La Carta di Clan

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Laura Galimberti La Carta di Clan

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La Carta di Clan è il documento nel quale ogni Comunità indica in che modo le finalità, i valori e il metodo proposti dallo scautismo diventano obiettivi concreti di crescita e esperienze da vivere. Se una Legge crea un popolo, una Carta crea un Clan. Ecco un formidabile strumento di autoeducazione che pone le premesse per le libere scelte della Partenza. “Autonomia” in greco significa “darsi delle regole”, impegnarsi, auto-vincolarsi.

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La Carta di Clancollana sussidi R

S

€ 14,50

La Carta di Clan è il documento nel quale ogni Comunità indica in che modo le finalità, i valori e il metodo proposti dallo scautismo diventano obiettivi concreti di crescita e esperienze da vivere . Se una Legge crea un popolo, una Carta crea un Clan . Ecco un formidabile strumento di autoeducazione che pone le premesse per le libere scelte della Partenza. “Auto-nomia” in greco significa “darsi delle regole”, impegnarsi , auto-vincolarsi .

La collana sussidi R/S è pensata per approfondire, sia dal punto di vista metodologico che tecnico, gli strumenti più significativi del cammino scout tra i 16 e i 20 anni. È rivolta sia a rover e scolte che ai loro capi, per promuovere il protagonismo e il coinvolgimento dei giovani nella vita di Clan/Fuoco. Può risultare utile anche ad un pubblico non scout per attività educative rivolte a questa fascia di età.

Rispettare una Legge giusta e condivisa è un principio di libertà, che ci garantisce da arbitri e soprusi. I diritti d’autore di questo libro sono interamente devoluti a “LIBERA. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", coordinamento di associazioni impegnate in percorsi di legalità e in attività legate all’utilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie per realizzare un Paese libero da tutte le forme di criminalità organizzata. Acquistando “La Carta di Clan” contribuisci a sostenere i progetti di LiBERA.

collana sussidi R/S

Laura Galimberti

La Cartadi Clan

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Incaricatadel Comitato editoriale:Laura Galimberti

Prima edizione:Fiordaliso, novembre 2011

Stampato sucarta ecologica

ISBN 978-88-8054-892-8

Graficae impaginazione:Chiara Baggio

Disegni:Roberta Becchi

Foto:Clan/Fuoco Milano 2-31, Clan/Fuoco Codogno 1,i partecipanti di Roverway 2006

Redazione:Maria Sole Migliari

Coordinamentoeditoriale:Stefania Cesaretti

© FiordalisoSocietà CooperativaCorso Vittorio Emanuele II, 33700186 Romawww.fiordaliso.it

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La Carta di Clan

Laura Galimberticon un contributo di Edo Martinelli

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INDICE

Presentazione 7

Introduzione 9

1 Correva l’anno 1215 nel mese di giugno… 112 Perché una Carta di Clan? 213 Il confronto e l’apertura 294 Costruire la Carta di Clan 415 Utilizzare la Carta di Clan 536 Un po’ di storia 63

GIOCATE LE VOSTRE CARTE - esempi di Carta di Clan e di FuocoCarta di un Fuoco AGI - 1954 73Carta del Clan Torino 40°ASCI - 1961 74Carta dell’impegno del Torino 40° ASCI - 1961 80Carta di un Clan ASCI - 1963 82Carta di un Clan/Fuoco AGESCI - 1975 86Carta di un Clan/Fuoco AGESCI - 1983 90Carta del Clan/Fuoco Milano 1° - 1998 95Carta del Clan/Fuoco Pescara 2° - 2002 97Carta del Clan/Fuoco Parma 6° - 2009 101Carta del Clan/Fuoco Fidenza 1° - 2010 103Carta di un Clan universitario - 2008 105

Cosa dice il Regolamento metodologico? 107

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presentazione

La Branca R/S ha fatto in questi ultimi anni un lavoro appassionato, condiviso e profondo di rivisitazione degli strumenti del metodo e della Progressione Personale, proprio per adeguare alle rinnovate esigenze dei giovani, il roverismo e lo scoltismo. Il Consiglio Generale nel 2011 ha approvato la nuova formulazione del Regolamento metodologico per la parte R/S e ci piacerebbe che il nuovo Regolamento diventasse una spinta propulsiva per i Clan che cercano di vivere la proposta scout con impegno e passione.

La Carta di Clan è uno strumento educativo importante e un momento fondante per la vita di una Comunità. Lo sforzo di dedicare un sussidio a questo strumento può essere apprezzato da quanti, capi Clan, rover e scolte, si stanno accingendo alla scrittura o riscrittura, per creare una base solida per la Comunità R/S.

Il testo è ricco di idee e spunti, che non solo approfondiscono il metodo scout, ma ampliano i confini coinvolgendo la riflessione sulla legge e sull’importanza anche nella storia della “carta” per definire la storia di un popolo. Anche la raccolta di Carte di Clan, sia attuali che storiche, può offrire motivi di riflessione e nuove prospettive.

Auguriamo a ogni Comunità R/S di potersi appassionare alla lettura.

Se poi avete voglia di far conoscere le vostre Carte di Clan, potete scrivere all’indirizzo [email protected]

Buona lettura a tutti e Buona Strada

Francesca Loporcaro, Flavio Castagno, Don Jean Paul LieggiIncaricati Nazionali e Assistente Ecclesiastico, Branca Rover e Scolte

(ottobre 2011)

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introduzione

Carte da decifrare non è solo il titolo di un disco di Ivano Fossati. Da sempre una “carta” è un po’ enigma e un po’ magia, una dichiarazione, ma anche un gioco. Un impegno e una sfida.

Una Carta d’Identità, ma anche un progetto per il futuro, una legge impegnativa, ma anche una maggiore libertà. Questo e molto altro è anche la Carta di Clan. Oggi forse lo strumento è considerato da rover e scolte un po’ noioso e poco appassionante, nei casi migliori un obbligo istituzionale.

Temo nessuno di noi abbia mai partecipato ad una rivoluzione o ad una guerra di indipendenza… allora ci verrebbe molto naturale pensare di scrivere la nostra Carta, i nostri valori, i nostri principi, proclamare la libertà del nostro Stato o del nostro gruppo, quanto ci distingue e quanto ci unisce agli altri, i diritti e i doveri dei membri della comunità. L’amicizia che ci lega e le passioni comuni.

La Legge è il cemento invisibile della Comunità, il suo stesso fondamento e la Carta di Clan è la Legge del Clan. Gli obiettivi che non riusciremo a raggiungere da soli, potranno essere raggiunti grazie alla forza del gruppo: “La forza del branco è nel lupo, la forza del lupo è nel branco” dice la legge della giungla. Le regole sembrano limitare parzialmente la libertà di ciascuno? Il progetto più ambizioso richiede lo sforzo comune, qualche volta sacrifica il nostro particolare, ma vogliamo raggiungerlo insieme, il prezzo della perla (ricordate la parabola?) non ci scoraggia, anzi le dà valore.

I principi della Carta saranno un po’ alla volta interiorizzati da rover e scolte e diventeranno le scelte della Partenza. La Legge diventerà allora uno stile di vita, scritta nel cuore e non più sulla carta. Gli obiettivi e i valori saranno quelli che scegliamo per la nostra vita. Un impegno e una sfida.

Abbiate coraggio di giocare le vostre… carte.

Buona scritturaLaura Galimberti

“La tua legge, Signore,scritta nel cuore degli uomini”

(S. Agostino)

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Se questo sussidio è nelle vostre mani è anche grazie a:

Carlo Guarnieri che nel 1987 ha pubblicato un primo sussidio sulla Carta di Clan, che è stato riletto, rielaborato e parzialmente riconsiderato nella struttura di questo testo.

Il Centro Documentazione Agesci che ha fornito supporto al contributo storico.

Edo Martinelli che ha scritto, con la consueta simpatia e profondità, l’ottimo contributo su “Il fattore H”

Roberto Cociancich che, con pazienza, ha riletto il testo e ha proposto suggerimenti e consigli.

Tutti i Clan che hanno reso disponibili le loro Carte di Clan, alcune sono state pubblicate, altre sono servite per i loro contenuti, in particolare ringrazio il Clan Nizer del gruppo Capaci 1° e i Clan dei gruppi Vignola 1°, Parma 3°, Fidenza 1° e 2°, Parma 4°

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la carta di clan

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Nel mese di giugno dell’anno 1215 il Re Giovanni Senza Terra veniva costretto dai baroni, che intendevano sottrarsi al suo governo assoluto e tirannico, a firmare la Magna Charta Libertarum, primo documento fondamentale per il riconoscimento universale dei diritti dei cittadini; certo ancora in forme molto feudali, si pongono finalmente le basi per una limitazione del potere assoluto.

Viene per la prima volta enunciato il famoso diritto dell’Habeas Corpus: "No free man shall be taken , imprisoned... or in any way destroyed, except by the lawful judgement of his Equals, and by the Law of the Land" (Magna Charta, N. 39, linea 40). Nessuno potrà più venire arbitrariamente imprigionato o peggio, senza poter essere giudicato secondo la Legge.

• CORREVA L’ANNO 1215 NEL MESE DI GIUGNO…

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Le grandi carte della storiaNon vogliamo annoiare il lettore con la preistoria, ma che cos’è che rende necessaria, utile e talvolta indimenticabile una “carta”? o una “dichiara-zione”? Ricordare le più famose ci aiuta a capire.Spesso nascono prima o dopo grandi rivolgimenti storici, come la Dichia-razione d’Indipendenza statunitense, firmata il 4 luglio 1776, preludio della Rivoluzione americana, e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, nata dalla Rivoluzione francese nel 1789. Siamo in epoca illuminista, l’uo-mo desidera dare fondamento razionale e naturale ai propri diritti e doveri.

La Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti, redatta da una commissione di cinque persone, è firmata dalle 13 ex colonie britanni-che e si pone come obiettivo anche il riconoscimento e il sostegno da parte di alcuni paesi europei. E naturalmente l’enunciazione dei diritti inalienabili di un Paese e dei suoi cittadini: “… all Men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty, and the pursuit of Happiness - That to secure these Rights, Governments are instituted among Men, deriving their just Powers from the Consent of the Governed, that whenever any Form of Government becomes destructive of these Ends, it is the Right of the People to alter or abolish it, and to institute a new Government…». Cioè tutti gli uomini sono stati creati uguali e dotati dal Creatore di diritti inalienabili, come la vita, la libertà e la ricerca delle felicità; se i governi, creati proprio per garantire questi diritti, invece li negano, possono essere modificati o distrutti dal popolo. Pensate che la prima stesura non era più lunga di una pagina.

La Dichiarazione d’Indipendenza è la prima delle tre “Carte della libertà” statunitensi che comprendono anche la Costituzione del 1787, una del-le più antiche costituzioni nazionali, poi servita a modello per molte altre, e la Carta dei Diritti (Bill of Rights) del 1789, insieme dei primi dieci emendamenti apportati dal Congresso alla Costituzione, fortemente

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Preambolo

I Rappresentanti del Popolo Francese, costituiti in Assemblea Nazionale,

considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono

le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno

stabilito di esporre, in una solenne dichiarazione, i diritti naturali, inalienabili e

sacri dell’uomo, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i

membri del corpo sociale, rammenti loro incessantemente i loro diritti e i loro

doveri; affinché maggior rispetto ritraggano gli atti del potere legislativo e quelli

del potere esecutivo dal poter essere in ogni istanza paragonati con il fine di ogni

istituzione politica; affinché i reclami dei cittadini, fondati da ora innanzi su dei

principi semplici ed incontestabili, abbiano sempre per risultato il mantenimento

della Costituzione e la felicità di tutti. In conseguenza, l’Assemblea Nazionale

riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’Essere Supremo, i seguenti

diritti dell’uomo e del cittadino:

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO

E DEL CITTADINO

influenzati dal Bill of Rights inglese, contiene l'affermazione dei diritti: di libertà (di parola, di stampa, di riunione, di religione), di proprietà privata, di proporre leggi, di domicilio, di pubblico giudizio, di difesa. Il decimo emendamento, inoltre, riserva ai singoli Stati o al popolo i poteri non delegati all'autorità federale e non espressamente proibiti.La Carta costituzionale negli Stati Uniti, come anche oggi in Italia, è legge suprema dello Stato, prevalendo su ogni altra legge.

Siamo sempre nel 1789, ma in Francia: la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino si ispira alla Dichiarazione d’Indipendenza statunitense e segna la fine della monarchia e l’avvento della repubblica, ma soprattutto stabilisce principi di uguaglianza tra i cittadini e organizza lo Stato secondo la separazione dei poteri.

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Art. 1. Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali

non possono essere fondate che sull’utilità comune.

Art. 2. Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali ed

imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la

resistenza all’oppressione.

Art. 3. Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun

corpo o individuo può esercitare un’autorità che non emani direttamente da essa.

Art. 4. La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri; così,

l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano

agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Questi limiti

possono essere determinati solo dalla legge.

Art. 5. La legge ha il diritto di vietare solo le azioni nocive alla società. Tutto ciò che

non è vietato dalla legge non può essere impedito, e nessuno può essere costretto a

fare ciò che essa non ordina.

Art. 6. La legge è l’espressione della volontà generale. Tutti i cittadini hanno diritto

di concorrere, personalmente o mediante i loro rappresentanti, alla sua formazione.

Essa deve essere uguale per tutti, sia che protegga, sia che punisca. Tutti i cittadini

essendo uguali ai suoi occhi sono ugualmente ammissibili a tutte le dignità, posti ed

impieghi pubblici secondo le loro capacità, e senza altra distinzione che quella della

loro virtù e dei loro talenti.

Art. 7. Nessun uomo può essere accusato, arrestato o detenuto se non nei casi

determinati dalla legge, e secondo le forme da essa prescritte. Quelli che procurano,

spediscono, eseguono o fanno eseguire degli ordini arbitrari, devono essere puniti;

ma ogni cittadino citato o tratto in arresto, in virtù della legge, deve obbedire

immediatamente; opponendo resistenza si rende colpevole.

Art. 8. La legge deve stabilire solo pene strettamente ed evidentemente necessarie

e nessuno può essere punito se non in virtù di una legge stabilita e promulgata

anteriormente al delitto, e legalmente applicata.

Art. 9. Presumendosi innocente ogni uomo sino a quando non sia stato colpevole, se

si ritiene indispensabile arrestarlo, ogni rigore non necessario per assicurarsi della sua

persona deve essere severamente represso dalla legge.

Art. 10. Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose, purché la

manifestazione di esse non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla legge.

Art. 11. La libera comunicativa dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi

dell’uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a

rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge.

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Art. 1. Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali

non possono essere fondate che sull’utilità comune.

Art. 2. Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali ed

imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la

resistenza all’oppressione.

Art. 3. Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun

corpo o individuo può esercitare un’autorità che non emani direttamente da essa.

Art. 4. La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri; così,

l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano

agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Questi limiti

possono essere determinati solo dalla legge.

Art. 5. La legge ha il diritto di vietare solo le azioni nocive alla società. Tutto ciò che

non è vietato dalla legge non può essere impedito, e nessuno può essere costretto a

fare ciò che essa non ordina.

Art. 6. La legge è l’espressione della volontà generale. Tutti i cittadini hanno diritto

di concorrere, personalmente o mediante i loro rappresentanti, alla sua formazione.

Essa deve essere uguale per tutti, sia che protegga, sia che punisca. Tutti i cittadini

essendo uguali ai suoi occhi sono ugualmente ammissibili a tutte le dignità, posti ed

impieghi pubblici secondo le loro capacità, e senza altra distinzione che quella della

loro virtù e dei loro talenti.

Art. 7. Nessun uomo può essere accusato, arrestato o detenuto se non nei casi

determinati dalla legge, e secondo le forme da essa prescritte. Quelli che procurano,

spediscono, eseguono o fanno eseguire degli ordini arbitrari, devono essere puniti;

ma ogni cittadino citato o tratto in arresto, in virtù della legge, deve obbedire

immediatamente; opponendo resistenza si rende colpevole.

Art. 8. La legge deve stabilire solo pene strettamente ed evidentemente necessarie

e nessuno può essere punito se non in virtù di una legge stabilita e promulgata

anteriormente al delitto, e legalmente applicata.

Art. 9. Presumendosi innocente ogni uomo sino a quando non sia stato colpevole, se

si ritiene indispensabile arrestarlo, ogni rigore non necessario per assicurarsi della sua

persona deve essere severamente represso dalla legge.

Art. 10. Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose, purché la

manifestazione di esse non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla legge.

Art. 11. La libera comunicativa dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi

dell’uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a

rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge.

Art. 12. La garanzia dei diritti dell’uomo e del cittadino ha bisogno di una

forza pubblica; questa forza è dunque istituita per il vantaggio di tutti e non

per l’utilità particolare di coloro ai quali essa è affidata.

Art. 13. Per il mantenimento della forza pubblica, e per le spese di

amministrazione, è indispensabile un contributo comune: esso deve essere

ugualmente ripartito fra tutti i cittadini, in ragione delle loro sostanze.

Art. 14. Tutti i cittadini hanno il diritto di constatare, da loro stessi o

mediante i loro rappresentanti, la necessità del contributo pubblico, di

approvarlo liberamente, di controllarne l’impiego e di determinarne la quantità,

la ripartizione e la durata.

Art. 15. La società ha il diritto di chieder conto ad ogni agente pubblico della

sua amministrazione.

Art. 16. Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, né la

separazione dei poteri determinata, non ha costituzione.

Art. 17. La proprietà essendo un diritto inviolabile e sacro, nessuno può esserne

privato, salvo quando la necessità pubblica, legalmente constatata, lo esiga in

maniera evidente, e previa una giusta indennità.

La Dichiarazione del 1789 ha ispirato numerosi testi simili in Europa ed America Latina, in particolare la Dichiarazione universale dei Diritti umani, firmata a Parigi il 10 dicembre 1948. Adottata da 58 paesi, la reda-zione della “carta” è promossa dalle Nazioni Unite alla fine della seconda guerra mondiale, quando ancora sono vivi nella memoria collettiva tutti gli orrori legati alla grande bomba e al nazismo. Bisogna voltare pagina: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza» (primo articolo della Dichiarazione).

Idealmente è il punto di arrivo di un dibattito filosofico sull'etica e i diritti umani che in epoche diverse ha impegnato filosofi e giuristi. La Dichia-razione si ispira ai “Quattordici punti” del Presidente Wilson del 1918 e ai pilastri delle “Quattro libertà” enunciati da Roosvelt nel 1941, oltre che naturalmente alle “Dichiarazioni” del XVIII secolo. Oggi la globalizzazione e il multiculturalismo pongono qualche problema: si può parlare di diritti umani validi in assoluto o solo relativamente ad un contesto, a dei valori di riferimento e a una certa epoca storica?

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16 la carta di clan

Comunque sia la Dichiarazione universale resta una pietra miliare nel cammino dell’uomo verso la definizione dei propri diritti e dei propri doveri, anche se non uno strumento operativo di organizzazione di uno Stato, come le “carte” nate da singoli paesi.

Il tema filosofico sull’etica e i diritti e doveri (gli uni non possono esistere senza gli altri, ci avete mai pensato?) è spesso dominante nel dibattito che precede la stesura delle “carte” più importanti. Anche la Carta costitu-zionale italiana, nata dopo il secondo conflitto mondiale e gli anni della dittatura, è frutto della sintesi del pensiero delle forze uscite dalla guerra: i cattolici, i liberali, i socialisti e i comunisti. Non sembra facile trovare un punto di accordo tra i diversi valori e principi di riferimento, ma la volontà di impegno è forte e la voglia di fare l’Italia pure. L’Assemblea costituente, formata da 556 persone, lavora tra giugno del 1946 e dicembre del 1947: il 1° gennaio del 1948 la Costituzione entra in vigore. Rappresenta un “pro-gramma”, che poi la legge ordinaria sarà incaricata di attuare. Ancora oggi i cittadini si possono appellare direttamente ai principi della Carta costitu-zionale, che vale al disopra di ogni legge o regolamento.

Ogni “carta” o “dichiarazione” è l’espressione di una comunità che vuole vivere insieme, a cui non basta la legge delle potenze che l’hanno colonizza-ta o semplicemente preceduta. Non basta le legge naturale o quella divina, che vengono tenute in considerazione, ma riferite alla specifica realtà della comunità e all’epoca di scrittura. Anche le carte precedenti vengono tenute in considerazione, in particolare quelle del periodo illuminista, ma vengono rielaborate, secondo le necessità e le condizioni del momento storico.È proprio la nuova legge, creata con il consenso di tutti, che tiene insieme la comunità, che le dà fondamento e forza, che le permette di essere riconosciuta dagli altri stati, ma anche dai propri cittadini.La "carta" è frutto di un lavoro collettivo, di analisi e di sintesi e di enuncia-zione di principi ispiratori. Punto culminante di una ricerca di libertà, pur nell’ambito di limiti che vengono posti dalla comunità stessa a garanzia della solidarietà reciproca e quindi della sua stessa sopravvivenza. Diritti e doveri. Autonomia dei cittadini e organizzazione della comunità nazionale.

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PRINCIPI FONDAMENTALI

Art. 1. L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al

popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo

sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei

doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza

distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni

personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico

e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono

il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori

all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le

condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere,

secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al

progresso materiale o spirituale della società.

Art. 5. La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua

nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i

principî ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.

Art. 6. La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Art. 7. Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e

sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti,

accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Art. 8. Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.

Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri

statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.

I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative

rappresentanze.

Art. 9. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art. 10. L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale

generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in

conformità delle norme e dei trattati internazionali.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche

garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo

le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

Art. 11. L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come

mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli

altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la

giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Art. 12. La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande

verticali di eguali dimensioni

COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

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18 la carta di clan

Nasce un popoloCosa distingue una massa di individui da un popolo? Cosa separa una moltitudine di abitanti da una cittadinanza? Cosa differenzia un insieme di persone da una comunità? Il fatto di avere dei valori comuni, delle regole condivise, una identità collettiva. Il sentimento di appartenenza nasce quando diventa chiaro che esiste fra i componenti di un gruppo qualcosa che va oltre la semplice somma delle loro identità e convin-zioni personali: si tratta di una identità collettiva che si affianca a quella individuale. Essa a volte esige delle rinunce dai singoli in vista di un bene considerato più grande perché riguarda tutti e non uno solo. Chi ha ma-turato un sentimento di appartenenza è disponibile, di solito, ad un sacrificio o a conformare il proprio comportamento secondo le regole della comunità perché riconosce l'importanza di proteggere, preservare, promuovere e contribuire a costruire la comunità.

Appartenere significa, dunque, non mettere più al primo posto le pro-prie esigenze, i propri bisogni, la propria visione delle cose ma mettersi in ascolto, al servizio/a disposizione di quelle degli altri.

Dire “io ti appartengo” è come dire “io ti voglio bene”, io desidero il tuo bene, rinuncio al mio per fare il tuo. Nel sentimento di appartenenza è nascosto un codice di amicizia e di amore, un amore civile e sociale, che nasce non solo dal sentimento e dall'amicizia, ma dalla condivisione dei valori che ci uniscono e per la cui difesa riteniamo valga la pena, anzi sentiamo necessario, impegnarci e batterci.

Da qui l’importanza di raccogliere in unico testo tali valori di modo che essi possano essere facilmente letti, conosciuti, ricordati da tutti. Una car-ta dei valori, un manifesto rivoluzionario, una dichiarazione di indipen-denza, una regola monastica hanno questo in comune: dare identità e volto ad una comunità e di riflesso contribuire a definire il volto dei suoi componenti.

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Nasce un ClanLa Carta fa nascere una comunità o forse si potrebbe dire più preci-samente che essa la istituisce, la formalizza, la manifesta al suo stesso interno e, in modo pubblico, anche verso l’esterno. Per questo motivo contribuisce a rafforzarla e darle vita. In una Comunità di rover e scolte è la Carta che dà un volto al Clan. Scrivere una Carta di Clan è una occasione unica per i suoi componenti per forgiare e svelare ad essi stessi questo volto, una opportunità di «soul searching», di cercare la propria anima, riconoscere le proprie radici, im-maginare il proprio destino comune, definire i tempi e i modi, i riti, i passaggi che lo realizzeranno; come un sentiero che conduce alla vetta, la Carta racconta di noi, di dove veniamo, di dove siamo, di dove siamo diretti.

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20 la carta di clan

Analogamente alla lettera di Partenza, che esprime sul piano individua-le il proprio progetto di vita, la Carta di Clan esprime un progetto di vita sociale. Da questo punto di vista è un atto altamente politico, nel significato più nobile che ha questa espressione: quello di ricerca del bene comune, di impegnarsi insieme per raggiungere degli obiettivi che riguardano non uno solo ma tutti. Certo, per trovare una linea comune saranno necessarie molte discussioni, dibattiti, capacità di ascoltarsi, di mediare, ma questo rappresenta una straordinaria occasione educati-va, anzi autoeducativa, perché la scoperta della vitalità e dell’importanza della politica nella vita di ciascuno, non sarà calata dall’alto ma rappre-senterà una conquista, forse anche faticosa, ma una vera conquista com-piuta da ciascuno. Non c’è lezione o ramanzina sul valore della politica che possa stare alla pari con la scrittura collettiva della Carta di Clan. Non è una semplice teoria, ma una pratica individuale e collettiva.

Se non si vuole che la Legge scout rimanga un'esortazione nobile, ma astratta diventa necessario concretizzare, incarnare le dichiarazioni di principio contenute nella Legge in qualche cosa di più specifico. Come si è detto ciò può avvenire a titolo personale nel momento della Partenza con la scrittura della lettera che racchiude le riflessioni indivi-duali sul proprio progetto di vita, ma anche nel corso della vita di Clan contribuendo a scrivere la Carta che darà un nome e un volto alla comu-nità di appartenenza.

Essere rover o scolte non significa essere “cani sciolti senza collare” e nep-pure vagabondi senza meta: significa piuttosto essere uomini e donne che scalano in cordata le cime di vette ancora inviolate, l'equipaggio di una nave in rotta verso il nuovo mondo, compagni di squadra che si aiutano l'un l'altro a vincere la partita, testimoni e protagonisti di un im-pegno a realizzare un mondo migliore che non hanno timore a dichiarare i loro sogni e a unire le loro forze per realizzarli

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la carta di clan

“La Carta di Clan propone un modello di vita che offre punti di riferimento ed incentivi . Si sviluppa su una strada che ha come meta quella di formare uomini e donne della Partenza. Chi appartiene al Clan ne sottoscrive liberamente la Carta, dichiarando così di volerne mettere in pratica gli ideali .” (premessa della Carta del Clan/Fuoco “La Rocchetta” – Milano1°)

È vero, non parliamo di una grande carta storica, ma anche la Carta di Clan ha una sua premessa che contiene valori di riferimento e obiettivi, che contestualizzano le affermazioni e gli impegni successivi, anche la Carta di Clan, come le grandi “dichiarazioni”, non è scritta da un singolo, ma da un gruppo di persone, è motivo di discussione, per giungere a condividere e definire ogni tema.

2• PERCHE UNA

CARTA DI CLAN?

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Una sola Associazione, ma tante diverse Comunità R/S

La Carta diventa stabile punto di riferimento interno, ma anche motivo di riconoscimento verso l’esterno. Ispira “carte” successive. Non è solo mera dichiarazione di intenti, ma contiene parti operative, che permettono la gestione delle attività di Clan, come la Carta Costituzionale organizza la struttura e l’operatività di un Paese.

Pronti per scrivere la vostra Carta di Clan? Quali sono i principi ispiratori? Quali i precedenti illustri? Quale il contesto territoriale di riferimento? L’epoca storica? Lo stile?

A tutti i rover e a tutte le scolte l’Agesci fa la stessa proposta, che può essere così sintetizzata: attraverso le esperienze e le occasioni che il metodo scout offre, impegnatevi a migliorare voi stessi e a crescere nella Fede, allo scopo di poter servire meglio gli altri.

Nello stesso tempo il Regolamento metodologico consente ai capi, che sono i reali portatori della proposta educativa, di capire se nella Comuni-tà che è stata loro affidata si fa vero scautismo.Quindi c’è una stessa proposta e ci sono le medesime regole per tutti coloro che fanno parte dell’Agesci.

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2 23perchè una carta di clan?

Ma da sempre lo scautismo è qualche cosa di profondamente diverso da un partito o da un esercito che obbligano i loro appartenenti a mettere in pratica alla lettera le disposizioni ricevute. Essendo educazione alla libertà, necessariamente lascia ampi spazi perché le proposte del metodo siano adattate alla personalità dei singoli e alle caratteristiche delle Comunità, cioè siano proposte educative.Che i singoli rover e scolte siano diversi gli uni dagli altri è talmente ovvio che è inutile parlarne. Ma anche ogni Comunità R/S ha caratteristiche precise che la rendono assolutamente originale. Innanzitutto ha una storia particolare, una tradizione che si è concretizzata in modi di fare e di essere originali; inoltre ogni Comunità vive in un particolare ambiente, è sottoposta a stimoli interni ed esterni, è influenzata da persone diverse.

Il Regolamento metodologico, per sua natura, può solo enunciare dei prin-cipi e dare un quadro di riferimento generale, senza scendere nei partico-lari; dando una visione unitaria del metodo e una prospettiva delle singole branche. Il Regolamento indica un cammino, è compito di ciascuna Comu-nità arricchirlo ed integrarlo decidendo quali priorità darsi, quali tappe in-termedie stabilire, quale strada compiere per raggiungere i propri obiettivi.

Da quanto finora detto viene facile dare una prima definizione della Car-ta di Clan: è il documento elaborato dal singolo Clan che rende concreta e vivibile la proposta associativa perché la adatta alla realtà della Comu-nità tenendo conto della sua storia, delle persone di cui è composta, dell’ambiente in cui vive. Ancora più precisamente si può dire che la Car-ta di Clan è il documento nel quale ogni Comunità indica in che modo le finalità, i valori e il metodo proposti dallo scautismo diventano obiettivi concreti di crescita per i suoi componenti, contenuti e valori a cui tendere e esperienze da vivere.Dal punto di vista del Regolamento possiamo anche dire che mentre que-sto è uno strumento scritto soprattutto per i capi, la Carta di Clan è a mi-sura dei rover e delle scolte, perché è scritta dai giovani, nella concretezza della storia, della realtà e delle capacità dei componenti la Comunità.