risanamentoassai significativo».

Alcuni comuni sono riusciti a“liberare” una parte dei fondibloccati dal patto di stabilità.Questo sintomo di ripresa è a ri-schio?«Sullo sblocco, anche parziale e li-mitato, del patto di stabilità atten-diamo risposte concrete e rapide dalgoverno. L’Istat ha evidenziato come

il patto di stabilità stia producendouna riduzione vertiginosa dellaspesa per investimenti dei comuniche impatta direttamente sulla qua-lità della vita dei nostri cittadini.Occorre maggior rigore coniugatoallo sviluppo: è l’unica strada peruna riduzione strutturale del de-bito. L’Anci ha predisposto un do-cumento di proposta che congrande ragionevolezza indica unastrada per andare oltre gli slogan eper sostenere un allentamento pilo-tato e graduale del patto per i co-muni virtuosi».

Lei ha recentemente affermatoche la riforma del federalismo fi-scale presenta luci e ombre. In chesenso? «I comuni nei mesi scorsi hannoscommesso sulle opportunità che

Osvaldo Napoli

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Sono convinto che l’Ancinon sia solo una risorsafondamentale per icomuni, lo è per l’interosistema Paese

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ENTI LOCALI

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la sfida federalista pone. Abbiamodato l’assenso sul decreto relativo alfederalismo municipale conl’obiettivo di riguadagnare auto-nomia e responsabilità e, soprat-tutto, risorse certe con l’abolizionedei trasferimenti. Alcune impor-tanti questioni sono rimaste sultappeto e vanno oggi riesaminate:un recupero delle risorse tagliatedalla manovra dello scorso anno, lafiscalizzazione dei cospicui trasfe-rimenti regionali ai comuni, non-ché la fiscalizzazione dei trasferi-menti in conto capitale. Poi lostesso federalismo municipale ri-chiederà nelle prossime settimaneun tagliando: la scelta dell’Iva in-vece dell’irpef pone dei problemiche se non risolvibili imporrannoscelte diverse, così come vi è l’esi-genza di condividere i dati e le in-

formazioni sui tributi interessati».L’Anci rappresenta le esigenze

di ottomila comuni italiani. Cosaoccorre fare perché questa asso-ciazione riceva il giusto ricono-scimento istituzionale?«L’Anci in questi anni è diventatoun punto di riferimento e un in-terlocutore istituzionale la cui au-torevolezza è riconosciuta da tuttie rappresenta lo snodo tecnico epolitico-istituzionale degli inte-ressi dei comuni nei rapporti congli altri livelli di governo e con lealtre istituzioni del nostro paese.Da tempo va avanti all’internodell’associazione una riflessionecirca l’opportunità che a questasituazione di fatto segua un rico-noscimento pieno e formale dellarappresentanza generale ed esclu-siva dei comuni. Io credo che oggi

siano maturi i tempi perché que-sto avvenga. Sono convinto chel’Anci è una risorsa fondamentaleper il sistema Paese: un unico cen-tro efficiente, rapido e affidabiledi interlocuzione serve al sistemaistituzionale e certamente nonlede l’autonomia dell’associazioneche ha e avrà sempre quale unicoprincipio guida la tutela degli in-teressi dei comuni. Sono fidu-cioso che il mondo politico nelsuo complesso, maggioranza e op-posizione, riuscirà a cogliere que-sta esigenza, anche nel solco dellagrande testimonianza di affetto evicinanza che il presidente Napo-litano ha dato e dà ai comuni ealla nostra associazione, da ultimonel convegno al Senato sulla Cartadelle autonomie del 14 giugnoscorso».

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Rispetto all’analisidi Moody’s sullasituazione finanziariadi alcuni comunicredo sia beneandare cauticon gli allarmismi

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Alessandro Cosimi

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Una sensibile riduzionedella spesa pubblica èstata registrata dal com-parto dei comuni du-

rante gli anni scorsi. Per questo è ne-cessaria una modifica del patto distabilità che tenga conto dei risultatiottenuti fino a oggi dalle ammini-strazioni comunali. Alla fine delloscorso anno la Corte dei Conti ha se-lezionato sette comuni toscani, persottoporli a verifica sulla sana ge-stione finanziaria, in quanto sono ri-sultati particolarmente critici in baseal monitoraggio sul preventivo 2010e il rendiconto 2008 e 2009. «Lastragrande maggioranza dei comunitoscani, direi la quasi totalità – so-stiene Alessandro Cosimi, presidentedi Anci Toscana – sono dentro i pa-rametri certificatori dei bilanci».

Lei sostiene che «i tagli lineariprevisti dal patto di stabilità hannobisogno di una revisione». Di cosabisogna tenere conto nel rivedere ilpatto?«Occorre partire da quello che è suc-cesso negli anni scorsi: il compartodei comuni ha già registrato una ri-duzione della spesa pubblica oltre il10%, non si può non partire da que-sto dato. Se una parte dell’ammini-strazione dello Stato, soprattutto a li-vello centrale, ha invece aumentato

la spesa pubblica non è corretto ese-guire tagli lineari che finiscono perpunire chi ha avuto un atteggia-mento virtuoso. In più ci vuole unamodifica del patto di stabilità checonsenta ai comuni di investire in al-cuni settori».

Sul fronte federalismo fiscale siattende l’approvazione della Cartadelle autonomie. Cosa garantiràquesta carta?«La legge 42 è una legge delega,stiamo attendendo che venganoemanati i decreti applicativi. Per certiversi questa legge rappresenta ancheun elemento di riordino positivo, so-prattutto sulle funzioni fondamentalidegli enti ed entra nel merito dicome i comuni debbano svilupparele proprie prestazioni di servizi».

Autonomia tributaria e mano-vrabilità dei tributi locali. Cosacambierà per i comuni toscani? «In questo momento siamo in attesadi vedere cosa cambierà perché, inconsiderazione dell’abolizione dellatassa comunale sugli immobili, si èdeterminata una condizione nellaquale sia la compartecipazione al get-tito dell’Iva che l’addizionale Irpefsono diventate il punto dove esisteuna manovrabilità per i comuni. Inverità il sistema che dovrebbe costi-tuirsi è ancora molto vago e risente

di una incertezza di fondo nella de-finizione dei contenuti delle nuoveimposte locali (Imu), che, per certiversi, non fanno altro che recupe-rare in maniera un po’ criptica latassa sul valore mobiliare della primacasa».

Qual è attualmente la situazionedei conti delle amministrazioni co-munali toscane?«La stragrande maggioranza, direila quasi totalità, dei Comuni to-scani sono dentro i parametri certi-ficatori dei bilanci. Questo avvienecon grande sofferenza, soprattuttoper quei Comuni più piccoli chehanno problemi a pagare lo stato diavanzamento dei propri investi-menti. Comunque dal 2012 questodato probabilmente non sarà ripe-tuto, perché il taglio lineare di 2,5miliardi di euro, stabilito nella ma-novra dello scorso anno, andrà a in-cidere sulla vita reale dei cittadini esulla capacità dei Comuni di darerisposte».

I tagli lineari del patto di stabilità finiscono per punire le

amministrazioni più virtuose. A sostenerlo è Alessandro Cosimi,

il quale spiega cosa occorre fare per rivedere il provvedimento

senza penalizzare le amministrazioni locali più del dovuto

Nicolò Mulas Marcello

Le richieste dei comuni

Alessandro Cosimi, presidente di Anci Toscana

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“Recyclethic” è il tema e il ti-tolo dell’edizione di PittiFilati 69 che individua nelriciclo la risposta creativa e

sostenibile alla crescente richiesta di materiaprima. Dal 5 al 7 luglio 2011, Fortezza daBasso ospita l’appuntamento internazionaledi riferimento del settore dei filati per la ma-glieria, vestendosi a grande laboratorio di ri-cerca e osservatorio per i nuovi trend del li-festyle. «Quella del riciclo è oggi unatendenza forte dei consumi nei paesi più evo-luti e consapevoli dal punto di vista dellasostenibilità ecologica ed etica dei prodotti»dichiara il presidente di Pitti Immagine Gae-tano Marzotto, che presenta un mondo dellamoda sempre più interprete di questa esi-genza. «I nuovi materiali hanno grandi po-

Uomo, donna, bambino e filati. A Fortezza da Basso fioriscono le nuove tendenze della moda,

accorrono prestigiosi buyer internazionali e diventano protagonisti dello stile i materiali di riciclo.

Gaetano Marzotto anticipa nuove sorprese per gennaio, tra musica arte e performance

Elisa Fiocchi

tenzialità anche dal punto di vista della crea-tività e dello stile, non sono più connotati sol-tanto in modo “povero” e “alternativo” comesono stati visti finora». Nuove idee e ricchesuggestioni scandiranno l’estate fiorentina,pronte a influenzare le prossime collezioni ei prodotti di moda finiti che il consumatoreacquisterà nell’immediato futuro. I numeriregistrati nell’ultima edizione di Pitti Uomohanno inoltre regalato ottimismo e fiducianell’evoluzione del settore moda, anche perquel made in Italy che ha sofferto la crisi eco-nomica e che oggi torna ad aprirsi al mercatodel rinnovamento: «Ci saranno sorprese ecose molto interessanti da vedere il prossimogennaio», svela Gaetano Marzotto.

I numeri registrati da Pitti Uomo 80hanno trasmesso un’iniezione di energia

Pitti, piattaforma strategica

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TOSCANA 2011 • DOSSIER • 73

per la moda internazionale: quali sono ipunti di forza e le nuove risorse che con-sentono di annunciare una ripresa eco-nomica del settore?«In una congiuntura economica globale checonserva ancora ampi margini di incertezzai buoni risultati ottenuti da quest’ultimoPitti Uomo, che ha fatto registrare +7,6% dicompratori esteri e +2% di quelli italiani ri-spetto all’estate 2010, stimolano senz’altrol’ottimismo. Le condizioni perché le cose siavviino decisamente per il verso giusto sonola ripresa generale dei consumi e la compe-titività. Le imprese possono fare la loroparte sulla seconda di queste condizioni at-traverso creatività e innovazione oltre cheattraverso l’efficienza e questa loro ricerca èstata ben evidenziata dalle collezioni e dalletante idee che si sono viste in fiera. Quantoalla prima condizione, in attesa che anchesui mercati più consolidati la ripresa si raf-forzi e possa trasferirsi sui consumi finali -ma in Europa, Germania e Francia rispon-dono già abbastanza bene, e dagli Stati Unitii segnali che giungono sono molto positivi- oggi le imprese devono affidarsi soprat-tutto ai nuovi e nuovissimi mercati. Ancheda questo punto di vista l’80° Pitti Uomo,con la presenza di molti buyer provenienti

da questi paesi, ha dato fondamenta a un at-teggiamento di maggiore fiducia sull’evolu-zione complessiva del settore».

L’export ha rappresentato il fattore cru-ciale in questa fase per trainare la ripresa,come sta rispondendo il made in Italy?«Le nuove opportunità da cogliere in questafase riguardano soprattutto le aziende ita-liane. Che per la grande maggioranza si sonomobilitate e anche molto rinnovate al lorointerno e nelle reti che le collegano a lorofornitori e hanno saputo approfittare dellepossibilità che la globalizzazione ha di-schiuso tanto nella dimensione produttivache in quella commerciale. La moda made inItaly oggi è molto più aperta. Ha saputomantenere la sua identità e la sua leader-ship mondiale nella fascia di qualità più altaanche quando ha esternalizzato alcuni deisuoi processi produttivi a più basso valoreaggiunto, ma soprattutto ha investito sullaricerca stilistica e sui nuovi mercati, come laCina, dove le vendite di abbigliamento con-tinuano a crescere a ritmi elevatissimi. Sa-ranno questi paesi a supplire a una domandainterna ancora abbastanza fiacca».

Anche l’ottava edizione di Pitti W haconfermato i livelli di presenze dell’ul-tima edizione invernale. Qual è stato l’im-

��La Fondazione Discovery fa comunicare

la moda con tutti gli altri linguaggi creatividella nostra contemporaneità

� �

Gaetano Marzotto,

presidente di Pitti

Immagine

Gaetano Marzotto

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PITTI IMMAGINE

74 • DOSSIER • TOSCANA 2011

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generale della Fondazione Discovery - chequesta estate ha presentato anche l’eventodel brand californiano Rodarte - e della suastrategia: mettere in comunicazione la modacon tutti gli altri linguaggi creativi della no-stra contemporaneità».

I risultati raccolti, quali nuovi scenariaprono in vista delle kermesse datate gen-naio 2012?«Proseguirà certamente la nostra attenzionealla ricerca stilistica, alla selezione e alla seg-mentazione attenta dell’offerta espositiva edi comunicazione attraverso gli eventi e iprogetti speciali. E continueremo a svilup-pare tutte le iniziative che possono portare leaziende a crescere sui mercati esteri più pro-mettenti. Ci saranno sorprese e cose moltointeressanti da vedere il prossimo gennaio.Di più al momento non posso dire».

pegno della Fondazione inquesti anni per manteneree consolidare il prestigio diPitti Immagine nel mondo?«L’ottava edizione di Pitti W,in contemporanea con l’Uomo, ha confer-mato il suo ruolo di piattaforma strategicaper il lancio di progetti specifici, anteprime,collezioni mono-prodotto di moda donna. Equesta volta ha dato uno spazio speciale ainuovi talenti della moda provenienti dal Bra-sile, all’interno del progetto speciale che laFondazione Discovery ha presentato assiemea Pitti Immagine e all’Osservatorio per leArti Contemporanee dell’Ente Cassa di Ri-sparmio di Firenze interamente dedicato aquesto paese che è uno dei nuovi grandi pro-tagonisti dell’economia e della cultura glo-bali: moda ma anche arte, musica e perfor-mance. L’idea è quella di invitare ogni announo di questi paesi emergenti a rappresen-tarsi di fronte a un pubblico internazionaleattento ed esigente come quello delle nostremanifestazioni. E questo fa parte dell’attività

��I materiali di riciclo perdono

la connotazione povera e diventanoartefici di stile e creatività

L’affluenza dei compratori

esteri a Pitti Uomo 80

ESTERO+ 7,6%

La percentuale di compratori

dal nostro Paese è aumentata

rispetto al 2010

ITALIA+ 2%

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PITTI IMMAGINE

La Galleria del costume, situata al-l’interno della palazzina della Me-ridiana di Palazzo Pitti, accogliecostumi e abiti storici dagli inizi

del XVII fino ai primi anni del XX secolo.Tra il 1833 e il 1837, avviene la ristruttura-zione delle tredici sale di cui è composta lagalleria, all’interno delle quali l’arredamentorisale al periodo della corte sabauda con pa-reti addobbate e decorate con sete e tessuti.Al fine di mantenere l’integrità delle stoffedei capi, i pezzi vengono alternati ogni dueanni. «La selezione attualmente in corso –racconta la direttrice Caterina Chiarelli – èdedicata al tema “Moda fra analogie e dis-sonanze”: un dialogo fra antico e moderno,alla ricerca di similitudini e contrappostinelle forme che hanno da sempre caratteriz-zato la moda femminile».

In che cosa consiste il percorso che ac-coglie il visitatore?«Si incontra un abito del Settecento, detto al-

l’Andrienne, affian-cato a un abito diFerrè del 1989. Sonopassati secoli, ma laforma dei due capi cirivela il filo comune.Oppure s’incontranoabiti di metà Otto-cento, dalle ampiegonne con crinolina,che entrano in dialogocon le vesti degli anni

Cinquanta del Novecento».Il lavoro di restauro avviene nel labora-

torio tessile del museo che si trova al pianosuperiore dell’edificio. Quanto s’impiegamediamente per restaurare un capo? «Il laboratorio di restauro tessile è indispen-sabile per la manutenzione di abiti e accessorie per tutte le attività relative all’esposizionedei costumi. Gli interventi variano a secondadello stato di conservazione o se la foggia ori-ginaria ha subito modifiche nel tempo: al-

Seimila abiti impreziosiscono la Galleria del costume che nel 2012, per il quinto

centenario della morte di Amerigo Vespucci, accoglierà il dipinto di Joseph Henry

Sharp “Crucita. Una ragazza di Taos”, per celebrare la mostra “I nativi d’America”

Elisa Fiocchi

Creazioni senza tempo

Alcuni abiti esposti

all’interno della

Galleria del Costume

a Firenze

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Caterina Chiarelli

volta ci indicano capi di grande valore do-podichè esiste una commissione che decidese acquisire o meno l’articolo. In parallelo siattua una ricerca effettuata dalla nostra gal-leria, che certamente sarebbe più ampia se cifossero maggiori fondi per acquistare i capialle aste. In generale, i doni che riceviamosono superiori agli acquisti».

La galleria è considerata uno dei più im-portanti musei di storia della moda a li-vello internazionale. Quali particolari og-getti sono divenuti simbolo di taleprestigio e tradizione?«Ce ne sono tanti, ma tra i più noti vi è sen-z’altro la donazione di Umberto Tirelli checonsiste di circa trecento costumi teatrali; idue abiti di Rosa Genoni, il celebre abito daballo ispirato alla “Primavera” di Botticelli eil manto di corte desunto da un disegno diPisanello; il guardaroba della nobildonna si-ciliana Franca Florio; le donazioni di DonnaSimonetta del suo archivio e dei bozzettidella sua attività e di quella del marito».

cuni esemplari hanno bisogno della semplicemanutenzione, altri, che riteniamo interes-santi, spesso ci arrivano in condizioni pie-tose. Per ogni selezione abbiamo in media trerecuperi e tra i più interessanti troviamo sen-z’altro alcuni pezzi del Cinquecento».

La Galleria del costume, conta circa sei-mila abiti antichi e moderni, accessori, co-stumi teatrali e cinematografici. Come av-viene il lavoro di ricerca e selezione dei capi? «Vengono a proporci un pezzo oppure tal-

IL MUSEO CAPUCCILo spazio espositivo del Museo Capucci si trova all’interno dellaVilla Bardini a Firenze, posta sulla riva sinistra dell’Arno, tra ilForte Belvedere e il complesso museale di Palazzo Pitti. Apertopermanentemente dal 18 ottobre 2008, il museo è dedicatoall’attività dello stilista Roberto Capucci, considerato maestro deltaglio e della piega e uno dei padri della moda italiana. I suoi abitiscultura sono vere e proprie opere d’arte in tessuto dove lo studiodelle forme e il disegno formale stravagante li rendono adatti acircostanze eccezionali. La scelta dei tessuti è stravagante:dall’uso di materiali inconsueti come paglia, ottone, plexiglasaccostati a stoffe preziose, a quelli tecnologici e fosforescenti percreare misteriose spirali o fiori stilizzati. Il Museo Capucci esponei dodici abiti-scultura, confezionati in occasione della Biennale diVenezia del 1995, e una serie di creazioni che ruotanoperiodicamente e coprono tutta la produzione dello stilista fin dal1950. Fanno da corredo le esposizioni di schizzi, bozzetti,audiovisivi, articoli di stampa e fotografie.

Caterina Chiarelli,

direttrice della Galleria

del costume

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IL TESSILE PRATESE

80 • DOSSIER • TOSCANA 2011

L’export e l’innovazione sono i fattori trainanti che hanno consentito all’indotto economico generato

dal settore tessile pratese di registrare una consistente ripresa. Carlo Longo, presidente della Camera di

Commercio di Prato, definisce il quadro generale del distretto

Nicolò Mulas Marcello

Un vantaggio competitivo

Il distretto tessile di Prato vanta aziendeche puntano sulla qualità del prodotto esulla capacità di offrire una variegataproposta creativa. In un mercato ag-

guerrito come quello del settore, molte impresepratesi hanno deciso di puntare sull’innova-zione specializzandosi nella creazione di tessutitecnici di alto livello. «Dai geotessili ai tessutispeciali per infortunistica, sono molte leaziende specializzate in questo tipo di prodotti– sottolinea Carlo Longo, presidente della Ca-mera di Commercio di Prato – e credo chequeste aziende siano un po’ l’avanguardia diquello che in futuro Prato potrà diventare».

Secondo i risultati dell’indagine della Bancad’Italia realizzata su un campione di impresetoscane con almeno 20 addetti nel 2010 la ri-presa del fatturato ha riguardato soprattuttola meccanica e il sistema della moda ed è statapiù intensa per le imprese maggiormenteorientate ai mercati esteri. L’export è stataquindi un’ancora di salvezza?«Effettivamente si registra una ripresa dell’ex-port anche abbastanza sostenuta nel distrettopratese. Per fare qualche esempio nel corso del2010 si sono registrati recuperi superiori al35% per le vendite del nostro sistema modanei mercati del Regno Unito e della Francia.Per il 2011 a Prato si stima una crescita del va-lore aggiunto nel manifatturiero del 2,3%. Èquindi evidente che c’è una tendenza che stafacendo tornare la produzione in Europa, in unmercato sempre più veloce come quello dellamoda. Adesso si tratta di capire quali sono i va-lori su cui si attesterà questo flusso».

All’interno del mercato globale come si col-

loca la produzione tessile pratese? «Il nostro distretto è conosciuto per la propriaofferta dedicata alla donna; ma in realtà oggi sipropongono collezioni anche per uomo e intutti i materiali. Quello che ci caratterizzamaggiormente è la creatività delle collezioni, lanostra capacità di offrire una variegata propo-sta creativa. E non solo: le nostre aziende, di

Nella pagina a fianco,

Carlo Longo,

presidente della Camera

di Commercio di Prato

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TOSCANA 2011 • DOSSIER • 81

dimensioni medio-piccole, sono anche ingrado di personalizzare la propria offerta, ve-nendo incontro alle esigenze del cliente. Un belvantaggio per quei clienti che hanno bisognodi qualcosa pensato solo per loro».

Pochi mesi fa è stata avanzata l’idea di creareuna rete di laboratori per certificare la qualitàdei tessuti nonché la sicurezza dei processi

Il recupero dellevendite nel sistemamoda pratese neimercati del Regno

Unito e della Francianel corso del 2010

VENDITE35%

Il valore aggiuntostimato

per il manifatturieropratese per tutto

il 2011

CRESCITA 2,3%

industriali. La qualità deiprodotti pratesi è già ricono-sciuta dal mercato?«La qualità dei nostri prodottiè molto conosciuta sul mer-cato, le nostre imprese produ-cono solo tessuti per una fasciaalta del mercato, che ha quindidelle esigenze particolari in re-lazione alle prestazioni dei pro-dotti. Inoltre, nelle nostreaziende sta avanzando una co-

scienza sempre più green e c’è grande attenzioneverso le produzioni ecologicamente sostenibili.Ne è un esempio il marchio Cardato Regenera-ted Co2 neutral, rilasciato dalla Camera diCommercio, che accompagna i primi tessuti azero emissioni di Co2 presenti sul mercato».

Quali sono le previsioni per il futuro del set-tore tessile a Prato? «Adesso abbiamo un sostanzioso gruppo di aziendespecializzate in tessuti tecnici di alto livello, che vadai geotessili ai tessuti speciali per infortunistica, ecredo che queste aziende siano l’avanguardia diquello che in futuro Prato potrà diventare. Mispiego meglio: il know how tessile del nostro ter-ritorio può sicuramente essere applicato in nuovicampi e per le nuove applicazioni possiamo con-tare su questo vantaggio competitivo non indiffe-rente. È una scommessa affascinante quella di im-maginare il tessile come un settore dalleinnumerevoli applicazioni e i nostri imprenditorinon mancheranno di cogliere questa sfida».

Carlo Longo

Page 58: Dossier Toscana 07 2011

IL TESSILE PRATESE

La qualità vince sui prezzi bassi. Nel caso del distretto tessile pratese l’esempio è lampante. Le produzioni

toscane nel mercato internazionale hanno da sempre rivestito un ruolo di alto livello nonostante l’avanzare

dei paesi emergenti e i loro prezzi competitivi. Vincenzo Cangioli, spiega i punti di forza

Nicolò Mulas Marcello

Il saper fare pratesericonosciuto nel mondo

Vincenzo Cangioli,

vicepresidente

dell’Unione

Industriale di Prato

nale sull’esercizio precedente ha superato il150% degli utili del distretto tessile di Prato.Cosa occorre fare per non rischiare di frenarela ripresa?«Perché la ripresa si consolidi occorrono tantecose, a cominciare da fattori di contesto interna-zionali, nazionali e locali: ma certamente un fi-sco meno penalizzante per le imprese è un fattorechiave. Il dato che lei cita emerge dallo studiocondotto dall’Unione Industriale pratese nel2010 sui bilanci delle imprese. L’obiettivo era ri-spondere alla domanda: quanto pesa la fiscalitànazionale corrente sul complesso degli utili delterritorio? Il dato che era emerso nel 2009, rife-rito ai bilanci 2008, evidenziava un drenaggio fi-scale complessivo sul sistema manifatturiero diPrato molto alto, superiore all'81%. Ma il datodel 2010, riferito ai bilanci 2009, ha avuto risul-tati ancora più clamorosi. Dal campione è emersoche a fronte di un utile ante imposte di 44,2 mi-lioni di euro, le imposte correnti ammontavanoa 69,6 milioni di euro, con un’incidenza del157%. All’origine di questa grave distorsione delsistema fiscale vi è in primo luogo l’Irap. Questaha, infatti, come base il reddito prodotto al lordodei costi per il personale, sia pur mitigato negli ul-timi anni da alcune detrazioni».

I prestiti hanno accelerato lievemente neiprimi mesi del 2011. L’accesso al credito ri-mane un ostacolo per le aziende di Prato?«In parte sì, e spesso per motivi che vanno al di

82 • DOSSIER • TOSCANA 2011

La qualità dei tessuti e filati pratesi è ri-conosciuta a livello internazionale.Non a caso sono clienti di Prato leprincipali case di moda internazio-

nali. «Oggi – spiega Vincenzo Cangioli, vice-presidente dell’Unione Industriale Prato – assi-stiamo a un “ritorno alle origini” di clienti chehanno inseguito nel recente passato le sirene delbasso prezzo, rivolgendosi a fornitori di paesiemergenti: in molti si sono accorti di perderecosì tanto in qualità e nel livello del serviziocomplessivo, che sono tornati da noi». Rimanecomunque il problema dell’asimmetria di regolefra l’Europa, dai regolamenti fin troppo rigidiverso le proprie produzioni, e molti altri paesianch’essi rigorosi per la circolazione dei pro-dotti sul loro territorio, ma del tutto “aperti”

quando si tratta di esportare. «Se la qua-lità dei nostri prodotti – prosegueCangioli – è riconosciuta, in ognicaso, non è semplice farsi ricono-scere compensi tali da garantiremargini operativi soddisfacenti: ledinamiche commerciali sono com-plesse e risentono di molteplici fat-

tori, incluso quello valutario,molto importante per un

distretto esportatorecome il nostro».

Nel 2010 il pre-lievo fiscale nazio-

Page 59: Dossier Toscana 07 2011

Vincenzo Cangioli

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 83

là delle scelte delle stesse banche. Esiste un pro-blema costi del credito, ma una criticità è rap-presentata anche dalla spersonalizzazione del rap-porto con gli operatori e dalla loro scarsaautonomia. Questo è anche il frutto dei vincoliimposti da Basilea 2; e ancor peggio andrà conBasilea 3. Imponendo incrementi importantidella capitalizzazione delle banche, infatti, Basi-lea 3 rischia di far assottigliare le risorse finanziariea disposizione delle banche stesse, e di conse-guenza il denaro per i finanziamenti. Qualcosacomunque sta cambiando anche in meglio: le im-prese stanno imparando che le banche sono tantopiù disponibili quanto più incontrano traspa-renza e chiarezza di idee sulle strategie, le bancheoperanti sul territorio a loro volta forse hanno ca-pito che focalizzarsi sulla loro missione di sup-porto all’economia reale alla lunga paga».

Cosa occorre fare e come si sta muovendoConfindustria per tutelare il made in Italytessile pratese?

«Il sistema Confindustria, quindi anche Si-stema moda Italia e la nostra Unione, sta fa-cendo il possibile perché vengano introdottenormative europee che valorizzino le specifi-cità dei brand nazionali. Nel caso dell’Italia,esiste un interesse forte a che vi sia la mas-sima trasparenza nei confronti del consuma-tore circa il luogo di produzione. Attual-mente non esiste obbligo di etichettaturad’origine per i prodotti tessili che circolanonell’Unione europea: se lo si fa esistononorme precise che regolano l’apposizione del-l’etichetta, ma se si vuole si può non farlo. Laconfusione è inevitabile e va a danno sia deiconsumatori che non sanno bene cosa ac-quistano sia delle nostre imprese. Ciò chechiediamo è l’obbligo di etichettatura di ori-gine almeno per le merci importate nel-l’Unione europea: un obiettivo difficile daraggiungere per l’opposizione della lobby deigrandi importatori del Nord Europa».

Page 60: Dossier Toscana 07 2011

DISTRETTO TESSILE

84 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Fra i settori colpiti più duramente dalla crisi, il tessile toscano ha saputo rialzarsi

facendo ricorso all’inventiva, alla capacità di pianificazione e a un’attenta strategia

commerciale. Lido Barni racconta la sua esperienza

Francesco Bevilacqua

La ripresa del tessileè già in atto

In ogni settore, esistono aziende storicheche rappresentano il punto di riferi-mento per la qualità dei prodotti e lacompetenza del servizio. Questo è sicu-

ramente il caso della Lido Barni, che dal 1976opera nel distretto tessile di Prato realizzandoe commercializzando accessori per differentimacchinari tessili. Entrando nella sede del-l’azienda si rimane quasi stupefatti dalla va-rietà della gamma di accessori e particolaripresenti e viene quasi da chiedersi dove siapossibile collocare tutti quegli oggetti. LidoBarni è il titolare dell’attività: «L’idea che hosempre avuto è quella di ascoltare le esigenzespecifiche di tutti coloro che si rivolgono a

noi, cercando di assecondarle e migliorandola qualità del prodotto e del lavoro che esso èchiamato a svolgere». Lido Barni può rac-contare innumerevoli storie di modifiche bril-lanti, personalizzazioni nate dalla conoscenzadel settore tessile maturata in anni di espe-rienza, dalla sua creatività e dalle capacità ar-tigianali che questo mestiere ancora richiede.

Entrando nel dettaglio, quali sono gliutilizzi principali a cui sono destinati i vo-stri prodotti?«Prima di tutto è opportuno dividere ciò cheproduciamo in due categorie merceologiche:quella dei ricambi da un lato e quella degli ac-cessori dall’altro. I ricambi sono componentidestinati a sostituire quelli già presenti neimacchinari tessili. Gli accessori sono invececomponenti appositamente progettati e creatiper risolvere problematiche particolari legatealla realizzazione del prodotto finito. Paraf-finatori, tensionatori, stribbie sono i nomi dialcuni nostri dei articoli, per i quali dete-niamo i relativi brevetti».

È particolarmente interessante, visto ilsettore in cui operate, sapere in che modoavete affrontato la crisi e quali ripercus-sioni ha avuto sul vostro lavoro.«La crisi c’è stata ed è ancora presente. Ilcomparto tessile ne ha subito le conseguenzein maniera abbastanza pesante e in partico-lare la zona di Prato, che come è risaputo èuna delle capitali del tessile italiano, ha at-

Lido Barni,

titolare dell’omonima

azienda di Bagnolo –

Montemurlo (PO).

Nella pagina seguente,

un miniorditoio “Minor”

www.lidobarni.it

Page 61: Dossier Toscana 07 2011

Lido Barni

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 85

traversato un momento davvero problema-tico. Tuttavia, pur venendo da un periodo didifficoltà che è iniziato ben prima del 2008,è importante rilevare come quello tessile siail settore che ha reagito alla crisi in manierapiù vigorosa e che, al suo interno, il distrettopratese è quello che ha fatto registrare i se-gnali di ripresa più incoraggianti. Per quantoriguarda noi direttamente, la ricetta che ab-biamo adottato per affrontare questa reces-sione è stata quella di incrementare l’espor-tazione verso nuovi mercati, puntandosull’innovazione, sulla flessibilità e sulla va-rietà dei nostri prodotti. Queste caratteristi-che ci hanno permesso di soddisfare richiestenumerose e di varia natura che ci sono per-venute, riguardanti accessori che andavanodai telai a navetta fino a quelli di ultima ge-nerazione».

Spesso si parla di innovazione, ma cosacomporta questa pratica per un’aziendatessile?«Significa soprattutto scommettere, assu-

mersi dei rischi. A volte è ne-cessario intraprendere stradeche apparentemente, sul mo-mento, sembrano poco con-venienti, poiché il raggiungi-mento degli obiettivi non èprevisto nel breve ma nel me-dio o a volte addirittura nellungo periodo. Bisogna così

avere pazienza e lungimiranza, unitamente auna buona capacità di programmazione. Nelnostro caso – grazie all’aiuto di mio figlio Lo-renzo, che è ingegnere meccanico – abbiamopensato di attrezzarci per essere in grado difornire un servizio completo di progettazionemeccanica, dal disegno fino alla prototipa-zione rapida, a tutte quelle aziende che vo-gliono realizzare prodotti su misura».

Quali sono quindi le vostre prospettiveper il futuro?«Per la nostra azienda il 2011 è iniziato moltobene; l’andamento del mercato è piuttosto al-talenante e oggi non si è ancora stabilizzato, maconfidiamo di mantenere il trend positivo diinizio anno. Nel prossimo futuro, un appun-tamento molto importante sarà la fiera inter-nazionale del tessile Itma, International Exhi-bition of Textile Machinery, che si terrà aBarcellona dal 22 al 29 settembre e ci vedrà tragli espositori. L’obiettivo con cui partecipiamoa questa kermesse è quello di consolidare irapporti con i nostri clienti nel mondo».

��

Abbiamo pensato di attrezzarci per essere in grado di fornire un servizio completo di progettazione meccanica, dal disegno fino alla prototipazione rapida

Page 62: Dossier Toscana 07 2011

86 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Negli ultimi anni, in concomitanzacon la crisi economica che ha at-traversato l’intero paese, la città diPrato più di altre ha dovuto subire

la concorrenza estera, in special modo cinese eindiana, nel settore che aveva rappresentato lasua ricchezza, ovvero il tessile. In questo conte-sto si inserisce Polytech, riferimento importanteper l’import e l’export di fibre tessili sintetiche,filati industriali, tessuti non tessuti e granularitermoplastici, che ha puntato alla ricerca dinuovi mercati di nicchia. Ne parliamo con Na-talino Mazzei, fondatore della realtà pratese.

Di che cosa si occupa Polytech nello spe-cifico?«Da sempre siamo impegnati nel reperimento dimaterie prime tessili adatte al nostro mercato diriferimento ma negli ultimi anni il nostrocampo di applicazione è leggermente cambiato

e ci ha visto coinvolti nel reperimento di fibretessili per il settore geotessile e per “tessuti nontessuti” in generale. Si tratta infatti di settoridove i consumi sono in continuo aumento: miriferisco a strade, ferrovie, ponti, gallerie, piaz-zali o discariche dove, nella messa in opera,vengono utilizzati quantità sempre maggiori ditessuti non tessuti drenanti, stabilizzanti e dicontenimento».

Il campo di applicazione di Polytech ri-guarda quindi differenti settori?«Collaboriamo anche con l’edilizia residenzialee industriale, offrendo fibre tessili rigenerateche vengono utilizzate per la produzione dipannelli insonorizzanti e anticalpestio oltre apannelli per tenuta termica. Ci rivolgiamo inol-tre al settore automobilistico fornendo fibra dipolyestere per la produzione tessile pannelli in-sonorizzanti, antirombo, rivestimenti per bau-

Il tessile guarda “oltre il settore”Un punto di riferimento per l’import e l’export di fibre tessili in una città che,

negli ultimi anni, ha affrontato grandi difficoltà proprio nel settore che aveva

fatto la sua ricchezza. Ne parliamo con Natalino Mazzei, fondatore di Polytech

Nicoletta Bucciarelli

DISTRETTO TESSILE

Page 63: Dossier Toscana 07 2011

Natalino Mazzei

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 87

liere, sottoscocca e cappelliere. Infine le no-stre produzioni sono utili per fili continui dialta tenacità che servono per reti e cavi ma-rini, per tessuti anti infortunistica e per na-stri trasportatori».

Campi di applicazione che si collocano inuna città come Prato.«Da anni Prato sta vivendo una crisi strutturale,che coinvolge proprio il sistema che in passatoaveva fatto la sua fortuna, ovvero il sistema fi-liera. Oltre a questa crisi di identità ci dob-biamo purtroppo confrontare con la crisi ge-nerale in cui negli ultimi anni è piombato tuttoil nostro paese e che ha generato bassi con-sumi e scarse disponibilità finanziarie».

Da cosa dipendeva la ricchezza del sistemafiliera?«La base del successo per qualsiasi industria èsempre stata il poter disporre di materie primeabbondanti a basso prezzo. Da questo punto divista il sistema di riciclo degli indumenti usatiha fornito da sempre la materia prima di baseovvero la lana meccanica, stracci con un’altapercentuale di lana che, dopo aver subito di-verse lavorazioni, possono essere nuovamenteutilizzati. Prato sotto questo punto di vista si è

Polytech ha cercato di adattarsi alle nuove esigenze e richieste che non riguardano solo prodotti moda, ma anche prodotti industriali come ad esempio il geotessile

poi dimostrata ingegnosa utilizzando sottopro-dotti di lana nuova, come ad esempio la polvereproveniente dalla pettinatura della lana deno-minata “blousse”. Le “blousses” di tutto ilmondo arrivavano a Prato perché qui venivanofilate fibre tessili corte. Da decenni Prato è illuogo dove arrivano grandi quantità di fibre sin-tetiche di seconda o terza scelta perché qui riu-sciamo a valorizzarle. Per questo motivo Prato èsempre stata considerata il punto di riferimentonel mondo per chi produceva abbigliamento».

Ed ora invece che situazione sta affrontandola città e come si inserisce Polytech in questoscenario?«Sono cambiati i mercati e Prato non è più la cittàa cui far riferimento per il settore. Quasi tutti glistracci vanno a finire in Cina o in India e le ma-terie prime tessili vengono prodotte in altre partidel mondo. La nostra città ha dovuto quindiadattarsi mutando mentalità e soprattutto va-riando le produzioni. Questo è quello che Poly-tech in prima persona ha cercato di fare, adat-tandosi alle nuove esigenze e richieste che nonriguardavano più grandi blocchi di ordini o pro-duzioni standard, ma piccole produzioni dicontenuto moda. Oggi come non mai è im-portante sviluppare e presiedere nicchie dimercato che potrebbero portare importantiguadagni. Per questo motivo è fondamentaletenersi informati, facendo ricerca e sperimen-tando nuovi materiali».

In che modo è quindi possibile affrontarei cambiamenti che la città e le industriepratesi come Polytech stanno vivendo?«In un contesto estremamente mutato in cuiun paese come la Cina fa prodotti simili a noima ad un prezzo più basso è fondamentalecreare delle nuove linee guida, offrire servizi,modellando il nostro modo di operare con losguardo rivolto non al passato ma al futuro, conla stessa voglia di fare che da sempre contraddi-stingue i pratesi. Migliorarsi continuamente,senza smettere d’investire nella ricerca e nelle in-novazioni per cercare di ritrovare quell’identitàche la nostra città rischia di perdere».

In alto,

Natalino Mazzei,

fondatore di Polytech ,

società con sede a Prato

www.polytech.it

Page 64: Dossier Toscana 07 2011

88 • DOSSIER • TOSCANA 2011

«Se si guarda all’Italia, all’UnioneEuropea o a tutto il mondo in-dustrializzato, non si può checonstatare che dappertutto è di-

lagata la crisi. E ciò avviene maggiormentedove il ciclo produttivo è concentrato sul-l’alto impiego della manodopera, come av-viene nel settore tessile. Tuttavia, se il bello, laqualità, lo stile, il marchio e l’alta modahanno ancora un valore, noi crediamo chequesto valore debba essere dato anche dallacreatività italiana e che il processo debba pas-sare ancora da Prato». Con queste parole di

ottimismo, ma anche di concretezza, SilvioCecchi, presidente della Tintoria Cometa Srl,spiega qual è la sua visione del mercato attualedel comparto tessile. La tenuta e il rilanciosono possibili, a patto di impegnare tutte leforze sia nella produzione che nell’innova-zione, alla ricerca di quell’idea che attual-mente manca, ma che potrà ridare slancio alsettore. «La nostra società offre un servizio ditintura per filati in conto terzi. Abbiamo ini-ziato con il solo filato in rocche, aggiungendocol tempo anche altre lavorazioni, come latintura di filati in matasse. Successivamente

abbiamo aperto un ulteriorereparto per la tintura di filatiin matasse con macchine abracci. Questa nuova lavora-zione è rivolta essenzialmentea filati pregiati o particolar-mente complessi».

Quali sono le tecnologie ei macchinari che utilizzate?«Attualmente nell’industriadella tintura si usa molto latecnologia, mentre una voltatutto il processo era manuale.La mia famiglia, oltre un se-colo fa, aveva già una tintoriain cui l’unica tecnologia era ilfattore umano. Col tempo ilnostro ciclo produttivo si èsviluppato grazie all’introdu-zione della robotizzazione eall’impiego di macchinari al-

In tutti i paesi il settore tessile è stato colpito dalla crisi.

Ma il bello, la qualità, il marchio e l’alta moda hanno ancora

un valore. Che corrisponde al made in Italy. Silvio Cecchi valuta

dall’interno il comparto tessile auspicando una possibile ripresa

Valerio Germanico

Il processo di “nobilitazione” dei tessuti

DISTRETTO TESSILE

Page 65: Dossier Toscana 07 2011

con una capacità finanziaria tale da poter co-gliere e intercettare quelle novità che il mer-cato potrebbe proporre».

Qual è per voi il significato della parola“innovazione”? «La nostra azienda è molto attenta alle novitàche il mercato propone. Collaboriamo con inostri clienti alla stesura dei campionari, dellecartelle colori e siamo pronti a recepire e at-tuare le sollecitazioni degli stilisti. La costantericerca della novità che caratterizza la moda,fa sì che anche la nostra realtà sia sempre piùimpegnata nella tintura di nuove fibre, sem-pre più tecniche e con coloranti e prodottichimici rivolti all’ecologia e al rispetto del-l’ambiente».

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 89

tamente tecnologici, controllati da computerdi ultima generazione. In questo processo ilfattore umano è limitato al solo controllodella macchina per il caricamento, centrifu-gazione e asciugatura dei filati».

Che tipo di tinture impiegate per la co-lorazione dei tessuti?«Le tinture che utilizziamo nel nostro cicloproduttivo vengono scelte sulla base dei ri-sultati che intendiamo ottenere. Bisogna inol-tre tenere conto delle varie tipologie dei filati,ma in ogni caso tutte le tinture devono ri-spondere alle regole europee, tramite l’appli-cazione e il rispetto del quadro normativo digestione delle sostanze chimiche (Reach)».

Da dove provengono le materie primedestinate alla tintura?

sute. Si può intervenire, per esempio, sul-l’aspetto e sul colore, sulla superficie, per mo-dificare la sensazione del tessuto al tatto».

Come si concretizza la vostra idea diun’“oculata e prudente” gestione azien-dale?«La nostra gestione tende, da un lato, a unmonitoraggio continuo dei costi per riuscirea essere, nonostante la crisi che sta attraver-sando il settore tessile, sempre e comunquecompetitivi. Dall’altro, gli utili prodotti conl’attività vengono reimmessi in azienda e uti-lizzati per le esigenze di ricerca, di innova-zione e di posizionamento sul mercato. Purnon avendo ottenuto, ultimamente, i risultatilusinghieri degli anni passati, grazie a questagestione, siamo riusciti a restare sul mercato

«Negli ultimi anni le materie prime, che civengono direttamente fornite dai nostriclienti, provengono da ogni parte del mondo.La nostra produzione più importante com-prende il lino e il cotone, che sono due ma-teriali acquistabili principalmente in EstremoOriente, soprattutto in Cina e in India».

In cosa consiste il processo di “nobilita-zione” dei tessuti?«I lini, i cotoni e tutte le altre fibre tessili, fi-nito il ciclo di lavorazione che ha portato ilmateriale a essere composto in una matassa oin una rocca di filato, sono sottoposti a unprocesso in cui, tramite procedimenti e trat-tamenti chimici, vengono valorizzate alcunecaratteristiche dei filati e delle pezze già tes-

Silvio Cecchi

Da sinistra,

Carlo Ciampi,

Silvio Cecchi ,

Maurizio Gori

e Gianfranco Ansano

della tintoria

Cometa Srl di Prato

www.tintoriacometa.it

Page 66: Dossier Toscana 07 2011

90 • DOSSIER • TOSCANA 2011

L’attività degli antichi cenciaioli trasformata

in impresa. Il trend degli abiti in tessuti ecologici.

La parola a Gabriele Gironi

Salvatore Cavera

Il distretto di Prato ha vissuto negli anniSettanta una forte espansione industriale,che ha creato uno dei più grandi poli tes-sili in Italia. Dall’inizio degli anni No-

vanta fino a oggi, tuttavia, la crescita del di-stretto ha subito un’involuzione,trasformandosi sempre più in una sorta di nic-chia, all’interno della quale sono rimasti sol-tanto alcuni degli anelli della filiera. Fra questi,ci sono delle realtà che credono ancora nellapossibilità di cavalcare il mercato, soprattuttoseguendo l’onda della coscienza ecologia che stainvestendo il pianeta. Infatti è proprio a Pratoche i vecchi cenciaioli, per primi, hanno iniziatoa riciclare quello che in altre aziende, in Italiae nel mondo, veniva buttato via come spazza-tura. «Sfruttando l’esperienza di anni di lavoroin questo campo – afferma Gabriele Gironi, ti-tolare di Tre G –, cerchiamo di produrre e di

proporre filati, e quindi tessuti, ecosostenibili,che soddisfino sia il rispetto dell’ambiente sia letendenze della moda».

Quali sono le fasi della produzione chepermettono, partendo dalla “materia prima”,di realizzare i filati?«Noi acquistiamo ritagli di maglieria, ovvero gliscarti della lavorazione, e li selezioniamo se-condo il materiale e il colore. Questa fonda-mentale attività di selezione è possibile grazie al-l’esperienza decennale del nostro personale, cheriesce a dividere i ritagli per materiale e a omo-geneizzare i colori imballandogli separatamente.In questo modo possono essere riciclati per ot-tenere un filato rigenerato. I processi che per-mettono la realizzazione del filato sono quelli disfilacciatura, di campionatura, la realizzazionedella mista e la filatura. Entrando nel dettaglio,per esempio, la sfilacciatura è una lavorazione,effettuata all’esterno, dell’azienda, grazie allaquale, utilizzando un apposito macchinario, iritagli vengono tagliati e macinati per permet-

Gabriele Gironi, titolare di Tre G Srl, Prato www.tregmaterialitessili.com

L’attenzione per l’ambiente diventa moda

DISTRETTO TESSILE

Page 67: Dossier Toscana 07 2011

Gabriele Gironi

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 91

tere il processo di filatura».E per quanto riguarda gli altri tre processi?

«La campionatura è una lavorazione effettuataall’interno della nostra azienda. Lavorando suuna quantità minima di materiale, di circa 20 o30 grammi, questo processo permette di mi-scelare colori e composizioni per realizzare mi-ste su richiesta del cliente o per la realizzazionedei nostri filati in campionario. La realizzazionedella mista si basa su un campione di 20grammi in proporzione, poi vengono mischiatii materiali e i colori per raggiungere il quanti-tativo desiderato. La filatura consiste nell’utilizzo

di una mista realizzata precedentemente per ot-tenere il filato. Infine, con la roccatura, si partedal filato in fusi e si realizzano le normali roccheche possono poi essere tessute».

Quali sono le maggiori realtà che si rivol-gono alla Tre G?«Normalmente si rivolgono a noi tutti i maggiorilanifici del distretto pratese, che producono ipropri tessuti con il classico cardato pratese. Conil nostro materiale possono realizzare tessuti allamoda con il vantaggio di utilizzare un materialeche oltre a non inquinare è venduto a un prezzoinferiore rispetto a quello che si avrebbe conl’utilizzo delle fibre nuove».

Quanto riuscite a produrre econ che diversificazione se-condo la richiesta?«Attualmente riusciamo adavere in magazzino circa 500tonnellate di materie primestoccate, questo ci ha consentitoun fatturato 2 milioni di euronell’ultimo anno. All’inizio diquest’anno avevamo circa 100tonnellate di filato stoccato. Noidi solito non riceviamo richiestesu articoli particolari. L’unicarichiesta particolare è la possi-bilità di approvvigionamentodi filato in tempi brevi, perquesto cerchiamo di averesempre una vasta gamma di

colori e di tipi di filato in stock service».Esiste qualche altra novità, nel vostro set-

tore, che riguarda il rispetto dell’ambiente?«Nell’ultimo anno abbiamo aderito a un pro-getto promosso dalla Camera di commercio diPrato. Si tratta di un’iniziativa che ha lo scopodi promuovere la produzione del classico car-dato pratese riciclando le materie prime, inmodo da produrre filato, e quindi tessuto,senza immettere in atmosfera neppure ungrammo di anidride carbonica. Questo pro-getto riguarda sia le materie prime sia il pro-cesso di produzione».

��

Selezioniamo ritagli di maglieria per materialee colore. E li ricicliamo perottenere un nuovo filato

Page 68: Dossier Toscana 07 2011

Èdegli inizi di Giugno la notizia dellanomina di Enrico Banci, Presidentedella Pontetorto, a Cavaliere delLavoro. L’imprenditore pratese è

stato selezionato tra una rosa di seicento can-didati e nominato dal Presidente della Re-pubblica Giorgio Napolitano. «È un premioa 30 anni di attività imprenditoriale». Af-ferma Enrico Banci. «Sono onoratissimo an-che perché penso che a 48 anni non sia fre-quente diventare Cavaliere del Lavoro».Banci è l’unico toscano del settore tessilenella lista dei venticinque candidati. Insiemeai fratelli Luigi ed Elena Banci, è alla guidadella Pontetorto di Montemurlo, azienda delpratese fondata nel 1952 dal padre Bruno.Una realtà che da 60 anni è protagonista delsettore tessile nel distretto pratese e che, findagli inizi, ha affiancato alla produzione ditessuti classici naturali, la ricerca di materialialternativi. Pontetorto è stata la primaazienda italiana ad avviare la produzione diPile, con il marchio Tecnopile. Un’aziendache ha fatto della qualità e del made in Italyi punti di forza per rimanere al vertice, so-prattutto negli anni della crisi economica.«Abbiamo sempre portato avanti la scelta dicondurre una produzione tutta italiana»spiega Luigi Banci managing director dellaPontetorto Spa, «perché crediamo moltonella qualità e nel ritorno ad una produ-zione nel nostro paese. A differenza di altrerealtà simili alla nostra abbiamo scelto dinon delocalizzare. Da questo punto di vistala qualità, il servizio e l’italianità ci hannopremiato». Ne sono una prova le ultime notizie che pro-vengono dal settore tessile. «Nell’ultimo pe-riodo si è verificato un netto cambio di ten-denza» dice Luigi Banci, «seprecedentemente infatti l'80% circa dei

L’italianità ci ha premiatoUn riconoscimento che ha dato onore

alla città di Prato e una spinta per

continuare ad investire sulla qualità nel

settore tessile. L’esperienza della

Pontetorto, azienda che da 60 anni

punta sulla produzione tutta italiana

Nicoletta Bucciarelli

Sotto, Elena, Luigi

ed Enrico Banci, titolari

della Pontetorto Spa

di Montemurlo (PO).

Nella pagina accanto,

veduta aerea

dell’azienda con

l’impianto fotovoltaico

installato sul tetto

www.pontetorto.com

clienti europei si approvvigionava di tessuti inCina, andando a risparmiare fino al 70% ri-spetto ai nostri prezzi, ora questo è diventatodifficile. Le aziende produttrici cinesi stannoinfatti prediligendo il mercato interno, for-nendo i connazionali e trascurando i clientiesteri, con conseguenti ritardi nelle consegnee con produzioni di scarsa qualità. Una poli-tica che ha suscitato un diffuso senso di in-soddisfazione soprattutto fra gli acquirentieuropei e americani». Rapporti con l’estero che, in ogni caso, sonosempre stati molto solidi. «Pontetorto esportal’80% dei prodotti sia nel settore fashion chein quello tecnico sportivo. Le destinazionivariano dall’Europa, all’America, fino al Me-

DISTRETTO TESSILE

92 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Page 69: Dossier Toscana 07 2011

Enrico, Luigi ed Elena Banci

dio Oriente mentre è in programma la pos-sibilità di stringere dei rapporti proprio conla Cina. Riuscire ad agganciare un mercato diqualità anche in Cina sarebbe un importantesuccesso per il nostro distretto».Un segnale importante di ripresa, come sot-tolinea Elena Banci, responsabile marketingdella Pontetorto. «Dopo il periodo di grandecrisi vissuto nel 2009, l'anno appena termi-nato ha visto un’interessante inversione ditendenza per l'azienda e il lavoro è tornatosui livelli degli anni precedenti alla crisi».Una crisi affrontata grazie alla passione ealla convinzione, dove, in un periodo diffi-cile, le uniche armi a disposizione erano ag-gredire il momento e continuare a investirein qualità. «Non abbiamo mai smesso di in-vestire diversificando anche le produzioni epresentandoci sempre alle più importantifiere internazionali del settore, puntando sutessuti particolari e tecnicosportivi». Pontetorto è una realtà dai grandi numeri.

45.000 mq di superficie, 150 dipendenti in-terni, 500 nell’indotto e 8 milioni di metri ditessuto prodotto all’anno. Grandi numeriche si accompagnano ad una politica azien-dale che ha fatto dell’ecosostenibilità e del ri-spetto dell’ambiente una delle sue peculia-rità. «Ci proponiamo sul mercato con duelinee: Fashion e Sportsystem». Spiega En-rico Banci. «Proprio in quest’ultima, tra lesvariate collezioni, troviamo l’innovativaEcosystem, basata su filati derivanti dal rici-clo delle bottiglie in Pet. Questa linea è par-ticolarmente indicata per capi tecnici che ri-chiedono performance particolari. Altrenovità che sposano il rispetto dei valori eco-logici sono l’impianto fotovoltaico montatosui tetti della fabbrica che fornirà buonaparte dell’energia necessaria allo stabilimentoe la produzione di bottigliette d’acqua “na-turalmente naturale”, con etichetta Ponte-torto Ecosystem. Una politica a sostegno delriuso e riciclo del Pet».

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 93

Abbiamo sempre portatoavanti il made in Italy perchécrediamo molto nella qualitàitaliana e nel ritorno ad unaproduzione nel nostro paese

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IL DISTRETTO TESSILE

Forse può sembrare un accessorio dipoco conto, ma gli appassionati dimotociclismo conoscono l’impor-tanza che rivestono i complementi

dell’abbigliamento tecnico come i sottoca-schi, le golette, le sottotute, la maglieria el’intimo. Rosita Ricci è direttrice dellaG.P.R., azienda di Prato specializzata proprionella produzione di questi accessori: «La no-stra attività ha preso il via all’inizio deglianni Novanta fornendo tessuti per la pro-duzione di interni caschi. Eravamo partnerdi diverse aziende, ma la più rappresentativaera sicuramente la AGV, all’epoca aziendaleader mondiale nel settore del casco damoto. Conseguentemente alla richiesta daparte della stessa AGV di sviluppare un sot-tocasco e una goletta fasciagola, è nata l’ideadi creare una linea propria di accessori e ab-bigliamento intimo per completare il guar-daroba del motociclista».Un campionario di abbigliamento intimocosì completo e selezionato aveva bisogno diessere identificato da un marchio. A questoscopo nell’anno 2000 G.P.R. acquisisce ilmarchio SPARK, con il quale commercia-lizzerà tutti i suoi prodotti identificandoli sulmercato. Una particolarità dell’azienda è il suo staff,un gruppo di lavoro molto dinamico e com-posto da donne, che utilizza dei metodi al-l’avanguardia e la sapienza artigianale che nelpratese, capitale italiana del tessile, è quasiinnata. «Con il supporto delle mie collabo-ratrici – spiega Rosita Ricci –, abbiamo vo-luto realizzare una linea di prodotti di altaqualità distinguendoci dalla produzione di

A Prato il tessile si specializzae guarda alle due ruote

Sottocaschi, sottotute, golette, fasce elastiche,

maglie. I prodotti di abbigliamento tecnico per

motociclisti sono molti e devono possedere

importanti caratteristiche funzionali e prestazionali.

Li descrive Rosita Ricci della G.P.R.

Giorgio Valenti

In basso, Rosita Ricci

della G.P.R.

di Montemurlo (PO).

Nella pagina a fianco,

il pilota toscano

Lorenzo Alfonsi con

abbigliamento Spark

[email protected]

articoli intimi di media e bassa fascia. Loscopo è stato raggiunto partendo da una ri-cerca minuziosa di filati, di tessuti e mac-chinari tecnologicamente all’avanguardia».Fra i filati maggiormente utilizzati nella pro-duzione fa spicco il Dryarn, filato leggero,antiallergico, che permette al corpo di rima-nere sempre asciutto. «Il ciclo produttivo –prosegue Ricci – è seguito con la massimacura e con grande professionalità, in mododa garantirne la buona qualità tipicamenteitaliana. Questa attenta ricerca ha permessodi realizzare una serie di prodotti altamentequalitativi; fra questi vanno menzionati i sot-

94 • DOSSIER • TOSCANA 2011

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Rosita Ricci

tocaschi senza cuciture PA-CO e CI-CO, ri-spettivamente riprodotti con filato Dryarne viscosa, unici nel loro genere sul mer-cato». L’attività di miglioramento continuodella gamma di prodotti è possibile anchegrazie al filo diretto che l’azienda intrat-tiene con i fruitori dei prodotti stessi; lacura nei confronti dei suggerimenti in me-rito a evoluzioni qualitative o allo studio dinuove soluzioni è massima. L’attenzione cheviene rivolta ai fruitori è testimoniata anchedalla linea di accessori dedicata alle moto-cicliste e disegnata appositamente per adat-tarsi al corpo femminile. Un’altra linea èinvece destinata a coloro che operano incondizioni estreme, come per esempio lemaglie e i sottocaschi ignifughi.Il comfort dei prodotti SPARK è possibilegrazie a una politica aziendale fondata sul-l’innovazione, sulla funzionalità e sull’effi-cienza, caratteristiche che anche dal puntodi vista commerciale garantiscono buoni ri-sultati. «Da tre anni siamo rifornitori uffi-ciali di Ducati Motor Holding Spa e in virtùdei buoni risultati che continuano ad arri-vare – aggiunge a questo proposito la RositaRicci – e che lasciano intravvedere ottimeprospettive anche per il futuro sia sul mer-cato nazionale che su quello estero, aziendeleader del settore moto ci hanno chiesto direalizzare per loro conto una linea di pro-dotti di abbigliamento intimo». Tuttavia, fedele allo spirito innovativo esempre alla ricerca di nuove sfide che la ca-ratterizza, la G.P.R. sta lavorando anche in

altre direzioni: «Con l’obiettivo di allargareil mercato ad altri settori – conclude RositaRicci – come running, diving, jogging, cicloe vela, non cessiamo mai la nostra attività diricerca di fibre, tessuti e macchinari al-l’avanguardia, rimanendo in questo modo alpasso coi tempi e mantenendoci sempre ag-giornati e pronti a soddisfare le esigenze deimotociclisti e degli sportivi in genere».

�Fra i filati maggiormenteutilizzati nella produzionespicca il Dryarn. Leggero,

antiallergico, permetteal corpo di rimanere

sempre asciutto

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 95

Page 72: Dossier Toscana 07 2011

MADE IN ITALY

Se c’è un mercato che più di qualsiasi al-tro cambia e si trasforma senza sosta,distillando rapidi e seducenti exploit diforme e stili, è senza dubbio quello

della “moda”. Però oltre le cangianti collezioniche ogni griffe presenta e distribuisce nelleplatee internazionali, c’è chi al dettaglio inno-vativo non lascia mai mancare la semplicità diuna tradizione stilistica che, se pure adattata eintegrata con pungenti creatività chiamate arinnovarne l’appeal, mantiene una “classica”,elegante sobrietà. Come avviene per le gonnee pantaloni da signora realizzati dall’azienda deifratelli Lorenzo e Bruno Pucci, presente sulmercato nazionale con il brand L.P. da 40 annie che oggi vanta al suo interno la presenza diben tre generazioni. Lorenzo Pucci, racconta le ultime novità intema di moda donna made in Italy e l’espe-rienza del marchio L.P..

Le donne che indossano i capi L.P. ten-dono a esprimere una personalità che al-terna il glamour al casual. Tale duplicità siritrova anche nelle collezioni più recenti? «A un’importante produzione di gonne e pan-taloni dalle linee sobrie, semplici ed eleganti,negli ultimi anni l’azienda ha saputo affiancareanche una vasta collezione di articoli più spor-tivi caratterizzati da trattamenti a capo finitoquali appunto denim e tinto capo. Indipen-dentemente però dalle singole peculiarità, in li-nea generale, le nostre collezioni subiscono unaggiornamento costante grazie al quale L.P.riesce a offrire al mondo femminile un pro-dotto sempre più ricercato, sia nella scelta deitessuti selezionati nelle fiere più importanti disettore, sia nella modellistica e nelle linee, cer-cando di trovare spunti interessanti nel mondodei mass media e nel confronto con i brand piùaffermati a livello internazionale».

In che modo il brand L.P. si rende por-tavoce di uno stile made

Se la moda si trasforma,la qualità resta

Ogni segmento del ciclo produttivo concorre alla realizzazione

di collezioni all’insegna dell’italianità. Tratto rimarcato nelle collezioni

L.P., dove la sobrietà è sinonimo di eleganza. Lorenzo Pucci

racconta le dinamiche sottese al mercato della moda

Adriana Zuccaro

Lorenzo Pucci,

secondo a sinistra,

insieme a parte

del team dell’azienda

L.Pucci

di Castelfiorentino (FI)

www.lpconfezioni.it

Page 73: Dossier Toscana 07 2011

Lorenzo Pucci

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 97

��

Per le collezioni 2011 L.P. si sono utilizzati tessutistretch per offrire massimocomfort a chi li indossa

in Italy?«Per L.P., l’Italia rappresenta il cuore produttivoe il parterre commerciale. Uno dei punti fermidell’azienda, infatti, è stato scegliere di realizzarela produzione interamente in Italia riuscendocosì ad avere un pieno controllo su tutti i cicliproduttivi avvalendosi di una manodopera sia in-terna sia nel territorio circostante molto qualifi-cata. Grazie alla gestione oculata di ogni ele-mento che concorre alla produzione, siamo giuntia offrire un prodotto sempre più curato nei mi-nimi dettagli capace di sventare la concorrenza acolpi di qualità made in Italy anche all’esterodove infatti, i capi L.P. sono già molto apprezzati,tanto da indurci a pensare a un imminente in-cremento delle esportazioni».

L’export potrebbe rappresentare una strate-gica manovra “anti-crisi”?«In un momento come quello attuale in cui ilmercato mondiale non ha ancora smesso di sof-frire di una crisi radicata, la nostra scelta è statacomunque quella di mantenere una produ-zione di livello medio/alto evitando lo scontrocon una concorrenza molto spietata. Decisione

questa che si è rilevata vincentefino ad oggi visto che dopol’inevitabile calo nel 2009 do-vuto all’andamento generaledei mercati, siamo riusciti a ri-salire di un 10 per cento nel2010, nella speranza di cre-scere ancora negli anni a ve-nire, grazie agli sforzi e alla col-laborazione sempre più strettatra le varie generazioni presentiall’interno dell’azienda».

Quali sono i presuppostiper crescere insieme alla va-

riabilità del “pianeta moda”?«La premessa fondamentale della L.P. è dare as-soluta importanza alla qualità delle materieprime e alla manodopera specializzata che leutilizza. Per quel che concerne il prodotto finalesiamo riusciti a trovare un perfetto connubiotra la ricercatezza del capo d’abbigliamento e ilgrande pregio della vestibilità, qualità che oggici viene riconosciuta da gran parte delle si-gnore italiane».

Quali tessuti e colori sono stati scelti per lecollezioni 2011? «Oltre gli immancabili blu e nero in questa sta-gione hanno prevalso senza dubbio colori cherichiamano la terra e la natura come beige,fango e verde. Vengono utilizzati esclusiva-mente tessuti stretch per offrire massimo com-fort a chi li indossa. Per la stagione primaverail tessuto principale è il cotone, mentre perl’inverno misto lana e punto Milano sia unitoche fantasia. Quest’ultimo è un tipo di jerseyche imita per stabilità e peso un tessuto a te-laio pur mantenendo la caratteristica elasticitàdella maglia».

È il volume di incremento

dei fatturatiregistrato dalla

L.Pucci nel 2010

CRESCITA10%

ANNI40

Sono quelli trascorsidall’avvio dell’azienda

L.Pucci fondata daifratelli Lorenzo e

Bruno Pucci

Page 74: Dossier Toscana 07 2011

TRADIZIONI ARTIGIANE

Una scarpa interamente realizzataa mano in ogni sua fase. A par-tire dal modello e dal taglio deipellami fino al montaggio e al

prodotto finito, pronto per le passerelle mi-lanesi e per le boutique di tutto il mondo.Una sapienza che oggi prosegue e che è il ri-sultato di una tradizione trasmessa di padrein figlio, all’interno della famiglia Bindi.Ciò ha permesso al calzaturificio Victor, natonel 1989 da una scissione, per esigenze pro-duttive, di un’altra azienda della famigliacreata da Vittorio Bindi, di conquistare ne-gli anni importanti quote di mercato. Que-sta tradizione artigiana ha raggiunto oggi lavetta delle grandi griffe, con una produzioneche si è specializzata in cuciture particolari ein un prodotto destinato a una fascia di ac-quirenti elevata, che sceglie un prodotto clas-sico che, come l’arte di lavorare a mano ilcuoio, si trasmette attraverso le generazioni,supera le mode e i trend stagionali, impo-nendosi con la propria classicità. Un modelloinimitabile di made in Italy, che affonda leproprie radici nell’esperienza che PaoloBindi, oggi titolare del calzaturificio Victor,ha ereditato dal padre.

Che tipo di lavorazioni eseguite sullescarpe?«La Goodyear, la Norvegese e la Blake-Ra-pid. Questo tipo di cuciture ormai in Italiaè una rarità, sono pochissimi i calzaturificiche continuano a realizzarle. La cucituraGoodyear è una lavorazione assai pregiata. Siesegue dopo che la tomaia ha preso la sua sa-goma. L’artigiano intreccia ago e filo fra to-maia, sottopiede e guardolo. Realizzare que-sta cucitura richiede diverse ore di lavoro e

Il fatto a manoche non si può imitare Modelli di calzature realizzati artigianalmente

ed esportati in tutto il mondo per le grandi case

di moda. In un contesto in cui è la manualità

a distinguere realmente una scarpa da un’altra.

L’esperienza di Paolo Bindi

Salvatore Cavera

Paolo Bindi, titolare del calzaturificio Victor di Cerreto Guidi (FI)

[email protected]

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Page 75: Dossier Toscana 07 2011

Paolo Bindi

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 101

la massima concentrazione».Invece, la cucitura Norvegese?

«Anche la Norvegese è una tecnica com-plessa e la lavorazione richiede tempi moltolunghi. Dopo che la tomaia è stata adegua-tamente sagomata sulla forma, per comple-tare l’opera, bisogna effettuare due cuciture,entrambe eseguite esclusivamente a mano.La prima lega la tomaia al sottopiede, la se-conda invece la lega alla suola. Il risultato èuna scarpa robusta, con un profilo a treccia,che ne disegna il bordo con un tratto mar-cato».

Il mercato premia ancora questo tipo diqualità, anche in tempi di crisi?«Il target al quale è rivolto il nostro pro-dotto non è stato influenzato dalla crisi. Sitratta di consumatori che sanno apprezzarele caratteristiche di una certa tipologia discarpe, che colgono il valore alla manualitàe la cura dei particolari. Questo è un pro-dotto destinato a un livello di consumo ele-vato che non entra in contatto con noi at-traverso un solo brand, ma attraverso legrandi firme della moda, sia italiane sia in-ternazionali, delle quali siamo partner. Ilnostro fatturato ha registrato ogni anno unincremento di circa il 20%: questo ancheperché la nostra produzione è relativamente

di nicchia, benché esportata in tutto ilmondo, e comprende circa 100mila paia discarpe l’anno. Per ogni modello non ven-gono realizzate moltissime paia, di solitonon superiamo il centinaio».

Realizzate sia modelli maschili che fem-minili?«L’80% della nostra produzione di scarpe èrivolta all’uomo. In alcuni casi, tuttavia, unostesso modello può essere riproposto anchenella versione femminile. Modelli come lesneakers, inoltre, sono unisex. Tendenzial-mente, comunque, la nostra produzione èpiù orientata verso il settore uomo, con mo-delli per lo più classici».

Scegliendo di produrre modelli classici, › ›

Sono le scarpeprodotte a mano

ogni annoda Victor Srl

PAIA

100mila

È l’incrementodi fatturato annuo

della società

GIRO D’AFFARI20%

Page 76: Dossier Toscana 07 2011

qual è il vostro rapporto con le “tendenzemoda” del mercato che cambiano annoper anno?«Realizzando quasi esclusivamente dei mo-delli classici, le tendenze della moda non in-fluenzano in modo significativo il genere diprodotto che disegniamo. La nostra scarpaattraversa le stagioni, limitando le variazionialle tonalità di colore o a qualche dettaglio.Per esempio, le collezioni per l’estate hannotinte più chiare. I pellami utilizzati nel pro-cesso produttivo sono sempre di origine ita-liana oppure francese. Le colorazioni sono ef-fettuate a mano con cere naturali, così comele cuciture, con attenzione e cura per il par-

ticolare, anche il più minuto».Oltre alla linea classica però avete anche

una linea vintage.«La nostra produzione è ripartita in settorispecializzati: da un lato si realizza la lineaclassica e con concentrazione al dettaglio siconfezionano scarpe lucide. Poi abbiamoun’altra linea, la vintage. Su questa categoriadi prodotto applichiamo una serie di proce-dimenti che danno alla scarpa un effetto vis-suto. Queste due tipologie di prodotto con-sentono di soddisfare le richieste di unpubblico che alterna la richiesta di modelliclassici a modelli più casual».

Quale ruolo ricopre la tecnologia in unaproduzione improntata sull’artigianalità?«Lo stile raggiunto dal nostro prodotto èfrutto di una lavorazione interamente arti-gianale. Anche le doppie cuciture delle suoledi cuoio sono eseguite con macchine specia-lizzate. La tecnologia è di aiuto soprattuttonella realizzazione di modelli destinati allesfilate: in questi casi sono spesso richieste mi-sure più grandi e, naturalmente, tempi moltoveloci. La nostra tecnica di lavoro, tuttavia,rimane sempre quella manuale».

Quanto conta, in un contesto di espor-tazioni internazionali, il rapporto con ilvostro territorio?«L’essersi formati in un territorio dove haaffondato le radici una tradizione di grandequalità artigianale è stato senza dubbio unprivilegio. A breve distanza dal nostro centroproduttivo, presso Santa Croce sull’Arno,sorge il comprensorio del cuoio. Abbiamoquindi la disponibilità e la scelta fra moltis-sime varietà e qualità di pellami e riusciamoanche a offrire un servizio più veloce e mi-gliore ai nostri clienti, guidandoli diretta-mente fra i produttori di pelli e cuoio, dovepossono apprezzare e scegliere la qualità chepiù preferiscono, potendone valutare diret-tamente le caratteristiche al tatto».

› ›

~

La cucitura Goodyearè una lavorazione assai pregiata.Si esegue dopo che la tomaiaha preso la sua sagoma. L’artigianointreccia ago e filo fra tomaia,sottopiede e guardolo

TRADIZIONI ARTIGIANE

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TRADIZIONI ARTIGIANE

104 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Una scarpa che si ispira alla femminilità

«Pensare al piede come luogo di ri-sonanza del corpo, la scarpacome l’elemento che esaltal’aspetto e che valorizza la fem-

minilità di ogni donna». È con queste paroleche Carlo e Giovanni Taccetti spiegano la filo-sofia che si trova dietro ogni scarpa della lorocollezione. L’azienda di Montelupo Fiorentinopuò contare su una storia secolare. È il 1935 in-fatti quando il Calzaturificio Taccetti viene fon-dato seguendo la tradizione calzaturiera paternache ha origini addirittura nel lontano 1880.Ora alla guida di questa realtà storica troviamoGiovanni e Carlo Taccetti, il primo in veste diamministratore e presidente del Consiglio diamministrazione, il secondo in qualità di ma-nager del settore design e produzione. Le scarpeTaccetti diventano quindi per il settore calzatu-riero al femminile sinonimo di storia e tradi-zione ma anche d’innovazione e ricercatezza nelparticolare. Peculiarità che sono frutto anche deimolteplici cambiamenti affrontati nel corso de-gli anni. Giovanni e Carlo Taccetti spieganoquali. «Abbiamo la fortuna di poter contare suuna grande tradizione calzaturiera di famigliache ebbe inizio fin dai primi del ‘900, e fin dasubito si è distinta per la sua realtà innovativa.In più di un secolo siamo riusciti a rinnovarcicon il susseguirsi delle generazioni, in termini di

Tradizione, ricercatezza e design per una scarpa

in cui la donna possa riconoscersi.

Carlo e Giovanni Taccetti raccontano una tradizione

fiorentina che risale al secolo scorso

Marco Tedeschi

In alto, seduto al centro, Carlo Taccetti e, in piedi da sinistra, Stefano, Francesca e Giovanni Taccetti, titolari

della Taccetti S.r.l. di Montelupo Fiorentino (Fi). Nelle altre immagini, fasi di lavorazioni delle scarpe

www.taccetti.it

Page 79: Dossier Toscana 07 2011

Giovanni e Carlo Taccetti

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 105

organizzazione e di sviluppo tecnico, al fine di ri-manere presenti nel panorama calzaturiero ita-liano, con un prodotto che si è sempre distintoper la qualità». Una qualità che ha trovato buonerisposte in differenti realtà internazionali. «Gra-zie alla qualità dei prodotti e alla continua ricercadi nuove tecniche produttive» afferma GiovanniTaccetti, «abbiamo stretto col-laborazioni con i più prestigiosibrand internazionali del settorecalzature e accessori. I nostriprodotti sono distribuiti in ne-gozi estremamente selezionati.Inoltre abbiamo rafforzato lastrategia distributiva riscon-trando buoni segnali in paesicome la Russia e le ex Repub-bliche Sovietiche, dove siamo presenti con unaShowroom nel cuore di Mosca, dell’Asia e degliUSA dove abbiamo stretto collaborazioni con ipiù importanti department store». Dietro ilmarchio Taccetti c’è una filosofia ben precisa,che ha permesso di restare competitivi sulmercato per così tanto tempo. «Siamo semprestati» prosegue Carlo Taccetti, «una realtà for-temente propositiva e innovativa che presentaun prodotto ispirato ai più significativi caratteridel made in Italy, come la ricerca sui materialie sul design, un’attenzione nei metodi di lavo-razione e la cura nel dettaglio. Tutto questo, ab-binato a una continua evoluzione tecnica e or-ganizzativa, ha permesso di consolidare lanostra presenza sul mercato». Un mercato chetrova ispirazione proprio nella quotidianità enella femminilità. «La vita di oggi è la nostrafonte d’ispirazione» spiega Giovanni Taccetti.«Alla base della nostra ricerca c’è il tentativo di

unire l’essere e l’apparire. Le nostre calzaturesono la risposta a più esigenze della donna con-temporanea, elegante e sofisticata, glamour eromantica. Per questo motivo ad altezze verti-ginose di sandali, decolleté, e peep-toes si af-fiancano strutture flat di sandali e ballerine euna nuova proposta di tacco più voluminoso.

Dobbiamo riuscire ad essere sempre interpretidi quelle che sono le esigenze ma, allo stessotempo, creare un prodotto che sia innanzituttoricercato nell’estetica e nel design. In questo,Stefano Taccetti, responsabile design, fornisceun giovane e importante contributo». E al Pittidi quest’anno? «Una collezione vibrante: colorifreschi e brillanti accostati ai toni neutri deltaupe, del cuoio e del bianco. Abbinamentidenim, gros-grain e vernici fluo su tomaie dallelinee pulite sono invece stati utilizzati per laparte più humour e appariscente della colle-zione. Fasciature in raffia, allacciature allaschiava tramite nastri di gros-grain e scoubidoudi pelle sono invece un richiamo all’artigiana-lità del prodotto e servono per rendere le gambeil fulcro del corpo. I modelli sono stati inter-pretati in due varianti, quella del colore e dellavivacità estiva, e quella della delicatezza delbianco e del suo romanticismo».

��

Abbiamo la fortuna di poter contare su unagrande tradizione calzaturiera di famiglia cheebbe inizio fin dai primi del ‘900 e che fin dasubito si è distinta per la sua realtà innovativa

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TRADIZIONI ARTIGIANE

106 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Per capire veramente cos’è una scarpa dipelle bisogna conoscere il modo in cuiè fatta. Quanti sanno che dietro que-sto oggetto così familiare ci sono decine

di fasi di lavorazione? Considerando, a grandi li-nee, le tappe fondamentali – mettendo intanto daparte la progettazione e il disegno, che stanno allabase di ogni modello –, si comincia con il tagliodella pelle, si prosegue con l’orlatura e il mon-taggio, che consiste nel disporre i tagli sulla forma,realizzando la tomaia. Dopo che la tomaia è stataabilmente sagomata sulla forma, si passa alle fasidella cucitura delle suole e al finissaggio, checomprende i trattamenti che hanno lo scopo dimigliorare le caratteristiche del materiale e quindidel prodotto finito. Un percorso minuzioso edelicato che alla fine porta alla scarpa. Su questopercorso si muove quotidianamente la famigliaMasini Dinelli, che con il calzaturificio Deborahsi occupa della produzione di calzature da donna.In questa realtà, gestita interamente in famiglia,il ruolo principale è da attribuire alla signoraPiera Masini , che segue l’azienda dalla sua crea-zione. In seguito Pietro Dinelli è entrato a farparte dell’azienda occupandosi del settore tecnicodi sviluppo e produzione: «A capo delle funzioniprincipali dell’azienda ci siamo io, mio marito ele mie due figlie: Deborah, che gestisce la partecommerciale, il rapporto con i clienti e l’acquistodelle materie prime; Alessia, che si occupa dellaprogettazione. Riteniamo che faccia parte dellanostra forza il fatto che la nostra struttura non ne-cessiti di molto personale a livello dirigenziale.

Le fasi della lavorazione della scarpa. Dal taglio

del materiale al prodotto finito. Mantenere gran parte

della produzione in Italia è possibile. La filosofia

della famiglia Masini Dinelli è quella di conciliare

l’organizzazione industriale con una gestione snellaValerio Germanico

Tra design e produzione

Page 81: Dossier Toscana 07 2011

Piera Masini

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 107

Una nota di merito spetta alla nostra squadra dilavoro, formata da persone che sanno dare il me-glio. Si è creato un ambiente in cui l’affiatamentoe la collaborazione sono i fattori dominanti».Questa efficiente organizzazione permette al-l’azienda di coniugare la realizzazione di un pro-dotto di qualità con dei prezzi adeguati. «Riu-sciamo a coniugare questi due aspetti – spiegaDeborah Dinelli– soprattutto perché compriamocon largo anticipo la materia prima. Questo ci dàla possibilità di acquistare grosse quantità di pellea prezzi buoni e senza sacrificare la qualità. Unabuona varietà di pelle insieme al carattere artigia-nale della produzione sono gli “ingredienti” piùimportanti delle nostre scarpe». Fondamentale è anche la fase di progettazione.

Questa è seguita in modo costante da Alessia Di-nelli, che disegna le scarpe: «Cerco di creare deimodelli che siano in linea con le richieste delmercato, ma che allo stesso tempo siano partico-lari e inimitabili, capaci di attirare l’attenzionesulla specificità del tipo di scarpa». In un’epoca di delocalizzazione produttiva, il cal-zaturificio Deborah riesce ancora a conservare lamaggior parte della propria produzione in Italia.Come afferma Piera Masini: «Il 60% della pro-duzione è ancora in Italia. Riusciamo a restare nelnostro territorio perché sappiamo gestire le risorsein tempi stretti e perché non abbiamo l’inconve-niente di dover attendere i tempi dell’approvvi-gionamento della materia prima. Il restante 40%della produzione è dislocato in Paesi dell’Est, masempre all’interno della Comunità Europea. Nonabbiamo degli stabilimenti, ma ci affidiamo, sta-gione per stagione, alle imprese estere che rite-niamo idonee dal punto di vista professionale eproduttivo a realizzare le nostre lavorazioni». La società è proiettata all’estero anche per quelche riguarda gli aspetti commerciali. «Espor-tiamo pressoché in tutta l’Europa – afferma De-borah Dinelli –. Non abbiamo un Paese solocome mercato di riferimento, ci sono stagioni incui esportiamo maggiormente in Germania ealtre in Francia, altre ancora in Gran Bretagna.Considerando la nostra lunga storia, abbiamoavuto dei cicli di flessione, certamente legati al-l’andamento complessivo dell’economia. Ma, ingenerale, siamo riusciti ad avere dei buoni risul-tati anche in quei periodi».

In apertura, Deborah e Alessia Dinelli di Deborah Spa, Capannori (LU). Qui sotto, Piera Masini e Pietro Dinelli,

titolari dell’azienda www.calzaturificiodeborah.com

Page 82: Dossier Toscana 07 2011

TRADIZIONI ARTIGIANE

108 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Q uella del Comprensorio delcuoio è una realtà produttivaunica in Italia e probabil-mente nel mondo. Diversi co-muni fra le provincie di Pisa eFirenze, a partire dalla metà

dell’Ottocento, hanno visto sorgere, all’inizioa decine e poi a centinaia, piccole e medie im-prese impegnate nella lavorazione della pelle,destinata sia al settore calzaturiero sia alla pel-letteria in genere. Alcune si sono specializzatein particolari fasi della concia, altre nella pro-duzione di singole parti della scarpa, destinatea essere assemblate dai calzaturifici. Fra i cal-zaturifici, ce n’è uno che ha conservato neglianni la sua attitudine esclusivamente artigia-nale, è il Calzaturificio Soldaini. Le paroleche seguono, che raccontano una storia di la-voro e di soddisfazioni, sono proprio quelle di

Norico Soldaini, fondatore del calzaturificio,e del figlio Carlo, entrambi impegnati nel-l’attività.

A cosa vi ispirate per la realizzazione deiprodotti del marchio Botti?NORICO SOLDAINI «Questo marchio, che noicommercializziamo da circa vent’anni, è unodei più antichi della tradizione artigianale dellacalzoleria toscana. Nel disegnare le collezioni– che studiamo in collaborazione con il pro-prietario del marchio, il signor Guido Botti –ci ispiriamo ai nostri pittori rinascimentali,cercando di creare sulla pelle quelle sfuma-ture che conferiscono al prodotto un saporevissuto».

Qual è il valore dell’artigianalità rispettoalla tendenza all’ostentazione della marca inquanto tale?CARLO SOLDAINI «Il mercato attuale delle griffe,secondo me, è diventato parecchio omolo-gato. Si tende ad attribuire maggiore, e spessotroppa, importanza alla griffe rispetto alla qua-lità del prodotto. L’ostentazione dimostra chequello che si vuole comunicare è solo ciò chela marca si pretende debba rappresentare. Alcontrario, noi crediamo che indossare un mar-chio significhi “essere se stessi”. È per questoche la nostra migliore pubblicità per noi è lapassione delle persone che ci scelgono».

Come si rapporta la vostra l’artigianalitàdi nicchia con un mercato automatizzato in

Foto di gruppo del team

del Calzaturificio

Soldaini.

Seduto, a destra,

Norico Soldaini. Dietro

di lui, in piedi, il figlio

Carlo. In alto, Norico

Soldaini riceve il Leone

Rampante. Accanto,

una fase di lavorazione

www.soldainishoes.it

Lavorare la pelle in modo artigianale è un’arte. Che

come nelle antiche botteghe fiorentine si tramanda

ancora di padre in figlio. La storia di un calzaturificio

dove si lavora solo a mano. La parola

a Norico Soldaini e a suo figlio CarloLuca Cavera

Dalle mani artigiane alle boutique europee

Page 83: Dossier Toscana 07 2011

Norico e Carlo Soldaini

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 109

cui questa è ormai solo un lontano ricordo?N. S. «L’alta qualità non può che essere il ri-sultato di una produzione fatta a mano. Dallemani di persone dalla grande professionalità,che nessuna macchina potrà mai eguagliare.Un’azienda artigianale non è uno strumentoper affermare le ambizioni del singolo, ma illavoro di un gruppo che mantiene salda unatradizione. È sinergia, tolleranza, unità d’in-tenti ed esperienza. Per noi continuano a es-sere al primo posto questi valori umani, ri-spetto a quello economico. E tuttavia ciò cipermette di realizzare un prodotto, con lacui qualità è percepibile al tatto, destinato allepiù prestigiose boutique italiane ed europee».

Quali sono state le tappe fondamentaliche vi hanno portato fino alla vostra realtàattuale?C. S. «Mio padre iniziò a lavorare giovanis-simo – mi riferisco ai primissimi anni del se-condo dopoguerra – nella bottega artigianadel padre, pure mio nonno infatti era già im-pegnato nel settore delle calzature. Nel 1957decide di diventare imprenditore in proprio,avviando l’impresa di produzione di scarpe dauomo che continua ancora oggi, anche secon vari cambiamenti di sede. Negli anniOttanta ho affiancato mio padre nel lavoro inazienda, sempre lavorando a mano. Oggi rea-lizziamo cento paia di scarpe al giorno».

Nel 2010 le è stato assegnato il “Leone

rampante”, premio del comune di Fucec-chio. Quali meriti vi sono stati ricono-sciuti?N. S. «Il premio è stato assegnato a me poichéattualmente sono il “calzolaio” più anzianoancora in attività con mio figlio, ma il meritova esteso a tutta la nostra squadra. È lo spiritodi squadra che ha determinato il successo deinostri prodotti, che è frutto del lavoro ditutti. Ci è stato riconosciuto un particolaremerito per il fatto che continuiamo a eseguiretutte le fasi di lavorazione in maniera arti-gianale. Crediamo sia questo l’unico modoper continuare a rappresentare l’originalitàdel made in Italy».

Quanto contano nel vostro lavoro la ri-cerca e la creatività?C. S. «La nostra passione per la ricerca dinuove tecniche e soluzioni ci permette di farevolvere la tecnica di rifinizione. La ricerca ela creatività sono un tutt’uno. La freschezzae la fantasia del nostro vivere sono gli ingre-dienti che mettiamo nella ricerca di nuovi di-segni. Le nostre calzature sono completa-mente cucite a mano, e alcune anche dipintea mano, per far risaltare le sfumature e i co-lori della nostra terra. Il risultato è che ogniscarpa è diversa da un’altra, incarnando cia-scuna uno stile autentico, che interpreta lenuove tendenze, ma si conserva comunqueoriginale nel suo genere».

~

Nel disegnare le collezionici ispiriamo ai nostri pittoririnascimentali, cercandodi creare sulla pelle quellesfumature che conferisconoal prodotto un sapore vissuto

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RICCARDO MARINIPresidente dell’Unione Industriale di Prato

GIOVANNI INGHIRAMIPresidente di Confindustria Arezzo

Page 86: Dossier Toscana 07 2011

112 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Il quadro economico che emerge dal rap-porto annuale 2010 di Banca Italia perquanto riguarda Prato e la Toscana evi-denzia che il settore manifatturiero è

stato caratterizzato da una ripresa dei livelli diproduzione e delle vendite. «A Prato abbiamoanche realtà produttive di eccellenza che sonoa latere del tessile, – spiega Riccardo Marini,presidente dell’Unione Industriale di Prato -per esempio nel meccanotessile, anch’esso re-duce da stagioni difficili, e settori diversi comel’alimentare che dimostrano grande vivacità».

Possiamo dire che stiamo uscendo dalla crisi?«Sarebbe bello poterne essere certi, ma purtropponon è così. I segnali sono positivi ma non bastanoa compensare tutto ciò che abbiamo perso; ma so-prattutto ci sono poche certezze per il futuro. Ilmercato interno è poco ricettivo; i mercati esteritradizionali non sono particolarmente vivaci equelli dei paesi emergenti avanzano troppo lenta-mente, almeno per i prodotti del nostro livello, perriequilibrare la somma complessiva dell’export,che pure è certamente un punto di forza sia del di-stretto pratese sia della Toscana e dell’Italia. Ma cisono tanti altri fattori che non ci lasciano tran-quilli: la situazione della Grecia, le dinamiche va-lutarie, i costi delle materie prime e le relative spe-culazioni, una finanza internazionale che rimaneuna mina vagante. E poi ancora il credito, con lospettro di Basilea 3 che rischia di assottigliare la li-quidità potenzialmente disponibile per i finan-ziamenti a imprese e famiglie. Andiamo meglio,insomma, ma certezze ce ne sono poche».

In termini di fatturato quali sono i settori in-dustriali che hanno mostrato un recupero nellaprovincia di Prato? «È un po’ presto per disporre di un quadro del fat-turato dell’ultimo anno. La situazione all’internodel settore tessile-moda è abbastanza variegata:sono andate bene alcune tipologie (lana, tessuti amaglia, arredamento, tessili tecnici), meno benealtre. Anche per i segmenti che hanno avuto leperformance migliori rimane il problema grave deimargini, molto acuto soprattutto in questo mo-

Segnali di ripresaLo scenario dell’economia pratese risente

in certi settori ancora dell’influsso della crisi.

Un andamento quindi altalenante che,

come ricorda Riccardo Marini, ancora non può

confermare una vera e propria ripresa

Nicolò Mulas Marcello

Riccardo Marini,

presidente dell’Unione

Industriale di Prato

CONFINDUSTRIA

Page 87: Dossier Toscana 07 2011

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 113

che la sinergia con Pisa. Due opzioni che nonsolo non si escludono a vicenda, ma anzi possonoalimentarsi proficuamente».

L’occupazione è un altro tema caldo di que-sta crisi. A Prato si sta facendo ancora uso de-gli ammortizzatori sociali? «Sì, se ne sta facendo ancora uso, anche se inmisura minore rispetto al recente passato. Dob-biamo dare atto sia al governo nazionale chealla Regione Toscana di avere avuto grande at-tenzione a questo tema nei momenti più acutidella crisi. Gli ammortizzatori sociali sono stru-menti indispensabili per garantire il sostegno alreddito dei lavoratori, e in questo sta la lorogrande funzione sociale; tuttavia la loro utilitàè anche quella di limitare la dispersione dicompetenze, patrimonio essenziale dei singolie delle aziende. Non a casa la nostra Unione siè massicciamente spesa su questo versante».

mento in cui aumentano i costi sia delle materieprime che dell’energia: i mercati ancora fragilifanno fatica a recepire prezzi che assicurino gua-dagni tali da consentire nuovi investimenti. Pre-occupa la situazione dell’edilizia, che fa fatica a tro-vare nuovo slancio. Del resto è comprensibile checon minori appalti pubblici e con una ridotta di-sponibilità di risorse da parte dei privati l’attivitàedilizia purtroppo ristagni».

Nel 2010 le esportazioni delle impresetoscane sono cresciute in misura analoga ri-spetto all’Italia. Ci sono buone prospettiveper il futuro? «Per la Toscana valgono le cautele che richiamavopoco fa per Prato. È fondamentale che le impreseriescano a lavorare in un contesto favorevole oquantomeno non ostile: una condizione che perònell’intero paese, e non solo in Toscana, non si spe-rimenta spesso. Per quanto riguarda il nostro ter-ritorio uno dei problemi che rimane molto vivo èquello delle infrastrutture, essenziali per facilitarel’attività delle imprese. Qualcosa si sta muovendo,ma con molta lentezza e fatica. Come Unione In-dustriale peroriamo da sempre, ad esempio, lacausa dello sviluppo dell’aeroporto di Firenze e an-

Riccardo Marini

�La situazione del settore tessile-moda è abbastanza variegata: sono andatebene alcune tipologie come lana, tessuti a maglia, arredamento, tessili tecnici, meno bene altre

Page 88: Dossier Toscana 07 2011

CONFINDUSTRIA

Dal punto di vista del fatturato leimprese aretine hanno registratoun miglioramento rispetto aglianni contraddistinti dalla crisi

economica, portando il Pil regionale a un+1,3% nel 2010 rispetto agli anni precedenti,secondo i dati di Banca d’Italia. «Complessi-vamente il tessuto economico aretino – spiegaGiovanni Inghirami presidente di Confindu-stria Arezzo – ha un sistema industriale foca-lizzato ancora in buona parte sul manifattu-riero che denota una tenuta. Arezzo è laseconda provincia toscana per esportazioni».

Quali fattori hanno inciso sull’economialocale?«In primis una complessiva tenuta del si-stema industriale che si evince anche da untasso di disoccupazione inferiore rispettoalla media nazionale. E, in secondo luogo,ha inciso anche l’aumento delle materieprime, in quanto il nostro è un distrettoprincipalmente manifatturiero e incentratosoprattutto sul comparto oro-moda. Il com-pletamento dell’industrializzazione di Arezzorispetto al manifatturiero sta avvenendo oggiin altri settori strategici come quello delleenergie rinnovabili che fanno di Arezzo un

La tenuta del sistema industriale aretino è confermata

dai dati di Banca d’Italia. Diversi sono i fattori responsabili,

tra cui anche lo sviluppo delle energie rinnovabili.

Giovanni Inghirami fa un bilancio della situazione

Nicolò Mulas Marcello

Nella pagina a fianco,

Giovanni Inghirami,

presidente di

Confindustria Arezzo

distretto molto importante in questo senso.E per questo sarebbe necessario avere la cer-tezza di leggi che indichino la strada alleimprese su come operare. Indubbiamente lalegislazione al momento lascia molte incer-tezze. Date le complessità del settore mani-fatturiero e i progressi che le nostre impreseavevano fatto, sarebbe utile non perdere losviluppo raggiunto».

Il manifatturiero ha risentito moltodella crisi ma è anche quello che ha regi-strato una ripresa dei livelli di produzionee di vendita. La recessione ha stimolatol’attività innovativa?«Il manifatturiero aretino ha un grande valoreperché viene da una tradizione e un knowhow che si lega al territorio. Certamente lacrisi ha fatto sì che dovesse trovare nuovipunti di forza come la creatività, l’innova-zione, la ricerca. Inoltre, conta anche la velo-cità di immissione dei prodotti sul mercatoperché quando si compete con Cina e India,

114 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Energie rinnovabili,un distretto importante

Page 89: Dossier Toscana 07 2011

Giovanni Inghirami

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 115

��Il completamento dell’industrializzazione

di Arezzo rispetto al manifatturiero sta avvenendo oggi in altri settori come quello delle energie rinnovabili

alla tradizione imprenditoriale nostrana, mamettendo insieme più imprese, si condivi-dono i know how e le sinergie e si può far inmodo che gli investimenti finalizzati a unprogetto possano essere compatibili con lanatura stessa delle imprese».

Internazionalizzazione. Chi ha deciso diintraprendere questo cammino è stato pre-miato a livello di vendite. Il mercato globaleè sempre sinonimo di crescita? «Oggi i consumi nell’area dell’euro risen-tono un po’ della crisi non ancora alle spalle,e anche in Italia il livello dei consumi è ri-masto stagnante. Le imprese devono quindiandare a cercare mercati di sbocco come laCina, l’India e il Brasile. Tutti quei paesinei quali le economie stanno crescendo adue cifre di Pil e i consumi, seppur frenati,danno la possibilità alle nostre imprese ditrovare un mercato più disponibile rispettoa Stati Uniti ed Europa che ancora risentonodella crisi economica».

che hanno una programmazione a tempimolto lunghi, è chiaro che la flessibilità delnostro manifatturiero diventa una fattore fon-damentale. Prima i prodotti entrano nei mer-cati, soprattutto quelli che hanno caratteri-stiche innovative, più sono performanti».

La prima esperienza in Italia di applica-zione del nuovo contratto di rete è stata fattaproprio ad Arezzo e ha riguardato le tre so-cietà di servizi delle associazioni degli indu-striali di Arezzo, Grosseto e Siena. Quali ef-fetti ha avuto questa intesa finora? «Il primo contratto di rete d’impresa finaliz-zato con Siena e Grosseto è finalizzato a ge-stire insieme alcuni processi relativi ai servizie un unico magazine delle nostre associa-zioni. La rete d’impresa è importante perchèmette insieme molte piccole e medie impreseche possono creare tra loro quelle sinergieche fanno sì che si colmi il gap con le grandiimprese. Quando andiamo a competere nelmondo, il modello italiano è molto legato

L’incremento del Pil regionale

toscano registratonel corso del 2010

da Banca Italia

PIL1,3%

L’ammontare di prestiti e depositidelle banche per laprovincia di Arezzonel corso del 2010

EURO

8,2mln

Page 90: Dossier Toscana 07 2011

ASSINDUSTRIA PISTOIA

La storia d’Italia va di pari passo conquella delle sue imprese. E l’assembleagenerale di Assindustria Pistoia si èsvolta proprio nel momento che, sim-

bolicamente, unisce i cento anni di Confindu-stria ai centocinquanta dell’unità del Paese. Conuno sguardo retrospettivo, che ripercorre la sto-ria nazionale, si evince come all’inizio del ‘900 inToscana si facesse innovazione, si creasse, si pro-ducesse e come per tutto il secolo scorso Pistoiasia stata una realtà manifatturiera, capace di forteinnovazione tecnologica. Secondo Giuseppe Oriana, i semi dell’impren-ditoria da cui è germinata l’industria di Pistoianon sono morti e nella Provincia esiste ancorauna realtà viva e vitale. Il ricordo del passato deveessere di sostegno a un rinnovato slancio verso ilfuturo. «Se è vero che il nostro territorio si è as-sopito in un torpore che può sembrare depres-sivo, tocca ancora a noi imprenditori, con il co-raggio delle scelte e la visione del futuro, reagirealla crisi con un condiviso progetto di sviluppo.Il patrimonio di ricchezza da preservare risiedenelle idee, nell’ingegno, e nella capacità di inno-

Un tempo realtà manifatturiera capace

di grandi innovazioni tecnologiche, oggi

l’impresa pistoiese deve riappropriarsi

dei propri valori. Perchè, come ha

affermato Giuseppe Oriana all’assemblea

generale di Assindustria, «nella provincia

esiste ancora una realtà viva»

Eugenia Campo di Costa

Un progetto per Pistoia

vare. Per queste ragioni ho posto all’attenzionedell’intero sistema confindustriale e del ministrodell’Economia Giulio Tremonti l’idea che sidebba rivalutare in esenzione fiscale i cosiddetti“intangibles”, cioè i nostri brevetti, marchi, pro-prietà intellettuali, modelli depositati, che sonoil più delle volte esposti nei bilanci delle nostreimprese a costi storici irrisori, e la cui automaticarivalutazione sarebbe oggi sottoposta ad una ves-satoria imposizione fiscale». Una rivalutazionedi questo tipo, secondo il Presidente, permette-rebbe alle imprese, anche le più piccole e di ognisettore, di mostrare a pieno i loro valori patri-moniali, con conseguenti effetti sul relativo ratingbancario. Tutto ciò senza alcun aggravio per iconti dello Stato. Del resto, l’Assemblea degliindustriali è stata anche occasione per fare una ri-flessione sulla tipologia e le dimensioni delle im-prese del territorio. «Le caratteristiche del nostroterritorio produttivo, multisettorialità e mi-croimpresa, possono essere un vantaggio da unpunto di vista difensivo, mentre diventano osta-colo quando, come adesso, abbiamo necessità digiocare un ruolo propulsivo; il nostro sistema èoggi carente di medie e grandi imprese, chehanno svolto in passato una funzione di traino,di diffusione dell’innovazione, di formazionedelle risorse umane». Ecco perché, secondo As-sindustria Pistoia, alla base di ogni progetto si de-vono definire due indirizzi complementari di

116 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Giuseppe Oriana,

Presidente

Assindustria Pistoia

www.pistoiaindustria.it

Page 91: Dossier Toscana 07 2011

Giuseppe Oriana

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 117

politica industriale: rafforzare da un lato le im-prese più grandi e strutturate perché possano ul-teriormente svilupparsi, investire sul territorio,creare indotto e occupazione e, d’altra parte, ac-compagnare le piccole imprese a fare rete, a met-tere insieme idee e progetti, per affrontare nuovimercati, per creare nuove opportunità di svi-luppo tecnologico e di prodotto, per rafforzare lefiliere produttive».Ciò anche per essere pronti a cogliere ogni oc-casione che si potrà porre; a cominciare da quellaormai prossima, e formidabile, di Expo 2015.Expo 2015 rappresenta uno dei progetti più ri-levanti degli ultimi 50 anni, in grado di dare unsignificativo impatto all'economia nazionale an-che negli anni a venire. Secondo una stima del-l’Università Bocconi, l’evento porterà un bene-ficio sul nostro P.I.L. del 0,18% per i prossimi10 anni; 120 paesi espositori, 21 milioni di visi-tatori attesi, 7.000 eventi collegati.Noi proponiamo di fare di questo evento lostrumento chiave per il pieno rilancio della no-stra regione. Sappiamo che la qualità dell’ali-mentazione, il nostro stile di vita, lo stile di vitatoscano, sono temi sui quali non esiste con-fronto.Sottolinea, il Presidente Oriana, l’assoluta im-portanza di non affrontare, almeno in Toscana,questa grande opportunità in ordine sparso. Unavolta per tutte dobbiamo provare a fare sistema:

la direzione politica della Regione, Toscana Pro-mozione, Unioncamere e le singole Camere diCommercio, tutte le associazioni datoriali nes-suna esclusa, le Fondazioni e gli istituti di credito,le parti sociali.Assindustria crede nella forza che deriva dallacoesione, e sottolinea il rischio che essa manchi:per prima ha fatto proposte concrete per attrarreinvestimenti: l’ormai noto Progetto per Pistoia,che è stato poi recepito dal Governo Regionale,tanto da diventarne uno degli elementi base dellepolitiche economiche, è solo un esempio. «Pur-troppo continuiamo ad assistere a prese di posi-zione di singoli e di gruppi, talvolta avallati perutilità da una politica di basso profilo, che nonrispondono a nessun’altra logica se non quelladella paura e della protesta. Come Associazioniconfindustriali nell’area metropolitana diamonoi l’esempio, facendo rete con i nostri servizi, ot-timizzando le risorse, promuovendo progetti co-muni di sviluppo. Ogni rappresentanza è espres-sione di un territorio che va presidiato e di unacultura imprenditoriale che va preservata; farerete sui servizi, sulle eccellenze che le nostre or-ganizzazioni esprimono, è il modo migliore perrendere concreto il valore che si ha dall’aderire aConfindustria».

~

Tocca ancora a noiimprenditori, conil coraggio delle sceltee la visione del futuro,reagire alla crisi conun condiviso progettodi sviluppo

Page 92: Dossier Toscana 07 2011

SERVIZI ALLE IMPRESE

118 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Mari Eugenia Baroncelli Rindi illustra i benefici che il rinnovo dei magazzini di via Panciatichi

avranno sull’economia fiorentina. Una struttura recentemente rinnovata che offre l’opportunità

di integrare logistica, movimentazione e attività doganali al servizio delle imprese

Paolo Lucchi

Così rivivono i magazzinisimbolo della storia fiorentina

Una struttura risalente alla fine del-l’Ottocento che, creata per stimo-lare lo sviluppo economico del ter-ritorio fiorentino, ha rappresentato

anche un simbolo dell’Unità nazionale. I Ma-gazzini Generali di via Panciatichi a Firenzehanno, insieme alle Ferrovie, alle Poste e alleDogane «consolidato il concetto politico del-l’Unità d’Italia, nata pochi decenni prima». A so-stenerlo è Mari Eugenia Baroncelli Rindi, am-ministratore delegato della Magazzini Generali eSilos Spa, società che ha recentemente ristruttu-rato i suoi immobili, al cui interno effettua atti-vità di logistica e movimentazione oltre ad ospi-tare il front office dell’Agenzia delle Dogane di

Firenze e il nucleo operativo del Corpo Forestaledello Stato. Una struttura, insomma, che con-sente di effettuare in un unico posto tutte le ope-razioni necessarie allo sdoganamento delle merci.

Perché è così importante il valore simbolicodi questo edificio?«Perché rappresenta una parte di storia che do-vrebbe essere conosciuta soprattutto dai giovani.Sul piano economico i Magazzini hanno con-sentito alle piccole e medie aziende, quando nonerano presenti le strutture proprie, di utilizzarecon costi limitati spazi e servizi per il deposito ela movimentazione delle merci. Questi serviziconsentivano in passato agli imprenditori di ac-cedere anche ai servizi finanziari garantiti dai ti-

In alto a destra, Mari Eugenia Baroncelli Rindi,

amministratore delegato

della Magazzini Generali e Silos Spa

www.magazzinigeneraliesilos.it

Page 93: Dossier Toscana 07 2011

Mari Eugenia Baroncelli Rindi

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 119

toli di deposito e pegno. Il nostro intervento,volto al recupero immobiliare di una strutturaimportante per la città di Firenze, vuole mante-nere e incrementare alcuni servizi essenziali perle imprese. Allo stesso tempo vorremmo tenerele porte aperte alla città, affinché trovi nei Ma-gazzini opportunità di incontri ed eventi cultu-rali ed economici».

La ristrutturazione in che modo incremen-terà il business della vostra società?«I Magazzini sono composti da 7 edifici comu-nicanti tramite 10mila metri quadri di piazzali.Aree che ci permettono, di conseguenza, di of-frire una logistica articolata, con grande flessibi-lità e professionalità. I committenti possono uti-lizzare spazi che vanno dai 50 agli oltre 2000metri quadri, il tutto assistiti nella movimenta-zione di ogni tipo e dimensione di merce, dalcollo più piccolo a quello di 70 quintali, avva-lendosi di mezzi tecnicamente avanzati».

A quali necessità dell’imprenditoria odiernarisponde la struttura dei Magazzini Generali?«L’imprenditore di oggi è sempre alla ricerca diflessibilità e riduzione dei costi, specie di quelli

fissi. Noi offriamo un pacchetto in outsourcing,sollevando le aziende dalla necessità di spazi va-riabili e servizi delle merci sullo scarico, stoccag-gio e spedizione».

Come nasce la collaborazione, all’interno,con l’Agenzia delle Dogane di Firenze?«Dalla loro costituzione i Magazzini hanno avutol’Agenzia presso di loro. Quando, nel 2004, ab-biamo iniziato la ristrutturazione degli edifici, siè dedicata molta attenzione alla gestione dellemerci soggette a vincolo doganale, nel rispetto diun’attività storica dei Magazzini. Inoltre, è statoritenuto utile dare a Firenze un punto doganaleunico, dove le aziende e i cittadini potesserosvolgere le varie formalità senza dispersioni. Alnostro interno sono operanti anche il NucleoOperativo CITES del Corpo Forestale delloStato, un magazzino doganale e aree attrezzateper lo svolgimento delle operazioni».

Quali settori, in particolare, si stanno ap-poggiando ai vostri spazi? «Tutte le imprese possono essere interessate allanostra attività, interveniamo sui più vari settorimerceologici. Anche le grandi aziende, che spessodispongono di strutture proprie, trovano tal-volta più utile rivolgersi a noi, sopperendo amomenti favorevoli di mercato».

Cosa si aspetta dal futuro?«I committenti trovano nella nostra collabora-

zione opportunità di servizi specializzati a costicontenuti e fissi. È quindi auspicabile che il fu-turo ci riservi una buona espansione, non solonel territorio fiorentino, ma anche in quello na-zionale, attraverso lo sviluppo di un’attività lo-gistica sempre più avanzata».

L'intervento sui nostri immobili, volto al recupero di una strutturaimportante per la città di Firenze,vuole mantenere e incrementarealcuni servizi essenzialiper le imprese

Page 94: Dossier Toscana 07 2011

Si definisce hosting il servizio di alloca-zione su un server online delle pagine diun sito web, che le rendono così acces-sibili dalla rete Internet. Nell’era della

comunicazione digitale, nella quale un’azienda“non esiste” se non è raggiungibile su Internet,l’hosting è diventato strategico ed è importantesoprattutto la sua qualità in termini di sicurezzae affidabilità. Per queste ragioni quello dell’ho-sting e dei servizi connessi è oggi un settore eco-nomico in crescita, nel quale operano grandioperatori globali, ma anche molte realtà nazio-nali. «La rete di server che formano l’infrastrut-tura di un servizio di hosting deve essere appo-sitamente disegnata, per garantirne le prestazionie la sicurezza richieste attualmente dalle appli-cazioni e dai siti web in rete ». Ne parla LuigiCorbacella, Presidente di HostingSolutions.it.«La nostra azienda – spiega – è una realtà attivasul web dal 1999, oggi conta oltre venti dipen-denti e ha superato i 60.000 domini registrati; ildata center proprietario ha consentito alla com-pagnia di rimanere al passo coi tempi e di riuscirea entrare tra le più importanti aziende italiane delsettore hosting».

Quali sono i fattori decisivi nella scelta del-l’hardware per un servizio di shared hosting?«Le casistiche sono davvero tante. Per fornire un

La sicurezza della reteUn servizio stabile e sicuro è la garanzia per i dati

online. La crescente richiesta di spazio sul web sta

rendendo sempre più importante il ruolo delle aziende

che offrono servizi di hosting. Luigi Corbacella,

presidente di HostingSolutions.it, spiega l’importanza

della sicurezza dei server

Valerio Germanico

A sinistra,

Luigi Corbacella,

presidente della Genesys

Informatica Srl di Firenze

www.hostingsolutions.it

buon servizio bisogna innanzitutto individuare lasoluzione ideale per quello che è lo strumentoprincipale di lavoro per un provider: i server.Esistono server assemblati e server di marca, ga-rantiti direttamente dall’azienda produttrice.L’utilizzo di server assemblati è una pratica scon-sigliata a quasi tutti gli hosting provider. Infattinel caso di un guasto interno, è difficile verificarequale sia il problema e provvedere rapidamentealla riparazione. Al contrario, i server di marcasono sottoposti a precisi test della casa madre ehanno un design specifico che garantisce unaalimentazione ridondata, un raffreddamento ido-neo all’ambiente del data center e sicurezza dalpunto di vista operativo».

Come si svolge l’attivazione di un servizio dihosting?«L’attivazione avviene completamente in auto-matico, senza intervento umano, consentendo aitecnici di dedicare il loro tempo all’assistenza e alsupporto ai clienti, anche con centinaia di dominie servizi da attivare al giorno. La nostra capacitàproduttiva è pronta ad attivare fino a 100 nuovipiani hosting all’ora. Solitamente il primo passofatto dai nostri sistemi è la registrazione del do-minio richiesto dal cliente, dopo di che inviamotutti i dati per accedere al suo spazio e alla postaelettronica, in completa autonomia. Da un pan-nello di controllo online è possibile gestire tuttii servizi acquistati. HostingSolutions.it dispone diun data center proprietario, controllato dal NOC

SERVIZI DI HOSTING

122 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Page 95: Dossier Toscana 07 2011

HostingSolutions.it

interno (Network Operation Center). Questo,oltre a poter intervenire in tempo reale, ci con-sente di intervenire quotidianamente sull'infra-struttura per modifiche e aggiornamenti».

Quali sono i vantaggi dell’erogazione delservizio con un proprio data center?«La maggior parte delle aziende di hosting delmondo colloca le macchine in data center esternialla realtà aziendale. Si tratta di una scelta dettatada un compromesso tra costi e affidabilità. Lacollocazione in un data center esterno consentedi ridurre fortemente i costi e l’investimentoiniziale necessario, a fronte di canoni mensiliper il setup delle macchine. Purtroppo però, an-che se la gestione avviene quasi sempre in re-moto, quando è richiesto un intervento, un tec-nico deve recarsi nel data center per mettere“mano” fisicamente ai propri server. Dunque alrisparmio iniziale, è preferibile la facilità di in-tervento. I vantaggi di questa scelta si manife-stano nella possibilità di gestire in tempo realequalsiasi problema si verifichi sui server, senzaconsiderare che HostingSolutions.it è in questomodo il diretto proprietario della rete e degli ap-parati che consentono di erogare i servizi: even-tuali problemi di banda, picchi di visite e qual-siasi altra evenienza riguarda la rete e non solo iserver, viene gestita dai nostri ingegneri».

A chi si rivolge il vostro servizio di hosting?«Ci rivolgiamo soprattutto a una clientela che haesigenze di fascia alta. Quindi grandi aziende eportali di siti di e-commerce. Abbiamo fatto in-vestimenti corposi in tre aree: automazione, fles-sibilità e sicurezza. Abbiamo automatizzato ereso flessibile il data center virtualizzando moltidei servizi più critici, come la posta elettronica.Questo ci consente di dare ai nostri clienti le ri-sorse necessarie anche in caso di richieste ano-male. Un esempio: un sito di e-commerce ospi-tato da HostingSolutions.it può chiedercimaggiori risorse in tempo reale, senza stop allasua attività, in qualsiasi momento, i nostri servervengono potenziati virtualmente per rispondereal traffico in crescita. Dal punto di vista della si-curezza abbiamo scelto di ridondare tutti i com-ponenti, nella parte di rete, come di server e sto-rage. A oggi questi elementi ci consentono dicoprire il target medio, composto da professio-

nisti e aziende, con la registrazione domini, la po-sta e il webhosting, così come il target dellegrandi aziende, dove servono garanzie maggiorisull’affidabilità dei servizi».

Quali misure per garantire servizi criticicome la posta elettronica?«Il nostro data center è stato progettato secondoi più importanti standard del settore, con diversecertificazioni e partnership dirette con le aziendeproduttrici dei server e degli apparati di rete. Laposta elettronica è uno dei servizi su cui ab-biamo investito di più: si tratta di un insieme diserver virtuali e fisici che garantiscono che i no-stri clienti possano sempre accedere alla loro ca-sella, anche nel caso uno o più server subiscanodei guasti. La posta è un servizio critico, i clienti,soprattutto se aziende, sono interessati a una di-sponibilità praticamente continua del servizio enoi abbiamo investito anche per migliorare i si-stemi di storage delle email, affidandoci ad un fa-moso marchio del settore. La posta elettronica,come la registrazione di un dominio o un servi-zio di hosting, godono poi di assistenza telefonicadiretta con i nostri ingegneri, quindi qualsiasiproblema può essere risolto velocemente dalcliente».

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 123

La rete di server che formal’infrastruttura deve essereappositamente disegnata, pergarantirne le prestazioni e la sicurezzarichiesta dalla tecnologia web corrente

Page 96: Dossier Toscana 07 2011

INFORMATION TECHNOLOGY

124 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Le soluzioni informatiche per una migliore gestione

e controllo delle attività produttive. Gli ambiti

di applicazione sono in continua espansione,

con la creazione di sistemi dedicati ai vari settori

produttivi e professionali. La parola a Enrico MarèValerio Germanico

La Informatica 2 emme Srl ha sede a Prato (PO)

www.informatica2emme.it

L’Information technology è l’in-sieme delle tecnologie e dei me-todi, che insieme formano i si-stemi di trasmissione, ricezione

ed elaborazione di informazioni. Lo scopo del-l’IT è dunque la manipolazione delle informa-zioni tramite conversione, immagazzinamento,protezione, trasmissione e recupero sicuro deidati. Le ricadute effettive nelle attività impren-ditoriali di questi servizi si concretizzano in so-luzioni diverse, specifiche per ogni settore. Tut-tavia è indubbio che il mercato dell’IT stiadiventando una voce sempre più importantedel bilancio nazionale. Ma come spiega EnricoMarè, amministratore della società Informatica2 emme, con sede a Prato: «Una valutazionedelle reali prospettive future di questo settoredeve anche fare i conti con la velocità con cuievolvono le soluzioni informatiche. Questa ra-pida e costante evoluzione, se, da una parte,rende semplice affermare che il mercato dell’ITè certamente destinato a crescere, dall’altra rendedifficile valutare e prevedere, in concreto, qualisaranno le richieste del mercato. La cosa più im-portante è non distrarsi. Aggiornarsi continua-mente e non trascurare nessuno degli input». Fra i software per le aziende, quelli che oggi piùrichiesti sono certamente i gestionali, che si dif-ferenziano per settore produttivo. «Fra i nostriclienti ci sono diverse categorie professionaliche hanno scelto di investire nelle soluzioni in-formatiche. Si tratta di studi di commercialisti,uffici di consulenza, aziende manifatturiere ecommerciali. Soprattutto nell’ambito del settoremanifatturiero siamo in grado di offrire solu-zioni avanzate sulla produzione e personalizza-zione delle procedure. Ma per ogni caso, nel

Nuove tecniche e piattaforme gestionali

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Enrico Marè

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 125

proporre e installare soluzioni informatichel’approccio da utilizzare è quello di capire qualisono gli aspetti di un’azienda o di uno studioprofessionale che possono avere un incrementoproduttivo attraverso l’implementazione di unapplicativo informatico. Viene perciò fattaun’analisi di fattibilità relativa alle necessità delsingolo cliente». L’aggiornamento e la ricerca sono fondamentaliin un settore che corre verso un costante cam-biamento e nel quale è sufficiente perdereun’occasione per restare indietro. «Per queste ra-gioni oltre a investire nei servizi, bisogna inve-stire sullo sviluppo di nuove soluzioni e quindisul capitale umano, perché sono le persone checon la loro creatività e competenza “creano”.Noi puntiamo molto sul personale con fre-quenti corsi di aggiornamento, per capire versoquali tecnologie e nuove piattaforme si sta spo-stando l’attenzione. Stiamo seguendo con par-ticolare interesse una delle più nuove tendenze,il cloud computing. Attualmente ci stiamo ri-volgendo a settori produttivi con i quali non ab-biamo ancora collaborato, proponendo un soft-ware del gruppo Teamsystem, nostro softwarepartner: InForYou. Questa è la soluzione per ilmercato delle aziende sportive, del benessere edel tempo libero, essendo completa di funzionidi gestione, amministrazione e controllo e com-patibile con diverse tecnologie». Oltre a pro-

porre le potenzialità di questo nuovo software,la società, avendo ormai consolidato il mercatodei professionisti, per il prossimo biennio, si èposta l’obiettivo di rivolgersi al mercato di tuttequelle aziende che necessitano dei sistemi di En-terprise Resource Planning (Erp), software chefacilitano la gestione e forniscono le coordi-nate nei momenti in cui sia necessario prenderedecisioni strategiche. «Il bilancio relativo all’at-tività e al fatturato della nostra società, per il2010, ammonta a 1,4 mln di euro. Nei primimesi del 2011, e differentemente ai due annipassati, il trend che stiamo registrando è quellodi un lieve miglioramento della volontà di in-vestire da parte delle aziende. Probabilmente inquesto dato c’è uno dei segnali che la crisi piùacuta è passata o sta passando. Oltre al fatto chesi estende la consapevolezza che i sistemi infor-matici, anche se hanno un costo iniziale, ridu-cono altre spese nel tempo e permettono uncontrollo migliore e più diretto e in tempo realesulla propria attività».

~

Diverse categorie professionalihanno scelto di investire nellesoluzioni informatiche. Si trattadi studi di commercialisti, ufficidi consulenza, aziendemanifatturiere e commerciali

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GEOMARKETING

126 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Il consumatore diventaun osservato speciale

Sul mercato non esiste soggetto piùmutevole del consumatore. Ecco per-ché, a resistere, sono solo le impresecapaci di comprenderne le esigenze, i

gusti, il potenziale di acquisto. Una realtà chel’ingegner Carola Stenger, creatrice diCA.ST. GROUP conosce molto bene. L’af-fermata società di Sesto Fiorentino, leader nelcampo dei servizi integrati per comunica-zione e marketing, già al fianco di alcuni co-lossi della Gdo come Coop, Ikea ed Euronics,è sempre più impegnata sul fronte degli studidi fattibilità e del customer care. «Inizial-mente lavoravamo soprattutto per la Gdo,ma in questo ambito tutti cercano di com-prare i servizi con lo stesso criterio con ilquale acquistano della merce, risparmiandocioè sulla qualità a vantaggio del miglior

prezzo. Non condivido questo tipo di scelta,perché ciò che le aziende come la mia offrononon può essere giudicato solo dal costo»spiega Carola Stenger.

Perché ci tiene a sottolineare questoaspetto?«Perché in azienda ci mettiamo continua-mente in gioco, lavorando e migliorando co-stantemente la qualità dei nostri servizi. Ope-riamo con persone assunte regolarmente, nonsiamo un'agenzia “improvvisata”, come cene sono tante. Ormai CA.ST. GROUP è unarealtà consolidata e certificata grazie a oltrevent’anni di esperienza sul campo».

Le attività nel tempo sono cambiate? «Certamente. All’attività di distribuzione dimateriale pubblicitario abbiamo aggiunto at-tività di geomarketing e controlling per for-nire alle aziende servizi per il loro sviluppo,al fine di evitare inutili sprechi di denaro inazioni non studiate fino in fondo. Le inda-gini di mercato sono state trasformate insupporto concreto di servizi di customer caree studi di fattibilità».

Come si sta evolvendo l’approccio neiconfronti del customer care?«Oltre a voler trovare un buon prodotto adun giusto prezzo, il consumatore chiede mag-giore considerazione. Valori come gentilezzae competenza professionale fanno la diffe-renza. Per molti nostri committenti svol-giamo l’attività di “mystery shopping”, o“cliente misterioso”. In pratica alcuni nostri

L’ingegner

Carola Stenger,

fondatrice di CA.ST.

GROUP Srl

www.castgroup.com

Mystery shopping, geomarketing, studi di fattibilità. Non solo la Gdo ma anche le piccole

imprese investono per anticipare i gusti e le richieste degli acquirenti. Ma, come spiega

l’ingegner Carola Stenger, «in questa attività non ci si improvvisa esperti»

Andrea Moscariello

Page 99: Dossier Toscana 07 2011

Carola Stenger

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 127

Il mystery shopping interessa solo laGdo?«Non direi, anche se ovviamente è la realtàche lo richiede maggiormente. Il servizio dimystery shopping può essere rivolto a tuttequelle aziende, anche di medie o piccole di-mensioni, che vogliono monitorare i lorocollaboratori ed il loro modo di rivolgersi alcommittente finale. Per le Pmi svolgiamoanche delle indagini di mercato dirette, at-traverso interviste alla clientela. Dalle risul-tanze di queste interviste, e dalle problema-tiche emerse, organizziamo degli incontricon l'azienda e, in seguito, degli interventiformativi per migliorare le performance dellaloro rete di vendita».

In concreto cosa offrite per tutte quelleaziende che vogliono crescere?«Molte delle imprese per cui lavoriamo sonoin piena espansione, malgrado la crisi eco-

nomica. Tante aziende ci utilizzano, prima dieffettuare un qualsiasi investimento, datoche vogliono essere sicure di non sprecarecapitali nel posto o nel momento sbagliato.Occorre studiare a fondo la tipologia del ter-ritorio, le abitudini locali, i competitor etutto quanto può influire sulla buona riuscitadi un investimento economico. L'attività diGeoassistente® (marchio registrato daCA.ST. GROUP) è un sistema complesso digeomarketing, di intreccio di dati che forni-sce la valutazione di un'area geografica cir-coscritta, arrivando fino allo studio dei mezzipubblicitari da utilizzare. Questi studi di fat-tibilità rappresentano aiuti concreti al pro-cesso decisionale per le piccole e medieaziende, e presentano dei costi ben inferioriall’affitto mensile di un nuovo negozio, o diun investimento economico societario».

Obiettivi per il futuro?«Lavorare sempre di più con vari settori pro-duttivi, reti commerciali ed aziende di serviziche vogliono superare la crisi in maniera pro-fessionale e che sono disposte a mettersi ingioco per poter rispondere alle esigenze di unmercato sempre più esigente».

Occorre studiare a fondo la tipologia del territorio, le abitudini locali, i competitor e tutto quantopuò influire sulla buonariuscita di un investimentoeconomico

operatori specializzati si fingono clienti, riu-scendo a misurare la soddisfazione di chi ac-quista proprio dalla prospettiva del consu-matore. In questo modo possiamo analizzareindisturbati il comportamento del personaledipendente, il modo in cui vengono presen-tati i prodotti, la qualità dell’ambiente lavo-rativo stesso. I singoli aspetti rilevati vengonopoi inseriti in una griglia di valutazione, for-nendo all’imprenditore un piano di inter-venti per i propri negozi o per la propria retecommerciale».

Page 100: Dossier Toscana 07 2011

ENOLOGIA

128 • DOSSIER • TOSCANA 2011

«Noi siamo viticoltori, amiamoveder crescere le piante i cuifrutti un giorno ci daranno ilvino». È il pensiero di Am-

brogio Folonari, che insieme al figlio Giovanniè il fondatore della A&G Folonari Tenute. Il suodesiderio è che il brand venga recepito come si-nonimo di qualità agricola, un ombrello sotto ilquale trovano spazio i nomi delle diverse pro-prietà, ognuna distintiva di un territorio. «Es-sendo la nostra un’antica famiglia presente nelmondo del vino da generazioni – aggiunge –, ènormale che ne esistano diversi rami, ognunocon la sua specializzazione».

Cosa vi ha spinto a “mettervi in gioco” av-viando questa iniziativa produttiva e im-prenditoriale?«Potremmo dire che “il sangue non mente”. Lanostra famiglia lavora con passione nel mondodel vino da circa due secoli, non potevamo certoconsiderare chiuso questo capitolo. Io e mio fi-glio Giovanni volevamo continuare a dire la no-stra in questo settore e puntavamo a costruireun’azienda di successo, cambiando però impo-stazione. Con Ruffino, la vecchia azienda di fa-miglia, il lavoro era prettamente commerciale,mentre noi volevamo dedicarci alla vitivinicol-tura: partire dalla terra per dare la massima im-pronta personale ai nostri vini. È un lavoro piùdifficile, ma – per noi – di maggiore soddisfa-zione. Abbiamo puntato sia su alcune delle te-nute storiche di famiglia, come Nozzole o Ca-breo, sia su quella che viene definita “la nuovafrontiera del vino toscano”, cioè le zone costierecome Bolgheri e la Maremma, per costituire unpull di tenute in grado di offrire vini delle mi-gliori denominazioni toscane. I risultati nonsono mancati e i nostri vini vantano ottimi ri-

conoscimenti sia in Italia che all’estero».Che importanza ha la valorizzazione di ti-

picità e qualità della produzione enologicatoscana?«È fondamentale. Il nostro progetto era comu-nicare la nostra visione del vino toscano di qua-lità, nel massimo rispetto delle tipicità territoriali.Per questo motivo abbiamo creato una collana dicru che ci permette di esaltare le diversità insitenei differenti comprensori. Per esempio, nonabbiamo bisogno di produrre un Chianti Clas-sico che “brunelleggia” – perché produciamoanche Brunello di Montalcino – o che strizzal’occhio ai vitigni internazionali. Il nostroChianti Classico esprime quindi le reali caratte-ristiche offerte da quel meraviglioso territorio edal suo vitigno principe, il sangiovese».

Come cambia il modo di portare avantil’attività quando si “scommette” su cura equalità delle produzioni piuttosto che sulla ri-nomanza del marchio?«Certamente un brand affermato è la chiave delsuccesso commerciale. Ma crediamo che la cura

Un insieme di aziende che valorizzano le immense potenzialità vitivinicole della Toscana,

sapientemente dirette da un nome storico del settore. A descriverle, Ambrogio Folonari

Amedeo Longhi

Una collezione di aziende agricole

Ambrogio Folonari

insieme al figlio Giovanni.

Nel 2000 hanno fondato

la Ambrogio e Giovanni

Folonari Tenute di Greve

in Chianti (FI).

www.tenutefolonari.com

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Tenute Folonari

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 129

le Tenute del Cabreo, i cui vigneti si trovanoparte a Greve in Chianti e parte a Panzano. Quisono nati alcuni tra i primi vini chiamati Super-tuscan, cioè vini di qualità, innovativi rispetto allatradizione toscana, tra cui Il Borgo, un rosso abase di sangiovese e cabernet sauvignon, e La Pie-tra, uno chardonnay puro. La gamma dei vini piùtradizionali è completata dal Brunello diMontalcino prodotto nella Tenuta La Fuga edal Nobile di Montepulciano della TenutaTorcalvano. Andando verso la costa, a Bol-gheri abbiamo la tenuta Campo al Mare, vo-cata a esaltare la combinazione viticola bor-dolese, mentre nell’entroterra maremmano,in comune di Cinigiano, abbiamo la tenuta diVigne a Porrona, dove le uve garantiscono po-tenza e morbidezza a vini di pregio».

del prodotto, la qualità e la tipicità dei nostri vinicostituiscano un buon biglietto da visita, con lagaranzia offerta dal nome Ambrogio e GiovanniFolonari. Ovviamente questo comporta sotto-porsi senza timore ai giudizi della critica, perchénon basta produrre bene, occorre che questaqualità sia riconosciuta da critici, operatori econsumatori».

Può descrivere le caratteristiche delle tenutee dei vini Folonari?«La A&G Folonari Tenute è stata concepita comeuna collezione di aziende agricole strategicamentelocate in Toscana. Le proprietà sono situate nellepiù pregiate zone vitivinicole della regione, traChianti Classico, Montalcino, Montepulciano,Bolgheri e Montecucco in Maremma: in totalequasi duecentocinquanta ettari vitati che per-mettono di selezionare con cura le uve da utiliz-zare. Nonostante le notevoli dimensioni, mante-niamo una conduzione familiare ossequiosa dellatradizione produttiva; tutti i processi si avval-gono di tecnologie d’avanguardia e di risorseumane dotate di grande competenza».

Dove si trovano le tenute?«Nella Tenuta di Nozzole, vicino a Greve inChianti, produciamo soprattutto il nostroChianti Classico, con la riserva La Forra, e ilprestigioso Pareto, un cabernet sauvignon in pu-rezza dalla notevole impronta chiantigiana. De-dicate all’innovazione fin dagli anni Ottanta sono

In questa pagina, due scorci della cantina e del panorama dell’azienda

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130 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Illuminare la storiaIlluminare le opere monumentali è un compito difficile per cui servono,

oltre alle competenze tecniche, grandi capacità di progettazione,

estetiche e funzionali. Il punto di Roberto Mannelli

Francesco Bevilacqua

Al di là delle difficoltà intrinseche etecniche, il settore dell’elettrotecnicapuò presentare a volte ulteriori sfidelegate a lavori che escono un po’ dal-

l’ordinario, come quelle che si trova ad affrontarespesso Roberto Mannelli: «Oltre a essere unpunto di riferimento nel comparto degli im-pianti tecnologici e dei quadri elettrici di mediae bassa tensione, operiamo nel particolare campodel restauro monumentale». Mannelli sta at-tualmente sviluppando alcuni progetti, special-mente sul fronte della produzione di energia al-ternativa da fonti rinnovabili e nel settore

ferroviario grazie a un progettoper i sistemi integrati di sicu-rezza. L’ambito più peculiareperò, quello dove alle compe-tenze tecniche bisogna unire gu-sto estetico e buone doti colla-borative e di mediazione, èquello della realizzazione di im-pianti d’illuminazione in edificistorici.

Che tipo di preparazioneserve per abbinare in manieraefficace la tecnologia moderna

con ambienti concepiti quando l’illumina-zione elettrica non esisteva?«Bisogna partire dalla considerazione che quandoRaffaello, Michelangelo e Bernini pensarono allarealizzazione della basilica di S. Pietro non pote-vano immaginare che da lì a qualche secolo i suoiambienti sarebbero stati illuminati con luce arti-ficiale. Coniugare la realizzazione di un impiantonel rispetto delle norme e delle leggi vigenti coni vincoli delle soprintendenze non è impresa fa-cile. Soltanto un’esperienza pluridecennale ma-turata attraverso l’esecuzione di opere e impiantiin ambiti vincolati consente di individuare sindalla progettazione le tecniche più appropriate infunzione delle particolari esigenze dell’ambiente.Sicuramente preparazione, conoscenze tecnichee un gruppo di lavoro affiatato sono elementi in-dispensabili per ottenere tali risultati. Sottolineoche per ogni intervento esiste un approccio di-verso alla progettazione, determinato dalle carat-teristiche intrinseche della struttura; infatti biso-gna soprattutto conciliare la soluzione esteticacon la funzionalità e la finalità del progetto».

Che tipo di rapporti intrattenete con i com-mittenti?«Detta in termini calcistici, è indispensabile “fare

Roberto Mannelli

è il titolare della Mannelli

Spa di Pontassieve (FI).

www.mannelli.it

Page 103: Dossier Toscana 07 2011

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 131

squadra”: la collaborazione con la stazione ap-paltante è fondamentale e per questo ci adope-riamo fin dall’inizio per creare un tavolo di lavorovolto ad analizzare e sviluppare le soluzioni piùidonee alla realizzazione delle opere di restauro inquel contesto specifico. Soltanto seguendo unpercorso progettuale dettagliato che analizzi divolta in volta i vincoli artistici e architettonici sipuò arrivare, insieme, a determinare le scelte piùidonee per quanto riguarda sia l’utilizzo di par-ticolari tecniche di lavorazione, sia soprattutto imateriali da impiegare, che spesso devono avereparticolari caratteristiche. In ogni caso, il ruoloche l’azienda svolge in questo tipo di interventiè complesso: spesso siamo l’elemento di media-zione tra le esigenze del committente e le dispo-sizioni della Soprintendenza, anzi, talune volte di-ventiamo proprio il collante tra le due parti».

Come portate avanti l’attività di innova-zione e ricerca?«Portare avanti la ricerca e sviluppare la tecnolo-gia è fondamentale per qualunque azienda alfine di trovare spazio in un mercato sempre piùcompetitivo, ma in questo momento investireè abbastanza difficile, soprattutto dal punto divista economico. Tuttavia, è proprio perché sivive una congiuntura negativa che stiamo in-vestendo nel settore della ricerca: vogliamoavere più sbocchi nel mercato ed essere mag-giormente competitivi».

Voi operate nel mercato degli appalti pub-blici e privati: quali sono le sostanziali diffe-renze tra i due ambiti e quali le difficoltà chevi trovate ad affrontare?«È una bella domanda, perché a mio avviso sol-leva un problema che a tutt’oggi non è stato ri-solto. Mi spiego meglio: è evidente che le leggi ele norme che regolano gli affidamenti degli ap-palti pubblici siano diverse da quelli del settoreprivato ed è proprio questo il punto. Oggi siparla tanto di meritocrazia, ma questi principi –che a mio avviso sono sacrosanti – nel mercatopubblico sono totalmente disattesi. Intendo direche le norme che regolano gli appalti pubblici do-vrebbero essere più stringenti e selettive nei con-fronti delle aziende non in regola e allo stessotempo premianti nei confronti di quelle – lastragrande maggioranza – che pagano puntual-

Alcuni ambienti monumentali la cui illuminazione

è stata curata dall’azienda

mente stipendi, tasse e contri-buti. Oggi abbiamo un mercatopubblico snaturato da ribassi as-surdi che non trovano nessunagiustificazione e ai quali il no-stro sistema legislativo non hasaputo rispondere. La compe-tizione va bene quando è allapari. Fortunatamente tuttoquesto non appartiene almondo privato, dove invecerequisiti come il merito, il ser-vizio, l’organizzazione, la qua-lità e naturalmente il prezzosono elementi decisivi per l’af-fidamento dei lavori».

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132 • DOSSIER • TOSCANA 2011

AFirenze è scattata la “rivoluzione”verde dell’amministrazione del sin-daco Matteo Renzi. Lunedì 27 giu-gno si è partiti con la pedonalizza-

zione di piazza Pitti e via Tornabuoni. L’area offlimits è raddoppiata, a disposizione dei pe-doni ora ci sono ben sei ettari. La mobilità sitrasforma, con oltre quaranta strade che hannogià cambiato senso di marcia e con il ponte perla festività di San Giovanni ci sono stati tregiorni per “smaltire” il riordino dei nuovi di-vieti d’accesso. Il vicesindaco Dario Nardella fail punto sulla mobilità cittadina.

La vita dei fiorentini e dei circa otto mi-lioni di turisti che ogni anno visitano lacittà è già cambiata?

Da una parte la mobilità, con il riordino della viabilità cittadina e l’estensione della pedonalizzazione

nel centro storico. Dall’altra il commercio, con la nuova ordinanza sugli orari dei pubblici esercizi.

Sono i due nodi che l’amministrazione comunale di Firenze dovrà scogliere per mettersi

al passo con le moderne città europee

Luca Donigaglia

«La mia sì. Sono appena sceso da un furgon-cino elettrico, ho fatto un giro per verificarele postazioni di ricarica - se vogliamo chia-miamole pure “stazioni di servizio del futuro”- nella zona pedonale. Si tratta dell’avvio diun progetto ancora sperimentale, la Poliziamunicipale presidia i punti più critici attornoa Palazzo Vecchio; ma rende bene l’idea delprogetto cui stiamo lavorando. Stiamo perfe-zionando un accordo sottoscritto con Enel,Renault e altri soggetti per sperimentare al-cuni mezzi elettrici nella nostra città, all’in-segna del più alto numero di centraline elet-triche in rapporto agli abitanti».

Le categorie economiche restano sulpiede di guerra, vi accusano di scarsa o

Firenze guardi al Nord Europa, non al Nord Africa

Page 105: Dossier Toscana 07 2011

Dario Nardella

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 133

nulla propensione al dialogo e di sconvol-gere l’economia cittadina in una città chesul fronte delle infrastrutture sconta ri-tardi cronici. Volete davvero liberare il cen-tro dalle auto per consegnarlo ai turisti?«Se per turismo si intende turismo di qua-lità, allora è un valore aggiunto e ben vengaper tutti. Quest’anno i turisti hanno rag-giunto un +10% in città, i turisti ci sono già.Sono gli stessi albergatori, del resto, che cispronano a incentivare l’attrazione del no-stro centro storico. Il commercio? Ci sonostrade nel centro dove non da oggi circolanosolo i pedoni. Pensiamo a via Calzaiuoli op-pure a via Tornabuoni, da tempo senza mo-torini. A me pare che di una svolta culturaledi questo tipo un settore tra le attività com-merciali come la stessa moda e le sue prero-gative di eccellenza, ad esempio, non pos-sano che beneficiarne. Gli operatoricommerciali, comunque, sono stati soste-nuti dall’amministrazione comunale construmenti concreti a loro favore. Basti pen-sare soltanto al mezzo milione di euro cheabbiamo deciso di stanziare, insieme allaCamera di Commercio di Firenze, a favoredelle botteghe artigiane dell’Oltrarno».

Le associazioni lamentano che per leoperazioni di carico-scarico delle merci i

permessi, validi per due ore la mattina pre-sto, non siano adeguati. Che ne pensa? «Due ore per le operazioni di carico-scarico incapo agli operatori del commercio ognigiorno mi paiono sufficienti. Allora cosa do-vrebbero dire in una città come Venezia, dovegli esercenti comunque lavorano e non vedomorie di negozi? Senza dimenticare che disera, dalle 19.30, la Ztl non è più off limits.Basta organizzarsi, ciascuno può metterci delproprio per la causa di tutti. Ad Amsterdamgli operatori scaricano il mattino presto. Ecosì via. Insomma, margini di manovra cene sono. Certo, non si può pensare di nonprovare nemmeno a cambiare abitudine ognitanto. Oltre ai sensi unici cambiamo anche inostri costumi, voglio dire. Non si può pen-sare di prendere l’auto per fare 300 metri. Ifiorentini devono riprendersi le proprie piazzee tornare a viverle. Giovani e anziani, in-sieme. Il nostro modello deve essere quellodelle grandi capitali del Nord Europa, non diquelle del Nord Africa, con tutto il rispetto».

Qualche sindacato, in realtà, ha lamen-tato che dal punto di vista dell’approccio aiproblemi l’amministrazione Renzi “fa tor-nare indietro nella storia, con dei ricordipreoccupanti”.«Non dobbiamo mai dimenticarci che nel re-

��Firenze con il suo patrimonio

storico-culturale unico al mondo, vuole guardare a un futuro sostenibile

� �

Dario Nardella,

vicesindaco

e assessore allo Sport

del Comune di Firenze

Page 106: Dossier Toscana 07 2011

FOCUS FIRENZE

134 • DOSSIER • TOSCANA 2011

in vigore la nuova ordinanzasugli orari dei pubblici eser-cizi. Come spiegate chi vi con-testa l’apertura dei negozi neigiorni festivi o vi chiede più li-beralizzazione? «L’ordinanza degli orari è ilfrutto di una lunga program-mazione di area vasta che havisto protagonisti - per laprima volta tutti insieme - iComuni del territorio di Fi-renze, Prato e Pistoia, con Fi-renze come capofila. L’obiet-tivo sta proprio nell’impedireuna liberalizzazione totale edevitare così la concorrenza traComuni sul numero delleaperture straordinarie al finedi attrarre maggiori flussi diconsumatori a discapito dialtri territori. Il godimentodella festività, in termini disocializzazione o di impegnoreligioso, non può passare da

una pratica proibizionistica che vede la chiu-sura degli esercizi, ma dalla promozione dinuovi stili di vita e da una nuova cultura deltempo libero. Ad oggi gli esercizi possono giàstare aperti fino a mezzanotte nel centro sto-rico. Non sempre viene utilizzata questa fa-coltà, anzi siamo noi stessi- in occasione dieventi e programmazione speciali- a chiederedi prolungare l’orario di apertura. Fuori dalcentro storico l’ordinanza attuale consentel’apertura fino alle 22.00 con un orario mas-simo di 13 ore. Non ci pare che ci sia una ri-chiesta superiore».

sto d’Europa sul capitolo mobilità sostenibilein questi anni sono state fatte scelte drastiche.Firenze, un patrimonio storico-culturaleunico al mondo, vuole guardare al futuro.Un futuro di vivibilità e di sviluppo che con-senta un salto di qualità anche sulle politicheambientali. Qualcuno vuole tornare indie-tro? No, è una valorizzazione che genera va-lorizzazione. Sul rilancio dei mezzi pubblici,ad esempio, abbiamo insistito molto. Grazieai bus ma soprattutto ai “bussini” elettricigarantiamo tutti i collegamenti necessari».

Tornando al commercio, per tutto il 2011 è

� �

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FOCUS FIRENZE

136 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Simone Bettini, 48anni, mugellano diLuco, è il nuovo pre-sidente di Confindu-

stria Firenze. Da pochi giornisi è ufficialmente insediatocon la sua squadra presen-tando il programma delprimo biennio di mandato.Programma che si apre ci-tando “la crescita”.

È ancora questo il pro-blema maggiore anche a Fi-renze e provincia? «Anche nel nostro territorio,un territorio che intende riaf-fermare con forza la centralitàdell’impresa, la crescita può es-sere intesa come il problemanumero uno. Transizione e in-certezza, del resto, sono le dueparole che in particolare sintetizzano più effi-cacemente le inquietudini presenti sulla scenaeconomica, su quella italiana e locale. Sono ledue parole con cui continueremo a fare i continelle nostre aziende».

Chi ne risente in particolare? «Ne risente l’andamento del Pil italiano, sucui incidono sia la debolezza dei consumi siala politica di tagli nella spesa pubblica. E nerisentono la crescita toscana e fiorentina, giàdeboli prima della crisi».

Nella pagina seguente,

Simone Bettini,

neopresidente degli

industriali fiorentini

La ripresa procede comunque a ritmipiuttosto lenti, lo dimostrano diversi dati.Nonostante una generale risalita dell’ex-port, l’onda lunga della crisi continua aessere una zavorra. Quanto pesa tutto que-sto sugli investimenti delle aziende anche esoprattutto nel vostro territorio? «Ogni imprenditore si trova ad affrontare unfuturo incerto, che si rivela “curva dopocurva”. Operare in questo contesto richiedeantenne dritte sui cambiamenti, capacità di

Meno lobby e più sviluppo, ecco come risalire «Insieme all’innovazione, la prossimità alle imprese sarà un valore fondante di questa presidenza».

Sono i due punti programmatici con cui Simone Bettini si appresta a guidare per i prossimi anni

gli industriali fiorentini. Ma avverte: «Accanto a noi, dovrà farlo tutto il territorio»

Luca Donigaglia

Page 109: Dossier Toscana 07 2011

Simone Bettini

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 137

impegno nell’avviare i cantieri delle operestrategiche e nel monitorare la loro realizza-zione. Si tratta di avere anche il coraggio po-litico di superare i vincoli ed accelerare leprocedure che, fino ad oggi, hanno reso in-certo il quadro decisionale e amplificato ste-rili poteri di veto».

Al suo fianco nel prossimo biennio ci sa-ranno, come da Statuto, quattro vicepresi-denti (Paola Castellacci, Leonardo Bassi-lichi, Italo Romano, Riccardo Spagno)contro gli otto del precedente mandato delpresidente Giovanni Gentile. Cosa chiede ilnuovo presidente di Confindustria Fio-renze ai suoi associati? «Già il mio programma è il risultato dellamobilitazione di tutti gli associati, di ungrande impegno per partecipazione e inno-vazione. Uno slogan come “Uniti per cre-scere” rappresenta sinteticamente il senso del-l’impegno della nuova presidenzadell’associazione».

Quale potrebbe essere, un segno distin-tivo, il marchio di fabbrica della nuova pre-sidenza di Confindustria Firenze? «Insieme all’innovazione, la prossimità alleimprese sarà un valore fondante di questapresidenza. Confindustria Firenze deve rea-lizzare azioni concrete per lo sviluppo delleimprese e del territorio fiorentino: menolobby, più agenzia per lo sviluppo».

intuire la strada da intra-prendere, flessibilità e ra-pidità nei movimenti.Tutte le imprese e la stessaConfindustria di Firenzesono chiamate a reinter-pretare continuamente séstesse in uno scenario pro-fondamente nuovo. Ma,accanto a noi, dovrà farlotutto il territorio».

Il Fiorentino sconta ri-tardi cronici a livello di pro-gettualità infrastrutturali,un problema che voi im-prenditori avete sempre sot-tolineato anche nei con-fronti dei diretti interessati.«La crescente competizionefra territori ha reso quantomai urgente realizzare tuttequelle infrastrutture che leimprese aspettano da troppo

tempo: è un problema di attrattività dell’area,di congestione del territorio e di costi impropriper le imprese e per i cittadini».

Se voi industriali doveste scegliere, cosamettereste in cima alla lista delle prioritàinfrastrutturali per gli enti locali? «Aeroporto e Alta capacità ferroviaria sono icapitoli essenziali per riposizionare salda-mente Firenze dentro quelle reti europee dacui rischia di uscire. Dalla Regione e dalleamministrazioni locali vediamo un rinnovato

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“Uniti per crescere” rappresenta sinteticamente il senso dell’impegno della nuovapresidenza dell’associazione

Page 110: Dossier Toscana 07 2011

FOCUS FIRENZE

Non è più tempo di tentennamentio di incertezze. Per far ripartirel’economia, permettendole diuscire una volta per tutte dalle ri-

sacche nelle quali è rimasta fin troppo a lungoimpantanata, occorrono scelte tanto strategichequanto decise, anche e soprattutto da parte deltessuto imprenditoriale del territorio. «È il mo-mento del coraggio del vero imprenditore: e noisiamo al fianco dei coraggiosi», esorta VascoGalgani, presidente della Camera di Commer-cio di Firenze. Per agganciare definitivamente laripresa, sostiene Galgani, bisogna premere l’ac-celeratore su export, reti d’impresa e un posizio-namento dei prodotti votato alla qualità.

Presidente, che cosa ne pensa laCamera di Commercio di Firenzedel recente rilancio sulla “mobilitàsostenibile” del sindaco MatteoRenzi? Il giro di vite sui permessiZtl non rischia di penalizzare glioperatori del commercio? «Un’idea complessiva e organica dimobilità sostenibile giova a tutti e fabene alla salute di tutti. Giova ancheall’economia, se si prendono in con-siderazione la movimentazione dellemerci e i fabbisogni di materie primedelle imprese. Per quanto attiene ilrecentissimo ampliamento della Ztl,

mi pare che sia troppo presto per esprimere ungiudizio. Sul fronte della pedonalizzazione dipiazza Duomo, mi sembra che sia stata ormai lar-gamente accettata da tutti. Forse un po’ meno daipendolari, che devono spostarsi tra le due perife-rie est e ovest che non hanno ancora a disposi-zione un sistema unico di bypass. Ma gli sposta-menti a largo raggio ed extraurbani chiamano incausa anche Regione e Provincia e meritano unariflessione d’insieme, che ha i suoi canali e le sueforme: non può essere ridotta alla battuta diun’intervista».

Il primo mandato di Renzi come sindaconon si può dire non abbia fatto parlare di sé,anche oltre i confini del territorio fiorentino.In generale, a pochi mesi dal giro di boa, chegiudizio date dell’amministrazione comunalein carica a Firenze? «L’amministrazione comunale sta cercando didare una svolta alla città, che da anni sonnec-chiava. La Camera di Commercio dà atto al sin-daco di questa buona volontà e cerca di collabo-rare, se chiamata in causa e per quanto dicompetenza, come da statuto. I giudizi si dannoal termine del mandato».

Parliamo di economia. L’onda lunga dellacrisi impone alle imprese di rilanciarsi suimercati esteri. Gli ultimi dati disponibili di-cono che nell’ultimo trimestre del 2010, leesportazioni a livello locale sono aumentate

Mobilità sostenibile, mercati esteri, supporto alle pmi. Sono i punti fondamentali per il

rilancio dell’economia fiorentina secondo Vasco Galgani, presidente della Camera di

Commercio di Firenze. Che si dice pronto a collaborare con l’amministrazione

comunale sulle questioni di interesse cittadino

Luca Donigaglia

Qualità e buon gusto, opportunità da non perdere

Vasco Galgani,

presidente

della Camera di

Commercio di Firenze

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Vasco Galgani

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 139

del 6,9% migliorando dopo la frenata delloscorso trimestre (più 0,9%) e dopo il crollosubito nel 2009 (meno 11,6%). Può essereconsiderato il primo passo verso un riposi-zionamento internazionale dell’imprenditoriaterritoriale? «Il fattore export è una benedizione per le im-prese fiorentine e toscane. Purtroppo ne benefi-ciano, a tutt’oggi, meno della metà, perché il tes-suto economico fiorentino in molti casi non haancora maturato una vocazione all’internazio-nalizzazione. Per questo la Camera di Commer-cio e la sua azienda speciale Promofirenze, stannocompiendo ogni sforzo per invogliare anche lePmi ad accreditarsi all’estero, anche attraverso lereti d’impresa. Abbiamo attivato anche linee dicredito agevolato con gli istituti bancari per chidecide di affacciarsi al mercato globale. Abbiamoda anni una rete di desk nei Paesi emergenti delBric (Brasile, Russia, India e Cina). L’imprendi-tore che si rivolge a noi non resta insoddisfatto.È il momento del coraggio del vero imprendi-tore: noi siamo al fianco dei coraggiosi».

Riposizionarsi sulle posizioni di qualità èsempre una buona strada anche e soprattuttoper Firenze? «Il riposizionamento delle produzioni di qualitàè strettamente connesso con l’apprezzamentodella qualità stessa. Siamo entrati in crisiquando la gente ha cominciato ad acquistare

merce contraffatta a prezzi infinitesimali. Orache anche nei mercati emergenti si comincia adapprezzare la qualità e il buon gusto, si è apertaun’autostrada per i nostri imprenditori: basta in-granare la marcia e via».

Le imprese del commercio a Firenze e pro-vincia chiudono il 2010 con un arretramentotendenziale pari a -0,6%. Si tratta di una fles-sione più contenuta se paragonata a quella diToscana (-1,5%) e Italia (-1,9%), ma è co-munque il valore più basso dal primo trime-stre 2008. C’è da preoccuparsi? «Il nostro servizio statistica e studi invita semprea non sopravvalutare il dato complessivo perchéle situazioni concrete sono molto articolate. InToscana, e nel nostro territorio in particolare, pertroppi anni si è pensato che l’edilizia fosse la cin-ghia di trasmissione inesauribile della nostra eco-nomia. Per questo, una moltitudine di piccole epiccolissime imprese è proliferata nell’indotto diquesto settore: impiantisti, carpentieri, falegnamiche oggi, nel perdurare della crisi del comparto,si trovano in seria difficoltà senza avere né pro-dotti né strategie da perseguire. A questa plateadobbiamo rivolgerci come istituzioni e comesoggetti preposti all’informazione e all’orienta-mento d’impresa».

Dunque, le maggiori criticità oggi le vivonoquelle imprese che, sulla base dei dati del vo-stro Osservatorio, faticano ad affacciarsi suimercati internazionali, ormai una via obbli-gata verso la risalita? «C’è da preoccuparsi per chi non esporta, per chinon fa rete. C’è da preoccuparsi per coloro chenon trovano un successore alla propria impresa.C’è da preoccuparsi per chi si è esposto troppocon le banche, anche se, come Camera di Com-mercio, abbiamo messo in atto azioni di sostegnoal credito che sono state apprezzate dagli im-prenditori. C’è infine da preoccuparsi per la len-tezza della ripresa, per la stasi dei consumi e perla manovra di contenimento del deficit che l’Eu-ropa c’impone. Ma questo trascende le nostrepossibilità di azione. Personalmente, sono fidu-cioso nelle capacità di recupero delle impresefiorentine nel loro insieme».

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FOCUS FIRENZE

«Trasformare il salotto buono di Firenze sostanzialmente in una corsia preferenziale

per autobus». È la preoccupazione espressa da Alessandra Signori, presidente

di Confcommercio Firenze, rispetto alle nuove regole della viabilità del centro storico

Luca Donigaglia

Meno individualismo, da parte del Comune

in virtù dello straordinario valore. Mi chiedose chi ha delineato questo nuovo scenario neabbia tenuto conto, così come mi chiedo sesia opportuno trasformare il salotto buono diFirenze sostanzialmente in una corsia prefe-renziale per autobus».

Come operatori del commercio, e dun-que protagonisti della vita economica dellacittà, avete la sensazione che non sia così?Quali sono i vostri dubbi? «Quello che noi temiamo, in sostanza, è chela pedonalizzazione di una parte del centrostorico di Firenze vada a penalizzare altrezone. Per questo auspichiamo che l’ammini-strazione comunale sviluppi una rete di servizipubblici all’altezza della situazione, che ci siala possibilità per i taxi di svolgere la propriaopera necessaria e che venga prestata un’at-tenzione reale ai mezzi ecologici. C’è bisognodi incentivi per chi decide di acquistare vei-coli non inquinanti, ai quali, tra l’altro, sideve assicurare la possibilità di girare libera-mente nel centro storico della città».

Le categorie economiche, in generale, sidicono preoccupate per gli sconvolgimentiche un progetto come quello della pedo-nalizzazione, almeno in questa prima fase,potrebbe generare sul sistema locale dellepiccole imprese. Un sistema provato tut-tora, in questa fase di lenta risalita dallacrisi. Come stanno le eccellenze fiorentine? «Prendiamo un settore-chiave come quello

Alessandra Signori,

presidente di

Confcommercio Firenze

Il sindaco Matteo Renzi ha appena ri-lanciato il piano per trasformare Fi-renze in una “capitale verde” in per-fetto stile nord-europeo. Lunedì 27

giugno è scattata la pedonalizzazione del cen-tro storico da via Tornabuoni a Piazza Pitti:l’area off limits si duplica, con ben sei ettarisolo per i pedoni.

Presidente, come mai tante polemiche?Gli operatori del commercio non dovreb-bero a loro volta contribuire a questa “ri-voluzione” di usi e costumi? «Entriamo nel concreto. Via della Vigna, adesempio, rappresenta una zona molto parti-colare della nostra città, sia per il pregio de-

gli edifici da essa ospitati siaper la qualità degli eserciziche in essa operano. Partiamodi qui per giudicare con pre-occupazione l’imminente ri-voluzione del traffico cheviene determinata con lanuova pedonalizzazione.Stando a quanto ci è statospiegato, via della Vigna saràinteressata massicciamentedal passaggio dei bus dell’Atafche dovranno necessaria-mente attraversarla in virtùdei nuovi percorsi. La granparte dei palazzi di questastrada è addirittura vincolata

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Alessandra Signori

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 141

della moda. Quello che è emerso in questimesi è un nuovo quadro a tinte fosche. Negliultimi quindici anni sono crollati fatturato eoccupazione, è finito in ginocchio un settoreche da sempre rappresenta uno dei fiori al-l’occhiello dell’economia italiana».

In che termini si trova attualmente il rap-porto specifico tra la vendita al dettaglio ela grande distribuzione? «Come rilevato nell’ambito del convegno lo-cale “Moda e studi di settore: la moda cercanuovi spazi, quali prospettive”, ospitato nel-l’auditorium di Confcommercio Firenze, senel 1995 il 70% del mercato italiano era ap-pannaggio della vendita al dettaglio e il 30%interessava catene, outlet e ambulanti, nel2010 il rapporto si è sostanzialmente ribal-tato, con il 38% in favore del dettaglio e il62% per la grande distribuzione. Nello stessoperiodo gli outlet sono passati da una super-ficie totale di 435 mila metri quadrati (a li-vello nazionale) a una superficie di 810 milametri quadrati; il mercato interno si è rifor-

Auspichiamo che l’amministrazione comunale sviluppi una rete di servizi pubblici all’altezza della situazione e che venga prestata un’attenzione reale ai mezzi ecologici

nito del 20,4% in meno di prodotti confe-zionati in Italia».

Quale è, in breve, una ricetta per il ri-lancio della moda a Firenze secondo Con-fcommercio?«Occorre rimboccarsi le maniche perché,comunque, il comparto vanta al suo internotutte le potenzialità per una ripresa. Serveminore individualismo e una più spiccatapropensione alla creazione di sistemi inte-grati d’impresa. Il sistema della distribu-zione sta cambiando e dobbiamo impararead aprirci e cogliere le nuove opportunitàche si presentano per aumentare la nostracompetitività».

Page 114: Dossier Toscana 07 2011

FOCUS FIRENZE

Il sindaco Matteo Renzi ha appena rilan-ciato, tra le polemiche, il piano “via le autodal centro”. In cinque anni proverà a fare diFirenze una città riservata totalmente ai

mezzi elettrici. Nel frattempo, ha promosso unapedonalizzazione del centro storico senza prece-denti: da via Tornabuoni a Piazza Pitti raddoppial’area off limits, con sei ettari solo per i pedoni.

Presidente, non crede che anche gli operatoridella piccola impresa debbano contribuire altraguardo di una Firenze capitale verde? «In questi mesi abbiamo sempre offerto le nostreproposte all’amministrazione comunale, ma nelconcreto non siamo stati presi in considerazione

in nessun modo. Che intenzioni haper la città il sindaco? Ce lo spieghi.L’obiettivo che ci si era dati sul temadella zona a traffico limitato, ovverofavorire il ripopolamento del centrostorico e contemporaneamente il ri-lancio del turismo di qualità, lo con-dividevamo. Ma nella pratica le cosesono cambiate. Il problema non è perchi entro i confini della Ztl ci vive, maproprio per i lavoratori dei servizi cheoperano a cavallo del centro storico».

Il progetto è stato amplia-mente illustrato. La nuova viabi-lità è appena entrata in vigore conla rivoluzione di bus e “bussini”. Il

sistema degli accessi non vieneincontro alle esigenze dell’im-presa? «Facciamo qualche esempio. I corrieri possonotransitare solo dalle ore 7.30 alle ore 9 ma i negoziaprono alle 10. Non è possibile costringere interecategorie a seguire orari assurdi - o comunquenon adeguati alle singole specificità - per poter la-vorare. All’orizzonte ci sono ostacoli di tutti i tipinella distribuzione, ad esempio per quanto ri-guarda le difficoltà nella consegna dei materialinon deperibili e, in particolare, deperibili. Problemine avranno, tanto per citare un altro caso, coloroche lavorano nel restauro degli edifici: gli interventinelle scuole possono benissimo durare di più di unpaio d’ore. Finora per i lavori straordinari in cen-tro era possibile acquisire permessi specifici. Ora c’èquesta iniziativa dell’sms che, al costo di un euro,dà la possibilità di segnalare l’ingresso dalle portetelematiche di accesso al centro, con il limite-beffadei 15 ingressi al mese. Chi nel centro ci lavora, in-somma, viene penalizzato oltre misura da questo“grande” progetto del sindaco. Posso assicurareche i nostri associati, e non solo, non sono con-tenti. Cito anche la questione dei parcheggi, che re-stano pochi e cari. Inoltre, d’accordo nell’incenti-vare l’uso delle biciclette, ma si sa queste servonopiù che altro ai turisti».

Dunque Renzi secondo voi vorrebbe liberareil centro dalle auto per consegnarlo ai turisti?

Gianna Scatizzi,

presidente di

Confartigianato Firenze

«Renzi fa l’uomo solo al comando, così si fa male alla piccola impresa». È così

che Gianna Scatizzi, presidente di Confartigianato Firenze, bolla la “rivoluzione

sostenibile” voluta dall’amministrazione comunale. Che, secondo il presidente,

fa bene più ai turisti che agli operatori economici della città

Luca Donigaglia

Una mobilità “contro”la piccola impresa

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Gianna Scatizzi

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«L’affitto delle biciclette in centro non serve aglioperatori. A Renzi chiedo di immaginarsi cosasuccederà a settembre con la riapertura delle scuolee il periodo delle piogge. Oltre a non ascoltarci, co-munque, credo che il sindaco non comprendadavvero quanto un’operazione come quella che hain mente potrebbe costare alla città intera. Renzisi comporta come un uomo solo al comando, macosì non si va da nessuna parte».

Sviscerando il tema mobilità, come categoriavi eravate fatti già sentire di recente in meritoalle nuove linee della tramvia.«Abbiamo apprezzato lo sforzo compiuto dal-l’amministrazione nel dar vita all’Osservatoriosull’impatto economico delle nuove linee dellatramvia e l’attenzione prestata alla questione. Ab-biamo sempre detto che alle parole, però, devonoseguire i fatti. L’amministrazione concretizzi gliimpegni assunti con le associazioni. Quali? L’ab-battimento della fiscalità locale, la creazione di unfondo creditizio ad hoc e l’estensione della cassaintegrazione in deroga ai dipendenti delle aziendedanneggiate dalla crisi. Servono strumenti di cuile imprese possano avere accesso agevole».

La preoccupazione del mondo dell’artigia-nato è dovuta anche in relazione alle possibiliripercussioni del progetto Renzi in questa fasedi lenta uscita dalla crisi. Qual è lo stato di sa-

lute del settore a livelloprovinciale oggi? «Per la vera ripresa èstato calcolato che biso-gnerà attendere il 2013.L’export torna a dare se-gni positivi, ma la do-manda interna non de-

colla. I redditi delle famiglie fiorentine soffrono,si sa che c’è chi non riesce a pagare il mutuo,mentre per molti lavoratori è ancora l’ora dellacassa integrazione. Noi viviamo di piccole im-prese: sono 102.599, il 99,4% nel territorio fio-rentino. Gli ultimi dati del nostro centro studi cidicono che il valore aggiunto nell’artigianato èpari a 3.620,4 milioni di euro, il 12,9% del to-tale. Tornando alle esportazioni manifatturiere,esse hanno raggiunto i 7.287,5 milioni di euronel 2010 (43,2% in Unione europea e 56,8% neiterritori extra Ue), il 24,9% del valore aggiunto.Nel 2010 le esportazioni sono variate del 6,8%rispetto al 2009. Ancora nel 2010, per il settoresono state autorizzate 2.749.069 ore di cassa in-tegrazione guadagni. L’intensità della Cig nel-l’artigianato è stata di 78 ore per dipendente, peril manifatturiero artigiano di 128 ore».

Quale è la sfida di Confartigianato per ilfuturo? «Come abbiamo sottolineato in occasionedelle celebrazioni per il 150esimo dell’Unitàd’Italia, gli artigiani sono, e sono stati in que-sto secolo e mezzo, una componente fonda-mentale della comunità nazionale. Siamo unfattore di coesione sociale, un elemento di ag-gregazione per la collettività in sinergia contutti gli altri attori della comunità locale».

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FOCUS FIRENZE

L’amministrazione comunale di Fi-renze ha appena rilanciato il progetto“via le auto dal centro”. I critici la-mentano come la pedonalizzazione

renda il centro difficilmente raggiungibile, le ca-tegorie dicono che il sistema degli ingressi osta-cola il lavoro degli operatori del commercio e deipiccoli imprenditori in generale. Sulla questioneinterviene il direttore generale della Cassa di ri-sparmio di Firenze, Luciano Nebbia.

Che cosa ne pensa un’istituzione come laCassa di risparmio di Firenze del rilancio“ecologico” della città e del dibattito che ne èscaturito? E qual è l’impegno del gruppo In-tesa San Paolo per l’ambiente?«Credo sia sempre più opportuno che ognuno siadoperi per il futuro del nostro ambiente, anchecompiendo dei sacrifici. Il nostro Gruppo hapreso un impegno deciso nel rispetto dell’am-biente e del risparmio energetico. Da anni IntesaSanpaolo ha attivato azioni di tutela dell’am-biente, ci siamo dotati di un codice etico e di unapolitica ambientale e siamo tra le banche aderential consorzio Abi Energia, dedicato all’acquisto dienergia da fonte rinnovabile e all’applicazione dibuone pratiche di efficienza energetica. Il 92,4%dell’energia utilizzata dal nostro gruppo, pari alconsumo di una città di circa 500.000 abitanti,proviene da energia idroelettrica certificata.Siamo tra i principali finanziatori di chi vuole in-

vestire nel settore dell’energia pulita e del con-trollo delle emissioni e sponsorizziamo il festivalnazionale dell’energia, che si terrà a settembreproprio a Firenze, con il patrocinio e la collabo-razione di Regione Toscana, Provincia e Comunedi Firenze: sarà un’occasione di condivisione e disensibilizzazione su ambiente e uso intelligentedell’energia. Una buona pratica porta a benefici- in un futuro anche prossimo - su qualità dellavita, economia e sviluppo sostenibile».

Passando ai temi della finanza, tra i tantiprogrammi di sostegno messi in campo si puòcitare il finanziamento, erogato attraverso le

L’onda lunga della crisi prosegue la sua corsa anche in Toscana. Tra le iniziative attivate in questi

ultimi anni per contrastare gli effetti della congiuntura economica, si sono messe in pratica diverse

misure sul fronte della garanzia dell’occupazione. L’analisi del direttore generale della Cassa di

risparmio di Firenze, Luciano Nebbia

Luca Donigaglia

La crisi faccia riflettere, la Toscana riscopra le sue eccellenze

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TOSCANA 2011 • DOSSIER • 145

banche e solo a fronte della presentazione delmodello fiscale F24, che permette alle im-prese di procedere con continuità al paga-mento delle buste paga dei propri dipendenti.È stato corretto intervenire con Fidi Toscana?Cosa si può fare ancora oggi su questo fronte?«Il rapporto sull’economia toscana del 2010 pre-sentato da Banca d’Italia denuncia che per laprima volta i risparmi dei toscani registrano unadiminuzione. Non era mai accaduto che la crisiintaccasse i conti bancari delle famiglie, è un se-gnale che deve farci riflettere. Anche le imprese,che fino ad oggi hanno fatto grandi sacrifici,non vedono ancora un ripresa stabile e gli indi-catori del clima di fiducia sono in calo. Banchecome la nostra, vicine al territorio, devono tro-vare idee per sostenere le aziende nel post-crisi,per dare concretezza alla via di ricavi sostenibili,produttività e corretta valutazione del rischio: cisono aziende valide ma con un grande indebita-mento che vanno prima messe in sicurezza epoi possibilmente rilanciate. Fidi Toscana inquesto ambito ha fatto un buon lavoro. È im-portante inoltre creare reti di imprese per au-mentare la competitività di aziende di piccole epiccolissime dimensioni, come quelle toscane: ilnostro compito di banche è sostenere gli im-prenditori per portarli ad avere spalle più robu-ste di quanto abbiano oggi».

È vero che dopo l’integrazione con IntesaSanpaolo la Cassa di Risparmio di Firenze èdiventata più rigida? Quali prodotti e servizidiversi garantite oggigiorno ai vostri clienti sulterritorio rispetto a prima?«Non bisogna confondere la rigidità con l’attivitàche si è resa necessaria per integrare due grandistrutture operative quali Intesa Sanpaolo e BancaCr Firenze e le controllate. I servizi sono un ele-mento importante ed essenziale nel rapporto

con i clienti, mentre i pro-dotti sono da considerare piùun tramite e uno strumentoper soddisfare in modo qua-litativo le esigenze di ciascunsingolo cliente, sia esso pri-vato o impresa. Oggi BancaCr Firenze ha acquisito una capacità di offerta cheè unica, e anche l’aspetto organizzativo e il mo-dello di servizio risultano tra i più efficienti e ve-loci del sistema».

Scelga uno o due settori-chiave dell’econo-mia territoriale: per il rilancio della provinciaanche a livello internazionale cosa chiedete ecosa offrite all'amministrazione regionale e ingenerale agli enti locali di Firenze?«Più che settori, parlerei di manifatturiero e diservizi. Se è vero che l’attività dei servizi in tuttoil nostro Paese in questi anni si è fortemente am-pliata, la manifattura non è da sottovalutare,anzi è da rilanciare. La crescita del Pil della To-scana deve passare tassativamente attraverso unincremento del sistema produttivo. Abbiamoeccellenze che molti altri territori ci invidiano -moda, pelletteria, meccanica, ad esempio - equeste devono rappresentare il punto di par-tenza su cui rilanciare e costruire da subito un’in-versione di tendenza. Lo stesso mondo dei ser-vizi, attraverso il turismo, può mettersi in giocoqualificando una nuova offerta del compartoturistico. Anche la Regione, attraverso il proprioProgramma regionale di sviluppo, può dare uncontributo fondamentale di indirizzo e di spinta.C’è tutto lo spazio per inventare un nuovo mododi interagire tra le massime istituzioni, l’im-prenditoria privata e le forze sociali. Noi in que-sta sfida ci vogliamo essere, che poi è la letturaconcreta - nell’ambito del Gruppo Intesa San-paolo - di essere una banca dei territori».

Luciano Nebbia,

direttore generale

della Cassa

di risparmio di Firenze

Luciano Nebbia

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Il settore sanitario trova nell’universo Ictuno dei suoi compagni di viaggio mag-giormente strategici. I produttori disoftware clinici sono oggi osservati come

fondamentali motori di sviluppo non sol-tanto per la sanità privata, ma anche per larete delle assistenze pubbliche. Eppure l’Italia,nonostante rappresenti un’eccellente fucina diimprese tecnologicamente avanzate, resta il fa-nalino di coda europeo in termini di investi-menti. Ad analizzare i dati è anche GiorgioMoretti, Ceo di Dedalus Spa, gruppo indu-striale leader a livello nazionale nella produ-zione di software e nella fornitura di consu-lenza informatica per l’healthcare, realtà chesolo nel 2010 ha raccolto oltre 54 milioni dieuro. «In Italia si stanno verificando ulterioririduzioni di investimenti in Ict sanitario»spiega Moretti. Fattore che mortifica ulte-riormente un’Italia ultima tra i 27 paesi del-

La sanità internazionaleinveste sull’Ict italiano

Il mondo riconosce l’eccellenza dei software italiani

rivolti agli operatori di medicina e alle strutture

sanitarie, pubbliche e private. E il nostro Paese?

A rispondere è il Ceo del gruppo Dedalus,

Giorgio Moretti

Andrea Moscariello

Giorgio Moretti, Ceo

di Dedalus Spa, Firenze

www.dedalus.eu

l’Unione Europea per percentuale di spesa Ictrispetto al totale della spesa sanitaria. Il nostropaese non supera la soglia dello 0,6% controuna media del 2,5% dei paesi Ue.

Ma è così in tutta Italia?«In realtà, se si analizzano i dati su base re-gionale scopriamo differenze significative, an-che se nessuna regione si avvicina alla mediaeuropea. Un record che non è estraneo aipessimi conti di molte regioni che, senza lestrumentazioni tecnologiche più idonee, nonriusciranno mai a mettere sotto controllo laspesa, migliorando i servizi e la qualità per icittadini».

Lei è a capo di un gruppo, Dedalus, par-ticolarmente attivo sul fronte della ricerca.Su quali nuovi progetti state lavorando? «Circa la metà del nostro personale, cioè oltre600 persone, si occupa di questo. Spendiamooltre il 15% del fatturato in ricerca su nuoviprodotti. In particolare, ora stiamo lavorandosull’integrazione di tutti gli operatori sanitari,ossia la cooperazione tra ospedale e territorio.In secondo luogo sulla gestione dei processi adalto costo, dunque chirurgico e terapeutico. Astimolarci, però, non è tanto il mercato in-terno, quanto gli investimenti internazionali».

Su quali mercati vi state espandendo?

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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«Abbiamo già società in Sud Africa, Cina,Bosnia, Romania, Tunisia, Egitto. Ci con-centriamo su mercati che stanno disegnandonuovi sistemi sanitari. La nostra esperienza,sistemica ancora prima che tecnologica, èmolto apprezzata all’estero. Siamo interessatia occupare una posizione stabile su quei mer-cati anche insieme a forti partner locali».

In particolare quali software stanno re-gistrando le performance più significative?«Sicuramente la piattaforma di interoperabi-lità, che è la più avanzata al mondo e chestiamo portando anche all’estero. Inoltre lasempre più ampia ‘suite’ per la medicina ge-nerale, che sta vivendo una profonda evolu-zione, e i prodotti a supporto del processochirurgico in tutte le sue fasi intra e extraospedaliere».

Perché è importante puntare sull’intero-perabilità?«Dedalus ha da sempre sposato la logica de-gli standard internazionali di interoperabilitàquali HL7 o IHE. In Europa e nel mondosiamo tra i più presenti nelle varie commis-sioni tecniche. L’utilizzo di questi standardgarantisce ai nostri committenti di poter so-stituire prodotti dalle funzionalità analoghesenza grandi sforzi. Siamo tra i fautori del-l’applicazione obbligatoria di tali standardnelle gare pubbliche proprio per liberare ilmercato da questi problemi».

Ci spieghi meglio.«In sintesi se la domanda, cioè i clienti, ob-bligasse a tali standard, il mercato si oriente-rebbe a un’ulteriore semplificazione nel sensopositivo. Un paese come l’Italia, se vuole se-riamente perseguire la qualità delle soluzioni,non può che avere pochissimi soggetti moltostrutturati e in grado di competere sul pianodella ricerca, dello sviluppo. Un mercato ditanti piccoli player è fonte di bassa qualità,con la conseguenza che il cittadino/pazienterischia di non disporre di servizi adeguati».

L’opinione pubblica guarda all’Ict ancheper sviluppare i sistemi di assistenza do-miciliare. Voi cosa proponete?«Da anni abbiamo eccellenti prodotti per

l’assistenza domiciliare, installati presso lepiù importanti organizzazioni che operanoin tale contesto. Ma senza un intervento nor-mativo che allarghi la rimborsabilità di pre-stazioni nell’ambito della telemedicina, ilcomparto non potrà esprimere tutto il suopotenziale. Abbiamo tutti gli strumenti perintensificare il campo d’azione della assi-stenza domiciliare, manca solo la decisionepolitica».

Tra i vostri core business vi è anchequello dello screening, su cui siete leader.In che modo la tecnologia si rivela utile an-che nelle attività di prevenzione per la me-dicina del territorio?«Ci sono alcuni esempi brillanti. La medicinaanticipatoria è uno strumento formidabileper un medico di famiglia. Dal canto nostroabbiamo installato alcune tecnologie a basso � �

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 149

�Spendiamo oltre il 15% del fatturatoin ricerca su nuovi prodotti.In particolare, stiamo lavorandosull’integrazione di tutti gli operatorisanitari, ossia la cooperazionetra ospedale e territorio

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problemi. Voi quali ostacoli incontrate? «Spesso chi decide non capisce che l’informa-tica non è pura tecnologia, bensì uno stru-mento a supporto della ridefinizione dei pro-cessi. Da molti è considerata uno strumentoaccessorio, per questo non si pone abbastanzaattenzione alla qualità logica della richiesta. Lanostra offerta è tutta orientata alla gestione deiprocessi, anche se le gare di appalto si fannoper funzioni. Inoltre la logica dei ribassi sel-vaggi ha un’utilità di brevissimo impatto, inquanto i prodotti e i servizi sono correlatisempre alla qualità degli stessi».

Dunque il sistema delle gare di appalto, asuo parere, nel vostro settore andrebbe ri-strutturato concettualmente?«Esatto, qui si parla di sanità ma si ragiona suun costrutto logico uguale a quello del settoreedile. Gli strumenti software sono ormaiun’estensione operativa di azioni di riorga-nizzazione, più vicina al concetto della con-sulenza gestionale che non a quella della ven-dita di un prodotto informatico. Una nuovalogica alla base delle gare aiuterebbe prima ditutto le strutture, che potrebbero così ap-provvigionarsi esattamente di ciò che neces-sitano. In Italia il costo di partecipazione auna gara non è banale. Per gare da migliaia, senon milioni di euro, la procedura è sempremolto simile. Ognuno fa poi come crede. Sulpiano finanziario è un disastro, siamo pagatimediamente a un anno, in peggioramento. Eso già che la norma europea che obbliga al pa-gamento entro 60 giorni sarà malamenteelusa da molti, ricorrendo a non difficili esca-motage. Ma del resto siamo italiani nel benee nel male».

costo presso gruppi limitati e lungimiranti dimedici, consentendo loro di tenere sotto con-trollo migliaia di pazienti. In questo modo imedici possono indirizzare il cittadino versopercorsi diagnostici o stili di vita che ritardano,o prevengono, l’arrivo di una o più malattie».

Lavorare con i privati, o con i singoli me-dici di famiglia, è un conto. Con le grandistrutture pubbliche, si sa, nascono molti

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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Senza un interventonormativo che allarghi larimborsabilità di prestazioninell’ambito dellatelemedicina, il compartonon potrà esprimere tuttoil suo potenziale

150 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Dedalus Spa nasce a Firenze nel1990 e oggi è il vertice di un

gruppo industriale leader nazionalenel software clinico sanitario. Mo-mento fondamentale per il suo svi-luppo societario è avvenuto nel2006, con l’avvio di un progetto diaggregazione delle migliori aziendeoperanti nel settore dell’ICT sanita-rio italiano: Avelco, Ingenius, IntemaSanità, Metafora Informatica, Mil-lennium, Radiosity, Sicilia SistemiTecnologie, Sago Informatica Sani-taria, Synapsis ed Eurosoft Informa-tica Medica con le sette aziende adessa collegate. Questo processo è

stato condotto con l’obiettivo di su-perare la frammentazione esistentesul mercato, posizionandosi qualepunto di riferimento di eccellenza, erendendosi estremamente competi-tiva a livello internazionale. Oggi De-dalus è leader di mercato nei si-stemi software per la MedicinaGenerale e i pediatri di LiberaScelta, con oltre 21mila mediciutenti, nei software per le strutturesanitarie private, con circa 250 cli-niche fornite, nel settore dei SistemiInformativi Clinici e di automazionedelle sale operatorie, con oltre 80referenze nazionali.

A FIANCO DI OLTRE21MILA MEDICI

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

152 • DOSSIER • TOSCANA 2011

La plastica si ricicla e si rinnova«Se trattata con accortezza e con le dovute politiche di riciclo,

la plastica non solo non inquina ma può essere fonte inesauribile di rinnovamento».

Ad affermarlo è il responsabile della Rindi Polimeri Spa di Firenze, Gianmarco Rindi

Paolo Lucchi

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Gianmarco Rindi

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 153

Continuano a crescere i costi dei ma-teriali plastici. Un listino il cui“peso” sta decisamente influen-zando negativamente la domanda

per uno dei settori strategici della nostra in-dustria. Così, quelle imprese chiamate a me-diare tra materie prime e utilizzatori finali, sisono ritrovate a dover rivedere buona parte deipropri approcci gestionali. «La parola chiaveoggi è flessibilità» dichiara Gianmarco Rindi,responsabile della Rindi Polimeri Spa, tra leprincipali realtà italiane presenti sul mercatodei materiali termoplastici. A dimostrazione diciò che afferma l’imprenditore fiorentino, daqualche anno anche il riciclaggio rappresentauna delle voci principali del business di fami-glia. Dalla sede di Calenzano, in provincia diFirenze, lo stabilimento produttivo della so-cietà guidata da Rindi, con oltre 15mila me-tri quadrati di magazzino, è in grado di sfor-nare oltre 6mila tonnellate all’anno di prodottida riciclo.

Come si è giunti alla scelta di investirenell’attività di trattamento e riciclaggio de-gli scarti industriali di materiale plastico?«L'impegno che abbiamo assunto nel 2008 èstato attentamente valutato e, alla fine, si ècompreso come fosse giunto il momento di

investire in tal senso. Occor-reva fare un salto di qualità.Così abbiamo contattato lemigliori aziende in Europa perchiedere il loro supporto nellacostruzione degli impianti peril trattamento e il riciclaggiodegli scarti industriali. Que-sto perché, per questo tipo diattività non esistono impianti“precostituiti”. Vanno dun-que pensati e assemblati inbase alle proprie esigenze, unlavoro da certosini».

Questo quanto vi ha impe-gnato?«Solo per la progettazione e ladefinizione delle strategie ci èvoluto più di un anno. In que-

sto settore, quando si inizia a progettare la li-nea di riciclaggio le variabili sono molte. Met-tere in pratica le idee comporta una continuavalutazione del progetto nei minimi dettagli.Ovviamente il perenne aggiornamento tec-nologico da parte della nostra azienda in que-sto si rivela utile. Grazie alla tecnologia riu-sciamo a minimizzare gli sforzi per la migliorriqualificazione dello scarto, conferendogliuna propria dignità come prodotto da im-mettere sul mercato».

Di cosa vi siete dotati in concreto?«Abbiamo investito in due silos di stoccaggio,un impianto d'estrusione, con il quale riu-sciamo a produrre dagli scarti un prodotto ri-generato, un impianto di asciugatura, un mu-lino, un impianto di trasporto pneumatico. Eil ciclo di investimenti non è ancora termi-nato. Prevediamo di aggiornare e implemen-tare il nostro laboratorio di analisi, oltre acontinui rinnovi tecnologici sugli impianti».

Quali sono le sue prospettive su questosettore?«Ogni giorno i media riportano qualche no-tizia, troppo poche per la verità, su nuove ap-plicazioni, modalità d'impiego, progressi eorizzonti che si aprono sul fronte del riciclag-gio. In una parola direi che l'unico limite è latecnologia stessa, dobbiamo farla crescere, so-stenerla per impiegarla al meglio delle suepossibilità per lo sviluppo del riciclaggio».

Il riutilizzo di questi scarti è limitato adalcune produzioni o è vasto?«I nuovi impieghi sono molteplici, pensiamosolo alle fibre sintetiche con le quali ci ve-stiamo ormai tutti i giorni. Non tutti sono aconoscenza che quando siamo in settimanabianca, mentre stiamo sciando sulle piste, ècome se fossimo coperti da scarti di bottigliae tappi. I piumini che indossiamo derivano inpercentuale dal riciclaggio di prodotti plastici.Non molti sanno che le plance delle nostre au-tomobili derivano anch’esse da prodotti chehanno in percentuale degli scarti plastici. Mapotrei continuare all'infinito elencando unamoltitudine di esempi».

Puntare al riciclaggio è sinonimo di at-

Gianmarco Rindi,

Responsabile della

Rindi Polimeri Spa.

In apertura, panoramica

esterni con Silos di

stoccaggio dell'azienda

di Calenzano ( FI )

www.rindi-polimeri.it

� �

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154 • DOSSIER • TOSCANA 2011

tenzione all’ambiente. È giusto definire lavostra come un’impresa “green”?«Siamo estremamente attenti alle politicheambientali. È luogo comune pensare che laplastica inquini sempre e comunque. Ma nonè così. Se trattata con accortezza e con le do-vute politiche di riciclo, la plastica non solonon inquina ma può essere fonte inesauribiledi rinnovamento. L'inquinamento “plastico”che vediamo tutti i giorni è visivo ma non am-bientale. È fuori dubbio che il riciclo per-mette un notevole risparmio, in termini eco-nomici ed energetici, di sfruttamentodell'ambiente e delle risorse naturali. E suquesti punti non ci stanchiamo mai di farsentire la nostra voce».

Dunque l’inquinamento nasce non tantodalla materia in sé, quanto dall’utilizzo chene fa l’uomo?«Esatto. Faccio un esempio, un comune sac-chetto di plastica, lasciato sul ciglio di unastrada oppure in riva al mare, è visivamente in-quinante ma di per sé non interagisce conl'ambiente, non è un elemento di alterazioneambientale. Ma se lasciato all'incuria può ac-cadere che un animale lo ingerisca rischiandodi morire soffocato».

Qual è il vostro impegno in favore del-l’ambiente?«Attuiamo molteplici strategie simultanee.Sono ormai anni che sosteniamo diverse chiesetoscane, occupandoci del ritiro dei tappi dabottiglia che i fedeli costantemente accumu-lano. Rindi Polimeri riconosce una quota allachiesa e provvede, accollandosi tutti i costi, alritiro e al riciclaggio di questi tappi. Siamo im-pegnati anche nel ritiro di paraurti dismessi,oltre che degli scarti di prodotti in polipropi-lene. Affianchiamo molte altre imprese chenon sanno come smaltire i rifiuti plastici, in-dividuando il percorso di trattamento e di ri-ciclaggio più adatto».

Tornando alla crisi e alla questione dei co-sti delle materie prime. Come ha influitotutto questo sulla Rindi Polimeri?

«Questo scenario ci ha portato a operare conuna maggiore tempestività, impegnandoci almassimo per rispondere alle esigenze specifi-che di ogni committente. Occorre essere sem-pre presenti sul mercato con il miglior prezzopossibile. L’azienda, comunque, sta rilevandoun trend positivo. L’obiettivo è riuscire a con-solidare questo andamento nel corso del-l'anno, seguendo i flussi del mercato conestrema flessibilità».

Da 50 anni sul mercato italiano dei materiali termoplastici, Rindiè uno degli esempi più eccellenti di imprenditoria toscana. Oltrealla produzione di Teknoplen, compound a richiesta, il corebusiness della società si orienta anche sul riciclo degli scartiplastici industriali. Il gruppo, inoltre, si occupa dellamovimentazione di granuli e polveri, della distribuzione ditermoplastici, tecnopolimeri e materie prime vergini certificati.Commercializza polietilene per imballi, film e soffiaggio,polistirolo cristallo e anti-urto, Dispone di un impianto dimacinazione di materiali duri e voluminosi e segue larintracciabilità dei materiali selezionati rimessi alla produzione.La sede a Calenzano svolge l'attività produttiva e logisticasupportata dai depositi di Firenze, Treviso e Bari.

Le attività � �

Due aspetti

della lavorazione,

macinazione

e prodotto finito

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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156 • DOSSIER • TOSCANA 2011

La metà dei prodotti in plastica utilizzati

quotidianamente in Europa è a base

di poliolefine. In pratica polietilene

e polipropilene. Due materiali versatili

e riciclabili. Il loro mercato è in costante

crescita, soprattutto nei Paesi emergenti,

come spiega Domenico Andreozzi

Valerio Germanico

uando si parla di poliolefine cisi riferisce a un insieme di ma-terie plastiche, fra queste il po-lietilene e il polipropilene. Lematerie prime dalle quali si ot-

tengono le poliolefine sono il gas naturale e il pe-trolio: tramite un processo di polimerizzazione,le brevi catene di monomeri si assemblano finoa creare lunghe catene di polimeri. Il polietilenee il polipropilene rappresentano da soli quasi lametà del consumo di plastica dell’Europa occi-dentale, il loro impiego infatti spazia dai rivesti-menti e dalle pellicole destinate a contenere ali-menti sia in forma solida che liquida, fino agliimpieghi industriali pesanti e ai tubi flessibili.«Quello delle poliolefine è un mercato dalle di-mensioni intercontinentali e tuttavia presenta an-cora un interessante margine di crescita. Fino ache il petrolio verrà sfruttato, le materie plastichecontinueranno a essere prodotte e a evolversiinsieme alle nuove tecnologie». Questo è lo sce-nario del settore delineato da Domenico An-dreozzi, titolare di Primpex. «Oggi si utilizzanoil polietilene e il polipropilene per le più diverse

La Primpex Spa

ha sede a Prato

www.primpex.com

applicazioni, dall’estrusione allo stampaggio, dalsoffiaggio ai film. Allo stato solido, questi poli-meri sono termoplastici e quindi è possibile, peresempio, lavorarli in questi due modi: per stam-paggio o estrusione per film. Il processo di stam-paggio inizia con il riscaldamento e la compres-sione del polimero all’interno di un estrusore. Ilprodotto ottenuto viene così versato in unostampo, nel quale solidifica. Invece, nell’estru-sione per film, il polimero è riscaldato e im-messo, ancora allo stato fuso, in un particolarestampo destinato alla produzione di fogli di di-

La versatilità delle materie plastiche

Q

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Domenico Andreozzi

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 157

verso spessore o di fibre. La variabilità dello spes-sore è quella che dà a questo materiale unagrande versatilità. Tuttavia, le potenzialità nonsono state ancora esaurite. Inoltre, le poliolefinehanno il vantaggio di non essere particolarmenteinquinanti, diversamente da quanto si pensa deimateriali plastici. Le poliolefine sono totalmentericiclabili, perciò non è la materia in sé a essereinquinante, ma il suo cattivo smaltimento». Fon-data a Prato negli anni Ottanta per la commer-cializzazione e distribuzione di poliolefine,l’azienda si è sviluppa fino a creare una rete divendita con stoccaggi e snodi logistici presenti sugran parte del territorio europeo. «Per seguire ac-curatamente le vendite, abbiamo creato una retedi distribuzione capillare, che impiega numerosiagenti. Grazie alla nostra esperienza quasi tren-tennale, siamo riusciti a interpretare alcuni se-gnali importanti che venivano dal mercato e amuoverci per assecondarli. Per questo, negli ul-timi anni, abbiamo iniziato a seguire con inte-resse il lavoro dei produttori di materie plasticheche operano nei paesi emergenti. Questa strate-gia ci ha permesso di avere un significativo van-taggio competitivo rispetto ai nostri concor-renti». La rete delle vendite si estende allamaggior parte dei Paesi europei e negli ultimianni si è espansa soprattutto a Est. Stabilendorapporti con i mercati in via di sviluppo, la so-cietà è riuscita a rispondere all’incremento didomanda di materie plastiche prime. Oggil’azienda immette sul mercato circa 100milatonnellate di prodotto all’anno e ha sviluppatocollaborazioni con alcune delle principali indu-strie petrolchimiche, sia europee che extraeuro-

pee, come quelle dell’America Latina, del MedioOriente e dell’Asia. «Abbiamo assunto la fun-zione di mediatori soprattutto verso i nuovi mer-cati. Collaboriamo con la più grossa azienda pe-trolchimica brasiliana, la Braskem, con l’europeaIneos, con l’araba Equate e anche con altri for-nitori attraverso il commercio spot. La nostracollocazione geografica nel Centro Italia ha gio-cato a nostro favore per la gestione logistica,grazie alla vicinanza dei magazzini del porto diLivorno». L’azienda ha a disposizione un sistemadi stoccaggio estremamente innovativo, con cin-que silos dalla capacità di 1.250 tonnellate, dovelo scarico del polimero sfuso avviene medianteun proprio impianto dotato di valvola stellare ecompressore. Il sistema di imballaggio è in gradodi gestire un volume di circa 600 tonnellate algiorno ed è in grado di imballare il prodottosfuso in cisterna, in sacchi da 25 kg, posti sul pal-let in legno e fasciati con una pellicola stretch diprima qualità e in big bag su pallet. «Offriamoun sistema di stoccaggio pubblico e anche unopersonalizzato, poiché abbiamo spazi flessibiliper garantire l’ottimizzazione del servizio se-condo le esigenze».

Le poliolefine hanno il vantaggio di non essere inquinanti. Sono totalmente riciclabili, perchénon è la materia in sé a inquinare, ma il suo cattivo smaltimento

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Oggi le nuove tecnologie della side-rurgia per vincere la concorrenzastraniera devono mirare alla qualitàdel prodotto e alla tutela ambien-

tale. Il materiale deve essere pulito e lavorato conmolta precisione altrimenti c’è il rischio che sicreino problemi in fase di produzione. «La veraprofessionalità consiste nell’inviare a ogni singolaazienda, in base al prodotto finito che poi rea-lizza, una tipologia di materiale sempre più se-lezionata, curata, specifica, anche in base al-l’analisi chimica». A parlare è Alberto Ricciardi,socio fondatore della Fermet, che si occupa di ge-stione di scarti ferrosi e metallici.

Dalla sua nascita, come si è evoluta la strut-tura aziendale?«Fermet è la capofila di diverse società in siner-gia l’una con l’altra. Partiti nel 1982, abbiamovissuto gli anni della deindustrializzazione dellaprovincia di Massa, dove ci troviamo, crescendocomunque. In attesa della ripresa dell’industria-lizzazione – che, ritardata dall’istituzione delSito di Interesse Nazionale, ancora oggi non èpartita – ci siamo evoluti cercando di diversifi-care e puntando molto, primi in Italia a farlo inquesto settore, sull’aspetto commerciale, strin-gendo importanti relazioni con altre realtà, comeil Gruppo Beltrame. Parallelamente abbiamosviluppato una rete di autotrasporti, facente capoalla società Logistica, che oggi è arrivata a movi-mentare quotidianamente un centinaio di mezzifra i propri e quelli dei padroncini con cui col-laboriamo. Fermet Servizi si occupa invece di ser-vizi per la demolizione industriale e bonificaambientale».

A cosa è dovuta tale differenziazione?

«Siccome in zona non c’erano attività specializ-zate in questo settore, abbiamo costituito questasocietà con lo scopo di individuare i siti indu-striali in grado di fornire materiali di buona qua-lità. Da questa iniziativa è scaturita anche l’op-portunità di acquisire una società che si occupadi smaltimento di rifiuti, l’Apuana Ambiente. Inquesto modo abbiamo chiuso il cerchio, for-nendo alle imprese una serie di servizi variegatae completa, con il vantaggio di avere a che faresempre con il medesimo interlocutore».

Che importanza riveste il recupero dei ma-teriali ferrosi?«Per far capire quanto sia rilevante questa atti-vità faccio un’osservazione di natura seman-tica: i materiali che trattiamo, a causa di unagrave arretratezza culturale, in Italia vengonodefiniti “rifiuti”. In molti altri paesi, fra cui di-versi in via di sviluppo, si preferisce invece par-lare di “materie prime”, poiché ciò che noi re-cuperiamo è considerato una preziosa risorsa.Nel nostro stabilimento di Torino, per esempio,effettuiamo, fra le altre lavo-razioni, il trattamento deimateriali leggeri che dà ori-gine al Proler, un prodottofinito e già utilizzabile fruttodella separazione da materialidi scarto come plastica egomma, che a loro volta ven-gono trasformati in Flaf, unsemilavorato che viene poiulteriormente trattato. Que-sta attività, svolta da pocheaziende in Italia, è complessae affatto scontata, poiché ri-

Alberto Ricciardi è

socio fondatore della

Fermet di Massa

www.fermet.com

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Il recupero dei materiali ferrosi e metallici rappresenta un’importante attività che però

in Italia, a causa di una burocrazia opprimente e di una generale arretratezza culturale,

è poco considerata. Ne parla Alberto Ricciardi

Amedeo Longhi

La nuova vita del ferro

158 • DOSSIER • TOSCANA 2011

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chiede un’attenta opera di collaborazione conle acciaierie a cui forniamo il materiale peranalizzarne e soddisfarne le richieste in terminidi caratteristiche del prodotto».

Com’è la situazione italiana del settore?«Purtroppo abbastanza arretrata. Il già citatoFlaf, così come molti altri sottoprodotti, da noiviene trasmesso in discarica, mentre all’estero, invirtù della sua ottima resa calorica, viene ter-mocombusto in moderni impianti capaci di ge-nerare energia termica lavorando ad alte tempe-rature senza produrre diossina. In Italia lanormativa ci vede penalizzati: il lavoro di sele-zione delle parti più fini e più leggere è finaliz-zato al recupero della maggior quantità di ma-teriale possibile, ma alla fine buona parte di essofinisce comunque in discarica. Per quanto ri-guarda noi, pur senza tornare ai numeri pre-crisi,dal 2009 abbiamo ricominciato a crescere a untasso del trenta per cento annuo, cercando di ri-sollevare il settore».

Quali sono le criticità non risolte?«Spaventosi aumenti dei costi e pratiche buro-cratiche farraginose costituiscono penalizzantifreni, basti pensare che due terzi del mio lavorolo passo fra le carte, dietro la scrivania. Tutto ciòvuol dire gettare via risorse preziose in un paesedove l’energia ha dei costi del quaranta per centosuperiori rispetto alla media internazionale, mal’Italia è povera di materie prime e l’energia perla trasformazione per noi è fondamentale e nonpossiamo permetterci di pagarla un prezzotroppo elevato. Da poco gli italiani hanno sceltodi rinunciare al nucleare, ma io mi chiedo qualipossano essere oggi le alternative valide, in gradodi fornire un supporto allo sviluppo economicoe imprenditoriale. Inoltre, se i paesi vicini con-tinuano, anche per pochi anni, a sfruttarel’atomo, noi ne subiremo comunque le conse-guenze negative senza però usufruire dei benefici.I materiali che trattiamo, all’estero vengono con-siderati come preziose fonti future: la maggiorparte viene riutilizzata, ciò che non si può riusareviene trasformato in energia grazie alla termo-combustione, addirittura le eccedenze che lecentrali non riescono a bruciare vengono stipatein appositi siti in prospettiva. Gli stessi materiali,in Italia considerati rifiuti e altrove valorizzati

I materiali che trattiamo in Italiavengono definiti “rifiuti”.In molti altri paesi, fra cui diversiin via di sviluppo, si preferisceinvece parlare di “materie prime”

come materie prime da conservare e riutilizzare,da noi comportano elevati costi di smaltimento,che possono arrivare fino a centocinquanta euroa tonnellata. Purtroppo la politica blatera in ma-niera inconcludente offuscando le persone ca-paci e più razionali. Questi sono i motivi prin-cipali, pratici della nostra arretratezza:burocrazia esagerata, ottusità dei piani d’inve-stimento a lungo termine, grave sottovaluta-zione di ciò che costituisce a tutti gli effetti unarisorsa. Con questi vincoli qui, come si fa a cre-scere?».

Alberto Ricciardi

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 159

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160 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Ifabbri di una volta forgiavano tra l’incu-dine e il martello le loro creazioni, utiliz-zando le grandi virtù di acqua, fuoco eferro. Nel corso dei secoli le tecniche di la-

vorazione del ferro si sono ovviamente evolute e,in concomitanza, le attività del fabbro si sono di-versificate. Oggi il fabbro crea oggetti non solo inferro ma anche in acciaio, forgia a caldo i pezzi,effettua riparazioni e fabbrica nuovi elementi eprodotti a seconda delle necessità dell’agricol-tura, della selvicoltura, delle arti plastiche, del-l’edilizia, dell’industria ma anche del piccoloutente privato. «Fin da ragazzo mi sono appas-sionato a questo mestiere facendolo diventare lamia professione» afferma Sergio Camerini, fab-bro, a capo dell’azienda Vega di Fiesole. Neglianni la sua impresa è cresciuta e, gradualmente,ha ampliato il ventaglio di attività arrivando a ser-vire anche il comparto industriale, lavorando so-

La figura del fabbro, in concomitanza

con le innovazioni tecnologiche,

si è aperta a nuove attività. E oggi trova

spazio in un’ampia gamma di settori

industriali. L’esperienza di Sergio Camerini

e della sua azienda, la Vega

Lucrezia Gennari

La Vega Srl ha sede

a Fiesole (Fi)

[email protected]

Dal manufatto in ferroal movimento terra

prattutto nel settore della produzione di gas tec-nici, del cemento, del calcestruzzo e della movi-mentazione terra. «La Vega Srl ha origine daCarpenterie Fiorentine – ricorda Camerini - , unasocietà fondata da me nel 1977. Grazie all’espe-rienza maturata negli anni, oggi l’impresa ha fo-calizzato maggiormente l’attività che interessa so-prattutto il settore della costruzione e montaggiodi impianti industriali, la manutenzione deglistessi, la costruzione di parti di impianti nel-l’officina meccanica e la movimentazione terra ne-

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Sergio Camerini

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 161

gli impianti di produzione di calcestruzzo, il tra-sporto del quale viene effettuato con una flotta diautobetoniere di proprietà della famiglia». Diversi sono quindi i servizi che oggi la Vega è ingrado di offrire, che spaziano dall’installazione diimpianti industriali compresa la posa in opera ditubazioni per fluidi industriali, liquidi e gassosi,alla manutenzione e riparazione di parti d’im-pianto sia civili che industriali, siano essi di ca-rattere idraulico, meccanico, di depolverazione oelettrico. Rientra nell’offerta dell’azienda la pro-duzione di manufatti in ferro e di altri materialinon ferrosi, la movimentazione di terre, inerti esabbie, costruzioni edili e stradali di carattere in-dustriale e civile, sia private che pubbliche. A que-ste attività si affianca anche il noleggio di attrez-zature e i trasporti. «I nostri principali mercati diriferimento – afferma Camerini - sono quelli diproduzione e distribuzione di gas tecnici, di ce-mento a ciclo completo, e di calcestruzzo e ma-nutenzione autobetoniere, di produzione di ve-tro, laterizi e ceramica. Siamo inoltre impegnatinella posa di tubazioni sottostrada, compresomovimento terra e ripristino del manto stra-dale». Dal 1996, ai servizi di manutenzione,Vega ha infatti affiancato il settore costruzione eil movimento terra.«In località Le Falle – continua Sergio Camerini– disponiamo di una moderna officina meccanicasviluppata su di una superficie coperta di 330 mq,

con 150 mq di superficie scoperta. L’officina ècorredata di efficienti e aggiornate attrezzatureche ci permettono di realizzare manufatti di car-penteria metallica leggera, carpenteria media pe-sante per uso industriale, costruzione di tubazioniindustriali sia in acciaio standard che inox o in ac-ciai speciali, costruzione di caldareria».Parte dell’organico dell’azienda è impiegato arotazione, in affiancamento alla clientela, per in-terventi di manutenzione ordinaria e straordina-ria programmata.«Il nostro personale è correttamente formato,secondo le norme vigenti, per il rispetto delle at-tuali norme antinfortunistiche e ha seguito unprogramma specifico di sicurezza e prevenzione.In seno all’azienda sono presenti tutte le figureprofessionali e di prevenzione antinfortunisticaindicate nelle normative vigenti: D.lgs 81/08» af-ferma Camerini, per il quale quello della sicurezzae della prevenzione degli infortuni è un tema diparticolare importanza: «Le norme in materia –conclude – sono indicate nel manuale di infor-mazione e formazione di base dei lavoratori, re-datto dal nostro responsabile del servizio di pre-venzione e protezione, vengono inoltre effettuateriunioni specifiche e corsi specifici». Entro il2011, inoltre, l’azienda conseguirà la certifica-zione ISO 9001:2008.

❝~

Ai servizi di manutenzione, Vegadal 1996 ha affiancato il settorecostruzione e il movimento terra

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Un’attenzione costante all’innova-zione e alla ricerca di nuove solu-zioni. Questa la vera arma a di-sposizione delle imprese dinanzi a

un mercato instabile e altamente competi-tivo. Regola che vale, soprattutto, per le realtàitaliane, che certamente non possono fare af-fidamento sui diktat produttivi dei paesi invia di sviluppo, dove il costo del lavoro e lapressione fiscale permettono, laddove la qua-lità è carente, di puntare sulla quantità. Unoscenario che Belisario Pini conosce moltobene. L’attuale presidente del Cda della società

Steab è, sin dagli inizi degli anni Settanta,uno degli imprenditori più apprezzati nelcomparto dell’illuminazione elettronica edelettromeccanica. Con Steab ha infatti sa-puto conquistare una posizione di leadershipsul mercato di componenti stampate a inie-zione, in materiale isolante, per uso indu-striale. Soprattutto, l’azienda è una fonte ine-sauribile di brevetti. Con oltre 2.500 articolipresenti in catalogo e con una capacità pro-duttiva che supera la soglia del milione dipezzi al giorno, l’impresa guidata da Pini èuno degli attori più prolifici sullo scenariofiorentino. E, nonostante la crisi, continua acrescere, guardando sempre al futuro.

L’innovazione fa davvero la differenza?«La tecnologia è una variabile fondamentale.Nel nostro caso l’intero processo produttivo,dall’ideazione alla realizzazione finale, vieneattuato con l’ausilio delle più sofisticate tec-nologie di progettazione».

Dunque all’interno del vostro stabili-mento si trova un alto livello di automa-zione?«Il processo produttivo è altamente automa-tizzato. Il tutto viene gestito da un sofisticatosistema informatico che ne permette l’otti-mizzazione».

Come nascono i vostri prodotti?«Si parte analizzando e studiando le richiestedel mercato. Tutte queste vengono trasmesse

“Accendiamo la luce”sull’innovazione italianaIl caso della fiorentina Steab dalle parole del suo presidente, Belisario Pini.

L’azienda, strategica per il settore dell’illuminazione elettronica ed elettromeccanica,

esporta le sue produzioni in tutto il mondo e investe costantemente nello sviluppo

di nuove soluzioni

Filippo Belli

Belisario Pini,

presidente del Cda

della società Steab.

Nella pagina accanto,

il brevetto Paguro

e un interno dell’azienda

www.steab.it

164 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Page 135: Dossier Toscana 07 2011

Belisario Pini

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 165

protezione delle connessioni edelle giunzioni. In secondoluogo intendiamo svilupparenuovi accessori per applicazionicon moduli Led». Q u a l isono le linee commercialmentepiù importanti della vostragamma? «Sicuramente la serie Paguro,seppure apparentemente piccola,è una fondamentale novità nelcampo delle scatole di connes-sione IP68. Si tratta di un pro-dotto di assoluta eccellenza per lesue peculiarità, dalla sua facilitàdi utilizzo fino alla sua massimaaffidabilità e alle sue minime di-mensioni. Ricordo che Paguro,prodotto in Nylon PA66 auto-estinguente, è la scatola di con-

nessione protetta più piccola sul mercato».Cosa la distingue dalle altre?«Anziché lasciare l’introduzione del mate-riale isolante alle capacità del singolo opera-tore, Paguro contiene un innovativo gel sili-conico che, al momento della chiusura,garantisce un’ottima sigillatura e protezioneall’acqua, un’elevata resistenza agli agenti chi-mici, una lunga vita e tutta una serie di ca-ratteristiche che gli addetti ai lavori non po-tranno non considerare fondamentali.Paguro presenta un alto grado di protezione

dall’ufficio marketing direttamente al sotto-scritto. Ci tengo a redigere una prima idea ri-solutiva, a dare il via al progetto per inten-derci. Il successivo sviluppo viene affidatoall’ufficio tecnico, i cui esperti sono suppor-tati da un significativo apparato tecnolo-gico».

Quali obiettivi vi state prefissando, at-tualmente, in termini di ricerca e sviluppo?«Sono due i campi d’innovazione verso cui cistiamo indirizzando. Il primo riguardal’estensione della gamma di prodotti per l’alta

Paguro è la scatola di connessioneprotetta più piccola sul mercato,contiene un innovativo gel siliconicoche garantisce un’ottima sigillatura e protezione all’acqua

� �

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166 • DOSSIER • TOSCANA 2011

alla connessione di cavi per applicazioni in “out-door”».

Quali sono i suoi principali campi di appli-cazione?«L’illuminazione esterna per uso residenziale, ci-vile e in generale per l’architettura urbana. Le sueperformance si stanno dimostrando eccellenti.Paguro, infatti, permette al produttore del corpoilluminante, di “chiudere il cerchio”. In questomodo si va a creare un prodotto completamentestagno, a protezione IP68 del collegamento tracorpo illuminante e linea d’alimentazione».

Steab distribuisce la sua produzione in oltre50 paesi. Con la crisi si è andata a modificarela geografia degli investimenti rivolti alla vo-stra impresa? «Come per la maggior parte degli altri settori pro-duttivi, si è verificato un calo delle vendite pertutto quello che riguarda il mercato dell’EuropaOccidentale. Al tempo stesso, però, si sta regi-strando uno sviluppo nelle aree emergenti, comeRussia ed Estremo Oriente. Sono rimasti stabili,invece, i livelli per il Sud America e il MedioOriente».

In generale, dunque, la crisi ha avuto effettosul fronte internazionale.«Certamente. Anzi, credo di poter affermare chel’export nel nostro caso si è rivelata una delle vocipiù sensibili alle criticità dell’ultimo triennio. Inaltre parole, dal nostro punto di vista, ciò che èaccaduto con le esportazioni è stata la causa prin-cipale della recessione».

In termini di fatturato tutto questo come siè tradotto?«Alla fine del 2010 si è registrato un aumento del30% rispetto all’anno precedente. Il dato perònon può essere letto se non considerando che il2009, per noi, ha rappresentato il punto piùbasso della crisi».

Quale trend si sta verificando, invece, dal-l’inizio del 2011?«Un aumento positivo, seppure lieve. Secondo lenostre previsioni avremo un incremento pari al4% rispetto al 2010».

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Basandosi su un sofisticato sistema automatizzato, Steabrealizza oltre 2500 prodotti. Una realtà che, fra le prime nelsettore, ha compreso anche l’importanza delle certificazionidi qualità. «I nostri articoli più significativi sono omologaticon un Certificato di Sorveglianza rilasciato dall'IMQ e con ilmarchio Svedese SEMKO – spiega il presidente del CdaBelisario Pini -. Questi due documenti attestano che sonostati progettati e costruiti in accordo con le normativeEuropee». Già nel 2002, l’azienda di Firenze riuscì aconseguire la certificazione ISO 9001:2000, rilasciata dalLloyd's Register Quality Assurance. Dal 2000, inoltre, Steabfa parte del CEI, il Comitato Elettrotecnico Italiano.

Certificati

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

170 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Le imprese del settore lavanderia in-dustriale necessitano di partner chenon rappresentino solo un sup-porto, bensì sappiano instaurare con

esse un rapporto di complementarietà. Lad-dove un cliente viene danneggiato, anche ilfornitore ne risente, ed entra in crisi il si-stema intero. In questo contesto, primeg-giano quelle realtà che da sempre contribui-scono a instaurare un rapporto simbioticocon i clienti, ascoltando e anticipando le esi-genze delle aziende che riforniscono. «Le la-vanderie industriali – afferma l’ingegner Raf-faele Tarchiani dell’omonimo gruppo diimprese impegnate nella progettazione, con-sulenza e distribuzione di forniture alle la-vanderie industriali – offrono ogni giorno ilnoleggio e il lavaggio di biancheria piana -lenzuola, tovaglie, tovaglioli, asciugamani -

ad alberghi e ristoranti, abiti da lavoro e ste-rilizzazione di strumenti chirurgici, tessutitecnici riutilizzabili e abiti chirurgici in usoall’interno delle sale operatorie. L’obiettivodelle società del nostro gruppo è quello di es-sere utili al mercato, facendosi guidare pro-prio dalle richieste del settore, ma senza farsitrascinare oltremodo per non perdere l’equi-librio finanziario». Il nome Tarchiani incarnaquesti principi. «Abbiamo creato ditte che sisono chiamate Laundry Know How, LaundrySupplies Srl, Laundry Sas, ma da sempre ilmercato recepisce il nome Tarchiani, qualegaranzia di “rapporto simbiotico” oltre chedella qualità di prodotti e servizi». Nel 1983 Franco Tarchiani, padre di Raf-faele, fondò la Laundry Know How. Con losviluppo delle attività e l’acquisizione della di-stribuzione per l’Italia delle macchine prodottedalle aziende del Gruppo Jensen, la Laundry

Know How si trasformò inLaundry Sas. L’ingresso di Raf-faele Tarchiani in azienda, altermine dei suoi studi, favorì lanascita della Laundry Suppliese la specializzazione delle atti-vità nella distribuzione deimacchinari, da parte dellaLaundry Sas, e nella venditadei ricambi, materiali di con-sumo ed effettuazione del ser-vizio di assistenza tecnica daparte della Laundry Supplies. «Negli ultimi anni – conti-nua Raffaele Tarchiani - lenostre ditte hanno concen-trato l’impegno sulle attivitàdella Laundry Supplies,

Contribuire all’affermarsi del valore e del ruolo del settore della lavanderia

industriale. Il punto di Raffaele Tarchiani

Carlo Gherardini

Un settore da scoprire

L’esterno della sede

del gruppo della

famiglia Tarchiani

che riunisce lo studio di

ingegneria Tarchiani

e Laundry Supplies

www.tarchiani.it

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Raffaele Tarchiani

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 171

biamo messo a disposizione dell’intero settorei risultati dei nostri studi circa l’igiene nellelavanderie industriali in termini di “soluzionitecniche e procedure di certificazione” e di“requisiti igienico sanitari delle lavanderie in-dustriali: valutazione e gestione del rischiobiologico”. Questo impegno ci è valso l’onoredi collaborare con ISPESL alla stesura deldocumento “criteri di indirizzo per la ge-stione del rischio biologico in una lavanderiaindustriale” presente sul sito di INAIL». Unrisultato del lavoro dello studio di ingegneriache, all’esperienza della Laundry Sas, ha sa-puto aggiungere altre professionalità, qualila progettazione per lavanderie industriali,soluzioni tecniche per varie problematiche,l’ingegnerizzazione dei prodotti e lo sviluppodi prototipi per l’applicazione nel settore dellelavanderie industriali, nonché la consulenzatecnica e documentale per l’acquisto di nuovemacchine o impianti.

espandendole e aumentandone l’efficienza.Nuove collaborazioni per la fornitura di so-luzioni tecniche e prodotti sono iniziate, gra-zie all’approfondimento del settore di ricercae sviluppo e all’attività del mio studio di in-gegneria». Oggi l’organico delle imprese sicompone di poche persone, una scelta mirataper ponderare opportunità e rischi e per in-staurare con il cliente un rapporto confiden-ziale, con una distribuzione snella e diretta ditutti i prodotti. «Attualmente, oltre a me, la-vorano in azienda mio padre Franco, SimonaTarchiani, ingegnere elettronico e responsa-bile scientifico della Laundry Supplies, checura le analisi tecniche approfondite e la ri-cerca di nuove soluzioni tecniche, e MarcoPeschi, perito elettronico che cura la ricerca dicomponenti e materiali». Un gruppo coeso dipersone capaci che lavorano con l’intento dicooperare a salvaguardare l’intero settore pro-muovendone il ruolo. «A questo scopo ab-

Assosistema, Associazione delSistema Industriale Integrato di Benie Servizi Tessili e Medici affini, è

l’unico soggetto di rappresentanza dellacategoria che riunisce le imprese svolgentiattività di sanificazione e/o sterilizzazionedei dispositivi tessili; sanificazione esterilizzazione dello strumentario chirurgico;fabbricazione dispositivi medici sterili perinterventi chirurgici; fornitura,ricondizionamento, manutenzione eripristino degli indumenti di lavoro e deidispositivi di protezione individuale; servizitessili affini. L’attività delle imprese è svoltaanche nella forma integrata di noleggio deiprodotti e gestione dei guardaroba.Assosistema, ha assunto la sua attualedenominazione a giugno 2009 conl’obiettivo di dare voce a tutte quelleimprese che, in virtù delle caratteristiche di

omogeneità e contiguità dei processiindustriali, si riconoscono nel sistema. Unacategoria che con circa 600 imprese, la cuidimensione occupazionale media è di 24addetti, si colloca al 5° posto fra i settoriindustriali censiti nel 2001 dall’Istat e offregiornalmente i propri prodotti/servizi a oltre2 milioni di utenti. Le 135 imprese cheaderiscono ad Assosistema rappresentanola gran parte del fatturato del comparto chevale circa 4,2 miliardi di Euro. Le impreseassociate, accomunate dall’utilizzo ditecnologie avanzate, investimenti elevati eattenzione alla garanzia della qualitàofferta, offrono i propri servizi nell’ambitodella sanità, del turismo, dell’industria ecommercio e della moda/abbigliamento.Mercati profondamente diversi ma uniti daun unico assioma: garanzia della sicurezzaigienica dei prodotti tessili.

Un sistema industriale che rafforzaquotidianamente la propria inclinazioneverso il paradigma della crescitasostenibile: -60% del consumo di acqua e -30% del consumo di energie è il risultatoottenuto negli ultimi 10 anni grazie a uncostante impegno sulla ricerca di equilibriofra innovazione, tecnologia e rispettodell’ambiente. Assosistema è fortementeimpegnata a salvaguardare tale patrimonioeconomico e sociale per il Paese. Lacollaborazione con il Ministero del Lavoro, ildialogo costruttivo con le parti sociali el’impegno delle aziende sul mercatocostituiscono il fronte compatto per laregolamentazione del settore che vedrà lasua realizzazione attraverso il sistema diqualificazione delle imprese previstodall’art. 27 del cosiddetto Testo Unico inmateria di sicurezza sul lavoro.

CHI È ASSOSISTEMAL’Associazione ha lo scopo di proteggere, diffondere e migliorare l’attività integrata dell’industriadei servizi tessili, di sterilizzazione e fabbricazione dei dispositivi medici sterili

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

172 • DOSSIER • TOSCANA 2011

L’inventiva e la qualità del made in Italy stanno alla base di un’azienda cresciuta

negli anni. Claudio Riggio spiega il processo che ha portato alla costituzione del gruppo

e agli organismi e sistemi di controllo aziendale

Luca Cavera

Quando il core business è il made in Italy

Lo spirito creativo unito all’esperienzanella produzione di accessori per l’ab-bigliamento e per la casa, hanno gui-dato la crescita e l’espansione di una re-

altà che esporta il made in Italy nel mondo.Prodotti di qualità a partire dai materiali sonoalla base di un’ampia gamma di prodotti, finoalla personalizzazione dei cosiddetti “rocchetti”,con nuove proposte di confezione.L’impegno nella ricerca, nello sviluppo e nellacreazione e realizzazione hanno portato il Na-strificio Fiorentino, di cui è titolare Claudio Rig-gio, a mutare il proprio assetto e ad acquisire al-tre aziende, fino alla costituzione di un gruppoindustriale il cui core business è il made in Italy.

Nastrificio Fiorentino. Una storia che parteda lontano.«Tutto è iniziato nel 1973, da un’idea di ValterRiggio, con la costituzione del Nastrificio Barig

che inizia la produzione di nastri in sbieco ecinture prefabbricate per pantaloni. Offerta pre-sto ampliata con lavorazioni conto proprio econto terzi di accessori per l'abbigliamento e lacasa. Intorno agli anni 80 nascono poi le primeproduzioni in proprio attraverso l’utilizzo di co-tone 100% unito e stampato e Raso Viscosa100%. Oltre ad incrementare la tipologia deiprodotti venduti si affiancano anche nuove pro-poste di confezionatura proponendo, primi inItalia nel 1994, la personalizzazione dei cosiddetti“rocchetti” venduti con diverse soluzioni. Nel 1996 si concretizza a pieno la nostra vi-sione tecnologica con il rilascio di un brevettoper un rivoluzionario impianto per la sbieca-tura del tessuto e per la confezione del nastro allafine del processo produttivo».

Com’è cambiata negli ultimi anni la strut-tura aziendale?«Il costante aumento delle tipologie di prodottiha reso necessaria una diversa tipologia dellastruttura aziendale, che ha determinato la sepa-razione del settore produttivo da quello com-merciale. Al fine di studiare le migliori strategiedi vendita ed ottimizzare il servizio prestato, di-venta operativa la società Nastriland che si pro-pone come centro di pianificazione strategicodelle attività commerciali e produttive. L’obiet-tivo primario è quello di realizzare un vertice di-rezionale per tutto il gruppo, le cui controllatesono parte della linea operativa».

Cosa vi ha spinto ad acquisire altre aziende?«In realtà lo sviluppo della nostra società si èsvolto nel tempo con estrema prudenza, soprat-

Nella foto, i soci

fondatori e Claudio

Riggio, titolare di

Nastrificio Fiorentino

Srl, Campi Bisenzio (FI)

www.inastri.com

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Claudio Riggio

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 173

tutto per quanto riguarda l’acquisizione diaziende, che operavano già con marchi distintividi prodotti in tipologie di mercato complemen-tari al settore di attività tradizionale del gruppo.Una delle acquisizioni è stata quella della PittiTessile, il cui marchio è un riferimento consoli-dato per il mercato della calzatura».

Come vi siete mossi per gestire questa e al-tre acquisizioni?«Abbiamo creato una struttura per realizzare unsistema integrato di controllo particolarmentedettagliato. Questo ci ha premesso di confer-mare, anche nello sviluppo commerciale, le no-stre economie di mercato e di avere informazioniin tempo reale sull’andamento aziendale. Inoltrequesto sistema ci consente di reagire tempesti-vamente alle variazioni del mercato, modifi-cando velocemente scelte e impostazioni di la-voro».

Quali sono i punti di forza del gruppo?«Il principale punto di forza del gruppo è la ca-pacità creativa di arrivare a idee che anticipino letendenze della moda. Questo si concretizza an-che nella ricerca di tessuti e di fantasie innovative.Un altro punto importante è la flessibilità, che cidà prontezza per il costante e tempestivo ade-guamento alle richieste del settore».

Voi operate sia in Italia che all’estero. Inquali Paesi?«Le aree geografiche della nostra attività attual-mente interessano, oltre all’intero territorio na-zionale, i Paesi dell’Europa e del Medio Oriente.I mercati esteri rappresentano circa il 28% del-l’intero fatturato. E siamo presenti con la nostrarete di vendita con 35 agenti, sparsi su tutto il

territorio, nazionale e internazionale, sul qualeoperiamo».

Avete in programma l’espansione versonuovi mercati esteri?«Per un’efficace azione commerciale è sempre ne-cessaria la partecipazione alle fiere di settore. Ilgruppo è già presente nelle fiere di Milano Unicae Modamont a Parigi, per quanto riguarda gli ac-cessori per l’abbigliamento; Lineapelle di Bolo-gna, per la calzatura e la pelle; Precollezioni aReggio Emilia e Pitti Filati a Firenze. Attual-mente sono allo studio dei piani che vedonola possibilità concreta di penetrazione neimercati del Nord America e dell’Asia».

Quali sono le vostre prospettive per il fu-turo?«Ci guida la volontà di conservare e recupe-rare al meglio la cultura economica e pro-duttiva europea, che è fatta di valori artigianie artistici, tradizionali e innovativi allo stessotempo. Il nostro gruppo mira ad abbinare ilfattore fiducia con le enormi potenzialità divisibilità, di crescita e di reputazione che sonoofferte sia dal mercato online, sia dalla nostrarete commerciale classica».

Ci guida la volontà di conservare al meglio la cultura produttivaeuropea, che è fatta di valori artigiani e artistici,tradizionali e innovativi allo stesso tempo

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

174 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Verso una produzione diversificataAccessori in ottone, chiusure, fibbie, viteria di precisione, guarnizioni e applicazioni

per pelletteria, abbigliamento e calzature. Il valore della produzione diversificata

degli accessori nel mondo della moda secondo l’esperienza di Auro Macuz

Guido Puopolo

di eccellenza in questo campo è rappresentatodalla Macuz & company snc, società nata gra-zie all’intuizione e allo spirito imprenditorialedel suo fondatore, Marcello Macuz, che nel1952, a Firenze, iniziò a produrre in manieraartigianale accessori metallici per capi di abbi-gliamento e di borsetteria per conto di diversefirme dell’alta moda. «Attualmente la nostrasocietà è specializzata nella realizzazione di ac-cessori in ottone, chiusure, fibbie, viteria diprecisione, guarnizioni e applicazioni varie perpelletteria, abbigliamento e calzature», spiegail titolare Auro Macuz, che ha continuato consuccesso l’opera iniziata dal padre, sviluppandoe diversificando la produzione anche in rela-zione alle mutate esigenze del mercato. Se untempo, infatti, era sufficiente disporre di ma-teriali semplici e facilmente reperibili, come filie piastrine di rame, ottone e ferro, e di attrezziquali pinze, martelli e lime per progettare e co-struire piccoli accessori, oggi i processi di la-vorazione sono mutati radicalmente, per poter

uello della moda è un ambitoche probabilmente rappre-senta, sotto tanti punti di vista,il lato migliore della produ-zione industriale italiana, co-

nosciuta e apprezzata in ogni angolo del pia-neta. Stilisti di fama internazionale sonodiventati gli ambasciatori del made in Italy al-l’estero, grazie a una continua ricerca creativae a un’innovazione stilistica in grado di inter-pretare, nel corso del tempo, la società e i suoicambiamenti attraverso vestiti, scarpe e borseche tutto il mondo ci invidia. Tutto questoperò non è un risultato casuale, bensì il fruttodi un lavoro di decenni, che attualmente coin-volge sul nostro territorio migliaia di aziendee imprese di piccole e medie dimensioni, checon la loro attività, oltre a produrre lavoro ericchezza, contribuiscono in maniera deter-minante al successo di tutto il settore. A livellogeografico un posto di rilievo in questo senso,senza dubbio è detenuto dalle “capitali dellamoda”, come Milano, Firenze e Roma, dovehanno sede i quartieri generali delle maisonpiù importanti, i maggiori centri dello stile ele principali agenzie di consulenza e marke-ting. In generale, però, a livello nazionale sipossono trovare attività industriali, artigianalie professionali che interagiscono tra loro inmodo sempre più stretto, all’interno di un si-stema che, nonostante la tendenza di alcuneimprese a delocalizzare la produzione in mer-cati emergenti per sfruttare i bassi costi di la-vorazione, è ancora in grado di garantire livellidi specializzazione e qualità delle produzioniche non hanno eguali nel mondo. Un esempio

Q

Auro Macuz,

titolare della

Macuz che

ha sede a Firenze

www.macuz.it

Page 143: Dossier Toscana 07 2011

all’interno di specifici reparti,a seconda degli interventi chesi vanno a realizzare. Dispo-niamo di un reparto smeri-gliatura, di un reparto puli-mentatura e lucidatura metallie di un reparto tornitura acontrollo numerico, grazie alquale possiamo realizzare, trale altre cose, viti di preci-sione, grani, colonnette e co-lonnette filettate. Le operazioni manuali, ese-guite con attrezzature nonautomatizzabili, sono inveceottenute all’interno del re-parto costruzione meccanica,mentre il reparto saldatura sioccupa, come si può facil-

mente evincere dal nome, di interventi disaldatura. Questi vengono realizzati sfrut-tando macchinari di ultima generazione, cheimpiegano acqua demineralizzata, scinden-dola chimicamente in idrogeno e ossigeno.L’azienda può contare, inoltre, su macchinea controllo numerico e centri di lavoro concaricamento automatico, oltre a macchinelaser per la microincisione». Un’attività ad alto livello tecnologico, in cui laricerca della qualità resta il primo obiettivo daperseguire: «Il reparto controllo qualità – af-ferma Macuz – è infatti uno dei più impor-tanti, e a più elevata occupazione di manod’opera. Il nostro personale rappresenta pernoi un valore aggiunto, che non teme con-fronti con i lavoratori cinesi o indiani. La pro-fessionalità, le competenze e l’esperienza delledonne e degli uomini che lavorano in aziendasono sinonimo e garanzia di affidabilità edeccellenza, elementi indispensabili per assicu-rare ai nostri partner un prodotto e un confe-

Auro Macuz

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 175

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Le operazioni manuali, eseguite con attrezzature non automatizzabili,sono effettuate all’interno del repartocostruzione meccanica

offrire un livello qualitativo sempre maggiore:«La crescita della nostra attività è stata co-stante, affiancata sempre da un’intensa ricercatecnologica – conferma Macuz – volta a sod-disfare in maniera precisa ed esaustiva le ri-chieste dei nostri committenti. Negli ultimianni, ad esempio, abbiamo acquistato e in-stallato una serie di macchinari e apparec-chiature all’avanguardia, sia da un punto di vi-sta produttivo che ambientale. Nel 2002,inoltre, a testimonianza di un progressivo mainarrestabile sviluppo, abbiamo trasferito lanostra produzione all’interno di alcuni localidi grande prestigio, vicino al cento storico diFirenze, rendendo così più funzionale l’as-setto operativo dell’azienda». Tutto questo però difficilmente sarebbe statopossibile senza un’organizzazione strutturatain maniera capillare, capace di gestire e con-trollare ogni fase di lavorazione dei materialifino all’ottenimento del prodotto finale, comesottolinea Macuz: «La produzione è suddivisa � �

Parte del team

della Macuz al lavoro.

Nell’altra immagine,

un interno dell’azienda

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176 • DOSSIER • TOSCANA 2011

zionamento sempre di altissimo livello. Per of-frire un servizio completo e ottimizzare le ri-sorse – prosegue Macuz - siamo infine dotatidi un efficiente ufficio commerciale, adibitoalla ricezione degli ordini e al loro smista-mento nei vari reparti, e di un Reparto Spedi-zioni, tramite cui il prodotto finale, certificatoe controllato, viene spedito al committente». La diversificazione della produzione e il successodelle creazioni sul mercato, ha portato la societàad ampliare il suo bagaglio di competenze, pun-tando anche sulla lavorazione dei metalli pre-ziosi: «Accanto a Macuz opera infatti Malva srl,la galvanica che provvede proprio alle finiturecon i metalli preziosi, come oro, palladio e ru-tenio – spiega lo stesso Macuz – È una strutturanuova e funzionale, completa di macchinariper la rilevazione e certificazione degli esattispessori di metallo prezioso sugli accessori».Pur essendo un’azienda all’avanguardia da un

punto di vista tecnologico, Macuz non ha peròabbandonato la dimensione artigianale dellesue lavorazioni, creando al contrario oggetti incui tecnologia e artigianato si integrano allaperfezione, tanto che oggi le sue collezionisono richieste da tutte le firme più famosedella moda internazionale, come orgogliosa-mente ricorda Macuz: «L’attività effettuata daquesto eccezionale artigianato permette di dif-fondere il lavoro della nostra città in giro peril mondo, valorizzandone il nome e l’imma-gine. Inoltre mi preme sottolineare il fatto chetutte le nostre produzioni sono ottenute ope-rando nel pieno rispetto dell’ambiente e dellasalute dei lavoratori. Questo dimostra ancorauna volta che, laddove si lavora con intelligenzae creatività, la concorrenza, da qualsiasi paeseprovenga, non può rappresentare un problema,poiché la qualità dei prodotti made in Italynon ha rivali nel mondo».

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��Negli ultimi anni abbiamo acquistato e installato una serie

di macchinari e apparecchiature all’avanguardia, sia da un punto di vista produttivo che ambientale

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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178 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Ha preso di pettola crisi affron-tando un settoredi mercato tut-

t’altro che semplice. DiegoLorenzon, presidente dallaPoolmeccanica Lorenzon Spadi San Michele al Taglia-mento, è riuscito a inserirsi inun contesto congiunturale ne-gativo ottenendo, comunque,ottimi risultati. «Abbiamo ri-tenuto di affrontare la nuovasituazione globale attraversoil consolidamento della no-stra struttura economico- fi-nanziaria, continuando però

Una conquista “globale”del settore idraulico

Crescono i progetti della storica Poolmeccanica. La società, guidata

da Diego Lorenzon, si conferma ai vertici del settore, anche grazie

agli interventi effettuati per il Mose di Venezia e per il raddoppio

del Canale di Panama

Carlo Sergi

a mantenere inalterata la pro-pensione all’innovazione diprodotto e di processo» spiegaLorenzon. Così, la venezianaPoolmeccanica si confermauna delle società più radicatenel settore delle costruzionimeccaniche, attiva nella pro-gettazione, realizzazione e in-stallazione di sistemi elettro-meccanici applicati alle opereidrauliche in ambito marino,civile e industriale. Oggil’azienda occupa anche settoriche spaziano dalla carpenteriapesante e leggera alla mecca-nica di precisione, fino allalavorazione di acciai speciali.Ma è sui progetti idraulici chela realtà presieduta da Loren-zon sta ottenendo i riscontripiù significativi.

Poolmeccanica sta lavo-rando su alcune opere di ri-lievo internazionale. Ce neparla? «Siamo presenti in due deiprogetti di ingegneria idrau-lica più grandi al modo. Valea dire il progetto “Mose”, perla salvaguardia della città di

Venezia, e il raddoppio delCanale di Panama. Quelloche sembrava essere un tra-guardo troppo ambizioso,quasi il sogno di un impren-ditore, grazie alla lungimi-ranza delle strategie aziendali,ma soprattutto grazie a un’or-ganizzazione capace di cana-lizzare le energie a serviziodell’impresa e delle politichesocietarie, si è materializzato.In questo modo, attraversol’acquisizione di commessedal grande valore economicoe dall’alto spessore ingegneri-stico, ci siamo collocati nel-l’alveo dei partner dei piùgrandi gruppi industriali ita-liani ed esteri».

Dunque questo vi per-metterà di espandervi sem-pre di più a livello interna-zionale?«Certamente. I mercati esterirappresentano un’opportunitàdi forte sviluppo commercialeche la società sta perseguendoda diversi anni grazie alla col-laborazione di una strutturaad hoc e alla presenza stabile

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Diego Lorenzon, presidente della Poolmeccanica

Lorenzon Spa

www.poolmeccanicalorenzon.it

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TOSCANA 2011 • DOSSIER • 179

Diego Lorenzon

in territori di interesse strate-gico, quale il Centro-SudAmerica e il Nord Europa».

Lei ha più volte sottoli-neato come la crisi vi abbiaportato a rivedere i vostriassetti organizzativi. Suquali presupposti?«Consapevoli del cambia-mento epocale che la crisieconomica mondiale portavacon sé, Poolmeccanica ha ag-giornato i suoi programmi dicrescita, strutturandoli se-condo i nuovi must dell’eco-nomia mondiale».

Quali sarebbero?«Intanto occorre lavorare se-lezionando scrupolosamentela committenza cui rivolgersi.Inoltre, abbiamo scelto di

operare nel gigantismo dellecostruzioni, il che comportaun investimento costante inprogetti di ricerca e sviluppo.Senza tralasciare l’investi-mento effettuato sulle risorseumane, attraverso piani diformazione e un sistema mo-tivazionale innovativo. Sonotutte strategie rivelatesi vin-centi per superare la crisi. Manon lo dico solo io, è un fattoevidente che ha interessatol’intero comparto metalmec-canico».

La strategia è senz’altrovalida, ma non teme l’ecces-siva concorrenza sul vostrosettore?«È vero, il contesto competi-tivo in cui operiamo si carat-

terizza per la presenza di unaconcorrenza frammentata ediversificata, composta da me-die e grandi imprese meccani-che, che si rivolgono a unaclientela eterogenea d'impreseprivate e pubbliche. L’arma anostra disposizione è quella dioperare seguendo precisi cri-teri di qualità e sicurezza cer-tificati. Per questo al nostrointerno risulta strategica lapresenza di un dipartimentoQuality-Environment, dedi-cato allo sviluppo e all’imple-mentazione dei sistemi di ge-stione per la Qualità,l’Ambiente e la Sicurezza».

Dunque anche per il fu-turo proseguirete su questastrada?«Intanto confermiamo la no-stra forte propensione perl’ingegneria. E sì, prosegui-remo attraverso il processo diriorganizzazione produttiva egestionale già in atto. Il no-stro obiettivo è quello di in-traprendere nuove strade disuccesso affermandoci comeuno degli attori principali sulmercato globale di riferi-mento».

Page 148: Dossier Toscana 07 2011

TRATTAMENTO DEI REFLUI

180 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Tre quarti della su-perficie terrestresono ricoperti daacqua. Ogni anno

ne preleviamo grandi quantità,sia per uso personale che indu-striale, restituendola spesso incondizioni alterate. Per sua na-tura l’acqua ha la capacità diautodepurarsi, ma la sempremaggiore concentrazione di ac-qua “alterata” che l’uomo mal-

destramente restituisce all’am-biente, vanifica questo processoauto-conservativo. È qui cheentra in gioco il lavoro di Lo-renzo Gallorini e della C&GDepurazione, che si occupa deltrattamento dei reflui indu-striali. «Riuscendo a separarel’acqua dalle sostanze inqui-nanti prodotte durante le di-verse fasi di lavoro – spiega Gal-lorini – otteniamo un duplicevantaggio: per prima cosa il si-stema di evaporazione non im-mette nessun tipo di effluentenell’ambiente. Il concentratoche si produce durante la faseevaporativa viene accumulatoe smaltito da operatori specia-lizzati. Inoltre, mediante talesistema vengono ridotti i con-sumi idrici riutilizzando all’in-terno dei processi tutta l’acquatrattata e depurata».

Quali sono le caratteristi-che e i vantaggi dell’evapora-zione sottovuoto? «Gli impianti a evaporazionesottovuoto permettono di eva-porare delle soluzioni acquose abassa temperatura sfruttando lapresenza di un vuoto all’internodella camera di distillazione che

Recuperare e riutilizzare l’acqua impiegata nelle lavorazioni industriali è un procedimento molto

importante, che grazie a una particolare tecnica può essere svolto con grandi vantaggi ambientali,

economici e funzionali. La descrive Lorenzo Gallorini

Francesco Bevilacqua

L’evaporazione sottovuoto“protegge” l’acqua

raggiunge tenori sino a 33 mbarresidui. A questa pressione, latemperatura di evaporazione èdi 35°C, e i condensati acquosiche si recuperano sono di ot-tima qualità e possono essereriutilizzati nei cicli produttivi.La generazione del vuoto con-sente di avere dei fluidi di ri-scaldamento a temperature in-feriori rispetto alla soglia diebollizione dell’acqua a pres-sioni atmosferiche, per cui l’im-piego di un sistema di riscalda-mento mediante un ciclofrigorifico, per le proprietà deigas refrigeranti, consente di in-stallare delle potenze inferioririspetto a quelle necessarie per ladistillazione a pressione atmo-sferica. La corrosione degli ac-ciai a opera degli agenti corro-sivi è funzione anche dellatemperatura. La capacità di farevaporare delle soluzioni a bassatemperatura aiuta a controllareil fenomeno delle corrosioni epermette di estendere questi si-stemi anche a soluzioni acquosecorrosive che non potrebberoessere trattate mediante processievaporativi a pressione atmo-sferica o con vuoti poco spinti».

Lorenzo Gallorini

della C&G Depurazioni

di Rignano sull’Arno

(FI). Nella pagina

seguente, un impianto

di evaporazione

sottovuoto

www.cgdepur.it

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Lorenzo Gallorini

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 181

Può spiegare il processo?«Il classico processo di evapo-razione sottovuoto è quello cheutilizza un compressore frigori-fero come motore e un fluidorefrigerante come fluido vet-tore. Attraverso l’impiego delcompressore viene prodotto ilriscaldamento necessario a fareevaporare la soluzione da trat-tare e il freddo necessario a farricondensare il vapore pro-dotto. Nel caso in cui leaziende avessero fonti ener-getiche alternative – acquacalda o vapore, acqua freddao di torre –, il sistema di eva-porazione potrebbe essere ap-plicato senza l’impiego del ciclofrigorifero abbattendo ulterior-mente i costi. La C&G Depu-razione progetta e realizza i si-stemi di evaporazione checonsentono di trattare tuttequelle acque reflue a base ac-quosa e la cui concentrazionepermette di ridurre i volumi da

conferire alle discariche con unabbattimento dei costi di smal-timento».

Come funziona il sistema ditrattamento a ciclo chiuso?«L’idea di base è quella di trat-tare tutta l’acqua reflua pro-dotta durante la fase di produ-zione, recuperarne il 95%mediante i sistemi di evapora-zione e rinviare i condensati re-cuperati all’interno dei cicliproduttivi. Questo sistema inalcuni casi prevede solo la fasedi evaporazione, in altri pre-vede anche l’impiego di sistemidi pre-trattamento necessari acondizionare le soluzioni e a ri-durne i volumi, mentre in altriancora richiede sistemi di posttrattamento sui distillati».

Com’è organizzato il vostrosettore di ricerca e sviluppo?«Oltre alla voglia di sperimen-tare tecniche e strumentazionisempre nuove, la linfa vitale diquesto settore è lo stretto le-

game che nasce tra i nostri tec-nici, i committenti e i forni-tori. La continua interazionecon essi evidenzia le proble-matiche che possono nasceredurante il trattamento di unrefluo e suggerisce i migliora-menti da apportare alle mac-chine. Riteniamo infatti chelo studio sul campo sia ilmodo migliore per incremen-tare il know-how e soddisfareappieno i clienti. Il rapportocon i fornitori e la disponibi-lità nel testare strumenti di ge-stione e di misura nuovi e incontinua evoluzione, ci portaa un proficuo scambio di tec-nologia che si traduce nel-l’utilizzo di idee all’avanguar-dia e in una verifica sul campodi nuovi prodotti. Questocontinuo interscambio per-mette di ottenere impiantisempre più innovativi e mi-rati alle differenti esigenze delmercato».

��

L’idea di base è quella di trattare tutta l’acquareflua prodotta durante la fase di produzionerecuperandone il 95%

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INFRASTRUTTURE

Le strade dello sviluppoIl raccordo autostradale Firenze-Siena, la E78, gli hub portuali e interportuali sono tra i protagonisti dell’intesa Stato-Regione Toscana in materia di infrastrutture che, come ricorda l’assessore regionale Ceccobao, rendono competitivo il territorioLeonardo Testi

Estate calda per le in-frastrutture in To-scana. Diverse opere,infatti, stanno vi-

vendo fasi decisive in vista diuna loro possibile, concreta,attuazione. Del resto, maicome in questo periodo le in-frastrutture sono diventate si-nonimo di sviluppo e occupa-zione. «Per una mobilitàveloce e sostenibile servonoopere nuove e interventi ur-genti sulle infrastrutture esi-stenti – ha affermato l’asses-sore regionale alleinfrastrutture e trasporti LucaCeccobao – servono ai citta-dini e al sistema economico,per avere maggiore competiti-vità e sicurezza». Nodo cen-trale è stata la firma dell’intesa“Per il congiunto coordina-mento e la realizzazione delleinfrastrutture strategiche con

indicazione delle principalipriorità”, siglata il 16 giugno aPalazzo Chigi dal presidentedella Toscana Enrico Rossi e,per la parte governativa, dalpremier Berlusconi e dai mi-nistri Matteoli, Prestigiacomoe Fitto. La nuova Intesa Stato-Regione Toscana prevede dueserie di opere infrastrutturali,entrambe prioritarie, ma arti-colate in due tabelle in base al-l’urgenza e allo stato di avan-zamento della progettazione.Tra gli interventi più “caldi”,sono innanzitutto inclusil’adeguamento e la messa insicurezza del raccordo auto-stradale Siena-Firenze, per iquali sono previsti 700 milionidi euro (di cui 103,5 per lavoriurgenti previsti dall’Anas giàdal 2009). «La Firenze-Sienaha bisogno di un adegua-mento di tipo autostradale,

come abbiamo ribadito nel-l’intesa Stato-Regione, nellaquale siamo riusciti a inserireuna ”clausola” che esclude l’in-troduzione del pedaggio fino aquando non avremo una verae propria autostrada», ha di-chiarato Ceccobao. L’assessoreregionale ha poi commentatola notizia che i lavori per l’am-modernamento dello svincolodi Colle Val d’Elsa Nord equelli per la nuova pavimenta-zione della tangenziale Ovestdi Siena e di alcuni tratti del-l’Autopalio saranno comple-tati entro l’estate. «Ben ven-gano i lavori di manutenzionestraordinaria che, pur non es-sendo risolutivi, potranno mi-gliorare la situazione visto l’at-tuale grave deterioramentodella pavimentazione». Tor-nando ai contenuti dell’intesa,altre opere prioritarie consi-

184 • DOSSIER • TOSCANA 2011

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Luca Ceccobao

stono nella realizzazione dellotto 0 Maroccone-Chioma,intervento da 350 milioni dieuro, e in quella dell’asse dipenetrazione del porto diPiombino, un’opera da 45 mi-lioni di cui 20 a carico dellaRegione Toscana e 25 chiesti algoverno. Il totale che il go-verno si è impegnato a finan-ziare per gli interventi stradalistrettamente connessi alla rea-lizzazione dell’autostrada Tir-renica A12 è di 375 milioni dieuro. A ciò vanno aggiunti lacostruzione dei lotti 4 e 9(tratto Siena-Grosseto) dellaE78 Grosseto-Fano, la cosid-detta ‘Due mari’, e l’attuazionedi interventi sulla SS12 e sullaviabilità est di Lucca, la cosid-detta Lucca-Media Valle,opera ritenuta strategica per la

mobilità della Piana lucchese eper le quali sono necessari 200milioni di euro. Classificaticon seconda priorità di finan-ziamento sono, invece, il com-pletamento della E78 Gros-seto-Fano, per il quale sonoprevisti 373 milioni di euro el’attuazione di vari interventistradali sui valichi appenninicioltre che del sistema tranviariofiorentino. Non è stata trascu-rata la vocazione marittimadella regione. L’attenzione èstata, infatti, rivolta anche aglihub portuali e interportuali:le risorse ammontano a 169,8milioni, di cui 62 destinati alpiano regolatore del Porto diLivorno, 35 a quello del Portodi Piombino, 20 allo sboccodel Canale Navicelli, 16,8 alladarsena dell’Interporto diGuasticce e 36 ai Porto di Por-toferraio e Rio Marina. «L’in-tesa firmata è un importanteatto di programmazione chericompone il quadro delleopere strategiche per la To-scana – ha sottolineato Cec-

cobao, che ha accompagnato aRoma il presidente della Re-gione Rossi–. Non ci sonoopere di serie A o di serie B,ma una disposizione che segueun ordine dettato dal Mini-stero a seconda del livello diprogettazione delle singoleopere», ha aggiunto l’assessore,rispondendo alle critiche ri-portate sulla stampa aretinaper un presunto “declassa-mento” delle esigenze infra-strutturali di Arezzo, e in par-ticolare della E78. Un altropassaggio importante riguardail nuovo tracciato della Tirre-nica, il cui definitivo progettoper il completamento è statopresentato a metà giugno daSat (Società Autostrade Tirre-nica) e sul quale l’assessoreCeccobao ha espresso una po-sizione chiara: «La Regione To-scana ribadisce la volontà dimettere attorno a un tavolotutti gli enti locali dei territoriattraversati dall’autostrada tir-renica: per valutare la qualitàdel progetto di Sat e per con-dividere un quadro di possi-bili migliorie da apportarenella Conferenza dei Serviziche esprimerà il parere di ap-provazione del progetto». In-tanto, il 27 giugno scorso sonostati inaugurati a Rosignano ilCasello e il tratto di collega-mento tra l’A12 Livorno-Ro-signano e la SS 1 Variante Au-relia: un chilometrofondamentale per la nuova au-tostrada tirrenica.

A lato, l’assessoreregionale alleinfrastrutture e trasporti LucaCeccobao. Sopra, il porto di Piombino

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 185

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INFRASTRUTTURE

Sotto, Ruggiero Borgia,amministratore delegatodella concessionaria Sat,Società autostradatirrenica, il 27 giugnoscorso in occasionedell’inaugurazione dellabarriera di Rosignano.Sopra, il taglio del nastrodel Casello alla presenzadel ministro delleInfrastrutture AlteroMatteoli

La presentazione del progetto per il completamentodell’A12 e l’inaugurazione del nuovo casello di Rosignano sono segnali importanti versola realizzazione dell’autostrada Tirrenica. Ne parla

Ruggiero Borgia, amministratore delegato di SatFrancesca Druidi

Passi avanti per la futuraautostrada Tirrenica

vanti: si è salvaguardata difatto l’esigenza di mobilità siain senso nord-sud che a livellolocale». Altri vantaggi rilevatida Borgia vanno declinati intermini di occupazione del ter-ritorio e di inserimento pae-saggistico e ambientale nel ri-spetto degli insediamentiurbani, sia umani che produt-tivi. «È un progetto sviluppatoin base a un criterio di proget-tazione che io definisco “me-tro-metro”, una sorta di pro-gettazione “all’uncinetto” ingrado di misurarsi con le diffi-

coltà e le complessità dei terri-tori attraversati».

Quali richieste di migliora-mento vi attendete dalla fasedi confronto sul progetto? «Sicuramente riguarderanno ilsistema delle viabilità esterne ele complanari da realizzare intratti come quello di Orbetelloe quello tra Grosseto e Fonte-blanda. Premesso che le esi-genze del territorio sono giàstate ascoltate e trovano rispo-sta negli elaborati che abbiamopresentato, nessuno - è chiaro- detiene la verità in assoluto.

Èstato presentato loscorso 14 giugno ilprogetto definitivoper il completa-

mento dell’autostrada A12 Li-vorno-Civitavecchia, un’infra-struttura strategica per laToscana e il Paese dal valore dicirca 2 miliardi di euro. «Conla realizzazione di quest’opera– attesta Ruggiero Borgia, am-ministratore delegato dellaconcessionaria Sat, Società au-tostrada tirrenica – si mira ariempire uno dei principalibuchi della rete autostradalenazionale restituendo all’Au-relia, trasformata in asse auto-stradale, una funzionalità e unlivello di sicurezza che attual-mente non ha». Il progetto,infatti, sia per il tratto nordRosignano-Grosseto che peril tratto sud prevede la so-vrapposizione dell’arteria conl’Aurelia, che verrà ampliata,realizzando inoltre un sistemadi cucitura della viabilità lo-cale: in totale sono previsticirca 90 km di nuove com-planari, 30 km di nuove via-bilità connesse e 70 km di via-bilità riqualificata. «Il progettoè innovativo perché parte daun presupposto: eliminaretutte le ridondanze, perse-guendo una logica di ottimiz-zazione. I benefici sono rile-

186 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Page 153: Dossier Toscana 07 2011

Gabriele Buia

Per questo, dal confronto congli enti e le istituzioni locali cisarà la possibilità di verificarei margini di un ulteriore mi-glioramento del sistema delleviabilità».

Alcuni enti e parte del-l’opinione pubblica hannoespresso perplessità riguardoal piano, ad esempio sulfronte della riduzione dellestazioni di servizio.«Tutte le critiche sono bene ac-cette. Significa che il progettofunziona. Non esiste, infatti,un progetto in grado di soddi-sfare le esigenze di tutti, tanto-meno riguardo a un’area deli-cata, particolare e complessaquale la costa tirrenica. Mi at-tendo che le verifiche sianosvolte sugli elaborati proget-tuali dopo aver approfondito lesoluzioni ipotizzate. Perquanto riguarda la questionedelle aree di servizio, è indub-

bio che su questo tipo di trac-ciato ve ne è un gran numero,legate più a esigenze urbaneche non alle medie e lunghepercorrenze. Dal momentoche l’Aurelia si trasformerà inautostrada andranno garantitiservizi h24 e ci vorrà un fattu-rato per area che assicuri la fat-tibilità di questa operazione.Si tratta di passare da un mo-dello a un altro: da una plura-lità di punti vendita, sia oilche ristoro, a un modello piùrazionale, moderno, menopolverizzato, con nuove areein grado di operare 24 ore su24 con la disponibilità dei ser-vizi di cui il viaggiatore puòaver bisogno, ma anche fun-gendo da vetrine per le pro-duzioni locali. Un concettonuovo di aree di servizio».

Quando sarà deciso seimprontare esenzioni per iresidenti?

Ruggiero Borgia

«Questo tema verrà affrontatoin sede di Conferenza dei Ser-vizi, tenendo conto di tutte lecompatibilità che il progetto eil piano economico-finanziariodell’opera rendono disponibili.Del resto, si continua a parlaredi esenzione, ma in realtà siprofila più un discorso di age-volazioni che non di esenzionitout court».

Si è svolta il 27 giugnol’inaugurazione del primotratto sulla barriera di Rosi-gnano. Quali gli ulterioripassaggi?«Dopo l’apertura della barriera,avremo ancora sei mesi percompletare – tra Rosignano eSan Pietro in Palazzi – l’operadi trasformazione dell’asse stra-dale in autostrada. Il pro-gramma per fine anno è dichiudere l’intera operazioneLotto 1, poi attiveremo inter-venti sulle viabilità connesse,funzionali alla corretta integra-zione tra autostrada e territoriofavorendo la distribuzione deltraffico tra paesi vicini. Nel frat-tempo, stiamo procedendo conil progetto esecutivo del Lotto6A, del tratto Civitavecchia-Tarquinia, che abbiamo in pro-gramma di consegnare entro lafine di luglio per avviare i lavorinei tempi tecnici necessari; acavallo tra l’autunno e l’invernoritengo che saremmo in gradodi aprire interamente il can-tiere. Ci stiamo, infine, predi-sponendo per mettere il Mini-stero delle Infrastrutture nellecondizioni di attivare la Confe-renza dei Servizi per quanto ri-guarda il progetto definitivodell’intero completamento già apartire dalla fine di luglio».

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 187

I chilometri di nuovecomplanari previste

dal progetto della Sat

COMPLANARI

Costo complessivodell’opera di

completamentodell’autostrada A12

Livorno – Civitavecchia

COSTOmld

90

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LOGISTICA E TRASPORTI

190 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Una nicchia del settore trasporti dedicata interamente

a una categoria merceologica che ha ottimizzato la logistica

grazie alla coordinazione fra mare e terra. Ne parla Marco Corti

Amedeo Longhi

Le rotte dell’olio

Da sempre legato alsettore oleario, larete di autotra-sporti allestita dal

Gruppo Corti, che fa capo al ti-tolare Marco Corti, si dipanalungo le rive del Mediterraneo,movimentando i suoi carichidai principali paesi produttoridi olio d’oliva – Spagna, Grecia,Tunisia e Marocco – ai grandioleifici italiani. «Il Gruppo èformato da tre società: la CortiMarco Autotrasporti Srl, laKortimed Srl e la consorellaspagnola Corti Marco EspanaSL. Inizialmente l’attività delGruppo era improntata al com-mercio su ruota, dall’Italia allaSpagna e viceversa. Ma dopoun’attenta analisi di mercato,sono state preferite le cosid-dette “autostrade del mare”.Sono state avviate così relazionidi partnership molto impor-tanti, come ad esempio quella

con il Gruppo Grimaldi, chehanno favorito proficue siner-gie tra i due gruppi». Vistal’importanza strategica dellaSpagna nella produzione diolio, nel 1998 Marco Corti hafondato una società in Anda-lusia, la Corti Marco EspanaSL, allo scopo di gestire al me-glio tutta la logistica in terri-torio spagnolo.

Successivamente qualisono state le evoluzionidella società?«L’evoluzione delle società e delmercato ha portato nel 2005alla creazione della ditta Korti-med Srl e nel 2007 alla deci-

sione di spostare la propria sedeoperativa da Lastra a Signa a unluogo più vicino al porto di Li-vorno, dal quale giornalmente siimbarcano centinaia di semiri-morchi per le varie zone di ca-rico del mar Mediterraneo. Ecosì, nel maggio di quest’anno,la Kortimed ha inaugurato unanuova sede, situata presso l’In-terporto Toscano Vespucci diGuasticce, a pochi chilometridi distanza dal porto di Livorno.Questo permetterà all’aziendadi sfruttare al meglio la vici-nanza strategica con il porto,ma anche di implementarenuove attività: sono infatti state

Sotto,

una veduta

del parco mezzi

della Kortimed e

Marco Corti, titolare

del Gruppo Corti

www.kortimed.com

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Marco Corti

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 191

vono cisterne in acciaio inoxper il trasporto di alimenti. Inpiù, noi abbiamo la certifica-zione ATP per il trasporto dimerce deperibile. Dal punto divista delle procedure, il 2002 harappresentato uno spartiacque.Prima di quell’anno infattitutta la merce veniva spostatada una nazione all’altra connavi-cisterna che contenevanodalle millecinquecento alle tre-mila tonnellate di merce. Acausa di questo tipo di orga-nizzazione, gli acquirenti eranoobbligati a comprare enormiquantità di prodotto e a tro-vare, una volta giunti al portodi destino, decine di mezzi perlo scarico della nave-cisterna –va detto che una nave da tre-mila tonnellate è pari a centoautocisterne come quelle chepossediamo noi, che conten-gono quindi trenta tonnellatel’una. Le aziende importatriciquindi si esponevano moltosotto il profilo economico, oltreal fatto che quantità così elevaterichiedevano tempistiche al-trettanto dilatate tra l’acquistodella merce e l’arrivo al propriostabilimento: si parlava di al-meno quindici giorni».

Oggi invece?«Il compratore può acquistarel’esatto numero di cisterne dicui necessita, volendo ancheuna sola, e i tempi che inter-corrono fra l’ordine e la conse-gna variano dai tre ai sei giorni,in base alla quantità. Questograzie al nostro servizio ma an-che grazie all’innovazione delle

autostrade del mare che cihanno aiutato nell’attuazionedi questo nuovo sistema».

Come mai avete deciso diorientarvi prevalentementeverso questa categoria mer-ceologica? «Marco Corti “nasce” dal set-tore olio e di conseguenza si èspecializzato in questo com-parto, pur non precludendosi lapossibilità di incrementare l’at-tività in altri mercati alimentari,che saranno sicuramente og-getto di un’attenta valutazioneche procederà di pari passo conla crescita dell’azienda».

Quali sono i numeri delgruppo?«Il Gruppo Corti conta nel suoparco mezzi circa seicento se-mirimorchi e ha in progettol’acquisto di altre cento unitànel corso del prossimo anno.Questo potenziale ha permessoil raggiungimento di alti livellidi fatturato, che nel 2010 hatoccato i quaranta milioni dieuro. Questa ragguardevole cre-scita sta continuando anche nel2011: il Gruppo infatti ha sti-mato un aumento di fatturato,nell’arco di questo anno, pari acirca il venticinque per cento.Ma il grosso investimento degliultimi anni non riguarda solo lastruttura e i semirimorchi: èstato fatto anche un considere-vole incremento in termini dicapitale umano, andando deci-samente contro corrente ri-spetto al momento critico chel’economia italiana sta attra-versando».

Il trasporto di olio necessita di specifiche autorizzazionisanitarie che vengonorilasciate dall’aziendasanitaria locale

predisposte all’interno dellanuova struttura aree adibite allavaggio delle cisterne, nonchéalla revisione e alla manuten-zione delle stesse. Questa nuovastruttura consente all’azienda disfruttare forti economie di scala,abbattendo i costi di gestione».

Il particolare settore a cuivi dedicate, quello del tra-sporto di olio d’oliva, ri-chiede attrezzature o allesti-menti dei mezzi particolari?«Il trasporto di olio necessita dispecifiche autorizzazioni sanita-rie che vengono rilasciate dal-l’azienda sanitaria locale. Dalpunto di vista strutturale, ser-

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aerea ricopre più del 17% delnostro fatturato. A Malpensa,poi, il vuoto lasciato da Alita-lia è stato pian piano colmatoanche sul discorso cargo. At-tualmente lavoriamo con tuttele principali compagnie, in-clusa Cargolux, la più grandeal mondo, e con Cargoitalia,che per il nostro paese ha presoin buona parte il posto dellacompagnia di bandiera. Oc-correranno ancora un paio dianni per recuperare ciò che ab-biamo perso, ma il gruppo fi-nanziariamente è forte e iltrend, ripeto, è più che posi-tivo. Sono molto fiducioso,anche per lo sviluppo indottodalla crescita dei mercati orien-tali, in primis la Cina».

E l’Italia?«Nonostante i problemi delnostro sistema paese, spesso cidimentichiamo che il nostro èuno dei principali mercati eu-ropei. L’Italia ha un potenzialedi crescita enorme per tuttociò che concerne il trasportomerci via aereo. La maggiorparte delle consegne non rie-scono più ad accontentarsi dei

La crisi di Alitalia ha segnato profondamente il settore

Cargo. A mutare il quadro è anche la recessione del

mercato, che ha spostato il baricentro degli interessi

dagli Usa all’estremo Oriente. A parlarne è il numero

uno di Alha Airport, Simone Ceruti

Andrea Moscariello

Il cargo riparte, guardandoa Oriente

Simone Ceruti,

presidente di Alha

Airport Spa.

Nella pagina a fianco,

un’immagine della

cargo city

all’aeroporto

Fiumicino, Roma,

e parte dello staff

societario

www.alhaairport.it

Ètempo di bilanci perAlha, in assoluto ilprimo airport han-dler italiano, co-

lonna portante dell’aeroportointercontinentale della Mal-pensa. Il gruppo, così comel’intero settore del cargo aereoitaliano, ha subìto nell’ultimobiennio gli effetti della crisiAlitalia. «Questo evento ci hapreoccupato e non poco – di-chiara il presidente di AlhaAirport Spa, Simone Ceruti -.Ma ora possiamo tirare un so-spiro di sollievo, le nostrescelte manageriali ci hannoconsentito di riequilibrare ediversificare la nostra com-mittenza». A parlare sono inumeri. L’ultimo fatturato delgruppo si è chiuso con 60 mi-lioni di euro.

Un trend positivo nono-

stante la crisi della compa-gnia di bandiera?«Sì, del resto il cargo, in Italia,ha un grandissimo potenziale».

Eppure per voi, Alitalia,rappresentava circa il 60%del fatturato.«È vero, e non nascondo chequesto fatto mi ha sempre pre-occupato. Ogni bravo impren-ditore sa bene che è pericolosovincolarsi troppo a un solocliente. Il caso Alitalia per noiha rappresentato un momentomolto difficile, soprattutto dalpunto di vista finanziario. Conil commissariamento ci hannocongelato circa 4 milioni dieuro in pagamenti. Non ho vo-luto, comunque, arrendermi.Ho ripensato all’impostazionedella società, a come riequili-brare i nostri costi fissi, e oggi lasituazione è mutata. Abbiamostretto la cinghia, siamo ricorsianche alla cassa integrazione,ma nessuno è stato licenziato eora la società è tornata a cre-scere. L’ultimo bilancio registraun +50%».

Cosa è cambiato?«Intanto nessuna compagnia

TRASPORTI

192 • DOSSIER • TOSCANA 2011

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tempi marittimi o stradali, aeccezione di alcune categoriemerceologiche. Per questo ilcargo aeroportuale è in cre-scita. E gli aeroporti, in questo,devono garantire infrastrutturesnelle, adatte ai tempi delleimprese».

E questo lo riscontra aMalpensa?«Assolutamente. Tutti ormaisanno che sulle tempistiche sigioca la resa di un business. Eogni attore coinvolto, dalleforze dell’ordine agli operatoriaeroportuali, è estremamentecollaborativo con noi del set-tore cargo. Si parla tanto deigap italiani e mai delle nostreeccellenze. La Malpensa ha ri-cevuto importanti premi in-ternazionali. Gli è stata rico-nosciuta più volte, negli ultimianni, la migliore performanceeuropea sotto le 500mila ton-nellate. E nel mondo è se-conda solo all’aeroporto diHouston. Una soddisfazioneanche per noi, che siamo unodei soggetti più coinvolti nelleoperazioni di cargo».

Uno dei punti più impor-tanti è quello della sicurezza.«È il punto fondamentale.Dopo l’11 settembre tuttihanno alzato la guardia, anchese in molti casi gli investi-menti in sicurezza sono nuo-vamente scesi una volta pas-sata l’onda emotiva. Nelnostro caso, invece, è l’ambitoin cui concentriamo gli sforzi,anche economici, maggiori.Attualmente siamo una delle

società europee con gli stan-dard più elevati. Anche la Tsa,l’agenzia del governo ameri-cano incaricata di controllarela sicurezza sul traffico dellemerci via aerea, ci ha ricono-sciuto come i più sicuri sulvecchio continente. Abbiamoin dotazione solo le macchinex-ray di ultima generazione,le uniche riconosciute dallaTSA per la merce destinata almercato Nord-Americano. Afare la differenza, comunque,è il personale, qualificato e co-stantemente aggiornato. Hoscelto la strada della profes-sionalità, che non è cosa scon-tata, specie in periodo di crisi,ma questo ci sta premiando».

Qual è il suo auspicio per ilfuturo?«Vorrei vedere meno fram-

mentazione. Ci sono troppiaeroporti in Italia, soprat-tutto al Nord, mentre occor-rerebbe concentrare il trafficonei due hub intercontinen-tali, Malpensa e Fiumicino.La nostra società conta su nu-merose Drop-off station nelleprincipali città italiane, tracui anche Firenze. Da lì par-tono i nostri camion, direttiverso i due aeroporti di Romae Milano».

Simone Ceruti

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 193

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PRODOTTI PETROLIFERI

194 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Èun periodo, quelloattuale, caratteriz-zato da fortissimetensioni a livello in-

ternazionale soprattutto sulfronte geopolitico; tensioniche inevitabilmente incidononegativamente anche sul mer-cato dei prodotti petroliferi.Ma come sottolinea AlessioPelatti, presidente della PetroliFirenze Spa, azienda operantedal 1985 nel trading dei pro-dotti petroliferi, «da troppotempo ormai il “petrolio” èsoggetto alle varie crisi che ne-gli ultimi anni si sono riscon-trate e che solo in parte sonoda imputare agli eventi bellici,come quello libico che segue ifatti già tristemente noti inMedio Oriente, eventi che

In un mercato instabilesi deve puntare sulla qualitàDi fronte all’instabilità del mercato dei prodotti petroliferi, occorre sapersi adattare

con prontezza. Applicando le opportune strategie per consolidare la ripresa ed estendere

il business. Lo spiega Alessio Pelatti

Piero Lucchi

spesso hanno determinatoonde speculative capaci di an-dare ben al di là della reale di-minuzione dell’offerta».

Qual è la principale criti-cità che l’azienda deve af-frontare oggi guardando alcontesto globale?«La nostra realtà, come peraltrotutte le aziende operanti nelcomparto “extrarete”, risentedelle continue oscillazioni deiprezzi che purtroppo, datroppo tempo, hanno un solosenso di marcia. La problema-tica maggiore degli ultimimesi, e in particolare dal se-condo semestre del 2010, èstata ed è tutt’ora purtroppolegata al sensibile incrementodelle quotazioni internazionalidei prodotti petroliferi.Un’azienda come la nostra sof-fre in misura superiore rispettoad altre di pari dimensioni eco-nomiche in quanto particolar-mente concentrata sulle forni-ture in campo industriale e nelsettore dei lavori stradali, dovele nostre aziende clienti si tro-vano a dover oggi eseguire la-vori in appalto aggiudicatisimesi prima a costi ben diversi

da quelli preventivati. Inoltre, icontinui e sensibili aumenti deiprodotti non possono essere ri-baltati in pari misura sui prezzidi vendita a maggior ragione inun periodo in cui il trend eco-nomico è stagnante». Ciò cosa comporta?«Due aspetti negativi su tutti:in primis un’ulteriore contra-zione della marginalità, co-munque già di per sé conte-nuta in misura percentualesoprattutto se rapportata al va-lore dei prodotti; e poi l’au-mento del fatturato con sem-pre maggiori esposizionifinanziarie nei confronti dellaclientela. Nella nostra realtà diazienda commerciale, infatti,l’incremento del fatturato è undato positivo quando lo stessoviene determinato dall’au-mento delle quantità vendute enon dal maggior prezzo».

Strategicamente cosa oc-corre mettere in atto permantenere una stabilitàcommerciale e produttiva?«Le strategie sono continua-mente da rivedere in funzionedell’andamento di mercato,una migliore pianificazione

Alessio Pelatti,

presidente della Petroli

Firenze. In alto a destra,

una parte dell’area dove

è situata l’azienda

www.petrolifirenze.it

Page 161: Dossier Toscana 07 2011

Alessio Pelatti

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 195

dizionato, più di altri, sia da unmaggior peso fiscale con l’ap-plicazione della Robin Tax, stu-diata per colpire i grandi pro-duttori petrolieri e poi diffusa atutte le aziende che superanouna determinata soglia di fat-turato a prescindere dal tipo diattività svolta, sia da un mag-gior carico di adempimentiprocedurali per uniformarsiagli altri paesi membri che de-terminano costi sempre mag-giori e soprattutto il dispendiodi molte energie umane, chedovrebbero e potrebbero essereinvestite in modo più produt-tivo per l’azienda».

Cosa vi ha consentito diguadagnare una posizione si-gnificativa all’interno delcomparto?«Nel 2000 abbiamo allargato lacompagine sociale arricchen-doci della presenza del socio

delle stesse può essere attuata inun regime di mercato più sta-bile e alla presenza di un trendeconomico diverso dall’attuale.Ad ogni modo, Petroli FirenzeSpa, ha da tempo intrapreso lastrada della sempre maggioreattenzione ai prodotti di “altagamma”, quali i bitumi modi-ficati e i leganti bituminosi, de-dicandosi alla diffusione deglistessi sia alla propria clientelasia per allacciare rapporti conaltri operatori».

Quali aspetti della politicaenergetica italiana presen-tano le maggiori problemati-che per Petroli Firenze?«La politica energetica ha unpeso importante nel nostro set-tore, anche se risulta meno in-cisiva per la nostra azienda. Èperaltro importante sottoli-neare il fatto che tutto il settoredei prodotti energetici è con-

Da troppo tempo ormai il petrolio è soggetto a crisi e guerre, eventi che spesso hanno determinato ondespeculative capaci di andare al di làdella reale diminuzione dell’offerta

Iplom Spa, produttore di bi-tumi e combustibili a basso im-patto ambientale, partnershipche ci ha permesso di allargarela nostra presenza geografica aldi fuori della provincia e din-torni. Soprattutto la disponi-bilità di maggiori quantità e lamigliore qualità dei prodotti cihanno permesso di esprimereal meglio in questi anni le no-stre potenzialità e capacitàcommerciali».

Quali le prospettive per ilfuturo dell’azienda? «Non abbiamo un piano indu-striale per il prossimo biennio,attualmente il settore è troppocondizionato dalla compo-nente prezzi e dall’andamentoeconomico generale, legato an-che alle grosse difficoltà fi-nanziarie che molte aziendedel settore stradale e dell’au-totrasporto stanno vivendo.La direzione commerciale staoggi concentrando le proprieenergie su prodotti di alta qua-lità lavorativa che non tutte leaziende operanti nel settoreoffrono alla clientela, avva-lendosi al tempo stesso di unaqualificata e dinamica strut-tura di logistica in grado disoddisfare le molteplici esi-genze delle aziende».

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XXXXXXXXXXMERCATO IMMOBILIARE

cato immobiliare sono in-fluenzate negativamente dadue elementi: uno, generale,il perdurare di elementi di in-certezza sull’andamento del-l’economia; in secondoluogo, nutriamo forti preoc-cupazioni sul comporta-mento del sistema bancarioladdove registriamo continuisegnali di difficoltà nel rap-porto con le imprese. I datidell’ultimo trimestre 2010sulle erogazioni evidenzianoun netto calo nell’erogazionealle famiglie e alle imprese pergli investimenti in abitazione;l’unico valore positivo in ter-mini percentuali, ancorchémodesto in valore assoluto, siregistra per i finanziamenti alnon residenziale: si tratta, adogni modo, di un segnale po-sitivo perché testimonia unaripresa degli investimenti ingenere. Per il futuro, valu-tiamo con attenzione il re-cente provvedimento dellagiunta regionale “Misure asostegno dell’autonomia abi-tativa dei giovani” contenutoall’interno della legge finan-ziaria regionale».

Occorre regolarizzare il mercato e rilanciare forme di collaborazione pubblico-privatoper realizzare opere pubbliche. Sono alcune delle misure indicate dal presidente di Ance Toscana, Alberto Ricci, per il settore edileFrancesca Druidi

Mercato residenziale, segnali di ripresa

Il 2010 mostra unaprima e debole indica-zione di rilancio dellecompravendite residen-

ziali in Toscana con un au-mento del 2,2%, variazionesuperiore a quella della me-dia nazionale (+0,4%), maanche delle altre regioni qualiVeneto (+1,0%) ed EmiliaRomagna (-1,5%). Lo segnalail focus sul mercato residen-ziale regionale curato da AnceToscana nell’ambito dell’in-dagine sul mercato immobi-liare italiano e i mutui alle fa-miglie, stilato dall’arearesearch del Monte dei Paschidi Siena. «Con il centro studidell’Istituto – sancisce Alberto

Ricci, presidente di Ance To-scana – è in atto ormai damolti mesi una stretta colla-borazione destinata a incre-mentarsi ulteriormente». Inbase al rapporto, a trainarel’inversione di tendenza delmercato residenziale toscanosono i capoluoghi (+6,1%),tendenza che viene del restoosservata anche in Emilia Ro-magna, Veneto, Lombardia ea livello nazionale: «Sul ver-sante della dinamicità delmercato, l’area fiorentina, purcon le difficoltà del mo-mento, si conferma trainanteanche per il ruolo dei Co-muni della cintura. Confer-miamo, inoltre, la dinamicitàdell’area livornese». In rallen-tamento appaiono, invece, Pi-stoia e Lucca.

Per quanto riguarda ilmercato immobiliare, nel2010 il mattone ha retto,anche se con una lieve fles-sione nel terzo trimestre del-l’anno. Come sta proce-

dendo la situazione nelcorso del 2011?

«Le previsioni2011 per il mer-

A sinistra, AlbertoRicci, presidente Ance Toscana

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XxxxxxxxxxxxAlberto Ricci

In che cosa consiste, nellospecifico, questo provvedi-mento?«Il programma prevede unadisponibilità di 30 milioni dieuro per l’erogazione di con-tributi che permettano la tra-sformazione di contratti dilocazione in patti di futuravendita. Nello stesso provve-dimento è previsto anche unfinanziamento di 90 milioniper interventi di recupero delpatrimonio edilizio pubblico.Infine, attendiamo l’approva-zione della proposta di leggeregionale che attua in Toscanale previsioni in materia urba-nistica del cosiddetto Dl Svi-

luppo; la proposta regionalesembra andare nella giusta di-rezione, favorendo interventidi ristrutturazione edilizia e,finalmente, di demolizionericostruzione».Quali priorità e azioni indi-vidua, in particolare, perconsolidare e incentivare ilsettore edile?«Il settore sta vivendo unacrisi non congiunturale, macon elementi strutturali cherichiedono a tutti i soggetti,imprese e amministratori,una diversa consapevolezza eil coraggio di scelte innova-tive. Per quanto attiene almercato delle opere pubbli-

che, la condizione, prima epregiudiziale, è tornare allaregolarità del mercato e,quindi, dei pagamenti dellaPubblica amministrazione neiconfronti delle imprese. Aquesto proposito, ci aspet-tiamo molto dall’entrata invigore della direttiva europeasui pagamenti, speriamo cheil governo italiano non attuipolitiche di rinvio in quantoi ritardati pagamenti sono allabase della situazione di gra-vissima difficoltà in cui ver-sano molte aziende, stretteanche dalla politica restrittivadelle banche. In secondoluogo, per incentivare gli in- � �

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MERCATO IMMOBILIARE

vestimenti occorre rilanciarestrumenti e forme di collabo-razione pubblico-privato perrealizzare opere pubbliche,dal project financing al lea-sing in costruendo. Occorrepoi valutare gli effetti che ilcosiddetto federalismo avràanche rispetto alle politichedi investimento, ma sull’ar-gomento temo che nessunoabbia ancora elaborato rifles-sioni puntuali».

Se guardiamo al mercatoprivato?«Sul versante urbanistico, oc-corre arrivare ad attuare vera-mente quella semplificazioneprocedurale che tutti richie-dono, ma che non pare maiverificarsi; sul punto ci atten-diamo molto dal già ricordatoDl Sviluppo. Non vanno poitrascurati gli effetti distorsividella politica fiscale: alcunenorme, quali l’indetraibilitàdell’Iva per le imprese e latrattenuta sui versamenti delcosiddetto 36%, testimo-

niano un atteggiamento pu-nitivo che non agevola né gliinvestimenti né l’attività delleimprese e che paradossal-mente finisce con incentivarel’evasione e penalizzare il la-voro regolare».

Come la proposta di leggeper la qualificazione delleimprese di costruzione puòeventualmente incideresulle dinamiche del com-parto a livello nazionale esoprattutto locale?La proposta di legge sulla qua-lificazione delle imprese, Ac2626 attualmente al Senato,non ci soddisfa in quanto i re-quisiti di qualificazione previ-sti sono assolutamente mini-mali; in particolare mancanostrumenti di qualificazione everifica per chi è già presentesul mercato, per cui temo chegli effetti saranno sostanzial-mente assenti».

Bioarchitettura e gestioneattiva del territorio sonotemi cruciali oggi. Come ri-

tiene debbano essere af-frontati in regione?«Le modifiche alla legge re-gionale urbanistica, di cui èattualmente in Consiglio re-gionale uno stralcio, rappre-sentano lo strumento per in-dirizzare imprese, progettistie amministrazioni verso unasostenibilità del settore. Tuttigli operatori hanno bisognodi normative chiare e univo-che sul territorio, mi riferi-sco in particolare alla nor-mativa tecnica sui requisitienergetici degli edifici e sullacertificazione delle presta-zioni, temi su cui registriamouna certa confusione. Sulversante energetico, mipreme ricordare come la ri-qualificazione del patrimo-nio edilizio esistente costi-tuisca la vera fonteenergetica del nostro futuro,almeno per il nostro Paeseche registra uno dei consumienergetici per edificio tra ipiù alti d’Europa».

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IL BAROMETRO DELLE COSTRUZIONI

Fonte: Centro Studi Ance Toscana

IMPRESE E LAVORO (numero)imprese attive I trimestre 2011 64.725 0,4%imprese saldo iscr. cessate I trimestre 2011 -3377imprese iscritte Casse edili gennaio-marzo 2011 7.507 -5,3%lavoratori iscritti Casse edili gennaio-marzo 2011 31.467 -5,6%ore lavorate - Casse edili gennaio-marzo 2011 3.781.830 -2,8%forza lavoro ISTAT (occupati) IV trimestre 2010 148.642 12,6%cassa integrazione (ore autorizzate) gennaio-maggio 2011 2.984.290 23,3%

FINANZIAMENTO (milioni di €)prestiti alle impres (consistenze) marzo 2011 10.894 non rilevabilenuovi mutui per investimenti in abitazioni ottobre-dicembre 2010 360 -14,6%nuovi mutui per investimenti non residenziali ottobre-dicembre 2010 400 17,1%nuovi mutui famiglie per acquisto abitazioni ottobre-dicembre 2010 1.031 -10,9%nuovi mutuiper acquisto immobili non residenziali ottobre-dicembre 2010 158 20,4%

PERIODO DI RIFERIMENTO VALORI ASSOLUTI VARIAZIONE TENDENZIALE

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

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Dall’edilizia al turismo,la diversificazione vincente Dalle opere stradali alle costruzioni, dalle ristrutturazioni monumentali

al turismo. Il gruppo imprenditoriale della famiglia de Santi, da oltre

un secolo, fa della diversificazione la strategia vincente, e oggi

si consolida ulteriormente sul mercato

Eugenia Campo di Costa

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Claudio de Santi

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Sono trascorsi ormaipiù di cento anni daquando, nel 1910,venne fondata la

prima azienda del gruppo gui-dato oggi da Claudio de Santi.Prima di chiamarsi ImpresaSan Giovanni, si chiamavaImpresa de Santi, e fu fondatada Giovanni de Santi, nonnodell’attuale titolare. Nel giro di20 anni, nel quartiere Romito– Vittoria a Firenze, la deSanti costruì circa 200 appar-tamenti e già prima della se-conda guerra mondiale partedell’impresa si trasformò in“stradale, acquedotti, metano-dotti”. Da allora si sono suc-ceduti in azienda, Mario deSanti, figlio di Giovanni,Claudio de Santi, figlio di Ma-rio, e Lorenzo, figlio di Clau-dio. Se si considera che il pa-dre di Giovanni de Santi eraun muratore affrescatore, sonogià cinque le generazioni suc-cedutesi nell’ultimo secolo,impegnate nel settore dell’edi-lizia e delle ristrutturazioni.Attualmente il gruppo, comespiega Claudio de Santi, contacinque aziende: «Iris Costru-zioni, fondata da me, ma for-temente voluta da mio padreMario, è specializzata in re-stauri monumentali e ristrut-turazioni; Impresa San Gio-vanni si occupa di restauriedili, ristrutturazione e com-mercializzazione di immobilinonché di opere stradali; RipaBrev è impegnata nella pro-duzione e commercializza-zione di pezzi speciali per la ri-

parazione acquedotti e ga-sdotti; Arcipelago, La CotaQuinta e La Chiusa di Riosono invece aziende turistichecon sede sull’isola d’Elba».

Oggi le imprese delgruppo sono impegnate susettori diversificati. Come siè evoluto il vostro lavoro ne-gli anni, andando ad aprirsianche a settori diversi daquello strettamente edile?«Mio padre Mario de Santiiniziò subito dopo la guerra,giovanissimo, a lavorare nel-l’impresa del padre e, oltre allostradale, acquedotti, metano-

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Nel momento più difficile di crisi economica, il fatto di avere più specificità e di operarecon clienti molto diversificati, ha permesso al gruppo di tenere bene il mercato

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Claudio de Santi,

seduto, con il figlio

Lorenzo, in piedi alle

sue spalle, e parte

del team della Iris

Costruzioni

www.iriscostruzioni.it

dotti riprese anche il settorenuove costruzioni, attività cheè durata fino agli anni ’70. Giàdal 1979 Mario inventò e ini-ziò a produrre un giunto chefarà storia nelle riparazioni dicondotte per acqua e gas, ilgiunto in tre pezzi Ripa Brevche ancora oggi viene pro-dotto e commercializzato dallanostra omonima azienda. Ioho cominciato a lavorare inazienda ancora prima dellalaurea in Architettura conse-guita nel 1983. Proprio inquell’anno, grazie a un pic-colo prestito di mio padre, ho

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splendida Maria Livia, èspesso più bravo di me e que-sto mi permette di guardare alfuturo con grande tranquil-lità, nonostante la crisi eco-nomica degli ultimi anni.Una crisi che tutti hanno vis-suto e che non ha risparmiatoun solo settore ma che ha co-munque premiato, o se nonaltro non ha penalizzato, leaziende sane, condotte conpassione, dove i titolari sonoanche colleghi e amici».

A proposito di crisi, ilfatto di avere un’attività dif-ferenziata, con cinqueaziende impegnate su settoriche, pur avendo un comunedenominatore, sono co-munque diversi tra loro,quale valore aggiunto harappresentato per il gruppo,soprattutto nel momentopiù buio?«Penso che la diversificazione,oltre ad avere un ruolo eco-nomico e finanziario di unacerta importanza, sia in gradodi portare ulteriori sviluppi.Non ho mai avuto però nes-suna attitudine per il finan-ziario puro, lo considero uncastello di carta che può fra-nare. Preferisco continuarecon le mie aziende di servizidove ogni giorno monitorizzoquello che faccio, dove vado.E all’interno di questo mo-dulo, metto sempre al centrol’uomo con le sue capacità e lesue debolezze da perdonare seservono a migliorare se stessoe la propria capacità, in primoluogo umana e poi produt-tiva. L’una è assolutamentecomplementare all’altra. Nelmomento più difficile di crisi

fondato la Iris Costruzionidando inizio all’attività di re-stauro monumentale e recu-pero edilizio».

Come vi siete avvicinati alsettore turistico?«Nel 1989, con l’improvvisascomparsa di mio padre, misono trovato a gestire ilgruppo da solo. Da quel mo-mento è cominciato il sodali-zio con Alessandro Becagli,amico di sempre, e con suopadre Piero. Con loro ho in-trapreso l’avventura elbana.Con la ristrutturazione di unresidence a picco sul mare ab-biamo avviato la Cota Quinta,poi l’Arcipelago e, da qualcheanno, La Chiusa di Rio. Nelmomento in cui, con la ri-strutturazione e l’apertura deiresidence, abbiamo trasferito

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Alcuni momenti

di lavoro di Iris

Costruzioni e uno

scorcio dell’isola d’Elba,

dove il gruppo ha

alcune aziende

turistiche

un ramo d’impresa all’Elba,abbiamo anche ampliato l’at-tività di restauro monumen-tale sull’isola effettuando la-vori su: la chiesa di Lacona, laMadonna delle Grazie a Ca-poliveri, Sant’Ilario, le tre casedel parco nazionale dell’Arci-pelago Toscano a Portoferraio,Marciana Alta e Rio nell’Elbae, ultimamente, la Torre Ap-piani a Rio Marina».

Oggi anche suo figlio Lo-renzo lavora in azienda. «Lorenzo è geometra e attual-mente è impegnato nel-l’azienda. Al di là delle carichesociali che poco importano,tra lui e me non ci sono ruolidefiniti. Siamo in contatto co-stante per cui ognuno puòoperare per l’altro. Mio figlioLorenzo, da poco padre della

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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economica, il fatto di averepiù specificità e di operare conclienti molto diversificati, hapermesso al gruppo di tenerebene il mercato. Laddove suun fronte potevamo risentiredi un calo del lavoro, com-pensavamo lavorando di piùsu un altro. Con questo nonvoglio dire che l’azienda nonabbia assolutamente risentitodella recessione, abbiamo do-vuto lavorare il triplo rispettoal passato ma abbiamo chiusoil 2010 con un buon bilancio.E le previsioni per il 2011sono in linea con l’anno pre-cedente, se non addirittura increscita».

Su quali aspetti avete pun-tato soprattutto per tenere ilmercato negli ultimi anni?

«Per restare in linea con lo svi-luppo aziendale nonostante lacrisi, l’unico principio è statoquello di lavorare, sempre me-glio e sempre di più. Da sem-pre credo in un’Italia onesta,fatta di lavoro creativo e disviluppo, in cui gli imprendi-tori abbiano un loro ruolo,certo distinto, ma anche com-patibile, definito e apprezzatosoprattutto dai lavoratori. Na-turalmente ognuno nella pro-pria distinta identità, fattasalva la possibilità di ciascunodi cambiare ruolo se ne ha fa-coltà e coraggio».

Come vede, secondo la suaesperienza, lo stato di saluteattuale del settore edile edelle ristrutturazioni e qualiprospettive si intravedono

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L a nascita del gruppo imprenditoriale dellafamiglia de Santi risale al 1910 anno in cui

viene fondata l’impresa de Santi da Giovanni deSanti, figlio di un muratore e affrescatore,nonché nonno dell’attuale titolare, Claudio deSanti. L’impresa, nel giro di 20 anni, riesce acostruire a Firenze, nel quartiere Romito Vittoria,circa 200 appartamenti. Già prima dellaseconda guerra parte dell’impresa si trasformain “stradale, acquedotti, metanodotti”. Mario deSanti, padre di Claudio e figlio di Giovanni, iniziagiovanissimo a lavorare nell’impresariprendendo il settore nuove costruzioni fino aglianni 70. Nel 64, alla morte di Giovanni,l’impresa de Santi si trasforma in impresa SanGiovanni, e rimane la cassaforte di famiglia,l’impresa tramandata da cinque generazioni.Nato nel 1956, Claudio de Santi entra inazienda nel 1980, anno che coincide con ilmatrimonio con Maria Teresa da cui avrà i figliMaria Claudia, laureanda in Architettura eLorenzo, geometra oggi impegnato in azienda.Nel 1983, dopo la laurea in Architettura, Claudiofonda per volere del padre la Iris Costruzioni,azienda di restauro monumentale e

ristrutturazione che affianca alle altre attività difamiglia (Impresa San Giovanni e Ripa Brev,quest’ultima fondata nel 1979 da Mario). Nel1989 scompare improvvisamente Mario eClaudio si trova a dover guidare da solo leaziende del gruppo. Comincia negli annisuccessivi la collaborazione con Alessandro ePiero Becagli, amici di sempre, che portano deSanti a investire nell’Isola d’Elba. Dalleristrutturazioni di vari residence nascono laCota Quinta, l’Arcipelago e, ultima impresaturistica, La Chiusa di Rio. In contempo

cominciano anche lavori di ristrutturazione erestauro monumentale sull’isola. Oggi il gruppoconta sei aziende: Impresa San Giovanni, che sioccupa di restauri edili, ristrutturazione ecommercializzazione di immobili nonché diopere stradali; Ripa Brev, impegnata nellaproduzione e commercializzazione di pezzispeciali per la riparazione acquedotti e gasdotti;Iris Costruzioni, specializzata in restaurimonumentali e ristrutturazioni; Arcipelago, LaCota Quinta e La Chiusa di Rio, aziendeturistiche con sede all’isola d’Elba.

CINQUE GENERAZIONI NELL’EDILIZIA

Claudio de Santi

nel prossimo futuro?«Non vi è uno stato di “sa-lute” o di “malattia” generaliz-zato dei singoli settori, menoche meno del settore edile odelle ristrutturazioni. Comedicevo poc’anzi, credo esistanoaziende sane, quelle in cui si sacostruire, in cui ogni giorno si

Sopra,

una foto storica

del pioniere Giovanni

de Santi e, a lato,

un primo piano di Mario

de Santi

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tamente edile, ma ancheidraulico ed elettrico. Nellasezione di restauro monu-mentale, che curo personal-mente, ci vogliono compe-tenze specifiche storiche etecniche. Penso che, se perogni opera monumentale miaffiancassi di esperti esterni,non otterrei certamente glistessi utili. L’attività del-l’azienda si svolge prevalente-mente in Toscana per piccoli,medi e grandi lavori, ma è ca-pitato di spostarsi al di là dellaregione, ad esempio a Rimini,a fronte di commesse moltogrosse, che ci permettesserodi restare in linea con il mer-cato, evitando così di alzaretroppo i costi».

L’amore per l’isola d’Elba eper il mare vi ha portato aspostare alcuni interessi inzona, dove attualmente in-sieme a un importantegruppo industriale, la No-centini Group, avete incorso, oltre ad rilevanti ri-strutturazioni industriali, laricerca di acque termali nelComune di Rio Marina.Quali gli obiettivi di questoprogetto e quanto conta,nella vostra attività, il legamecon il vostro territorio?

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«Ultimamente all’Elba hoavuto la fortuna di lavorarecon la Nocentini Group,azienda leader nel settore delcommercio alimentare. Nel-l’arco di un anno abbiamocostruito un nuovo discounte un fast food, oltre ad averrealizzato diversi altri inter-venti di ristrutturazione. Ilmio gruppo è legato alla No-centini Group dalla stessa vi-sione imprenditoriale, ab-biamo in comune il lavoro ditutti i giorni, la consapevo-lezza che una “barca a quattroremi” può andare più velocedi una a due. Oggi, con ilgruppo Nocentini, abbiamo in-trapreso una scommessa im-portante per tutta l’isola d’Elba:stiamo portando avanti la ri-cerca di acque termali nel co-mune di Rio Marina in localitàCavo. La nostra finalità è otte-nere un termale di valore, co-struendo una vera e propriastazione dedicata. La collabo-razione con Nocentini Group,proprio negli ultimi mesi, hadato il via a un’altra sfida, l’ac-quisizione della Toremar,azienda di trasporti marittimiper l’Elba. Un progetto appenaintrapreso che vedremo comesi svilupperà».

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Non vi è uno stato di “salute” o di“malattia” generalizzato dei singolisettori, meno che meno del settoreedile o delle ristrutturazioni

Lorenzo e Claudio

de Santi

monitorizzano materialinuovi, prezzi, condizioni, cheriescono a sopravvivere a ognidifficoltà. Le altre aziende, an-che se molto grandi, muoiono.È giusto così, è la pulizia diun mercato che era improvvi-sato e anomalo, in cui chiun-que si mettesse a fare qualsiasiinvestimento riportava utili.Oggi non è più così. Basta chechi ha sbagliato se ne vada epoi non ritorni travestito: inquesto caso il nostro paese nonavrebbe avvenire».

Parlando più nello speci-fico della Iris Costruzioni,quali sono i principali mer-cati di riferimento del-l’azienda e su quali territorilavorate principalmente?«Iris Costruzioni è un’aziendaspecifica con un alto grado dispecializzazione nelle ristrut-turazioni, che abbraccia molticampi: non solo quello pret-

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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EDILIZIA

l’altra. Prima ci occupavamoprincipalmente della distri-buzione di materiali perl’edilizia, intesa in senso clas-sico. In seguito abbiamo de-ciso di distinguere in due lenostre attività e le nostresedi, creato due punti ven-dita, ma per prodotti diversi.Così è nata Gli amici del-l’edilizia, che si occupa pre-valentemente della vendita dimateriali edili, che ha affian-cato Melfa.In, che, nella vec-chia sede, adesso si rivolgesoltanto ai privati con mate-riali e attrezzature per il giar-dinaggio, l’orticoltura, l’ar-redo esterno e prodotti variper piante e animali».

Cosa vi ha spinto ad af-fiancare alla vendita di ma-teriali classici da ediliziaanche attrezzature per ilgiardino?«Abbiamo avviato Melfa.Innel 2000, per dimostrare almercato edile locale che c’eraancora posto per nuove re-altà. Siamo cresciuti e ab-biamo sentito la necessità diespandere la nostra attività.

Una strategia dispecializzazionecommerciale chetrasforma un’im-

presa nata e gestita in famigliain due aziende, indipendentiper i mercati di riferimento,ma strutturate secondo unamedesima logica: l’approccioal prodotto e al cliente. Dauna parte c’è il prodotto perl’impresa edile, dall’altraquello per il fai da te. Nelmezzo una tecnica di sele-zione comune dei marchi dacommercializzare, guardandoprima di tutto alla qualità e

coinvolgendo nel processo divalutazione del prodotto an-che l’utilizzatore finale. Laconsulenza non va più solodall’impresa verso l’acqui-rente, ma segue anche il per-corso inverso, poiché ilcliente diventa parte in causa,collaborando alle scelte com-merciali dell’impresa. Si creacosì un circolo virtuoso fradomanda e offerta, costruitosu un rapporto che rifiutal’impersonalità e il distaccoper sostituirli con un rap-porto diretto e frequente coni propri interlocutori, chesiano i clienti o i fornitori.Di questo modo di viverel’impresa, anzi le imprese, si èparlato con Enrico Mazzi, ti-tolare di Melfa.In e del-l’azienda da questa derivata,Gli amici dell’edilizia, direttae controllata dal figlio Al-berto Mazzi.

Qual è il legame fral’azienda Melfa.In e Gliamici dell’edilizia?«Quello che esiste fra le duerealtà è un legame strettis-simo, infatti una è nata dal-

La specializzazione commerciale come prima strategiaAll’edilizia classica si affianca il prodotto da giardinaggio e fai da te.

Si allargano i mercati di riferimento, ma rimane identica la strategia.

Enrico Mazzi spiega l’approccio al mercato delle sue attività, nate quasi come una sfida

Vittorio Rossi

Alberto Mazzi, titolare di Gli Amici Dell'edilizia, Montignoso (MS)

www.gliamicidelledilizia.it

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TOSCANA 2011 • DOSSIER • 209

Enrico Mazzi

Abbiamo quindi investito suun capannone, progettatocon un taglio moderno, e suun nuovo nome da affiancareal primo: Gli amici dell’edi-lizia. Anche se a livello for-male le due società sono se-parate, nella realtà, essendo lanostra un’azienda gestita in-teramente in famiglia, ogniaspetto lavorativo viene con-diviso. Prima con Melfa.In –dove ogni lettera è l’inizialedel nome di uno dei compo-nenti della famiglia – e dopocon Gli Amici dell’ediliziaabbiamo voluto affermareun’idea, ovvero, ci piace cre-dere di essere un’unica fami-glia, noi insieme ai clienti eai fornitori».

Come scegliete i marchie i prodotti da commercia-lizzare?«Evitiamo di rivolgerci almercato dei prodotti desti-nati alla grande distribu-zione, che non rispecchia inostri standard di qualità.Per la merce da inserire nelnostro punto vendita nor-malmente scegliamo un tar-get di prodotti medio-alto.Inoltre, quando ci vengonoproposti dei nuovi marchi,prima di commercializzarli,vogliamo che siano testatidalla clientela. Una voltafatto ciò, se è stato apprez-zato, anche il prodotto di unmarchio poco conosciuto

può diventare la nostraprima scelta. Forse noi an-diamo controcorrente, macrediamo che sia utile unmaggiore contatto con il

cliente e non il distacco».Chi sono i clienti con cui

lavorate di più e per l’of-ferta di quali servizi?«Gli amici dell’edilizia hanno

PRODOTTO DA CANTIERENel 2000 viene fondata

Melfa.In, che si occupa dimateriali edili classici. In seguito,l’attività viene differenziata:Melfa.In inizia a occuparsi delladistribuzione di attrezzature eprodotti per il fai da te, ilgiardinaggio e la manutenzionedomestica; mentre l’originariarivendita di materiali edili passaalla nuova impresa, Gli amicidell’edilizia. I prodotti messi adisposizione da quest’ultima vannodai materiali classici per lecostruzioni – come le coperture inlaterizio, i cementi e i leganti, imassetti alleggeriti, gli inertitermici e acustici, il sughero, lalana di vetro e la lana di roccia – aquelli complementari, come ilpolicarbonato, il legname dacostruzione, i listelli, i pannelli daarmatura, i pavimenti in gres

porcellanato monocottura, leceramiche, i caminetti, le scale achiocciola, gli intonacideumidificanti. Gli amicidell’edilizia fornisce inoltreattrezzature per ponteggi, tavolezincate, fermapiedi, retielettrosaldate, ferro in barre da seimetri e solai su misura consviluppo disegno e calcoli arichiesta, travi in acciaio contaglio su ordinazione, tubi Inox,canne fumarie in Cls, tubi percondutture e fognature, tubocorrugato a doppio strato, tubopolietilene. Infine altri prodotti emezzi utili ai cantieri, comemateriale e utensili elettrici,vernici, vibratori per calcestruzzo,gruppi elettrogeni, reti darecinzioni, dischi diamantati,griglie zincate con telaio,betoniere.

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leggio di gazebi, chioschi etende».

Svolgete un’attività di for-mazione specifica per i vo-stri addetti e quali aspettivengono curati in partico-lare?«L’aggiornamento sui pro-dotti avviene giorno pergiorno ed è una formazionepraticata sul campo. Ci sonoperò altri aspetti importantiper i quali è necessario svol-gere una formazione mirata.Attualmente il nostro perso-nale è impegnato in un’atti-

vità di formazione soprattuttoper quello che riguarda la si-curezza sul lavoro. Per farquesto ci siamo affidati a unostudio specializzato, che citiene aggiornati sulle temati-che riguardanti il primo soc-corso, la guida sicura degliautomezzi, l’insieme dei di-spositivi di sicurezza, gli ac-corgimenti per effettuare leoperazioni di sollevamentodei pesi, il carico e lo scarico».

Avete dei particolari pro-grammi per il futuro dalpunto di vista commercialee della pianificazione del-l’attività aziendale?«L’obiettivo più generale checi siamo posti e che rientranella strategia imprendito-riale complessiva, è quello direndere la nostra aziendasempre più trasparente. Inquesto modo, chi si rivolge anoi può avere fin da subito lasensazione di lavorare con unimprenditore affidabile, chepropone prodotti e servizi diqualità. Uno degli obiettivipiù concreti è quello del po-tenziamento del nostro sitoInternet, per migliorare il ser-vizio di acquisto diretta-mente online e incrementarecosì il circolo virtuoso fra noie i clienti».

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una clientela che è per il75% formata da ditte cheoperano all’interno della no-stra provincia e in Versilia ebassa Liguria, il restante 25%è composto da privati. Alcontrario, Melfa.In operaesclusivamente con i privatiin ambito locale. I servizi checi vengono maggiormente ri-chiesti di consulenza sullascelta dei prodotti ideali perla risoluzione di problemi dicostruzione o riparazione do-mestica; ma il più richiesto èdi tipo logistico, ovvero laconsegna del materiale incantiere, soprattutto da partedei privati, che non posseg-gono mezzi propri per il tra-sporto di grosse quantità diprodotto. Un servizio che ab-biamo introdotto recente-mente è il noleggio di ungiardino di circa 4000 metriquadrati, pensato per eventiche prevedano anche il no-

EDILIZIA

�L’obiettivo generale che cisiamo posti e che rientranella strategiaimprenditoriale complessiva,è quello di rendere l’aziendasempre più trasparente

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EDILIZIA

212 • DOSSIER • TOSCANA 2011

«In una società cosìfrenetica nei ritmie assai instabile,dove tutto si con-

suma velocemente, abbiamoindividuato come valore sucui impostare l’attività azien-dale un modello non basatosul mero produttivismo mate-rialistico, ma volto a previle-giare l’individuo come deten-tore di istanze uniche eoriginali». Quella che po-trebbe benissimo essere unaponderata riflessione – peral-tro condivisibile – sulla no-stra condizione socio-econo-mica, è in realtà l’assunto dacui sono partiti Paolo Miseriae Donato Petrilli per organiz-zare la MIPE, l’azienda di co-struzioni di cui sono soci eamministratori. «Siamo presenti da anni nelmercato fiorentino dell’edili-zia – spiega Miseria –, all’in-terno del quale ci siamo ca-ratterizzati in primo luogograzie a una forte leadership,capace di supportare i nostricollaboratori pur lasciando aognuno lo spazio per espri-mere le loro potenzialità.Questo ha permesso di instil-lare col tempo, nel gruppo dilavoro, forte autonomia ope-rativa e responsabilità».

Il real estate guarda all’eticaConsapevolezza, rispetto per la dignità dei lavoratori, per le tematiche ambientali

e per quelle sociali portano molto spesso anche all’affermazione sul piano economico.

Paolo Miseria e Donato Petrilli raccontano la loro esperienza

Francesco Bevilacqua

L’incentivazione continua del-l’espressione della personalitàha formato collaboratori mo-tivati e partecipi: «In questomodo – afferma Petrilli – si èraggiunto lo scopo di raffor-zare il lavoro di squadra, con lacondivisione dei valori allabase della mission aziendale».Sulla base di queste idee, laMIPE ha sempre spinto il per-sonale all’aggiornamento pro-fessionale, in particolare quellodedicato alla sperimentazionee a nuovi campi di interventocome le nuove tecnologie deimateriali, la domotica, il ri-sparmio energetico e la bioar-chitettura. «Naturalmente –aggiunge Miseria – non è statatrascurata la creazione di unacultura della sicurezza dei di-pendenti, mediante la conti-nua e programmata partecipa-zione a corsi di formazionespecifici per le figure edili dicantiere e tramite riunioni pe-riodiche in azienda».La considerazione per leistanze di ordine sociale e am-bientale ha permesso all’im-presa di distinguersi anche sulpiano dell’etica professionale,attraverso un modello chemette comunque al centro delprogetto e della sua attuazionele esigenze del committente o

fruitore. «In questi anni ab-biamo conseguito un costanteincremento del fatturato –evidenzia Miseria – effet-tuando notevoli interventi inItalia e all’estero come ri-strutturazioni di alberghi, ilrestauro e risanamento di edi-fici tutelati dalle Belle Arti eristrutturazione completa diedifici civili». Nell’esecuzione dei lavori par-

Un operaio

della MIPE al lavoro.

Nella pagina seguente,

da sinistra, Donato

Petrilli e Paolo Miseria,

soci e amministratori

della MIPE di Firenze

www.mipe.it

Page 179: Dossier Toscana 07 2011

Paolo Miseria e Donato Petrilli

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 213

liano, ha condizionato anchenoi. Grazie alla diversificazionedella clientela, suddivisa fraenti pubblici, settore privato,condomini e altri soggetti, eal rapporto qualità/prezzo of-ferto, ci siamo mantenuti bril-lantemente attivi sul mercato.Questo nonostante i problemigenerati dalla burocrazia checondiziona ormai troppo pe-santemente la gestione ammi-nistrativa e fiscale delle prati-che edilizie e dei cantieri,eccessivamente onerose spe-cialmente per le piccole e me-die imprese». A Petrilli è affi-data la conclusione, con unosguardo in prospettiva futura:«Gli obiettivi di sviluppo delsettore immobiliare indivi-duati nella visione strategicaaziendale inducono a raffor-zare il forte carattere etico cheda sempre ha contraddistintoil modo di operare dellaMIPE, i cui dirigenti sono fer-mamente convinti che tra lecarte vincenti per un’impresamoderna proiettata nel futuro

ticolare attenzione viene ri-volta alla scelta dei materiali edelle modalità esecutive appli-cate alle lavorazioni, per laconcretizzazione delle aspetta-tive della committenza e deiprofessionisti coinvolti nel-l’opera. «Nel corso degli anni –aggiunge in proposito Petrilli –abbiamo adottato una politicadella qualità che, oltre a costi-tuire servizio per la commit-tenza, ha fruttato anche l’ag-giornamento dell’attestazionedi qualificazione all’esecuzionedei lavori pubblici, con il pas-saggio alle categorie Og1 eOg2 classifica III e attraversola riorganizzazione interna edelle modalità operative codi-ficate, il contemporaneo rico-noscimento del Sistema ge-stione qualità conforme allanorma Uni En Iso9001:2008». Paolo Miseriaprosegue poi con una valuta-zione della situazione attuale:«La crisi che ha attanagliatol’economia globale e in parti-colare il settore edilizio ita-

Puntiamo sulla condivisionedelle aspettative di qualitàdei committenti e sul giustoequilibrio fra le esigenze dibilancio e le istanze socialie ambientali

ci dovrà essere il superamentodi un approccio aridamenteeconomico e una partecipatadisponibilità a stabilire unabuona sintonia con le esigenzee le attese del fruitore del beneimmobiliare. Siamo un’im-presa che intende consolidarela propria posizione econo-mica, già oggi vantaggiosa,puntando con decisione sullacondivisione delle aspettativedi qualità dei nostri commit-tenti e sul giusto equilibrio frale esigenze di bilancio e leistanze sociali e ambientali, cheinevitabilmente condizione-ranno sempre più il mondodel real estate».

Page 180: Dossier Toscana 07 2011

EDILIZIA

Iresoconti economici degliultimi anni, dati, numeri,percentuali e cifre conta-bili in calo progressivo,

raccontano un collasso siste-mico dei mercati. Tirate le somme, anche l’Italianon fa eccezione; i compartiproduttivi sbiascicano ognisorta di strategia, riposiziona-mento e ottimismo che speranoaiuti a risalire la china. I risul-tati? Deboli, se pure impor-tanti, ma che non colmano l’ef-fetto domino scatenatosi tra i“pezzi” che prima reggevano inpiedi ogni sistema economico. Ad esemplificare il preoccu-pante fenomeno in cui sta-gnano i mercati, la Toscana, enello specifico «la città di Pratoha vissuto e constatato come lacrisi del tessile, settore fino aqualche anno addietro trai-nante e protagonista della città,abbia provocato un effettoonda in tutti i comparti tra cui,in cima alla lista, quello im-mobiliare». Il presidente delCda dell’impresa Edil84, Mas-simo Tempestini, con l’espe-rienza accumulata in oltre undecennio nell’edilizia e nel-l’immobiliare pratese, esponeun quadro della situazione incui versano i settori in cuiopera, lanciando un monitoanche agli addetti ai lavori.

Quali cambiamenti biso-gnerebbe apportare all’edili-zia affinché emerga dalla sta-gnazione?«Per uscire dalla crisi e risve-gliare i mercati, ritengo sia ne-cessario intervenire prima ditutto all’interno delle dinami-che operative che rendono at-tivo ogni settore. In quelloedile, ad esempio, gli addetti ailavori, in sede di verifica contie di analisi dei risultati, nondovrebbero fermarsi al prezzofinale di vendita di un immo-bile. È fondamentale che si diaspazio meritato e di pertinenzaai vari aspetti costruttivi,quindi alle modalità di realiz-zazione di un immobile; ai cri-teri adottati; ai materiali ado-perati; alla ricerca nellarealizzazione delle finiture chespesso fanno la differenza e di-stinguono un’immobile da unaltro pur appartenendo allastessa tipologia».

Attraverso quali aspetti tec-nici si accresce il valore di unimmobile?«Ogni accorgimento tecnicoche ha a che fare con l’impian-tistica, ad esempio, è conside-rato in termini di plusvalenzadell’immobile. Dalla predispo-sizione e messa in opera di unimpianto di allarme, fino al-l’organizzazione tecnica e in-

L’effetto dominodella crisi settorialeNon è il costo che dà valore

a un immobile. Impiantistica, rifiniture,

materiali e modalità d’esecuzione fanno

la differenza. Massimo Tempestini

della Edil84 fa un quadro dell’edilizia

immobiliare pratese e chiede agli addetti

ai lavori più attenzione alle responsabilità

Adriana Zuccaro

Massimo Tempestini è il presidente del Cda della Edil84 di Prato. Nell’altra

pagina, complesso immobiliare realizzato dalla Edil84

www.edil84srl.it

214 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Page 181: Dossier Toscana 07 2011

Massimo Tempestini

stallazione di un impianto dicondizionamento, sappiamobene quanto conta l’oculata at-tenzione adottata nell’esecu-zione dell’impiantistica. Sap-piamo altresì che per andareincontro alla richiesta del mer-cato, occorre dare particolarerilievo al dimensionamentodegli spazi adibiti a parti con-dominiali, nei limiti del possi-bile, in modo da ridurre i co-sti degli acquirenti e offrireloro maggiore autonomia».

Qual è il resoconto chepuò offrire sulla situazionedell’edilizia pratese degli ul-timi anni?«Già l’inizio della crisi del tes-sile, settore fino a qualcheanno addietro trainante, fortee protagonista della città, haprovocato un effetto onda intutti i comparti. Il generalecalo del tasso di occupazione,la chiusura di ditte secolari co-nosciute e operanti da sempre,

e la conseguente perdita di po-sti lavoro, sono i fattori chehanno causato, purtroppo,una forte carenza di redditi-vità che non permette alle gio-vani coppie l’acquisto dellaprima casa, agli eventuali in-vestitori l’acquisto di immo-bili per uso proprio e com-merciale, alle famiglie che giàpossiedono una casa il suocambio con un immobile cheapporti migliorie e comodità.Il risultato? Un fermo staticodel settore edile e immobiliaresicuramente preoccupante».

Come ha reagito alla crisila Edil84? «Tentando di limitare i costi ele spese generali, responsabi-lizzando soprattutto i fornitoriartigiani operanti nelle lavora-zioni specializzate senza che

venga meno la qualità offerta.Abbiamo cercato di realizzarelavori che raggiungessero unrisultato finale più particola-reggiato e utile a distinguersida altre realizzazioni ovvia-mente simili e competitive. In-vestire in nuovi macchinari ein personale più qualificato èl’altra carta giocata per mante-nere inalterati i livelli qualita-tivi delle nostre proposte».

❝~

Per andare incontro alla richiesta del mercato,occorre dare rilievo al dimensionamentodegli spazi adibiti a parti condominiali

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 215

Page 182: Dossier Toscana 07 2011

SICUREZZA

ma che nel contempo permet-tano di muoversi liberamente.Sembra un paradosso, eppureproprio la miglior tecnologiadi trattenuta permette la mag-gior possibilità di movimento».

Dunque è fondamentalel’investimento in nuove tec-nologie, in ricerca e sviluppo.«Dovrebbe essere così. In Italianel 1980 si era fatta una nor-mativa, la Uni 8088, eppuresolo le ASL la conoscevano. Lamaggior parte dei costruttori,infatti, produce sistemi antica-duta solo dal 2005, data del-l’entrata in vigore della leggeregionale toscana. Senz’altro isistemi italiani rispettano i ca-ratteri di sicurezza e costru-zione ma non basta solo pen-sare di evitare la caduta,

Campagne informa-tive, corsi di adde-stramento e san-zioni, sono

strumenti utili, che spingono leaziende ad adeguarsi alla nor-mativa sulla sicurezza, pur-troppo però il nostro paese, inmateria, lascia ancora a desi-derare. «È vero che in Italia sifanno leggi utili – affermaCarlo Borghetti, direttore tec-nico della STC di Massa, im-presa specializzata nella realiz-zazione di sistemi anticaduta-, ma si trascurano particolaririlevanti quali la professiona-lità e l’esperienza di chi realizzale opere, così come la funzio-nalità e le conseguenze di uti-lizzo delle stesse». SecondoBorghetti, nel settore sicurezzaci si è concentrati unicamentesulle aziende che producono,trascurando chi le installa. «Nelnostro settore, a livello euro-peo, le norme Uni regolamen-tano come si costruisce un im-pianto anticaduta, le legginazionali impongono l’uso ditali sistemi, le regioni stabili-scono gli edifici dove devonoessere installati tali sistemi, madi fatto solo la regione Liguria,per il momento, ha specificatochi può installarli. Il D.lgs. 81sancisce che le aziende installa-

trici abbiano capacità tecnicoprofessionali, eppure non defi-nisce come identificare taliaziende. Il risultato è che l’ope-ratore che poi utilizza il sistemadeve sperare che regga. Va da séche questo metodo è lacunosoe pericoloso».

Quello della sicurezza è unvero e proprio servizio alleimprese. Quali in particolaresi rivolgono a voi?«Veniamo interpellati da dittedi ogni genere, dai costruttoridi carri armati, i cui dipendentirischiano di cadere durantel’assemblaggio dei componentisulle torrette, ai corridori diGP per porre in sicurezza i ca-mion che usano per fare i pad-dock, dalle industrie che rea-lizzano ponti ferroviari,manutenzioni di aerei e auto-bus, al cinema. Molto ampio èinoltre il settore delle nuove evecchie costruzioni che prevedeper obbligo l’istallazione di si-stemi anti caduta volgarmentedetti “linee vita”: ogni attivitàsvolta con persone che si tro-vano a una quota sopra i 2 me-tri dal loro piano di cammina-mento è a rischio di caduta,quindi bisogna salvaguardarela vita di queste persone. Noidobbiamo garantire sistemi chesicuramente evitino la caduta,

Una sicurezza realeIn materia di sicurezza l’Italia può ancora migliorare. A partire dalle caratteristiche

degli installatori dei sistemi anticaduta, fino alla realizzazione di sistemi

che permettano di evitare, davvero, gli infortuni. L’esperienza di Carlo Borghetti

Lucrezia Gennari

Carlo Borghetti, direttore tecnico

della STC (Security Technology Construction) di Massa

www.stcsistemianticaduta.it

222 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Page 183: Dossier Toscana 07 2011

Carlo Borghetti

bisogna garantire la sicurezza,evitando gli infortuni: oggi silascia tale compito al DPI (Di-spositivo di Protezione Indivi-duale) adatto. Io penso che sidebba ottenere tale risultato fa-cendo collaborare il sistemaanti caduta con il DPI, nonsolo per salvare le persone, maanche per evitare gli infortuni».

Oltre alla realizzazione disistemi anticaduta dall’alto,STC è anche specializzatanelle opere inerenti i lavoriin sospensione su fune, non-ché in funzioni di sorve-glianza e recupero di opera-

tori in situazioni di pericolo.«Vivendo a Carrara sono en-trato in contatto con le evi-denti difficoltà di escavazionedelle cave di marmo in cui sidoveva risalire il monte e scen-dere anche 200metri in verti-cale per fare certe operazioni.Di qui nasce la mia passioneper i lavori in fune, che sonoancora in parte sconosciuti.Tali operazioni permettono dievitare di realizzare e protrarreun ponteggio per mesi, e pos-sono essere effettuate laddove,per varie ragioni, è impossibilerealizzare un ponteggio. Ab-

biamo introdotto nell’offertaanche i servizi di sorveglianzain seguito alle richieste di al-cuni clienti: è nato un serviziocon personale che, preventiva-mente all’intervento di manu-tenzione, pone in essere sistemidi recupero e sorveglia il per-sonale manutentore durante lefasi di lavoro, pronto a inter-venire nel caso di necessità. Lanostra azienda, inoltre, è certi-ficata ISO 9001:2008 – BSOHSAS 18001:2007».

Quali prospettive e progettiavete in serbo per il futuro?«Oggi solo il 20% del patri-monio edile esistente in Italia èinteressato da lavori come ilnostro, e solo il Nord è regola-mentato per le cadute. Neiprossimi anni verranno regola-mentati anche il centro e ilSud, pertanto risultano evi-denti le prospettive di espan-sione. Dal punto di vista tec-nologico nuovi sviluppisaranno soprattutto nell’am-bito delle linee vita a scom-parsa. Già oggi siamo in gradodi realizzare linee che permet-tono di eliminare la problema-tica estetica tanto criticata dachi vede “deturpare” i progettiarchitettonici. Le applicazionisaranno senz’altro innumere-voli, anche nei centri storici,dove oggi tali sistemi sonoosteggiati dalle intendenzedelle belle arti. Credo che l’evo-luzione sia anche questa: pro-teggere al massimo, garantendoil miglior movimento e il ri-spetto dell’estetica delle strut-ture su cui si va a operare».

Dobbiamo garantire sistemiche sicuramente evitino la

caduta, ma che nel contempopermettano di muoversi

liberamente

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 223

Page 184: Dossier Toscana 07 2011
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LE STRADE DEL MARMO

226 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Al centro dei trafficitorna il gusto del belloÈ la sfida lanciata dalla Camera di Commercio di Massa Carrara, consapevole che una fetta

consistente del giro d’affari locale è prodotto dai marmi bianchi, «oggi riscoperti da archistar

e dal design internazionale» spiega il presidente Norberto Ricci

Paola Maruzzi

Dopo il Carrara Marble Week,l’evento dedicato alla pietrabianca inaugurato l’8 giugno cheavrebbe dovuto concludersi in

cinque serate ma che invece, alla luce del suc-cesso ottenuto, è stato prolungato fino al 26giugno, calza a pennello il segno positivo re-gistrato dal settore lapideo toscano. Nei primimesi del 2011, infatti, sono stati esportatiprodotti finiti per un controvalore di 86,7milioni di euro (+18,1% rispetto al 2010),mentre l’import è stato di 3,9 milioni di euro,contro i 4,1 dello scorso anno (-6,4%). «È unbuon risultato, ma non cantiamo presto vit-toria» avverte il presidente della Camera diCommercio di Massa Carrara, NorbertoRicci, «per consolidare la ripresa bisogna ri-portare al centro dei traffici internazionali ilnostro tradizionale gusto del bello».

Dove si gioca oggi la sfida della filiera?

«Nella capacità di commercia-lizzare i nostri marmi, che ri-sulta ancora abbozzata. A li-vello mondiale si assiste a unaripresa delle costruzioni e ilnostro brand, conosciuto eapprezzato, deve saper co-gliere le nuove opportunità,correggendo una tendenzadominante. Se, infatti, ilmercato dei prodotti grezzi èin aumento, quello dei lavo-rati è fortemente diminuitoperché parte della lavorazioneviene mandata all’estero, inCina e in India per esempio.Bisogna quindi recuperarequest’importante segmentodella filiera, riaffermando ilnostro know how. Insomma,

parlare di solaestrazione è limitativo. Per farquesto è indispensabile met-tere in comunicazione gli uti-lizzatori finali, gli architetti iprogettisti e via dicendo, con ilaboratori in cui il prodottoprende vita».

In occasione del CarraraMarble Week la Camera diCommercio di Massa Car-rara, assieme a Toscana pro-mozione, ha organizzato unincoming di architetti di

A sinistra, Norberto

Ricci, presidente

della Camera di

Commercio di Massa

Carrara. Sopra, il critico

d’arte Philippe Daverio

e l’architetto Mario

Botta, intervenuti

al Carrara Marble Week

Page 187: Dossier Toscana 07 2011

Norberto Ricci

227 • DOSSIER • TOSCANA 2011

fama mondiale. Cosa è emerso da questainiziativa?«Innanzitutto che il commercio dei prodottilapidei, sia grezzi che finiti, è legato alle co-struzioni, ai grandi progetti così come all’in-terior design e al settore del contract. Sicura-mente una vetrina come quella del CarraraMarble Week può contribuire a promuovereincontri di questo tipo e, seppure sia ancorapresto per quantificarla, è già nata una nuovaattenzione. Nel corso di queste giornate, in-fatti, i rappresentanti di grandi studi prove-nienti da tutto il mondo hanno incontrato gliimprenditori e visitato le cave e i laboratori,approfondendo così il rapporto con il marmo,un elemento che, guarda caso, caratterizzamolte grandi griffe dell’architettura. Ne è con-

vinto anche Mario Botta che durante la sua le-zione magistrale tenutasi presso la nostra Ca-mera di Commercio ha appunto ricordatoche la ricchezza di Carrara non è il marmo, mal’arte della lavorazione».

In che modo è possibile certificare e ren-dere riconoscibile questo plus valore? «A breve, grazie a un’iniziativa promossa dal-l’ente camerale, dalle associazioni di categorialocali, da Provincia, Comuni di Carrara e diMassa e dal distretto apuo-versiliese e dallaImm Carrara, finalmente le imprese avrannomodo di applicare il marchio di qualità e ilmarchio di origine, valorizzando da una parteil prodotto e dall’altra la sua lavorazione inambito locale in quanto risorsa peculiare del-l’economia del territorio».

Nella provincia di Massa Carrarasono in crescita le esportazioni

dei prodotti lapidei,con 58 milioni di euro

contro 47,9 milioni di euro del 2010

EXPORT+21%

Sul totale delle imprese

che fanno parte del distretto lapideo

apuo-versiliele, oltre la metà si trova

nella provincia di Massa Carrara

IMPRESE70%

��

Mario Botta ha ricordatoche la ricchezza di Carraranon è il marmo, ma l’artedella lavorazione

Da sinistra, performance durante il Carrara Marble

Week, il cubo “Zero” di Snøhetta, rivestito con oltre

160 metri di marmo bianco e l’incontro “Progettare

il marmo”

Page 188: Dossier Toscana 07 2011

LE STRADE DEL MARMO

228 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Sono passati undici anni da quando èstato istituito il distretto del marmoapuo-versiliese con l’obiettivo di stabilireazioni comuni di tutela del prodotto e

superare la frammentazione associativa presentesul territorio - al momento sono una ventina leorganizzazioni locali che fanno capo alla filiera -ma l’attuale presidente, Nicola Lattanzi, non puòdirsi pienamente soddisfatto: «Sulla carta il di-stretto ha grandi potenzialità, peccato però chemanchino politiche di sostegno a carattere re-gionale». Eppure i numeri e la stoffa ci sonotutti: i dati sul primo trimestre di quest’anno ela-borati dall’Osservatorio Marmomacc fanno sa-pere che la Toscana detiene, insieme al Veneto, laleadership nazionale e, nel dettaglio, questa realtàanima l’economia di tre Comuni (Massa, Carrarae Lucca), per un totale di circa 2mila imprese,6mila posti di lavoro e un valore aggiunto di1.500 milioni di euro. «Occorre un quadro uni-voco, ma senza livellare le singole specificità ter-ritoriali» ribadisce Lattanzi.

Carrara è la località rappresentativa dellafiliera, ma proviamo a mettere sulla bilanciasolo la tenuta commerciale del marmo di

Massa. Cosa si ottiene?«Non c’è nessuna sostanziale differenza dal puntodi vista geologico, anzi alcuni marmi estratti sullemontagne che fanno capo a Massa sono di ottimaqualità. Il discorso cambia se si considera il valoredel brand: il confronto con Carrara non regge,Massa non ha quasi valore commerciale. Si pensianche alla distribuzione delle cave: delle 150 at-tive nel distretto, 80 fanno parte del comune diCarrara, una ventina sono a Massa, mentre le al-tre si trovano nell’area versiliese. La peculiarità diquest’ultima è più che altro la lavorazione e la tra-sformazione del prodotto».

Tempo fa Paolo Borghini, capogruppo delsettore escavazione di Assindustria Massa Car-rara, aveva chiesto una rapida risoluzione deicampanilismi, pena la perdita di competitivitàdei marmi apuo-versiliesi. Lei vede una situa-zione così esasperata?«Le frammentazioni esistono e sono molto acceseperché in ballo ci sono identità e appartenenze di-verse. Va da sé che dialogare non è sempre facile.Nei campanilismi vedo, però, anche una ric-chezza: è giusto proteggere le differenze, in un’ot-tica di coinvolgimento reciproco, cosa che in

Sotto, Nicola Lattanzi,

presidente del distretto

lapideo apuo-versiliese

La filiera produttiva dei marmi bianchi

sposta a Oriente parte della lavorazione,

ma «le materie prime e l’inventiva

progettuale rimangono ancorate

alla Toscana»: è quanto emerge

dall’analisi di Nicola Lattanzi, presidente

del distretto del marmo

Paola Maruzzi

Da Carrara alla Versiliasotto un unico segno creativo

Page 189: Dossier Toscana 07 2011

Nicola Latanzi

229 • DOSSIER • TOSCANA 2011

fondo continua a prevalere: i rapporti tra Massae Carrara hanno sempre generato valore».

Un po’ come avviene per tanti altri pro-dotti anche la lavorazione del marmo stamigrando altrove. Ritiene questo fenomenopreoccupante? «È vero, la filiera produttiva è cambiata: oggil’escavazione detiene il primato rispetto alla la-vorazione, ma questo va letto facendo una fon-

damentale distinzione: la tra-sformazione che ci vienesottratta ha un profilo di bassaspecificità, che nulla ha a chefare con lavorazioni di alto pre-gio. In Toscana rimangono lematerie prime e le capacità pro-gettuali, mentre lentamentequello che c’è in mezzo si staspostando verso i paesi del sud-est asiatico, in particolare nellaprovincia cinese di Fujian, doveci sono competenze tecnologi-che e basso costo. In definitiva lafiliera si impoverisce solo delleattività routinarie, mentre il

pensiero e la creatività non si delocalizzano». La Camera di Commercio di Massa Car-

rara ha proposto di attribuire un marchiod’origine e uno di qualità ai marmi. Le im-prese coinvolte sono pronte per compiere que-sto passo?«L’idea è interessante ma disarticolata e scom-posta nella gestione. Un input di questo tipodeve essere appoggiato da una linea di tipo re-gionale».

Quindi cosa chiedete alla Regione? «Condizioni politiche che sappiano muoversi al-l’unisono. Il distretto è stato formalmente re-cepito come luogo di confronto di più parti, maa oggi quest’obiettivo rimane un’utopia. Non èchiaro sulla base di quale titolo si può incre-mentare e proteggere la filiera se i distretti in-dustriali, che rischiano di fallire in Toscanacome altrove, non si sposano con una reale ca-pacità di incidere. Abbiamo sollevato il pro-blema più volte, continuo a credere che bisognafare di Carrara il vero centro di governo delmarmo, non in un’ottica localistica, ma con laconsapevolezza che questo prodotto sia una ri-sorsa per l’intero Paese».

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Page 190: Dossier Toscana 07 2011

230 • DOSSIER • TOSCANA 2011

La fase acuta della crisi sembra superatama le piccole imprese della provinciadi Massa Carrara vanno al rallentatoree tengono basse le aspettative per i

mesi futuri. È quanto annunciato da Ezio Ber-tazzoni, presidente di Confartigianato di MassaCarrara. «Qualche mese fa la nostra consueta in-dagine ci ha fornito un quadro nient’affatto ro-

seo sull’economia locale: il 46% degli intervi-stati, infatti, prevedeva un fatturato in diminu-zione per il 2011, mentre il 44% prospettavauna situazione stabile. Oggi su tutto il territo-rio provinciale ritroviamo la stessa cautela, la si-tuazione è ancora per molti versi stagnante». Asoffrire maggiormente è il settore costruzioni,che di recente ha destato preoccupazioni ancheda parte del direttore provincia della Cna, PaoloCiotti, il quale ha chiamato in causa le ammi-nistrazioni comunali, responsabili di aggiudicareappalti pubblici a imprese provenienti da ogniparte d’Italia, a tutto svantaggio di quelle locali.

Da cosa dipende questa situazione?«Principalmente dal fatto che le due città piùimportanti, Massa e Carrara, non hanno par-torito i piani strutturali, nonostante avrebberodovuto farlo da tempo. Se l’edilizia è uno deisettori più in crisi, anzi direi che è piuttosto

Ezio Bertazzoni,

presidente

Confartigianato

Massa Carrara

Un lento cammino verso la ripresaPer il presidente di Confartigianato di Massa Carrara, Ezio Bertazzoni, i prossimi mesi non segneranno una svolta perché su piccola scala l’economia locale è ancora stazionaria. Tra tutti è l’edilizia il settore più sofferentePaola Maruzzi

Page 191: Dossier Toscana 07 2011

Ezio Bertazzoni

ferma, la responsabilità è anche delle politichelocali. Poi non giova, un po’ come avviene intutto il paese, perseguire le logiche del massimoribasso durante le gare d’appalto, dando lavoroa imprese che arrivano da fuori».

Su quali grandi opere le piccole impreseedili hanno perso importanti opportunità?«Pensiamo alla Strada dei marmi, la cui gara èstata vinta da un’impresa di Macerata, che di-spone di capacità per fare scavi in galleria, op-pure alla prossima operazione dell’ospedaleunico a Massa, che verrà eseguita dall’Astaldi.Più volte è stato chiesto alla politica di fare garesottosoglia, in modo da far partecipare anchele piccole imprese, ma questo non è avvenuto».

A Massa Carrara la lavorazione del marmoe della pietra hanno sempre avuto centralità:che momento sta vivendo questo impor-tante segmento dell’economia locale? «Il settore lapideo si sta trascinando dietrouna situazione iniziata anni fa. Carrara nonè mai riuscita a mettere insieme un marchiodi qualità e il 50% del prodotto viene ven-duto in blocco. Nel tempo è diminuita la ca-

pacità dei lavorati, così siamo stati superati daVerona».

Se la ripresa è lenta la responsabilità non èsolo della politica. Secondo un’indagine con-dotta dalla vostra associazione l’88% degliintervistati dice di non essere a conoscenzadelle misure a sostegno delle imprese: è undato che fa riflettere.«È vero, il problema del vuoto informativo esi-ste ed è consistente. Quello dell’artigiano è unmondo che, per certi versi, viaggia per contosuo, tenendosi a distanza dalle logiche im-prenditoriali. Questo a volte si traduce nellamancata possibilità di accedere a finanziamenti.Come associazione di categoria tentiamo diporre rimedio curando molto la comunica-zione. Di più però non possiamo fare: bisognatener conto che si tratta di realtà poco struttu-rate e, forse, hanno poca curiosità di appro-fondire alcune tematiche».

Su cosa bisogna insistere?«Per quel che riguarda gli incentivi finanziari suiconsorzi creditizi, che pur non essendo unaforma ad hoc per la crisi, risultano comunqued’aiuto. Più in generale non siamo per gli in-terventi tampone, le aziende devono crescere fa-cendo leva su una nuova cultura imprendito-riale, tentando un salto di qualità».

Nelle gare d’appaltopubbliche le logiche del massimo ribasso non giovano alle piccoleimprese locali

231 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Page 192: Dossier Toscana 07 2011

232 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Il marmo è una roccia lacui notorietà non ha bi-sogno di presentazioni.Conosciuto e apprez-

zato fin dall’antichità, è statoutilizzato per le maggiori co-struzioni pubbliche romane.Michelangelo Buonarroti vo-leva per le sue sculture soloquello estratto a Carrara. An-cora oggi questa località basa

la sua economia principal-mente sull’industria e sulcommercio del marmo nellesue diverse varietà. Tuttaviala globalizzazione e la possi-bilità di trasportare anche agrandi distanze il materiale,ha rivoluzionato il modo dilavorare delle imprese che sioccupano dell’estrazione, cheoggi guardano sempre più al-l’estero, dove il marmo è assairichiesto e dove esiste anchela possibilità di attingere anuove cave. I tre soci di Fibra, un’aziendache opera nel settore deimarmi e dei graniti, espon-gono le caratteristiche dei varimateriali e lo scenario attualedi questo mercato, che è glo-bale. «È impossibile distin-

guere per categorie i marmirispetto alla provenienza daun Paese rispetto a un altro –spiega Fabio Braccini –. Esi-stono però marmi “storici”,per lo più di provenienza ita-liana, greca o spagnola. Altrimarmi di recente scoperta ecommercializzazione proven-gono dai più disparati angolidel pianeta; in genere ven-gono scoperti ed estratti gra-zie all’esperienza e al knowhow di imprese italiane. Lacapacità di valorizzare ciò chela natura offre è l’unico e de-cisivo elemento di successo diun materiale». Una delle peculiarità di Fibraè il fatto di reperire i blocchidi marmo da diversi paesi.«La sopravvivenza delle im-

L’industria del marmopunta all’exportL’estrazione del marmo e il suo impiego sono antichissimi. Oggi sono cambiate le sedi

di estrazione e i mercati. L’importazione e l’esportazione sono globali.

Ma il know how è ancora quello italiano, la parola ai fratelli Braccini e a Paolo Fiaschi

Valerio Germanico

In alto, cava acquistata

dalla Fibra Srl in Nord

America. Sotto, Fabio

Braccini, Paolo Fiaschi,

Stefano Braccini, soci

della società

di Carrara (MS)

www.fibra.it

Page 193: Dossier Toscana 07 2011

Fabio Braccini, Stefano Braccini e Paolo Fiaschi

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 233

prese nella competizionemondiale è in genere datadall’alta tecnologia o dallaspecializzazione – affermaPaolo Fiaschi –. Nel nostrosettore l’aspetto tecnologico èmarginale, pertanto abbiamointrapreso la via della specia-lizzazione in materiali di nic-chia, che ricerchiamo in variezone del mondo. Abbiamoacquistato una cava nel NordAmerica e abbiamo strettorapporti di collaborazionecon altre importanti realtà la-pidee, estere e nazionali. Ilvalore aggiunto dato dall’in-ternazionalizzazione è rile-vante e da questo non pos-siamo più prescindere. Inostri mercati di sbocco sonoprincipalmente quelli del Far

East, ma anche quello nazio-nale ed europeo. Il materialedi nostra escavazione è statoscelto e utilizzato per realiz-zare gran parte degli internidel prestigioso hotel Armanidi Dubai». Nel caso del pro-getto di questo hotel, la so-cietà si trovava ancora nellaprima fase di lancio del pro-dotto. «Però, trattandosi diun’impresa particolarmenteprestigiosa – afferma FabioBraccini –, abbiamo comun-que deciso di essere presenti.Nonostante non sia statosemplice ovviare alle proble-matiche logistiche e di con-trollo della qualità, abbiamorisolto tutti i problemi attra-verso l’organizzazione dellanostra struttura». Fibra ha sempre avuto unorientamento all’esporta-zione: la media della percen-tuale delle vendite all’esterosul totale del fatturato non èmai scesa al di sottodell’85%. Ma aggiunge Ste-

fano Braccini: «La conquistadi nuovi mercati è sicura-mente tra i nostri obiettivi.Per i nostri materiali di puntala questione fondamentale èquella di adoperarci affinchétrovino il giusto posiziona-mento in un segmento dimercato medio-alto. In altreparole, siamo molto attentia che questi vengano intro-dotti o siano utilizzati in pro-getti che abbiano un ritornoin termini d’immagine per imateriali stessi. È su questastrategia commerciale che ab-biamo basato e baseremo lanostra politica promozionale,con uno sguardo rivolto so-prattutto ai materiali. Invirtù dell’implementazionedi questa politica promozio-nale, siamo stati e saremopresenti nelle più importantimanifestazioni fieristiche delsettore a livello mondiale».Parlando di quello che è statol’impatto della crisi sul set-tore del marmo, Stefano Brac-

❝~

I marmi “storici” sono italiani, greci o spagnoli.Altri, di recente scoperta, vengono da variPaesi, in genere estratti da imprese italiane

› ›

Page 194: Dossier Toscana 07 2011

234 • DOSSIER • TOSCANA 2011

cini nota che: «Mentre i mer-cati Orientali hanno recupe-rato abbastanza velocemente,quelli Occidentali sono rimastipiuttosto fermi. Nel nostro set-tore, quello a cui assistiamooggi sono delle fluttuazionimolto irregolari della do-manda, anche da parte deimercati in via di sviluppo. Perciò che riguarda l’Italia, e piùin generale l’Europa, esclusaquella dell’Est, i segnali di ri-presa sono ancora molto ti-midi e ci vorrà del tempoprima che ci si avvii su un sen-tiero di crescita stabile e dura-turo. Tuttavia, l’esperienza e lemolteplici crisi attraversate neidecenni ci hanno insegnatoche questo è fisiologico. Nontutti i mercati entrano in crisiallo stesso modo e nello stessomomento. Per questo, la di-versificazione risulta esseresempre l’antidoto più efficace;nonostante quest’ultima crisi

sia stata molto probabilmentequella che ha colpito in modopiù omogeneo sia Oriente cheOccidente; che però hannoreagito e stanno avendo ritmidi ripresa assai diversi».«L’internazionalizzazione –dice Fabio Braccini – ha cer-tamente influito in modo de-cisivo sulla nostra crescita ne-gli anni più difficili dellarecessione. Sia per gli acqui-sti, che per le vendite. Ma perquanto riguarda queste ul-time, in alcuni anni abbiamobasato i nostri fatturati quasiesclusivamente sulle esporta-zioni. Naturalmente, i pro-blemi sono all’ordine delgiorno, perché viviamo in unmondo complicato, dovel’andamento della domandaè molto variabile e spesso di-pende anche da fattori atipicirispetto al settore in cui ope-riamo. Per esempio, nono-stante la domanda di mate-

riale lapideo da parte delmercato indiano sia moltoforte, assistiamo quasi rego-larmente a dei repentini ral-lentamenti, dovuti al ritardonel rilascio delle licenze aisoggetti importatori da partedegli uffici governativi pre-disposti, con grave danno perl’andamento regolare delcommercio». Le prospettive future per ilsettore del marmo sono le-gate a quelle dell’immobi-liare, che è stato in forte dif-ficoltà. A questo proposito,conclude Paolo Fiaschi: «Leopportunità saranno mag-giori nei Paesi in via di svi-luppo rispetto ai mercati tra-dizionali. Grazie alla nostrapresenza nei prodotti di nic-chia, possiamo pensare almantenimento dei fatturatiattuali, cercando di recupe-rare quanto perso a causadella crisi».

IL DISTRETTO DEL MARMO

❝~

La capacità di valorizzare ciòche la natura offre è l’unico

e decisivo elemento di successodi un materiale

Una delle fasi

di lavorazione

del marmo

della Fibra Srl

› ›

Page 195: Dossier Toscana 07 2011
Page 196: Dossier Toscana 07 2011

236 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Dove potrebbe tro-varsi un’aziendaspecializzata nelt r a t t a m e n t o ,

nella lavorazione, nella forni-tura e nella distribuzione dimarmi e graniti se non nellaprovincia di Massa Carrara, lacapitale mondiale di questepreziose pietre? La GenexMarmi e Graniti è a Cinqualedi Montignoso ed è attiva inquesto settore da più di tren-t’anni, sotto la guida della fa-miglia Mouchantaf. «La no-stra attività – spiega Camille

Mouchantaf – negli anni si èsviluppata, ampliata e perfe-zionata, andando oltre quellache è la semplice fornitura dipietre».

Quali sono i servizi che of-frite a chi si rivolge a voi?«Oltre naturalmente alla ven-dita della materia prima, cioccupiamo anche della lavo-razione, delle finiture e infinedella posa e dell’installazione.La gamma di pietre che of-friamo è completa e va dalmarmo al travertino, dal-l’onice al granito, dal quarzoal basalto. La competitivitàdella nostra azienda è garan-tita dalla qualità dei materiali,un aspetto sul quale abbiamoconcentrato molti dei nostrisforzi. A questo scopo è fina-lizzata la rete di contatti pre-ferenziali e collaborazioni cheabbiamo instaurato nei mag-giori mercati di produzionecon delle aziende di fiducia,che hanno il compito di se-guire la fase produttiva ed ese-guire un accurato controllosulla qualità».

Per quanto riguarda laparte post produzione, rela-

tiva alla lavorazione e allaposa delle pietre?«Nel 2007 abbiamo deciso dielaborare e attuare una nuovastrategia commerciale checomprende una diversifica-zione dei nostri compiti. Allafornitura del marmo abbiamovoluto aggiungere la messa inopera dei manufatti. In parti-colare, questa attività ha tro-vato uno sbocco privilegiatoin Qatar, dove la nostraazienda è stata scelta per rea-lizzare diversi e importantiprogetti che si basano sul-l’utilizzo di componenti inmarmo e granito».

Oltre al Qatar quali sono iprincipali mercati in cui la-vorate?«Bisogna anzitutto sottoli-neare che la politica commer-ciale che abbiamo adottatocostituisce una parte impor-tante della nostra attività, checi ha portato a distribuire mi-lioni di metri quadrati di pie-tra in giro per tutto il mondo.I mercati di destinazione sonodiversi: all’Europa infatti, ab-biamo deciso di affiancare unaserie di paesi che oggi stanno

Dal marmo al travertino, dall’onice al granitoMarmo, travertino, granito, quarzo sono le eleganti pietre che vengono utilizzate nella costruzione

di edifici ed elementi architettonici. L’attenzione verso questi materiali oggi è sempre più elevata

in particolari zone come il Medio Oriente. Ne parla Camille Mouchantaf

Amedeo Longhi

Camille Mouchantaf, in

piedi, con il fratello Amir,

titolari della Genex Marmi

di Cinquale

di Montignoso (MS).

Nella pagina seguente,

alcuni elementi

architettonici realizzati

dall’azienda

www.genexmarmi.com

IL DISTRETTO DEL MARMO

Page 197: Dossier Toscana 07 2011

Camille Mouchantaf

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 237

conoscendo un deciso svi-luppo economico e infra-strutturale, in cui la richiestadi materie prime per sostan-ziare questa nuova spinta èmolto forte. Mi riferisco inparticolare ai paesi dell’areamediorientale – Kuwait, Li-bano, Qatar, Arabia Saudita,Oman, Siria, Emirati ArabiUniti, Yemen, ma anchel’Australia – dove lavoriamomolto, tessendo una rete dicompravendita e lavorazioneche collega queste regioni conquelle di produzione, comead esempio Cina, Brasile, In-dia, Spagna, Egitto e, natu-ralmente, Italia».

In che modo siete pene-trati nei mercati dove oggilavorate di più?«Un paio di iniziative in par-ticolare ci hanno permesso diconsolidare notevolmente lanostra attività. In Libano dal

1987 possiamo contare sul-l’appoggio di una compagniada noi fondata che ad oggi èconsiderata una delle aziendeleader nazionali nel settoredel marmo e granito e che ciaiuta molto nella coperturadei mercati mediorientali,africani e australiani. Nel2005 poi, viste le promettentiprospettive che Dubai e Qa-tar rivelavano, abbiamo av-viato una “joint venture” conuna società locale finalizzata asfruttare al meglio le poten-zialità del mercato e devo direche questa strategia ci ha gio-vato molto e ci ha permessodi aggiudicarci numerosecommesse in quelle aree».

Quali solo le tipologie diopere per cui vengono uti-lizzati maggiormente i vo-stri prodotti?«In realtà inserti o parti strut-turali in marmo, granito, tra-

vertino e altre pietre nobili sipossono trovare un po’ dap-pertutto. Per esempio ab-biamo impiegato il basaltoper marciapiedi e pavimenta-zioni stradali. Sono molti gliedifici in cui elementi archi-tettonici o lo stesso rivesti-mento strutturale dei muri èrealizzato in travertino. Conpietre raffinate come onice,granito o lo stesso travertinoè possibile costruire elementidi arredo o accessori comemuri separatori, pavimentiinterni, panchine, scale, co-lonne, fontane. C’è poi tuttoil comparto dell’arredamentodi interni: lavandini, top percucine, rivestimenti ed ele-menti decorativi per muri ecosì via. Marmo, travertino,arenaria si intonano inoltremolto bene con la tradizionearchitettonica dei paesi arabi,dove lavoriamo molto».

❝~

Lavoriamo molto nei paesi dell’areamediorientale, tessendo una rete dicompravendita e lavorazione che collegaqueste regioni con quelle di produzione

Page 198: Dossier Toscana 07 2011

Il cuore bianco di Carrara

Basta un nome, Car-rara, e la prima cosache viene in menteai cittadini del

mondo è certamente ilmarmo. Questo incredibilemateriale che la natura ha in-sediato sulle Alpi Apuane è dasempre tutt’uno con la pro-vincia di riferimento, MassaCarrara appunto, e con i gia-cimenti che le sue montagnegelosamente custodiscono. Marisalendo la scala di realizza-zione dei magnifici pavimenti,scalinate, dettagli d’arredo,sale da bagno e dei tantissimimonumenti in marmo che

amplificano la bellezza dellelussuose dimore o città antichee moderne, troviamo all’apicequelle realtà imprenditorialiimpegnate in circuiti di com-mercializzazione del grezzo. «Ilmateriale che trattiamo, ossiablocchi di marmo grezzo,viene acquistato dai nostri

committenti per la realizza-zione di un’infinità di progettidi ogni genere e funzione.Siamo infatti, un punto di ri-ferimento per molti dei com-parti settoriali in cui si utilizzail marmo». Per chi punta al-l’unicità della pietra bianca diCarrara e la sua inconfondibilebellezza, è un’acquisizionequasi obbligata quella che in-clude il passaggio pressoaziende come la A.B. Marmi.Angela Bernacca, l’ammini-stratore unico, rivela alcunedelle tante ragioni che ren-dono il marmo di Carrarasenza dubbio ineguagliabile.

Da dove provengono lematerie prime immesse nelciclo di commercializzazionedella A.B. Marmi?«Le materie prime di cui ci ri-forniamo provengono propriodalle cave di marmo di Car-rara situate sulle Alpi Apuanee precisamente dalle cave dallequali si estraggono il marmobianco statuario e calacata,tipi di marmo molto pregiatoe di scarsa reperibilità».

Sopra, Angela Bernacca,

amministratore unico

della A.B. Marmi Srl

di Carrara. Nelle altre

foto, addetti in fase

di movimentazione

dei blocchi

www.abmarmi.com

La tradizione marmoreacarrarese non ha pratica-mente rivali. Ma il tempopassa anche per le cave.Quali aspetti rivelano talepassaggio?«Le nostre tradizioni estrattivesono antiche e profonde: ri-salgono al primo secolo a.C.,periodo durante il quale la no-stra regione era sotto il domi-nio romano, come ha dimo-strato il ritrovamento ditagliate romane e di utensiliutilizzati per l’estrazione delmarmo. Ma nel corso dei se-coli le modalità estrattive sisono evolute passando dallapolvere da sparo che permet-teva di spostare grossi massi, alfilo elicoidale che alla fine del-l’Ottocento si rivelò rivolu-zionario, fino alla tagliatrice afilo diamantato e alla widiache comparsi negli anni Set-tanta hanno consentito di in-crementare le produzioni e ri-durre esponenzialmente lafatica dell’uomo».

Quali sono le risorse cheun’impresa come A.B.

IL DISTRETTO DEL MARMO

Non rappresenta solo il cuore pulsante

dell’economia carrarese ma la scelta prediletta

anche dai mercati esteri emergenti. Il marmo di

Carrara è intramontabile, e conferisce “vita” a tutto

ciò che decora. L’esperienza della A.B. Marmi nelle

parole di Angela Bernacca

Adriana Zuccaro

238 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Page 199: Dossier Toscana 07 2011

Marmi deve possedere permantenersi nel mercato diriferimento? «Immettere i nostri magnificimarmi di Carrara in circuiticommerciali internazionali si-gnifica portare nel mondo unaforma d’arte naturale chel’uomo può plasmare e trasfor-mare con la certezza di avereuna materia prima di intra-montabile valore, bellezza e du-rata. È pertanto l’indiscussaqualità dei marmi che ci per-mette di cogliere le sfide delmercato e di mantenerci in essoconcretamente competitivi, si-curi che il marmo di Carraranon è contemplato da contraf-fattori, perché è solo a Carrara».

Avete assistito a un incre-mento di richieste prove-nienti dal mercato del lussooppure, nonostante la crisi,la qualità di un materiale

come il marmo mette in om-bra qualsiasi altra scelta,spesso più economica?«A mio avviso, il marmo è unmateriale richiesto non solodal mercato del lusso, che ri-sente molto poco delle criticacongiuntura del momento, maè ricercato anche da quellacommittenza che desideraqualcosa di bello e naturale, ca-pace di conferire “vita” agli og-getti e ai luoghi. Negli ultimianni poi, i mercati emergentiquali India e Cina ad esempio,ma anche i paesi del NordAfrica e quelli appartenenti almondo arabo, hanno coltol’opportunità di scegliere e pre-

diligere i nostri marmi perchédi impareggiabile confronto. Imercati sono tuttavia diversi,così come diversi sono i prezzid’acquisto stabiliti dalle diffe-renti qualità del materiale. Ilpunto sta nella scelta».

Quali sono le tendenze piùinnovative del momento nel-l’applicazione dei marmi?«Il marmo è una pietra natu-rale molto amata. C’è chi lopreferisce lucido, levigato, abuccia d’arancia, anticato,bocciardato o intersecato conaltri materiali colorati. Non c’èuna vera e propria tendenza.Ognuno può farlo suo e ren-derlo quindi unico».

Angela Bernacca

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 239

��Negli ultimi anni i mercati emergenti, ad esempioIndia e Cina, hanno scelto i marmi di Carraraperché di impareggiabile confronto rispetto agli altri

Page 200: Dossier Toscana 07 2011

MATERIALI PER L’EDILIZIA

240 • DOSSIER • TOSCANA 2011

I marmi più pregiati vengono estratti nelle cave delle Alpi Apuane. Qui da 200 anni,

la Successori Adolfo Corsi estrae e confeziona blocchi di marmo, continuando una

tradizione che ha dato al settore innovazioni fondamentali. Il punto di Alessandro Corsi

Carlo Gherardini

Due secoli tra il marmo di Carrara

Ènoto come dalle AlpiApuane, nel territoriodi Carrara, da semprederivino alcuni dei

marmi più pregiati. Tradizio-nalmente, la zona è nota perl’estrazione e la commercializ-zazione di questo materiale e vada sé che le imprese del settoresiano fortemente legate a un ter-ritorio, per natura, portato aquesto tipo di produzione. Nel

variegato panorama diaziende marmifere toscane,la Successori Adolfo Corsi èuna delle imprese più lon-geve, con i suoi due secoli distoria che festeggia que-

st’anno. Il nome dell’aziendaderiva proprio dalla memoria

di Adolfo che alla fine dell’Ot-tocento fu annoverato tra i fon-datori della moderna industriamarmifera. Oggi l’azienda è gui-data da Alessandro Corsi, l’at-tuale amministratore, ed ègiunta alla sesta generazione consuo figlio Edoardo. Dall’Otto-cento agli anni 80, l’azienda haracchiuso in sé tutta la filieradel blocco di marmo: dall’estra-zione alla segagione alla finituraper lavori commissionati datutto il mondo, soprattutto daimercati europei, Stati Uniti eSud America, ma anche diret-tamente da diversi sceicchi e dalre del Marocco per la reggia diRabat. «Con l’aumento del co-sto del lavoro e la concorrenza

sempre più accanita– affermaAlessandro Corsi -, verso la finedegli anni ’50 abbiamo chiuso illaboratorio poi, nel 1980, ab-biamo chiuso anche la seghe-ria, allo scopo di potenziare lanostra vera forza: l’estrazionedella materia prima». La societàattualmente escava due grossibacini marmiferi denominatiCampanili Fossaficola e Calag-gio, situati entrambi nel bacinomarmifero di Colonnata. Datali cave viene estratto materialebianco venato di varie tipologie:dal grigio bardiglio della cavaCalaggio ai più classici bianchilievemente venati estratti datutte e due le cave. «Nello spe-cifico - spiega Corsi -, i blocchi

Sopra, Alessandro ed Edoardo

Corsi al lavoro. Nella pagina

accanto, tecnica di lavorazione di

fine '800 con puleggia penetrante

www.successoriadolfocorsi.it

foto di Francesco Ricci

Page 201: Dossier Toscana 07 2011

Alessandro Corsi

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 241

della cava Campanili si distin-guono per la loro particolaregrana finissima grazie alla qualesi possono ricavare lastre di spes-sore bassissimo (6 mm) difficil-mente ricavabile con altre qua-lità di marmo sia di Carrara chestraniero». Una nota particolare merital’innovazione tecnologica chequest’azienda ha saputo portarenegli anni al settore. Merito diAdolfo Corsi che nel 1885, ado-però per primo il filo elicoidalesia nell’escavazione che nella ri-quadratura, sistema che si svi-luppò e che continuò ad esserein uso fino agli anni ’70.«Adolfo Corsi perfezionò perprimo la puleggia penetrante,uno strumento che sovvertì latecnica estrattiva fino a quelmomento praticata. Con il per-fezionamento da lui apportatoera possibile penetrare nellalente marmifera spingendovi ilfilo elicoidale e quindi consen-tendo il taglio del blocco con lostesso sistema usato in labora-torio. Questa concezione diportata rivoluzionaria ha per-messo la realizzazione di “la-vori al monte” fino allora im-pensati, il che ha significato,oltre alla maggiore sicurezzasul lavoro, la riduzione deitempi di escavazione, migliorepossibilità di impiego dei bloc-chi marmiferi e di conse-guenza migliori ricavi econo-mici». Un’innovazione che,debitamente brevettata, ebbesuccesso anche all’estero, per-fino in America. «In seguito –continua Corsi - con l’avvento

del filo a perline diamantatel’industria estrattiva ha subitoun’ulteriore rivoluzione checon l’utilizzo di macchine esca-vatrici e pale gommate sem-pre più imponenti, che utiliz-ziamo tuttora, ha contribuitoall’industrializzazione del-l’escavazione del marmo aCarrara». Oggi La SuccessoriAdolfo Corsi, dopo il mo-mento difficile determinato siadalla recessione globale che dalbasso costo della manodoperanei paesi in via di sviluppo,che ha messo in crisi la filieralocale obbligando a esportaremaggiori quantità di marmogrezzo e meno prodotto finito,guarda al futuro con rinnovato

La Successori Adolfo Corsi Carrara srl è legata ad una delle pochissime famiglieche, ininterrottamente da oltre duecento anni, continua ancora oggi, la suatradizione nell’escavazione del marmo di Carrara. Quest’anno cade ilbicentenario della fondazione ad opera di Adolfo Corsi, che dette il nome allagloriosa ditta. Egli per primo, nel 1895, adoperò il filo elicoidale nell’escavazioneal monte e nella riquadratura dei blocchi; in seguito, perfezionò per primo lapuleggia penetrante, indispensabile per i tagli al monte. A riconoscimento deisuoi meriti fu insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro. Ad Adolfo successeGiulio ed oggi si arriva alla sesta generazione che, con Edoardo, figlio diAlessandro, l’attuale amministratore, continua la tradizione di una famiglia chedal marmo tanto ha dato quanto ha ricevuto.

Il bicentenario della fondazione

ottimismo. «Credo che i se-gnali di una ripresa ci siano –afferma Alessandro Corsi -. Ilbilancio 2011 dipenderà es-senzialmente da due fattori: ilprezzo di mercato e il quanti-tativo di materiale estratto,fermo restando che non desi-deriamo incrementare più ditanto la nostra produzione. Ilmarmo è un materiale nonrinnovabile: la natura ha im-piegato milioni di anni a cre-arlo e non vogliamo depaupe-rarlo in pochi anni, a scapitodell’ambiente. Preferiamopuntare sulla qualità del pro-dotto, proporre blocchi dimarmo ben confezionati, an-che se il costo è maggiore».

Page 202: Dossier Toscana 07 2011

242 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Edilizia monumentalee interior design, in-terventi e realizza-zioni speciali. Ogni

spazio nel quale viene applicatoil marmo veicola un segmentodi quel mercato di nicchia incui il prestigio dei materiali di-viene tutt’uno con l’opera checostituisce o decora. A questo sisommano le più recenti inno-vazioni progettuali, che esaltanola qualità dei marmi, e che si

sommano a un’an-tica tradizione.«Soprattutto quiin Toscana – diceAlessio Mariani –,tutte le attività le-gate all’industrialapidea hanno allespalle antiche eprofonde tradi-zioni artigiane.

Naturalmente i tempi sonocambiati e oggi la tecnologia haassunto un ruolo importantenella produzione. La nostraesperienza, acquisita in set-tant’anni, ci ha permesso di vi-vere l’evoluzione interna al set-tore e ci ha consentito diprepararci ad affrontare qual-siasi tipologia di lavoro». AlessioMariani è il portavoce della so-cietà Ettore Mariani, specializ-zata nella lavorazione delmarmo.

Le vostre pietre, lavorate enon, sono rintracciabili nelsolo mercato nazionale op-pure l’impresa ha anche un re-spiro internazionale?«I nostri marmi, i graniti, i tra-vertini e tutte le rocce che uti-lizziamo provengono da ogniparte del mondo. Con questesiamo in grado di realizzare

qualsiasi tipo di progetto inmarmo o granito mantenendoun alto livello di qualità. Comeper la provenienza delle pietre,da sempre i nostri lavori nonhanno rotte precise. Le nostredinamiche di produzione emarketing ci hanno portato da-gli Stati Uniti al Giappone, pas-sando per il Kuwait e la Russia.Questi sono stati finora i nostrimercati di riferimento preva-lenti, ma abbiamo eseguito la-vori di una certa importanza an-che in molti altri paesi».

Quali sono le realizzazioniche più di altre rappresentanola capacità dell’azienda di la-vorare la roccia?«Certamente sono da ricordareinnanzitutto i lavori che ab-biamo realizzato in Italia, comela sala Nervi, un vasto audito-rium che si trova nei pressi della

Alessio Mariani,

portavoce

della Ettore Mariani Srl

di Pietrasanta (LU).

Nelle altre immagini,

alcune realizzazioni

in marmo

www.ettoremariani.it

IL DISTRETTO DEL MARMO

Realizzazioni prezioseIl marmo e la pietra danno ulteriore prestigio a progetti architettonici ambiziosi. La tradizione

lapidea italiana esportata ai quattro angoli del mondo. Ne parla Alessio Mariani

Luca Cavera

Page 203: Dossier Toscana 07 2011

basilica di San Pietro, a cavallofra lo stato italiano e il Vati-cano. Ma di sicuro la nostrarealizzazione più importante,in Italia, è il rifacimento del pa-vimento del duomo di Milano,lavoro che abbiamo eseguitonel 1983. All’estero, abbiamolavorato ad Abu Dhabi al Pa-lazzo delle conferenze; a Wa-shington, il caminetto dellaCasa Bianca è un nostro lavoro.Altre nostre realizzazioni in Eu-ropa sono il restauro della cat-tedrale di Monaco, l’hotelDombass in Ucraina e l’hotelCrillon di Parigi».

C’è una lavorazione, comequella a casellario per la qualevi ritenete “specialisti”. Puòdescriverla nel dettaglio?«La lavorazione del marmo a

casellario è come un abito sumisura, per questo richiede unaparticolare cura nella realizza-zione. Nella prima fase, i nostritecnici effettuano dei rilievi incantiere e sulla base di questipreparano i disegni preliminari.Con questi disegni, e seguendole indicazioni e i gusti del com-mittente, realizziamo i nostrilavori. Questi, prima di esserespediti, vengono stesi nel nostrolaboratorio, per essere visionatie approvati».

Negli ultimi anni, come hainfluito la crisi sul mercatodel lusso?«Nel settore dell’edilizia di al-

tissimo livello, la qualità delmateriale lapideo mette inombra qualsiasi altra scelta,anche e spesso la più econo-mica. Se la crisi ha influito inqualche modo sul mercato,l’effetto che ha generato non èstato quello di un decrementodella richiesta, bensì quello diuno spostamento di area pro-duttiva. Il nucleo di aziendeche prima aveva in mano ilsettore era quasi interamenteitaliano, oggi è pressochécompletamente composto daaziende cinesi, che riescono aproporre prezzi particolar-mente aggressivi».

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 243

Alessio Mariani

Page 204: Dossier Toscana 07 2011
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Page 206: Dossier Toscana 07 2011

TURISMO

246 • DOSSIER • TOSCANA 2011

La Valdinievole è riccadi attrattive e di strut-ture ricettive, mamanca forse la “cilie-

gina sulla torta”, un apparatoche sia in grado di ospitare e ge-stire eventi grandi e piccoli ca-paci di sancire il definitivo lan-cio della zona dal punto di vistaturistico. «Era proprio questol’obiettivo che mio padre volevaraggiungere quando concepìl’idea di Mondolandia Village eche io a mia volta sto cercandodi portare avanti». MassimoPuccinelli è il coordinatore delgruppo RP Hotels, società chedagli inizi degli anni Sessanta sioccupa di turismo e strutture

ricettive. Puccinelli, insieme allasorella Marzia, ha raccolto il te-stimone del padre Romano edella madre Pieretta Bercini.

Cominciamo con una pa-noramica sul gruppo RPHotels.«Si tratta di un gruppo di al-berghi e ristoranti che si tro-vano principalmente in To-scana ma anche in Liguria, conil Grand Hotel di Portovenere,e a Milano, con un locale sto-rico come il ristorante LaRuota. Nella nostra regione aRP fanno riferimento l’HotelSanta Barbara di MontecatiniTerme, l’Hotel Lago Verde diSerravalle Pistoiese, l’Hotel

Un’idea tramandata di padre in figlio che poggia sulle solide basi

di un collaudato gruppo alberghiero e sul vivace e attrattivo comprensorio

di Montecatini Terme. La descrive Massimo Puccinelli

Amedeo Longhi

Un impulso per lo sviluppo turistico

Villa delle Rose e il ResidenceSanta Caterina di Pescia, l’Ho-tel Country Club di Lucca. Inpiù abbiamo da qualche announ bellissimo agriturismo aPonte Buggianese che si chiamaSettepassi, proprio all’imboccodella più grande area umida ita-liana, il parco naturale forse piùimportante del centro-sud: ilPadule di Fucecchio. Stiamoparlando di alberghi a tre oquattro stelle, ognuno dotato diun suo ristorante dedicato e pre-disposto per convegni. Comegruppo siamo in grado di soste-nere l’organizzazione di mee-ting per poche persone e pergrossi eventi fino a cinquecento

Page 207: Dossier Toscana 07 2011

Massimo Puccinelli

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 247

partecipanti. RP Hotel ha an-che un’agenzia di viaggi che sitrova a Firenze ed è specializzatain incoming».

All’interno del gruppo cheruolo riveste MondolandiaVillage?«Ha una funzione che po-tremmo definire di completa-mento del gruppo RP. Mon-dolandia Village chiude ilcerchio delle ambizioni del fon-datore del gruppo, mio padre,per soddisfare le quali anch’iooggi lavoro. Si tratta di un’area

quanto molto vicina al caselloautostradale e collegata al centrodi Montecatini tramite un ser-vizio di navetta».

Mondolandia Village ospitasolamente eventi esterni o èanche in grado di organizzarlidirettamente?«Nella nostra attività trovanospazio entrambe le soluzioni.Posso dire che abbiamo anche lacapacità di organizzare grandieventi in maniera autonomaperché all’interno della squadraannoveriamo professionisti con

specifica adatta ai grandi eventicome concerti, kermesse cultu-rali piuttosto che manifesta-zione locali a carattere promo-zionale, com’è stata VivereAppennino, che abbiamo ospi-tato quest’anno. È stato uno de-gli eventi privati più importantidella zona, sponsorizzato ancheda Assindustria e col patrociniodi due regioni, Emilia Romagnae Toscana. Il successo è statonotevole, tanto da generare unafflusso di circa ottomila per-sone. Mondolandia Village èuna struttura molto ben attrez-zata, dotata di parcheggi, ser-vizi, pizzeria, gelateria, locali dipubblico spettacolo, self service;è facilmente raggiungibile in

una notevole esperienza in que-sto specifico campo. Tra l’altroall’interno del gruppo RP ab-biamo anche la possibilità difare catering in giro per l’Italiagrazie a un servizio che sichiama Toscana Catering. Tuttoquesto è possibile grazie a ot-time e approfondite conoscenzee a un know-how frutto dianni d’esperienza sul campo.La nostra famiglia infatti è nelsettore del turismo da cin-quant’anni, dalla generazionedi mio nonno; mio padre emia madre sono quelli chehanno dato consistenza al pro-getto e io e mio sorella lo por-tiamo avanti seguendo il loropercorso. Insieme a loro e ai

A sinistra, Massimo

Puccinelli, coordinatore

del gruppo RP Hotel e

di Mondolandia Village.

Nelle altre immagini,

l’interno e l’esterno

della struttura di

Montecatini Terme (PT)

www.hphotel.com

professionisti che mi affian-cano, io mi occupo di coordi-nare tutto il gruppo. In cimaalle priorità in questo mo-mento c’è Mondolandia Vil-lage, tassello fondamentale diuna strategia volta anche a col-mare il vuoto di un segmentoche in questa zona manca.Montecatini è una bellissimalocation con ottimi numeri,più di duecento alberghi equindicimila posti letto, dacui si può raggiungere con fa-cilità altre importanti località

e poli d’attrazione e, grazie allerinomate terme, la sua fama ènota in tutto il mondo».

Quali sono dunque le pro-spettive di questo ambiziosoprogetto?«L’obiettivo che vogliamo cen-trare è quello di creare a Mon-dolandia un’area intercomunaleche possa essere di servizio atutta la Valdinievole. Vogliamoguadagnare uno spazio in que-sto mercato di rilievo per Mon-tecatini e per il gruppo RP Ho-tel. Per noi sarebbe una grandesoddisfazione, dopo aver lan-ciato alberghi, ristoranti e cen-tri benessere di buon livello,raggiungere anche questo im-portante traguardo».

Page 208: Dossier Toscana 07 2011

L’aromaterapia per dormire Un sostegno utile per mantenere una corretta postura è indispensabile per un buon riposo.

La parola a Filippo Vannucchi, della V2 Materassi, azienda pratese che non ha mai smesso

di cercare novità nel settore. Inclusa l’aromaterapia

Marco Tedeschi

Filippo Vannucchi,

amministratore

della V2 Materassi

insieme a Silvia Vannini,

socio e direttore

commerciale. Nella

pagina accanto,

il materasso “Camomilla

tondo” e una fase

della produzione

www.v2materassi.com

BENESSERE

Un buon sonno èessenziale per lasalute del corpo edella mente: serve

a migliorare la produttività la-vorativa, il rendimento neglistudi, le capacità relazionali ela memoria. È scientifica-mente provato. La cattivaqualità del sonno, invece, in-cide negativamente sulla sa-lute e sull’umore della per-sona. Per questo la scelta delmaterasso e degli accessori perdormire rappresenta un passoimportante per la nostra sa-lute fisica e mentale. Ne par-liamo con Filippo Vannucchi,titolare della V2 Materassi diPrato.

Riposarsi implica un recu-pero delle energie e un fon-damentale momento dedi-cato alla salute della

persona. Quali dei

vostri prodotti sono mag-giormente indirizzati versoquesti ambiti?«Tutti i nostri prodotti sonocreati per soddisfare questeesigenze, partendo da una se-rie di principi base validi pertutti. Mi riferisco a un giustosostegno utile per mantenereuna corretta postura nelle va-rie posizioni che può assu-mere una persona durante ilsonno, un adeguato ricambiodi aria offerto dal supporto ealtre esigenze soggettive checi portano a dover disporre diun’ampia gamma di soluzioniper meglio soddisfare le ne-cessità degli utilizzatori fi-nali».

All’interno della vostragamma prodotti ne esistonoalcuni veramente particolari

come “Lavanda” o“ C a m o m i l l aTondo”.«Aromaterapia.

Sono rivesti-menti creati

con tes-s u t i

trattati con aromi assoluta-mente naturali, quindi inno-cui che, con il calore e il mo-vimento del corpo si attivanorilasciando un gradevoleodore per aiutare a creareun’atmosfera rilassante per ri-posare meglio. Tra questi an-che il materasso tondo, unadelle tante soluzioni pro-dotte».

Produzioni industriali maanche artigianalità e lavora-zioni fatte a mano.«Oltre alla linea industriale insenso stretto, siamo in gradodi produrre materassi perso-nalizzati di qualità “sarto-riale”. In questo caso vo-gliamo soddisfare delleesigenze specifiche, per chidesidera riposare su materassiconfezionati con materialiesclusivi come cachemire eseta».

La tecnologia quanto in-cide nel vostro settore?«Una tecnologia volta a rag-giungere sempre il massimocomfort, la qualità del riposoe il benessere, rappresenta labase di partenza per la nostraazienda. Le tecnologie pro-duttive sono in costante evo-luzione e hanno lo scopo di

250 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Page 209: Dossier Toscana 07 2011

garantire la solidità e la resi-stenza del prodotto che nascedalla ricerca più avanzata suimateriali, sulle modalità diun corretto sostegno, sui be-nefici di un riposo salutare.Ciò è reso possibile grazie an-che all’utilizzo delle migliorimaterie prime, che ci ha por-tato a concentrarci su mate-riali innovativi come lattice,poliuretani, viscoelastici ecompositi».

Verso che ambiti si sta in-dirizzando maggiormente laricerca?«Tenendo l’obiettivo puntatosulla qualità, siamo semprealla ricerca di soluzionid’avanguardia, al fine di rea-lizzare prodotti che dianosempre più soddisfazione epiacere a chi li utilizza, perchéè bene ricordarsi che circa unterzo della vita la trascor-riamo a letto, quindi l’im-

portanza di riposare bene lacomprendiamo nei rimanentidue terzi».

In che termini descrive-rebbe la V2 materassi?«La qualità, la serietà e il servi-zio non si misurano in base aquanti automezzi disponiamo,quanti dipendenti impie-ghiamo o su quanta superficiesi svolge la nostra attività,nemmeno sul fatturato perchése i clienti non sono soddisfattiquesto rimane un numero finea se stesso. Certo, la cosa chemi riempie di orgoglio è cheanche in questi anni difficili,l’azienda è cresciuta costante-mente».

Quali sono i progetti fu-turi?«Ci sono alcune nuove, inte-ressanti, nonché inusuali so-luzioni che stiamo testandoanche con la collaborazionedi docenti universitari. L’im-

pegno, la qualità e la ricercacontinua ci hanno semprecontraddistinto».

Qual è la filosofia che staalla base di V2 materassi?«Custodiamo gelosamente lenostre conoscenze, la nostraabilità nel creare prodottiunici ed esclusivi, qualsiasi siail settore di appartenenza.Noi lo facciamo ogni giornoed è per questo che siamo quia parlarne perché serietà equalità sono gli ingredientiche ci fanno andare avanti ecrescere ogni giorno. Ripo-niamo la massima cura inogni dettaglio, e stiamo at-tenti a scegliere i migliori tes-suti per i nostri prodotti ispi-randoci sempre alle tendenzedel mercato, al controllo dellaqualità fin nelle minime cu-citure. È questo che neglianni ci ha portato a raggiun-gere dei livelli esclusivi».

Filippo Vannucchi

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 251

~

“Lavanda” e “Camomilla Tondo” sono creaticon tessuti trattati con aromi naturali che, tramite

il calore e il movimento del corpo si attivanorilasciando un gradevole odore per aiutare a creare

un’atmosfera rilassante per riposare

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Illegalità e imprese cinesi, le zone d’ombra della Toscana La Regione vuole chiudere il 2011 confermando i risultati raggiunti nell’ultimo anno,

con il recupero di 160 milioni di euro sui tributi regionale evasi. Soddisfatto l’assessore

Riccardo Nencini: «Fino a maggio abbiamo recuperato fondi per l’8%»

Elisa Fiocchi

Aumenta il sommerso e cade il «ci-vismo» toscano. Nelle dichiarazionicontenute all’interno dell’ultimoRapporto Censis sulla Toscana, il

53% in più degli intervistati sostiene chel’evasione fiscale sia maggiore e il 17,8% haanche ammesso di averla fatta. «Ma il feno-meno non coinvolge ogni città allo stesso

modo», precisa l’assessore regionale al Bilan-cio e alle finanze Riccardo Nencini. «Se Prato,con tutto il suo distretto cinese, occupa unaposizione alta in tema di illegalità, vannoconsiderati anche quei comuni, come Firenzee Siena, tra i più virtuosi nell’elenco dei 15italiani che pagano la percentuale più altadell’Irpef». La Regione, che si colloca nel

Anto

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Scat

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EVASIONE FISCALE

256 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Page 213: Dossier Toscana 07 2011

mezzo della classifica nazionale sull’evasionefiscale, sta portando avanti una dura battagliaper smontare il fenomeno e promuovere tuttequelle iniziative volte alla sensibilizzazionedel cittadino e al rispetto civico. Dalle scuolealle imprese, passando per una maggiore si-nergia tra enti locali e pubblica amministra-zione: la strada tracciata nell’ultimo annodall’assessore Nencini ha permesso di recu-perare 160 milioni di euro sui tributi regio-nali evasi. Raccolto l’apprezzamento dellaCorte dei Conti, la Toscana è divenuta ancheun «esempio per i risultati ottenuti dal set-tembre del 2010» in occasione della Confe-renza delle Regioni.

La Commissione europea ha confermato,per l’Italia, un 17% del Pil che sfugge allatassazione, determinando un vuoto teoriconelle entrate fiscali superiore agli 85 mi-liardi di euro annui. Come s’interviene?«C’è un aspetto primario da cui discendonotutte le altre considerazioni e operazioni dacompiere. Mi riferisco alla volontà politica: sei cittadini comprendono che questa volontàdi combattere e penalizzare il fenomeno èforte - e parliamo di dimensioni eccessiva-mente alte al sud rispetto al centro-nord - al-lora diventa molto più facile fare sistema ecombattere le varie forme di illegalità. Que-sto input iniziale non può mancare nella lottaa un fenomeno che paralizza soprattutto co-loro che si trovano nelle condizioni di indi-genza, chi ha figli e tutti quei giovani che

hanno difficoltà nel lavoro».La lotta all’illegalità rimane dunque una

delle priorità per la Toscana?«Il recupero dei 160 milioni ha rappresentatoil doppio di ciò che era previsto in bilancio e,fino a maggio 2011, l’incremento medio direcupero si è attestato attorno all’8%. In que-sti casi non si tratta semplicemente di eva-sione generica, ma il recupero avviene so-prattutto in quelle aree di forte illegalità doveoltre all’evasione fiscale, non c’è rispetto dellenorme sanitarie e di sicurezza: lavorano bam-bini, si mangia, lavora e dorme nello stesso lo-cale e via di questo passo. Combattere l’eva-sione fiscale è anche una questione dieducazione, per questo sono in programmanelle scuole, a partire da settembre, spettacoliteatrali per tutta la durata dell’anno scolasticocon lo slogan Chi evade, ruba il tuo futuro».

Quale nuovo traguardo si è prefissato laGiunta a fine del 2011?«Sarei felice di raggiungere il livello dell’annoscorso su cui hanno inciso un paio di una tan-tum molto favorite, di circa sei milioni l’una. � �

Il distretto cinese ha zoned’ombra: cresce tanto, ma tre anni fa una solaimpresa cinese era iscritta a Confindustria

Riccardo Nencini, assessore regionale al Bilancio e alle Finanze

Riccardo Nencini

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 257

La percentualeregistrata a maggio2011 dal recupero

di fondi evasi

RECUPERO

I fondi regionalievasi raccolti dallaRegione Toscananell’ultimo anno

EVASIONEmln

8%

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EVASIONE FISCALE

258 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Se raggiungessimo il livello dello scorso annosignificherebbe, come sta avvenendo ora, chec’è un incremento della lotta all’evasione at-torno all’8%».

Come si opera nell’ottica di fare squadrae di migliorare la condivisione delle infor-mazioni tra i singoli enti e le branche dellapubblica amministrazione?«La prima cosa banale da fare è far sapere allamano destra cosa fa la sinistra e quindi met-tere in relazione i pezzi dello Stato che si oc-cupano di illegalità e di evasione. È ciò cheabbiamo fatto e che stiamo continuando a

fare, ovvero mettere allo stesso tavolo Cara-binieri, Guardia di finanza, Agenzia delleentrate e tutti i soggetti che per ragioni di-verse operano in questa direzione. Perquanto riguarda le operazioni innovative,penso allo scambio di informazioni, ad esem-pio. La Toscana ha fatto partire qualche mesefa un primo programma denominato “Elisa”e coordinato da Comuni, Province e Re-gione per scambiarsi le banche dati locali. Èattraverso questo scambio che è possibilerintracciare con più facilità chi potrebbe eva-dere e quindi occupare uno spazio nel campodell’illegalità. Il terzo punto è rendere efficacile informazioni di strada. Un esempio? Chea Prato vi sia una forma di illegalità diffusalegata alle presenza di imprese cinesi è unfatto, come lo è che tale diffusione è diven-tata palese, perchè i numeri di questeaziende crescono in maniera abnorme. Finoa tre anni fa, era iscritta una sola impresa ci-nese a Confindustria e gli infortuni regi-strati presso l’Inps una decina. La stima diquesti numeri porta a una sola conclusione:qualcosa non va e ci sono zone d’ombra chevanno abbattute».

� �

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SICUREZZA SUL LAVORO

260 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Italia “maglia nera” degli infortuni? Una lettura attenta delle classifiche Eurostat

rivela, al contrario, quanto il nostro paese registri valori positivi e superiori

a quelli della media europea. Il punto del presidente dell’Inail Marco Sartori

Elisa Fiocchi

Un nuovo modello culturale

Il 2010 si è chiuso con un trend favore-vole dell’andamento infortunistico inItalia. L’ultimo rapporto relativo alla si-curezza sul lavoro pubblicato dall’Inail

ha registrato un consolidamento dei datiemersi nel 2009, con una flessione degli in-cidenti mortali del 6,9%, a cui segue un calodegli infortuni scesi da 790 a 775mila casi.Per la prima volta dal dopoguerra insomma,si va al di sotto dei mille morti, in una fase dicongiuntura economica meno sfavorevoleespressa da un calo occupazionale dello 0,6%.Il presidente di Inail, Marco Sartori, coglie inquesto meccanismo virtuoso l’affermazione diun nuovo modello culturale della sicurezza sullavoro. «È un processo avviato da tempo mache negli ultimi anni ha subito una forte ac-celerazione, a testimonianza del suo consoli-damento nella coscienza collettiva del Paese».

Quali politiche e iniziative hanno con-sentito di raggiungere un traguardo così

importante?«Gli interventi del Parlamento e dei governi,in una sorta di azione congiunta con quelli diimprese e sindacati, stanno sempre più sensi-bilizzando sul valore etico e socio-economicodi questi temi. E in tale ambito, l’Inail hasvolto un ruolo propulsivo strategico, grazieanche all’ampliamento delle funzioni volutodal legislatore, su tutto ciò che è prevenzione:non solo nel tradizionale ambito assicurativo,ma anche nella cura e riabilitazione dell’assi-stito e nel suo reinserimento di vita».

Se nel 2009 l’andamento dell’economianazionale aveva influito sulla flessione de-gli infortuni e dei decessi sul lavoro,quanto ha inciso la crisi occupazionale del2010 sull’attuale rapporto? È possibile ef-fettuare una stima sul primo trimestre del2011?«Già lo scorso anno, nell’analisi dell’anda-mento degli infortuni sul lavoro, pur ricono-scendo l’effetto della crisi nella riduzione de-gli incidenti, evidenziai con forza quantoquest’aspetto avesse riguardato solo una com-ponente minoritaria del fenomeno e come leflessioni più significative registrate in termininumerici fossero da attribuire per lo più al-l'effettivo incremento dei livelli generali di si-curezza in atto ormai da tempo in Italia. Amaggior ragione credo che tale analisi sia va-lida anche quest’anno, in cui il peso negativodella contingenza – che pure continua a in-fluire nell’economia e nell’occupazione – ètuttavia di portata assai più limitata rispettoa quello precedente. Il dato rilevante da no-tare, semmai, è come il 2010 abbia più che

Marco Sartori, presidente

dell’Istituto nazionale

per l’assicurazione contro

gli infortuni sul lavoro

Page 217: Dossier Toscana 07 2011

Marco Sartori

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 261

mai confermato il consoli-darsi definitivo del migliora-mento degli incidenti sul la-voro, ribadendo quanto leimplicazioni della crisi ab-biano una portata minimalee, dunque, non incisiva nellavalutazione globale del feno-meno».

L’impegno di Inail nel fu-turo è quello di diventareun punto di riferimento vir-tuoso in Europa. Quali po-litiche di prevenzione con-sentiranno di raggiungereuna posizione di rilievo a li-vello internazionale?«Ritengo che già adesso, dopol’incorporazione nell’Inaildell’ex Ipsema e dell’ex Ispesl- sancito dall’ultima manovra

estiva e che ha segnato la nascita ufficiale delPolo della salute e della sicurezza -, l’Istitutosi stia qualificando come un modello a li-vello internazionale che oggi ha tutte le po-tenzialità per realizzare, in modo autentico, lapresa in carico globale del lavoratore. Il com-pito che ci attende nell’immediato futuro èconsolidare le fondamenta del faticoso maesaltante percorso portato avanti in questi ul-timi anni e che ha visto l’Istituto diventare unvero e proprio consulente globale della pre-venzione sui luoghi di lavoro, acquisendo unruolo strategico anche in un settore fonda-mentale come la ricerca. Si tratta, dunque, dipromuovere con ancora più intensità que-st’approccio multidisciplinare e complesso:una grande sfida, certo, ma all’altezza dellenostre possibilità».

La collaborazione con imprese e sindacatiquanto ha determinato sui dati raggiuntinel 2010? Che cosa è necessario migliorare � �

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SICUREZZA SUL LAVORO

262 • DOSSIER • TOSCANA 2011

per giungere valori ulteriormente soddi-sfacenti?«Se il miglioramento dell’andamento infor-tunistico sul lavoro ha acquisito un carat-tere ormai “strutturale” è per effetto dellosforzo congiunto di tutti i soggetti - pubblicie privati - interessati in tal senso nell’ambitodel welfare. Aziende e sindacati hanno svoltosenza dubbio un ruolo determinante. Perquanto riguarda l’Inail, sin dai primi giornidel mio mandato ho sostenuto l’essenzialitàdelle sinergie: un principio che si è tradotto,da una parte, nei tanti protocolli d’intesasottoscritti con le parti sociali per una mag-giore diffusione della sicurezza e, dall’altra, inuna politica di incentivi alle aziende in ma-teria di prevenzione e, allo stesso tempo, pre-miante nei confronti di quelle virtuose.L’Inail di oggi è più che mai lontano dal-l’immagine di Istituto punitivo del passato equesta percezione credo sia ormai ricono-sciuta da tutti. Nostra intenzione è conti-nuare questo cammino di collaborazione,con sempre più convinzione, volontà ed en-tusiasmo».

Come l’Italia si colloca nel panorama eu-

ropeo in termini di sicurezza sul lavoro?Quali politiche europee considera modellidi virtuosismo da adottare anche nel no-stro paese?«L’Italia può avere senza dubbio da impararedalle esperienze di altre realtà europee perquanto riguarda il contrasto agli incidentisul lavoro, ma allo stesso modo ha tutte le ca-ratteristiche per essere, già oggi, un esempioda prendere a modello. Spesso i mass media– ma questo è un “gioco delle parti” com-prensibile (e lo dico senza polemica, ma conla riconoscenza verso l’opera di sensibilizza-zione promossa dai mezzi di informazione) –tendono ad attribuire al nostro Paese la co-siddetta “maglia nera” degli infortuni. Al con-trario, una lettura attenta delle classificheEurostat – che consideri con attenzione i di-versi parametri statistici adottati da ciascunostato nella valutazione del fenomeno – rivelaquanto l’Italia registri valori positivi assai su-periori a quelli della media Ue. Al di là diqueste letture improprie, la nostra realtà è permolti aspetti già virtuosa e, anche grazie al-l’Inail, il tempo non farà che rendere questaevidenza ancora più inoppugnabile».

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SICUREZZA SUL LAVORO

264 • DOSSIER • TOSCANA 2011

«C’è bisogno di una serie storica di risultati, cosa che non accade da un decennio in Italia».Giuseppe Casadio, membro del Cnel, offre una lettura critica, non solo globale, sul rapporto di sicurezza sul lavoro del 2010Elisa Fiocchi

Come abbattere il muro degli infortuni

più frequenti gli appalti interni alle aziende - ealla frammentazione del ciclo produttivo haincrementato questo tipo di incidenti. Il mo-tivo è semplice: intervengono nello stesso spa-zio più imprese appaltatrici che seguono cia-scuna il proprio segmento produttivo, con lapossibilità frequente che un’impresa non siaconsapevole dei rischi che le possono derivaredall’impresa a fianco. Un altro aspetto da con-siderare è l’inserimento di lavoratori immigratinei cicli produttivi. Ciò significa in molti casiminore formazione e maggiore difficoltà nelleggere alcuni cartelli di regolamentazione esicurezza. La diffusione di contratti atipici, poi,ha permesso di inserire nel ciclo produttivo la-voratori che restano per un tempo limitato enon hanno un’esperienza specifica».

Oggi anche lo stress in azienda influiscesulla sicurezza del lavoratore?«È un aspetto da non sottovalutare perchè esi-stono alcune tecnologie e modalità operative,collegate all’innovazione, in grado di aumentarequello stress che è significativo per gli inci-denti, ma lo è ancora di più quando si affrontaun altro capitolo, quello delle malattie sul la-voro. In un’analisi totale, questo tema è diffi-cilmente scindibile dall’infortunio mortale per-chè anche le malattie contratte sul luogo dilavoro possono condurre a morte. In una stimadell’Organizzazione mondiale della Sanità, imorti ogni anno di malattie contratte sul lavorosono quattro volte tanto rispetto agli incidenti».

Come giudica nel nostro paese, la sorve-

Il calo degli incidenti mortali sul lavoro,sceso sotto la soglia dei mille, è certa-mente un dato significativo ma da consi-derarsi all’interno di un quadro temporale

più ampio, che esuli dai numeri a pioggia edalle letture globali. Lo sostiene Giuseppe Ca-sadio, presidente della II Commissione delCnel, che guarda al trend del 2011 con estremacautela: «Mi risulta che stia peggiorando sensi-bilmente: nei bollettini mensili finora pubbli-cati da Inail, soprattutto nei primi mesi del2011, ho notato un’accelerazione dei dati». Inattesa del prossimo rapporto che offrirà una let-tura completa, Giuseppe Casadio rivela tutte ledifficoltà di un paese che non riesce a diminuirei propri valori, significativamente e stabilmente,da ormai dieci anni.

Come creare le basi per un trend costantenel nostro paese? E quali sono, nello speci-fico, i fattori di rischio più comuni da teneresotto controllo all’interno di un’azienda? «Per capire cosa dovrebbe essere fatto bisognaleggere i dati, individuare le cause prevalenti e

quelle d’infortunio. Serve forma-zione, vigilanza e investimenti ma,così espressa, l’affermazione parefin troppo generica. Le cause pre-valenti negli ultimi anni deri-vano dai casi di incidenti dainterferenza: la tendenza del-l’ultimo periodo a modifi-care le forme organizzativedelle imprese - rendendo

Giuseppe Casadio,

presidente

della II Commissione

del Cnel

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Giuseppe Casadio

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 265

glianza sanitaria e la fre-quenza delle visite aziendali?«Abbiamo un quadro norma-tivo buono anche nel contestointernazionale, mi riferisco allalegge 626. Però l’economia ita-liana è segnata da piccole im-prese difficili da controllare eda un’organizzazione della vi-gilanza non eccelsa e adegua-tamente attenta a commisu-rare gli interventi a una letturacritica dei fenomeni e non sol-tanto finalizzata ai numeri a pioggia. Tutto ciònon ci permette di considerare adeguato il sistemapreventivo e dei controlli. Oltre il 53% degli in-cidenti denunciati si verifica in un numero di im-prese che rappresenta lo 0,5% del totale: alcunehanno una frequenza altissima di infortuni de-nunciati, in altre le denunce sono sporadiche. Perdare una valutazione d’efficacia serve dunqueuna lettura critica e non solo globale».

Rispetto all’Europa, qual è il livello di sicu-rezza raggiunto nel nostro paese?«L’Italia non è fra i migliori né fra i peggiori. Tut-tavia negli ultimi anni il trend europeo, ancheconsiderando l’Europa allargata a 27 Stati, regi-

stra una diminuzione più forte rispetto al no-stro paese. Se è vero che siamo nella media eu-ropea, gli altri paesi confermano una costantediminuzione. Nei dati Eurostat, ad esempio,sul numero degli incidenti mortali per ognimiliardo di Pil prodotto, l’Italia occupa unaposizione significativamente peggiore».

In termini di costo economico, quantopesano le spese che la collettività sostieneper fronteggiare le conseguenze di infortunie malattie professionali?«C’è una stima di qualche anno fa, su cui con-vergono sia Inail sia il ministero del Lavoro,che attesta il costo economico (sommando ri-

sarcimenti, pensioni per invalidipermanenti, costi della cura, co-sti delle terapie e cosi via) in un3,2% del Pil, quantificabile,qualche anno fa, in 45 miliardidi euro».

Quando si potrà allora par-lare di un calo significativo de-gli infortuni sul lavoro?«Per dare una valutazione di ap-prezzamento per una nuova si-gnificativa diminuzione serviràun trend che si consolidi per al-meno un arco di tempo piùlungo. Un traguardo di almenocinque anni, che escluda il ri-schio di avere tra le mani datipuramente occasionali».

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MEDIAZIONE

Apartire dal 20 marzo 2011 è entratain vigore la normativa sulla media-zione. Questa è una procedura dirisoluzione delle controversie in base

alla quale un terzo, neutrale, imparziale e indi-pendente – il mediatore – assiste le parti, gui-dando la loro negoziazione e orientandola versouna conciliazione, ovvero un accordo recipro-

camente soddisfacente. La mediazione può es-sere attivata su domanda di parte prima del-l’inizio del giudizio o – valutata la natura dellacausa, lo stato dell’istruzione e il comporta-mento delle parti – su invito del giudice, oppurepuò essere prevista da una clausola contrattuale.«In estrema sintesi – spiega l’avvocato LauraManfulli del foro di Firenze –, il decreto legi-slativo 4 marzo 2010, n. 28 sulla mediazione inmateria civile e commerciale prevede che, primadi intentare un giudizio davanti all’autorità giu-diziaria, la parte debba promuovere un tentativodi conciliazione – la cui durata non sarà supe-riore ai quattro mesi –, pena la improcedibilitàdella domanda giudiziale introdotta».

Quali sono le materie nelle quali il tenta-tivo di conciliazione costituisce condizione diprocedibilità?«In tutte le controversie riguardanti condomi-nio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie,patti di famiglia, locazione, comodato, affitto diaziende, risarcimento danni da circolazione diveicoli e natanti, risarcimento danni da respon-sabilità medica, risarcimento danni da diffama-zione a mezzo stampa o pubblicità, contratti as-sicurativi, bancari e finanziari. Tuttavianell’ambito delle materie per le quali la media-zione è obbligatoria, esistono delle deroghe spe-cifiche, indicate dallo stesso decreto».

In che modo si deve presentare l’istanza dimediazione e come si svolge la procedura?

La mediazione civile e commerciale. Un’innovazione normativa volta a risolvere le controversie su

diverse materie. In un massimo di quattro mesi e con un accordo soddisfacente per entrambe le

parti. Laura Manfulli spiega i dettagli del decreto legislativo già entrato in vigore

Valerio Germanico

I vantaggidella mediazione

L’avvocato Laura Manfulli, del foro di Firenze

[email protected]

272 • DOSSIER • TOSCANA 2011

Page 225: Dossier Toscana 07 2011

Laura Manfulli

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 273

«L’istanza deve indicare l’organismo, le parti,l’oggetto e le ragioni della domanda. All’attodella presentazione della domanda di media-zione, viene designato il mediatore e fissato ilprimo incontro tra le parti, che deve avvenirenon oltre quindici giorni dal deposito della do-manda. Se viene raggiunto l’accordo, il media-tore redige il processo verbale, al quale è allegatoil testo dell’accordo».

E qualora le parti non convengano a un ac-cordo?«In questo caso il mediatore può formulare unaproposta di conciliazione. Una volta ricevutaquesta in forma scritta, le parti, entro settegiorni, fanno pervenire al mediatore l’accetta-zione o il rifiuto della proposta. Se è raggiuntol’accordo amichevole, si redige il processo ver-bale, che deve essere sottoscritto dalle parti e dalmediatore, che certifica l’autografia della sotto-scrizione delle parti. Per divenire titolo esecu-tivo, il verbale deve essere omologato con de-creto del presidente del tribunale, cheprovvederà ad accertare la regolarità formale esostanziale del verbale».

Come è stata accolta, dagli addetti ai lavori,questa innovazione?«La stragrande maggioranza dell’avvocatura hasollevato dei dubbi e si è elevata in uno stato diagitazione che ha portato anche ad alcune asten-sioni volontarie in aula durante le udienze comeforma di protesta. In particolare, l’Organismounitario dell’avvocatura italiana ha sollevato al-cune eccezioni di costituzionalità, in meritoagli articoli 76 e 77, per contrasto tra legge de-lega e decreto legislativo, poiché nel decretonon è esplicito il criterio o parametro volto a se-lezionare gli organismi deputati alla media-zione. Un certo contrasto si ha anche per i ri-flessi del diniego all’accoglimento della propostadel mediatore e sull’iter del successivo giudizio.Infine, secondo l’Oua, si rompe il trattamentoparitario tra attore e convenuto».

Questi dubbi sono stati risolti?«Il ministro della Giustizia Angelino Alfano,durante un incontro, ha proposto l’introdu-zione dell’assistenza necessaria degli avvocatinei procedimenti di conciliazione e la costitu-

zione di una cabina di regia permanente tra ilministro e l’avvocatura per risolvere il problemaurgente della riduzione dell’arretrato civile. Ciòcon il coinvolgimento dell’avvocatura nella giu-risdizione, la promozione della negoziazione,l’introduzione di limiti per valore alla concilia-zione obbligatoria o, in alternativa, la fissazionedi tariffe graduate».

Ci sono state delle iniziative propositive daparte dell’Oua?«L’Ordine degli avvocati di Firenze ha creatol’Ocf, l’Organismo di conciliazione di Firenze,ente senza scopo di lucro. Creato nel 2005 connotevole senso di lungimiranza, è il primo casonazionale di un organismo che riunisce in unprogetto unitario, supportato da un comitatoscientifico, gli ordini di avvocati, commerciali-sti e notai. Offre un servizio di mediazione, affi-dato a professionisti, per tutte le conciliazionidi controversie in materia civile, societaria ecommerciale».

L’Ocf è un ente senza scopodi lucro che offre un serviziodi mediazione, affidatoa professionisti, per tutti i tipidi conciliazione in materia civile,societaria e commerciale

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288 • DOSSIER • TOSCANA 2011

ORGANIZZAZIONE SANITARIA

È composito il quadro tracciato dall’assessore al Diritto alla salute, DanielaScaramuccia, impegnata in un tour itinerante presso le principali Asl della Toscana:«Così nel piano sanitario troveranno spazio anche le indicazioni dei cittadini e degli operatori»Paola Maruzzi

Tappa dopo tappa il polso della sanità toscana

tutto. L’altra è una motivazione più personale,che nasce dalla volontà di rendermi conto dellesituazioni direttamente. Considero doverosouscire dall’assessorato, incontrare gli interlocu-tori, i cittadini, i soggetti istituzionali nei loroterritori, dove si percepiscono i problemi conun’urgenza diversa».

Queste giornate sono sostanzialmente diascolto. Facendo un bilancio sulle visite por-tate a termine, quali considerazioni sonoemerse?

Nell’aprile dello scorso anno, ap-pena nominata assessore al Di-ritto alla salute della Toscana, Da-niele Scaramuccia ha trovato sulla

sua scrivania la “giornalata” sul Pronto Soc-corso di Careggi, quartiere di Firenze, in pra-tica il report in cui vengono pubblicati disser-vizi o fatti irregolari. «Ritenni giusto, vistaanche la vicinanza, andarci immediatamente»racconta Scaramuccia. Inizia così una sorta diindagine sul campo per tastare il polso delleaziende ospedaliere che, a distanza di unanno, è ancora in corso. «Posso dire di avergirato il territorio regionale in lungo e inlargo e non ho ancora finito. Dopo l’inte-ressante giornata maremmana del 14 giu-gno, con la visita agli ospedali “periferici” diPitigliano, Castel del Piano e Grosseto, leprossime tappe saranno Capraia e l’Isolad’Elba». Seppure il giro non sia completo èpossibile fare un bilancio su quanto finoraraccolto.

Perché, sin da subito, ha preso la deci-sione di visitare le aziende ospedalieredella regione?«La decisione nasce da una duplice esigenza:la prima direi oggettiva, cioè la conoscenzadi un territorio, di esperienze e soggetti diuna regione che non è la mia e di un mo-dello sanitario pubblico portato ad esempioper le sue caratteristiche di efficienza e qua-lità delle cure. Quindi conoscere prima di

Sotto, Daniela

Scaramuccia,

assessore al Diritto

alla salute

della Toscana

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TOSCANA 2011 • DOSSIER •289

Daniela Scaramuccia

«Le voci di bilancio sono molteplici e sarebbeoggettivamente semplicistico tradurle in ungiudizio con il segno più o con il segno meno.Francamente sono soddisfatta, ho tratto daqueste visite grande arricchimento anche seemergono difficoltà su servizi specifici e suitempi di attesa per alcune prestazioni diagno-stiche o disagi per lavori di ammodernamentoe ristrutturazione di reparti. Penso al grandeimpegno di riqualificazione dei Pronto Soc-corso, che sta dando i risultati previsti: sta in-fatti crescendo il gradimento dei cittadini perl’accoglienza, il comfort e l’attesa. Quindi al-cune critiche stanno rientrando via via che i la-vori vengono ultimati, o nel momento in cuiuna diversa organizzazione dei servizi ha iltempo di dimostrare l’efficacia e l’efficienzadelle risposte sanitarie».

Non tutti però sono concordi nel ritenereil sistema sanitario toscano un modello,come ricordato in più occasioni da StefanoMugnai, vicepresidente della Commissionedella Sanità regionale.«Francamente, più che di accuse, parlerei di ti-mori, di incertezze che derivano dalla fase digrande cambiamento che dobbiamo affron-

tare, e stiamo affrontando, vuoi per il difficilis-simo quadro economico e finanziario che, inu-tile negarlo, comporta conseguenze, vuoi per imodelli organizzativi che stiamo introducendo,e penso all’intensità di cura».

Scendendo nelle singole realtà territorialiquali sono i punti forza e quali invece le cri-ticità più rilevanti?«La realtà è davvero composita. Prima di tuttolo è per caratteristiche socio-demografiche econseguenti bisogni di salute. Mi sento piutto-sto di indicare un denominatore comune che ri-siede nel fatto che ogni territorio si caratterizzaper qualcosa di specifico e di qualità, il cuisguardo di insieme ci restituisce una sanità to-scana complessivamente in salute. Certo nontroveremo i servizi migliori o le migliori speri-mentazioni tutte concentrate in un’unica � �

Di fianco, inaugurazione della sede Nord Ovest

dell’Estav (Enti per i Servizi Tecnico-amministrativi

di Area Vasta) e, sotto, l’incontro con i vertici dell’Als

di Grosseto

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290 • DOSSIER • TOSCANA 2011

ORGANIZZAZIONE SANITARIA

azienda, ma un’offerta variamente collocata e ar-ticolata che in alcuni casi è eccellente. E, sepenso alla visita più recente, posso dire chesono rimasta piacevolmente colpita dal grandelavoro fatto a Castel del Piano, di integrazionetra medici di famiglia e azienda sanitaria per lagestione delle cure primarie e l’integrazione deiservizi tra ospedale e territorio. A proposito diintegrazione, sono certa che le Società della sa-lute sono e saranno sempre più un punto di ri-ferimento essenziale per le comunità locali peroffrire, non solo servizi, ma anche salute».

A gennaio è partita la terza indagine sulgradimento dei pazienti. Si può dire che c’èuna corrispondenza tra la valutazione deicittadini e il punto di vista degli operatori? «Gli esiti dell’indagine di gradimento non sonoancora disponibili. Ciò che posso sottolineare èla funzione fondamentale delle indagini di gra-dimento svolte in maniera periodica e costantenegli anni dal Laboratorio Management e Sa-nità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.Nel periodo 2007-2009 sono state realizzatequasi 60mila interviste su Pronto soccorso, as-

sistenza ospedaliera, pediatra e medico di base,visite specialistiche e assistenza domiciliare. Lostudio dei risultati è di grande utilità per il ma-nagement e gli operatori sanitari».

Fino a che punto è possibile affermare cheil punto di vista del cittadino incida nellescelte strategiche e organizzative delleaziende sanitarie toscane? «L’ascolto e la partecipazione dei cittadini edegli operatori sono elementi essenziali del-l’azione amministrativa. Del resto ho trovato inquesta Regione apertura e un sistema struttu-rato al riguardo. Stiamo terminando la fase diascolto propedeutica alla stesura del nuovoPiano sociale e sanitario integrato regionale,volta, nelle nostre intenzioni, proprio alla co-struzione di un piano condiviso e nel qualepossano trovare spazio indicazioni e formula-zioni progettuali che sono giunte direttamentedai cittadini e dagli operatori. Negli incontriche si sono tenuti nei mesi passati abbiamo rac-colto molte valutazioni di apprezzamento maanche indicazioni di miglioramento su aspetticonsiderati più critici che sono alla nostra at-tenzione. Le scelte dei cittadini contribuisconoin maniera significativa a indicare la rotta da se-guire per migliorare insieme».

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Emerge qualche difficoltà sui servizispecifici e sui tempi di attesa per alcune prestazioni diagnostiche

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292 • DOSSIER • TOSCANA 2011

ORGANIZZAZIONE SANITARIA

L’altra faccia della sanità toscana

difficile far finta di nulla difronte alla vicenda della vora-gine nei conti della Asl di MassaCarrara e alla mancanza di con-trolli che l’hanno resa possibile,ai 304 milioni di disavanzocomplessivo del sistema sanita-rio toscano nel 2009, ai conti-nui tagli e ridimensionamenti, alle chiusure deipresidi, agli scoraggianti risultati conseguiti dalleSocietà della salute e alla scarsezza dei servizi sulterritorio, alle liste di attesa infinite, ai disservizie, purtroppo, anche ai casi di malasanità».

Dopo Grosseto, con Siena si chiude il“viaggio” attraverso le 12 Asl dellaToscana condotto dalla Commis-sione Sanità della Regione. «È stato

un tour parallelo, ma non identico, rispetto aquello dell’assessore Daniele Scaramuccia» precisaStefano Mugnai, vicepresidente della commis-sione. «Più che incontrare i vertici aziendali, ab-biamo preferito confrontarci con tutti gli attoridella sanità: i medici, gli infermieri, le associazionidi volontariato, le associazioni dei malati, i sin-dacati, le istituzioni locali». Ne è venuto fuori unritratto in chiaroscuro, in cui la visita all’Asl 1 diMassa, costretta a fare i conti con un enormebuco finanziario, ha rappresentato il punto dimassima tensione. «Qui ho toccato con mano ilcrollo di fiducia verso il governo regionale ed èstato imbarazzante gestire l’ostilità degli addettiai lavori».

Tappa dopo tappa ha raccolto tante testi-monianze. Qual è il suo bilancio?«Il sistema toscano non è il paradiso della sanitàcome raccontato per anni, oggi c’è una com-prensibile perdita di fiducia e una diffusa consa-pevolezza che il nuovo piano socio-sanitario in-tegrato dovrà avere elementi di discontinuitàrispetto al passato. È sintomatico che neanche ilgovernatore Rossi, per anni dominus indiscussodella sanità toscana, usi la parola “modello” perfar riferimento alla sanità regionale. È ancor più

Stefano Mugnai, vicepresidente della commissione regionale Sanità,

ha visitato una per una le dodici Asl della Toscana, raccogliendo

testimonianze dal “basso” e scoprendo inefficienze e rallentamenti

di un sistema «per lungo tempo ritenuto un modello»

Paola Maruzzi

Stefano Mugnai,

vicepresidente della

commissione Sanità

della Regione Toscana

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TOSCANA 2011 • DOSSIER • 293

Stefano Mugnai

la percentuale più bassa in Italia, eppure i toscanisono fra coloro che spendono di più in sanità pri-vata non convenzionata, perché le liste di attesaesplodono. Così molti, o meglio chi può per-metterselo, finiscono per pagare servizi sanitariche dovrebbero vedersi garantiti in tempi ragio-nevoli dal sistema sanitario regionale. Questo èprofondamente iniquo e l’unica soluzione è unmaggiore dialogo tra pubblico e privato in regimedi convenzione, un’integrazione da concepire incondizioni di pari dignità, garantendo ai cittadinila libertà di scegliere la struttura a cui rivolgersi».

A che riflessione obbliga ciò che è accadutoalla Asl 1 di Massa Carrara, cioè la scoperta diun buco milionario nel bilancio?«Rossi è diventato governatore facendo leva sulfatto che, quand’era assessore della Sanità, i contifossero in pareggio. Poche settimane dopo le ele-zioni si è scoperto che le cose stavano diversa-mente, che la voragine di circa 300 milioni (240messi a bilancio nel 2009 e il resto nel 2010) si èprodotta nella Asl di Massa Carrara nel corso dimolti anni, periodo in cui Rossi era il dominusdella sanità toscana e la Giunta approvava i bi-lanci, in seguito risultati “taroccati” dell’Asl diMassa».

Di fronte a questa situazione cosa rispondela Regione?«Quando in molti credevano che la sanità toscanafosse un modello, Rossi era in prima fila perprendersi il merito politico, invece ora che emer-gono voragini sui conti, controlli non fatti emille problematiche, il governatore declina ogniresponsabilità politica: un po’ troppo comodo. Laverità è che a Massa la voragine si è prodotta pro-prio perché si è voluto alimentare un apparato elo si è fatto anche per logiche politiche volte allaproduzione di consenso in condizioni di non so-stenibilità economica. In questo sistema c’è statoanche qualcuno che, mentre “taroccava” i contiper perpetuare tale andazzo, a un certo punto hadeciso di ritagliarsi anche una sorta di commis-sione. Ma sui 300 milioni di voragine la partecausata da vero e proprio peculato è una fra-zione minimale. Il grosso della cifra deriva pro-prio dal malfunzionamento del sistema in questianni».

Quali priorità andrebbero affrontate per mi-gliorare l’accesso e la fruibilità da parte dei cit-tadini? «La vera priorità è riportare la persona al centro.Sembra una frase retorica, ma in Toscana non loè. Qui il sistema sanitario, iperdirigistico e afflittoda elefantiasi, anno dopo anno è passato dall’es-sere un mezzo al servizio dei cittadini a un merofine delle politiche regionali, questo per ovvie ra-gioni: governare un apparato così complesso si-gnifica controllare un pezzo importante della To-scana. Tutto ciò genera inevitabilmente sprechi einefficienze. Sarà un caso, ma è rilevante il fattoche gli ultimi due governatori della Toscanahanno prima ricoperto l’incarico di assessori allaSanità della Regione».

Ha più volte detto che manca una pro-grammazione nel campo dell’integrazione trasanità pubblica e privata. Che cambiamentoporterebbe questa sinergia?«Il volume di sanità gestita in convenzione daiprivati in Toscana è ormai sotto al 3%, credo sia

La quota del settoresanitario regionale

gestita in convenzionedai privati

PRIVATO3%

Il buco nel bilanciofatto registrare

negli anni precedentidall’asl di Massa Carrara

EUROmln

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294 • DOSSIER • TOSCANA 2011

ODONTOSTOMATOLOGIA

L’odontostomatologia è quella brancadella medicina che studia le affezionidei denti e della bocca. Nella quoti-diana attività clinica, gli specialisti in

odontostomatologia curano la bocca e i suoicomponenti, ma con un’attenzione particolare ela considerazione che curare la bocca di una per-sona vuol dire intervenire su una parte impor-tante del suo corpo e, soprattutto, una parte chesi trova in interazione con tutto il resto dell’or-ganismo. L’adeguata cura della malattia paro-dontale spesso ha un ruolo fondamentale nellaprevenzione di altre patologie che non interes-sano il cavo orale e, inoltre, nel prevenire i casidi parti prematuri. Il professor Massimo DeSanctis, specialista in odontostomatologia e pa-rodontologia, ha svolto importanti ricerche inquesto settore. Queste hanno dato considerevolirisultati nel migliorare il trattamento chirurgicodelle parodontiti.

Su quali studi si è concentrata maggior-mente la sua attività di ricerca?«Ho lavorato moltissimo nel campo della rige-nerazione tissutale e della chirurgia mucogengi-vale estetica. Sono due aree che negli ultimi de-cenni hanno prodotto grandi cambiamenti nellaterapia della malattia parodontale. Quest’ultima,oggi, è la causa più frequente della perdita deidenti e se non diagnosticata in tempo pro-duce gravi deficit funzionali nei pazienti chene sono affetti. Le nuove terapie e le modernetecniche chirurgiche possono nella maggiorparte dei casi arrestare la malattia e rico-struire i tessuti distrutti, restituendo al pa-ziente funzione ed estetica».

Si è avvalso della collaborazione di colleghiper queste ricerche?«Insieme al professor Zucchelli, dell’Università diBologna, abbiamo ideato, e per molti anni svi-

Migliorare il trattamento delle parodontiti Il professor Massimo de Sanctis, specialista

in odontostomatologia e parodontologia, espone

i risultati della ricerca sulle tecniche chirurgiche

per la cura delle parodontiti degli ultimi decenni

Luca Cavera

luppato, delle nuove tecnichechirurgiche che oggi sono am-piamente utilizzate. I risultatiraggiunti sono stati raccolti inun volume che per molti anni è stato un puntoriferimento per chi, nella professione, si occupadi estetica parodontale».

Quindi questi risultati hanno un’applica-zione in particolare per quel che riguardal’estetica?«Non solo. Credo sia utile ricordare che la tera-pia della malattia parodontale non attiene soloalla cura della salute della bocca o dell’aspettoestetico del sorriso. Come è stato evidenziato daipiù recenti lavori scientifici, vi sono significativeconnessioni tra la parodontite e l’infarto del mio-cardio, tra la parodontite nella madre e la nascitadi bambini prematuri e sottopeso e, inoltre, fra laparodontite e il diabete. Quindi curare la propriabocca partecipa a curare l’intero organismo».

Quali sono i prossimi obiettivi di ricercadei quali si sta occupando?

Il professor Massimo de Sanctis,

specialista in odontostomatologia e parodontologia,

svolge la libera professione nel suo studio di Firenze

[email protected]

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«Il mio studio è nato come monoprofessionale,affiancando la mia ricerca nella parodontologiae, successivamente, anche all’implantologia. Congli anni però lo studio si è ingrandito, diven-tando multidisciplinare. Oggi, un’équipe di va-lidi colleghi collabora con me per garantire al pa-ziente tutte le terapie: conservativa, endodonzia,protesi, ortodonzia, oltre naturalmente allagrande attenzione che da sempre prestiamo allaprevenzione e all’igiene orale».

Quali sono le richieste dei pazienti cheoggi maggiormente occupano l’attivitàdello studio?«Un moderno studio professionale, attual-mente, non può prescindere da una grandeattenzione all’estetica. Il paziente vuole unabocca sana, ma anche un sorriso gradevole,che gli garantisca una migliore qualità dellavita di relazione. Quindi molta attenzione, inmaniera trasversale fra tutte le discipline, è ri-volta alle esigenze estetiche del paziente».

Per il paziente, quali sono i vantaggi cheoffre uno studio nel quale si lavora inteam?«Lavorare in gruppo, non solo garantisce alpaziente un servizio più efficiente, ma è peril professionista una maniera più efficace dilavorare. Questo perché in gruppo vengonodiscussi i piani di trattamento, in gruppovengono valutati vantaggi e svantaggi dellediverse terapie e viene considerato con mag-gior efficacia anche il rapporto costo-benefi-cio della terapia per il paziente».

«Recentemente, il mio gruppo ha iniziato a oc-cuparsi di un nuovo ambito di ricerca: il rap-porto tra i tessuti molli e gli impianti. In parti-colare stiamo valutando e testando delle nuovetecniche chirurgiche, che potrebbero migliorarel’integrazione estetica degli impianti e la stabilitàdei tessuti che li circondano».

Può approfondire questo argomento?«Oggi l’osteointegrazione, cioè il rapporto stabiletra osso e impianto è un dato acquisito: i nuovimateriali, il disegno degli impianti e le modernetecniche chirurgiche offrono grandi garanzie aipazienti. Molto invece resta ancora da svilupparenel campo dell’integrazione tessutale, nel riuscirecioè a trasferire la stabilità del rapporto osso-im-pianto anche al rapporto gengive-impianto.Questo è di primaria importanza per la salutedell’impianto, ma anche per la riuscita esteticadella ricostruzione».

Qual è il rapporto fra la sua attività di ri-cerca e la sua esperienza didattica?«La didattica è certamente assai gratificante. Par-tecipare alla formazione professionale di tantigiovani, nel corso degli anni, è una esperienzastraordinaria. Il rapporto con i ragazzi è uno deiprincipali stimoli per proseguire la ricerca clinica,ma lo è ancor di più il confronto con gli studenti.Questo è una palestra continua, dove il docenteconsegna le sue cognizioni e il discente le critica:sviluppando un processo che porta a una crescitacostante».

Come si è evoluta l’attività del suo studio inrelazione ai risultati delle sue ricerche?

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 295

Massimo de Sanctis

Il professor Massimo De Sanctis si è laureato in Medicina e chirurgia especializzato in Odontoiatria all’Università di Firenze, per proseguire poi glistudi alla Boston University (Boston, USA), conseguendo il diploma dispecializzazione in Parodontologia. In seguito, ha ottenuto il diploma dispecializzazione in odontoiatria e protesi dentaria presso l’Università diFirenze. La sua carriera didattica è cominciata a Roma (1987-88) ed èproseguita a Bologna, dove ha insegnato per dieci anni (1989-99) e hasviluppato molta parte dell’attività di ricerca, fino ad approdare a Siena, doveè anche responsabile del Master in parodontologia. È autore di oltre 100pubblicazioni scientifiche; è stato presidente della Società Italiana diParodontologia ed è socio dell’Accademia Americana di Parodontologia.

Fra ricerca e didattica

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TRA PARENTESI

Quanto alle offerte per accaparrarsi nuova clientela,non sempre sono corrette: i tassi allettanti vengono ri-conosciuti per un periodo più breve di quello pubbli-cizzato, si promettono prelievi bancomat all’estero gra-tuiti, mentre per estero si intende solo l’area euro.Non va meglio con le assicurazioni: i consumatori,penalizzati dalla crisi economica, hanno reagito agli au-menti praticati, in particolare nella Rc auto, denun-ciandoci incrementi insopportabili, tali da scoraggiareil rinnovo delle polizze da parte della clientela. È un fe-nomeno particolarmente diffuso in alcune zone delPaese, particolarmente grave perché riguarda un con-tratto assicurativo che la legge vuole obbligatorio. An-che la vigilanza delle imprese sulla rete di agenzie a voltelascia a desiderare: l’Autorità ha sanzionato le compa-gnie i cui agenti inviavano solleciti di pagamento perpolizze già oggetto di disdetta. In pratica, un escamo-tage per indurre il cliente a non cambiare compagnia,nel dubbio di dovere pagare un doppio conto. Ep-pure, anche di fronte a queste pratiche scorrette, pun-tualmente sanzionate dall’Antitrust, non riesco a esserepessimista. Al contrario, la consapevolezza che altre bat-taglie vadano vinte, mi rafforza nella convinzione di es-sere sulla strada giusta. Al legislatore abbiamo indicatole misure necessarie per rendere più concorrenzialibanche e assicurazioni. Fino a oggi non sono statoascoltato, ma so di avere al mio fianco tutti quei con-sumatori che non si sentono tutelati, insieme alla partemigliore del settore bancario e assicurativo che nellacura del cliente individua il vero senso della propriaazione.

C’è un risultato della mia esperienza al-l’Antitrust che mi rende particolarmentefiero: avere contribuito all’abolizionedello jus variandi, quel particolare di-

ritto delle banche di cambiare le condizioni contrattualisenza garantire al cliente alcuna possibilità di reazione.Eppure, quando ogni settimana esamino insieme alCollegio le denunce dei consumatori contro il settoredel credito, capisco che ho vinto la battaglia, ma non laguerra. Ce ne vorranno altre di battaglie perché al cit-tadino sia garantita l’informazione necessaria per sce-gliere liberamente. La relazione sull’attività dell’Antitrustnel 2010, da poco inviata in Parlamento, confermaquesta mia convinzione. Sul mercato troviamo ancoraostacoli allo spostamento del conto corrente, attraversosotterfugi che non fanno onore alle banche: tempi diestinzione lunghissimi e imprevedibili; addebito di speserelative alla gestione del conto dopo che il cliente ne hachiesto la chiusura; mancata comunicazione di condi-zioni che ostacolano la chiusura stessa. Senza voler faredi tutta l’erba un fascio, le denunce dei consumatori ciindicano che spostare un conto corrente richiedeun’energia e una determinazione titaniche.Anche sulla portabilità dei mutui, nonostante la vigi-lanza dell’Antitrust, qualche banca continua a mettereostacoli alla decisione del cliente di spostarsi su un’altraazienda che offre condizioni più vantaggiose. Lo fadando ai consumatori risposte scorrette o incomplete,che rischiano di confondere i consumatori stessi, oppureallungando al di là del sopportabile i tempi della surroga(vale a dire la “cessione” del mutuo a un altro istituto).

di Antonio CatricalàPresidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato

LA CORRETTA INFORMAZIONEÈ UN DIRITTO DEI CONSUMATORI

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 299

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GENIUS LOCI

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Cesara Buonamici

Rigenerare mente e palato

Ai più è nota come volto o, me-glio, mezzobusto televisivo. Manon tutti forse sanno che CesaraBuonamici, storica conduttrice

del Tg5 (del quale oggi è anche vicediret-tore), possiede insieme alla famigliaun’azienda agricola sulle colline di Fiesole,dove è nata. Un luogo nel quale ama ancoraspesso tornare nei weekend e che le con-sente, oltre che di rigenerarsi, di ritrovare ibuoni sapori che rendono la Toscana e Fi-renze unici nel mondo: non acaso la sua stessa azienda pro-duce olio d’oliva extraver-gine, ma anche zuppe, sughipronti e addirittura cosme-tici (saponi e creme, sempre abase d’olio), il tutto rigoro-samente biologico.

Firenze è conosciuta intutto il mondo ed è meta diturismo internazionale. Maquali sono, tra i luoghi menonoti al grande pubblico,

Cesara Buonamici, conduttrice e vicedirettrice del Tg5,

tiene molto al suo «essere fiesolana».

Mentre di Firenze apprezza soprattutto gli «antichi

quartieri oltre l’Arno» in cui «quotidianamente si riproduce

quel talento tutto fiorentino di trasmettere la bellezza»

Riccardo Casini

TOSCANA 2011 • DOSSIER • 301

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302 • DOSSIER • TOSCANA 2011

GENIUS LOCI

�� quelli di sicuro interesse artistico e paesag-gistico?«Il mio consiglio è di scoprire a piedi gli an-tichi quartieri di Firenze oltre l’Arno per go-dere del magnifico passato di questa città edelle tante attività artigiane che da secoli la ar-ricchiscono con i loro manufatti artistici: da-gli orafi agli intagliatori del legno, ma anchele sete pregiate e le manifatture dell’argento,gli oggetti in pelle o in ceramica».

A quali quartieri fa riferimento in parti-colare?«Penso al dedalo di viuzze di Santo Spirito eBorgo San Frediano, tra monumenti, chiese,musei e le botteghe in cui quotidianamente siriproduce quel talento tutto fiorentino di tra-smettere la bellezza».

Lei è nata a Fiesole. Quali sono i luoghi dellecolline fiorentine ai quali è maggiormente le-gata per ricordi o altri motivi personali?«Inutile dire che tengo molto al mio esserefiesolana. Fiesole non è solo ricca di storia e dicultura come città etrusca e poi romana, madalle sue strade panoramiche si possono godere

le più belle visuali della culla del Rinascimento.Consiglio una passeggiata fino al Conventodi San Francesco sulla sommità della collina ea Monteceneri, dove Leonardo da Vinci speri-mentò la sua macchina del volo nel 1506. Maci sono anche i meravigliosi giardini di FonteLucente sulla via di Vincigliata. Infine, perconcludere la giornata, l’ideale è prendere ilfresco e godersi musica e spettacoli all’Estatefiesolana nell’Anfiteatro romano».

A proposito di serata, quali sono i localiche consiglierebbe per un’ottima cena?Quali specialità offrono in particolare?Dove è possibile trovare invece i migliorivini e magari trascorrere una serata di de-gustazione?«È difficile sbagliare se si scelgono locali chepropongono piatti semplici, dove quel checonta è la materia prima: ad esempio, verdurefresche in pinzimonio con del buon olio bio-logico, le profumate zuppe toscane o le carnialla brace da accompagnare con un bicchieredi vino rosso. Il mio consiglio è semplice: fi-darsi dell’istinto».

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