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Compagne e compagni, invitati e gentili ospiti, un saluto e un

ringraziamento a tutti per la vostra presenza e partecipazione al 5°

Congresso Provinciale della FILCAMS di Ravenna, a cui sono certo

vorrete dare il vostro contributo nell'ambito della discussione o portare

un vostro saluto.

Il percorso congressuale

Ognuno di noi porta sempre dentro le proprie sensibilità, e

probabilmente si è chiesto se il momento dato era propizio, opportuno e

necessario per un congresso, io personalmente non ho dubbi era ed è

necessario, per due ordini di idee:

il primo perchè dopo a che siamo oramai al sesto anno di crisi

economica, e non se ne intravede la fine, si rende necessario per il paese

mettere in campo azioni concrete al fine di stimolare la politica a

concentrarsi maggiormente sui problemi reali del paese rispetto ai giochi

di palazzo come anche in questi giorni si è visto di cui tutti avremmo

fatto volentieri a meno.

La CGIL per il ruolo sociale di rappresentanza che ha, ha predisposto un

progetto di futuro per il paese nel Piano per il Lavoro presentato nel

2012 e che quelle idee sono parte integrante del documento congressuale

“Il lavoro decide il Futuro”.

Il secondo è che in questi ultimi 20 anni di politiche liberiste promosse

dai governi Berlusconi in primis hanno fatto si che nel paese passasse la

cultura che l'individualismo è il punto più alto della realizzazione della

persona, che la corruzione e l'evasione non sono un male se ci si sente

oppressi, che con la mafia ci si può convivere; io penso che noi cittadini

e lavoratori Italiani che crediamo ancora nei valori della solidarietà,

della legalità, della eguaglianza, della dignità, dell'onestà e della

democrazia dobbiamo essere sempre in campo per far crescere le nuove

generazioni con questi principi.

L'avvio congressuale aveva avuto nei propri albori di elaborazione un

progetto diverso, un congresso con un documento nazionale molto

sintetico ed unico e farlo crescere di contenuti nel percorso congressuale

dalle assemblee di base; poi l'incantesimo si è rotto, un gruppo di

compagni del Direttivo Nazionale della CGIL ha annunciato che

comunque avrebbero presentato un documento alternativo ed organico

“il sindacato è un'altra cosa”.

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Arrivati a questo punto si è dovuto produrre un documento congressuale

“Il lavoro decide il futuro” molto organico, dopo un'attenta lettura della

situazione in cui il paese si trova dopo 6 anni di crisi e di assenze di

politiche economiche di sviluppo per il futuro del paese, declinandone

le linee di indirizzo generali per ciò che il paese avesse bisogno e così è

nato un documento con 11 azioni e successivamente da varie categorie,

da gruppi di compagni, o livelli sindacali territoriali sono arrivate ad

integrazione 12 emendamenti con la possibilità di ulteriori emendamenti

possibili dalle assemblee congressuali di base.

Ritengo necessario ed utile riprendere anche solo per capitoli il

documento

congressuale che ha raccolto oltre il 98% dei voti degli iscritti che hanno

partecipato alle assemblee congressuali.

Azione 1 Europa

Dobbiamo fare la massima pressione a livello politico per rivedere le

politiche di rigore e austerità imposte dalla Comunità Europea, che come

riflesso nel nostro paese hanno solo peggiorato le condizioni materiali

delle persone, hanno aumentato la disoccupazione, la precarietà e le

disuguaglianze.

� La politica europea deve essere orientata su investimenti

anticiclici, promuovendo piani straordinari di investimenti con

l'obbiettivo di creare nuovi posti di lavoro soprattutto verso i

milioni di giovani disoccupati in Europa.

� L'Europa necessita di politiche strategiche industriali e

infrastrutturali comuni, di una efficace tassa sulle transazioni

finanziarie internazionali, della definizione di una comunità

europea dell'energia, dell'introduzione di tasse ambientali e di una

efficacia lotta contro i paradisi fiscali.

� Solo operando in questa direzione l'Europa affermerà la sua

autorevolezza e verrà ripristinata la fiducia dei cittadini e dei

lavoratori nel progetto europeo, contro la xenofobia e i rinascenti

nazionalismi e populismi.

Ritengo anche molto pregnante l'esigenza di una contrattazione

sindacale europea, che sappia affrontare i temi del lavoro, della

contrattazione in modo più omogeneo fra gli stati onde evitare il

dumping sociale e salariale dannoso per i lavoratori e il paese.

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AZIONE 2 Le politiche fiscali per l'equità e lo sviluppo

Nel nostro paese si sommano le seguenti distorsioni:

� Altissima concentrazione della ricchezza,

� patologica evasione fiscale ( 130 miliardi all'anno),

� un basso prelievo su patrimoni e rendite,

� un forte prelievo sui redditi da lavoro e pensioni;

Bisogna assolutamente intervenire con azioni concrete ed esigibili, le

proposte della CGIL:

� Introdurre un'imposta sulle grandi ricchezze che agisca sui

patrimoni finanziari e immobiliari per la quota sopra agli €800.000

� Una vara lotta all'evasione e all'elusione attraverso la piena

tracciabilità dei redditi e ricchezze e ritengo equo che certificato 10

di evasione fiscale 10 debba essere ciò che si deve incassare e non

patteggiare.

� Adeguare la tassazione delle rendite finanziarie al livello degli altri

paesi europei portando dal 20% che abbiamo in Italia al 25% sulle

rendite finanziarie, e dal 12,5% al 15% la tassazione sui titoli di

stato.

� Riformare la normativa IRPEF con un aumento delle detrazioni

fiscali per i lavoratori e pensionati.

� Maggior sostegno fiscale alle famiglie

� Introdurre un sistema di tassazione ambientale che disincentivi il

consumo di combustibili fossili e agevoli gli investimenti in fonti

rinnovabili.

AZIONE 3 Pensioni

Le manovre dei governi Berlusconi e Monti sulle pensioni hanno

introdotto un sistema previdenziale tra i più rigidi ed iniqui in Europa,

provvedimenti che venivano venduti in nome delle garanzie per le

pensioni delle nuove generazioni, ma in realtà sono proprio i giovani che

vengono penalizzati in quanto il posto di lavoro non si libera per effetto

del blocco del turn-over e inoltre con la precarietà dettata dal mercato

del lavoro.

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Le azioni da mettere in campo per la CGIL

� Flessibilità dell'età pensionabile senza penalizzazioni.

� Modificare i coefficienti di trasformazione in funzione dell'usura

del lavoro.

� Estendere e potenziare la copertura figurativa per i periodi di cura.

� Abbassare l'importo soglia per il diritto alla pensione.

� Estendere gli accordi bilaterali con i paesi di provenienza.

� Rilanciare la previdenza complementare.

� Riformare il sistema di governance degli enti.

Ritengo sia utile valutare che il ripristino dei 40 anni di anzianità

contributiva sia un elemento di dignità dopo una vita di lavoro inoltre in

un momento come questo porterebbe anche se parzialmente ad uno

sblocco del TURN-OVER per il ricambio generazionale.

AZIONE 4 Politiche dell'istruzione, formazione e ricerca

Rifocalizzare il sistema della conoscenza in linea retta con la

Costituzione è essenziale per cambiare il modello di sviluppo futuro del

nostro paese, per la creazione di occupazione più qualificata e sviluppare

una cittadinanza consapevole.

I contenuti della CGIL sono

� Innalzare l'obbligo scolastico a 18 anni.

� Dare certezza e stabilità alle scuole garantendo adeguati

finanziamenti.

� Potenziare l'istruzione e la formazione tecnica professionale

� Finanziare le politiche per il diritto allo studio.

� Realizzare il diritto dell'apprendimento permanente.

� Predisporre un piano nazionale della ricerca.

� Prevedere un intervento per il superamento della precarietà dei

docenti.

AZIONE 5 Assetto istituzionale e pubbliche amministrazioni

� Il superamento del bicameralismo perfetto con l'istituzione di una

camera rappresentativa delle Regioni e della autonomie locali.

� Una legge sul conflitto di interessi, sull'incandidabilità e

l'incompatibilità.

� Lotta alla corruzione.

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� La revisione del patto di stabilità con un diverso rapporto tra

finanziamento dei servizi e spesa di funzionamento.

� Ripristinare corrette relazioni sindacali quale strumento per

qualificare il lavoro pubblico.

AZIONE 6 Le politiche industriali e di sviluppo

� La crescita deve essere fondata sulla sostenibilità ambientale, la

green economy e sulla coesione sociale; la ricerca e l'innovazione

devono costruire il motore di questo processo di cambiamento.

� Per far ripartire l'accesso al credito alle imprese bisogna intervenire

con una legge che stabilisca la distinzione tra le banche

commerciali e le banche di investimento.

� Investimenti in tecnologie per innovare processo e prodotto la

valorizzazione del patrimonio culturale.

� Politiche di sviluppo sostenibile come il riassetto idrologico,

manutenzione del territorio, bonifica dei siti industriali dismessi, la

messi in sicurezza degli stabili dai rischi sismici, e la gestione

virtuosa del ciclo dei rifiuti.

� Miglior programmazione e pieno utilizzo dei fondi europei.

AZIONE 7 Politiche attive del lavoro, riforma degli ammortizzatori

sociali, servizi pubblici per il lavoro

� Sopratutto nelle fasi di crisi economica c'è la necessità di un forte

investimento nelle politiche attive del lavoro che consentano ai

lavoratori coinvolti nella crisi di accompagnare la forma di

sostegno al reddito riconosciuta con piani mirati di ricollocazione e

riqualificazione, orientamento, tutoraggio, formazione e

inserimento.

� Una riforma degli ammortizzatori sociali che li renda universali.

� Integrazione di politiche attive/passive.

� Un sistema moderno di servizi pubblici per il lavoro, suddividendo

le competenze nazionali con quelle regionali e di prossimità.

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AZIONE 8 Inclusione Sociale

� Nel campo delle politiche sociale bisogna adeguare la spesa

pubblica per l'assistenza alla media europea, le priorità di

intervento devono essere il contrasto alla povertà, l'infanzia e la

non autosufficienza.

� Ricostruire il Sistema Sanitario Nazionale per assicurare in tutto il

paese il diritto universale della tutela della salute e la

professionalità nella presa in carico dei cittadini utenti.

� Vincolare le risorse dalle riorganizzazione dei servizi uscendo

dalla logica repressiva dei piani di rientro.

� La tutela della salute non può diventare una discriminante fra i

cittadini che hanno disponibilità economica e altri che vivono

condizioni di disagio.

AZIONE 9 Libertà delle donne e femminicidio

� Un progetto nazionale rivolto alle donne vittime della violenza che

assuma la cura fisica e psicologica, il lavoro, la casa e

l'affidamento dei figli quale livello minimo essenziale.

� La formazione di operatori che a vario titolo interagiscono a

prendere in carico, rispettare, riconoscere e non trascurare i

segnali.

� L'educazione al rispetto di se e dell'altra e ad una sessualità

consapevole.

AZIONE 10 La contrattazione

� La contrattazione rappresenta l'essenza dell'identità della CGIL

riaffermare il valore della funzione universale dei CCNL, la scelta

strategica è il graduale accorpamento e semplificazione dei

contratti esistenti per giungere ad una significativa riduzione.

� Riqualificare la contrattazione di 2° livello nei contenuti

rivendicativi, riunificando l'insieme dell'organizzazione del lavoro

quale condizione imprescindibile per contrastare le forme di

compressione salariale.

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� Assegnare alla contrattazione sociale e territoriale un ruolo

fondamentale di legame tra diritti del lavoro e diritti di

cittadinanza.

� Sia a livello nazionale che decentrato occorre ottenere risultati

tangibili per ridurre le tipologie contrattuali e ricondurre a lavoro

subordinato i rapporti di lavoro fondati sulle precarietà.

� La contrattazione deve misurarsi nella lotta alle irregolarità, al

contrasto del lavoro nero, alle nuove forme di criminalità

economica ed ambientale.

AZIONE 11 Democrazia e partecipazione nella CGIL

La CGIL ha spesso dichiarato il territorio come asse centrale del suo

radicamento e del suo agire. Il territorio e le sue camere del lavoro

devono rappresentare il luogo dove riconnettere l'attività contrattuale,

la tutela individuale, la partecipazione e l'estensione della

rappresentanza.

� Non si tratta di scelte organizzative ma di politiche sindacali, per

rendere affettiva e partecipata la presenza nel territorio. In tema di

innovazione della rappresentanza sindacale, è necessario

sperimentare la costituzione di RSUT (Rappresentanti sindacali

Unitari territoriali) in contesti caratterizzati da frammentazione

produttiva e sociale.

Testo unico sulla rappresentanza

Nel percorso congressuale aperto e con assemblee in fase di

svolgimento, a livello Nazionale è stato sottoscritto il testo unico sulla

rappresentanza del 10 gennaio 2014 sottoscritto da CGIL-CISL-UIL e

Confindustria.

L'accordo al momento non riguarda i nostri settori, a parte qualche realtà

di riferimento al satellite Confindustria, ma si dovrà trovare una

definizione con le associazioni dei nostri settori ed il percorso di incontri

dovrebbe partire a breve.

Nel merito del testo ritengo che vi possa essere una condivisione per

alcuni versi si è raggiunto un obbiettivo che rincorrevamo da anni come

CGIL;

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la prima parte riguarda la misurazione e certificazione della

rappresentanza ai fini della contrattazione collettiva nazionale di

categoria, in parole povere misurare la rappresentatività delle parti che si

siedono ai tavoli nazionali di trattativa per i rinnovi dei CCNL, e il

percorso di validazione delle ipotesi di accordo con il voto dei

lavoratori.

La seconda parte rimette mano e regolamenta meglio la rappresentanza

in azienda, percorso che tende al superamento delle RSA in favore delle

RSU, n° di delegati da eleggere in rapporto ai dipendenti, con la novità

che i delegati vengono eletti con il proporzionale puro superando la

quota di solidarietà.

La terza parte definisce la titolarità ed efficacia della contrattazione

collettiva nazionale di categoria e aziendale.

La parte quarta e quella più delicata e forse meno condivisa in quanto

definisce delle linee relative alle clausole e alle procedure di

raffreddamento e alle clausole sulle conseguenze dell'inadempimento,

che devono però trovare una sua piena formulazione all'interno dei vari

CCNL di categoria quindi questa quarta parte lascia in sospeso il

giudizio.

Una cosa ritengo però doverosa dire, sul metodo con cui si è arrivati

alla sigla e gli strascichi polemici ancora oggi in essere, non vi è stato un

percorso informativo e di confronto nel merito prima della firma, e la

ritengo una grave mancanza in sede CGIL.

Nelle prossime settimane dovremo mettere in campo un percorso

assembleare per spiegare meglio i termini dell'accordo rispetto ai brevi

passaggi che ho citato prima facendo votare i lavoratori.

E' necessario e d'obbligo a questo punto che alla fine del nostro percorso

congressuale di categoria e confederale vengano definite in maniera

chiara le priorità da mettere immediatamente in campo per il nostro

paese, perchè come si afferma nel titolo della tesi di maggioranza “Il

lavoro decide il Futuro” il futuro del paese, il futuro dell'Europa, il

futuro dei lavoratori, il futuro dei diritti, tutto ciò avendo sempre come

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faro che ci guida la nostra carta costituzionale, dove al primo articolo

sancisce l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.

Nonostante non sia una novità per la nostra Organizzazione dibattere su

mozioni contrapposte, ciò rientra nell'ambito della dialettica democratica

che ci caratterizza, io ritengo che, in questo caso, sarebbe stato

necessario ed utile non sancire una contrapposizione così rigida e

assoluta, ce lo avrebbero consentito e suggerito le ragioni generali del

contesto economico del paese.

Le assemblee

In provincia abbiamo programmato 85 assemblee congressuali, un

percorso congressuale molto capillare e usando tutti gli strumenti

conosciuti per informare i lavoratori, dalle comunicazione in azienda

alla spedizione di lettere, alle Mail e agli SMS( aziendali e

interaziendali) dove la ripetizione e/o lo spostamento delle stesse ci ha

visto impegnati per il congresso in maniera intensa dal 7 gennaio e

abbiamo finito l'ultima assemblea giovedì 20 febbraio; assemblee dove

si è vista una partecipazione di lavoratori iscritti pari a 414 pari all'11,

37% su iscritti con delega, dove la tesi Il lavoro decide il futuro ha

raccolto 409 preferenze pari al 98,78, mentre la tesi Il sindacato è

un'altra cosa ha raccolto 5 preferenze pari al 01,22 .

Nelle assemblee e negli interventi i lavoratori hanno dimostrato una

grande consapevolezza del valore di un congresso e dell'esigenza di

mantenere momenti così alti di discussione per definire le strategie per

la CGIL negli anni a venire, ma ci hanno anche detto che percorsi

congressuali e con documenti così impegnativi hanno fatto il loro tempo

e dobbiamo rimodellare il nostro percorsi congressuali per il futuro.

Ritengo a questo punto che sulla partecipazione e sulle modalità ci siano

serie riflessioni da fare.

Partecipazione non sicuramente soddisfacente, che ha sicuramente quale

primo effetto la crisi che vivono i lavoratori in tutti i settori e quindi

sono altre le attenzioni, gli orari di lavoro nella nostra categoria sono

effetto sempre della scarsa partecipazione alle nostra assemblee sia di

organizzazione come quelle di un congresso, come quelle unitarie.

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E' assolutamente necessario indagare quanto gli effetti di questi 20 anni

di governi a guida Berlusconi di eliminare i ceti intermedi e di

associazioni di rappresentanza ha fatto breccia in mezzo ai lavoratori.

Qui in questo punto della mia relazione mi corre l'obbligo di un sentito

ringraziamento a Katia, Benedetta, Corinna, Marina, Chiara, Antonio,

Gilberto, Paolo che è stato chiamato ad altro incarico, Antonio che sta

entrando nella nostra categoria in questo periodo per il grande lavoro

profuso con dedizione, impegno e responsabilità.

In questo periodo si sono trovati a dovere svolgere tutto il percorso

congressuale senza che l'attività ordinaria che straordinaria avesse

battute di arresto e proseguisse normalmente per rispondere alle

esigenze individuali dei lavoratori, continuare a presidiare tutte le

chiamate sulle procedura nelle casse integrazioni in deroga, seguire in

maniera puntuale i cambi di appalto, e il ringraziamento a tutti va dal

momento che ho iniziato questa mia esperienza nel giungo 2011 ad oggi,

che il gruppo sta lavorando bene lo dicono anche i dati numerici macro

della nostra categoria, da 5800 iscritti al 31 dicembre 2010 con 6

funzionari a 7225 iscritti al 31 dicembre 2013 con 9 funzionari, la

FILCAMS in questi anni e cresciuta al punto tale che nel 2012 è

diventata la prima categoria e livello provinciale, questo risultato è si

attribuibile al grande lavoro svolto dai funzionari sindacali, ma essendo

che è una categoria anche con una forte componente di lavoro stagionale

per effetto del turismo, parte di questo merito va al nostro sistema

servizi ma in particolare all'INCA che assiste i lavoratori nelle pratiche

di ASPI e MINIASPI.

Un dato non scontato, alle nostra assemblee congressuali e alla

discussione hanno partecipato anche tanti lavoratori non iscritti alla

CGIL. Una dimostrazione di interesse e di credibilità, che ci conforta, è

il riscontro di un lavoro importante effettuato da funzionari e delegati,

che trova il suo specchio nella crescita delle adesioni alla FILCAMS.

Terziario

La crisi globale che in questi anni ha investito le economie occidentali,

si è rivelata per il terziario la prima nella storia dell'Italia moderna.

Le dimensioni inedite e le conseguenze hanno posto in termini nuovi la

questione del terziario nello sviluppo del paese, mettendone in

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discussione le funzioni strategiche e ponendo la necessità di ripensarne i

modelli di sviluppo che si sono affermati in questi anni.

Occorre che tale questione, significativamente assente dal dibattito

politico a tutti i livelli dal nazionale ai singoli territori, venga assunta in

tutta la sua dimensione economica.

Prevale infatti la logica, tanto nel settore del commercio, quanto nel

settore del turismo, che le grandi catene distributive ed alberghiere si

rifugiano in soluzioni di corto respiro, con gli effetti di ulteriore

diffusione della precarietà del lavoro e della destrutturazione delle

imprese ed è chiaro che tutto ciò si traduce in una grave minaccia per il

futuro dell'azienda stessa, per l'economia del paese che per la

contrattazione.

Ritengo sia necessario riprendere in mano nei contesti territoriale una

forte capacità di dialogo con gli Enti Locali per sviluppare politiche di

programmazione seri di sviluppo nel commercio, abbandonando l'idea

che il mercato si autoregolamenta oppure crescita abnorme dei centri

commerciali solo al fine di incassare forti oneri d'urbanizzazione.

Turismo

Occorre affrontare con decisione i principali problemi del settore,

innanzitutto la dimensione dell’impresa turistica.

E’ fin troppo evidente che in un mercato dove le economie di scala

diventano sempre più fattore competitivo, la piccola dimensione diventa

condizione svantaggiosa per la produttività e per i costi. L'analisi è

tutt'altro che originale ed è quasi universalmente condivisa; forse allora

sarebbe tempo di assumere iniziative che favoriscano l'evolvere della

situazione, a chi ne ha la responsabilità, noi chiediamo di agire e non di

guardare o duellare sugli organi di informazione di chi deve fare

rimbalzandosi le responsabilità. DISTRETTO TURISTICO titolo

puramente esemplificativo – si potrebbero stimolare gli accorpamenti

agendo sulla leva degli sgravi fiscali.

Oltre al nanismo delle imprese occorre superare il limite della

stagionalità del mercato turistico, fenomeno naturale ma, spesso,

risultante anche da vari altri fattori: dalla capacità di sviluppare eventi in

grado di attrarre flussi interni ed esterni, dall’efficienza nella gestione

delle strutture produttive e dalla qualità del servizio.

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Qualità del prodotto e del servizio sono sempre più ciò che fa la

differenza. Il fattore lavoro, per questo, è un fattore dell’impresa da

valorizzare sul quale investire, innanzitutto attraverso la formazione

professionale.

Appalti

La situazione è al quanto delicata, in questi anni infatti è il settore che

maggiormente vede tutte le difficoltà sopratutto negli appalti legati alle

pubbliche amministrazioni, dove il patto di stabilità ha tagliato in

maniera lineare le ore chiedendo di mantenere inalterati gli standard di

qualità dei servizi, ciò ha il solo effetto di riduzione economica per i

lavoratori tramite una riduzione degli orari di lavoro, questo combinato

disposto schiavizza il lavoratore nelle proprie responsabilità e dignità.

Ulteriore problematica ancora tutta in essere del che risolta è la

questione degli appalti nelle scuole dove si è al punto di proclamazioni

di scioperi per poter entrare nel merito concreto dell'organizzazione del

lavoro per ridare dignità al lavoratore e tenere i nostri figli in plessi

scolastici puliti e sanificati.

Dobbiamo provare a realizzare un protocollo sugli appalti dove sia

definiti parametri di riferimento per le gare di appalto e per valutare la

congruità della aggiudicazione dell'appalto.

Formazione

Ritengo che la formazione sia lo strumento che abbiamo a disposizione

per creare il futuro della nostra organizzazione, far crescere

politicamente e contrattualmente i nostri delegati, renderli consapevoli

del potere che hanno a disposizione.

I nostri percorsi formativi sono all'interno del Piano Nazionale della

Formazione definito dalla FILCAMS Nazionale.

Nella nostra provincia come FILCAMS abbiamo formato negli ultimi

due anni 30 nuovi delegati o delegati che non avevano mai fatta

formazione e continuiamo a programmare pacchetti formativi, in quanto

siamo in fase di rinnovo o elezione ex novo di una serie di RSU.

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Qui vorrei portare il ringraziamento per il grande lavoro svolto in quanto

responsabile della formazione a Paolo Balestra che fino a ieri faceva

parte della nostra categoria e oggi non è presente per i saluti solo perchè

il congresso della FLAI sua nuova categoria e a congresso.

Ora confido nelle capacità di Antonio Mantovani in quanto la

formazione è una sua delega nel migliorare ulteriormente i cicli

formativi per i delegati e per i funzionari su una serie di tematiche che

saranno in campo, nuovi modelli contrattuali, nuovi enti bilaterali, nuove

regole del mercato del lavoro, le nuove forme di previdenze e assistenza

integrativa oltre alla formazione che oramai definiamo tradizionale.

La contrattazione contrattazione di 2° livello ( integrativa)

In questi anni non si è svolta molta contrattazione integrativa, si era

impegnati sul versante delle casse integrazione, ma mi preme riportare al

centro alcune evidenze, rinnovo del CIA Coop Adriatica è stato molto

complesso e duro ma si è tenuto nel complessivo una buona condizione.

Le contrattazioni provinciali dove vi erano hanno protocollato

ultravigenza, ma bisogna che cominciamo a pensare a nove piattaforme

da presentare alle controparti dopo approvazione dei lavoratori.

La FILCAMS continuerà ad operare affinché possano realizzarsi le

sintesi unitarie, necessarie a perseguire con più forza la ricerca di

soluzioni in grado di intervenire sul regime di bassi salari ed estrema

precarizzazione che caratterizzano i settori del terziario.

Al secondo livello di contrattazione (territoriale – aziendale), l’obiettivo

di oggi è evitare un arretramento delle attuali condizioni. Sono in corso

tentativi di messa in discussione degli accordi realizzati nel corso di

questi anni.

Le disdette unilaterali dei Contratti Integrativi Aziendali, che in alcune

grandi catene distributive sono state attuate, violando gli impegni

contenuti nei CCNL, rappresentano per il sindacato una strada

impercorribile, in quanto tendono a scaricare sul fattore lavoro tutti gli

effetti negativi della crisi.

L'obiettivo che ci poniamo è espandere la contrattazione sindacale,

riappropriandoci di un ruolo attivo nel confronto dell’organizzazione del

lavoro, per migliorare le condizioni di lavoro e di vita delle lavoratrici e

dei lavoratori.

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Ciò non significa negare il bisogno di flessibilità delle aziende, né

andare forzatamente in contrapposizione.

Tuttavia il regime degli orari, dei turni e dei permessi e

dell'organizzazione del lavoro deve rappresentare sempre più un terreno

sul quale contrattare soluzioni compatibili con le esigenze anche di chi

lavora, soprattutto perchè oggi ci troviamo le liberalizzazioni in campo e

il lavoro domenicale è un aspetto che non può essere lasciato in mano

alle decisioni della sola impresa o singolo imprenditore.

Il settore del terziario è lo specchio di una società che stenta a

valorizzare il lato positivo dell’innovazione, sovrappone la modernità

con gli antichi retaggi del lavoro subalterno e, spesso, è il luogo dove si

riflettono in anteprima pesanti contraddizioni.

La politica ... alla politica...

Al governo chiediamo: di non restare immobile, di prendere atto della

gravità della crisi e ad oggi non si vede la fine, di impegnare una parte

delle risorse disponibili per sostenere i redditi più bassi, di intervenire

attraverso la leva fiscale affinché il lavoro nelle sue svariate forme abbia

delle detrazioni fiscali più elevati e liberi risorse per ridare potere

economico alla spesa delle famiglie.

Al governo si chiede di prestare attenzione al divario che si sta creando e

che si allarga sempre di più, fra i pochi che si arricchiscono e i molti che

si impoveriscono.

In nome e per conto dei lavoratori e dei pensionati, chiediamo un

intervento di riequilibrio attraverso una riduzione del prelievo fiscale,

sapendo che la richiesta viene da coloro che costituiscono, con i loro

versamenti, oltre il 70% alle entrate IRPEF dello stato e che questi sono

gli stessi soggetti che, per effetto dei tagli effettuati in finanziaria, si

sono poi trovati a dover far fronte con risorse proprie, ad interventi che

prima erano garantiti dai servizi pubblici e finanziati dalla fiscalità

generale, senza che gli siano state diminuite le tasse.

In questi anni si sono adottate politiche economiche e sociali che hanno

portato ad una redistribuzione del reddito e ad una riduzione dei vincoli

dell’uso del capitale umano, della forza lavoro.

Al governo, che ha di fatto smantellato ogni tipo di controllo sul lavoro e

sulla sicurezza sul lavoro, ricordiamo che I diritti sono impensabili senza

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la forza dello stato che li garantisca realmente. Il ritrarsi dello stato,

come elemento regolatore e garante dei più elementari diritti di

cittadinanza, è il sottrarsi alla nozione stessa di stato.

La più importante delle ragioni che in questi anni abbiamo sempre

sostenuto, lottato e anche divisi sindacalmente con le altre

confederazioni è che la deregolamentazione del mercato del lavoro ha

precarizzato tutto il mondo del lavoro, anche chi si sentiva tutelato oggi

non ci sono tutelati ma ci sono lavoratori che con contratti più garantiti

oggi si sente su un terreno friabile che lo impoverisce e impaurisce nella

dignità.

Analisi di contesto sulla crisi nel nostro territorio

Ritengo necessario portare alla luce alcuni elementi per contestualizzare

la situazione economica e occupazionale del nostro territorio quale

strumento per indicare il nostro agire del domani.

Anche se i dati che ho inserito in questa mia relazione non indagano

analitticamente tutti i settori della nostra categoria, ma sono aggregati

che ci fanno capire le dimensioni della crisi nel nostro territorio.

I dati sono da lettura dei bilanci depositati e analizzati dal nostro

Osservatorio Economico negli anni dal 2007 al 2012.

La nostra categoria nella banca dati è quella con più aziende sotto analisi

quindi dati sia economici che occupazionali molto realistici in quanto il

sistema di elaborazione dei dati e stato condiviso sia con la Camera di

Commercio che con la Provincia.

Sono 581 il totale delle imprese con sede legale provinciale e sono

divise in tre settore, Commercio, Servizi, Turismo.

341 imprese nel settore del commercio, con 4.894 addetti

154 imprese nel settore dei servizi, con 4.507 addetti

87 imprese nel settore del turismo, con 2.180 addetti

I dati occupazionali sono riferiti all'esercizio di bilancio 2012.

Dalle analisi svolte sui dati a bilancio nei 6 anni sotto osservazione si

evince che i livelli occupazionali sono aumentati come dato aggregato e

complessivo, ma questo dato lo dobbiamo leggere assieme ai dati di

utilizzo degli ammortizzatori sociali, che ho messo per comprensione:

nel 2009 mediamente ogni giorno abbiamo avuto 274 lavoratori che

utilizzavano cassa integrazione per un totale di 522.874 ore.

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Nel 2010 si è passati mediamente ogni giorno a 517 lavoratori che

utilizzavano cassa integrazione per un totale di 522.874 ore.

Nel 2011 si è arrivati mediamente ogni giorno a 676 lavoratori in cassa

integrazione per un totale di 720.218 ore.

Nel 2012 si è balzati mediamente ogni giorno a 1.118 lavoratori in cassa

integrazione con l'utilizzo di 1. 056.412 ore utilizzate.

Qui si comprendono due aspetti di questo paradigma, il primo che noi

come sindacato con la nostra azione abbiamo (dopo l'estensione della

deroga ai nostri settori) mantenuto aperti e agganciati all'azienda molti

rapporti di lavoro e questo è un grosso risultato di cui dobbiamo averne

coscienza.

Il secondo che alcune aziende dei servizi per esigenze di mercato le

aziende hanno fatto assunzioni pur in un momento di grane crisi, e qui il

dato che i livelli occupazionali nell'aggregato complessivo sono

aumentati.

Le teste sono aumentate ma i settori si sono impoveriti comunque, i

valori della produzione lo dimostrano.

Inoltre i lavoratori per l'effetto dell'esplosione della cassa integrazione

hanno perso potere d'acquisto familiare, altri lavoratori hanno realmente

perso il lavoro per la tante piccole attività commerciali che hanno

chiuso.

Il valore della produzione generale dei settori degli ultimi anni presi in

esame passa da un valore iniziale di 2 miliardi 852 milioni di € del 2007

ad un valore di 3miliardi 177 milioni nel 2012, con un picco nel 2011

maggiore di 100 milioni circa rispetto al 2012.

Nel 2012 sia il valore della produzione che i livelli occupazionali

flettono entrambi su un valore percentuale del 3%

Esame dei settori aggregati

Servizi

2007 500 milioni di€ in crescita fino al 2011 1 miliardo 595 milioni di€

per flettere nel 2012 del 3,8%

I dipendenti passano da 3.574 del 2007 a 4.507 del 2012

Questo dato in forte crescita è dettato per il 90% da un'affermazione

straordinaria di sole 3 imprese.

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Commercio

Incremento del valore della produzione fino al 2008, nel 2009 flessione

del 5,38% , un lieve incremento negli anni 2010 e 2011, poi per il 2012

nuova flessione pari al 3,69%.

I livelli occupazionali non hanno visto significativi scostamenti.

Turismo

Incremento del valore della produzione fino al 2008, poi dal 2009 al

2012 una flessione continua accumulando un 11,57% in meno.

In questo comparto avviene anche una forte flessione dei livelli

occupazionali pari al 20%

Non è possibile e non è corretto parlare di crisi, economia, lavoro,

qualità della vita, sogni e aspettative se non partiamo prima dal contesto

in cui viviamo, un contesto che deve diventare la nostra azione

quotidiana, dobbiamo far passare la cultura che ciò che si muove diventa

patrimonio della collettività nel versante del scelte da fare e per fare ciò

dobbiamo avere la forza di aprire un dialogo continuo con gli Enti

Locale sui territori socialmente responsabili.

Si sta logorando quel patrimonio fatto di reti di protezione e di strumenti

che erano a sostegno dei più deboli e che agivano cercando di

riequilibrare le grandi differenze esistenti nel paese. Passare da un

insieme di diritti all’assistenza caritatevole una tantum, fa una grande

differenza.

Le giovani generazioni sono quelle più esposte al “cambiamento”; nel

nostro territorio siamo già in molti casi al “baratto”, la rinuncia a gran

parte dei propri diritti contrattuali in cambio della possibilità di poter

lavorare, e la pesantezza di una crisi così lunga ha tolto ogni prospettiva

a quelle persone che hanno perso il lavoro e che la loro età anagrafica

hanno maggiori difficoltà nel trovare una nuova occupazione.

Le azioni del fare

La fonte guida nel prossimo immediato futuro è culturale dobbiamo

rimetterci in cammino nel paese per trasmettere la cultura del lavoro, la

cultura di cittadinanza, la cultura d'integrazione la cultura della

solidarietà, la cultura del rispetto, la cultura della legalità, la cultura della

democrazia, la cultura dei diritta, la cultura dei doveri.

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La prima vera azione da mettere in campo è quella di stabilizzare e

cambiare la tendenza del sistema delle imprese nel paese, senza imprese

non c'è lavoro senza lavoro non c'è ne reddito per i cittadini ne ci sono

risorse per l'economia sociale nel paese.

Una lotta decisa alla crescente disuguaglianza delle condizioni e delle

opportunità:

la redistribuzione della ricchezza attraverso politiche fiscali che,

riequilibrando il prelievo fiscale fra rendite finanziarie e lavoro, premino

il lavoro in tutte le sue forme, subordinato e autonomo. Un

rimodulamento di quello che viene chiamato sistema di welfare, ossia

ogni cittadino deve avere una base certa di servizi minimi di qualità

garantiti, istruzione -Sanità – asili, scuole materne- servizi sociali.

riformare il mercato del lavoro, unificarlo, ricondurre le tipologie

contrattuali a strumento flessibile per l’accesso al mondo del lavoro

finalizzate a dare una prospettiva stabile; eliminare le forme della

precarietà in quanto priva l’individuo della possibilità di costruire un

proprio progetto di vita, togliendo la fiducia della persona verso le

istituzioni, verso la società.

Sostenere il CCNL, mai come nel recente periodo abbiamo avuto la

possibilità di verificare le possibili conseguenze della destrutturazione

della contrattazione. Non si può affidare il reddito dei lavoratori a forme

contrattuali inesigibili o inesistenti.

La contrattazione integrativa aziendale e territoriale, grande risorsa

quando si tratta di modellare forme organizzative e premiare livelli di

produttività e coinvolgimento, si è già dimostrata uno strumento del

tutto inadeguato quando si tratta di garantire il recupero ed il

rafforzamento del potere di acquisto dei lavoratori.

La formazione quale elemento di diritto di un al lavoratore come ad un

disoccupato.

Unitarietà Sindacale

Abbiamo instaurato un rapporto con CISL e UIL di categoria che,

nonostante le difficoltà nei rapporti unitari a livello nazionale, ha dato i

suoi frutti in termini di negoziazioni gestite e risultati raggiunti.

Rimanere sul merito ci ha dato la possibilità di poter continuare a

lavorare insieme anche nei momenti più difficili, nella consapevolezza

che l’interesse dei lavoratori che rappresentiamo doveva essere il valore

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primo di riferimento. A livello territoriale, il dialogo mai interrotto ci ha

permesso di continuare a lavorare insieme anche nei momenti più

difficili, ed io mi auspico che così possa continuare.

Mettere l'accento sulle cose che abbiamo in comune è un modo utile per

trovare convergenze sui progetti, nelle iniziative, rispettando le diversità.

Sulle differenze però bisogna discutere, non arroccarsi, e allora su alcuni

punti mi soffermo per stimolare una discussione.

Rapporto con le associazioni datoriali del territorio

Buono e costruttivo, pur nelle reciproche differenze e autonomie, il

rapporto con Confcommercio – Confesercenti – Cooperazione –

Associazioni Artigiane – Ristorazione Collettiva. Stiamo affrontando

insieme gli effetti della crisi con molto impegno e attenzione al lavoro in

generale.Attraverso accordi specifici le risorse raccolte dagli enti

bilaterali sono state destinate al sostegno delle imprese e dei lavoratori.

Alle diverse associazioni chiediamo però, anche in questa situazione, di

svolgere il loro ruolo fino in fondo, per prevenire e correggere

comportamenti scorretti da parte delle imprese.

Rapporto con le istituzioni

Generalmente produttivo, i rapporti sono proficui e producono frutti,

come la contrattazione sociale, strumento di gestione e implementazione

e verifica dei servizi ai cittadini.

Può diventare problematico quando cedono alla tentazione delle scelte

unilaterali e nella gestione del sistema appalti, ove gli Enti Locali sono

presenti con un duplice ruolo: sono soggetto appaltante diretto di

importanti commesse in vari settori: pulizie, ristorazione e molti altri

ancora. Sono soggetto regolatore nella determinazione delle regole

generali del sistema, possono superare la logica del massimo ribasso

verificando che i contenuti della varie proposte garantiscano, come

minimo, il pagamento delle spettanze contrattualmente dovute ai

lavoratori. Con esse dobbiamo mettere in campo quel modello di

sinergia che si chiama Territorio Socialmente Responsabile.

Grazie e buon lavoro a tutti.