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CSTG-Newsletter n.13, giugno 07 della learning community del Centro Studi di Terapia della Gestalt ___________________________________________________________________________ TUDIGONG edit Carissimi Inizia con questo numero il secondo anno di vita della nostra Newsletter.. mettendo i 12 numeri con le foto in colore … fa veramente piacere vedere questo frutto della nostra Learning Community e mi auguro che non ci venga meno l’energia e la motivazione per continuare in questa iniziativa. Questo mese si terrà a Firenze il Congresso sull’Umorismo in psicoterapia, promosso congiuntamente dalla European Association for Psychotheraèpy (EAP) e dalla Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia (FIAP) nel periodo 14-17 giugno e al quale una decina di allievi e membri della Scuola hanno aderito. L’argomento è di grande interesse, come sanno bene coloro che operano in questo campo. L’ironia permette di usare, nelle dosi opportune, “frustrazione e gratificazione” – come direbbe Perls – e quindi arrivare con manovre metaforico-allusive (deflessive) dove una comunicazione diretta si trova di fronte ad una strada sbarrata da resistenze insormontabili. Si tratta di un’arte, più che di una tecnica, che va affinata in un esercizio quotidiano più che appresa dalla lettura di un libro o di una relazione congressuale. In ogni caso … si tratta di un tema così delicato e complesso che certo non può che avvalersi di qualche stimolo in più di riflessione e di confronto. Esito a dirlo, per motivi puramente scaramantici, ma in occasione dello stesso Congresso dovrebbe essere disponibile il testo “Fondamenti comuni e diversità di approccio in psicoterapia” a cura mia ed edito da FrancoAngeli che raccoglie alcuni dei contributi presentati in occasione di un analogo Congresso tenutosi esattamente 10 anni fa a Roma e coordinato da me nella qualità di allora presidente della EAP. La pubblicazione gode di una sponsorizzazione del Comune di Roma e questo mi fa ben sperare circa la possibilità di farvene avere una copia. A fine maggio abbiamo consegnato la Relazione conclusiva al MUR (ministero per l’Università e la Ricerca). Dico questo anche in relazione al fatto che Italo Carta, che ha svolto la funzione di Rappresentante del Comitato scientifico della Scuola e che ci ha accompagnato sin dall’inizio, ha dovuto lasciare il suo incarico avendo lasciato per motivi di età la carica di direttore della Cattedra di Psichiatria dell’Università statale di Milano-Bicocca. Il prof. Carta, che molti di voi hanno conosciuto anche in occasione della Giornata di studi sulla Diversità di genere tenutasi tre anni fa, è stato il primo docente in Italia a tenere un insegnamento universitario nella psicoterapia 40 anni fa. Attualmente ricopre ancora la carica di presidente della Società Italiana di Psicoterapia Medica. Colgo l’occasione per ringraziarlo veramente di cuore per averci onorato della sua supervisione, sempre attenta e direi … affettuosa, e per confermare il desiderio di accompagnarci ancora come docente della Scuola. Mi ha già anticipato la sua disponibilità a presenziare alla Giornata sulla Ricerca in psicoterapia che è confermata per il giorno 1.7.07 e a cui ricordo a tutti di partecipare. Anche il secondo modulo di Orthos si è concluso positivamente. Le difficoltà, ovviamente, non mancano di presentarsi, specie con il passare del tempo. Nei giorni 9-10 giugno si terrà l’incontro di verifica a cui possono partecipare anche gli (ex)allievi che si sono resi disponibili a partecipare al prossimo modulo di agosto (informandomi preventivamente). Non si esclude l’avvio di un gruppo di sostegno per giocatori a Milano con lo scopo di seguire il processo terapeutico nel periodo successivo alla fase residenziale. Ringrazio Roberta Marenzi e Giuliana Ratti per l’ottima traduzione all’articolo di Ken Evans sull’accompagnamento della moglie Mairi nelle ultime fasi della sua vita. Potrete consultare il testo (che vi invito caldamente a leggere) sul Forum del sito (www.psicoterapia.it/cstg - Forum) nell'area Articoli alla voce Articoli citati nella Newsletter N. 13 dove compare insieme ad un altro bellissimo articolo su Laura Perls. Il workshop di Ken Evans è stato un dono per tutti e volentieri questa NL ospita una testimonianza di Francesca sul lavoro fatto con lui. Anche il tema sulla vergogna ha suscitato un forte interesse e ci sono richieste di proseguire in questa ricerca con lavori di sintesi e tesi.

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CSTG-Newsletter n.13, giugno 07 della learning community del Centro Studi di Terapia della Gestalt ___________________________________________________________________________

TUDIGONG

edit Carissimi • Inizia con questo numero il secondo anno di vita della nostra Newsletter.. mettendo i 12 numeri con le foto in colore … fa veramente piacere vedere questo frutto della nostra Learning Community e mi auguro che non ci venga meno l’energia e la motivazione per continuare in questa iniziativa. • Questo mese si terrà a Firenze il Congresso sull’Umorismo in psicoterapia, promosso congiuntamente dalla European Association for Psychotheraèpy (EAP) e dalla Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia (FIAP) nel periodo 14-17 giugno e al quale una decina di allievi e membri della Scuola hanno aderito. L’argomento è di grande interesse, come sanno bene coloro che operano in questo campo. L’ironia permette di usare, nelle dosi opportune, “frustrazione e gratificazione” – come direbbe Perls – e quindi arrivare con manovre metaforico-allusive (deflessive) dove una comunicazione diretta si trova di fronte ad una strada sbarrata da resistenze insormontabili. Si tratta di un’arte, più che di una tecnica, che va affinata in un esercizio quotidiano più che appresa dalla lettura di un libro o di una relazione congressuale. In ogni caso … si tratta di un tema così delicato e complesso che certo non può che avvalersi di qualche stimolo in più di riflessione e di confronto. • Esito a dirlo, per motivi puramente scaramantici, ma in occasione dello stesso Congresso dovrebbe essere disponibile il testo “Fondamenti comuni e diversità di approccio in psicoterapia” a cura mia ed edito da FrancoAngeli che raccoglie alcuni dei contributi presentati in occasione di un analogo

Congresso tenutosi esattamente 10 anni fa a Roma e coordinato da me nella qualità di allora presidente della EAP. La pubblicazione gode di una sponsorizzazione del Comune di Roma e questo mi fa ben sperare circa la possibilità di farvene avere una copia. • A fine maggio abbiamo consegnato la Relazione conclusiva al MUR (ministero per l’Università e la Ricerca). Dico questo anche in relazione al fatto che Italo Carta, che ha svolto la funzione di Rappresentante del Comitato scientifico della Scuola e che ci ha accompagnato sin dall’inizio, ha dovuto lasciare il suo incarico avendo lasciato per motivi di età la carica di direttore della Cattedra di Psichiatria dell’Università statale di Milano-Bicocca. Il prof. Carta, che molti di voi hanno conosciuto anche in occasione della Giornata di studi sulla Diversità di genere tenutasi tre anni fa, è stato il primo docente in Italia a tenere un insegnamento universitario nella psicoterapia 40 anni fa. Attualmente ricopre ancora la carica di presidente della Società Italiana di Psicoterapia Medica. Colgo l’occasione per ringraziarlo veramente di cuore per averci onorato della sua supervisione, sempre attenta e direi … affettuosa, e per confermare il desiderio di accompagnarci ancora come docente della Scuola. Mi ha già anticipato la sua disponibilità a presenziare alla Giornata sulla Ricerca in psicoterapia che è confermata per il giorno 1.7.07 e a cui ricordo a tutti di partecipare. • Anche il secondo modulo di Orthos si è concluso positivamente. Le difficoltà, ovviamente, non mancano di presentarsi, specie con il passare del tempo. Nei giorni 9-10 giugno si terrà l’incontro di verifica a cui possono partecipare anche gli (ex)allievi che si sono resi disponibili a partecipare al prossimo modulo di agosto (informandomi preventivamente). Non si esclude l’avvio di un gruppo di sostegno per giocatori a Milano con lo scopo di seguire il processo terapeutico nel periodo successivo alla fase residenziale. • Ringrazio Roberta Marenzi e Giuliana Ratti per l’ottima traduzione all’articolo di Ken Evans sull’accompagnamento della moglie Mairi nelle ultime fasi della sua vita. Potrete consultare il testo (che vi invito caldamente a leggere) sul Forum del sito (www.psicoterapia.it/cstg - Forum) nell'area Articoli alla voce Articoli citati nella Newsletter N. 13 dove compare insieme ad un altro bellissimo articolo su Laura Perls. • Il workshop di Ken Evans è stato un dono per tutti e volentieri questa NL ospita una testimonianza di Francesca sul lavoro fatto con lui. Anche il tema sulla vergogna ha suscitato un forte interesse e ci sono richieste di proseguire in questa ricerca con lavori di sintesi e tesi.

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• La richiesta di disponibilità a contribuire con la traduzione di articoli è stata raccolta da 12 allievi: un ottimo numero per partire. Gloria Volpato, che ha completato il corso in psicoterapia e che viene da studi d lingue straniere, si è detta disponibile a coordinare la raccolta e la distribuzione degli articoli. • il congresso di Berlino “sulle cose d’amore” ha avuto un buon successo (molti più partecipanti di quanto le strutture avesser previsto). Evidentemente questo tema antico … come il mondo (o prima … visto che Eros nasce coevo con Chaos e Notte prima che il mondo fosse) ha sempre il suo appeal. La mia relazione è stata giudicata interessante ma … forse c’erano troppe informazioni e in lingue diverse per cui alla fine ne è venuto fuori una specie di “amore a Babele”! Ho comunque utilizzato parte del materiale che molti allievi avevano contribuito a raccogliere (a seguito dell’incontro su Carotenuto). Ho quini deciso di proseguire questa ricerca comune e di aprire una rubrica con citazioni su “eros, agape e philia”. • Come topic riportiamo la traduzione di un interessante articolo di Hillman: abituato in analisi a porre l’attenzione sul piccolo e particolareggiato, Hillman qui vuole focalizzare la sua attenzione su qualcosa di veramente minuscolo: l’in. • il 12 maggio si è tenuto il secondo Scuola-party. Nell’occasione abbiamo anche festeggiato gli …anta di Donatella che … gli auguri da tutti noi li ha meritati tutti! nell’occasione abbiamo anche avuto il piacere di avere Ken Evans tra noi che ha anche partecipato con interesse alla presentazione di alcune tesi in psicoterapia. Grazie a tutti per il contributo “agapico” e grazie soprattutto a Maria de Liso per la “moltiplicazione” delle pizzette e delle torte (pani e pesci … sarebbero stati meno graditi)! • Grazie e … un buon giugno a tutti ricordandoci di Demetra, madre delle messi (nelle crete senesi, ma no solo, è bellissimo vedere i campi di grano che cambiano colore ogni giorno)! Riccardo Zerbetto

Prof. Italo Carta

topic La parola 'in' oggi ha molti significati. Pochi sanno che nell' antichità era associabile alla dea Estia, cioè a colei che rende sacro il lavoro dell'analista. Ecco il racconto sul mistero dell' anima e sugli archetipi che la illuminano Soltanto una cosa certa abbiamo imparato facendo analisi, l' importanza del piccolo e particolareggiato. Il mio viaggio junghiano - e uso non a caso la parola "viaggio" perché si trattò proprio di un viaggio, dall' India himalayana attraverso Israele e la Svezia fino a Zurigo - iniziò con passi da gigante. L' India, le Tipologie, l' Individuazione, i Grandi Sogni, i Simboli Universali (volli fare la mia prima tesi sull' idea di Spirito, e la seconda sul Tempo), insomma GRANDE! Adesso, invece, sembra che io faccia passi da formica, una minuscola attenzione alle più piccole cose. Ecco il perché di questo minuscolo titolo, "In", anche se non so ancora se non finirà per diventare più piccolo o ancora più grande di grande. Questa è già una dimensione della domanda: l' "in" ha delle dimensioni, una misura, una forma, un luogo? Prima di arrivare a questo, vorrei però richiamare qualcosa che noi tutti già sappiamo. "In" è senza dubbio la parola dell' anima. "In" è decisamente "in", nella psicologia del profondo: in analisi, in terapia, in transfert, in amore, in relazione, in lutto, ingravidato, nella tua testa non nel tuo corpo - adesso "in" si è approfondito, è andato oltre, diventando nella mia lingua anche "into", la parola chiave che indica l' essere completamente assorbiti in qualcosa: nel bird watching, nel rap, nella cucina messicana. La storia del nostro campo conferma questi usi ordinari di "in" e di "into". Fin dall' inizio, locus delle preoccupazioni psicoanalitiche furono la topografia interiore e le dinamiche di regioni, figure e forze, ricordi e sentimenti, flussi e complessi, tutti immaginati come interni, interiori, dentro. Soprattutto i sentimenti, che sono tenuti "dentro" e lasciati uscire "fuori". Sono profondi, giù dentro di noi, continuamente presenti come colore e ritmo, interiori e riflessivi, che accompagnano il comportamento esteriore. Un' importante obiezione nei confronti del behaviorismo e della terapia del comportamento da parte degli analisti del profondo è stata che il behaviorismo non ha un "dentro". Non c' è nessun "in". In breve, l' attività principale dell' analisi ha luogo dentro. "In" è dove si svolge la sua azione. è lì che si nasconde la vera persona, quel "me" interiore, e occuparsi di questo mondo interiore - cosa è successo nel passato e cosa potrebbe succedere nel futuro, significa occuparsi attentamente delle intromissioni genitoriali, dei lamentosi residui del bambino interiore, che si accompagnano all' introversione della libido e alle riduttive investigazioni dell' Ombra - quell' agenbite- bite of inwit, come Joyce chiamava l' introspezione piena di rimorsi. "In" è la

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preposizione chiave in analisi, più importante, credo, di "con". "In" è la direzione chiave del movimento psicologico, l' ubicazione chiave delle psicodinamiche, e la posizione privilegiata dei valori dell' anima. (...) Noi analisti, nonostante la nostra aumentata capacità di riflettere e di analizzare, non siamo immuni dalla mentalità istituzionalizzata. In realtà siamo più sfortunati rispetto alla maggior parte degli altri professionisti proprio riguardo alla collettività delle nostre riflessioni, perché gli strumenti dell' analisi e della riflessione utilizzati per riflettere sulla nostra professione sono proprio i concetti forniti dall' istituzione. Siamo testimoni ogni giorno della grande impasse di cui spesso scriveva Jung: la grande difficoltà che ha la psiche, se non l' impossibilità, di diventare cosciente di sé per mezzo della psicologia. Come il conoscitore conosce sé stesso? (...) Riguardo al nostro tema specifico, "in", noi troviamo l' "in" letteralizzato come un posto definito nel quale andiamo - l' inconscio, il corpo, oppure un definito tempo nel passato. Questa letteralizzazione ci fa dimenticare quello che diceva il maestro: non è la psiche che è in me, sono io nella psiche. Noi dimentichiamo e letteralizziamo l' anima dentro la pelle, la mente dentro il cranio, il sogno, l' emozione, la memoria dentro il "me", trascurando la psiche collettiva, l' anima mundi nella quale viviamo tutto il giorno la nostra vita. A questo punto vorrei differenziare fra i principali usi linguistici di "in". Faccio questo in parte per diventare più consapevoli del predicamento in cui "in" ci mette. E, come diceva Jung, per diventare consapevoli ci vuole differenziazione. Quindi diamo una rapida scorsa a questi usi: li potrete trovare nel vostro dizionario o nella grammatica, dove li ho trovati io. La preposizione "in" significa dentro i limiti di spazio, tempo, condizione, situazione, circostanza. "In" come limitato, circoscritto, definito. Come ho già detto: in analisi, in amore, nei guai, in tribunale, in pericolo, in fretta, in tempo. "In" come un essere limitati - in un giardino, nei guai, in analisi. Confinamento. Potremmo dire "incorniciato", "circondato". Dunque, quando diciamo che l' anima è nel corpo, non ci limitiamo a intendere "in" letteralmente, come dentro il luogo del corpo, ma anche, più ampiamente, come limitata dal corpo, confinata nel corpo, nelle circostanze del corpo. "In" è anche il prefisso che introduce diversi significati: 1. Un prefisso negativo, privativo: indecisione, indistinto, inammissibile, ingiustizia, insano, incesto (come "non casto"), incapace, inconscio. 2. Il prefisso "in" significa anche un movimento in avanti che continua. Entrare, introdursi in qualcosa, e poi essere in essa, dentro di essa. 3. Questo significato di movimento continuato in avanti si mescola con un terzo significato del prefisso, in parole come incluso, inviluppato, intrappolato, incantato, inveterato, ingerito,

innato, iniziato - dove siamo al tempo stesso veramente, effettivamente "in", e continuiamo il movimento sempre più all' interno nello stato che viene descritto. In breve, "in" è una parola che rinchiude, imprigiona, intrappola. Sembrerebbe che la parola "in" agisca come una forza archetipica - entrare nell' inconscio ci porta veramente ed effettivamente nella nostra situazione, nei nostri sentimenti, nei nostri ricordi, e avvolti nel transfert. Dalla preposizione e dal prefisso non c' è che un piccolo passo per arrivare al sostantivo "in": coloro che sono "in", che sono "dentro", nel senso di "affiliati". Una persona che è "in" è al corrente di ciò che succede all' interno della riserva privilegiata, entro i confini di un particolare stato o condizione, tempo o luogo. (...) Ma allora qual è il potere, chi è il Dio o la Dea che ci attira dentro, che ci mantiene dentro? Cos' è questa archetipica insistenza sull' interiorizzazione e sulla salvaguardia della santità dell' "in"? Io credo che la risposta a quel "chi?" sia Estia. Prenderò adesso in considerazione alcuni passi del materiale che ho raccolto, soprattutto tra quello di cinque autori che hanno scritto di Estia e hanno già selezionato le fonti classiche e si sono immersi nel materiale che riguarda questa dea. Così citerò, oltre all' Inno omerico a Estia, Cults of the Greek States di Farnell, il capitolo su Estia in La grazia pagana di Ginette Paris, il saggio su Estia di Barbara Kirsey tradotto in I fili dell' anima, quello di Stephanie Demetrakopulos in Spring 1979 e quello di Paola Coppola Pignatelli in Spring 1985. Per ragioni di brevità, mi limiterò a citare alcune frasi di questi autori facendo via via pochi sporadici commenti, chiedendovi di guardare questi brani in funzione del lavoro analitico. Prima però due parole su Estia in generale. Fu lei la prima di tutti gli immortali a essere onorata con libagioni e processioni - prima di Zeus, prima di Era, di Demetra e di Gaia. Come noi diciamo "alla salute!", prosit, santé, salud, kampei, l' echaim, i Romani dicevano "Vesta!". Era il focolare acceso, il focolare che emana calore. Questa è la sua immagine, il suo locus, la sua incarnazione. La parola latina per focolare è focus, che può essere tradotta nel linguaggio psicologico come l' attenzione centrante che appassiona alla vita tutto ciò che entra nel suo raggio d' azione. Estia è questo. Ovidio parla di Estia come "nient' altro che una fiamma viva". Il suo nome deriva probabilmente dall' indoeuropeo vas, "abitare in". Un' altra derivazione è quella dalla radice di "essenza". In breve, Estia è soltanto "in" e, come la concisione stessa, non è un oggetto visto, ma un focus che ravviva, che illumina, l' essenza dell' anima che abita in qualunque cosa. - E adesso i brani che riguardano il prestare attenzione, il tenere un diario, le annotazioni del diario, le registrazioni dei sogni che sono la materia del lavoro interiore. Dice Platone ne Le leggi: "I giudici di un accusato che ha peccato

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contro gli Dei, i genitori o lo stato, alla fine di ogni giorno mettano per scritto tutte le cose attinenti al caso e depositino i rotoli sull' altare di Estia" (856 a). - L' analisi come sostegno, come nutrimento, come un alimentare l' anima, come supporto incondizionato, come madre positiva: "Il 15 aprile a Roma venivano sacrificate a Vesta delle mucche gravide per assicurare un' abbondante disponibilità di latte". Vesta si occupava anche delle provviste di sale e della farina sacra (mola). - L' analisi: un giorno alla volta, una seduta alla volta. Mantenerla fresca: "Le vestali non potevano conservare l' acqua ma dovevano andarne a prendere ogni giorno soltanto quella necessaria, in uno strano recipiente fatto appositamente per quello scopo. Il vaso aveva una base così stretta che non poteva stare dritto, non era possibile l' immagazzinamento; non si poteva usare acqua vecchia; la strettezza della base = la stretta disciplina del contenitore e questo contenitore era chiamato futile. - Quando finisce l' analisi come servizio all' "in"? L' "Analisi terminabile e interminabile" Unendlich di Freud. "Il più comune aggettivo/attributo di Vesta era eterna." - Sulla terapia delle coppie e la risoluzione del conflitto. L' analisi come rifugio, come luogo sicuro. "Le controversie erano appianate presso l' altare di Estia". "Il focolare era anche un luogo per fare pace e per accordare clemenza." "Non prende parte alle guerre, alle rimostranze o alle relazioni fra gli Dei e i mortali." "Estia è capace di custodire le immagini." - Il prossimo gruppo di immagini attesta l' impersonalità del lavoro e la sua numinosità, la traslazione anziché la relazione umana. Anche qui, quelle che seguono sono citazioni dirette dei cinque autori già menzionati. "Un aspetto centrale della coscienza di Estia è la propensione per l' anonimato." "Quando gli uomini giuravano su Estia, giuravano sul focolare sacro, non necessariamente su una qualche personalità." "La meno antropomorfica di tutte le divinità elleniche." "Una presenza potente, non un individuo personale." "Un numen più che una divinità." - Sulla privatezza e la sicurezza del temenos analitico. "La frase 'sta sacrificando a Estia' divenne proverbiale di una faccenda segreta." "Asilo sacro dove poter trovare rifugio." "L' offerta sacrificale a Estia non è mai un sacrificio violento, con spargimento di sangue." - Sull' assenza di intervento personale, cioè il concetto freudiano che l' analisi proceda per "astensione." "Non esisteva quasi nessun racconto su di lei." "Non indica alcun movimento." - Sulla natura del progresso analitico e le descrizioni del Sé: "è sempre seduta su elementi circolari, così come circolari sono i luoghi dove è venerata." - Sul primato della famiglia nell' analisi dell' individuo: "Specialmente connessa con la vita e la legge della famiglia e del clan." "L' unica vera cerimonia celebrata in suo onore sembra essere stata un pranzo familiare." "Senza di lei gli

umani non avrebbero feste." "Presiede alla progressione 'da crudo a cotto' che trasforma la natura in cibo." A questo punto vorrei soffermarmi a distinguere fra la famiglia letterale - nel senso di Era, o della famiglia come generazione di figli, o anche della casa in sé - e la struttura psichica interna - che adesso noi formuliamo come sistema famiglia, quello che i Romani chiamavano gens, quello spirito invisibile che vi regna, l' anima della famiglia condivisa durante un pasto in comune, l' atto primario di civilizzazione. Non la coltivazione del cibo o la preparazione del cibo - Demetra e Afrodite - ma il rituale del mangiare il cibo insieme. Il fast-food da McDonald e il "mangiar fuori di corsa" possono fare di più per profanare Estia e danneggiare l' anima della terra di quanto non facciano tutte le altre cose che sono state proposte come causa della disfunzione della famiglia: i padri assenti, la violenza in televisione, le droghe, gli abusi, ecc. Il pasto condiviso, ricordiamocelo, è centrale per la vita contadina greca, italiana, ebraica, orientale, afro-americana e medio-occidentale, tanto che il rituale mangiare insieme anziché il dormire insieme potrebbe essere qualcosa che gli analisti al servizio dell' "in" di Estia potrebbero prendere in considerazione. Torniamo alle citazioni. - "Non lascia il suo posto; dobbiamo andare noi da lei." Nel Fedro di Platone, quando gli undici Dei muovono in volo nel cielo, Estia, "sola, rimane in casa degli Dei." (247a) "A lei è attribuita l' invenzione dell' architettura domestica." "La sua immagine è architettonica." "La sua immagine e il suo luogo sono identici." Sono brani dai quali ho tratto la conclusione che l' analisi, come rituale estiano dell' interiore, deve svolgersi in una situazione chiusa. Soltanto lì può esserci focus. L' analista non prende appuntamenti fuori, non fa house calls, perché il rituale è un rituale di luogo. Fin dagli inizi, in Bergstrasse e Seestrasse, la coscienza analitica "ha luogo" in uno spazio sacro, che dà un focus ai contenuti psichici. L' interiore si rivela fra le pareti e può essere estratto dalla sua errata collocazione nella "mia" storia passata, nella "mia" vita personale e nel letteralismo delle "mie" relazioni. L' arrivare e l' entrare nel luogo del terapeuta e l' allontanarsene sulla porta riverbera con le tensioni del rituale dell' entrare e dell' uscire dai confini di Estia. Architettonicamente Estia era accoppiata a Ermes. Lui all' esterno, lei all' interno. Via via che ci spostiamo verso l' ipertrofia di Ermes - ciberspazio, CD-rom, telefoni cellulari, satelliti, call-waiting, realtà virtuali - possiamo essere connessi dovunque "fuori" e avremo sempre più un disperato bisogno della centrante forza circolare di Estia, che ci impedisca di dissolverci nello spazio. In altre parole, in questo tempo di eccessivo Ermes l' analisi junghiana classica, rivolta verso l' interno, in quanto rituale osservanza di Estia, può essere più necessaria di quanto non lo sia mai stata. - Sulle infrazioni specificamente

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sessuali in terapia: "Estia è immune dal potere di Afrodite e dalle frecce di Eros." "La sessualità deve essere nascosta a Estia." "Il desiderio di Estia di non sposarsi mai." Sicuramente conoscete la storia di Estia che sonnecchiava presso il focolare quando Priapo attraversò la soglia del suo territorio per violentarla, ma lei, svegliata dal raglio di avvertimento di un asino, lo fece fuggire via. Il fuoco di Priapo non ha a che fare con la fiamma del focolare. La sessualità diretta, sfrenata, non vi ha posto. Questo spauracchio, che è saltato fuori in analisi fin dal suo primo caso con Josef Breuer, e il purismo etico con il quale gli si resiste, fa parte del mito e del rituale di Estia. A Roma, per esempio, le vestali addette al suo culto erano vergini. Se qualcuna si macchiava in qualunque modo - per l' andatura seduttiva, i capelli portati lunghi, l' abito immodesto, o anche un atteggiamento troppo scherzoso e malizioso - poteva essere, e di fatto lo era, seppellita viva in una stanza sotto terra, isolata e "cancellata" (questa è la parola usata dal testo), così come la nostra professione cancella il nome dalla lista degli analisti, li scomunica dall' associazione. Il nostro quieto conformismo rappresenta i rituali di un antico culto, dichiarandoci così in quel culto. La nostra purezza sessuale riguardo all' analisi è qualcosa di più che una puritana correttezza morale : è richiesta dalla Dea dell' "interiore". (...) Adesso, in conclusione, vorrei spiegare più chiaramente ciò che, a partire da questa accozzaglia di note, mezzi pensieri e citazioni, ho cercato di dimostrare. Come prima cosa ho voluto affermare la preminenza di questa piccola parola e prefisso, "in", come una dominante della nostra ontologia analitica. Per questo vi ho condotto attraverso un riesame della semantica dell' "in". Poi ho voluto mostrare l' approccio proprio di una psicologia archetipale, il ricorso al suo metodo per salvare il fenomeno, essendo in questo caso il fenomeno i sentimenti e gli importanti valori che restano attaccati alla parola "in", anche dopo che abbiamo applicato intellettualmente l' acido della decostruzione. Anche dopo aver deletteralizzato l' "in" e riconosciuto che esso non è letteralmente in nessun luogo, il richiamo dell' interno, del più intimo, dell' interiore, dell' introvertito, del dentro, non se ne va. Ho poi giustificato questo attaccamento all' "in" come valido dal punto di vista archetipale. Cioè, il nostro amore per il carattere interiore dell' analisi non deriva semplicemente dall' abitudine storica di localizzare l' anima dentro la pelle, o dall' eccesso di soggettivismo e di personalismo che abbiamo coltivato nella nostra cultura cristiana, convertita fin da Agostino e poi da Cartesio, e da pensatori estremamente political correct, compresi Freud e Jung. Invece ho sostenuto, nell' ultima parte di queste osservazioni, che questa profonda importanza è data da Estia, e che l' analisi, oltre a essere in molti casi una rappresentazione del mito di

Amore e Psiche, di Demetra e Persefone, di Ade, di Ermes, di Ercole e soprattutto di Edipo, con le sue intuizioni autodistruttive, è un rituale di Estia, un' osservanza che si prende cura del suo focolare. Per me, questa scoperta di Estia fra i cocci del mio decostruito tempio analitico è stata una rivelazione di un valore immenso, perché Estia non conosce le distinzioni fra pubblico e privato, fra interiore ed esteriore - nel senso di introspezione psichica e attività politica -, fra sé e comunità. Al servizio di Estia si potrebbe non essere o più segreti e silenziosi o più comunitari e sociali. La scoperta di Estia fra le mie rovine significa anche per gli analisti che se Estia è colei che rende sacro il nostro lavoro, allora quello che il paziente fa e che noi facciamo nel municipio per mantenere ardenti i suoi carboni è parte del fare anima, altrettanto di quanto lo è qualunque sogno, qualunque ricordo, emozione o intuizione. 1999 James Hillman

LEI GONG

Scuola e dintorni (a cura di Rosi Tocco: [email protected]) � Giornata sulla ricerca: è confermata per domenica primo luglio 2007 a Milano la giornata di studi sulla ricerca in psicoterapia. Coloro che sono impegnati in tale ambito e desiderano presentare i loro progetti, sono pregati di far pervenire una nota a Riccardo Zerbetto ([email protected]). La giornata sarà gratuita per tutti gli allievi del CSTG. � I prossimi appuntamenti con i Visiting Professor del CSTG: Dal 13 al 15 luglio: Michel Vincent Miller Direttore dell’Istituto di Gestalt di Boston Dal 12 al 14 ottobre: Malcom Brown, fondatore della Psicoterapia Organismica

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Network (a cura di Elena Manenti: [email protected])

A partire da questo mese ospitiamo in questa rubrica racconti di esperienze di tirocinio. Invito tutti, allievi ed ex-allievi, a scrivermi dei propri progetti: realizzati, vissuti, in corso o in fase di programmazione, per uno scambio di esperienze e una libera circolazione di idee, per cercare compagni di nuove avventure o condividere quelle vissute. Il sipario si apre con il racconto di Cristina Bani che ci rende partecipi della sua passione per la letteratura e di come sia riuscita a utilizzare testi narrativi nei colloqui di counseling alla biblioteca di Cornaredo. Grazie Cristina. A lei la parola. “MI LEGGO FRA LE RIGHE”: UN TIROCINIO DI COUNSELING IN BIBLIOTECA A CORNAREDO (Counselor tirocinante Cristina Bani [email protected] ) Alcuni anni fa la lettura è stata per me una forma di autoterapia. Posso senza ombra di dubbio dire che i libri, durante quel periodo molto critico della mia vita, sono stati un modo per sopravvivere. Leggere significava uscire per un po’ dalla sofferenza, ma allo stesso tempo anche entrarci dentro; quelle storie scritte da altri, in tempi e luoghi anche assai lontani e diversi dal mio, sembrava fossero in realtà state scritte appositamente per la mia vita e i miei dolori. Leggere era un modo per cercare di placare il forte bisogno di dare una spiegazione a quello che avevo vissuto e che al momento appariva faticosamente incomprensibile. Mi è sempre rimasta impressa una frase di Raffaele La Capria che afferma “…E chi legge si domanda per quale mistero quel racconto non è stato scritto per parlargli di qualcosa, ma per farla accadere dentro di lui…”. Ecco, credo che la magia della letteratura consista proprio in questo: parole scritte che hanno il potere di far accadere qualcosa dentro di noi. I sentimenti e le emozioni che provano i personaggi di un romanzo non sono i loro, ma sono nostri, quelli dei lettori, come un sentimento non è nella natura, o in un paesaggio, ma solo in chi lo guarda. E’ nata proprio da questa mia passione per la lettura l’idea di progettare un tirocinio in biblioteca, cioè di fare counseling con l’aiuto di quella che nei paesi anglosassoni chiamano “biblioterapy”. Biblioterapia significa molte cose, significa per esempio proporre la lettura di saggi che affrontano il problema del cliente e lo aiutano a risolverlo, significa come nel testo Les maux par les mots di Cahen-Lefevre (leggermente presuntuoso se non fosse, per fortuna, anche autoironico) usare le letture come medicinali da sorbire all’occorrenza, un vero e proprio prontuario per curare i vari malesseri. Nel mio tirocinio ho inteso la biblioterapia in modi un po’ diversi da questi. Per me un testo narrativo è innanzitutto il mezzo per far emergere emozioni,

emozioni che poi diventano oggetto del colloquio di counseling. Una cliente è venuta da me e mi ha detto: “Alcuni anni fa ho letto un libro e sono stata malissimo, non ho più avuto il coraggio di riprenderlo in mano, vorrei provare a rileggerlo con te”. Anche le emozioni spiacevoli dunque, anzi forse soprattutto quelle. In secondo luogo la lettura per me è terapeutica perché è un piacere estetico. Dicono che la lettura, meglio se ad alta voce, di un bel brano di prosa o di una poesia faccia aumentare la produzione di endorfine… . Non so se sia vero, di certo so, per esperienza personale, che è un godimento per l’anima, un modo per arricchire di poesia la nostra vita e quindi di stare meglio. In una lettera dal manicomio di Rodez, A. Artaud scrive al Dr Ferdière: “La demoralizzazione è lo stato patologico più comunemente riconosciuto e accettato in un mondo dal quale la poesia è completamente esclusa”. Infine la lettura è soprattutto un modo per sviluppare l’immaginazione. Dice Hillman che la mente ha un fondamento poetico e che “chi sin dall’infanzia si è formato un senso del racconto è in condizioni migliori rispetto a chi non ha avuto storie, non le ha lette, udite, sentite recitare o inventate”. Dice poi “Conoscere la profondità della mente significa conoscere le sue immagini, ascoltare le storie con un’attenzione poetica, che colga in un singolo atto intuitivo le due nature degli eventi psichici, quella terapeutica e quella estetica”. E’ proprio vero che talvolta le storie dei clienti sorprendono e affascinano come e più di un romanzo. Sul piano pratico l’organizzazione del tirocinio non è stata complicata. Fondamentale è stata l’idea di proporre tale progetto alle biblioteche pubbliche, dove ho potuto trovare facilmente clienti-lettori (non si può imporre la biblioterapia a chi non ama leggere). La mia pluriennale frequentazione della biblioteca di Cornaredo mi ha senz’altro reso il compito più semplice. Ho presentato il progetto all’assessore alla cultura che l’ha subito apprezzato (i progetti a costo zero hanno vita relativamente facile) e mi ha chiesto di promuoverlo sottolineando, nei volantini e nel pieghevole, l’aspetto della lettura rispetto a quello del counseling (cosa che ha creato qualche piccolo fraintendimento con gli utenti). Ho anche presentato personalmente l’iniziativa agli studenti dell’Università della Terza Età ed al locale Gruppo di lettura. Temevo di non raccogliere adesioni, invece, dopo le prime quattro, ho dovuto mettere in lista d’attesa un paio di persone, perché non potevo impegnarmi di più. Per le sedute mi è stato offerto uno spazio riservato, nella seconda biblioteca di Cornaredo aperta di recente nella frazione di S. Pietro all’Olmo: un edificio antico ristrutturato, luminoso e accogliente che trovo particolarmente adatto.

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BAO GONG

Thesis (Abstract di tesi di specializzazione in psicoterapia e di fine corso di Counseling) Diagnosi: “Cancro” malattia che coinvolge il corpo e la psiche. La figura del counselor sanitario nella relazione d’aiuto al malato e alle persone a lui care. Tesi di Regina Ferrario - Counselor Il cancro è una patologia fisicamente piuttosto seria e psicologicamente altamente stressante. E’ provato che la diagnosi di cancro è da connettere ad una serie di esperienze negative ed a gravi stati di alienazione, indotti dalla paura, oltre che dalla malattia, anche dagli effetti collaterali causati dalle sue cure; quali le alterazioni corporee, gli eventi sfavorevoli provocati dalle terapie e, non ultima la paura della morte. Sono importanti una comunicazione empatica ed una informazione competente, offerte dagli appartenenti all’equipe terapeutica, che sappiano usare un approccio ed una terminologia adatta all’età ed allo stato del paziente. Esperienze favorevoli sono osservate dove interviene una valida relazione d’aiuto, prodotta da infermieri o personale sanitario formato specificatamente (counselor) con effetti positivi sulla qualità di vita; inoltre come la capacità di far mettere in atto strategie di coping possa essere di giovamento allo stato di benessere. Così l’infermiere, che per sua struttura di base, dovrebbe avere insita una propria capacità all’accoglienza delle problematiche del malato, sarà (dove appropriatamente formato) un valido counselor, sia per il benessere del paziente, che per la società (costi/benefici), valutando sia la cura per la guarigione che la cura per una vita che meriti di essere vissuta (indipendentemente dall’età o dal “performance status”). Concludendo, sarà accompagnando il malato di cancro, non più guaribile, verso una morte dignitosa e, supportando coloro che gli sono cari (affrontando anche la problematica della

buona morte) che l’infermiere counselor avrà svolto la propria “missione”. Lo stile cognitivo nella dinamica figura-sfondo: l’utilizzo di un questionario di stile cognitivo come strumento a supporto del counseling. Tesi di Gabriella Aliatis Il lavoro sostiene l’opportunità di considerare l’indagine dello stile cognitivo del cliente, nel corso di un lavoro di counseling, allo scopo di individuare le sue modalità percettive e di problem-solving preferite, in quanto considerate rilevanti per meglio comprendere il suo profilo psicologico. Tale indagine - ovviamente condotta con strumenti mirati, con la necessaria professionalità e nel rispetto delle norme deontologiche - viene suggerita in affiancamento alle tecniche e alle modalità classiche di conduzione di un lavoro di counseling in ottica gestaltica, quale mezzo non solo di approfondimento delle problematiche del cliente, ma come ulteriore opportunità di autoconsapevolezza. L’elaborato è composto da una parte teorica, dedicata all’inquadramento della tematica dello stile cognitivo e in particolare all’illustrazione della teoria Adattatori-Innovatori di Michael Kirton e del KAI (Kirton Adaption-Innovation Inventory), e da una parte sperimentale in cui viene descritto l’utilizzo pratico dell’inventario in un caso concreto.

Eventi � Pratica Sé-nsoriale La Pratica de lla Consapevolezza del Sé attraverso i sensi del corpo Rivolto tutti coloro che vogliono migliorare ed ampliare la conos cenza di sé attraverso l'esplorazione di un contatto corporeo ed aumentare la propria capacità di contatto sensoriale. In particolare agli operatori del corpo, come Medici, Fisioterapisti, Massaggiatori, Shiatzuka, i professionisti dell'aiuto (psicologi, psicoterapeuti, counsellor, educatori, infermieri, psicomotricisti) che vogliono acquisire strum nti per ampliare la capacità di cogliere la dimen ione corporea de i propri clienti, danzatori, attori. Il workshop è co-condotto da Paolo Rude lli, danzatore professionista, e da Gloria Volpato, psicologa-psicoterapeuta. W ork-shop introduttivo, sabato 2 giugno 2007, dalle 9.30 alle 18.30 Presso il CENTRO DIVENIRE - Via Reich , 39 - TORRE BOLDONE (BG) Per Informazioni e preiscrizioni contattare Paolo Rudelli - telefono: 333 87 60 414 / E-mail: [email protected] � Università degli Studi di Roma La Sapienza Con il Patrocinio del Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica presentano un workshop con: Salvador Minuchin "Un nuovo metodo di valutazione della famiglia in terapia" Roma, 11 e 12 giugno 2007

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Aula Magna Università “LA SAPIENZA” P. le Aldo Moro, 5 00161 Roma Dopo quaranta anni di straordinaria carriera come terapeuta, formatore, esperto ed autore di libri di grande diffusione, Sal Minuchin presenterà in esclusiva assoluta in Italia il suo nuovo modello di valutazione della famiglia in terapia. Ha recentemente messo a punto un nuovo metodo di valutazione delle coppie e delle famiglie articolato in 4 fasi che permette di raccogliere ed ordinare in maniera innovativa ed efficace le informazioni sulla famiglia, sul suo funzionamento, sulle aree problematiche e sintomatiche. Per informazioni: www.iefcos.it � giovedì 7 giugno 2007, ore 18.30 MONDADORI

MULTICENTER Via Marghera, 28 Milano verrà presentato il libro:

Spirito naturale L'ecologia profonda per la salute del corpo e dell'anima di Stefano Fusi Ed. Tecniche Nuove Per guarire e vivere in armonia abbiamo una grande maestra a disposizione: la natura. Non è altro da noi o qualcosa da riconquistare, ma l'essenza stessa della nostra vita. Riconoscerla e coltivarne le qualità ci dona una vita più semplice, sana, prospera, appagata e responsabile verso l'ambiente e le generazioni future. L'ecologia profonda integra l'antica saggezza spirituale dei popoli di natura (sciamanesimo, Tantra, taoismo) con le più recenti acquisizioni scientifiche (ecologia, ecosofia, psicologia transpersonale, ipotesi Gaia, fisica quantistica). Spirito naturale propone di sperimentarla con pratiche semplici, efficaci e salutari di connessione cosciente e gioiosa con gli elementi naturali, gli animali, le piante e l'ambiente, per trasformare la vita quotidiana e le relazioni con gli altri e il mondo. Stefano Fusi, giornalista e consulente di comunicazione, lavora da trent'anni nei campi dell'educazione ambientale, delle medicine naturali e della crescita personale. Sito: www.naturalspirit.it � Yoga Village, Salute & Felicità dal 7 al 10 giugno. Parco delle Basiliche, Via Mulino delle Armi - Milano Si tratta di un vero e proprio Villaggio della Salute e Felicità dove fare esperienza dello Yoga come stile di vita basato sull'armoniosa integrazione di alcuni dei principali rami della Conoscenza Vedica: lo Yoga, per il benessere della mente e del corpo; l'Ayurveda, la millenaria Scienza della Vita; il Vaastu Shastra, l'antica scienza vedica che permette di progettare edifici ed ambienti in cui la natura e l'intervento dell'uomo coesistano sinergicamente ed in armonia. In programma: seminari di Sri Sri Yoga con Swamiji Pragya Pada, massaggi, consulenze e conferenze su Ayurveda e Vaastu con esperti dall'India. Per maggiori informazioni, visitate il sito www.yogavillage.it La partecipazione è gratuita, ma si richiede la prenotazione.

� UMORISMO E ALTRE STRATEGIE PER

SOPRAVVIVERE ALLE CRISI EMOZIONALI 14-17 giugno 2007 Firenze Palazzo dei Congressi - piazza Adua 1 I temi • L’umorismo in psicoterapia • L’umorismo sulla psicoterapia • Strategie per sopravvivere alle crisi emozionali • Relazione terapeutica e umorismo • L’umorismo nella formazione degli psicoterapeuti • L’umorismo in altri campi sociosanitari Segreteria Organizzativa: Promo Leader Service Congressi Srl Via della Mattonaia, 17 - 50121 Firenze Tel. +39 055 2462271 Fax +39 055 2462270 [email protected] www.fiap-eap2007.com www.humourintherapy.com www.umorismointerapia.it � Giornata sulla ricerca: vi anticipiamo che domenica primo luglio 2007 si terrà a Milano una giornata di studi dedicata alla ricerca in psicoterapia. Coloro che sono impegnati in tale ambito e desiderano presentare i loro progetti, sono pregati di far pervenire una nota a Riccardo Zerbetto ([email protected]) � 9° Congresso Europeo Terapia della Gestalt

“ESPLORANDO IL CONFLITTO UMANO” Atene dal 6 - 9 del settembre 2007

“Tutto inizia con un conflitto… Athena, la dea della saggezza e della guerra ed il dio del mare, Poseidone, stavano competendo per il possesso di una delle città della Grecia antica. Gli altri dei hanno decretato che la città sarebbe stata data a chi dei due avesse donato ai relativi abitanti il regalo più utile. Poseidone colpì così la terra con il suo tridente e causò la fuoriuscita miracolosa di una sorgente d’acqua salata. Athena, mise la sua fede in un'offerta più pratica, piantando un ulivo a lato della sorgente. La gente trovò che l'ulivo era un regalo migliore e la città fu intitolata così al vincitore: Atene.“ Per chi volesse maggiori informazioni segue il sito internet del congresso: http://www.gestaltconferenceathens.gr Per adesioni potete contattare Laura Cervini: email [email protected] � Primo Congresso di Intelligenza Emozionale a Malaga, nei giorni 19, 20 e 21 settembre 2007. Per informazioni: www.inteligenciaemocional07.com

via Borgogna, 3 Milano Lunedì 4 giugno ore 18,00 L'ambiente come bene comune. Enrica Chiappero, Riccardo Petrella.

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Giovedì 7 giugno ore 18,00 Presentazione del libro Ed il cielo s'è aperto. di Chiara Pinciamore ed Guerini Associati Chiara Pinciamore, Feruccio Capelli, Gian Carlo Ferretti, Silvia Giacomini. Venerdì 8 giugno ore 18,00 Presentazione del libro Il mondo nella mente. Per un'epistemologia della cura di Mario Galzigna ed Marsilio Eugenio Borgna, Fabio Canegalli, Giulio Giorello, Fausto Petrella, Mario Galzigna.

GUANYU

Segnalazioni Libri: Sta per essere completata la seconda edizione, ampiamente riveduta e ridotta (curatori, Mauro Pini, M,T. Pinardi e A.M. Bononcini), dell'opera di Malcolm Brown "The Healing touch" (la prima edizione, edita da Melusina, è divenuta pressoché irreperibile al serguito della cessata attività dell'editore romano) . Il nuovo editore è Del Cerrro di Pisa, che garantisce una buona distribuzione e promozione in tutto il territorio nazionale (www.delcerro.it).

Dolores Rollo A cura di (A cura di) Narrazione e sviluppo psicologico. Aspetti cognitivi, affettivi e sociali 2007, pagine: 152 Prezzo: 16,00 Editore: Carocci Rita Fadda (A cura di) L'io nell'altro. Sguardi sulla formazione del

soggetto 2007 pp. 144 Prezzo: 14,50 Editore: Carocci Nora Ethel Rodriguez Aiuto! papà e mamma si dividono. Come affrontare con intelligenza e senza traumi una separazione 2007, Collana: Aria di famiglia, pagine:194 Prezzo: 8,00 Editore: Paoline Otto Brink Quando l'amore vince 2007, Collana: Urra, Pagine: 144 Prezzo: 12.00 Editore: Apogeo Kast Verena Le fiabe di paura. Il trauma della separazione e il rischio della simbiosi 2007, Collana: Economici di qualità, Pagine: 171 Prezzo: 8.50 Editore: Red Feldenkrais Moshe L' io potente. Uno studio sulla spontaneità e la compulsione 2007, Collana: Psiche e coscienza, Pagine: 251 Prezzo: 21.00 Editore: Astrolabio Ubaldini Il narcisismo. Necessario quando è sano, accecante quando cancella gli altri 2007, Collana "Farsi un'idea", pagine: 144 Prezzo: 8,80 Editore: Il Mulino Elisabetta Musi Concepire la nascita. L'esperienza generativa in prospettiva pedagogica 2007, Collana: Scienze della formazione - Manuali, pagine: 256 Prezzo: 19,00 Editore: Franco Angeli Glen O. Gabbard Psichiatria psicodinamica Quarta edizione 2007, Collana: Psichiatria Psicoterapia Neuroscienze, pagine: 644 Prezzo: 52,00 Editore: Raffaello Cortina Maria Felice Pacitto Dal sentire all'essere. I gruppi d'incontro, un approccio umanistico-fenomenologico-esistenziale ai temi della sofferenza psichica e della crescita psicologica 2007, Collana: Psicologia clinica, Pagine: 293 Prezzo: 20.00 Editore: Ma. Gi. Giorgio Nardone La dieta paradossale. Sciogliere i blocchi psicologici che impediscono di dimagrire 2007, Collana: Saggi, Pagine: 110 Prezzo: 9.00 Editore: Ponte alle grazie Carr-Gregg Michael Genitori e adolescenti 2007, Collana: Genitori & figli, Pagine: 120 Editore: Armenia Prezzo: 13.50

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D. Ticli , F. Calvetti Fate il vostro gioco! Il piacere ludico a scuola... e non solo 2007, Collana: p come gioco...strumenti, Pagine: 176 Prezzo: 16,50 Antonella Corradini, Stefania Crema, Mariateresa Lupo, Livia Saviane Kaneklin Etica e deontologia per psicologi 2007, pagine: 152 Prezzo: 15,90 Editore: Carocci Isingrini Virginia Anche di notte. il sole: Itinerario verso la stima di sé 2007, pagine: 160 Prezzo: 9,50 Vittoria M. Borella Comunicazione a misura di bambino. Come creare relazioni più facili e costruttive 2007, Collana: Le Comete, pagine: 112 Prezzo: 13.50 Editore: Franco Angeli Libet Benjamin Mind Time. Il fattore temporale nella coscienza 2007, Collana: Scienza e idee, Pagine: 268 Prezzo: 23,80 Editore: Raffaello Cortina Vincenzo Maria Mastronardi Manuale di comunicazione non verbale. Per operatori sociali, sanitari, penitenziari, criminologici 2007, pagine: 240 Prezzo: 21,00 Editore: Carocci Articoli su Web: I culti distruttivi e la manipolazione mentale di Patrizia Santovecchi Dalla metà del secolo scorso si è assistito ad un proliferare di piccoli gruppi o vere e proprie organizzazioni "multinazionali": culti vari, alcuni dal sapore esotico altri di tipo magico. Molti promuovono dottrine sincretiste di tipo esoterico-iniziatico; ma tutti si dichiarano …. I cavalieri del Nord Ovest Biagio Giordano Secondo film della trilogia militare di Ford. Film pacifista, ricco di atmosfere epiche, con una fotografia dai colori indimenticabili, paesaggi western straordinari per bellezza e carica poetica. I cieli variopinti, insuperabili per luminosità e contrasti occupano sovente buona parte dello … La dimensione interpersonale della coscienza di Antonietta Casamassima Questa nuova edizione ci giunge più ampia e con maggiori approfondimenti rispetto alla passata edizione. Infatti i dieci anni passati dalla prima edizione permettono sia l'inclusione delle ultime scoperte -come i neuroni specchio- sia una maggiore riflessione sull'intreccio di discipline che … Non so quello che potrei fare Fabio Fagnani risponde a Angelica Gentili esperti di Vertici, ho bisogno di un vostro

consiglio professionale, ma soprattutto umano. Ho 40 anni e mi sono sposata dopo un fidanzamento lungo. Ho avuto una vita "lineare" con alti e bassi come tutti. Premetto che sono sempre stata fedele, non per dogma, ma perché l'amore mi rende tale … Le rappresentazioni della gravidanza Francesca Venditti risponde a Stefania Salve, gentili esperti di Vertici, sono una laureanda in psicologia, la mia tesi verte sulle rappresentazioni mentali di madri single durante la gravidanza o entro un anno dal parto; vorrei testi e articoli anche in inglese per approfondire tale argomento … Siti Web: Vi invitiamo a visitare il sito: www.ethicacounselingcenter.com Ethica Counseling è una enterprise che si occupa di counseling individuale, di gruppo, formazione, consulenza e coaching. Il sito ci è segnalato da Giovanni Turra, che fa parte dello staff.

Biblio (pubblicazioni, tesi e documentazione) (a cura di Giusi Carrera: [email protected])

Jim Simkin ( 1 9 2 0 - 1 9 8 4 )

Bibliografia

An Investigation of Differences in Intellectual Factors between Normal and Schizophrenic Adults (Tesi), The University of Michigan, 1951 SIMKIN James Solomon - PERLS Frederick S., Individual Gestalt Therapy, and, An Interview with Dr. Frederick Perls, Orlando FL, American Academy of Psychotherapists, 1966 SIMKIN James S. – LEVITSKY A., Mini-Lectures in Gestalt Therapy, Albany CA, Wordpress, 1974

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In the Now. The Individual Application of Gestalt Therapy, Corona Del Mar CA, Psychological & Educational Films, 1980 (videocassetta) Gestalt Therapy Workshop with Jim Simkin, Madison WI, Video Resource Library, School of Social Work, University of Wisconsin-Madison, 1983 (DVD)

Webgrafia Un incontro con un Gestaltista: James Simkin, a cura di Maria Grazia Cecchini, Carmela Giuliano, Dina Labrozzi, Cinzia Messana. Tra il 1987 e il 1992 è stata pubblicata la trascrizione di lavori di Jim Simkin sulla rivista “Polarità”, i cui indici e testi sono raggiungibili dal link: http://www.irpir.it/ssspcifrep/riviste/index.html Gestalt Therapy and Gestalt Psychology, Robert E. Sherrill Articolo pubblicato per la prima volta nel 1984 in occasione del Memorial Festschrift in onore di Jim Simkin http://www.gestalt.org/sherrill.htm

XIANFENG XIAOJIE

Enneatipi (a cura di Monica Tosoni: [email protected]) OTTO – Carattere sadico e lussuria

1) Teoria nucleare, classificazione e collocazione sull’enneagramma

La lussuria viene definita dal dizionario “un vizio che consiste nell’uso illecito o nell’appetito disordinato dei piaceri carnali”. Noi useremo il termine “lussuria” per designare la passione per l’eccesso, una passione volta alla ricerca dell’intensità, non soltanto attraverso il sesso, ma con ogni sorta di stimolo: attività, ansia, droghe, alta velocità, musica a tutto volume e così via.

C’è un aspetto indolente della lussuria che può essere inteso non solo come un senso di scarsa vitalità a meno di un’iperstimolazione, ma anche come evitamento della dimensione interiore. L’inseguimento di forme di vitalità sempre più frenetiche è il tentativo di compensare una segreta mancanza di vitalità. Il carattere sadico è attivo e soddisfa i propri bisogni senza senso di colpa. L’ ottavo stile di personalità è il più insensibile dell’enneagramma infatti egli si desensibilizza per non stare in contatto con il bisogno e non rischiare di dover dipendere da qualcosa o qualcuno . Egli tenta di trovare l’intensità nell’azione. La sindrome caratteriale della lussuria è collegata a quella della gola nel senso che entrambe sono contraddistinte dall’impulsività e dall’edonismo. Nel caso della gola, tuttavia, impulsività ed edonismo sussistono all’interno di un contesto caratteriale debole, mite e ottimista, mentre il carattere lussurioso è forte e pratico. Il disturbo antisociale di personalità è la patologia limite dell’Otto, descritta dal DSM III; ma la definizione che meglio si addice al sadico è quella di “personalità vendicativa” della Horney.

2) Antecedenti nella letteratura scientifica Nel DSM III la variante delinquenziale del tipo Otto viene definita “personalità antisociale” e si caratterizza con i seguenti tratti: a. Incapace di sostenere un’attività lavorativa

continuativa b. Se è un genitore o un tutore è incapace di

funzionare come genitore responsabile c. Non riesce a conformarsi alle norme sociali, per

ciò che concerne il comportamento legale d. Non ha mai mantenuto una relazione veramente

monogama per più di un anno e. E’ irritabile e aggressivo f. Ripetutamente omette di far fronte agli obblighi

finanziari g. Non riesce a fare piani ed è impulsivo h. Non ha rispetto per la verità come indicato da

ripetute menzogne, l’uso di falsi nomi e il truffare gli altri per profitto o per piacere personale.

i. E’ negligente per quanto riguarda la sicurezza propria e degli altri.

I criteri di Millon per la definizione della “personalità attiva indipendente”, sono invece i seguenti: 1. Affettività ostile (es.: individuo bellicoso,

temperamento irascibile, si infiamma nelle discussioni e attacca; spesso manifesta comportamenti violenti sia fisicamente che verbalmente)

2. Immagine di sé autoritaria (es.: si descrive una persona vigorosa, che ha fiducia in sé stessa, energica e avveduta; gli piace uno stile di vita turbolento, competitivo e orientato al successo)

3. Rivalsa interpersonale (es.: mostra soddisfazione nel disprezzare e umiliare gli altri; disprezza il sentimentalismo, la compassione umana e i valori umanitari)

4. Audacia ipertimica (es.: un elevato livello di attivazione evidente nelle reazioni impulsive, accelerate e vigorose; attratto dal pericolo e dalla punizione e incurante delle conseguenze)

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5. Proiezione malevola (es.: sostiene che la maggior parte delle persone sono subdole, punitive e prepotenti; giustifica i propri comportamenti ostili e vendicativi attribuendoli agli altri)

Karen Horney propose di cambiare il termine “sadico” co l’interpretazione psicodinamica di “vendicatività apertamente aggressiva” in contrasto con la “vendicatività nascosta” del Quattro e la “vendicatività distaccata” del Cinque. La soluzione espansiva denota un modo di essere dove l’individuo si identifica più con il suo sé grandioso che con il suo sé svalutato: “Il richiamo della vita si accentra sul dominio su di essa; con la determinazione di superare ogni ostacolo e la convinzione che egli dovrebbe essere in grado di riuscirvi. Dovrebbe poter dominare le avversità della vita e del destino, le difficoltà di una determinata situazione, le complicazioni di un problema intellettuale, le opposizioni di altre persone, i suoi conflitti interiori. Ciò coesiste con il terrore per tutto ciò che possa denotare debolezza e incapacità. L’esigenza del trionfo vendicativo è un ingrediente normale della brama di gloria e della sua incontentabile intensità. Anche se in altri nevrotici le conseguenze dell’esigenza di vendetta possono essere notevoli, di solito esse vengono contenute entro certi limiti da tre fattori che fanno da freno: l’amore, la paura e l’istinto di autoconservazione. La combinazione fra impulso debordante e freni insufficienti spiega la forza della vendicatività di questi nevrotici”. E’ quindi individuato nei freni insufficienti l’aspetto psicopatico di questo carattere. E’ come se la persona pensasse che, come in passato egli ha sofferto umiliazioni e limitazioni, ora è venuto il momento per lui di capovolgere la situazione e prendersi la rivincita anche a costo di procurare dolore agli altri. L’assurda convinzione patologica è che il dolore inflitto oggi agli altri possa cambiare l’intensità del dolore subito in passato da lui. Questa definizione della Horney, comprende però anche il tipo Quattro, ma mentre l’invidioso può commettere un delitto passionale, il lussurioso può essere un criminale non tanto per sconsideratezza quanto per ostilità e insensibilità generalizzate e per una tendenza antisociale. “E’ convinto che, in ultima analisi, ogni essere umano sia malevolo e perverso, che l’unico modo di essere saggi consista nel sospettare di ogni altra persona a meno che non dia prova sovrumana di buona fede, ma che verrà comunque messa in discussione per ogni minima provocazione. Nei suoi rapporti con gli altri è apertamente arrogante, spesso rude e offensivo anche se, talora, questi modi si celano dietro una leggera verniciatura di buona educazione. Con mezzi sottili o grossolani, essendone conscio o senza rendersene conto, egli tende ad umiliare gli altri e a sfruttarli; può servirsi delle donne per la sua soddisfazione personale, senza mostrare alcun riguardo per i loro sentimenti. Egli si rivela maestro nel frustrare gli altri e se gli altri osano protestare per questo trattamento, è la loro sensibilità nevrotica che li induce a reagire in tal senso.” “E’ convinto di avere il diritto sia di veder rispettate le proprie esigenze nevrotiche, sia di poter manifestare la sua completa non curanza delle necessità e dei desideri altrui. Sente di avere il diritto, ad esempio,

alla più franca manifestazione delle sue osservazioni sfavorevoli e delle sue critiche ma, al contempo, pretende che nessuno debba mai criticare lui”. Quando tali pretese non vengono esaudite assumono una vendicatività punitiva che può andare dall’irritazione al cattivo umore, al far si che gli altri si sentano colpevoli, all’ira aperta; ma anche questo è uno strumento per attuare le sue pretese, facendo in modo che gli altri siano costretti a sottomettervisi. Si infuria con sé stesso e si rimprovera di eccessiva indulgenza per qualsiasi sentimento positivo. Per individui isolati e ostili come gli Otto è quasi sacro non avere bisogno di nessuno e negare qualunque forma di affezione. “Non è neppure il caso di osservare che egli non è né onesto, né leale, né giusto, e che non può d’altronde esserlo….Anche il fatto di non porre in dubbio la validità delle sue pretese, dell’ira che cova dentro di lui e che egli manifesta, gli appare del tutto legittimo, franco e leale…Non pretende di essere un individuo benevolo, anzi a dire il vero, disdegna di esserlo”. “Ciò che forse contribuisce in massima misura alla sua insensibilità nei riguardi altrui è l’invidia che egli ha per gli altri. Si tratta di una invidia amara che deriva dal fatto che il paziente si sente escluso dalla vita in genere. E con tutti i suoi ostacoli interiori egli è veramente escluso da tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta, dalla gioia, dalla felicità, dall’amore, dalla potenza creativa, da un sano sviluppo della personalità.” Così come la lussuria rimossa può essere considerata l’essenza dell’invidia, l’invidia rimossa può essere considerata l’essenza della lussuria e alimentare un avido e insaziabile bisogno feroce di amore rimosso.

In omeopatia il farmaco più adatto per il tipo Otto

è nux vomica che agisce sull’incapacità di lasciare che gli eventi accadano al loro ritmo naturale.

3) Struttura Caratteriale Mentre la rabbia può essere considerata la più nascosta delle passioni, la lussuria è probabilmente la più visibile, contravvenendo forse alla regola generale secondo cui ovunque regni una passione vi è anche un tabù o un diktat della psiche contro di essa. Però, anche se il tipo lussurioso difende appassionatamente la lussuria sua e in generale la lussuria come stile di vita, la passionalità stessa con cui fa sua questa prospettiva tradisce un atteggiamento difensivo. Vi sono alcune espressioni che fanno pensare alla lussuria come “intensità”, “gusto”, “piacere del contatto”, “piacere di mangiare”, ma vi sono altri tratti, come l’edonismo, la tendenza ad annoiarsi quando non si disponga di stimoli sufficienti, il desiderio smodato di eccitamento, l’impazienza, l’impulsività che rientrano nell’ambito della lussuria; è qualcosa di più dell’edonismo, non è solo il piacere, ma il piacere di rivendicare la sopraffazione degli impulsi, il piacere del proibito e soprattutto il piacere della “lotta per il piacere”. E’ presente un miscuglio di dolore che è stato trasformato in piacere. Quel surplus di intensità, di eccitamento, quel “sapore”, non derivano da una soddisfazione istintuale, ma dalla lotta e da un implicito trionfo.

Appartengono all’Otto anche un gruppo di caratteristiche che potremmo definire atteggiamento

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punitivo, sadico, appropriativi, ostile, e fra queste la volgarità, il sarcasmo, l’ironia, l’intimidazione che umilia e frustra. Fra tutti il nostro Otto è il più irascibile e quello che meno si lascia intimidire dall’ira. Anche se la fissazione dell’Otto è la vendetta, è necessario fare attenzione a non confonderla con quella del più visibilmente vendicativo dei caratteri, il Quattro, nel quale l’odio può assumere la forma della vendetta aperta. La vendetta del lussurioso non è altrettanto aperta; egli reagisce con una rabbia che però supera altrettanto rapidamente. La sua vendetta tipica (a parte una reazione immediata con cui rende pan per focaccia) è costitutiva e a lungo termine e lo vede assumere il ruolo del giustiziere come reazione al dolore, all’umiliazione e all’impotenza di cui si è sentito vittima da piccolo. Come rivalsa sul mondo ha deciso che ora tocca a lui esercitare il potere, anche se ciò reca dolore agli altri. O proprio per questo dato che così celebra la propria vendetta. La caratteristica antisociale del tipo Otto, al pari della ribellione stessa, può essere considerata una reazione di rabbia, e quindi una manifestazione dell’atteggiamento punitivo con cui egli esercita la sua vendetta. Possiamo quindi più esattamente riscontrare nell’ “atteggiamento punitivo” la fissazione del carattere sadico.

Benché la sensualità, con il suo opporsi categorico all’inibizione del piacere, implichi di per sé un elemento di ribellione, quest’ultima spicca come un tratto a parte, più evidente nell’Otto che in qualsiasi altro carattere. Anche il Sette è anticonformista, ma il tono della sua ribellione è di tipo intellettuale. Mentre il Sette è una persona dalle idee avanzate, dalle vedute rivoluzionarie, l’Otto è il prototipo dell’attivista e si caratterizza per il disprezzo per i valori imposti dall’educazione tradizionale. A causa del rifiuto dell’autorità, avvertita come cattiva, per lui la “cattiveria” oppositiva diventa automaticamente l’unico modo possibile di essere. La ribellione generalizzata contro l’autorità, di solito può essere ricondotta ad una ribellione contro il padre o contro chi, nella sua infanzia ha esercitato l’autorità dalla quale si è convinto di non poter aspettarsi niente di buono.

La prepotenza è strettamente collegata all’ostilità dell’Otto, ma adempie anche la funzione di proteggere l’individuo da una situazione di vulnerabilità e di dipendenza dalla paura; da ciò deriva anche l’arroganza, la ricerca del potere, il bisogno di trionfare, la svalutazione degli altri, la competitività, l’aria di superiorità e così via. La sua aggressività è anche al servizio della sensualità; in un mondo dove ci si aspetta che l’individuo soffochi le proprie passioni, solo la forza e la capacità di combattere per i propri desideri può consentire di abbandonarsi alla passione e di esprimere liberamente i propri impulsi. E troviamo ancora il bisogno di vendetta, alla base della prepotenza; è come se l’individuo avesse deciso, fin da piccolo che essere deboli, accomodanti o seduttivi non paga e avesse scelto il versante del potere e del giustizialismo personale.

Se prendiamo in esame il gruppo di caratteristiche (sfida, intimidazione, crudeltà, durezza) legate all’insensibilità, notiamo che tali caratteristiche sono chiaramente conseguenza di uno stile di vita aggressivo, incompatibile con la paura, la debolezza, il sentimentalismo o la pietà nei confronti delle quali

prova disprezzo, e soprattutto per la paura. Inevitabilmente ciò comporta un indurimento della psiche riscontrabile anche nell’eccessivo amore per il rischio, attraverso cui egli nega le proprie paure e si abbandona al senso di potere derivante da questa conquista interna. L’amore per il rischio, a sua volta, alimenta la sensualità, dal momento che il tipo Otto ha imparato a prosperare sull’ansia come fonte di eccitamento; anziché soffrire ha imparato, attraverso un fenomeno di masochismo indiretto, a muoversi perfettamente a suo agio nell’intensità assoluta che l’ansia genera. Senza l’agitazione la vita gli sembra insipida e noiosa.

Il dispotismo e il cinismo nei confronti della vita derivano dalla convinzione che la virtù e il sentimentalismo siano sempre una manifestazione di ipocrisia e per questo bisogna diffidare dei messaggi e delle motivazioni degli altri. Il suo atteggiamento da leader lo predispone all’inganno e in modo più vistoso del Sette, anche perché non fa nulla per nascondere la sua disillusione sulla buona fede del prossimo.

4) Meccanismi di difesa Il meccanismo tipico del carattere sensuale-vendicativo si muove in direzione opposta alla rimozione della vita istintuale che Freud ha messo in luce nella nevrosi in generale. In definitiva siamo in presenza di una assenza di inibizione rispetto alla sessualità e all’aggressività. Reich la ritiene una organizzazione di tipo difensivo: una difesa contro la dipendenza e la passività. Per compensare i sensi di colpa, di vergogna e di inferiorità che il suo disprezzo per gli altri lascia intendere, questo individuo ha messo in atto un processo di negazione della colpa e di rimozione del Super-Io anziché dell’Es. La psicoanalisi non ha dato un nome preciso a tale rivolta contro le inibizioni ed a questa solidarietà con il proprio underdog; una rimozione non dell’aspetto istintuale del conflitto, ma di quello controistintuale, un’identificazione inversa con i comportamenti e gli atteggiamenti che la società e i genitori si aspettano. Possiamo parlare di una “controintroiezione” opposta alla “introiezione” del Quattro. Altra difesa dell’Otto è la capacità particolarmente sviluppata di non fare accedere alla coscienza il dolore (può non accorgersi di avere la febbre alta o un’infezione, ecc,). Ciò spiega anche l’attrazione tipica del lussurioso per le situazioni “ansiogene” o di rischio, che egli non evita, ma che trasforma sadomasochisticamente in stimoli, in fonti di eccitamento. Questa elevazione caratteristica della soglia di dolore può essere definita come “desinsibilizzazione”.

5) Ulteriori osservazioni eziologiche e psicodinamiche

Nella sociopatia c’è un abbassamento dei livelli d’ansia di base e “statisticamente ai padri antisociali corrisponde regolarmente il comportamento antisociale o criminale dei figli”, anche se è più corretto dire che al comportamento antisociale di alcuni figli corrisponde regolarmente il comportamento antisociale del padre. C’è una mancanza di cerebrotonia come retroterra di questa tendenza estremamente estroversa. E’ facile che il bambino

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chiassoso o quello che esprime desideri troppo intensi susciti rifiuto o punizione, il che lo farà diventare arrogante e ribelle. Spesso l’individuo Otto ha tacitamente deciso di farsi una vita migliore fuori dalla famiglia ed esce presto di casa a causa di mancanza di cure e di attenzione o addirittura la reale mancanza di un ambiente familiare. Altre volte i fattori che portano alla disillusione riguardo all’amore dei genitori non sono altrettanto evidenti, specie quando, tra più figli, uno solo manifesta tali caratteristiche. In questi casi si può ipotizzare che una comune esperienza di punizioni sia stata vissuta e interpretata in maniera diversa e che, quindi un fratello si sottometta per non perdere la possibilità di ottenere l’amore dei genitori, mentre l’altro che si sente più umiliato e rabbioso vada in cerca di un ambiente migliore, sviluppando così lo spirito di avventura. In altri casi lo stimolo alla ribellione è stato un genitore tirannico Otto, Sei o Uno. Benché si possa dire in senso lato che il tipo Otto, come il Cinque, abbia rinunciato con grande pessimismo a cercare l’amore al punto di dubitare cinicamente di tutte le buone intenzioni e da giudicare sentimentalismo l’espressione di ogni sentimento positivo, come per altri caratteri c’è una sostituzione del bisogno d’amore originario. Come nel tipo Uno la ricerca dell’amore diventa ricerca del rispetto ed è come testimonianza di rispetto che egli vive “la prova d’amore”, l’Otto scambia la ricerca d’amore con il possesso ed è solo chi si fa possedere da lui totalmente che gli fornisce la “prova d’amore”, nella sua disposizione a lasciarsi dominare, usare e, in casi estremi, picchiare. Allo stesso modo tutti questi comportamenti e atteggiamenti, nel corso del tempo, si strutturano e diventano sostituti dell’amore.

6) Psicodinamiche esistenziali “Del mondo non ci si può fidare”, questa è la ragione per cui l’Otto non riesce a costruirsi una piena umanità. Per spiegare ancor meglio la sua interpretazione esistenziale dobbiamo capire il circolo vizioso a causa del quale un oscuramento ontico alimenta la lussuria nel suo aggrapparsi impetuoso a tutto ciò che è tangibile, determina a sua volta un impoverimento delle qualità di tenerezza e di delicatezza che si traduce in una perdita d’insieme e quindi di “essere”. E’ come se il carattere sensuale, nella sua impazienza di procurarsi la soddisfazione desiderata, si assestasse su un’idea troppo concreta del traguardo che individua nel piacere, nella ricchezza, nel potere e così via, per poi scoprire che la conquista che ha sostituito all’essere gli lascia sempre profondità insoddisfatte e cariche di desiderio. Ricorriamo al modello dello stupratore, del predatore sessuale: egli ha rinunciato all’aspettativa di essere desiderato, per non parlare di essere amato. Da per scontato che otterrà solo ciò che riuscirà a prendere. E come potrebbe farlo se si concedesse di fantasticare sui sentimenti altrui, alla cui delicatezza, per altro, non crede ? La maniera unica, secondo la sua percezione, di soddisfare i propri bisogni è quella di dimenticare i sentimenti degli altri, come passivamente e non predatoriamente fa il Cinque. Il mondo spopolato del più antisociale Otto non è più ricco di vera vitalità di quanto non sia quello dello schizoide Cinque. Così come lo schizoide eviterà di fare l’esperienza del

valore e dell’essere sottraendosi al rapporto, altrettanto fa lo psicopatico nonostante le apparenze di persona amichevole, coinvolta e traboccante di emozioni intense. Il sadico cerca una parvenza di esistenza che non sa di cercare. La concretezza di un desiderio eccessivamente legato ai sensi (in questo caso interesse sessuale cui non corrisponde un analogo interesse per il rapporto), implica una palese mancanza di realtà psicologica conseguenza della rimozione del bisogno d’amore. Così come il Cinque e anche alcuni Sei che rimuovono il bisogno d’amore creandosi dei vuoti che poi provvederanno a riempire con i rispettivi bisogni nevrotici caratteriali. Ben celata sotto l’espansività, l’allegria, il fascino e l’entusiasmo del lussurioso c’è la perdita del rapporto, la repressione della tenerezza e la negazione dell’amore che intaccano la completezza individuale che egli cercherà di ricomporre con gli eccessi. Il tipo Otto, dunque, insegue l’essere nel piacere e nel potere di procurarsi il piacere; ma poiché si ostina in un atteggiamento di sopraffazione, diventa incapace di ricevere, mentre la conoscenza dell’essere è possibile solo attraverso un atteggiamento ricettivo. Pretendendo ostinatamente di ottenere soddisfazione in un modo in cui si può ottenerne solo una parvenza (come Nasruddin che cerca la chiave sulla piazza del mercato, non perché l’abbia persa lì, ma perché lì c’è più luce), egli perpetua la deficienza ontica che, a sua volta, alimenta la ricerca lussuriosa del trionfo e di altri sostituti dell’essere e della pienezza.

OTTO Tieniti al mio braccio E non avere paura Che i miei occhi sono forti E il mio cammino sicuro. Massimo Habib

Gestalt News (la Gestalt dall’Italia e dal mondo) (a cura di Valerio Martinoni: [email protected]) • GESTALT GROUP WORK "Working With Groups" Intensive Workshop Dates: August 12 - 17, 2007 Location: Bosphorus University Alumni Association - BUMED, Istanbul, TURKEY This workshop will support the participants to become effective facilitators of group process in various settings, including coaching groups and teams. For registration and further information: [email protected] • GESTALT INSTITUTE OF CLEVELAND “Executive Coaching: a Gestalt approach” July 9-11, 2007 Experiential exercises and live coaching experiences will enliven the Gestalt approach to our work. Register at http://www.gestaltcleveland.org

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• The Gestalt Therapy Institute of Philadelphia presents the 6th Annual European Residential Training in TUSCANY: “Creating Experiments in Living-Turning Dreams and Wishes into Practice” Date: June 24 to July 6, 2007 More information: http://www.gestaltphila.org email: [email protected]. • COUPLES THERAPY TRAINING WORKSHOP FOR THERAPISTS: “Two become one and then there are none” JULY 8-14, 2007 - Vevey, SWITZERLAND Bob and Rita Resnick with Todd Burley E-mail: [email protected] website: http://www.gatla.org http://www.couplesthearpytraining.com

Perls’s pearls (Citazioni da Perls e non solo) (a cura di Laura Bianchi [email protected])

“Come consideriamo ogni interpretazione un errore da parte del terapeuta, così anche riteniamo che ogni tipo di aiuto, superiore al minimo indispensabile, impedisca ai pazienti di sviluppare da soli il proprio sostegno: l’autosostegno.” da L’eredità di Perls. Doni dal lago Cowichan di F. Perls e P. Baumgardner “La natura ha creato il dolore perché vi prestassimo attenzione … noi sentiamo dolore e piacere anche nella fantasia”. da L’eredità di Perls. Doni dal lago Cowichan di F. Perls e P. Baumgardner

JIGONG

Lette e viste E' di grande importanza pratica riuscire a vedere che l'idea, o l'esperienza, che un uomo può avere nei confronti del suo essere, può essere molto diversa dalla propria. In questi casi è necessario potersi orientare come persona nello schema dell'altro, anziché limitarsi a vedere l'altro come un oggetto nel proprio mondo, cioè entro il proprio sistema totale di riferimento. Ronald Laing, L'io diviso, p. 31 (Einaudi, 1991) La sola cosa che ci consoli dalle nostre miserie è la distrazione; tuttavia è la più grande di tutte, perchè essa soprattutto ci impedisce di pensare a noi stessi e fa che ci perdiamo insensibilmente. Senza di lei, saremmo nella noia; e questa ci spingerebbe a cercare un mezzo più sicuro per uscirne. Blaise Pascal, Pensieri, p. 159 (Einaudi, 1962) Perchè la terapia non diventi la patologia di se stessa, deve limitarsi ad alleviare la sofferenza; la ricerca della felicità non può essere il suo compito. Dall'aspirina ci aspettiamo che ci faccia passare il mal di testa, ma non ci aspettiamo certo che ci faccia venire qualche idea brillante e neppure che ci eviti in futuro altre emicranie. Questo, fondamentalmente, vale anche per la terapia. Quando un discepolo zelante, freneticamente alla ricerca del satori, chiese a un maestro di Zen come fosse l'illuminazione, il maestro rispose: "Tornare a casa e riposare serenamente." P. Watzlawick - J.H. Weakland - R. Fish, Change, pp. 70-71 (Astrolabio, 1974) Amo ergo sum. Non esiste filosofia senza amore di Jean-Luc Marion/Bruno Ventavoli 07/05/2007 Fonte: La Stampa Amo dunque sono. Jean-Luc Marion rovescia molti secoli di pensiero occidentale che ci hanno insegnato a privilegiare la ragione, l'intelletto, e a guardare con disprezzo il borboglio del desiderio. Grande conoscitore di quel Cartesio che postulò il celebre «penso dunque sono», il filosofo francese riporta invece alla luce la dimensione «erotica» dell'uomo. Nessuno pensi subito euforico a un film di Moana, o a una scollatura della Gregoraci, perché sarebbe lontano anni luce. Marion elabora piuttosto un'affascinante e originale filosofia dell'eros, dove l'amore non deriva dall'Io, ma lo precede, e gli offre una possibilità autentica di esistere. Nato nel 1946, insegna all'Università di Paris-Sorbonne e in quella di Chicago. Cattolico osservante, per lunghi anni è stato a contatto con le figure più prestigiose della filosofia francese contemporanea come Ricoeur, Levinas, Derrida, instaurando un dialogo fecondo sull'ermeneutica, su Heidegger, sulla fine della metafisica e il diffondersi del nichilismo. Perché la questione dell'amore è così importante? «L'amore ha un ruolo molto speciale dal punto di vista della filosofia e, insieme, della vita. La stessa filosofia significa innanzitutto "amore" della sapienza. La filosofia moderna però non considera l'amore seriamente. Da Cartesio a Hegel, l'amore è stato relegato a un ruolo secondario, minimo rispetto alla

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razionalità, alla coscienza. È considerato passione, malattia. L'unico pensatore moderno che ha riportato l'amore al centro della riflessione è stato Freud. Ma anche per la psicoanalisi l'amore è una questione patologica che deve quindi scomparire di fronte alla razionalità. L'amore invece è una parte centrale della razionalità. C'è una logica dell'atto amoroso, del fenomeno erotico. Naturalmente sono diverse da quelle che pensano il mondo attraverso formule matematiche. Il desiderio e la promessa, l'abbandono e la fedeltà, la gelosia e la menzogna, sono tutti eventi che sfuggono a una certa definizione di razionalità, e che rivelano figure di un'altra ragione, di una ragione più grande, la ragione erotica». Che cos'è l'amore? «È qualcosa di misterioso. È il più profondo dei desideri umani. E ciò che ci caratterizza in quanto uomini. Il bisogno di essere amati e di amare è il nostro orizzonte comune. Ma se questa è la prima caratterizzazione dell'essere umano, significa, ancora una volta, che la razionalità è una conseguenza di questo desiderio e non il contrario. L'esperienza dell'amore definisce la nostra dimensione del tempo e dello spazio. Faccio un esempio: quando amiamo un'altra persona, lei diventa il centro del mondo. Tutto ciò che accade intorno non ha più senso. Il tempo esiste solo quando c'è lei. Quando non c'è più, manca il presente. Il tempo diventa ricordo, o attesa del futuro». Si può fare a meno dell'amore? «No, non si può. Rinunciare all'amore significa essere morti. Se proponessimo a qualcuno di rinunciare definitivamente alla possibilità di essere amato, nessuno accetterebbe. Neanche il più cinico degli uomini. Perché se rinunciassi opererei su di me una sorta di castrazione trascendentale, mi abbasserei al rango di un'intelligenza artificiale, di un calcolatore meccanico o di un demone. Rinunciare a porsi la domanda "qualcuno mi ama?", rinunciare soprattutto alla possibilità di una risposta positiva, vuol dire rinunciare all'umano in sé». Se parliamo di amore, abbiamo in mente molte gradazioni, quella per un figlio, per un genitore, per un'amata, per Dio. Lei che cosa intende? «Non lo so. So solo che la logica dell'amore è sempre la stessa. Anche l'amore più cattivo, il più brutale, obbedisce alle stesse leggi. Alle stesse figure della coscienza». Qual è la legge fondamentale dell'amore? «La rinuncia alla reciprocità. Per iniziare il processo dell'amore devo andare oltre me stesso. Devo iniziare ad amare senza essere sicuro che l'altro mi amerà. Certo, c'è sempre la speranza, il desiderio che l'altro mi ami. Ma l'amore vero fa a meno della sicurezza della reciprocità. Don Giovanni, per lo meno all'inizio, è disposto a rinunciare alla reciprocità. Il seduttore è capace di amare per primo, di assumersi il rischio di essere rifiutato. In questo punto non c'è differenza tra l'amore di Dio e l'amore erotico in senso stretto. Anche Dio, come don Giovanni, ci ha amati per primi, senza avere la sicurezza di essere riamato». Quando guardiamo negli occhi la nostra amata, rabbrividiamo se sfioriamo il suo corpo, respiriamo

affannati nell'orgasmo, ci sembra che la dimensione corporea dell'amore abbia un'importanza non da poco. Ci sbagliamo? «Il piacere fisico ha una dimensione certamente importante. Solo che ha una dimensione limitata nel tempo. È un'esperienza forte e insieme molto debole. Ha bisogno di essere ripetuto. E questa necessità della ripetizione significa che il piacere sessuale non è capace di darci la totalità dell'esperienza del fenomeno erotico». L'esperienza piena dell'amore dove avviene? «Per avere l'esperienza completa del fenomeno erotico abbiamo bisogno dell'assoluto. Non possiamo dire a una donna "ti amo" senza l'implicazione tacita o espressa del "per sempre". Se io dico ti amo "per un'ora", "per un mese", non solo rischio un ceffone. significa dire "non ti amo". Amore significa eternità. Oppure la durata di una vita, che è la stessa cosa nella dimensione umana. Il fenomeno erotico implica questa totalità». L'uomo è capace di questa totalità? «Penso che non sia capace. Ma ne ha bisogno. È anche una visione tragica del destino umano. Abbiamo bisogno di qualcosa che non raggiungiamo mai, se non a pezzettini. Sarebbe più terribile che fossimo capaci di realizzare tutte le cose di cui abbiamo bisogno. Che fossimo inclusi in una totalità perfetta, già attuata. L'amore è l'apertura del nostro orizzonte infinito. Nell'ambito erotico possiamo fare un'esperienza dell'infinito molto più autentica che negli altri campi della conoscenza». L'amore, nella sua pienezza, può anche diventare un atteggiamento per migliorare il mondo? «Non mi sono mai occupato di filosofia politica. E non voglio cominciare oggi. Certo è che il mondo moderno ha accantonato l'amore, ha fatto trionfare l'interesse. L'amore ha perso il suo ruolo politico. E questo spiega, credo, parte della crisi dell'attuale società occidentale, dove l'amore è considerato sia come una malattia, sia come un prodotto per il mercato. L'enciclica di Benedetto XVI, Deus caritas est è stata importante. Perché ha ribadito che Dio è amore. Se la nostra società non prende mai l'amore sul serio, e se l'amore è Dio, significa che la nostra società non prende sul serio neanche Dio». Perché ci fa così paura l'amore? «Forse perché non abbiamo il coraggio del nostro desiderio. L'amore quotidiano è devastante. Non c'è bisogno di ricorrere a millenni di poesia romantica. Ogni giorno l'amore ci spaventa, abbiamo paura di essere ingannati, abbandonati, derisi dall'oggetto del nostro amore... La nostra società privilegia la sicurezza. Tutto ci ricorda che la sicurezza è importante. Che è più importante del coraggio d'amare. Ma chi rinuncia all'amore, per paura dell'incertezza, poi odierà se stesso perché saprà chiaramente di aver rinunciato alla forza più profonda e più autentica, il desiderio. Non c'è un compromesso sul desiderio».

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Qual è il modo per dire io ti amo? Come si fa? «Ripeterlo fino alla fine. Per sempre. Non c'è un gesto d'amore che si avvicini più di altri alla perfezione. Va bene qualunque cosa. Una parola, una carezza, un'azione. Ogni gesto però resterà sempre in sospeso. Se io ti ho amata, se il mio amore è stato davvero eterno, si potrà verificare solo quando morirò. Ancora una volta un paradosso. Di cui, però, abbiamo disperatamente bisogno». Titolo: Il fenomeno erotico Autore: Marion Jean-Luc Editore: Cantagalli Data di Pubblicazione: 2007

LEONE

Da giornali e riviste (a cura di Silvia Ronzani: [email protected]) (6 maggio, 2007) Corriere della Sera Neuroscienze Le ultime scoperte su come il nostro organo principe fa fronte ai tanti stimoli dell' era digitale Il cervello non è «multimediale» Ci stiamo abituando all' attenzione multipla. Forse troppo È innegabile. L' era del consumatore «anfibio» che divide l' attenzione fra uno spot televisivo, una pagina web, un sms e, magari, qualcos' altro ancora, è iniziata. L' arte di fare molte cose alla volta (per ridurre all' osso il concetto che gli americani chiamano multitasking) sembra legata a filo doppio al bombardamento delle tecnologie della comunicazione: alzi la mano chi non parla al telefonino mentre guida, o mentre legge le email. Ma quest'attenzione smozzicata per un singolo compito, il sovvertimento del vecchio «qui e ora» non riduce efficienza e concentrazione? Probabilmente sì, visto che il nostro cervello ha selezionato nell' arco di millenni la capacità di concentrarsi su una cosa sola per volta (e non sembra disposto per ora a cambiare attitudine). Succede allora che, quando crediamo di prestare attenzione a due eventi in contemporanea, in realtà attiviamo l' attenzione e diamo risposta soltanto al primo; quando quest' operazione mentale si è conclusa, ci dedichiamo all' altro. Un «collo di bottiglia» nella selezione delle risposte che assomiglia ad una strada stretta dove arrivano due automobili: insieme non possono passare, avanza prima una, poi l'

altra. La dimostrazione di questo risale, addirittura, ad esperimenti del 1952. Il multitasking allora rischia di rovinarci la vita perché tracima qualsiasi possibilità di concentrazione e ci espone ad uno stress «biologico». Ne è convinto René Marois, psicologo alla Vanderbilt University di Nashville sulla scorta dei suoi esperimenti. Uno di questi, forse il più importante, pubblicato nel dicembre scorso sulla rivista Neuron, è quello con cui il ricercatore avrebbe scoperto dove si nasconde nel cervello il famoso «collo di bottiglia». Mettendo a nudo con la risonanza magnetica il cervello di un gruppo di volontari che dovevano scegliere fra otto possibili risposte a compiti proposti in contemporanea, Marois ha identificato due aree della corteccia cerebrale, situate nelle aree frontale e prefrontale, che svolgerebbero un ruolo chiave nel posticipare una risposta rispetto ad un' altra quando gli stimoli sono molto ravvicinati. «Conferma una ricerca, cui ha partecipato anche il nostro gruppo, pubblicata sulla rivista Nature qualche anno fa - commenta Pietro Pietrini, psichiatra e neuroscienziato dell' università di Pisa -. Dimostrammo che quando ci vengono assegnati compiti via via più complessi, a livello cerebrale si assiste all' attivazione progressiva della corteccia cerebrale proprio nelle aree identificate poi da Marois». Il nostro cervello avrebbe, in sostanza, un limite «biologico» di risposta che non si può forzare oltre una certa soglia. Ma, come al solito, c' è chi sostiene che si tratti di un' ipotesi riduttiva e pessimista. In effetti, gli esperimenti di David Meyer, psicologo all' Università del Michigan ad Ann Arbor hanno messo in evidenza che con un allenamento forzato (almeno 2000 tentativi) alcune persone riescono a svolgere due mansioni nello stesso momento con la medesima abilità con cui le avrebbero fatte in successione. In sostanza Meyer è convinto che esista nel cervello un vero e proprio processore del multitasking, o per lo meno del dualtasking, che «sceglie» e modula la successione delle risposte in base alle priorità del momento e ad un' inclinazione individuale. Ci sarebbero cervelli più cauti e altri più temerari (senza, a quanto sembra, differenze significative fra uomo e donna, una volta tanto). Qualcosa di molto più plastico, ma soprattutto plasmabile, del collo di bottiglia identificato da Marois. «Senz' altro c' è una variabilità individuale - precisa Pietrini -. Basti pensare ad un fatto banale: se noi chiediamo per strada a qualcuno che ore sono, c' è chi si ferma per guardare l' orologio e chi lo fa senza sostare. Evidentemente nel secondo caso c' è una certa capacità di dualtasking». Che per ora il dualtasking ci rimanga arduo lo dimostrano le statistiche sugli incidenti stradali: in Gran Bretagna, nel 2005, 400 persone hanno pagato con traumi gravi l' insana passione di telefonare in macchina senza l' auricolare, numero che sale a 330.000 negli Stati Uniti (dati della Ergonomic Society di Santa Monica, in California). «In Italia - informa l' epidemiologo Marco Giustini, esperto dell' area traumi dell' Istituto superiore di sanità - le ricerche che abbiamo fatto ci dicono che un 6-8 per cento degli incidenti automobilistici è dovuto all' uso del cellulare. E che dire dei pedoni? Uno su 18 attraversa la strada parlando al cellulare, nell' 80 per cento dei casi in totale distrazione». Un' indagine realizzata a Roma

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dall' Istituto superiore di sanità su 700 studenti dai venti ai trent' anni ha rivelato che il 50% usa il cellulare mentre guida per telefonare e per inviare sms Porciani Franca

Emozioni dell'arte e cervello fonte La Repubblica Emozione è guardare un'opera d'arte come se ci si trovasse al suo interno. Provare le stesse sensazioni dei suoi personaggi. Rievocare i movimenti compiuti dalle mani dell'artista. "L'abilità di un pittore coincide con la sua capacità, spesso inconscia, di rievocare un'emozione nel cervello dell'osservatore" spiega Vittorio Gallese, professore del dipartimento di neuroscienze dell'università di Parma ed esperto di neuroestetica, la scienza che cerca di spiegare il rapporto fra cervello e opere d'arte. Forte della sua esperienza nella scoperta dei neuroni specchio, Gallese ipotizza che le emozioni trasmesse da un'opera d'arte attraverso la tensione muscolare e le espressioni facciali dei suoi protagonisti si riflettano nella corteccia cerebrale degli osservatori. Le aree motorie che corrispondono ai muscoli tesi dei Prigioni di Michelangelo si attivano guardando i giganti che cercano di divincolarsi dalla pietra. I circuiti del dolore si "accendono" (a volte anche con un brivido) guardando le vittime dei Disastri della guerra di Goya. I neuroni specchio costituiscono quei particolari circuiti cerebrali (scoperti proprio a Parma una quindicina di anni fa) che ci fanno intuire le intenzioni o le emozioni altrui dai gesti del loro corpo o dagli atteggiamenti del loro viso. Lo stesso meccanismo di empatia che ci permette di vivere in sintonia con gli altri sta alla base del nostro emozionarci di fronte a un'opera d'arte, ipotizzano Vittorio Gallese e David Freedberg, direttore dell'Accademia italiana di studi avanzati della Columbia University. Il neuroscienziato e lo storico dell'arte hanno appena pubblicato insieme uno studio su "Movimento, emozione ed empatia nell'esperienza estetica" sulla rivista Trends in Cognitive Sciences. "Per verificare fino in fondo le nostre ipotesi, stiamo svolgendo i test su un gruppo di volontari, osservando le loro reazioni cerebrali con la risonanza magnetica transcranica" spiega Gallese. La teoria dell'immedesimazione per spiegare l'emozione di fronte alle opere d'arte non è certo una novità, se già Platone usava il termine "mimesi" anche per riferirsi alla creazione artistica. "Ma l'osservazione di questo fenomeno alla luce delle conoscenze scientifiche moderne - spiega Gallese - rappresenta una novità". "Rievocare" la sensazione di San Tommaso che infila il dito nel costato del Cristo, "simulare" lo sforzo dei Prigioni, "imitare" il gesto di Fontana che squarcia la tela non vuol dire compiere effettivamente gli stessi gesti. "I neuroni si attivano come se dovessero squarciare la tela - spiega Gallese - ma senza

impartire l'ordine ai muscoli". Un'emozione di intensità eccezionale può forse spiegare la sindrome di Stendhal. "Forse - prova a ipotizzare Gallese - in questi casi i meccanismi che abbiamo descritto diventano ipereccitati, e l'attivazione del cervello raggiunge livelli ingestibili".

QINTONG

Trips and dreams. Note di viaggio dal mondo esterno o interno (a cura di Sara Bergomi: [email protected]) “La Chine porte un masque, qui nous incite a regarder derrière…” Maschere, Cina, Gestalt. Traggo questa citazione e le immagini della Newsletter dal catalogo della Mostra “Le Masques de la Chine”, che ho visto recentemente a Parigi al Musèe Jacquemart-André (continua fino al 26 agosto). (Il Museo è un hotel particulier settecentesco in Boulevard Haussman, ricco di pezzi pregiati del Settecento europeo, dotato di splendida sala da tè con affreschi di Tiepolo sul soffitto, mai troppo affollato di turisti. Davvero piacevole). In effetti gli ultimi avvenimenti riguardanti la comunità cinese di Milano hanno riportato l’attenzione dell’opinione pubblica su questa comunità numerosa quanto silenziosa, che occupa interi quartieri delle nostre città vivendo una vita parallela, con pochi contatti significativi con il resto della popolazione. Perfino gli operatori di etnopsichiatria si dichiarano piuttosto perplessi verso questo gruppo, in quanto difficilmente i suoi componenti si rivolgono per avere cure al di fuori dalla loro comunità.

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Questa percezione di impenetrabilità produce molti atteggiamenti ostili : se ricordate, anche Tiziano Terzani, nei suoi libri, aveva parole di insofferenza verso questa infiltrazione mondiale di comunità chiuse, insediate ovunque, che percepiva come minacciose . Ma anche il nostro distratto empatizzare con loro, incontra una notevole difficoltà nel rispecchiamento: convenzioni culturali diverse circa l’espressione di emozioni e sentimenti ci rende difficile “penetrare” nell’umanità dell’altro, capire cosa pensa o sente, qual è il suo paesaggio interiore, assaggiare la sua umanità e poterla comprendere. Inoltre la Rivoluzione Culturale , con il suo atteggiamento fortemente critico verso il passato e fortemente punitivo verso coloro che lo coltivavano, ha inteso “spianare” il sostrato tradizionale millenario , dal punto di vista culturale e religioso, per cui anche questo elemento ha contribuito a creare questa sensazione di “vacuo”, di non caratterizzato nel contatto personale (naturalmente si tratta di generalizzazioni che non escludono le auspicabilissime eccezioni). Peraltro negli ultimi tempi , il Governo cinese, ha promosso un’azione di recupero e rivalorizzazione su larghissima scala delle tradizioni e delle antiche discipline, e credo che questa Mostra si inserisca proprio in questo nuovo corso. Per quanto mi riguarda, l’ ho trovata molto interessante come “scavo archeologico” nell’emotività del popolo cinese, alla ricerca di qualcosa che ci accomuni e che ci consenta il rispecchiamento, che ritengo sia la base per un’autentica comprensione e solidarietà . La Mostra raccoglie le maschere dedicate alle cerimonie Nuo (letteralmente “esorcismo”) , legate in origine al culto sciamanico rurale ed alla scansione dei ritmi agricoli, antichissimo, che però ancora si mantiene in alcune parti più periferiche del paese. Le maschere venivano indossate nel corso dei numerosi riti e cerimonie del culto stesso e rappresentavano inizialmente le grandi forze della natura che favorivano o minacciavano l’esistenza umana. L’origine cultuale della maschera , in Cina come altrove, affonda le sue radici nel tentativo di proteggere dai molti ed incombenti pericoli il fragile equilibrio delle comunità umane. (E noi, da un punto di vista gestaltico, dovremmo sapere benissimo perché : rappresentarsi con un’immagine qualcosa consente di EVOCARLA ED ENTRARCI IN RELAZIONE. E’ quello che già nel 2001 al Convegno Internazionale di Gestalt di Napoli ho definito come il legame profondo tra Gestalt ed il cosiddetto “Pensiero selvaggio” (espressione di Claude Levi-Strauss). Oggi sono sempre più convinta che l’originalità e l’efficacia del lavoro gestaltico risieda proprio in questa capacità di evocazione e di interazione).

Ma , non limitandosi alle originarie cerimonie nei villaggi, peraltro tuttora presenti, il Nuo, ad un certo punto della storia, è anche entrato nelle città, assumendo i connotati di teatro popolare: numerose sono le analogie con il nostro Teatro, anch’esso di derivazione religioso-cultuale (le rappresentazioni erano inizialmente parti del culto di Dioniso, e prevedevano maschere), poi diventato teatro popolare, teatro dell’arte eccetera. “Dal Neolitico in poi, il grande popolo delle maschere porta, sotto i tratti di animali reali o mitici, o sotto visi umani, i tratti cangianti delle forze primordiali, degli dei e degli eroi che agiscono sull’universo. Dall’Africa all’Oceania, dall’America all’Himalaya, alla Siberia, passando per i nostri modelli egiziano e greco, la maschera ha ovunque le stesse funzioni essenziali e lo stesso svolgimento evolutivo” (“Le Masques…”cit. p.17). Durante la storia il Nuo , come un organismo vivente, evolvendosi con le comunità cinesi , si è arricchito via via di figure appartenenti a vari periodi storici, che, evidentemente, avevano caratteri archetipici tali da renderle espressive di moti e situazioni ricorrenti dell’esperienza umana : senza difficoltà esse sono state assorbite nel Pantheon Nuo. Naturalmente conoscere veramente i personaggi del Nuo richiederebbe tempo ed applicazione, ma non rinuncio a presentarvene,almeno sommariamente, qualcuno, che troverete anche nelle immagini della NL, nella speranza che , passeggiando poi per Via Paolo Sarpi … * TUDIGONG Dio della Terra e dei Cereali Benevolo, sorridente, porta prosperità all’intera comunità * LEI GONG Dio del tuono Dalla testa di pollo, raffigurato con un lungo becco. Purifica col fuoco, fa scattare la scintilla. Guarisce, anche, tramite la purificazione. * BAO GONG Si tratta di un personaggio storico, divinizzato per la sua condotta edificante. Duro ma giusto, non esita a richiedere che l’Imperatore stesso sia bastonato per aver infranto la legge. Curiosamente, il suo potere investigativo deriva dai suoi sogni * XIANFENG XIAOJIE (Mademoiselle avant-Garde) E’ una Giovanna D’Arco cinese che ha liberato la sua regione dai briganti : il suo nome significa “ Fenice immortale”. E’ sempre alla testa delle processioni Nuo nei villaggi. L’energia che intraprende. * GUANYU (Dio della Guerra) Valoroso generale dell’esercito cinese, poi divinizzato

* JIGONG (Il Bonzo Folle) Bevitore, insolente, esibizionista, affascina col potere dei suoi discorsi e dei suoi miracoli: in Cina la santità

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non ha molto a che fare col rispetto delle regole. Mi ricorda Nonno Fritz.

* LEONE (o TIGRE) Rappresenta la Forza allo stato brado, mangia gli uomini ma anche i demoni e perciò è invocato nelle cerimonie e rappresentato da questa maschera che h la mascella staccata per poter essere mossa suggestivamente in un ruggito.

* QINTONG (Il Buffone) E’ il servitore di un letterato: è un clown ed ha il potere di esorcizzare tramite la risata. Similissimo al nostro Arlecchino.

* XIAOGUI (Il demonietto) Folletti dispettosi, sembrano aver subito un torto originario e perciò devono vendicarsi prima di Trovare il loro posto nell’eternità. Perciò le cerimonie nei villaggi mirano a catturarli, durante le rappresentazioni, dopodiché viene giudicato dal Giudice BAOGONG ed incatenato al limitare del villaggio (Nota bene: NON ESPULSO, ma emarginato, in quanto per il pensero orientale non ci sarebbe ebne nel mondo se il male sparisse completamente).

Gea (a cura di Joachim Jung: [email protected]) Un patto per il clima (www.pattoperilclima.com) è una iniziativa che vuole promuovere e dare più forza ad un progetto ecologista all'Italia, anche a livello governativo. Viene sostenuta dal mondo dell'associazionismo ecologico e da numerosi privati. Sul sito è disponibile l'appello rivolto al pubblico e collegamenti al blog di Pecoraro Scanio e al sito dei verdi. Partendo dalle questioni climatiche i sostenitori sostengono “con forza la necessità di modificare l'attuale modello di sviluppo economico e produttivo, responsabile dei cambiamenti climatici in atto, basato sull’uso del petrolio e più in generale delle fonti fossili, su un consumo senza limiti delle risorse naturali che hanno generato nel pianeta povertà, squilibri, precarietà del lavoro, conflitti sociali e guerre. Il futuro energetico del mondo non può essere l’attuale nucleare con il drammatico problema delle scorie radioattive e della sicurezza e nemmeno il carbone con il suo forte impatto ambientale e sanitario provocato dalle emissioni di Co2 e delle polveri sottili. Una nuova politica energetica deve basarsi sulle energie rinnovabili, a partire dal sole, sul risparmio e l’efficienza energetica, su una rete energetica intelligente per ridurre al minimo gli sprechi, puntando fortemente sulla ricerca e l’innovazione tecnologica che consenta tra l’altro di utilizzare l’idrogeno e le bioenergie prodotte su filiera corta. Tutto ciò è indispensabile per costruire una società giusta, sostenibile e senza guerre. Una tale sfida comporta anche il superamento del vecchio modo di misurare il Pil con indicatori che valutino lo sviluppo in termini di sostenibilità sociale e ambientale. La nuova politica economica dovrà perciò puntare alla qualità più che alla quantità, consumando meno e meglio e tutelando sempre di più i diritti dei cittadini. Principio

fondante del nostro patto è il rifiuto della brevettabilità del vivente che significa mercificazione delle risorse biotiche del Pianeta e quindi della vita.” Le centralità del progetto sono politiche, sociali ed ecologiche e vanno dalla difesa della democrazia, alla lotta alla povertà sociale, alla valorizzazione delle diversità e dei modi di essere, della non-violenza, alla promozione della cooperazione dei popoli e alla costruzione di un futuro per i giovani. In questo appello sono elencate in modo sintetico e chiaro i concetti attuali del mondo ecologico. Da leggere, firmare e..... da attuare.

XIAOGUI

Poiesis (l’angolo della poesia e dell’arte) (a cura di Massimo Habib: [email protected]) Di là dalle idee, di là da ciò che è giusto e ingiusto, c'è un luogo. Incontriamoci là." Jalalhaddin Rumi Giungano a compimento le nostalgie le notti s’infossino nello scuro dei buchi, facciano profumare di tigli le strade d’inverno uno scherzo di natura, la bizzarria di una fiorita che guarisce i freddi. Il nostro e del mondo. Ci saranno memorie che non avranno fede e diranno i nomi di tutti. Ci saranno mattonelle sconnesse dove ogni volta il piede s’aggrappa e i piccoli balzi porteranno rispetto alle mie grandi, originarie cadute. Ci sarà alla fine una sola immutabile stagione, che tiene le case con tutti i corpi dove io sono stata. Sabrina Foschini

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Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco: t'amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l'ombra e l'anima. T'amo come la pianta che non fiorisce e reca dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori; grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo il concentrato aroma che ascese dalla terra. T'amo senza sapere come, né quando, né da dove, t'amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno. Pablo Neruda PELLE Se mi guardo dentro È tutto un mistero di sangue e di strade di paese. Oggi, fuori, il cielo è limpido E cento anime di formiche di sole Mi attraversano. Massimo Habib

Fatti della vita (varia umanità) Ho incontrato Ken Evans Sembra un gioco di parole: non mi vergogno della mia vergogna. È così che avevo sentito dire ed è così che è successo anche a me quando, seduta di fronte a Ken, sono stata accolta nel suo sguardo avvolgente e rispettoso, comprensivo e amorevole. La vergogna è una delle emozioni che ben conosco e che rifiuto di me: mi ha sempre chiusa in una grande confusione, solitudine, rabbia e dolore. Questa volta, però, mi sono affidata spinta dal desiderio più grande di volere “entrare” in questo sentimento perché oggi conosco questo tipo di cura. Non so cosa provassi in quel momento, forse ancora una volta quella sensazione di grande disagio, come sentirmi senza protezione e consistenza ma ancora tanto dolore. Mi sono finalmente permessa di piangere per un fatto accadutomi poco tempo dopo la morte di mia madre di cui, tuttavia, il ricordo della mia antica vergogna era ancora così vivo. Voleva essere accettato, voleva giustizia e consolazione. E tutto questo ho ricevuto, guidata anche dal mio corpo che come un amico fedele mi ha sapientemente ricondotta al tempo e al luogo di allora, rivivendomi così nel pianto e nei gesti della mia adolescenza disperata e impotente. Ancora oggi questa esperienza è forte, mi ricopre, mi da sollievo, mi fa bene perché capisco che in tutto questo tempo non mi sono persa, ero sempre là in attesa che qualcuno condividesse con me quel dolore. Quel momento me lo rigiro fra le mani rimirandolo

come un dono prezioso mentre sento la mia voce pronunciare: non voglio più vergognarmi del mio dolore, perché, come si dice da queste parti “questa sono io e questa è la mia vita!” Da un cuore molto grato:grazie Ken. Francesca

Anna & Simone Dagli torto al vecchio Freud!

Witz per sorridere un po’ (a cura di Germana Erba: [email protected])

(Tratta da Nevromachia di Giuliana Maldini) Da giovani pensiamo che il denaro, nella vita, sia la cosa più importante. Da vecchi ci accorgiamo che è proprio così. (Oscar Wilde) Offrire l’altra guancia significa prendere un altro schiaffo (Victor Hugo)