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CONGRESSO PROVINCIALE CGL-FILCAMS CATANIA (27 febbraio 2014)
Relazione LAVORO E SVILUPPO Salvatore Leonardi
Segretario generale regionale
Care delegate, cari delegati, compagne e compagni, ospiti e invitati
tutti, vi ringrazio per la partecipazione copiosa e qualificata al
Congresso Provinciale.
Questo Congresso della FILCAMS di Catania si inserisce nel
contesto di una crisi economica Internazionale e Nazionale senza
precedenti la cui fine, nonostante molte parole e altrettanti buoni
propositi, appare ancora lontana, soprattutto nelle aree del Sud
Europa e, nello specifico, in Sicilia.
Liberalizzazione e privatizzazione sfrenate, con conseguente
concentrazione della ricchezza in mano a pochi, sono tra le cause
di una depressione economica che, nel mondo, non ha risparmiato
nessuno (sebbene i Paesi del Nord Europa e gli Stati Uniti, Nazione
dove ha avuto origine il crollo, abbiano trovato soluzioni efficaci
per affrontarla).
In Italia, in particolare, la crisi economica si unisce alla crisi sociale,
etica e morale che vede, tra l’altro, una sfiducia importante e
crescente da parte dei cittadini nei confronti della politica e dei
suoi rappresentanti. Tale situazione si è ancora più acuita per via
dell’austerità promossa dall’Unione Europea. Un’austerità che ha
limitato e limita la propensione al consumo. In Italia, negli ultimi
anni, le scelte dettate da Bruxelles e il mancato coraggio dei nostri
Governi, hanno provocato una recessione che ha costretto molti
giovani a lasciare il Paese in cerca di lavoro. I giovani Italiani hanno
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pagato, più di ogni altra fascia di età, gli effetti di questa crisi. Il
livello di disoccupazione giovanile in Italia è il più alto d’Europa e
ciò è da imputare a una mancata strategia politica mirata alla
crescita dell’occupazione che, al contrario, ha ridotto i diritti nel
lavoro, i sistemi di protezione sociale, dagli ammortizzatori, alle
pensioni, alla sanità.
Il Meridione d’Italia è l’area in cui la crisi assume aspetti ancora più
seri per via di problemi storici che, da sempre, affliggono il
Mezzogiorno. Lavoro nero, aumento dell’illegalità sono i fenomeni
più evidenti di una depressione che ha visto allagare il già ampio
divario tra Nord e Sud del Paese.
Per quanto riguarda, nello specifico, Catania (e la sua provincia),
un tempo definita la “Milano del Sud”, città, da sempre, con una
forte vocazione commerciale, il periodo di grave difficoltà
economica deriva anche da investimenti azzardati che invece di
rinnovare e rivitalizzare il mercato lo hanno saturato, aumentando
disoccupazione e precarietà.
Mi riferisco, ad esempio, al settore della Grande Distribuzione che,
da potenziale risorsa di tutta la provincia, è, oggi, una nota dolente
con cui la FILCAMS fa i conti tutti i giorni, da qualche anno a questa
parte.
Quattro anni fa, nella mia relazione in occasione del XVII Congresso
Provinciale della FILCAMS, in tempi già di crisi (sebbene non così
drammatica), avevo evidenziato le mie preoccupazioni, rispetto
all’apertura dell’ipermercato Auchan di “Porte di Catania”. Le mie
perplessità erano legate al fatto che, a quella data, Auchan era già
presente a Catania e provincia con ben due strutture di ampia
portata, una sita in San Giuseppe La Rena e un’altra a Misterbianco.
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A quattro anni di distanza, nonostante le rassicurazioni all’epoca
della direzione di AUCHAN, l’ipermercato di San Giuseppe La Rena
ha cambiato fisionomia, passando da Ipermercato a Discount, con
notevoli perdite di risorse in termini di occupazione come,
purtroppo, le mie previsioni auspicavano. Le OO.SS
dell’ipermercato di Misterbianco, da qualche giorno, sono state
costrette ad aprire una Procedura di solidarietà.
La situazione delle COOP non è migliore, sebbene il loro sostegno
sia stato essenziale rispetto al gravissimo problema sociale che, da
circa due anni, affligge Catania con la vertenza ALIGRUP (vertenza
che, lo ricordo, ha portato alla perdita di milleseicento posti di
lavoro, con un indotto di cinquemila posti di lavoro. Notizia
positiva degli ultimi giorni è il concordato, approvato dal Tribunale
Fallimentare di Catania che permetterà a milleseicento lavoratori e
all’indotto, che deve ricevere dei crediti, di prendere più di una
boccata di respiro. A tal proposito, ringrazio il Tribunale
Fallimentare di Catania che ha operato con professionalità e
scrupolo. In particolare, il dott. Fichera che, in tempi non sospetti,
ha interloquito con le parti sociali e ciò non era né scontato, né
usuale). Oggi, nella provincia di Catania, dopo aver seguito per due
anni la vertenza ALIGRUP abbiamo raggiunto risultati importanti.
Infatti, il gruppo ARENA, il gruppo CONAD, il gruppo RE LEONE, e
le già menzionate COOP, hanno contribuito a far sì che, a Catania,
circa 800 dipendenti ritornassero a riprendersi quella dignità
negata per due anni. Le COOP, acquisendo gli Ipermercati de “Le
Zagare” e “ Le Ginestre”, con 380 posti di lavoro recuperati, hanno
dato una svolta significativa all’economia catanese. Rilevante anche
l’intervento del gruppo ARENA che, sin dall’inizio, ha creduto
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nell’acquisizione di alcuni punti vendita di una certa importanza.
Stessa menzione va data anche al gruppo CONAD che, senza batter
ciglio, ha contribuito notevolmente all’acquisizione di altri punti
vendita. Ciò detto, va segnalato, però, che fin dalla loro apertura gli
Ipermercati de “Le Zagare” e “Le Ginestre” hanno registrato
incrementi scarsi, fin dalla loro apertura. A un mese
dall’inaugurazione, le speranze del rilancio dei due centri
commerciali sono state messe a tacere dalla decisione dell’azienda
di mettere in cassa integrazione buona parte dei dipendenti. E si
teme che questo, purtroppo, sia solo l’inizio.
Nella provincia di Catania, il numero eccessivo di ipermercati (la
citta etnea detiene il primato europeo per numero di centri
commerciali e ipermercati), sorti nell’ultimo decennio, non ha
portato ricchezza nel territorio, né benefici occupazionali (o di altra
natura), al bacino di utenza (peraltro insufficiente rispetto alla
quantità di centri commerciali), sbilanciando, così, l’intero sistema
commerciale. I negozianti di Catania, soprattutto del centro storico,
lamentano, infatti, da anni, il progressivo impoverimento della
città. Catania si svuota, in modo particolare nel fine settimana,
ovvero nei giorni in cui i commercianti auspicano un aumento delle
vendite. I centri commerciali si riempiono di persone che, però, non
acquistano in misura tale da incidere sugli incassi della grande
distribuzione, la cui crisi, ormai palese, ha innescato una
inarrestabile emorragia di posti di lavoro.
Purtroppo, la grave crisi catanese continua con la chiusura, a breve,
del BRICO CENTER; prosegue con una cassa integrazione
scomposta e indiscriminata da parte di METRO ITALIA e con la crisi
di un gruppo importante come la SMA che, dopo oltre un decennio,
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ritira un integrativo nazionale che aveva portato nelle tasche dei
lavoratori aumenti salariali di una certa importanza. MERCATONE
UNO, inoltre, già da diversi anni, registra una crisi strutturale che
potrebbe portare, nei prossimi mesi, a problemi occupazionali.
L’apertura di IKEA, infine, non ha portato i risultati sperati
all’economia catanese né in termini di occupazione, né in termini di
fatturato.
Relativamente alle problematiche della grande distribuzione la
FILCAMS conferma il proprio disappunto rispetto alle
liberalizzazioni indiscriminate sia per quanto riguarda le nuove
aperture che per gli orari commerciali. Tali scelte sono da imputare
alla politica che ha rilasciato autorizzazioni in modo copioso con
relative speculazioni edilizie di una certa rilevanza. È, ormai, un
dato di fatto che il numero elevato di centri commerciali, nonché il
fatto che gli stessi rimangano aperti sette giorni su sette, tutto
l‘anno, per dodici ore (in alcuni casi, in estate l’orario si protrae)
non garantiscano maggiore occupazione e profitti. Anzi. L’obiettivo
della FILCAMS è definire un provvedimento legislativo che
modifichi le norme contenute nel decreto “Salva Italia”, restituendo
la titolarità a Comuni e Regioni, nell’ambito della concertazione con
le parti sociali. La FILCAMS provvederà a portare avanti con forza la
campagna La festa non si vende, promossa negli ultimi anni e che
ha trovato adesioni sia da parte delle associazioni di categoria che
nell’ambito della comunità ecclesiastica e dei movimenti spontanei
sorti in varie parti d’Italia.
Il Settore Turistico, di cui, in un mio intervento recente fatto a
Comiso (organizzato dalla FILCAMS regionale, dalla CGIL regionale
e la camera del lavoro di Ragusa nel dicembre 2013), ho già
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evidenziato problematiche e avanzato proposte, non gode di salute
migliore. Con l’iniziativa a livello nazionale del 3 luglio 2013, la
FILCAMS ha deciso di investire nel turismo, assumendo come asse
propositivo il binomio cultura e turismo. Creare una “economia
della cultura”- cito il documento congressuale FILCAMS- significa
investire e trarre vantaggio in termini di produzione e di nuova
ricchezza da ciò che una cultura valorizzata, tutelata e conservata,
genera, soprattutto in termini di indotto. Nessuno- si sottolinea
ancora nel documento- si è mai posto la questione di misurare
quanto un monumento produce in termini di indotto (servizi,
ristoranti, bar, alberghi).
Il nostro Paese è tra i più apprezzati dagli stranieri, eppure fatica a
stare dietro la Francia, Nazione più visitata al mondo, secondo le
ultime statistiche del 2013. La Sicilia, l’Isola più grande del
Mediterraneo, con la sua storia millenaria, le sue ricchezze
paesaggistiche, artistiche e tesori culinari, dovrebbe e potrebbe
avere nel turismo la sua risorsa principale (come accade, in Spagna,
dove Palma de Mallorca, ad esempio, vive di turismo tutto l’anno,
senza possedere le nostre risorse). Tra l’altro, proprio la provincia
di Catania potrebbe puntare su varie forme di turismo possibile,
possedendo caratteristiche paesaggistiche uniche al mondo e
risorse commerciali che la rendono uno dei poli più vivaci d’Italia.
C Turismo balneare: rendere ancora più fruibile, quasi tutto l’anno
questa fetta di turismo, prendendo spunto da realtà come la
Spagna e la Costa Azzurra a cui Catania non ha certo da invidiare le
bellezze paesaggistiche ricca, com’è, di trenta Km di costa con
spiaggia sabbiosa (La Playa), di scogliere e spiaggia lavica.
C Turismo montano: L’Etna (nel 2013, dichiarata Patrimonio
Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO) deve diventare il simbolo di
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una rinascita della città che proprio dalla storia unica del vulcano
più alto d’Europa può trovare linfa vitale ed energia per
investimenti importanti che diano respiro e futuro alla provincia
tutta e non solo.
C Turismo enogastronomico: valorizzare i prodotti che il mondo ci
invidia, creando pacchetti turistici vantaggiosi nel periodo delle
fiere che promuovono le nostre specialità: da Bronte, terra del
pistacchio più pregiato del mondo a Maletto con la sagra delle sue
fragole esportate e richieste all’estero, giusto per citare solo due
esempi.
C Turismo culturale: Catania non più vista come città dal turismo
“mordi e fuggi” ma come meta ricca di tesori artistici da scoprire e
conoscere. Ho già segnalato in altre occasioni l’urgenza di
promuovere con incisività le visite al centro storico della città (Via
Etnea, Via Crociferi, fino alla pescheria) ricco di chiese, di un
suggestivo stile barocco, la cui bellezza è stata celebrata con
maestria da grandi scrittori come Giovanni Verga, Federico de
Roberto, Vitaliano Brancati (e non solo). Occorre sottolineare
anche nelle locandine di promozione che Catania, fin dagli inizi del
secolo scorso, è stata e continua a essere città cinematografica di
alto livello, scelta dai più celebri registi per film di fama
internazionale (solo per citarne alcuni dagli anni Sessanta a oggi: “Il
bell’Antonio”, “Divorzio all’italiana”, “La Bibbia”, “Il Padrino”, “La
Piovra”, “Johnny Stecchino”, “La Matassa”) e per fiction attuali
molto note come “Squadra antimafia”. Dunque, una città ricca di
passato ma, al contempo, moderna e proiettata nel futuro, capace
di attrarre sia il turismo colto di età più matura che le fasce più
giovani d’età.
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Da anni, Catania e la sua provincia necessitano di un piano di
lavoro atto a colmare il dilagare della disoccupazione che, tra
l’altro, non rende giustizia a un territorio da sempre tra i più
produttivi del Meridione. A mancare non sono certo le risorse
umane, né tanto meno quelle territoriali essendo Catania una realtà
ricca di numerose potenzialità. Ciò che è mancato negli ultimi
decenni, e continua mancare, è una strategia mirata di investimenti
e rivalutazione del tessuto socioCeconomico in stretta sinergia con
tutte le forze politiche, sindacali, imprenditoriali locali e regionali.
Conoscenza, ricerca, formazione, sono condizioni essenziali per
uno sviluppo che dia ai cittadini occupazione vera e continuativa. A
tal proposito la FILCAMS vuole promuovere un Piano Nazionale del
Turismo Integrato, basato sulla interlocuzione attiva delle
Istituzioni, dei soggetti privati e di tutte le parti sociali. Investire
nell’offerta culturale siciliana e locale significa offrire ai giovani
non solo lavoro ma anche una diversa maniera di spendere il
proprio tempo libero fuori dai canali tradizionali.
Investire concretamente nel turismo significa dare ossigeno agli
albergatori catanesi e siciliani tutti che vivono, ormai di turismo
stagionale, che dura sempre meno visto il mutare e
l’imprevedibilità delle stagioni. Nei giorni scorsi le organizzazioni
sindacali sono state costrette a fare accordi a ribasso pur di far
rimanere aperti alcuni alberghi, vedi lo storico Hotel “Delle Palme”
di Palermo e mantenere i livelli occupazionali dell’“Excelsior” di
Catania. In merito, la latitanza della politica e, in particolare, del
governo regionale precedente e attuale, è stata tale da aver
provocato la chiusura di un albergo importante per la provincia di
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Acireale come “l’Excelsior”, che contiene 500 posti letto e con
ubicazione vicino alle terme di Acireale.
Per risanare il turismo occorrono interventi urgenti già da me
segnalati nel corso del citato intervento fatto a Comiso, ovvero:
1) Pagamento in tempi certi dei crediti alle imprese,
utilizzando, eventualmente, il meccanismo della
compensazione;
2) Promuovere una fiscalità di vantaggio per le imprese
del comparto ricettivo che garantiscono posti di lavoro
anche a tempo determinato.
3) Chiedere al governo nazionale di estendere le zone
franche alle aziende del settore ricettivo che
garantiscono una media occupazione secondo criteri da
definire.
4) A ciò, deve unirsi un rafforzamento della rete dei
trasporti che agevoli le Isole minori poli di attrazione
importanti, soprattutto per il turismo medioCalto.
5) Organizzare un programma di investimenti sulle
infrastrutture congressuali, sportive e servizio del
sistema turistico.
6) Infine, nell’ambito della riorganizzazione del sistema
turistico, vi è necessità di avviare un tavolo per la
nuova legge quadro sul turismo, uniformando la
normativa per le imprese del comparto ricettivo
(alberghiero ed extralberghiero), delle agenzie di viaggio
e delle professioni.
L’emergenza occupazionale nel settore dei Servizi è il terzo
punto dolente con cui la FILCAMS si confronta, affermando, a
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gran voce, la necessità di una nuova elaborazione progettuale,
individuando, se necessario, anche valide alternative
occupazionali a fronte di un ipotetico ridimensionamento del
settore.
Il primo punto dell’emergenza occupazionale riguarda il settore
degli appalti per cui occorre rivendicare una più accorta e
opportuna gestione delle gare che miri alla trasparenza. Solo
attraverso la corretta applicazione delle regole è possibile risolvere
la questione occupazionale, soprattutto negli appalti di pulizia e
servizi ausiliari delle scuole. A questo scopo, si rende necessaria la
copertura finanziaria per la proroga degli appalti, pena la riduzione
di migliaia di posti di lavoro. La FILCAMS assume questa vertenza
che necessita, però, anche del sostegno del sindacato confederale.
La scelta del Governo attuale prevede di affrontare il problema
attraverso l’internalizzazione dei servizi a carico dei dipendenti
delle varie pubbliche amministrazioni o a una riduzione ai minimi
essenziali per mancanza di risorse. Tale scelta appare utopistica
poiché la stessa pubblica amministrazione ha subito da anni il
blocco delle assunzioni. Gli effetti prodotti sono un calo drastico
della qualità degli ambienti scolastici e conseguente chiusura dei
plessi scolastici in alcuni territori del Paese a causa della
impossibilità di mantenere adeguate condizioni igienicoCsanitarie.
L’intero mondo dei servizi necessita di adeguate attenzioni e
rielaborazioni progettuali. Nella provincia di Catania numerose
vertenze rimangano inevase o, dovendo accettare appalti a
massimo ribasso, è vero che si mantengono i livelli di occupazione
ma con lavoratori ai quali viene abbassata notevolmente la
retribuzione. Per tale motivo, la FILCAMSCCGIL, negli ultimi quattro
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anni, ha provato a curare questo settore in un modo particolare e
certosino e, in merito, ringrazio il compagno Gino Scarfalloto che,
con grande senso si responsabilità e professionalità, ha seguito tale
comparto, portando a casa risultati significativi sia dal punto di
vista numerico che politico.
Uno dei settori più deboli, al momento e che richiede massima
attenzione per via delle varie trasformazioni in atto, è quello della
Vigilanza Privata che, purtroppo, a oggi, ha un contratto nazionale
non degno di tale settore. Dopo quattro anni di vacatio
contrattuale nel settore della vigilanza, la FILCAMSCCGIL nazionale
e la FISCACATCCSIL hanno firmato un contratto nazionale non
certo importante per l’aspetto economico ma rilevante per quanto
concerne il mantenimento dei livelli occupazionali. Infatti, gli
articoli 25C26C27 dello stesso sono stati potenziati e adeguati per
poter far fronte e combattere la grave crisi occupazionale. Tale
impegno parte dalla FILCAMS provinciale di Catania che, nel
lontano 2002, ha firmato un protocollo di intesa sui campi di
appalto che ha fatto la storia delle vigilanza italiana, segnando un
percorso importante proprio per i futuri contratti nazionali. La
grave crisi della vigilanza perdura da anni e non si riesce a trovare
una soluzione idonea alla sua conclusione. Da anni affermo che il
settore della vigilanza non è in crisi perché se prima Catania aveva
setteCottomila addetti, oggi il numero si è moltiplicato ma con una
vigilanza parallela, in gergo chiamata “portierato”. Relativamente
alla vigilanza catanese crediamo che una delle soluzioni per poter
far fronte alla gravissima crisi del settore sia quello di creare un
osservatorio presso la Prefettura che controlli gli inizi degli appalti
e intervenga anche nel corso della gestione della gara. Questa
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esperienza su Catania è stata fatta e aveva riportato risultati
importantissimi sia sul fronte dei controlli che sul fronte della
gestione degli appalti. Purtroppo, per la scarsa sensibilità di
qualche associazione imprenditoriale ci siamo ritrovati a non avere
più un organismo così utile a risolvere le problematiche della
vigilanza privata.
Dopo diversi anni, a livello legislativo non si sono fatti passi avanti.
Infatti, urge un riforma che, a oggi, è ferma al 1931, anche se il
raggiungimento degli ultimi anni del riconoscimento del ruolo delle
stesse Guardie Giurate come incaricate di pubblico servizio non sia
un fatto di poco conto ma tuttavia, rimane ancora marginale.
L’evoluzione delle tecnologie, molto importanti in alcuni servizi di
vigilanza, la crisi e la necessità da parte delle aziende di ritagliarsi
nuove fette di mercato hanno fatto sì che a livello europeo, ormai,
si parli di Servizi di Sicurezza Integrati e non più di Sicurezza
Privata. La “Vigilanza fissa” non avrà futuro stabile poiché sarà
sempre più rimpiazzata dal cosiddetto “portierato”, sia per quanto
stabilito dalla L. 269, sia per la marginalità offerta dalla vigilanza
fissa alle imprese. Il rischio che si corre con il “portierato” e/o la
cosiddetta “sicurezza disarmata” è quello di creare confusione
rispetto ai servizi e alle mansioni degli operatori. Non a caso gli
Istituti di Vigilanza aprono società parallele per fornire servizi
disarmati. Si moltiplicano, inoltre, le associazioni di
rappresentanza e proliferano sempre nuove ipotesi di
“contrattualistica nazionale di settore”, con annessi enti bilaterali.
Sulla base di quanto esposto, è evidente che bisogna continuare a
lavorare senza sosta per assicurare continuità aziendale e tutela dei
livelli occupazionali nei vari settori di nostra competenza.
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Il Contratto Nazionale è il pilastro che regola, ancora oggi, i
rapporti di lavoro ed è il solo strumento di tutela delle condizioni
di lavoro e di salario per milioni di lavoratori. La crisi, ancora al di
là dal concludersi, rende necessaria la tutela del Contratto
Nazionale sempre più esposto ad attacchi in quanto considerato un
ostacolo di produttività.
In merito, la FILCAMS e il sindacato tutto deve, dunque, ridefinire
l’azione contrattuale e, soprattutto, deve trovare strumenti efficaci
per rispondere alle emergenze nazionali e locali. Nel caso specifico
di Catania e provincia, occorre rispondere alle crisi strutturali delle
aziende, come i colossi della grande distribuzione, cercando di
comporre una linea di demarcazione invalicabili dei diritti e delle
tutele dei lavoratori.
Avviandomi alle conclusioni, relativamente agli Enti bilaterali
confermo, come già ribadito in altre occasioni, la loro importanza,
in merito ai compiti da loro assegnati dalla contrattazione
nazionale. Proprio per questo, sottolineo l’urgenza di aprire un
confronto a livello regionale per rivedere alcuni limiti di tale
contrattazione nazionale. Uno di questi, riguarda l’esperienza
realizzata con gli Enti del terziario provinciale che, come ho
sottolineato in altre sedi, considero superata poiché l’azione degli
Enti rimane circoscritta in ambiti limitati. Auspico la realizzazione
di un Ente bilaterale regionale con compiti di indirizzo che
regolarizzi, al proprio interno, i servizi da erogare. In questo modo,
si consoliderebbe e unificherebbe il rapporto fra le interlocuzioni
regionali e le istituzioni tutte pur mantenendo gli Enti bilaterali
provinciali del territorio ciascuno il proprio ruolo, l’autonomia e la
gestione delle risorse.
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Riassumo quanto sviluppato in questa relazione affermando, come
ribadito dal documento FILCAMS di febbraio, che respingiamo, a
qualsiasi titolo, il tentativo di utilizzare gli effetti della crisi per
realizzare interventi di modifica strutturale degli attuali assetti
contrattuali. La contrattazione deve mantenere come punto saldo le
esigenze reali delle persone e costruire un modello di qualità del
lavoro incentrato su un sistema solidaristico.
Negli ultimi quattro anni la FILCAMS ha sostenuto numerose
iniziative volte a offrire un punto di rinnovamento contrattuale a
settori del mercato del lavoro collocati ai margini delle tutele.
Grazie anche a questo e all’impegno profuso da tutte le strutture
dell’organizzazione, la FILCAMS è diventata la prima categoria della
CGIL fra i lavoratori attivi.
Tale primato deve servire da stimolo per convogliare risorse ed
energie al fine di affrontare al meglio e uniti le numerose
problematiche poste dall’attuale situazione economica.
Concludo ringraziando il compagno Andrea Righi che, in questi
quattro anni, ha aiutato la FILCAMS catanese non solo con risorse
economiche importanti ma anche con il sostegno politico e umano.
Un compagno che, di certo, rimarrà nella storia di tutta la FILCAMS
nazionale per la sua onestà intellettuale e grandissima competenza.
Ringrazio Angelo Villari, segretario generale della camera del lavoro
di Catania, sempre vicino alle problematiche di tutte le categorie, in
particolare della FILCAMS. Angelo ogni qualvolta è stato chiamato
in causa non si è mai tirato indietro. Compagno degno di nota per
le sue capacità politiche e umane non indifferenti. Un grazie al
compagno Francesco Munzone che, pur essendo in produzione
tutte le sere, con grande senso di appartenenza, svolge un ruolo
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importantissimo per tutti i nostri delegati, occupandosi
dell’apertura dello sportello di previdenza complementare.
Un ringraziamento particolare va anche al compagno Giuseppe
Grillo (nulla a che vedere con il Beppe Grillo che pensate voi) per il
suo appoggio notevole e l’impegno profuso nel far crescere la
FILCAMS in qualità e quantità. Ringrazio ancora i compagni della
segreteria Valentina, Yassin, Laura che, in questi 4 anni, hanno dato
un contributo notevole affinché la crescita della FILCAMS arrivasse
ai livelli attuali.
Ringraziamento particolare al nostro apparato tecnico con Cristina
Pappalardo, sempre in prima linea nell’offrire la sua esperienza in
FILCAMS, contribuendo all’ottima riuscita del congresso.
Grazie anche a Ornella Cristaudo per essersi inserita in modo
egregio all’interno della FILCAMS già da qualche anno e per i
risultati che sta facendo raggiungere alla FILCAMS di Catania nel
settore di sua competenza.
Infine, voglio ringraziare il compagno Gino Scarfalloto che, insieme
al sottoscritto, ha iniziato un percorso duro, faticoso e pieno di
insidie. Insieme abbiamo provato a raggiungere obiettivi
importanti. Lo ringrazio personalmente e spero e mi auguro che
questo impegno e senso di appartenenza possano aiutare la
FILCAMS a raggiungere quei risultati che tutti noi auspichiamo.
Chiudo sottolineando che la FILCAMS, negli ultimi quattro anni, ha
portato a casa risultati molto importanti sia a livello numerico,
triplicando gli iscritti, sia a livello politico. Sono certo che con
l’aiuto di tutti i nostri delegati della Confederazione del nostro
Nazionale, da qui ai prossimi anni raggiungeremo altri risultati che,
magari, a oggi, ci sembrano insperati.
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Grazie.