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sul territorio, scopriremmo che nel loro complesso que- ste superano abbondantemente il miliardo di euro al- l’anno, almeno stando alle risultanze di uno studio con- dotto nel 2008 da Cerist e Confindustria Genova. Insomma, è indubbio che si tratti di una realtà importan- te, che obbliga a pensare la città futura anche in funzione di come si possa intercettare la maggior quota possibile della domanda turistica che aumenta costantemente in giro per il mondo. Alla Sezione Turismo di Confindustria Genova aderisce la maggior parte degli attori imprenditoriali che definiscono l’offerta turistica della città, i suoi principali motivi di at- trazione: centri congressi ed espositivi, teatri, strutture museali, culturali, sportive, nautiche, oltre che i fornitori di servizi per la ricettività, l’accoglienza, la mobilità, l’or- ganizzazione di eventi. In previsione della revisione del PUC da parte del Comune, con tutte queste aziende ab- biamo discusso a lungo su quali interventi dovessero es- sere ritenuti necessari per migliorare le potenzialità della Genova turistica, giungendo ad alcune conclusioni che ri- assumo per sommi capi, come semplice indicazione di ca- pitoli che meritano di essere adeguatamente approfonditi nelle sedi opportune. 1) La principale criticità che il nuovo PUC deve cercare as- solutamente di risolvere è quella dell’accessibilità, comu- ne anche ad altre funzioni urbane, ma per il turismo di importanza vitale in quanto rischia di compromettere sia il mercato attuale che quello potenziale. Una città difficil- mente o faticosamente o costosamente accessibile depri- me i motivi di richiamo che pure esistono al suo interno ed è la peggior pubblicità negativa che si possa immagi- nare. Negli ultimi anni qualche miglioramento è stato fat- to per quanto riguarda la mobilità interna (per esempio in relazione al sistema dei parcheggi, cresciuto nella dimen- sione dell’offerta e della funzionalità), ma siamo ancora lontanissimi dall’ obiettivo nella rete di collegamenti della città al suo esterno, in particolare per le infrastrutture au- tostradali, ferroviarie e i loro servizi a vantaggio dei turisti. 2) Devono essere portati a compimento i processi di in- tervento sul tessuto urbano avviati in questi ultimi anni. Nel centro storico, oltre a un miglioramento generale del- le condizioni di vivibilità e di sicurezza, è prioritario un in- tervento risolutivo sul sestiere della Maddalena, così da mettere a sistema l’asse di Via Garibaldi con De Ferrari, san Lorenzo e Castello. Nel porto antico va completato l’asse tra la Lanterna e la Fiera, con prosecuzione su Cor- so Italia e Boccadasse, attraverso gli interventi di San Be- nigno, Ponte Parodi e Hennebique. Nel resto della città vanno adeguatamente valorizzati i sistemi delle ville stori- che e dei forti, che ancora faticano a rientrare nei circuiti abituali dei turisti. 3) Vanno individuati e localizzati sul territorio nuovi motivi di attrazione che possano innescare degli ulteriori salti di qualità dell’offerta. Da questo punto di vista, anche negli ultimi anni si è continuato a investire, per esempio con la nuova darsena e nei padiglioni della Fiera, il porticciolo di Sestri, il santuario dei cetacei, la biosfera, il sommergibile Nazario Sauro, il Port Center, ma credo che ci sia spazio per ulteriori progetti, di ampio respiro, che trovino giustifi- cazione nelle caratteristiche più peculiari della nostra città. In questo senso penso che debbano essere collocate le decisioni per un nuovo stadio (o meglio una nuova arena sportiva suscettibile di raccogliere importanti flussi legati ai grandi eventi spettacolari) come pure quelle riguardan- ti il sapere tecnologico così diffuso in città, che potrebbe- ro giustificare la nascita di un grande museo della tecnica, magari focalizzato sulla robotica che trova in Genova una delle capitali almeno a livello europeo. In definitiva, facendo anche dei paragoni con altri esempi italiani ed esteri, Genova è una città turistica di crescente successo, che nonostante i vincoli strutturali alla sua ac- cessibilità costituisce una meta sempre più ricercata e gra- dita dai suoi ospiti. Ha un’identità e quindi un’offerta di motivi di attrazione molto varia, non appiattendosi su un unico, magari mirabile, richiamo. I margini di miglioramento ci sono tutti. Vanno perseguiti con coerenza e tenacia, nel software dei servizi offerti co- me nell’hardware della sua struttura urbana che il PUC è chiamato a rinforzare. 17 Beppe Costa, presidente di Costa Edutainment (che gestisce, tra gli altri: l’Acquario di Genova, La città dei bambini e dei ragazzi, Galata Museo del mare, il sottoma- rino Nazario Sauro), è stato presidente della Sezione Turi- smo di Confindustria Genova. È componente del Consi- glio esecutivo dell’Associazione con delega al territorio e alle infrastrutture. Per quanto possa suonare strano all’uomo della strada, magari non abituato a pensare in questo modo alla sua città, Genova è ormai diventata a tutti gli effetti una città turistica. Le scelte furono fatte circa vent’anni fa e furono scelte lungimiranti, in gran parte di natura urbanistica poiché anche con il turismo l’economia non si crea a col- pi di slogan, ma con i progetti, con i fatti, con la quoti- diana costanza dedicata ad un settore dove le prospettive -così come la concorrenza- sono in forte crescita. Genova si è saputa ritagliare un proprio ruolo nella competizione tra le città turistiche investendo anzitutto sulla propria identità, legata indissolubilmente al mare e a una storia millenaria che si è sedimentata nella sua stessa struttura urbana. Non è affatto un caso, quindi, che la costruzione di una Genova turistica sia coincisa con il recupero del porto antico e del centro storico, con la messa a disposi- zione di alcuni centri di attrazione di grande richiamo quali Palazzo Ducale, il Carlo Felice, Via Garibaldi, Via san Lorenzo, i Magazzini del cotone, l’Acquario, la Darsena. Noi tutti, passeggiando per il centro, ci siamo ormai abi- tuati a incontrare drappelli di turisti italiani e stranieri che consultano una cartina, che seguono le indicazioni di una guida, che scattano una fotografia a un uno dei mille angoli di una città imprevedibile. Ma se volessimo trovare un sostegno più oggettivo rispetto a una sempli- ce impressione, potremmo valutare come i numeri degli arrivi e delle presenze nelle strutture alberghiere negli ul- timi dieci anni siano aumentati rispettivamente del 38% e del 23%, in confronto a una situazione molto più sta- gnante che affligge la riviera e gran parte della nostra regione. Se poi volessimo andare un po’ più a fondo nel valutare quelle che sono le ricadute economiche che i di- versi segmenti del mercato turistico (business, congres- suale, city tourism, crocieristico, nautico ecc.) lasciano Turismo tra mare e storia BEPPE COSTA DOSSIER GENOVA CITTÀ TURISTICA DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER D 16 VERSO IL NUOVO PUC Genova ha saputo ritagliarsi uno spazio come città turistica investendo sulla propria identità, fatta di mare e di storia millenaria

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sul territorio, scopriremmo che nel loro complesso que-ste superano abbondantemente il miliardo di euro al-l’anno, almeno stando alle risultanze di uno studio con-dotto nel 2008 da Cerist e Confindustria Genova.Insomma, è indubbio che si tratti di una realtà importan-te, che obbliga a pensare la città futura anche in funzionedi come si possa intercettare la maggior quota possibiledella domanda turistica che aumenta costantemente ingiro per il mondo.Alla Sezione Turismo di Confindustria Genova aderisce lamaggior parte degli attori imprenditoriali che definisconol’offerta turistica della città, i suoi principali motivi di at-trazione: centri congressi ed espositivi, teatri, strutturemuseali, culturali, sportive, nautiche, oltre che i fornitoridi servizi per la ricettività, l’accoglienza, la mobilità, l’or-ganizzazione di eventi. In previsione della revisione delPUC da parte del Comune, con tutte queste aziende ab-biamo discusso a lungo su quali interventi dovessero es-sere ritenuti necessari per migliorare le potenzialità della

Genova turistica, giungendo ad alcune conclusioni che ri-assumo per sommi capi, come semplice indicazione di ca-pitoli che meritano di essere adeguatamente approfonditinelle sedi opportune.1) La principale criticità che il nuovo PUC deve cercare as-solutamente di risolvere è quella dell’accessibilità, comu-ne anche ad altre funzioni urbane, ma per il turismo diimportanza vitale in quanto rischia di compromettere siail mercato attuale che quello potenziale. Una città difficil-mente o faticosamente o costosamente accessibile depri-me i motivi di richiamo che pure esistono al suo internoed è la peggior pubblicità negativa che si possa immagi-nare. Negli ultimi anni qualche miglioramento è stato fat-to per quanto riguarda la mobilità interna (per esempio inrelazione al sistema dei parcheggi, cresciuto nella dimen-sione dell’offerta e della funzionalità), ma siamo ancoralontanissimi dall’ obiettivo nella rete di collegamenti dellacittà al suo esterno, in particolare per le infrastrutture au-tostradali, ferroviarie e i loro servizi a vantaggio dei turisti.2) Devono essere portati a compimento i processi di in-tervento sul tessuto urbano avviati in questi ultimi anni.Nel centro storico, oltre a un miglioramento generale del-le condizioni di vivibilità e di sicurezza, è prioritario un in-tervento risolutivo sul sestiere della Maddalena, così damettere a sistema l’asse di Via Garibaldi con De Ferrari,san Lorenzo e Castello. Nel porto antico va completatol’asse tra la Lanterna e la Fiera, con prosecuzione su Cor-so Italia e Boccadasse, attraverso gli interventi di San Be-nigno, Ponte Parodi e Hennebique. Nel resto della cittàvanno adeguatamente valorizzati i sistemi delle ville stori-che e dei forti, che ancora faticano a rientrare nei circuitiabituali dei turisti.3) Vanno individuati e localizzati sul territorio nuovi motividi attrazione che possano innescare degli ulteriori salti diqualità dell’offerta. Da questo punto di vista, anche negliultimi anni si è continuato a investire, per esempio con lanuova darsena e nei padiglioni della Fiera, il porticciolo diSestri, il santuario dei cetacei, la biosfera, il sommergibileNazario Sauro, il Port Center, ma credo che ci sia spazioper ulteriori progetti, di ampio respiro, che trovino giustifi-cazione nelle caratteristiche più peculiari della nostra città. In questo senso penso che debbano essere collocate ledecisioni per un nuovo stadio (o meglio una nuova arenasportiva suscettibile di raccogliere importanti flussi legatiai grandi eventi spettacolari) come pure quelle riguardan-ti il sapere tecnologico così diffuso in città, che potrebbe-ro giustificare la nascita di un grande museo della tecnica,magari focalizzato sulla robotica che trova in Genova unadelle capitali almeno a livello europeo.In definitiva, facendo anche dei paragoni con altri esempiitaliani ed esteri, Genova è una città turistica di crescentesuccesso, che nonostante i vincoli strutturali alla sua ac-cessibilità costituisce una meta sempre più ricercata e gra-dita dai suoi ospiti. Ha un’identità e quindi un’offerta dimotivi di attrazione molto varia, non appiattendosi su ununico, magari mirabile, richiamo.I margini di miglioramento ci sono tutti. Vanno perseguiticon coerenza e tenacia, nel software dei servizi offerti co-me nell’hardware della sua struttura urbana che il PUC èchiamato a rinforzare. �

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Beppe Costa, presidente di Costa Edutainment (chegestisce, tra gli altri: l’Acquario di Genova, La città deibambini e dei ragazzi, Galata Museo del mare, il sottoma-rino Nazario Sauro), è stato presidente della Sezione Turi-smo di Confindustria Genova. È componente del Consi-glio esecutivo dell’Associazione con delega al territorio ealle infrastrutture.

Per quanto possa suonare strano all’uomo della strada,magari non abituato a pensare in questo modo alla suacittà, Genova è ormai diventata a tutti gli effetti una cittàturistica. Le scelte furono fatte circa vent’anni fa e furonoscelte lungimiranti, in gran parte di natura urbanisticapoiché anche con il turismo l’economia non si crea a col-pi di slogan, ma con i progetti, con i fatti, con la quoti-diana costanza dedicata ad un settore dove le prospettive-così come la concorrenza- sono in forte crescita. Genovasi è saputa ritagliare un proprio ruolo nella competizionetra le città turistiche investendo anzitutto sulla propriaidentità, legata indissolubilmente al mare e a una storiamillenaria che si è sedimentata nella sua stessa strutturaurbana. Non è affatto un caso, quindi, che la costruzionedi una Genova turistica sia coincisa con il recupero del

porto antico e del centro storico, con la messa a disposi-zione di alcuni centri di attrazione di grande richiamoquali Palazzo Ducale, il Carlo Felice, Via Garibaldi, Via sanLorenzo, i Magazzini del cotone, l’Acquario, la Darsena.Noi tutti, passeggiando per il centro, ci siamo ormai abi-tuati a incontrare drappelli di turisti italiani e stranieriche consultano una cartina, che seguono le indicazionidi una guida, che scattano una fotografia a un uno deimille angoli di una città imprevedibile. Ma se volessimotrovare un sostegno più oggettivo rispetto a una sempli-ce impressione, potremmo valutare come i numeri degliarrivi e delle presenze nelle strutture alberghiere negli ul-timi dieci anni siano aumentati rispettivamente del 38%e del 23%, in confronto a una situazione molto più sta-gnante che affligge la riviera e gran parte della nostraregione. Se poi volessimo andare un po’ più a fondo nelvalutare quelle che sono le ricadute economiche che i di-versi segmenti del mercato turistico (business, congres-suale, city tourism, crocieristico, nautico ecc.) lasciano

Turismotra mare e storia

BEPPE COSTA

DOSSIER GENOVA CITTÀ TURISTICA DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER D

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VERSO IL NUOVO PUC

Genova ha saputo ritagliarsi uno spazio come città turisticainvestendo sulla propria identità, fatta di mare e di storia millenaria

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non può attendere e, intanto che le nuove opere supe-rano le strettoie della burocrazia, del débat public e deiveti incrociati, appare irrinunciabile porre mano alleopere già esistenti per renderle più efficienti. L’Aeropor-to, innanzi tutto. Sarà necessario allargarlo, inventarsinuove piste, ma, nel frattempo, si può lavorare sui col-legamenti; studiare mercati ed entrarvi. Genova - si dice- può ambire al turismo dei city breaks, al turismo con-gressuale, al turismo che ha l’Acquario come polo di at-trazione dominante e quasi unico (il turismo da unagiornata e mezza).Osservata da questo punto di vista, la situazione sembramolto difficile da correggere. A che cosa serve - si dice - un Aeroporto più grande,quando i “nostri” flussi turistici sono quelli che sappia-mo? E, invece, dovremmo fare uno sforzo e rimettere imezzi e le finalità al loro giusto posto: non è la domandaturistica che “dà le dimensioni” di un aeroporto; è la di-mensione di un aeroporto (e quindi il numero, la fre-quenza, la varietà dei suoi collegamenti) che stimola ladomanda turistica. Nel mondo contemporaneo, le infra-strutture efficienti generano passaggio e i nuovi servizirichiamano fruitori. Genova continua a perdere gare perospitare importanti congressi internazionali perché nonbasta disporre di un ottimo Centro Congressi, qualequello che abbiamo, inserito in un’area di pregio com’èil Porto Antico, avere un adeguato numero di strutture

alberghiere di qualità, il mare e il buon clima. Occorronoanche - e soprattutto - facili e costanti collegamenti. Co-me si può pensare di portare duemila congressisti a Ge-nova con la fiacchezza e la povertà dei nostri collega-menti internazionali?L’Aeroporto, dunque, va considerato per primo, come pri-mo problema da affrontare, dibattere, risolvere, ma so-prattutto come struttura da rendere più funzionante diquanto non sia - perché l’estensione delle aree aeropor-tuali traguarda a un futuro di almeno medio periodo,mentre fin da ora pubblico e privato potrebbero comin-ciare a lavorare, in sinergia, per arricchire l’offerta di voliinternazionali da e per Genova.Il waterfront è uno dei nostri fiori all’occhiello. La natura-le bellezza dell’insenatura del Porto Antico, che è “anti-co”, ma che è anche “moderno”, verrà completata in se-guito al risanamento di Ponte Parodi e alla costruzionedell’Hennebique, spazio “misto”, suddiviso in tre poli -benessere e sport, musica e conoscenza, viaggi e scoper-te -, dotato di una copertura verde e capace di circa milleparcheggi, che contribuiranno a decongestionare la zonae a rendervi più facile l’accesso. Da qui il turista dovrà imparare a spingersi nell’internodella città, nel “cuore” di Genova, integrando vecchio enuovo. Questa è un’operazione culturale, di cui si ha bi-sogno, evitando di favorire la creazione di quartieri mo-noculturali e interrogandosi con sincerità su azioni di inte-grazione culturale che continueranno a essere sfocate al-meno finché non si avrà chiaro il significato dei risultaticui si tende. Insomma, accanto al PUC fatto di tavole e direlazioni occorre elaborare un PUC “mentale”: una tra-sformazione della città e del suo modo di riflettere sestessa nel turista. Oggi, tra l’altro, esistono molti modi diessere turista: il turista è “polifacciale”, culturale, enoga-stronomico, interstiziale... Genova offre possibilità inediteper lo sviluppo di questa nuova specie di turismo, perchéla sua è una bellezza non ordinaria e va scoperta. Basteràun esempio tra molti. A Genova non si arriva in un modosolo. Genova la si raggiunge via terra, via mare, dallemontagne, dall’aria - e ogni volta offre un’esperienza di-versa. A Firenze e a Roma, la cui bellezza è al di sopra diogni confronto, il turista non arriva se non in uno stessomodo. Genova, invece, è orizzontale e verticale, marina emontana; la si penetra inoltrandosi per gli stretti caruggie la si abbraccia in un solo sguardo, da ponente a levan-te, sospesi sulla passerella della Sopraelevata. Anche que-sti sono “valori” turistici della città. Fanno parte del suo carattere. Non capiterà mai, al turi-sta, di arrivare a Genova e provare quelle sensazioni divuoto, di ordinarietà, di standardizzazione, che Italo Cal-vino attribuiva al suo immaginario viaggiatore appenasceso nella città di Trude, una e forse la più terribile delle«città invisibili». Genova, al contrario di Trude, è, in ogniangolo, ricca di cultura e di carattere. Bisognerà non di-menticarsi di rendere sempre più percepibile al turistaquesta ricchezza, che resta la nostra più grande. �

Anna Rosa Miele è presidente della Sezione Turismo di Confindustria Genova

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Più di ogni altro settore, quello del turismo si lega esi interseca a numerosi altri settori e fattori: la qualità ur-bana, la cura e la leggibilità delle indicazioni, la viabilità el’accessibilità e, non certo ultima in ordine di importanza,la cultura dell’accoglienza. Quest’ultima manca, tantospesso, e la sua mancanza è addirittura più sensibile diquella - già tanto grave e prima nei cahier des doléancesdella città - delle infrastrutture.In città c’è l’ostacolo della progettualità che non diventaazione, dell’intenzione (o della visione) che non diventascelta. Genova si deve misurare con questo e la sua sto-ria, non soltanto quella degli ultimi vent’anni, è lì a testi-moniarlo. Tuttavia, è pur vero che Genova, in questi stessivent’anni, è molto cambiata. Girare l’Italia e sentirsi dire, da chi genovese non è, cheGenova ha cambiato volto, è ormai piuttosto comune. Edè anche piacevole: pensiamo alla Genova fine Anni Ot-

tanta, che pareva abbandonata dentro un guscio post-in-dustriale alla deriva, e pensiamo alla Genova di oggi, alsuo rinomato waterfront, e capiremo quanta strada è sta-ta fatta. Ora non ci si può fermare. La città ha ancora bi-sogno di molto, moltissimo lavoro - di molto, moltissimoimpegno, congiunto, possibilmente, e trasversale, unen-do pubblico e privato - per rendere più razionale l’uso diciò che già esiste e poi per programmare (e fare) le nuoveopere di cui da tanto ormai si discute.Alcune di queste “grandi opere”, in verità, si stanno fa-cendo. Per Ponte Parodi, per il quale l’accordo si chiudealla fine del mese di luglio, l’Autorità Portuale, la PortoAntico spa e Altarea, il consorzio di imprese che nel2002 vinse il project financing, stanno prendendo impe-gni certi. Il ritardo, rispetto a quanto previsto, c’è. Sareb-be inutile negarlo. La nostra è una città di ritardi e anche su questo occor-re certamente interrogarsi, perché, intorno a noi, ilmondo gira sempre più veloce e nessuno ci aspetterà.D’altra parte, ogni volta che un nuovo progetto “parte”si ha ragione di rallegrarsene. Sì, è vero, Genova negliultimi vent’anni ha “cambiato faccia” - e continua, an-che, a cambiarla. Il processo di rinnovamento della cit-tà, iniziato allora, va avanti. Si diceva dei tempi. In epo-che di globalizzazione nessuno aspetta nessuno. Chi se-gna il passo, messo a confronto con chi va veloce e ve-locissimo, sembra addirittura fermo. Dunque, Genova

ANNAROSA MIELE

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VERSO IL NUOVO PUC

Le trasformazioni della città, e come queste si riflettono sul turista, dovrebbero essere elaborate in unPUC “mentale”, che nevalorizzi le molte, inedite potenzialità

Buoneintenzioni,poche scelte

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larsi in un eccesso di autoreferenzialità incentrato suun’ottica prevalentemente locale: il solo fatto di possede-re una serie di risorse (urbanistiche, monumentali, artisti-che e culturali) non assicura più a nessuno, e già da tem-po, flussi turistici costanti. In primo luogo perché a Geno-va esse non sono di primo livello (nell’ambito delle cittàitaliane d’arte e di turismo culturale si pone certamente aldi sotto di Roma, Venezia e Firenze); in secondo luogoperché, se qualcuno non se ne fosse accorto, la competi-zione turistica è diventata globale e il segmento del turi-smo urbano è sempre più agguerrito.Di conseguenza, se la città vuole veramente scommetteresul turismo deve assumere un atteggiamento proattivo,costituendo, innanzitutto, una struttura, una sorta di verae propria authority, in grado di elaborare e progettareuna politica turistica per la città. Né il Tavolo di promozio-ne, né il Sistema turistico locale, né il recente Urban Labpaiono poter efficacemente esercitare tale funzione. Lastruttura dedicata dovrà essere in grado di mettere in pra-tica le più consolidate azioni tipiche del destination ma-nagement che oggi risulta invece essere il vero anello de-bole (anzi inesistente) nella catena della creazione del va-lore turistico per Genova. Sarebbe azzardato in questaoccasione volerne tracciare le linee di indirizzo. Ma qual-che modesto suggerimento è lecito:- si progetti, sempre e fin dall’inizio, insieme a tutti gli sta-keholder pubblici e soprattutto privati (compresi i residen-ti), e non ci si limiti solamente a mettere in fila delle idee; - si pongano obiettivi chiari e almeno di medio termine: diquanto far crescere i flussi e su quali segmenti puntare; - si impegni l’Amministrazione sulla redazione di un “pia-

no urbanistico turistico”, strettamente correlato alle azio-ni del PUC, in particolare all’accessibilità urbana, alla mo-bilità e cartellonistica, ai servizi per il turista;- si costruisca un brand Genova, che la città non ha: fino-ra ha supplito l’Acquario di Genova;- si punti a migliorare accoglienza e tourist care; e si ri-cordi comunque che il turista è “felice” se il residente è“felice”;- si tenga a mente che il turista non viene più solo per ve-dere, ma per fare (esperienze) e per provare emozioni. Lerisorse da sole non bastano più;- e, finalmente, si ponga il turista nelle condizioni migliorie più agevoli per acquistare ciò che gli si vuole vendere.Genova negli ultimi anni ha fatto tanto: ha riqualificatouna buona parte del tessuto urbano mettendo in valorespazi, monumenti, attrattori turistici; la città si è risolleva-ta dalla grave crisi industriale e ha posto le basi per unsuo possibile rilancio economico; anche i privati hannoscommesso sul turismo (Acquario, ovviamente, ma ancheriqualificazione e nuove strutture ricettive). Rimane il pro-blema dell’accessibilità (in particolare aerea), ma attenzio-ne a non mitizzarla: se la città è attrattiva e competitiva icollegamenti arrivano comunque. Le manca solo un ultimo guizzo: fuori dagli schemi e dal-le visioni tradizionali, fuori dagli interessi consolidati e dairuoli delle parti, deve decidere se vuole credere fino infondo al turismo: se è così Genova è pronta per compete-re ancora una volta nel mondo! �

Gian Marco Ugolini è docente al Dipartimentodi Economia e Metodi Quantitativi dell’Università di Genova

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Sono ormai anni che si dibatte sulle potenzialità esul futuro turistico della città senza che si sia potuto scri-vere una parola definitiva. Forse perché il nostro provin-cialismo temporale e spaziale finisce per limitare anche laprofondità delle analisi e l’individuazione delle soluzionida intraprendere. Nell’ambito delle molteplici considera-zioni che, come studioso del turismo, si potrebbero faretrattando di Genova, c’è tempo in questa sede per sotto-lineare solo alcune delle questioni di maggior rilievo.Iniziamo allargando dunque la prospettiva temporale agliultimi cinquant’anni. La città non scopre oggi le sua capa-cità d’attrazione: limitandosi alla considerazione dellepresenze alberghiere ufficiali a Genova (quelle extralber-ghiere non raggiungono il 12% del totale) e consideran-do il valore medio per decennio (quindi un dato consoli-dato) si hanno i seguenti risultati: anni ’60: 1.509.000presenze; anni ’70: 1.386.000; anni ’80: 1.346.000; anni’90: 1.066.000; anni 2000: 1.161.000.

Come si vede la capacità d’attrazione della città è in gran-de sofferenza: oggi siamo ancora lontani dai risultati deglianni sessanta, quando Genova riempiva gli alberghi gra-zie, soprattutto, a una situazione economica vivace e insalute e alle conseguenti presenze legate agli affari. Lacrisi dei due decenni successivi faceva diminuire le presen-ze di un “modesto” 10%, mentre il crollo avviene nelcorso degli anni novanta (ulteriore perdita del 20%), perottenere un parziale recupero (10% circa) nel trascorsodecennio. Questo nonostante che a partire dalla secondametà degli anni ’80 la città abbia scelto, prima timida-mente (per esempio con il contrastato tentativo di portareEurodisney nella “città delle fabbriche”) poi con maggiordecisione, di sviluppare una sua vocazione turistica, in-centrata sui grandi eventi e sulle trasformazioni urbane. Tutto ciò ci dice con grande evidenza due cose: la compe-titività (economica, sociale, culturale) di una città influen-za spesso, anche in modo determinate, il suo successo tu-ristico (e viceversa). L’imponente mole di finanziamenti edi interventi di riqualificazione urbana attuati dalla muni-cipalità non hanno prodotto risultati consistenti in terminidi sostituzione e incremento dei flussi turistici che, comesi è visto, sono stati veramente modesti. In una prospettiva temporale ampia, un vero e propriofallimento (o, se si preferisce, un mancato successo).Dunque tutto da rifare? Assolutamente no, anzi Genova,a detta di molti di coloro che la visitano, è un luogo affa-scinante e fuori dal comune e oggi possiede finalmenteuna piattaforma da cui decollare, ma a determinate con-dizioni. La prima consiste nell’abbandonare il provinciali-smo spaziale e il mito delle risorse continuando cioè a cul-

Fuori dai luoghicomuni

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VERSO IL NUOVO PUC

A Genova servirebbe una Authority in grado di elaborareuna politica turistica per la città

GIAN MARCO UGOLINI

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cittadine, la “cultura della città”. Queste figure, con le lo-ro esibite convinzioni, intendono soltanto organizzare unconsenso, sia pur estenuato, onde garantirsi personali pri-vilegi nell’ambito di una curiosa pax sociale. Il nulla. As-sente il dibattito, mute le istanze, silenti le iniziative di ri-lievo capaci di attrarre verso Genova l’attenzione del restod’Italia e di altri Paesi. Questo è il risultato delle drammatiche dichiarazioni didisistima sociale espresse da parte di alte responsabilitàcittadine: “A Genova non vi sono talenti. Non vi sono uo-mini di cultura. Volendo fare qualcosa siamo costretti achiamare personalità e nomi importanti da fuori”. E quan-do si intendono dichiarazioni di questo tenore provenireda “alte responsabilità municipalistiche”, la scelta più ov-via che rimane a cittadini desiderosi di esprimere le pro-prie capacità nella città dove sono nati e dove vivono, èquella di recare altrove il proprio talento e la propria cultu-ra. La cultura che costituisce la personalità di una città èun melange di espressioni. Chi ha oggi le responsabilitàamministrative non dovrebbe pensare che Genova dei no-

stri giorni sia una città di mentecatti. E che l’immagine diuna città non sia soltanto a senso unico: “Noi sappiamoscegliere - dicono - perché i cittadini non lo sanno fare”. Esistono in ogni città vari livelli di espressività culturale iquali possono splendidamente convivere: la cultura del-l’impegno, della creatività e la cultura dello svago, delpassatempo. In contemporanea con fiere e intrattenimen-ti popolari, sussistono grandi avvenimenti culturali, maga-ri proprio per l’eccezionalità del loro livello, capaci di at-trarre visitatori da fuori. La curiosa cupola soi-disant intellettuale che domina lescelte da formulare per Genova - inventando slogan in-sensati - deve ritenere che i genovesi, proprio per la dis-istima che viene loro riservata da parte delle “alte respon-sabilità”, debbano “accontentarsi” e gioire delle “ker-messe-simbolo” della Nuova Stagione Amministrativa: lenotti bianche e il profluvio di “eventini” da contrada, pre-sentati ovviamente come alte ed essenziali manifestazionidi socialità culturale. Non è altro che il perpetuarsi di uneterno inganno. Tutto sarebbe ovviamente legittimo sequesto non avesse come esclusivo fine l’“orientamentodel gusto”, negando come “arte degenerata” tuttoquanto può risvegliare ed esaltare la sensibilità individualedei cittadini. A Genova, è vero, la cultura non ha mai al-bergato come fenomeno diffuso. I genovesi hanno tutta-via vissuto i grandi eventi artistici del passato - spettacolidi prosa, rappresentazioni al teatro dell’Opera, concerti dirinomata qualità, mostre di lignaggio internazionale - co-me forme di orgoglio cittadino. Eventi capaci di attirarel’attenzione di visitatori da fuori. Che cosa ci vieta, pur nelle oggettive difficoltà di crisi ma-teriali ed esistenziali, di far fronte alla depressione ritro-vando “con arnesi logori” la nostra individualità, la nostracapacità etica di reagire? Impegnando gli uomini che ilNuovo Corso ha messo da parte con forme di bieche ve-teroideologie? L’egoismo autoreferenziale e l’autoconservazione oligar-chica degli autoproclamatisi intellettuali ritengono chesoltanto loro sappiano quale sia il bene della città. Qualidebbano essere le linee culturali e che cosa veramente in-teressi ai cittadini. Senza tenere conto degli individui edelle diverse sensibilità. Ragionando in termini classici do-vremmo dichiarare che la mancata personalità di Genovadipende esclusivamente dall’arroganza di un gruppo chepretende di dominare ad ogni costo, volendo sapere dache parte stia il bene e da che parte stia il male. Qualedebba essere l’”ideale di bellezza”. L’esito di questa irra-gionevole visionarietà è ciò che oggi si può constatare:non altro che una tonalità di grigiastro. Un tempo lagrandezza di Genova, sia pur nel curioso distacco che leconnatura il carattere, consisteva nella forza attrattiva diartisti e letterati; aveva saputo “edificare” il proprio pae-saggio come stato d’animo. Come un introflesso che si èvoluto rendere essenziale i genovesi di oggi si sono lascia-ti ingannare da banditori da fiera e stanno inspiegabil-mente subendo la superbia di chi ha trasformato la cittàin una personale colonia di miseria etica e intellettuale. �

Giuseppe Marcenario, genovese, è scrittore, saggista e critico d’arte

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Quando la vide Gustave Flaubert trovò la sua bellez-za capace di straziare l’animo. Anton Cechov, tra tante,disse che era la più bella città del mondo. Impressioni didue “turisti”, sia pur eccezionali, che, assieme a molti nelcorso dei secoli, ne decantarono la grandezza e l’elegan-za del suo profilo. Parlavano di Genova, una città che nonriesce più di interrogarsi su quale sia il proprio carattere,se le sia possibile continuare ad essere ammirata e consi-derata. Oggi le è impossibile interrogarsi perché si è acca-sciata su se stessa. Sarebbe forse necessaria una seduta psicoanalitica pertrovare l’origine del malessere. Più semplicemente consta-tare come Genova abbia perduto buona parte del propriocarattere con l’annullamento di ogni forma di quella stra-na manifestazione dell’uomo che si chiama cultura. Genova non è certo meno bella di un tempo. Ha tuttaviaperduto lo smalto. Ha smarrito l’essenza che ne determi-nava la personalità.Assai nota, quanto ovvia, la motivazione che convince apartire per visitare una città. Si parte alla volta di una cittàper scoprirla, perché si desidera soggiornarvi. E d’una cit-tà si desidera contemplare le bellezze architettoniche, ar-tistiche e paesistiche: oltre che memoria d’esperienzaumana, questi “segni” sono di solito conservati ed esibitiper dimostrare il grado di civiltà raggiunta da una comu-

nità. Si visitano e si vanno a scoprire le città non soltantoper le antiche vestigia, ma per scoprirvi il carattere e lapersonalità, i valori etici e morali di chi la abita. Che sonopoi, per chi venga da fuori, il fascino di un luogo. A Genova, oggi, manca quel grado di interiorità capacedi attrarre. È un sud che ha perduto i colori. È diventata una città qualsiasi, una delle tante che perignavia e incapacità civica hanno rinunciato a fregiarsi diun proprio ruolo. I genovesi non si chiedono più come sialoro possibile ritrovare una autonomia di carattere che licontraddistingua. E come la loro città possa essere ancoraun polo di forte individualità. In questi amari tempi si ricorre a inutili e conclamanti slo-gan, dietro ai quali non vi è nulla. A Genova si dichiara.Molto. Formidabile la capacità enunciativa. Questa “ma-lattia” civica si è diffusa come un morbo. La causa? Ge-nova si è negata alla cultura come consapevolezza ideale.Soltanto alcuni, che sopravvivono all’interno di sterili clane che tendono a conservare soltanto loro stessi, possonopensare di rappresentare, nel circuito ristretto della mura

Senzapersonalità

GIUSEPPE MARCENARO

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Ammirata, tra i molti turistid’eccezione, da Flaubert e da Cechov, oggi Genovasembra aver perdutoautonomia di carattere e la capacità di attrarre attenzione dal resto d’Italia e del mondo.

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valore di questa economia i risultati sono sorprendenti.In collaborazione con la Technische Universität di Mona-co di Baviera, abbiamo sviluppato una ricerca sul sistemauniversitario genovese (cfr. “univerCity”, di Mosè Ricci eJoerg Schroeder, List-Actar edizioni, Barcellona, 2010) ,scoprendo che, in termini di impresa, esso produce e ridi-stribuisce reddito sulla città con un giro d’affari comples-sivo secondo solo a quello del Comune di Genova. Si tratta di un reddito molto frazionato e “democratico”,che raggiunge vari strati sociali della città e che è com-posto dagli stipendi dei dipendenti, dalla manutenzionee dall’uso delle strutture universitarie di accoglienza pergli studenti, dagli affitti di appartamenti e di camere infamiglie, dagli esercizi commerciali sorti nei pressi dellesedi delle diverse facoltà... Da una prima analisi economica rozza e ancora moltoschematica, sembra possibile ipotizzare che oggi a Geno-va in termini di ridistribuzione del reddito l’Università diaalla città più di quanto dà il porto. È sotto gli occhi di tut-ti come la presenza dell’università determini sul territoriouna ridistribuzione di rendite prodotte dal finanziamentopubblico nei confronti di soggetti economici privati, sot-to forma, ad esempio, di maggiori consumi di base, o diaffitti corrisposti da una cospicua quota di residenti tem-poranei, principalmente studenti fuori sede, ma ancheprofessori, personale tecnico ecc. In altri termini, le risor-se investite dallo Stato sull’università confluiscono diret-tamente ai privati attraverso i comportamenti economicidegli stessi utenti dell’università, secondo processi solo inparte misurabili. Si tratta di uno straordinario motore disviluppo e di riqualificazione urbana. La fortuna di Genova è di avere un sistema universitarioimperfetto, che non è concentrato in un campus o inuna cittadella, ma è sparso nella città. Si aggrega attornoa cluster significativi: Balbi, Castello, Porto Antico, SanMartino, Albaro, in futuro, forse, anche Erzelli. Qui glistudenti affittano casa e vivono il loro tempo libero, pro-vocando una mutazione sociale ed economica molto po-sitiva per la città. Ma cosa può fare la città per renderequesto sistema disperso sempre più attrattivo per docen-ti e studenti? E qui ritorniamo al tema del turismo, per-ché Università e turismo non solo si valorizzano a vicen-da, ma anche per funzionare bene hanno bisogno deglistessi servizi, delle stesse infrastrutture di base.Si potrebbero indicare almeno tre progetti-temi strategiciper lo sviluppo di Genova come città della conoscenza edel turismo.Prima di tutto, la mobilità. Occorre che a Genova il siste-ma dei trasporti pubblici sia più efficiente. La metropoli-tana è corta ma funziona bene, manca poco per arrivarea San Martino e a Terralba e per essere collegata al trat-to in dismissione della ferrovia che porta all’aeroporto ea Erzelli. La presenza di una linea leggera ed ecologicatra l’aeroporto e Terralba contribuirebbe in modo rile-vante allo sviluppo dell’economia turistica in generale edell’Università.L’aeroporto deve diventare un nodo potente di comuni-cazione della città, sia in senso centripeto che verso l’e-sterno. Con questa logica va forse ripensata la nuovastazione ad alta velocità: è giusto che sia così lontana

dall’aeroporto? Una delle grandi sfide di Genova, cittàturistica e universitaria, è rendere comodo ed efficiente ilsistema delle connessioni. Con adeguate infrastrutture dicollegamento urbano, anche l’enorme flusso turisticogenerato dall’outlet di Serravalle Scrivia (il luogo più visi-tato d’Italia con quasi due milioni di presenze l’anno) po-trebbe essere intercettato da Genova e quindi indirizzatoa via Garibaldi o al Porto antico. Altro tema decisivo è quello della ricettività. La scarsità dialberghi si va piano piano colmando, ma sia il turismo dimassa che l’Università chiedono soprattutto camere pri-vate e bed & breakfast, un modello di accoglienza checoinvolge i nuclei familiari trasformando coppie di anzia-ni o persone rimaste sole in piccoli imprenditori del turi-smo. Per soddisfare questo tipo di domanda, si potrebbeautorizzare il frazionamento di immobili del centro stori-co e dare la possibilità ai proprietari che apportano mi-gliorie e ristrutturazioni ai fabbricati esistenti di destinarela propria abitazione a struttura ricettiva, contribuendoallo stesso tempo alla riqualificazione di strade e di edifi-ci e tornando infine a riappropriarsi dei valori e della bel-lezza della città. Anche il problema del patrimonio abita-tivo sommerso andrebbe affrontato dal punto di vista delpiano urbanistico e di sviluppo commerciale della città.Affianco ai grandi alberghi dovrebbe potersi sviluppareuna rete polverizzata di piccole strutture per l’accoglien-za gestita direttamente dai cittadini, come è accadutoper esempio sulle isole greche, dove alle famiglie è statadata la possibilità di accrescere il proprio reddito grazieall’economia turistica e la qualità del paesaggio e dellacittà (che è il motore stesso di questa economia) è statasostanzialmente preservata.Il terzo progetto è quello del teatro di paesaggio su cuiGenova ha già lavorato più e meglio delle altre città ita-liane negli anni recenti. Oltre il centro storico e l’aeropor-to, ci sono almeno altre due zone che Genova potrebberidisegnare in modo del tutto innovativo. La Foce, proiettata sull’acqua con il padiglione di JeanNouvel, è al centro di una polemica sulla sua riorganizza-zione urbanistica. Ma in un’ottica di promozione dellacittà turistica, se i valori del paesaggio costituiscono ilparadigma dello sviluppo futuro di Genova, allora il pro-getto per la Foce è la rinaturalizzazione. Un progetto cheprevede la scopertura del Bisagno per farlo nuovamentescorrere, a vista, fino al mare. L’altra zona di trasforma-zione decisiva oggi per la città è quella del “trincerone”ferroviario in dismissione di Terralba. Si tratta di un nodofondamentale nel sistema trasportistico urbano verso le-vante che può rappresentare un’altra grande occasioneper un’area di rinaturalizzazione. Lasciamo, insomma, che il paesaggio torni ad “accadere”in città. La ricostituzione del teatro naturalistico di spazipubblici verdi tra le colline e il mare di Genova è la terzacondizione essenziale per garantire l’impulso alle nuoveeconomie del turismo e della conoscenza che viene solodalla qualità dello spazio fisico e della vita nella città. �

Mosè Ricci è professore ordinario di Progettazione Urbanistica della Facoltà di Architettura dell’Università di Genova

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Genova è una città turistica. La trasformazione delsuo sistema economico-urbano è già operante. Ci sonodiverse ragioni alla base di questo storico mutamento.Genova attrae perché è una città bellissima. Ha in sé al-cuni dei valori più alti della storia dell’arte e dell’architet-tura italiana (dai palazzi dei Rolli ai musei di Albini). Ge-nova è un teatro di paesaggio, distesa tra le colline e ilmare. È il centro storico di un’unica città lineare da Bar-cellona a Livorno da dove, in poco tempo, si raggiungo-no stupende località di mare e di montagna. Genova stacambiando la sua economia. Dall’industria, quasi saltan-do il terziario, comincia ora a trarre reddito dal turismo edalla cultura, due settori strettamente legati l’uno all’al-tro. L’Acquario vanta dati di affluenza pari a quelli deipiù grandi musei italiani e, in parallelo, l’Università richia-ma un numero sempre maggiore di studenti e di docentiche portano una nuova grande ricchezza alla città. Il tasso di ricerca, la qualità del capitale umano, la capa-cità di ottenere risorse internazionali, la diffusione del-l’innovazione, la sostenibilità dello sviluppo urbano el’efficienza della città digitale sono importanti fattori dicompetitività urbana di cui Genova oramai ha imparatoa disporre. Ma non è solo questo. Se pensiamo all’Uni-versità come a un’azienda in grado di generare e ridi-stribuire reddito nella città e proviamo ad analizzare il

Una coppiadi ferro

MOSÈ RICCI

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A Genova turismo e Università alimentanola stessa economia e chiedono le stesseprestazioni:collegamenti urbaniefficaci, ricettività diffusae qualità di paesaggio.

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tadini, di spazi prima preclusi, che vede lo sviluppo del tu-rismo nautico in prima fila. Il porto non rappresenta quin-di un punto di arrivo del diportista nautico, bensì una ul-teriore “porta di accesso” al territorio. Il diporto nauticonon va dunque visto solo nell’ottica della fruizione dellabarca, ma piuttosto in un’ottica di integrazione con tuttoil sistema economico e sociale del territorio.La riqualificazione del waterfront permette quindi unaprospettiva diversa di conoscenza, un angolo di osserva-zione complementare, proponendo una fruizione integra-ta porto-territorio che viene restituito così alla collettività,divenendo un elemento trainante dell’economia e dellosviluppo sociale di una nazione.Tanto più la pianificazione delle infrastrutture destinatealla nautica viene inclusa fra gli strumenti di pianificazio-ne, tanto maggiori saranno gli effetti positivi. In tale con-testo si inscrive il progetto di gestione della Nuova Darse-na Nautica elaborato con Fiera di Genova, uno strumentostrategico per la valorizzazione del Salone Nautico Inter-nazionale di Genova e, soprattutto, per la ricaduta eco-nomica sulla città e sul territorio retrostante, una portad’accesso non solo al Nord Italia ma a tutta l’Europa.Siamo pronti a mettere in gioco tutta l’esperienza matu-rata, le conoscenze nazionali e internazionali, nostre edelle cinquecento aziende nostre associate.Qui, al centro del Mediterraneo, nascerà un hub per su-peryacht, unico nel suo genere perché insieme esempio disviluppo di un waterfront cittadino e laboratorio di nuove

linee di sviluppo nautico in grado di esprimere nuove li-nee di tendenza e attrarre importanti investimenti.Il progetto di gestione della Nuova Darsena si inquadra inun percorso fortemente voluto da Ucina a supporto del-l’intero comparto della nautica, che ha visto la creazionee la valorizzazione di asset strategici per la crescita deglispazi in acqua del Salone. Tale percorso, iniziato molti an-ni fa, ha visto prima la crescita delle superfici in acqua co-me elemento indispensabile per l’esposizione ideale deinostri prodotti e la nascita del primo Marina per arrivare,oggi, alla valorizzazione del secondo Marina. I dati del Salone Nautico Internazionale dimostrano cometale strategia di sviluppo e gli investimenti fatti siano an-dati nella giusta direzione, e come la comunità nautica in-ternazionale consideri il nostro salone il miglior palcosce-nico per il bilancio della propria leadership internazionale. La nostra visione politico-strategica a medio termine civede partecipi di questa nuova sfida con obiettivi chiari econdivisi: la salvaguardia e il consolidamento dello svilup-po strategico del Salone Nautico Internazionale e il perse-guimento e lo sviluppo di modelli di gestione innovatividelle attività nautiche e diportistiche, al di fuori del perio-do del Salone Nautico, attraverso l’attrazione di investi-menti e con la creazione di un polo di eccellenza che pos-sa costituire riferimento per la creazione di altre struttureal servizio della nautica e della sua filiera. �

Anton Francesco Albertoni è presidente di Ucina

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L’industria nautica italiana è la prima in Europa, laseconda dopo quella USA, ma soprattutto la prima asso-luta al mondo nel segmento delle barche sopra i 24 me-tri. Dalle nostre analisi emerge evidente la peculiaritàdella nautica da diporto di essere il comparto che dimo-stra la più alta capacità di generare ricchezza e occupa-zione nell’ambito del cluster marittimo; molto più delsettore marittimo, conseguentemente, rappresenta unostrumento strategico per lo sviluppo economico e socialedi un territorio.

Rispetto al settore navale mercantile, alla pesca, alle ripa-razioni navali, la nautica da diporto, tramite il turismo chesa generare, ha un moltiplicatore del reddito che da 2,1passa a 4,5. Per 1.000 euro investiti in questo settore, simette in moto una produzione di 4.500 euro. Le infrastrutture sono lo strumento essenziale per suppor-tare qualsiasi progetto imprenditoriale e sociale in questocampo. La realizzazione di infrastrutture portuali infattigenera sul territorio un’enorme potenzialità di svilupposociale ed economico: dallo shopping alla ristorazione,dall’intrattenimento alla cultura, dai trasporti alla ricettivi-tà alberghiera, dalle manifestazioni fieristiche ai servizi tu-ristici, fino all’editoria, oltre a tutte le attività direttamentecollegate all’uso e alla manutenzione della barca (ormeg-gio, rimessaggio ecc).Inoltre, lo sviluppo della portualità turistica può in molticasi passare attraverso la riqualificazione di strutture giàesistenti. La riqualificazione dei waterfront cittadini attra-verso la destinazione alla nautica di porzioni di bacinimercantili e di aree industriali sottoutilizzate o dismesse siè dimostrato un eccellente volano per attivare le econo-mie cittadine.In Europa si possono contare diversi esempi di aree por-tuali situate nel cuore delle città storiche, che sono rinatee la cui riqualificazione è diventata l’elemento di traino diuna più ampia rinascita cittadina. Tra le altre, Genova ècertamente un esempio non solo di riqualificazione delwaterfront ma, soprattutto, di recupero, da parte dei cit-

Nautica,business e passione

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1000 euro investiti nel comparto mettonoin moto un giro d’affari di 4500. Attese sul progettodi gestione della NuovaDarsena Nautica,elaborato da Ucina e Fiera di Genova

ANTON FRANCESCO ALBERTONI

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posti auto. La prossimità dei mezzi pubblici (metro, bus,stazione) contribuirà alla creazione di un nuovo polo,generando flussi stimati di oltre 10 milioni di visitatoriannui. L’ampiezza del polo, la presenza di un parkingauto e la vicinanza ai mezzi pubblici garantiranno senzadubbio un non congestionamento in termini di accessoe fruibilità. La copertura della struttura costituisce un ele-mento importante del progetto. Gli spazi pubblici apertiprevisti dal progetto saranno attrezzati in vari modi a se-conda delle loro diverse destinazioni. Saranno poi impiantate vegetazioni arbustive ed alberi amedio fusto. Il progetto della vegetazione si propone dicreare una sorta di giardino botanico diffuso: esso preve-de infatti la collocazione, all’interno delle macro aree del-la copertura, di sistemi vegetativi non solamente autocto-ni ma anche caratteristici di altri ambiti geografici costieri,onde evitare una eccessiva monotonia della sistemazionea verde dal punto di vista botanico e cromatico. Infine, la realizzazione di questo progetto si pone qualeelemento di intervento sulla viabilità di accesso più atti-gua che interessa non solo Ponte Parodi ma tutta l’areadella Darsena.

Tracciabilità e timing lavoriNel dicembre 2008, Altaponteparodi ha presentato la ri-chiesta di permesso di costruire. Il 5 marzo 2009, la Conferenza dei Servizi referente si è ri-unita e ha avviato l’iter amministrativo.Entro il 31 luglio 2010 le varie integrazioni e divergenzeemerse sul progetto vengono sistemate per dare luogo,ormai, alla sottoscrizione dell’accordo con l’Autorità Por-tuale in merito al prosieguo dell’iniziativa. I lavori preve-dono il termine di consegna nel 2014/2015.

Le merchandising mix: potenzialità di valoreIl progetto “Ponte Parodi” propone una GLA totale di40.000 m2 circa e prevede le seguenti attività: medie su-perfici circa 14.000 m2; negozi per circa 8.000 m2; cen-tro “Leisure” e “Crociere” di circa 14.000 m2; ristorazio-ne per 4.000 m2; attività varie dedicate al divertimento,cultura e spettacolo. Ponte Parodi sarà il primo centro di“fun shopping” urbano in Italia. Si baserà sulla sinergia ditre elementi: il tempo libero, la ristorazione e le attivitàcommerciali, e la loro scenografia, che avrà il suo puntoforte nel rapporto privilegiato tra la città ed il mare. L’in-dotto sull’occupazione lavoro stimato conta la creazionedi almeno 1500 posti di lavoro. Il flusso turistico prevedeun giro annuo di almeno 10 milioni di visitatori.

Il tempo liberoL’ambiente e l’atmosfera attesi al Ponte Parodi saranno lalogica conseguenza di un’architettura particolarmente benconcepita: dall’allestimento decorativo all’illuminazione,dalla copertura fatta a parco paesaggistico al paesaggiomarino; tutto ciò costituirà l’aspetto conviviale e rilassantedel luogo. L’animazione permanente fatta di musica, spet-tacoli di strada, di festival, sfilate, mercati... faranno diquesto polo una meta originale e ludica per tutta la fami-glia, capace di portare notorietà e modernità a Genova.Tra gli universi di divertimento e tempo libero:•Sports e il benessere:Per la realizzazione di questo tema, si utilizzerà un con-cetto alternativo alla palestra e al centro fitness tradizio-nali. Nello spirito del benessere e del relax, si svilupperàinfatti un insieme di balneoterapia con Spa, sauna, bagnoturco, solarium, massaggi, parete per scalate.•La scoperta ed il viaggio:Il Terminal Crociere e l’apertura del centro sul porto, condelle terrazze e un giardino panoramico saranno ugual-mente un invito al viaggio e alla scoperta della città diGenova, dell’ambiente, dell’artigianato e della creativitàitaliane.

La ristorazioneRiguarderà tanto i turisti quanto i genovesi. La realizzazio-ne di ristoranti a tema permetterà una vasta offerta doveai piaceri dei luoghi si aggiungono quelli della degusta-zione di vini e prodotti regionali.Gli spuntini e le pause distensive non saranno dimentica-ti, poiché in qualunque momento della giornata i localiproporranno appuntamenti caffè, pasticceria, snack, ge-lateria, wine bar. �

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Ponte Parodi è pronto per essere trasformato in unagrande piazza sull’acqua, secondo l’idea dagli Architetti diUN Studio Van Berkel & Bos, vincitori, nel 2001, del Con-corso Internazionale “Ponte Parodi e la Città di Genova”.Sergio Brovelli è direttore della Comunicazione di AltareaItalia srl, filiale della francese Altarea, società specializzatain ricostruzioni, nuove costruzioni e gestione delle opererealizzate (tra i suoi numerosi interventi: il Bercy Village ela ristrutturazione del nodo di interconnesione metro/fer-roviario all’interno della Gare du Nord a Parigi), è il pro-motore, con Porto Antico di Genova spa, della realizzazio-ne e gestione del nuovo Ponte Parodi. Schematicamente,Brovelli ne illustra gli aspetti più salienti.

Il quartiereL’area di interesse del Progetto è la Darsena. Un tempocostituiva la zona di ricovero e manutenzione per i mezzinavali e militari, oggi è oggetto di un piano di riqualifica-zione e attualmente ospita la facoltà di Economia e Com-mercio, il Museo del Mare e della Navigazione e, nel bre-ve periodo, sono programmate le localizzazioni della fa-coltà di Ingegneria, di un Museo per le Arti Contempora-nee ed di edifici residenziali. Ponte Parodi si propone qua-le ultimo elemento di rilievo del processo di valorizzazionedell’area. È ubicato in un’area urbana culturalmente vita-le, che ospita: l’Acquario di Genova (1.400.000 visitato-ri/anno); un complesso multisala; la Città dei Bambini; laBiblioteca De Amicis; una pista di pattinaggio sul ghiac-cio; il Centro Congressi dei magazzini del Cotone.

La garaIn seguito a un bando internazionale indetto della societàPorto Antico di Genova, il 19 ottobre 2007 si stabiliscel’aggiudicazione della gara per la realizzazione e gestionedel progetto. Il 21 novembre 2007, viene siglata la con-venzione tra Altaponteparodi del gruppo Altarea Italia ePorto Antico quali promotori della realizzazione e la ge-stione del progetto di Ponte Parodi.

Il progetto e la fruibilitàPonte Parodi si estende sulla superficie posta al centrodell’antico bacino portuale di Genova. Il futuro di PonteParodi prevede la realizzazione di una piazza sul mareche restituirà alla città una delle aree più importanti delvecchio bacino portuale. Il progetto è dell’architettoolandese Ben Van Berkel, vincitore del Concorso Interna-zionale di Architettura “Ponte Parodi e la Città di Geno-va” e riguarda la realizzazione di un centro di “funshopping” con un mix tematico legato al commercio eall’entertainment. La superficie GLA (superficie lorda affittabile, ndr) sarà dicirca 40.000 m2 e comprenderà un parcheggio di 1300

Funshopping

SERGIO BROVELLI

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VERSO IL NUOVO PUC

Ponte Parodi diventerà uncentro commerciale e diintrattenimento affacciato sul mare e nel verde di un giardino botanico diffuso

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quario e quelle culturali possono convivere e integrarsianche con il turismo business. È sempre più frequenteche palazzi storici vengano “prestati” per eventi aziendalio cene di lavoro. Credo però che la collaborazione tra set-tore pubblico e operatori turistici privati debba migliorare,anche se, in questa direzione, va sottolineata l’esperienzapositiva della Regione e del consorzio “Meet in Liguria”, ilconsorzio del turismo congressuale che ha l’obiettivo difare sistema tra istituzioni e privati e promuovere in modostrutturato l’offerta ligure in Italia e all’estero. Soprattutto è necessario che al più presto il nostro aero-porto raggiunga un livello di efficienza sufficiente alle esi-genze di sviluppo locali. �

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L’iniziativa formativa della Fondazione Edoardo Garrone

in collaborazione con l’ateneo genovese

È dedicata alle “Strategie di valorizzazione econo-mica delle risorse turistiche culturali del Mediterra-neo” la 1ª edizione del Corso di PerfezionamentoUniversitario Post Laurea, promosso dalla Fonda-zione Edoardo Garrone in collaborazione con l’U-niversità degli Studi di Genova, che si svolgerà aGenova dal 25 ottobre al 3 dicembre 2010.Il Corso si pone l’obiettivo di proporre a giovanilaureati un’offerta didattica attuale e qualificanteattraverso un percorso intensivo di perfeziona-mento della durata di 6 settimane, articolato in221 ore di didattica, comprendenti 75 ore di pro-ject work, case histories (testimonianze eccellentidi istituzioni e operatori italiani ed esteri di rilevan-za internazionale), e 3 escursioni di studio.Le iscrizioni al Corso, completamente gratuito, sa-ranno aperte fino al 20 settembre e le selezioniavverranno sulla base dei risultati di un test di veri-fica delle conoscenze e di un successivo colloquio.Sono 20 i posti disponibili, di cui 5 riservati a stu-denti stranieri.Un alto profilo internazionale sarà inoltre garanti-to dalla partecipazione di docenti provenienti daUniversità europee ed extraeuropee, quali Beirut,Leeds, Marrakech, Milano - Bocconi, Nizza, Palmadi Mallorca, Parigi, Roma Tor Vergata.Il Corso si articola in 6 Aree Didattiche: Paesaggi epatrimoni culturali nell’area mediterranea, Il turi-smo culturale nell’area mediterranea, Politiche egovernance per lo sviluppo dei distretti turistico-culturali, Management delle organizzazioni turisti-co-culturali, Marketing e comunicazione del turi-smo culturale, Dalla vision dei territori alla proget-tazione di un piano di valorizzazione.Grazie alla collaborazione della Provincia di Geno-va, la sede del Corso di Perfezionamento saràpresso la Palazzina Santa Maria, nell’area del PortoAntico.

Il bando di ammissione è disponibile al sitowww.studenti.unige.it/postlaurea/ e www.fonda-zionegarrone.it

ESPERTI IN TURISMO

Genova ha la vocazione di città turistica? Sistema ri-cettivo e location congressuali sono all’altezza della do-manda, anche internazionale? Ne parliamo con LauraBaldi, amministratore delegato di BC Congressi Srl e, dal2008, presidente della delegazione Liguria di AIDDA,l’Associazione imprenditrici e donne dirigenti di azienda.

Dalla sua ottica lavorativa e associativa che immagi-ne ha e quale vorrebbe avere della Genova turistica?Abbiamo per anni parlato di una città che cambia e oggiabbiamo davvero una città diversa, anche nel suo layout.Pensare che a pochi passi dal mio ufficio c’era un palaz-zone un po’ triste di una grande impresa in crisi che oggiè la splendida sede di un albergo a cinque stelle mi portaa concretizzare in questo esempio l’idea del cambiamentodi qualità che la città ha conquistato. Un cambiamento che mi auguro colpisca anche gli ope-ratori esterni, confermando Genova nella sua vocazioneturistica più ampia. Le critiche rivolte al sistema di acco-glienza cittadino sono ingiuste perché è ormai tra i piùstrutturati ed è qualitativamente competitivo nel pano-rama nazionale, specialmente per quanto concerne il tu-rismo business (congressi, fiere). Negli ultimi due anni hanno inoltre aperto alcune strut-ture a 4 e 5 stelle che hanno reso il sistema di accoglien-za alberghiera più che adeguato alle esigenze della cittàe degli operatori turistici e congressuali. Il dato positivo èche spesso i partecipanti ai diversi eventi non conosconoGenova ma poi scelgono di ritornare.

Ritiene che il turismo possa essere una vocazionefondamentale per la Genova dei prossimi anni?Non solo lo credo, ma lo dicono ormai i dati. Un esempio:

il Pil congressuale sul Pil turistico a Genova è il 22% con-tro una media del 9-10% a livello regionale; molte azien-de hanno differenziato investendo in attività turistiche onella filiera del turismo, penso ai ristoranti, agli alberghi,alle attività legate al trasporto, all’organizzazione e ai ser-vizi congressuali, ma penso anche al rilancio e allo svilup-po delle attività culturali, dalle mostre in programma alDucale ai Palazzi dei Rolli.

E sugli altri segmenti turistici?Ho sempre pensato che se una città ha appeal può diven-tare una destinazione interessante e ricercata da ognisegmento del turismo. È per questo che le visite all’Ac-

Benvenutia Genova

ROBERTA RECCHI

DOSSIER GENOVA CITTÀ INDUSTRIALE DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER

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Una città ancora poconota ma che affascina già alla prima visita.Lo afferma laura Baldi,a.d. PC congressi

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Le strutture di edutainment, poi, costituiscono lo zocco-lo duro dell’economia turistica cittadina: l’Acquario Villa-ge propone un’offerta integrata che quasi costringe l’o-spite a fermarsi a Genova più di un giorno, o comunquelo sollecita a ritornare. La visita di tutte le strutture ri-chiede infatti più di una giornata ed è sempre propostaunitamente ad altre iniziative già in corso di svolgimentoo in programma. Dall’aprile scorso, per esempio, l’Acquario Village pro-muove la mostra “Mediterraneo, da Corot a Monet, aMatisse”, che inaugurerà in autunno a Palazzo Ducale acura di Marco Goldin, invitando i visitatori delle propriestrutture a ritornare a Genova per quell’occasione. Sono convinta che con una buona programmazione de-gli eventi e con azioni di comunicazione congiunte e re-ciproche tra i vari contenitori e promotori culturali sipossano generare dei veri e propri circoli virtuosi neiconfronti del turista-visitatore. � (P.P.)

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“PIÙ DI UN ALBERGO”È il motto del nuovo Holiday Inn Genoa City

Holiday Inn Genoa City è l’ultimo albergo apertoin città, il 1° Maggio 2009, e nasce da un investi-mento voluto dal Gruppo Viziano, che ha rilevato eristrutturato l’immobile, e dalla City Hotels Com-pany di Rimini, che ha creduto in Genova come de-stinazione del proprio marchio Il palazzo, costruito alla fine degli anni ‘30 quale se-de della Cassa Marittima Tirrena, ha poi ospitato di-versi istituti scolastici fino all’abbandono, verso lametà degli anni ’90, diventando il triste biglietto davisita della città per turisti e uomini di affari. La posi-zione dell’albergo è infatti eccezionale: inevitabileposare uno sguardo sull’edificio percorrendo la so-praelevata da ponente verso il centro città o arrivan-do via mare al Terminal Traghetti e Crociere. La parte esterna è stata completamente recuperata,mentre all’interno sono state ricavate 134 camere divarie dimensioni, otto camere per ospiti diversa-mente abili, dieci camere executive, bar, ristorante,minigym, internet point e 5 sale meeting fino a 180persone. Completano l’offerta il parcheggio e la vi-sta mare della quasi totalità delle stanze, perfetta-mente insonorizzate. L’arredamento è moderno efunzionale con particolare attenzione al comfort de-gli ospiti. Holiday Inn Genoa City è inoltre facilmente raggiun-gibile con ogni mezzo di trasporto e in un paio difermate di bus o metro si raggiungono la zona delPorto Antico e quella dello shopping. Queste caratteristiche permettono a Holiday Inn Ge-noa City di lavorare con ogni tipologia di cliente: lavocazione della città e della zona è prevalentementebusiness, ma non mancano i turisti in occasione dei fi-ne settimana e dei ponti, i soggiorni legati alle crocie-re e ai traghetti, e le presenze dei congressisti in occa-sione di meeting interni o di convegni e fiere in città. Lo staff di Holiday Inn Genoa City è giovane, forte-mente orientato al cliente e, assieme all’ottimo rap-porto qualità/prezzo, rappresenta il vero punto diforza della struttura. �

Incoming Liguria, tour operator di Costa Edutain-ment, è specializzato nell’organizzazione di pacchetti turi-stici sul territorio ligure e con particolare attenzione a Ge-nova. Del “prodotto Genova” parliamo con Carla Sibilla,amministratore delegato della società.

Dottoressa Sibilla, quanto è difficile vendere Genova?Oggi, il “prodotto Genova” esiste: la città ha un water-front unico e invidiabile, dove sono inserite le strutture diedutainment (Acquario, Città dei bambini, Galata Museodel Mare), alle quali si è aggiunto, da pochi mesi, il som-mergibile Nazario Sauro, che sta registrando già un otti-mo successo in termini di visibilità e di pubblico; ha poiun centro storico che con via Garibaldi e i Rolli si integrabene in un’offerta culturale della quale fa parte, ovvia-mente, un “sistema mostre” che ha come fulcro PalazzoDucale con la Fondazione della Cultura; offre, infine, unapluralità di eventi di ampio respiro, quali il Salone nauticoed Euroflora. Insomma, per un tour operator che si occu-pa di incoming c’è diverso materiale su cui lavorare, an-che se manca ancora una ricettività alberghiera per fami-glie e scolaresche, alla quale oggi si supplisce con le strut-ture della Riviera.Cosa andrebbe fatto per rendere il più attrattivopossibile tutto il materiale di cui parla?Pensando a un progetto a medio e lungo termine sarebbenecessario migliorare le vie d’accesso alla città e i collega-menti per rendere fruibili luoghi assolutamente unici, co-me i Forti; nel breve, però, il tema della promozione e del-l’accoglienza rappresenta la vera chiave di volta, primadel PUC. I feed back che riceviamo dai nostri clienti sono

decisamente positivi: tanto singoli visitatori che tour ope-rator dichiarano che Genova si è rivelata ben oltre leaspettative, ma questo significa che la comunicazione sul-la città non è efficace o, comunque, è poco organica.Inoltre, nel corso di un recente educational, giornalisti etour operator hanno indicato, tra i punti deboli di Geno-va, la mancanza di pulizia e la scarsa sicurezza.

Quali possono essere, invece, i punti di forza da va-lorizzare?Nei nostri pacchetti turistici puntiamo molto sul consumosostenibile e sulla tipicità del territorio: lo Slow Fish di Ge-nova, per esempio, lega perfettamente entrambi gliaspetti, è un’opportunità che la nostra città offre e che ilturista cerca. Genova ha nel mare e nel clima mite un im-portante valore aggiunto, oltre a specialità enogastrono-miche che rispondono a logiche di sostenibilità. Il “pro-dotto Genova” esiste ed è riconosciuto.

Iniziative coordinate

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Secondo Carla Sibilla,a.d. di Incoming Liguria, il “prodotto Genova”esiste. Manca invece, una promozionecoordinata delle iniziative.

HOLIDAY INN

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Da subito, miglioramenti della segnaletica in porto,dépliant esplicativi distribuiti ai gate e (se arriverà l’ok del-la soprintendenza ai beni architettonici) un nuovo puntodi informazione. In futuro, cioè entro 5 anni, quattronuovi accosti a Voltri con una stazione marittima per ac-cogliere il flusso dei traghetti extra Schengen da e per ilnord Africa. Così l’Autorità portuale di Genova, di concer-to con le altre istituzioni interessate al porto, intende ren-dere più fluido il passaggio dei turisti che attraversano loscalo della Lanterna.In estate, quando il traffico dei traghetti e delle crociere siimpenna, Genova non sempre ha dato il meglio per age-volare le esigenze di chi l’ha scelta come meta di sbarco oimbarco. E non è difficile, nelle giornate di punta, vederesulle banchine code di auto in entrata e in uscita. Un pro-blema che ha spinto le istituzioni e le forze di polizia, diceLuigi Merlo, presidente della port Authority, «a coordinar-si per iniziare a far fronte alla situazione. È stato portato avanti un lavoro di miglioramento dellasegnaletica e viene distribuito, ai gate, un dépliant checontiene informazioni utili ai turisti. Stiamo inoltre stu-diando ulteriori interventi per la viabilità. Certamente lacostruzione della nuova soprelevata portuale aiuterebbea snellire il traffico; come è noto, però, la struttura faparte di un lotto di interventi viari per i quali mancano70 milioni di euro, che sarebbero dovuti arrivare dalloStato ma sono bloccati. Un ulteriore passo a favore dei turisti, in questo caso piùmirato ai crocieristi, sarà la realizzazione di un punto in-

formativo sul viadotto Cesare Imperiale. Per l’opera at-tendiamo il via libera della soprintendenza, perché sitratta di un’area con vincoli architettonici. In ogni caso, il numero di persone trasportate coi tra-ghetti nei primi sei mesi dell’anno è aumentato del 3%rispetto allo stesso periodo del 2009, arrivando, a giu-gno, a raggiungere le 854.789 unità. E non bisogna di-menticare che il boom è tra agosto e settembre, quindideve ancora venire».L’accoglienza dei flussi turistici e delle merci nel porto diGenova è, peraltro, destinata a espandersi a Voltri. «Siamo pronti - dice Merlo - a realizzare la variante “Vp 5bis” del piano regolatore, che prevede un nuovo doppiopolo per i ferry. Una parte sarà dedicata alle autostradedel mare, nel punto dove oggi ci sono tre accosti, in con-cessione al Vte, sui quali sta operando T-Link; l’altra, conun riempimento di 300mila metri quadrati, avrà una nuo-va stazione marittima e quattro accosti che saranno dedi-cati al traffico extra Schengen, sia merci che passeggeri.Puntiamo su Marocco, Libia, Algeria e Tunisia. Tra l’altro,abbiamo appena superato Marsiglia quanto a numero dipasseggeri tunisini imbarcati e sbarcati. L’area in questio-ne godrà di un collegamento diretto col viadotto di Voltri,per il quale sono già stati stanziati 30 milioni: attendiamosolo l’approvazione del Cipe». L’Autorità portuale spera di mettere a punto la gara per inuovi accosti e assegnarla entro l’anno prossimo; «poi -chiarisce Merlo - ci vorranno altri quattro anni di lavoroperché le opere previste siano realizzate». �

Turisti via mare

RAOUL DE FORCADE

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Luigi Merlo, presidentedell’Autorità portuale,, punta allo sviluppo deltraffico traghetti. Intanto, si lavora al miglioramentodella segnaletica eall’aumento degli accosti.

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Genova è migliorata, quanto ad accoglienza turi-stica per i crocieristi, rispetto a qualche anno fa. Ma resta-no problemi irrisolti, come i negozi talvolta chiusi nei mo-menti di sbarchi e imbarchi e un aeroporto che non ri-sponde alle esigenze delle compagnie armatoriali, a diffe-renza di quanto accade con lo scalo aereo di Nizza. A sot-tolinearlo sono le due grandi compagnie di crociere, Co-sta e Msc, che operano principalmente nel Mediterraneoe hanno scelto la Liguria, l’uno Savona, l’altro Genova,come hub per le loro flotte.«Il capoluogo ligure - dice Leonardo Massa, direttorecommerciale Sud Europa di Msc - è l’home port delle no-stre crociere, sul quale si concentra l’offerta più grandedella nostra flotta. Anche in inverno Genova ospita sem-pre due navi del gruppo: Fantasia e Splendida, da 4.000passeggeri ciascuna. Dall’estate a ottobre, poi, sono cin-que le unità che toccano i moli della Lanterna: oltre alledue che ho nominato, ci sono Melody, Lirica e Orchestra.Insomma, Genova è il cuore della nostra attività».Riguardo all’accoglienza dei crocieristi, Massa spiega che«ci ancora sono aree di miglioramento; però, negli anni,abbiamo visto crescere la capacità cittadina di accogliere iflussi turistici». Un percorso che, secondo il manager di Msc, è passatoanche attraverso l’intervento delle istituzioni. «Del resto -conclude Massa - se non ci fosse stato il supporto delleautorità locali, non saremmo cresciuti a Genova come ab-biamo fatto».Diversa la posizione di Costa Crociere che, pur mantenen-do la sede a Genova, ha spostato, anni fa, le sue navi sul

porto di Savona, dove ha creato il Palacrociere, una sta-zione marittima realizzata espressamente per le esigenzedell’azienda. «Occorre dire, in primis - afferma GianniOnorato, direttore generale di Costa - che il porto di Ge-nova, per mancanza di spazi, non avrebbe potuto soste-nere una crescita come quella che abbiamo avuto a Savo-na. Anzi, Costa dovrebbe essere ringraziata per essere ri-uscita a mantenere le sue navi vicino al capoluogo ligure,sostenendo la ricaduta di ricchezza sul territorio. Savona,per noi, è divenuto un hub anche per i crocieristi dallaFrancia, con i collegamenti via ferrovia e con l’aeroportodi Nizza: imbarchiamo più clienti francesi a Savona chenon a Marsiglia. Inoltre il nodo autostradale savoneseregge molto bene il flusso dei crocieristi».Onorato chiarisce che, al contrario, «l’aeroporto di Geno-va non è riuscito a sviluppare il tipo di traffico che serve ainostri passeggeri. Gli arrivi dei crocieristi non sono gior-nalieri ed evidentemente Nizza, a differenza di Genova,funziona perché i nostri clienti si inseriscono in un flussodi traffico già consolidato. Per quanto riguarda, poi, Genova come destinazione turi-stica, noi portiamo i passeggeri nel capoluogo ligure manon si tratta di volumi significativi, anche se la città hauna sua attrattiva turistica. Certo non si presta per fareshopping; e mentre lì capita che i negozi siano chiusi,quando sbarcano i crocieristi a Savona sono aperti». �

Crocieristia Genova

RAOUL DE FORCADE

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VERSO IL NUOVO PUC

L’accoglienza in cittàmigliora ma non troppo.Le impressioni deimanager di Msc e Costa Crociere

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Ryanair, il vettore low cost irlandese che collega 26paesi nel mondo, da undici anni ha incluso il CristoforoColombo tra i suoi scali. Con volo diretto da Genova siraggiungono Bari, Cagliari, Trapani e Londra. Per MelisaCorrigan, sales & marketing manager di Ryanair per l’Ita-lia, si potrebbe fare anche di più: «L’aeroporto ha unabella struttura, ben organizzata - dice la Corrigan - e pre-senta il grande vantaggio di essere molto vicino alla città.Tuttavia mi hanno riferito che il servizio di navetta da eper l’aeroporto è talvolta poco efficiente e che bisognaquindi ricorrere al taxi: questo può scoraggiare il turista,che magari ha pagato 10 euro per il biglietto aereo e si ri-trova a pagarne il doppio per raggiungere il centro città».Nel complesso, però, prosegue la manager di Ryanair,«credo che Genova abbia le potenzialità per incrementarei flussi turistici, ma quello che più manca è una comunica-zione organica della città, sia per l’outgoing che per l’in-coming. Nel primo caso, dovrebbe raggiungere tutta laregione e parte del Piemonte: se le rotte esistenti nonvengono promosse in modo adeguato e gli aerei non so-no pieni, non ha senso aggiungerne altre. E non ha sensoincrementarle neanche per l’incoming, se non si investe incampagne di promozione turistica. Perché Genova, all’e-stero, è poco conosciuta». Nell’esperienza di Ryanair una comunicazione integrata eben orchestrata tra compagnia aerea, aeroporto ed entituristici locali può portare a risultati sorprendenti rispettoa iniziative singole. «La Regione Puglia, in collaborazione

con Ryanair, ha promosso un’importante campagna dicomunicazione turistica che, in un anno, ha portato a unincremento degli arrivi agli aeroporti di Bari e di Brindisi ri-spettivamente del 31 e del 33 per cento. Queste iniziativehanno successo - spiega Melisa Corrigan - perché si basa-no sulla conoscenza del territorio, che possiede l’ente lo-cale, e sulla conoscenza dei turisti-viaggiatori, frutto del-l’esperienza di Ryanair. In questo modo riusciamo a valo-rizzare anche le occasioni di turismo meno evidenti: peresempio, della Sardegna noi promuoviamo i percorsi verdie i campi da golf. La politica di Ryanair è anche creareproposte commerciali nelle quali l’aspetto promozionaledel viaggio sia legato a un particolare evento (mostra,concerto...) che si svolge nella città o nella regione di de-stinazione, per andare così a colpire due target diversi macomplementari di clienti: quelli che andrebbero comun-que a visitare quella mostra o a sentire quel concerto eapprofittano della promozione sul prezzo del biglietto, equelli che invece scelgono quella destinazione perché ilprezzo del biglietto è conveniente e con l’occasione visita-no la mostra o vanno al concerto. Questo si potrebbe ap-plicare anche per Genova e la Liguria». Ma mentre la To-scana ha fatto della comunicazione turistica un brand, lanostra regione arranca. E prima di parlare di “destagiona-lizzazione” del turismo, osserva la Corrigan, «a Genovabisognerebbe crearne uno stagionale, guardando all’este-ro per prendere coscienza dell’offerta turistica sul merca-to mondiale con cui la città deve competere». � (M.P.)

Ryanairsotto la lanterna

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Per Melisa Corrigan,responsabile marketing diRyanair per l’Italia, Genova e il suo aeroporto hanno ampimargini di miglioramentonell’attrazione di flussi turistici, a partire dalla comunicazione.

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utenza. E poi, aggiungerei, punteremo a estendere la par-tecipazione nazionale e internazionale con precisi criteriqualitativi, con un forte orientamento alla co-produzionedi exhibit, mostre, laboratori, produzioni artistiche ecc. Lealleanze in corso con il World Science Festival di NewYork, con il Festival di Edimburgo, l’Egitto, Shangai, Israe-le e quest’anno tanti Paesi del Mediterraneo raccontanoda sole del processo di “internazionalizzazione” che stia-mo portando avanti. Ancora, dietro l’angolo c’è l’idea diun ‘Festival broadcasted’: ovvero un Festival produttoreed erogatore di contenuti via web (tv, radio, Podcast,blog). Ciò, per allargare la base degli interessati e degli

utenti, con fini informativi e di awarness, didattici, turisti-co-promozionali.

Il suo ultimo accenno, ci consente di proseguire diparola in parola, per così dire. Dal vocabolo “oriz-zonti” al doppio qualificativo “turistico-promozio-nale”. Al di là della sua altissima, riconoscibile quali-tà culturale, in quale senso è possibile pensare al Fe-stival come a un importante strumento di valorizza-zione e promozione turistica?In molti sensi, ovviamente. In primo luogo, su un piano“pratico”, legato alla contabilità delle presenze e alla mo-netarizzazione dell’indotto. Le cito un dato molto signifi-cativo. Lo scorso anno, nonostante il quadro economicocomplessivo tutt’altro che esaltante, noi abbiamo regi-strato una crescita del tasso di provenienza extraregionaledel pubblico scolastico: confermando il 30% di affluenzada fuori regione, soprattutto da Lombardia, Piemonte,Emilia Romagna, Toscana. Soltanto da Piemonte e Lom-bardia proviene il 25% della popolazione scolastica cheaffolla le nostre mostre e i nostri laboratori. Fermo restan-do che l’attrattività di Genova come città della scienzanon riguarda, per fortuna, i soli ragazzi. Il forte incremen-to del fatturato alberghiero durante il periodo del Festival(due anni fa l’Associazione Albergatori ci ha comunicatoun incremento del 20% nelle prenotazioni) è un segnalemolto chiaro, in questo senso… E poi, e forse soprattut-to, su un piano “simbolico”, visto che il Festival è diventa-to un formidabile mediatore a livello internazionale del-l’immagine di una Genova rinnovata, aperta alla scom-messa di una riconversione strategica che sposa ricerca,innovazione e turismo illuminato.

Una Trimurti - ricerca, innovazione e turismo illumi-nato - il cui presupposto è il radicamento del Festivalin modo stabile nella città e sul territorio.Il Festival della Scienza è il Festival della Scienza di Geno-va. Ma si può dire anche il contrario: che il Festival dellaScienza di Genova è il Festival della Scienza tout court, al-meno in Italia. La proliferazione di cloni festivalieri che unpo’ ovunque hanno tentato e tentano di seguire il nostroesempio (di cui come operatore della ricerca non possoche essere felice) non ha intaccato la nostra leadership,né, tantomeno, il senso di un’operazione di politica cultu-rale che non può prescindere dal contesto nel quale si in-serisce. Niente nasce dal niente, e il Festival è anche unpo’ il figlio della grande tradizione “tecnica” e industrialedella nostra città. Certo, perché il nostro contributo voltoa fare di Genova - perché no? -, una vera e propria capi-tale della cultura della conoscenza possa dare frutti sem-pre più succosi, occorre implementare il processo di inte-grazione delle nostre attività nella programmazione dellestrutture culturali del territorio, non solo come ”luoghiospiti“, ma come veri e propri partner. Penso a PalazzoDucale, all’Acquario, al Museo di Storia Naturale, al Muvi-ta ecc. E penso che si debba lavorare ventre a terra, cia-scun per sé, naturalmente, ma con in testa una strategialargamente condivisa, alla valorizzazione e alla reciprocapromozione delle aziende e dei centri di ricerca (compre-so l’IIT) del territorio. �

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Insieme al Salone Nautico, il Festival della Scienzaè certamente il più importante “grande evento” a ricor-renza annuale che abbia luogo Genova. Come ogni annoa ridosso della pausa estiva, il comitato scientifico del Fe-stival sta definendo proprio in questi giorni il palinsesto diquella che fra ottobre e novembre (e più precisamentedal 29 ottobre al 7 novembre) sarà l’ottava edizione dellakermesse. Nel 2010, la parola tematica intorno alla qualesi orienteranno le centinaia di iniziative che verranno inse-rite nel programma della manifestazione è “orizzonti”.Una parola, evidentemente, dalle vastissime risonanzemetaforiche. Una parola, perciò, intorno alla quale deci-diamo di avviare il nostro dialogo con Manuela Arata, lapresidente dell’Associazione Festival della Scienza, non-ché TTO (Technology Transfer Officer) del CNR, con l’in-tento di saperne qualcosa in più sulla funzione di attrat-tore turistico del “suo”, e nostro, Festival.

Per riprendere la parola tematica dell’edizione 2010,ormai quasi dietro l’angolo, quali sono, secondo lei,gli orizzonti futuri del Festival? Premetto che gli orizzonti futuri, i paesaggi che stanno“dietro l’angolo” non ci spaventano. L’edizione 2009 delFestival ha registrato una sensibile riduzione del budget,causata dalla contrazione delle risorse che ha interessatotutti i comparti economici del Paese. E tuttavia, il livellocomplessivo della nostra manifestazione si è mantenuto

altissimo, segno evidente del fatto che quando ci sonoidee, capacità progettuale e competenze professionalisorrette da quella che mi viene da definire “passione rea-lizzativa” nessun risultato è impossibile. Gli orizzonti futu-ri del Festival sono luminosi, e corrispondono agli obiettiviche ci siamo posti. Fra questi, segnalerei senz’altro la no-stra volontà di diventare il punto di riferimento nazionaledelle attività di comunicazione della scienza. Dando se-guito all’esperienza a Palermo dello scorso dicembre (do-ve l’Associazione Festival della Scienza ha dato vita a unasezione decentrata del Festival, ndr), stiamo pensando aun progetto di itineranza presso diversi e nuovi bacini di

Turismoscientifico

MASSIMO MORASSO

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VERSO IL NUOVO PUC

In preparazionel’ottava edizione del Festival dellaScienza: sul tema“Orizzonti”. Intervistaal presidenteManuela Arata

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Nel settembre 2009 Genova ha ospitò la Coppa Da-vis Italia-Svizzera, grazie all’impegno delle Istituzioni localie di un comitato promotore ad hoc che ne organizzò lacandidatura. In quei giorni, riflettori accesi su Roger Fede-rer e, di conseguenza, su Genova. Il tennis può, come al-tri sport, diventare uno strumento di comunicazione di unterritorio e, quindi, contribuire ad attrarre flussi turistici?Genova Impresa lo ha chiesto a Mauro Iguera, ammini-stratore delegato del Gruppo Cambiaso Risso e di Aon CRsrl, società del Gruppo Aon, primario broker mondiale diassicurazione e attualmente protagonista della più grossasponsorizzazione sportiva mai avvenuta, quella del Man-chester United nonché, per il secondo anno consecutivo,del Challenger di Genova.

Dottor Iguera, come nasce l’impegno della societànello sport?Il gruppo Cambiaso Risso è sempre stato vicino allo spor-to cosiddetto minore, un impegno che l’azienda vive co-me radicamento nella città. In questo senso vanno le no-stre iniziative: da quelle più strettamente aziendali, comel’asilo nido per i bimbi dei dipendenti, gestito in partners-hip con il Rina, a quelle promosse nello sport, dal basketalla corsa podistica. Aon invece è sponsor dell’Aon OpenChallenger, alla sua ottava edizione dal 5 al 12 settembre2010, al quale è collegato il secondo Memorial Giorgio

Messina, in ricordo dell’imprenditore e grande sostenitoredel tennis. Si tratta del primo torneo italiano dopo gli In-ternazionali d’Italia, che si giocano a Roma, ed è il più im-portante nel mondo in quella settimana di settembre.

Cosa comporta l’organizzazione di un evento di taleportata?Con un gruppo di appassionati abbiamo costituito l’Asso-ciazione Genoa Open, che oggi parte con un montepremi25mila dollari. Nel complesso, la manifestazione ha un bi-lancio di circa 350mila euro, che comprende il montepre-mi (100mila dollari), gli eventi collaterali, la cena di gala,l’ospitalità ai giocatori presso l’AC hotel (che quella setti-mana lavora solo per noi) e il personale necessario a ge-stire un torneo con 64 giocatori professionisti.

Chi si preoccupa degli aspetti finanziari dell’orga-nizzazione?La copertura del torneo è quasi completamente garantitada sponsor privati genovesi. Determinante è stato inveceil contributo degli enti locali all’organizzazione, nel 2009,della Coppa Davis Italia Svizzera. La Coppa Davis non puòfar ricorso a sponsor privati e la candidatura a ospitarlacomporta, per la città interessata, la partecipazione a unasorta di asta con un’offerta a fondo perduto. Acquisitol’evento, abbiamo dovuto realizzare interventi significativiagli impianti di Valletta, dalle tribune all’adeguamentodella struttura alle norme di sicurezza. D’altro canto, Fe-derer a Genova è un evento irripetibile.

E dopo, quando è calato il sipario sul grande evento? L’investimento è diventato patrimonio del circolo, ma cisarebbe bisogno di altri interventi per i quali, però, né ilComune né la Federazione Italiana Tennis (che gestisce lastruttura) oggi hanno le risorse necessarie. In una logicadi sviluppo degli impianti sportivi a fini anche turistici, co-munque, manca una cabina di regia per coinvolgere piùdiscipline ed elaborare progetti di ampio respiro, non soloiniziative “on/off”. �

Tennissotto iriflettori

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VERSO IL NUOVO PUC

Mauro Iguera, a.d. delGruppo Cambiaso Risso e di Aon CR, è impegnatopersonalmente e comeazienda nella promozione di importanti eventi tennisticie nel 2009 ha seguitol’organizzazione della Coppa Davis a Genova

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Il turismo sportivo passa anche per il green: i recen-ti successi italiani stanno avvicinando al golf sempre piùpersone, anche tra i giovanissimi. Ne parliamo con PaoloRisso, presidente della Cambiaso & Risso Tours e presi-dente del Circolo Golf e Tennis di Rapallo.

Presidente, si può parlare di stagione d’oro del golf?Il golf sta vivendo un momento straordinario nel mondoe in Italia in particolare, proprio come successe per il ten-nis quando la nazionale di Adriano Panatta vinse la Cop-pa Davis nel 1976. Oggi siamo campioni del mondo coni fratelli Edoardo e Francesco Molinari e assistiamo allacrescita di giovani talenti come Matteo Manassero. Il cli-ma di entusiasmo ha dato un forte impulso alla praticadilettantistica di questo sport e il Golf di Rapallo, con isuoi ottant’anni di storia e un percorso di grande fasci-no, sta vivendo una seconda giovinezza: 15mila presenzeall’anno oltre gli associati, che riempiono i migliori alber-ghi del Tigullio. A Rapallo si sentono parlare tutte le lin-gue del mondo.

Cosa ne pensano le istituzioni locali? Si può immagi-nare la realizzazione di nuove strutture a sostegnodi questo sport?Proprio in queste ultime settimane i vertici regionali han-no dimostrato grande interessamento per lo sviluppo delgolf in Liguria e nel Tigullio in particolare, a conferma diuna nuova visione dell’economia genovese anche in chia-ve turistica. Perché Rapallo è il golf di Genova. Qui non èimmaginabile la creazione di un percorso, mentre si po-trebbero trovare gli spazi per dei campi pratica. Quandomi occupai della vendita del bacino galleggiante di Geno-va tra le ipotesi più originali c’era quella di trasformarlo inun campo pratica.

A proposito di campi pratica “originali”, a novembrepartirà la prima Costa Pro Am Golf & Cruise: di cosasi tratta?

Si tratta di una crociera di cinque giorni a bordo di CostaLuminosa: partenza da Savona, prima tappa al Golf Clubdi Palma di Majorca e poi, dopo aver toccato la Corsica,arrivo a Rapallo per la gara finale. È un’iniziativa di CostaCrociere in collaborazione con Cambiaso & Risso Tours,un’idea diversa dal solito per favorire la diffusione delgolf. Tra l’altro, a bordo delle navi da crociera Costa èstato installato il simulatore di golf, che contribuirà ad av-vicinare alla pratica di questo sport un pubblico ancorapiù vasto, considerato l’alto numero di passeggeri tra-sportati. Perché, una volta provato il simulatore, si passaquasi sempre al campo vero. �

Golf a bordo

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Una crocieraCosta per avvicinare il grande pubblico al green