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  • 8/7/2019 Clan Des Ti No

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    CLANDESTINO

    Con lo spazzolino cercavo di raggiungere i pi reconditi angoli del mio cavo orale togliendo il

    caldo e piacevole gusto di caff di cui era ancora impregnata la mia bocca. Un poco mi

    dispiaceva ma, molto pi mi era dispiaciuto in un passato non molto remoto staccare

    sostanziosi assegni a beneficio del mio dentista, per non parlare del dolore subito. Non chece labbia avuta col mio dentista, anzi lho sempre considerato un tipo in gamba, simpatico,

    un po poca voglia di lavorare forse, del resto pu permetterselo, con quello che prende.

    Lassistente poi... Lo so ho sbagliato tutto nella vita il dentista sarebbe stato un lavoro per

    me. Prendere una persona, farla accomodare su una poltrona che poche possibilit lascia al

    libero arbitrio, torturarla, trasformare i suoi rivoli di bavazza in cascate di moneta sonante e,

    per finire riceverne anche i ringraziamenti.

    Squill il telefono. Gino, un socio di vecchia data. Si fa due passi, una birra, un paio di canne?

    Un occhio alla lancetta della sveglia che perentoria indicava un numero troppo piccolo per me.

    sapevo che mi sarei alzato con la testa pesante, i pensieri lenti e una sterminata voglia di

    tornarmene tra le lenzuola. Comunque non me ne mai fottuto un cazzo e quella volta noncambiai certo le mie abitudini.

    Non si sa mai dove andare in questa cazzo di citt. Mentre fingevamo di deciderci

    nellabitacolo dellautomobile si addensavano nebbie anomale, calde. Una bianca cortina che

    non impediva la vista, influiva pi che altro sul modo di vedere anche se stessi. Un parcheggio

    vicino, a dove non sapevo ma se vivi in questo posto e vedi un parcheggio lo prendi, deciderai

    magari dopo dove devi andare, ma un parcheggio merce troppo rara perch si possa lasciare

    cos a cuor leggero.

    Cera un bar, una birreria, la conoscevamo. Si trattava del ritrovo abituale di alcune persone

    che rivedevamo sempre volentieri e, purtroppo, anche dei loro fidanzati. Non cerano quella

    sera, non cera quasi un cazzo di nessuno, dietro il bancone due uomini, La nostra birra

    preferita esaurita. - Che ne pensi?- - Il passo prima del suicidio - Trangugiammo le nostre birrecon precipitazione per evitare che la depressione ci potesse cogliere. Fuori , faceva freddo ma

    dentro era peggio. Camminavamo alla ricerca di un posto migliore sebbene non sapessimo

    bene cosa fosse migliore, eravamo alla ricerca di una sensazione, di un mood, una miscela. Un

    buon drink, un po di buona musica, un po di donne. Ovviamente delle prime due opzioni ne

    avremmo fatto volentieri a meno. Il freddo sottolineava le nostre parole con nuvolette di

    vapore e irrigidiva le nostre dita a tal punto che rollare fu un impresa.

    Poche note, inconfondibili, da quella porta aperta solo un breve attimo stava proprio uscendo

    All right now dei Free. Palese che in breve fummo dentro ad assaggiare i cocktail della casa.

    Cera pi gente che dallaltra parte ed in pi , in fondo alla sala, dei corpi si stavano

    muovendo al ritmo della musica. Il mio drink in mano, stavo solamente tenendo il tempo con ilpiede quando, a poco a poco, forse perch stavo cominciando ad essere un poco brillo, forse

    perch la musica mi piaceva o forse perch intorno a me erano quasi tutte donne mi lasciai

    prendere dalla voglia di ballare. Tre facevano cerchio, sembravano molto divertite, una era

    mora, piccolina con i capelli lunghi e lisci molto carina, con un viso sorridente, mi piaceva

    molto come si muoveva. Cercai di incrociare il suo sguardo ma non ci trovammo. Incontrai

    invece gli occhi di una sua amica, grandi occhi verdi, tondi, buoni. Era una bionda finta i

    capelli non tanto lunghi unespressione simpatica un pochino paciarotta, un pochino

    sovrappeso, ma quel tanto che non guasta, non era male in definitiva. Era allegra, bevutella,

    carica di energia. Ci guardammo, sincronizzammo i nostri movimenti, ridevamo. Poco dopo, al

    bar, stavamo bevendo un paio di cocktails, pagavo io, ci conoscemmo meglio. Clara, stava

    passando una serata con le amiche, colleghe di lavoro, un compleanno, voleva divertirsi. Unabanda di pelle chiara che interrompeva labbronzatura a met circa dellanulare sinistro mi

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    disse qualcosa di pi su di lei. Ritenni perlomeno positivo il fatto che si fosse tolta la vera.

    Tornammo in pista, un po' di RnB qualche vecchio funky-disco poi Angie. Non ballavamo

    praticamente pi, stavamo abbracciati in mezzo alla pista e ci infilavamo la lingua in bocca.

    bhe... era una storia del tipo o ora o mai pi. Sapevo che il giorno dopo avrebbe rimesso

    lanello e sarebbe rientrata nel suo ruolo. del resto Gino avrebbe capito, poi una buona

    camminata gli avrebbe certo fatto bene, il moto riattiva la circolazione. Insomma, c sempreuna scusa valida per evitare di farci sorgere sensi di colpa quando molliamo un amico a piedi

    per imboscarci con una tipa.

    Era una stradina che portava ad un parco, parcheggiai sotto le larghe fronde di un vecchio

    platano. Faceva freddo ma il cielo era sgombro di nuvole, cera la luna piena. Il gelo

    dellinverno lasciava la sua bianca bruma sui rami spogli, mentre io assaggiavo il tepore delle

    sue labbra. Mi mordicchiava sempre il labbro inferiore. Le carezzavo i capelli, morbidi, setosi,

    le liberai i seni, li carezzai, li baciai, li leccai. Mi ferm. Voleva essere sicura che io ... insomma

    ..voleva sapere se avevo... la tranquillizzai mostrandole una piccola busta sigillata che lasciava

    trasparire la sagoma di qualcosa di ovaloide. Rise, risi, ricominciammo. I vetri, ormai

    completamente appannati ci separavano dal mondo. Le levai il collant, le sue forme nerisentirono, non era un problema, anzi ci risvegli il panettiere che probabilmente alberga in

    me e cominciai ad impastare. Vestii una parte di me sovradimensionata da un pesante afflusso

    sanguigno con una stretta tunica di caucci, quindi le fui sopra. Rumori, non vi badai , luci,

    molto vicine, alcune bianche, come normali fanali, una, pi preoccupante blu lampeggiante. Mi

    tuffai a recuperare i vestiti e, maldestramente cercai di ricomporre il mio abbigliamento.

    Questa proprio non ci voleva.

    Non necessario spiegare cosa significhi cambiare attivit proprio in quei momenti... Ero

    uscito avevo consegnato i miei documenti a precisa richiesta. Ci avrebbero rotto i coglioni

    solo per qualche minuto, pensai, poi , una volta capito che Clara non era una puttana ci

    avrebbero lasciato in pace. Pi che altro ero preoccupato per la difficolt oggettiva di

    riprendere il filo del discorso e , mentre lagente stava comunicando via radio i miei datianagrafici cercavo di organizzare una qualche strategia. Lei intanto aveva a che fare con l

    altro, mi accorsi che stava cercando di ammansirlo facendo la vocina dolce, - signora si calmi e

    favorisca i documenti per favore - non so cosa le era preso, forse unillogica paura che tutto

    questo sarebbe potuto giungere alle orecchie del marito, continuava a rifiutarsi di mostrare i

    suoi documenti. Mi sembr addirittura che stesse strusciandosi contro luomo della legge.

    Quella troia, pensai, non aveva certo scelto il modo migliore di dimostrare di non essere una

    puttana.- Signora, si ricomponga e favorisca i documenti - L agente di PS fece appena in

    tempo a terminare questa frase prima di essere raggiunto da una ginocchiata sui coglioni. Un

    tremendo sganassone segu l urlo. Lei cadde a terra , immobile, pareva svenuta. Il poliziotto

    era furioso, ma, probabilmente il suo orgoglio gli impediva di infierire su una donna a terrasanguinante. Si gir verso di me. Gi il suo sguardo faceva male. - Io non ho fatto niente, non

    c'entro - protestai ma ci non salv il mio volto da un tremendo colpo che comprese sia il

    naso che lo zigomo. Adesso laltro lo ferma pensai ancora fiducioso nelle istituzioni. Speranze

    vane quando capii che laltro mi aveva invece immobilizzato le braccia dietro al tronco. - Non

    cercare di reagire, sarebbe peggio, lasciati menare, si stuferanno presto - mi dissi da solo.

    Irrigidii gli addominali, inutile, si dissolsero al primo incontro col pesante maglio. Non riuscivo

    a respirare, ero paralizzato dal dolore quando finalmente vomitai. Mi lasciarono cadere,

    contestualmente ad alcuni commenti schifati mi spedirono un calcio tra le costole. Avevo un

    occhio chiuso dalle conseguenze del primo colpo dallaltro immagini confuse entrarono nella

    mia mente. Vidi gli occhi del primo poliziotto sbarrati. Lo vidi cadere a terra proprio difronte

    a me con la pistola che gli sfuggiva dalla mano. Vidi un coltello piantato nella sua schiena. Ilvuoto lasciato dal suo corpo fu per un attimo parzialmente colmato dal volto di Clara, prima

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    che questo sublimasse in una rossa nuvola. Il secondo sbirro si gir allora verso di me con la

    canna del ferro ancora fumante e url un poco equivocabile - adesso tocca a te bastardo!-.

    Sentii qualcosa di freddo e duro nella mia mano. Mossi il dito indice, un botto, due tre quattro.

    Svenni.

    Non appena riuscii ad aprire gli occhi difronte a me giacevano tre cadaveri, due uomini in

    divisa ed una donna in mutande. La cosa peggiore era che lo sbirro aveva comunicato i mieidati via radio poco prima che tutto quel macello cominciasse. Risalii e sgommai verso casa.

    Velocissimo riempii una borsa di maglioni sciarpe cuffia, guanti, indossai i pantaloni della tuta

    sotto i jeans, buttai tutti i documenti della banca dallo scarico della spazzatura escluso il

    libretto degli assegni che tenni in tasca ed uscii. La macchina era fuori discussione, presi la bici

    e fuggi nella notte.

    Faceva un freddo cane, avevo male dappertutto e, come se non bastasse un sonno bestia. Mi

    fermai ad un bankomat e ritirai quanto mi era possibile, cercai di prolungare loperazione il pi

    possibile per godere del tepore dellambiente ma la telecamera a circuito chiuso piazzata ad un

    angolo del piccolo stanzino mi convinse ad andarmene. Provai con la sala daspetto della

    stazione ma era ancora chiusa. Pedalavo nella notte e mi sembrava di dover morire di freddoda un momento allaltro. Davanti all edicola rubai alcuni quotidiani che sul marciapiedi

    stavano attendendo l arrivo del giornalaio. Trovai un piccolo prato che dalla vicinanza della

    citt aveva ottenuto la nomina a discarica abusiva. Mi accucciai dietro un cumulo di macerie,

    incendiai i giornali e cercai di dormire. Ben presto il fuoco si spense ed il freddo mi svegli.

    Stava sorgendo il sole. Avevo i brividi. Montai sulla bici e mi ridiressi alla stazione. La sala

    daspetto era aperta, grazie a dio. Mi abbandonai su un sedile e mi addormentai. Il mio sonno

    ristoratore non deve essere durato pi di qualche minuto. Ben presto il via vai dei passeggeri

    mi tenne lontano dalle braccia di Morfeo.

    Quel mattino fui il primo ad entrare in banca sperando di essere arrivato prima dei miei

    inseguitori. Prelevai tutto il contante che possedevo. Lo avrei diviso in due o tre parti e lo

    avrei dato in custodia ad alcuni amici, avrei anche potuto dormire a casa loro qualche volta digiorno mentre loro lavoravano, quindi mi sarei trovato una avvocato.

    Un avvocato, ma come si fa a trovarsi un avvocato si guarda sulle pagine gialle? stavo

    pensando sdraiato sul divano di Ugo e Sara. Avevo spiegato loro la mia situazione e avevano

    accettato di aiutarmi gli chiesi di conservarmi una fetta del mio tesoro, dicendo che mi sarei

    fatto vivo io qualora mi fossero serviti, mi lasciarono accomodare nei loro armadi anche i

    panni che mi stavo tirando dietro. Mi lasciarono anche riposare a casa loro. E bello avere

    degli amici. Sarei rimasto zitto zitto, senza rispondere a nessun tipo di campanello. Due squilli

    di telefono sarebbe stato il segnale per telare. Feci una doccia, accesi anche il televisore col

    volume al minimo. Il telegiornale regionale.... ormai ero il mostro, lo spietato assassino di

    poliziotti, senza ogni dubbio colpevole.Non potevo chiamare un avvocato qualsiasi e dire senta, mi scusi, ma ho appena accoppato

    uno sbirro e mi serve un legale, quello magari mi rispondeva che si occupava solo di divorzi e

    subito dopo squillava il 113. No, avevo bisogno di un consiglio, ma da chi? Lidea mi venne

    accendendo la radio, certo era la soluzione migliore. Avrei dato un intervista in cambio di un

    buon consiglio, per non parlare del fatto che la mia versione dei fatti, la vera versione, sarebbe

    giunta alle orecchie degli inquirenti e magari li avrebbe illuminati.

    Il parco non era sulla strada per la radio, per di pi sarebbe stato rischioso farsi vedere in un

    luogo notoriamente pattugliato. Daltro canto avevo finito il fumo e, dopo tutto quello che

    avevo passato avevo troppa voglia di una canna. Il tipo si guardava in giro preoccupato, -

    anesh?- domandai - appena passati - mi conferm. Tagli il tocco con i denti e, nel timore di

    essere scoperto non si accorse di avermi lasciato un ciocco valutabile ben pi delle trenta carteche avevo chiesto. E pensare che tra i due quello che sicuramente rischiava di pi ero io.

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    Il buio scende presto in inverno, con lui arriva puntuale anche il freddo, ero stonato, tutte

    cause che in coincomitanza resero lungo e difficile il mio arrivo in via Stradella. Chiesi di un

    redattore in particolare, non lo conoscevo personalmente ma ne avevo una certa stima. Era in

    redazione. Sapevo che si occupava principalmente di cronaca e sicuramente mi avrebbe

    trovato un buon avvocato, sempre entro i limiti nei quali i due vocaboli sono compatibili.

    Lo sentii chiamare - oh, c un tipo che ti cerca - . - Ciao - dissi quando me lo trovai difronte -ho una storia da raccontare dovresti concedermi qualche minuto - - ma, ci conosciamo?- dissi

    il mio nome, sottovoce, con tutto il carico di sacralit insito in quelle due parole Lazzaro

    Alzti. Mi fece accomodare in un posto tranquillo e, tempo una mezzora gli avevo raccontato

    tutta la mia storia lasciandogli registrare tutto. Sarebbe andata in onda il giorno dopo,

    verosimilmente subito dopo la magistratura avrebbe chiesto il sequestro del nastro comunque

    non avevo nulla da temere, come giornalista aveva diritto a mantenere la riservatezza delle sue

    fonti. Mi lasci anche il numero dufficio di un avvocato. - Chiamalo luned mattina e digli che

    ti mando io, fidati uno in gamba.-

    Solo una volta fuori capii perch aspettare fino a Luned, era ormai tarda sera ed era Venerd.

    Cenai al Leo. Pi tardi, al baretto, trovai alcuni amici laria era un pochino pesante dopo che liebbi ragguagliati sulle mie disavventure. Ci pens Gino a sdrammatizzare il tutto - in fondo

    non successo niente di grave- disse passandomi il ciloom - sono solo morti due sbirri - . E

    sempre bello avere degli amici. Fumammo, bevemmo, giocammo a scopa, insomma fu giusto

    una normale serata tra amici. Nel frattempo avevo pensato ad un posto sicuro dove andare a

    dormire. Casa mia. Non lappartamento che sicuramente era gi stato messo sotto sigilli, ma

    la stanzetta dell ascensore nel sottotetto. Sapevo come procurarmi la chiave da quel giorno in

    cui la sciura del piano di sopra era rimasta incastrata tra il settimo e l ottavo piano.

    Qualche pruritino mi era rimasto. Era il mio primo week ed da clandestino e mi sembrava uno

    spreco andarmene a dormire alle due. La notte era ancora giovane ed io un volto senza nome.

    Pedalai fino ad un disco pub, uno di quei posti trendy, di quelli dove non vado quasi mai.

    Appena giunto al bar, malgrado un cazzone di buttafuori di merda che non voleva farmientrare, mi ricordai di colpo perch non mi facevo mai vivo da queste parti. Un Cuba libre

    quindicicarte! ladri bastardi. Comunque non una cosa comune essere clandestini ed io mi

    sentivo come in diritto di fare di tutto. Mi scoprii straordinariamente intraprendente nell

    attaccare bottone con gli avventori, soprattutto le avventrici. Una in particolare si trattenne

    pi a lungo. Capelli neri, ricci, occhi castano scuri, due tette della madonna che la scollatura

    lasciava pi che intuire e, sicuramente, qualche reggiseno ben accrocchiato sosteneva a

    dovere. Insomma, non fosse stato per quel naso adunco decisamente sproporzionato che

    dominava la scena del suo volto si sarebbe potuta definire una tipica bellezza mediterranea un

    po' alla Cucinotta per intendersi . Ci appartammo a discutere fuori dalla confusione..

    Molto marginalmente mi lasciai introdurre nella sua compagnia nella quale emergeva unafigura sommamente antipatica. Era suo fratello. Un tipo grande grosso e muscoloso, coi

    capelli corti tutti gellati e un abbigliamento simile ad un mosaico bizantino tante erano le

    griffes messe in evidenza. Parlava sempre lui. Cercava di fare colpo su di una tipa parlando di

    quanto erano difficili e pericolose alcune cose che faceva. Da una frase capii il suo lavoro - se

    mi capita sottomano quel bastardo che ha ammazzato due colleghi, due amici, quello non ci

    arriva vivo in galera -. Mi sarebbe piaciuto controbattere che quel bastardo si era appena

    scopato sua sorella, mi sarebbe piaciuto ma non sarebbe stato vero. Purtroppo ci eravamo

    limitati a qualche slinguatina e qualche palpeggio. Per fortuna che poco dopo, dopo averle

    inventato un nome e un numero di telefono, mi fece un pompino al cesso... con lingoio.

    Sulla porta di casa non cera nessun sigillo. Provai a entrare. Era tutto incasinato, chiss cosa

    speravano di trovarci. Comunque pensai che in tutto quel casino nessuno si sarebbe accortoche ci avevo dormito. Ammetto che non fu una grande idea, perlomeno rischiosa ma, mi and

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    bene. Riuscii a dormire caldo e tranquillo fino a pomeriggio inoltrato . Mentre cagavo,

    finalmente sul mio cesso, mi venne unidea. Un mio caro amico si sposava di li a pochi giorni e

    sarebbe poi partito alla volta dei Caraibi in viaggio di nozze. In qualche modo lavrei

    avvicinato per fargli gli auguri e gli avrei consegnato una mia lettera autografa da spedire al

    sostituto procuratore che si occupava del caso da quelle lontane lande. Nella lettera avrei

    spiegato tutta la faccenda e promesso di costituirmi non appena avrebbero fatto le verifichetecniche del caso. Buttai gi una bozza, la rilessi , la cestinai per poi riscriverla, rileggerla,

    decidere che ancora non mi piaceva ma che comunque poteva andare bene. Male che vada

    pensai, sarebbe servita a sviare un poco le loro indagini. Nel frattempo il giorno se ne era

    andato. Meglio, per quello che serve. Quella sera si pagava per entrare al Leo, non poco, dieci

    carte. mi salvai da quellelargizione essendo entrato presto per mangiare, prima che aprisse la

    cassa. Cera un concerto di un gruppo che non conoscevo ma che comunque doveva avere un

    gran seguito a giudicare dallafflusso di gente. Sar per via dei trentanni che non sono pi al

    corrente su quello che c in giro, sulla roba che piace ai giovani. Avevo voglia di incontrare

    qualche volto amico, ma non mi sentivo di raccontare ancora la mia storia.

    Davanti al banco del bar si stava gi formando una discreta ressa per cui mi misidiligentemente ad attendere il mio turno quando sentii toccarmi ad una spalla - Cos, da

    quando sei diventato famoso non saluti neanche pi?- mi girai. Nella! quanto tempo! Non

    mancai, nel salutarla di esprimere la mia gioia di rivederla. - Dicono che lhai combinata un po'

    grossa ultimamente - - cos dicono - - non hai voglia di parlarne?- - Non a bocca secca...prendi

    qualcosa?- . Ci trovammo un posto tranquillo dove ci ricoverammo assieme ad un paio di coca

    e rum e fumo per un tre o quattro joints. Lei scherzava ma non che se la passasse poi tanto

    bene. Il suo tipo aveva attraversato viale Fulvio Testi fidandosi di un semaforo pedonale verde

    non tenendo conto per che la maggior parte degli automobilisti che infestano le strade di

    questa citt non sono altro che dei figli di puttana potenziali assassini. Lui ne incontr uno che

    pot cos esplicitare le sue potenzialit. Nei mesi successivi era stata piuttosto depressa, perse

    il lavoro. Ci contribuii non poco insieme ad un arresto che aveva subito per via di pochigrammi di maria alla decisione del tribunale di affidare la tutela del piccolo Roberto ai suoceri.

    Aveva tentato di riavere il bimbo con una serie di ricorsi tutti respinti. La voglia di lottare le

    era poi venuta meno ma non quella di vivere. Una cosa avevamo in comune, eravamo entrambi

    degli esclusi . Non avevamo pi un ruolo e con ci avevamo perso anche le nostre maschere.

    Ci presentavamo come eravamo veri nudi. E nudi fummo quella notte nel suo letto, dove ci

    accarezzammo, ci baciammo e ci addormentammo abbracciati.

    Aprii gli occhi per primo, trovai loccorrente e preparai il caff. Nel frattempo presi tre

    foglietti dalla mia tasca, il primo era il numero della sorella dello sbirro che fin direttamente

    nella spazzatura. A breve lo segu la lettera per il magistrato che riscrissi nella sua versione

    definitiva.

    Ciao capo, so che mi stai facendo cercare, fossi in te non mi sprecherei tanto.Sono innocente. Adesso non ho proprio voglia di starti a raccontare tutta la rava e la fava ma

    ho dato un intervista alla radio dove spiego tutto. Se vuoi puoi far fare tutte le verifiche del

    caso e capirai che ho ragione. Se non vuoi beh, allora sono cazzi tuoi , tra di noi sei tu quello

    che crede alla giustizia, non io. In fede Alzti Lazzaro. Si, ora era perfetta. Chiusi in una

    busta e scrissi lindirizzo senza dimenticare un Italy nel finale. Sul terzo biglietto stava scritto il

    numero dellavvocato, lo guardai , lo accartocciai e lo gettai. Nella si era svegliata anche se

    rimase pigramente rannicchiata tra le lenzuola. La raggiunsi, la baciai e ciulammo come ricci

    per il resto della giornata.