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CNI - Centro Nazionale Studi Urbanistici CNI - Centro Nazionale Studi Urbanistici Dopo il terremoto: strategie e metodi per la ricostruzione L’Aquila Scuola della Guardia di Finanza 2 Dicembre 2009 I prossimi 1000 giorni Strategie e interventi Prof. Ing. Maurizio TIRA Ordinario di Tecnica e pianificazione urbanistica – Università di Br Consiglio Scientifico CNSU

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Dopo il terremoto:strategie e metodi per la ricostruzione

L’AquilaScuola della Guardia di Finanza

2 Dicembre 2009

I prossimi 1000 giorni

Strategie e interventi

Prof. Ing. Maurizio TIRAOrdinario di Tecnica e pianificazione urbanistica – Università di Brescia

Consiglio Scientifico CNSU

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Il ciclo di gestione dell’emergenza/disastro

ALLERTA

EVENTO DISASTROSO

PREPARAZIONE

RISPOSTA

RECUPERO

PIANIFICAZIONE

PREVENZIONE

SVILUPPO

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Alcune premesse (1)

1. Le perdite economiche aumentano al passare del tempo ed al crescere della complessità

2. Le stime del 1978 (G. Grandori) equiparavano il costo (di allora) della realizzazione di tutte le costruzioni secondo le norme antisismiche con quello necessario per la ricostruzione in caso di sisma…

3. … MA NEL PRIMO CASO SI SAREBBERO RIDOTTE DA 10 A 1 LE VITTIME ANNUE OGNI 100.000 ABITANTI

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Alcune premesse (2)

Le stime del 1978 (G. Grandori) indicavano in ca. 50 miliardi di Euro (valore attuale) il costo della messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente e non antisismico nelle zone sismiche (di allora)

È IL DEBITO ARRETRATO

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“Deve esser detto chiaramente che il non affrontare il problema dell’adeguamento antisismico del patrimonio edilizio esistente significa adottare una soluzione precisa:

la situazione di regime sarà raggiunta aspettando che le costruzioni non antisismiche vengano distrutte dai futuri terremoti.

Questa decisione ha un costo sociale immenso!”

G. Grandori, 1978

Alcune premesse (3)

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Alcune premesse (4)

Le perdite non sono solo in termini di vite umane ed economiche dirette, ma anche indirette: perdita del tessuto sociale, produttivo, culturale, tradizionale …

È IL DEBITO

CHE SI CREA PER IL FUTURO

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Strategie generali di intervento (1)

I tre pilastri per costruire la cultura della gestione del rischio

• La strategia politica

• La conoscenza e le tecniche

• La preparazione della popolazione

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Strategie generali di intervento (2)

• Valutare l’adeguatezza del livello di protezione assicurato dalle norme in vigore

• Confrontare il rischio sismico e gli investimenti per ridurlo con altri rischi che si accettano

• Affinare le analisi costi-benefici e rischi-benefici

• Stabilire il livello di protezione e I relativi investimenti

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Strategie generali di intervento (3)

• Diffondere il più capillarmente possibile nella comunità la conoscenza del problema

• Istituire dei canali permanenti per raccogliere le reazioni ed I suggerimenti della popolazione

• Verificare l’adeguatezza delle sedi decisionali

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Strategie generali di intervento (4)

• Perfezionare I criteri progettuali generali e di dettaglio

• Perfezionare I criteri di pianificazione generale ed attuativa

• Diffondere tali conoscenze nel mondo dei tecnici

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Strategie generali di intervento (5)

• Definire criteri perequativi NAZIONALI (G. Grandori, 1978) per quei cittadini che, sopportando già un maggior rischio per il luogo in cui vivono, non debbano sopportare da soli gli extra-costi per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio e infrastrutturale

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Strategie generali di intervento (6)

Coinvolgere tutti I soggetti (economici, politici, istituzionali) e tutti I cittadini: anche I prestiti e gli aiuti internazionali devono sviluppare e incoraggiare l’iniziativa locale dei cittadini

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Il ruolo del Piano (1)

La pianificazione in sé non è soltanto un processo tecnico, ma un processo politico intenso!

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Il ruolo del Piano (2)

La prevenzione inizia dal Piano urbanistico e molti degli obiettivi della pianificazione degli usi dei suoli sono esattamente gli stessi del Piano di emergenza, piani che devono recepire i programmi di previsione e prevenzione, le informazioni relative ai processi fisici che causano le condizioni di rischio, ai precursori, agli eventi e agli scenari.

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La pianificazione in condizioni di rischio forza i pianificatori a ripensare all’habitat urbano come ad un sistema non-deterministico

Nell’ottica della Valutazione ambientale strategica e nello spirito della verifica di sostenibilità dello sviluppo bisogna considerare anche un assetto futuro “probabile”

Il ruolo del Piano (3)

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Il ruolo del Piano (4) (adattato da Z. Milutinovic)

Piani e misure di implementazione Effetti sulla mitigazione dei danni

Planning Strategica e d’uso dei suoli Piano di recupero e di riscostruzione: vanno definite le priorità!

Identifica le zone di pericolosità e permette di adottare politiche di mitigazione che indirizzano gli sviluppi e le ristrutturazioni nelle aree pericolose

Regime dei suoli e perequazione Trasferimento dei diritti edificatori in siti non pericolosi Acquisizione di aree non ancora sviluppate Acquisizione dei diritti edificatori Compensazione Integrazione con la valutazione ambientale

Consente rilocalizzazioni e previene le nuove costruzioni nelle aree maggiormente pericolose

Tassazione e politiche fiscali Tassa “di impatto” per coprire I costi delle costruzioni nelle zone pericolos Detassazione per le zone vincolate in quanto a maggior pericolosità locale

Consente di mantenere basse densità nelle aree a maggior pericolosità

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Il ruolo del Piano (5)

• Definizione strategica delle linee di sviluppo

• Ruolo dell’industria

• Ruolo delle aree agricole

• Ruolo delle Istituzioni: l’Università e le specializzazioni locali del sapere

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Il ruolo del Piano (6)

• Non già una previsione dell’evento, quanto un approccio olistico che interpreta e integra dati da varie fonti;

• I modelli servono per stimare I possibili “stati” della società locale;

• I modelli servono per valutare la distribuzione spaziale del danno

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La struttura urbana minima (1)

http://www.osservatorioricostruzione.regione.umbria.it/

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La struttura urbana minima (2)

http://www.osservatorioricostruzione.regione.umbria.it/

Un nucleo urbano non è una semplice sommatoria di edifici: il patrimonio esistente non può essere considerato solo in termini di manufatti, l’aggregato urbano possiede un valore legato all’accumulazione e alla sedimentazione di un vissuto sociale.

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La struttura urbana minima (3)

http://www.osservatorioricostruzione.regione.umbria.it/

Individuare in ambito urbano tutte le situazioni di criticità diffuse:

• arredo urbano di ostacolo alla circolazione pedonale

• criticità delle reti tecnologiche

• criticità della viabilità

• ecc.

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La struttura urbana minima (4)

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“Costruire una cultura della prevenzione non è facile. Mentre I costi della prevenzione devono essere pagati nel presente, I suoi benefici si manifestano in un futuro a volte lontano.Inoltre I benefici non sono sempre tangibili: essi sono I disastri che NON sono avvenuti!”

Kofi Annan, 1999Secretary General, United Nations

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Sequenza sismica a L’AquilaSequenza sismica a L’AquilaI terremoti sono avvenuti principalmente nella crosta superiore, entro 10-12 km di I terremoti sono avvenuti principalmente nella crosta superiore, entro 10-12 km di

profondità. La struttura responsabile della scossa principale è una faglia con movimento profondità. La struttura responsabile della scossa principale è una faglia con movimento diretto che si estende per circa 15 km in direzione NO-SEdiretto che si estende per circa 15 km in direzione NO-SE

Grazie per l’attenzione