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Saggio di DANILO CARUSO sull'archeologia antica di Colle Madore (Lercara Friddi) riguardante la sua tesi di localizzazione del "tempio di Afrodite / (finto) sepolcro di Minosse" - Catania, novembre 2004Sintesi: http://danilocaruso.blogspot.it/2010/12/il-tempio-di-afrodite-sepolcro-di.html / https://www.youtube.com/watch?v=_J6s7kceeugPer approfondimenti: http://danilocaruso.blogspot.it/2014/06/antonino-caruso.html

Transcript of archeologia Colle Madore

DANILO CARUSO in collaborazione con ANTONINO CARUSO SICANIA Il sito sicano di Colle Madore: dalla leggenda alla realt 1IntroduzioneVieni da Creta a questo sacro tempiodove cresce per te un amabile boscodi meli e dagli altari si levafumo dincenso,e al di l dai rami dei meli sussurraun fresco ruscello, ovunque sallargaombra di rose, da mormoranti frondestilla sopore,il prato delle cavalle in germoglio di fiori primaverili,dolce soffia la brezza cingiti qui della tua benda, Cipride,in coppe doro con un lieve gestoversa nettare divino mescolato alla festa.Saffouesto lavoro sorto dallamore per la verit (filo-sofia), una verit che riguarda ilconcretizzarsi di un sognonel 1995: liniziodellepopea archeologica di ColleMadore. Questo aveva da sempre attirato lattenzione, ma solo allora la Soprin-tendenza ai Beni Culturali di Palermo ha potuto dare il via alla prima campagna di scavi.Linput di questo grandioso meccanismo stato un gesto, unico ed irripetibile nel suo ge-nere. La Donazione Caruso (1992) dei primi reperti rinvenuti casualmente ha proiettato ilComune di Lercara Friddi in una dimensione del tutto nuova. Il paese salito agli onoridelle cronache per leccezionalit ed il pregio degli esemplari donati. Questo atto disinte-ressato ha fatto del Madore una zona archeologica di primissimo interesse. Assistiamo aldisvelarsi di una storia che si immortalata nel suolo, come le scene dellurna di Keats, ecome lui ci facciamo avvincere dal fascino delleterno e dal mistero della vita. Tutto ciche si riferisce allinsediamento sicano su questo colle ha innanzitutto un significato esi-stenziale, pi che storico ed archeologico. La conoscenza del passato e lamore per la ri-cerca non sono fini a se stessi: studiamo gli eventi del tempo trascorso perch sono staticostruiti dagli uomini, e da essi possiamotrarre utili insegnamenti. Il XX secolo statotestimone delle pi gravi aberrazioni della ragione umana: sarebbe bello che dalla passioneperlindaginescientificagli uominitraesserolospuntoperrisvegliarsidailorotorporidogmatici ed in essa trovassero la forza per sconfiggere gli odi ed eliminare i conflitti. O-ramai passato tempo dalla Donazione di Antonino Caruso (ottobre-novembre 1992) diquesti ritrovamenti della zona archeologica di Lercara Friddi, passando per il settembre del99, in cui con i contenuti di questa monografia sui Sicani e Colle Madore identificai il sa-cello di Colle Madore con il Tempio di Afrodite/Sepolcro di Minosse (gi nel 1995 ilQ2mensile della provincia di Palermo pubblic un mio articolo sulla realt archeologica ler-carese e nello stesso 1999 la mia tesi appena divulgata fu inserita nel documentario in vi-deocassetta su Lercara Dai Sicani al futuro). Il biennio successivo mi ha consentito diesplicitare, approfondire edampliare il secondocapitolodel testo(terminatonellagostodel 2001). Prima di questa pubblicazione il saggio era stato diffuso abbondantemente indue edizioni: Lercara Friddi agosto 2001 e Palermo gennaio 2004. La terza campagna discavi (marzo-giugno 2004) ha dato lo spunto per la conferma della mia tesi e perlaggiunta di un terzo capitolo. Ma inquesto momento vale la pena ricordare purequellelenco di reperti donati da mio padre, elenco che costituisce in larga parte di esso ilnucleo pi pregevole con pochi (per il pregio) altri ritrovati dopo gli scavi (che per il nu-mero sono molto di pi) di tutti quelli che sono stati esposti nella saletta museale della bi-blioteca comunale. Anche volendo fare una gerarchia tutti i ritrovamenti sono preziosi peril loro valore di testimonianza, e non a caso hanno meritato con il proseguire dellinteressedegli studiosi e della soprintendenza lappellativo di citt archeologica al nostro comune.LA DONAZIONE CARUSO (1992)(il numero tra parentesi quello di catalo-gazione dato in Colle Madore/Un caso diellenizzazioneinterrasicana, acuradiS.Vassallo, Palermo 1999)le sette lamine bronzee (14-20)uno spiedo (35)un modellino di capanna (36)i due vasi multipli (37-38)una oinochoe, brocchetta (79)un pithos con decorazione dipinta (174)due lekythoi, vasi (252-253)due olpai, brocchette (272-273)un coperchio di pisside (359)la celebre edicola (373)il bacino per acqua lustrale (380)unanfora corinzia (385)unanfora samia (398)due anfore (403-404)un mortaio (432)due pesi da telaio (471-472)una fuseruola (480)Dopo la donazione e gli scavi condotti dalla soprintendenza nel 95 e nel 98 il va-lentissimo dott. S. Vassallo ha curato la direzione del catalogo dei reperti (pubblicato nel1999), alla cui presentazione ebbi ad intervenire, a titolo di studioso e di donazione, pro-nunziando questo discorso.3Quando nel 1992 ci fu la Donazione Caruso dei primi reperti, nessuno immagina-va che lavventura archeologica arrivasse a questi sviluppi cos sorprendenti da andare aldi l di tutte le aspettative. Ma come dice il Poeta, poca favilla gran fiamma seconda.Sono passati otto anni, e se questo sogno continuato il merito di chi ha permesso checontinuasse: dellattuale amministrazione e della Soprintendenza ai Beni Culturali di Pa-lermo. A loro va ancora una volta il nostro pi caloroso e vivo ringraziamento in questacircostanza: la presentazione dellopera diretta dal Dottore Vassallo. Questo catalogo, cheriguarda una parte dei reperti bello; e laggettivo bello ha una valenza non solamente e-stetica, ma anche etica e gnoseologica: bello perch mostra nel suo dettaglio informativoun rispetto verso tutti gli studiosi del sito sicano, i quali anche sulla base testimoniale deireperti si adoperano per la ricostruzione storica trovandovi suffragi. Una ricostruzione sto-rica che deve essere fondata, come insegna GiambattistaViconellaScienzaNuova,sullaccertamento del vero e sullavveramento del certo. Con questo metodo noi riuscire-mo ad allargare lorizzonte delle nostre conoscenze. Colle Madore una ricchezza umanae sociale. Fu abitato da uomini come noi, e conoscere la loro storia vuol dire arricchire lanostra umanit. Ma questa storia pu avere risvolti pratici e ricadute immediate per la no-stra comunit. Se si riuscir a far sostare in questarea i turisti che transitano sulla Paler-mo-Agrigento avremo conseguito una meta che vale pi di cinque punti. E la Pro Loco chiamata in prima persona alla realizzazione di questo obiettivo. Si deve smettere di pen-sare che le cose siano ovunque fuorch qui, che le cose belle le abbiano gli altri, e che legrandiimpreseriescanosolamenteaglialtri. Lercarahaunpatrimoniodibeniculturalinon indifferenti, e larcheologia ne il fiore allocchiello. La Donazione, nella fattispecie avvenuta qui, non altrove, e potrebbe figurare comodamente tra le pagine dellElogiodella follia di Erasmo. A quel gesto si poi congiunto un saggio di ricerche, quasi a volercreare unsinolo, unasostanza completa dimateriaeforma. nostroauspiciochetuttoquesto possa giovare in qualche modo al paese di Lercara ed ai suoi giovani. (BibliotecaComunale G. Mavaro di Lercara Friddi Sala Conferenze 10 maggio 2000)4CAP. IChi erano i Sicanie notizie sui popoli che abitarono la Sicilia nel periodo precedente la colonizzazionegreca, iniziata secondo la tradizione nel 734 a.C. con la fondazione di Nasso da par-te dei Calcidesi dellEubea, ci provengono dagli storici greci. I colonizzatori si tro-varono di fronte unisola suddivisa in aree di influenza fra distinte etnie che avevano avutofasi di insediamento non comuni. Della Sicilia cos narra Tucidide ne La guerra del Pelo-ponneso1.Fu abitata fin da epoca remota, ed ecco quali furono complessivamente i popoliche loccuparono. I pi antichi abitatori di una parte del paese furono secondo la tradizionei Ciclopi e i Lestrigoni. Ma la loro stirpe, il loro luogo di origine, la meta della loro suc-cessiva emigrazione sono dati che non posso fornire. Bisogna accontentarsi delle tradizio-ni poetiche e di quellidea che ognuno pu essersi fatta su queste popolazioni. I primi asuccedere loro devono essere stati i Sicani, che a quanto essi dicono, avrebbero anzi pre-ceduti i Ciclopi e i Lestrigoni, essendo autoctoni; ma in realt risulta che i Sicani eranoIberi, stanziati presso il fiume Sicano in Iberia, da dove i Liguri li scacciarono. Da lorolisola, che prima si chiamava Trinacria, fin col prendere il nome di Sicania. Ancora oggii Sicani abitanolaparteoccidentaledellaSicilia. Dopolacadutadi IlioungruppodiTroiani, scampati su navi, alla caccia degli Achei, approdarono alle coste della Sicilia, e,stabilita la loro sede ai confini dei Sicani, furono tutti compresi sotto il nome di Elimi; e leloro citt furono chiamate Erice e Segesta. Si stanziarono presso di loro un gruppo di Fo-cesi reduci da Troia, sbattuti in quelloccasione da una tempesta, prima verso la Libia, poiverso la Sicilia. I Siculi passarono in Sicilia dallItalia dove vivevano per evitare lurtocon gli Opici. Una tradizione verosimile dice che, aspettato il momento buono passaronosu zattere mentre il vento spirava da terra; ma questa non sar forse stata proprio lunicaloro maniera di approdo. Esistono ancor oggi in Italia dei Siculi; anzi la regione fu coschiamata, Italia, da Italo, uno dei Siculi che aveva questo nome. Giunti in Sicilia con nu-meroso esercito e vinti in battaglia i Sicani, li scacciarono verso la parte meridionale e oc-cidentale dellisola.Eda essiil nome di Sicaniasimutin quellodi Sicilia.Passatolostretto, tennero e occuparono la parte migliore del paese, per circa trecento anni fino allavenuta degli Elleni in Sicilia;e ancoroggi occupanola regione centrale e settentrionaledellisola. Si erano stanziati inoltre, su tutta la costa sicula, i Fenici, che si riservarono ipromontori sul mare e le isolette adiacenti, per il loro commercio con i Siculi. Ma in segui-to a successivo approdo degli Elleni, dovuto alla loro numerosa emigrazione transmarina,abbandonate quasi tutte le coste e raccoltisi in vicinanza degli Elimi, si tennero Motia, So-lunto e Panormo. Dava loro affidamento lalleanza con gli Elimi e il fatto che quello ilpunto di pi breve traversata tra Cartagine e la Sicilia. In tal numero dunque e in tal ma-1I brani di Tucidide (La guerra del Peloponneso) e di Erodoto (Storie) sono tratti daedizioni Newton Compton, 1997, rispettivamente pagg. 296-297 e pagg. 421-422.L5niera i barbari si stanziarono in Sicilia. I Calcidesi furono i primi Elleni che, approdati alcomando dellecista Tucle, fondarono Nasso (VI, 2-3.1).Filisto di Siracusa concorda con la tesi toponomastica di Tucidide sullorigine deiSicani (il fiume Sicano potrebbe essere lo Jucar che si riversa nel Mediterraneo dal golfodi Valencia). Le ipotesi in questo caso sono due: i Sicani erano una popolazione preindo-europea che dallarea iberica raggiunse la Sicilia a) via mare, b) via terra, traversando lapenisola (il che comproverebbe la tesi di unaffinit con iSiculi). Ma Timeoe Diodoroconsideravano i Sicani autoctoni. Alla teoria della migrazione se ne aggiunge unaltra inbase alla quale i Sicani potrebbero essere un popolo indoeuropeo che entrando nellisolaha smarrito la sua memoria. Comunque i Sicani bench abbiano in comune con i Siculi laradice del proprio nome dovrebbero essere non indoeuropei, infatti la loro lingua non ap-partiene a quel ceppo. Le affinit siculo-sicane sarebbero attestate dal presupporre che iSicani nel loro cammino migratorio abbiano sostato nel Lazio, unarea che inglobava quel-la di provenienza dei Siculi (chiamati dalla tradizione in vari modi) in Sicilia: dal setten-trione e dal Lazio alla Calabria passando per la Campania. Ci potrebbe provare la tesi diun contatto fra i due gruppi prima del loro ingresso in Sicilia. Il periodo del passaggio deiSiculi in Sicilia non certo: Tucidide con i suoi riferimenti parla del 1030 ca a.C., ma El-lanico di Mitilene e Filisto di Siracusa spostano la data indietro nel tempo rispettivamentenel 1270 ca a.C. e nel 1350 ca a.C. Si pensa a dei legami che avrebbero unito i Siculi aglialtri popoli della penisola italica, e in questo contesto furono latori di una cultura tardo ap-penninica: la civilt appenninica si sviluppa nella zona centrale dellAppennino dalla se-conda met del secondo millennio agli inizi del primo millennio (et del bronzo), caratte-rizzata da genti che abitavano in villaggi di capanne o in caverne e che praticavano la pa-storizia seminomade e transumante, e la sepoltura a inumazione in dolmen. Nelluniversosiculovengono distinte due facies culturali: a) una detta ausonia (presente dal XIII sec.a.C. nelle isole Lipari e nel milazzese); b) una definita in senso stretto sicula (rinvenuta aPantalica, Melilli e Cassibile databile nel XVI-IX sec. a.C.). Esistono prove di contatti conla cultura appenninica che suffragano la tesi della migrazione pi per la facies ausonia chenon per quella strettamente sicula. Oltre a Sicani e Siculi abitavano la Sicilia gli Elimi e iFenici (termine che Tucidide usa anche per i Cartaginesi). Dionigi di Alicarnasso riporta lanotiziasecondolaqualegli Elimi sarebberoprovenuti nellisoladallapenisolaitalianacacciati dagli Enotri prima dellarrivo dei Siculi. Per il culto di Afrodite Ericina (di matri-ce indigeno-sicana) comunque possibile ricollegarli, seguendo le informazioni di Tucidi-de, allarea cipriota e fenicia. Secondo una tradizione locale questo aveva origine a Creta;e ad Erice Afrodite (in precedenza divinit dei Sicani che aveva fornito spunti sostanzialiper tale assimilazione da parte dei Greci) fu poi identificata dai Fenici con Astarte. La reli-giosit ericina era affine a quella cretese: allaperto in mezzo al verde e alle acque. Il tem-pio di Erice a pianta circolare come quello di Cnido. Nella leggenda Erice leponimoistitutore di questo culto, figlio di Afrodite e di un eroe sicano, Butas, vittima di Eracle.Diodoro afferma che i Sicani cominciarono a spostarsi verso occidente a causa delle eru-zioni dellEtna lasciando il campo ai Siculi e che abitassero su alture difficilmente acces-sibili dove costruivanovillaggi efortezze perproteggersidai predatori. La chora sicanasino allVIII sec. a.C. era delimitata ad est dal Salso e dallImera e ad ovest dal Belice edal S. Leonardo. Loro citt erano Camico, Inico, Iccara, Omphake, Indara, Crasto, Uessa,6Miskera, Makara. S. Angelo Muxaro viene identificata con lantica fortezza di Camico chela leggenda vuole sia stata progettata da Dedalo dopo essere fuggito da Creta. Diodoro Si-culo nella Biblioteca Storica racconta questa saga2.Dedalo era ateniese di origine e veniva definito un Eretteide, perch era figlio diMetione, figlio di Eupalamo, figlio di Eretteo. Superava di molto tutti gli altri per doti na-turali e coltivava con zelo ci che riguardava larte dellarchitettura e la realizzazione distatue e la lavorazione della pietra. Cre molte invenzioni sussidiarie dellarte, e realizzopere ammirate in tutti i luoghi della terra abitata. Nella realizzazione delle statue superdi tanto tutti gli uomini che i posteri raccontavano di lui che le statue che egli aveva rea-lizzato assomigliavano agli esseri viventi. Esse vedevano e camminavano, e atteggiavanoin generale la disposizione di tutto il corpo in modo che sembrava che loggetto realizzatofosse un essere vivente ed animato. Fu il primo a fornirle di occhi e a fare loro le gambeseparate e ancora a fare le mani tese, ed era naturale che venisse ammirato dagli uomini,perch gli artisti prima di lui realizzavano le statue con gli occhi chiusi e con le mani ab-bassate e attaccate ai fianchi. Ma Dedalo, pur ammirato per il suo amore per larte, and inesilio dalla patria, condannato per omicidio per le seguenti ragioni. Talos, che era figliodella sorella di Dedalo, era stato educato presso Dedalo, ed era nellet della fanciullezza.Pi dotato del maestro, invent la ruota del vasaio; si imbatt in una mandibola di serpen-te, e dopo avere con essa segato in due un piccolo pezzetto di legno, cerc di imitare lascabrosit dei denti. Preparata una sega di ferro, con questa seg la materia lignea che im-piegava nelle sue opere e acquist fama di aver inventato un mezzo molto utile per lartedelle costruzioni. Cos, avendo inventato anche la ruota e alcuni altri artifici, consegu unagrande fama. Dedalo divenne invidioso del fanciullo, e ritenendo che avesse superato dimolto il maestro nella fama, lo uccise a tradimento. Lo seppell, ma fu scoperto; e quandogli venne chiesto chi stesse seppellendo, rispose che stava sotterrando un serpente. Ci sipotrebbe meravigliare del paradosso: proprio a causa dellanimale che aveva permesso diprogettare la realizzazione della sega, avvenne che si verificasse anche la scopertadellomicidio. Accusatoecondannatoperomicidiodagli Areopagiti, fugg dapprimainuno dei demi dellAttica, nel quale gli abitanti sono stati chiamati, da lui, Dedalidi. Dopofugg a Creta, e ammirato per la fama nella sua arte, divenne amico del re Minosse. Se-condoilmitotramandato, poich Pasifaemoglie di Minosse siera innamorata del toro,costru una macchina somigliante ad una vacca e aiut Pasifae a soddisfare la sua brama. Imiti narrano che in tempi precedenti Minosse ogni anno aveva il costume di consacrare aPoseidone il pi bello dei tori nati e di sacrificarlo al dio. Quando nacque un toro di ecce-zionale bellezza, sacrificunaltrotoro, di quelli di qualit inferiore: Poseidone si adircon Minosse e fece invaghire del toro sua moglie Pasifae. Pasifae, si un col toro per mez-zo di questo artificio, e gener il Minotauro di cui parlano i miti. Dicono che esso fosse diduplice natura, e avesse le parti superiori del corpo, fino alle spalle, di toro, le restanti diuomo. Dedalo, dicono, per questo mostro, per il suo mantenimento, costru il labirinto, lecui vie di uscita erano tortuose e inaccessibili agli inesperti; e in esso veniva mantenuto ilMinotauro e divorava i sette fanciulli e le fanciulle inviati da Atene, di cui abbiamo parlatoprima. Dedalo, quando apprese che Minosse lo minacciava per la fabbricazione della vac-2I brani di Diodoro Siculo (Biblioteca Storica) sono tratti dalledizione Sellerio, 1988.7ca, dicono che spaventato della collera del re salpasse da Creta, e che Pasifae lo aiutasse eglidesseunanaveperlapartenza. InsiemealuifuggilfiglioIcaroeapprodaronoadunisola dalto mare: Icaro sbarc su di essa in modo temerario, cadde in mare e mor e dalui fu dato al mare il nome di Icario, e lisola fu chiamata Icaria. Dedalo salp da questaisola, e approd in Sicilia nella regione il cui re Cocalo lo accolse e ne fece un suo grandeamico per le sue doti naturali e per la sua fama. Ma alcuni raccontano che Dedalo si trat-tenne ancora a Creta nascosto da Pasifae. Il re Minosse voleva punire Dedalo e non poten-do trovarlo, frug tutte le navi dellisola, e promise che avrebbe dato una quantit di dena-ro a colui che lo avesse ritrovato. Allora Dedalo disperando della fuga per mezzo delle na-vi contro ogni aspettativa fabbric delle ali fatte con arte e meravigliosamente rivestite dicera: dopo che le ebbe poste sul corpo del figlio e sul suo, in modo inaspettato le dispiega-ronoperil volo, e fuggironodalmare vicinoallisola diCreta.Icaro, a causa della suagiovinezza vol in alto e cadde nel mare perch la cera, che teneva insieme le ali, vennesciolta dal sole; egli, invece, volando vicino al mare e umettando ogni volta le ali, si salvcontro ogni attesa in Sicilia. Riguardo questi fatti, anche se il mito strano, abbiamo tutta-via deciso di non tralasciarlo. Dedalo si trattenne molto tempo presso Cocalo e i Sicani,ammirato per la sua grandezza nellarte. In questisola costru alcune opere che rimangonoancoraoggi. VicinoaMegaridecostruingegnosamentelacosiddettakolymbetra, dallaquale sbocca nel mare, che vicino, un grande fiume chiamato Alabone. Presso lattualeAgrigento, nel luogo chiamato Camico, costru una citt che si trova su di una rupe, la pisalda di tutte, assolutamente inespugnabile con la violenza: con un artificio ne fece la sali-ta angusta e tortuosa, da potersi difendere con tre o quattro uomini. Perci Cocalo in que-stacittfececostruirelareggia, videpositlesuericchezzeelaconservinespugnatagrazie alla inventiva dellarchitetto. Come terza costruzione nel territorio di Selinunte ap-prest un antro nel quale estrasse con tale misura il vapore umido del fuoco che bruciavain esso, che per la dolcezza del calore coloro che vi si trattenevano trasudavano insensi-bilmente e a poco a poco, e curavano i corpi con godimento, senza essere danneggiati dalcalore. Ad Erice cera una rupe scoscesa di altezza straordinaria, e poich langustia dellospaziopressoiltempiodiAfroditecostringevaarealizzarelacostruzionesospesasullarocca, fece un muro proprio sulla sponda, ampliando in modo inaspettato la parte superioredella sponda. Per Afrodite Ericina realizz con arte un ariete doro, mirabilmente lavorato,e somigliante in modo perfetto ad un ariete vero. Dicono che in Sicilia abbia realizzato conarte molte altre opere, che sono andate distrutte per il molto tempo trascorso. Minosse, redei Cretesi, in quellepoca padrone del mare, quando fu informato della fuga di Dedalo inSicilia, decise di fare una spedizione contro lisola. Preparata una considerevole forza na-vale salp da Creta e approd in territorio di Agrigento nel luogo chiamato da lui Minoa.Quando larmata fu sbarcata vennero inviati messaggeri al re Cocalo: Minosse reclamavaDedalo per punirlo. Cocalo lo invit adun incontro, e dopo aver promesso che avrebbeeseguito ogni cosa, ricevette ospitalmente Minosse. Mentre Minosse era al bagno, Cocalotrattenendolo di pi nellacqua calda lo uccise e restitu il corpo ai Cretesi, adducendo co-mecausadellamorteilfattocheerascivolatonelbagnoecadutonellacquacaldaeramorto. Poi coloro che lo avevano accompagnato nella spedizione seppellirono splendida-mente il corpo del re, costruirono un duplice sepolcro, e posero le ossa nella parte nasco-sta,mentre in quella scoperta costruirono un tempio di Afrodite. Egli venne onorato per8molte generazioni e gli abitanti del luogo offrivano sacrifici pensando che il tempio appar-tenesse ad Afrodite. In tempi pi recenti, quando stata fondata la citt degli Agrigentini esi saputo della deposizione delle ossa, accaduto che la tomba sia stata abbattuta e le os-sasianostaterestituiteaiCretesi, quandoTeroneeraredegliAgrigentini. ComunqueiCretesi rimasti in Sicilia, dopo la morte di Minosse, per la mancanza di una autorit entra-rono in lotta fra di loro, e poich le navi erano state bruciate dai Sicani di Cocalo, dispera-rono del ritorno in patria e decisero di insediarsi in Sicilia. Allora gli uni abitarono la cittche dal loro re chiamarono Minoa, gli altri, dopo aver vagato nellentroterra e aver occupa-to un luogo fortificato, fondarono una citt che chiamarono Engio dalla sorgente che scor-re nella citt. In seguito, dopo la presa di Troia, quando il cretese Merione approd in Sici-lia, essi, per la parentela che li legava, accolsero i Cretesi sbarcati, concessero loro la cit-tadinanzae, avendocomepuntodipartenzaunacittfortificata, debellaronoalcunideiconfinanti e acquistaronounterritoriosufficiente.Essisiaccrescevanosempre di pi, equandoebberocostruitoiltempiodelleMadri, onoraronoledeeinmodostraordinario,adornando il loro tempioconmolte offerte. Dicono che esse fossero state trasportate daCreta, perch anche presso i Cretesi queste dee vengono onorate in modo straordinario.Erodoto con lintento di polemizzare per il fatto che parte della Sicilia sia in manoai barbari, riporta un finale diverso delle vicende di Minosse sconosciuto ai Sicelioti, cheasserisce di aver appreso dai Cretesi di Praisos, i quali si dichiaravano Eteocretesi(Etckqtc, autentici Cretesi).Si dice che Minosse, giunto in cerca di Dedalo in Sicania ora chiamata Sicilia ,vi sia morto di morte violenta. Dopo alquanto tempo per incitamento di un dio tutti i Cre-tesi, tranne i Policniti e i Presi, sarebbero giunti con una grande flotta in Sicilia, dove a-vrebbero per cinque anni assediato la citt di Camico occupata allepoca mia dagli Acra-gantini . Alla fine, non potendo conquistarla, n fermarsi, perch tormentati da una care-stia, vi avrebbero rinunziato e se ne sarebbero partiti. Ma come giunsero, veleggiando, nel-la Iapigia, sarebbero stati sorpresi da una grande tempesta e gettati contro la costa. Le naviserano infrante; e, non vedendo pi la possibilit di recarsi a Creta sarebbero rimasti inquella regione, dove fondarono la citt Iria; e, mutato il loro nome, sarebbero divenuti daCretesi, Iapigi Messapi, e da isolani abitanti di terrraferma (VII, 170-1,2).Il brano in cui Diodoro Siculo parla della ricerca di Minosse in Sicilia di Dedalo edelle vicende che porteranno alla sua uccisione, e della purificazione del to da parte diTerone di Agrigento, scomponibile in tre parti che fanno riferimento a diverse tradizioni:a) Minosse visto come un nemico;b) la figura di Minosse funge da intermediario con le popolazioni autoctone tramitelindividuazione del suo sepolcro in una determinata area;c) arriva Merione che introduce il culto delle Meteres e conquista un ampio territo-rio.Il punto a) estraneo al mito che elabora la localizzazione del to in quanto ri-guarda unaltra tradizione che ci porta a conoscenza di insediamenti cretesi in Sicania especialmente a Minoa. Questo ciclo antecedente alla nascita di Acragas presso cui il pun-to b) si sviluppa. Il tema del sepolcro si sviluppa nellarco di tempo che dalla fondazionedella colonia dorica va fino a Terone. Dal brano diodoreo emerge che prima della fonda-zione di Agrigento il luogo del to fosse per i Sicani solamente un tempio di Afrodite.9Il luogo in cui sorgeva il tempio era situato nei pressi di Camico, e quindi nellarea di con-fine della chora acragantina. Tutto questo confermato anche dal fatto che la presenza diun santuario in una regione di confine poteva caratterizzare una fascia di territorio mista eneutrale, il cui controlloavevaper gli Agrigentini unanotevoleimportanzastrategica.Questo tratto poteva far parte delle _oi cqoi (zone-deserte) o cuioi (terre-che-stanno-in-mezzo-come-linea-di-confine)le quali avevano rilevanza durante i periodi bel-lici, ma anche il ruolo di mediare le diverse esperienze religiose: da Diodoro infatti dedu-ciamo che il tempio in cui fu localizzato il sepolcro di Minosse fu frequentato sino alla suadistruzione sia da indigeni che da Greci. Il santuario di Minosse pu essere inteso oltre checome edificio, come qualcosa di simile al santuario rupestre di Agrigento, costituito da unagrotta che fungeva da camera tombale e da una parte monumentale allingresso. Potrebbeessere stato in precedenza consacrato ad una divinit femminile indigena, i cui riflessi mi-noici le consentirono di essere assorbita allinterno della figura di Afrodite. Questa eco e-geo-cretese avrebbe potuto stimolare lindividuazione di Minosse come elemento culturaledi inserimento al fine di far cadere questarea sotto il controllo agrigentino. Le tholoi di S.Angelo Muxaro dellVIII-VI sec. a.C. rievocavano con le loro forme ai colonizzatori grecisuggestioni derivanti dallepoca minoica. In contesti del genere la figura di Afrodite pre-siedeva ai caratteri della natura e della sua produttivit. Il rito di xenia nel quale viene uc-ciso Minosse rientra con i suoi elementi in una tematica mitologica in cui risalta il ruolosoterico femminile, con luccisione del nemico, e lacqua svolge un ruolo scenografico si-gnificativo. Fingendo di riconciliarsi con lui Cocalo lo invit a palazzo e qui mise in attola sua uccisione grazie allingegno di Dedalo: durante il bagno che gli venne offerto se-condo tradizione con le figlie di Cocalo, lacqua fredda fu sostituita attraverso tubi nasco-sti da acqua bollente che luccise. Il culto della fertilit legato alla figura di Afrodite erafrequentemente connesso con il motivo del toro, che non rappresentava solamente lideaunesigenza difensiva, ma anche i caratteri collegati alla fecondit (ed alla religiosit indi-gena, sicula e sicana, di natura animistica nelladorazione dei fiumi). Questo accostamen-to, di cui non si conosce lorigine (potrebbe essere indigeno e/o introdotto dai colonizzato-ri), presente nel territorio di Agrigento, come testimoniano i rinvenimenti di Sabucina(un torello fittile e alari a protome taurina) e di Polizzello (vasi con testa taurina), i qualiindicanoprobabilmente ilimiti raggiuntinel VIsec. a.C. dalla chora agrigentina. Quidocumentato il culto delle Ilizie proveniente dal bacino culturale cretese, alle quali era ac-costato il toro come ulteriore elemento religioso, e ci costituisce una analogia con il cultodi Afrodite: questo avvicinamento ha la sua origine a Creta, dove Afrodite una divinitproveniente da Cipro, ctonia, messa in relazione con la natura e la vegetazione spontanea.Per quanto interessa il punto c) Merione fonda ad Engio un tempio alle nutrici di Zeus, leMeteres (le madri), che erano associate alla Gran Madre, sorgente in una zona di confine,su unaltura nei pressi di una fonte. Limmagine del fiume faceva parte con i temi dellafertilit e della vegetazione della connotazione di unarea di confine, caratterizzata da pro-blemi difensivi, cheindicavail passaggiodallaterracoltivataallanoncoltivata. DalXVI/XVal XIIIsec. a.C. (tardobronzo)nellareaorientaledellaSiciliadocumentatalazione micenea per mezzodel ritrovamento di vasellame (specialmente a Thapsos, fraSiracusa ed Augusta, e nelle Lipari anche ritrovamenti del tardo minoico). Di insediamentimicenei nel senso pieno del termine non data prova, nonostante a Pantalica e Thapsos10siano presenti edifici la cui architettura faccia presumere ad influenze egee. Da S. AngeloMuxaroprovenivanodegliesemplarichenonhannonienteincomuneconlartigianatoindigeno: due anelli doro recanti le figure di un lupo e di una giovenca nellatto di allatta-re il vitello, e quattro coppe doro di piccole dimensioni (due hanno riprodotte sei figure dibovini a sbalzo), datate nel VII sec. a.C. e ricollegate ad un gusto estetico fenicio-cipriota.Quel che resta di questo materiale fruibile al Museo di Siracusa ed al British Museum. stato sottolineato (Pugliese Carratelli; Manni ha sostenuto lidea dellorigine indigena delmito prima della fondazione di Gela e Siracusa) che la leggenda di Camicofosse cono-sciuta a Creta anche prima dellinizio della colonizzazione greca delloccidente nellVIIIsec. a.C. e che in Sicilia non fosse un portato dei colonizzatori rodio-cretesi che fondaronoGela ed Agrigento. Il nome Kokalos miceneo: stato infatti individuato (Kokaro) nelleiscrizioni delle milleduecento tavolette scritte in lineare b ritrovate nel 1939 e provenientidalla zona del palazzo di Nestore a Pilo; vengono datate nel 1200 a.C., la vigilia di un pe-riodo di cesura che vedr la distruzione dei palazzi micenei compreso quello di Pilo sitonel Golfo di Arcadia in Messenia. I Micenei servendosi di qualche intermediario creteserielaborarono la scrittura denominata lineare a (in uso a Creta dal 1600 ca al 1450 ca a.C.)sulpresuppostodimodelliminoicicreandola lineare b(usatanellakoinmiceneadal1450 ca al 1200 ca a.C.) Lespansione commerciale dei Micenei attiva in tutto il medi-terraneo principalmente nel periodo antecedente le tavolette (1200 a.C.). La leggenda dellafondazione di Camico e la morte di Minosse in Sicilia, nonch testimonianze archeologi-che dimostrano un collegamento tra i Sicani e Creta che ha attinenza in primis con la civil-t minoica che non la successiva civilt micenea. Cocalo un nome scritto nelle tavolettedi Pilo in lineare b, ma la sua vicenda di epoca minoica riguardando Dedalo e Minosse.Gli abitanti di Creta prima dellinsediamento dei Micenei nel 1450 a.C. non appartenevanon alletnia aria n a quella semita, bens ad un ceppo definito mediterraneo. Al contrarioi Micenei (termine con cui si indicano in senso lato i nuovi colonizzatori) erano una popo-lazione aria. I Sicani non sono indoeuropei, e questo rende possibile la loro appartenenzaalla razza mediterranea e la loro comparsa in Sicilia in seguito ad una migrazione di que-ste genti daoriente. I Greci nonavevanouna visione nitida della lorostoria primadellinvasionedei Dori (1100caa.C.), visionechesi oscuracompletamenteintornoal1500 a.C.: fra queste due date collocano let degli eroi e le saghe degli uomini con gli dei.Il periodo durante il quale i Micenei si insediarono a Creta (1450 a.C.), rilevando lereditculturaleminoica, rientra inquestarea buia.Tucidide afferma che i Sicanigiungonodauna migrazione, ma le sue prove nellindicare il versante occidentale del mediterraneo nonsono molto consistenti. invece probabile che questa migrazione abbia origine dalla sferaterritoriale cretese. La leggenda di Camico con la permanenza dei Cretesi e i loro tentatividi vendetta sarebbero la giustificazione fantasiosa di uno spostamento via mare, con pro-babile inserimento in territori abitati da genti della stessa razza: sarebbe esistito in praticain Sicilia gi un gruppo etnico mediterraneo, simile a quello cretese-minoico, che facevaparte della koin mediterranea e della cui origine si persa memoria (del resto i Sicani siproclamavanoautoctoni). Su questonucleo primordiale si poterono impiantare inun se-condomomentoaltri gruppi di mediterraneo-cretesi comelaleggendalasciaintendere:lallontanamento di Minosse da Creta in Sicilia e la sua morte qui possono indicare la fine11della civilt minoica e il trasferimento di quelle genti. Ci particolarmente possibile indue momenti:a) alla fine del secondo periodo del medio minoico nel 1660 a.C., quando i palazzidei principi risultano distrutti contemporaneamente (la causa ignota: forse un terremoto ouninvasione e la conseguente guerra con i Luvii dellAsia Minore);b) nel 1450 a.C. verso la fine del miceneo antico (1580-1400 a.C.) per la gi men-zionata occupazione micenea.I punti a) e b) sono cause e date plausibili di quegli spostamenti che la leggenda harielaborato come in un meccanismo onirico freudiano. Una prova di questa migrazione sa-rebbero i reperti minoico-micenei del XVI/XV-XIII sec. a.C. trovati in Sicilia orientale ecentromeridionale che comprovano degli approcci ad est dellisola ed un suo passaggioverso linterno, e nella zona compresa tra i bacini del Platani e del Salso. Tra il primo ed ilsecondo periodo dellet del bronzo si registra un radicale ed improvviso cambiamento deitipi ceramici in Sicilia, nei nuovi modelli eoliani del Milazzese e isolani di Thapsos fraloro molto simili. La cultura di Thapsos non ascrivibile ai siculi: questi provengono inunepoca posteriore dalla cultura appenninica, mentre lo stile Thapsos-milazzese perme-ato dimpronte egee ed anteriore alla loro comparsa nellisola. Inoltre le due culture nonpresentano affinit. Lo stile Milazzese prende il nome da un promontorio dellisola di Pa-narea. I villaggi di questa facies culturale sono situati in alture, in luoghi difficilmente ac-cessibili, allo scopo di proteggersi dalle pressioni dei popoli dellItalia peninsulare.Allinterno di capanne circolari si potevano trovare dei grandi pithoi per lacqua. E atte-stato luso di amuleti a forma di corno; i morti erano inumati rannicchiati in pithoi. Il Mi-lazzese termina nella met del XIII sec. a.C. Lo stile Thapsos presenta tombe rupestri sca-vate nel calcare ed una ceramica nella quale si rinvengono echi minoici. Questo impiantodi idee ci pone nella condizione di postulare che esiste un sostrato egeo nella Sicania e chegli usi dei Sicani siano stati se non identici almeno quasi uguali a quelli dei Cretesi delceppo mediterraneo di cui facevano parte. Dai mores minoici ai mores sicanili uomini vestivano come tutti gli altri abitanti dei paesi caldi del Mediterraneo di al-lora. Le donne indossavano abiti che disegnavano le forme: avevano una gonna ade-rente, con ricami e nastri svolazzanti, che si allargava a campana al di sotto dei fianchi,fino a coprire i piedi; e un corsetto che si alzava alle spalle e lasciava scoperti i seni. Uo-mini e donne potevano adornarsi con gioielli e portare un copricapo. Concepirono il divinoprima in maniera teriomorfa, infine antropomorfa. La loro religione nel medio e nel tardominoico era imperniata sullidea della fertilit. Nel divino il femminile aveva il predomi-nio: la Gran Madre, generatrice e nutrice di ogni essere vivente, che era anche regina delcielo e degli inferi, precedeva il Minotauro, un altro simbolo di fecondit (la scure a duetagli |u, meglio conosciuta come tcku gli era sacra, ed era rappresentato daltoro). Altro animale sacro era la colomba. Presso i Sicani la Gran Madre assumer in e-poca storica dopoliniziodella colonizzazione greca ilnome di Demetra(che significaMadre Terra), divinit ctonia patrona della fertilit cui era cara la Sicilia,tantoda na-G12scondere la propria figlia, labella Persefone, tra le selvepressoEnna. Quifu rapita daAde che ne fece la sua sposa. Persefone (o Persefassa, successivamente Core, la vergine)divenne quindi anche regina delloltretomba, trasformandosi cos in unipostasi della GranMadre dissociata dalla figura di Demetra. Il culto di Persefone era molto sentito in Sicilia.Unaltra divinit femminile che faceva parte del pantheon sicano Ecate che risiedeva inuna spelonca vicino a Enna. Era considerata figlia di Demetra e a lei associata perch erauna divinit che presiedeva alla produttivit della terra. Infine Afrodite di cui si gi det-to. I Cretesi, come del resto si pu evincere anche per i Sicani, non avevano particolari e-difici per il culto che praticavano allaperto. Senza templi mancavano le grandi statue deglidei, sostituite da piccole statuette. Il culto era celebrato da sacerdotesse (i sacerdoti compa-riranno con laumentare dellimportanza della divinit maschile). Processioni e giochi gin-nici erano collegati alle pratiche religiose. Vivevano in comunit in cui la donna aveva unruolo rilevante nella famiglia e nella societ.13CAP. IIIl centro sicano di Colle Madore:il Tempio di Afrodite/Sepolcro di Minossen questo capitolo sostenuta una tesi diversa da quella del dott. Stefano Vassallo, diri-gente archeologo della Soprintendenza BB. CC. di Palermo, che ha curato le campa-gne di scavi sul colle: secondo i miei risultati il Madore larea in cui si trovava ilTempio di Afrodite/Sepolcro di Minosse. Diodoro Siculo, lunico a parlare del to diMinosse, afferma che i Sicani abitavano lo spazio compreso tra il Belice ed il Salso, cheEraclide e Plutarco dicono fosse navigabile per tutto il suo corso, il quale conduce da Mi-noa a Camico attraverso quella via del salgemma che d nome allHalikos (Platani). DaColle Madore (780 m ca s.l.m.), posto ad est di Lercara e ad ovest del Torto, a ridosso deicosiddetti Monti Sicani, si controlla larea di raccordo fra i bacini del Torto da una parte(settentrione) edel Platani dallaltra(meri-dione):laregionedominatadalcolleunosnodo viario fra le vie che dal Mediterraneo3edal Tirreno4vannoallinternodellisola5.Dal Kassar e dal Babbaluceddu si tiene d'oc-chio il corridoio displuviale che va dal Pla-tani al Torto. Il territorio orientale dei MontiSicani inquadrato tra le sorgenti del Torto edel S. Leonardo a settentrione, e del Sosio edelPlataniameridioneunluogoriccodisorgenti naturali dacqua, e mostra una tipo-logia di terreni predisposti pi al pascolo cheallagricoltura, nonch una diffusa fascia bo-schiva. Nella zona compresa tra i comuni diLercara Friddi, Prizzi e Castronovo oltre ai gi rinomati siti del Cassaro e della Mon-tagna dei Cavalli, sono state individuate tombe rupestri nelle localit Filici, Grotticelle eS. Luca, dove si trova anche traccia di una fattoria ellenistico-romana. Il centro di Monta-3Lungo lHalikos sono sorti i principali siti sicani: Heraclea Minoa, S. Angelo Muxaro,Rocca di Ferro, Serra del Palco, Sutera, Polizzello.4Lungo il Torto ed il S. Leonardo esistono delle trazzere che collegano dalla funtana diparrini Lercara con Palermo e Termini Imerese.5LItinerarium Antonini, una mappa stradale del periodo di Caracalla (211/217), indicalesistenza di una via che univa Palermo ad Agrigento lunga 126 km ca: nella parte com-presa tra Castronovo e Vicari si trovava unastatio, probabilmente un villaggio punto dicollegamento durante il passaggiotra centri pi grandi, non attualmente individuata, dalnome Petrina. Potrebbe essere localizzata nella regione di Colle Madore. LItinerariumdimostra in ogni caso il transito umano in questo settore centrale della viabilit isolana.I14gna dei Cavalli (1007 m), rivelando la presenza di fortificazioni, dovette avere una funzio-ne strategica di controllo di questo tratto. Il centro del Cassaro (1031 m) possiede una cin-ta muraria, forse di epoca bizantina. Un altro sito compare a Cozzo Babbaluceddu. Tutti etre denunciano una cesura nella storia dellinsediamento umano tra la fine del VI e liniziodel V sec. a.C. Colle Madore ha pareti erte e impraticabili, che recano i segni dello sfrut-tamento minerario. Labitato sicano si estende dalla cima fino a valle lungo la fiancata me-ridionale. Reperti ceramici venivano trovati sulla superficie del colle prima dellinizio del-le campagne di scavi, che non hanno portato alla luce sistemi di difesa muraria a differen-za del Kassar e di Montagna dei Cavalli. La possibile esistenza di un villaggio in et prei-storica risulta da ritrovamenti di ceramica di stile Thapsos (che confermano le influenzeminoico-orientali) e Rod-Vallelunga, e di matrici di fusione dellXI sec. a.C. Il sito mo-stra diverse fasi abitative:a) una I fase indigena (a partire dallVIII sec. a.C.), associata alla presenza di mate-riale indigeno;b) una II fase ellenizzante (dalla seconda met del VI sec. a.C.), unita alla compar-sa di materiale importato;c) una distruzione tra la fine del VI e i primi decenni del V sec. a.C., provata datracce di un incendio;d) labbandono del sito alla fine del V sec. a.C. Il Tempio di Afrodite e le due distruzioni del sito di Colle Madorel to di Minosse/tempio di Afrodite, di cui parla Diodoro Siculo, situato in un territo-rio di eremia e di importanza fondamentale per la politica agrigentina nei confronti diHimera e dei Cartaginesi, non pu che essere individuato nel centro di Colle Madore, te-nendo conto che questo colle situato sullasse Sabucina Polizzello che segnava la lineadi confine del dominio acragantino nel VI sec. a.C., e che il Cassaro, il Babbaluceddu eMontagna dei Cavalli hanno una funzione difensiva: la zona sacra quella del Madore edoccupa quel passaggio strategico che da Acragas porta ad Himera. Diodoro racconta che iCretesi seppellirono Minosse in un ipogeo, al di sopra del quale si trovava un tempio: que-sta descrizione concorda con la morfologia dellarea del sacello. Tutti questi centri, com-preso il nostro, inoltre rivelano una distruzione tra la fine del VI e linizio del V sec. a.C.che fu indubbiamente apportata da Terone di Agrigento durante lespansione acragantinaverso il territorio imerese (483-482 a.C.).La parte centrale dellIsola solcata dalle due valli del Platani e del fiume Torto;dalle loro sorgenti divise dalle montagne di Castronovo e di Lercara, queste valli si dipar-tonolunaversolacostameridionalediAgrigento, laltraversoquellasettentrionalediImera, segnandouna spaccatura, immutabilevianaturaledi passaggiotra lunae laltracosta. Lungoquestaviasiinsinuaildisegnopoliticodellostatoagrigentino, alseguitodellinfluenza commerciale, denunziata da stazioni ellenizzate o che accolgono comunqueoggetti dindustria ellenica, quali Sutera, Casteltermini e Mussomeli. In servizio di questopiano di dominio una vera fortezza, quasi al punto di congiunzione delle due valli, co-struita al cadere del VI sec. sullaltopiano prativo (m. 1000) di Kassar sopra la citt di Ca-I15stronovo, a dominare lalto Platani e le comunicazioni verso Imera nel loro punto pi deli-cato. (Biagio Pace, Arte e civilt della Sicilia antica vol. I, Citt di Castello 1958)Tale progetto di allargamento era gi stato inaugurato da Falaride che divenne ti-ranno di Agrigento verso il 570 a.C. e lo rimase per un quindicennio, durante il quale con-quist la citt sicana di Uessa. Questa politica fu la risposta alla spinta dei Cartaginesi ver-so lentroterra: i primi a subire le conseguenze della condotta agrigentina furono i Sicaniche si interponevano fra Acragas e la colonia ionica. Terone fu alleato (485 ca a.C.) di Ge-lone di Gela della famiglia dei Dinomenidi nella guerra di questi contro Terillo, tiranno diHimera. La sconfitta di Terillo diede a Terone il dominio sulla chora imerese ed il control-lo della zona centrale della Sicilia dal Mediterraneo al Tirreno. Agrigentini e Siracusaninel 480 a.C. sconfissero nella piana di Himera i Cartaginesi cui erano alleati Selinunte eTerillo. Alcuni decenni dopo nel 409/406 a.C. i Cartaginesi occuparono gran parte dellaSicilia: nel 409 conquistarono e distrussero Selinunte e Himera, e nel 406 conquistaronoAgrigento. In questo contesto di distruzione scomparve anche il sito di Colle Madore. Fudistrutto nella primavera del 409 a.C. dallesercito cartaginese guidato da Annibale, fi-glio di Gescone, che marciava verso Himera dopo aver distrutto Selinunte. Ci dimo-strabile leggendo Diodoro Siculo su quegli eventi al libro XIII.a) (Su Selinunte) Mentre tutti gli altri popoli, per non commettere sacrilegio con-trola divinit, concedevanola salvezza a chisirifugiavanei luoghisacri, iCartaginesiallopposto risparmiavano i nemici per poter saccheggiare i templi degli dei. (Su Himera)Annibale fece saccheggiare i luoghi sacri e, strappatine via i supplici che vi erano rifugia-ti, li incendi.Corollario. I Greci non avrebbero mai distrutto un tempio, i soli che potevano de-vastare larea sacra e linsediamento del Madore erano i Cartaginesi: non ce nerano altri.b) Dopo aver distrutto Selinunte Annibale lev il campo con tutta la forzadattacco in direzione di Himera.Corollario. Per andare da Selinunte ad Himera chi ha fretta, come laveva Anniba-le, deve passare per forza danoi (v. cartina a destra): risalirecosteggiandolaparteorientaledel bacinodel Belice per poiimmettersi inquellodel Torto(lo dimostra anche lodiernotracciatostradale). RitengocheAnnibale non perse loccasioneper saccheggiare e distruggereil tempiosul Madore: chi altrise non lui in quella circostan-za poteva farlo?16 Letimologia, ledicola ed il bacino per acqua lustraleonsiderandochepartedellatoponomasticaisolanailrisultato della traslitterazione dei nomi dal greco anticoal latino, posso pensare che il nome Madore derividallaggettivoooo (umido, bagnato):ilterritorioattor-noal Madorepotrebbeesserestatochiamatocol nomediMooo (q o _o), la regione delle acque, dei fiumi, checonnotavano il tratto di eremia come abbiamo visto nel primocapitolo. La bont di questa interpretazione dimostrata oltreche dalla particolare posizione geografica del colle sulla lineadispluviale che separa i bacini del Tortoe del Platani, edallesistenza di sorgenti e falde, anche dalla scoperta diunedicola(ritrovatanel sacello) cherappresentaunuomoseduto sul bordo di una vasca (v. fig. 1 in alto). stato inol-tre ritrovato un bacino per acqua lustrale (v. fig. 2 in basso), sempre nel sacello, a testimo-nianza di una liturgia imperniata sullacqua, il che d un irrobustimento al mio lavoro diricercaperchlacquaelementopresenteovunquenellanostraanalisi: nellaleggenda(nel rito di uccisione dello straniero), nel nome, nei reperti. Non dobbiamo poi dimenticareche nellantichit santuari potevano sorgere in regioni di confine particolarmente rilevantiper luna o laltra potenza (in parole povere n luna n laltra se ne impadronivano, ma visorgeva un tempio a testimoniare la presenza di un territorio neutro): questa descrizionedel Tempio di Afrodite/Sepolcro di Minosse calza perfettamente alla nostra area sacra. IlVassallo sostiene unetimologia araba (nzir o nuzzr o nuddr, guardare) del nome Ma-dore, ma per far questo lo ridenomina Nadore. Qui si deve scegliere: o Madore o Nado-re. E dando per scontato che Madore da secoli, letimologia non araba per due motivi:non c niente di arabo lass; e poi perch, se presumibile che i viciniori centri sicanihanno nomi di etimologia greca (per es. Hippana=Montagna dei Cavalli), Madoredevessere arabo, non avere una denominazione coeva al suo sito e mutarsi per giunta dinome? Il Vassallo lega, come vedremo anche dopo, maggiormente il nostro insediamentosicano ad Himera: afferma infatti che il personaggio delledicola sia Eracle il cui culto erapraticato nella citt ionica e che il sacello sul Madore fosse a lui consacrato. Maquellimmagine sulledicola non presenta nessun elemento che dia adito ad una identifica-zione con leroe beotico. Il personaggio delledicola non Eracle perch:1) limmagine non reca i suoi tipici segni distinti-vi (pelle leonina e clava);2) Eracle fu nella mitologia avversario di eroi si-cani, passando attraverso la Sicilia durante la decima fa-tica, ed quindi difficile credere che questi abbiano adot-tatoil cultodi unadivinitnemica, tenendopoi anchecontochenel divinoperi Sicani il femminileavevailpredominio.Diodoro infatti dice nel libro IV:a) dopolascomparsadiEracleglireseroonoriC17funebri come adun eroe. []Menezio, figliodi Attore, che era amico di Eracle, sacrific uncapro, untoroeunarietecomeaduneroe, eordin di fare sacrifici ogni anno ad Opunte, edi onorare Eracle come un eroe. La stessa cosafecero i Tebani; e gli Ateniesi prima degli altrionorarono Eracle come un dio con sacrifici, e,mostrando la propria piet verso il dio come unesempio agli altri uomini, spinsero prima tutti iGreci, poi anche tutti gli uomini della terra abi-tata, ad onorare Eracle come un dio. [] Dico-no che Eracle, annoverato da Zeus fra i dodicidei, non accettasse questo onore: era impossibi-le che egli venisse annoverato fra di essi primache uno dei dodici dei fosse espulso e sarebbestato fuori luogo accettare un onore che recavadisonore ad un altro dio6.b) Egli poi con i buoi pass attraverso linterno e poich i Sicani indigeni gli siopponevano con grandi armate, li vinse in una celebre battaglia, ne uccise molti, fra i qua-li, come raccontano alcuni nei miti, erano celebri strateghi che tuttoggi ricevono onori daeroi: Leucaspi e Pediacrate e Bufonas e Glicatas, e ancora Biteas e Critidas.3) le funzioni della figura di Eracle, come divinit, non si addicono allarea sacraed allinsediamento del Madore.Le religioni di matrice indoeuropea presentano una tripartizione delle funzioni del-ledivinitsecondoloschema chesegue, nellaformacomune atutte eneicontenutiri-guardante la Grecia antica per continuare la nostra analisi.I funzione II funzione III funzionesovranite giustiziaattivitguerrieraproduzioneed economiaZeusApolloAresEracleCastore e PolluceDemetra e CorePocosottoilcocuzzolodiColleMadorestatoportatoallaluceunsacelloconambienti circostanti destinati alla lavorazione del metallo, alla produzione, e alla conser-vazione di enormi pithoi (v. fig. 3 in alto). Il sacello era unito ad un ricco deposito votivo. lampante come un culto di Eracle, un eroe-dio di seconda funzione, sia anche in con-traddizione con queste caratteristiche della nostra area archeologica. Mentre sensato as-sociarvi una divinit femminile di terza funzione quale lAfrodite del Sepolcro di Minosseche rappresenta i medesimi caratteri della fecondit e della produzione di Demetra. Il culto6I dodici dei dellOlimpo erano: Zeus, Era, Poseidone, Demetra, Estia, Atena, Ares, Apol-lo, Artemide, Afrodite, Efesto, Ermes. Ade non era divinit olimpica poich diodelloltretomba.18della fertilit legato ad Afrodite erafrequentemente connesso con ilmotivo del toro, che compare inuna delle lamine ritrovate sul colle(v. fig. 4accanto). Inpi, oltrealritrovamento di quello che sembre-rebbe unospiedo(oggi al localemuseo civico), sul Madore si svolgeva un tipo di riti sacrificali denominato thysa, riserva-to agli dei dellOlimpo (cui Afrodite appartiene), in cui la parte delle carni di animale amanto chiaro veniva consumata dai partecipanti alla cerimonia ed il resto (grasso, ossa)bruciato in olocausto agli dei7. Alla thysa si contrapponeva lengisma, riservato al cultodei morti, delledivinitinfernali edagli eroi (categoriacui inveceappartieneEracle):lanimale, qui a manto scuro, veniva interamente bruciato. Parlare infine delle acque sulfu-ree non credo a questo punto serva a molto per sostenere lesistenza sul Madore di un cul-to ad Eracle. Le lamine e la liturgia del tempiol Vassallo sostiene riguardo alle lamine che si tratta probabilmente di elementi decora-tivi di corazze, forse di cuoio, a cui le placche metalliche venivano applicate sul profiloinferiore. Ma non da escludere un impiego come pettorali, sempre di corazze, o decora-zioni di altri elementi dellarmatura8. Ne prende in esame principalmente le due con rap-presentazione antropomorfa, trascurando quella con protomi taurine che con i suoi signi-ficati, proiettandoci versoAgrigento, contestualeal Tempiodi Afrodite/SepolcrodiMinosse. Le affermazioni del Vassallo non lasciano molto soddisfatti. Secondo la mia tesiqueste lamine hanno un valore religioso (per il Vassallo i volti hanno un significato ma-gico ed apotropaico9) come dimo-strano le protomi taurine visibili inuna che ricordanoil temadel toro(Minotauro) collegatoallafertilit, ela somiglianza nei tratti di unaltra condecorazione antropomorfa (v. fig. 5accanto) a quella di Terravecchia diCuti (v. fig. 6 pag. successiva in alto),che si ritiene rappresenti una figurafemminile. Questalaminaavendoun7V. Studio archeozoologico dei resti faunistici rinvenuti a Colle Madore, Maurizio Di Ro-sa, in Colle Madore/Un caso di ellenizzazione in terra sicana, a cura di S. Vassallo, Pa-lermo 1999, pagg. 255-266.8V. kals - anno XI n. 3 maggio/giugno 1999, Colle Madore, un nuovo sito nella Sicania,Stefano Vassallo, pag.32.9Ibidem.I19soggetto femminile non pu che essereconnessa con la divinit femminile(Gran Madre o Demetra, o con lastessaAfrodite). Le laminerisultanoquindi essereprobabilmentedegli exvoto come cercher di spiegare meglioanalizzando un brano del III librodellOdissea di Omero. Il brano inquestione (che riporto nella traduzione di Enzio Cetrangoloda unedizione FABBRI del2000) quello del sacrificio celebrato da Nestore in onore di Atena. Dal brano ricaviamoutili informazioni:a) il rito una thysa: Atena divinit di terza funzione con un piede nella secon-da, femminile ed olimpica, la vittima sacrificale a manto chiaro;b) Laerce lavora loro trasformandolo in lamine per ornare lanimale da sacrifica-re;c) Areto porta acqua lustrale in un lebte (bacino);d) compare la scure sacrificale sacra al Minotauro (tcku, v. 442 e 449 del te-sto greco);e) compaiono gli spiedi.(v. immagine in copertina)E come nel cielo Aurora rifulseche rosee ha le dita, il gerenio guerrieroNestore sorse dal letto, e uscito di fuorised sopra uno dei lisci troni marmorei,grandi davanti alle altissime porte.Ivi soleva un tempo Neleo sederesimileaundionel consiglio; magidallamortedomato, egli era sceso alle case dell'Ade,e Nestore or vi sedeva, gerenio guerriero,degli Achei protettore e lo scettro teneva.Intorno gli stavano i figli, che uscitieran dai talami, Echefrone e Stratioe Perseo ed Areto e simile a un dioTrasimede; sesto poi venne Pisistrato forte:conducevano seco Telemaco e al fianco delpadrelo fecer sedere. Nestore allora, gerenio guer-riero,cominci in questo modo a parlare:Compite, o cari figliuoli, la mia volontsenza indugio: cos ch'io mi renda propiziaprimamente fra i numi Pallade Atenache a me si svel nel banchetto divino.Si rechi nei campi a cercar la giovencauno fra voi, e qui la sospinga il bifolco;vada un altro alla nave del prode Telemacoe tutti i compagni a me guidi; ne lascia guardare la nave due solamente; poi chia-miun terzo Laerce l'orefice; venga egli quie indori le corna alla bianca giovenca.Gli altri rimangano; si dica alle ancelleche la mensa preparino e i seggie legna per ardere ed acqua lucente.Cos aveva detto; e tutti si diedero attornoaffrettandosi; venne la bianca giovencadai campi; vennero poi dalla navei compagni del prode Telemaco; e vennegli arnesi dell'arte recando l'orefice,martello ed incudine e tenaglie ben fatte:strumenti per battere l'oro e foggiarlo; evennepartecipe al rito Atena invisibile.20Nestore, il vecchio guerriero, diede il metal-lo;e Laerce, dopo averlo battuto, ne cinselecornaallabiancagiovenca, cos cheladeagioisse del dono fulgente guardando; la por-tanoper le corna all'altare Stratio ed Echefrone;acqualustraleinunlebete, ornatoasbalzodi fiori,con una mano Arete recava lasciando lestanzee con l'altra un canestro ricolmo di orzo;stringeva una scure tagliente Trasimedein pugno, gi pronto a colpire la vittima.Perseoil vasoreggeva a raccogliere il san-gue.Nestore, il vecchio guerriero, inizi il sacri-ficio;si terse le mani, l'orzo cosparse, e fervidoAtena pregando, gett nella fiammacricchiante i peli tagliati del capo.Poi ch'ebbe pregato e gettato l'orzo nel fuo-co,Trasimede, intrepido figlio di Nestore,inferse subito il colpo. La scurei nervi recise del collo, disciolsealla bianca giovenca la forza. Un ululolevarono acuto le figlie, le nuore e la sposacasta di Nestore Euridice, figlia maggioredi Climeno. Poi, sollevata dal suolotennero ferma la bianca giovencacon in alto la testa, e Pisistratola for nella gola. Fluiva nerastroil sangue; dall'ossa usciva la vita; tagliaronoin pezzi le cosce, come il rito comanda,in duplice strato di grasso le avvolseroe sopra vi misero crudi brani di carne;il vecchio le arse su legna spaccateil fulgido vino spruzzando sul fuoco; dattor-nogli stavano i giovani, in mano spiedi dentati.Arse che furon le cosce, gustate le viscere,divisero in parti pi piccole il resto,negli spiedi poi lo ficcarono, e in manotenendo gli spiedi appuntitigiravano lenta la carne sul fuoco.Di Nestore intanto la figlia pi giovane,la bella Policasta, lavava Telemaco;lavato che l'ebbe e cosparso di lucido olio,di un bel manto l'avvolse e di tunica lunga;e fuori dal bagno il giovane usc:tantoerabellocheundiosomigliava nelcorpo;sed al fianco di Nestore, pastore di genti.Tolte che furon le carni poi dagli spieditutti sedettero a mensa; esperti coppieriattendevano a mescere vino in aurei crateri.Colleghiamo quanto detto con tutto quello che stato scritto, ne ricaviamo unideadi quella che poteva essere la liturgia del tempio sul Madore. Unultima riflessione vacondotta sulle lamine, il cui concetto compare nel brano: il concetto di qualcosa che siaggiunge al dono in olocausto, quindi di un oggetto che presentandosi in teoria da solosembrerebbe essere un dono, un ex voto. Non si vuole negare a priori che le nostre laminefossero portate addosso da qualcuno, ma da un punto di vista pratico risulta difficile pensa-re ad esse come elementi dabbigliamento a causa della loro forma che giace su un pianonon convesso. Influenza imerese o acragantina?assiamo ad esaminare la questione dellinfluenza imerese sul nostro insediamento dalpunto di vista di altri reperti che non quello delledicola gi trattato. Parte del materia- P21le recuperato, grazie alla dona-zioneeduranteleduecampa-gne di scavi del 95 e del 98),rivela unascendenza egeo-minoica(checiproietta conisuoi significati verso il versanteagrigentino): a) nel modellinofittile di capanna circolare (VIIsec. a.C.); b) in un cratere dalle forme orientali; c) tramite la presenza di protomi taurinein una delle sette lamine bronzee decorate a sbalzo (VII sec. a.C.), di cui due con decora-zione antropomorfa; d) nei resti di edifici a pianta circolare (VIII sec. a.C.); e) nei repertidi stile Thapsos, f) la dott.ssa V. Tardo ha dichiarato riguardo alla ceramica indigena cheesistono frammenti con protomi taurine10(e che su un peso da telaio, che potrebbe esse-re un ex voto, stato forse inciso un pesce11: potrebbe essere un delfino mammiferoacquatico sacro ad Afrodite?). Il Vassallo afferma che il ritrovamento di frammenti diantefisse con decorazioni a palmetta pendula di tipo campano, ampiamente diffuse ad Hi-mera, dovesonostaterinvenuteneltemenosdiAthenaenellabitato, edacuivenneroprobabilmente importate, con gli altri ritrovamenti di oggetti che ritiene importati pure daHimera12, costituiscano un buon riscontro della presenza imerese sul Madore. Vediamoanaliticamente nel dettaglio:a) le antefisse (v. fig. 7 in alto) sono uguali a quelle provenienti da un temenos diuna divinit femminile di terza funzione secondo lo schema dei sistemi religiosi indoeu-ropei, estarebberotranquillamentebenenelTempiodi Afroditerafforzandoulterior-mente la mia tesi; inoltre, per questa ristretta tipologia, centro dintroduzione in Italia fula Campania per tutta la fascia tirrenica costiera meridionale: che provenissero da Hime-ranonuncasodi particolarecircoscrizionepoichil percorsocommercialesembrascontato e non legato ad una tipicit imerese;b) la sola presenza di anfore ecoppe provenienti da Himera non ci dice diretta-mente molto: la marca dellellenizzazione del centro sicano di Colle Madore deve esse-re ricercata in quei reperti che sono testimonianza di una cultura, di un pensare, diun credere. Chiunque avrebbe comprato ed usato le anfore provenienti da Himera se bel-le e convenienti, tuttavia avrebbe continuato a vivere un ethos che presenta diversi ag-ganci con il versante di Akragas (ad esempio: i Giapponesi stanno imparando ad usare leposate occidentali, ma non per questo hanno smesso di essere scintoisti).Viste tutte le nostre considerazioni e la tesi generale posso concludere che lunicainfluenza proveniente da Himera riguardava solamente i prodotti commerciali.10Il sito archeologico di Colle Madore, a cura di V. Tardo, Lercara Friddi 2000, pag.17.11Op. cit. pagg. 24-25.12Sonostati ritrovati:dueframmenti di cosiddetti bacini mortai,decorati sulleansearocchetto con maschera di Gorgone; frammenti di coppe tardo arcaiche del tipo cosid-detto Iato k480; anfore commerciali la cui variet di importazioni [] trova riscon-tro solo ad Himera. V. Il territorio di Himera in et arcaica (estratto di KOKALOS, XLII1996), S. Vassallo, pagg. 210-211.22 Da Eracle a Minosse?itengo che la ricostruzione della parte mancante dellafigura delledicola (v. fig. 8 accanto in alto) propostadal Vassallononsiacorretta. Cisonocose chenon con-vincono. Hosimulatoquellattoche lui definisce di attin-gimento ad una fonte. Questi sono i risultati. Luomo nudosedutosul bordodellavascaconil piedesinistrosuunanfora ed il destro poggiato a terra, il braccio destro a)proteso in avanti con il palmo della mano aderente ad unasuperficiefrontaleob)alzatoamodisegnale(salutooaltro), infatti la mano sembra fuoriuscire da quello spazioa sfondo rettangolare in cui inquadrata la testa. Doman-da: che cosa fa il braccio sinistro?Moltodifficilmentepotrebbetenereunanforaperriempirla. Se fossi stato al suo posto avrei usato il bracciodestro, riempiendo lanfora dalla sorgente che compare asinistra(chi hascolpito ledicola sapeva che di norma lagentenonmancina),poi il piedesinistroalzatoepostosullanfora a terra pregiudica lequilibrio: quelluomo do-vrebbe cadere dentro la vasca. Il braccio sinistro non puessere slanciato in avanti, in quelle condizioni la mano si-nistra devessere a) sulla coscia corrispondente o b) sullaparete di sfondo al fine di tenere lequilibrio (v. nuova miaricostruzionefig. 9accanto). Nellidealitdellimmaginescolpita una sorgente dacqua a destra servirebbe solo per imancini, cosa chemi sentodi escludere (amenoche unanonsiaperlacquafreddaedunaperlacquacalda). Es-sendonudoquelluomostaforseentrandonellavasca. Equestoricordamoltolepisodiodellamortedi Minossepresso Cocalo. Pindaro e il Madore: un connubio possibileei miei studi sul Madore sono pervenuto ad una convinzione cos profonda e razio-nale(tantodadefinirelosviluppodellamiatesi, cheponeil Tempiodi Afrodi-te/Sepolcrodi Minosse sulnostrocolle, unaarcheologiamoregeometricodemonstrata)che ormai non ho molta difficolt ad ipotizzare aspetti che vanno al di l del dato stretta-mente archeologico, trovando al contempo una motivazione fondante che pone le sue radi-ci nel complesso dei risultati delle mie ricerche, un complesso che per la sua intima coe-renza ed organicit, finora non smentito da alcunch, consentitemi di definire sistema. Di-cendo ci non voglio prestare il fianco ad eventuali critiche: il mio metodo non mai statodi ricostruzione fantasiosa e scriteriata, in altre parole accaduto qualcosa di simile al pas-RN23saggio dai presocratici a Platone. I fisiologi ricercavano una causa meramente fisica, Pla-tone ha scoperto una causa soprasensibile: fuor di metafora, la ricerca non pu essere soloarcheologica, come era solo fisica quella dei presocratici, occorre lausilio di tutte quelleforme di ricerca che sostengono lanalisi storica, cos Platone per spiegare la realt fisica siavvalse della metafisica scoprendo una dimensione di cause intelligibili. Non si pu spie-gare un oggetto solo analizzando il suo aspetto materiale, dobbiamo anche capire e pene-trare nella cultura che lo ha prodotto e lo ha usato. Loggetto ed il suo uso sono lultimatappa di un processo di natura spirituale, solo da quello non sapremo mai chi lo ha usato eperch: lanalisi storica superiore a quella archeologica perch si pone lobiettivo di rin-tracciare questo spirituale che connota luomo protagonista degli eventi: lethos a spiega-re le cose, non viceversa. Da questo punto di vista il dott. Vassallo come archeologo, pe-raltro dottissimo e preparatissimo, ha legittimamente usato un metodo di analisi materialesui ritrovamenti provenienti ed inerenti al Madore. Dal mio canto sono voluto andare ol-tre, utilizzando la metafora platonica diciamo che ho fatto anchio nella nostra ricerca u-na seconda navigazione, cio unanalisi che pone cause metasensibili: se non cerchiamodi capire il perch delle cose in maniera razionale, il che cosa ci far rimanere anco-ratiadunlivellodiconoscenzamoltoaridochenonciconsentirlapossibilitdi unosguardosinottico(perquestohochiamatoil complessodellemiespiegazioni sistema).Dopoquestapremessadicaratteremetodologico(anchegiustofarcomprenderecomesono giunto formalmente secondo quale criterio alle mie affermazioni: la mia formamentisspiritualista, nonmaterialista)possoesporrequestoargomentonellalogicadelmio sistema. Non escludo, come chiarir, che il poeta Pindaro abbia avuto a che fare conil Colle Madore sede del Tempio di Afrodite/Sepolcro di Minosse. Di ci non c prova: verosimile crederlo. Innanzitutto alcune notizie biografiche su Pindaro.Nacque a Cinocefale presso Tebe, molto probabilmente nel 518. Apparteneva allanobilissima famiglia dorica degli Egidi, originaria di Sparta; e fu per tutta la sua vita inter-prete fedele del mondo spirituale dellaristocrazia. []Nel 490, lanno della battaglia diMaratona, Pindaro era gi un poeta famoso: []era gi in relazione con Senocrito, fratellodi Terone di Agrigento, di cui celebrava la vittoria a Delfo (Pitica VI). []Nel 476 si reca Siracusa alla corte di Ierone []. Nello stesso anno scrisse per Terone di Agrigento pri-ma lOlimpica III, poi lOlimpica II: nella prima, lieta e serena, celebra la vittoria di Tero-ne con la quadriga []; nella seconda, adombrata di mestizia, consola la vecchiezza deltiranno []. Certamente il poeta fu anche ad Agrigento, alla corte di Terone. Ma in Siciliarimase poco, soltanto uno o due anni: era uno spirito troppo fiero ed altero per vivere nellecorti. []Dopo il 446 non troviamo pi nessuna notizia del poeta13.Gi da questo possiamo credere che Pindaro non si sia disinteressato delle vicendecheportaronoallapurificazionedelsepolcrodiMinosseedallapseudo-vendettadellasua morte in Sicilia ad opera di Cocalo: stato a contatto diretto con Terone, discendenteda una famiglia dorica, protagonista di quegli eventi nel 483/482 a.C., per poter pensareche li abbia ignorati e non abbia voluto vedere questo celebre tempio/sepolcro trovando-visi molto vicino. Posso quindi non escludere e pensare come plausibile una visita di13DISEGNOSTORICODELLALETTERATURAGRECA, G. Perrotta, Milano1967,pagg. 92-94.24Pindaro al Tempio di Afrodite/Sepolcro di Minosse nel 476/475 a.C. Due altre cose misuggestionano: la datazione di unarula (v. particolare fig. 10 sotto) rinvenuta sul Madore(secondametVI-iniziVsec. a.C.), chehacomesoggettounacorsadiquadriga(ilsoggetto ripetuto lungo la superficie) ed il ritrovamento di una analoga nei pressi di Ge-la,cittdi provenienzadella famigliadi Terone,gli Emmenidi. Questimmagine vuoleforse celebrare la vittoria di Terone cantata da Pindaro?25CAP. IIIIII stagione di ricerche archeologiche:arriva MinosseO tu che vieni al doloroso ospizio,disse Mins a me quando mi vide,lasciando latto di cotanto offizio,guarda comentri e di cui tu ti fide;non tinganni lampiezza de lintrare!.E l duca mio a lui: Perch pur gride?Non impedir lo suo fatale andare:vuolsi cos col dove si puoteci che si vuole, e pi non dimandare.Inferno V,16-24ritrovamenti di parti di statuette di Demetra nella campagna di scavi di marzo-giugno2004 sono uneventoestremamente significativo che avevo intuito gi dal 2001nellotticadei miei studi, eventocheneconfermalacertaedinconfutabilevaliditscientifica con le ulteriori analisi che ora esporr. Nessuno allinfuori di me aveva legatoin maniera specifica Demetra al sito di Colle Madore ed alla sua area sacra. Tenendo il let-tore sempre presente il mio saggio ne richiamo due passi. 1) []LAfrodite del Sepolcrodi Minosse[]rappresentai medesimi caratteri dellafeconditedellaproduttivitdiDemetra. 2) (parlando di una lamina con ragionamenti precedenti concludevo)Questalamina avendo un soggetto femminile non pu che essere connessa con la divinit femmi-nile (Gran Madre o Demetra, o con la stessa Afrodite). Questa possibilit che si attuatami consente di dire da vichiano che il vero stato accertato. Questi rinvenimenti testi-monianza di un culto a Demetra sono forieri di importanti illuminazioni che ci aprono leporte alla comprensione di altri nostri reperti. Non esiste innanzitutto nel Tempio di Afro-dite/Sepolcrodi MinossecontraddizionetraAfroditeeDemetraperchcomegidetto[]lAfrodite del Sepolcro di Minosse [] rappresenta i medesimi caratteri della fecon-dit e della produttivit di Demetra; vi una interscambiabilit (non so se diacronica osincronica) tra le due divinit in questo caso con gli stessi attributi. Limmagine della ge-stazione e dellallevamento dei figli da parte della donna veniva paragonata a quella dellanatura ctonia nelle sue fasi di produzione e di sostentamento. Questo avvicinamento con-cettuale cre per i Greci una ambiguit didentificazione dalla divinit indigena originariale cui caratteristiche si prestavano per una assimilazione in tal senso (si vedano per esem-pio le forme devozionali analoghe di Afrodite a Nasso e di Demetra a Siracusa). Menzionoun altro brano del mio saggio. Dal brano diodoreo emerge che prima della fondazione diAgrigento il luogo del t|o fosse per i Sicani solamente un tempio di Afrodite. possi-I26bile che dopo la purificazione del Sepolcro di Minosse dapartedi Teronedi Agrigentonel 483/482a.C. Afroditefosse stata rimpiazzata, venendo a mancare il motivo delt|o, dalla dea ufficialmente preposta dalla religionegrecaallaproduttivit, valeadireDemetra; manonmisentodi escludere uneventuale coabitazione (anche inrapportodi alternanzaesclusiva) sinoalladefinitivadi-struzionedellinsediamentodel Madorenellaprimaveradel 409 a.C. per mano dei Cartaginesi. Proseguendo nellamia disamina possiamo notare che del corredo liturgico diDemetra (e di eventuali divinit femminili, come la nostra Afrodite, preposte alla fecondi-t), nei riti religiosi per lincentivazione della produttivit, fanno parte kernoi (vasi multi-pli), lucerne e torce. Dalla nostra area archeologica provengono 25 frammenti di lucerne, e2kernoi (v. fig. 11inalto)trovati nellazonadel tempietto. Questenonsonosemplicicoincidenze. Passiamo ora ad una fondamentale e definitiva argomentazione integrativa diquanto ho gi detto (e che qui non ripeto) confutando lidentificazione di Eracle col perso-naggio delledicola. Ormai non ho dubbi che quella figura rappresenti Minosse. Alla lucedel ritrovamento di quello che resta di statuette di Demetra, e della religiosit connessa,questo brano che seguir calza alla perfezione al nostro reperto. Leggendo non dobbiamotrascurare queste notazioni di collegamento allimpianto di analisi: 1) le vicende di Deme-tra e della figlia Persefone rievocano nella forma del mito il ciclo naturale di morte e dirinascita delle stagioni (c analogia con quanto sotto detto); 2) nella raffigurazione dellanostra edicola c una vasca, e la nostra area sacra con gli ambienti circostanti, secondo lamia tesi, il Tempio di Afrodite/Sepolcro di Minosse (altra analogia sotto esaminata quelladel rapportofigurativo-concettualevasca/sarcofago); 3) limmaginedelledicola, comemeglio si legger, ha una doppia dimensione comunicativa: una mitologico-religiosa (che quella a noi pi evidente) ed una politica. Il brano riportato senza note.MYTHO rivista di storia delle religioni n. 1 1989DEDALO, MINOSSE E COCALO IN SICILIARoberto Sammartano[] I Rodio-Cretesi, che si vantavano di discendere direttamente tanto da Dedaloquanto da Minosse, potevano sfruttare questo motivo mitico come veicolo paradigmaticochegiustificasselaloropresenzapolitico-militarenellisolacomenaturaleconseguenzadellaloroanticapresenzacivilizzatrice. Riconosciamo, certamente, cheaquestopuntoverr spontaneo obiettare che nel racconto tale mitica presenza cretese in Sicilia sembrascadere in un fallimento, dal momento che Minosse muore durante limpresa di ricongiun-gimento a Dedalo. Ma ci, ad unapprofondita analisi, non destituisce affatto valore allepotenzialit propagandistiche dellintero episodio. Riteniamo, anzi, che esse, in ultima i-stanza, risiedano essenzialmente proprio nel motivo della morte di Minosse in Sicilia, no-do centrale di tutte queste vicende, che investito di un significato ben preciso dal partico-lare delle modalit secondo cui tale morte sarebbe avvenuta. Apprendiamo da diversi auto-ri, anche se di epoca tarda, che egli fu ucciso a tradimento, per mezzo di acqua bollenteversatagli sopra mentre faceva il bagno, quando, ospite nella reggia di Cocalo, attendeva27che gli fosse riconsegnato Dedalo. Questo della morte nella vasca da bagno, com statodimostrato dal Lavagnini, un motivo cultuale ricorrente in altri miti altrettanto noti delmondo greco, addirittura di lontana ascendenza preellenica: la vasca da bagno sarebbe laraffigurazione mitica del sarcofago. Ma anche il motivo dellacqua bollente quale strumen-to di morte ha un suo preciso significato cultuale. Sappiamo che nella mitologia, in genere,lacqua lelemento che ha, per eccellenza, propriet purificatrici e rigeneratrici:limmersione nellacqua e la susseguente riemersione equivalgono alla morte e alla rina-scita. In pi, nel nostro caso, lacqua bollente, quindi alla simbologia dellacqua si ag-giunge quella del fuoco, altro elemento che ha notoriamente propriet catartiche e rinnova-trici. La Seppilli ha accostato, infatti, questo della morte di Minosse ad una serie di motivimitici isotopi, relativi allo smembramento e immersione di corpi in una caldaia o lebetepieni dacqua bollente. Essi rispondono ad una forma intensificata, per esigenze di rappre-sentabilit, del complessomitico-rituale del tuffo o immersione nellacqua, cio viaggioiniziatico agli inferi e ritorno. In seguito allimmersione nella caldaia, morte temporanea,avviene un, ringiovanimento, una rinascita, o, in ogni caso, un cambiamento di status. Atal proposito, ci sembra indicativa la scelta di qualche termine specifico, da parte di alcuniautori, per parlaredellamortedi Minosse. Apollodoro, adopera, adesempio, il verboctoooe che vuol dire soprattutto, com noto, cambiare, mutare condizione, ed inCallimaco il termine bagno reso con oct, che significa anche acqua lustrale, lavacroper i morti.[]Da quantodettorisultaevidente,comunque, chequestomotivomiticodoveva avere in origine lo specifico valore sacrale di un rito di rinascita. E il suo ambien-tamento in una zona ben precisa della Sicilia lascia sospettare che la forma religiosa concui era rappresentato servisse a caricarlo di una particolare valenza simbolica. Consideran-do Minosse, come abbiamo fatto, il simbolo della presenza cretese nella Sikania in et mi-noico-micenea, quale inevitabile conseguenza politico-militare della presenza civilizzatri-ce dedalica, la sua morte pu essere interpretata come la rappresentazione in chiave miticadell'arresto che, nella coscienza dei Greci, questa presenza dovette subire ad un certo mo-mento, visto che, assai probabilmente, non si aveva la bench minima attestazione di con-tinuit di rapporti tra il mondo egeo e la Sicilia durante i cosiddetti secoli bui. Tale lacunaveniva in un certo senso colmata grazie all'espediente della morte rituale di Minosse, poi-ch essa, vista in ottica mitico-religiosa, non era altro che una morte temporanea, la primaparte di un processo rigenerativo, il cui compimento veniva ora affidato alla nuova presen-za coloniale cretese. Si pu pertanto avanzare l'ipotesi che il particolare della morte del recretese in Sicania, avvenuta secondo tali specifiche modalit, fosse frutto della propagandapolitica dei primi colonizzatori rodio-cretesi, tendente a dimostrare che la rinascita di Mi-nossesi fosseconcretizzatainlorocheeranoilegittimieredidelrecretese, equindiinuovi Minosse.Egli, morendonella Sikania,rimaneva intalmodosacralmente legatoaquesta terra; cos, rispetto alla sua azione, avvenuta in illo tempore, la nuova presenza cre-tese doveva essere considerata ad un tempo opera riparatrice e rigeneratrice.Perconcludere voglioevidenziare unaffermazione del valentissimodott. S. Vas-sallo sulledicola, che mi pare contraddittoria, tratta da SICANI ELIMI E GRECI Storiedi contatti e terre di frontiera (a cura di Francesca Spatafora e Stefano Vassallo), Paler-mo 2002, pag. 112.28Liconografia rende possibile lidentificazione con Eracle (anche se nel caso dellanostra edicola leroe sarebbe privo dei tradizionali attributi: clava, arco, leont.Se una sostanza priva di determinati accidenti non quella che se li avesse. Inparole povere la figura delledicola in quanto antropomorfa non pu essere necessariamen-te Eracle peril discorsodelleacque sulfuree (motivazioneamiomodestoavvisomoltoinsufficiente): non dobbiamo dimenticare che il culto per Demetra e Core era anche con-nesso con le sorgenti dacqua. Eracle dunque non , e non pu essere che sia. Mentre Minosse sulla base delle mie ricerche che rimangono sempre organiche e coerenti (un si-stema). Per il Madore sono certificati (v. Studio archeozoologico dei resti faunistici rinve-nuti a Colle Madore, Maurizio Di Rosa, in Colle Madore/Un caso di ellenizzazione in ter-ra sicana, a cura di S. Vassallo, Palermo 1999, pagg. 255-266): la thysa (forma liturgicaincompatibile con Eracle e compatibile con Demetra/Afrodite del sepolcro di Minosse), iresti di un maiale/scrofa e di vari bovini (la scrofa e la vacca erano vittime sacrificali perDemetra). Un richiamo ad Astarte e la presenza della svasticaralevariesignificativetestimonianzeprovenientidaireperti archeologici di Colle Madore vi una iscrizioneincisa in lingua punica14, prodotta sopra unanfora, la qualenellorizzontedel miosistemadanalisi (chenellanostrazonaarcheologicaindividuascientificamenteilTempiodiAfrodite/Sepolcrodi Minosse)trova una spiegazione dellasua presenza. Questa incisione stata datata tra la fine delVI e linizio del V sec. a. C. Si tratta di un nome proprio di genere maschile cos tradotto:cliente-della-leonessa. LaleonessadovrebbeessereAstarte(divinitpunicachefarebberichiamoallaspiritualitfenicio-orientale). Lelementofondamentaledi mediazionepercomprendere il culto di Afrodite nellelima Erice, un culto con ascendenze egeo-minoiche che dorigine indigeno-sicana: secondo il mito fondato da un figlio di questadealeponimoEriceavutoconunSicanoleroeButaspoi uccisodaEracle.LAfrodite Ericina analoga allAfrodite del Sepolcro di Minosse. Quindi se ad Erice nellaprimordiale dea indigena unosservatore greco vi vedevaAfrodite ed uno cartagineseA-starte, niente distranoche un CartaginesevedesseAstarte nellAfrodite del SepolcrodiMinosse, ossia in quella che a ragion veduta possiamo definire Afrodite Madorina. Mentrela venerazione di Eracle non ha completamente nessun riscontro sul Madore, ed anzi af-fermarla contraddittorio verso quanto emerso da tutti gli scavi archeologici che undato di fatto inoppugnabile e dai miei studi che nessuno ha mai confutato , quella diAfrodite vi trova, oltre a ci che da me gi stato scritto in forma deduttiva, testimonianzedirette: 1) ad Afrodite legata, nella cultura indigena, la rappresentazione della svastica; cen una sul fondo di un frammento di ceramica locale rinvenuto sul Madore esposto nella14V. Un graffito punico da Colle Madore, Rossana De Simone, in Colle Madore/Un casodi ellenizzazione in terra sicana, a cura di S. Vassallo, Palermo 1999, pagg. 285-286.T29salamusealediLercara(v. fig. 12pag. precedente), quellocherestadiunascodellalaquale fa pensare per ci ad un suo uso sacrale; 2) ad Afrodite erano sacri i capri; nella do-cumentata thysa del Madore15 in palese contrasto con una devozione ad Eracle vi lesistenza di resti di ovinocaprini. Se qualcuno affermasse ancora che sulla nostra edicolavotivafosse raffiguratoEracle sosterrebbe in definitiva undogma (edil perch lhogilungamente spiegato), e se poi si richiamasse al fatto delle acque sulfuree (che sarebberosgorgatealpassaggiodiEracle, parlandonepoicomesequestopersonaggiomitologicofosse realmente transitatodal Madore) commetterebbe unaltroerrore di valutazione: varicordato che la religiosit verso Demetra e Core (e questo detto in relazione al ritrova-mento di parti di statuette della prima) era collegata pure alle acque sorgive, e che nel casodi Afrodite (la cui venerazione sul Madore, come test esposto, lascia anche le sue traccemateriali) si connetteva anche alla venerazione da parte degli indigeni, siculi e sicani, deifiumi. Parlare di Eracle e di acque non d pi alcun fondamento ai fautori di questo bino-mio.15V.Studioarcheozoologicodei resti faunisticirinvenuti aColleMadore,MaurizioDiRosa, idem, pagg. 255-266.3031Autori consultatiG. BelochL. Bernab BreaM. BernardiniG. BlandaN. BonacasaL. Bruit ZaidmanG. CanaleD. CarusoC. CasertaO. CastellinoQ. CataudellaE. CetrangoloG. ClementeG. ColonnaN. CusumanoG. DAnnaE. De MiroR. De SimoneF. Di BenedettoDiodoro SiculoM. Di RosaErodotoT. FazelloJ. FriedrichG. GarofaloG. GiannelliP. GiordanoV. GiustolisiG. GlotzM. GrantJ. HazelA. HolmV. La RosaM. LibertoS. G. LoforteM. ManfrediG. ManganaroS. ManganoG. MavaroF. MontinariD. MustiB. PaceV. PelosoG. PerrottaC. PirrelloG. Pugliese CarratelliC. RomanoR. Ross HollowayN. SangiorgioP. ScarpiF. SpataforaA. SeverinsV. TardoL. TirritoTucidideS. TusaR. Van CompernolleS. VassalloFonti iconograficheLimmagine in copertina stata tratta da unedizione dellOdissea della SEI del 1955.Le figg. 1, 2, 3, 4, 5, 7, 8 ,10, 11, 12 sono state tratte da Colle Madore/Un caso di elleniz-zazione in terra sicana, a cura di S. Vassallo, Palermo 1999.La fig. 6 stata tratta da Sicilia Archeologica 54-55 Anno XVII-1984, Lamina bronzea condecorazione antropomorfa da Terravecchia di Cuti, S. Vassallo.Le cartine e la fig. 9 sono state realizzate da Danilo Caruso.32IndiceIntroduzione pag. 1Capitolo IChi erano i Sicani pag. 4Dai mores minoici ai mores sicani pag. 11Capitolo IIIl centro sicano di Colle Madore: il Tempio di Afrodite pag. 13Il Tempio di Afrodite e le due distruzioni del sito di Colle Madore pag. 14Letimologia, ledicola ed il bacino per acqua lustrale pag. 16Le lamine e la liturgia del tempio pag. 18Influenza imerese o acragantina? pag. 20Da Eracle a Minosse? pag. 22Pindaro e il Madore: un connubio possibile pag. 22Capitolo IIIIII stagione di ricerche archeologiche: arriva Minosse pag. 25Un richiamo ad Astarte e la presenza della svastica pag. 28Autori consultati pag. 31Fonti iconografiche pag. 31Indice pag. 32 CATANIA novembre 2004