Colle Rosso Settembre 2012

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il C olle R osso Periodico | N. 23| Ottobre 2012 | A cura del circolo SEL di Priverno | selpriverno.netsons.org MUSEI , DIO APOLLO CERCANSI P . 6 UNALTRA PRIVERNO P.2 QUESTIONI DI PRIMARIE IMPORTANZA Via Consolare, 201 - Priverno (LT) | Tel. 0773.913085 Fax. 0773 913324 - Cell. 348 4504927 | www.primacasa22.com COMPRAVENDITA | FINANZIAMENTI | MUTUI R ipartire dalla formazione: questo è lo snodo su cui il nazionale e il locale s’intrec- ciano. Si tratta di uno dei capitoli più importanti dell’idea di Paese con cui Vendola si candida alle primarie, per cambiare l’Italia. Dalla scuola, dall’Università, dal- la ricerca passa e si crea la società del futuro. Contemporaneamente sull’istru- zione pubblica si è accanita la mannaia del Governo. Sugli inse- gnanti, sui precari e sugli opera- tori della scuola viene scaricato il peso della crisi. Tra concorsi farsa e inverosimili aumenti di orario, viene ancor più mortificata una delle professioni peggio conside- rate e retribuite del ‘bel Paese’. Negli altri Stati per uscire dalla crisi si investe in istruzione e ricer- ca, in Italia si fa il contrario. Si ta- gliano le risorse alla scuola pub- blica, senza toccare i fondi per le scuole paritarie, le spese militari e i costi della politica. Poi c’è un immenso problema strutturale. Gli edifici scolastici sono pericolosi e fatiscenti. An- che a Priverno sono annunciati interventi di messa in sicurezza, ma ancora si è visto poco. Re- stano – nonostante l’impegno di insegnanti, operatori e genitori – questioni di ordinaria manuten- zione, pulizia e decoro. A Ceriara, ad esempio, è tuttora irrisolto il problema delle perdite dal tet- to e del riscaldamento. In molte scuole i genitori lamentano la scarsa pulizia dei giardini e dei cortili. Poi c’è il capitolo mensa. Abbia- mo denunciato l’irragionevo- lezza delle tariffe e l’assurda di- scriminazione dei non residenti. Soprattutto c’è il problema della qualità dei pasti e del modello di alimentazione. Con una battuta: siamo passati dai prodotti biolo- gici, dalla dieta mediterranea, dai cibi locali alla ‘mozzarella polac- ca’. In questo senso ci arrivano al- tre segnalazioni: vediamo di non ‘scherzare’ e di vigilare con estre- ma attenzione! Infine una buona notizia: nel Pia- no di dimensionamento scolasti- co viene accolta la proposta di ac- corpare l’Istituto d’arte all’Isiss, in modo da rispettare il parametro regionale dei 600 iscritti. Tuttavia, si tratta esclusivamente di un pri- mo passo nella giusta direzione e bisogna evitare trionfalismi. Que- sta scelta mette solo momentane- amente in sicurezza il sistema di istruzione superiore, mantenen- do la dirigenza, ma non risolve i problemi dell’avvenire. Resta la preoccupazione per il calo degli iscritti. Occorre, perciò, sviluppa- re una seria politica di rilancio delle nostre sedi scolastiche. I mali della scuola sono i nostri mali Scongiuriamo il falimento della fabbrica del futuro Zero in condotta alla politica locale e nazionale per non aver dato ascolto ad una semplice lezione di Angelo Delogu

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La scuola, le periferie (con una new entry), l'agricoltura sostenibile, i musei, le risorse culturali, Acqualatina. Questo e molto altro sul numero di Ottobre del Colle Rosso, l'informazione a portata di Colle

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il ColleRosso

Periodico | N. 23| Ottobre 2012 | A cura del circolo SEL di Priverno | selpriverno.netsons.org

Musei, Dio Apollo cercAnsi p. 6un’AltrA priverno p.2Questioni Di

priMArie iMportAnzA

Via Consolare, 201 - Priverno (LT) | Tel. 0773.913085 Fax. 0773 913324 - Cell. 348 4504927 | www.primacasa22.com

Compravendita | Finanziamenti | mutui

Ripartire dalla formazione: questo è lo snodo su cui il nazionale e il locale s’intrec-

ciano. Si tratta di uno dei capitoli più importanti dell’idea di Paese con cui Vendola si candida alle primarie, per cambiare l’Italia. Dalla scuola, dall’Università, dal-la ricerca passa e si crea la società del futuro. Contemporaneamente sull’istru-zione pubblica si è accanita la mannaia del Governo. Sugli inse-gnanti, sui precari e sugli opera-tori della scuola viene scaricato il peso della crisi. Tra concorsi farsa e inverosimili aumenti di orario, viene ancor più mortificata una delle professioni peggio conside-rate e retribuite del ‘bel Paese’. Negli altri Stati per uscire dalla crisi si investe in istruzione e ricer-ca, in Italia si fa il contrario. Si ta-gliano le risorse alla scuola pub-blica, senza toccare i fondi per le

scuole paritarie, le spese militari e i costi della politica. Poi c’è un immenso problema strutturale. Gli edifici scolastici sono pericolosi e fatiscenti. An-che a Priverno sono annunciati interventi di messa in sicurezza, ma ancora si è visto poco. Re-stano – nonostante l’impegno di insegnanti, operatori e genitori – questioni di ordinaria manuten-zione, pulizia e decoro. A Ceriara, ad esempio, è tuttora irrisolto il problema delle perdite dal tet-to e del riscaldamento. In molte scuole i genitori lamentano la scarsa pulizia dei giardini e dei cortili. Poi c’è il capitolo mensa. Abbia-mo denunciato l’irragionevo-lezza delle tariffe e l’assurda di-scriminazione dei non residenti. Soprattutto c’è il problema della qualità dei pasti e del modello di alimentazione. Con una battuta:

siamo passati dai prodotti biolo-gici, dalla dieta mediterranea, dai cibi locali alla ‘mozzarella polac-ca’. In questo senso ci arrivano al-tre segnalazioni: vediamo di non ‘scherzare’ e di vigilare con estre-ma attenzione!Infine una buona notizia: nel Pia-no di dimensionamento scolasti-co viene accolta la proposta di ac-corpare l’Istituto d’arte all’Isiss, in modo da rispettare il parametro regionale dei 600 iscritti. Tuttavia, si tratta esclusivamente di un pri-mo passo nella giusta direzione e bisogna evitare trionfalismi. Que-sta scelta mette solo momentane-amente in sicurezza il sistema di istruzione superiore, mantenen-do la dirigenza, ma non risolve i problemi dell’avvenire. Resta la preoccupazione per il calo degli iscritti. Occorre, perciò, sviluppa-re una seria politica di rilancio delle nostre sedi scolastiche.

I mali della scuola sono i nostri mali

Scongiuriamo il falimento della fabbrica del futuroZero in condotta alla politica locale e nazionale per non aver dato ascolto ad una semplice lezione

di Angelo Delogu

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Priverno è veramente destina-ta ad essere un paese-dormi-torio? E’ realmente destina-

ta ad essere legata a doppio filo al futuro delle imprese di costru-zione che fanno della cementifi-cazione e della costruzione il loro scopo ultimo oppure è possibile trovare un nuovo sbocco anche produttivo che possa rispettare e rilanciare il territorio e la comunità?Le domande non sono retoriche anche se potrebbero sembrar-lo; esse ad un’attenta analisi risultano essere invece punti centrali, se si vuole davvero cre-are un nuovo immagi-nario di paese.Bisogna quindi comin-ciare ad analizzare più da vicino le risorse diffuse che si hanno a disposizione sul territorio. Sco-priamo quindi di avere grossi patrimoni sotto forma di edifici storici e di interesse artistico, una discreta estensione di terreni col-tivabili con una notevole poten-zialità di generare risorse tipiche ed un fiume che, seppur tormen-tato da interventi barbari ed il più delle volte dissennati, mantiene

un grande potenziale attrattivo e quindi di sviluppo anche econo-mico.Tutto sta quindi ad imbroccare le scelte giuste, scelte impegnative ma che vadano in direzione “osti-nata e contraria” rispetto a quelle fatte - o non fatte - in questi dieci lunghi anni.Una tra le tante idee che potreb-

bero portare un significativo mi-glioramento della condizione occupazionale nel comune po-trebbe essere quella di cominciare a sviluppare un progetto di “risco-perta” dell’agricoltura biologica e di qualità, abbandonando, per quanto possibile, la produzione di tipo intensivo e dando priorità as-soluta allo sviluppo delle colture tradizionali che stanno lentamen-te scomparendo; praticando così

anche un atto di disobbedienza civile contro le scandalose decisio-ni della Corte di Giustizia UE e di Monti che vorrebbero impedire il libero scambio e la commercializ-zazione delle sementi tradizionali ed il km0.Per realizzare questi “nobili” in-tenti ci sono varie vie d’azione: si può pensare infatti di creare degli

orti didattici e/o tera-peutici per distruggere il falso stereotipo che lega l’agricoltura ad un’idea di lavoro umi-le e umiliante; si può pensare inoltre di dare in gestione ad associa-zioni di giovani ter-reni comunali lasciati all’abbandono con il vincolo che le colture

debbano essere Biologiche e che debbano essere “riassorbite” nel territorio.Questo ovviamente vuole essere solo uno “sPunto” per la ricon-versione economica della nostra comunità, che si andrebbe a col-legare egregiamente con gli altri settori - turismo ed edilizia soste-nibile-.Un’altra Priverno non è solo possi-bile, è necessaria.

Uno sviluppo sostenibileper Priverno è possibile?

di Carlo Miccinilli

È la terza segnalazione. Nessuna risposta. Nessun segna-le. Niente di niente. Eppure sono passati due anni: due anni nei quali SEL Priverno ha più volte posto l’atten-

zione sulla disastrosa situazione delle Autolinee e più in ge-nerale delle scale che giungono a Porta Romana. Illumina-zione scarsa o del tutto assente, sporcizia e rifiuti ovunque e piante che ormai hanno formato una specie di giungla tra il cemento (questo sarebbe un altro argomento da affron-tare). L’amministrazione continua ad essere cieca di fronte a questa realtà, come se nulla esistesse, sebbene tutto ciò si trovi in una delle zone più frequentate del nostro paesino. Sinistra Ecologia e Libertà Priverno in passato ha organiz-zato due giornate ecologiche in quella zona per cercare di far svegliare chi di dovere. Siamo di fronte ad una realtà da sempre difficile, eppure nulla si muove. Per non parlare de-gli ascensori, anche se è più opportuno parlare al singolare...

La selva oscura...di Davide Di Legge

Priverno, Via Consolare 131Tel. 0773 902433Fax 0773 914039

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Il gioco è già riuscito quattro anni fa, con qualche centi-naio di migliaia di euro alle-

gramente distribuiti in giro con la scusa del Bilancio Partecipa-tivo e poi con un paio di roton-de e qualche marciapiede; la maggioranza degli elettori cad-de nella trappola e dimenticò troppo facilmente errori e ritar-di della Giunta Macci e (colpa anche degli errori del Centro Si-nistra) confermò loro la fiducia. Oggi, a pochi mesi dalle elezio-ni e con un clamoroso fallimen-to politico e amministrativo che è sotto gli occhi di tutti ci ripro-vano, sperando che funzioni ancora. Il Bilancio comunale è sull’orlo del fallimento ma si è trovato lo stesso il modo di ac-cendere un mutuo milionario perchè un pò di asfalto non si nega a nessuno, qualche altra rotonda o qualche marciapide saranno certamente apprez-zati, e poi c’è il disastro di via Consolare da riparare; stanno finendo il restauro delle Mura Medievali e certamente prove-ranno, con l’inaugurazione, a far dimenticare il ritardo biblico

con cui quell’opera viene ulti-mata e soprattutto il buco nero nel quale è sprofondato ormai Palazzo Zaccaleoni o le case popolari di Via Volpe (e forse troveranno il modo di riaprire la torre di San Giorgio, magari solo per qualche giorno, come fecero tre anni fa); certamen-te inaugureranno il nuovo Mu-seo di Palazzo Antonelli, bella e costosa opera sulla cui conve-nienza ci siamo sempre interro-gati, ma che non può coprire il collasso di un Sistema Museale che una volta era una eccellen-za regionale e oggi è ridotto a una misera cosa, per non par-lare dello scandalo senza fine dell’Area Archeologica. E a completare l’operazione “scur-dammoce ‘o passato” ci pense-rà l’Assessore Provinciale Mar-tellucci con qualche guard rail e forse una rotonda da sistemare. Riusciranno i nostri amici a far dimenticare a questa Comunità il disastro in cui l’hanno condot-ta in questi nove anni? Stavolta scommettiamo sulla maturità delle donne e degli uomini di questo nostro paese.

Vogliamo una scuola che impieghi molto tempo ai giovani provenienti dalle classi più povere e disagiate, una scuola che non sia semplicemente un luogo dove imparare concetti, ma che insegni a ragionare con la pro-pria testa, a valutare persino cosa si studia, e criticarlo se necessario. Cosa possiamo fare noi giovani compagni di SEL Priverno? Un’azione simbolica, e al tempo stesso concreta, arrivata ormai al suo terzo anno di vita: le Ri-petizioni Gratuite.Quest’anno l’offerta formativa si allargherà notevolmente:Fisica ogni giovedì, dalle 17,00 alle 20,00. A cura di Carlo Miccinilli: [email protected], Storia ed Italiano, su appuntamento. A cura di Luigi Teodonio: [email protected] Tecnico, su appuntamento. A cura di Gabriele Delogu:[email protected] ogni mercoledì, dalle 17,30 alle 20,00. A cura di Pierluigi Vel-lucci ed Hashem Fayyazy: [email protected]

Ripetizioni gratuite, atto terzo

Acqualatina,arecaccia

gli bocchi!!Nelle scorse settimane abbiamo, come molti cittadini hanno già avuto modo di notare ed apprezzare, ab-biamo dato il via ad una campagna di “Obbedienza civile” nei confron-ti degli esiti referendari del Luglio 2011. In quell’occasione, oltre 26 milioni di italiani si recarono a vota-re e scelsero, tra le altre cose, di tra-sformare nuovamente l’acqua in un servizio pubblico. Ma cosa vuol dire, nel concreto, questo? Che, semplice-mente, il gestore del servizio idrico non potrà più trarre profitto dalle sue attività. E, quindi, non potrà ri-caricare le nostre bollette di una epr-centuale minima del 7%.Nell’ultimo anno e mezzo circa Ac-quaLatina, come molti altri gesto-ri del servizio idrico in Italia, hanno “casualmente” ignorato l’esito refe-rendario, continuando ad applicare la percentuale “variabile” dei loro guadagni. Ciò si è tradotto in un in-cremento del 10% per le bollette del 2011 e del 7,3% per quelle del 2012. Soldi indebitamente riscossi da Ac-quaLatina.Per questo stiamo distribuendo una lettera con la quale i cittadini possa-no richiedere la restituzione di que-sti soldi. Perché i cittadini facciano rispettare i loro diritti e tornino in posesso del loro denaro. Ci troverai ogni mercoledì al mercato, potrai avere tutte le info che cerchi.

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Locale

“Conoscere il patrimo-nio signifi-

ca far crescere opi-nioni, sentimenti, creatività. Significa diventare cittadini di domani consa-pevoli delle nostre radici”. Questa è l’idea base di “Si-stema Museo”, ov-vero la cooperativa che gestisce i servizi didattici dei musei di Priverno. Ogni anno, alla riapertura degli istituti scolastici, gli addetti trasmettono i materia-li informativi per poter prendere appuntamento per le visite ed i la-boratori, tagliati a misura di diver-se fasce d’età infantili. L’approccio scelto dagli educatori al patrimo-nio ed il materiale a disposizione renderanno l’apprendimento più semplice e divertente, ma al tem-po stesso più completo. Al bam-bino è rimesso un ruolo attivo, si pensi, per citarne uno, al labora-torio “costruiamo un orologio notturno” utilizzato per leggere le ore di notte con la semplice os-servazione del cielo stellato, pre-visto dal Museo per la Matemati-

ca. Il connubio scuola-museo è un chiaro segno di attenzione all’e-ducazione e alla cultura e lascia esperienze che segnano la nostra memoria. Importante sarebbe coltivare questo ricordo, magari rivisitando i musei in età adulta e informare circa la loro esisten-za anche i nostri amici “forestie-ri”. Discorso a parte meritano le scelte amministrative. Facciamo un esiguo quadro della situazio-ne. Sappiamo che la sede del mu-seo archeologico è stata trasferita dalla struttura di Santa Chiara al Palazzo Valeriani Guarini in piaz-za del Comune. Sconosciuta la data di apertura, come sconosciu-to è l’uso al quale sarà destinata la ormai vecchia struttura di San-ta Chiara. A proposito invece del

museo medievale, quello situato nel Borgo di Fossano-va, sappiamo che è in vendita e che il Ministero dei Beni culturali vanti il di-ritto di prelazione, che probabilmente non è intenziona-to ad esercitare. La conseguenza è che questo bene sareb-

be sul libero mercato, ma con il vincolo di destinazione allo stesso uso attuale e cioè a museo. Nessu-na svolta per l’area archeologica di Privernum ormai transennata e abbandonata, anche se sul sito internet del Comune risulta visi-tabile su prenotazione e con la foto illustrativa potremmo gio-carci a “trova le differenze” con una foto di scatto recente. Comu-ne dovrebbe essere il desiderio di tutela e rivendicazione del nostro patrimonio storico-artistico, do-vremmo metterlo al centro per attirare quello “strano” fenome-no chiamato turismo, che non ci farebbe altro che bene, ma sul quale si ha la sensazione di avere paura ad investire.

Sistema Museale privernate, futuro incerto

Apollo, Dio delle Arti, aiutaci tu!!di Martina D’Atino

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. O, tanto per restare nell’alveo del-

le frasi fatte e dei proverbi, di chi vuol fare orecchie da mercante. Esattamente come recita il titolo di questa nostra rubrica.Perché i nostri carissimi ammini-stratori potranno anche accusarci di tutte le nefandezze di questo mondo, ma di certo non potranno dirci che li avevamo avvertiti.

I geniettidell’appalto

«Attenti, che su questi ultimi appalti state prendendo delle cantonate pazzesche». O, ancora. «Attenzione, perché se continuate su questa strada potreste finire con lo scottarvi». Suonavano più o meno così, le nostre raccomandazioni. Consigli quasi da genitore che vede il figlio andare a sbattere contro un palo della corrente. Ma niente, hanno pre-ferito fare di testa loro e ora ne pagano, amaramente, le conseguenze.Come, ad esempio, nel caso dell’appalto sui trasporti pubblici locali. Sospeso prima e cancellato dopo a seguito del ricorso al TAR del Lazio da parte della Satline. La prima aggiudicazione era di fatto irregolare perché le buste sono state aperte in seduta privata anziché pubbli-ca. Come vuole, ingenuamente, la Legge della Repubblica Italiana. Questa piccola “disattenzione” è costata altri 16.000 euro alle esangui casse comunali: 10.000 euro per le spese legali e 6.000 euro per pagare gli esperti (sic.) che si sono occupati della faccenda. Davvero gran begli esperti. Complimenti.Stessa fine, sembra, sta facendo l’appalto per la realizzazione del par-cheggio presso la stazione ferroviaria di Fossanova. Quale assessore ci aveva rassicurato che fosse tutto apposto. Un’inezia, una piccolez-za; la sospensiva avanzata dalla ditta che aveva vinto il bando ma la cui offerta non era stata ritenuta tecnicamente valida non sarebbe mai stata accettata dal TAR del Lazio. La storia, purtroppo, racconta tutt’altro. E i lavori sono ancora tristemente bloccati.

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LocaleIl pianto dei quartieri che si sentono traditi da chi ha promesso e non mantiene

Lamento notturno di un cittadino errante di Ceriaradi Erica Serra

È notte fonda e lontano, molto lontano si sentono delle voci. È quasi inafferrabile il suono, ma ten-dendo l’orecchio si può quasi distinguere il timbro vocale. Ma a dire il vero non è un suono è un lamento. Sì, mi pare sia un pianto leggero.

Parto da via Sant’Angelo, la macchina, ultimo ausilio della tecnologia, copre ogni rumore. Nella velocità l’occhio perde la vista di qualsiasi particolare, gli odori vengono sopraffatti dalla puzza di benzina. È la morte dei sensi, ma necessaria. Cambio lentamente le marce. Valle Sparna, via Schito, Colle Sughereto. Poi torno indietro. Vado verso Mezzagosto, verso Le Crete. Via Spadelle, via Stradone Largo. Passo da-vanti l’area archeologica abbandonata e quel suono copre quasi il rombo dell’auto. Dovunque sento questo rumore. Allora costeggio il fiume Amaseno, proseguo sotto Roccasecca, che mi guarda minacciosa dall’alto. Mi reco alla Fornace, arrivo a Fossanova. Ancora un fortissimo lamento.Torno indietro. San Martino, salgo a Boschetto, Macallè. Scendo ai Cricilli. Ritorno a Ceriara. Passando per Pruneto, arrivo a Colle Menardo e, infine, ritorno al punto di partenza. Ovunque quel lamento, ovunque è degrado. Strade abbandonate, cumuli di immondizia, erbacce, rovi. Nel parco vicino alle poste di Ceria-ra quel rumore si sente più forte. Mai quanto a ridosso della scuola: lì sembra di sentire le grida dei bimbi. Eppure c’è un certo attivismo. Noto persone che si muovono acquattate. Camminano a passi felpati, si nascondono. S’incontrano ai lati delle strade, parlano fitte. Nessuno riesce a capire cosa sia quel suono e come si possa farlo tacere, per riuscire a dormire. Ho quasi paura, premo più forte sull’acceleratore. Trovo una persona in mezzo alla strada che non si sposta. Ho una fifa terribile. Non so come, ma mi faccio coraggio. Apro il finestrino e gli dico di spostarsi. A quel punto inizia tra noi un discorso lungo e cordiale. Lui mi dice che quello che si sente è il lamento delle periferie. Le periferie che dopo troppe promesse non mantenute, non ne possono più. Si sentono trascurate e abbandonate. Per questo piangono le lacrime più amare. È l’unico modo che hanno per ribellarsi. Parliamo di Ceriara e di tutte le periferie di Priverno, dei loro problemi. Dei problemi degli agricoltori. Da buoni ceriaroli ci capiamo al volo. Gli chiedo: “Ma di che parte di Ceriara sei?”. “Io? Ma io so’ delle Farneta!”

È passato circa un anno dal pri-mo furto di rame al cimitero di Priverno. Sdegno e incre-

dulità furono le prime sensazioni che colpirono la nostra comunità: nessun cittadino si aspettava un simile gesto; né tanto meno se lo aspettavano il custode e gli addet-ti ai lavori. I quali, commentando con sarcasmo il fattaccio, attribui-rono la colpa alla crisi che attana-glia il paese, quasi a giustificare il gesto di qualche balordo spinto dall’estremo bisogno. La frequenza dei furti, però, non possiamo con-tinuare a dire la stessa cosa. I furti sono avvenuti a ripetizione, ogni settimana un caso, ogni settimana altro rame razziato. Grondaie, tubi, perfino i collari, infine effigie raf-figuranti i Santi: nulla sembra sal-varsi dalla “furia devastatrice” de-gli ignoti malviventi. E in tutto ciò, l’amministrazione comunale cosa sta facendo per impedire che tutto ciò accadesse? Come reagisce a tale sopruso? Al momento pensa... E nel frattanto che loro pensano, studia-no soluzioni e gridano allo scanda-lo, i furti sono ormai all’ordine del giorno. I ladri agiscono indisturba-ti e la povera gente corre ai ripari comprando materiale in PVC color

testa di moro per sostituire degna-mente il pregiato rame. Basterebbe poco, molto poco per porre freno allo scempio che sta accadendo. Una telecamera finta, ad esempio, sarebbe perfetta per l’occorrenza. E il menefreghismo che regna so-vrano sulla faccenda fa rabbrividire i futuri inquilini di quei luoghi, che nulla possono contro l’assordante silenzio della giustizia. Per gli inquilini del Palazzo Comu-nale, invece, sembra avere molta più importanza la scadenza tren-tennale dell’affitto dei loculi. I lavo-ri di liberazione e ristrutturazione dei loculi procedono a gran ritmo sotto la direzione della “Agape so-cietà cooperativa sociale”. Gente per bene, senza dubbio. Ma il fra-stuono e la confusione che si crea-no, fanno da contraltare al silenzio eterno tipico del camposanto.I ritmi serrati dei lavori hanno poi provocato qualche frizione tra i parenti dei defunti e l’amministra-

zione. In molti lamentano il fatto di non essere stati avvertiti per tem-po, ma di aver trovato un foglietti-no appiccicato sulla lapide che li av-vertiva di quanto accaduto. Certo, non c’è più l’obbligo di chiamata, ma i più hanno avuto la sensazio-ne di essere trattati alla stregua di sciacalli pronti ad impossessarsi del posto. Con la speranza che la riesu-mazione sia stata effettuata a “re-gola d’arte”. Non essendo più ob-bligatoria la presenza del medico della ASL alla riapertura della bara, si è proceduto un po’ a “spanne”. Se la salma era decomposta, i resti venivano chiusi in una cassettina e conservate nel deposito comuna-le; in caso contrario, veniva chiusa nuovamente nella bara e sepolta a terra. D’altronde c’era bisogno di liberare quei loculi così che l’ammi-nistrazione potesse far cassa riven-dendoli a caro prezzo.Questa storia ci insegna che gli sciacalli sono dappertutto, anche al cimitero. Non c’è più la quiete all’ombra dei cipressi, solo desola-zione, amarezza e ingiustizia. L’uni-co sistema per fermare questo scia-callaggio è l’uguaglianza dei loculi, lapidi e decorazioni come sta avve-nendo in diversi paesi. Amen.

Il cimitero deglisciacalli

di Peppe Scarpinella

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Nazionale

Il 25 novembre ci saranno le primarie per la le-adership del centro-sinistra. Per la prima volta, le primarie nazionali si preannunciano come una

vera sfida , nella quale la competizione sarà reale , grazie a candidati che pongono all’interno dell’a-genda politica istanze alternative tra loro. Rilevante sarà il risultato finale: con esso ver-rà definito l’itinerario politico del centro-sinistra dei prossimi anni e probabilmente il futuro dell’intero Paese. La contingenza economica non permette passi falsi o cambia-menti solo illusori: è necessario che la politica riprenda il suo ruolo con proposte che siano in grado di in-cidere realmente sulla vita della persone. Negli ultimi trent’anni, la crescita economica ha fortemen-te favorito la rendita dei capitali a tutto svantaggio del reddito da la-voro. La distribuzione del reddito si è polarizzata,rendendo ricchissimi i (pochi) ricchi e più poveri tutti gli altri. Alla base di questo mutamen-to epocale, in cui coesione sociale e piena occupazione appaiono tra-guardi sempre più irraggiungibili, ci sono anni di ideologia ipercapitali-sta che ha convinto i governi di tutto il mondo che un certo modo di perseguire la crescita economica, in cui gli Stati non interferivano troppo negli affa-ri dell’economia, fosse l’unico obiettivo di cui ci si doveva necessariamente preoccupare, quasi che il resto seguisse da sé. La giustizia sociale è invece il punto da porre all’interno di una qualsiasi ipotesi di governo alternativo. Bisogna mettere in discussione i rapporti di forza sui quali questo Paese per troppo

tempo si è basato, colpendo privilegi e corporazioni varie, nel pubblico e nel privato. Occorre una rior-ganizzazione del settore pubblico che lo renda più efficiente, abbattendo sprechi affinché nemmeno un euro delle tasse vada sprecato. Se agiremo cosi uno stato sociale generoso ed efficiente diventerà

l’inattaccabile orgoglio di un paese e non l’emblema del suo declino. Abbiamo il compito creare un set-tore produttivo d’avanguardia in cui si ponga in essere una adegua-ta politica industriale , innovando e convertendo ecologicamente le produzioni . La formazione, la cre-atività, sono la vera via d’uscita per il nostro Paese ed è giunto il mo-mento per la politica di dare delle priorità di sviluppo. La cultura è il petrolio d’Italia e con esso potrem-mo creare realmente un distretto economico, ponendo fine alla ver-gognosa incuria dei nostri beni arti-stico-culturali. E poi bisogna ridurre i contratti atipici,restituendo digni-tà nel lavoro alle giovani genera-zioni attraverso l’introduzione del reddito minimo garantito, tassare le rendite, le transazioni finanziare ed

i grandi patrimoni, riducendo al contempo le spese militari. Sono temi fondamentali nella costruzione dell’alternativa, sono temi che poniamo grazie alla candidatura di Nichi Vendola. Dobbiamo riprender-ci il nostro Paese, prima che sia troppo tardi: per questo vi invitiamo ad unirvi a noi affinchè queste importanti idee possano far cambiare, per davvero, il contesto in cui viviamo. Proviamoci, proviamoci insieme.

Questioni primarie per cambiare l’Italiadi Paolo Bovieri

Si torna in Piazza. si torna a raccogliere firme per due altri re-

ferendum. Questa volta, mirino centrato verso il mondo del lavoro. I quesi-ti referendari che dovrebbero essere sottoposti al giudizio dei cittadini ri-guardano le riforme dell’articolo otto e dell’articolo diciotto dello Statuto dei Lavoratori.L’articolo 8 venne cancellato con un colpo di mano del Governo Berlusco-ni nell’Agosto del 2011. Con questa riforma, venne sostanzialmente abo-lito il valore del contratto nazionale del lavoro, permettendo con accordi aziendali, deroghe sui diritti fonda-mentali dei lavoratori fondamentali

dei lavoratori quali la clas-sificazione e l’inquadra-mento del personale, l’o-rario di lavoro e i contratti a orario ridotto.L’articolo 18, invece, è sta-

to “modificato” all’interno della Ri-forma Fornero, cancellando la norma che imponeva il reintegro dei lavora-tori in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo. L’articolo 18 è stato quindi mano-messo nella sua essenza e nella sua funzione.Con i due quesiti, vogliamo ripristi-nare la certezza dei diritti per tutti e rispettare i principi della Costituzio-ne.Firma, è per una giusta causa!!

Firma, è per una giusta causa

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Nazionale

Siamo all’improvvisazione, vivia-mo ormai alla giornata; per la scuola non c’è un disegno, una vi-sione, un obiettivo se non quello di degradarla, di umiliarla, di de-predarla. Si inseriscono qua e là ar-ticoli ora in una legge di stabilità, ora in una legge di rivisitazione della spesa pubblica, ora in una manovra che cambiano le regole del gioco da un momento all’altro in barba ai contratti nazionali, alle più elementari regole del vivere ci-vile, alla necessità di condividere, di concertare. Aumento dell’età pensionabile, diminuzione degli ammortizzatori sociali, tagli alla sanità, tagli alla scuola, tutto in perfetta continuità con i tagli oriz-zontali di non lontana memoria che finiscono per colpire solo e sempre le fascie sociali più deboli. Senza vere riforme strutturali che possano incidere veramente sugli sprechi e che facciano pagare se-condo principi di proporzionali-tà e di equità. Tra i tanti il tema del dimensionamento scolastico e quello, dibattuto negli ultimi gior-ni, sull’aumento delle ore di lezio-ne frontale dei docenti.Il dimensionamento scola-stico è stato tema di forti controversie tra Regioni e Stato sfociate in sette di-versi ricorsi delle regioni Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Umbria, Puglia, Basilicata e Sicilia (da no-tare l’assenza della Regine Lazio) presso la Corte Co-stituzionale dubbi di legit-timità costituzionale tra gli altri dell’art. 9 comma 4 del d.L. 98/2011 conver-tito nella legge 111/2011 che prevedeva, in estrema

sintesi, la costituzione di istituti comprensivi con non meno di mil-le alunni. La Corte Costituzionale con sentenza del 4 giugno 2012 dichiara l’illegittimità costituzio-nale del comma detto. Senza en-trare troppop in dettagli giuridici, l’incostituzionalità deriva dal fatto che la materia è oggetto di legi-slazione concorrente tra Stato e Regioni.Comunque a seguito della citata L. 111/2011 si è proceduto ad accor-pamenti, spesso anche folkloristi-ci e fantasiosi, che a seguito della sentenza detta non sono comun-que stati rivisti.Le considerazioni sono quindi che tutto è avvenuto in totale spregio di ogni principio didattico – orga-nizzativo, delle competenze delle Regioni e della sentenza, disatte-sa, della Corte Costituzionale.Ultimo attacco alla scuola, in ordi-ne di tempo, quello contenuto ne-gli articoli da 30 a 48 della propo-sta, ormai definitiva, della legge di stabilità che a breve dovrebbe essere discussa in Parlamento. In particolare l’art. 42 prevede che “l’impegno per l’insegnamento

del personale docente … è di 24 ore settimanali” senza aumenti stipendiali. Non si capisce cosa vo-glia significare “impegno”, infatti l’impegno già oggi è più che dop-pio di quello indicato che viene speso per la preparazione delle le-zioni, per i progetti curriculari ed extra-curriculari, per la program-mazione, per la preparazione dei compiti e per la loro correzione, per la partecipazione agli orga-ni collegiali, per la formazione e per l’autoformazione, per il rice-vimento dei genitori, per i corsi di recupero, per l’organizzazione e l’effettuazione dei viaggi d’istru-zione. Se invece vuol significare ore di lezione frontale ciò vorreb-be dire parlare e vigilare continua-tivamente per 5 ore al giorno; sfi-do chiunque a farlo sempre e solo nella stessa disciplina. In entrambi i casi, a parte che la questione è di competenza della contrattazione collettiva nazionale, chi ha pensa-to questa norma non sa nemmeno lontanamente cosa sia il mondo della scuola. O può darsi che abbia voluto solo infliggere l’ennesima umiliazione a tutti quelli che lavo-

rano nel pubblico impiego e in particolare nella scuo-la.Le questioni poste sono avvenute a distanza di un anno una dall’altra, ma nel corso di questo anno solo se volessimo elencare gli attacchi subiti dalla scuola non basterebbero le pagi-ne di questo giornalino. Domani, tornando a scuo-la, non sono sicuro se sarà come oggi o se nella not-tata qualcos’altro sarà cambiato. Carpe diem.

Scuola, del doman non v’è certezzadi Domenico De Angelis

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Secondo alcuni studi condotti a livello europeo è emerso che l’Italia è il Paese più indi-

sciplinato a livello alimentare tra quelli dell’Unione Europea. Pur-troppo dopo un’attenta analisi si è scoperto che i bimbi italiani sono quelli con il più alto tasso di obesi-tà infantile, dato sconfortante per il Paese della Dieta Mediterranea, per il Paese dove la buona cucina è uno dei fiori all’occhiello e de-gli orgogli nazionali. Da quanto emerso dagli studi i bimbi obesi in Italia sono il 21%, un dato incre-dibilmente alto se comparato con il 14% fatto segnare dai pari età danesi.Spesso e volentieri i bimbi obesi sono quelli che in famiglia han-no almeno un genitore in sovrap-peso. E non è raro trovare nelle famiglie italiane un adulto con qualche chilo di troppo. Anche per i più grandi, infatti, restiamo nelle primissime posizioni della poco onorevole graduatoria eu-ropea. Secondo questi dati il 65% degli italiani è sovrappeso, men-tre la percentuale di italiane so-vrappeso si attesta al 35%. Dati poco incoraggianti, insomma.Spesso e volentieri, questi chili di troppo sono dovuti alla cattiva

alimentazione e alla scarsa atti-vità fisica. Non solo siamo i più indisciplinati a livello alimentare, ma anche i più pigri in quanto a

movimento quotidiano. La gran parte della popolazione italiana passa sempre più tempo davanti la tv piuttosto che all’aria aper-ta, stanno pian piano sparendo le

passeggiate domenicali all’aperto per lasciar spazio ai pomeriggi da spettatore davanti la tv a oziare sul divano a discapito della forma fisica.Mai come in questo caso, insom-ma, è il caso di tornare alle vec-chie abitudini. Come, ad esempio, lasciare qualche volta macchina in garage e muoversi di più a piedi: ne trarremmo giovamento sia a livello fisico che pecuniario visti i continui rincari del prezzo della benzina. Dovremmo favorire lo sport in età infantile affinché le nuove generazioni possano cre-scere sane, preservandosi da tut-ti i problemi che l’obesità porta. Avremmo generazioni future libe-re, o quasi, da disfunzioni cardio-circolatorie, diabete e soprattutto un’aspettativa di vita superiore ri-spetto a una persona sovrappeso o addirittura obesa.Non sempre, però, buona salute e peso nella norma vogliono dire voler rinunciare ai piaceri della buona tavola. Anche l’adulto, se pratica regolare attività fisica – basta anche una sana camminata o un po’ di attività fisica in pale-stra – può tenere sotto controllo il proprio peso senza rinunciare alla lasagna domenicale della nonna.

Italiani, popolo in sovrappeso?di Lorenzo Proietti

PRIMARIE 2012