Corrado Calabrò. «Regole a favore dello sviluppo»...FOCUS Nuove Reti pag. quattro ’ ’ N 16....

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FOCUS Nuove Reti pag.quattro 16. 29settembre12ottobre2008 «I l ritmo della crescita, dell’innovazione e degli investimenti rischia di fermarsi”: il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, è preoccupato per lo stato delle Tlc italiane. Tanto da averne fatto un punto chiave del suo intervento il 16 settembre davanti al- la Commissione Telecomunicazioni della Camera. “Nel 2007 per la prima volta si è assistito ad una battuta d’arresto del tasso di crescita in valore del settore” ha avvertito. La preoccupazione di Calabrò per la congiuntura “depressiva” del settore (vale 45 miliardi di euro, il 4% del Pil) si accompagna alla consapevolezza che “i nuovi servizi informativi, che gli utenti richiedono sempre più e che la convergenza mette a disposizione, offrono prospettive di sviluppo an- cora poco esplorate, che aggiungono significativamente valore ai servizi base”. Tutto questo “pone in modo impellente l’esigenza di una rete di trasmissione strutturalmente adegua- ta alle funzioni richieste: è questo il presupposto imprescindibile perché il settore delle telecomunicazioni prosegua il suo sviluppo”. Ngn, pertanto. Ma come pro- muoverle e chi le farà? Calabrò non si nasconde dietro un dito e si rende ben conto che le regole che governeranno l’intero sistema - dall’Open Access di Telecom Ita- lia che però è incentrato sul vecchio doppino in rame, alle normativa dei futuri sistemi in fibra ottica - saranno determinanti a far premere il pedale dell’accelerare o, al contrario, quello del freno a chi deve scommettere (un po’ al buio) sullo sviluppo dei servizi digitali ed investire nelle reti Ngn. Il percorso tra un eccesso di re- golazione (che può ingessare lo svi- luppo) ed un eccesso di laisser faire «Regole a favore del lo sviluppo» Corrado Calabrò. La parola al presidente dell’Autorità per le Comunicazioni crescita attuali del broadband ottico “non si va da nessuna parte”. Per Calabrò, è necessario si pervenga in tempi rapidi ad un piano organico di interventi che incentivino la realizzazione di reti a larghissima banda e la diffusione tra la popolazione di servizi inte- grati di comunicazione. Un grande progetto nazionale. Le politiche di radicale rinnovo dell’infrastruttura di telecomunicazioni devono essere una delle priorità del Paese come lo sono state negli anni 60 quelle re- lative alla costruzione delle grandi dorsali autostradali”. Già ma con che regole? Qui Calabrò si lascia andare a quel che chiama un “modello astratto” mai realizzato da nessuno in Europa: la costituzione di una società dedicata alla realizzazione e alla posa della rete in fibra ottica”. Ma è proprio solo un’ipotesi di scuola? Calabrò lascia alle singole società la scelta. Ma se trovasse un allievo in Berna- bè? Su una cosa, però, Calabrò tiene duro: anche per le Ngn vale il princi- pio dell’apertura delle infrastrutture alla concorrenza. Tuttavia, il “se si fanno” dipenderà molto dal “quanto e come” si apriranno. (che può ricreare condizioni monopo- listiche) è stretto, ma il messaggio che Calabrò ha inviato al mercato è netto: “L’Autorità si è sempre battuta e si batterà sempre per il giusto riconosci- mento del ritorno del capitale investito nelle reti di comunicazione. Le tariffe regolate devono tenere conto di que- sto aspetto; altrimenti non ci saranno incentivi all’investimento. Questa è stata una delle chiavi del successo del radiomobile in Italia. Intendiamo con coerenza mantenere lo stesso approc- cio sulla larga banda”. Anche se i dettagli regolatori so- no da mettere a punto e l’iter della consultazione pubblica non è ancora concluso, l’Agcom promuove l’Open Access di Telecom Italia: “Si confi- gura come la versione italiana della separazione funzionale realizzata da British Telecom (con Openreach) nel Regno Unito”. Oggi, tuttavia il vero nodo non è il doppino, bensì le nuove reti in fibra otttica. In un contesto, per di più, in cui la bassa alfabetizzazione informatica e la sostanziale assenza di reti Ngn segnano un dato preoc- cupante: “Siamo indietro ed invece di avvicinarci si stiamo allontanando dagli altri”. E con i ritmi bassissimi di «L’innovazione rischia di fermarsi Ora il settore è a crescita zero» L’allarme «Vorrei una società solo per la rete: saremmo i primi a farla in Europa» La proposta CORRADO CALABRO’ presidente dell’Agcom ANTONIO CATRICALA’ presidente Antitrust «Per le Ngn una società ad hoc» Antonio Catricalà. L’opinione del presidente dell’Autorità Antitrust «L’ incumbent potrebbe decidere di costituire una nuova società cui attribuire la titolarità della rete, che resterebbe sotto il proprio controllo»: è una sorta di implicito invito a Telecom Italia, quello fatto dal presidente dell’Autorità per la Concorrenza e il Mercato Antonio Catricalà in oc- casione delle audizioni sullo stato delle Tlc italiane alla Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera. Secondo il capo dell’Antitrust, “la nuova società, la cui funzione esclusiva sarebbe quella di vendere al meglio capaci- tà trasmissiva a chiunque la chieda, sotto la supervisione del regolatore nazionale, potrebbe più agevolmente reperire sul mercato i finanziamenti necessari alla realizzazione degli in- vestimenti; anche, con le opportune garanzie concorrenziali, fra le altre imprese operanti nel settore”. Po- trebbero partecipare anche “investi- tori istituzionali, pubblici e privati”. È dunque una società ad hoc, con la presenza in campo accanto a Tele- com Italia dei competitor e di fondi istituzionali quella immaginata da Catricalà per conciliare le esigenze della concorrenza con la necessità di convincere il mercato (e cioè che al credito avendo cura di limitare le agevolazioni esclusivamente allo sviluppo di quelle porzioni di rete che connettono le utenze residenziali e delle piccole e medie imprese”. Il ruolo dello Stato deve essere “volto a rimuovere gli ostacoli alla realizzazione di progetti ambiziosi e rischiosi e a rimediare ai fallimenti del mercato laddove essi siano effet- tivamente tali”. Secondo Catricalà, “la transizione verso le Ngn non può passare unica- mente per il potenziamento delle reti fisse, ma deve consentire anche il più ampio sviluppo di quelle senza fili, secondo le tecniche WiMax e Umts: la completa copertura del territorio, infatti, deve essere realizzata attra- verso le tecnologie che appaiono più efficienti nei diversi contesti geografici ed economici”. Tuttavia lo sviluppo efficiente delle tecnologie wireless è condi- zionato dalla gestione dello spettro delle frequenze. Il passaggio alla Tv digitale terrestre è l’occasione secondo Calabrò per liberare risor- se preziose e immetterle sul mercato consentendone la commercializza- zione libera dei diritti d’uso anche attraverso una apposita “borsa delle frequenze”. soprattutto Telecom Italia) che gli investimenti nelle nuove reti possono essere remunerativi. Catricalà si rende ben conto che non è semplice conciliare le esigenze della concorrenza con quelle dell’in- novazione tecnologica anche perché, a parte in aree ristrette, in Italia dif- ficilmente ci sarà concorrenza fra infrastrutture. Il capo dell’Antitrust ammette che “affinché il mercato pos- sa dare efficacemente i propri frutti è necessario che il sistema regolatorio garantisca e premi le scelte d’avan- guardia di quelle imprese private che accettano il rischio di sviluppare una tecnologia, di cui attualmente sono sicuri soltanto i costi, ma non i ritorni”. In altre parole, “il quadro normativo deve consentire a chi si onera del rischio dell’investimento la fissazione di livelli di prezzo che, sempre nel rispetto del principio di non discriminazione, consentano il ritorno degli investimenti”. Quanto allo Stato, Calabrò condi- vide gli interventi pubblici volti a “in- centivare la realizzazione delle nuove reti a larga banda” ma anche “sussidi, eventualmente destinati anche diret- tamente ai consumatori finali, sotto forma di benefici fiscali concessi per incentivare l’up-grading delle singole utenze, sia mediante garanzie pubbli- «Reti fisse e mobili vanno integrate Anche alla telefonia le frequenze liberate dal digitale terreste» La proposta Audizioni alla Camera. Sono iniziate alla Commissione Comunica- zioni della Camera le audizioni sullo stato del settore in Italia. Riportiamo qui sotto una sintesi degli interventi disponibili al momen- to di andare in tipografia. Altri contributi nel prossimo numero. «Senza separazione il grosso rischio è di trasferire la posizione di dominanza di Telecom anche sul mercato futuro. Lo scor- poro della rete attuale e futura è necessario perché separerebbe il dibattito sul futuro di TI dal tema del futuro delle infrastrutture». Lo ha sostenuto Paolo Bertoluzzo, amministra- tore delegato di Vodafone Italia, alla com- missione Comunicazioni della Camera. “La separazione deve valere per il rame di oggi e la fibra di domani: la società che gestirà la rete avrebbe il pregio di essere un fornitore unico per tutti gli operatori, Telecom inclusa, garantendo la neutralità degli investimenti pubblici”. “In questa prospettiva gli impe- gni di Telecom su Open Access non sono sufficienti. Bisogna assicurare reale parità di accesso e contendibilità dei clienti finali, rafforzando modello dell’unbundling”. BERTOLUZZO (VODAFONE) «Separate TI dalle sue reti» «È necessario garantire pa- rità di accesso a tutti i soggett»: Lo ha sostenuto l’amministratore delegato di Wind, Luigi Gubi- tosi, durante l’audizione alla commissione Trasporti, Poste e Comunicazioni della Camera dei deputati nell’ambito dell’indagi- ne conoscitiva sull’assetto delle nuove reti di comunicazione elettronica avviata dal presiden- te Mario Valducci. Secondo l’amministratore delegato di Wind, “vanno evitate scelte che lascino la vecchia rete agli operatori alternativi e la nuova in mano solamente a Telecom Italia”. Il timore di Wind è evidente: non vuole correre il rischio che nella rete in rame, destinata ad essere sempre più obsoleta ed economicamente meno inte- ressante sia aperta ai concor- renti mentre la nuova ne venga preclusa. “In questo senso non crediamo che siano sufficienti gli impegni presentati da Telecom. Chiediamo regole certe sia per quel che riguarda la rete in rame sia per le reti di nuova genera- zione”. GUBITOSI (WIND) «No al monopolio Telecom sulle Ngn»

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FOCUS Nuove Reti

pag.quattro

N°16. 29settembre12ottobre2008

«Il ritmo della crescita, dell’innovazione e degli investimenti rischia di

fermarsi”: il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, è preoccupato per lo stato delle Tlc italiane. Tanto da averne fatto un punto chiave del suo intervento il 16 settembre davanti al-la Commissione Telecomunicazioni della Camera.

“Nel 2007 per la prima volta si è assistito ad una battuta d’arresto del tasso di crescita in valore del settore” ha avvertito.

La preoccupazione di Calabrò per la congiuntura “depressiva” del settore (vale 45 miliardi di euro, il 4% del Pil) si accompagna alla consapevolezza che “i nuovi servizi informativi, che gli utenti richiedono sempre più e che la convergenza mette a disposizione, offrono prospettive di sviluppo an-cora poco esplorate, che aggiungono significativamente valore ai servizi base”. Tutto questo “pone in modo impellente l’esigenza di una rete di trasmissione strutturalmente adegua-ta alle funzioni richieste: è questo il presupposto imprescindibile perché il settore delle telecomunicazioni prosegua il suo sviluppo”.

Ngn, pertanto. Ma come pro-muoverle e chi le farà? Calabrò non si nasconde dietro un dito e si rende ben conto che le regole che governeranno l’intero sistema - dall’Open Access di Telecom Ita-lia che però è incentrato sul vecchio doppino in rame, alle normativa dei futuri sistemi in fibra ottica - saranno determinanti a far premere il pedale dell’accelerare o, al contrario, quello del freno a chi deve scommettere (un po’ al buio) sullo sviluppo dei servizi digitali ed investire nelle reti Ngn.

Il percorso tra un eccesso di re-golazione (che può ingessare lo svi-luppo) ed un eccesso di laisser faire

«Regole a favore dello sviluppo»Corrado Calabrò. La parola al presidente dell’Autorità per le Comunicazioni

crescita attuali del broadband ottico “non si va da nessuna parte”.

Per Calabrò, è necessario si pervenga in tempi rapidi ad un piano organico di interventi che incentivino la realizzazione di reti a larghissima banda e la diffusione tra la popolazione di servizi inte-grati di comunicazione. Un grande progetto nazionale. Le politiche di radicale rinnovo dell’infrastruttura di telecomunicazioni devono essere una delle priorità del Paese come lo sono state negli anni 60 quelle re-lative alla costruzione delle grandi dorsali autostradali”.

Già ma con che regole? Qui Calabrò si lascia andare a quel che chiama un “modello astratto” mai realizzato da nessuno in Europa: la costituzione di una società dedicata alla realizzazione e alla posa della rete in fibra ottica”. Ma è proprio solo un’ipotesi di scuola? Calabrò lascia alle singole società la scelta. Ma se trovasse un allievo in Berna-bè? Su una cosa, però, Calabrò tiene duro: anche per le Ngn vale il princi-pio dell’apertura delle infrastrutture alla concorrenza. Tuttavia, il “se si fanno” dipenderà molto dal “quanto e come” si apriranno.

(che può ricreare condizioni monopo-listiche) è stretto, ma il messaggio che Calabrò ha inviato al mercato è netto: “L’Autorità si è sempre battuta e si batterà sempre per il giusto riconosci-mento del ritorno del capitale investito nelle reti di comunicazione. Le tariffe regolate devono tenere conto di que-sto aspetto; altrimenti non ci saranno incentivi all’investimento. Questa è stata una delle chiavi del successo del radiomobile in Italia. Intendiamo con coerenza mantenere lo stesso approc-cio sulla larga banda”.

Anche se i dettagli regolatori so-no da mettere a punto e l’iter della

consultazione pubblica non è ancora concluso, l’Agcom promuove l’Open Access di Telecom Italia: “Si confi-gura come la versione italiana della separazione funzionale realizzata da British Telecom (con Openreach) nel Regno Unito”.

Oggi, tuttavia il vero nodo non è il doppino, bensì le nuove reti in fibra otttica. In un contesto, per di più, in cui la bassa alfabetizzazione informatica e la sostanziale assenza di reti Ngn segnano un dato preoc-cupante: “Siamo indietro ed invece di avvicinarci si stiamo allontanando dagli altri”. E con i ritmi bassissimi di

«L’innovazione rischia di fermarsiOra il settoreè a crescita zero»

L’allarme

«Vorrei una società solo per la rete: saremmo i primi a farla in Europa»

La proposta

CORRADO CALABRO’ presidente dell’Agcom

ANTONIO CATRICALA’ presidente Antitrust

«Per le Ngn una società ad hoc»Antonio Catricalà. L’opinione del presidente dell’Autorità Antitrust

«L’incumbent potrebbe decidere di costituire

una nuova società cui attribuire la titolarità della rete, che resterebbe sotto il proprio controllo»: è una sorta di implicito invito a Telecom Italia, quello fatto dal presidente dell’Autorità per la Concorrenza e il Mercato Antonio Catricalà in oc-casione delle audizioni sullo stato delle Tlc italiane alla Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera. Secondo il capo dell’Antitrust, “la nuova società, la cui funzione esclusiva sarebbe quella di vendere al meglio capaci-tà trasmissiva a chiunque la chieda, sotto la supervisione del regolatore nazionale, potrebbe più agevolmente reperire sul mercato i finanziamenti necessari alla realizzazione degli in-vestimenti; anche, con le opportune garanzie concorrenziali, fra le altre imprese operanti nel settore”. Po-trebbero partecipare anche “investi-tori istituzionali, pubblici e privati”. È dunque una società ad hoc, con la presenza in campo accanto a Tele-com Italia dei competitor e di fondi istituzionali quella immaginata da Catricalà per conciliare le esigenze della concorrenza con la necessità di convincere il mercato (e cioè

che al credito avendo cura di limitare le agevolazioni esclusivamente allo sviluppo di quelle porzioni di rete che connettono le utenze residenziali e delle piccole e medie imprese”.

Il ruolo dello Stato deve essere “volto a rimuovere gli ostacoli alla realizzazione di progetti ambiziosi e rischiosi e a rimediare ai fallimenti del mercato laddove essi siano effet-tivamente tali”.

Secondo Catricalà, “la transizione verso le Ngn non può passare unica-mente per il potenziamento delle reti fisse, ma deve consentire anche il più ampio sviluppo di quelle senza fili, secondo le tecniche WiMax e Umts: la completa copertura del territorio, infatti, deve essere realizzata attra-verso le tecnologie che appaiono più efficienti nei diversi contesti geografici ed economici”.

Tuttavia lo sviluppo efficiente delle tecnologie wireless è condi-zionato dalla gestione dello spettro delle frequenze. Il passaggio alla Tv digitale terrestre è l’occasione secondo Calabrò per liberare risor-se preziose e immetterle sul mercato consentendone la commercializza-zione libera dei diritti d’uso anche attraverso una apposita “borsa delle frequenze”.

soprattutto Telecom Italia) che gli investimenti nelle nuove reti possono essere remunerativi.

Catricalà si rende ben conto che non è semplice conciliare le esigenze della concorrenza con quelle dell’in-novazione tecnologica anche perché, a parte in aree ristrette, in Italia dif-ficilmente ci sarà concorrenza fra infrastrutture. Il capo dell’Antitrust ammette che “affinché il mercato pos-sa dare efficacemente i propri frutti è necessario che il sistema regolatorio garantisca e premi le scelte d’avan-guardia di quelle imprese private che accettano il rischio di sviluppare una tecnologia, di cui attualmente

sono sicuri soltanto i costi, ma non i ritorni”. In altre parole, “il quadro normativo deve consentire a chi si onera del rischio dell’investimento la fissazione di livelli di prezzo che, sempre nel rispetto del principio di non discriminazione, consentano il ritorno degli investimenti”.

Quanto allo Stato, Calabrò condi-vide gli interventi pubblici volti a “in-centivare la realizzazione delle nuove reti a larga banda” ma anche “sussidi, eventualmente destinati anche diret-tamente ai consumatori finali, sotto forma di benefici fiscali concessi per incentivare l’up-grading delle singole utenze, sia mediante garanzie pubbli-

«Reti fisse e mobili vanno integrateAnche alla telefonia le frequenze liberatedal digitale terreste»

La proposta

Audizioni alla Camera. Sono iniziate alla Commissione Comunica-zioni della Camera le audizioni sullo stato del settore in Italia. Riportiamo qui sotto una sintesi degli interventi disponibili al momen-to di andare in tipografia. Altri contributi nel prossimo numero.

«Senza separazione il grosso rischio è di trasferire la posizione di dominanza di Telecom anche sul mercato futuro. Lo scor-poro della rete attuale e futura è necessario perché separerebbe il dibattito sul futuro di TI dal tema del futuro delle infrastrutture». Lo ha sostenuto Paolo Bertoluzzo, amministra-tore delegato di Vodafone Italia, alla com-missione Comunicazioni della Camera. “La separazione deve valere per il rame di oggi e la fibra di domani: la società che gestirà la rete avrebbe il pregio di essere un fornitore unico per tutti gli operatori, Telecom inclusa, garantendo la neutralità degli investimenti pubblici”. “In questa prospettiva gli impe-gni di Telecom su Open Access non sono sufficienti. Bisogna assicurare reale parità di accesso e contendibilità dei clienti finali, rafforzando modello dell’unbundling”.

BERTOLUZZO (VODAFONE)

«Separate TI dalle sue reti»

«È necessario garantire pa-rità di accesso a tutti i soggett»: Lo ha sostenuto l’amministratore delegato di Wind, Luigi Gubi-tosi, durante l’audizione alla commissione Trasporti, Poste e Comunicazioni della Camera dei deputati nell’ambito dell’indagi-ne conoscitiva sull’assetto delle nuove reti di comunicazione elettronica avviata dal presiden-te Mario Valducci.

Secondo l’amministratore delegato di Wind, “vanno evitate scelte che lascino la vecchia rete agli operatori alternativi e la nuova in mano solamente a Telecom Italia”.

Il timore di Wind è evidente: non vuole correre il rischio che nella rete in rame, destinata ad essere sempre più obsoleta ed economicamente meno inte-ressante sia aperta ai concor-renti mentre la nuova ne venga preclusa. “In questo senso non crediamo che siano sufficienti gli impegni presentati da Telecom. Chiediamo regole certe sia per quel che riguarda la rete in rame sia per le reti di nuova genera-zione”.

GUBITOSI (WIND)

«No al monopolio Telecom sulle Ngn»