DI ECONOMIA POLITICA · 2019-12-12 · 1. Nozione di bisogno Il bisogno è l’esigenza di...
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DI ECONOMIAPOLITICA
Schemi Schede
GLI STRUMENTI SINTESIdi 44/1
Gruppo Editoriale Simone
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in Italia
IV Edizione
Microeconomia e Macroeconomia
Grafici semplificatie Tavole sinottiche
ESIMONEDIZIONI
PARTE PRIMA
MICROECONOMIA
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LA SCIENZA ECONOMICA
1. Nozione
Il termine economia deriva dalle parole greche oikos (casa) e nomos (legge) e sta ad indicare, lette-ralmente, governo della casa o governo della famiglia. Poiché l’economia prende in considerazione gli uomini in quanto membri di una società, essa è definita economia politica, dal greco polis (Città, Stato).
2. Oggetto della scienza economica
Oggetto
� comportamento economico. Comportamento umano di fronte al problema di soddisfare bisogni illimitati con risorse naturali scarse;
� scelte. Data la scarsità dei mezzi, il raggiungimento della massi-ma soddisfazione dei bisogni impone agli operatori economici del-le scelte;
� fenomeni economici. Complesso degli atti dell’uomo aventi come fine ultimo il soddisfacimento dei propri bisogni.
3. Suddivisione della scienza economica
L’economia si divide in:
� microeconomia. Analizza il comportamento dei «singoli» sogget-ti economici e, in particolare, il comportamento del consumatore e dell’imprenditore;
� macroeconomia. Esamina i fenomeni economici a livello di siste-ma, sottolineando le relazioni generali che intercorrono fra essi e procedendo per aggregati.
4. Metodi di analisi della scienza economica
Metodi di analisi
� metodo deduttivo. Parte da principi generali (postulati o assio-mi) per giungere, attraverso il puro ragionamento, all’enunciazio-ne di leggi che spieghino ogni caso particolare;
� metodo induttivo. Parte dell’osservazione di fatti concreti per giun-gere all’enunciazione di una legge generale che spieghi in modo plausibile il fenomeno osservato e tutti gli altri fenomeni simili.
Capitolo 1
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OPERATORI ECONOMICI E SISTEMI ECONOMICI
1. Nozione
Le scelte e le decisioni degli operatori economici si influenzano reciprocamente: l’insieme di tali re-lazioni economiche costituisce un sistema economico.
2. Classificazione degli operatori economici
Gli operatori economici
� famiglie. Tendono prevalentemente al consumo delle risorse, per soddisfare bisogni privati. Oggetto principale delle decisioni di spe-sa delle famiglie sono, dunque, i beni di consumo;
� imprese. Producono e scambiano beni e servizi al fine di conse-guire un profitto;
� operatore pubblico. Svolge un’attività di produzione e distribuzio-ne di beni e servizi di interesse collettivo, spesso in forma gratuita o al di sotto del prezzo di mercato di beni o servizi simili;
� banche. Aziende che raccolgono il risparmio delle famiglie e lo ce-dono in prestito alle imprese o ad altri soggetti economici;
� operatori esteri. Soggetti economici che svolgono la propria atti-vità all’estero.
3. Relazione fra gli operatori economici
Relazioni economiche
� mercato di beni e servizi. Per soddisfare i propri bisogni le fami-glie necessitano di beni e servizi prodotti ed offerti dalle imprese. In cambio di questi beni le famiglie offrono ai produttori una certa quantità di denaro: la spesa per consumi;
� mercato dei fattori produttivi. Per produrre i beni che poi saranno venduti alle famiglie, le imprese necessitano di fattori produttivi (ma-nodopera, capitali, macchinari). Le famiglie offrono alle imprese il proprio lavoro (in cambio di salari e stipendi) ed i propri risparmi (in cambio di interessi);
� le relazioni con lo Stato. Le relazioni che si instaurano fra famiglie, imprese e Stato sono analoghe; le famiglie offrono lavoro e capitali ri-cavandone stipendi e interessi. Lo Stato eroga servizi pubblici e pre-stazioni sociali (pensioni) in cambio di imposte e tasse. Le imprese, oltre a pagare imposte e tasse in cambio di servizi pubblici e infrastrut-ture (strade, ferrovie), vendono allo Stato i propri beni e servizi rica-vandone una certa quantità di denaro (spesa pubblica per consumi);
� la relazione con il resto del mondo. Quando si considera un si-stema economico aperto, cioé in relazioni economiche con l’este-ro, parte dei beni e servizi prodotti vengono venduti a stranieri (esportazioni). Allo stesso modo, se le famiglie acquistano beni di consumo dall’estero, si avrà un flusso di importazioni.
Capitolo 2
10
4. Classificazione dei sistemi economici
I sistemi economici
� il sistema capitalistico. Nelle economie capitaliste la maggior par-te della produzione è svolta da imprese private che la orientano verso il mercato: le decisioni dei singoli vengono coordinate e rese compatibili dal meccanismo di mercato. Oggi, un sistema capitali-stico puro non esiste praticamente più, poiché gli Stati, in manie-ra più o meno accentuata, producono direttamente determinati beni e servizi;
� il sistema collettivista. Il sistema collettivista esclude il mercato: la proprietà delle imprese e delle materie prime è pubblica (dello Stato) e ogni aspetto della produzione e della distribuzione è re-golato direttamente da un organo centrale. Si tratta, anche in que-sto caso, di una forma di organizzazione e di gestione dell’econo-mia raramente riscontrabile nella realtà;
� il sistema ad economia mista. Il sistema di gran lunga più diffu-so nella realtà, però, è quello capitalistico misto, caratterizzato da una proprietà prevalentemente privata delle imprese (come nel si-stema capitalistico puro). In questo sistema, però, gioca un ruolo fondamentale lo Stato, proprietario e gestore di imprese, soprat-tutto in alcuni settori strategici per l’economia nazionale.
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BISOGNI E BENI
1. Nozione di bisogno
Il bisogno è l’esigenza di conseguire un determinato stato di soddisfazione da parte di un individuo che avverte la sensazione di un «desiderio inappagato».
2. Classificazione
Bisogni
� primari. Necessari alla vita del nostro organismo (es.: mangiare), essi devono essere soddisfatti per primi e sono perciò anche det-ti rigidi o anelastici;
� secondari. Sono quelli la cui soddisfazione mira al miglioramento dello stile di vita di un individuo (es.: possedere un impianto stereo-fonico);
� individuali. Sono i bisogni avvertiti dall’uomo in quanto individuo e sono determinati da fattori soggettivi quali le caratteristiche per-sonali, l’educazione ricevuta e così via;
� collettivi. Sono quelli avvertiti dall’individuo in quanto membro di una collettività (es.: giustizia ed ordine pubblico).
3. Caratteristiche
Caratteristiche
� illimitatezza. I bisogni sono molteplici e tendono ad accrescersi con l’evolversi della vita umana;
� saziabilità. Uno stesso bisogno diminuisce d’intensità via via che si procede alla sua parziale soddisfazione (legge dell’intensità de-crescente dei bisogni);
� soggettività. I bisogni variano da individuo a individuo e per uno stesso individuo mutano in rapporto alle circostanze di tempo e di luogo;
� risorgenza. I bisogni, una volta soddisfatti, tendono, dopo un pe-riodo di tempo, a ripresentarsi nuovamente (es.: appetito);
� comparabilità. I bisogni sono comparabili fra di loro, nel senso che si possono paragonare i vari gradi d’intensità di più bisogni;
� urgenza. I bisogni possono avere un grado variabile di urgenza determinato dalle necessità contingenti dell’individuo.
4. Nozione di bene
Per bene s’intende qualsiasi mezzo (materiale o immateriale) che ha l’attitudine, reale o presunta, a soddisfare un bisogno. Affinché tale bene possa essere definito economico è necessario che abbia alcuni requisiti aggiuntivi.
Capitolo 3
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5. Caratteristiche del bene economico
Requisiti
� attitudine a soddisfare un particolare bisogno umano;
� conoscenza del mezzo atto a soddisfare nel modo migliore tale bisogno;
� accessibilità del mezzo;
� disponibilità limitata (o scarsità) del mezzo stesso.
6. Classificazione
Beni
� beni riproducibili. Che possono essere oggetto di nuova produ-zione (es. televisore);
� beni non riproducibili. Che non possono essere oggetto di nuo-va riproduzione (es. quadro d’autore);
� beni diretti (o di consumo). Servono da soli alla soddisfazione dei bisogni umani e non richiedono alcuna trasformazione. Essi in pratica risultano idonei al consumo (e di conseguenza alla soddi-sfazione immediata del bisogno) nello stesso momento in cui ven-gono offerti al consumatore. Costituiscono esempi di beni diretti (o di consumo) il pane, i cibi, i vestiari, l’arredamento etc.;
� beni indiretti (o strumentali). Si usano solo per la produzione di altri beni. Ciò che importa notare è che, in molti casi, accade che un certo bene possa essere diretto o indiretto secondo il modo in cui viene usato. Così l’automobile è un bene diretto per chi l’ado-pera per le gite, ed un bene indiretto per il trasportatore, commes-so viaggiatore e chi la usa per lavoro;
� beni materiali. Sono quelli che hanno una consistenza fisica (es. pane, vino, abiti etc.);
� beni immateriali. Sono quei beni (come i brevetti, la consulenza di un medico, i diritti d’autore) che non hanno consistenza mate-riale;
� beni complementari. Sono quelli che si usano congiuntamente per ottenere un determinato risultato (come l’automobile e la ben-zina o il caffè e lo zucchero);
� beni succedanei (o concorrenti). Sono quelli che possono esse-re sostituiti gli uni con gli altri nella soddisfazione del bisogno (come il caffè e l’orzo o il burro e la margarina);
� beni ad offerta congiunta. Derivano forzatamente dallo stesso processo produttivo. Ad esempio, chi coltiva il grano produce ne-cessariamente anche la paglia. In altre parole, i beni congiunti sono quelli che non si possono produrre se non insieme ad altri;
� beni concorrenti nell’offerta. Sono quei beni che, derivando dall’impiego dei medesimi fattori produttivi, ed essendo questi di-sponibili in quantità limitata, possono essere prodotti solo alterna-tivamente. Infatti, se aumenta la quantità prodotta di un bene, la quantità prodotta dell’altro bene dovrà necessariamente essere ri-dotta. Ad esempio, se sul medesimo terreno si producono ortaggi e grano, volendo incrementare la produzione dei primi occorrerà ridurre quella del secondo;
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Beni
� beni primari. Sono quelli necessari alla vita di ogni individuo in quanto soddisfano i bisogni primari (es. pane, indumenti etc.);
� beni voluttuari. Sono quei beni atti a soddisfare bisogni non pri-mari quali, ad esempio, la comodità e l’ostentazione (elettrodome-stici, beni di lusso etc.).
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L’UTILITÀ ECONOMICA E L’EQUILIBRIO DEL CONSUMATORE
1. Nozione
Per utilità economica s’intende la capacità di un bene di soddisfare un determinato bisogno.
2. Tipi di utilità
Tipi
� utilità totale. Somma dell’utilità che un individuo ricava da ogni dose consumata di un bene;
� utilità marginale. È l’incremento che l’utilità totale ha per effetto del consumo di un’ulteriore dose o unità del bene considerato (o, allo stesso modo, è l’utilità derivante dall’ultima dose consumata del bene).
LA CURVA DELL’UTILITÀ MARGINALE
Analisi economica
Dato un bene, il consumo successivo di una sua dose (1 a, 2 a, 3 a …) dà all’individuo un grado di soddisfazione via via minore (legge dell’utilità marginale decrescente).
Nel momento in cui l’individuo sente completamente soddisfatto il proprio bisogno, il consumo di ogni ulteriore dose del bene non gli procurerebbe alcuna utilità o addirittura potrebbe suscitargli una sensazione di saturazione (disutilità).
Analisi geometrico-matematica
Nel grafico l’utilità è misurata sull’asse delle ordinate, essa infatti è la variabile dipendente in quanto varia al variare della quantità del bene che l’individuo decide di consumare.
In corrispondenza del consumo della prima dose (OA) è associato il grado di utilità più alto (AM), alla seconda dose (OB) un grado leggermente inferiore (BN) e così via. In corrispondenza della sesta dose (AF) l’utilità è, invece, nulla. Se il consumatore decidesse di consumare un’ulteriore dose del bene, la 7 a (OG), l’utilità diverrebbe negativa.
La pendenza della curva è misurata dal rapporto U/ x, dove x rappresenta la variazione della quantità del bene consumata.
Utilità
O A B C D E F
R
Q
P
O
M
N
Dosi del bene X
G
Capitolo 4
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3. Piano del consumatore
Ripartizione della ricchezza del consumatore, limitata per definizione, in modo tale che i diversi beni acquistati presentino la stessa utilità marginale ponderata, cioè il medesimo rapporto tra l’utilità mar-ginale del bene e il prezzo del bene stesso.
4. Le curve di indifferenza
Esprimono tutte le combinazioni possibili di due beni che sono equivalenti per il consumatore, in quan-to arrecano uno stesso livello di utilità totale. In generale, è possibile disegnare non solo una curva d’indifferenza ma un’intera famiglia di curve che viene detta mappa d’indifferenza. A curve d’indiffe-renza più alte corrispondono livelli di utilità maggiori.
LE CURVE D’INDIFFERENZA E IL SMS
I
N
P
II
III
0
Saggio marginale di sostituzione (SMS): indica in che misura il consumatore è disposto a scambia-re il bene con un altro, fermo restando il suo livello di soddisfazione, e quindi rappresenta l’inclinazio-ne delle curve d’indifferenza. Quando le curve d’indifferenza sono convesse, il saggio marginale di so-stituzione è decrescente: il consumatore rinuncia ad una certa quantità del bene in cambio di un’uni-tà addizionale dell’altro. Così dati due beni, ad esempio patatine (P) e noccioline (N), il SMS tra P e N è pari a:
SMSPN
LA RELAZIONE FRA UTILITÀ E CURVE D’INDIFFERENZA
Per analizzare la relazione esistente fra utilità e curve d’indifferenza si ricorre al calcolo differenziale. Supponiamo allora che Franco abbia una funzione di utilità del tipo U(P, N), dove P rappresenta la quantità di patatine e N la quantità di noccioline. L’utilità marginale di Franco per le patatine, UMP, è la quantità di piacere aggiuntivo che egli trarrebbe dal consumare un po’ più di patatine.
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Matematicamente, l’utilità marginale di un bene non è altro che la derivata parziale della funzione di utilità rispetto al bene stesso, mantenendo costante la quantità dell’altro bene considerato. Per le patatine sarà:
(1) UMP P,N limP 0
U P P,C – U P,NP
U P,NP
Ovviamente l’utilità marginale del bene N si ottiene con lo stesso procedimento.È necessario ora stabilire quali combinazioni di P e N, arrecano a Franco lo stesso livello di soddi-sfazione nel consumo. Supponiamo che tale livello sia pari a U*, possiamo allora scrivere l’insieme delle combinazioni come U* = U(P, N); quest’ultima espressione rappresenta una curva d’indifferenza con un livello di utilità pari a U*. Possiamo esprimere la sua pendenza (ovvero il saggio marginale di sostituzione, SMS) in termini di utilità marginali, determinando le variazioni di P e N che lasciano inalterato il livello di utilità. Differenziando totalmente l’equazione si avrà che:
(2) dU* 0U P,N
PdP
U P,NN
UMpdP UMNdN
L’equazione precedente indica che una variazione infinitesima in aumento dell’utilità di P, moltiplicata per la variazione di P stesso, sommata all’utilità aggiuntiva di N, anch’essa moltiplicata per la varia-zione di N stesso, dà, e deve dare, come risultato zero. Ciò infatti implica che se Franco aumenta il consumo di uno dei due beni, deve diminuire il consumo dell’altro bene se vuole conseguire lo stesso livello di soddisfazione e rimanere, dunque, sulla stessa curva d’indifferenza. Riordinando i termini dell’equazione (2) si ottiene:
dPdN
–UMN
UMB
dove l’espressione dPdN
non è altro che il saggio marginale di sostituzione fra i due beni, per varia-
zioni infinitesimali, per cui la pendenza della curva d’indifferenza è l’opposto (negativo) del rapporto delle utilità marginali dei due beni.
Facciamo un esempio. Supponiamo che Franco abbia la seguente funzione di utilità U(P, N) = 5PN. Calcoliamo il saggio marginale di sostituzione, ricordando che per variazioni infinitesime delle quantità consumate bisogna ricorrere al calcolo differenziale. Si ha, allora:
UMPdUdP
5N
UMNdUdN
5P
SMS –5N5P
–NP
5. Altre forme delle curve d’indifferenza
Altre forme delle curve d’indifferenza:
— nel caso di beni perfetti sostituti la mappa di indifferenza è formata da una serie di rette paral-lele tra di loro (Fig. 1) e il SMS è costante;
— nel caso di beni perfetti complementi la mappa delle curve di indifferenza è formata da una se-rie di curve ad angolo retto (Fig. 2);
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— nel caso di due beni, uno dei quali è un male (un male è un bene il cui maggiore consumo fa di-minuire la soddisfazione del consumatore) la mappa delle curve di indifferenza è formata da una serie di curve crescenti (Fig. 3). Inoltre, le curve d’indifferenza che si trovano più in basso rappre-sentano combinazioni di un bene e di un male che assicurano al consumatore una soddisfazione più alta (si veda il punto B nella Fig. 3: contiene la stessa quantità di male Y del punto A, ma una quantità maggiore del bene X);
— nel caso di due mali la mappa delle curve d’indifferenza è formata da una serie di curve decre-scenti ma concave (Fig. 4) e il saggio marginale di sostituzione è crescente. Anche in questo caso, curve d’indifferenza più basse sono preferite a curve d’indifferenza più alte (nella Fig. 4 il punto C sarà preferito al punto D, C contiene quantità minori dei due mali).
ALTRE FORME DELLE CURVE D’INDIFFERENZA
I1
Burro
Margarina3 4 5
3
4
5
I2 I3
Sci
Attacchi3 4 5
3
4
5
2
1
21
Y
X
Z
Fig. 1 - Beni sostituti perfetti Fig. 2 - Beni perfettamente complementari
Male Y
Bene X
I2
I1BA
Male Y
Male X
DC
I2I1
Fig. 3 - Un male e un bene Fig. 4 - Due mali
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6. Vincolo di bilancio
Rappresenta l’ammontare massimo di reddito che il consumatore può destinare all’acquisto di un de-terminato paniere di beni.
Supponendo che il consumatore debba scegliere solo fra due beni, x e y, i cui prezzi sono, rispettiva-mente, px e py, e indicando con R il reddito a disposizione, dati i prezzi dei beni, il consumatore può acquistare una combinazione dei due beni, tale che la spesa al massimo eguagli il reddito:
pxx + pyy R
L’equazione di una generica retta di bilancio è, invece: pxx + pyy = R.
Esplicitando l’espressione rispetto a y, si ha che: yR – pxx
py
yRpy
–pxxpy
, dove Rpy
rappresenta
il valore dell’intercetta sull’asse delle ordinate, e –px
py
è il coefficiente angolare e rappresenta la pen-
denza della retta di bilancio. Chiaramente l’intercetta sull’asse delle ascisse sarà pari a Rpx
.
7. Equilibrio del consumatore
Situazione in cui il consumatore consegue la massima utilità con le risorse a sua disposizione.
LA SCELTA OTTIMALE DEL CONSUMATORE
Bene Y
K
AO
JIV
III
II
I
H
B
Bene X
Analisi economica
Il consumatore massimizza la sua posizione quando, tenuto conto del suo reddito, sceglie la combinazione di beni che gli assicura l’utilità più alta (punto H nel grafico).
Ogni altra combinazione, acquistabile dal consumatore (ad esempio quella individuata dal punto K), risulterà avere un grado di soddisfazione minore di quello rappresentato dal punto di equilibrio, poiché giacente su una curva d’indifferenza più bassa. Combinazioni che assicu-rano un grado di soddisfazione maggiore non sono raggiu ngibili (punto J nel grafico), a causa dell’operare del vincolo di bilancio.
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Analisi geometrico-matematica
La combinazione ottima sarà data dal punto di tangenza fra la curva di indifferenza (che corri-sponde all’utilità) e la retta di bilancio (ovvero il vincolo di portafoglio). Questo punto (punto H) assicura la massima utilità dato un certo reddito e dati certi prezzi dei beni X e Y.
In tale punto si avrà l’uguaglianza delle utilità marginali ponderate, poiché le pendenze delle due curve saranno uguali. Infatti:
UmaX
UmaY
= Px
Py
Saggio marginale di sosti- Rapporto tra i prezzi, zione, ovvero pendenza = ovvero pendenza della curva di indifferenza della retta di bilancio
Con alcuni passaggi matematici, tale uguaglianza diventa:
UmaX
Px
UmaY
Py
che esprime, appunto, l’uguaglianza delle utilità marginali ponderate.
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LA DOMANDA
1. Nozione
La domanda individuale rappresenta la quantità di un bene che un individuo è disposto ad acquista-re ad un determinato prezzo, in un dato mercato e in un dato momento.La domanda di mercato è la somma delle quantità di un determinato bene domandate da ciascun con-sumatore in corrispondenza di ogni possibile livello del prezzo.
2. La curva di domanda
La curva di domanda si ottiene indicando sull’asse delle ascisse la quantità richiesta di un certo bene e sull’asse delle ordinate il prezzo.
LA CURVA DELLA DOMANDA
Analisi economica
Dall’osservazione del comportamento dei compratori sul mercato si deduce la legge della domanda, secondo la quale più alto è il prezzo, minore sarà la quantità domandata; più basso è il prezzo, maggiore sarà la quantità richiesta.
La quantità domandata, quindi, varia in relazione inversa al cambiamento del prezzo.
La quantità domandata, tuttavia, non dipende solo dal prezzo, ma anche da altri fattori quali il reddito, i gusti dei consumatori etc. In particolare, ad un aumento del reddito fa seguito, di solito, un aumento della quantità domandata.
Prezzo dimercato
Quantità domandata
O Q QQ
P
P
D
DP
Analisi geometrico-matematica
La curva della domanda DD' nel grafico ha un andamento discendente, ossia un’inclinazione negativa verso l’asse delle ascisse: la domanda, cioè, aumenta se il prezzo scende e diminuisce se il prezzo sale.
Capitolo 5
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In termini di saggi di variazione avremo QP
0 .
La quantità domandata di un bene Q (tranne casi eccezionali, come nel caso dei beni inferiori)
varia, invece, sempre nella stessa direzione del reddito R, ovvero QP
0 .
Graficamente, la trasposizione della curva di domanda conseguente ad un aumento di reddito si ottiene traslando la curva stessa verso destra.
3. Elasticità della domanda
L’elasticità della domanda di un certo bene indica il grado in cui la domanda stessa reagisce a varia-zioni del prezzo del bene considerato, del prezzo di altri beni o del reddito.
4. Elasticità della domanda rispetto al prezzo
La variazione della domanda di un bene al variare del prezzo del bene stesso può essere misurata attraverso il coefficiente di elasticità:
Ep
QQP
P
variazione della quantità domandata
quantità domandata iniziale
variazione relativa del prezzo
prezzo iniziale
Precisiamo, inoltre, che:
� i beni necessari e i beni di lusso tendono ad avere una domanda anelastica: un aumento del loro prezzo non comporta drastiche riduzioni della quantità domandata;
� i beni normali, intermedi fra queste due categorie (automobili, elettrodomestici etc.), hanno di so-lito un’elasticità piuttosto alta: quando si registra un aumento consistente del prezzo i consuma-tori riducono la loro domanda e viceversa nel caso di riduzione del prezzo.
VALORE NUMERICODELL’ELASTICITÀ
DEFINIZIONEREATTIVITÀ
DELLA DOMANDA
a) 0 La domanda è perfettamente anelastica o rigida
La quantità domandata non varia al va-riare del prezzo
b) 0 EP 1 Domanda anelastica La quantità domandata varia; la sua variazione percentuale è inferiore a quella del prezzo
c) 1 Domanda neutrale o ad elasti-cità unitaria
La quantità domandata varia; la sua variazione percentuale è uguale a quella del prezzo
d) 1 EP Domanda elastica La quantità domandata varia; la sua variazione percentuale è superiore a quella del prezzo
e) Domanda perfettamente ela-stica
Il consumatore è disposto ad acquista-re tutta la quantità disponibile ad un certo prezzo e niente ad un prezzo lie-vemente superiore
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5. Elasticità della domanda rispetto al reddito
Indica come varia la domanda di un bene se il reddito di un certo consumatore aumenta o diminuisce. Generalmente, se il reddito aumenta la domanda aumenta e viceversa nel caso contrario:
Er
EQ
QR
R
variazione della quantità domandata
quantità domandata iniziale
variazione del redditoreddito iniziale
Nel caso di beni inferiori, l’aumento del reddito comporta una riduzione della quantità domandata, perché il consumatore passa al consumo di beni di qualità superiore.
6. Elasticità incrociata della domanda
L’elasticità incrociata della domanda è la relazione tra il cambiamento relativo nella quantità doman-data d’un bene ed il cambiamento relativo nel prezzo dell’altro bene.
Se A e B sono i beni considerati:
Ec B A
qB
qB
pA
pA
variazione della quantità domandata del bene B
quantità iniziale domandata del bene B
variazione relativa del prezzo del bene A
prezzo iniziale del bene A
L’elasticità incrociata risulta essere positiva nel caso di beni sostituibili e negativa nel caso di beni com-plementari.