Riassunto Archeologia Medievale

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Archeologia Medievale 1. Lo sviluppo urbano Dalle fonti occidentali del VI in poi il termine Urbs viene rimpiazzato con il termine Civitas con riferimento alla popolazione o alle strutture materiali. Urbs verrà comunque utilizzato per indicare Roma e Costantinopoli mentre le città verranno indicate con il termine Castrum con riferimento particolare alle loro caratteristiche di insediamenti fortificati. Il medioevo ha inizio con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C). In quel periodo non tutto il mondo conosciuto era organizzato, ad esempio l’Europa settentrionale e centrale dovrà attendere ancora qualche secolo per avere delle proprie strutture cittadine. Nelle regioni urbanizzate non si riscontrano fenomeni di abbandono dei siti ad eccezione dell’Asia Minore. Le città per essere definite come tali dovevano rispondere ad alcuni requisiti: posizione centrale rispetto ad un territorio controllato dalla città stessa; autonomia amministrativa; presenza di opere pubbliche; un adeguata base economica per permettere lo sviluppo delle attività commerciali e artigianali; la presenza di una gerarchia sociale. Dal V sec in poi si assiste ad una profonda crisi del sistema urbano classico che era basato sulle curie (le assemblee di cittadini) che avevano la facoltà di decidere per la città stessa. Con l’occupazione dei Longobardi si ha una predominanza delle necessità militari piuttosto che di quelle civili; questo comportò un aumento del potere militare mirato alla difesa delle città stesse. Questa crisi urbanistica avrà maggiore peso nelle regioni orientali dove le città, dopo le riforme di Giustiniano, vedranno venir meno il potere locale a vantaggio di un amministrazione centralizzata nell’autorità imperiale. 1

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Archeologia Medievale

1. Lo sviluppo urbanoDalle fonti occidentali del VI in poi il termine Urbs viene rimpiazzato con il termine Civitas con riferimento alla popolazione o alle strutture materiali.

Urbs verrà comunque utilizzato per indicare Roma e Costantinopoli mentre le città verranno indicate con il termine Castrum con riferimento particolare alle loro caratteristiche di insediamenti fortificati.

Il medioevo ha inizio con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C). In quel periodo non tutto il mondo conosciuto era organizzato, ad esempio l’Europa settentrionale e centrale dovrà attendere ancora qualche secolo per avere delle proprie strutture cittadine.

Nelle regioni urbanizzate non si riscontrano fenomeni di abbandono dei siti ad eccezione dell’Asia Minore.

Le città per essere definite come tali dovevano rispondere ad alcuni requisiti:

posizione centrale rispetto ad un territorio controllato dalla città stessa; autonomia amministrativa; presenza di opere pubbliche; un adeguata base economica per permettere lo sviluppo delle attività commerciali e artigianali; la presenza di una gerarchia sociale.

Dal V sec in poi si assiste ad una profonda crisi del sistema urbano classico che era basato sulle curie (le assemblee di cittadini) che avevano la facoltà di decidere per la città stessa. Con l’occupazione dei Longobardi si ha una predominanza delle necessità militari piuttosto che di quelle civili; questo comportò un aumento del potere militare mirato alla difesa delle città stesse.

Questa crisi urbanistica avrà maggiore peso nelle regioni orientali dove le città, dopo le riforme di Giustiniano, vedranno venir meno il potere locale a vantaggio di un amministrazione centralizzata nell’autorità imperiale.

Oltre al potere politico e militare in questo periodo si assiste alla crescita del potere dei vescovi a seguito dell’organizzazione delle diocesi dal IV al VI secolo e ridimensionata solo da Gregorio Magno.

Gli elementi caratterizzanti il passaggio dall’antichità al Medioevo sono:

diffusione del cristianesimo la presenza in varie regioni del Mediterraneo delle popolazioni migratorie

Questi due elementi portarono a delle modifiche sul piano urbanistico con l’introduzione di edifici di culto cristiani e una fase di distruzione e poi ricostruzione da parte delle popolazioni germaniche.

Dal VI sec. in poi si ha l’esigenza di difendere le città dagli attacchi, questo si traduce nella costruzione di fortificazioni; la città non dovrà essere bella ma funzionale alla sicurezza.

Grande merito alla costruzione di fortificazioni va a Giustiniano che attuò un programma di fortificazioni differente nelle varie regioni:

nella parte orientale si assiste alla ristrutturazione delle città lungo il limes persiano che verranno cinte da mura per l’intero spazio urbano

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nelle regioni dell’Africa settentrionale, le cui fortificazioni erano state distrutte dai Vandali, il programma difensivo si basava nel creare dei forti interni o esterni allo spazio urbano

In Italia si riscontrano la presenza di vari sistemi fortificati come città interamente cinte di mura o città la cui difesa viene affidata ai castra (es. Ancona e Cuma) posizionate nell’acropoli della città. Questo sistema di fortificazioni viene riscontrato anche in Asia Minore come a Sardi, Mileto, Efeso.

Durante il periodo dell’Alto Medioevo le città sono caratterizzate da elementi comuni come l’abbandono degli edifici pubblici, ad eccezione delle chiese, mantenimento dei tracciati viari, innalzamento dei livelli di calpestio causati dall’accumulo di terre, crolli e rifiuti, la diffusione di spazi dedicati agli orti e di spazi per le sepolture nel tessuto urbano, l’utilizzo di materiali di spoglio.

Uno degli elementi caratteristici degli insediamenti di questo periodo sono gli empori commerciali che si diffusero a partire dal VII sec. soprattutto nelle regioni centro settentrionali dell’Europa. Questi inizialmente erano dei punti di incontro per i mercanti ed erano inizialmente costituiti da edifici in legno allineati su un’unica via; questi pian piano divennero punti di accumulo di nuovi centri urbani.

Nel IX secolo si assiste alla rinascita delle città che saranno caratterizzate da strutture policentriche. I fattori che determinarono la nascita di nuove città furono le sedi del potere civile, religioso e spazi economici.

A Roma con il pontificato di Adriano I (772-795) la città divenne un grande cantiere di restauro e si assiste così alla ripresa edilizia soprattutto di carattere religioso. Di questo progetto di ristrutturazione si evidenzia la Civitas Leonina fatta costruire da Leone IV per la difesa della zona intorno alla tomba di S. Pietro (l’attuale Vaticano). Questa ripresa coinvolse anche le città orientali, in particolar modo Costantinopoli.

Nell’Europa centrale e settentrionale dove inizialmente lo sviluppo urbano era legato a fattori militari dal IX si assiste alla trasformazione di tali centri in centri commerciali e mercantili.

In Italia l’abbandono di vari centri urbani portò alla nascita di nuove città come ad esempio Murano, Eraclea, Iesolo, Rialto. In molti casi la scelta di un nuovo sito per la nascita di una città dipendeva dalla necessità di trovare un luogo sicuro, come le alture lontano quindi dai danni ambientali e ovviamente da attacchi nemici.

A partire dall’XI sec In Italia la nascita di nuove città, l’aumento demografico e la ripresa economica diedero vita a nuovi sistemi di governo: i Comuni che avevano una propria autonomia di governo andando a formulare propri statuti giuridici liberandosi dal potere imperiale e statuale. In questo periodo viene modificato anche l’aspetto urbano: gli edifici come la curtis e il palatium vengono sostituiti da edifici comunali “domus comunis”; le strutture lignee vengono sostituite da strutture in muratura.

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2. La distribuzione degli spazi e delle funzioniNell’Europa sud-occidentale l’organizzazione delle città deriva dalle città classiche; nelle altre zone lo sviluppo e la nascita di nuovi impianti derivano da altre esigenze commerciali e militari dando origine a fenomeni urbani di vari tipi.

A partire dal IV sec. i primi mutamenti della topografia urbana si possono riscontrare nelle nuove sedi imperiali dove la presenza di palazzi, magazzini e terme alterano la gerarchia di queste città.

Nelle altre zone dell’impero a causa della crisi l’impoverimento delle città è caratterizzato da una riduzione demografica e da un allontanamento dal centro urbano con la diffusione dell’abitato extramurario.

Tra il IV e VII sec. i mutamenti topografici più importanti furono l’inserimento nel tessuto urbano di edifici di culto cristiano. Le prime costruzioni ecclesiastiche si devono a Costantino che farà erigere edifici religiosi a Roma, Costantinopoli, Gerusalemme e Betlemme. In questa fase le strutture cristiane vennero costruite nelle zone periferiche in quanto la religione cristiana non si era ancora affermata come culto principale in tutte le zone dell’impero nonostante venne imposta per la prima volta come religione di Stato dell'Impero Romano nel 391 dall'imperatore Teodosio I.

Una delle principali caratteristiche delle città alto-medievali è costituito dal recupero dell’acropoli dove venivano costruiti edifici di culto; in oriente questi si contrapponevano al nucleo costituito dai castra con scopo difensivo. Inoltre venne introdotto il polo commerciale costituito dal mercato denotando l’origine commerciale di molti insediamenti.

Altra caratteristica delle città alto-medievali è la modifica della struttura viaria di epoca romana che viene stravolta da nuove costruzioni soprattutto di privati che determinano un’alterazione della caratteristica lineare delle vie della città. Le prime modifiche della viabilità a Roma sono determinate dal costituirsi di nuove vie verso i nuovi edifici di culto.

Nell’area bizantina al programma edilizio messo in atto da Anastasio e Giustiniano si deve la nascita di impianti ex-novo. Caratteristica principale di queste città sono i sistemi difensivi con la costruzione di un nucleo fortificato in posizione dominante e nella conseguente cura delle strutture di approvvigionamento idrico e alimentare. La città saranno caratterizzate da 3 nuclei fortificati: l’acropoli in cui venivano costruiti gli edifici amministrativi e religiosi; la città alta dove veniva costruito il foro; la città bassa.

Tra il III e IV sec i più importanti centri urbani sono caratterizzati da un’imponente attività edilizia sia pubblica che privata con la costruzione di domus con ampie aree a terminazione curvilinea. Altro elemento caratteristico è l’estensione dell’abitato fuori dalla cinta muraria con la presenza di tombe venerate in aree cimiteriali che attraggono la popolazione dando vita a nuovi nuclei insediativi.

Nel V sec si assiste ad una crisi delle città con un lento abbandono dei centri urbani e una riduzione dell’attività edilizia mirata soltanto alla ricostruzione di edifici già esistenti. Il periodo alto-medievale è caratterizzato da un frazionamento delle domus in più ambienti affacciati sul fronte stradale costruite per lo più in legno o con materiali di spoglio. Il tessuto abitativo è inoltre caratterizzato da ampie zone coltivate o adibite ad allevamento; la città va quindi strutturandosi secondo parametri differenti legati alle necessità difensive: presenza di aree a coltura nel tessuto intramurario; presenza di pozzi per l’approvvigionamento idrico etc.. Inoltre si ha la costruzione di aree cimiteriali all’interno della cinta muraria.

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Uno dei principali fenomeni del periodo tardoantico è quello della spoliazione degli edifici classici a vantaggio dei nuovi edifici; questo fenomeno interessa sia materiali da costruzione che metallici.

Si assiste anche allo sfruttamento degli edifici che non svolgono più la loro funzione originaria. L’utilizzo di questi era a scopo difensivo come il Colosseo di Roma o le terme di Faustina a Mileto, o potevano venire inglobati nel circuito murario o ancora adibiti ad abitazioni.

Nel periodo medievale (VII-XIII sec.) si ha una struttura delle città caratterizzata da un nucleo politico-religioso; la realtà topografica e architettonica è articolata per la presenza di aree adibite a mercato con la presenza di portici con funzione commerciale interne alla città e di edifici monastici ai margini dell’abitato.

La viabilità diviene più regolare e si incentra nel collegamento tra centro e periferia attraverso piazze secondarie e sagrati destinati alla predicazione.

3. I sistemi di difesaLe fortificazioni rappresentano una delle caratteristiche principali delle città tardoantiche. Durante il III sec con la crisi dell’impero romano e le prime incursioni delle popolazioni barbariche comportò il ripristino di vecchie fortificazioni o la costruzione di nuove cinte murarie.

Successivamente con lo stabilirsi delle popolazioni germaniche sorsero fortificazioni urbane anche nei regni barbarici; in Italia per esempio la costruzione di nuove fortificazioni furono promosse da Goti e Longobardi, mentre nei territori franchi la mancanza di mura difensive determinò momenti di crisi durante le invasioni di vichinghi e saraceni.

Nelle città già munite di un sistema difensivo queste potevano essere rafforzate e in molti casi venivano costruite torri a base pentagonale. In altre città si può riscontrare di includere nei circuiti murari di edifici romani non più in uso come teatri e anfiteatri, oppure questi edifici potevano essere usate come roccaforti autonome.

In altri casi si riscontra la costruzione di castra in aree fortificate all’interno dei centri urbani che prevedevano anche edifici amministrativi ed una chiesa. Quest’area coincide nella maggior parte dei casi con il recupero dell’acropoli. In altre aree invece la fortezza poteva essere esterna all’abitato che in caso di attacco veniva aperta ai civili. Questo tipo di sistema difensivo venne utilizzato maggiormente in Africa settentrionale durante il regno di Giustiniano.

Nell’Europa continentale il modello più utilizzato prevedeva un nucleo fortificato, gorod, nella maggior parte dei casi con strutture lignee e un suburbio fortificato; nei casi di città diocesane a questi due nuclei si aggiungeva quello episcopale anch’esso fortificato.

Dal X all’XI secolo si assiste al fenomeno dell’incastellamento con i centri abitati protetti da cinte murare o tramite fortificazioni esterne.

La tipica fortificazione dell’Europa centro settentrionale è la motta, inizialmente in terra e legno e successivamente in pietra.

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4. Il fenomeno urbano nell’impero bizantinoCon il termine impero bizantino si vuole indicare l’impero romano con capitale Costantinopoli che verrà a costituirsi nel 324 anno della fondazione di Costantinopoli e terminerà nel 1453 quando la città verrà conquistata dai turchi-ottomani.

Nel periodo paleo-bizantino (da Costantino a Giustiniano) le città bizantine non hanno caratteristiche proprie in quanto erano ancora legate alla struttura romana.

Nelle città antiche vengono mantenute le strutture principali di epoca tardoantica: strade colonnate, terme, fori, ippodromi ma con il tempo verranno abbandonati teatri stadi e boleuteria mentre il mercato verrà spostato dall’agora alla strada colonnata, elemento caratteristico della città bizantina.

Le novità principali sono la costruzione di ospedali, case di assistenza per i poveri e per gli anziani e i ricoveri, mentre le chiese sostituiranno gradualmente i santuari pagani andando ad assumere un ruolo predominante all’interno della città. Un esempio di questa trasformazione è la città di Gerasa; di origine ellenistica nel II sec d.C. assume la fisionomia di una città romana mentre nel V sec si assiste ad un nuovo mutamento in cui i santuari pagani verranno sostituiti da una cattedrale, un martyrium e altre chiese.

Le città principali dell’impero erano Costantinopoli, Alessandria e Antiochia.

La capitale Costantinopoli venne fondata nel 324 sul sito dell’antica Bisanzio, quest’ultima era una città di origine greca che si trovava in posizione strategica per il controllo dell’accesso al Mar Nero e di importanti tracciati viari. La città originaria del VII sec a.C. venne fatta ricostruire da Settimio Severo con un impianto che condizionerà la struttura costantiniana. Degli impianti fatti costruire da Settimio Severo vennero mantenuti quelli civili come le terme, l’agorà e l’ippodromo mentre con Costantino verranno costruiti ex novo il palazzo dell’imperatore, la sede del senato, la basilica civile, il foro a pianta circolare e varie chiese.

Il sistema difensivo verrà costruito soltanto nel 413. Un importante progetto edilizio verrà attuato da Teodosio verso la fine del IV sec. e i principali abbellimenti vengono descritti nella Notitia Urbis Costaninopolitanae: le 14 regioni urbane, i 5 palazzi le 14 chiese, bagni, fori, porti, strade colonnate e domus.

Con Giustiniano (527-565) si ha una nuova fase di ricostruzione in seguito ad una serie di incendi il più importante nel 465.

L’opera di Giustiniano fu orientata soprattutto alla difesa delle città sia nelle zone orientali, soprattutto lungo il limes verso la Persia, che nelle altre zone dell’impero con differenze da zona a zona a seconda delle condizioni in cui queste si trovavano.

Giustiniano fece costruire Iustiniana Prima nel Nord Illirico con una struttura a cardo colonnato e decumano, con foro circolare al centro e un imponente cattedrale nel centro cittadino caratterizzato da molti edifici di culto.

Tra il VII e IX secolo si assiste ad un calo demografico a causa delle invasioni e di epidemie e cataclismi naturali che determinarono drastici ridimensionamenti dei nuclei abitati.

Nell’area ellenistica le città vengono ridimensionate fino a diventare piccoli centri fortificati con funzione militare, kastra, o polis nel caso in cui la funzione militare è secondaria. Solo Costantinopoli e Tessalonica rimangono le città più importanti nonostante il calo demografico anche in queste città.

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Tra il IX e il XIV secolo si assiste ad una ripresa in seguito al recupero di alcuni territori e al passaggio sotto il controllo bizantino di territori confinanti come la Bulgaria e la Russia. La ripresa però non segue un processo controllato ma è in mano ai privati dando vita a nuovi quartieri autonomi ognuno con il proprio centro religioso. Anche a Costantinopoli dal IX secolo si ha una ripresa demografica anche grazie alle nuove imprese commerciali e artigianali che ne fanno un importante centro di scambi che accoglie in nuovi quartieri i mercanti stranieri.

La ripresa viene bloccata dall’incendio a Costantinopoli del 1203 e alle successive conseguenze dell’occupazione occidentale che determinarono un lento abbandono della città. La crisi colpì l’intero impero che si frammentò in tanti principati provinciali. Le città assunsero una struttura comune con più cinte di mura che circondano l’abitato costituito da una zona bassa dove si trova l’emporion con funzione commerciale e residenziale, e una parte alta il kastron con la sede dell’amministrazione.

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5. Organizzazione divisione e insediamenti nel territorioIl passaggio da periodo classico al periodo altomedievale è caratterizzato in larga misura dalla diffusione del cristianesimo che comportò modifiche anche a livello insediativo non solo nelle aree urbane ma anche in quelle rurali determinando una nuova struttura gerarchica degli spazi.

A partire dal V sec si assiste alla nascita di piccole aule di culto in zone rurali, volute dagli stessi vescovi, con la funzione di creare un polo di aggregazione per quella parte di popolazione decentrata rispetto alla città. Tali strutture vennero definite plebane (plebi rurali).

Fenomeno caratteristico dell’altomedioevo che si protrasse anche nei secoli del pieno medioevo fu la nascita e la diffusione di monasteri inizialmente sorti per il ritiro dei monaci determinarono successivamente la nascita di poli insediativi in ambienti rurali grazie alla loro attività e organizzazione agricola. Importanti furono anche le abbazie che con i vasti possedimenti e l’organizzazione agricola e artigianale portarono ad un’organizzazione delle terre e delle persone.

In oriente si diffusero centri cenobitici definiti lavre che prevedevano piccole cellule abitative e lavorative disseminate nel territorio con luoghi comuni per la preghiera.

In ambito monastico un momento importante fu la riforma cistercense del 1134 in cui vennero ridefinite delle regole che prevedevano anche una pianificazione del territorio con la costruzione di strutture dette grange disseminate nel territorio di competenza del monastero e destinate alla produzione agricola.

Il termine grange deriva da granarium e inizialmente era riferito al complesso di edifici necessari all’amministrazione di un appezzamento agricolo e successivamente passò ad indicare l’intera proprietà rurale.

Grazie all’opera cistercense vennero eseguite opere di ingegneria idraulica che determinarono la bonifica di territori, la costruzione di dighe e canalizzazioni oltre che reti di distribuzione dell’acqua.

Tra l’VIII e il X sec nel territorio carolingio si assiste alla diffusione delle curtis una sorta di azienda agricola divisa in una pars dominica gestita direttamente dal padrone e una pars massaricia, a sua volta spesso divisa in lotti di piccole dimensioni e gestiti da servi o liberi.

Notizie sul sistema curtense si hanno dal Capitulae de villis, forse voluto direttamente da Carlo Magno, in cui vengono descritte le strutture edilizie di una curtis caratterizzata da una zona residenziale, con case per lo più in legno, con associati edifici per l’immagazzinamento o per la produzione (frantoi, mulini etc..).

Tali aziende determinarono una riduzione dell’autonomia delle piccole comunità di villaggio che si vedevano ridurre i territori utili per la coltivazione a vantaggio delle curtis o delle proprietà dei monasteri fenomeno che si acutizzò intorno al X-XI secolo in concomitanza dell’indebolimento del potere centrale.

Nelle regioni d’Oltralpe si diffusero nuovi palatia in centri minori o di nuova occupazione in aree pianeggianti con le zone residenziali che circondavano un’aula regia e una cappella collegate tra loro ma non congiunte.

Questi furono elementi caratteristici anche dei palazzi ottoniani che però avevano un attenzione per le esigenze difensive sia nella scelta del sito che nella costruzione di cinte fortificate.

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6. Il fenomeno dell’incastellamentoL'incastellamento medievale è il fenomeno riconducibile al processo della cosiddetta mutazione feudale avvenuta tra X e XII secolo e collocabile tra la fine del IX e il X secolo, a seguito della rinata insicurezza per la nuova ondata di invasioni e la progressiva dissoluzione dell’impero carolingio con la conseguente degenerazione del sistema feudale fondato da Carlo Magno. Questo processo fu il risultato di una lenta trasformazione dagli insediamenti sparsi dei secoli antecedenti al X sino a concepire una nuova forma di habitat più compatta e organizzata attraverso i castra o villaggi fortificati.

Tra il IX ed il X secolo, l'Europa fu travolta dagli attacchi di tre diverse popolazioni: i saraceni, ovvero dei pirati che, partendo dai porti controllati dagli arabi, compivano scorrerie nelle terre costiere; i normanni (o, impropriamente, vichinghi), un feroce popolo marinaro del Nord; e gli ungari.

Il potere carolingio del periodo era ormai in piena crisi ed i sovrani si dimostrarono del tutto incapaci di fronteggiare questi nemici. I feudatari, così, cominciarono a fortificare i propri possedimenti e ad organizzare una difesa indipendente.

Tra il IX e il X secolo si erano creati un po' in tutta Europa dei vuoti di potere, che vennero riempiti "spontaneamente" da nuovi organismi e centri di potere. In Francia, in Italia, in Spagna e in Germania erano di solito i vescovi o dei personaggi di spicco che riorganizzavano la vita la difesa della vita politica ed economica locale, creando piccoli eserciti e facendosi coadiuvare, progressivamente, da un consiglio di cittadini più stimati e facoltosi. In questo senso, le minacciose incursioni e la necessità di protezione furono alla base della nascita embrionale dei futuri comuni.

Nella generale crisi dei poteri centrali, le signorie locali cominciarono a rafforzare la propria autorità, ad assorbire i deboli allodi confinanti e a strappare numerose concessioni ai vari re e imperatori.

La prima conseguenza evidente del fenomeno dell’incastellamento è la diffusione nel contado dei castelli, che lentamente si sostituiranno alla tipologia di insediamento che era stata tipica dell'Alto Medioevo, la curtis. Il termine deriva dal latino castellum o castrum (fortezza, accampamento militare), ma nel Medioevo viene ad indicare una fortificazione permanente, che i grandi signori fondiari, sia laici cheecclesiastici, iniziano ad erigere per proteggere e delineare i propri possedimenti. È probabile che l’incastellamento di certi insediamenti abbia talvolta incontrato il consenso del sovrano, ma è altrettanto probabile che molti di questi castelli siano stati edificati su iniziativa dei signori del luogo senza alcuna preventiva autorizzazione.

Inizialmente i castelli si presentano come veri e propri villaggi fortificati dalla struttura ancora abbastanza primitiva: collocati su un'altura, recintati da palizzate in legno e circondati da fossati. Queste fortificazioni erano del resto relativamente semplici da abbattere e dal XII secolo infatti, la pietra sostituì il legno nelle fortificazioni, con la comparsa delle mura di cinta, il ponte levatoio ed il cancello ad inferriate all’ingresso, fiancheggiato da due torri; all’interno la struttura del castello divenne più complessa ed il signore spesso viveva proprio all’interno della grande torre centrale detta maschio (o Donjon).

L’altra conseguenza del fenomeno dell’incastellamento nell'XI secolo è la nascita delle cosiddette signorie territoriali o di banno, che progressivamente si sovrappongono e si sostituiscono alle precedenti signorie fondiarie. Una volta fortificati i propri possedimenti infatti, i signori iniziano ad esercitare la loro autorità su

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tutti coloro che abitano nelle vicinanze del castello, sia che si trattasse di uomini liberi, servi, piccoli proprietari o affittuari. È in questa degenerazione delle vecchie clientele vassallatiche che si manifesta con più evidenza la disgregazione del potere regio centrale, le cui prerogative vengono completamente usurpate dai signori territoriali.

7. Caratteri generaliLa storia dell’architettura dal V al XII sec si suddivide in tre fasi: tardoantica, altomedievale e romanica.

L’architettura tardoantica rappresenta una continuità con il precedente periodo classico; dal VI al VII sec scompare la tecnica di realizzazione della malta di cale, mentre nell’VIII e IX sec con l’espansione del potere carolingio e la rinascita della potenza bizantina si ha una nuova tradizione architettonica.

Nel 313 con la pace della chiesa iniziò un periodo di sviluppo dell’architettura grazie alla costruzione delle basiliche fatte costruire da Costantino. Le prime furono S. Pietro e S. Paolo a Roma.

La caratteristica distintiva di questi edifici era la presenza di un ingresso turrito che conduceva ad un atrio per poi accedere ad un secondo ambiente costituito da una navata centrale e due navate laterali chiuso da un abside, mentre la copertura era costituita da un semplice tetto ligneo. Per quanto riguarda l’architettura cristiana orientale questa mantenne la tradizione romana ma fu anche influenzata dalle culture orientali in quanto gli architetti di Costantinopoli adoperarono spesso elementi dell’architettura sassanide come la tecnica muraria impiegata nella costruzione della cupola di età giustinianea.

Dal VI sec un elemento importante per l’architettura ecclesiastica sono le torri che verranno poste ai lati dei porticati delle basiliche e che presero spunto dalle torri difensive.

Dal V sec in poi si assiste al minor uso della pietra per la costruzione di edifici abitativi, costruiti maggiormente in legno; i pochi edifici costruiti in pietra utilizzavano materiali di spoglio. Durante l’immigrazione germanica si assiste all’introduzione di nuove forme architettoniche come le capanne seminterrate, gruben hous.

Le prime chiese costruite a Roma tra VII e VIII sec utilizzavano vecchie costruzioni ed erano costituite da poco più di una cappella.

Con la rinascita carolingia si ha una riscoperta dell’arte classica e vengono costruite imponenti opere come il nuovo palazzo e la cappella palatina di Carlo Magno ad Aquisgrana costruite alla fine dell’VIII sec. Il palazzo era simile ad un triclinio di impianto romano; la cappella, edificata con materiali si spoglio aveva un ingresso monumentale che introduceva attraverso un atrio esterno ad un ambiente ottagonale coperto a volta con gallerie su differenti livelli.

Sempre in questo periodo si assiste allo sviluppo degli impianti monastici con una propria struttura che comprendeva ambienti per gli ospiti, il palazzo dell’abate e altre chiese e nel caso di monasteri di grandi dimensioni come quello di S. Vincenzo al Volturno, quartieri per le attività artigianali e un vicus per il mercato.

Una delle forme architettoniche introdotte in questo periodo fu il castello, fortificazioni private in legno costruite in Renania dalla metà del IX sec. Questi complessi comprendevano una sala con annessi ambienti di servizio ed erano circondati da una recinzione di terra o in legno. Il primo castello costruito in pietra fu quello di Broich fatto costruire alla fine del IX sec.

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Dal X al XII sec si ha il periodo dell’architettura romanica frutto dell’evoluzione delle tecniche carolingie. Gli elementi innovativi riguardavano le coperture a volta e ricche decorazioni plastiche esterne. Un’altra importante differenza tra i due periodi è rappresentata dalla diffusione della pietra di cava lavorata.

In questo periodo la struttura caratteristica dell’Italia meridionale sono le case-torri, piccole costruzioni a 2/3 piani simili alle torri campanarie delle strutture abbaziali dell’epoca. Erano le abitazioni dell’elite rurale e si ritrovano soprattutto in Campania, Lazio ed Etruria.

8. I materiali e le tecnicheIl cantiere, conoscenze e tecniche di progettazione

Durante l’alto-medioevo si diffusero disegni architettonici utilizzati per la realizzazione delle costruzioni o come documenti per contratti. Un esempio importante è quello della pianta del monastero di San Gallo dell’820 circa. Gli strumenti utilizzati per il rlevamento erano la pertica e i picchetti di demarcazione, il cordino per le misure e la fune per tracciare, il regolo, la squadra, il compasso da terreno. Altri strumenti utilizzati nel cantiere sono le scale a pioli, le carriole, i montacarichi per sollevare pesi sulle impalcature.

Materiali e tecniche

Materiali

L’uso dei diversi materiali da costruzione dipende dalle materie prime disponibili e dal livello di sviluppo tecnologico.

Tra questi abbiamo:

la pietra: era il materiale dominante soprattutto per edifici a carattere difensivo e per edifici di rappresentanza. Dopo la caduta dell’impero si ha una riduzione dell’utilizzo della pietra per essere poi ripresa con la nascita dei centri principali dei regni germanici. Veniva estratta nelle dimensioni necessarie e il blocco veniva distaccato lateralmente tramite solchi e liberato alla base tramite fenditure con cunei. I principali tipi di pietra da costruzione erano la quarzite, il granito, le pietre vulcaniche, il porfido, il basalto etc.. Le pietre estratte dalle cave avevano due piani paralleli, uno di posa e uno di attesa. Dopo essere stati squadrati i blocchi acquisivano la loro forma regolare nel cantiere o nella bottega mediante l’uso di utensili da scalpellino. Tra gli utensili principali ritroviamo martelli, scalpelli, asce, pettini. I vari tipi di opere murarie adottate in epoca romana e riutilizzati in epoca medievale sono: l’opus italicum (costruzioni in pietra), l’opus latericium (costruzioni in mattone), opus romanum (in pietra da taglio), opus antiquum, opus incertum e opus rusticum (costruzioni in pezzame lapideo), opus mixtum (muratura mista); opus cementitium e opus cementile (muratura con conglomerato di malta e pietrame); opus implextum (muratura a sacco); opus recinctum (muratura con pietre legate con grappe metalliche)

il legno: il legno veniva utilizzato per le costruzioni in quanto poteva essere facilmente lavorato e aveva proprietà di resistenza all’umidità del terreno. Le tecniche di lavorazione non subirono cambiamenti dall’antichità all’epoca moderna. Una particolarità delle costruzioni in legno era la presenza delle giunture per l’assemblaggio delle travi che poteva essere per prolungamento, allargamento o giunzione ad angolo piano. Dal punto di vista costruttivo si possono distinguere le costruzioni a parete piena e quelle a telaio, già utilizzata in epoca antica.

La struttura del tetto10

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Per quanto riguarda le tecniche di costruzione del tetto durante il medioevo si hanno due tipi di strutture di seguito descritte.

Tetto piano: la tecnica riprende quella romana che prevede un tetto piano in cui i travicelli sono sostenuti da arcarecci (travi lunghe che coprono la lunghezza del vano da ricoprire).

Tetto a capriata semplice: prevede un tetto spiovente con elementi nella parte concava per il sostentamento della struttura.

Elementi in terracotta e mattoni crudi

Durante l’impero romano dopo un uso iniziale dei laterizi crudi si raggiunse un alto livello tecnico nella fabbricazione di mattoni. Questa tecnica scomparve alla caduta dell’impero, per essere poi ripresa nel XII sec con lo sviluppo dello stile gotico soprattutto in Germania settentrionale, nelle regioni balcaniche in baviera e Francia meridionale. La preparazione ci viene descritta da Vitruvio anche se in epoca più tarda la tecnica di produzione prevede fornaci di mattoni. In età romana le fornaci erano gestite da unità militari mentre nel medioevo venivano gestite da officine ecclesiastiche o comunali. Nel XII si assiste alla riscoperta della vetrina piombifera, un elemento decorativo che permetteva la realizzazione di mattoni in verde e bruno.

Malta e altri leganti

La malta costituita da un legante, calce o gesso, e da materiale inerte, principalmente sabbia. Il modo di produzione del calcare avveniva facendo cuocere nelle calcare le pietre calcaree a temperatura tra i 900 e i 1000 gradi ottenendo così la calce viva che veniva poi trasformata in calce spenta con l’aggiunta di acqua. La malta si ottiene con l’aggiunta di sabbia e acqua successivamente solidificata. Veniva stesa tramite l’utilizzo di cazzuole.

Altri materiali

Tra i metalli svolsero un ruolo importante gli ancoraggi di ferro e piombo impiegati per la giunzione delle pietre squadrate.

Il vetro veniva utilizzato per le finestre e per gli edifici sacri veniva utilizzato maggiormente il vetro colorato.

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9. Architettura domesticaL'architettura domestica in età tardoantica nella zona di Roma era caratterizzata da domus, in quanto la costruzione di insulae si protrasse solo fino al III sec d.C. Le domus tardoantiche erano caratterizzate da un'ampia aula absidata con grandi finestre e isolata rispetto al resto della casa con un apertura verso un'area aperta. Altro elemento caratteristico erano ninfei, fontane e aree termali. Non sempre sono evidenti ambienti di servizio come latrine e cucine, queste ultime potevano addirittura essere mobili. Una delle innovazioni fu l'introduzione di pareti o pavimenti riscaldati.

Gli abitati rurali della Siria settentrionale erano caratterizzati da ambienti che si aprivano su una corte centrale; ville e fattorie avevano la stessa tipologia in pianta mentre le abitazioni per la manodopera erano strutture assai semplici spesso costituite da una sola stanza.

Per quanto riguarda gli insediamenti dell'Europa settentrionale questi in genere erano costruiti in legno e le abitazioni avevano una pianta rettangolare allungata con due aperture al centro dei lati lunghi e un solo focolare in corrispondenza dell'asse maggiore; questo tipo di abitazioni, definite long houses, potevano assolvere a funzioni diverse sia come edifici abitativi o per ricoveri per animali o per lo stoccaggio di cereali. Nel III sec tali abitazioni vennero suddivise in più vani, in genere 6, con funzioni distinte, associate con edifici più piccoli, mentre tra il VII e VIII sec l'abitato era costituito da long houses, piccole abitazioni disposte su file e da ambienti seminterrati. Tra X e XI sec comparvero delle abitazioni con un grande ambiente principale e ambienti di servizio separati.

Nei primi decenni del VII sec si assiste ad una trasformazione dell'edilizia abitativa caratterizzata in molti centri del Mediterraneo da elementi comuni come il riuso delle strutture più antiche che venivano eventualmente suddivise; utilizzo di materiali antichi per interventi di restauro integrati con strutture in legno, elemento maggiormente evidente nelle città di formazione classica.

In Italia settentrionale il periodo di maggiore trasformazione si ha durante l'età longobarda; i maggiori cambiamenti riguardano soprattutto le dimensioni, ora ridotte; gli edifici sono in legno e composti da 1 a 3 ambienti con focolari aperti; le abitazioni occupano una parte del vecchio insediamento mentre le aree rimaste libere vengono utilizzate per coltura o aree di servizio. Nell'alto medioevo non si ha un'evidenza di strutture a più piani, le poche ritrovate attestano la presenza di vani di servizio al piano terra e vani di soggiorno al piano superiore.

Tra il X e il XII secolo si assiste ad una ripresa edilizia che comporta sia un'evoluzione delle tipologie ma anche delle tecniche costruttive sia nelle abitazioni delle città che in quelle di ambito rurale. Tipiche di molti centri medievali sono le case-torri occupate dalle aristocrazie locali; la pianta e la disposizione volumetrica interna sono legate alla funzionalità e alle esigenze economiche e di rappresentanza e del potere familiare. In generale tra il X e l'XI sec si assiste ad un innalzamento degli elevati.

La ripresa edilizia che si ebbe intorno al VII sec avvenne in modalità e tempi differenti a seconda delle varie zone e dell'economia degli insediamenti. Nell'area bizantina si hanno dati certi solo per alcune zone e alcune città come Pergamo dove le abitazioni erano suddivise in vari ambienti e comprendevano un vano soggiorno, una cucina, una dispensa, un ripostiglio per suppellettili o legna, fienile e stalla. Nelle altre città non si hanno molti dati per definire una tipologia nei secoli dal VII al X sec. Si hanno dati più certi per abitazioni edificate a partire del XIV sec in genere a tre piani e pianta parallelepipeda con un piano

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seminterrato adibito a servizi, e il pian terreno come deposito; una scala esterna dava accesso al piano superiore, un unico ambiente polifunzionale con nicchie per il focolare e la latrina.

10. L'architettura pubblica e del potereNel corso dell'XI sec si assiste alla diffusione dello stile romanico in ambito feudale con la realizzazione di dimore rurali munite di fortificazioni. Si diffondono le torri-residenza, cioè strutture a carattere difensivo che prevedevano un unico corpo di fabbrica con una parte destinata a funzione pubblica, in genere al pian terreno, e una zona privata costituita da camere e sale con la cappella al livello superiore. Questo tipo di struttura si diffuse dalla Francia settentrionale fino alla Sicilia e in Inghilterra.

Vengono spesso riutilizzate le torri difensive, almeno nei centri di antica origine; la struttura è a pianta quadrata con muri di grande spessore. In genere assume importanza anche la sua posizione in punti strategici della viabilità urbana.

Dall'XI sec le torri assumono un significato anche all'interno della comunità cittadina nel momento in cui gli esponenti delle principali famiglie feudali si affermano in città come i detentori del controllo economico. Con la nascita dei primi comuni consolari si assiste all'associazione torre-domus nobiliare costruita con materiali di recupero di edifici antichi almeno nei basamenti. Una delle tecniche utilizzate maggiormente è la muratura a bugnato1; in Italia vengono utilizzate due tecniche principali: bugnato rustico e bugnato rifinito, quest'ultimo utilizzato in maniera innovativa nelle fortificazioni federiciane. Presto l'utilizzo di tale tecnica viene ad essere associata al carattere simbolico delle strutture in cui viene utilizzata; così per esempio per le torri comunali alla fine del XIII sec.

Oltre alle famiglie feudali anche il papato sancisce il suo potere dando vita alla costruzione di torri all'interno del territorio urbano, come la Torre dei Conti in Vaticano, o la Torre delle Milizie.

L'affermazione delle case-torri si ha soprattutto nelle città ad economia mercantile come Genova e Pisa. In ambito europeo tra XIII e XIV sec non si ha una grossa diffusione di queste strutture abitative.

Nell'ambito dell'edilizia del potere in età medievale si deve attribuire una certa rilevanza alle opere pubbliche volute dai liberi comuni. Tra XII e XIII sec, dopo la pace di Costanza, si ha la diffusione di un edificio sede della magistratura dove si amministrava la giustizia. Questa struttura viene definita broletto, un palazzo pubblico con un porticato al piano terra destinato ad attività mercantili e di cambio; aveva anche una torre campanaria che viene a contrapporsi alle torri delle cattedrali.

Lo spostamento del potere amministrativo e giuridico all'interno del broletto evidenzia il passaggio di potere dall'autorità vescovile a quella civile. Un esempio tipico di tale spostamento si ha a Milano dove venne fatto costruire il Nuovo Broletto, un edificio rettangolare con una sala per riunioni al primo piano ed uno spazio aperto porticato al pian terreno per le attività commerciali.

Accanto alla costruzione di nuovi edifici del potere comunale assumono importanza le piazze che appunto circondano le nuove strutture nella planimetria cittadina; le piazze sono il centro della base economica su cui si stabilizza il potere civile. Un esempio antico è la creazione a Genova della Ripa (la Palazzata) per

1 Il bugnato è una lavorazione muraria utilizzata sin dall'antichità e ripresa, con modalità e forme diverse, in altre epoche e fino ai giorni nostri.È costituito da blocchi di pietra sovrapposti a file sfalsate preventivamente lavorate in modo che i giunti orizzontali e verticali risultano scanalati ed arretrati rispetto al piano di facciata della muratura, con un effetto aggettante di ogni singolo blocco. Spesso il bugnato interessa in particolare la parte basamentale dell'edificio, rivelando la sua origine costruttiva, in quanto era pratica edilizia corrente, anche nel medioevo, costruire la parte bassa di un edificio con robusti blocchi di pietra, mentre i livelli superiori potevano essere in muratura di minor impegno.

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dotare il porto di una struttura per il controllo del commercio oltre che una sponda sicura per l'attracco delle navi.

Altro esempio è la Piazza del Mercato Nuovo a Brescia fatta costruire dal comune bresciano sotto la richiesta dei mercanti e degli insediamenti conventuali. La piazza venne realizzata in una zona poco urbanizzata della città andando a creare così un nuovo polo abitativo e commerciale con piccoli lotti edificabili proprio lungo il fronte stradale.

11. L'architettura religiosaPer quanto riguarda l'architettura religiosa inizialmente i luoghi di culto non erano caratterizzati da elementi strutturali particolari, erano per lo più luoghi di edifici privati a carattere abitativo in cui una parte veniva destinata all'aula di culto con modifiche di arredo e decorative. Tali ambienti venivano definiti domus ecclesiae.

Fu Costantino e i suoi architetti che diedero vita alla prima forma di architettura religiosa con la costruzione delle aule di culto ad impianto basilicale. La prima cattedrale costruita fu la basilica del Salvatore a Roma, oggi S. Giovanni in Laterano.

L'origine sicuramente deriva dalle basiliche romane che erano luoghi adibiti ad accogliere grandi folle.

Davanti alle basiliche vennero creati portici, a volte quadriportici che delimitavano atri in cui al centro potevano essere costruite fontane. Lo spazio interno poteva essere coltivato a giardino.

La facciata era scandita dalle porte di accesso e ai lati potevano esserci delle torri che potevano assumere carattere difensivo ma potevano ospitare le scale per i piani superiori.

Le basiliche avevano una pianta rettangolare divisa in navate separate da colonne o pilastri che sorreggevano una trabeazione continua; la navata centrale era più alta e ampia e aveva l'ingresso su uno dei lati corti, l'altro lato era chiuso da un abside ai lati del quale potevano aprirsi due ambienti, pastofori, adibiti a sacrestie. Erano presenti anche piani superiori dove si aprivano le finestre che permettevano l'illuminazione delle navate insieme all'uso di lampade e lampadari.

La copertura era generalmente lignea con capriata a vista o nascosta da un soffitto piano. A partire dal V sec. si diffuse la copertura a volta.

Lo spazio interno era funzionale all'attività liturgica: l'attenzione doveva essere focalizzata su uno spazio centrale, di norma l'altare rialzato in genere rispetto al resto delle strutture (l'abside poteva essere di varie forme, a cassa, a mensa, a blocco unico); dovevano essere anche previste le aree per la diversificazione dei fedeli (le navate avevano questa funzione, o l'atrio e successivamente i matronei); doveva essere previsto uno spazio per le offerte e uno per le reliquie.

Una struttura caratteristica del suburbio romano è la basilica circiforme derivata sicuramente dai circhi per le corse dei cavalli conosciuti a Roma e fatta costruire da Costantino nei pressi delle tombe martiriali. Tali strutture permettevano la raccolta di molta gente e grazie al camminamento intorno alla sala centrale permettevano una buona circolazione dei fedeli.

Con la diffusione dei luoghi di culto si venne a determinare un afflusso di pellegrini specialmente nel caso di santuari martiriali con un conseguente insediamento abitativo nei pressi del santuario costituito da edifici

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abitativi e di servizio ma anche di strutture assistenziali della Chiesa come ospizi, diaconie (chiese o abitazioni del diacono), xenodochi2.

Altra struttura ecclesiastica era la cattedrale o ecclesia episcopalis riservata al vescovo e caratterizzata dalla presenza della cattedra episcopale. Un esempio è la Basilica Lateranense a Roma. Tali chiese erano in genere costruite nelle città sedi di diocesi e quindi con giurisdizione sul territorio. Non aveva una struttura diversa dagli altri edifici religiosi ma gli edifici associati andavano a creare veri e propri complessi episcopali che determinarono nell'altomedioevo un polo che si veniva a contrapporre alle strutture civili dando vita ad un policentrismo urbano.

Il luogo deputato alla celebrazione del battesimo era il battistero, mentre il sacramento della confermazione veniva svolto nel consignatorium noto solamente dalle fonti e non da resti archeologici.

Il battesimo era il rito dell'iniziazione cristiana e in origine era destinata agli adulti. Il luogo dove veniva svolta la cerimonia era costituito da una vasca in cui veniva immerso il fedele; la vasca poteva avere forma circolare o poligonale spesso dotata di gradini per la discesa. Inizialmente la struttura non aveva una gerarchia negli spazi con l'unica caratteristica di permettere la visione della vasca da tutte le parti; la struttura era quindi a pianta centrale quadrata o poligonale con eventuali nicchie sui lati. Le decorazioni erano a carattere simbolico e rappresentavano il rito che veniva svolto. Battisteri erano presenti anche nelle zone rurali a testimoniare la funzione di cura animarum di tali strutture. Nel tardo medioevo si diffuse la pratica del battesimo ai bambini, questo comportò una trasformazione strutturale in quanto la vasca battesimale venne spostata all'interno della chiesa a cui era associata in genere in fondo ad una delle navate laterali a volte in una cappella dedicata.

Uno dei centri in cui è stato possibile ricostruire l'intero complesso episcopale è il sito di Cornus in Sardegna dove in contesto extraurbano sono stati ritrovati una cattedrale con il battistero, l'episcopio, la basilica cimiteriale e una vasta necropoli.

Particolare importanza assume la decorazione delle aule di culto ispirata alle sacre scritture. Diffusi erano i mosaici parietali che vennero influenzati dal mondo bizantino; si ritrovano in occidente casi in cui la famiglia reale veniva rappresentata nei mosaici stessi.

L'influenza bizantina si risente anche nella struttura delle costruzioni religiose dell'altomedioevo che si discostano da quelle a pianta basilicale e caratterizzata da una divisione degli spazi concatenati tra loro.

Durante il periodo carolingio si ha la diffusione di nuove tipologie architettoniche che mirano a recuperare l'antico. La scelta di non avere una residenza reale stabile comportò la presenza di vari palazzi imperiali fuori dai maggiori centri urbani ognuno con cappelle palatine. Le costruzioni religiose di questo periodo hanno una serie di caratteristiche che sono la costruzione di cripte semianulari o a galleria sotto gli altari di molte chiese facendo seguito al recupero delle reliquie in urbe. Altro elemento è la presenza del controcoro che diede origine a strutture con absidi contrapposti.

A Roma si ebbero molto interventi di ricostruzione o costruzione di edifici religiosi caratterizzati anche a livello strutturale dall'uso del peperino e di laterizi di recupero.

2 Lo xenodochio (lat. xenodochium, dal greco xenodocheion da xéno, ospite, e dòcheỉon, ricettacolo, da dèchomai ricevo ) era una struttura di appoggio ai viaggi nel Medioevo, adibita ad ospizio gratuito per pellegrini e forestieri. Più piccolo di un hospitale era posto sul percorso di una via di pellegrinaggio, come il cammino di Santiago di Compostela o la via Francigena, veniva gestito da monaci che offrivano alloggio e cibo.

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Sempre in età carolingia si assiste nei paesi del nord Europa alla sostituzione di edifici religiosi lignei con edifici in pietra.

L'uso del legno era necessario anche durante la costruzione degli edifici di culto per soddisfare le esigenze liturgiche.

Per quanto riguarda i monasteri in Italia si ha l'influsso della regola benedettina anche nella costruzione di questi complessi condizionati quindi dalla necessità di una vita comunitaria e dal fatto che i monaci dovevano esercitare lavori comuni. I primi monasteri non erano condizionati da tali parametri ed erano costituiti da ambienti residenziali e di servizio affiancati alle cappelle all'interno di un recinto in genere a carattere difensivo. Il recinto compare anche nei monasteri urbani con un valore simbolico. Il primo esempio di planimetria di un monastero è del IX sec e si ritrova nella pergamena del monastero di San Gallo in cui la disposizione degli impianti residenziali, sia per i monaci che per gli ospiti e i lavoranti specializzati, cultuali e di servizio viene sviluppata intorno agli ambienti claustrali ad indicare il ruolo dei monasteri in età carolingia visti come strumento di controllo territoriale, possessori di grandi proprietà terriere.

Una successiva fase di rinnovamento si ebbe tra XI e XII sec come nel caso di San Vincenzo al Volturno che divenne nel IX sec uno dei centri principali dell'espansione carolingia ai danni dell'impero longobardo. Il complesso venne ristrutturato e dotato di un palazzo per gli ospiti con cappella e oratorio funerario, un refettorio per i monaci e una sala per le assemblee decorati con preziosi dipinti. Oltre a questi elementi vi erano anche impianti artigianali ad es. per a produzione del vetro e la lavorazione del metallo.

Con la riforma cistercense si ha una nuova evoluzione degli impianti monastici incentrati soprattutto nella costruzione degli impianti artigianali.

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12. L'architettura funerariaL'architettura postclassica in ambito funerario è caratterizzata dalla costruzione di impianti basilicali nei pressi delle tombe martiriali volute già da Costantino e risalenti al IV sec come S. Lorenzo, S. Agnese, S. Sebastiano, Ss Marcellino e Pietro tutte con un aula basilicale nella quale le navate laterali sono collegate da un corridoio anulare che si trovava dietro all'abside della navata centrale. La caratteristica di questi edifici era la presenza di sepolture pavimentali volute da fedeli e pellegrini per essere vicini alle tombe dei martiri.

Edifici funerari appositamente costruiti erano caratterizzati da uno spazio articolato in sepolture a forno anche a più piani che occupano l'intera superficie pavimentale. In ambiente monastico venivano create aule apposite per accogliere le tombe dei monaci. Esempi si ritrovano in oriente e occidente come San Saba a Roma.

In età paleocristiana e altomedievale si ritrovano le cosiddette basiliche ad corpus, cioè chiese in cui la tomba venerata si trovava sotto l'altare o nell'area absidale comunque in situazione ipogea.

Altro esempio di costruzione funeraria di tipo memoriale sono i martyrium. Il primo esempio si deve a Costantino con la costruzione di chiese dedicate agli apostoli a pianta cruciforme che dovevano accogliere le reliquie degli apostoli e le spoglie dello stesso imperatore. Esempi si ritrovano anche a Milano, S. Simpliciano e ad Antiochia, S. Babila. All'incrocio dei bracci venivano posizionate le memorie dei martiri. I bracci potevano accogliere l'altare e potevano avere terminazione lineare o absidata.

Un tipo di costruzione funeraria "in negativo" erano le catacombe sviluppate a partire del 313 in zone geologicamente adatte come Roma, o in Sardegna, dove venivano anche riutilizzate gallerie costruite precedentemente. Le sepolture potevano essere semplicemente dei loculi scavati sui lati delle gallerie oppure strutture più articolate con la costruzione di opere murarie come il mausoleo funerario di Pretestato, o la Cappella Greca nel cimitero di Priscilla a Roma, oppure soluzioni con baldacchini come a Malta e in Sicilia. Le catacombe erano generalmente segnate in superficie da ingressi monumentali che erano in continuità con le catacombe sottostanti come in Siria a Qalat Kalota (mausoleo di Diogene ad Hass).

Le strutture dei mausolei sono varie e potevano essere a pianta absidata oppure polilobato, comunque i mausolei di età tardoantica non si discostano da quelli di età imperiale, soprattutto nel caso di mausolei destinati a personaggi di rango imperiale. Gli esempi più noti di età tetrarchica si rifanno al Pantheon come quelli fatti costruire da Costantino e da altri esponenti della sua famiglia. Il mausoleo di Costanza annesso alla basilica circiforme di S. Agnese, il mausoleo di Elena conservato quasi interamente presenta una pianta circolare con un ingresso a forcipe e una copertura a cupola con una decorazione a mosaico che riprende scene del vecchio Testamento. Le piante potevano essere circolari ma anche poligonali come il mausoleo a Tipasa che era ottagonale. A Galla Placidia si deve il mausoleo annesso alla basilica di S. Croce a Ravenna a pianta cruciforme con un importante decorazione musiva.

Tra IV e V sec sorgono delle cappelle funerarie a pianta cruciforme o rettangolare con volta a botte che potevano ospitare le spoglie vescovili.

A partire dal VI sec con la diffusione delle sepolture urbane si ha la diffusione dell'utilizzo di spazi connessi alle aule di culto con la costruzione di cappelle funerarie.

Dal IX sec si diffondono le cappelle ossari che nei secoli successivi vengono costruite a fianco delle chiese.

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13. Mondo bizantinoPremessa

L'architettura bizantina è nota soprattutto per quanto riguarda gli edifici religiosi grazie al fatto che sono stati poi trasformati in moschee. Note sono anche le installazioni militari e specialmente a Costantinopoli si conservano tracce degli edifici residenziali della popolazione di rango superiore; poco si conosce degli arredi anche a causa delle razzie avvenute durante il saccheggio del 1204 e della conquista ottomana del 1453.

Le fonti

Lo studio della produzione architettonica in ambito bizantino si avvale anche dell'apporto di molti documenti che riportano descrizioni dei singoli edifici, tecniche di costruzione, materiali impiegati, e tecniche di progettazione e realizzazione dei manufatti architettonici. Uno dei documenti più importanti scritto alla metà del VI sec è il De aedificius di Procopio di Cesarea che descrive numerosi edifici fatti costruire da Giustiniano. Del X sec è il De caerimoniis aulae Byzantinae, sotto Costantino VII Porfirogenito, che descrive anche gli ambienti architettonici dove venivano svolte le cerimonie. Altri testi che offrono descrizioni di caratteri costruttivi sui singoli edifici o sui monumenti sono documenti giuridici, atti di fondazione, documenti storici etc..

I materiali e le tecniche decorative

Tra i materiali più utilizzati ritroviamo l'uso della pietra, del laterizio e del legno, quest'ultimo regolamentato anche da norme che riguardavano anche le distanze tra gli edifici specialmente a Costantinopoli spesso devastata dagli incendi.

Durante l'epoca protobizantina si ha una divisione del territorio imperiale con una zona che va dall'Africa settentrionale, all'Egitto, alla Siria-Palestina fino in Asia Minore, compresa la Grecia peninsulare dove veniva prediletta la pietra da taglio e del laterizio utilizzato anche in Grecia continentale e nella Penisola Balcanica, e le regioni bizantine dell'Italia in cui le tecniche costruttive prevedono l'uso eterogeneo dei materiali da costruzione.

Per quanto riguarda le tecniche costruttive si ha in epoca bizantina il distacco dalla tradizione romana con un recupero dei modelli costruttivi della tradizione greco-ellenistica.

L'innovazione riguarda l'utilizzo di mattoni quadrati posizionati su file parallele per tutto lo spessore del muro con i filari separati da letti di malta con un altezza pari o superiore a quella dei mattoni. L'utilizzo del laterizio è preponderante fin dalla metà del V sec e diviene poi d'uso costante sia per edifici religiosi che civili all'epoca giustinianea; in ambito urbano la tecnica laterizia viene utilizzata in associazione con la pietra da taglio per dar vita a muratura a corsi alternati con la chiesa del monastero di S. Giovanni di Studio.

La muratura in pietra vede due principali tecniche costruttive quella in opera quadrata e quella a doppia cortina con nucleo in conglomerato cementizio utilizzata per opere di grandi dimensioni con pietre recuperate da edifici più antichi a volte rilavorate.

Tra VIII e XII sec si assiste all'omogeneizzazione delle tecniche costruttive a vantaggio della muratura in laterizio. Si ha soltanto nella seconda metà del X sec la diffusione della costruzione a "mattone arretrato" in

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cui le file arretrate venivano coperte da uno spesso strato di malta. In epoca mediobizantina si ha una costruzione mista in pietra e laterizio nelle zone di periferia e per gli edifici di minore rilevanza monumentale con varianti tipologiche nelle varie regioni dell'impero fino ad arrivare a tecniche particolari come quella a cloisonnè in cui i mattoni creano la cornice per le pietre creando effetti estetici.

Questa tecnica mista caratterizza anche l'architettura tardobizantina fino all'età paleologa in cui scompare l'uso del laterizio.

Aspetti decorativi

Fin dall'età costantinopolitana si ritrova un'attenzione particolare alle decorazioni di interni attraverso mosaici, pitture, marmo utilizzato per creare sia elementi architettonici, come capitelli, lastre di recinzione sia per decorare la parte bassa dei muri utilizzando le venature per creare effetti estetici

L'architettura residenziale e civile

Edifici privati

L'architettura civile bizantina risulta in continuità con la tradizione romana di epoca antica e tardoantica sia per le strutture urbane che per quelle rurali con la costruzione di insulae, domus e addirittura per i palazzi imperiali sia nelle città classiche che in quelle di nuova costruzione come Iustiniana Prima.

Con la crisi del VI sec si ha un arresto nella costruzione di nuovi edifici e il riuso di antiche costruzioni. Dell'epoca mediobizantina si hanno ancora poche notizie che denotano l'utilizzo anche per le costruzioni urbane di abitazioni individuali sviluppate intorno ad un cortile con ambienti rettangolari su uno o più lati. Spesso sono cinte da un muro in cui si apre l'unico portale.

In epoca tardobizantina si ha una trasformazione nella tipologia delle abitazioni con l'affermarsi di edifici compatti rettangolari a due piani con tetto a doppio spiovente che rivelano un contatto con la cultura architettonica occidentale.

Un'importante trasformazione si ha nella struttura delle residenze di rango e soprattutto del palazzo imperiale che viene ad assumere un carattere di residenza fortificata voluto dall'imperatore Niceforo II Foca (963-969). Il palazzo viene poi fatto trasferire a partire dalla fine dell'XI sec nel quartiere della Blacherne a ridosso delle mura urbiche di Teodosio II utilizzate a scopo difensivo.

Edifici pubblici

Fino ai primi del VII sec le città bizantine sono caratterizzate da edifici del tipo presente nelle città antiche e tardoantiche come strade porticate, piazze, terme, acquedotti e cisterne come quelle fatte costruire da Giustinano per risolvere il problema dell'approvvigionamento idrico. Con Giustiniano si ha inoltre un momento di rottura con la tradizione antica per ciò che riguarda gli edifici di spettacolo (rimane in piedi solo l'ippodromo di Costantinopoli che continuò a ricoprire per secoli il ruolo di centro della vita sociale e politica).

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Con la crisi del VII-VIII sec si ha una trasformazione anche per ciò che riguarda la percezione dei monumenti del passato che vengono riutilizzati a scopo abitativo o difensivo.

Le città medio e tardobizantine sono costruite soprattutto intorno a due elementi fondamentali: le mura difensive e le chiese. Le mura dividevano la città sia in senso fisico che giuridico dall'esterno sempre più avvertito come ostile, mentre le chiese determinarono una frammentazione dell'unità originaria con la creazione di più poli di aggregazione costituiti dalla chiesa, dalla residenza aristocratica e dal monastero; si viene così a perdere l'ideologia del monumento pubblico al servizio dei cittadini e delle istituzioni.

L'architettura religiosa

Le chiese

L'architettura delle chiese di epoca bizantina si discosta fin dalla metà del V sec da quellea di tradizione romana con la realizzazione di basiliche con pianta raccorciata, una grande ampiezza della navata centrale a discapito di quelle laterali, abside semicircolare all'interno e poligonale all'esterno, che preannunciano le chiese a pianta centrale di età giustinianea.

Di questo periodo è la chiesa di S. Polieucto a Costantinopoli, fatta costruire da Anicia Giuliana nei pressi della sua residenza privata. La chiesa nota solo dai resti archeologici doveva essere a tre navate con una copertura a cupola in muratura e una galleria sostenuta da pilastri e colonne e con esedre e nicchie che si aprivano verso la navata centrale.

Nel 532 inizia la costruzione della chiesa di S. Sofia che racchiude tutte le caratteristiche dell'architettura religiosa di questo periodo. Si tratta di una chiesa a doppio involucro su una base a pianta quadrata con una dilatazione dello spazio in tutte le direzioni grazie alle esedre semicircolari angolari e da un sistema di coperture costituito da una cupola centrale e da semicupole assiali che conferiscono una struttura ampia e leggera.

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Gli elementi innovativi di età giustinianea applicati nella capitale non vengono ripresi nelle aree periferiche dell'impero. In Siria si ha la diffusione di edifici a pianta basilicale che presentano pilastri al posto di colonne, l'abside ricoperto all'esterno da un muro rettilineo che unisce le due torri aggettanti che ospitano i pastofori, torri che caratterizzano la facciata, riduzione nel numero e nelle dimensioni delle finestre, presenza di una decorazione detta "nastro siriano" costituito da un grande nastro a rilievo che segue tutto il perimetro.

Nell'area balcaniza si ha un'architettura di tipo basilicale con varie tipologie che derivano da tradizione locale e influssi esterni. I maggiori esempi si ritrovano a Iustiniana Prima fatta costruire intorno al 530 dove ritroviamo tipologie differenti come la basilica a impianto greco con abside poligonale all'esterno, o basiliche a tre navate e monoabsidate, o la grande basilica a transetto.

In epoca mediobizantina si ha la diffusione su tutto il territorio imperiale di un nuovo tipo architettonico basato su una piccola chiesa a pianta centrale a croce greca inscritta in un quadrato, preceduta da un nartece e dotata di abside e pastoforia, coperta da una cupola centrale e quattro cupole minore poste sui bracci.

Dal punto di vista storico la diffusione di tale tipologia denota almeno tre caratteristiche: emergere di una nuova committenza costituita dall'aristocrazia urbana vicina alla corte imperiale; la diffusione di una tipologia standardizzata facilmente riconoscibile; standardizzazione delle tecniche costruttive.

Un altro tipo di edificio religioso particolarmente diffuso in epoca bizantina è la chiesa rupestre diffusoa soprattutto in Cappadocia, Palestina Crimea e Italia meridionale costituita da grotte naturali o scavate ex novo.

I monasteri

Il monachesimo rappresentò un elemento fondamentale per la società bizantina e caratterizzò fortemente il panorama delle campagne e dei centri urbani; la costruzione di monasteri era caratterizzata da una recinzione una chiesa e una serie di edifici destinati a residenza o di servizio in genere disposti a ridosso della recinzione e intorno a uno spazio aperto centrale.

In ogni caso oltre a questo aspetto generale va detto che l'architettura monastica presentava specifiche caratteristiche nelle diverse aree dell'impero.

Ad es. in Egitto tra il IV e VII sec. è frequente la tipologia insediativa e architettonica della lavra dove i monaci sono distribuiti in coppie in una piccola rete di strutture abitative e lavorative disperse in un territorio vasto intorno ad una o più chiese che costituivano la sede centrale.

Nella regione siro-palestinese i monasteri extraurbani assumevano spesso funzione di difesa e di gestione economica del territorio andando ad assumere l'aspetto di "microcittà". Nella regione greco-balcanica il movimento monasteriale si sviluppò particolarmente nel periodo medio e tardo bizantino dando origine a peculiari tipologie architettoniche sia nelle forme che nelle dimensioni degli edifici di culto, quanto nella disposizione o nella qualificazione degli ambienti residenziali e di servizio.

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14. I luoghi, gli oggetti del culto e i materiali votiviIl passaggio al cristianesimo avvenne in modo graduale e non omogeneo dal punto di vista cronologico: infatti mentre la prima cattedrale cristiana venne fatta costruire a Roma da Costantino nella prima metà del IV sec, in nord Africa durante il periodo paleocristiano presentava un'organizzazione ecclesiastica che faceva capo ad importanti personaggi, come ad es. S. Agostino. Contemporaneamente il monachesimo orientale si era strutturato sia a livello culturale che topografico; nel VII sec. Gregorio Magno organizzò una missione di evangelizzazione delle isole britanniche sollecitando nel frattempo i vescovi sardi a diffondere la nuova religione nelle zone interne della Sardegna.

L'oggetto di culto più diffuso era la croce vista come segno della morte e della sconfitta da parte di Cristo.

Secondo il cristianesimo i personaggi venerati come Santi e Martiri non sono in realtà oggetto di un proprio culto, ma svolgono un ruolo di advocati presso la corte celeste.

La Vergine ebbe invece un proprio culto a partire dal Concilio di Efeso (431) che rese dogma il suo ruolo di Madre di Dio. Rappresentazioni iconiche e simboliche venivano utilizzate per ornare manufatti, strutture architettoniche religiose e nell'oriente bizantino i monumenti pubblici e le strutture private: anche gli eventi bellici vennero posti sotto le insegne cristiane o mariane.

Molto diffuse furono anche le immagini di Cristo e della Vergine, queste venivano chiamate acherotipe cioè non fatte da mano umana, e venivano portate in processione o in battaglia.

Il simbolismo della luce nella liturgia cristiana trova la sua massima espressione nella celebrazione della Pasqua, ciò comportò il fatto che siano considerati oggetti liturgici a tutti gli effetti anche gli apparati di illuminazione delle chiese costituiti da lampade e lampadari metallici con lampade vitree. Importanti divennero anche i candelabri, inizialmente posti accanto all'altare, successivamente sulla stessa mensa.

Nella navata centrale venivano inseriti anche i "cereostata", questi erano ceri in metallo mentre le navate laterali erano illuminate con phara canthara in bronzo e costituiti da lampade a olio o a cera raggruppate.

In area bizantina erano diffusi i polyprandela con base circolare quadrangolare o cruciforme.

Dal IX sec è attestato l'uso di lampade isolate alimentate ad olio o con supporti per i ceri costituiti da una coppa di vetro, cristallo di rocca o metallo, sospesa tramite catenelle.

Dal XV sec in poi sono invece attestate le lampade processionali (phanaria) destinate all'esterno per l'illuminazione di ampi spazi.

Fanno parte dell'arredamento liturgico anche drappi di stoffa appesi tra le colonne delle chiese. Arredi simili erano comuni anche nelle abitazioni auliche coeve, i più famosi erano di produzione egiziana.

Per quanto riguarda le strutture finalizzate ai riti, l'elemento più importante è l'altare, ricordo dell'ultima cena e della celebrazione del sacrificio di Cristo. Questo veniva santificato dalla reliquie martiriali costituite da una sepoltura venerata.

Oltre all'altare principale esistevano le mense utilizzate per la deposizione delle offerte o per la preparazione del pane eucaristico.

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Archeologia Medievale

Per quanto riguarda le forme la più diffusa era l'altare a mensa costituito da una lastra sorretta da 4 supporti angolari o da uno centrale; il piano poteva essere rettangolare o a ferro di cavallo. Le reliquie venivano poste in una tela al di sotto del pavimento. Un altro tipo di altare era quello detto a blocco, con il piano sostenuto da un monolite o da un supporto in muratura. Infine troviamo il tipo a cofano e a sarcofago.

I materiali utilizzati erano vari dal legno, alla muratura alla pietra, ai metalli preziosi.

L'altare era spesso coperto da che un ciborio un baldacchino di forma quadrata sorretto da 4 colonne e poteva essere realizzato in pietra o metallo prezioso. L'uso di questo serviva per enfatizzare la posizione dell'altare e per sostenere i veli che venivano tirati al momento della consacrazione. Inoltre a partire dall'VIII sec gli altari erano coperti da tovaglie create con stoffe preziose.

Molto importanti erano anche i vasellami liturgici utilizzati per celebrare il rito cristiano e di questi oltre ai ritrovamenti archeologici abbiamo molte testimonianze iconografiche come ad es. i mosaici di S. Vitale a Ravenna in cui viene mostrato l'altare dei sacrifici apparecchiato con una brocca e due patene metalliche.

Tra i vasi più importanti per la liturgia vi erano il calice e la patena con annessi utensili funzionali alla preparazione e alla distribuzione dell'eucarestia.

La patena aveva varie funzionalità tra cui quella per contenere il pane non consacrato, la consacrazione e la distribuzione delle particole. Poteva avere varie forme, di norma era circolare con decorazioni; accessorio della patena di origine orientale era l'asterisco aureo una corona con 12 punte poste sulla parete per evitare il contatto del pane eucaristico con il sovrastante telo di copertura. Il pane veniva raccolto in contenitori chiamati offertoria in uso fino al XII sec.

In area greco-bizantina sono stati ritrovati stampi liturgici utilizzati per la preparazione del pane; in salento sono stati ritrovati stampi databili al IX e XI sec. realizzati in terracotta con forma circolare con un manico e decorazioni triangolari che alludevano alla trinità.

Un accessorio poco conosciuto e che serviva per la distribuzione dell'eucarestia erano le pinze e la scutella, un piatto utilizzato per raccogliere i frammenti di pane al momento della sua distribuzione.

Tutti i vasellami liturgici e i libri sacri alla fine delle varie funzioni venivano riposti in un armadio o dentro una nicchia ricavata nel presbiterio o in uno dei pastofori.

Il calice generalmente veniva realizzato in materiale prezioso. In oriente veniva realizzato anche in vetro e questi venivano decorati con scene cristiane.

Tra i manufatti liturgici abbiamo anche candelabri, versatoi, acquamanili, etc che vengono riconosciuti come liturgici solo in base al luogo di ritrovamento.

La connessione tra la liturgia e il culto martiriale ci appare evidente dalla collocazione stessa degli edifici di culto, dalla disposizione dell'altare e nella modalità della sua santificazione, così che il ruolo delle reliquie emerge fin dalle origini del cristianesimo.

Le reliquie potevano essere dirette o indirette. Quelle dirette erano le spoglie dei personaggi venerati, mentre quelle indirette erano rappresentate da oggetti non degni di venerazione di per se ma in virtù del loro collocamento con luoghi e corpi di santi.

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Oggetti votivi particolari erano le "ampolle di Monza", giunte dalla Palestina tra la fine del VI e l'inizio del VII sec. e contenenti gli oli delle lampade che bruciavano presso le tombe dei martiri di Terra Santa. Erano esemplari d'argento con decorazioni a sbalzo raffiguranti il Santo Sepolcro e scene del Nuovo Testamento.

Altri "oggetti" che venivano offerti erano gli ex voto che potevano essere oggetti diversi ma anche strutture e manufatti architettonici e decorativi, come aule di culto. Significato votivo avevano anche le donazioni in denaro che potevano essere utilizzate per la realizzazione di strutture o come spesso accadeva l'illuminazione delle chiese.

Oggetti votivi erano considerati anche i souvenirs cioè gli oggetti che i pellegrini riportavano dai luoghi di pellegrinaggio per attestare l'avvenuta penitenza. Tra gli oggetti spiccano ampolle, borracce di forma circolare schiacciata con uno stretto collo e due anse laterali con decorazioni legate al santuario da dove provenivano.

15. Le aree e le tipologie sepolcraliLe prime sepolture cristiane avvenivano in aree funerarie già in uso e quindi fuori dalle mura della città romana. Queste non si distinguevano dalle altre sepolture e in alcune aree funerarie vennero deposti anche personaggi venerati o martirizzati nel corso delle persecuzioni cristiane tant'è che ben presto i loro sepolcri divennero luoghi di culto che in molti casi vennero trasformati in veri e propri monumenti.

Questo fenomeno fu abbastanza precoce; prime fra tutte vanno ricordate le basiliche fatte costruire da Costantino sulle tombe di Paolo, Pietro, Agnese, Marcellino e Pietro a via Labicana e di Lorenzo al Verano. Queste basiliche sono infatti delle sepolture al coperto con lo scopo di salvaguardare le tombe e dargli rilievo. Per quanto riguarda le aree funerarie che sono in connessione con gli edifici di culto si ha una gerarchizzazione dei luoghi dove venivano deposte le salme. I luoghi più importanti erano gli spazi absidali dove venivano deposti i corpi dei personaggi venerati. Questi più precisamente venivano collocati sotto l'altare. Le sepolture poste lontano dall'altare erano di minore importanza.

A partire dal III sec. si andarono a sviluppare i cimiteri a carattere cristiano, ipogei o catacombe e subdiali (cimiteri in superficie) che prevedevano strutture architettoniche come mausolei o cappelle accanto a forme più semplici. Un esempio importante è costituito dai retrosanctos zone a ridosso delle sepolture venerate. Queste nacquero per soddisfare il desiderio dei cristiani di essere sepolti nelle vicinanze dei martiri.

Sia a Roma che in altri centri la costruzione di edifici di culto extraurbana con funzione martiriale determinò la nascita di nuclei abitatiti all'esterno del perimetro urbano, andando così a stabilire una connessione tra abitato e sepoltura. Questo fenomeno iniziò nel V sec. con strutture di accoglienza per pellegrini e monasteri.

Un particolare fenomeno del periodo post-classico iniziato dal V sec è costituito dalle sepolture all'interno dei nuclei urbani. Queste venivano poste in edifici romani in disuso, come teatri, anfiteatri, terme e anche nelle aree forensi.

Particolari aree funerarie sono i monasteri; i monasteri orientali mostrano una distinzione tra sepolture privilegiate (dei fondatori, dei patriarchi, dei monaci più importanti) che venivano deposti in cappelle, nei

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mausolei o all'interno delle aule di culto. Nei monasteri più semplici le aree di sepoltura invece erano comuni.

L'uso funerario dei monasteri è stato standardizzato nella pianta di San Gallo, datata al IX sec. che rappresentava la struttura ideale di un monastero; prevedeva un'area cimiteriale nella zona est con una recinzione alberata.

Nelle necropoli tardoantiche si assiste anche allo sfruttamento delle aree in modo razionale così da sfruttare al massimo le zone a disposizione con la sovrapposizione delle salme o la presenza di più urne nella stessa tomba.

La gestione dei cimiteri veniva affidata ai presbiterii, manzionatii, praepositi e diaconi su commissione del vescovo. Essi si servivano dei fossores che avevano la funzione di scavare le fosse e di creare le aree apposite per ricevere le salme. Altra figura erano gli ostarii che erano i custodi delle chiese dei cimiteri.

Le aree funerarie di cultura germanica si caratterizzano per la sistemazione delle sepolture che venivano disposte a file con orientamento est-ovest e capo a occidente.

Varie sono le tipologie tombali del periodo postclassico; le più semplici si rifacevano a quelle romane che erano caratterizzate da cubicoli ipogei per l'inumazione. Nella cultura mediterranea bizantina venivano utilizzate le tombe a cappuccina che prevedevano l'utilizzo di tegole fittili che potevano essere sostituite da lastre litiche. Sempre quest'area veniva utilizzata la deposizione a enchitrysmos ciè contenitori di provenienza africana di grandi dimensioni. Continua anche l'uso di sepolture in sarcofago in pietra lavorata e di forma rettangolare.

La forma più diffusa è la tomba a fossa di forma rettangolare o antropomorfa, rivestita all'interno di pezzame litico con copertura piana o a tettoin cui il corpo veniva posto direttamente senza nessun involucro esterno. Questa tipologia si ritrova anche nelle tombe a cassone fittile con tegole che foderano la fossa scavata nel terreno. La copertura generalmente piana era fatta con lastre litiche.

Nell'area mediterranea soprattutto nella penisola iberica, Sardegna e Nord Africa si diffusero tumuli di forma rettangolare con pezzame litico e frammenti fittili legati con malta e successivamente intonacate e decorate con pitture e mosaici.

Un'altra tipologia era la cupa costituita da un tumulo di forma arrotondata. Alcune tombe sono fornite di mense di muratura o di marmo di forma rettangolare o semicircolare.

Un elemento importante per lo studio delle sepolture è rappresentato dalle epigrafi poste su lastre litiche di copertura delle tombe o su mense.

Per quanto riguarda le strutture architettoniche con funzioni funerarie, oltre ai mausolei nell'area mediterranea sono state rinvenute anche tombe a camera che si richiamano ai modelli cristiani. Questo tipo di struttura sembra essere adottata maggiormente nell'area bizantina ma ne sono state ritrovate anche in altre zone del bacino del Mediterraneo e vennero utilizzate fino all'VIII sec.

Particolarmente caratteristiche sono alcune tombe di alcune popolazioni germaniche che a causa dei contatti con l'impero romano modificarono i loro usi funerari.

Per quanto riguarda i Goti, anche dopo il passaggio al rito dell'inumazione continuarono a usare tombe a tumulo con circoli di pietre all'interno di ampie necropoli.

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Sul piano strutturale la maggior parte delle tombe gote si differenziano per il corredo soprattutto quello femminile.

Lo studio effettuato nelle aree funerarie dell'Europa centro orientale ha contribuito a chiarire quali furono le dinamiche di spostamento e di adattamento dei Longobardi in Pannonia. Oltre agli elementi di corredo sono state importanti anche le caratteristiche antropologiche. Anche in Italia i Longobardi mantennero tradizioni proprie ad esempio quella di deporre il defunto con il capo a ovest per poter vedere il sorgere del sole. Le sepolture comuni avevano una struttura semplice costituita da fosse nel terreno nelle quali veniva posto il defunto a terra o dentro una cassa lignea sormontato da una capanna lignea sorretta da 4 pali.

Nella penisola scandinava sono stati ritrovati tumuli che coprono tombe a camera in pietra o in legno; ma le sepolture più caratteristiche sono costituite da navi utilizzate per personaggi di alto livello. Le salme venivano poste dentro la stiva della nave che poi veniva interrata e coperta da un grande tumulo.

16. I riti e i corredi funerariLe indagini archeologiche hanno fornito un'ampia base di conoscenza per lo studio dell'età post classica e altomedievale per le zone dell'Europa centro-occidentale e successivamente per il nord Africa, soprattutto per le informazioni provenienti dalle deposizioni tombali che hanno restituito importanti elementi per determinare la provenienza e gli spostamenti delle popolazioni barbariche che non hanno lasciato tracce evidenti ne a livello documentale ne come monumenti.

La deposizione del defunto era simile a quella in uso presso i romani e prevedeva anche il rito del refrigerium , cioè il pasto funebre a cui partecipavano tutti i familiari e i conoscenti del defunto. Con l'avvento del cristianesimo tale rituale venne inizialmente osteggiato ma nel momento in cui la chiesa si rese conto che non era possibile debellarlo cercò di dargli un significato cristiano con l'introduzione del Dies Natalis , cioè il giorno della morte terrena e la nascita della vita ultraterrena. Il rituale del refregerium prevedeva la costruzione di specifiche strutture all'interno della tomba come piccole mense che a partire dal III sec. potevano essere usate per più sepolture.Uno degli esempi più noti e' quello di Cornus in Sardegna dove sono stati ritrovati anche un pozzo e un forno a testimonianza di uno spazio apposito per il culto e la memoria dei defunti.

La massima diffusione di strutture per i pasti funebri è attestata nel Nord Africa e nella Penisola Iberica dove si sono ritrovate mense di varie forme con iscrizioni dedicatorie al rituale e spazi recintati per la celebrazione del rito.Un altro luogo dove poteva essere svolto questo rito erano le basiliche circiformi della periferia di Roma. A questo rito partecipava anche il defunto, infatti sono stati ritrovate appositi reperti che dimostravano quest'usanza come se il defunto potesse sedere alla tavola del refrigerium;oppure sono stati ritrovati fori nelle lastre di copertura delle tombe all'altezza della testa del defunto per immettere cibo e bevanda all'interno della sepoltura.

Un usanza diffusa nelle tombe tardoantiche e alto-medievali era quella di introdurre carboni epr accendere focolari con intenti purificatori o per accendere fuochi rituali. Altra usanza era quella di porre monete all'interno della tomba in ricordo dell'offerta a Caronte grazie alle quali e' stato possibile datare alcune di queste con il metodo del post quem dato che alcune di queste monete erano sicuramente fuoricorso .

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Nei cimiteri post classici sono stati ritrovati molti manufatti per l'illuminazione come portalampade , lampade vitree, utilizzate sia per indicare le tombe ma anche come una valenza simbolica della luce cristiana.

Tra gli oggetti di valere simbolico apotropaico sono stati ritrovati coralli grani d'ambra soprattutto all'interno di sepolture infantili , altri oggetti potevano essere chiodi di metallo o in vetro.

Altro elemento tenuto in considerazione per lo studio di questo periodo e' l'orientamento della sepoltura infatti questo poteva variare a seconda delle popolazioni e all'interno di queste popolazioni in riferimento al momento cronologico a cui apparteneva. Solo nel caso in cui era necessario sfruttare al massimo lo spazio a disposizione l'orientamento della sepoltura passava in secondo piano.

Per quanto riguarda le modalità della sepoltura durante tutto il periodo post classico era prevista l'inumazione; il defunto veniva deposto supino con le gambe parallele o sovrapposte e le braccia ripiegate sull'addome.

Nelle necropoli tardo romane e alto-medievali era previsto l'uso di sepolture multiple anche se questa usanza venne rifiutata dalla chiesa .

Le usanza longobarde in ambito funerario sono note da fonti legislative e archeologiche. Uno dei riti più diffusi era quello della frantumazione rituale che prevedeva la suddivisione dei beni del defunto e la distribuzione ai poveri durante il pasto funebre. In Pannonia il rito funerario longobardo prevedeva la sepoltura del defunto in una cassa lignea posta all'interno di una capanna costruita su 4 pali; all'interno della cassa venivano posti sia i simboli materiali della classe sociale del defunto che cibo e bevande. Se l'individuo moriva lontano dal suo paese sul tumolo veniva piantato un pale con una colomba lignea posta in direzione della patria

.Usanza del periodo alto medievale e' quella di deporre insieme al defunto animali come il cavallo .Questo rito venne introdotto dagli Unni in Europa occidentale, in Italia un esempio di questo e' la necropoli di CampoChiaro-Vicenne (Campobasso) insieme a questi resti sono stati rinvenuti elementi da parata , gioielli, manufatti metallici, in questa tomba il cavallo alloggia nella stessa tomba del proprietario.

Nelle aree baltiche le sepolture per uomini di alto rango erano costituite da imbarcazioni che venivano ricoperte da grossi tumoli .All'interno di queste sepolture sono stati ritrovati vari corredi principeschi .

L'uso del corredo funebre rimane comune almeno fino alla meta' del VII sec in quanto con la diffuzione del cristianesimo si ebbe una diminuzione di questa usanza perche' vista dal cristiano in maniera negativa in quanto il defunto non doveva portare con se beni materiali appartenenti alla vita terrana. Dalle indagini archeologiche e' possibile evidenziare la distinzione tra seporture maschili e femminili o distinzioni in base al censo.

Nelle sepolture femminili sono ricorrenti fermavelo , retine per l'acconciatura, anelli , armille in vetro e metallo ; mentre nelle tombe maschili prevalgono fibie e anelli; comuni ad entrambi sono le fibule e ornamenti per le cinture così come manufatti ceramici che potevano essere di dimensioni normali o ridotte a dimostrazione di una produzione esclusivamente funeraria.Al corredo interno poteva anche corrispondere un corredo esterno definito corredo-arredo, utilizzato per decorare e identificare la tomba.

Grazie allo studio dei corredi funebri è stato possibile determinare a volte l'origine etnica del defunto utilizzato anche per studiare le modalità di sviluppo culturale delle popolazioni.

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Le tombe gotiche prima dei contatti dei Goti con l'Impero erano costituite da semplici fosse, mentre per i personaggi di alto rango venivano utilizzati tumuli principeschi caratterizzati da una camera mortuaria di grandi dimensioni rivestita in legno con accessori tipo brocche, bicchieri, situle, speroni da parata e indumenti d'oro, fibbie da scarpe e offerte di carne.

Nel IV sec con le modifiche della struttura sociale cambiarono anche i costumi funerari dovute ai contatti con le popolazioni autoctone e soprattutto con il cristianesimo. Restarono caratteristiche delle vecchie usanze la coppia di fibule per la spalla per i corredi femminili e la fibbia per la cintura per i corredi maschili.

Nell'area germanico-orientale le sepolture prevedevano un corredo soltanto occasionalmente; il corredo era costituito solo da oggetti personali e in seguito ai contatti con le popolazioni romanze vengono aggiunti nelle sepolture più importanti manufatti ceramici, metallici e vitrei.

Agli Ostrogoti vengono attribuiti corredi femminili con coppie di fibule in lamina d'argento, grandi fibbie sempre in argento a placca rettangolare talvolta con protomi animali, orecchini con pendente a poliedro e specchi di tipo nomadico, spezzati intenzionalmente. Tra la fine del V e la metà del VI sec. in ITtalia le tombe femminili germaniche si distinguevano da quelle autoctone per la coppia di fibule da spalla e per la fibbia della cintura; le seconde erano prive di corredo o con un unica fibula posta sicuramente al centro del petto che poteva essere a disco, a croce o a protome animale.

Per quanto riguarda i Visigoti la ricerca archeologica non ha ottenuto sufficienti informazioni sugli usi funerari a causa della mancanza di insediamenti prolungati. Unica eccezione è una tomba femminile ritrovata a Villafontana nei pressi di Verona e databile alla fine del V sec. il cui corredo prevede due fibule in lamina d'argento.

Nella penisola iberica lo studio dei corredi funebri ci ha permesso di determinare l'area di espansione dei Visigoti, prima della loro assimilazione alle popolazioni autoctone. Dopo la prima generazione che aveva portato con se i manufatti di propria fattura corrispondente al periodo 490-525 dove i corredi per lo più femminili erano composti da fibule ad arco e da placche a tecnica trilaminare, da fibbie di cintura rettangolare con decorazioni a cloisonne e da fibule ad aquila sempre con decorazioni a cloisonne.

Anche per quanto riguarda i Longobardi, lo studio della loro evoluzione culturale viene effettuato a partire da quello dei corredi funebri. Nelle tombe maschili un elemento guida per la definizione cronologica è la mutazione della tipologia delle armi; i guerrieri venivano deposti con le armi che erano caratteristiche del loro ceto. In Pannonia i guerrieri, gli harimanni, venivano sepolti con le armi e lo scudo e in una fossa vicina il cavallo. Da qui si è potuto risalire alla struttura sociale che prevedeva al gradino più alto i cavalieri (gli harimanni); seguivano i liberi, i faramanni venivano deposti con le lance; i semiliberi, haldii o aldiones, deposti con arco e frecce; infine i servi.

In Italia una caratteristica delle sepolture dei Longobardi della prima generazione era la spatha a due tagli che veniva appesa ad una cintura con fibia, la lancia con cuspide o un corto giavellotto, lo scudo con umbone di ferro e punte di frecce.

Nel VI sec si hanno dei mutamenti costituiti dall'arricchimento della cintura e l'introduzione dello scramasax, una sorta di corta sciabola, cuspidi di lance, bardature da cavallo e dall'umbone. Tra VI e VII sec i corredi si arricchiscono con la diffusione presso le classi più elevate di cinte con decorazioni in placche d'oro, di selle e finimenti in oro.

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L'evoluzione delle placche che ornavano le cinture costituisce un importante elemento archeologico per la determinazione della cronologia delle tombe maschili in quanto a partire dal VII sec. si passa dalla cintura a guarnizione quintupla, che discendeva dai cinturoni militari romani, alla cintura multipla di origine orientale.

Elementi di romanizzazione dei corredi funebri longobardi sono l'uso del sudario, delle crocette in lamina d'oro, cinture da parata maschile di derivazione bizantina, di anelli con sigillo di stampo bizantino e da nuove forme di armi. Talora venivano anche deposti gli strumenti professionali del defunto.

Per quanto riguarda le sepolture femminili pannoniche, queste non prevedono l'uso di anelli, bracciali e orecchini tranne che per le donne di origine germanica o romana. I corredi della prima generazione attestata in Italia sono caratterizzati dalla presenza di 4 fibule comune anche a Franchi, Alamanni, baveri, Turingi. Di queste due erano ad S o a disco e le altre due a staffa.

Con la generazione successiva si assiste all'influenza delle popolazioni autoctone con l'uso di una fibula a disco centrale come in uso bizantino da cui vennero ripresi orecchini a cestello, pendenti aurei, anelli; questi accessori si ritrovano fino alla fine del VII sec. quando viene abbandonato l'uso del corredo funebre.

Elementi comuni ai corredi longobardi maschili e femminili erano crocette in lamina d'oro, pettini, forbici, coltelli, vasellame bronzeo detto alessandrino.

In ambito franco la tomba della regina Arnegunda, moglie di Clotario I che regnò verso la fine del VI sec. è stata rinvenuta nella cripta di Saint Denis a Parigi con all'interno un particolare corredo funebre costituito da una sottile camicia di lino, un abito corto di seta, un mantello di seta rossa fermato da una coppia di fibule, una cintura chiusa da fibbia con placca e controplacca (una caratteristica del costume merovingio); sul capo un velo di satin fissato da una coppia di spilloni d'argento.

Come detto l'uso del corredo si interrompe nel VII sec. e riprende dall'VI sec ma solo con beni personali, come armi da parata e abiti particolari per i ceti di rango elevato.

17. La rete dei contatti e degli scambi: caratteri generaliPer lo studio delle dinamiche commerciali del periodo medievale occorre fare riferimento non solo alle fonti archeologiche ma anche a quelle documentali e a volte iconografiche come le mappe redatte. Le fonti archeologiche rischiano di ridurre i motivi degli spostamenti ai soli interessi economici quando invece potevano essere anche altri i motivi che spingevano la gente a muoversi attraverso i paesi, come il desiderio di avventura, missioni umanitarie, che magari non lasciavano tracce materiali evidenti.

I monaci e i personaggi dell'alto clero percorrevano distanze immense per poter raggiungere comunità isolate o fondare nuove strutture allo scopo di diffondere il nuovo messaggio religioso; viaggiavano al seguito di carovane via terra o su navi mercantili via mare, oppure insieme ad altri pellegrini. Il fenomeno si estese fino a culminare con le crociate.

I tracciati sono noti sia da fonti iconografiche, letterarie costituite dai diari e dagli itinerari dei pellegrini che da fonti archeologiche con resti nelle varie zone visitate. Tra le fonti iconografiche ritroviamo gli itineraria, mappe rappresentative del percorso con evidenziate anche le distanze tra le varie tappe del viaggio. Tra gli

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itineraria ricordiamo la Tabula Peutingeriana in uso dall'epoca imperiale romana per il servizio di posta imperiale.

Dall'età tardoantica assumono importanza gli itinerari verso i luoghi di pellegrinaggio più importanti in Terra Santa, o a Roma, o in Spagna presso e tra i più noti e più utilizzati erano Itinerarium Egeriae che mostrava le percorrenze terresti medio-orientali, oppure Itinerarium Sancti Willibaldi, un asse stradale di collegamento tra le regioni del Mare del Nord e Roma da dove poi si proseguiva verso la Puglia per imbarcarsi verso la Terra Santa.

Le vie terrestri di commercio vennero incentivate anche dalle invasioni delle popolazioni germaniche che determinarono l'introduzione o la reintroduzione di nuove merci come l'ambra grazie all'apporto dato da Unni e Longobardi in quanto la via di commercio dell'ambra passava proprio tra le città pannoniche fino ad arrivare nel mar Adriatico.

Lo studio del commercio via mare si basa sui relitti ritrovati ma anche e soprattutto sui resti di anfore che hanno permesso di tracciare le linee direttive di tale commercio almeno fino al VI sec che nel Mediterraneo era soprattutto in direzione sud-nord da Costantinopoli verso i punti di smistamento come Cipro. I porti principali della Grecia e di Creta continuarono i loro rapporti con le aree siro-palestinesi e con l'Egitto ma costituirono anche un punto intermedio per i contatti con il Mediterraneo occidentale.

Per quanto riguarda le imbarcazioni dati utili si possono dedurre dalle tipologie e dalle dimensioni delle anfore che nel periodo altomedievale sono ridotte a testimoniare l'uso di diversi tipi di imbarcazioni, ma anche dai relitti rinvenuti in Sicilia relativi al VI sec. o in Turchia e denotano navi di più modeste dimensioni rispetto a quelle di età imperiale.

Nel VII sec si ha una riduzione dell'uso delle anfore da trasporto dovuto forse in occidente al calo dei commerci. Le anfore verranno sostituite da altri tipi di contenitori tra cui le botti lignee. Con l'arrivo degli arabi venne spezzato l'asse Mediterraneo-Cartagine-Costantinopoli, infatti dal 636 l'Islam riuscì a conquistare in meno di un secolo il vicino oriente e il mediterraneo meridionale e parte della Penisola Iberica.

Le rotte commerciali tra l'Africa, la Sicilia da una parte e le coste meridionali dall'altra sono confermate da relitti e da rinvenimenti di manufatti ceramici nei centri importatori come a Cefalù a Anse Saint Gervais.

Nell'alto medioevo ebbe maggiore importanza la navigazione fluviale. I principali corsi d'acqua utilizzati erano l'Ebro, il Rodano, il Pò, la Senna, il Reno etc..

Dai commerci tra il Mar Baltico e il Mare del Nord si ebbe a partire dal VII sec. la nascita di wike poli commerciali costieri o lungo canali navigabili, utilizzati come stazioni di sosta o di scambio commerciale.

Il dinamismo di popolazioni scandinave comportò il movimento di genti che ad esempio dalla Scandinavia si spostarono in Islanda; tale movimento è attestato tramite lo studio di contesti funerari e oggetti appartenenti alla prima generazione. Verso la fine del X sec. venne colonizzata anche la Groenlandia.

A partire dall'XI sec. in poi si assiste all'espansione dell'occidente fino all'Asia interna. Questa espansione è dovuta specialmente all'attività delle città costiere alcune delle quali si uniscono in consorzi con accordi di non belligeranza e patti commerciali come quello di Hansa (lega anseatica) che riunì i centri del Mar del Nord, mentre altri centri riuscirono a formare un proprio governo basato sul predominio del mare come nel

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caso delle Repubbliche Marinare. Le loro attività cominciarono a partire dall'Alto Medioevo approfittando della situazione di instabilità politica tra mondo musulmano e impero bizantino.

In questo periodo a causa delle forti tensioni era impossibile effettuare importazione di merci di lusso, tant'è che fino al X sec. il commercio a lunga distanza era in mano a mercanti stranieri, come arabi, ebrei protetti dai sovrani.

Le Repubbliche Marinare, soprattutto Amalfi e Venezia, grazie anche ai buoni rapporti con i re di Costantinopoli riuscirono a introdursi in questo commercio. Per quanto riguarda i veneziani, questi svilupparono la marina da guerra con la diffusione della galea e della nave rotonda.

Tra l'VIII e il XII sec. grazie ai manuali di mercatura è possibile ricostruire le dinamiche economiche all'interno del Mediterraneo, dell'Inghilterra, della penisola Scandinava, del Mar Nero e del Catai.

Per quanto riguarda Genova, a partire dal XII sec. costituì il punto centrale dei rapporti tra l'Europa interna, l'oriente bizantino e il mondo islamico a discapito dei Pisani che avevano avuto il predominio fino ad allora.

La potenza genovese si ridusse a partire dal XIII sec a causa della conquista da parte della Corona d'Aragona delle postazioni genovesi in Sardegna, cominciando così oltre al dominio sul Mediterraneo anche quello nel Levante, nell'Egeo e sul Mar Nero. Un altro motivo del crollo della potenza genovese fu il declassamento del suo porto non più adatto alle navi di grande tonnellaggio.

Nel XV sec la maggior parte del traffico veniva svolto dai mercanti biscaglini a discapito dell'attività siciliana che aveva ripreso la propria attività durante il dominio normanno.

Dal punto di vista delle innovazioni tecnologiche e le modalità della navigazione un periodo cruciale è costituito dal periodo che va dalla metà del XIII alla metà del XIV sec quando vennero inventate la bussola e nuovi tipi di imbarcazioni che resero omogenee le tecniche di navigazione tanto che si venne a creare un vero e proprio gergo marinaro che possiamo ritrovare nel Compaso de navigare una carta nautica redatta intorno alla metà del XIII sec. sicuramente di origine pisana.

Nel medioevo il luogo deputato agli scambi in ambito urbano è il mercato che rappresenta anche a livello topografico un punto centrale della città al centro di vie importanti; nelle città romane si ha così il continuo utilizzo dell'area forense, mentre nelle città di nuova fondazione il mercato costituisce uno dei fulcri della città.

18. Le vie e i luoghi degli scambi e dei contatti nel mondo tardoantico occidentale

Analizzando la situazione viaria a partire dall'età imperiale si può notare uno spostamento del baricentro da città come Placentia e Ariminum lungo la via Postumia, a città dell'Italia del Nord come Mediolanum, Brixia, Verona, Aquileia che determinarono la costruzione di una nuova via di comunicazione, denominata Gallica, tra Mediolanum e Aquileia; per quanto riguarda la situazione della rete viaria in Italia centrale rimasero efficienti le vie repubblicane come la Flaminia-Emilia.

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Durante il periodo tardo imperiale vennero svolte molte opere di mantenimento delle vecchie arterie e la costruzione di nuovi tratti per il collegamento dei centri minori grazie soprattutto all'opera dei militari voluta dagli imperatori tra cui si distinse Costantino.

Accanto alle vie terrestri venivano utilizzate anche le comunicazioni via fiume soprattutto per quei fiumi a portata costante come il Po e molti suoi affluenti comunque navigabili che contribuirono a sviluppare ampie zone nella val Padana.

19. La rete degli scambi e dei contatti nel mondo bizantinoIl commercio in area bizantina mutò nel corso dei secoli a seconda delle circostanze politiche. L'economia bizantina era basata inizialmente sull'agricoltura nelle zone lungo il litorale e sulla pastorizia nelle zone interne. Il commercio era soprattutto interno e prevedeva scambi di beni di prima necessità come olio, vino, grano, lana, metalli e manufatti che venivano venduti specialmente durante le fiere in occasione di feste religiose come quella ad Efeso. A livello locale i mercati permettevano lo scambio dei prodotti che necessitavano alla popolazione della città.

A livello internazionale venivano esportate soprattutto spezie, sete, gioielli provenienti dall'oriente estremo, come la Cina, l'India, ma con la crisi del VII sec. le conquiste arabe e la difficile navigabilità del Mediterraneo si ebbe una riduzione degli scambi commerciali che si focalizzarono in alcuni centri costieri come Costantinopoli che si orientò soprattutto verso il Mar Nero e le aree a nord dell'Impero come la Bulgaria o la Russia a partire dal IX-X sec.

Con la ripresa del IX sec. Costantinopoli divenne uno dei maggiori centri di scambio commerciale dove i mercanti sostavano alla periferia della città costituendo a volte delle vere e proprie colonie mercantili, come gli Amalfitani o i Veneziani etc.. Si diffusero anche nuove attività artigianali come quella della lavorazione del bronzo.

Lo stato controllava i commerci favorendo soprattutto le importazioni rispetto alle esportazioni regolando i rapporti tra i mercanti stranieri e quelli locali costituiti soprattutto dai monaci.

Costantinopoli perse il suo predominio in seguito all'incendio del 1203 e soprattutto con l'occupazione latina (1204-1261).

Le rotte terrestri si diramavano verso l'Asia Minore e la penisola Balcanica. Nei Balcani i percorsi principali erano due uno da Belgrado, passava per Naissos, Sofia, Filippopoli e quindi Costantinopoli; l'altra era la Egnazia, da Dyrrachion a Ohrid e da qui a Costantinopoli.

Accanto alle vie terrestri si incrementarono le vie marittime solcate con navi che modificarono nel tempo la loro forma divenendo più larghe e più corte. Le maggiori vie almeno fino al VI sec. furono quelle che congiungevano il Mediterraneo orientale con l'Italia, passando per l'Asia Minore, la Grecia e attraverso il Peloponneso giungeva in Sicilia e da qui in Italia; l'altra via seguiva la costa sud sfiorando la Siria, la Palestina, Creta e quindi la Sicilia; una terza via partiva da Alessandria e arrivava sempre in Sicilia.

Tali vie subirono un interruzione con la conquista araba almeno fino all'XI sec.

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