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CLAN ABATE SCHEDA ALIAS I Cavallari TIPO Predominante ZONA San Giorgio a Cremano (NA) BOSS Filippo Abate “Tore o' cavallaro” ALLEATI Di Lauro PARTICOLARI Il capoclan indiscusso della “famiglia” di San Giorgio a Cremano è Filippo Abate, soprannominato “Tore 'o cavallaro”, protagonista di una clamorosa evasione dal carcere di Rotterdam a fine febbraio '93. Per due anni riuscì a nascondersi nei Paesi Bassi, poi si trasferì in Brasile dove il lavoro di intelligence funzionò alla perfezione. Fu catturato su una spiaggia di Salvador de Bahia dalla locale polizia federale, con cui collaborarono in maniera decisiva i carabinieri di Napoli. A capo di una famiglia specializzata in estorsioni, Filippo Abate era inserito nell'elenco dei 500 latitanti più pericolosi del mondo. Ha collezionato in passato denunce per associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsioni e traffico di sostanze stupefacenti. Del gruppo malavitoso che capeggia fanno parte anche i fratelli, con funzioni di luogotenenti. Un grave lutto ha colpito anche la famiglia Abate. Il 12 luglio 1993 morì Enrico Abate, fratello del “cavallaro”, in un conflitto a fuoco nei pressi della stazione della Circumvesuviana di piazza Trieste e Trento a San Giorgio a Cremano. Era armato e sparò contro tre carabinieri arrivati in zona in seguito ad alcune telefonate anonime. Qualcuno aveva notato la pistola dell'uomo, che si aggirava con fare sospetto. I militari cercarono di sorprenderlo alle spalle e bloccarlo, ma lui se ne accorse e aprì il fuoco per primo. La risposta si rivelò fatale per il pregiudicato, da poco scarcerato per le precarie condizioni di salute. Tossicodipendente, soffriva di una malattia incurabile. Non si è mai scoperto come mai girasse armato in piazza Trieste e Trento. Forse doveva compiere un attentato o una rapina, a meno che non temesse per la propria vita e l'arma gli servisse per difesa. Ipotesi giudicata allora poco credibile dagli inquirenti, visto che a San Giorgio a Cremano il dominio degli Abate è stato sempre pressochè assoluto. CLAN ABBINANTE SCHEDA TIPO Personale ZONA Marano (NA) BOSS Raffaele Abbinante “Papele e' Marano”

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CLAN ABATESCHEDAALIAS I CavallariTIPO PredominanteZONA San Giorgio a Cremano (NA)BOSS Filippo Abate “Tore o' cavallaro”ALLEATI Di Lauro PARTICOLARIIl capoclan indiscusso della “famiglia” di San Giorgio a Cremano è Filippo Abate, soprannominato “Tore 'o cavallaro”, protagonista di una clamorosa evasione dal carcere di Rotterdam a fine febbraio '93. Per due anni riuscì a nascondersi nei Paesi Bassi, poi si trasferì in Brasile dove il lavoro di intelligence funzionò alla perfezione. Fu catturato su una spiaggia di Salvador de Bahia dalla locale polizia federale, con cui collaborarono in maniera decisiva i carabinieri di Napoli. A capo di una famiglia specializzata in estorsioni, Filippo Abate era inserito nell'elenco dei 500 latitanti più pericolosi del mondo. Ha collezionato in passato denunce per associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsioni e traffico di sostanze stupefacenti. Del gruppo malavitoso che capeggia fanno parte anche i fratelli, con funzioni di luogotenenti. Un grave lutto ha colpito anche la famiglia Abate. Il 12 luglio 1993 morì Enrico Abate, fratello del “cavallaro”, in un conflitto a fuoco nei pressi della stazione della Circumvesuviana di piazza Trieste e Trento a San Giorgio a Cremano. Era armato e sparò contro tre carabinieri arrivati in zona in seguito ad alcune telefonate anonime. Qualcuno aveva notato la pistola dell'uomo, che si aggirava con fare sospetto. I militari cercarono di sorprenderlo alle spalle e bloccarlo, ma lui se ne accorse e aprì il fuoco per primo. La risposta si rivelò fatale per il pregiudicato, da poco scarcerato per le precarie condizioni di salute. Tossicodipendente, soffriva di una malattia incurabile. Non si è mai scoperto come mai girasse armato in piazza Trieste e Trento. Forse doveva compiere un attentato o una rapina, a meno che non temesse per la propria vita e l'arma gli servisse per difesa. Ipotesi giudicata allora poco credibile dagli inquirenti, visto che a San Giorgio a Cremano il dominio degli Abate è stato sempre pressochè assoluto. CLAN ABBINANTESCHEDATIPO Personale ZONA Marano (NA) BOSS Raffaele Abbinante “Papele e' Marano” ALLEATI Scissionisti di Secondigliano, Bizzarro, Maisto NEMICI Di Lauro, Ferone, Licciardi, Stabile, Lo Russo, Prestrieri, Ronga-Fusco, Contini PARTICOLARIGli Abbinante (il padre Raffaele detto “Papele e Marano”, i fratelli Antonio e Guido, il nipote Francesco) fanno parte della vecchia storia del clan Di Lauro fino all'esplosione del conflitto che ha insanguinato con efferati delitti le strade di Secondigliano, Scampia, Melito ed oltre. “Papele e Marano” ha salito tutti i gradini della scala del crimine; nato come affiliato al clan Nuvoletta e poi diventato uno dei pochi uomini di fiducia del super latitante Paolo Di Lauro detto “Ciruzzo o' milionario”, è stato per anni uno dei pochi uomini di mala diretto interlocutore di “Ciruzzo” per quanto riguardava la vendita della droga a paranze di spacciatori e per le estorsioni. Il padrino era ricercato dal 23 settembre 2002 perché colpito da due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip presso il Tribunale di Napoli per i delitti di: “associazione mafiosa finalizzata al traffico di stupefacenti ed al contrabbando di sigarette”; gli altri fratelli, un tempo inseriti nel clan Di Lauro sono: Antonio, Guido e Francesco detenuti anch'essi; “Papele 'e Marano” fu catturato con l'accusa, insieme ad altri 94 affilati al clan Di Lauro (quasi tutti arrestati con ordinanza di custodia cautelare in carcere del 25 settembre del 2002), di associazione per delinquere mafiosa e finalizzata al traffico di stupefacenti e contrabbando di sigarette. Tutti i fratelli Abbinante, infatti, prima di

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passare con il gruppo dei ribelli, erano ritenuti dagli investigatori elementi di vertice del clan di spacciatori capeggiato da Paolo Di Lauro. CLAN AFELTRASCHEDATIPO Non predominante ZONA Castellammare di Stabia (NA)CLAN ALBERTOSCHEDATIPO Non predominante ZONA Quartiere Barra (Napoli) BOSS Giacomo Alberto “Giacumino”ALLEATI Aprea, Cuccaro, MazzarellaPARTICOLARIDopo un periodo di tensione, se non addirittura di frattura all'interno del cartello malavitoso più potente di Barra composto dagli Alberto, i Cuccaro e gli Aprea, i presunti contrasti sembrano rientrati con una composizione generale. I ras delle tre famiglie di mala portano lo stesso cognome dei tre clan che contollano una buona fetta della zona orientale.

CLAN ALFANOSCHEDAALIAS Orecchiuto-Alfano, Orecchiuto, Alfano-Orecchiuto TIPO Predominante ZONA Quartieri Vomero, Posillipo e Zona OspedalieraBOSS Giovanni Alfano ALLEATI Paesano, Frizziero, Piccirillo, Cimmino-Totaro, Casalesi PARTICOLARILa nascita del clan e la sua ascesa ai vertici della mala collinare risalgono al 1984, quando l'allora giovane pregiudicato Giovanni Alfano rimase ferito in un agguato di camorra. Alfano se la cavò con una quindicina di giorni di ricovero all'ospedale Loreto Crispi. Per 'o russo, nel mirino dei killer di altri clan, non ci fu alternativa ad organizzare un suo clan con alcuni fedelissimi, riuscendo ad imporre il proprio 'potere' nella zona collinare. L'organizzazione di Alfano crebbe a dismisura grazie alle alleanze con i Picuozzi Mariano dei Quartieri Spagnoli, con i Frizziero della Torretta, con i Sarno e con la mala di Posillipo, i Paesano ed i Calone.Il clan incassava miliardi (in vecchie lire) per estorsioni nella zona ospedaliera ad imprese e ditte appaltatrici di lavori negli ospedali, pulizie e mense. Secondo gli inquirenti, il clan non escludeva nessuno dalle richieste di tangenti, tanto che avrebbero pagato il pizzo anche gli impresari di Antonello Venditti e di Claudio Baglioni per i concerti allo stadio Collana e al San Paolo. Altra fonte di guadagno per il clan era il traffico di stupefacenti. Il boss Alfano finì a giudizio per concorso esterno in un'organizzazione di spacciatori che gestiva la vendita di droga ai festini vip della Napoli bene. Con Alfano e un piccolo esercito di spacciatori, finì a giudizio anche Rosario Piccirillo, detto ”'o biondo 'e Mergellina”, affiliato ai Piccirillo di Mergellina nemici storici dei Frizziero, con i quali però gli Alfano godono di ottimi rapporti per il matrimonio con Ada Frizziero, che avrebbe sancito al tempo una sorta di alleanza.Alla metà degli anni '90 il clan si frantumerà nei sottogruppi guidati da Antonio Caiazzo, Brandi, Luigi Cimmino CLAN ALFIERISCHEDATIPO Estinto ZONA Saviano, Nola (NA) BOSS Carmine Alfieri “O' ntufato”

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ALLEATI Galasso, Anastasio, Moccia, Vangone-Limelli, Cesarano, Cava NEMICI Gionta, NCO, Rossi PARTICOLARILa camorra entra nella vita di Carmine Alfieri a soli sette anni quando, insieme con il fratello Salvatore, fa un giuramento: quello di vendicare il padre Antonio, ucciso in una faida tra bande rivali. Era il 1953: tre anni dopo, quella promessa fu “onorata” da Salvatore che al circolo sociale dì Saviano assassinò il killer del padre, Tore Notaio, prima di essere a sua volta giustiziato in una trattoria di Pompei. Dopo la morte del fratello, Carmine assume il comando della famiglia e comincia la scalata ai vertici dell'organizzazione nell'agro-nolano. La guerra contro la NCO di Raffaele Cutolo, vede il suo clan in prima fila accanto a quelli di Nuvoletta e Bardellino. Il 26 agosto 1984 un commando composto da almeno 14 persone arriva a Torre Annunziata a bordo di un pullman e di due auto, entra in un circolo, apre il fuoco, uccide 7 persone appartenenti al clan Gionta e ne ferisce altre 7. Mandante: Carmine Alfieri. Negli anni successivi emerge progressivamente il suo clan, che diventa via via più potente, eliminando i superstiti frammenti della NCO e scatenando una lotta sempre più feroce contro il clan Nuvoletta ed i suoi alleati. Tra il 1984 e il 1989 questa organizzazione, che operava tradizionalmente a Nola, si espande, nella provincia di Napoli, in diverse direzioni verso Pomigliano d'Arco, verso L'Agro-Nocerino-Sarnese, verso la fascia costiera tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia e verso l'area vesuviana nei comuni di Somma Vesuviana, S. Anastasia e Volla. Questa espansione territoriale corrisponde alla costruzione di nuove alleanze: oltre che con i Galasso di Poggiomarino, con gli Anastasio di Sant' Anastasia, con i Moccia dì Afragola, con il clan Vangone-Limelli di Torre Annunziata e con personaggi di spicco quali Ferdinando Cesarano e Luigi Muollo di Castellammare di Stabia, Biagio Cava di Quindici, Ciro D'Auria di S. Antonio Abate e Angelo Lisciano di Boscoreale. Nel 1993, quando l'organizzazione risultava già scompaginata in seguito alle rivelazioni del pentito Pasquale Galasso, Carmine 'o ntufato, si pentì, chiamando in causa non solo camorristi, ma anche imprenditori, amministratori locali, ed esponenti politici di livello nazionale. ALLEANZA DI SECONDIGLIANOPARTICOLARIL'Alleanza di Secondigliano è un cartello di clan influenti nei quartieri Secondigliano, Scampia, Piscinola, Marianella, Chiaiano nella periferia nord di Napoli e nei comuni di Casavatore, Arzano, Melito, Mugnano e Giugliano, in provincia di Napoli. La confederezione, una delle più influenti oggi presenti in Campania, fu voluta da personaggi di primo piano della camorra napoletana agli inizi degli anni 90; personaggi quali : Gennaro Licciardi, Eduardo Contini, Patrizio Bosti, Gaetano Bocchetti, Giuseppe Lo Russo e Francesco Mallardo. Il cartello è composto dai seguenti gruppi : • Di Lauro• Contini• Licciardi• Lo Russo• Prestrieri• Stabile• Mallardo• Ferone• Bosti• BocchettiCLAN ALTAMURASCHEDAALIAS Rinaldi AltamuraTIPO Non predominante ZONA San Giovanni a Teduccio BOSS Giuseppe Altamura

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ALLEATI Formicola, Mazzarella PARTICOLARIClan quasi decimato dagli attacchi dei Formicola, che culminarono con una strage in cui morirono Luigi e Pasquale Altamura e i loro guardaspalle nel 1997.Alleati con i Rinaldi, una volta potenti ed egemoni in tutto il rione Villa e zone limitrofe, hanno subito nel corso degli ultimi anni il ritorno del clan Mazzarella. CLAN ANASTASIOSCHEDATIPO Non predominante ZONA Sant'Anastasia (NA) BOSS Aniello Anastasio ALLEATI Castaldo NEMICI Arlistico, OreficeCLAN ANTIMO-PERRECASCHEDAALIAS Perreca-Antimo TIPO Estinto ZONA Recale (CE) BOSS Giovanni Perreca CLAN APREASCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere Barra (Napoli) BUNKER Via Serino al quartiere Barra (Napoli) BOSS Giovanni Aprea “Pont' 'e curtiello” ALLEATI Alberto, Cuccaro, La Torre NEMICI Mazzarella PARTICOLARINegli anni 90, gli Aprea con la gestione del comparto stupefacenti avevano un incasso giornaliero che si aggirava sui 40mila euro al giorno. Cuccaro e Alberto erano “quotisti” ma tutto il danaro era gestito dagli Aprea. Non sempre i rapporti tra le tre “famiglie” sono stati buoni ed in particolare dopo l'uccisione di Ciro Veneruso (26-7-1996) che ha avuto nell'organizzazione un ruolo da capo quando gli Aprea ed i Cuccaro erano tutti detenuti (intorno al 1990). Furono gli Aprea che dal carcere ordinarono che la gestione del clan doveva essere affiliata a Ciro Veneruso, poi assassinato dai “compagni” (così disse la moglie dell'ucciso Eleonora Scuotto) per riportare la pace nelle famiglie di Barra e San Giovanni. La decisione di Giovanni Aprea, di far passare Veneruso da “stipendiato” a “quotista”, suscitò non poco malumore nella “famiglia” Cuccaro che entrò in conflitto anche con il clan Mazzarella di San Giovanni a Teduccio. All'inizio del 2005 nel granitico gruppo Aprea si è aperta una crepa che ha provocato una scissione e la nascita del nuovo clan Celeste Guarino. Alla base dello stato di tensione ci sarebbe la decisione di un gruppetto di pregiudicati di staccarsi dalla casamadre, spalleggiati da malavitosi di Ercolano. Attualmente la pace all'interno del cartello con i Cuccaro e gli Alberto sembra ristabilita ed i ras delle tre famiglie di mala contollano capillarmente una buona fetta del territorio.CLAN AQUINO-ANNUNZIATASCHEDATIPO Predominante ZONA Boscoreale, Scafati BOSS Alfonso Annunziata, Raffaele Aquino ALLEATI Puccinelli, Cesarano-Federico

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PARTICOLARIQuesto clan ha la sua base logistica tra le province di Napoli e Salerno, nei Comuni di Boscoreale e Scafati. Alfonso Annunziata e Raffaele Aquino hanno consolidati rapporti con il narcotrafficante panamense Alberto Antonio Tason Arosemena, referente ad Amsterdam del cartello colombiano dei fratelli Miguel Angel e Victor Manuel Mejia Munera. A dicembre del 2004 ci sono stati 11 arresti di affiliati al clan, un duro colpo per gli Aquino-Annunziata, il quarto nel giro di un anno se si considera che uno dei vertici della famiglia Aquino-Annunziata, Raffaele Aquino dal 3 aprile del 2003 ha collezionato ben tre inchieste a suo carico, e sempre per droga: la prima in concorso con i Puccinelli del rione Traiano di Napoli, la seconda che lo ha colpito è l'ultimo filone di “Icaro”, l'ultima è quella battezzata “Lacrima Christi”, che nella notte a cavallo tra il 30 giugno ed il primo luglio dello scorso anno vide notifacare ben 30 ordini di carcerazioni, tutti annullati poco dopo dal tribunale del Riesame di Napoli. Nel corso dell'operazione, inoltre, sono stati sequestrati conti correnti bancari, dodici tra autovetture e motociclette, mezzi utilizzati dagli indagati per la loro illecita attività.

CLAN ARLISTICOSCHEDATIPO Non predominante ZONA Pollena Trocchia (NA), Sant'Anastasia (NA) BOSS Domenico Arlistico ALLEATI Sarno, Crimaldi-Tortora NEMICI Della Ratta, Anastasio, Veneruso, Marfella, Castaldo, De Luca Bossa PARTICOLARIIl boss Domenico Arlistico, tornato da una lunga latitanza in Montenegro, avrebbe cercato di riappropriarsi del suo territorio, Pollena Trocchia, su cui nel frattempo avevano messo le mani i picciotti del clan Veneruso. Da qui sarebbe iniziata la giostra delle alleanze. Con gli Anastasio, i Castaldo e i Veneruso si sarebbero stretti in un sodalizio contro gli Arlistico anche i Marfella, e i Della Ratta di Somma Vesuviana. I Castaldo poi avevano ordinato l'assassinio di Arlistico, ritenuto responsabile dell'esplosione di alcuni colpi di pistola contro la loro casa. Arlistico si era reso irreperibile, così Castaldo aveva deciso di lanciargli un avvertimento, uccidendo al suo posto il fratellastro, Raffaele Terracciano, il padre di Valentina Terracciano di 4 anni, ammazzata anche lei nell'agguato.CLAN ASCIONESCHEDAALIAS Ascione-Marzigno, Ascione-Vitagliano TIPO Predominante ZONA Ercolano (NA) BUNKER Corso Resina a Ercolano (NA) BOSS Giovanni Ascione o' luongo ALLEATI Vollaro, PapaleNEMICI Cozzolino, Birra, PARTICOLARIIl clan Ascione, il cui nucleo è composto dalle famiglie Ascione, Marzigno e Vitagliano, ha sempre dominato nella zona di Ercolano, contrapponendosi, negli anni, a famiglie quali i Cozzolino, i Papale, e, più recentemente, i Birra. All'inizio degli anni novanta, inoltre, gli Ascione gestivano lo spaccio di droga ad Ercolano e lo facevano dividendo il territorio in piccoli quartieri ognuno dei quali cadeva sotto la sfera di influenza di una precisa famiglia. Si spacciava soprattutto eroina. Era il 1994 quando le forze dell'ordine sgominarono l'organizzazione. Più di cento le persone cadute nella rete della giustizia. Il numero di persone denunciate ed arrestate era così elevato ed il numero degli uomini in divisa impiegati così alto che l'operazione fu ribattezzata “Scacco matto”, lo scacco che lo Stato aveva servito al suo nemico

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CLAN AUTIEROSCHEDATIPO Predominante ZONA Gricignano di Aversa (CE) BOSS Andrea Autiero 'o scusuto ALLEATI Casalesi NEMICI De Falco-Quadrano-Venosa, Di Girolamo PARTICOLARIReferenti a Gricignano d'Aversa (CE) per conto dei Casalesi, si contrappongono da anni al clan Di Girolamo di Aversa. La questione è anche quella dei confini. La gestione dei territori è sempre stata molto controversa. Il limite sarebbe offerto dalla stazione ferroviaria normanna che segnerebbe il limite per gli affari delle contrapposte fazioni. Ma è ancora forte il potere criminale degli Autiero. Andrea Autiero, insieme a Vincenzo Zagaria e a Francesco Biondino, venne accusato dei delitti avvenuti l'11 dicembre del 1991 a Carinaro di Guido Enrico e Ciro Di Girolamo, legati al clan Di Girolamo, a sua volta legato a doppio filo al clan ribelle della zona di Villa Literno De Falco-Quadrano-Venosa. I due furono trucidati in un agguato ordinato dal clan dei Casalesi. Autiero sarebbe stato l'artefice principale dell'omicidio, in poche parole colui che avrebbe sparato insieme ad altri killer. Ma nelle mani di Autiero e dei numerosi fratelli vi sono ancora gli affari delle estorsioni e del traffico di sostanze stupefacenti. CLAN AUTORE-IANUALESCHEDAALIAS I napoletani TIPO Non predominante ZONA Brusciano (NA), Castello di Cisterna (NA), Marigliano (NA) BUNKER Rione 219 a Brusciano (NA) BOSS Ferdinando Autore e Vincenzo Ianuale 'o squadroneALLEATI Mazzarella, Sarno, Autorino, Nino NEMICI RegaPARTICOLARII “napoletani” si sono trasferiti dopo il terremoto a Brusciano e a Castello di Cisterna ed hanno cominciato la guerra con il clan storico dei Rega a Brusciano . Sono rappresentati da alcuni fedelissimi del clan Mazzarella di San Giovanni a Teduccio, tra cui il boss Ferdinando Autore e da Vincenzo Ianuale, soprannominato o' squadroneCLAN AUTORINOSCHEDATIPO Predominante ZONA Nola (NA) ALLEATI Mazzarella, Autore-Ianuale, D'alessandro, Cava CLAN AVERSANOSCHEDAALIAS i zig-zag TIPO Predominante ZONA Grumo Nevano (NA), Casandrino (NA) BUNKER Parco Ice Snei a Grumo Nevano (NA)BOSS Giovanni Aversano “zig zag” ALLEATI Pezzella PARTICOLARIIl clan “zig zag”, fino alla fine degli anni 90, è stato il motore dei traffici illeciti nella zona di Grumo Nevano e Casandrino, in contatto con i gruppi criminali dei comuni vicini. I duri colpi di polizia e carabinieri hanno ridotto notevolmente il peso del clan. Giovanni Aversano, il boss che,

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insieme con i fratelli ha gestito il clan fino al suo pentimento (collaborazione con la giustizia non riuscita, tra l'altro), salì all'attenzione della cronaca per la donazione di organi. Gravemente ammalato di fegato riuscì a superare la malattia ricevendo il trapianto dell'organo di una giovane ragazza figlia di un carabiniere. Adesso però è in carcere da qualche anno ed il figlio, Aniello, senza una guida, ha tentato di prendere in mano il clan spacciando droga. CLAN BARATTOSCHEDATIPO Estinto ZONA Quartiere Fuorigrotta BOSS Antonio Baratto ALLEATI Alfieri NEMICI Puccinelli, Perrella, NCO PARTICOLARII capiclan di questa organizzazione erano i fratelli Raffaele e Antonio Baratto. Sono stati sempre i capi della malavita a Fuorigrotta, fino alla fine degli anni 80, e avevano avuto anche un “ruolo” nella Nuova Famiglia. Poi a metà degli anni 80, la guerra con l'NCO di Cutolo, poi quella con gli emergenti del Rione Traiano (Perrella e Puccinelli), gli arresti, gli omicidi ed il clan è diventato ininfluente. Il tentativo di confluire nella neonata Nuova Mafia Flegrea, agli inizi degli anni '90, è risultato inutile. I fratelli Baratto hanno perso la loro influenza fino ad estinguersi completamente. Dalle ceneri di questo clan, è nato il clan Bianco. Tuttavia nel giugno 2006 gli inquirenti hanno registrato una ripresa della guerra di camorra per il controllo di Napoli ovest, con i Baratto che avrebbero riallacciato i rapporti con i Casalesi tentando di creare un cartello con i gruppi rimasti a Soccavo e Rione Traiano. Dall' altra parte Salvatore Zazo, originario di Santa Lucia, forte degli eserciti controllati dai nipoti Mazzarella e dai Frizziero della Torretta. Una guerra che conta già due omicidi, Francesco Estatico a Soccavo e Giuseppe Iadonisi “faccia verde”, e tre ferimenti.CLAN BELFORTESCHEDATIPO Predominante ZONA Marcianise (CE) ALLEATI Iovinella, Casalesi, Di Paolo Carfora NEMICI Piccolo PARTICOLARIIl raggio d'azione del clan Belforte si sviluppa nel capoluogo e nelle limitrofe città di Marcianise e San Nicola la Strada. La cosca, che fa parte della confederazione dei Casalesi, è una delle più sanguinarie dell'intera geografia criminale campana, responsabile di decine di omicidi, soprattutto di appartenenti alla opposta consorteria dei Piccolo-Delli Paoli (detti i “Quaqquarone”). Il clan, da sempre impegnato nei traffici internazionali di sostanze stupefacenti, si è, tuttavia, distinto per essere molto attivo sul territorio nel settore delle estorsioni e dell' usura. Il clan Belforte dopo la cruenta guerra con i Piccolo è ormai predominante nella zona di Marcianise e, negli ultimi tempi, ha ulteriormente rinsaldato l’alleanza con il cartello dei Casalesi godendo dunque di un pieno appoggio nella gestione delle attività illecite. A fasi alterne, a reggere le fila del clan, vi sono stati i fratelli Domenico e Salvatore Belforte ed il pluripregiudicato Luigi Trombetta.CLAN BELLOFIORESCHEDATIPO Non predominante ZONA Pozzuoli (NA) BUNKER Rione Toiano a Pozzuoli (NA) BOSS Raffaele Bellofiore (ucciso)

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ALLEATI Sebastiano NEMICI Beneduce-Longobardi PARTICOLARIClan che negli anni 80 e 90 era alleato dei Sebastiano e in guerra con i Beneduce. Ma la guerra era destinata a finire, col piombo.Il primo giugno del 1997, un vero e proprio plotone d'esecuzione entrò in azione in via Ovidio nel rione Toiano. Nel mirino dei sicari i boss Domenico Sebastiano e Raffaele Bellofiore. Nel corso dell'agguato rimase ferito di striscio anche un ragazzino di tredici anni, Francesco Minopoli. Da allora quelli del clan Beneduce-Longobardi furono gli unici capi a Pozzuoli e dintomi.CLAN BENEDUCE-LONGOBARDISCHEDAALIAS Beneduce, Longobardi-Beneduce TIPO Predominante ZONA Pozzuoli, Bacoli, Quarto (NA) BUNKER Quartiere Monteruscello a Pozzuoli (NA) BOSS Gaetano Beneduce, Gennaro Longobardi ALLEATI Palumbo NEMICI Sebastiano, Bellofiore PARTICOLARIDi questo clan non si parla, o si parla poco, fino al 7 dicembre del 1994 quando alcuni killer entrarono in azione negli spogliatoi del Circolo Canottieri a Napoli, trucidando il boss Gaetano Di Costanzo e i pregiudicati Pasquale Arienzo, Pietro Avallone e Francesco Zenga. Dell'omicidio di Di Costanzo, all'epoca capo indiscusso della camorra flegrea, e dei suoi, fu accusato il clan Cavalcanti-Malventi su ordine del padrino Carmine Alfieri che voleva controllare la zona flegrea. Dell'uscita di scena di Di Costanzo beneficiarono le organizzazioni minori quali erano quella dei Beneduce-Longobardi e quella dei Bellofiore e dei Sebastiano.Ma la convivenza era destinata a finire. Il primo giugno del 1997, un vero e proprio plotone d'esecuzione entrò in azione in via Ovidio nel rione Toiano. Nel mirino dei sicari i boss Domenico Sebastiano e Raffaele Bellofiore. Nel corso dell'agguato rimase ferito di striscio anche un ragazzino di tredici anni, Francesco Minopoli. Da allora il clan Longobardi-Beneduce fu l'unico predominante a Pozzuoli e dintorni. CLAN BENENATOSCHEDATIPO Predominante ZONA Caserta BOSS Rosario Benenato CLAN BIANCOSCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere Fuorigrotta (Napoli) BOSS Antonio Bianco “cerasella”ALLEATI Baratto, Cavalcanti-Malventi NEMICI Frizziero, Troncone, Rossi PARTICOLARIIl clan di Antonio Bianco, soprannominato Cerasella, ex braccio destro dei fratelli Baratto (è cognato di Antonio Baratto), ha il controllo dei traffici illeciti a Fuorigrotta.La storia giudiziaria di Bianco è costellata di inchieste della magistratura, processi e sentenze, molte delle quali di assoluzione, per i reati più diversi.

Fu coinvolto nel maxiprocesso istruito dalla procura di Salerno per corruzione di magistrati (il cosiddetto processo Lancuba) e ne uscì assolto. Fu assolto anche dall'accusa di aver imposto

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tangenti alle ditte impegnate nella realizzazione della tangenziale, la bretella di Agnano. Finì alla sbarra per un tentato omicidio, quello di Bruno Rossi (il corvo, ex boss di Bagnoli e oggi pentito): fu accusato di aver fatto da basista, offrendo agli aspiranti killer informazioni e indicazioni utili a portare a termine l'azione ordinata, come racconterà poi lo stesso Rossi da pentito, da Antonio Malventi che temeva a sua volta di essere ammazzato dal corvo. L'agguato scattò in via Consalvo, il 20 giugno 1989, e fallì.Per quel tentato omicidio, la procura indagò Antonio Bianco, l'udienza preliminare seguì un iter tormentato per via della mancata estradizione di Bianco dalla Spagna per quel titolo di reato. I tempi burocratici allungarono la definizione del processo che per “Cerasella” si concluse con l'assoluzione, proscioglimento pieno.Nonostante le molte assoluzioni, Bianco e la sua famiglia appaiono come elementi di spicco della camorra flegrea, grazie al ruolo di cassiere dei clan Malventi e Baratto. Lo Stato gli sequestrò beni che sospettava fossero frutto del reimpiego di proventi illeciti, un'abitazione di 600 metri quadrati in via Canzanella Vecchia e una villetta a tre piani con annessi garage e giardino in via Consalvo, per un valore di alcuni miliardi di lire. Beni che poi gli sono stati dissequestrati e restituiti. Nel 2003, Bianco lasciò Fuorigrotta per rifugiarsi in Spagna, lontano dalle tensioni. Il clan si scompaginò. Gli inquirenti ritengono che la decisione di “cerasella” di abbandonare il territorio fosse motivata dalla crescita di Vitale Troncone. Dopo essere stato nuovamente arrestato a Madrid per poi essere ancora liberato, viene ancora riarrestato il 20-06-05 nella zona del Villaggio Coppola per scontare un residuo di pena.Un suo nipote viene coinvolto nel giugno 2006 in un episodio di intimidazione che fa sospettare agli inquirenti una ripresa della lotta per il controllo della zona ovest di Napoli, collegata all'uccisione di Giuseppe Iadonisi “faccia verde” e di Francesco Estatico a Soccavo, tra Salvatore Zazo ed il clan Baratto. CLAN BIRRASCHEDAALIAS Birra-Iacomino TIPO Non predominante ZONA Ercolano (NA) BUNKER Via Pace nella zona di Pugliano a Ercolano (NA) BOSS Giovanni Birra a' mazza, Costantino Iacomino capaianca ALLEATI Esposito-Iengo, La Torre NEMICI Ascione PARTICOLARIIl clan Birra (capeggiato da Giovanni 'a mazza e da Costantino “Capaianca” e spalleggiato dalle famiglie Savino e Battaglia di Ercolano) da anni si contrappone a quello degli Ascione per il controllo delle attività illecite presenti sul territorio ercolanese. Un'organizzazione che fino a poco tempo fa era dedita soprattutto al traffico di droga lungo la rotta Grosseto-Ercolano. Quattordici ordinanze di custodia cautelare in carcere e 10 indagati a piede libero, per un totale di 24 persone finite nel mirino della magistratura: furono questi i numeri, dell'operazione condotta dai poliziotti della squadra mobile di Grosseto e da quelli del commissariato di Portici-Ercolano. Detenzione e spaccio di droga le accuse contestate. I fatti contestati vanno dall'aprile del 1999 al giugno del 2000. In meno di due anni il clan avrebbe commercializzato alcune decine di chili di eroina e cocaina. CLAN BIZZARROSCHEDATIPO Estinto ZONA Melito (NA) BUNKER Rione 219 a Melito (NA) BOSS Federico Bizzarro “Bacchettella” (ucciso) ALLEATI Scissionisti di Secondigliano, Maisto, Abbinante NEMICI Di Lauro, Ferone, Licciardi, Ronga-Fusco

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PARTICOLARIIn origine i Di Lauro avevano scelto come capo della piazza di Melito Federico Bizzarro. Era lui la persona a cui venivano consegnati i proventi delle azioni criminali a Melito. Responsabile del settore droga era Rosario Fusco, detto 'o coreano. Era lui che si occupava di acquisto, taglio e controllo degli stupefacenti nella 167 dì Melito. E proprio tra questi due che sono iniziati i contrasti per il controllo della zona a nord della periferia partenopea, E i Di Lauro mostrano di aver preferito e concretamente aiutato Rosario Fusco ed il suo gruppo che, infatti, saranno spalleggiati dai quadri direttivi del clan, sino alla fisica eliminazione dell'avversario.Rosario Fusco infatti, fu convocato da Arcangelo Abete in quel di Secondigliano. Di questi movimenti Bizzaro ne era a conoscenza, anche se non immaginava mai cosa potesse accadergli. La situazione iniziò a scivolare dalle mani di Federico “bacchettella” nei primi giorni del febbraio 2004, quando fu vittima di un attentato mentre era in macchina con un congiunto. In quell'occasione la scampò, ma dalle dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria non riuscì a nascondere i suoi timori.Il tentativo fallito scatenò l'ironia, degli affiliati di Di Lauro, e la rabbia e la paura di Fusco e Antonio Ronga promotori dell'eliminazione. Timori non del tutto infondati, visti anche una serie di avvertimenti ai danni dei familiari dei due, che spinsero questi ultimi ad accelerare l'organizzazione di un nuovo attentato. Fusco e Ronga si erano organizzati per cercare di scovare Bizzaro (attraverso uno specchiettista) nella sua abitazione. In caso contrario il gruppo di fuoco si sarebbe recato a casa del figlio di Bizzarro dove “non avrebbe risparmiato nessuno”, come si legge dalle intercettazioni telefoniche. Bizzarro, consapevole di essere ormai nel mirino dei Di Lauro, anche per la sua volontà di staccarsi dall'organizzazione madre, aveva preso una serie di precauzioni. Ma ormai la situazione era incandescente. Gli avversari di Bizzarro erano riusciti ad individuare anche un nascondiglio a Baia Verde della vittima. E' in questo periodo che va collocato cronologicamente un vertice tra Rosario Fusco, Antonio Ronga e Vincenzo Pariante (prima che questi si staccasse dai Di Lauro) a Gaeta. Secondo gli investigatori si tratta di un incontro preparatorio al raid che poi si consumò all'hotel Giulia di Qualiano (NA) il 26-4-04, quando Federico Bizzarro fu ammazzato a raffiche di mitra nella sua camera da due finti carabinieriCLAN BOCCHETTISCHEDATIPO Personale ZONA Secondigliano (NA) BOSS Gaetano Bocchetti ALLEATI Di Lauro, Ferone, Licciardi, Lo Russo, Prestrieri, Contini, Bosti, De Luca Bossa NEMICI Mazzarella PARTICOLARII fratelli Bocchetti sono da anni ormai nell'orbita della mala di Secondigliano. Il boss Gaetano Bocchetti è stato uno dei fautori dell'Alleanza di Secondigliano, di cui fanno tuttora parte clan come i Licciardi, i Contini, i Bosti, i Lo Russo. CLAN BOSTISCHEDATIPO Personale ZONA Quartieri Arenaccia e Poggioreale a Napoli BOSS Patrizio Bosti ALLEATI Licciardi, Lo Russo, Prestrieri, Contini, Bocchetti NEMICI Mazzarella PARTICOLARIPatrizio Bosti (per gli amici e per i nemici o' patrizio) è stato, negli anni 80 e 90, una personalità criminale davvero influente nei quartieri Arenaccia e Poggioreale, nella parte orientale della città. Non essendosi mai affiliato completamente ad alcun clan (è stato nell'orbita dei Contini e dei

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Licciardi nel corso degli anni), Patrizio Bosti, con i suoi fratelli e soprattutto con suo cugino Nunzio, è stato per questo inserito in un proprio clan personale. Clan che, peraltro, sembra in netto declino negli ultimi anni per gli arresti di quasi tutti i suoi componentiCLAN CALDARELLISCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere Mercato a Napoli BUNKER Case Nuove dietro le mura al quartiere Mercato a Napoli BOSS Raffaele Caldarelli ALLEATI Mazzarella NEMICI Rullo, Contini, Picuozzi PARTICOLARICosca da sempre fedele ai Mazzarella di San Giovanni a Teduccio, operante in zona Mercato con centro nevralgico nelle cosiddette “Case Nuove”, si alimenta soprattutto di estorsioni ai danni di commercianti locali. Negli anni scorsi si è concluso un processo a carico dei Caldarelli. Sotto processo c'era anche Raffaele Caldarelli, indicato come il boss, il capo del gruppo influente alle case nuove, quartiere Mercato. E' imprendibile da tempo. E a giudizio ci finirono anche alcuni suoi presunti gregari, impegnati nella gestione del comparto droga. L'inchiesta, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia, ebbe una svolta nel luglio del 2002 quando gli uomini della squadra mobile fecero incursione nel rione Mercato e sequestrarono sei bazooka usa e getta, due fucili mitragliatori, due pistole con decine di proiettili ed oltre un chilo di cocaina. Le indagini si avvalsero anche di attività di intercettazioni telefoniche ed ambientali (“mollette” era il termine convenzionale usato per parlare degli uomini della presunta organizzazione), oltre che di dichiarazioni di collaboratori di giustizia. CLAN CALONESCHEDATIPO Predominante ZONA Posillipo BOSS Antonio Calone ALLEATI Paesano, Licciardi, Contini PARTICOLARIClan nato dalle ceneri del clan Paesano, un tempo clan storico del quartiere Posillipo a Napoli, grazie al ricongiungimento delle famiglie Calone e Anastasio. Dopo l'arresto del boss Calone, Ciro Mendoza, secondo le più recenti risultanze investigative, avrebbe erditato il comando della cosca di Posilipo. Soprattuto il racket delle estorsioni è ancora l'attività principale di questo clan che fa capo ai fratelli Calone. Un business a sei zeri portato a termine sotto lo stretto controllo dei clan dell'Alleanza di Secondigliano. CLAN CAPASSOSCHEDATIPO Predominante ZONA Marigliano (NA), Scisciano (NA) BOSS Antonio Capasso “O' sfaldista” ALLEATI Mazzarella CLAN CARFORASCHEDATIPO Non predominante ZONA Castellammare di Stabia (NA), Gragnano (NA) ALLEATI Fontanella CLAN CASALESISCHEDAALIAS Schiavone, Bidognetti

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TIPO Predominante ZONA Casal di Principe, Caserta, Villa di Briano, San Cipriano d'Aversa, Casapesenna, Frignano, Casaluce, San Marcellino, Grazzanise, Santa Maria La Fossa, San Tammaro, Santa Maria Capua Vetere, Cancello ed Arnone (CE) BOSS Francesco Schiavone “Sandokan”, Francesco Bidognetti “Cicciotto e' mezanotte” ALLEATI Mallardo, Di Lauro, Nuvoletta, Pezzella, Marrazzo, Moccia, Cimmino-Totaro, Alfano, Franzese-Iodice NEMICI De Falco Quadrano Venosa, Caterino PARTICOLARIUn clan molto potente quello dei Casalesi, composto dalle famiglie Schiavone e Bidognetti e dai suoi numerosissimi accoliti. Un clan che da oltre un ventennio, nonostante gli arresti di molti capi e sequestri di beni è tuttora considerato il clan egemone su tutta la provincia di Caserta vantando peraltro fortissime alleanze con le più importanti organizzazioni criminali napoletane. Il salto di qualitàUn vero e proprio salto di qualità criminale avviene quando Antonio Bardellino, - soppiantati i vecchi esponenti di quella che appariva una camorra rurale dedita alle piccole estorsioni, alle guardianie ed all'intermediazione nelle attività agricole e nell'allevamento - entra in contatto con i mafiosi siciliani con i quali opera in particolare nel settore del contrabbando di sigarette e nel traffico di stupefacenti legandosi con il gruppo all'epoca dominante in Sicilia facente capo a Stefano Bontade. Lo stesso Bardellino, coadiuvato dall'altro diarca del clan Mario Iovine, accresce notevolmente il suo peso quando si schiera all'interno della Nuova Famiglia con una posizione anche di preminenza, nella lotta ai cutoliani. L'annientamento degli uomini di CutoloI cutoliani che pure erano riusciti a fare proseliti nel casertano vengono completamente annientati - ad eccezione di pochi soggetti, lasciati confluire nelle fila dei casalesi (il gruppo Di Girolamo di Aversa) ed ad eccezione del gruppo operante in Marcianise e zone viciniori - ed il gruppo dei casalesi acquisisce la forza sufficiente per porsi come il principale referente di tutte le organizzazioni delinquenziali casertane. Con Bardellino nasce una struttura di tipo confederativo; i clan anche operanti in realtà più distanti - si pensi a quelli dell'area mondragonese o sessana - vengono di fatto risucchiati nella struttura unitaria, che pur lasciando una sua autonomia alle singole entità si organizza con una sorta di cupola, il cui centro è proprio nel gruppo dei casalesi. L'organizzazione camorristica casertana ruotò, unita e compatta, intorno alla figura di Antonio Bardellino fino alla fine del 1987. E con Bardellino che il clan opera il salto di qualità e comincia ad intessere significativi rapporti con il mondo della locale politica e delle istituzioni, controllando, ad esempio, le attività dei comuni di Casale e di San Cipriano. La faida internaAi primi del 1988, iniziò, con l'omicidio di Domenico Iovine, all'interno di essa, un conflitto tra i gruppi egemoni facenti capo ad Antonio Bardellino e a Mario Iovine, che culminò nell'uccisione di Bardellino, nel maggio del 1988, in Brasile, da parte di Mario Iovine. Le potenti famiglie casertane degli Schiavone, dei De Falco e dei Bidognetti, si schierarono con Mario Iovine, dopo aver avuto la certezza della morte di Bardellino. A quest'ultima, seguì, immediatamente, l'omicidio del nipote Paride Salzillo, suo braccio destro. Fu, quindi, organizzata una «caccia» spietata ai parenti ed ai seguaci di Bardellino, i quali furono costretti a lasciare le aree di loro influenza e a rifugiarsi in Formia. Unica opposizione, convinta ed armata, al clan dei Casalesi venne portata avanti da Antonio Salzillo, fratello di Paride. Questi, nel dicembre 1988, tentò, con propri affiliati, di irrompere all'interno di una bisca clandestina, sita in Casapesenna, al fine di uccidere alcuni abituali avventori appartenenti all'opposta organizzazione criminale. I Casalesi, preventivamente informati dell'aggressione da un

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loro infiltrato, riuscirono a contrastarla efficacemente. Infatti, al termine del conflitto a fuoco, due persone trovarono la morte ed una rimase ferita.L'avvento di Francesco Schiavone SandokanIl comando dell'organizzazione delinquenziale dei «Casalesi» fu preso da Mario Iovine, Francesco Schiavone detto «Sandokan», Francesco Bidognetti e Vincenzo De Falco. Di essi, Mario Iovine, all'epoca latitante, era solito trascorrere lunghi periodi di tempo all'estero e, in particolare, in Francia e in Brasile. In quest'ultima nazione, con la collaborazione del nipote Stefano Reccia, aveva aperto una azienda di import - export di farina di pesce, che fungeva da paravento alla attività di traffico di stupefacenti del tipo cocaina. Proprio in questo periodo emerse, con grande prepotenza, la figura di Francesco Schiavone «Sandokan» sia per la sua provata capacità «militare» che per le sue doti di «imprenditore del crimine». Egli si avvaleva, tra l'altro, di un numero elevato di parenti fidati, primi fra tutti, il fratello Walter ed il cugino Francesco di Luigi quali spietati esecutori di azioni delittuose e Carmine Schiavone, poi pentitosi, quale gestore della «economia» del gruppo delinquenziale. Vincenzo De Falco, da sempre in ottimi rapporti con il mondo politico-amministrativo casertano e che vantava legami fra le forze dell'ordine e nella stessa magistratura sammaritana, attraverso il suo socio avv. Aldo Scalzone, si occupava in particolare di incrementare la propria attività nel campo imprenditoriale. L'arresto di Schiavone e IovineA seguito dell'arresto di Francesco Schiavone e di Mario Iovine, avvenuti nel 1989 in Francia, e delle investigazioni di P.G., il clan dei Casalesi sembrò subire pesanti sconfitte. Agli inizi del 1990 la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere iniziò una indagine sui presunti collegamenti tra Francesco Schiavone, Sindaco di Casal di Principe e Nicola Schiavone, Assessore alle finanze dello stesso Comune, entrambi congiunti di Francesco Schiavone, «Sandokan». Della circostanza profittò Vincenzo De Falco, il quale fece pressioni, con gli alleati, al fine di vedere assegnato l'incarico di Sindaco ad una persona a lui molto vicina. I due predetti amministratori furono costretti alle dimissioni, dietro promessa che il procedimento nei loro confronti sarebbe stato chiuso grazie ad interventi di esponenti politici vicini ai De Falco sugli inquirenti della procura di S. Maria Capua Vetere (il procedimento venne, poi, archiviato) . Le famiglie «Iovine» e «Schiavone» si resero ben presto conto del piano architettato dal De Falco, finalizzato ad assumere una posizione dominante nel settore degli appalti pubblici. \ È, ormai da considerarsi certo che l'azione di De Falco mirava a estrometterle dagli «affari» con la Pubblica Amministrazione, minando il loro potere economico; ne decisero, pertanto, l'uccisione. A tal fine indissero una riunione, il 13.12.1990, nella abitazione di un assessore del comune di Casal di Principe Gaetano Corvino, alla quale invitarono De Falco che non si presentò. La riunione, fu interrotta dall'irruzione dei Carabinieri che trassero in arresto Francesco Bidognetti ed altri esponenti di primo piano del clan dei Casalesi. Vincenzo De Falco, sospettato di essere il mandante dell'irruzione dei carabinieri, non evitò la «sentenza» di morte emessa a suo carico: egli fu, infatti, ucciso il 2 febbraio 1991, in Casal di Principe. Per ritorsione, Nunzio De Falco, fratello di Vincenzo, fece uccidere Mario Iovine a Cascais, in Portogallo, il 6 marzo 1991. Il conflitto con il gruppo De FalcoSi aprì, allora, un conflitto tra due schieramenti contrapposti che mise in crisi la confederazione: da un lato, le famiglie di Francesco Schiavone «Sandokan» e di Francesco Bidognetti con gli alleati Vincenzo e Michele Zagaria, Stefano Reccia e Giuseppe Caterino, dall'altro, il gruppo dei fratelli Nunzio e Giuseppe De Falco, coadiuvati da quelli di Antonio Salzillo, dai La Torre di Mondragone, da Giulio Luise di Castelvolturno, dagli Esposito di Sessa Aurunca, da Giuseppe Quadrano, da Luigi Venosa e da Sebastiano Caterino. Nel corso di questo ulteriore conflitto, furono uccise decine di persone, fra le quali, nell'ottobre del 1991, l'avv. Aldo Scalzone, vera mente politico-imprenditoriale del gruppo De Falco.

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Con l'uccisione di Giuseppe De Falco, avvenuta il 5.3.1992, e con la fuga di Nunzio De Falco in Spagna e di Antonio Salzillo in Germania nonchè con il rientro, nella organizzazione vincente, di Luigi Venosa e di Giulio Luise e con la acquisita neutralità delle famiglie dei La Torre e degli Esposito, il gruppo «SCHIAVONE - BIDOGNETTI», assunse il quasi totale dominio delle aree della provincia di Caserta. Nell'autunno del 1992, il solo gruppo di Caterino Sebastiano si oppose, in maniera armata, ad esso. Superato questo ultimo ostacolo, l'organizzazione Schiavone-Bidognetti acquisì il controllo totale di tutto il territorio della predetta provincia sino al basso pontino. I legami con la politicaTale controllo ha sostanzialmente mantenuto fino all'emanazione della prima importante ordinanza cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Napoli, del divenuta nota come Spartacus I, ordinanza nata anche in seguito alle rivelazioni di Carmine Schiavone. A distanza di non molto tempo veniva poi emessa un'ulteriore ordinanza cautelare - divenuta nota come Spartacus II - che vedeva l'arresto, fra l'altro di amministratori comunali dei principali comuni dell'agro aversano, sindaci, parlamentari, appartenenti alla polizia e ai carabinieri in servizio in reparti del casertano che avrebbero dovuto svolgere indagini sui clan con cui erano conniventi Il quadro che emerge dalle complessive investigazioni (non soltanto le due citate ordinanze) è decisamente inquietante: basterà qui dire che il clan dei casalesi aveva manifestato una clamorosa capacità di influire sul consenso elettorale - si può citare il caso delle elezioni provinciali del '90 dove una lista civica appoggiata dal sodalizio ricevette nei paesi più strettamente controllati dal clan un vero e proprio plebiscito drenando voti da quel partito a cui notoriamente erano andati in massima parte i consensi elettorali del sodalizio e cioè la D.C. o il caso dell'avv. Martucci, eletto parlamentare nelle liste del partito liberale, ottenendo consensi plebiscitari in zone nelle quali fino alle precedenti consultazioni erano state ottenute pochissime preferenze per l'intervento diretto1) del clan dei casalesi - di decidere chi dovesse avere alcune cariche nelle singole amministrazioni locali, eliminando, eventualmente, chi si potesse opporre ai loro piani (si pensi alla clamorosa gambizzazione del vicesindaco di Casapesenna, Cangiano, divenuto all'esito dell'azione di fuoco invalido permanente2); di gestire integralmente gli appalti pubblici di maggior peso, di favorire la nascita di un consorzio per la vendita in zona del calcestruzzo. La situazione attualeI colpi assestati al sodalizio, una ritrovata vigoria delle forze dell'ordine, quasi integralmente rinnovate, l'arresto di pericolosissimi capoclan da tempo latitanti - per tutti, si ribadisce, quello del famoso Sandokan, scovato nel 1998 dalla DIA in un bunker protettissimo, ma anche quelli non meno importanti di Augusto La Torre, di Nicola Zara, di Michele Cantiello, di Salvatore Cantiello, di Francesco Biondino, di Aniello Bidognetti -, la defezione di personaggi anche di elevato profilo criminale avrebbero potuto permettere di assestare un colpo particolarmente duro se non definitivo. In realtà, malgrado la situazione rispetto ad un passato anche prossimo appare di gran lunga migliore e comunque il clan si trovi in difficoltà, i problemi nel celebrare alcuni dibattimenti, dovuti sia alle notorie carenze del Tribunale di S. Maria Capua Vetere sia alla scelta, di certo infelice, di celebrare veri e propri maxi processi, ha di certo attutito i colpi assestati: troppi inquisiti sono stati scarcerati per decorrenza dei termini (i due processi denominati Spatacus I e Spartacus II si concluderanno presumibilmente a gabbie quasi vuote); non moltissimi sono stati i processi, almeno in relazione al numero di quelli cominciati, che si sono conclusi in primo grado e tutto ciò anche nell'opinione pubblica in alcuni casi ha lasciato l'impressione che almeno in parte l'impunità del clan fosse rimasta. Si è verificato, inoltre, un significativo ricambio generazionale che ha vista la discesa in campo di elementi giovani - quali ad esempio, i due rampolli di Francesco Bidognetti, Aniello e Raffaele, colpiti di recente da ordinanza per 416-bis ed altro3) - ma non per questo meno pericolosi, che hanno assunto in uno ai latitanti le redini del clan e sono mandatari degli ordini che presumibilmente continuano a provenire dal carcere dai boss detenuti.

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Permane preoccupante, inoltre, la presenza di vari latitanti - il Prefetto di Caserta dottor Sottile ne ha segnalati oltre 30 - fra cui certamente alcuni personaggi eccellenti che stanno svolgendo in questo periodo vere e proprie funzioni vicarie; ci si riferisce in particolare a Antonio Iovine , detto o' ninn, a Michele Zagaria - vicari dei capi casalesi - o a Gaetano Di Lorenzo - vicario nella ricca anche turisticamente zona di Sessa Aurunca e Mondragone al posto dei capicosca detenuti Mario Esposito e Augusto La Torre. La situazione attuale conferma l'esistenza di una struttura confederata; le varie famiglie sembrano continuare a riconoscere la centralità del vertice storico dei casalesi - e cioè la diarchia Schiavone-Bidognetti - malgrado i due maggiori rappresentanti siano detenuti (il Bidognetti da oltre 7 anni, anche se per nessuno dei due è giunta ancora una sentenza recente passata in giudicato). Anche i sodalizi che un tempo si erano contrapposti più nettamente ai casalesi - quali i La Torre di Mondragone e gli Esposito di Sessa Aurunca - hanno di fatto stipulato una vera e propria pace quantomeno in attesa di «tempi migliori». La struttura sembra, però, caratterizzarsi sempre più da una sua verticizzazione - solo i capi famiglia hanno rapporti diretti con i principali esponenti dei casalesi latitanti o detenuti - per evitare che le defezioni eventuali di personaggi non apicali possano riferire delle strategie in atto. Una situazione nuova che sembra poter incidere sulla stessa struttura del clan è la frattura che risulta essersi verificata nel clan, provocando l'improvviso innalzamento della conflittualità tra il gruppo facente capo alla famiglia Bidognetti e quello dei Tavoletta, per il controllo delle estorsioni nella zona di Villa Literno. CLAN CASTALDOSCHEDATIPO Predominante ZONA Pollena Trocchia, Acerra, Caivano (NA) BOSS Giuseppe Castaldo ALLEATI Della Ratta, Anastasio, Veneruso, Natale NEMICI Arlistico, Crimaldi-Tortora PARTICOLARIDopo l'omicidio di Pasquale Castaldo nel 2003, la risposta dei Castaldo fu sventata dai carabinieri che sequestrarono all'interno del campo sportivo di Caivano armi e munizioni che sarebbero state usate per vendetta. Da un paio di anni Tortora, Crimaldi e Castaldo, ed altri prsonaggi della malavita di Casalnuovo, si sarebbero confederati per togliere al clan De Sena la leadership in Caivano. Poi arriva il pentimento dei 3 fratelli Castaldo. CLAN CATERINOSCHEDATIPO Predominante ZONA Marcianise, Caserta, Aversa, Gricignano d'aversa, Cesa, Casapesenna (CE) BOSS Nicola Caterino PARTICOLARINicola Caterino, ex del clan dei Casalesi, a metà degli anni 90 si è messo in proprio gestendo un proprio clan e imponendo la sua influenza in zone come Aversa, Gricignano D'Aversa, Cesa. CLAN CAVASCHEDATIPO Predominante ZONA Lauro (AV), Quindici (AV) BOSS Biagio Cava ALLEATI Alfieri NEMICI Graziano genovese PARTICOLARII Cava sono da sempre in lotta con i Graziano. Due famiglie, un destino che le ha legate per almeno due generazioni. La strage di Scisciano (1991), in cui fu ucciso Eugenio Graziano, figlio di Luigi

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Salvatore e Chiara Manzi, ex sindaco di Quindici, non sono mai stati riconosciuti i colpevoli. Un'ipotesi, quella della procura: fu opera dei Cava, di Biagio Cava in particolare. Così come non sono ancora stati individuati i responsabili dell'esecuzione di Fiore Graziano (nel 1972). L'ultimo delitto in ordine di tempo che tuttora rimane avvolto nel mistero è quello di Salvatore Cava, il padre di Biagio, ucciso nel 1994. Poi la strage di Lauro, in cui vengono ammazzate a colpi di mitra due sorelle e la cognata del boss Biagio Cava (26-5-2002). Gli ultimi nel 2004: a giugno Antonio Graziano e il nipote, freddati nelle prime ore del mattino a San Paolo Belsito. Antonio suocero di Adriano, ma, assieme al nipote, del tutto estraneo agli affari del clan. Alla fine di agosto muore Vincenzo Mazzocchi, consuocero di Luigi Salvatore Graziano, anche “fuori dal giro”. Il figlio, Antonio Mazzocchi, ha sposato Rosaria Graziano. CLAN CAVALCANTI-MALVENTISCHEDATIPO Estinto ZONA Quartieri Fuorigrotta e Agnano a Napoli BOSS Giacomo Cavalcanti “O' poeta”, Antonio Malventi (ucciso) ALLEATI Grimaldi, Alfieri, Picuozzi NEMICI Perrella, Puccinelli, Alfano, Cocozza, Rossi PARTICOLARIGiacomo Cavalcanti e Antonio Malventi hanno fatto il bello e il cattivo tempo durante gli anni 80 a Fuorigrotta ed Agnano contrapponendosi prima al gruppo emergente degli Alfano, poi a quelli molto potenti all'epoca dei Perrella e dei Puccinelli del Rione Traiano e dei Cocozza della Loggetta (va ricordato l'agguato ai Cocozza in pieno giorno nei viali del Rione Traiano con mitra e bombe a mano) grazie anche all'aiuto militare di Alfieri. Malventi, figlio di don Felice uno dei capi storici della camorra, era uomo di grande carisma, una delle menti del clan, era lui a curare i rapporti tra la criminalità becera del clan e i colletti bianchi. Poi, dopo l'omicidio di Malventi e del suo autista (1991) e l'arresto del boss poeta Cavalcanti (nel '90 un giudice disse di lui : «L'imputato ha una naturale sensibilità artistica e letteraria che potrebbe rendere possibile l'inserimento nella società civile»), Cavalcanti ha tentato di risollevare il clan partecipando al progetto della Nuova Mafia Flegrea. Ma è stato tutto inutile : il clan è entrato in declino fino a scomparire definitivamente, soppiantato da Alfano e da BiancoCLAN CELESTE-GUARINOSCHEDATIPO Non predominante ZONA Quartiere di Barra (Napoli) BUNKER Piazza Vincenzo De Franchis al quartiere Barra (Napoli) BOSS Ciro Celeste e Raffaele Guarino ALLEATI Ascione NEMICI Aprea PARTICOLARIScissionisti del clan Aprea di Barra, capeggiati dai boss Ciro Celeste e Raffaele Guarino e spalleggiati da alcuni malavitosi di Ercolano.Secondo gli investigatori che si occupano della malavita organizzata di Barra, il gruppo viene considerato autonomo da gennaio del 2006.Il ras è ritenuto Ciro Celeste detto ”'o roce”, latitante a causa di un'ordinanza di custodia cautelare emessa in seguito a un'inchiesta per lesioni personali. CLAN CESARANO-FEDERICOSCHEDATIPO Non predominante ZONA Pompei (NA), Castellammare (NA), Santa Maria La Carità (NA) BUNKER Ponte Persica a Pompei (NA) BOSS Ferdinando Cesarano, Dario Federico

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ALLEATI Licciardi, Limelli-Vangone, Gallo NEMICI D'alessandro, Gionta PARTICOLARIUn clan capace di trovare energie per il controllo del territorio mediante un'alleanza con esponenti dei Licciardi di Secondigliano. Il clan è dotato di stabili strutture e fa capo a due reggenti, Dario Federico e Vincenzo Cesarano. Sono loro a detenere il controllo di tutte le attività economiche della zona di Pompei, Santa Maria La Carità e parte di Castellammare. L'organizzazione è dedita all'usura, alle estorsioni, al controllo degli appalti e del mercato del fiori di Pompei. Non ultima l'attività di controllo nelle Pubbliche amministrazioni. Al clan si rivolgevano in molti anche per spericolate operazioni finanziarie quali l'acquisto di compagnie di assicurazioni. Cesarano aveva anche un ruolo di regolatore dei conflitti sociali. Nel periodo di Natale del 2002, il cognato di Dario, Raffaele, cominciò a gestire una piazza a Pompei, vendendo in strada, attraverso una rete di spacciatori che facevano capo a lui. Dario Federico lo autorizzò a vendere nelle palazzine della 167. Egli avrebbe preferito farlo nalla zona della Fonte Salutare, ma Dario disse no, dato che nei pressi aveva sede il commissariato di polizia di stato. La droga, Federico, la vendeva anche a casa sua, ma solo agli acquirenti fidati: trattava sia cocaina per fumare che cocaina da tirare. Vendeva anche hashish, ma solo all'ingrosso. Dopo la famosa scissione dal clan, Federico (durante la sua detenzione) acconsentì affinché i suoi uomini tornassero al servizio di Vincenzo Cesarano previo un accordo sulle spartizioni del territorio. In base a quell'accordo, Federico intascava uno stipendio dì 1250 euro che gli veniva liquidato direttamente da chi comandava il clan. Collusioni politicheMa il capitolo più spinoso è quello politico, nel corso del quale fu arrestato Giuseppe La Marca, ex presidente del consiglio comunale di Pompei in quota diessina, e si è giunti al commissariamento del comune mariano. CLAN CHIERCHIASCHEDAALIAS I Fransuà TIPO Non predominante ZONA Torre Annunziata BOSS Gennaro Chierchia “Rino 'o pecorone” ALLEATI Gallo, Venditto CLAN CIMMINO-TOTAROSCHEDATIPO Predominante ZONA Quartieri Arenella e Vomero a Napoli BOSS Luigi Cimmino, Giovanni Totaro ALLEATI Lepre, Casalesi NEMICI Alfano PARTICOLARIAlcuni affiliati al clan di Giovanni Alfano, Giovanni Totaro, Luigi Cimmino e Antonio Caiazzo diedero luogo a una scissione non condividendo i criteri di spartizione dei proventi del clan.In seguito anche tra Cimmino e Caiazzo, i due ex luogotenenti di “’o rosso” era scoppiata la guerra e Giovanni Totaro si era schierato con Caiazzo. CLAN COCOZZASCHEDATIPO Estinto ZONA Quartiere Loggetta a Napoli BOSS Francesco Cocozza

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NEMICI Puccinelli, Cavalcanti-Malventi, Rossi PARTICOLARICiro Cocozza, elemento di spicco della famiglia una volta capeggiata da Francesco Cocozza e da Beniamino Persichino, fu assassinato in via Traiano nel gennaio del 1985, dai Cavalcanti-Malventi. In passato la famiglia aveva un ruolo nella “mala” di Soccavo e fu anche coinvolta una sorella di Ciro e Francesco (Mariagrazia) ma dopo l'uccisione di Ciro le cose sono cambiate e si dice che abbia “ceduto ad altre organizzazioni il loro clan”. CLAN CONTINISCHEDATIPO Predominante ZONA Quartieri Arenaccia, Vasto e Poggioreale (Napoli) BUNKER San Giovanniello, alle spalle del Real Albergo dei Poveri (Napoli) BOSS Eduardo Contini “O' romano” ALLEATI Di Lauro, Licciardi, Stabile, Abate, Bosti, Bocchetti, Lo Russo, Rullo NEMICI Mazzarella, Giuliano, Caldarelli PARTICOLARINella zona della Ferrovia, comanda Eduardo Contini, detto 'o romano per la sua lunga permanenza a Roma.Agli inizi degli anni 90, gli inquirenti erano convinti che, attraverso il suo alleato Giovanni Paesano, collegato al capomafia Pietro Vernengo (legato alle cosche vincenti dei corleonesi, protagonista di una clamorosa evasione dall'ospedale, poi riarrestato a casa sua dai carabinieri), abbia avuto forti legami con gruppi mafiosi. Ma ciò non è mai stato dimostrato nel corso degli anni.Dal suo quartiere d'origine Eduardo Contini manca ufficialmente dal 2002, cioè da quando è iniziata la sua latitanza, ovvero da quando 'o romano è stato inserito nello speciale programma di ricerca dei 30 latitanti più pericolosi d'Italiam prima di essere nuovamente arrestato nel dicembre del 2007.Nonostante la latitanza, Contini è riapparso in più di una occasione al Vasto, per seguire più da vicino le vicende del clan che evidentemente non vanno come dovrebbero. Secondo gli investigatori, l'ultimo domicilio del fuggiasco è stata la Sardegna. Contini, infatti, in passato, da Ischia a Capri, da Roma a Cortina si è sempre ben mimetizzato in ambienti di un certo tono frequentati da noti personaggi dello spettacolo e dello sport.Al boss poi non mancano le basi per un comportamento da persona perbene: educata e sobria capace di inserirsi e non destare sospetti. A tal proposito va ricordato il clamoroso arresto del boss Contini sorpreso in smoking in un lussuoso albergo di Cortina D'Ampezzo la notte di San Silvestro del 1993.Contini è tra i boss più scaltri della camorra napoletana; ha soldi, amicizie “pulite” ed insospettabili; è un malavitoso che non ha contatti diretti, se non per casi di una certa importanza, con altri malavitosi; non è “adatto” alla vita di fuggiasco e la sua, come in passato, sarà sempre una latitanza “dorata”. Nel corso degli anni, durante la latitanza, i suoi luogotenneti sono stati molti: Luigi D'Alba (ammazzato dai Giuliano nel 1991), Egidio Annunziata (condannato all'ergastolo), Peppe Scuotto (ammazzato nel 2000).Negli ultimi anni si sono imposti per i traffici di droga Gaetano Girgenti, soprannominato core e' fierr, a capo di una vasta organizzazione operante in tutta la Campania, e, per il riciclaggio, Gaetano Attardo, che, insieme a suo padre, è referente per tutte le attività commerciali targate Contini. E' stato arrestato dalla polizia nella tarda serata del 14 dicembre 2007. Si nascondeva in un appartamento di 65 metri quadri a Casavatore, in via Cimarosa; al piano di sotto abita la sessantaduenne madre di cinque figli che, in cambio di un sostanzioso stipendio, si prendeva cura di lui. CLAN CONTINOSCHEDATIPO Estinto ZONA Quartiere Pianura (Napoli)

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BUNKER via Masseria Grande, 88 a Pianura (Napoli) BOSS Giuseppe Contino ALLEATI Marfella NEMICI Lago PARTICOLARIClan ormai sciolto per il pentimento del boss Giuseppe nel 1999 (Marfella ha preso il suo posto fondando una nuova cosca). Contino cominciò a trovare spazio nella sua zona di Pianura intascando tangenti che non venivano più versate nelle casse del clan dei Lago, che da sempre controllavano quella zona. Peppe ”'a masseria” con un manipolo di audaci sfidò i Lago e dette vita ad un fiorente commercio di stupefacenti dove (si diceva a Pianura) i Lago avevano sempre cacciato gli spacciatori. Così da picciotto dei “magone” il giovane ambizioso Peppe Contino divenne boss e capo. Fu arrestato dopo cinque anni di latitanza e dopo essere stato inserito nei 500 latitanti più pericolosi d'Italia. CLAN COZZOLINOSCHEDATIPO Non predominanteZONA Ercolano BOSS Aniello CozzolinoALLEATI Birra, Esposito Iengo, Vollaro NEMICI Ascione PARTICOLARII Cozzolino sono una famiglia che, fino alla prima metà degli anni 90, gestiva il traffico della droga in buona parte di Ercolano, a San Sebastiano al Vesuvio e a Portici, con la collaborazione dei Vollaro e degli Esposito Iengo, e contrapponendosi allo strapotere criminale degli Ascione ad Ercolano. Poi nel 1996 parte il processo denominato “Nemesi”, con centinaia di ordinanze di custodie cautelari fu un'inchiesta che fece emergere i vasti traffici nazionali ed internazionali condotti dal clan Cozzolino e che accertò la responsabilità per corruzione e collusione di agenti della polizia penitenziaria in servizio nelle carceri di Poggioreale, Cuneo e San Vittore, in relazione a favori e trattamenti privilegiati accordati ad esponenti dei clan durante i periodi di detenzione, compresa la disponibilità di sostanze stupefacenti. I Cozzolino, secondo quando emerse dalla indagini, tra l'altro, avevano indotto due agenti di polizia a svolgere il ruolo di difesa armata in particolari circostanze, come per il matrimonio della figlia di Simone Cozzolino, Rosanna. CLAN CRIMALDI-TORTORASCHEDAALIAS Tortora-Crimaldi TIPO Predominante ZONA Acerra, Casalnuovo, San Felice a Cancello, Montesarchio, Forchia (AV), Santa Maria a Vico (CE) BUNKER via Benevento ad Acerra (NA) BOSS Cuono Crimaldi e Domenico Tortora ALLEATI La Montagna, Sarno, Arlistico NEMICI Castaldo, Di Paolo Carfora, De Sena Di Fiore, Anastasio, Veneruso, Marfella, De Luca Bossa PARTICOLARIDopo l'arresto di Cuono Crimaldi, i Crimaldi-Tortora, stringono alleanza con Domenico La Montagna. Antonio di Buono e Domenico Tortora ritengono opportuno controllare anche Caivano, attraverso l'azione di un personaggio a loro legato e nel contempo, sempre forte del sostegno di La Montagna, meditano di espandere il proprio dominio su Casalnuovo dove si scontrano, però, con alcuni personaggi che hanno preso le distanze da altre organizzazioni e si sono alleate. E' battaglia in particolare con Gennaro Gallucci, con Giuseppe Piscopo (nipote del boss dell'omonimo capoclan

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di Casalnuovo) e con l'acerrano Giovanni Messina, ritenuto vicino a Mario Di Fiore. I tre si erano accordati: il primo si sarebbe tenuto Casalnuovo, il secondo Acerra e il terzo Volla. I tre uomini, dei quali si parlava della responsabilità in merito alla scomparsa di un personaggio legato al clan Veneruso, si sono appoggiati poi ai Castaldo, scatenando una guerra. Da un paio di anni però, Tortora, Crimaldi e Castaldo, ed altri personaggi della malavita di Casalnuovo, si sarebbero confederati per togliere al clan De Sena la leadership in Caivano. CLAN CUCCAROSCHEDAALIAS i Cuccarielli TIPO Non predominante ZONA Quartiere Barra (Napoli) BOSS Angelo Cuccaro ALLEATI Aprea, Alberto NEMICI Formicola, MazzarellaPARTICOLARINegli anni 90, gli Aprea con la gestione del comparto stupefacenti avevano un incasso giornaliero che si aggirava sui 40mila euro al giorno. Cuccaro e Alberto erano “quotisti” ma tutto il danaro era gestito dagli Aprea. Non sempre i rapporti tra le tre “famiglie” sono stati buoni ed in particolare dopo l'uccisione di Ciro Veneruso (26-7-1996) che ha avuto nell'organizzazione un ruolo da capo quando gli Aprea ed i Cuccaro erano tutti detenuti (intorno al 1990). La decisione di Giovanni Aprea, di far passare Veneruso da “stipendiato” a “quotista”, suscitò non poco malumore nella “famiglia” Cuccaro che entrò in conflitto anche con il clan Mazzarella di San Giovanni a Teduccio.Oggi la pace sembra ristabilita e le tre famiglie controllano capillarmente buona parte della zona orientale. CLAN D'ALESSANDROSCHEDAALIAS Gli ScanzanesiTIPO PredominanteZONA Castellammare di Stabia, (NA), Gragnano (NA), Casola di Napoli (NA), Agerola (NA) BUNKER Rione Scanzano a Castellammare (NA) BOSS Vincenzo D'alessandro, Pasquale D'alessandro ALLEATI Imparato-Martino, Mirano, Di Lauro, Fontanella , Mallardo, Nuvoletta, Gionta, Gallo, Casalesi NEMICI Cesarano-Federico, Omobono-Scarpa PARTICOLARIDopo la fine della guerra di camorra conclusasi con la decimazione degli scissionisti guidati da Michele Omobono e Massimo Scarpa, entrambi finiti in carcere, i D'alessandro hanno avuto un ritorno di gran carriera con la conseguente riconquista del predominio sulle attività illecite stabiesi. CLAN D'AMICOSCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere San Giovanni a Teduccio (Napoli)BOSS Luigi D'amico “Gigiotto”ALLEATI Mazzarella, Sarno PARTICOLARIUn gruppo guidato da Luigi D'amico, detto Gigiotto, camorrista molto furbo che, non avendo mai avuto particolari mire espansionistiche, ha saputo tessere un'intelligente ragnatela di alleanze con i clan predominanti nella parte orientale della città (Sarno e Mazzarella), senza per questo mettersi in opposizione con i clan storicamente ribelli nella sua zona (Altamura, Reale, Rinaldi). CLAN D'AUSILIOSCHEDA

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ALIAS D'ausilio-Sorrentino, D'ausilio-Sorprendente TIPO Predominante ZONA Quartieri Bagnoli e Agnano (Napoli) BOSS Domenico D'ausilio “Mimì o' sfregiato”, Paolo Sorprendente ALLEATI Lago, Zinco, Esposito, Malventi Cavalcanti NEMICI Marfella PARTICOLARIUn clan storicamente influente nel quartiere di Bagnoli, nella periferia occidentale della città. Un quartiere da anni nel mirino della camorra per i forti ed ingenti stanziamenti versati dallo stato e dalla comunità europea per le opere di bonifica dell'ex area industriale di Bagnoli. Ma il clan D'ausilio non si è solo interessato agli appalti e subappalti, ma anche di estorsioni e traffico di droga. Tramite il boss Paolo Sorprendente, infatti, il clan ha avuto interessi in affari illeciti in Costa Rica e Bolivia. In particolare un ingente traffico di eroina e cocaina importata dal Sud America e destinata al mercato napoletano; traffico gestito da Sorprendente e dai suoi accoliti in Brasile, e da Domenico D'ausilio e la sua famiglia a Bagnoli. I D'ausilio, sponsorizzati dai fratelli Sorrentino, hanno fatto parte della Nuova Mafia Flegrea, intorno alla metà degli anni 90.CLAN D'AVINOSCHEDATIPO Predominante ZONA Somma Vesuviana (NA) BOSS Giuseppe D'avino ALLEATI Orefice PARTICOLARIClan in declino per il pentimento di vari esponenti. CLAN DE FALCO-QUADRANO-VENOSASCHEDAALIAS De Falco,Quadrano,Venosa TIPO Non predominanteZONA Villa Literno (CE), Casapesenna (CE) BOSS Nunzio De Falco, Giuseppe Quadrano (morto), Salvatore Venosa ALLEATI Caterino NEMICI Casalesi, Feliciello, Mallardo PARTICOLARIClan che si oppone da anni ai potentissimi Casalesi e che ha visto, per questo, numerosi morti ammazzati tra le sue fila. E chi non è stato ucciso, si è ammazzato da solo (vedi il boss Giuseppe Quadrano che, dopo essersi pentito, si suicidò in carcere). CLAN DE LUCA BOSSASCHEDAALIAS Minichini TIPO Non predominante ZONA Quartiere Ponticelli (Napoli), Cercola (NA)BUNKER via Bartolo Longo al quartiere Ponticelli (NA) BOSS Antonio De Luca Bossa “O' sicco”, Ciro Minichini ALLEATI Licciardi, Lo Russo, Prestrieri, Di Lauro NEMICI Sarno, Mazzarella, Ponticelli Fusco PARTICOLARII De Luca Bossa si contrapposero al clan del “sindaco di Ponticelli”, Ciro Sarno, in una sanguinaria guerra di camorra. Guerra che portò anche all'autobomba che uccise Luigi Amitrano, nipote dei Sarno, e all'omicidio di Francesco Mazzarella, patriarca dei Mazzarella, ammazzato all'uscita del carcere di Poggioreale (agguato in cui doveva morire il figlio, Vincenzo o' pazzo).

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Oggi quello di De Luca Bossa appare un clan disperso, decimato dagli arresti, sfigurato dagli agguati. Il capo, Antonio 'o sicco, è in cella, rinchiuso nel supercarcere di Parma, in 41 bis, a scontare l'ergastolo. Ciro Minichini, cognato del boss, sembra averne preso in mano le redini. CLAN DE SENA-DI FIORESCHEDAALIAS Di Fiore-De Sena TIPO Non predominante ZONA Acerra (NA)BOSS Mario De Sena, Mario Di Fiore ALLEATI Egizio NEMICI Crimaldi Tortora PARTICOLARIMario De Sena è un ex cutoliano. La sua organizzazione criminale nasce dalla frantumazione della Nuova Camorra Organizzata. De Sena è personaggio carismatico: il clan ruota intorno alla sua figura d'uomo d'onore vecchio stampo, in un certo senso assimilata da Mario Di Fiore, tanto è vero che il ruolo che ha l'organizzazione nella faida degli altri clan acerrani con i caivanesi sembra marginale. CLAN DE SIMONESCHEDAALIAS Quaglia Quaglia TIPO Predominante ZONA Torre Annunziata (NA) ALLEATI Gionta PARTICOLARII componenti della famiglia De Simone, meglio noti negli ambienti come i “Quaglia quaglia”, operano a Torre Annunziata all'ombra dei Gionta, per i quali importano e lavorano gli stupefacenti. CLAN DELLA RATTASCHEDATIPO Predominante ZONA Somma Vesuviana (NA) ALLEATI Anastasio, Veneruso NEMICI Arlistico PARTICOLARIFamiglia molto nota a Somma Vesuviana ma quasi del tutto sconosciuta agli inquirenti fino a quando ha fatto parlare di sè per l'aiuto che ha dato ai clan Anastasio e Veneruso nella guerra scatenata al boss Domenico Arlistico. Si è scoperto, così, che questa famiglia, approfittando del declino dei D'Avino, aveva messo in piedi una piccola organizzazione per lo spaccio di fumo e cocaina ai ragazzi e ai tossici di Somma Vesuviana. CLAN DELLO RUSSOSCHEDATIPO EstintoZONA Quartieri Mergellina e Torretta a Napoli BOSS Mario Dello Russo o' pazzariello (ucciso) ALLEATI Piccirillo (di Mergellina), Siciliano PARTICOLARIFamiglia molto nota a Megellina, formata dai fratelli Dello Russo, figli del più noto Mario Dello Russo, detto 'o pazzariello, ex boss della zona della Torretta e vittima di un agguato camorristico. Il clan, poco influente sotto il profilo prettamente criminale, durante gli ann 80 saliva alle cronache di camorra soprattutto per la gestione del racket ai pontili e agli ormeggi di Mergellina, con la collaborazione dei Siciliano, altra famiglia nota della zona. Racket oggi gestito dai Piccirillo ma che ha subito un arresto dopo il grosso volume di indagini svolto dalla DIA e che ha smantellato molti

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dei pontili abusivi. Oggi il clan Dello Russo, nonostante i figli del pazzariello bazzichino ancora per il lungomare di Caracciolo, può comunque considerarsi estinto. CLAN DI GIROLAMOSCHEDATIPO PredominanteZONA Aversa (CE) ALLEATI De Falco Quadrano VenosaNEMICI Casalesi, Autiero CLAN DI LAUROSCHEDATIPO Predominante ZONA Quartieri Secondigliano, Scampia, Miano, Marianella, Piscinola, Sant'Erasmo a Napoli; Casavatore, Melito, Arzano, Villaricca, Mugnano in provincia di Napoli. BUNKER Via Cupa dell'Arco al quartiere Secondigliano (Napoli) BOSS Paolo Di Lauro “Ciruzzo o' milionario”, Cosimo Di Lauro ALLEATI Contini, Licciardi, Lo Russo, Prestrieri, Stabile , Mallardo, Abate, Ferone, Bosti, Bocchetti NEMICI Scissionisti di Secondigliano, Maisto, Bizzarro, Ruocco, Abbinante, Pariante PARTICOLARIIl clan Di Lauro è un presunto clan camorristico operante nei quartieri di Secondigliano, Scampia, Miano, Marianella, Piscinola a Napoli, e a Casavatore, Melito, Arzano, Villaricca e Mugnano, in provincia di Napoli. Il nucleo centrale del clan sembra essere la famiglia del boss Paolo Di Lauro, di via Cupa dell'Arco, nel quartiere di Secondigliano.Nel 2002 ci fu la prima inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia che portò in carcere i personaggi più importanti del clan, anche se non fu arrestato l'elemento di spicco, il boss Paolo Di Lauro (detto Ciruzzo o' milionario). Ma il potere non venne meno, anzi, quando subentrarono i figli del boss, Marco, Ciro e Cosimo Di Lauro, la cosca rafforzò le sue alleanze con gli altri clan dell'Alleanza di Secondigliano e moltiplicò i guadagni. Tutto ciò a discapito della “vecchia guardia”, che venne in molti settori messa da parte, e che diede il via, nel 2004, a quella che è conosciuta come la faida di Scampia: alcuni fedelissimi di Paolo Di Lauro abbandonarono il boss, si ribellarono e gli fecero la guerra in nome del potere (scissionisti di Secondigliano).Da Secondigliano a Scampia, a Mugnano, Arzano, Melito, a Napoli e nelle più importanti piazze del sud Italia, la droga la fa circolare il clan Di Lauro grazie ad una organizzazione verticistica senza precedenti nella storia del narcotraffico italiano. E grazie anche al suo esercito di affiliati; un tempo erano centinaia (forse migliaia), oggi qualcuno in meno.Un potere che Paolo Di Lauro ha saputo esercitare anche senza farsi vedere. Il clamore suscitato dalla faida di Scampia era comunque troppo grande per poter passare inosservato. E cosi', dall'inizio del 2005, si sono susseguiti indagini e blitz nei bunker della cosca a Scampia e a Secondigliano, che hanno portato agli arresti di molti componenti del direttorio del clan. Come quelli dei figli di Paolo Di Lauro, Ciro e Cosimo. Infine, nel settembre del 2005, ci fu l'arresto del boss Paolo Di Lauro, avvenuto il 16 settembre La struttura del ClanIl clan Di Lauro, prima della raffica di arresti che ne ha scompaginato la composizione, era organizzato con la classica struttura piramidale. Sulla punta più alta rimaneva Ciruzzo che continuava a controllare l’organizzazione dal suo nascondiglio. Sotto di lui, come capo sul territorio, c’era il figlio maggiore Vincenzo; poi Cosimino. Paolo, Vincenzo e Cosimo Di Lauro erano il cuore del clan, il cui interesse principale è il traffico e lo spaccio di droga, il racket e il reinvestimento in decine di attività turistiche, soprattutto alberghiere e prevalentemente all’estero. Subito sotto i tre, c’erano gli altri due figli, Marco e Ciro. Il primo era responsabile della sorveglianza armata nel rione: Marco reclutava personalmente le

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sentinelle, provvedeva a esaminarle e a vigilare sul loro lavoro. Ciro, invece, era il contabile, il responsabile economico, quello che divideva gli introiti e teneva i conti. Una struttura di comando a cinque, dunque, rigorosamente familiare. Il boss e i suoi quattro figli. L’uomo di più stretta fiducia del clan era Giovanni Cortese, detto il ‘cavallaro’, 25 anni, noto alle forze dell’ordine per essere uno specialista nei furti di auto e nei “cavalli di ritorno”, arrestato alla fine di dicembre ad Angri. In realtà, dall’inchiesta, il ruolo di Cortese emerge per essere ben più importante. Il cavallaro, infatti, è il portavoce del clan, quello che porta gli ordini dai capi alla struttura. Il collaboratore più stretto di Cortese è Enrico D’Avanzo, detto ‘erricuccio’. Altro importante uomo di fiducia è Gino Petrone, una sorta di manager delle attività economiche illecite; con lui collabora Nanuccio La Monica. Questo team terrorizzava Secondigliano, con un feroce gruppo di fuoco e una capillare rete di fiancheggiatori. Nel manipolo di killer figuravano Emanuele D’Ambra, Ugo De Lucia, detto ‘Ugariello’, Nando Emolo, detto ‘o’ schizzato’, Antonio Ferrara, detto ‘o tavano’, Salvatore Tamburino, Salvatore Petriccione, Umberto La Monica, Antonio Mennetta. Al di sotto, i fiancheggiatori, cioè i capizona: Gennaro Aruta, Gennaro Marino (passato agli scissionisti), Ciro Saggese, Fulvio Montanino (ucciso in un agguato), Antonio Galeota, Giuseppe Prezioso (guardaspalle personale di Cosimo Di Lauro) e Costantino Sorrentino. Alla base della piramide, la rete di trafficanti che facevano le puntate con l’estero, la rete di spacciatori, le sentinelle di quartiere. Una organizzazione che complessivamente contava su almeno 300 persone, tutte tenute a stipendio, con una contabilità capillare che non mancava un solo appuntamento. in tuta da killer Una struttura complessa, dunque, dove tutto era inserito in un ordine preciso: c’era il parco macchine e moto, affidato a due capizona; c’era l’armeria, nascosta e collegata a una rete di fabbri pronti a distruggere le armi appena usate per gli omicidi; c’era una rete logistica che consentiva ai killer di andare, subito dopo l’agguato, ad allenarsi in un regolare poligono di tiro dove venivano registrati gli ingressi, in modo da confondere le tracce di polvere da sparo e costruirsi un alibi per eventuali prove da stub. C’era addirittura una rete che forniva l’abbigliamento ai gruppi di fuoco: tute da ginnastica anonime e casco da motociclista integrale, da distruggere subito dopo. Un’organizzazione che non dà spazio a cedimenti e che, al minimo sospetto, inchioda il presunto traditore. Omicidio in direttaEcco come il pentito Pietro Esposito racconta il clima nel quale il gruppo di fuoco si prepara ad un’azione di morte. «Quella mattina vidi nel rione che si stavano preparando due batterie di uomini. Vidi in particolare Ugo, Pasquale, Totore O Marinaro e suo nipote Nino, Peppe a Befana, un altro ragazzo che io chiamo Peppiniello e Nando. Io mi trovavo poco distante insieme ad un mio amico che si chiama Angioletto e ad altri due ragazzi incensurati. Capii subito che si stavano recando a commettere degli omicidi. Successivamente seppi che Nando, Peppeniello e Peppe ‘a Befana si erano fatti preventivamente dare una macchina da un ragazzo che fa i cavalli di ritorno che si chiama Giovanni Di Vaio, una Ford Fiesta di un colore che non ricordo. Con questa auto si recarono nel Terzo Mondo, nei pressi della Caserma, dove si trova un parcheggio, all’interno del quale c’era la vittima, nota con il soprannome di Zi’ Ciccio, che stava leggendo il giornale. Essi lo uccisero, utilizzando armi sulle quali non so dire nulla; poi lo caricarono sulla Fiesta e quindi lo portarono in una strada, dove poi diedero fuoco al suo corpo e all’auto. Dopo aver commesso il duplice omicidio se ne andarono a casa di Totore, che è ubicata a Melito, ma non so dove. In questa casa Luigi De Lucia portò dei vestiti di ricambio ad Ugo. Tale fatto mi venne detto proprio da lui, mentre si accingeva a portare i vestiti». Le piazze di spaccio• la “Torre bianca” (in via Baldi a Scampia)• Via Dante (Scampia)• la “Vela gialla” (167 di Scampia)• la “Ciampa di cavallo” (via Ghisleri a Scampia)• il Parco Ises (Secondigliano)• Case Celesti (Secondigliano)

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• Rione Terzo Mondo (Arzano)• il rione Don Guanella (Miano)• i “Sette palazzi” (Secondigliano)• rione Monterosa (Secondigliano)• via Cupa Spinelli (Chiaiano)• 167 di Melito (NA) CLAN DI PAOLO-CARFORASCHEDATIPO Estinto ZONA Acerra (NA)BOSS Mario Di Paolo ALLEATI Crimaldi Tortora, De Sena Di Fiore, Nuzzo PARTICOLARIPer vendicare l'uccisione di Antonio Di Paolo, fruttivendolo fratello del boss Mario, i killer dei Di Paolo-Carfora fecero irruzione in un basso in via Benevento ad Acerra e massacrarono 5 persone tutte della famiglia di Cuono Crimaldi, del clan Crimaldi Tortora. Quella terrificante strage, 5 vittime innocenti, creò problemi a tutta la malavita organizzata della zona per la massiccia presenza di poliziotti, carabinieri e degli investigatori in Acerra e portò alla fine stessa del clan. CLAN EGIZIOSCHEDATIPO Estinto ZONA Casalnuovo, Brusciano (NA) BOSS Antonio Egizio “o' tedesco” (ucciso) ALLEATI Orefice, Piscopo, ForiaNEMICI Di Paolo Carfora PARTICOLARIClan oramai estinto dopo l'omicidio nel 1994 del boss Antonio Egizio, soprannominato “o' tedesco” per i suoi passati da imprenditore della camorra in Germania. Dalle ceneri di questo clan, è poi sorto il clan Piscopo. CLAN ELIASCHEDAALIAS D'EliaTIPO Predominante ZONA Pallonetto di Santa Lucia (Napoli)NEMICI Mazzarella PARTICOLARIFamiglia storica del Pallonetto di Santa Lucia. Attualmente legati al clan Misso, gli Elia sono in guerra con i Mazzarella, nonostante anche questi abbiano legami con il boss della Sanità.Una guerra nell'ambito della quale sarebbe maturati almeno due agguati: quello in via Egiziaca a Pizzofalcone ai danni di Salvatore Puglia, un passato nel disciolto clan Picuozzi Mariano, e quello ai danni del fioraio Ciro Grimaldi.Alla guerra in corso è da addebitare il ferimento di un fratello di Ciro Mazzarella, Francesco, in un agguato a Santa Lucia. Le indagini portarono a tre ordinanze di custodia nei confronti di altrettanti esponenti del clan Elia. CLAN ESPOSITO di BagnoliSCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere Bagnoli (NA)BOSS Massimiliano EspositoALLEATI D'ausilio, Zinco PARTICOLARI

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Cosca che, con il beneplacito dei D'ausilio, controlla le estorsioni in alcune zone di Bagnoli. CLAN ESPOSITO-MUZZONESCHEDATIPO Estinto ZONA Mondragone, Grazzanise, Sessa Aurunca, Carinola e Baia Domizia (CE)BOSS Mario EspositoALLEATI La Torre, Casalesi PARTICOLARIIl clan Esposito-Muzzone, durante gli anni 80 e 90, tese ad inserirsi in attività economiche legali, nei settori del turismo, della intermediazione finanziaria e degli investimenti immobiliari. Si possono ricordare in proposito la gestione di stabilimenti balneari a Castel Volturno e la gestione di supermercati nella citta' di Sessa Aurunca da parte di imprenditori legati a Mario Esposito. CLAN ESPOSITO-IENGOSCHEDATIPO Non predominante ZONA Ercolano (NA) ALLEATI Cozzolino CLAN FABBROCINOSCHEDAALIAS Nuzzo-FabbrocinoTIPO Predominante ZONA Nola (NA), San Gennaro Vesuviano (NA) BOSS Mario Fabbrocino “o' gravunaro” ALLEATI Alfieri, Galasso di Poggiomarino NEMICI Sarno, Nco PARTICOLARIFabbrocino era considerato il vero padrino della cupola camorristica della zona vesuviana e protagonista della sanguinosa faida degli anni 80 tra la Nuova Famiglia degli ex boss Carmine Alfieri e Pasquale Galasso, e la Nuova Camorra Organizzata. Il 22-9-1987, mentre era detenuto nel carcere di Bellizzi Irpino, i suoi legali ne chiesero gli arresti domiciliari in clinica, dichiarando che il detenuto avrebbe pagato le spese del ricovero ed allegando certificazioni dalle quali risultava il suo gravissimo stato di salute. Il 6 ottobre successivo la Corte d'Appello di Napoli, su parere contrario della procura, concede il beneficio richiesto senza disporre alcuna indagine sulle reali condizioni di salute del boss. Meno di un mese dopo, il 12 novembre, i difensori chiesero la libertà provvisoria e, in subordine, gli arresti domiciliari allegando tra gli altri motivi, le elevate spese di degenza in clinica che Fabbrocino si era peraltro accollato al momento della prima istanza. La procura espresse nuovamente parere contrario, ma la Corte d'Appello il giorno successivo all'istanza, concede gli arresti domiciliari. Alla rapidità della decisione corrispose la prevedibile tempestività della fuga. Poi l'arresto, da parte dell'Antimafia in Argentina dove il boss si era rifugiato. Quando poi Fabbrocino era in carcere, il gruppo veniva gestito da Bonavita. Dopo che il boss si è reso irreperibile nel 2004 sono cominciati a sparire nel nulla parecchi personaggi che prima gestivano il clan. Poi l'arresto del 14-08-05. CLAN FAIANOSCHEDAALIAS Di Biasi TIPO Predominante ZONA Quartieri Spagnoli (Napoli) BOSS Luigi e Mario Di BiaseALLEATI Frizziero, TerraccianoNEMICI Picuozzi, Russo, Teste Matte, Licciardi PARTICOLARI

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Molto influenti negli anni '80 per via dello stretto legame con i Giuliano di cui erano referenti per i Quartieri Spagnoli, i fratelli Di Biase, detti “i faiano” sembravano oramai fuori dal giro.Chi se ne intende dice invece che Mario Di Biase, da poco tornato in libertà e sposatosi con una grande festa nei vicoli più inaccessibili dei quartieri, ha già ridato fiato al suo clan e che è ormai lui il nuovo boss dei Quartieri spagnoli. Di Biase avrebbe dettato nuove regole ai suoi uomini: stop a scippi e rapine anche in via Toledo e niente estorsioni in danno dei commercianti della zona per privilegiare il grande impulso da dare al traffico di cocaina. I «Faiano» sono da molti anni in guerra con i fratelli Russo di Santa Maria Ognibene, finora sostenuti dal clan Misso della Sanità. Il padre dei Russo, Domenico, «Mimì dei cani» chiamato così perché quand'era giovane vendeva cani in via Toledo all'altezza del Banco di Napoli, storico riciclatore di Rolex rubati, era invece amico dei boss dell’Alleanza di Secondigliano. Il 46enne fu ammazzato 1'8 gennaio del 1999 al vico Canale Taverna Penta, non lontano dalla sua abitazione, da due persone in sella ad una moto enduro di grossa cilindrata. Per il ras non ci fu nulla da fare. Secondo le indagini di allora, il capostipite dei Russo venne ucciso perché “colpevole” di essersi messo in proprio a gestire lo smercio di droga. La vendetta dei figli di Mimì dei Cani non si fece attendere. Tre mesi dopo, esattamente il 20 aprile fu freddato Francesco Di Biasi, 71 anni, padre déi Faiano.Il mammasantissima fu sorpreso di sera nel suo basso in via Figurelle a Montecalvario, mentre guardava la televisione insieme con la moglie. Uno dei sicari bussò alla porta per creare un diversivo, mentre un'altro infilò la pistola in una finestrella semi-aperta. Per l'anziano padre dei Di Biasi non cì fu scampo. I sicari poi si dileguarono in sella ad una moto di grossa cilindrata, riuscendo a far perdere le proprie tracce nello stretto dedalo di vie e viuzze che compongono i Quartieri Spagnoli. La guerra è proseguita fino ai giorni nostri. Una guerra ad eliminazione che ha visto cadere appartenenti eccellenti dell'una e dell'altra fazione. Antonio Di Biasi, soprannominato Pavesino da una parte, e Maurizio Russo, assassinato nei pressi della Concordia il 9 aprile del 2000, ad un anno esatto dal padre, dall'altra. Un altro dei fratelli è in carcere per una condanna a 17 anni per il tentato omicidio dell’ex capoclan Ciro Faiano (morto per cause naturali), un terzo fratello, Michele, se ne sta chiuso in casa per paura di un agguato. L’ultimo dei figli di Mimì, Salvatore, ha sposato la figlia di Ciro Lepre, detto 'o sceriffo, il boss del Cavone anch’egli alleato di Misso. Alla fine, almeno stando agli investigatori che per anni hanno monitorato gli equilibri criminali nei vicoli alle spalle di via Toledo, ad avere la meglio, anche se ad un altissimo prezzo, sono stati i Di Biasi-Faiano. I Di Biasi, non solo sembrano usciti vittoriosi dalla decennale faida, ma hanno addirittura allargato il proprio predominio, approfittando dell'assenza di boss, ad esempio nella zona della Torretta alla Riviera di Chiaia. CLAN FALANGASCHEDATIPO Predominante ZONA Torre del Greco (NA) BOSS Giuseppe Falanga “Peppe o' struscio” NEMICI Gargiulo PARTICOLARIQuello di Giuseppe Falanga, alias Peppe “o' struscio”, da anni è ritenuto il clan egemone delle losche attività sul territorio della cittadina vesuviana di Torre del Greco CLAN FELICIELLOSCHEDATIPO Predominante ZONA Parete (CE) BOSS Domenico Feliciello

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ALLEATI Casalesi NEMICI De Falco Quadrano Venosa, Caterino PARTICOLARIReferenti a Parete (CE) dei Casalesi di Casal di Principe CLAN FERONESCHEDATIPO PredominanteZONA Casavatore (NA) BOSS Ernesto Ferone ALLEATI Di Lauro, Ronga Fusco NEMICI Scissionisti, Maisto, Abbinante, Bizzarro, Pariante PARTICOLARII Ferone da anni sono considerati i capizona a Casavatore per conto del clan Di Lauro per conto del quale gestiscono lo spaccio di sostanze stupefacenti nella zona CLAN FEZZASCHEDATIPO Predominante ZONA Pagani, Nocera Superiore, Nocera Inferiore ALLEATI Fontanella, Limelli Vangone CLAN FONTANELLASCHEDATIPO Predominante ZONA Sant'Antonio Abate (NA), Pimonte (NA) BOSS Catello Fontanella ALLEATI Vollaro, Gionta, Carfora PARTICOLARIClan operante a Sant'Antonio Abate e a Pimonte in provincia di Napoli, quasi decimato da un'inchiesta partita nel 2002. Le indagini partirono quando i due cugini Gioacchino e Catello erano detenuti, entrambi sottoposto al regime di carcere duro. Tra microspie piazzate nelle sale colloquio tra i detenuti e i familiari, le intercettazioni telefoniche eseguite sulle utenze delle persone in libertà, la procura è riuscita a ricostruire gli affari illeciti gestiti dalla famiglia. Affari nei quali c'entra anche Salvatore Agretti, il nipote del boss Valentino Gionta di Torre Annunziata. Secondo l'accusa avrebbe rifornito di droga i Fontanella. C'è anche lui tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare emessa il 18 aprile scorso. Solo che il provvedimento spiccato nei suoi confronti non è stato ancora notificato. Agretti è l'unica persona riuscita a sfuggire al blitz. CLAN FORIASCHEDATIPO Predominante ZONA Pomigliano D'arco (NA) BOSS Salvatore Foria “Pellecchiella” CLAN FORMICOLASCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere di San Giovanni A Teduccio a Napoli BUNKER via Taverna del Ferro a San Giovanni A Teduccio, Napoli BOSS Ciro Formicola ALLEATI Mazzarella, D'amico, Vollaro NEMICI Altamura, Cuccaro PARTICOLARI

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Storicamente alleato del clan Mazzarella, è stato protagonista vincente di una sanguinosa guerra che alla fine degli anni '90 ha visto la fine del clan Reale ed il ridimensionamento dei clan Rinaldi ed Altamura.Ha il diretto controllo della seconda metà del corso San Giovanni a Teduccio, della zona chiamata “Vecchia Villa” e delle traverse limitrofe. CLAN FRANZESE-IODICESCHEDAALIAS Iodice-Franzese TIPO Predominante ZONA Casoria (NA) BOSS Mauro Franzese e Pietro Iodice ALLEATI Moccia, Casalesi PARTICOLARINato da una costola del clan Moccia di Afragola, questo è un clan operante a Casoria e in parte ad Afragola, e che estende la sua influenza nel settore delle estorsioni ai commercianti della zona. Gli illeciti profitti venivano utilizzati da Franzese e Iodice per l'acquisto di immobili e attività commerciali. Dopo mesi di indagini ed un blitz nel 2004, sotto chiave vi furono un appartamento ubicato a Casoria, la quota di partecipazione di una società che gestiva l'esercizio di un parcheggio, la quota di partecipazione di un bar-pasticceria, autovetture. Il valore complessivo del patrimonio finito sotto sequestro fu di circa 800mila euro. CLAN FRIZZIEROSCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere Torretta a Napoli BUNKER via Campiglione alla Torretta (Napoli) BOSS Fausto Frizziero ALLEATI Alfano, Faiano, MazzarellaNEMICI Bianco, Piccirillo (Mergellina) PARTICOLARII Frizziero, cognati e nipoti di Giovanni Alfano, sono stati esponenti di spicco della mala della Torretta fin dai tempi di Alvino Frizziero, capo carismatico e “uomo di rispetto”. Voleva evitare conflitti e agguati: fu assassinato nel 1984 davanti al bar Fontana. A lui subentrò il figlio Orlando che, seppur guidato dallo zio, il boss del Vomero Giovanni Alfano, non ebbe Io stesso carisma criminale. Secondo recenti riscontri di polizia, la zona della Torretta starebbe per entrare, attraverso la mediazione dei Mazzarella, nell’area di influenza del cartello camorristico capeggiato da Giuseppe Misso. Un “ribaltone” rispetto a un recente passato all’ombra dell'Alleanza di Secondigliano. Dopo essere rimasta a lungo sotto il controllo dei Picuozzi Mariano, la “Torretta” fu “occupata” dagli uomini di Giovanni Alfano, a sua volta scalzato e costretto alla ritirata dalla rivolta dei suoi luogotenenti Antonio Caiazzo e Luigi Cimmino. Dopo la disfatta di Alfano, provocata soprattutto dall’omicidio di Silvia Ruotolo e dal pentimento del killer Rosario Privato, furono i boss dell’”Alleanza di Secondigliano” ad assumere il controllo dei traffici illeciti dell’area attraverso il capozona Rosario Piccirillo.Sgominata dagli arresti anche la banda di quest’ultimo e tramontata la stella dell’”Alleanza di Secondigliano”, sono stati finora numerosi i tentativi di “annessione” da parte di altri gruppi camorristici. CLAN GAGLIONESCHEDATIPO Predominante ZONA Marcianise (CE)

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BOSS Antonio Gaglione “O' marcianisano” ALLEATI Morelli CLAN GALASSO (di Poggiomarino)SCHEDATIPO Estinto ZONA Poggiomarino (NA) BOSS Pasquale Galasso ALLEATI Alfieri, Anastasio, Moccia, Vangone-Limelli, Cesarano, Cava NEMICI Gionta, NCO PARTICOLARIPasquale Galasso era ritenuto un elemento di spicco del clan capeggiato dal padre, Sabato insieme con un altro figlio, Ciro. Il “quartier generale” della organizzazione, alleata con la potente cosca di Carmine Alfieri e coinvolta nell'inchiesta sulla strage di Torre Annunziata (otto morti) compiuta contro elementi del clan Gionta, è a Poggiomarino, il Comune per il quale era stato decretato lo scioglimento del Consiglio, proprio per presunti legami tra amministratori e esponenti del clan Galasso. Qui la famiglia possedeva una lussuosa residenza che si estendeva su tremila metri quadrati, dotata di due piscine, campi di calcio e di tennis. Durante le ricerche dell'allora latitante Pasquale Galasso, i carabinieri scoprirono nella villa una sorta di “museo privato”, comprendente circa 300 pezzi d'antiquariato e reperti archeologici di origine sospetta. Poi nel 1991 l'arresto di Pasquale e il suo successivo pentimento hanno posto la parola fine alla sua organizzazione. Ma chi è Pasquale Galasso? Pasquale Galasso, a poco meno di 40 anni, viene considerato il capoclan, succeduto al padre Sabato, nella zona di Poggiomarino. A fine settembre '92, la «bomba»: Pasquale, un capo, è diventato un pentito. Non è più il solito killer o il piccolo malavitoso, stavolta, a parlare. E quelle dichiarazioni, un capolavoro del capitano dei carabinieri Pasquale Angelosanto, subito vengono valutate in maniera diversa. Galasso ottiene gli arresti domiciliari, viene superprotetto, poi scompare. Circola, con insistenza, la voce che, dietro l'arresto di Alfieri, ci sia il suo zampino. Ai carabinieri, per raccogliere dichiarazioni tanto delicate, si aggiungono polizia e servizi segreti. Il pentito speciale vien gestito da ben tre Pm: Luigi Gay, Paolo Mancuso e Franco Roberti. Il cinque maggio '92, Pasquale Galasso viene arrestato. In precedenza, la sua famiglia aveva subìto una serie di sequestri della Procura per centinaia e centinaia di milioni. Una mazzata economica. Galasso finisce in carcere dopo un periodo di latitanza. Prigioniero del suo ruolo di capoclan, confezionatogli su misura in carcere, mostra subito la sua stanchezza per quel mondo. Ed è proprio la stanchezza, con il difficile momento economico della famiglia, il varco su cui lavora il capitano Angelosanto. CLAN GALASSO (di Sant'Antonio Abate)SCHEDATIPO Predominante ZONA Sant'Antonio Abate (NA), Angri (SA) BOSS Pietro Galasso ALLEATI Alfieri, Galasso di PoggiomarinoPARTICOLARIUn clan scoperto dagli investigatori quasi per caso: il 4-12-04 una pattuglia di carabinieri si era imbattuta in un gruppo di uomini armati che stavano provando alcune armi in aperta campagna. Le indagini portarono all'arresto di 2 angriesi e di un abatese nonchè al sequestro di un fucile, che era risultato essere compendio di un furto, e un quarto soggetto sfuggì alla cattura. Poi, dopo il rinvenimento in casa di Michele Aprea, detenuto agli arresti domiciliari ma estraneo all'organizzazione, di un biglietto scritto a mano con un numero di telefono e sul quale erano appuntante le parole “Per la roba, Ciccio 'a frutta”, l'attenzione si focalizzò su Pietro Galasso, un personaggio di Angri già noto alle forze dell'ordine e sorvegliato speciale, cugino del boss pentito di

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Poggiomarino Pasquale Galasso, e si è così fatta luce su un gruppo criminale capeggiato dallo stesso Pietro Galasso, prevalentemente dedito allo spaccio di stupefacenti in Angri e Sant'Antonio Abate. Furono eseguite delle intercettazioni telefoniche che hanno consentito di capire il giro e la fasi di smercio gestite dalla holding che operava tra Sant'Antonio Abate ed Angri. Ci sono voluti mesi e mesi di ascolto delle conversazioni captate per decifrare il linguaggio in codice usato dagli indagati. Tanto per dirne una, un controllo da parte delle forze dell'ordine che potesse portare ad individuare eventuali carichi diventava un incontro con i puffi. Ancora: gli indagati non si chiamavano mai per nome. Utilizzavano sempre i loro soprannomi e così Pietro D'Ambrosio diventava “mezzacapa”, Antonio Del Sorbo ”'o prufessore”, Giancarlo Mercurio “volpino” o in alternativa “volpastro”. CLAN GALLOSCHEDAALIAS i cavalieri, Gallo-Cavaliere, Cavaliere TIPO Non predominante ZONA Torre Annunziata (NA) BOSS Pasquale Gallo ”'o bellillo” ALLEATI Chierchia NEMICI Gionta CLAN GARGIULOSCHEDATIPO Estinto ZONA Torre del Greco (NA)BOSS Eugenio Gargiulo “Gegè” (pentito)NEMICI Falanga CLAN GENOVESESCHEDATIPO Predominante ZONA Summonte, Mercogliano (AV) ALLEATI Marfella CLAN GIONTASCHEDAALIAS I valentini TIPO Predominante ZONA Torre Annunziata (NA) BUNKER Palazzo Fienga a Torre Annunziata (NA) BOSS Valentino Gionta, Vincenzo Di Donna ALLEATI Omobono-Scarpa , Fontanella, Nuvoletta, D'alessandro NEMICI Galasso di Poggiomarino, Alfieri, Gargiulo, Limelli-Vangone, Gallo PARTICOLARIAlleato dei Nuvoletta di Marano. Legato da buoni rapporti ai Corleonesi. L'ascesa del boss Valentino Gionta inizia tra il 1981 ed il 1982: gli anni della lotta con la Nuova camorra organizzata del professore di Ottaviano Raffaele Cutolo. L' 11 settembre 1981 a Torre Annunzia vengono ammazzati due capizona di Cutolo nell'area vesuviana, Salvatore Montella e Carlo Umberto Cirillo. Da boss indiscusso del contrabbando di sigarette, Gionta riesce a conquistare il controllo del mercato ittico. Con una cooperativa, la Do.Gi. pesca, mette le mani su interessi di miliardi. E la prima pietra della vera e propria holding che riuscirà a ingrandire negli anni successivi. Come “ambulante ittico”, con questa qualifica è iscritto alla Camera di Commercio dal '68, fa diversi viaggi in Sicilia dove stabilisce contatti con la mafia. Per chi può disporre di alcune navi per il contrabbando di sigarette (una viene sequestrata a giugno al largo della Grecia, un'altra nelle acque di Capri) non è difficile controllare anche il mercato della droga. E proprio il traffico dell'eroina uno degli elementi di conflitto con gli altri clan della Nuova

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Famiglia di cui Gionta fa parte, in particolare con gli uomini di Bardellino che a Torre Annunziata avevano conquistato una fetta del mercato. I due ultimatum lanciati da Gionta sono alcuni dei motivi che il 26 agosto del 1984 scaterano la strage di Sant'Alessandro. Era domenica mattina e, come al solito, nei locali e davanti al “Circolo del pescatore” sostavano numerosi aderenti alla cosca. Un commando composto da almeno 14 persone arrivò nella città a bordo di un pullman e di due auto. I mezzi si fermarono davanti al circolo. Il gruppo scese dal pullman e dalle auto, aprì il fuoco, uccise sette persone e ne ferì altre sette. L'attacco proveniva dagli Alfieri, alleati di Gionta, ma decisi ad eliminare quel boss troppo scomodo che aveva tentato di allargarsi in altre zone. Il 20 maggio del 1984 fu ucciso a Torre Annunziata Leopoldo Del Gaudio, boss di Ponte Persica, che controllava il mercato dei fiori di Pompei. A luglio Gionta acquistò camion e attrezzature per rimettere in piedi anche il mercato della carne. Un settore controllato dal clan degli Alfieri di Saviano, legato a Bardellino. Il 3 novembre del 1984 furono notificati 54 mandati di cattura, emessi dal Tribunale di Napoli, c'erano anche i nomi di Carmine Alfieri e Antonio Bardellino. Quasi un anno dopo, nel giugno del 1985, la cattura del boss di Torre Annunziata. Stanato a Marano, il quartier generale dei Nuvoletta. Tra i 54 mandati di cattura per strage di Sant'Alessandro figurava anche il nome di Valentino Gionta. Che anni dopo sarà accusato di un altro omicidio, l'omicidio del cronista del “Mattino” Giancarlo Siani, ucciso il 23 settembre 1985, in piazza Leonardo, alle 21 circa. L'Antimafia lo voleva, insieme ai Nuvoletta, quale mandante del delitto. Ma a distanza di 19 anni da quel delitto, Valentino Gionta è stato riconosciuto innocente dalla Corte di Cassazione che ha annullato l'ergastolo stabilito nei confronti del padrino. L'ultima condanna rimediata dal boss di Torre Annunziata è quella definitiva a 10 anni di reclusione per traffico di sostanze stupefacenti.CLAN GIULIANOSCHEDATIPO Estinto ZONA Quartiere Forcella, zona dei Tribunali (Napoli) BOSS Luigi Giuliano “O' rè” (pentito) NEMICI Di Lauro, Licciardi, Lo Russo, Prestrieri, Contini, Mazzarella, NCO, Picuozzi, Rossi PARTICOLARIUna lunga dinastia quella dei Giuliano. Il capostipite si chiamava Luigi come il nipote che divenne poi il “re di Forcella”. Vittorio Pio è uno degli undici figli del vecchio Luigi che certamente non aveva nulla a che fare con la camorra. Anche lui ha avuto molti figli ed ha conosciuto il contrabbando del dopoguerra e poi ciò che è accaduto negli anni successivi nell'ambito della mala cittadina. Ha avuto molti figli ma non tutti si sono fatti travolgere dalla spirale della malavita. Eccoli: • Luigi detto 'o re• Guglielmo detto 'o stuorto• Nunzio (dissociato)• Carmine detto 'o lione (morto nel 2004)• Salvatore detto 'o montone• Raffaele detto 'o zui, che è il più giovane• Erminia detta Celeste• Patrizia• Silvana• AnnaLe numerose guerre negli anni 90 (Contini, Licciardi, Lo Russo) e i numerosi pentimenti hanno quasi cancellato questa storica famiglia malavitosa di undici figli, sei maschi e cinque donne ed una trentina di nipoti, una famiglia dai matrimoni miliardari con ostriche, champagne e cantanti. Il conflitto nella famiglia ha avuto inizio quando, approfittando dell'assenza dei boss, detenuti o latitanti, alcune giovani leve hanno cercato di arrivare al potere. Hanno creduto di poter gestire il

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clan, di aspirare ad un ruolo di capi. Contro di loro si schierarono zii e cugini, ma anche Michele Mazzarella, giovane figlio del boss Vincenzo, entrato nella “famiglia” di Forcella per aver sposato Marianna, figlia di Luigi e di Carmela Marzano. Inevitabile la spaccatura all'interno dell'organizzazione e soprattutto all'interno della famiglia; Michele Mazzarella si alleò con due personaggi di buon livello della camorra: Massimiliano Ferraiulo e Salvatore Fattore.Dall'altra si organizzarono, per combattere il clan Mazzarella, i giovanissimi Fabio Riso e Diego Vastarella (arrestato nel 2004), generi di Celeste Giuliano, sorella dei boss storici. Fabio Riso era un pregiudicato senza storia; Diego Vastarella, detto “Diegolino”, aveva un breve passato nel clan Contini e molte amicizie in Alleanza di Secondigliano. Per quel conflitto ci furono alcuni agguati; due omicidi: Luigi Ginosa e Felice Carbone; la guerra divenne feroce con Riso e Vastarella in grande difficoltà, anzi in costante pericolo di morte; Celeste ebbe paura di perdere i due generi, ebbe paura che le sue figlie giovanissime e mamme restassero vedove. La donna aiutò i generi a fuggie in Montenegro grazie ai favori di un vecchio boss di Forcella, quel Giuseppe Avagliano detto ”'o magazzese” che per salvare due giovani vite organizzò il viaggio per Fabio Riso e Diego Vastarella. Questa fase in continua evoluzione nella malavita di Forcella, orfana di Luigi “o rre” e dei suoi fratelli, tutti in carcere, non sfuggì alla polizia.Fabio Riso, giovane ed inesperto usò spesso e troppo a lungo il telefono e quanto disse fu totalmente registrato; si ebbe, pertanto, una svolta in quelle indagini che si conclusero con alcuni arresti; in Montenegro Vastarella e Riso, scarcerati poi per decorrenza dei termini, a casa sua, Michele Mazzarella, anche lui poi libero. Inoltre, dopo l'omicidio di Bove, referente dei Mazzarella a Forcella, e con gli interessi dei Misso nella zona, nella casbah dei vicoli del rione sembra regnare un caos totale. SCHEDATIPO Predominante ZONA Lauro (AV), Quindici (AV), Sarno (SA) BOSS Salvatore Luigi Graziano, Emiddio Vitolo ALLEATI Serino NEMICI Cava PARTICOLARIIl clan Graziano, che da Quindici, proprio regno incontrastato per anni, si è spostato a Sarno e nell'Agro nocerino sarnese, aveva rimpiazzato in pieno i Serino, con una nuova organizzazione ed una nuova gerarchia interna. A detenere il controllo era la famiglia Vitolo, ed in particolare Emiddio, capozona su Sarno, con il figlio Alfonsino, che potevano contare su esponenti di spicco quali Matteo Fierro, insospettabile della zona e specializzato nel traffico di auto, Vincenzo Parlato, fratello del noto Luigi, stretto collaboratore di Vitolo e su Giuseppe Celentano, l'esattore del clan, il tramite tra l'organizzazione e le ditte estorte. I Graziano sono da sempre in lotta con i Cava. Due famiglie, un destino che le ha legate per almeno due generazioni. La strage di Scisciano (1991), in cui fu ucciso Eugenio Graziano, figlio di Luigi Salvatore e Chiara Manzi, ex sindaco di Quindici, e di cui non sono mai stati riconosciuti i colpevoli. Un'ipotesi, quella della procura: fu opera dei Cava, di Biagio Cava in particolare. Così come non sono ancora stati individuati i responsabili dell'esecuzione di Fiore Graziano (nel 1972). L'ultimo delitto in ordine di tempo che tuttora rimane avvolto nel mistero è quello di Salvatore Cava, il padre di Biagio, ucciso nel 1994. Poi la strage di Lauro, in cui vengono ammazzate a colpi di mitra due sorelle e la cognata del boss Biagio Cava (26-5-2002). Gli ultimi nel 2004: a giugno Antonio Graziano e il nipote, freddati nelle prime ore del mattino a San Paolo Belsito. Antonio suocero di Adriano, ma, assieme al nipote, del tutto estraneo agli affari del clan. Alla fine di agosto muore Vincenzo Mazzocchi, consuocero di Luigi Salvatore Graziano, anche “fuori dal giro”. Il figlio, Antonio Mazzocchi, ha sposato Rosaria Graziano. CLAN GRIMALDISCHEDAALIAS Grimaldi-Scognamillo TIPO Predominante

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ZONA Quartiere Soccavo a Napoli BOSS Ciro Grimaldi “Settirò” ALLEATI D'Ausilio, Lago, Cavalcanti Malventi NEMICI Puccinelli, Marfella, Pietroluongo, Cocozza, PerrellaCLAN GUIDASCHEDATIPO Estinto ZONA Rione Sanità a Napoli BOSS Nunzio GuidaALLEATI NCO , Mazzarella NEMICI Misso, Tolomelli PARTICOLARIFamiglia che negli anni 70 dettava legge al Rione Sanità a Napoli. Negli anni 80 si trovò in guerra con i Misso e i Tolomelli e dovette soccombere. Per sottolineare lo spessore criminale del capoclan, Nunzio Guida, basterebbe questo: nel 1977 organizzò, insieme all'organizzazione milanese del boss Turatello e, si disse, insieme anche ad alcuni esponenti politici campani, il rapimento di Guido De Martino, figlio di Francesco, segretario nazionale socialista fino all'avvento di Craxi nel '76, in corsa, nel '77, per la poltrona di presidente della Repubblica. Tre dei rapitori vennero in seguito uccisi, qualche anno dopo la condanna. Morti violente. Umberto Javarone è crivellato di colpi nell'82 da falsi carabinieri. Francesco Agozzino viene ucciso nell'85, mentre Domenico Raimondi viene finito in un agguato nel '90. Portano nella tomba i loro segreti. Dopo tentennamenti e ritrattazioni, Vincenzo Tene, sindacalista della Cgil, accusato di essere l'ispiratore del rapimento, ritrattò le sue dichiarazioni che puntavano il dito contro esponenti socialisti campani legati a Craxi, e fu costretto a dire ai giudici: «Anche se questa non è la verità, preferisco fare 30 anni di galera, perché, se dico la verità, mi uccidono». Un altro intrigo in storie di camorraCLAN IACCARINOSCHEDATIPO Personale estinto ZONA Caivano BUNKER Parco Verde a Caivano (NA) BOSS Carmine Iaccarino ALLEATI Russo Ciccarelli, Iovinella PARTICOLARIQuella di Carmine Iaccarino era una posizione particolare all'interno del Parco Verde di Caivano. Iaccarino aveva una piazza importante, un sottogruppo del cartello Russo Ciccarelli prima, e Iovinella poi. Era l'unico, estraneo all'organizzazione, che poteva operare autonomamente con l'ausilio di alcuni fedelissimi. Ma c'era un prezzo : Iaccarino versava trenta milioni al capo di turno per poter svolgere la sua attività. Una tangente. Ma se lo poteva permettere : lui era il principale punto di riferimento degli spacciatori del parco. Poi l'arresto, la condanna e si è posta la parola “fine” anche sul suo piccolo gruppo. CLAN IMPARATO-MARTINOSCHEDATIPO Predominante ZONA Castellammare di Stabia (NA) BUNKER Rione Savorito a Castellammare di Stabia (NA) BOSS Salvatore Imparato, Catello Martino ALLEATI Mirano, Omobono Scarpa, D'alessandro PARTICOLARI

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Clan operante a Castellammare, consideraro referente dei D'alessandro per il quartiere Savorito; una piazza di droga importante, tanto importante che il gruppo Imparato-martino è diventato, col tempo, un gruppo quasi autonomo.Il gruppo di oggi è ben poca cosa rispetto al clan una volta capeggiato dal boss Mario Umberto Imparato, ora defunto, che osò sfidare i D'alessandro in una sanguinosa guerra e finì ucciso in un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine sui Monti Lattari, dove si era rifugiato. Oggi questo clan è stato quasi del tutto stroncato dall'operazione battezzata “Traffic”, condotta nell'estate del 2002. Avevano trasformato l'intero quartiere del rione Savorito in un supermarket della droga. Dalla cocaina all'eroina, fino alla marijuana: si poteva trovare davvero tutto nel Bronx di Castellammare. Catello Martino era poi subentrato nella gestione dell'attività a Salvatore Imparato, che era stato arrestato quando scattò l'operazione. Trentadue anni, Catello Martino, soprannominato ”'o puparuolo”, aveva sulle spalle una raffica di sentenze di condanna per spaccio di droga. Tra il 20 ed il 21 maggio del 2004, Catello Martino finì poi in manette nel corso di una concitata operazione antidroga dei carabinieri. L'organizzazione sembra oggi dispersa, sebbene al Rione Savorito, oggi, si spacci ancora alla grandeCLAN IOVINELLASCHEDATIPO Predominante ZONA Caivano (NA) BUNKER Parco Verde a Caivano (NA) BOSS Giuseppe Iovinella ALLEATI Iaccarino, Marino, Belforte, Pezzella, Legnante NEMICI Russo Ciccarelli PARTICOLARIFino al 1999, Giuseppe Iovinella era solo un affiliato al clan Natale, esponente di spicco. Ma, approfittando dei numerosi arresti dei Russo Ciccarelli e dell'estinzione definitiva dei Natale (con l'omicidio del boss Salvatore Natale), Iovinella coglie la palla al balzo e da ottobre-novembre 1999 il gruppo di Giuseppe Iovinella prende il potere. Passarono con lui, abbandonando il gruppo avverso dei Russo Ciccarelli, Luigi Conte e Raffaele Gargiulo. Iovinella si alleò poi con il gruppo dei Marino di Caivano, dei Belforte di Marcianise, i Pezzella di Cardito e i Legnante di Caivano. Oggi Iovinella è detenuto, ma il suo gruppo continua ad operare. CLAN LA MONTAGNASCHEDATIPO Non predominanteZONA Caivano (NA) BUNKER via Santabarbara a Caivano BOSS Domenico La Montagna ALLEATI Crimaldi Tortora, Moccia NEMICI Piscopo, Veneruso, Castaldo PARTICOLARINel 2000 Domenico La Montagna si allea con i Crimaldi Tortora perchè avverte la necessità di far crescere la sua organizzazione arginando lo strapotere dei Castaldo, che hanno imposto la loro supremazia su Caivano soprattutto dopo l'uccisione di Salvatore Natale nel settembre del 1999. E' battaglia in particolare con Gennaro Gallucci, con Giuseppe Piscopo (nipote del boss dell'omonimo capoclan di Casalnuovo) e con l'acerrano Giovanni Messina, ritenuto vicino a Mario Di Fiore. I tre si erano accordati: il primo si sarebbe tenuto Casalnuovo, il secondo Acerra e il terzo Volla. Si scatena così anche la reazione dei Capasso, in una guerra senza fine. Attualmente i La Montagna, decimati dagli arresti, sono considerati referenti dei Crimaldi Tortora a Caivano. CLAN LA TORRESCHEDAALIAS I chiuovi

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TIPO Predominante ZONA Mondragone, Grazzanise, Sessa Aurunca, Carinola e Baia Domizia (CE) BOSS Augusto La Torre ALLEATI Aprea, Esposito Muzzone , Birra CLAN LAGOSCHEDAALIAS I Magoni TIPO Predominante ZONA Quartiere Pianura (NA) BOSS Pietro Lago ALLEATI Puccinelli, Cavalcanti Malventi, D'ausilio NEMICI Marfella, Contino, Rossi, Varriale PARTICOLARIGruppo criminale che negli anni '80 si era imposto monopolizzando il settore edile, quello dell'abusivismo e che col tempo ha acquistato potere e spessore criminale, anche in contrasto con altri clan (Contino prima e Marfella poi) scatenando una vera e propria guerra di camorra, faida in nome del pizzo ancor prima degli appalti. A causa anche del crescente numero dei nemici, intorno alla metà degli anni 90 i fratelli Lago decisero di entrare a far parte della Nuova Mafia Flegrea.Negli ultimi anni il quartiere è stato sconvolto da una vera e propria guerra che ha portato alla decapitazione del clan dei fratelli Lago, condotta da due “scissionisti” del gruppo, prima Contino (pentito) e poi Marfella (detenuto), guerra che non si può ancora dire conclusa. È in atto, secondo gli investigatori, un continuo passaggio di uomini da un nucleo all’altro. Inoltre, sarebbe in via di formazione una nuova banda criminale agli ordini del pregiudicato Antonio Varriale. CLAN LEGNANTESCHEDATIPO Estinto ZONA Caivano (NA) BOSS Gerardo Legnante o' minorenne ALLEATI Marino, Pezzella, Iovinella PARTICOLARIFamiglia che, legata da un cordone ombelicale al clan Pezzella di Cardito, ha tentato, alla fine degli anni 90, di diventare autonoma, anche grazie all'alleanza con l'astro nascente del Parco Verde, Giuseppe Iovinella. Ma l'arresto del boss, Gerardo Legnante, soprannominato o' minorenne, e la sua decisione di collaborare con la giustizia, hanno messo la parola fine al piccolo gruppo di LegnanteCLAN LEPRESCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere Cavone a NapoliBUNKER Via Francesco Saverio CorreraBOSS Ciro Lepre 'o sceriffo ALLEATI Mazzarella, Misso, Russo dei Quartieri Spagnoli, Cimmino Totaro NEMICI Piccirillo PARTICOLARIClan attivo nella zona del Cavone, quartiere vicino ai quartieri Spagnoli, che, con il nulla-osta dei potenti clan (soprattutto i Misso e i Mazzarella) gestisce lo spaccio di droga nella zona. Ciro Lepre, detto lo “sceriffo” di piazza Mazzini, negli anni '90 con il suo piccolo clan che ha sempre avuto il quartier generale nel Cavone, aveva un ruolo strategicamente importante per il mantenimento degli equilibri tra la mala dei quartieri quella della zona collinare; divenne più potente e temuto quando si avvicinò al boss Luigi Cimmino fino a diventarne uno dei suoi uomini di fiducia.

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Ciro Lepre, con un manipolo di parenti e fidatissimi gregari, seppe però organizzarsi tenendosi in una posizione equidistante dalle due più quotate organizzazioni criminali; suo nemico divenne il boss Salvatore Piccirillo di Montesanto, vicino ai Picuozzi Mariano ed a Enzo Romano, che fu investito dai vertici dei “picuozzi” per la gestione del clan in assenza dei capi. Nella zona da controllare fu incluso, (forse per decisione del solo Piccirillo), anche il territorio di Ciro Lepre che non consentì al più anziano boss di prevaricare. Ebbe così inizio, a cominciare dal 1999, un vero conflitto tra Piccirillo e Lepre e non mancarono momenti di estrema violenza; il 22 febbraio del 1999 Salvatore Piccirillo doveva morire in un agguato ma i killer, appostati al corso Vittorio Emanuele, non riuscirono a colpire Piccirillo; nell'agguato rimase ucciso Antonio Mazzocchi cognato del boss. Per quell'omicidio furono indagati alcuni gregari di Ciro Lepre; l'uccisione di Mazzocchi fu seguita da altri episodi di estrema violenza fino all'uccisione di Gaetano Festa, ucciso il 12 luglio 2003 nel suo terraneo al vico dei Monti. Continuarono i raid dei gregari di Lepre, (la polizia accusò Vincenzo Festa e Luigi Cianciulli), contro le abitazioni di Salvatore Piccirillo e dei suoi familiari: il 22 luglio colpi di pistola furono sparati contro l'abitazione di Immacolata Piccirillo per colpire il padre Salvatore e qualche giorno dopo colpi di pistola furono sparati contro l'abitazione di Enrico Mazzocchi suocero del boss “Tore e' Silvestre”. I poliziotti della squadra mobile nel corso delle indagini sequestrarono nella casa di una donna, parente di esponenti del clan Lepre, le armi usate per quei raid; con una perizia balistica fu stabilito che quelle pistole erano state usate da Festa e Cianciulli gregari di Lepre. CLAN LICCIARDISCHEDAALIAS Masseria Cardone TIPO Predominante ZONA Quartieri Secondigliano, Scampia, Chiaiano, Miano, San Pietro a PatiernoBOSS Gennaro Licciardi (morto), Maria, Vincenzo e Pietro Licciardi ALLEATI Di Lauro, Contini, Lo Russo, Prestrieri, Stabile, Mallardo, Bosti, Bocchetti, Piccirillo NEMICI Scissionisti di Secondigliano, Maisto, Bizzarro, Ruocco, Abbinante, Pariante, Giuliano, Misso, Mazzarella PARTICOLARILa famiglia Licciardi fu tra i fondatori del cartello di camorra salito alle cronache come l'Alleanza di Secondigliano, un maxiclan composto da più gruppi della criminalità organizzata: i Contini, i Mallardo, Lo Russo, e i Licciardi. Gennaro detto 'a scigna è stato per anni il capo indiscusso della cosca. Dopo la sua morte (nel penitenziario di Voghera nell'agosto del 1994) il clan è passato nelle mani dei fratelli. Pietro, Vincenzo e Maria Licciardi sono ai vertici del clan e della “cupola di Secondigliano”. Un cartello che negli armi Novanta aveva conquistato uno strapotere, gestendo tutti i traffici illeciti, la droga in primis ma anche il racket delle estorsioni e anche il mercato dei giubbotti in falsa pelle, di utensilerie e posaterie. Hanno vissuto anni di gloria, i Licciardi, ma anche di ostilità e contrasti con altri clan come i Mazzarella alla fine degli anni Novanta, i Misso della Sanità e, a fasi alterne, anche con i Giuliano. Oggi a capo dell'Alleanza di Secondigliano ci sono sempre loro. I Licciardi. Vincenzo, 40 anni, fratello del leader storico Gennaro, è il boss indiscusso. Oggi è sotto processo per reati di associazione camorristica nell'ambito dell'inchiesta che ha svelato il business della cupola e la sua rete d'affari in ogni angolo del globo. Comandava, Vincenzo Licciardi, anche da detenuto. Pur recluso al 4lbis, inviò una lettera in cui disapprovava l'operato del direttorio. Scriveva : “Sto troppo amareggiato che non potete pensare… non pensate che io morirò carcerato”. E dalle intercettazioni sui commenti a quella lettera, emerge l'importanza nell'organizzazione di suo fratello Pietro. Il fantasma. L'altro boss ai vertici del clan di famiglia, finito in passato sotto processo anche per reati di omicidio (collezionando anche assoluzioni), oltre che di associazione mafiosa (di lui parlano pentiti di camorra). Si occupava delle attività del clan anche durante la sua latitanza: disponeva personalmente di tutte le attività commerciali impiantate in Germania,

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provvedeva personalmente a collocarvi i gestori e a rimuoverli qualora essi risultavano compromessi con le forze dell'ordine o quando la loro gestione non ubbidiva alle direttive impartite. E ad affiancarlo nella gestione c'era anche la sorella Maria.Vincenzo è stato arrestato il 7 gennaio del 2008.Questa la cronaca dell'arresto da “il Sole 24 ore”: “Hanno bussato alla sua porta alle 4 di mattina ed il boss, in pigiama, gli ha aperto. È stato catturato così il superboss della camorra, Vincenzo Licciardi, ricercato da anni. Gli agenti della Squadra mobile della Questura di Napoli e del Servizio centrale operativo di Roma lo hanno sorpreso in una villetta in una zona piuttosto isolata di Cuma-Licola, sul litorale flegreo.Licciardi era in compagnia della moglie e di un'altra coppia arrestata per favoreggiamento. Ed il fatto stesso di non avere opposto resistenza potrebbe essere dovuto proprio alla presenza di altre persone nella casa. All'interno dell'abitazione sono stati ritrovati anche dei bigliettini: auguri di Natale e altri messaggi personali, ma nessuna arma. Licciardi viveva da solo ma incontrava spesso i suoi familiari anche se non utilizzava mai telefoni cellulari.Il boss era inserito nell'elenco del ministero dell'Interno tra i 30 latitanti più pericolosi d'Italia. La sua latitanza era partita nel febbraio del 2003. Vincenzo Licciardi, dal 1994, è stato ritenuto dagli inquirenti a capo non solo del clan omonimo, ma anche della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, ruolo assunto dopo la morte del fratello Gennaro nel carcere di Voghera. Licciardi è considerato attualmente uno dei massimi esponenti della camorra di Napoli e delle zone limitrofe, dal momento che il controllo criminale del suo clan e della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, si estende in varie zone della città e oltre. Ritenuto dagli inquirenti «elemento scaltrissimo», per ben tre volte era riuscito a sottrarsi alla cattura. Una prima volta, nel novembre 2005, quando, in via Abate Gioacchino, gli agenti della squadra mobile avevano completamente circondato l'abitazione a piano terra in cui si nascondeva, ma lui riuscì a scappare attraverso un cunicolo che portava alla sottostante rete fognaria. Una seconda volta, nella primavera del 2006, una pattuglia della squadra mobile, lo sorprese mentre era in macchina in via Yuri Gagarin. In quell'occasione il latitante accelerò improvvisamente l'andatura della Toyota Yaris sulla quale viaggiava riuscendo a fuggire. Una terza volta, nel luglio dello scorso anno, era sfuggito unicamente perché i poliziotti avevano deciso di intervenire alle prime luci dell'alba dopo aver localizzato, in una villa di Monteruscello, in provincia di Pozzuoli, il suo nascondiglio. Quando gli agenti fecero irruzione il boss era già fuggito.L'intervento di questa notte è stato, invece, realizzato non appena si è avuta la certezza della presenza del latitante all'interno della casa. Licciardi è colpito da un provvedimento di cattura per associazione a delinquere di stampo mafioso emesso dal Tribunale di Napoli-Ufficio del Gip il 13 luglio 2004. Lo scorso 30 ottobre la I Sezione penale del Tribunale di Napoli ha emesso a suo carico una condanna per 416 bis con pena di 14 anni di reclusione.” CLAN LIMELLI-VANGONESCHEDATIPO Predominante ZONA Boscotrecase, Boscoreale, Torre Annunziata (NA)BOSS Luigi Limelli ALLEATI Alfieri, Gallo NEMICI Gionta CLAN LO RUSSOSCHEDAALIAS I Capitoni TIPO Predominante ZONA Quartieri Miano, Scampia, Piscinola, Chiaiano, Secondigliano, rione Don Guanella (Napoli) BUNKER rione Don Guanella a Napoli BOSS Mario e Giuseppe Lo Russo

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ALLEATI Di Lauro, Contini, Licciardi, Prestrieri, Mallardo, Bosti, Bocchetti, Piccirillo, De Luca Bossa, Ferone NEMICI Scissionisti di Secondigliano, Maisto, Bizzarro, Ruocco, Abbinante, Pariante, Giuliano, Mazzarella, Sarno, StabileCLAN LOMBARDISCHEDATIPO Non predominante ZONA Acerra (NA) BOSS Giovanni Lombardi ALLEATI Mariniello, De Sena Di Fiore CLAN LORETO-MATRONESCHEDATIPO Predominante ZONA Scafati (SA)BOSS Pasquale Loreto e Francesco Matrone ALLEATI Alfieri, Aquino Annunziata, Cesarano Federico PARTICOLARIUn clan che ebbe una forte influenza negli anni ottanta e novanta nelle zone di Scafati, grazie anche all'alleanza con Alfieri. Clan che oggi si mantiene in piede soprattutto grazie allae salde alleanze con gli Aquino Annunziata di Boscotrecase e i Cesarano Federico di Pompei. CLAN LUBRANO-PAPASCHEDAALIAS Lubrano TIPO Predominante ZONA Pignataro Maggiore, Sparanise, Vitulazio (CE) BOSS Vincenzo Lubrano ALLEATI Nuvoletta CLAN MAIALESCHEDATIPO Predominante ZONA Eboli (SA) BOSS Giovanni Maiale ALLEATI Alfieri CLAN MAISTOSCHEDATIPO Predominante ZONA Giugliano, Melito (NA)BOSS Gennaro Maisto ALLEATI Bizzarro, Scissionisti di Secondigliano, Abbinante NEMICI Di Lauro, Ferone, Licciardi, Stabile, Lo Russo, Prestrieri, Ronga Fusco, Contini PARTICOLARIPromotori della scissione contro i Di Lauro di Secondigliano, l'11-12-04 fu lanciata una molotov contro una loro abitazione CLAN MALLARDOSCHEDATIPO Predominante ZONA Giugliano (NA) BOSS Francesco Mallardo “Ciccio e' Carlantonio” ALLEATI Di Lauro, Contini, Licciardi, Lo Russo, Prestrieri, Stabile, Bosti, Bocchetti, Casalesi, D'alessandro CLAN MARESCA

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SCHEDAALIAS i lampetielli TIPO Estinto ZONA Castellammare di Stabia (NA)BOSS Antonio Maresca CLAN MARFELLASCHEDAALIAS Marfella-Varriale TIPO Non predominante ZONA Quartiere Pianura (Napoli)BOSS Giuseppe Marfella ALLEATI Anastasio, De Luca Bossa, Contino, Veneruso NEMICI Lago, Sarno, D'Ausilio, Tortora Crimaldi, Arlistico PARTICOLARIAppena Contino comincia a collaborare con la giustizia, Peppe Marfella ritorna nella sua zona, raggruppa i nemici dei Lago, i malavitosi che erano stati con Contino, e forma il suo clan. Marfella potrebbe fare ben poco contro i “magone” se non si schierasse al suo fianco la mala di Secondigliano con Antonio De Luca Bossa, uomo di “Alleanza”. I Lago, davanti allo strapotere militare della cosca Marfella iniziano a soccombere. Poi arrivano anche le inchieste della magistratura che decimano le fila della cosca dei Magone. Fu una battaglia senza esclusioni di colpi: decine i morti ammazzati. pagine cruenti, come quella scritta il 30 aprile del 1999. Giustino Perna, fratello di Carmine all'epoca detenuto, fu massacrato da un commando di killer che erano su una potente auto. Perna era un assicuratore che con la malavita organizzata non aveva alcun rapporto. L'abusivismo edilizio diventò solo un “pallido ricordo” lasciando spazio ad una vera, assurda, violenta lotta di camorra. Ma Marfella perde piano piano potere. Viene arrestato, e la sua lunga detenzione porta scompiglio tra gli affiliati. I Lago iniziano l'offensiva. Si registra, negli ultimi anni, una spaccatura interna alla cosca Marfella, di cui si ritiene essere Antonio Varriale il nuovo reggenteCLAN MARINIELLOSCHEDAALIAS e' camurristielli TIPO Estinto ZONA Acerra (NA) BOSS Gennaro Mariniello (ucciso) ALLEATI Casalesi, Nuzzo, Lombardi PARTICOLARILa strage dei Di Paolo Carfora ai danni dei Crimaldi Tortora del 1992 (5 innocenti ammazzati), dette la possibilità ad una banda di giovanissimi decisi estorsori capeggiata da Gennaro Mariniello di diventare clan: il clan dei “camurristielli” che cominciò a puntare in alto fino al giorno in cui ci fu l'alleanza con i Casalesi e Mariniello divenne un gregario di Francesco Schiavone detto “Sandokan”. Ben inserito nei vertici della camorra non solo di Acerra, Gennaro Mariniello fu arrestato più volte e poi scarcerato. Nel giugno del 1995 il “camurrstiello” si trovò coinvolto nelle indagini per l'operazione “Akery” che fu un duro colpo ben assestato alla vecchia e alla nuova camorra. Decine di arresti e fu la conferma che Gennaro Mariniello era già da qualche anno ai vertici della malavita organizzata. Il boss di Acerra fu anche arrestato il primo ottobre del 1996 perché coinvolto nella vicenda giudiziaria sulle tangenti chieste da malavitosi e politici per la concessione degli appalti sul treno ad Alta velocità. Gennaro Mariniello riuscì a sfuggire al primo blitz organizzato tra Acerra, Casalnuovo, Caivano, Casavatore dagli uomini della Direzione investigativa Antimafia il 28-09-96,

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ma pochi giorni dopo fu ammanettato. Nel 2000 fu poi ammazzato a colpi di fucile mentre stava al balcone di casa sua. CLAN MARINOSCHEDATIPO Estinto ZONA Caivano (NA) BOSS Giuseppe Marino “peppe 'o biondo” ALLEATI Iovinella, Pezzella, Legnante PARTICOLARIGruppo nato dalle ceneri del clan Natale, ha operato per circa un paio di anni nella zona di Caivano (durante i quali si è alleato con l'astro nascente del Parco Verde, Giuseppe Iovinella). Oggi considerato un clan estinto per il pentimento del boss Giuseppe MarinoCLAN MARRAZZOSCHEDATIPO Non predominante ZONA Casandrino (NA) BOSS Vincenzo Marrazzo ALLEATI Casalesi, Moccia, VerdeNEMICI Morelli PARTICOLARIVerso la seconda metà degli anni 90, nella lotta per la successione di Egizio, a Casandrino, aiutato dai Moccia e ben visto dai Verde di Sant'Antimo, è cresciuto Vincenzo Marrazzo, ex gregario di Domenico Morelli, poi rivoltatosi contro il suo ex-capo, agevolato anche dalla totale scomparsa dal territorio del clan Gaglione. E' stato un conflitto feroce che ha visto cadere sotto i colpi dei killer alcuni emergenti della malavita locale ed ancora oggi sono sconosciuti mandanti e assassini; gli equilibri nella mala in quei comuni sono tutt'altro che stabili. Già dal 1996 i settori investigativi della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri hanno indicato nei loro “rapporti” inviati alla magistratura quale elemento di spicco nella malavita organizzata dì Casandrino, Frattamaggiore, Grumo Nevano e Casalnuovo l'emergente “Enzuccio l'elettrautoCLAN MASSAROSCHEDATIPO Predominante ZONA San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico (CE) BOSS Clemente e Antonio Carmine Massaro “Caliseo 'o minuccio” PARTICOLARIQuello dei Massaro è un gruppo di pregiudicati di San Felice a Cancello, nel casertano, al confine con il beneventano, che sono riusciti a mantenere sostanzialmente integro il controllo del territorio con la sottoposizione a estortive di vari commercianti. CLAN MAURISCHEDATIPO Non predominante ZONA Sant'Anastasia (NA) BOSS Giuseppe Mauri NEMICI Sarno CLAN MAURIELLOSCHEDATIPO Predominante ZONA Villaricca (NA) BOSS Giovanni Mauriello “Giannino” ALLEATI Di Lauro PARTICOLARI

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Referenti a Villaricca del clan Di Lauro. Nel 2005 gli inquirenti ne individuano l'attività principale nella gestione di tipografie clandestine dove stampano banconote da 50 euro false che vengono fornite dagli emissari del clan Di Lauro agli alleati siciliani del potente boss di Messina Francesco Cannizzo, 45enne, paraplegico. CLAN MAZZARELLASCHEDAALIAS Zaza TIPO Predominante ZONA Quartieri Arenaccia, San Giovanni a Teduccio, Capodichino, Barra, Santa Lucia, Poggioreale, Mercato, Forcella a Napoli BUNKER Rione Luzzatti al quartiere Poggioreale (Napoli) BOSS Vincenzo Mazzarella “O' pazzo” ALLEATI Aprea, Formicola, Frizziero, D'amico, Sarno, Misso, Puccinelli, Autore-Ianuale, Giuliano, Russo-Ciccarelli, Caldarelli, Di Lauro NEMICI Contini, Bosti, Bocchetti, De Luca Bossa, Natale, Rega, Reale, Rinaldi, Altamura, Elia, Rullo, Lo Russo, Licciardi, Mallardo PARTICOLARISecondo le rivelazioni del pentito Salvatore Giuliano, il gruppo camorristico che comanda oggi a Napoli è costituito da un nuovo cartello di clan del quale farebbero parte tre famiglie: i Misso, i Mazzarella e i Di Lauro. Il cartello predominanteDi questo cartello - rivela ancora Salvatore Giuliano - farebbero parte altri sottogruppi: i figli di “Mimì dei cani” dei Quartieri spagnoli, i Caldarelli della zona Mercato; i Sarno di Ponticelli; e poi tutte le famiglie che occupano le zone di Calata Capodichino, Melito, Chiaiano e Connolo. Altri alleati sono i Puccinelli del Rione Traiano e i Brandi. Gruppo egemone della nuova allenza sarebbe quello dei Misso, mentre, precisa Giuliano, i Mazzarella sono chiamati i “pastori” in senso dispregiativo. Gli avversariNel gruppo che raccoglie gli avversari Giuliano inserisce i Licciardi, Contini, i fratelli Mallardo, i Lo Russo, i Faiano dei Quartieri spagnoli, gli eredi di Calone sulla zona di Posillipo , Cocozza o Ceccio a Fuorigrotta e i Lepre del Cavone» Le attivitàI Mazzarella gestiscono massicciamente i traffici di droghe, le sale da gioco e soprattutto il racket “porta a porta”. La storia del clanDopo l'allontanamento da Napoli dello zio Michele Zaza (noto contrabbandiere degli anni 60 e 70), i tre fratelli Ciro, Gennaro e Vincenzo Mazzarella appaiono autonomi nelle scelte ed anche geograficamente indipendenti. Infatti, mentre Vincenzo, il più giovane, si era insediato nel rione Luzzatti, a Poggioreale, come classico capocamorra con stabile presenza sul territorio, Gennaro si era stabilito nella zona di piazza Mercato, dedicandosi prevalentemente al traffico di droga e Ciro si era collocato fra San Giovanni a Teduccio e il Pallonetto di Santa Lucia, tradizionale zona di contrabbandieri, dove si occupava, appunto, di contrabbando di sigarette. Ma già nella metà degli anni Novanta Ciro Mazzarella aveva abbandonato la Campania, rinunciando all'occupazione stabile del territorio e aveva ampliato i propri ambiti di operatività. Poi l'omicidio del patriarca Francesco all'uscita del carcere di Poggioreale nel 1998 scatenò la guerra con l'Alleanza di Secondigliano.Più recente la guerra con il clan Elia, alleato del clan Misso, sebbene anche Vincenzo Mazzarella, fratello di Ciro, è alleato dei Misso. Ma nella camorra non vale la proprietà transitiva, così i rapporti tra le famiglie Mazzarella e Elia rimangono tesi.

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Ciro Mazzarella e il figlio Luciano sono attualmente detenuti, condannati di recente perchè imponevano ai commercianti della zona del Pallonetto a Santa Lucia l’acquisto di latticini sponsorizzati dalla camorra.Negli ultimi tempi la guerra si è poi trasferita nei vicoli di Forcella dove Eduardo Bove, uomo di fiducia del clan è stato recentemente ucciso.Le nuove generazioni al comandoDa anni il comando del clan è nella mani dei tre fratelli Ciro (oggi in ospedale e defilato da attività mafiose), Gennaro 'o schizzo e Vincenzo, entrambi in galera. Un clan familiare, affidato però alla reggenza dei più giovani, quelli della generazione under 35, come Roberto Mazzarella, latitante da qualche mese e inseguito da almeno due ordini di custodia cautelare; e del cugino Franco (fino ad oggi mai condannato per associazione camorristica), ritenuto dalla Dda capace di svolgere un ruolo attivo nella zona delle «Case nuove».Franchetiello 'e porta nulana è il figlio di Gennaro; è stato arrestato una prima volta il 23 ottobre 2006 per tornare poi libero dopo una settimana. E' stato poi nuovamente arrestato il 27 novembre 2006 con l'accusa di associazione mafiosa, accusato da due sospettati di aver ordinato l´omicidio di un suo ex fedelissimo passato ai rivali del clan Rinaldi.Un cartello che oggi vive una pericolosa fase di svecchiamento interno, che potrebbe spiegare anche i recenti agguati messi a segno tra Barra e San Giovanni a Teduccio, contro pregiudicati che, tornati in libertà dopo anni di detenzione, hanno preso contatto con le ferree e sanguinarie regole imposte dagli ultimi rampolli.In un’intercettazione ambientale del 26 dicembre 2005, Gennaro Mazzarella (nipote omonimo del boss) confida al pregiudicato della Sanità Salvatore Torino il suo disincanto: «Prima di fare qualcosa chiedo il permesso a Franco e Roberto» Il controllo della zona orientaleDopo la guerra con il clan Reale vinta dai Mazzarella e lo “scioglimento” del clan rivale, molti affiliati sono passati ai Mazzarella con numerosi scontri anche sanguinosi.Con l'“acquisto” di qualche elemento che in passato militava nelle file del clan Rinaldi, i Mazzarella controllano ormai la maggior parte del corso San Giovanni, via Pazzigno, via Morelle, via Comunale Ottaviano e via Ferrante Imparato. Sono loro che secondo gli “007” hanno il pieno controllo delle attività illecite nella zona orientale. CLAN MIRANOSCHEDAALIAS I maccaroniTIPO Predominante ZONA Castellammare di Stabia (NA)BUNKER rione Cicerone a Castellammare di Stabia (NA) BOSS Antonio MiranoALLEATI D'alessandro, Imparato Martino PARTICOLARII Mirano, deboli sotto il profilo meramente criminale, contano su una decina di piccoli affiliati e nessun gruppo di fuoco. Una famiglia che ha fatto del quartiere Cicerone a Castellammare il proprio bunker e da lì coordina tutto il traffico di droga del quartiere. Una struttura pulviscolare che conta sull'operosità dei giovani, affidando l'attività di spaccio a corrieri impunibili o a intere famiglie. Un discreto giro di denaro che potrebbe essere destinato all'acquisto di armi sull'asse tedesco. Automatiche e semiautomatiche reperibili sul mercato nero a poco meno di trenta marchi. Queste le premesse per la nascita di questo nuovo nucleo malavitoso, che si basa sulla famiglia dei Mirano, conosciuta a Castellammare con il nomignolo di “maccaroni”. CLAN MISSOSCHEDAALIAS Misso-Sabatino, Misso-Pirozzi-Savarese TIPO Predominante

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ZONA Quartiere Sanità a Napoli BUNKER Largo Donnaregina al quartiere Sanità (Napoli) BOSS Giuseppe Misso “O' nasone” ALLEATI Mazzarella, Sarno, Prinno, Piciocchi, Di Lauro NEMICI Tolomelli, Vastarella, Licciardi, Lo Russo PARTICOLARIClan storico del quartiere Sanità capeggiato da Giuseppe Misso. L'ascesa criminale del clan si sarebbe sviluppata a partire dagli anni '80, oltre che per l'indiscusso carisma di malavitoso del ras della Sanità, anche per un progetto di vendetta per l'omicidio della moglie, Assunta Sarno, sorella dei padrini di Ponticelli. Tornato in libertà, Misso avrebbe raccolto intorno al proprio gruppo camorristico i capiclan dei Mazzarella e dei Sarno che avevano chiare ragioni di odio nei confronti dell’Alleanza di Secondigliano e li avrebbe organizzati in uno scontro che ha ormai destabilizzato i clan di Secondigliano e capovolto i rapporti di forza al vertice della camorra. Anche Giuseppe Misso rischiò di finire nel mirino della camorra rivale e la guerra raggiunse il culmine nel 1998 quando un'autobomba organizzata dai Misso ferì 11 persone, nel tentativo di colpire Luigi Vastarella.La prova dell'accresciuto potere di Giuseppe Misso sta anche nel fatto che i boss Tolomelli e Vastarella, un tempo potentissimi tra i vicoli della Sanità con l’appoggio di Secondigliano, sono stati costretti ad abbandonare il quartiere con le loro famiglie. Misso è tornato in carcere. Gli attuali reggenti del clan sarebbero i fratelli Mario e Salvatore Savarese. Clan predominanteSecondo Salvatore Giuliano, attualmente pentito, il clan Misso, alleato con i Mazzarella ed i Di Lauro comporrebbe il cartello che detta legge in città.Di questo cartello - rivela ancora Salvatore Giuliano - farebbero parte altri sottogruppi: i figli di “Mimì dei cani” dei Quartieri spagnoli, i Caldarelli della zona Mercato; i Sarno di Ponticelli; e poi tutte le famiglie che occupano le zone di Calata Capodichino, Melito, Chiaiano e Connolo. Altri alleati sono i Puccinelli del Rione Traiano e i Brandi.Le attivitàIl gruppo Misso trae profitti assai consistenti dal controllo delle cooperative di ex detenuti, ma anche dell’usura, dai falsi, dall’oro e dal controllo delle gioiellerie; ma anche delle rapine nelle banche, negli uffici postali e dei furgoni blindati, sui quali sembra che il clan abbia un vero monopolio. CLAN MOCCIASCHEDATIPO Predominante ZONA Afragola (NA) BOSS Luigi Moccia ALLEATI Franzese Iodice, Pezzella, Solopachesi, Casalesi NEMICI NCO CLAN MORELLISCHEDATIPO Estinto ZONA Sant'Antimo (NA) BOSS Domenico Morelli ALLEATI Gaglione NEMICI Verde, Marrazzo PARTICOLARII Morelli comandarono a Casandrino fino a quando nacquero dissidi con i Verde per una questione territoriale. Vincenzo Marrazzo, esponente di spicco del clan e spalleggiato proprio dai Verde tentò

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il “golpe” e vi riuscì. Non senza un nugolo di morti ammazzati, ovviamente. Tra i numerosi omicidi vanno ricordati questi due: il 21 febbraio 1996 fu ucciso nei pressi della sua abitazione in Piazza Belardo, Rosario Tintore, affiliato di fiducia del boss Domenico Morelli; fu anche ferito un incensurato che era con lui: Giovanni Granato. Il 22 ottobre dello stesso anno la mala alzò il tiro: uccise una sorella di Rosario, Diana Tintore che secondo alcuni investigatori aveva assunto un ruolo di vertice nel clan Morelli. Questi movimenti all'interno del clan Morelli, proprio perchè erano l'avvisaglia del tentativo per una futura espansione territoriale, non erano graditi ai Verde di Sant'Antimo. CLAN NATALESCHEDATIPO Estinto ZONA Caivano (NA) BUNKER Parco Verde a Caivano (NA) BOSS Salvatore Natale (ucciso nel 1999) ALLEATI La Montagna, CastaldoNEMICI Pezzella, Russo Ciccarelli, Mazzarella PARTICOLARIFino al 1997, il clan Natale regnava a Caivano e lo faceva dal suo bunker al Parco Verde, crocevia di import-export di stupefacenti. Ma in quell'anno ci fu l'omicidio di Vincenzo Mele, esponente di spicco e fidatissimo di Salvatore Natale e la veloce ascesa di Alfredo Russo (che, si seppe in seguito, fu l'autore dell'omicidio) e di Domenico Ciccarelli. La fine del clan pareva inevitabile. E la fine giunse nel modo più spettacolare: con l'eliminazione diretta del padrino, Salvatore Natale, omicidio targato Russo Ciccarelli avvenuto il 23-09-99.Dalle ceneri dei Natale, sono nati ben 4 clan : Russo Ciccarelli, Iovinella, Legnante e Marino. L'unico a rimanere in piedi è stato il gruppo di Iovinella. NCO - Nuova Camorra OrganizzataSCHEDAALIAS Nuova Camorra Organizzata TIPO Estinto ZONA Tutta la Campania BUNKER Castello Mediceo a Ottaviano (NA) BOSS Raffaele Cutolo “O' prufessore” NEMICI La maggior parte dei clan esistenti in Campania negli anni 70 e 80 PARTICOLARILa Nuova Camorra Organizzata (conosciuta anche con l'acronimo NCO) è l'organizzazione camorristica creata da Raffaele Cutolo, boss di camorra, negli anni '70 in Campania. Si ingrandì enormemente agli inizi degli anni '80 coinvolgendo gli altri clan di camorra in sanguinose guerre. Fu soppiantata dalla Nuova Famiglia, una confederazione di clan creata ad hoc da boss quali Carmine Alfieri, Luigi Giuliano, Pasquale Galasso, e da altre famiglie camorristiche come i Nuvoletta di Marano (in provincia di Napoli) o i Vollaro di Portici. Fu considerata estinta alla fine degli anni '80, quando molti dei boss furono uccisi o arrestati. StoriaIl fondatore di questa organizzazione è Raffaele Cutolo, detto anche “il sommo” o “il professore” (in napoletano: o' prufessore), nato a Ottaviano. Il professore conosce da giovane le sbarre del carcere per un omicidio commesso nel 1968, ma trasforma la carcerazione nel suo trampolino di lancio. Servendosi dei ricavati delle tangenti imposte dai suoi fedelissimi di Ottaviano fuori dal carcere, riesce ad investire attentamente i guadagni all'interno dello stesso carcere di Poggioreale per aiutare le condizioni dei giovani detenuti, soprattutto quelli destinati a uscire presto. Cutolo usa anche il suo ascendente per ricomporre liti e dispute. I risultati non si fanno attendere: la popolarità tra gli ex-detenuti è altissima i legami di gratitudine sono molto saldi e un mare di soldi comincia ad affluire nelle casse del Professore. Le offerte in

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danaro sono però il primo passo per creare una falange di fedelissimi. Le alleanze diventano numerose: oltre che con la Sacra Corona Unita pugliese, Cutolo stringe i rapporti con la 'ndrangheta. Accordi vengono stretti anche con le bande lombarde di Renato Vallanzasca (detto “il bel Rene”) e Francis Turatello. Tra le varie fonti di guadagno per l'organizzazione cutoliana si distinguono: • gioco d'azzardo • lottonero • totonero • traffico internazionale di droga • contrabbando di armi • contrabbando di sigarette • rapine • estorsioni • truffe sui fondi Cee • rifornimenti di biglietti ai bagarini • furto e ricettazione • usura • sfruttamento della prostituzione Quando considera la sua organizzazione oramai matura, Cutolo decide di imporre una tassa persino sulle casse di sigarette a tutti gli altri clan camorristici di Napoli. Nel 1978 Michele Zaza (noto contrabbandiere napoletano legato con la mafia siciliana) e i suoi creano una banda denominata Onorata fratellanza, ma Cutolo non se ne preoccupa e si infiltra in nuovi territori. Quando tenta di prendere i controllo della zona del centtro di Napoli (Forcella, Duchessa, Mercato, Via del Duomo) nelle mani dei potenti Giuliano, questi si alleano con i clan di San Giovanni a Teduccio e di Portici e con i boss carmine Alfieri e Pasquale Galasso. Alla fine del 1979 nasce la cosiddetta Nuova Famiglia, una confederazione di clan creata ad hoc per eliminare i cutoliani. E scoppia la guerra. È una guerra senza quartiere: nel solo napoletano, nel 1979 si registrano 71 omicidi; l'anno successivo sono 134 e salgono a 193 nel 1981, a 237 nel 1982, a 238 nel 1983, per scendere a 114 nel 1984. Quando nella Nuova famiglia subentrano anche i Nuvoletta, gli Alfieri, i Galasso, i Misso della Sanità e la quasi totalità dei clan camorristici campani del tempo, la guerra si conclude con un indebolimento dei cutoliani e con un rafforzamento della presenza camorristica nel napoletano. Alla fine degli anni '80 una serie di blitz e una catena di omicidi (tra cui quello del figlio di Cutolo, Roberto), mettono la parola fine al sogno cutoliano. Collaboratori di giustiziaDi seguito alcuni dei numerosi boss della NCO che hanno scelto di collaborare con la giustizia: • Pasquale Barra “o' animale” • Mauro Marra (del gruppo di Pasquale Scotti), nove gli omicidi confessati • Giovanni Pandico • Salvatore Imperatrice • Luigi Riccio, capozona a Ponticelli • Mario Incarnato, successore di Riccio a Ponticelli, ammise di aver partecipato all'omicidio del vice direttore del carcere di Poggioreale Salvia. La Nco gli uccise il fratello. • Francesco Leonardo, capozona ai Quartieri spagnoli • Pasquale D'Amico “o' cartunaro” • Antonio Fontana, fratello del pentito Luciano • Alfonso Fontana, fratello del pentito Luciano • Giovanni Melluso “o' bello”, affiliato milanese • Michelangelo D'Agostino • Salvatore Sanfilippo • Michele Tassini

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• Andrea Villa • Vincenzo Esposito • Guido Catapano • Vincenzo Esposito, affiliato della Sanità, conosceva la struttura della Nco in Puglia • Ciro Starace • Franco Di Monaco • Roberto Sganzerla, ex-affiliato milanese della banda Vallanzasca OmicidiAlcuni dei personaggi affiliati al clan, o nella sua orbita, ammazzati nel corse delle varie guerre di camorra: • Vincenzo Casillo ”'o nirone” ucciso il 29 gennaio 1983, luogotenente di Cutolo, saltò in aria a Roma per una autobomba organizzata da Pasquale Galasso • Alfonso Rosanova, ucciso nel 1982 per ordine di Carmine Alfieri, considerato il padrino spirituale di Cutolo • Davide Sorrentino, ucciso il 31 maggio 1991, gli ammazzarono il fratello nel 1990 • Antonino Cuomo, ucciso il 31 gennaio 1980 ucciso per ordine di Cutolo • Albert Bergamelli ucciso nel 1981, marsigliese, cassiere di Cutolo, fu ammazzato in carcere da Umberto Ammaturo • Antonio Lucarelli, ucciso nel 1982 • Giacomo Frattini, ucciso nel 1982 • Francesco Tamarisco, ucciso il 16 giugno 1996 a 57 anni • Gerardo Mauro • Giuseppe Puca • Raffaele Musa, trucidato in auto in pieno centro a Ottaviano • Luigi Tessitore • Mario Cuomo ucciso l'11 ottobre 1990, luogotenente di Casillo • Simmaco Zarrillo, ucciso il 20 maggio 1992 dalla polizia in uno scontro a fuoco • Antonio Avvisati, ucciso il 16 giugno 1996 a 52 anni • Antonio Borrelli, ucciso il 15 settembre 1990 • Alfonso Ramaglia, ucciso il 14 settembre 1990 • Alfonso Avallone, ucciso il 13 settembre 1990 • Paolo Dongo, ucciso nel 1982 ansieme al figlio per ordine di Cutolo perchè non era ancora riuscito ad ammazzare il killer di Bergamelli, Umberto Ammaturo • Armando Visone, ucciso nel 1982 • Antonio Di Matteo, ucciso il 18 aprile 1982, impiccato nella sua cella per ordine di Cutolo • Giuseppe Romano, ucciso il 27 dicembre 1981 insieme al figlio per ordine di Cutolo, era l'amante della sorella di Cutolo, Rosetta • Sabino Falco, massacrato nel carcere di Milano dalla mafia catanese, imparentata e alleata dei calabresi Tripodo • Errico Madonna, ucciso il 7 ottobre 1993, avvocato di Cutolo • Salvatore Iacone, ucciso il 4 ottobre 1988 a 54 anni, suocero di Raffaele Cutolo • Roberto Cutolo, ucciso il 24 dicembre 1990, figlio di Raffaele Cutolo • Aldo Semerari ucciso l' 1 aprile 1982, di professione psicologo, si occupava delle false perizie in sede processualeCLAN NEMOLATOSCHEDATIPO Estinto ZONA Quartiere San Giovanni a Teduccio CLAN NINOSCHEDATIPO Predominante

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ZONA Saviano (NA) ALLEATI Mazzarella, Autore Ianuale, Autorino, D'alessandro, Cava CLAN NOCERASCHEDAALIAS i tempesta TIPO Estinto ZONA Angri, Sant'Egidio del Monte Albino (SA) BOSS Tommaso Nocera ALLEATI Alfieri, Falanga, Cesarano Federico, Russo di NolaCLAN NORCAROSCHEDATIPO Estinto ZONA Quartiere San Giovanni a Teduccio (Napoli) Nuova FamigliaSCHEDAALIAS : NF, Onorata Fratellanza, Nuova Mafia CampanaNEMICI: NCO PARTICOLARIIl cartello denominato Nuova Famiglia nacque verso la fine degli anni Settanta per contrastare la NCO di Raffaele Cutolo. La nascita ufficiale del cartello è datata otto dicembre 1978. Un patto tra famiglie. Nella riunione di quel giorno, ci sono i Giuliano di Forcella, i Vollaro, la famiglia Zaza. Sono i promotori. La loro sarà un'alleanza temporanea, per affrontare Cutolo. Nessun disegno accentratore di camorra unitaria. Le famiglie dovranno restare sempre separate, con accordi che ne delimitano ambiti e prerogative autonome. Per ora, c'è un obiettivo comune: la guerra alla NCO. Ecco come il documento trovato dai carabinieri ricorda quella nascita: «Nel lontano 1978, quando si formò l'onorata fratellanza, giurando fedeltà a nome della santissima Immacolata, giovani onorati si unirono per onorare la madre terra e vendicare il loro sangue. Io, fratello invisibile, sovrano alle onorate famiglie di fratellanza, con mio manto d'onore, stima e fedeltà vi copro e vi guido lungo quella strada angusta e stretta dove forse molto sangue si verserà, ma con infinita dignità. Viva l'omertà!» Anche per la Nuova Famiglia, ci sono gradi gerarchici, chiamati «rialzi», rituali di affiliazione, anche un giuramento del camorrista. Nomi diversi, ma la sostanza è la stessa. Tra Nco e Nf nessuna differenza. Per la Nuova Famiglia, l'affiliazione viene definita la «copiata». Omertà, punizione dei traditori, rigida selezione per l'affiliazione: le regole sono sempre le stesse. In quattro punti, le diverse trasgressioni: trascuranza in bene, trascuranza in male, tragedia, infamità. Punizioni graduali, fino ad arrivare alla morte dell'affiliato o di membri della sua famiglia. Un tribunale. Proprio come quello della camorra ottocentesca, dove regnava il diritto della grande mamma. Si legge ancora nei documenti sui rituali della Nuova Famiglia: «Il corpo dell'infame ucciso è preferibile farlo scomparire, poiché puzza di tragedia e di infamità». Sulla base della Nuova Famiglia, nel 1992 Alfieri, uno dei leader storici del cartello anti-cutoliano, tentò di costruire un'organizzazione unitaria, secondo lo schema siciliano, chiamata significativamente Nuova Mafia Campana. Tutti gli esperimenti sono cessati dopo pochi anni. Spiega la commissione anti-mafia : “La Nco è finita nel 1983, per l'indebolirsi delle alleanze politiche, la riduzione delle fonti di finanziamento ed i colpi ricevuti dagli avversari. La Nuova Famiglia cessò nello stesso periodo per il venir meno della ragione dell'alleanza dopo la sconfitta di Cutolo. La Nuova Mafia Campana fu più un'aspirazione che una realizzazione”. AppartenentiLa Nuova Famiglia era composta dai seguenti clan : • Alfieri• Galasso di Poggiomarino

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• Giuliano• Vollaro• Nuvoletta• Mazzarella• Casalesi• Fabbrocino• Baratto• Picuozzi MarianoLa Nuova Mafia FlegreaEra un cartello di clan tutti operanti nell'area flegrea di Napoli (Bagnoli, Agnano, Soccavo, Fuorirotta, Pianura) e fu voluta da personaggi di spicco della criminalità di quelle zone come Ciro e Salvatore Puccinelli del Rione Traiano, i fratelli Lago di Pianura, Paolo Sorprendente e Ciro e Salvatore Sorrentino di Bagnoli, Giacomo Cavalcanti e i fratelli Baratto di Fuorigrotta. Il progetto fallì quando quasi tutti i boss dei vari clan che facevano capo al sodalizio criminoso furono arrestati o ammazzati. Il cartello era composto dai seguenti clan : • Puccinelli• Cavalcanti Malventi• Lago• D'ausilio• BarattoCLAN NUVOLETTASCHEDATIPO Predominante ZONA Marano (NA) BOSS Angelo Nuvoletta ALLEATI Mallardo, Licciardi, Stabile, Gionta, D'alessandro PARTICOLARIIl nome del clan Nuvoletta comincia ad apparire insinstentemente nelle cronache cittadine quando si conoscono i principali artefici della Nuova Famiglia, l'organizzazione contrapposta al disegno cutoliano. Dopo dieci anni di latitanza, don Lorenzo Nuvoletta, il capostipite della famiglia, viene arrestato nel dicembre del 1990. «Complimenti, siete stati bravi» dice ai carabinieri. Lui è erede di una famiglia di latifondisti (i Nuvoletta, appunto) della zona di Marano , cittadina dormitorio a nord di Napoli, a ridosso della zona ospedaliera.Il nonno e poi la madre accumulano possedimenti terrieri, con coltivazioni di frutta, esportata in altre zone. Poi i contatti con la Sicilia, frutto di una parentela con la famiglia Sciorio. Le sue telefonate con il capomafia Luciano Liggio vengono più volte intercettate dai carabinieri. Di don Lorenzo parla anche il superpentito della mafia Tommaso Buscetta: «In Campania vi sono tre famiglie mafiose, guidate da Michele Zaza, Antonio Bardellino e dai fratelli Nuvoletta. Ma i campani sono rappresentati nella commissione, la cupola mafiosa, dal più anziano dei fratelli Nuvoletta, cioè da Lorenzo». Negli anni 90 don Lorenzo viene considerato, con Carmine Alfieri, l'espressione di capi collegati a «imprenditori mafiosi», come il giudice Paolo Mancuso definisce i costruttori maranesi Pasquale Liccardo e Domenico Di Maro. Eccone le caratteristiche tracciate dal magistrato: «L'imprenditore mafioso si distingue dal mafioso imprenditore, rappresentato dal capobanda che, come i Nuvoletta, si converte, acquisendone i necessari mezzi economici, ad attività imprenditoriali nelle quali investe i profitti delle proprie attività delittuose. L'imprenditore mafioso è invece colui che, già dotato di una propria struttura e professionalità imprenditrice, viene inserito nell'organizzazione al fine di razionalizzarne gli investimenti di capitale, di distribuirne i profitti tra i componenti, di fungere da cassiere cui far pervenire gli utili dell'organizzazione ed a cui attingere per ogni necessità della stessa».

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Aziende di calcestruzzo, imprese di pulizia, controllo di azioni di alberghi, edilizia, forniture di enti pubblici, finanziamenti della Cee per produzione agricola, allevamenti ippici: questo l'impero economico, ricostruito dagli inquirenti, del clan Nuvoletta. Un impero da 1200 miliardi di fatturato. Sono parte di proventi nazionali da attività illegali che il Censis, nel 1985, ha calcolato aggirarsi sui 100 mila miliardi. Ma, agli inizi degli anni Novanta, quelle cifre già sono lievitate a 120 mila miliardi. Di questi soldi, 40 mila miliardi sono profitti da traffico di stupefacenti e 30 mila miliardi da estorsioni. Fatturati da far invidia alla Fiat.Uso di prestanomi, buoni rapporti con le segreterie dei politici (con particolare riguardo agli assessori locali), intimidazione (spesso solo spendendo il nome del capoclan) di eventuali aziende concorrenti, prezzi concorrenziali per la disponibilità continua di liquidità (che non manca mai con i traffici illegali di droga e le estorsioni), rapporto paternalistico, e non sempre rispettoso degli obblighi previdenziali, con i dipendenti: queste le caratteristiche delle attività imprenditoriali gestite dal clan Nuvoletta. Un impero che ancora oggi, dopo la morte di don Lorenzo, sembra ancora forte ed influente, e non solo a Marano. CLAN NUZZOSCHEDATIPO Predominante ZONA Acerra (NA) BOSS Raffaele Nuzzo ALLEATI Rega, Piscopo NEMICI Orefice, Alfieri PARTICOLARILa storia criminale di Acerra dal 1978 al 1986 è legata alla figura di Nicola Nuzzo, soprannominato carusiello, che forte del sostegno di Raffaele Cutolo, riesce ad affermare la sua supremazia. Dopo la morte di Nicola Nuzzo, nonostante i tentativi di rimanere in auge ad opera dei fratelli, cresce però l'influenza di Mario De Sena e di Gennaro MarinielloCLAN OMOBONO-SCARPASCHEDAALIAS gli scissionisti di Santa Caterina TIPO Non predominante ZONA Castellammare di Stabia (NA) BUNKER Rione Santa Caterina a Castellammare (NA) BOSS Michele Omobono o' marsigliese, Massimo Scarpa o' napulitanoALLEATI Cesarano-Federico, Gionta NEMICI D'alessandro PARTICOLARIIn pochi anni sono diventati gli acerrimi nemici della famiglia malavitosa storica dei D'alessandro, ma altrettanto in poco tempo, in seguito ai numerosi arresti l' attività criminale del clan si può dire interrotta. Sono stati infatti arrestati, nel corso degli anni, tutti i personaggi di rilievo del sodalizio Scarpa-Omobono, tra cui anche i due capiclan.La storia del clan verrà ricostruita grazie alle informazioni del pentito Luciano FontanaCLAN OREFICESCHEDATIPO Predominante ZONA Sant'Anastasia (NA) BOSS Giuseppe Orefice ALLEATI Egizio, Piscopo NEMICI Panico CLAN PAESANOSCHEDAALIAS Paesano-Giglioso

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TIPO Estinto ZONA Quartiere Posillipo a Napoli BOSS Giovanni Paesano (ucciso)ALLEATI Calone CLAN PAGNOZZISCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere San Giovanni a Teduccio a Napoli BOSS Domenico Pagnozzi ALLEATI Solopachesi PARTICOLARIClan atipico quello dei Pagnozzi. Originario di San Giovanni a Teduccio ha lasciato perdere la sua zona d'origine ed ha esteso le sue attività mafiose al di fuori del confine napoletano, fino a detenere il controllo del territorio che si trova a cavallo della provincia di Benevento, Caserta e Avellino. CLAN PALUMBOSCHEDATIPO Predominante ZONA Quarto (NA) BOSS Nicola Palumbo ALLEATI Beneduce Longobardi PARTICOLARI(da il Mattino del 18-12-2004, di Andrea Illiano) Scacco matto al business delle auto rubate, grazie alla testimonianza di una donna, ex compagna di un affiliato del clan camorristico. Partono undici ordini di custodia cautelare contro l’organizzazione, che si occupava di furto e ricettazione, per conto della cosca di Pozzuoli. Nel business coinvolti anche due carabinieri e un vigile urbano. Avevano messo su un vera e propria organizzazione per il furto e la ricettazione di auto. Con il ricavato costruivano appartamenti, privi di licenza edilizia, acquistavano ettari di terreni, compravano moto di grossa cilindrata, corrompevano le forze dell’ordine; questo lo scenario delineato dalla Procura. Una banda di intoccabili il cui punto di riferimento era Nicola Palumbo, già arrestato nell’ottobre del 2003 per associazione camorristica, poco dopo il maxiblitz della Dda, che portò in carcere il presunto capoclan, Gennaro Longobardi e altri trentacinque affiliati. Ieri all’alba i carabinieri del nucleo operativo del comando provinciale di Napoli hanno eseguito gli undici ordini di custodia cautelare, emessi dal gip, Aldo Esposito, su richiesta dei pm Raffaele Marino e Antonio Ardituro. Le accuse associazione per delinquere, riciclaggio, estorsione, corruzione, favoreggiamento, falso ideologico, furto, ricettazione e rivelazione del segreto di ufficio. Tutto ha avuto inizio, durante i cinque mesi di latitanza di Nicola Palumbo, anch’egli colpito dall’accusa di associazione per delinquere, in carcere. I carabinieri infatti per arrivare al suo nascondiglio avevano messo sotto controllo il telefonino di suo fratello, Luigi. Durante le conversazioni al cellulare si raccontava dei furti d’auto, della possibile cifra da chiedere al legittimo proprietario, attraverso la tecnica del «cavallo di ritorno». A confermare la tesi investigativa è stata una donna, ex compagna di un affiliato alla cosca di Pozzuoli. Per oltre un anno, grazie anche al suo racconto, i militari hanno indagato su tutta la famiglia del presunto boss, scoprendo che al padre, alla sorella, alla convivente erano intestati appartamenti e terreni. Gli ultimi sviluppi investigativi hanno portato alla contestazione dei reati di riciclaggio e interposizione di fittizia persona, nell’acquisto di beni e dunque al sequestro di quattro auto e due moto, oltre che di tredici appartamenti, costruiti senza licenza tra Quarto e Marano, per un valore di tre milioni di euro. Luigi Palumbo, insieme con Giulio De Maria, 29 anni dunque, aveva messo su l’organizzazione, approfittando del ruolo criminale ricoperto da suo fratello Nicola, affiliato al clan di Gennaro Longobardi e Gaetano Beneduce. Al loro fianco c’erano altri pregiudicati, tutti arrestati: Giuseppe

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Caiazzo, 54 anni, Luigi De Rosa, 29 anni, Vincenzo D’Alterio, 32 anni, Ferdinando Palumbo, padre di Nicola e Luigi, 67 anni e Vincenza Aracri, 30 anni, convivente di Luigi Palumbo. C’era poi l’appuntato, Giacinto Coretti, 40 anni, che informava anticipatamente Luigi Palumbo di ogni possibile controllo dei carabinieri. Di minore spessore, invece, il ruolo del brigadiere Francesco Ferrucci, 50 anni e quello del vigile urbano di Quarto, Francesco Palumbo, 39 anni, cugino del presunto boss. Quest’ultimo si era rivolto all’organizzazione per riavere indietro un auto di un amico. Sia Ferrucci sia Palumbo sono ai domiciliari. L’accusa per il vigile e il brigadiere è di omissione, con l’aggravante del favoreggiamento (articolo 7 del codice penale). Il vigile verrà poi definitivamente assolto con sentenza del 24/10/2005. Nel blitz uno dei pregiudicati, coinvolto nell’inchiesta, è fuggito. L'inchiesta nacqe dalle indagini che il 13 maggio 2003 portarono all'arresto di circa quaranta fra capi e gregari del clan Beneduce Longobardi per le infiltrazioni nella gestione del mercato ittico di Pozzuoli. Gli inquirenti, durante le ricerche dei latitante Nicola Palumbo, hanno scoperto che gran parte dei proventi illeciti del clan erano stati reimpiegati dal Palumbo nel rafforzamento del suo clan a Quarto, tra abusivismo edilizio, droga e estorsioni. Con sentenza del 24.10.2005 è stato assolto dalle accuse mossegli il vigile urbano Francesco Palumbo. CLAN PANICOSCHEDAALIAS I summesielli, Panico-Perillo, Perillo-Panico TIPO Non predominante ZONA Sant'Anastasia e Somma Vesuviana (NA) BOSS Francesco Panico e Gerardo Perillo ALLEATI Orefice NEMICI Sarno PARTICOLARIPer alcuni anni, non erano state registrate sanguinose guerre di camorra a Sant'Anastasia e Somma Vesuviana, in provincia di Napoli. Molte organizzazioni criminali erano state smantellate dalle forze dell'ordine e dalla magistratura. Si era aperto un periodo di piatta. Tanta quiete era dovuta alla necessità di riorganizzazione dei clan e destava preoccupazione. Poteva essere spia d'allarme di una ripresa delle “ostilità” per il controllo delle attività illecite. L'ipotesi che la camorra si stesse riorganizzarsi ha cominciato a trovare fondamento in alcuni fatti che si sono verificati negli ultimi anni a danno del clan Panico. La notte tra lunedì 26 e martedì 27 aprile 2004 è stato aperto il fuoco contro la casa dell'allora quarantottenne Francesco Panico. L'uomo, con il fratello quarantaseienne Antonio, è ritenuto a capo dell'omonimo clan, noto anche come “summesiello”, operante sul territorio, un tempo legato ai “Sarno” ed agli “Orefice”. Diversi i proiettili calibro 9 Lugher, contro le finestre e l'auto del figlio di Francesco Panico, una Alfa 147, lasciata in sosta sotto casa. E' stata interessata dai colpi una parte di una vecchia costruzione che Francesco e Antonio Panico, un bene di famiglia, con riguardo ad un'ala già ristrutturata. Gli accertamenti hanno indotto i carabinieri ad effettuare verifiche anche per l'ala di proprietà occupata dalla cognata trentanovenne di Francesco Panico, presso la quale un tempo vi era ubicato un caseificio, in fase di ristrutturazione. E' stato, quindi, scoperto che l'immobile all'epoca in fase di riassetto, che stando ad una prima ed approssimativa stima avrebbe un valore di mercato pari a circa centocinquantamila curo, era privo delle dovute autorizzazioni. Proprio la citata attività commerciale è stata fatta oggetto, tra l'altro, di un altro presunto atto intimidatorio. Sarebbe stata utilizzata una pistola o una mitraglietta. Meno di ventiquattro ore dopo ha avuto luogo anche una scorribanda lungo le strade cittadine, assimilabile ad un atto dimostrativo posto in essere da giovani in moto ed armati. Si è sospettato che le due azioni fossero legate e riconducibili alla posizione del “summisiello”. Poco alla volta, si è fatta strada la convinzione che i “Panico” fossero in contrasto con i ”Sarno”, prima alleati, che provenienti da Ponticelli stavano cercando di estendere la loro egemonia su territori della provincia di Napoli. Non a caso, sono riusciti ad imporsi su una parte di

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Saviatto, su Scisciano, su San Vitaliano, su Mariglianella, su Brusciano e su Castello di Cisterna, direttamente, ma soprattutto indirettamente ( vale a dire attraverso accordi con singoli o con altre organizzazioni). Si sono spinti verso la zona vesuviana, trovando, però, alcuni ostacoli. Su Somma Vesuviana hanno dovuto fare i conti con i “Panico”. CLAN PAPALESCHEDAALIAS E' buttune TIPO Non predominante ZONA Ercolano (NA) BUNKER via Moscardino a Ercolano (NA) BOSS Pietro Papale AMICI Ascione PARTICOLARIFamiglia originaria di Catania CLAN PARIANTESCHEDATIPO Predominante ZONA Bacoli, Monte di Procida (NA) BOSS Rosario Pariante ALLEATI scissionisti, Bizzarro, Maisto, Abbinante NEMICI Di Lauro PARTICOLARIClan gestito da Rosario Pariante, ritenuto dagli inquirenti un personaggio di spessore criminale: 47 anni, con un passato nella malavita di Secondigliano, particolarmente legalo al clan Lo Russo (almeno prima della scissione dai Di Lauro), è considerato il capo dell'omonima organizzazione malavitosa influente a Bacoli, e considerato l'ex capo delle bocche di fuoco di Ciruzzo 'o milionario. I Pariante, infatti, erano alleati dell'Alleanza di Secondigliano, soprattutto dei Di Lauro. Poi alla fine del 2004 c'è stata la scissione e la nuova alleanza con gli scissionisti di Secondigliano e, conseguentemente, con i Bizzarro, gli Abbinante e i Maisto. Clan che subì una forte ondata di arresti nel 2002 grazie alle dichiarazioni dell'imprenditore Ciro Maurizio Caserta che, stanco delle richieste di denaro, denunciò i malviventi. CLAN PARTENIOSCHEDATIPO Predominante ZONA Avellino ALLEATI D'alessandro NEMICI Omobono Scarpa CLAN PECORAROSCHEDATIPO Predominante ZONA Battipaglia, Bellizzi (SA) ALLEATI Alfieri PARTICOLARIUn clan che da sempre controlla i traffici illeciti e le estorsioni nella piana del Sele, in provincia di Salerno. Clan che negli ultimi anni è salito alla ribalta delle cronache per una presunta scissione interna operata dai fratelli Esposito. Scissione che ha portato, tra l'altro, all'omicidio di Giuseppe Esposito nel 2001, al pentimento di suo fratello Carmine e al tentato omicidio dell'altro fratello, Massimiliano, nel 2005. CLAN PELLEGRINOSCHEDATIPO Predominante

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ZONA San Cipriano d'Aversa (CE) CLAN PEPE-OLIVIERISCHEDATIPO Estinto ZONA Nocera Inferiore, Nocera Superiore e Pagani (SA) BOSS Maurizio Pepe (pentito), Giuseppe Olivieri (ucciso) ALLEATI Alfieri CLAN PERRELLASCHEDAALIAS Cutolo-Perrella TIPO Non predominante ZONA Rione Traiano a Napoli BUNKER Via Marco Aurelio nella zona della 44 al Rione Traiano BOSS Mario Perrella “Marittiello a' puttana” (pentito) NEMICI Puccinelli, Cavalcanti-Malventi, Giuliano, Baratto, Rossi, Troncone, Grimaldi PARTICOLARIMario Perrella già nel 1980 era considerato un vero capo nell'area flegrea che fino al 1985 non era “schematicamente” divisa in tante organizzazioni in lotta e la “regia” era nelle mani di un boss scaltro come Antonio Malventi. Perrella detto “marittiello 'a puttana” negli anni che vanno dal 1980 al 1983 attraverso la mediazione di Castrese Palumbo e Ferdinando Cataldo riuscì a fare un'alleanza con la malavita di Marano e sentendosi forte alzò il tiro contro Cavalcanti e i contro i “calascione” che avevano rapporti con Ciro Giuliano. Perrella poi scatenò la guerra con i fratelli Salvatore e Ciro Puccinelli. La guerra tra Perrella e Puccinelli ebbe inizio per la spartizione del bottino di un furto: il 25 novembre del 1990 tredici preziose pietre furono rubate nell'abitazione del console del Belgio in via Carducci. E una bella collezione di dipinti del '700 valutata un miliardo. Mario Perrella e Ciro Puccinelli litigarono. Odio, agguati e fu l'inizio della fine di un clan temibile che stava già “crescendo” nella geografia criminale napoletana anche perché si era da poco alleato con gli scissionisti dei Quartieri Spagnoli. Nel 1992 si pentì Buonocore e successivamente Mario Perrella. CLAN PESACANESCHEDATIPO Personale ZONA Boscoreale (NA) BOSS Giuseppe Pesacane ALLEATI Anastasio PARTICOLARIClan ad personam, gestito da Giuseppe Pesacane, una personalità fortemente connotata nel senso di una spiccata, concreta e non smentita nel tempo pericolosità sociale. Giuseppe Pesacane è una persona abitualmente dedita a traffici delittuosi ed adusa a vivere, anche in parte, con il provento di attività illecite. E se ciò non bastasse a dare l'idea della caratura di Pesacane, aggiungiamo anche che a rafforzare il convincimento della sua tendenza a delinquere vi sono frequenti contatti che egli mantiene con altri pregiudicati di Boscoreale e personaggi appartenenti allo stesso sodalizio criminoso. CLAN PETITOSCHEDATIPO Non predominante ZONA Sant'Antimo (NA) CLAN PEZZELLASCHEDATIPO Predominante ZONA Cardito (NA) BOSS Francesco Pezzella

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ALLEATI Russo Ciccarelli, Moccia, Franzese Iodice, Legnante, Casalesi NEMICI Natale CLAN PIANESESCHEDATIPO Predominante ZONA Qualiano (NA) BOSS Nicola Pianese ALLEATI Mallardo, Cava PARTICOLARIPianese, dopo aver militato a lungo nella NCO, come luogotenente di Pietro Nappo, aveva costituito, dopo l'uccisione di quest'ultimo, un clan tutto suo, stringendo alleanza con i rivali di un tempo, esponenti della Nuova Famiglia, e in particolare con i Mallardo di Giugliano. In tal modo Pianese era riuscito a prevalere sugli ultimi eredi della Nco imponendo la supremazia della sua banda a QualianoCLAN PICCIRILLO di MergellinaSCHEDATIPO Predominante ZONA Quartieri Mergellina, Chiaia, Torretta (Napoli) BUNKER Via Serra al quartiere Chiaia (Napoli) BOSS Rosario Piccirillo “O' biondo e' mergellina” ALLEATI Alfano, Licciardi, Dello Russo, Siciliano NEMICI Frizziero PARTICOLARIRosario Piccirillo è una personalità influente dei quartieri Chiaia e Mergellina a Napoli. E' colui che, con il fedelissimo Umberto Fioretti (il cognato) dirige le estorsioni sul lungomare di Caracciolo (hotel, bar, trattorie, ormeggi) ed è uno dei personaggi di spicco che organizza la diffusione di droghe (principalmente cocaina) ai frequentatori bene della zona Chiaia. Grazie anche alle forti alleanze che ha con gli Alfano, è riuscito a creare in zona un piccolo clan personale per gestire meglio le operazioni, clan però fortemente in contrasto coi Frizziero. Negli anni scorsi, Piccirillo è finito sotto processo perchè, insieme a Giovanni Alfano, avrebbe assicurato la vendita di cocaina nei festini vip della Posillipo bene e nel quartiere collinare. Ma nel processo d'appello, questa tesi resse solo in parte, perché Piccirillo uscì dal processo con un'assoluzione piena. CLAN PICCIRILLO di MontesantoSCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere Montesanto a Napoli BOSS Salvatore Piccirillo ALLEATI Di Lauro, Licciardi, Contini, Picuozzi MarianoNEMICI Lepre, Russo PARTICOLARIClan capeggiato da Salvatore Piccirillo, ex affiliato al clan Lepre e cognato dei famigerati fratelli Mariano dei Quartieri, i ”picuozzi”, a loro volta nemici storici dei Di Biase. Piccirillo è considerato alleato dei ”Faiano”.Grazie al vuoto creato dal disfacimento dei clan Picuozzi Mariano e Faiano alla fine degli anni '90, i Piccirilllo si imposero a Montesanto a ai quartieri Spagnoli spalleggiati dall'Alleanza di Secondigliano, ma i continui agguati a loro diretti, dimostrarono che una buona parte dei Quartieri Spagnoli non voleva accordi con Secondigliano. Negli ultimi anni c'è stato il ritorno dei Faiano, con la scarcerazione di importanti esponenti di quel clan, e la forte controffensiva dei Lepre che ha dato vita ad uno scontro parallelo a quello in atto tra i Russo dei Quartieri Spagnoli e i Di Biase "Faiano".

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Una guerra cominciata nel 1999 con momenti di estrema violenza; il 22 febbraio del 1999 Salvatore Piccirillo doveva morire in un agguato, ma i killer appostati al corso Vittorio Emanuele, non riuscirono a colpire Piccirillo; nell'agguato rimase ucciso Antonio Mazzocchi cognato del boss. Per quell'omicidio furono indagati alcuni gregari di Ciro Lepre; l'uccisione di Mazzocchi fu seguita da altri episodi di violenza fino all'uccisione di Gaetano Festa, dei Lepre, ucciso il 12 luglio 2003 nel suo terraneo al vico dei Monti.Continuarono i raid dei gregari di Lepre (la polizia indagò Vincenzo Festa e Luigi Cianciulli), contro le abitazioni di Salvatore Piccirillo e dei suoi familiari, con colpi di pistola sparati contro l'abitazione di Immacolata Piccirillo per colpire il padre Salvatore e qualche giorno dopo colpi di pistola sparati contro l'abitazione di Enrico Mazzocchi, suocero del boss “Tore e' Silvestre”.Salvatore Piccirillo è attualmente detenuto in carcere per una condanna all’ergastolo come unico esecutore materiale dell’assassinio consumato il 12 luglio del 2003 in un basso di vico dei Monti, nel dedalo di viuzze del Cavone, omicidio per il quale invece il fratello Ciro fu assolto in primo grado. Due sentenze diverse dell’agguato costato la vita al presunto ras Festa che si contrapponeva ai Piccirillo - secondo quanto sostenuto dai magistrati della Dda di Napoli -, per la gestione dei proventi del racket delle estorsioni, delle sostanze stupefacenti e del lotto clandestino.La quinta assise accolse solo in parte la richiesta del pm, il magistrato della Dda di napoli Raffaele Marino, che aveva chiesto l’ergastolo per i due fratelli, additandoli come esecutori materiali di un omicidio sfociato solo al termine di una lite furibonda all’interno dell’abitazione di Festa.Due i passaggi decisivi dietro la condanna all’ergastolo di Salvatore Piccirillo: una intercettazione telefonica, nella quale l’imputato avrebbe fatto riferimento all’episodio di sangue, ipotizzando una possibile, immediata, reazione; altro elemento a carico dell’imputato, le dichiarazioni rese nel corso di un drammatico incidente probatorio da un bambino di sette anni, il figlio della vittima, chiamato a ricostruire dinanzi al pm il fotofinish dell’omicidio del padre. Un’inchiesta pura, condotta dalla squadra mobile di Napoli, arricchita dalla testimonianza del collaboratore di giustizia Franco Albino, uno dei malviventi attivi a ridosso di Piazza Mazzini, vero e proprio trait d’union tra due emisferi criminali, quello del Vomero e del Cavone.CLAN PICCOLOSCHEDAALIAS i Quaqquarone, Piccolo-Delli Paoli TIPO Non predominante ZONA Marcianise, Capodrise (CE) NEMICI Belforte PARTICOLARIIl clan dei Piccolo (detti i “Quaqquarone”), si oppone da sempre a quello dei Belforte (detti i “Mazzacane”). Due famiglie in lotta per il predominio nel campo delle estorsioni e del traffico di droga nella zona di Marcianise, dopo la scomparsa del clan Gaglione. CLAN PICIOCCHISCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere Chiaia (Napoli) BUNKER Salita Vetriera al quartiere Chiaia (Napoli) ALLEATI Misso PARTICOLARIIl gruppo dei Piciocchi sono referenti del ben più potente clan Misso per il quartiere Chiaia a Napoli, zona abbastanza fruttuosa per le numerose e ben avviate attività commerciali presenti nella zona. CLAN PICUOZZI MARIANOSCHEDAALIAS Mariano TIPO Estinto

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ZONA Quartieri Spagnoli a Napoli BOSS Ciro MarianoALLEATI Piccirillo (di Montesanto) NEMICI Faiano, Teste Matte, Prinno PARTICOLARITramontata la stella del capozona di Cutolo ai Quartieri Spagnoli (Mario Savio, detto 'o bellillo), nella prima metà degli anni 80 cresce anche un'altra famiglia, prima unita ai Di Biasi sotto la bandiera di Mario Savio: la famiglia dei fratelli Salvatore, Ciro e Marco Mariano, già gregari dei Giuliano quando vengono arrestati nell'inchiesta sulla Nuova Famiglia dell' 84, soprannominati i picuozzi, dal nome del caratteristico cordone che ciondola dal saio dei monaci. Un fratello, Marco, somiglia infatti, nei tratti del viso, proprio a un monaco. I Mariano sono stati in guerra, prima con i Faiano (Di Biasi), e poi con l'Alleanza di Secondigliano agli inizi degli anni 90 per il controllo dei Quartieri Spagnoli. A causa anche di una scissione interna operata nel 1991 da Salvatore Cardillo e Antonio Ranieri (che culminò con la 2 giorni della “Malapasqua”), stufi dei metodi di spartizione poco democratici dei fratelli Ciro e Marco, seguiti successivamente da un nugolo di fedelissimi, il clan si è indebolito molto e sembra tuttora ininfluente. PentitiLuciano Aviello Giovanni Labonia UccisiVincenzo Varriale ucciso nel 1989 ammazzato nei pressi del Monastero di Santa Chiara Rosario Granieri ucciso nel 1989 ammazzato nei pressi del Monastero di Santa Chiara, fratello di Gennaro Ciro Sgambati “Champagne” ucciso nel 1998 Bruno Guidone il cadavere fu trovato a Napoli il 23-6-2000 in un deposito, sarebbe stato ucciso con una coltellata alla nuca. Il 27-10-2000 era scampato ad un agguato a Ciro Mariano. Ciro Napolitano ucciso il 24-3-91 Guardiaspalle di Vincenzo Romano, ammazzato dagli scissionisti Cardillo e Ranieri Antonio Romano, ucciso il 5-10-1989 Scissionisti pentitiUmberto Bernasconi Pasquale Frajese “Linuccio e' Secondigliano” Scissionisti uccisiAntonio Ranieri “Polifemo” ucciso il 28-10-99 CLAN PIETROLUONGOSCHEDATIPO Personale estinto ZONA Rione Loggetta a NapoliNEMICI Puccinelli CLAN PISCOPOSCHEDATIPO Predominante ZONA Casalnuovo (NA) BOSS Giuseppe Piscopo o' metronotte ALLEATI Veneruso, Egizio CLAN PONTICELLI-FUSCOSCHEDAALIAS Fusco-Ponticelli TIPO Non predominante ZONA Cercola (NA) BOSS Gianfranco Ponticelli e Pasquale Fusco

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NEMICI De Luca Bossa PARTICOLARIDopo il declino del clan di Antonio De Luca Bossa, dopo l'arresto del capo, gli inquirenti ritengono che all'interno dell'organizzazione si sia verificata una scissione da cui è nato il clan Ponticelli-Fusco , sodalizio camorristico attivo nella zona di Cercola, che si contrappone quindi al clan di Antonio De Luca Bossa a sua volta in rotta con i Sarno. CLAN PRESTRIERISCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere Secondigliano a Napoli BUNKER rione Monterosa a Secondigliano BOSS Salvatore e Maurizio Prestrieri ALLEATI Di Lauro, Contini, Licciardi, Lo Russo, Mallardo, Ferone, Bosti, Bocchetti NEMICI Giuliano, Ruocco PARTICOLARIFamiglia da tempo orbitante intorno alla mala dell'Alleanza di Secondigliano, tanto da diventare referenti per conto dei Di Lauro e da operare in modo quasi autonomo. CLAN PRINNOSCHEDATIPO Predominante ZONA Via De Pretis, Via Mezzocannone, Corso Umberto, Piazza Municipio a Napoli BOSS Ezio Prinno ALLEATI Misso NEMICI Picuozzi PARTICOLARIClan storico di quel dedalo di vicoli e viuzze tra Piazza Borsa e Via Marina che estende il suo controllo dedicandosi soprattutto al racket delle numerose attività commerciali al Corso Umberto, via De Prestis e Piazza Municipio. Famiglia che, agli inizi degli anni 90, è passata alle luci della cronaca anche per aver dato appoggio militare agli scissionisti del clan dei Picuozzi, Cardillo e Ranieri, intromettendosi in una guerra che ha portato decine e decine di vittime non solo ai quartieri spagnoli. CLAN PUCASCHEDATIPO Estinto ZONA Sant'Antimo (NA) BOSS Pasquale Puca NEMICI Giuliano, Vollaro, Verde CLAN PUCCINELLISCHEDATIPO Predominante ZONA Rione Traiano e quartiere Soccavo (Napoli) BOSS Ciro Puccinelli ALLEATI Mazzarella, Aquino Annunziata, Cavalcanti Malventi NEMICI Grimaldi, Perrella, Pietroluongo, Cocozza, Baratto PARTICOLARIIl clan Puccinelli del rione Traiano (capeggiato negli anni 80 da Salvatore Puccinelli, ex gregario di Umberto Ammaturo e poi in seguito dai fratelli Carmine e Ciro), agli inizi degli anni 80, confluiva in una unica organizzazione che faceva capo a Mario Perrella della 44 del rione Traiano. Poi fu guerra. La guerra tra Perrella e Puccinelli ebbe inizio per la spartizione del bottino di un furto: il 25-11-1990 tredici preziose pietre furono rubate nell'abitazione del console del Belgio in via Carducci. E una bella collezione di dipinti del '700 valutata un miliardo. Mario Perrella e Ciro Puccinelli

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litigarono. Odio, agguati e fu l'inizio della fine per i Perrella. Dopo aver soppiantato i Perrella, i Puccinelli crearono una ragnatela di alleanze con i maggiori clan napoletani, tra cui i Mazzarella. Agli inizi degli anni 90 estesero la loro influenza tanto da proporre alle altre organizzazioni delle periferia ovest di Napoli, un accordo bilaterale sfociato nel progetto della Nuova Mafia Flegrea. Oggi i fratelli Puccinelli, non più influenti come una volta, rappresentano comunque il potere camorristico nel famigerato Rione Traiano (import-export di stupefacenti) e in buona parte del popoloso quartiere Soccavo, dove si oppone da anni al clan Grimaldi, clan con il quale ci sono state in passato tensioni che sono sfociate in omicidi e agguati. CLAN RANUCCISCHEDATIPO Non predominante ZONA Sant'Antimo (NA) CLAN REALESCHEDATIPO Sciolto ZONA Quartieri San Giovanni a Teduccio e Barra a Napoli BUNKER Rione Pazzigno a San Giovanni a Teduccio (Napoli) BOSS Giovanni Reale ALLEATI Vollaro, Rinaldi, Altamura NEMICI Mazzarella, Formicola, Aprea, Cuccaro PARTICOLARIClan sciolto dopo una sangiunosa guerra con il clan Mazzarella, dominante nell'area orientale CLAN REGASCHEDATIPO Predominante ZONA Brusciano, Mariglianella (NA) BOSS Giovanni Rega ALLEATI Nuzzo NEMICI Orefice, Alfieri CLAN RINALDISCHEDAALIAS Rinaldi AltamuraTIPO Non predominante ZONA Quartieri San Giovanni a Teduccio e Barra a Napoli ALLEATI Vollaro, Reale, Altamura NEMICI Mazzarella, Formicola, Aprea, Cuccaro PARTICOLARIUna volta potenti ed egemoni in tutto il rione Villa e zone limitrofe, hanno subito nel corso degli ultimi anni il ritorno del clan MazzarellaCLAN RONGA-FUSCOSCHEDAALIAS Fusco-Ronga TIPO Predominante ZONA Melito (NA) BUNKER rione 219 a Melito BOSS Rosario Fusco e Antonio Ronga ALLEATI Di Lauro, Licciardi, Ferone NEMICI Bizzarro, Maisto, Ruocco, Scissionisti di Secondigliano PARTICOLARIIn origine i Di Lauro avevano scelto come capo della piazza di Melito Federico Bizzarro. Era lui la persona a cui venivano consegnati i proventi dello spaccio. Responsabile del settore droga era

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Rosario Fusco, detto 'o coreano. Era lui che si occupava di acquisto, taglio e controllo degli stupefacenti nella 167 dì Melito. E proprio tra questi due che sono iniziati i contrasti per il controllo della zona a nord della periferia partenopea, E i Di Lauro mostrano di aver preferito e concretamente aiutato Rosario Fusco ed il suo gruppo che, infatti, saranno spalleggiati dai quadri direttivi del clan, soprattutto da Antonio Ronga, sino alla fisica eliminazione dell'avversario. Rosario Fusco infatti, fu convocato da Arcangelo Abete in quel di Secondigliano. Di questi movimenti Bizzaro ne era a conoscenza, anche se non immaginava mai cosa potesse accadergli. La situazione iniziò a scivolare dalle mani di Federico bacchetella i primi giorni del febbraio 2004, quando fu vittima di un attentato mentre era in macchina con un congiunto. In quell'occasione la scampò, ma dalle dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria non riuscì a nascondere i suoi timori. Il tentativo fallito scatenò l'ironia, degli affiliati di Di Lauro, e la rabbia e la paura di Fusco e Antonio Ronga promotori dell'eliminazione. Timori non del tutto infondati, visti anche una serie di avvertimenti ai danni dei familiari dei due, che spinsero questi ultimi ad accelerare l'organizzazione di un nuovo attentato. Fusco e Ronga si erano organizzati per cercare di scovare Bizzaro (attraverso uno specchiettista) nella sua abitazione. In caso contrario il gruppo di fuoco si sarebbe recato a casa del figlio di Bizzarro dove “non avrebbe risparmiato nessuno”, come si legge dalle intercettazioni telefoniche. Bizzarro, consape-vole di essere ormai nel mirino dei Di Lauro, anche per la sua volontà di staccarsi dal l'organizzazione 'madre', aveva preso una serie di precauzioni. Ma ormai la situazione era incandescente. Gli avversari di Bizzarro erano riusciti ad individuare anche un nascondiglio a Baia Verde della vittima. E' in questo periodo che va collocato cronologicamente un vertice tra Rosario Fusco, Antonio Ronga e Vincenzo Pariante (prima che questi si staccasse dai Di Lauro) a Gaeta. Secondo gli investigatori si tratta di un incontro preparatorio al raid che poi si consumò in una camera dell'hotel Giulia di Qualiano (NA) il 26-4-04, in cui Federico Bizzarro fu ammazzato a raffiche di mitra nella sua camera da due finti carabinieriCLAN ROSSISCHEDATIPO Personale estinto ZONA Quartieri Bagnoli e Fuorigrotta a Napoli BOSS Bruno Rossi “il corvo” NEMICI Lago, Bianco, Alfieri, Cocozza, Perrella, Cavalcanti Malventi, Giuliano PARTICOLARIBruno Rossi è stato uno di quei camorristi, cani sciolti, che ha fatto strada nell'ambiente criminale napoletano grazie solo alla propria intraprendenza e disprezzo totale del pericolo. Lo chiamavano “il corvo”, per la sua folta chioma e il profilo del viso che, grazie al naso sporgente, richiamava quello di un corvo. Ma anche perchè non si è mai alleato stabilmente con nessun clan campano, preferendo guardare tutti dall'alto, in disparte, per intervenire al momento opportuno. Proprio come un corvo, appunto. Ha sempre tentato di imporre la propria influenza nei territorio di Bagnoli e Fuorigrotta circondandosi solo di pochi fedelissimi. Il corvo, infatti, puo' considerarsi un miracolato : alla fine degli anni 80 si inimicò la quasi totalità dei clan flegrei e non solo. Uno dei tentativi per ammazzarlo più spettacolari avvenne il 20 giugno del 1989. In quel raid rimase ferito, oltre al corvo (che riuscì a salvarsi) anche una donna Giuseppa Margione, colpita alla gamba da uno dei proiettili destinati al ras di Bagnoli. Per quell' episodio è imputato Giacomo Talamo, del clan Lago. Hanno tentato di ammazzarlo, in varie occasioni, i Perrella del rione Traiano, i Giuliano (con ciro Giuliano, cugino del ras Luigi), il boss-poeta Giacomo Cavalcanti (dei Cavalcanti-Malventi), Antonio Bianco, boss emergente di quegli anni a Fuorigrotta, e addirittura gli Alfieri da Saviano. Forse anche perchè la situazione si era fatta troppo incandescente, il corvo decise quindi di pentirsi, agli inizi egli anni 90. Grazie al suo pentimento, molti dei misteri della mala flegrea degli anni 80, vanno via via risolvendosi. CLAN RULLO

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SCHEDATIPO Non predominante ZONA Quartiere Mercato (Napoli) BOSS Nicola Rullo ALLEATI Contini NEMICI Caldarelli, Mazzarella PARTICOLARIUna famiglia, da sempre legata ai Contini, che da anni si oppone ai Caldarelli (e quindi ai Mazzarella) nella zona zona denominata “dietro le mura”, nel quartiere Mercato. Nicola Rullo, il capoclan, cominciò ad emergere in quella zona fino a quel momento divisa, a suon di morti ammazzati, tra i Mazzarella ed i Contini, nei primi anni 90. Il ruolo ricoperto in quel contesto dal gruppo capeggiato da Nicola Rullo, giovane emergente della mala napoletana, sarebbe stato un ruolo di rottura. I Rullo agirono con grande violenza e senza escludere il ricorso alle armi. Seminare la tensione ed esercitare il potere con la violenza erano le strategie. E a volte il potere si può misurare col numero di morti ammazzati. L'obiettivo era il controllo del quartiere, che voleva dire controllo dei traffici illeciti: droga ed estorsioni. Gli equilibri criminali cambiano, si trasformano. Oggi il quartiere Mercato è sotto il controllo dei Mazzarella, divenuti “il clan più forte” per usare le parole del più recente pentito di casa Giuliano. Nicola Rullo è uscito dalla scena criminale: detenuto da anni, sta scontando in carcere condanne per vari reati, tra i quali l'associazione di stampo camorristico. Il fine pena è previsto per il 2023. Nel 2004, durante la reclusione nel penitenziario milanese di San Vittore, il trentacinquenne ottenne la revoca del 41 bis, il famigerato carcere duro riservato a personaggio di spiccata pericolosità sociale. CLAN RUOCCOSCHEDATIPO Non predominante ZONA Mugnano (NA) BOSS Antonio Ruocco ALLEATI Maisto, Bizzarro, Scissionisti di Secondigliano, Abbinante, Pariante NEMICI Di Lauro, Ferone, Licciardi, Stabile, Lo Russo, Ronga Fusco, Mallardo PARTICOLARIA metà degli anni 90 Antonio Ruocco, boss storico di Mugnano, cercò una scissione dall'Alleanza di Secondigliano, provocando una serie di numerosi omicidi, culminati con la strage del bar Fulmine del 1997. Oggi clan quasi ininfluente. CLAN RUSSO-CICCARELLISCHEDAALIAS Russo, i napoletani di Caivano TIPO Estinto ZONA Caivano (NA) BUNKER parco Verde a Caivano (NA) BOSS Alfredo Russo e Domenico Ciccarelli ALLEATI Pezzella, Mazzarella, Iaccarino, Legnante NEMICI Natale PARTICOLARIFino al 1997 Alfredo Russo era solo un elemento di spicco del clan Natale; ma non per molto. Nel 1997 l'omicidio di Mele fece da “spartiacque” tra la gestione del Parco Verde a Caivano da parte della cosca Natale, da sempre egemone, ed una nuova organizzazione che fa immediatamente riferimento a Russo e Ciccarelli, i nuovi ras.Fu infatti Russo a fare uccidere Mele, perché, come ha detto lo stesso collaboratore “Non faceva campare a nessuno”. Ma Russo negherà, mentirà a Natale. Dirà che il Mele aveva schiaffeggiato sua

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sorella. “Una cortina fumogena per non fare capire la verità”. E da questo momento nasce il clan Russo. Fino al 1999 al vertice il gruppo c'era Alfredo Russo. Poi la mazzata finale ai Natale con l'omicidio di Salvatore Natale. Ma le cose cominciano ad andare per il verso sbagliato, il clan non riesce a sottomettere l'astro nascente Iovinella e Russo finisce dentro. Quando lui era dentro a sostituirlo c'erano Anna Russo, poi Domenico Ciccarelli e infine Luisa Maresca. Il clan si è poi alleato con il gruppo di Francesco Pezzella operante a Cardito, ma nel 1999, grazie anche ai numerosi arresti di esponenti dei Russo-Ciccarelli, il clan si estingue e il potere viene preso da Giuseppe Iovinella, che crea un nuovo clan sulle ceneri dei Natale e dei Russo-Ciccarelli. CLAN RUSSO (di Nola)SCHEDATIPO Predominante ZONA Nola (NA) BOSS Pasquale Russo ALLEATI Cava, Alfieri NEMICI Graziano CLAN RUSSO (dei Quartieri Spagnoli)SCHEDAALIAS I figli di Mimì dei cani TIPO Non predominante ZONA Quartieri Spagnoli a Napoli BUNKER via Figurelle ai Quartieri Spagnoli BOSS Domenico Russo “Mimì de' i cani” (ucciso) ALLEATI Picuozzi Mariano, Lepre NEMICI Faiano, Piccirillo di Montesanto PARTICOLARICosca capeggiata dai figli di Domenico Russo, soprannominato “Mimì dei cani”, ex ricettatore di Rolex dei Quartieri Spagnoli, chiamato così perché quand'era giovane vendeva cani in via Toledo all'altezza del Banco di Napoli, assassinato innanzi alla sua abitazione dai Faiano, con cui i Russo sono da tempo in guerra. Una guerra senza esclusione di colpi che ha provocato morti ammazzati eccellenti da entrambe le partì. Tutte e due le fazioni hanno avuto i rispettivi patriarca assassinati. Il primo a cadere sotto il piombo fu Domenico Russo. Il 46enne fu ammazzato 1'8 gennaio del 1999 al vico Canale Taverna Penta. Il boss fu intercettato non lontano dalla sua abitazione, i Russosono di via Santa Maria ai Monti, da due persone in sella ad una moto enduro di grossa cilindrata. Per il ras non ci fu nulla da fare. Secondo le indagini di allora, il capostipite dei Russo venne ucciso perché “colpevole” di essere messo in proprio a gestire lo smercio di droga. La vendetta dei figli di Mimì dei Cani non si fece attendere. Tre mesi dopo, esattamente il 20 aprile fu freddato Francesco Di Biasi, 71 anni, padre déi Faiano. Il mammasantissima fu sorpreso di sera nel suo basso in via Figurelle a Montecalvario, mentre guardava la televisione insieme con la moglie. Uno dei sicari bussò alla porta per creare un diversivo, mentre un'altro infilò la pistola in una finestrella semi-aperta. Per l'anziano padre dei Di Biasi non cì fu scampo. I sicari poi si dileguarono in sella ad una moto di grossa cilindrata, riuscendo poi a far perdere le proprie tracce nello stretto dedalo di vie e viuzze che compongono i Quartieri Spagnoli. La guerra è proseguita fino ai giorni nostri. Una guerra ad eliminazione che ha visto cadere appartenenti eccellenti dell'una e dell'altra fazione. Morti che chiamavano altri morti. Antonio Di Biasi, soprannominato Pavesino da una parte, e Maurizio Russo, assassinato il 9 aprile del 2000, ad un anno esatto dal padre, dall'altra. Alla fine, almeno stando agli investigatori che per anni hanno monitorato gli equilibri criminali nei vicoletti alle spalle di via Toledo, ad avere la meglio, anche se ad un altissimo prezzo, sono stati i Di Biasi-Faiano. A niente è servita ai Russo l'alleanza strategica con i Lepre del Cavone, capeggiati dal boss Ciro 'o sceriffo. CLAN SARNO

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SCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere Ponticelli, Somma Vesuviana (NA), Sant'Anastasia (NA), San Sebastiano a Vesuvio (NA), Cercola (NA)BUNKER Rione De Gasperi al quartiere Ponticelli (Napoli) BOSS Ciro Sarno “O' sindaco” ALLEATI Mazzarella, Misso, D'amico, Formicola, Arlistico, Crimaldi Tortora NEMICI De Luca Bossa, Bosti, Bocchetti, Panico, Lo Russo, Licciardi, Prestrieri, Mauri, Anastasio, Veneruso, Marfella PARTICOLARIForte dell'alleanza del suo boss con il cognato, Giuseppe Misso il clan Sarno, è considerato oggi uno dei più agguerriti della città. Le originiI fratelli Sarno si sono imposti a Ponticelli alla fine degli anni 80 con la spartizione delle case popolari affidate alle famiglie terremotate. Ciro Sarno fu soprannominato per questo “o' sindaco”. Quando poi Ciro fu arrestato il clan passo nelle mani del fratello Vincenzo. La guerra con gli scissionistiPoi nel 1998, a via Argine, la svolta stragista, quella di cui è già stato chiamato a rispondere il boss Antonio De Luca Bossa, condannato in via definitiva all'ergastolo come uno dei mandanti di quell'agguato. L'obiettivo da eliminare doveva essere Vincenzo Sarno. Fu attirato in un tranello, per partecipare ad una riunione con De Luca Bossa. L'ordigno fu confezionato a Giugliano una settimana prima del raid, era in un ruotino di scorta che fu nascosto nella Lancia Delta di Sarno mentre questi era alla riunione con gli altri boss. L'ordigno era radiocomandato, secondo l'ipotesi investigativa doveva esplodere la domenica quando Vincenzo Sarno, come di consueto, si faceva accompagnare dal nipote Amitrano a firmare perché era sottoposto alla sorveglianza speciale. Poi si decise di far esplodere l'ordigno la sera del sabato precedente: era il 25 aprile del 1998. Alla guida della Lancia Delta c'era però Luigi Amitrano, nipote di Vincenzo Sarno, che percorreva via Argine. Saltò in aria e mori nell'esplosione. Ma una seconda ipotesi delineata nel corso delle indagini aveva fatto ipotizzare anche che l'ordigno fosse esploso a causa della pressione esercitata dalla irregolarità del manto stradale. Quella strage portò all'arresto di molti nemici dei Sarno (quelli acerrimi dei De Luca Bossa e molti dell'Alleanza di Secondigliano contrari all'espansione dei Sarno nella parte orientale della città), il che portò in effetti vantaggi notevoli allo stesso clan di Ponticelli, che oggi è uno dei più influenti della città.

Il rione De GasperiAnche grazie alla sua particolare conformazione urbanistica, il rione De Gasperi, dove abitano le famiglie dei Sarno, è stato trasformato in un fortino inaccessibile e controllato dalle sentinelle della camorra. CLAN SCISSIONISTI DI SECONDIGLIANOSCHEDAALIAS Gli spagnoli TIPO Predominante ZONA Quartieri Secondigliano, Piscinola e Miano a Napoli, Melito (NA) BUNKER Case celesti a Secondigliano (Napoli), dette anche “case dei puffi” BOSS Gennaro Marino, Raffaele Amato, Arcangelo Abete ALLEATI Maisto, Bizzarro, Ruocco, Abbinante, Pariante NEMICI Di Lauro, Ferone, Licciardi, Stabile, Lo Russo, Prestrieri, Ronga-Fusco, Contini PARTICOLARIQualcuno li chiama gli “spagnoli”, per tanti sono gli “scissionisti”. Perché a Scampia e Secondigliano, e in tutta la periferia a nord di Napoli c'è stata una vera guerra di camorra contro il clan Di Lauro. La guerra era scoppiata nel 2004, è proseguita con una scia di sangue e di lutti, di

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terrore e tensione che ha raggiunto l'apice nel dicembre dello stesso anno. Si sparava quasi ogni giorno, e si uccideva più o meno con la stessa frequenza. Poi la tregua, grazie anche ai numerosi blitz di polizia e carabinieri. Gli “spagnoli” sono così chiamati perché uno dei loro capi, Raffaele Amato detto 'o Lello o Lello 'a vicchiarella, dovette fuggire in Spagna, si racconta, per sfuggire alla vendetta dei Di Lauro che lo accusavano di essersi indebitamente appropriato dei soldi di una partita di droga. Al ritorno dalla Spagna Raffaele Amato venne soprannominato 'o spagnuolo. Amato ed i suoi alleati avvicinarono tutti gli ex affiliati e capipiazza dei Di Lauro, scontenti della nuova gestione della cosca assunta dai figli di Ciruzzo, e in particolare dai fratelli Cosimo, Ciro e Marco Di Lauro che avrebbero voluto ringiovanire il clan. La guerra tra i Di Lauro e i ribelli è stata cruenta. Più di cinquanta mnorti ammazzati in meno di un anno. Chi è sopravvissuto si trova in galeraCLAN SEBASTIANOSCHEDATIPO Non predominante ZONA Pozzuoli (NA) BUNKER Rione Toiano a Pozzuoli (NA) BOSS Domenico Sebastiano (ucciso l'1/6/1996) ALLEATI Bellofiore NEMICI Beneduce-Longobardi PARTICOLARIClan che negli anni 80 e 90 era alleato dei Bellofiore e in guerra con i Beneduce. Ma la guerra era destinata a finire, col piombo. Il primo giugno del 1997, un vero e proprio plotone d'esecuzione entrò in azione in via Ovidio nel rione Toiano. Nel mirino dei sicari i boss Domenico Sebastiano e Raffaele Bellofiore. Nel corso dell'agguato rimase ferito di striscio anche un ragazzino di tredici anni, Francesco Minopoli. Da allora quelli del clan Beneduce-Longobardi furono gli unici capi a Pozzuoli e dintorni

CLAN SERINOSCHEDATIPO Estinto ZONA Sarno (SA), Quindici (AV) BOSS Aniello Serino o' pope ALLEATI Graziano PARTICOLARIDopo l'arresto del padrino, Aniello detto o' Pope, della moglie e del figlio, il clan si considera ormai estinto CLAN SICILIANOSCHEDATIPO Estinto ZONA Quartiere Mergellina a Napoli BOSS Antonio Siciliano ALLEATI Piccirillo (di Mergellina), Dello Russo PARTICOLARIFamiglia molto nota a Mergellina, da tempo salita alla ribalta delle cronache di camorra soprattutto per l'imposizione di tangenti ai pontili e agli ormeggi di Mergellina, con la collaborazione dei Dello Russo, altra famiglia nota della zona.Racket oggi gestito dai Piccirillo ma che ha subito un arresto dopo il grosso volume di indagini svolto dalla DIA e che ha smantellato molti dei pontili abusivi.I Siciliano non hanno mai avuto, nel corso della loro storia malavitosa, mire espansionistiche, avendo avuto influenze solo per quanto riguarda il racket ai pontili di Via Caracciolo. Il loro nome,

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infatti, ultimamente è saltato fuori dalle inchieste svolte dalla DIA sul clan Piccirillo di Mergellina; inchieste che sono sfociate in una serie di sequestri dei numerosi ormeggi abusivi del litoraleCLAN SPERANDEOSCHEDATIPO Predominante ZONA Benevento ALLEATI Di Lauro, Vollaro CLAN STABILESCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere Chiaiano a Napoli BOSS Gaetano Stabile o' capellone ALLEATI Contini, Licciardi, Prestrieri, Di Lauro , Mallardo NEMICI Lo Russo CLAN TAMARISCOSCHEDATIPO Non predominante ZONA Torre Annunziata (NA) BUNKER Rione Provolera a Torre Annunziata (NA) BOSS Francesco Tamarisco (ucciso) ALLEATI Gallo, NCO, Chierchia PARTICOLARIFamiglia che faceva capo a Francesco Tamarisco, ex elemento di spicco della Nuova Camorra Organizzata, ammazzato col fedelissimo Antonio Avvisati il 7 giugno del 1996. CLAN TERRACCIANOSCHEDATIPO Predominante ZONA le “Chianche” ai Quartieri Spagnoli BOSS Salvatore Terracciano detto 'o nironeALLEATI Alleanza di Secondigliano, Faiano Di Biase NEMICI Lepre, Russo, Piccirillo di Montesanto, Picuozzi Mariano PARTICOLARIIl clan Terracciano è considerato dagli inquirenti una delle cosche più pericolose dei quartieri Spagnoli.Guidato dal boss Salvatore Terracciano, detto 'o nironè, controllerebbe una zona dei quartieri Spagnoli situata nei pressi della centralissima piazza Carità, detta delle 'Chianchè.Le alleanzeTerracciano fu condannato in via definitiva per associazione mafiosa all'epoca in cui militava nelle file dei Picuozzi Mariano. All'uscita dal carcere, secondo la DDA, avrebbe fondato un proprio gruppo criminale per poi stringere un patto con la cosiddetta Alleanza di Secondigliano, il cartello che raggruppava le cosche capeggiate da Eduardo Contini, i fratelli Licciardi e Francesco Mallardo.Una volta stretto il patto con l'Alleanza di Secondigliano, i Terracciano sarebbero poi entrati in contrasto con i superstiti del clan Picuozzi Mariano, storica cosca dei quartieri Spagnoli sgominata agli inizi del 1990 dall'allora capo della Squadra mobile Giuseppe Palumbo e dal capo della sezione Omicidi Francesco Di Ruberto. 'o Nirone sarebbe entrato in contrasto anche con la famiglia Russo, alleandosi con i Faiano Di Biase il cui capo Domenico, detto 'mimì dei canì, venne ucciso nel corso di un agguato.Conclusa una guerra se ne aprì un'altra contro i Lepre del Cavone ed i Piccirillo di Montesanto, allora ancora alleati.Le attività illecite

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Secondo gli inquirenti “l'egemonia dei Terracciano si fonda soprattutto sulla forte coesione del gruppo familiare, formato da numerosi fratelli e sorelle”. La cosca, ancora secondo i pm, “si esplica su tutte le attività illecite: dal commercio di droga, hashish e cocaina, al gioco clandestino, alle estorsioni, all'usura, all'affitto dei bassi situati nella loro zona ed adibiti ad abitazioni e 'luoghi di lavorò per prostitute e transessuali”. Un'altra attività del clan Terracciano è quella del racket. Recentemente una donna che risiede in quella zona, al termine di una lunga serie di intimidazioni ed attentati, si è decisa a denunciare in Procura le sue disgrazie. Secondo la vittima, lei stessa, suo marito e suo figlio, imparentati con la famiglia Russo, pagarono per questa colpa con continue intimidazioni.Secondo quanto riferisce in una nota la Procura, padre, madre e figlio furono costretti a lasciare la loro abitazione “in quanto la loro presenza non era gradita in quella zona dai Terracciano”.L'episodio più grave è rappresentato dall'agguato subito dal figlio della coppia, ferito con alcuni colpi di pistola. Il clan Terracciano avrebbe anche imposto a questa famiglia il pagamento di una tangente di mille euro, per continuare ad esercitare l'attività di ricettatori di ciclomotori rubati. L'uomo, marito della denunciante, in diverse circostanze fu prelevato con la forza e condotto da Salvatore Terracciano, il quale gli impose il pagamento di una tangente settimanale inizialmente di 500 euro, somma poi portata a mille euro. Le donne del clanI pm Marino ed Amato hanno poi sottolineato l'importanza del ruolo tenuto dalle donne del clan, a cominciare da Anna Terracciano, detta 'o masculone, ritenuta dagli inquirenti il vero e proprio alter ego di Salvatore Terracciano. Circostanza confermata da numerosi collaboratori di giustizia, interrogati in merito a questa vicenda.Sarebbe stata Anna Terracciano a ordinare l'agguato nei confronti del figlio della denunciante, visto in diverse circostanze in compagnia di esponenti del clan Russo. Secondo gli inquirenti l'attività usuraia era condotta proprio dalle donne del clan. Gli arrestiIl 13 aprile del 2006 la DDA conduce un'operazione anticamorra ordinata dai pm Raffaele Marino e Sergio Amato con la quale sono sottoposte a fermo di polizia giudiziaria 11 persone, tutte appartenenti al clan Terracciano. Con il capoclan Salvatore Terracciano, sono stati arrestati anche un fratello, Eduardo, di 25 anni, e 4 sorelle, Assunta, di 49 anni, Giuseppina, di 61 anni, Anna, di 43 e Teresa, 53. In carcere è finito anche un cugino omonimo di Salvatore Terracciano, di 21. Gli altri arrestati sono Pasquale Troise, di 37 anni, Francesco Castaldo, 35, Alberto Cacace, 19, e Raffaele Murè, 23. CLAN TESTE MATTESCHEDATIPO Estinto ZONA Quartieri Spagnoli e Montesanto a Napoli BOSS Ciro Castaldo “Ciro ciro” NEMICI Faiano, Picuozzi Mariano PARTICOLARIVecchio gruppo di tifosi del Napoli, trasformatosi in banda criminale. Intorno alla metà degli anni 90 hanno tentato di colmare il vuoto che si era creato nei Quartieri dopo la disfatta dei Picuozzi Mariano, con un capo, “Ciro Ciro” , impulsivo e violento, attualmente detenuto, ma che ai vertici di una organizzazione malavitosa non avrebbe fatto molta strada. CLAN TOLOMELLISCHEDATIPO Non predominante ZONA Rione Sanità a Napoli BOSS Vincenzo Tolomelli ALLEATI Vastarella NEMICI Misso

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PARTICOLARIUsciti perdenti dallo scontro con i Misso, i Tolomelli contano poco o nulla oggi nel panorama criminale napoletano. CLAN TRONCONESCHEDATIPO Personale ZONA Quartiere Fuorigrotta a Napoli BUNKER Via Campegna a Fuorigrotta (Napoli) BOSS Vitale Troncone ALLEATI Grimaldi NEMICI Bianco, Perrella PARTICOLARIVitale Troncone, figlio di un onesto imprenditore edile, oggi a Fuorigrotta è un preciso punto di riferimento di giovani malavitosi; ha conquistato gli spazi lasciati liberi dai Baratto, detenuti fuori dal giro da alcuni anni, da Bruno Rossi pentito, da Antonio Bianco detto “cerasella”.La banda nata dalle ceneri del clan Baratto-Bianco, è tuttavia al centro di una fase di grande fermento dal punto di vista delinquenziale per nuove ipotesi di alleanze che stanno ridefinendo lo scacchiere cittadino. Clan VarrialeSCHEDATIPO NascenteZONA PianuraBOSS Antonio VarrialeALLEATI Faiano, FrizzieroNEMICI Lago PARTICOLARIClan sorto attorno alla figura del pregiudicato Antonio Varriale durante la guerra di camorra che ha decapitato il clan Lago, una volta egemone nella zona di Pianura.La situazione viene giudicata in evoluzione dagli inquirenti, anche perchè Varriale avrebbe stretto alleanze sia con i «Faiano» dei Quartieri (attraverso Luigi Di Biase, da tempo trasferitosi a Pianura) sia con i Frizziero della Torretta. Clan VarrialeSCHEDATIPO NascenteZONA PianuraBOSS Antonio VarrialeALLEATI Faiano, FrizzieroNEMICI Lago PARTICOLARIClan sorto attorno alla figura del pregiudicato Antonio Varriale durante la guerra di camorra che ha decapitato il clan Lago, una volta egemone nella zona di Pianura.La situazione viene giudicata in evoluzione dagli inquirenti, anche perchè Varriale avrebbe stretto alleanze sia con i «Faiano» dei Quartieri (attraverso Luigi Di Biase, da tempo trasferitosi a Pianura) sia con i Frizziero della Torretta. CLAN VASTARELLASCHEDATIPO Non predominante ZONA Rione Sanità a Napoli BOSS Raffaele capa 'e auciello e Patrizio Vastarella ALLEATI Tolomelli NEMICI Misso

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PARTICOLARIDa sempre nemici dei Misso. Scontro che raggiunse il culmine nel 1998 quando un'autobomba organizzata dai Misso ferì 11 persone, nel tentativo di colpire Luigi Vastarella. O' fringuello si salvò, ma fu poi ammazzato in un agguato messo a segno all'esterno del commissariato Dante con metodi tradizionali e decisamente più efficaci. Perso quindi il boss, l'anima di tutta l'organizzazione, ed usciti perdenti dallo scontro con i Misso, i Vastarella sembrano contare poco oggi nel panorama criminale napoletano. CLAN VENDITTOSCHEDAALIAS E' bicchierini TIPO Estinto ZONA Torre Annunziata (NA) BOSS Aurelio Venditto (ucciso) ALLEATI Gionta, Chierchia CLAN VENERUSOSCHEDATIPO Predominante ZONA Volla, Sant'Anastasia (NA) BOSS Gennaro Veneruso ALLEATI Castaldo NEMICI Piscopo, Arlistico, Sarno PARTICOLARICartello camorristico che detta legge da anni nelle zone di Sant'Anastasia e Volla CLAN VERDESCHEDATIPO Predominante ZONA Sant'Antimo, Grumo Nevano (NA) BUNKER via Ungheria a Sant'Antimo (NA) BOSS Francesco Verde “O' negus” ALLEATI Solopachesi, Marrazzo NEMICI Puca, Morelli PARTICOLARITre anni di indagini, che culminarono il 7-4-04, per ricostruire le attività, gli affiliati e i fiancheggiatori del clan Verde. I magistrati della procura antimafia hanno scoperto gli affari e i legami eccellenti della cosca di Sant'Antimo: diciotto gli arresti, tra questi anche Francesco Verde, il boss detto o' negus. Dalle indagini emerse l'esistenza di una rete di insospettabili che proteggeva il boss. Gli investigatori erano, infatti, sulle tracce del nipote del boss, Antonio Verde, nell'ambito dell'inchiesta su usura ed estorsioni. Il 2-6-02, nel corso di un controllo, il boss Francesco non viene trovato in casa. Il boss si attivò per avvisare il medico di turno all'ospedale, attraverso un altro sanitario della necessità di stilare un certificato medico che attesti la presenza del boss in ospedale. Il pregiudicato, convinto di utilizzare un telefono sicuro, ha chiamato ìl dottore e gli chiede di attivarsi, contemporaneamente avvisa il boss e gli dice di recarsi velocemente in ospedale. Non avrebbe avuto, invece, rapporti diretti con gli uomini del clan l'altro sanitario, che però, su richiesta dello stesso medico, in una o due occasioni avrebbe certificato la presenza di Francesco Verde in ospedale. CLAN VOLLAROSCHEDATIPO Predominante ZONA Portici, San Sebastiano al Vesuvio (NA) BOSS Luigi Vollaro “O' califfo” ALLEATI Ascione, Formicola, Fontanella, Nuvoletta

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PARTICOLARICosca fondata da Luigi ”'o califfo”, un boss vecchio stampo amico di personaggi del calibro di Michele Zaza e Angelo Nuvoletta. Con il padrino in cella da quasi 15 anni e che deve scontare ancora molti anni di cella, la reggenza passò ai figli Pietro e Giuseppe, che si resero poi latitanti. Infine l'arresto di Giuseppe (24-4-05) e quello di Pietro (il 15-06-05 a Colleferro, in provincia di Roma) hanno inferto un'altra mazzata al clan, che sembra ormai decapitato. CLAN ZINCOSCHEDATIPO Predominante ZONA Quartiere Bagnoli a Napoli BOSS Rodolfo Zinco ALLEATI D'ausilio, Esposito di Bagnoli PARTICOLARICosca che, con il beneplacito dei D'ausilio, controlla le estorsioni in alcune zone di Bagnoli.