La parolaa chi lavora - FILCAMS CGIL · settore, ma anche per la Filcams Cgil e le relazioni...

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L e Filcams Cgil territoriali hanno dato il via alla consultazione delle lavoratrici e del lavoratori che dovranno dire la loro sulla piattaforma che sarà presentata alle parti datoriali, per il rinnovo del contratto del Terziario e della Distribuzione cooperativa. Una fase storica importante per il settore, ma anche per la Filcams Cgil e le relazioni sindacali. Reduce dal precedente contratto separato, la Filcams, insieme alle segreterie della Fisascat Cisl e della Uiltucs Uil, ha presentato un unico testo condiviso per avanzare le proposte di parte sindacale anche verso le controparti aderenti al settore del mondo cooperativo. “La scelta qui operata non rimuove le conclusioni del precedente rinnovo contrattuale, che ha visto la Filcams non condividere unitariamente la sottoscrizione dei contratti nazionali del Terziario, Distribuzione e Servizi, né rappresenta il superamento delle ragioni che hanno determinato quelle conclusioni”, ha precisato la Filcams Cgil in occasione della presentazione della piattaforma. Ma la scelta di condividere con le altre organizzazioni sindacali un unico testo rappresenta l’impegno e la volontà delle tre sigle di costruire un piano di confronto positivo tra tutti i soggetti contrattuali, nel quale riuscire a superare anche i contenuti non condivisi nella precedente tornata contrattuale. “La piattaforma unitaria è un atto di responsabilità delle organizzazioni sindacali, nella consapevolezza che l’attuale problematico contesto economico e sociale nel quale si trova ad operare il settore del terziario distributivo impone la massima convergenza di sforzi, per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori nella crisi e per la ricerca di sintesi utili allo sviluppo delle imprese e per la crescita dell’occupazione.” “Lo stesso atto di responsabilità è richiesto alle associazioni datoriali – prosegue la Filcams Cgil – chiamate a frenare e invertire la tendenza ad una scomposizione della propria rappresentanza, le cui conseguenze negative ricadrebbero sui dipendenti del settore, attraverso il rischio di una diversificazione dei trattamenti, alimentando una concorrenza sleale tra imprese. Un moderno sistema contrattuale, finalizzato alla crescita e all’innovazione, deve tendere a unificare e rendere omogenee le politiche di sistema, pur non negando le peculiarità dei vari comparti”. Obiettivo primario: l’occupazione, ma soprattutto la buona occupazione. Creare nuovo lavoro, quindi, ma anche ridurre l’incertezza della vita delle lavoratrici e dei O scar Farinetti, patron di Eataly, e i sindacati: una sfida a chi è più di sinistra. Un rapporto iniziato male, ma che pare essere sulla buna strada per migliorare. Il fatto più eclatante è la bufera che si è scatenata sull’apertura del nuovo punto vendita a Bari avvenuta a fine luglio: è evidente che l’assunzione di 196 addetti di cui 160 con contratto di somministrazione vìola la norma di legge che fissa il tetto massimo di questo tipo di assunzioni all’8% dell’intero organico. Oltretutto assunzioni fatte senza le comunicazioni, obbligatorie per legge, alle organizzazioni sindacali. Farinetti giustifica questa azione come l’unica percorribile in conseguenza ad una licenza temporanea (6 mesi) che non è sufficiente a garantire stabilità all’investimento fatto. Tecnicamente però questa scelta denota una totale ignoranza delle normative in termini di contratti di lavoro: sarebbe bastato un accordo di avvio sottoscritto con i sindacati per evitare di sprecare soldi, visto che ogni lavoratore in somministrazione gli costa circa il 20% in più di un’assunzione diretta e, contemporaneamente, infrange le leggi. Rimane comunque molto difficile poter credere che un investimento di tale entità, come quello fatto a Bari, possa concretamente, essere stato avviato con il rischio di sfumare ••• SEGUE A PAGINA 20 T U R I S M O C O M M E R C I O S E R V I Z I Rassegna Sindacale I SINDACATI SECONDO FARINETTI Medievali o moderni? LA VERTENZA | EATALY È in corso il tavolo tra Cgil-Cisl-Uil e Confcommercio sui temi della rappresentanza e della rappresentatività, al quale partecipano anche le categorie del terziario. L’obiettivo è raggiungere un’intesa nelle prossime settimane, che si aggiunga a quelle già sottoscritte con Confindustria, e quello in via di definizione con la cooperazione. Nel caso del terziario l’esigenza di definire regole certe in materia di democrazia è altrettanto urgente, dato il progressivo sfaldamento del sistema di relazioni sindacali. La pratica degli accordi separati ha caratterizzato gli ultimi due rinnovi contrattuali del terziario distributivo e si è estesa anche ad altri settori ed ha riguardato tanto il livello nazionale, quanto la contrattazione di secondo livello. Ma anche la rappresentanza datoriale è soggetta a pericolosi smottamenti, come hanno dimostrato il divorzio di Federdistribuzione da Confcommercio e la disarticolazione del tavolo contrattuale sul turismo. Per questo si impone la definizione di nuove regole utili a mantenere coeso un mondo che necessita di un sistema di relazioni sindacali trasparenti ed efficaci. L’intesa con Confindustria, non è automaticamente trasportabile nel mondo terziario, date le profonde diversità, anche se i principi debbono essere gli stessi. Come misurare gli iscritti è il primo problema, sapendo che in questo mondo molti di essi provengono dal contenzioso individuale e occorre individuare una modalità, forse inedita, per poterli certificare. Anche il voto delle lavoratrici e dei lavoratori è un principio irrinunciabile, ma occorre anche qui allargare il campo delle modalità per poterlo esercitare, data la larghissima diffusione di luoghi di lavoro di piccole dimensioni e dispersi sul territorio. Ma l’avvio del tavolo è importante, perché già si è deciso che le peculiarità non possono essere l’alibi per non fare un accordo assolutamente necessario. Verso un accordo sulla rappresentanza LEDITORIALE © A. DI GIROLAMO/BUENAVISTA a chi lavora Al via la consultazione per il rinnovo del contratto nazionale del Terziario e della Distribuzione Cooperativa Roberta Manieri Daria Banchieri ••• SEGUE A PAGINA 19 Franco Martini V La parola I.R. al numero 33/2013 di Rassegna Sindacale Terziario08_ok 16/09/13 14:36 Pagina 17

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L e Filcams Cgil territorialihanno dato il via allaconsultazione delle lavoratricie del lavoratori che dovranno

dire la loro sulla piattaforma che saràpresentata alle parti datoriali, per ilrinnovo del contratto del Terziario edella Distribuzione cooperativa.Una fase storica importante per ilsettore, ma anche per la Filcams Cgil ele relazioni sindacali.Reduce dal precedente contrattoseparato, la Filcams, insieme allesegreterie della Fisascat Cisl e della

Uiltucs Uil, ha presentato un unico testocondiviso per avanzare le proposte diparte sindacale anche verso lecontroparti aderenti al settore delmondo cooperativo.“La scelta qui operata non rimuove leconclusioni del precedente rinnovocontrattuale, che ha visto la Filcams noncondividere unitariamente lasottoscrizione dei contratti nazionali delTerziario, Distribuzione e Servizi, nérappresenta il superamento delleragioni che hanno determinato quelleconclusioni”, ha precisato la Filcams

Cgil in occasione della presentazionedella piattaforma. Ma la scelta dicondividere con le altre organizzazionisindacali un unico testo rappresental’impegno e la volontà delle tre sigle dicostruire un piano di confronto positivotra tutti i soggetti contrattuali, nel qualeriuscire a superare anche i contenutinon condivisi nella precedente tornatacontrattuale.“La piattaforma unitaria è un atto diresponsabilità delle organizzazionisindacali, nella consapevolezza chel’attuale problematico contestoeconomico e sociale nel quale si trovaad operare il settore del terziariodistributivo impone la massimaconvergenza di sforzi, per la tutela dellelavoratrici e dei lavoratori nella crisi eper la ricerca di sintesi utili allosviluppo delle imprese e per la crescitadell’occupazione.”“Lo stesso atto di responsabilità èrichiesto alle associazioni datoriali –prosegue la Filcams Cgil – chiamate afrenare e invertire la tendenza ad unascomposizione della propriarappresentanza, le cui conseguenzenegative ricadrebbero sui dipendenti delsettore, attraverso il rischio di unadiversificazione dei trattamenti,alimentando una concorrenza sleale traimprese. Un moderno sistemacontrattuale, finalizzato alla crescita eall’innovazione, deve tendere a unificaree rendere omogenee le politiche disistema, pur non negando le peculiaritàdei vari comparti”.Obiettivo primario: l’occupazione, masoprattutto la buona occupazione.Creare nuovo lavoro, quindi, ma ancheridurre l’incertezza della vita dellelavoratrici e dei

O scar Farinetti, patron di Eataly, e i sindacati: una sfida a chi èpiù di sinistra. Un rapporto

iniziato male, ma che pare essere sulla buna strada per migliorare.Il fatto più eclatante è la bufera che si è scatenata sull’apertura del nuovopunto vendita a Bari avvenuta a fineluglio: è evidente che l’assunzione di 196 addetti di cui 160 con contratto di somministrazione vìola la norma dilegge che fissa il tetto massimo di questo tipo di assunzioni all’8%dell’intero organico. Oltretuttoassunzioni fatte senza le comunicazioni,obbligatorie per legge, alleorganizzazioni sindacali.Farinetti giustifica questa azione come

l’unica percorribile in conseguenza aduna licenza temporanea (6 mesi) chenon è sufficiente a garantire stabilitàall’investimento fatto.Tecnicamente però questa scelta denotauna totale ignoranza delle normative intermini di contratti di lavoro: sarebbebastato un accordo di avvio sottoscrittocon i sindacati per evitare di sprecaresoldi, visto che ogni lavoratore insomministrazione gli costa circa il 20%in più di un’assunzione diretta e,contemporaneamente, infrange le leggi.Rimane comunque molto difficile potercredere che un investimento di taleentità, come quello fatto a Bari, possaconcretamente, essere stato avviato con ilrischio di sfumare •••SEGUE A PAGINA 20

T U R I S M O C O M M E R C I O S E R V I Z IRassegna Sindacale

I SINDACATI SECONDO FARINETTI

Medievali o moderni?LA VERTENZA | EATALY

È in corso il tavolo tra Cgil-Cisl-Uile Confcommercio sui temi

della rappresentanza e dellarappresentatività, al qualepartecipano anche le categorie delterziario. L’obiettivo è raggiungereun’intesa nelle prossime settimane,che si aggiunga a quelle giàsottoscritte con Confindustria, equello in via di definizione con lacooperazione.Nel caso del terziario l’esigenza didefinire regole certe in materia didemocrazia è altrettanto urgente,dato il progressivo sfaldamento delsistema di relazioni sindacali. Lapratica degli accordi separati hacaratterizzato gli ultimi due rinnovicontrattuali del terziario distributivo esi è estesa anche ad altri settori edha riguardato tanto il livellonazionale, quanto la contrattazionedi secondo livello. Ma anche larappresentanza datoriale è soggettaa pericolosi smottamenti, comehanno dimostrato il divorzio diFederdistribuzione daConfcommercio e la disarticolazionedel tavolo contrattuale sul turismo.Per questo si impone la definizione dinuove regole utili a mantenere coesoun mondo che necessita di unsistema di relazioni sindacalitrasparenti ed efficaci.L’intesa con Confindustria, non èautomaticamente trasportabile nelmondo terziario, date le profondediversità, anche se i principi debbonoessere gli stessi.Come misurare gli iscritti è il primoproblema, sapendo che in questomondo molti di essi provengono dalcontenzioso individuale e occorreindividuare una modalità, forseinedita, per poterli certificare. Ancheil voto delle lavoratrici e dei lavoratoriè un principio irrinunciabile, maoccorre anche qui allargare il campodelle modalità per poterlo esercitare,data la larghissima diffusione diluoghi di lavoro di piccole dimensionie dispersi sul territorio.Ma l’avvio del tavolo è importante,perché già si è deciso che lepeculiarità non possono essere l’alibiper non fare un accordoassolutamente necessario.

Versoun accordo sullarappresentanza

L’EDITORIALE

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Al via la consultazioneper il rinnovo

del contratto nazionaledel Terziario

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V ogliono di più. Più rispettoper i loro lavoro, salari più alti e turni definiti e programmati.

Un’estate di proteste per le lavoratricie i lavoratori di Mc Donald’s di tuttoil mondo. A partire dai primi digiugno, infatti, si sono susseguite una serie di iniziative in difesa ditutele e salari e in più di 30 paesi il6 giugno sono state organizzatemanifestazioni e scioperi.La protesta è nata da alcuni studentilavoratori stranieri arrivati negli StatiUniti, in Pennsylvania, con un vistotemporaneo, per un programma discambio culturale e si sono ritrovatialle dipendenze di Mc Donald’s inuna situazione ben diversa da quellapattuita. Spese di viaggio a lorocarico non previste, pessimecondizione di alloggio, turni dilavoro saltuari senza alcunaprogrammazione e salari minimi. Araccontarlo è Massimo Frattinicoordinatore, per il sindacatomondiale IUF, dei settori Hrt (Hotels,Restaurant , Tourism).“Insieme all’Associazione NationalGuestworkers Alliance – spiegaFrattini – i lavoratori migranti hannodeciso di organizzare la mobilitazionequando la casa madre, purriconoscendo le violazioni, si èrifiutata di organizzare un incontro”.Per il 6 giugno è stato programmato“The International day of action”, la giornata di azione internazionale,per far sì che McDonald’s e i suoi diversi franchisingrisarciscano quanto dovuto ailavoratori migranti, riconoscendoloro impieghi a tempo pieno,diritti e tutele.Alla protesta si sono uniti ilavoratori di molti paesi, ancheper rivendicare esigenze legatealle diverse realtà. Belgio, Brasile, Egitto, Hong Kong,Pakistan, Nicaragua, Nuova Zelanda,Corea del Sud, Filippine, Thailandia,Egitto e molti altri, per la prima volta si è dato vita a un’iniziativacomunitaria, in un settore difficile dasindacalizzare vista l’alta precarietà,e senza strumenti per arginare lepressioni della casa madre.Sono tanti gli elementi di negativitàche accomunano i dipendenti di McDonald’s in ogni parte del pianeta:“Bassi salari ovunque, altissimo turn

over e condizioni precarie –afferma Massimo Frattini –, lamaggior parte dei lavoratori hannocontratti a tempo determinato senza un orario predefinito e pocheore settimanali, distribuite su piùgiorni, così da tenerli vincolati”.Solo in Europa, esiste unacontrattazione collettiva, mentre nel resto del mondo non c’è nessun coordinamento. Caso particolare in Brasile, doveMcDonald’s ha più di 650 ristoranti eimpiega più di 65.000 lavoratori, il70% dei quali con meno di 21 anni.

Un sindacato brasiliano, ha portatoMcDonald’s in tribunale percomportamento scorretto. Secondoalcune testimonianze i dipendenti diturno venivano lasciati in una salamensa alle spalle del bancone euscivano solo in caso di presenza diclienti. Il pagamento del salarioveniva calcolato in base al lavoroeffettivo, escludendo quindi i tempidi attesa in sala mensa. “Come illavoro del tassista – spiega Frattini –quando il cliente c’è il tassametrogira, altrimenti non si guadagna. Unasituazione assurda, fortunatamentecondannata dal Tribunale con unrisarcimento di 4 milioni di dollari eun accordo nazionale perregolarizzare tutti i lavoratori edefinire turni stabiliti”.In Israele, si è costituito il più grandecomitato di giovani: migliaia dilavoratori di McDonald’s hannoaderito al sindacato “HistadrutWorking and Studying Youth Union”per richiedere un contratto collettivo,salari più elevati e condizioni dilavoro migliori. McDonald’s,posseduta da un imprenditore locale

è la più grande e redditiziacatena di fast-food nel paese,

con 160 ristoranti, ma nonostantegli ottimi profitti, i giovani

lavoratori sono assunti con il salariominimo previsto dalla legge.Le iniziative dei lavoratori Mc Donald’s si sono incrociate con altre proteste.Negli ultimi giorni, infatti,soprattutto negli stati uniti, sisono mobilitati anche idipendenti di altre catene di fastfood per protestare contro ibassi salari. #fightfor15 èl’iniziativa nata per opporsi alle paghe orari inferiori alla soglia di povertà; moltilavoratori infatti vengono pagati meno di 15 dollari l’ora,

salari insufficienti ad un realesostentamento.

(http://fightfor15.org/en/)In questo caso però le organizzazionisindacali non sono riuscite a unirsi alla protesta, organizzata da Ong e altre associazioni.“NOTlovinIT”, “non amarlo”, si legge sul molti cartelloni. Tanto piace a giovani e bambini,tanto non piace a dipendenti e lavoratori. •

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BELGIO BRASILE REPUBBLICA DOMINICANA

In Italia il primo McDonald’s si insedia nel 1985 a Bolzano.Trascorsi circa 30 anni, a quello se ne

sono aggiunti oltre 450, dei quali solo il20% gestiti direttamente dallamultinazionale americana; la gestionedella maggior parte dei ristoranti vieneinfatti affidata a licenziatari attraverso laformula dell’affiliazione commerciale(franchising). Si tratta, nella maggior partedei casi, di piccole imprese chegestiscono un numero ridotto di unità (di media, dal singolo punto diristorazione alle 4/5 unità).Dei 16mila lavoratori McDonald’s, l’80% è assunto a tempo parziale, più del20% con contratto di apprendistato e gli studenti rappresentano oltre il 30%della forza lavoro.I ristoranti della catena, in Italia, sonoaperti 7 giorni su 7, per 365 giorniall’anno, domeniche e festività incluse,spesso 24 ore su 24, con evidentiripercussioni sull’organizzazione degli orarie dei turni e una conciliazione dei tempi divita e di lavoro pressoché impraticabile. “La situazione occupazionale che si stadelineando in azienda nell’ultimo periododesta ancora maggior preoccupazione che in passato – afferma Fabrizio Russodella Filcams Cgil nazionale – la maggiorparte dei lavoratori assunti a tempoparziale, e certo non per scelta,generalmente ha un orario di lavoro chenon supera le 20 ore a settimana, con unconsiderevole ricorso, soprattuttonell’ultimo periodo, ad assunzioni a 8 oresettimanali e una retribuzione mensile chenon supera i 250 euro”.Quel che risulta è che, negli anni dellacrisi, la percentuale di lavoratori studentisi sta inevitabilmente riducendo e ilpersonale assunto di recente si componenon più esclusivamente di giovani in cercadi prima occupazione, ma anche dipersone, di età più avanzata, alla ricercadi un lavoro stabile e duraturo.“Il tema del dibattito è quindi, in terminipiù complessivi, quello che attiene allaqualità dell’occupazione in McDonald’s –sostiene Russo – azienda che continuaperaltro a mantenere una totaleindisponibilità a discutere di contrattazioneintegrativa ed è tra le più convinte fautrici di un grave peggioramento dellenorme dell’attuale contratto collettivonazionale del turismo, applicato anche alle migliaia di Mc lavoratori”. •

Anche da noi, tempiparziali e pochi soldi

ITALIA I

Estate di lotta in 30 paesiRoberta Manieri - Foto tratte da Iuf.org/macjobs

Chiedonosalaripiù altie turni di lavorodefinitie programmati

IINTERNAZIONALE | MC DONALD’S

NICARAGUA URUGUAY

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L’indiscutibiledifficoltà dicondurre una navequando i marinai a

bordo remano in direzioniopposte e contrarie è facilmenteintuibile.E certamente arduo è il compitodi governare queste oppostespinte propulsive verso ladestinazione prefissata(prescindendo dal giudizio se la destinazione sia quellacorretta o meno).A noi questa pare essere lacondizione dell’attuale governonei fatti e nelle sue manifestazionipragmatiche ovvero la sua attivitàlegislativa.E al di là delle evocative dicitureattribuite agli interventi normativia cui di recente siamo statiabituati, a partire dal governoMonti (Salva-Italia e CrescItaliasono certamente nomi volti acreare un sussulto emotivo nelpopolo elettore che deve esserepersuaso dall’azione responsabiledel BuonGoverno degli opposti)ciò che a noi interessa è la prassi,il concreto, vorremmo dire il Fare.E proprio “decreto del Fare”viene nominato uno degli ultimiinterventi del governo Letta.Analizziamolo da una prospettivadi nostro interesse:il mondo degli appalti.In tale ambito parecchie sono lenovità. Adempimenti, scadenze,nuove certificazioni hannotrovato spazio soprattutto proprio nel “decreto del Fare”,ma qualcosa è stato inseritoanche nel testo su Iva e lavoro.Il decreto del Fare intervienereintroducendo l’obbligo diaggiudicazione in appalto al netto del costo del personale edella sicurezza.Tale norma ha vita e storia brevee parecchio travagliata. Introdotta nel luglio del 2011 dalgoverno Berlusconi (cheinterveniva modificando sulpunto la legge 163/2006, ilcosiddetto Codice degli appaltipubblici, per compensare ilnuovo meccanismo di calcolo perla valutazione dei punteggi per ilprezzo all’interno degli appalticon l’aggiudicazione secondo ilcriterio dell’offertaeconomicamente piùvantaggiosa) e successivamenteabrogata dal cosiddetto decreto Salva-Italia del governoMonti a fine 2012, viene orareintrodotta parzialmente.Diciamo parzialmente perché la norma viene inserita all’art. 82 del testo (in luogo delprecedente art. 81) con ciòsignificando che si applica solonei casi di aggiudicazione di unappalto secondo il criterio delprezzo più basso.Tenere conto del costo delpersonale ha un chiaro effettodeterrente sulle offerte al prezzopiù basso e richiama a unimplicito rimando a un contrattonazionale di riferimento,garantendo una maggiore tutelaper il lavoratore.D’altra parte, non intervenendosulla totalità degli appalti, appareevidente come la norma risultimonca e sostanzialmente limitatanella sua efficacia, anche inragione del maggior pesoattribuito al prezzo offerto in sededi gara, come modificato

dall’ultimo intervento delgoverno Berlusconi.Un passo, o meglio, un mezzopasso in avanti.Per quanto attiene laresponsabilità solidaledell’appaltatore, una normacruciale per il mondo degliappalti (e i conseguenti creditiretributivi, nonché gli oneriprevidenziali dei lavoratori) iltesto di legge su Iva e lavoro (DL76/2013) interviene in manieradeflagrante. L’art. 9 stabilisceinfatti che le disposizioni previstedalla legge Biagi: “non trovanoapplicazione in relazione aicontratti di appalto stipulati dallepubbliche amministrazioni...”. Con questa dicitura si chiarisceuna controversia, che ha prodottouna certa letteraturagiurisprudenziale negli ultimianni ma le conseguenze pratichesono assolutamente deleterie peri lavoratori. Si intende infatti direche il committente pubblico nonpuò essere chiamato a risponderein solido dei debitidell’appaltatore, per cui se illavoratore in appalto non vienegiustamente e correttamenteretribuito dal proprio datore dilavoro non può agire neiconfronti del committente (siaesso il Comune. la Provincia, ilMinistero o altro ente pubblico)per recuperare quanto dovuto, siacome retribuzione che comeoneri previdenziali. In tal modo sievitano certamente parecchicontenziosi agli enti pubblici ma,in considerazione del fatto che atuttora la pubblicaamministrazione è il peggiorpagatore in assoluto per quantoriguarda il mondo degli appalti diservizi, non si sentiva propriol’esigenza di una specificanormativa di questo tipo. Taleindirizzo potrebbe incrementareed esacerbare un problema socio-

economico drammatico qualequello dei debiti della pubblicaamministrazione e delleinevitabili ricadute che esso hasul mondo delle imprese e deilavoratori (a oggi il cumulo deldebito, nonostante le indicazionidelle normative europee in temadi ritardo dei pagamenti, è giuntoa circa 90 mld di euro, dei qualisolo 10 mld sono stati sbloccati rispetto ai 20 mld promessi dalgoverno Monti). Il rischio divedere ulteriori imprese chelavorano con la pubblicaamministrazione saltare perchénon in grado di recuperare ipropri crediti e centinaia omigliaia di lavoratori imbarcarsiin infiniti e infruttuosi percorsivertenziali è davvero evidente.Cinque enormi passi indietro!A conclusione si citano soloulteriori due interventi per mostrare ulteriormenteil quadro di confusionepropositiva dell’attualecompagine di governo.Il decreto del Fare introduce unanorma transitoria, fino al 31dicembre 2014, che prevede lacorresponsione in favoredell’appaltatore di unaanticipazione pari al 10%dell’importo contrattuale. Taleimporto, pubblicizzato in garad’appalto e per incisosostanzialmente pari alla clausolafideiussoria che l’impresa devecontrarre, dovrà peraltro essereprevisto nella redazione dei futuribilanci delle pubblicheamministrazioni.Sono chiare le finalità anticrisi maevidenti sono anche i limiti cheriscontriamo nella transitorietàdell’intervento e nel fatto che laprevisione è limitata agli appaltidi lavori, escludendo pertanto gliappalti di servizi e forniture.In ultimo si vuole qui citare l’AvcPass (Autorithy VirtualCompany Passport), unpassaporto virtuale idoneo acomprovare il possesso da partedi un’impresa dei requisiti dipartecipazione alla garad’appalto. Tale sistema prevede lacreazione di una banca datinazionale e dunque di una sortadi white list e dovrebbesemplificare la vita diamministrazioni e operatorieconomici. Il decreto del Farerilancia questo sistema(introdotto normativamente dalgoverno Monti) e ne anticipa ilregime di obbligatorietà al 21novembre 2013.Con un solo piccolo problema:l’attuale totale assenza diistruzioni operative che neconsentano l’immediata pratica eimplementazione dei sistemiinformativi e documentali.Il Fare fine a sé stesso significaricercare aggiustamenti confusi eimpropri tra istanze che hannomatrici e nature politichedifferenti. Il Fare non è azioneresponsabile in sé. Lo divienenella ricerca di un quadronormativo equilibrato che abbiadirezioni e obiettivi precisi.Viceversa si trasforma in unesercizio di strenua sussistenzapolitica alla ricerca di continuibilanciamenti di interessicontrapposti che, siamo certi, nonsono purtroppo quelli deilavoratori e, in questo caso, quellidei lavoratori degli appalti. •

MERCATO DEL LAVORO | DECRETO DEL FARE

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LCome fare un passo avantie cinque indietro

Analisi delprovvedimento

sotto la lentedegli appalti

Adriano Montorsi

© R

. M.

lavoratori. Inquest’ottica èfondamentale un

cambio di prospettiva, unsalto di qualità da parte ditutti i soggetti interlocutori,per avviare un sistema di relazioni diverso, che sibasi sul riconoscimento dellalegittimità del ruolo dirappresentanza delle parti,una contrattazione che tenga conto di tutte lenuove esigenze sia da partedei dipendenti che dei datori di lavoro. Un cambio di passoevidenziato anche dalladecisione di condividere ununico punto di partenzaomogeneo per ladeterminazione dellecondizioni contrattuali dilavoratrici e lavoratori cheprestano attività in ambitidistributivi tra loroassimilabili: un’unicapiattaforma anche per ilsettore della distribuzionecooperativa a cui vienepresentata una specifica parte di piattaforma che

affronta i temi della“distintività” cooperativa. Diversi gli elementi condivisi,sui quali avviare il confronto.Particolare attenzione, allacontrattazione di secondolivello, anche per “definireaccordi destinati a consentireun’equa ripartizione delleprestazioni lavorativedisagiate, e inoltre lepossibilità di intervento suiregimi di orario/apertura,sulle turnazioni, sui regimi diflessibilità e all’inclusivitàdelle tipologie d’impiego, conparticolare riferimento allastabilizzazione del precariatoe alla individuazione distrumenti di consolidamentodegli orari part time”.Sul tema mercato del lavoro,secondo le tre categoriesindacali, è necessario definirecriteri di priorità per leassunzioni a tempoindeterminato, stabilendo ildiritto di precedenza ailavoratori con contratto atempo determinato, ed elevarela prestazione lavorativaminima del part time a 20 ore

settimanali nelle imprese conpiù di 30 dipendenti.Altri aspetti importanti: laconciliazione dei tempi di vitae di lavoro, inserendo delleparticolari attenzioni aigenitori per l’accudimento deifigli, e il tema della sicurezzasui luoghi di lavoro.Oltre all’aggiornamento dellaclassificazione del personale el’avvio di un percorso diristrutturazione e dirafforzamento dei compiti e delle attività dellabilateralità, le organizzazionisindacali propongono unaumento contrattuale pari a 130 euro al quarto livello d’inquadramento e riparametrato.Obbiettivi importanti, questi,per le tre sigle sindacali, chesui territori stanno svolgendounitariamente le consultazionisulla piattaforma. Questanuova fase di relazionisindacali è ancor piùrafforzata dal recenteconfronto avviato sul temadella rappresentanza per ilsettore del commercio. •

•••

Manieri

DALLA PRIMALa parola a chi lavora Parte la consultazione sulla piattaforma cooperative

F

11/13 settembre - Master Filcams-Isf - III edizione, Roma23 settembre - Consulta Nazionale Migranti, Roma24 settembre - Trattativa per il rinnovo del contratto nazionaleturismo - Federalberghi, Fiavet e Faita, Roma24/25 settembre - Corso Organizzatori, Napoli26/27 settembre - Corso di formazione RLS Metro, Roma27 settembre - Giornata mondiale del turismo, meeting, Roma7/8 ottobre - Corso formazione RLS Esselunga, Roma9/10/11 ottobre - Uni Commerce global Conference, Buenos Aires16 ottobre - Attivo delegate e delegati TDS e Coop, luogo da definire26/28 ottobre - IDWN (international Domestic Workers Network)Founding Congress, Montevideo11/12 novembre - Corso di formazione RLS Mc Donald’s20/22 novembre - UNI Europa ICTS Conference (+ SteeringCommittee), Roma

L’AGENDAA

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I l mondo del lavoro visto daartisti emergenti o meno, chelo raccontano, commentano,

ne criticano le trasformazioni,esaltano le caratteristiche, i limitio le opportunità.Abbiamo incontrato “Il Muro delCanto”, un gruppo folk rock, cheattraverso il dialetto romano,prova a dare voce a storie dipopolo, questioni d’amore ecoltello, di vendette, di conflitto;racconta della difficoltà di vivereche incontrano gli umili e gliultimi, coloro che soffrono estentano ad affermare, nellalotta quotidiana per lasopravvivenza, la propria voce. Le storie sono di impedimentioggettivi non solo nei sentimenti,nei rapporti familiari e sociali,ma soprattutto nel lavoro e nelladignità della vita. Le emozioni dei loro brani sialternano tra sofferenza efelicità, tra sconfitta e piccoleconquiste, in una successione diritmi melodici, rock e ballatecoinvolgenti.E in occasione di un concertoromano, incontriamo AlessandroPieravanti percussionista e vocenarrante del gruppo, formatoaltresì da Daniele Coccia, voce e testi; Giancarlo Barbati,chitarra elettrica; LudovicoLamarra ed Eric Caldironi,rispettivamente basso e chitarraacustica; Alessandro Marinelli,fisarmonica.Ci racconta, con semplice eserena verità della nascita delMuro, nel recente 2010, grazieall’incontro con Daniele, già

impegnato in musica comeAlessandro del resto, che sipresenta a lui con un testo ‘Lucemia’, una canzone in dialettoromano: “Non c’è una ricercalinguistica nella scelta deldialetto, il nostro intento è quellodi esprimerci direttamente,come facciamo nel quotidiano,senza ricercare facili artifici”.Allargare il gruppo, attraverso ilcoinvolgimento di altri musicistidell’ambiente undergroundromano è il passo successivo ein circa sei mesi i componentidiventano quelli attuali eprobabilmente definitivi.Il successo non tarda adarrivare: dopo il primo concertoa Guidonia, in provincia di Roma,fatto di soli tre pezzi, Il Muro sirende conto che il pubblico lisegue appassionatamente egrazie al passaparola, aun’ottima promozione nata dallacollaborazione con Radio Rock,alla diffusione via internet dei

loro primi video, riesceletteralmente a conquistare lepersone che li hanno ascoltatidal vivo e hanno apprezzato illoro folk rock, i testi drammaticie struggenti, la capacità dicoinvolgere, far riflettere escatenare i fans.Il 2012 è l’anno del primo album“L’Ammazzasette”, titolo che: “È una favola, è la storia di unpersonaggio povero, nella realtàdi un piccolo paese, la cuivicenda, passando di bocca inbocca, si colorisce di particolariche appartengono solo a chi laracconta e si ingigantisce fino adiventare diversa rispetto allarealtà iniziale, è la massimaespressione della potenza delracconto orale. Ci piacevavedere le nostre canzoni comeracconti che si arricchiscono dasoli, attraverso il passaparola dichi le ascolta e le fa sueaggiungendo qualcosa dellapropria esperienza”.

L’album ci regala 15 brani, inmusica o solamente narrati, cheseguono due filoni tematici:quello personale, con laproblematicità delle relazioni,soprattutto amorose, e quellocollettivo, legato alla complessitàdella vita, dell’affermazionesociale di coloro che tirano acampare, delle difficoltàquotidiane per la sopravvivenza;due temi che si unisconoinscindibilmente e che siconcentrano anchesull’importanza del lavoro, comeelemento di riuscita, diemersione, di cambiamento diun destino certamente infaustoche sembra già segnato.Il male e la fatica di vivere sonoambientati in una Roma inbianco e nero, dove i personaggisi muovono sprezzanti neiconfronti delle Istituzioni, inparticolar modo della Chiesa. Unatteggiamento ostile che denotain realtà un: “certo tipo dispiritualità forte sentita e chenon si riconosce in chirappresenta l’Istituzione –continua Alessandro- ‘Cristo delegno’, ad esempio, nasceproprio con l’intento critico dinarrare la storia di un poveracciodi oggi, rapportata allasofferenza del Cristo”,sottolineando l’allontanamento elo scollamento della Chiesa neiconfronti di coloro che avrebberopiù bisogno del suo sostegno.Il loro è un paese che arrancaper l’assenza di qualsiasi puntodi riferimento, anche politico.Canzoni dirette, schiette,

semplici scritte da giovani che siguardano intorno e analizzano ilmondo che li circonda,descrivendo la società, ilcontesto, attraverso storie digente comune, giovani che nonvogliono perdere il contatto conquesta realtà. La musica è infattiper loro il primo amore ma ilsecondo lavoro: “Perché ogginon si può vivere di sola musica,tra di noi c’è chi fa l’idraulico, laguardia giurata, il direttorecommerciale di una casaeditrice”, e si reputano fortunatinel poter perseguire la propriapassione grazie anche a unimpiego stabile, che permetteloro di conciliare i tempi di non lavoro dedicandosiall’arte: “Quando una cosa è importante per te, la soluzionela trovi sempre”.C’è spazio naturalmente perparlare dei prossimi progetti. Inautunno, a novembre per laprecisione, è in uscita il nuovodisco “Ancora ridi”, composto dainediti e una cover, nonriusciamo a saperne molto altro,a parte la scommessa diallargare il proprio pubblico a unambito nazionale, l’album infattisarà presentato in un tour chetoccherà diverse città italiane.Se aveste voglia quindi di unavoce piena e potente, di unamusica assolutamentecoinvolgente e di storie dai tratti vividi e popolari,consigliamo caldamente diascoltarli dal vivo, è sul palcoche danno il loro meglio.

http://www.ilmurodelcanto.com

CONTAMINAZIONI | MUSICA C

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“Noi e Voi semo il Muro del Canto”

nel giro di 6 mesi.La sensazione è piùche altro che, pur

essendo un imprenditore trai più illuminati che ilpanorama italiano puòvantare, Farinetti ha ritenutodi poter risolvere i problemiviolando le leggi invece checercando soluzioni condivisecon altri attori, come adesempio i sindacati, cheforse, se coinvolti prima, nonsolo gli avrebbero evitato diinfrangere le leggi, ma gliavrebbero anche fornitoinformazioni utili sull’utilizzodegli sgravi fiscali chespettano ad esempioassumendo personale dalleliste di mobilità o condisoccupazione di lungadurata.Ma è evidente che il tema delrisparmio economico noninteressa sufficientemente alpatron di Eataly,imprenditore che non hatempo da perdere a tavolicon “sindacati medievali”,come ha dichiarato inun’intervista rilasciata a fineagosto a Radio24.La lettera aperta inviata allostesso Farinetti dallasegretaria regionale dellaFilcams Cgil pugliese, MaryManocchio, ha benevidenziato tutte le criticità

delle affermazioni che inquei giorni si sonosusseguite sui giornali,dando risalto all’importanzache l’incontro tra le partiavrebbe potuto avere. La lettera, che si apre conuna premessa importante –“Premetto che, al contrariosuo, mi esprimerò in tonoriguardoso, ritenendo dasempre che le relazionisindacali non possano e nondebbano prescindere da unprincipio di rispettoreciproco tra le controparti”–si chiude infatti con questaaffermazione: “Signor Farinetti, nonostantela sua idiosincrasia verso ilsindacato e nonostante i tonida lei usati sulla stampa,saremo ben lieti diincontrarla anche solo per i‘tre minuti’ che vorràconcederci. Magari cambieràidea vedendo che nonvestiamo corpetti rigidi epantaloni alla zuava, comein epoca medievale”.Finalmente il 2 settembre leparti si sono incontrate e,come era auspicabile, l’esitodel confronto, a detta delleorganizzazioni sindacali, èstato positivo. La stessaManocchio afferma che “si è fatto un salto epocale:da sindacati medievali

siamo stati promossi asindacati moderni e abbiamoricevuto le scuse dello stesso Farinetti per leaffermazioni fatte”. Certo rimane lo stupore difronte a un’azienda così avanzata che pareconoscere solo gli ostacoliburocratici e non leopportunità normativelegate alle assunzioni.Peraltro, spostandoci in altriterritori in cui Eataly èpresente, scopriamo che a Bologna, dopo unaprima fase fortementeconflittuale tra sindacati eazienda, si sono fatti diversipassi avanti. Il problema dei lavoratoriinterinali e dei tempideterminati, presenti in grannumero anche a Bologna, èstato via via risoltoattraverso l’introduzione deicontratti di apprendistato epercorsi di stabilizzazione;tanto che oggi dei 50dipendenti presenti quasi latotalità ha un contratto atempo indeterminato. Anche altre situazioni sono state sottoposteall’azienda dalla Filcams diBologna e poi risolte infavore degli addetti: livelli e inquadramentiprofessionali, lavoro festivo,

trattamento di malattia.Rimane una forte difficoltàalla condivisione di accordiscritti, ma almeno i passiavanti sono stati fatti e gliimpegni verbali mantenuti.Grazie anche alla presenzadi un gruppo di lavoratori,con una età media intorno ai 35 anni,fortemente motivato a farrispettare i propri diritti.Se da una parte èindiscutibile il valore degliinvestimenti che OscarFarinetti mette in campo,con una grande attenzioneal territorio in cui si insediae al suo sviluppo turistico,dall’altra dispiace notare larigidità con cui si approcciaogni volta alle relazionisindacali.A questo punto il confrontoverrà proposto anche alivello nazionale, proprioper evitare che gli sforzi fattie i risultati ottenuti dallesingole categorie territoriali,venga vanificato nondiventando patrimoniodell’intera azienda, in tuttele sue sedi.Vedremo se ancora unavolta ci si dovrà approcciareall’azienda iniziando dallademolizione dei pregiudizi ose Farinetti ha fatto tesorodelle esperienze. •

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Banchieri

DALLA PRIMAFarinetti e i sindacati. Medievali o moderni?

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Terziario08_ok 16/09/13 14:37 Pagina 20