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CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA XIII LEGISLATURA Resoconti stenografici delle missioni della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti NAPOLI, 23 MARZO 2004 RESOCONTO STENOGRAFICO PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO INDI DEL VICEPRESIDENTE MICHELE VIANELLO PARTECIPANO I SENATORI VINCENZO DEMASI, NICODEMO FRANCESCO FILIPPELLI, FAUSTO GIOVANELLI, SALVATORE MARANO, CARMELO MORRA, GAETANO PASCARELLA E TOMMASO SODANO E I DEPUTATI EGIDIO BANTI, GENNARO CORONELLA, MARCO LION, DONATO RENATO MOSELLA, DONATO PIGLIONICA E MICHELE VIANELLO Gli incontri cominciano alle 9.45. Incontro con il prefetto ed il questore di Napoli. PRESIDENTE. La Commissione, nello svolgimento della propria attività istituzionale, ha programmato la missione in Campania al fine di poter rilevare e conoscere i profili di maggiore criticità e le eventuali disfunzioni che caratterizzano il sistema e che emergono nel corso dei sopralluoghi e delle audizioni con i soggetti coinvolti, a vario livello, nella complessiva gestione del ciclo dei rifiuti nella regione. Nel quadro di tale attività, un particolare rilievo per i lavori della Commissione potrebbe assumere la conoscenza degli aspetti connessi alla situazione del territorio, allo stato dell’impiantistica presente e soprattutto alla gestione dell’ordine pubblico, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità, in questo momento prevalenti, che connotano l’attuale fase dell’emergenza nella gestione del ciclo dei rifiuti. Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento ai nostri ospiti per la disponibilità manifestata, darei la parola al prefetto di Napoli.

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CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICAXIII LEGISLATURA

Resoconti stenografici delle missioni della Commissione  d'inchiestasul ciclo dei rifiuti

NAPOLI, 23 MARZO 2004 

RESOCONTO STENOGRAFICO  

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSOINDI

DEL VICEPRESIDENTE MICHELE VIANELLO 

PARTECIPANO I SENATORI VINCENZO DEMASI, NICODEMO FRANCESCO FILIPPELLI, FAUSTO GIOVANELLI, SALVATORE MARANO, CARMELO MORRA,

GAETANO PASCARELLA E TOMMASO SODANO  

E I DEPUTATI EGIDIO BANTI, GENNARO CORONELLA, MARCO LION, DONATO RENATO MOSELLA, DONATO PIGLIONICA E MICHELE VIANELLO

Gli incontri cominciano alle 9.45. 

Incontro con il prefetto ed il questore di Napoli. PRESIDENTE. La Commissione, nello svolgimento della propria attività istituzionale, ha programmato la missione in Campania al fine di poter rilevare e conoscere i profili di maggiore criticità e le eventuali disfunzioni che caratterizzano il sistema e che emergono nel corso dei sopralluoghi e delle audizioni con i soggetti coinvolti, a vario livello, nella complessiva gestione del ciclo dei rifiuti nella regione.

Nel quadro di tale attività, un particolare rilievo per i lavori della Commissione potrebbe assumere la conoscenza degli aspetti connessi alla situazione del territorio, allo stato dell’impiantistica presente e soprattutto alla gestione dell’ordine pubblico, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità, in questo momento prevalenti, che connotano l’attuale fase dell’emergenza nella gestione del ciclo dei rifiuti.

Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento ai nostri ospiti per la disponibilità manifestata, darei la parola al prefetto di Napoli. RENATO PROFILI, Prefetto di Napoli. La raccolta e lo smaltimento dei rifiuti sono due sistemi tra loro intimamente connessi, che nella provincia di Napoli presentano elementi di forte rischio.

La raccolta viene realizzata autonomamente da ciascun comune. Alcuni comuni fanno ricorso a società miste, altri, invece, preferiscono assegnare tale incarico mediante appalto e apposita gara. Ricordo che sono arrivato a Napoli il 19 maggio dello scorso anno e sin dagli inizi del mese di giugno si è avviata un'azione di monitoraggio di tutte le imprese che si occupano della raccolta. Ciò è avvenuto su impulso del capo della polizia, nell'intento proprio di verificare l'esistenza di tentativi di condizionamento della criminalità organizzata.

In effetti, vorrei evidenziare alla Commissione che la situazione non è sicuramente tranquilla. Abbiamo verificato l'esistenza di imprese che, a nostro giudizio, manifestano dei segnali di una stretta connessione con ambienti della criminalità organizzata. In tal senso la prefettura sta procedendo al rilascio di certificazioni antimafia ostative, sulla base delle informazioni provenienti

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dalle forze dell'ordine (Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza). Tecnicamente queste informazioni convergono in un gruppo interforze che, svolta l'istruttoria fornisce un parere definitivo alla luce del quale la prefettura emette provvedimenti, a seconda dei casi con giudizi positivi o negativi. La situazione sicuramente merita la massima attenzione da parte dello Stato, tramite i suoi vari apparati. La prefettura, nell'ultimo periodo, ha distribuito una serie di informazioni negative su varie stazioni appaltanti pubbliche.

Tutto questo però, a mio avviso, non è che soltanto una parte, sicuramente non importantissima, del quadro complessivo. Un'attività di approfondimento, infatti, meriterebbe peraltro una forte penetrazione sul piano informativo e investigativo. Si tratta di un lavoro importante che deve coinvolgere risorse fisiche e intellettuali delle forze dell'ordine nell'intento di approfondire e giungere fino in fondo a tale questione. L'attività al riguardo è molto intensa; non sono mancati poi segnali di attenzione trasmessi all'autorità giudiziaria, prontamente interessata dei sospetti e delle situazioni degne di attenzione.

In questo momento di grande emergenza il dato più eclatante è la questione dello smaltimento. Come la Commissione saprà, la provincia di Napoli è un territorio di mille chilometri quadrati nel quale vivono tre milioni e mezzo di abitanti. Il 70 per cento della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti in Campania riguarda la provincia di Napoli. Quindi è chiaro che, in un territorio ristretto con la percentuale più alta di popolazione di tutte le altre province della regione, lo smaltimento diventa un problema estremamente difficile. Negli anni '90 un comune di questa provincia, Giugliano, si è fatto carico di smaltire i rifiuti provenienti da tutta la Campania, quindi non solo dalla provincia di Napoli. Questo fatto è gravissimo e inspiegabile. Oggi quest'area, dove per due anni sono stati conferiti tutti i rifiuti della provincia, è completamente satura. Nella provincia di Napoli non vi sono altri spazi dove smaltire i rifiuti raccolti quotidianamente.

Nell'ottica di una ripartizione dello smaltimento per province, allo stato attuale la provincia più penalizzata è paradossalmente quella di Napoli. Non abbiamo aree disponibili, ormai tutta la provincia è cementificata! Considerando allora l'attuale emergenza, la situazione si presenta ancora più complessa e difficile, anche qualora si voglia accedere alla decisione che ogni provincia debba provvedere in proprio ai rifiuti. Quando parliamo di rifiuti dovremmo fare attenzione a parlare di rifiuti tal quali. Gli impianti di CDR infatti, a partire dai tal quali, producono FOS (frazione organica stabilizzata) e sovvalli, destinati alle discariche che, se ben trattati, sono materiali sostanzialmente inerti e non creano problemi. In realtà non è così! Gli impianti di CDR non funzionano e non ci consentono di portare a dimora rifiuti inerti.

Su questo tema sin dal mese di luglio, sulla base di relazioni realizzate dall'ARPAC, la prefettura di Napoli non ha mancato di interessare, in termini precisi, il commissariato straordinario del Governo per l'emergenza rifiuti. Abbiamo rivolto forti pressioni alla società che ha costruito e gestisce questi impianti di CDR, la FIBE, riconducibile allo stesso gruppo imprenditoriale della Impregilo di Milano che ha vinto la gara per realizzare gli impianti di termovalorizzazione nella regione.

La città di Napoli, e quindi la sua provincia sono aree ad altissimo rischio anche se fino ad ora siamo stati in grado di contenere la situazione. Tuttavia non possiamo non denunciare alla Commissione che se non si riesce a trovare una soluzione in tempi brevi avremo un'emergenza drammatica anche nella città di Napoli. Ma questo significherebbe paralizzare completamente la città! Per uscire dall'emergenza ci vorranno mesi: la situazione ha raggiunto un livello di rischio tale le cui conseguenze si ripercuoteranno su tutto il tessuto socio economico. Questo senza tener conto dei fattori igienico-sanitari negativi che possono intervenire nel caso in cui diverse tonnellate di rifiuti dovessero stazionare nelle strade della città e della provincia. VINCENZO DEMASI. Mi scusi se la interrompo, ma desidero un chiarimento. Quando la prefettura ha inviato delle segnalazioni al commissariato è ricorsa ad uno scambio di documenti o piuttosto a semplici segnalazioni?

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 RENATO PROFILI, Prefetto di Napoli. Si è trattato di segnalazioni precise, avanzate sulla base di relazioni dell'ARPAC, che non hanno ottenuto risposta  PRESIDENTE. La ringrazio, do ora la parola al questore di Napoli, dottor Malvano.  FRANCO MALVANO, Questore di Napoli. Vorrei far riferimento a quanto realizzato dalla Polizia di Stato; nel corso di un precedente incontro sottolineai l'assenza di una rilevante attività investigativa a 360 gradi sul fenomeno da parte della questura. Da allora ad oggi sono cambiate alcune cose. Anzitutto è stato sottoscritto in prefettura il "Patto di legalità per l'ambiente" e questo, su stimolo del prefetto, ha comportato lo svolgimento, presso i comuni capofila, di diverse riunioni sul tema dell'attività investigativa. Ho parlato di un'attività investigativa proprio per la preoccupazione che dietro il fenomeno dei traffici di rifiuti vi possa essere la malavita organizzata. Si è parlato infatti di traffici di sostanze tossiche che potevano essere occultate nell'area a nord della provincia, al confine con le province di Caserta e Avellino. Ma tali attività investigative non furono mai avviate perché né i sindaci interessati, né i comandanti dei Vigili urbani hanno mai segnalato alcuna attività al riguardo, almeno recente.

Quindi non giunsero notizie in merito a tali ipotesi e si decise allora di intraprendere una doppia attività. Anzitutto si è avviata un'attività di controllo del territorio, positivamente proseguita. Dopo molti sforzi, come il prefetto ed il presidente sapranno, si è riusciti ad ottenere che le sedi dei vigili urbani svolgano un attività consorziata.

A tal fine, nell'ambito del "Patto di legalità per l'ambiente" sono stati individuati cinque settori. Il primo settore raccoglie i comuni di Acerra (capogruppo), Brusciano Mariglianella e Marigliano. Il secondo settore riunisce i comuni di Cicciano (capogruppo), Camposanto, Cimitile, Comiziano, Casamarciano, Roccarainola e Marigliano. Il terzo settore raggruppa i comuni di Nola (capogruppo), Saviano, Scisciano, San Gennaro Vesuviano e San Vitaliano. Il quarto settore è composto dal comune di Visciano (capogruppo), coadiuvato dal Corpo forestale dello Stato. Del quinto settore fanno parte il comune di Somma Vesuviana (capogruppo) ed il Corpo forestale dello Stato.

Ho qui con me tutte le relazioni pervenute nel frattempo e ricordo inoltre che mi vengono trasmesse comunicazioni settimanali da parte di chi opera sul territorio. Questa attività si è intensificata, si è creata una vera e propria ragnatela con la collaborazione della Polizia e dei Carabinieri, che in alcuni casi surrogano all'assenza dei Vigili urbani. Sono stati opportunamente svolti servizi notturni ma non per le segnalazioni di traffico di rifiuti nocivi bensì di depositi estemporanei alle periferie delle città.

I risultati sono stati positivi, dalle segnalazioni pervenute e dalle operazioni tuttora in corso, non risulta più il ricorso alle discariche né singolarmente né con automezzi (che lasciano intravedere una certa organizzazione). Un'attività di questo genere non si registra più e la situazione può considerarsi positiva.

In merito all'infiltrazione della camorra posso citare alcuni episodi a danno di imprese. Ad esempio a danno della Interservizi Spa, azienda a capitale misto con partecipazione pubblica del comune di Pompei, il cui socio di minoranza è la Gestline, l'8 marzo dello scorso anno si sono verificati alcuni episodi tra cui il deposito all'esterno degli uffici di un pacco contenente una granata artigianale di tipo pirotecnico. Il 9 ed il 28 marzo 2003 ignoti hanno danneggiato delle strutture e degli autocarri posteggiati nel deposito di Torre Annunziata della stessa società.

Un altro episodio riguarda la società Ecologica Bruscino Srl, che ha ricevuto minacce da parte di ignoti. Il 16 settembre dello scorso anno, dopo aver messo a soqquadro i locali della società, alcuni individui hanno minacciato un addetto affinché riferisse ai "capi" che "…non avevano capito

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niente". Il 4 luglio 2003 alcuni individui si sarebbero presentati alla stessa società Bruscino minacciando ritorsioni se non si fosse rinunciato alla raccolta dei rifiuti sul lotto Napoli.

Potrei citare altri episodi; con tutta sincerità devo però dire che non abbiamo ricevuto collaborazione da parte di queste imprese, sicuramente preoccupate di dover lavorare in condizioni di estrema difficoltà e disagio. In effetti operano in periferia dove forse non godono dello stesso conforto delle imprese che operano in città, laddove la presenza di una squadra mobile investigativamente più attrezzata si avverte maggiormente.

In quest'ultima fase ho immediatamente preso contatti con il prefetto Catenacci e a tal riguardo devo sottolineare che il Ministero dell'interno ed il dipartimento di pubblica di pubblica sicurezza, tramite i loro massimi vertici mi hanno suggerito di fornire la massima assistenza al prefetto; quest'ultimo ha richiesto la collaborazione di un vice questore e di alcuni ispettori. Il vicequestore interessato ed io abbiamo preso contatto con il prefetto con il quale si è discusso a lungo. In questa fase di emergenza, dove gli interessi in gioco possono essere maggiori, esiste la preoccupazione di un intervento della camorra. Ricordo che la collaborazione che possiamo fornire al prefetto è direttamente proporzionata alla mole di informazioni che lo stesso prefetto e suoi collaboratori possono fornire a noi. Abbiamo quindi creato un gruppo di lavoro investigativo per il quale ho scelto validi elementi della squadra mobile che si stanno interessando di tutti gli elementi utili in quest’attività investigativa.

 PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano porre domande ai nostri ospiti. TOMMASO SODANO. Signor prefetto, lei parlava di imprese che, cito, manifestano segnali di un connubio con organizzazioni criminali. Vorrei sapere se si tratti di imprese del settore dei trasporti o di imprese per la gestione di aree di stoccaggio. RENATO PROFILI, Prefetto di Napoli. Si tratta di entrambi i settori. TOMMASO SODANO. Vorrei allora sapere se queste imprese si siano già aggiudicate delle gare di appalto.

Infine, sarebbe utile sapere se il cattivo funzionamento degli impianti per la produzione di CDR, da lei segnalato al commissariato, a suo avviso possa portare alla rescissione del contratto con la FIBE. VINCENZO DE MASI. Signor prefetto, lei ha fatto riferimento all'impossibilità di trasferire in discarica i residui della produzione di CDR. Nell'audizione del commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, svoltasi il 10 dicembre 2003, è emerso che sarebbero state individuate alcune discariche (una addirittura nella città di Napoli) dove conferire, almeno per cinque anni, alcuni prodotti come la FOS (frazione organica stabilizzata) ed i sovvalli. In base alla sua esperienza sul campo può dirci se queste discariche sono mai state a disposizione della provincia di Napoli, al di là della burocrazia, o se sono intervenuti fattori che hanno indotto chi di competenza a escluderne l'utilizzo. PRESIDENTE. Prefetto, potrebbe fornirci ulteriori elementi di approfondimento dell'attività di queste aziende? Sarebbe utile approfondire il tema delle aziende in possesso dei certificati antimafia, in particolare quelle che suscitano dei dubbi. Che rapporti vi sono con le pubbliche amministrazioni, con il commissariato di Governo e con le società pubbliche utilizzate dal commissariato di Governo? Abbiamo appreso che in questa situazione emergenziale il commissariato di Governo si è utilmente avvalso di talune società pubbliche per gestire alcune

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emergenze. Mi interessa sapere se tali aziende, in qualche modo ora sotto attenzione, operino o abbiano operato per queste partecipate pubbliche. RENATO PROFILI, Prefetto di Napoli. Per quanto riguarda l'attività di vigilanza e controllo degli impianti per la produzione di CDR faccio riferimento a tre relazioni predisposte dall'ARPAC e da noi ampiamente diffuse (le abbiamo trasmesse anzitutto alla regione) sulle quali non abbiamo mancato di richiamare l'attenzione. Riteniamo che dagli impianti di CDR debba uscire un prodotto qualitativamente finito, ma questo adesso non avviene. Otteniamo infatti un prodotto che è solo un miglioramento dei rifiuti tal quali ma a questi resta ancora assimilabile. Questo è il problema. Una delle cause dell'azione di rifiuto delle popolazioni è dovuta a quanto accade sul territorio dove alla fine vengono smaltiti non prodotti inerti bensì rifiuti tal quali. Questo è a mio avviso l'equivoco di fondo della vicenda.

Gli impianti di CDR devono trattare il prodotto secondo le regole. Tant'è che da gennaio il gruppo imprenditoriale della FIBE, l'Impregilo, ha avviato la manutenzione degli impianti partendo da quello di Caivano, dove per tale operazione sono stati necessari tre mesi. A mio avviso si tratta di interventi ancora non risolutivi, non definitivi: la vera FOS, il vero sovvallo, debbono essere effettivamente inerti. Tutto questo quindi ci deve indurre ad imporre alla società di gestione degli impianti, che li faccia rendere produttivamente al meglio. L'ottimizzazione e la razionalizzazione di questi fattori, a mio avviso, sono ingredienti essenziali, ma ancora non sono stati raggiunti. PRESIDENTE. Prefetto, questo incide sulla raccolta differenziata? RENATO PROFILI, Prefetto di Napoli. È un altro problema. In effetti il primo fattore per risolvere la problematica dei rifiuti è la raccolta differenziata. Questa non solo è essenziale ma produce risorse per gli enti locali, con i quali dovrebbe collaborare il CONAI, attraverso i suoi consorzi di filiera. A Napoli e provincia, però, la raccolta differenziata è quasi nulla. Chi parla di percentuali di raccolta differenziata del 10 o 12 per cento sbaglia; non è così. La raccolta differenziata non è partita! Questa la verità!

A partire da questa distorsione principale se ne riscontrano delle altre: la raccolta non viene effettuata e gli impianti di CDR non funzionano a regime come dovrebbero. Alcuni replicano che non c'è il tempo per poter realizzare tutte le operazioni necessarie, tali da rendere FOS e sovvalli un prodotto qualitativamente idoneo. Inoltre un'ordinanza del commissario regionale per i rifiuti ha ridotto i tempi di trattamento della FOS e dei sovvalli, proprio ai fini del deposito nelle discariche previste da legge. In realtà il problema del ricorso alle discariche grazie al decreto Ronchi non esiste più: le discariche per i tal quali non sono più previste, sono vietate dalla legge. Allora non possiamo mistificare dietro le quinte delle disposizioni tassative. Ma di fatto questo avviene!

Affronto ora il problema delle infiltrazioni della criminalità organizzata. Ormai quando la vicenda delle discariche si era chiusa, almeno dal punto di vista ufficiale, gli interessi della criminalità organizzata si sono spostati sul settore della raccolta, ossia il punto dolente del sistema. Ecco perché in coincidenza con la direttiva del capo della Polizia, fortemente specifica, puntuale e propositiva, abbiamo avviato un’azione infoinvestigativa e diverse ditte sono state escluse da queste attività. Chiaramente seguiranno ricorsi al TAR, richieste di sospensiva e i relativi iter processuali, devo però convenire che il nostro tribunale amministrativo regionale non ha fornito controindicazioni al riguardo. Certo, abbiamo di fronte una sorta di serpente con mille teste, quando se ne taglia una ne crescono altre ai lati. Quindi la nostra azione è molto difficile ma contiamo molto sull'attività di repressione dell'autorità giudiziaria: speriamo che le iniziative giudiziarie di contrasto vadano a buon fine, anche perché vi sono diversi magistrati impegnati in questa delicatissima vicenda.

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Vi sono poi anche società miste che utilizzano mezzi di certe ditte: noi le abbiamo escluse dal portone principale! E non abbiamo certo mancato di portare queste informazioni all'attenzione degli autorevoli rappresentanti delle amministrazioni comunali: alcune iniziative saranno assunte. Questi però non possono essere considerati come successi ma come iniziative minori. L'esigenza di penetrare fortemente in questo settore della raccolta, è un obiettivo primario dello Stato, nelle sue varie articolazioni. VINCENZO DE MASI. Signor prefetto, sono costretto ad insistere sulla mia domanda. Lei ha lanciato un allarme ben preciso e responsabile quando ha detto che a Napoli si rischia un'emergenza. Di fatto ciò ancora non si è verificato. Siamo d'accordo che non vi è una causa unica alla base di questo disastro; infatti anche la collocazione dei prodotti del trattamento negli impianti di CDR rientra fra le cause del problema.

Signor prefetto, le avevo rivolto una domanda specifica anche citando la fonte delle mie osservazioni. Il 10 dicembre del 2003 un autorevole rappresentante del commissariato sosteneva che oltre all'ampliamento di due discariche esistenti, saranno realizzate ulteriori discariche, una nella città di Napoli, una nel Casertano, una nel Beneventano, una nel Salernitano. Sono poi stati fatti dei riferimenti al caso di Bagnoli.

Il problema della collocazione dei prodotti del trattamento negli impianti di CDR è un problema serio. È inutile girare intorno alle cose, quando gli impianti di CDR lavoreranno a pieno regime, la raccolta differenziata sarà realizzata e l'intera filiera sarà portata avanti nel migliore dei modi possibili, i prodotti risultanti da queste attività dovremo pur collocarli da qualche parte. Allora emerge nuovamente il problema dell'individuazione di nuove discariche. A tal riguardo dovremmo considerare anche le affermazioni di esponenti del commissariato risalenti ad un anno fa, quando c'era ancora il tempo per produrre effetti razionali. Pertanto, detto ciò, le chiedo se in base alla sua esperienza queste discariche saranno realizzate, sono in fase di realizzazione, rappresentano delle ipotesi plausibili, oppure si tratta solamente di un pour parler? RENATO PROFILI, Prefetto di Napoli. Grazie, senatore, le rispondo immediatamente. Quegli impianti non sono stati realizzati, non sono realizzabili, e non mi risulta che siano in procinto di esserlo, tranne una soluzione destinata esclusivamente ai rifiuti derivanti dalla bonifica di Bagnoli. TOMMASO SODANO. A Chiaiano? RENATO PROFILI, Prefetto di Napoli. No, non a Chiaiano, si tratta di Pianura. Posso preannunciare che il commissariato e il comune interessato stanno valutando questa vicenda. Preciso inoltre che ci si riferisce esclusivamente a materiali inerti risultanti dall'attività di bonifica dell'area di Bagnoli. Altro non è previsto. Al senatore Sodano, che ha fatto riferimento all'area di Chiaiano, voglio ricordare che proprio qualche giorno fa c'è stato un pericolo di crollo di alcune cavità site a Chiaiano, che ha portato allo sgombero di 40 famiglie dalle proprie abitazioni. Il dipartimento della protezione civile ha poi destinato delle risorse ad hoc per realizzare degli interventi immediati. Tale episodio risale a quattro giorni fa. Nel territorio della città di Napoli non esistono siti o discariche che possano essere destinati allo smaltimento dei rifiuti della stessa città di Napoli. SALVATORE MARANO. Sappiamo tutti delle enormi difficoltà che si incontrano tutti i giorni in queste zone. Vorrei sapere se lei ritiene che la costruzione dei tanto discussi termovalorizzatori e la possibilità di smaltimento del CDR, fatte salve adeguate scelte logistiche che non creino danni ambientali, rappresentino una possibilità reale di risolvere i problemi che incombono sulle nostre teste.

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 RENATO PROFILI, Prefetto di Napoli. In un territorio come la Campania con sei milioni di abitanti è forse riduttivo pensare a due termovalorizzatori soltanto. Forse si potrebbe ipotizzare dell'altro, anche perché sono sempre e soltanto le provincie di Napoli e Caserta ad essere gravate anche dal punto di vista psicologico di questo problema. Siamo ormai prigionieri di milioni di ecoballe che devono essere bruciate. Dove lo si farà? Fra quanto tempo? Nei 24 36 mesi necessari alla realizzazione di questi impianti, quanti altri milioni di ecoballe si accumuleranno nelle provincie di Napoli e Caserta? È un aspetto drammatico anche perché, lo ribadisco, gli impianti di CDR non svolgono il loro ruolo fino in fondo e queste ecoballe emanano cattivi odori. La provincia di Napoli è ormai quasi totalmente cementificata e i cittadini che convivono con le ecoballe sono vittime dei problemi di cattivi odori. Soprattutto nel periodo estivo c'è grande difficoltà a tenere i balconi aperti. Esistono quindi forti pregiudizi, non tanto igienico-sanitari quanto ambientali. Dove è scritto che i cittadini debbano subire questi problemi? È una questione drammatica perché al dramma dei rifiuti non raccolti si aggiunge il dramma di un periodo dell'anno dove si è costretti a convivere con i problemi causati dalle ecoballe! Come facciamo a dire a questi cittadini di dover attendere ancora! E in attesa di che cosa? Poiché questi problemi riguardano sempre le fasce meno abbienti della popolazione, abbiamo il dovere sacrosanto di tutelarle! L'ho ripetuto centinaia di volte!

Pensate che un ingegnere della FIBE mi comunica ogni sera alle ore 21 qual è la situazione giornaliera. Non faccio ciò per sentire la voce di costui ma per capire come vanno le cose, anche sul problema delle ecoballe. È una situazione veramente difficile! Dobbiamo affrontarla se vogliamo metterci al servizio della gente, abbiamo il dovere di rispettare i cittadini! SALVATORE MARANO. Dunque, lei ritiene utile una migliore razionalizzazione, senza concentrare i rifiuti nei soliti siti, in periferia, dove causano problemi soprattutto a chi ci vive stabilmente? Ma una migliore sistemazione di questi rifiuti in modo che ogni provincia si assuma parte di tali incombenze potrebbe rappresentare una soluzione? RENATO PROFILI, Prefetto di Napoli. Almeno per il momento. VINCENZO DE MASI. Signor questore, mentre giungevo a Napoli ho saputo di un'interruzione di pubblico servizio per occupazione della linea ferroviaria Salerno-Napoli da parte di cittadini che protestavano per l'emergenza rifiuti. Che lei sappia questo tipo di protesta è rientrato? Era una protesta spontanea o organizzata? FRANCO MALVANO, Questore di Napoli. Non so se la protesta sia rientrata. Mi riservo di farvelo sapere entro il brevissimo tempo necessario per prendere contatti telefonici. Quella di oggi non è l'unica manifestazione. Il problema dell'ordine pubblico sulla questione rifiuti si è avvertito in modo particolare nel periodo di luglio e agosto dello scorso anno. Intere cittadine sono state invase dai rifiuti che le persone bruciavano per strada. Lo stesso sindaco di Caivano, ad esempio, mi ha chiamato preoccupato perché alcuni individui stavano bruciando i cassonetti di rifiuti davanti al comune ed egli si sentiva in pericolo.

Comunque in ordine alla protesta di oggi vi trasmetterò ulteriori informazioni. PRESIDENTE. Possiamo acquisire gli atti relativi al vostro carteggio sulla vicenda delle aziende sospette?  RENATO PROFILI, Prefetto di Napoli. Certo, predisporremo una relazione al riguardo.

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 PRESIDENTE. Ringrazio per la squisita cortesia il questore ed il prefetto di Napoli. Non ci stupiscono le attente relazioni introduttive che testimoniano come il vostro impegno su questo fronte sia fondato non solo sulle responsabilità istituzionali ma anche sull'attenzione straordinaria e l'affetto nei confronti di questa città e di questa provincia.  

Incontro con il commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. 

PRESIDENTE. Con la missione in Campania la Commissione intende acquisire, attraverso le programmate audizioni, elementi informativi e conoscitivi in ordine alla situazione del ciclo dei rifiuti nella regione, alla luce della recente nomina del nuovo commissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti, dottor Catenacci.

L'audizione del dottor Catenacci potrà rappresentare un'utile occasione per conoscere il quadro delle criticità e delle emergenze che il nuovo commissario si trova a dover affrontare nella gestione del ciclo dei rifiuti, con particolare riferimento ai connessi profili ambientali e al programma degli interventi previsti per contrastare l'attuale fase di straordinaria emergenza.       

Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, che questa commissione conosce, avendolo incontrato già in Calabria, darei la parola al commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti, riservando di rivolgere eventuali domande dei colleghi commissari dopo la sua relazione. CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Grazie, onorevole presidente, saluto anzitutto lei e i componenti della Commissione, alcuni dei quali ho già avuto il privilegio di conoscere nel periodo in cui ricoprivo il ruolo di prefetto di Catanzaro.

Lei mi perdonerà se a volte sarò impreciso e non ricorrerò alla terminologia tecnica propria di questa delicata materia. Come saprete ricopro il mio attuale incarico solo da 22 giorni, gran parte dei quali trascorsi in riunioni serrate, finanche nelle ore notturne, con amministratori, esponenti della comunità, della Chiesa e del mondo politico, tutti stranamente insorti proprio dopo il mio insediamento.

La situazione si è decisamente aggravata per il mancato utilizzo della discarica di Difesa Grande ad Ariano irpino, dove era possibile conferire un certo quantitativo di tonnellate di rifiuti trattati. Per una serie di motivi, tutti sono intervenuti per bloccare questo utilizzo. Uso il termine "tutti" perché sulla vicenda ho tenuto diversi incontri, uno dei quali ad Avellino, e ritenevo di aver convinto anche i più riottosi su quest’ipotesi. Sono infatti stati assunti una serie di impegni che prevedevano la cessazione dell'uso della discarica dopo 30 giorni di utilizzo e l'avvio di tutte le necessarie attività per consentirne la bonifica (anche se è un termine improprio). Questa attività di bonifica doveva avvenire addirittura 15 giorni dopo la data del nostro incontro.

Quindi, abbiamo raggiunto faticosamente delle intese, anche esponenti della Chiesa si sono schierati al nostro fianco: il vescovo di Ariano Irpino si è dichiarato pronto, insieme al prefetto e al sottoscritto, a far parte di un comitato di garanti per il rispetto degli impegni da me assunti. Inopinatamente tutto questo è venuto meno; soprattutto è venuta meno un'azione necessaria per poter operare comunque nella discarica. Questo tentativo si è infranto di fronte alla presenza nell'area della discarica di donne, bambini, vecchi, pensionati, preti, politici, sindaci; tutti lì presenti per impedire il passaggio degli autotreni che trasportavano i rifiuti.            Si sono creati questi comitati di lotta con la partecipazione – ripeto – di tutte le componenti della nostra vita quotidiana ed in modo prevalente di esponenti del clero. Sono stati inutili gli interventi mio e del capodipartimento, dottor Bertolaso, che ha incontrato con me il cardinale Giordano ed ha assicurato alla Chiesa la più ampia collaborazione richiedendo un’ulteriore mossa di

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buona volontà per consentirci di convincere le comunità che da un lato, giustamente, ma per altri versi, incoscientemente, conducono la protesta.            È stato tutto inutile, anche l’impegno assunto con il dottor Bertolaso di partecipare il 30 ed il 31 prossimi alla Conferenza episcopale dei vescovi campani che si terrà a Pompei in modo da avviare una comunicazione, forse carente nelle precedenti gestioni del problema dei rifiuti che si protraggono da dieci anni ed hanno visti protagonisti Governi regionali di tutte le tendenze politiche. Sono stati prodotti risultati apprezzabili ma vi sono state carenze gravissime nell'azione messa in essere.            Lo stesso contratto con la società FIBE, la FIBE Campania, ha consentito la costruzione degli impianti di CDR che trattano la selezione dei rifiuti, senza però che vi abbia fatto seguito non dico la costruzione ma almeno l’avvio dei lavori dei termovalorizzatori previsti in Acerra ed in Santa Maria La Fossa. Tutto ciò ha determinato la necessità di rinvenire suoli dove stoccare le ecoballe, individuato ed utilizzato nell'ultimo anno a Villa Literno, e di utilizzare le altre discariche per i FOS ed i sovvalli.             Allo stato attuale in Campania, tra i sequestri effettuati dall'autorità giudiziaria e gli interventi delle sommosse da parte della popolazione, le discariche sono inutilizzabili. Gli stessi CDR, nei cui impianti non era possibile eliminare i residui della lavorazione dei rifiuti, sono in gran parte inagibili. Una telefonata di pochi minuti fa del sindaco di Caivano mi ha informato della sua intenzione di chiudere il proprio impianto di CDR, accusando la gestione commissariale della FIBE di non aver consentito l’immediato smaltimento delle ecoballe dai piazzali dei CDR. La popolazione si è allarmata ed il sindaco è pressato dalla situazione. Ho convocato il sindaco per un incontro nel mio ufficio alle 17 e spero di riuscire a convincerlo, anche grazie all’intervento del governatore Bassolino, che segue con la massima attenzione e con diuturni incontri l’evolversi della gestione.            Per finire la descrizione della situazione attuale vi è il blocco della stazione di Villa Literno che ha diviso l’Italia in due. Abbiamo realizzato incontri con delegazioni molto ampie di cittadini del comune, i quali ci hanno chiesto l’impegno di chiudere il sito delle ecoballe in cambio della rimozione dei blocchi alla stazione. È un impegno che, obiettivamente, non possiamo assumere. Il commissario nominato dal Governo assume impegni che può mantenere, altrimenti perderebbe totalmente di credibilità, una delle maggiori responsabilità delle precedenti gestioni. Non intendo muovere accuse ma va detto che a volte sono stati assunti impegni non puntualmente mantenuti. Ciò è avvenuto da parte di tutte le compagini politiche succedutesi nella gestione dell’emergenza rifiuti. La gente vuole trattare con persone ed istituzioni che mantengono gli accordi firmati. Mi sembra anche logico. Per questo motivo la richiesta di sbloccare la ferrovia con la firma da parte mia è assolutamente improponibile. Abbiamo bisogno del sito di Villa Literno per il quale il prefetto di Caserta ha aiutato. Purtroppo ora il sito è inutilizzabile.            Oggi, alle 18, dovremo tenere una riunione con tutte le forze politiche ed i rappresentanti dei comitati di Villa Literno per sbloccare la situazione assumendo impegni sottopostimi dal presidente Ventre della provincia di Caserta, il quale ha coordinato i comitati di lotta e protesta e ha contribuito a stilare un documento che in molte parti può essere condiviso. Il documento prevede impegni per il commissario ma anche per l’amministrazione provinciale e per i componenti dei comitati. Se riuscissimo ad inserire anche la possibilità di utilizzare per un breve periodo, almeno fino al 30 giugno, il sito di Villa Literno, l’emergenza in Campania potrebbe essere alleviata. PRESIDENTE. Sito di ecoballe. CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Sì. L’emergenza potrebbe essere alleviata anche ottenendo – fatto che ci auguriamo vivamente – un aiuto dalle regioni dell’Italia meridionale e centro-settentrionale, che stiamo contattando, ad

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accettare parte dei rifiuti. Abbiamo preso impegni con le Ferrovie dello Stato, che ci sono venute incontro per circa 750, forse anche mille, tonnellate al giorno su 7 mila che ne produciamo, dirette tal quale in Germania. Vi è la possibilità di ottenere un ulteriore impegno delle Ferrovie per altre 600 tonnellate. Ci occorrono però discariche o impianti il più vicino possibile. Stiamo sostenendo una battaglia con i presidenti di alcune regioni, che per doveroso riserbo non penso sia il caso di nominare, che ad una prima apparente disponibilità hanno fatto seguire perplessità. Sino a questo momento, nonostante l’impegno personale del ministro Matteoli, che ha telefonato più volte anche dagli Stati Uniti, dove si trova attualmente, non siamo ancora riusciti a concludere.            Abbiamo affidato una parte importante dello smaltimento ai consorzi formati da più comuni nell’ambito delle province. Essi si stanno adoperando ma hanno bisogno del nostro appoggio per superare alcuni ostacoli burocratici. Abbiamo individuato discariche anche in Italia meridionale ed un impianto termovalorizzatore in Puglia, dove non sono stati costruiti i CDR. In Campania il ciclo è pronto, ma mancano i termovalorizzatori. Se si creasse una sinergia tra la regione Campania e la Puglia potremmo avere un notevole apporto, tenuto conto che vi sono impianti di incenerimento in Puglia che funzionano in modo tale da bruciare i nostri rifiuti, sul conto dei quali si dice – sembra vero – che non siano della qualità prevista per legge.            Nel contratto con la FIBE vi sono molti punti oscuri con inadempienze da parte della società ma anche da parte nostra, in quanto avremmo dovuto consentire alla società di utilizzare i siti individuati, comprati ed allestiti o di entrare nei cantieri per la costruzione dei termovalorizzatori. L’amministrazione straordinaria con la collaborazione dell’Avvocatura dello Stato e di altri esperti ha la volontà di rivedere il contratto con la FIBE, con i dirigenti della quale siamo in contatto quotidiano. La società sta cercando di recuperare la situazione ed ha individuato siti per altre 600 tonnellate al giorno.  PRESIDENTE. Parliamo sempre di siti di ecoballe. CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Siti di ecoballe e per FOS e sovvalli.            L’attività della FIBE è abbastanza dubbia. Siamo sommersi da rifiuti di ogni tipo. Vi è anche una scarsa cultura nel settore. Anche l’attività di raccolta differenziata è arrivata al 12 per cento, cifra anche apprezzabile se prendiamo in considerazione il punto di partenza. Alcuni comuni hanno percentuali altissime ma la gran parte ha percentuali bassissime o persino nulle. La mancata raccolta differenziata determina la mancata qualità richiesta per i rifiuti. Bisogna anche ricordare che in Germania ed in altri paesi europei i rifiuti sono bruciati “tal quale” e non producono inconvenienti dato che gli impianti sorgono anche nelle periferie di grandi città. In Italia vi è una politica più rigorosa. TOMMASO SODANO. Sa quanta raccolta differenziata fanno in Germania? CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Non la fanno. TOMMASO SODANO. La fanno, ma avviene a valle con il tal quale e non a valle della raccolta differenziata. Non diamo notizie inesatte. CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Chiedo scusa se dico cose non perfettamente esatte ma svolgo questo ruolo da poco tempo ed anche tecnicamente debbo conoscere la problematica.

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            L’attività è stata condotta bene fino alla costruzione degli impianti di CDR, poi la parte finale non è stata realizzata. Il ciclo dei rifiuti prevede quindi il perdurare dell’emergenza ancora per alcuni anni, almeno tre. In più circostante ho detto che un’emergenza non può essere tale se dura più di due anni, come per i malati in rianimazione. Le province campane hanno espresso a parole ampia disponibilità ad appropriarsi dei propri compiti in questo settore dando ai comuni grandi responsabilità ed autonomia. Però alle parole non seguono interventi concreti. Lo Stato, anche attraverso l’istituzione di una commissione di rientro nell’ordinario, deve concludere rapidamente la gestione ed affidare alle comunità locali, le province, la questione. Ogni provincia deve provvedere ai complessi problemi dello smaltimento dei rifiuti nel proprio territorio.            Vi è anche la disponibilità da parte della popolazione locale. Ad esempio a Villa Literno, parte dei manifestanti erano concordi a ricevere le balle provenienti dalla lavorazione dell’impianto di Santa Maria Capua Vetere, che serve soltanto la provincia di Caserta. Tutto ciò risolverebbe il problema soltanto al 20 per cento, perché non abbiamo un altro sito per le ecoballe.            Si è parlato anche di infiltrazione da parte della criminalità organizzata ed ho il timore, anzi la certezza, che ciò corrisponda al vero. Infatti, quando si individuano suoli appartenenti a determinate persone e questi, con passaggi stranissimi, arrivano alla disponibilità pubblica, non avvengono le proteste che si verificano in altri casi. L’interesse della criminalità organizzata è forte. Tutti i trasporti realizzati dai consorzi dei comuni sono affidati ad imprese private su cui sarà necessario svolgere accertamenti. Ho la sensazione che tali imprese siano collegate o gestite attraverso prestanome dalla criminalità organizzata. Le certificazioni antimafia, come ho sempre detto anche quando ero prefetto, lasciano, per così dire, il tempo che trovano. Se su 70 mila certificati rilasciati in provincia di Catanzaro solo due volte è emerso qualcosa – parlo di Catanzaro l’ultima sede in cui ho rivestito l’incarico di prefetto, luogo dove la criminalità organizzata era abbastanza diffusa – vuol dire che la malavita ha imparato i rimedi per darsi un aspetto pulito e gestire questi affari miliardari.            Ho chiesto al Governo ed al presidente della regione di aiutarci a conferire provvisoriamente rifiuti fuori regione ed anche all’estero. Nella gestione da me trovata non vi sono più risorse economiche nonostante fossero molto ingenti. Vi è la necessità che il Governo provveda ad anticipare risorse per consentirci di far fronte agli impegni di trasferenza all’estero o fuori regione dei rifiuti, attività costose. Il presidente della regione, Bassolino, con molta attenzione sta intervenendo stanziando o rendendo disponibili fondi già stanziati. Tali risorse però sono insufficienti. Bisognerà convincere anche il Governo – spero di avere un incontro a livello governativo giovedì prossimo – perché senza un atto di buona volontà da parte governativa l’emergenza in Campania non si può risolvere.            Provengono da più parti inviti a farmi da parte ma non ho nulla da perdere, avendo già svolto la mia carriera nell’amministrazione e non avendo ambizioni politiche o di capopopolo, e ritengo di continuare, altrimenti lo Stato e le istituzioni in genere farebbero una figura peggiore di quella che complessivamente, tra Stato, regioni, province e comuni, abbiamo fino ad oggi fatto.            Vi sono le elezioni provinciali ed amministrative in centinaia di comuni e soprattutto in quei comuni dove la protesta è maggiore. Ciò comporta che parlamentari degli opposti schieramenti sono scesi in campo. Non voglio lanciare accuse verso nessuno, ma vi sono interferenze inaccettabili, che viceversa sarebbero gradite ed auspicabili quando servono ad aiutarci a risolvere il problema, come talvolta è accaduto. In altri casi sono azioni di disturbo e di propaganda politica in prossimità delle elezioni.            Occorre maggiore energia. Se non entriamo a Villa Literno e non troviamo soluzioni alternative, avremo la necessità che lo Stato, attraverso mezzi persuasivi ma nel rispetto dei diritti delle popolazioni, in alcuni casi calpestati in seguito a gravi inadempienze di tutte le istituzioni, ci consenta di utilizzare siti di stoccaggio a valle o discariche per il cui reperimento intendo richiedere, nel prossimo futuro, l’appoggio dei sindaci. 

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TOMMASO SODANO. Grazie, signor prefetto. Lei ha aumentato in me il senso di preoccupazione per la situazione di emergenza nella regione Campania. Mi rendo conto che lei, insediato da soli 22 giorni, abbia dovuto fronteggiare immediatamente un’emergenza ma credo che alcune scelte abbiano contribuito ad esacerbare i toni e le tensioni come quella di Ariano Irpino, dove le ricordo che dai 300 mila metri cubi previsti di rifiuti si è giunti a 1 milione e 200 mila. La gente non si fida più. Anche il prefetto di Napoli, Profili, ci ha parlato della necessità di recuperare un clima di fiducia dei cittadini verso le istituzioni. Non è possibile immaginare che ciò avvenga attraverso l’utilizzo della forza pubblica. Recuperare il clima di fiducia significa soprattutto dare certezze.            Nei giorni scorsi – lei anche ne ha fatto un accenno - si è parlato di aumentare il numero degli inceneritori e dei termovalorizzatori nella regione. Non ritiene che ciò debba avvenire a valle di un ragionamento che metta seriamente in discussione il piano regionale dei rifiuti, il cui esito fallimentare è sotto gli occhi di tutti? Le ricordo che la FIBE inadempiente avrebbe dovuto costruire inceneritori ed aveva tentato di iniziare i lavori il 27 gennaio 2003. Per costruire un inceneritore occorrono tre anni dal contratto, per la precisione trenta mesi, e ciò significa che quell’inceneritore sarebbe stato pronto nel 2006. Oggi, quindi, la situazione sarebbe stata la stessa.             Il contratto prevedeva che la FIBE, unico gestore del ciclo, anomalia nel panorama nazionale, avrebbe dovuto realizzare atti che non ha compiuto, inadempienze sul CDR, qualità scadente e così via. Se continuiamo a dichiarare di costruire altri termovalorizzatori senza aver rivisto il piano ed aver compiuto serie valutazioni di impatto ambientale con una localizzazione più attenta delle situazioni territoriali, passeremo da un’emergenza all’altra.            Lei ha parlato dell’utilizzo dell’avvocatura dello Stato. Vorrei capire i tempi per giungere alla messa in discussione del contratto con la FIBE. Inoltre, le nuove discariche da aprire, esigenza universalmente riconosciuta, a carico di chi saranno? Della FIBE, come prevedeva il contratto? Ricordo ai colleghi che la società si è aggiudicata la gara perché ha fatto un’offerta molto bassa sul conferimento dei rifiuti in un CDR, 83 lire al chilogrammo. Vorrei essere confortato che il costo sia a carico della FIBE e non dello Stato. CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Mi pare più che ovvio. TOMMASO SODANO. Volevo sentirlo dire e che rimanesse agli atti, perché ciò non è accaduto nella individuazione di nuove aree e nei costi derivanti dal tenere i rifiuti nelle discariche.            Infine, con la legge n. 36 del 2003 i CDR sono equiparati dopo tre anni a rifiuti tal quale. Dove stiamo stoccando le balle dei CDR ci ritroveremo discariche di rifiuti tal quale in difformità con quanto previsto dal decreto Ronchi. Abbiamo già un’emergenza programmata a seconda del periodo in cui si è iniziato a stoccare le balle. Quali azioni intende intraprendere nei confronti della FIBE? VINCENZO DEMASI. Signor prefetto, anch’io inizio con i ringraziamenti per l’impegno gravoso assunto. Le domande che le rivolgiamo avrebbero maggiore concretezza se conoscessimo l’ambito, l’ampiezza, il contenuto del mandato conferitole. Abbiamo esaminato con la Commissione e prima ancora in qualità di politici (che non esercitano azioni di disturbo; non sia così severo nei confronti di chi esercita un mandato derivante direttamente dalla Costituzione) nella regione Campania una serie di disagi e disavventure che si sono sempre più aggravati fino a divenire emergenza permanente ed effettiva. Abbiamo avuto un commissario dotato di tecnologie, mezzi finanziari ed autorità e, nonostante ciò, oggi ci troviamo in questa situazione. Certamente le responsabilità sono molte, ma tra i motivi che hanno condotto alla condizione attuale vi è il fatto che si è voluto affrontare la questione dell’emergenza dei rifiuti in Campania con un’unica ricetta, come se le diverse territorialità e configurazioni ed antropizzazioni potessero essere assimilate in un unicum

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portato a testimonianza di un modello matematico attraverso cui affrontare e risolvere i problemi. Ciò non è. Infatti, non è possibile parlare solamente della provincia di Napoli e, di stralcio, di quanto è avvenuto circa l’occupazione della linea ferroviaria in un’altra provincia per individuare emergenze e modalità di uscirne.            La provincia di Salerno, da cui provengo, è una delle più colpite dall’attuale emergenza, che non registro come l’unica e, purtroppo, neanche l’ultima. Lei, per quanto riguarda la provincia di Salerno, ha adottato determinate iniziative. Ora si sta servendo della discarica di Sardone dove sta facendo conferire materiale. Apprendiamo però dalla stampa che questa discarica non è in grado di servirla per molto tempo e nel frattempo discariche individuate in aggiunta, come quella di Polla nella valle del Diano, sarebbero venute meno. Registriamo anche la presenza di una società a partecipazione pubblica che si è offerta di realizzare il termovalorizzatore a proprie spese, secondo un project financing, per uscire autonomamente o autarchicamente dalla situazione.            Per quanto riguarda la provincia di Salerno, ma anche in merito alle altre province, dato che lei, prefetto, ha individuato nel trattamento dell’intera filiera a livello provinciale il ritorno ad una probabile normalità del ciclo dei rifiuti, come pensa di risolvere la questione? È vero che nella provincia di Salerno vi sono state discariche a suo tempo individuate dalla prefettura e delle quali il commissario che l’ha preceduta non ha tenuto conto? È vero che il comune di Salerno, attraverso la società Salerno Energia, si è offerto di realizzare un termovalorizzatore ed entro quanto tempo, in caso affermativo? In alternativa a quest’ipotesi, quale linea intende seguire per portare Salerno fuori dall’attuale situazione di emergenza, atteso il presupposto che si possano anche raccogliere i residui dei RSU, attualmente depositati per strada, ma non credo che potremo raccogliere i RSU prodotti successivamente? Infine, cosa ci dice in merito ai rifiuti speciali? SALVATORE MARANO. Intanto ringrazio il prefetto per il suo impegno e gli presento i migliori auguri per il suo lavoro; stiamo tutti lavorando per risolvere quest’enorme problema. Contrariamente a quanto detto dal collega Demasi, ritengo che in alcuni territori siano stati compiuti personalismi (non solo da parte dei politici). L’attuale situazione è un evidente fallimento dei commissariamenti precedenti. Lei, prefetto, ha detto che l’emergenza sembra essere scoppiata improvvisamente con la sua nomina. Le chiedo se ritenga che questo “superallarmismo”, al di là delle difficoltà note, sia dovuto ad una azione trasversale per ostacolare il suo lavoro e se vi sia la possibilità di individuare nuove discariche. Ho avuto, infatti, anch’io notizia che dalla prefettura fossero venute indicazioni di discariche disponibili, che il precedente commissario non ha preso in considerazione. GENNARO CORONELLA. Signor commissario, per quanto riguarda la situazione a Villa Literno mi permetta di consigliarle vivamente di non usare la forza pubblica per evitare che lo Stato perda credibilità. Quei cittadini sono stati violentati dalle istituzioni. Lei ha affermato infatti che il CDR prodotto dagli impianti di tutta la regione viene inviato in quel comune.            Vi è un velo di oscurità. Lei ha detto che i comuni e le province non le offrono collaborazione… GAETANO PASCARELLA. Qualche provincia ha manovrato contro! GENNARO CORONELLA. Questo lo dirai.            Le chiedo, signor commissario, quale sia il mandato preciso ricevuto dal Governo. La situazione è incomprensibile. Ricordo che ai precedenti commissari straordinari era affidato il compito di elaborare il piano di realizzazione degli impianti.            Inoltre, chi le ha consigliato di dimettersi?

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 EGIDIO BANTI. Lei, signor commissario, ci ha riferito che il picco di criticità della situazione attuale è iniziato con il blocco della discarica di Ariano Irpino. Per quanto ha potuto accertare, anche se lei è giunto nel momento in cui tale fase era già avviata, come è nato il problema? La discarica di Ariano Irpino, da quanto è stato detto, ha ancora capienza. Come mai si è sviluppata una protesta così forte, con un ruolo combattivo della Chiesa e del clero? Vi sono stati impegni precedenti non mantenuti o elementi di particolare criticità ambientale derivanti dalla gestione della discarica stessa? GAETANO PASCARELLA. Ho apprezzato molto il richiamo del commissario Catenacci alla collaborazione istituzionale. Vorrei ricordare che tale collaborazione è spesso venuta meno nel passato, come pure nella giornata di ieri.            Lei, signor commissario, ha più volte ribadito il sostegno da parte del presidente della giunta regionale. Concordo con lei sulla richiesta al Governo per l’emergenza esistente, dato che potrebbe essere riportata anche nella competenza del dipartimento della protezione civile, e sul richiamo alle inadempienze della FIBE.            La regione Campania è l’unica tra le regioni commissariate ad aver accettato una filosofia ambientale ampiamente condivisa sai dai passati Governi di centrosinistra sia dall’attuale di centrodestra. Vorrei sapere se il prodotto CDR possa essere bruciato esclusivamente nei termovalorizzatori costruiti dalla FIBE. Una cosa è bruciare tal quale, un’altra CDR, altrimenti si pagherebbe due volte per un’attività. Se fosse così, vi è una responsabilità contrattuale da parte della FIBE, che dovrebbe farsi carico dei costi per lo smaltimento tal quale fino a che non vi fosse la possibilità di utilizzare ecoballe di qualità e, completati i termovalorizzatori, produrre energia?            Penso bisognerebbe proseguire in maniera unitaria e, richiamando lo stile del presidente Russo, dirigersi verso una piena corresponsabilità di carattere istituzionale. Vivo nella realtà casertana che in questi giorni ha affrontato l’emergenza in quanto si individua in essa un sito di stoccaggio per l’intera Campania e contemporaneamente vi è il livello di maggior degrado per le città, Caserta e soprattutto Aversa, e chiedo ai miei colleghi di smettere i panni di Masaniello ed assumere fino in fondo il ruolo di persone chiamate a svolgere funzioni di responsabilità. DONATO PIGLIONICA. Signor prefetto, purtroppo non ho potuto ascoltare la sua relazione ed ho letto soltanto alcuni appunti. Sono certo che avremo la capacità di resistere alla tentazione delle polemiche per il ruolo istituzionale che ci compete. Il succedersi di tante responsabilità nel decennio mi porta a dire evangelicamente che chi è senza peccato scagli la prima pietra.            Lei, signor prefetto, ha parlato di richieste economiche da rivolgere al Governo, stante la necessità di risorse aggiuntive. Vorrei sapere quanto intende chiedere e per fare cosa. Le risorse aggiuntive che si chiederanno hanno la funzione di accelerare una soluzione strutturale del problema o servono soltanto a realizzare un ulteriore provvedimento tampone? I soldi serviranno a portare i rifiuti in Germania o in Emilia, Umbria o Puglia? Lei ha persino parlato di utilizzare il CDR nei termovalorizzatori in Puglia. Si tratta di un’impresa al limite dell’incredibile. In Puglia vi è un solo termovalorizzatore, a Massafra, che va a biomasse e si tratta di una regione persino più arretrata della Campania.

La seconda domanda è quanto la malavita organizzata si inserisca in queste dinamiche. È difficile immaginare che in questo territorio la camorra risulti estranea. È stata fin troppo tempo dentro questo mercato. E potenzialmente è una di quelle organizzazioni che sfrutterà queste vicende.

Le discariche di cui è stata dichiarata la disponibilità sono pubbliche o private? Quali movimenti vi sono intorno alle aree disponibili allo stoccaggio di CDR? È vero che sono quattro gli ettari al mese necessari per stoccare le balle di CDR prodotte?

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Ho letto con sorpresa anche di sottosegretari che cavalcano la protesta; sono imbarazzato di fronte a quest’irresponsabilità complessiva. I sottosegretari generalmente svolgono altre funzioni; qui mi pare qualcuno abbia perso il senso della propria carica. In che misura la malavita riesce ad infiltrarsi in queste proteste, fomentarle, se non addirittura in alcuni casi originarle, e quali vantaggi può trarne? CARMELO MORRA. Non ho avuto modo di ascoltare la relazione del prefetto sulle modalità di risposta a quest’ennesima emergenza nel campo dei rifiuti. Non ho avuto modo quindi di ascoltare neanche le indicazioni su quale sia il ruolo - mi auguro nessuno - destinato alla discarica di Difesa Grande di Ariano. Sembrerebbe che nella relazione si sia fatto cenno ad un’ulteriore capacità di ricezione dei rifiuti in questa discarica. Ho vissuto personalmente questa vicenda essendo sindaco del paese situato sul versante pugliese dell'area nel periodo in cui è stata realizzato tale impianto. Quella fu una scelta felice per chi voleva realizzare una megadiscarica, come poi si è dimostrata, senza un'opposizione popolare, mancata per dieci anni.

Quella struttura era infatti molto lontana da chi aveva competenze amministrative, Ariano Irpino, e molto vicine ad un comune pugliese che in termini di competenze poteva fare ben poco. Quindi conosco la vicenda e mi meravigliano le affermazioni del collega in merito ad ulteriori capacità residue di questa discarica, evidentemente ne ha fatto riferimento il commissario.

Ma la capacità progettuale iniziale di quella discarica era pari a 300.000 metri cubi. Poi "giocando" sempre e solo in elevazione si è giunti a dati ufficiali che parlano di un milione e 200 mila metri cubi di rifiuti sversati. Tralascio di parlare della natura di questi rifiuti sulla quale non c'è mai stato un controllo. Stime non ufficiali evidenziano come in realtà la quantità di rifiuti sia pari a due milioni di metri cubi, tra l'altro in una zona sismica di prima categoria, dove non è mai stata verificata la tenuta del telo. Tant'è che dalla presenza del percolato e dalla natura stessa dei rifiuti si può presumere che molta parte di queste sostanze passi nel sottosuolo. Ciò è confermato dalle analisi del fiume Cervaro, che dimostrano la presenza di un disastro ambientale.

Mi meraviglio quindi che si possa parlare ancora di capacità residue: quella discarica doveva avere una vita di due anni! Dal 1994 al 2004 sono passati dieci anni con alterne vicende di chiusure e riaperture e questo lo sottopongo all'attenzione della Commissione che invito a svolgere un sopralluogo in quell'area. Si tratta di una delle più grandi discariche europee, gestita senza alcun controllo. Le relazioni della ASL di Ariano, fino ad una determinata data, non si sa come sono state sistematicamente sconfessate dall'ARPA. Questa discarica ha subito ennesime chiusure e riaperture, l'ultima in ordine di tempo risale a ottobre 2003 quando fu chiusa e ne venne consentita solo la bonifica e messa in sicurezza. Ma ciò non è avvenuto e quella discarica ha raggiunto un'altezza di 23 metri. Come si può allora affermare che quella discarica può ancora ricevere i rifiuti!

Si tenga presente che alla decisione iniziale di stabilire un limite di 300.000 metri cubi, non hanno mai fatto seguito una decisione o un progetto di ampliamento approvati da organismi tecnici, se non quelli decisi in fase emergenziale dai vari commissari. Qual è la situazione attuale di Difesa Grande e qual è il suo futuro? Devo dare atto che fino ad ora non è stata utilizzata la forza, c'è stato molto equilibrio e mi auguro che questo venga mantenuto anche in seguito perché un'intera popolazione, un territorio, hanno già pagato abbondantemente per questa discarica e non sappiamo quali saranno in futuro gli effetti igienico sanitari. Rinnovo l'invito a svolgere un sopralluogo in quella zona. Spero comunque che la vicenda di Difesa Grande abbia una conclusione. PRESIDENTE. Sono state ipotizzate misure premiali o punitive sulla vicenda della raccolta differenziata? Ossia sono allo studio delle idee per costringere i comuni, mi riferisco ai grandi comuni che non fanno raccolta differenziata, ad avviare tale attività? 

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CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. L’onorevole Sodano ha chiesto precise notizie sui rapporti con FIBE. Premesso che la FIBE e la FIBE Campania sono gli interlocutori principali del commissariato per l'emergenza, devo sottolineare che a questi soggetti fa capo una serie di attività e un ciclo che non si sono conclusi a causa della mancata realizzazione dei termovalorizzatori. Esistono quindi, a mio avviso, delle inadempienze della FIBE che in questa fase dovrebbe comunque provvedere allo smaltimento dei rifiuti non collocabili nella regione i motivi ricordati. Dobbiamo rivedere il contratto; si tratta di un accordo la cui stesura ha richiesto mesi, anni di studi e ponderazione e quindi va valutato con attenzione.

Per rispondere all'onorevole Coronella vorrei ricordare che non è certamente nelle mie competenze disporre l'uso della forza pubblica. Io valuto la situazione, spetta poi alle autorità locali di pubblica sicurezza, al ministro dell'interno, al capo della polizia valutare sia quali possano essere le conseguenze di un'azione persuasiva - non di forza - nei confronti delle comunità che protestano sia quale debba essere l'azione nei confronti di coloro che occupano le stazioni ferroviarie dividendo l'Italia in due.

Ciò premesso, e ricordato che ricopro questo incarico da pochi giorni, sono convinto che dobbiamo rivedere questo accordo. Sono anche convinto che seguirà un contenzioso nel quale non sempre il commissariato di Governo si trova dalla parte giusta. In passato infatti sono state assunte dal commissariato delle iniziative che spettavano alla FIBE, che si è vista così espropriata di alcune attività che doveva gestire direttamente.

 TOMMASO SODANO. Ad esempio? CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Ad esempio l'apertura di alcune discariche; in alcuni casi è intervenuta direttamente la struttura commissariale trovatasi di fronte all'impossibilità per FIBE di riuscire a far fronte a tali esigenze nei tempi necessari. Dobbiamo rivedere questo accordo; se è oneroso per lo Stato e ci sono delle inadempienze della FIBE nessuno può pensare che vada mantenuto per forza. Si deve però sapere che un contenzioso probabilmente è già in atto ed occorrerà fare molta attenzione. Non si deve unire al danno la beffa e far soccombere lo Stato, sprecando altri soldi oltre a quelli già spesi. Sono stati spesi centinaia di milioni di euro, centinaia di miliardi delle vecchie lire. Il bilancio attuale del commissariato presenta disavanzi notevolissimi, tra i 375 e i 500 milioni di euro. È vero che il commissariato deve recuperare ingenti risorse dalla FIBE e da diverse amministrazioni comunali; ed è anche vero che il concorso dei comuni al riguardo è minimo, infatti alcuni comuni non dispongono neanche dei ruoli della tassa di rimozione rifiuti. Addirittura in altri comuni, in particolare del casertano (è da accertare), quand'anche esistano i ruoli, sono pochi i cittadini che pagano. Sembra che in un comune sarebbero addirittura solo tre su alcune centinaia i contribuenti in regola … GENNARO CORONELLA. Sono leggende metropolitane.

 CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Non so, sarà una esagerazione ma un fondo di verità esiste.

Il senatore Demasi chiede di conoscere l'ampiezza del mio mandato. Attualmente sono commissario del Governo per l'emergenza rifiuti nella regione Campania; il precedente incarico di commissario, in capo al presidente della regione Campania, prevedeva competenze anche sul settore delle bonifiche e delle acque. In pratica si è suddiviso questo compito in tre settori e ora siamo ancora alle prese con problemi organizzativi per reperire personale e fondi. Allo stato attuale, pur avendo attivato tutti gli interventi non posso firmare mandati neanche per un centesimo, dovendo

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predisporre ancora una contabilità speciale. Incontro difficoltà anche a livello centrale, con il Ministero dell'economia e delle finanze; tale burocrazia sarà pure giusta, e come ex burocrate la debbo ritenere tale, ma a mio avviso è inadeguata alle situazioni di emergenza. Se un commissario deve attivare una contabilità speciale non può aspettare i tempi normalmente a disposizione degli altri enti. Non esiste una precisa responsabilità su ciò ma una generica mancanza di sostegno e aiuto; allo stato attuale non posso assumere impegni di nessun tipo, neanche per acquistare una risma di carta.

Non mi permetto di essere severo con i politici. Nutro profondo rispetto del Parlamento; non potrebbe essere diversamente, ho servito lo Stato per 40 anni, 19 da prefetto, e nella mia gestione non si è mai registrato un dissidio con parlamentari di qualsiasi parte. Coloro che hanno seguito i miei incarichi a Cosenza, Salerno, Caserta, Cagliari, Bari e Catanzaro, sanno che ho sempre intrattenuto ottimi rapporti con parlamentari di tutti i partiti, dall'estrema sinistra alla destra, e mi onoro di ciò. Quindi da parte mia vi è il massimo rispetto; però in questo caso, lo ripeto, lo ribadisco con forza, sul problema dei rifiuti, pur di mettermi i bastoni fra le ruote si uniscono tutti! Specialmente quando si coinvolgono i territori delle rispettive circoscrizioni elettorali dei parlamentari, direi involontariamente. Se poi consideriamo che ad Ariano Irpino ci sono le elezioni, tutti possiamo comprendere i veri motivi della protesta.

Al senatore Morra rispondo che ha ragione, sulla discarica di Difesa Grande sono stati assunti degli impegni poi disattesi; si era stabilito che una volta conferito un certo quantitativo di tonnellate di rifiuti tale discarica doveva essere abbandonata e avviate le operazioni di messa in sicurezza… CARMELO MORRA. Si è abbondantemente superato il limite previsto. CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Ma non ho però assunto io tali impegni, come non ho assunto l'impegno di utilizzare l'impianto oltre un certo periodo di tempo. È accaduto che pure avendo quella discarica ancora una capienza minima disponibile, la popolazione di Ariano Irpino, direi quasi giustamente ma inopinatamente, opportunamente manovrata ha bloccato la discarica nonostante gli impegni assunti dal sottoscritto e dal vescovo.

Circa gli inconvenienti igienici mi accingo ad intervenire presso le opportune sedi, nei confronti dei tecnici di ASL, ARPAC, e quant'altro, i quali, anche per dare sfogo a certe pressioni politiche - lo affermo pubblicamente e lo sosterrò davanti al magistrato - hanno formulato dei pareri di inidoneità della discarica. Vi erano alcuni aspetti non in regola che sono stati risolti e posso dire con certezza (stiamo ricevendo le ultime analisi) che le acque del fiume che scorre in Puglia sono assolutamente in regola e non hanno subito alcun inquinamento. Devo prima prendere visione di queste carte ma, una volta avvenuto ciò, ritengo si debba comunque procedere. Pur avendo la popolazione di Ariano Irpino tutte le ragioni per protestare e pur essendo stati disattesi degli impegni ritengo si debba procedere anche nei confronti di quelle persone che interrompono un pubblico servizio e suscitano allarme sociale ingiustificato. La discarica di Difesa Grande è nelle migliori condizioni in cui possa trovarsi una discarica. Su questo non c'è dubbio, è stato verificato sia dal sottoscritto sia dai tecnici, a meno che questi non dicano delle cose inesatte per le quali andrebbero poi arrestati.

Si dice che costoro scrivano cose diverse salvo poi, il giorno dopo aver inviato sul luogo una commissione composta da sostenitori e oppositori della discarica, scrivere tutti lo stesso rapporto che, sostanzialmente, stabiliva la piena agibilità della discarica stessa. Siamo giunti al punto che anche la magistratura ha disposto dei controlli su quell'impianto; ho preso quindi contatti con il procuratore della Repubblica di Ariano Irpino perché ritengo che al magistrato spetti svolgere indagini, accertare le irregolarità e se del caso condannare i responsabili.

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Comunque, la discarica di Difesa Grande non rientra più nei nostri progetti; mi sono opposto però anche ad un decreto che dichiari la fine dell'attività su Difesa Grande come mi veniva da più parti sollecitato, evidentemente per meriti elettorali (Commenti del senatore Morra)… PRESIDENTE. Scusate se vi interrompo, ma anch'io vivo una situazione simile con una discarica situata nelle vicinanze del mio paese. Ricordo però che sarebbe opportuno evitare di parlare ognuno della discarica della propria città e tentare piuttosto di comprendere il fenomeno complessivamente. Spero che ognuno potrà esprimere una frase di pace, speranza, di valore istituzionale per uscire dall'emergenza. Anch'io potrei ragionare secondo opportunità elettorali ma non agirei certo nell'interesse di questa Commissione. CARMELO MORRA. Insisto, vorrei sapere qual è il futuro della discarica di Difesa Grande. CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Non rientra più nei nostri piani. Quanto meno per la durata del mio incarico, spero breve. Che poi altri abbiano altre idee non posso saperlo.

Per quanto concerne Salerno, dove ho ricoperto l'incarico di prefetto per due anni e mezzo, debbo dire che l'affermazione del senatore Demasi, su una discarica situata a Sardone non corrisponde propriamente al vero, in realtà si tratta di un impianto per il CDR. Però in questi giorni, come si è verificato presso Caivano, dove il sindaco intende chiudere l'impianto, a Sardone stazionano effettivamente delle balle o altri rifiuti lavorati che possono trarre in inganno la popolazione. Il nostro obiettivo è di avviare un’operazione di trasferimento di tali materiali presso altre regioni e svuotare gli impianti interessati. Nel caso di Salerno abbiamo raggiunto un accordo con la Gesco, un soggetto pubblico, che ha anche individuato le possibili discariche cui fare ricorso. VINCENZO DEMASI. Può comunicarci i nomi di tali località? CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Sì, ma sarebbe opportuno che non apparissero sulla stampa. PRESIDENTE. So di affermare una cosa poco consona con il mandato di questa Commissione ma, forse, sarebbe opportuno non conoscere affatto tali nomi. VINCENZO DEMASI. Concordo; è sufficiente sapere che esistono, come affermato dal nostro ospite.  CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Alla richiesta di chiarimenti sulla linea che intendo seguire rispondo che, prima di tutto, si debbono definire i rapporti con la FIBE e poi si deve rivedere questo piano. Per fare ciò occorrono dei tempi tecnici per avere a disposizione i quali è però necessario superare, in qualsiasi modo, l'emergenza attuale. Si avvicina la stagione turistica e non possiamo rischiare di compromettere non solo le attività agricole ma anche quelle turistiche, in particolare nella zona costiera.  CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. L'onorevole Marano mi ha chiesto se questo eccesso di allarmismo sia dovuto ad una azione trasversale. Voglio sperare di no. Ma se fosse così, pur ammettendo per certo che non si tratti di

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esponenti di Governo o altre istituzioni locali, dovrei pensare soltanto alla malavita organizzata. Comunque delle azioni trasversali attualmente sono presenti.

All'onorevole Coronella rispondo che l'uso della forza a Villa Literno, non dipende dal sottoscritto. Personalmente auspico che non si faccia mai ricorso all'uso della forza però sarebbe opportuno nell'ambito di un piano generale, riuscire ad utilizzare quel sito, senza il quale, in Campania scoppierà immediatamente l'emergenza. In merito al mandato ricordo che esiste un piano che stiamo cercando di portare avanti (Commenti).

Chi mi ha consigliato di dimettermi? Tantissime persone, compresa mia moglie…L'onorevole Banti chiedeva come sia nato il blocco di Ariano Irpino. Come ho riferito prima

erano state fatte delle promesse sulla chiusura della discarica che invece è stata ulteriormente ampliata, questi lavori pur essendo tecnicamente compatibili, comportavano il venir meno della gestione ad un impegno precedentemente assunto.

I problemi ambientali esistono ma sono relativi al funzionamento ed alla presenza di una discarica che in Campania è la migliore; addirittura è un sito non dico turisticamente frequentabile ma che con spese minime potrà diventare un impianto a servizio dei bambini.

Il senatore Pascarella chiedeva informazioni sul prodotto CDR. Questo prodotto è abbastanza discutibile, in alcuni momenti si parla di CDR ai limiti delle norme, in altri di un CDR quasi normale. Non si è realizzato il ciclo completo: questo è il vero problema. Il ciclo completo non è stato realizzato perché non si sono realizzati i termovalorizzatori. E non esistono neanche le premesse per sostenere che si realizzeranno a breve.

Le responsabilità della FIBE evidentemente esistono. L'ho ricordato anche prima. Si deve verificare fino a che punto queste responsabilità abbiano evitato che il piano, sulla carta ottimo, potesse andare in porto, oppure se sarà necessario rivedere tale piano, ma se dobbiamo rivederlo dobbiamo farlo con molta serietà e con il giusto tempo a disposizione.

Onorevole Piglionica, le ricordo che il termovalorizzatore in Puglia esiste ed è stato offerto dalla stessa azienda privata che l'ha costruito. DONATO PIGLIONICA. Del gruppo Marcegaglia? CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Sì, non è però al momento usufruibile perché prevede l'utilizzo di balle di forma quadrata, mentre quelle prodotte in Campania hanno forma rotonda. Non escludiamo di poter realizzare delle balle diverse e aiutare così la Puglia, dove questo termovalorizzatore è inutilizzato per l'assenza di CDR.

Le risorse finanziarie per i termovalorizzatori sono già a disposizione; il gruppo FIBE, infatti, grazie ad un progetto finanziario, ha già ottenuto la disponibilità delle banche per una somma pari ad oltre 1.200 miliardi delle vecchie lire.

Mi è stato chiesto se le discariche sono pubbliche o private. Generalmente non si ricorre a quelle private ma qualora lo si faccia queste sono trasformate in discariche pubbliche ed a ciò provvede la FIBE. Pur tuttavia mi risulta che negli scorsi mesi il commissariato abbia autonomamente attivato certe discariche, indipendentemente dalla FIBE. Dobbiamo prestare attenzione a queste dinamiche. Presso la nostra struttura, a giorni, entrerà in funzione un gruppo operativo composto dal NOE, dal vicequestore e da altri elementi che collaboreranno con il sottoscritto per ottenere informazioni su tali vicende. Non c'è dubbio che questi terreni, se affittati o venduti, aumentano di prezzo a dismisura e subiscono tre o quattro passaggi. Magari passano dal camorrista ad una persona perbene, per così dire, il quale poi fa il prestanome di questi individui. Dobbiamo accertare la situazione reale ma questo compito spetta alla magistratura e alle forze di Polizia. PRESIDENTE. Uno che fa il prestanome tanto perbene non deve essere…

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 CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. È vero, non dovrebbe accadere.

L'onorevole Piglionica chiedeva in che misura la malavita organizzata riesce ad infiltrarsi. È una domanda alla quale vorrei rispondere anche come ex commissario di Polizia. La malavita in Campania riesce ad infiltrarsi in maniera a mio avviso quasi totale. La malavita organizzata di questa regione, com’è notorio, dedica proprio al settore dei rifiuti una delle sue più forti componenti. Attenzione, già da prefetto di Caserta, 15 anni orsono, mi sono interessato di questa problematica. Queste infiltrazioni si verificano non sono solo in Campania ma anche in Puglia ed in Calabria, dove ho pure lavorato. In Puglia ho ricoperto lo stesso incarico dal 1994 a 1996 ed anche in quel caso ho dovuto affrontare parecchi problemi di questo tipo.

Al senatore Morra ho già risposto, posso solo ribadire che mi impegno a farvi pervenire la documentazione contenente l'esito degli accertamenti. Infine vorrei rispondere al presidente Russo. PRESIDENTE. Avevo chiesto precisazioni sulla raccolta differenziata e se si intende intervenire presso alcuni comuni. Inoltre vorrei aggiungere la richiesta di qualche chiarimento sugli LSU. CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. In pratica lei ha affrontato il 50 per cento del problema. Si registra una presenza di 2.400 lavoratori socialmente utili, assunti nel 1999-2000 con contratto a tempo indeterminato laddove si prevedeva, invece, un rapporto di lavoro a tempo determinato. Non spetta a me giudicare se si sia agito bene o meno. Le tensioni della piazza in quel periodo erano enormi. Probabilmente posso dire che c'è stato un clima di violenza, intimidazioni e di condizionamenti al quale forse nessuno poteva sfuggire. Io stesso, il secondo giorno dopo il mio insediamento, sono stato aggredito in ufficio da una sessantina di questi energumeni; solo la presenza delle forze dell'ordine ha consentito di evitare conseguenze più serie.

È fuor di dubbio che questi soggetti vengono pagati attraverso i consorzi da cui dipendono e costano all'erario circa 9 nove miliardi e mezzo di vecchie lire. Sono infatti inquadrati con un contratto Federambiente che prevede anche dei trattamenti economici di tutto rispetto. La maggior parte in realtà non fa niente. Ne ho trovato un gruppo che addirittura è dislocato in una stanza del mio commissariato e la occupa in pianta stabile. Adesso un altro gruppo di questi lavoratori, escluso dalla selezione, ha presentato ricorso al TAR, il quale una prima volta ha dato loro ragione e poi li ha rinviati al giudice di lavoro. Costoro chiedono di subentrare al personale che è cessato dall'incarico per decesso, perché arrestato o perché ha trovato attività più redditizie.

Quindi ci troviamo di fronte ad una sorta di turn over preteso. Alcuni protestano perché vogliono essere pagati immediatamente altri perché vogliono essere assunti. Di tutto questo parlerò quanto prima a livello centrale, perché il problema è destinato nel tempo ad assorbire metà delle risorse necessarie al funzionamento del commissariato. Preciso che stiamo parlando di 9 miliardi e mezzo di vecchie lire al mese, ossia circa 100 miliardi l'anno e 400 o 500 miliardi in cinque anni. PRESIDENTE. Cosa può dirci della raccolta differenziata? CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. La raccolta differenziata è uno di quei settori che necessita di un diverso e maggiore impegno. Magari attraverso un sistema premiale e di disincentivi per quei comuni che non vi provvedano. Per tale obiettivo dovrò avvalermi di personalità di alto di livello che finora non sono riuscito a reperire anche perché ho ritenuto opportuno (anche per dare un segnale diverso in questo delicato settore)

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dare un taglio con la precedente gestione e quindi non posso ricorre a soggetti che avevano già maturato molta esperienza. TOMMASO SODANO. Vorrei un chiarimento. Da alcuni giorni si parla dell'eventualità di portare all'estero i rifiuti, e il nostro ospite lo ha confermato. Si legge anche di un'anticipazione ai comuni di fondi del commissariato.

I comuni pagano la FIBE per il conferimento di rifiuti destinati agli impianti di CDR, ma se i rifiuti tal quali invece li portiamo all'estero allora i comuni non dovrebbero pagare nulla e si dovrebbero utilizzare i fondi destinati alla FIBE ma che a questa non spettano più. Vorrei su questo una risposta puntuale come vorrei che rimanesse agli atti la risposta che i costi per le discariche restino a carico della FIBE. CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. È difficile rispondere alla sua domanda; sarebbero necessari alcuni calcoli tecnici che non sono in grado di realizzare in questo momento. Le posso però anticipare che i comuni per quest’operazione non dovranno sostenere costi aggiuntivi anche perché lo smaltimento dei rifiuti compete alla FIBE. Quest'ultima però non sempre paga puntualmente e magari in questo caso obietterà che i preventivi realizzati e a suo tempo si riferivano ad uno smaltimento in ambito regionale e non fuori regione, ecco perché alcuni paventano che in tempi brevi si arriverà ad un contenzioso.

Per il momento ci conviene anticipare i fondi. Se aspettiamo la FIBE, i comuni, o altri soggetti, non saremo in grado di far fronte agli impegni assunti. Ad esempio siamo riusciti ad ottenere la disponibilità di una località in Umbria; speriamo non ci siano ostacoli, ho già letto di qualche protesta. Ho incontrato gli amministratori interessati che dovevano ricevere ingenti somme dalla FIBE ed abbiamo deciso di concedere loro un'anticipazione dei fondi. TOMMASO SODANO. Avete anticipato per conto FIBE? CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Si, salvo rivalerci poi sulla FIBE. VINCENZO DEMASI. Avete delle disponibilità enormi? CORRADO CATENACCI, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Non abbiamo alcuna disponibilità; i primi fondi, a qualsiasi titolo trasferiti, sono serviti per pagare i trasporti ferroviari, per la discarica in Umbria, per la stessa città (che come tutte le località dove sono collocate delle discariche riceve dei contributi) e per i cosiddetti lavoratori socialmente utili. Questa è la situazione. Siamo di fronte a provvedimenti anche al limite della regolarità, che presuppongono una grossa assunzione di responsabilità e soprattutto anche un po' di incoscienza personale. PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto Catenacci per la straordinaria disponibilità, che non ci meraviglia. D'altro canto lo avevamo già conosciuto in precedenti incontri in Calabria.

Il ruolo della nostra Commissione non è quello di individuare i responsabili, bensì di trovare soluzioni alle criticità esistenti. In tal senso mi permetto di rappresentare, anche a nome di tutti i colleghi, l'impegno di questa Commissione ad abbassare i toni della polemica ed essere vicini al commissario, anche in ragione della sua terzietà politica. Ribadisco ciò a nome di tutti i colleghi, anche conoscendo l'improbo lavoro cui è chiamato il nostro ospite.

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Incontro con il presidente e con l’assessore regionale all’ambiente della Campania. PRESIDENTE. La Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, nello svolgimento delle sue attività istituzionali sta effettuando un’ampia ricognizione delle diverse realtà territoriali regionali, attraverso apposite missioni che consentano la verifica dei sistemi e delle forme d’intervento nell'ordinaria gestione del ciclo dei rifiuti.

Nel corso della missione in Campania, considerato il grave stato di emergenza in cui versa parte del territorio della regione in ordine allo smaltimento dei rifiuti, la Commissione intende verificare le scelte programmatiche e gli interventi adottati fino ad oggi in merito alla gestione dei rifiuti, al fine di comprendere cause e dinamiche che hanno determinato l’attuale situazione che rischia di suscitare, come già avvenuto in alcuni casi, tensioni sociali difficilmente controllabili.

I profili di interesse della Commissione attengono ai seguenti ambiti: lo stato della raccolta differenziata; il quadro dell’impiantistica presente nella regione e la sua adeguatezza rispetto alle esigenze del territorio; i settori in cui prevalentemente emergono attività illecite connesse con il ciclo dei rifiuti.

La Commissione svolgerà, nel corso della missione, anche specifici sopralluoghi presso l’area di Bagnoli e presso i siti ubicati nel territorio napoletano e nel casertano. La nostra la Commissione considera l'emergenza diossina in questa regione un tema centrale.

Rivolgo un saluto ed un ringraziamento al nostro ospite per la disponibilità manifestata, non è la prima volta che abbiamo modo di confrontarci in un modo aperto e leale che consente alla Commissione di ottenere un panorama più ampio della situazione ma soprattutto di comprendere le condizioni di eccellenza e di criticità esistenti, e poter così modulare le necessità sia sul piano regionale sia su quello nazionale.

Darei ora la parola al presidente della regione Campania, Antonio Bassolino, qui accompagnato dall'assessore all'ambiente, per il suo intervento introduttivo al termine del quale ci riserviamo di poter rivolgere eventuali domande.  ANTONIO BASSOLINO, Presidente della regione Campania. Il punto aggiornato della situazione credo sia stato illustrato nel corso dell'incontro con il dottor Catenacci, appena conclusosi. Desidero sottolineare l'opportunità di lavorare intensamente affinché nell'immediato la situazione si sblocchi, onde evitare che si aggravi ulteriormente.

Tutti gli sforzi devono essere tesi a trovare le soluzioni adatte, sapendo che su questo tema è legittima, a mio avviso, ogni discussione presente e futura. Considero legittima anche la discussione sui termovalorizzatori. Però una cosa è la discussione legittima sulle scelte possibili, altra cosa è una situazione in cui si sia contrari ad ogni soluzione. Questo a mio avviso non è possibile, è un'autentica follia! Penso che ogni persona assennata debba contrastare nelle giuste forme questa autentica follia. Non si può essere contemporaneamente contrari ai termovalorizzatori, agli impianti di CDR, alle discariche legalizzate, agli impianti di compostaggio, agli impianti di trasferenza, è fuori da ogni realtà. Non c'è autorità, istituzioni, commissario, Governi nazionali o locali che tengano se non si spezza un meccanismo di questo tipo e non si consente alla legittima discussione di poter svilupparsi nel contesto più adeguato.

Personalmente ritengo che oggi non ci siano strade alternative al percorso individuato; però è legittimo discuterne e ciò vedrà impegnati in primo luogo noi, il commissario, il Governo nazionale, gli enti locali, tutti. Mantengo ferma l'opinione che l'unica strada ragionevole, oggi e per i prossimi anni, sia quella già individuata, peraltro non dal sottoscritto, ma da me portata avanti (sia negli strumenti sia nelle localizzazioni) in nome di una continuità amministrativa cui ho ritenuto opportuno ricorrere.

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Un conto è poter discutere ed altro è la situazione attuale che mi conferma nella valutazione espressa nelle passate settimane. Mi ero anche augurato che con un tecnico vi fosse maggiore collaborazione. Fino ad ora non ho avuto segnali di questo tipo, ma continuo ad avere la speranza che qualcosa cambi e che si diano più aiuti a chi non deve raccogliere voti, non è consigliere regionale, né presidente di regione, né parlamentare, né consigliere comunale e quindi può dedicare le proprie energie a tempo pieno a trovare una via d’uscita, naturalmente sapendo che dobbiamo compiere ogni sforzo, come stanno cercando di fare tutti quelli che collaborano a portare i rifiuti fuori regione, per sbloccare la situazione sul territorio. Altrimenti, se vi saranno irragionevolezze in Campania, si rischia di creare un circuito negativo anche fuori regione. Non vedo altra strada al fatto che maggioranza ed opposizione (cioè tutti, poiché in modo alterno siamo tutti maggioranza ed opposizione) collaborino a raggiungere soluzioni in loco, utilizzando le discariche che è possibile utilizzare, incentivando la localizzazione di siti di stoccaggio provvisori, insomma facendo tutto ciò che è possibile realizzare.

Per non riprendere discussioni già avute, che sono agli atti e considero patrimonio di audizioni svolte, questo mi sembra il punto essenziale. DONATO PIGLIONICA. Signor presidente, lei ha giustamente ricordato che questo è un punto successivo ad audizioni svolte. Non sembra cambiata la filosofia di alcune istituzioni nei confronti suoi, prima, e del commissario incaricato, ora. Vorrei sapere quali competenze residue la regione ha ora. Oggi anche la regione è commissariata nei fatti e privata delle proprie competenze nel settore dei rifiuti?            Ho apprezzato molto la sua dichiarazione sul fatto che se altre regioni non vedranno una assunzione di responsabilità da parte del territorio campano si potrebbero determinare reazioni di protesta anche in quei territori, come Emilia Romagna, Umbria, Puglia, che hanno dato la propria disponibilità. Non è pensabile che il comune identificato sia il comune di “altrove” e ciò che a casa mia considero il “demonio” va benissimo a casa di un altro.            Inoltre, come è pensabile che in questo clima si possano identificare discariche per Bagnoli e per il fiume Sarno? È possibile tenere in piedi progetti di bonifica di quelle dimensioni e non trovare una discarica per i rifiuti solidi urbani? “Smontare” Bagnoli (lo stesso vale per il Sarno) significa rintracciare un’ampia discarica per sistemare il materiale che ne deriverà. Come si concilia ciò con le difficoltà esistenti? Si pensa di portare fuori regione anche questo materiale? VINCENZO DEMASI. Signor presidente, mi rifaccio alla audizione del 10 dicembre 2003 nel corso della quale il dottor Facchi ha dato determinate illustrazioni e motivazioni da cui si evinceva che se non eravamo del tutto fuori dell’emergenza, vi eravamo così vicini da poter stare tranquilli, pur adombrando problemi esistenti come il cattivo funzionamento del CDR, con una FOS di pessima qualità, lo smaltimento delle ecoballe prodotte dal CDR e quindi la necessità di reperire aree di stoccaggio, valutate in milioni di metri quadri. Però si delineava la possibilità di risolvere il problema di Napoli attraverso discariche le quali, ancorché difficili da trovare, erano state individuate (una delle quali all’interno del comune di Napoli) e, per alcune di esse, si parlava persino di funzionamento a breve tempo. Si parlava inoltre delle carenze collaborative della FIBE che aveva delineato l’utilizzo ulteriore della discarica di Giugliano. Il dottor Facchi diceva che ciò non era possibile, ma ora si riparla di Giugliano. Si prospettava la possibilità di avvantaggiarsi della ordinanza n. 319, la quale doveva a breve diventare legge regionale e rappresentare un cavallo di battaglia. Il dottor Facchi insomma individuava difficoltà, le definiva superabili in tempi brevi o persino già superate (come le discariche definite già individuate per Napoli e Bagnoli) e ci siamo trovati, dopo un anno, con il problema emergenziale acuito per il tempo trascorso. Abbiamo in particolare registrato che l’emergenza è maggiore in province che sembravano avere minori problemi, come Salerno, la città da cui provengo.

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Qual è il meccanismo saltato e quali sono i paletti che si sono mossi e che la hanno indotta, signor presidente, a rassegnare le dimissioni? Non intendo credere, per il basso profilo cui si ispira, al commento della imminenza delle elezioni. Lei avrà certamente avuto buone ragioni.

Sorvolo sulla questione degli LSU, di cui parleremo in un’altra occasione. SALVATORE MARANO. Ringrazio il presidente cui rivolgo due domande brevi. Vorrei sapere se lei sia a conoscenza di discariche disponibili, chiuse o sotto sequestro, che potrebbero essere utilizzate e se ritenga che la realizzazione di nuovi termovalorizzatori sia la vera panacea per la risoluzione del problema. TOMMASO SODANO. Ringrazio anch’io il presidente Bassolino. Ho particolarmente apprezzato l’appello al senso di responsabilità che le istituzioni ai vari livelli dovrebbero rappresentare in questa fase di emergenza, anche in considerazione del fatto che sono stato tra gli oppositori ad alcune scelte del programma, ma all’interno di una logica di recupero di razionalità del piano che mi sembrava di non cogliere in tutte le sue articolazioni.            Abbiamo audito anche il commissario Catenacci che ha parlato, tra l’altro, di un contenzioso del commissariato con la FIBE che si aggirerebbe tra 375 e 500 milioni di euro per l’apertura di discariche fatte direttamente dal commissariato. Ritenete che, vista l’esigenza di aprire nuove discariche in questa fase di emergenza dalla quale sarà necessario uscire anche attraverso la collaborazione di altre regioni, sia giusto che le discariche siano sotto stretto controllo e di stretta competenza pubblica anche per evitare infiltrazioni malavitose e quali sono a vostra conoscenza, data l’emergenza commissariale avuta, i collegamenti di alcuni servizi legati al ciclo dei rifiuti ancora in mano a famiglie camorristiche?            Inoltre, tenendo conto che le bonifiche rimangono in capo al presidente Bassolino, il generale Jucci nel corso di un’audizione della Commissione di inchiesta sul fiume Sarno ha parlato di un dragaggio del fiume per 1 milione 200 mila metri cubi, preventivando il trasporto di questi fanghi nella discarica di Tufino, aggiungendo allarme e preoccupazioni a quelli esistenti. Se la competenza sulle bonifiche è della regione Campania, non credo si possa prevedere che si verifichi uno spostamento di una massa enorme di fanghi provenienti dal fiume Sarno senza tenere conto della struttura commissariale. DONATO MOSELLA. Anche in relazione al suo appello di questa mattina, signor presidente, è chiaro a tutti che la situazione sta peggiorando e che ci aspettano settimane critiche. Partendo dal quadro della situazione in suo possesso, non ritiene che sia questa un’opportunità per capire quali siano le urgenze e le istanze che lei muoverebbe in qualità di presidente della regione, ma anche per il lavoro svolto, nella pianificazione di un progetto che ritiene ancora valido, rappresentandole a noi commissari ed al Governo che leggerà gli atti della Commissione? PRESIDENTE. Per quanto i risultati raggiunti nel campo della raccolta differenziata segnino un’inversione di tendenza evidente, le grandi città mostrano un ritardo straordinario. La regione ha idee, iniziative premiali e punitive (utilizzo un’espressione non corretta) per accelerare il processo?            In merito alle diossine oggi avremo come audito il professore Iannuzzi, che ha inviato una relazione e che ho avuto il privilegio di ascoltare in un affollatissimo convegno pubblico. Il professore sollecitava le ASL ad una maggiore attenzione e richiedeva maggiori risorse sul fronte epidemiologico sia sui capi animali sia sull’uomo. Vi è un lavoro in corso su questi aspetti? Spero ed immagino di sì.            Passando alla vicenda di Bagnoli, la Commissione si è recata in missione in varie regioni italiane per capire come mai le bonifiche non si realizzino, se il problema riguardi le norme, le

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risorse, private o pubbliche. Vorremmo capire quale sia lo stato dell’arte e quali suggerimenti possano essere forniti per migliorare la performance delle attività di bonifica e capire anche, al di là di Bagnoli, caso unico per la sua tipicità e per la sua dimensione, le previsioni per le altre bonifiche.            L’ultima volta lei ha parlato di un’opzione di rientro in condizioni di ordinarietà. La Commissione spinge molto su questo aspetto e vorrei sentire qualche ulteriore riflessione.

Infine, un’ultima domanda che mi sento di dover porre, senza alcun intento provocatorio. Sono trascorsi dieci anni dall’11 febbraio 1994, giorno in cui è stato dichiarata la prima condizione di emergenza e nominato il primo commissario straordinario. Abbiamo fatto passi avanti ma non siamo usciti dall’emergenza. Se dovesse sottolineare qualche deficienza o condizionamento che ha impedito la realizzazione dei programmi, quali suggerimenti darebbe per evitare che la Campania sia un modello negativo e per permettere interventi più certi anche in altre regioni. Il suo è un osservatorio straordinariamente privilegiato e la sua esperienza può fornirci suggerimenti utili sul piano delle criticità e delle eccellenze. ANTONIO BASSOLINO, Presidente della regione Campania. Cercherò di rispondere seguendo le questioni poste. Parto dall’ultima considerazione, per poi tornare all’attualità. Il commissariamento dura da dieci anni avviandosi alla conclusione, prevista per fine anno. Di questi dieci anni, tre sono stati direttamente gestiti da me. In questo periodo abbiamo avuto un passo in avanti significativo con il limite della raccolta differenziata nelle grandi città; abbiamo costruito sette impianti di CDR e, punto critico, non abbiamo avviato concretamente la costruzione dei due impianti di termovalorizzazione. Questa è la valutazione obiettiva da compiere.            Nella riflessione critica non posso rimproverarmi di non aver subito capito la situazione. L’interrogativo, semmai, è un altro: avrei dovuto proseguire nella continuità amministrativa o fermare tutto? Ho scelto la prima strada per fare il commissario di Governo e portare avanti un piano, nel suo complesso condivisibile, al cui interno vi erano scelte discutibili, che non condividevo ma che ho portato avanti per senso di responsabilità. Ho fatto questa scelta come primo atto perché si stava procedendo verso la conclusione delle discariche e mi apparve subito chiaro che non vi era altro. Non vi era neanche un impianto di CDR e si rischiava drammaticamente. Ho scelto, perciò, di garantire continuità amministrativa.            Il bilancio del commissariamento che deve inevitabilmente concludersi è composto da alcuni elementi positivi (raccolta differenziata, pur con il limite delle grandi città, e la costruzione di sette impianti di CDR) e dal punto critico del mancato avvio pratico dei due impianti di termovalorizzazione. La situazione è stata poi resa più complicata dalla discussione sorta. Vi possono essere idee differenti, ma nel momento in cui, nel dibattito, diviene forte l’opinione che il termovalorizzatore è il “demonio”, tutto cambia e si guasta. Le parole sono pietre. Se il termovalorizzatore viene considerato come il demonio ed il “male” assoluto, la discussione non riguarda più il “dove”, cioè la necessità di trovare il luogo idoneo per la costruzione degli impianti, perché qualsiasi posto venga scelto, sempre il “male” dovremmo costruire.            È evidente che avremmo potuto, malgrado ciò, iniziare ma era necessaria una delicata decisione di ordine pubblico che non è stata presa, che non era di mia competenza né in qualità di presidente della regione né in qualità di commissario straordinario. Non aggiungo altro. Si poteva andare avanti, ma sapendo che c’era chi era disposto a farsi arrestare e chi voleva una enorme drammatizzazione. Le autorità di ordine pubblico hanno stabilito che non potevano far nulla. PRESIDENTE. Lei ha sollecitato questo intervento? ANTONIO BASSOLINO, Presidente della regione Campania. Io sì, certamente. Ovviamente nelle forme opportune. Penso che dobbiamo stare attenti a non oscillare. Un conto è decidere interventi contro migliaia di persone in piazza (nessuno di qualsiasi orientamento politico è tanto pazzo da

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pensare di intervenire in queste situazioni), ma se non si interviene quando le persone che occupano il binario sono tre, non si va più da nessuna parte. Non sto parlando soltanto degli impianti di termovalorizzazione, perché accettando queste situazioni si crea un clima valido per tutto. Sono curioso di capire quali siano le scelte alternative.            Al termine del periodo di commissariamento ci chiediamo se sia stato giusto inserire nella gara che l’azienda vincente scegliesse i posti. Io non lo avrei fatto, ma ho portato avanti la situazione trovandomi dinanzi ad una gara espletata. Però starei attento a considerare la situazione se si dovesse riproporre, anche in altre regioni. Un elemento di valutazione deve riguardare anche i relativi gradi di consenso e di dissenso che si possono politicamente immaginare. Questo lo sanno valutare coloro che sono a contatto con il territorio e non aziende, qualunque esse siano, esterne al territorio e che ragionano su parametri indipendenti.            Ho fatto la scelta della continuità amministrativa perché mi sembrò evidente che vi fosse stato un accordo, non scritto, tra localizzazione di un termovalorizzatore e policlinico. DONATO PIGLIONICA. Si riferisce al polo pediatrico? ANTONIO BASSOLINO, Presidente della regione Campania. Sì. Per quanto mi riguarda, sempre seguendo la continuità amministrativa, ho scelto di portare avanti la situazione riguardante la sanità.            I termovalorizzatori non sono secondo me la panacea (è un termine che non userei mai), però mi sembra arduo individuare, per gli anni prossimi, una strada diversa da quella individuata, cioè incrementare il più possibile la raccolta differenziata, costruire impianti di CDR e termovalorizzatori. Un mese fa, li ho visti nel centro di Vienna ed anche a Barcellona, dove stanno ultimando la costruzione di un immenso quartiere per il forum culturale, ho visto un enorme impianto di CDR con accanto il termovalorizzatore. PRESIDENTE. Le grandi città sono uno dei temi più rilevanti. ANTONIO BASSOLINO, Presidente della regione Campania. Non scelsi io; ho detto come avrei fatto. Vi sono anche differenze tra le grandi città e dobbiamo ricordare che il livello di congestione di questa area urbana è senza pari al mondo, ma non sono più il sindaco di Napoli, né il commissario straordinario e non ho fatto la gara. Per tornare ai termovalorizzatori, non sono la panacea ma uno degli elementi di un ciclo integrato, finché le tecnologie non ci consentiranno, a costi sopportabili per la collettività, di intraprendere altre strade.            La giunta regionale ha approvato un disegno di legge regionale inviato in commissione. È necessario un grande sforzo perché entro fine anno sia approvato così da consentire, in corso d’opera, il passaggio dalla conclusione dell’esperienza commissariale alla legge regionale. La regione cerca di far approvare la legge, supporta la raccolta differenziata ed io stesso trascorro diverse ore della giornata per aiutare il commissario straordinario. Prima di venire all’audizione ho chiamato un sindaco perché si rischiava la chiusura di una delle poche discariche aperte. Ho parlato con Errani, Lorenzetti, con il ministro, con la Presidenza del Consiglio. Debbo trovare risorse economiche che non spetterebbe alla regione fornire. Dieci giorni fa abbiamo trovato 3 miliardi 300 milioni; cinque giorni fa 12 miliardi 500 milioni ed il prossimo venerdì porterò in giunta un altro provvedimento per trovare ulteriori finanziamenti. Dopo avremo finito, se a questi non se ne aggiungeranno altri che il Governo dovrà fornire, sia pure sotto forma di anticipazioni. Le risorse dovranno essere date se non si vuole giungere alla follia di chiudere un’intera regione. DONATO PIGLIONICA. Uno “spalmarifiuti”! 

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ANTONIO BASSOLINO, Presidente della regione Campania. Non solo per le elezioni. Tutti noi presenti abbiamo già fatto una campagna elettorale, quella del 2001, sui rifiuti ed a me quella esperienza è bastata. Ora siamo alla vigilia di un’altra campagna elettorale. Mi ero augurato e continuo a farlo, avendo il commissario Catenacci la piena autonomia di votare chiunque, e non potendo votare per me, che non sono candidato… PRESIDENTE. Questa è un’anticipazione. ANTONIO BASSOLINO, Presidente della regione Campania. Sì. Mi ero augurato che vi potesse essere collaborazione. Se non diamo il senso di una responsabilità assunta in primo luogo da noi, non è semplice che altre regioni forniscano aiuti. Stiamo intervenendo presso altre regioni, Emilia, Umbria, Lombardia, Abruzzo, Puglia, Calabria, ma qualcosa in Campania dobbiamo fare. Vi sono cose sconcertanti. Quando vi è una situazione grave, un sindaco ha il dovere di aprire un sito di stoccaggio provvisorio. Io, come sindaco di Napoli e non di Parapoti, non mi sono messo né la fascia per bloccare i camion, né alla testa di donne e bambini, ma ho autorizzato, in accordo con il prefetto di Napoli, di portare nella discarica di Pianura, dentro la città di Napoli, per mesi, i rifiuti di 151 comuni della regione. Chi agisce pensando ad un ritorno elettorale, sbaglia, perché anche per questa azione presi il 73 per cento a Napoli.

Alcune discariche possono, anzi debbono, essere utilizzate; non possiamo fare altrimenti. La discarica di Ariano può essere utilizzata. La discarica di Parapoti, non più sotto sequestro, può essere utilizzata. Durante la crisi siamo andati a Palma Campania. Ma se si vuole andare in una discarica, lo si fa di notte, all’improvviso. Se sono gli stessi funzionari dello Stato ad avvertire le persone, per fare i blocchi, non ci si riuscirà. È possibile che in tutta la provincia di Salerno, composta da 158 comuni, non vi sia un posto da utilizzare? Ho messo tante firme riguardanti Salerno, anche sostitutive di autorità e funzionari dello Stato, perché sono abituato ad assumermi le mie responsabilità. Penso che il commissario Catenacci farà lo stesso, ma è necessario un aiuto. Se lo ho avuta fino ad un certo punto, nulla quaestio, l’importante è che venga dato in questo momento.

Sottolineo la questione delle risorse perché esistono dei paradossi. Si dice che per la difficoltà di trovare siti di stoccaggio e discariche bisogna portare i rifiuti fuori regione. Chi pagherà? Stiamo facendo tutti gli sforzi finanziari possibili, ma anche noi abbiamo un limite. È necessario uno sforzo da parte del Governo e sono certo che ci sarà. Ho sempre trovato una forte collaborazione da parte del ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e della Presidenza del Consiglio. Sono certo che anche in questo caso avremo un aiuto. Per parte mia darò tutto l’aiuto possibile al commissario per esaminare la situazione futura e capire se siano necessari cinque termovalorizzatori piuttosto che due, ma ciò dopo aver fronteggiato il momento attuale.

In merito al fatto se le discariche nuove siano da controllare, rispondo affermativamente. In primo luogo quelle che possono essere utilizzate e poi requisirne altre. Certamente né io né il commissario Catenacci compreremo mai discariche i cui prezzi potrebbero salire improvvisamente perché nelle mani della camorra organizzata. Chi deve tutelare il pubblico, tutela il pubblico. Cerchiamo di utilizzare le discariche possibili e di trovarne altre sotto la mano pubblica, ricordando che occorrono due anni per costruire termovalorizzatori.

Penso che le bonifiche siano state un lavoro importante. Lascio un appunto sull’attività svolta e su quella in corso riguardante anche Bagnoli. A mio avviso rappresenta un punto di riflessione anche per la legislazione nazionale il fatto che la progettazione esecutiva delle bonifiche e la realizzazione delle opere utilizzi la normativa dei lavori pubblici. Questa normativa è nata per realizzare opere di costruzione ed è difficilmente adattabile ad operazioni di bonifica di un’area industriale dismessa. Si tratta di una situazione completamente diversa. Abbiamo il prolungamento di una normativa prevista per costruire, in un ambito in cui le scelte riguardano in primo luogo la demolizione. Per queste grandi aree è necessaria una riflessione anche sullo smaltimento. Parliamo

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di siti di grandi dimensioni (Bagnoli comprende 2 milioni di metri quadrati), la cui problematica non può essere racchiusa nei confini di un’istituzione locale. UGO DE FLAVIIS, Assessore regionale all’ambiente. La riflessione del presidente Bassolino, anche rispetto ai fatti specifici, è esaustiva. Aggiungo una considerazione sulle diossine, perché ho avuto occasione di incontrare la Commissione qualche mese fa ed ho sviluppato l’esame della questione insieme ad altri colleghi. All’inizio di agosto dell’anno passato vi è stata una Conferenza di servizi che utilizzava il finanziamento dato dal Governo attraverso il decreto-legge, circa 4 milioni di euro. Il 50 per cento di quel finanziamento è stato utilizzato per monitorare il territorio e per sviluppare un sistema informativo sull'argomento; il resto, veniva diviso tra ARPAC e sanità per sviluppare ed intensificare il monitoraggio sulle analisi, oltre al fatto che era in corso e si sta concludendo la gara per il laboratorio regionale della diossina, che verrà affidato ad un’azienda che abbiamo costituito con Bagnoli Futura.             Sussiste un problema politico, amministrativo e legislativo legato alla vicenda dell'ordine pubblico. Discutiamo su una norma recepita in Italia nell'agosto del 2002 e, tra l'altro, anche più rigorosa rispetto ai parametri di altri paesi europei. Oltre che monitorare le cause e verificare gli effetti, sono molto preoccupato del fatto che qualche amministratore locale diffonda notizie che creano problemi di ordine pubblico. Allora, pur condividendo la necessità di accompagnare il monitoraggio nei primi interventi bonifica, senza intervenire inutilmente perché si rischia di sperperare denaro pubblico, credo che sia utile prestare attenzione al tipo di messaggio che si dà all'esterno senza creare situazioni di terrore, di disordine sociale e psicofisico (credo che le donne incinte siano meritevoli di maggior rispetto di quello che il sindaco di Acerra riserva loro).  PRESIDENTE. Sempre considerando che, se un direttore sanitario dell'ASL fornisce questi elementi, diventa tutto complesso. Vorrei capire per quale ragione alcuni comuni investono nella raccolta differenziata e altri non la fanno: cosa si potrebbe fare per costringerli e per responsabilizzarli in tal senso?  GIULIO FACCHI, Consulente dell’amministrazione regionale. Si tratta di un tema già affrontato altre volte in Commissione. Presidente, la famosa ordinanza n. 319 prevedeva una tariffa nello smaltimento che premiasse i comuni che facevano la raccolta differenziata. È del tutto evidente che, aldilà dei contributi esterni, se il ciclo integrato dei rifiuti dovesse basarsi sulla raccolta differenziata, occorrerebbe trovare al suo interno una serie di risorse che la favoriscano.             Proprio nello spirito della continuità di cui parlava il presidente Bassolino prima, dobbiamo gestire il ciclo integrato dei rifiuti con una parte che fu assegnata con gara - quindi, è un sistema industriale che aveva determinate condizioni e una tariffa prefissata -, mentre quella destinata alla raccolta differenziata andava del tutto costruita. In occasione della presentazione del testo di legge, insieme all'assessore regionale riflettevamo sul fatto che dovevamo creare anche una norma transitoria immediata che riprendesse lo spirito dell'ordinanza n. 319.            Tuttavia, credo che sia utile ricordare il contesto generale su cui si è sviluppata la raccolta differenziata. Abbiamo avuto importanti dati - in alcune zone si raggiunge il 65 per cento - laddove c'erano le condizioni per rivedere in toto la forma di raccolta dei rifiuti. Tuttavia, aldilà delle zone in cui siamo intervenuti, nei bilanci di buona parte dei comuni della regione Campania non ci sono le risorse necessarie per fare la banale raccolta dei rifiuti e non quella differenziata. Se nei comuni di Torre del Greco, Ottaviano e Trecase il nuovo commissario non continuasse a contribuire alla raccolta, credo di aver già detto quale sarebbe la situazione. Nel comune di Ottaviano lavoravano 30 persone che costavano 2 miliardi 100 milioni l'anno, con un appalto assegnato di 1 miliardo 200 milioni. Da allora, nonostante tutti gli appelli, la legge finanziaria non ha previsto un significativo passo avanti rispetto al patto di stabilità. Ad esempio, sino a quattro anni fa la città di Napoli aveva

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ancora il servizio in appalto esterno e dieci anni fa aveva addirittura il servizio a peso. Con l’ASEA, un’azienda pubblica con tre lotti, che oggi sta operando nel 70 per cento della città, la raccolta differenziata è passata dallo 0,9 per cento all’8-9 per cento, ma, poi, ha avuto un’ovvia flessione. Infatti, a Napoli, come a Milano e in altre zone, la raccolta differenziata iniziò con il famoso sacco viola multilaterale, che, poi, è stato superato ovunque.             Oggi Napoli contribuisce in negativo alla percentuale regionale della raccolta differenziata ma, se analizzassimo il percorso avvenuto in questi anni, credo che non sarebbe poca cosa lo sviluppo di tale azienda. Non spetta a me ricordare anche il travaglio politico della gestione della società, per cui nell'ultimo anno ci sono stati dei problemi sulle nomine che, di fatto, hanno bloccato gli sviluppi. Oggi esistono delle discariche teoricamente attrezzate e messe a disposizione del soggetto aggiudicatario. La gara stabiliva che il soggetto aggiudicatario dovesse gestire, oltre che la termodistruzione a valle del CDR, anche gli smaltimenti della frazione organica stabilizzata e dei sovvalli. Il compito del commissariato era quello di autorizzare, laddove ne esistessero le condizioni, le discariche di supporto.             Questo non è un dato di poco conto: su una percentuale di 100 che entra nell'impianto di CDR, 36 diventa CDR e 64 va in discarica. Quindi, probabilmente, la partita in discarica è stata sottovalutata all'inizio e anche come pezzo economico del sistema non era assolutamente secondario. Man mano che apriva gli impianti, il soggetto aggiudicatario ha presentato una serie di proposte. La prima, che lei dice essere sequestrata, è quella di Roccarainola. Ricordo molto bene che nel 2001 la trasmissione Sciuscià dava un’immagine molto brutta di quella zona. Quella discarica fu sequestrata perché la procura scoprì che vi erano altri rifiuti già stoccati in precedenza, per cui, di fatto, oggi è ancora inutilizzabile.             Si presentò anche un progetto relativo alle cave di Chiaiano, all'interno del comune di Napoli, che poteva avere un suo senso se la frazione organica stabilizzata fosse stata un prodotto che non puzzasse più. In questi anni aver gestito gli impianti in condizione di emergenza e, probabilmente, anche con dei chiari limiti di gestione, ha fatto sì che, pessima qualità o meno, non sia uscito un terriccio che non puzza, ma che è ancora oggettivamente un rifiuto. Quindi, credo che sia improponibile utilizzare le cave di Chiaiano. Dal 2001 a giugno del 2003 il soggetto aggiudicatario utilizzò la cava Giuliani a Giugliano, ma, parallelamente, presentò un'altra discarica ancora a Giugliano, la famosa Settecainati. Tuttavia, fino a giugno del 2003 a Giugliano c'era l'impianto di CDR, esisteva la discarica Giuliani ed un’altra ancora. È ovvio che in quella fase, per consentire di sfruttare fino in fondo la famosa cava Giuliani, dovemmo sottoscrivere un accordo con i cittadini e con il sindaco di Giugliano dicendo che era l’ultima. Quindi, sulla carta esiste questa discarica autorizzata, ma mi sembra difficilmente riproponibile un meccanismo di questo tipo. Inoltre, esistono altre due discariche autorizzate ma non realizzate da FIBE, un'altra sempre a Giugliano, Ripuaria ed un'altra ancora a Villarica.            Nella relazione del 10 dicembre insieme al dottor Paolucci eravamo convinti che non fosse più percorribile la strada prevista dalla gara, cioè che non fosse più il soggetto aggiudicatario a dover indicare le discariche perché, come nel caso del termodistruttore, avremmo avuto delle localizzazioni non proponibili dal punto vista sociale. In quella relazione c'erano le condizioni per uscire dall'emergenza perché si riteneva che le future discariche dovessero essere gestite e controllate direttamente da soggetti pubblici, anche per verificare il materiale in uscita. Queste discariche erano state localizzate, alcune sono disponibili e un'altra non fu realizzata. Infatti, il sindaco del comune interessato ci accompagnò a visitare l'area e, all'improvviso, la stessa passò da 3 a 12 miliardi; inoltre, il sindaco stesso venne in ufficio con una delegazione di cittadini a chiedermi come avessi fatto a vedere l'area.             Da questo punto di vista ci sono stati degli episodi che è inutile raccontare ma che meritano delle riflessioni. Parlando della discarica individuata nel casertano, quando su un’area sono tutti d'accordo sul costo - dal sindaco al capogruppo consiliare, con un vasto consenso politico anche all’esterno - e il giorno dopo si blocca il paese e l'altra discarica vicina per mandarti in crisi,

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semplicemente perché la valutazione economica era cambiata, credo che non ci sia molto da aggiungere. PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Bassolino e tutti i nostri ospiti per la loro disponibilità. Credo che questa non sarà l'ultima occasione di utile confronto, ma una necessaria e reciproca opportunità per contribuire, ognuno per le proprie responsabilità, non solo ad uscire dall'emergenza ma anche a progettare e a programmare cose positive. 

 Incontro con i presidenti delle province e con gli assessori provinciali all’ambiente di Avellino,

Benevento e Napoli. PRESIDENTE. In conformità alle disposizioni della legge istitutiva 31 ottobre 2001, n. 399, la Commissione svolge attività istruttorie e conoscitive tese a verificare lo stato di attuazione delle normative vigenti, nazionali e regionali, in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti.

Nel quadro di tale attività, un utile contributo ai lavori della Commissione potrebbe essere fornito dalla conoscenza degli aspetti connessi all’esercizio delle competenze delle amministrazioni provinciali, che svolgono un importante ruolo nelle fasi programmatorie, autorizzatorie e di controllo sul complessivo sistema dello smaltimento dei rifiuti; interessa alla Commissione approfondire in particolare i profili di maggiore criticità del settore.

Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento ai presidenti delle province per la disponibilità manifestata, darei la parola al presidente della provincia di Avellino.

 FRANCESCO MASELLI, Presidente della provincia di Avellino. Abbiamo predisposto delle relazioni sulle attività svolte in materia di smaltimento dei rifiuti.              In provincia di Avellino la situazione rispecchia l'andamento nella regione Campania. Recentemente abbiamo avuto una vivace protesta rispetto alla discarica di Difesa Grande, che doveva essere chiusa, anche per i lavori di messa in sicurezza, ai sensi dell'ordinanza n. 96 dell'ottobre del 2003.  PRESIDENTE. Il prefetto Catenacci ha riferito che il commissariato straordinario non ha più intenzione di usare la discarica di Difesa Grande; semmai è questione che, poi, afferirà alla responsabilità dell'ambito provinciale. FRANCESCO MASELLI, Presidente della provincia di Avellino. Anche su questo avrei qualcosa da dire. A noi fa piacere che, finalmente, si sia preso atto dell’ineludibile esigenza di chiudere Difesa Grande perché, aldilà di ogni altra questione, sussiste un problema di credibilità delle istituzioni che oggi deve essere più che mai consolidata, atteso che negli anni la chiusura di Difesa Grande è stata smentita da nuove ordinanze di riapertura. Di conseguenza, riteniamo che tale decisione, oltre ad essere ben accetta dal commissario, sia anche una mossa istituzionalmente opportuna per recuperare la credibilità persa. Rispetto al dato della provincializzazione devo evidenziare tutte le mie perplessità perché, pur avendo dichiarato al commissario Catenacci di essere disponibile ad un rientro nell'ordinarietà, ritengo che ciò sarebbe possibile se fissassimo un periodo nel quale si possa attivare una programmazione chiara, certa e definita.               Mi pare, invece, che si voglia scaricare sulle province una problematica che per circa 10 anni non è stata risolta: questo mi sembra ingeneroso e contraddittorio con quanto è stato dichiarato in questi giorni. Ritengo che tutto ciò costituisca un danno notevole perché siamo ormai nell'imminenza della campagna elettorale e, se da una parte si cerca di evitare che ci siano strumentalizzazioni politiche, capirete bene quali potrebbero essercene nel momento in cui le province fossero direttamente interessate. Rispetto a tali problematiche, devo registrare una scarsa

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attenzione da parte dell'attuale commissario e anche di quelli precedenti. Il nostro fascicolo testimonia le azioni che abbiamo svolto per stimolare l'attività del commissario e del commissariato, azioni che sono state quasi regolarmente ignorate e che hanno prodotto dei rapporti non sempre facili con il commissario stesso. Spero di sbagliarmi ma in questi ultimi tempi l'azione del commissario mi è sembrata particolarmente ostile nei confronti della provincia di Avellino. Infatti, benché siano stati attivati dei trasferimenti fuori regione di rifiuti tal quale, la provincia di Avellino non è assolutamente interessata dagli stessi; anzi, sembra quasi che ci sia una deliberata scelta punitiva nei nostri confronti, che avrebbe fatto venir meno il programma di uscita dall'emergenza predisposto dal commissariato. Tale programma prevedeva la riapertura e l'utilizzo per 15 giorni di Difesa Grande, con un conferimento di un 2.500 tonnellate al giorno, con altri 15 giorni di conferimento per 1.500 tonnellate al giorno e, poi, la sua chiusura definitiva.               Abbiamo tentato in tutti i modi di far capire al commissario che l'operazione non era perseguibile, consigliando di non forzare più di quanto fosse necessario perché avevamo capito che, al di là di qualsiasi strumentalizzazione politica avvenuta in passato, ci sarebbe stata una reazione popolare. Infatti, sono scese in piazza 10.000 persone per difendere il loro territorio e, soprattutto, per far rispettare l'impegno che lo Stato aveva assunto nei loro confronti.               Purtroppo,    non siamo stati ascoltati e siamo stati anche additati come i principali, se non gli unici, responsabili dell'emergenza che si è verificata in regione Campania o, almeno, del suo aggravarsi. Eppure, la provincia e il territorio hanno sempre dato segnali concreti per l'avvio del processo di completamento del ciclo integrato dei rifiuti. In tal senso, ricordo che la provincia di Avellino è stata la prima a realizzare il primo impianto di CDR, anche in quel caso con manifestazioni di piazza, alle quali non abbiamo ceduto perché era inevitabile che si dovesse procedere in quel modo. Quindi, abbiamo dato il nostro contributo, per quanto era possibile perché l'impianto di CDR della provincia di Avellino è proporzionato per una popolazione di 440.000 abitanti, anche per il conferimento da altre province quando è stato necessario. In quel caso, si sono creati dei problemi di sovrasfruttamento dell'impianto che hanno prodotto cattivi odori, soprattutto nell’ultima stagione estiva, con proteste da parte delle popolazioni che vivono nelle zone limitrofe.               Di conseguenza, ci è sembrato davvero ingeneroso l'atteggiamento del commissario e voglio sperare che non ci sia alcuna volontà di ritorsione nei confronti della provincia di Avellino perché, semmai questo dovesse verificarsi, certamente non staremmo a guardare. Invece, le altre attività della provincia sono compiutamente riportate sia per quanto riguarda i controlli effettuati sulla discarica di Difesa Grande sia sull'impianto di CDR sia per quanto riguarda la raccolta differenziata. Rispetto a quest'ultima, la provincia di Avellino ha anche proposto tre premi per i comuni che avessero raggiunto le quote percentuali più alte. PRESIDENTE. Dovete prevedere delle penalizzazioni per chi non la fa, non dei premi. FRANCESCO MASELLI, Presidente della provincia di Avellino. Abbiamo anche ipotizzato delle penalità ed abbiamo scritto ai comuni proprio qualche mese fa in occasione della premiazione di agosto.  PRESIDENTE. Dobbiamo avviare un percorso per il quale i comuni devono essere vincolati alla raccolta differenziata perché, se nella nostra regione fosse stata attuata, il problema non sussisterebbe. FRANCESCO MASELLI, Presidente della provincia di Avellino. Vorrei ricordare che la provincia di Avellino fa la raccolta differenziata anche come ente.  PRESIDENTE. Con quali percentuali? 

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FRANCESCO MASELLI, Presidente della provincia di Avellino. Mediamente siamo intorno al 12 per cento: ci sono comuni che raggiungono punte di eccellenza ma altri no.  PRESIDENTE. Faccio polemica: Ariano? FRANCESCO MASELLI, Presidente della provincia di Avellino. Per Ariano abbiamo tutti dati e possiamo verificarli. PRESIDENTE. Questo è un fronte che tutti noi responsabili, forse, sottacciamo perché ci sembra un dato scontato. FRANCESCO MASELLI, Presidente della provincia di Avellino. Il fatto stesso che la provincia di Avellino si sia preoccupata di stanziare dei fondi per incentivare la raccolta differenziata, mi sembra che sia un tentativo per far crescere questa sensibilità. Mi preoccupa un altro aspetto - in questo caso, mi faccio portavoce anche delle istanze che provengono dai comuni -, cioè il paventato costo dell'emergenza addebitato agli stessi. Se è vero che i vari commissari che si sono succeduti in questi 10 anni non hanno definitivamente risolto il problema, scaricarlo sulle province mi sembra un modo approssimativo per liberarsi di questa “patata bollente”.               Inoltre, mi sembra poco opportuno che i comuni, con tutti i tagli che subiscono dalle leggi finanziarie, in questa fase di emergenza debbano farsi carico anche dello smaltimento e del conferimento dei rifiuti (se venissero trasferiti fuori regione, sarebbero tutti a carico dei comuni).               Non credo che la responsabilità sia solo dei comuni, perché in 10 anni qualcuno non è riuscito a svolgere il compito per il quale era stato incaricato.  CARMINE NARDONE, Presidente della provincia di Benevento. Non abbiamo consegnato una relazione sulla provincia di Benevento ma possiamo prepararla ed inviarla; consegno, invece, alla Commissione una delibera della giunta provinciale. Abbiamo stanziato delle risorse per l'emergenza, coordinandoci con una corresponsabilità diretta al commissariato, ed abbiamo assunto un pacchetto di proposte che vorrei porre alla vostra attenzione. PRESIDENTE. Mi pare che abbiate aiutato anche il comune capoluogo. CARMINE NARDONE, Presidente della provincia di Benevento. Condivido il principio della provincializzazione perché le modalità e le procedure sono più gestibili e realizzabili. Ci siamo anche assunti delle responsabilità perché, nonostante la forte pressione popolare, il CDR di Avellino e di Casalduni è stato realizzato con la solidarietà della prefettura, pagando i costi necessari. Il problema è che quel CDR è difforme rispetto alle attese perché quella frazione non stabilizzata crea degli enormi effetti indesiderati.               La gente non riesce a capire tutto ciò ed occorre stare molto attenti a non perdere la loro fiducia. La discarica di Benevento, prevista dal commissariato, è l'unica che non ha suscitato proteste. Tuttavia, dopo la sua bonifica e la costruzione dell'impianto di estrazione del gas, sarebbe un peccato tradire le persone che l'hanno subita per sette anni, con effetti indescrivibili e senza dire mezza parola. Infatti, di fronte all'impegno che, una volta bonificata, restasse lì, una riapertura, tecnicamente impossibile, farebbero perdere la fiducia dei cittadini.               Nella situazione attuale la provincia è disponibile ad assumersi le responsabilità delle scelte in maniera coordinata, anche quelle di tipo industriale. Presidente, sulla raccolta differenziata abbiamo investito risorse e fatto delle campagne, ma sussistono due difficoltà. In primo luogo, abbiamo una rete di piccolissimi comuni dove le risorse sono un problema (abbiamo un solo comune con oltre 15.000 abitanti). In secondo luogo, il ciclo complessivo integrato non è sempre interamente raggiungibile con la raccolta differenziata ed oltre la soglia prevista dal decreto Ronchi diventa complicato.

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              In questi giorni stiamo rivedendo i contratti di programma previsti dal PRUSST di Benevento, che, però, aveva una configurazione di impianti industriali in grado di trasformare una parte della raccolta differenziata. Vorremmo completarli con un ciclo completo su base provinciale, anche cooperando con altre province, ma sempre partendo dalla base e, quindi, rovesciando il meccanismo. Inoltre, sussiste l'importante problema delle bonifiche delle discariche perché ne è stata bonificata una sola. Attualmente, il vero problema è che la discarica storica di Benevento, Ponte Valentino, non è stata mai bonificata e i relativi fondi sono stati dispersi per l'emergenza e per le difficoltà.               Quindi, la provincia è disposta a cooperare e ad assumersi le responsabilità di scelta insieme ad altri. A mio avviso, alcuni parametri non possono essere regolati da procedure espropriative classiche ma per alcuni tipi di impianti occorrono benefit territoriali per il comune che li ospita e per la popolazione: tutto ciò creerebbe un meccanismo più attento di compartecipazione e di consenso.              Presidente, lei è stato recentemente a Benevento ed ha visto che per i rifiuti esiste una tecnologia estremamente importante, cioè un sistema satellitare - tra l'altro, in cooperazione con le altre province - che può monitorare i movimenti e le discariche abusive dal nord Africa fino al Polo nord. Il servizio partirà tra un mese e in futuro potremmo fornirvi delle indicazioni più mirate e riservate. Infatti, abbiamo in corso dei protocolli con il Ministero dell’interno su alcune notizie e qualche procedura brevettuale che tuteli il soggetto che ha promosso e realizzato questo sistema. PRESIDENTE. Siamo qui non solo per valutare le condizioni di criticità ma anche i luoghi di eccellenza. Credo che quello che abbiamo visto l'altro giorno sia un’esperienza da approfondire e da esportare, per cui sicuramente rifletteremo e decideremo cosa fare per capire meglio la situazione.  CARMINE NARDONE, Presidente della provincia di Benevento. In quel caso, è stata allestita una sala operativa del Mistero dell'ambiente perché i dati, invece di acquisirli da soggetti terzi, possiamo fornirli noi direttamente, soprattutto per un’azione di contrasto agli sversamenti: quindi, quel sistema opera già. La proprietà è della provincia e del comune di Benevento e, quindi, su questo punto abbiamo un accordo di cooperazione. PRESIDENTE. Abbiamo il piacere di audire la dottoressa Rea, funzionario dell'amministrazione provinciale di Napoli, proprio per i profili che riguardano le attività di telecontrollo, anche in funzione di una responsabilità condivisa con la Prefettura e con una serie di comuni: credo che utilizzare queste sinergie sarebbe utile per tutti. LUCIA REA, Dirigente della direzione legalità e sicurezza della provincia di Napoli. Posso rispondere solo ed esclusivamente nell'ambito della mia direzione, cioè per le politiche della sicurezza e non dell'ambiente. Parliamo del protocollo di intesa, cioè del patto per l'ambiente, siglato in prefettura con 18 comuni dell’area di Vitaliano. Ovviamente, tutto ciò rientra nell'ambito delle politiche di elaborazione di strategie unitarie circa il problema dell'ambiente. Nell'ambito di questo settore la provincia di Napoli ha monitorato costantemente il territorio con un software che abbiamo da tempo. PRESIDENTE. Avete una sala operativa? LUCIA REA, Dirigente della direzione legalità e sicurezza della provincia di Napoli. Abbiamo una sala operativa ed un sistema di rilevazione satellitare che, attraverso delle fotografie, ci fornisce dei dati - che vanno dall'abusivismo alle discariche abusive - che vengono elaborati e confrontati attraverso un software. Abbiamo i dati del 2003 e per il 2004 abbiamo già stipulato un contratto per la rilevazione satellitare con la società Telespazio. Quindi, il software del satellite ogni 16 giorni

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evidenzia se sono nate nuove discariche, anche sotterranee. Ovviamente, i comuni dovrebbero attivarsi con le polizie municipali per controllare i siti di cui diamo i dati fotografici.  PRESIDENTE. Quindi, il differenziale lo comunicate alle forze di Polizia. LUCIA REA, Dirigente della direzione legalità e sicurezza della provincia di Napoli. Attualmente, questo è in via di discussione, ma credo che i dati arrivino in prefettura e, poi, alle forze dell'ordine; ovviamente, le zone vanno, poi, monitorate fisicamente tramite la Polizia municipale. In realtà, abbiamo dei dati anche per il 2003, ma non sono così sofisticati; abbiamo fatto già un confronto con i dati ARPAC e possiamo fornirveli. PRESIDENTE. Più che i dati occorre capire le modalità operative per comprendere il grado di attenzione su queste vicende e se convenga esportare questo sistema.  LUCIA REA, Dirigente della direzione legalità e sicurezza della provincia di Napoli. Siamo in possesso dei dati e stiamo attendendo la decisione a chi affidarli. PRESIDENTE. Quindi, ogni 16 giorni avete la mappatura di tutta la provincia di Napoli e siete in condizione di vedere discariche, discariche abusive, sversamenti incontrollati ed abusivismo edilizio. Cosa riuscite a vedere concretamente? LUCIA REA, Dirigente della direzione legalità e sicurezza della provincia di Napoli. Non so risponderle ma il sistema è molto preciso: credo che siamo nell’ordine di metri. PRESIDENTE. Quanto vi costa? LUCIA REA, Dirigente della direzione legalità e sicurezza della provincia di Napoli. Abbiamo speso un paio di miliardi delle vecchie lire solo per l'ultima parte e non so quanto abbiamo pagato il software precedente.  CARMINE NARDONE, Presidente della provincia di Benevento. Mi consenta di intervenire in proposito ad un ultimo aspetto, relativo al corpo di polizia provinciale ambientale - costituito ufficialmente e ormai consolidato -, il quale sta riscuotendo ottimi risultati nell'azione di contrasto all'illegalità in materia ambientale. I problemi che incontriamo - relativi al potenziamento del corpo – derivano sostanzialmente da certe ristrettezze di parte corrente responsabili di impedire il perseguimento di tale obiettivo. Inoltre, le regole attuali di reclutamento del personale, rendono notevolmente più complesso l'inserimento di nuove figure professionali, di cui pure avremmo bisogno. Queste sono le difficoltà attuali e le opportunità che abbiamo dinanzi. STEFANO SORVINO, Assessore all’ambiente della provincia di Avellino. Il presidente Russo, chiedeva, al di là dei profili di criticità, se vi fossero anche dei punti di eccellenza: rispondiamo che, in qualità di provincia di Avellino, l'impiantistica prevista dal piano di smaltimento regionale è stata pienamente e compiutamente realizzata, con buoni risultati di operatività. In località Pianodardine di Avellino è stato installato il primo CDR; disponiamo di una stazione di trasferenza a Flumeri, abbiamo impianti di compostaggio e un dispositivo di isole ecologiche.

L'unico problema riguarda la mancata attuazione, dell'articolo 23 del decreto Ronchi, quello che prevede gli ambiti territoriali di smaltimento, posto che il quadro normativo sinora applicato - risalente alla legge regionale n. 10 del 1993 - , è stato superato dall'attuale regime commissariale; informo, in ogni caso, questa Commissione che, nella giornata di ieri, abbiamo appreso con soddisfazione l’approvazione – ad opera della regione Campania - di un disegno di legge costituente uno strumento indispensabile per la piena attuazione normativa della disciplina del

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settore, con la configurazione degli ambiti territoriali ottimali la cui dimensione dovrà risultare più ampia di quella degli attuali bacini, eccessivamente frammentati e quindi inadeguati a garantire l territorio la propria autosufficienza. DONATO PIGLIONICA. Se non ricordo male la geografia della regione, le province di Avellino e Benevento posseggono due impianti di CDR; uno a Casalduni e l’altro a Pianodardine; in merito, domando se, attualmente, i piazzali di questi due impianti siano colmi e dove venga trasferito il loro prodotto e gli avanzi dell’attività di smaltimento? Vengo, inoltre, ad una domanda successiva dal tono più politico: mi sembra che le province non abbiano svolto un ruolo di interposizione come invece molti comuni sembrano aver fatto. Non temete che, alla fine del commissariamento, certe prese di posizione, certe discese in campo, renderanno poi problematico per i sindaci e per gli eventuali presidenti di provincia, doversi assumere la responsabilità della scelta, senza cadere in profonde contraddizioni? Le immagini dei sindaci schierati con le fasce sui binari delle stazioni mi suscitano una certa apprensione, non posso non chiedermi come faranno queste autorità locali quando sarà il momento di dover provvedere all'individuazione dei siti.  TOMMASO SODANO. Mi incuriosisce molto l'idea del piano integrato su base provinciale: non le sfugge, presidente, che questo richieda una rivisitazione dei rapporti con il commissariato e con l’aggiudicatario della gara? Vorrei mi fosse chiarito solamente se fossero stati mossi già dei passi formali con il commissariato per addivenire ad una soluzione in tal senso. PRESIDENTE. Prego gli illustri ospiti di contenere i tempi dei loro interventi. Da parte mia, svolgerò una breve osservazione. Non avevo capito che da parte della provincia di Avellino vi fosse disaccordo rispetto al principio della provincializzazione… FRANCESCO MASELLI, Presidente della provincia di Avellino. No, infatti.  PRESIDENTE. Avevo compreso bene allora ?  FRANCESCO MASELLI, Presidente della provincia di Avellino. E’ così. Personalmente, ho sempre voluto chiarire che la nostra posizione è tesa ad ottenere il riconoscimento di un periodo di rientro dall'emergenza che ci consenta di gestire la situazione attuale. In ogni caso, non abbiamo mai promosso proteste, né con la fascia né senza fascia, perché riteniamo che il compito delle istituzioni sia un altro. Tutti i passaggi che noi abbiamo compiuto e compiamo passano esclusivamente attraverso i canali istituzionali esistenti. Non ci sogneremo mai di caldeggiare contestazioni nel senso richiamato. Sotto tale aspetto, può tranquillo, signor presidente; peraltro, sono stati lanciati degli attacchi nei confronti della provincia ma non ce ne siamo preoccupati, sebbene, in occasione della realizzazione dell'impianto di CDR abbiamo rischiato l'aggressione fisica nel corso di una turbolenta riunione durante la quale si cercava di far comprendere l'importanza di tale struttura. Per quanto riguarda lo smaltimento e la condizione degli impianti di CDR, sono stracolmi di FOS, di sovvalli, di ecoballe (rispetto alle quali c'è ancora possibilità di smaltimento, che ciò che invece non avviene nel caso dei primi materiali, perché la frazione organica, purtroppo, richiede discariche ad hoc; e poiché non esistono siti di destinazione, non sappiamo dove smaltirli). Però, sottolineo che la provincia di Avellino, sotto il profilo dell'impiantistica, è in regola con il piano regionale di smaltimento. PRESIDENTE. Tanto in regola che una parte dei rifiuti arriva anche alla provincia di Napoli. FRANCESCO MASELLI, Presidente della provincia di Avellino. I nostri? PRESIDENTE. Per ragioni geografiche, non intendevo riferirmi ad altre motivazioni.

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 CARMINE NARDONE, Presidente della provincia di Benevento. Vorrei soffermarmi brevemente sul problema del CDR di Casalduni, determinato dall’ingolfamento dell'impianto, dovuto soprattutto alla qualità del FOS che, da Casalduni, viene trasferito a Paolisi, per essere raffinato; nonostante questa operazione di raffinazione posteriore, si tratta di un prodotto piuttosto difficile da smaltire. Fino a che funzionava un impianto di inertizzazione a Caserta non si presentavano significative difficoltà, sorte quando – in seguito ad una serie di vicende successive – quell’impianto è stato sequestrato. La proposta che avanziamo, senza entrare in merito alla questione FIBE, privative, e aspetti correlati, è pertanto quella di acquistare degli impianti di inertizzazione per le bonifiche delle nostre discariche, ciò che ritengo compatibile con il quadro complessivo. Non è nostra intenzione aggravare la situazione dando luogo ad un contenzioso, siamo peraltro anche intenzionati ad acquistare autonomamente i macchinari necessari e gli stabilimenti, purché naturalmente servano per lo smaltimento dei rifiuti della nostra provincia. PRESIDENTE. È stato perfettamente chiaro. Mi preoccupa semmai il suo straordinario buonsenso, mi consenta la battuta. CARMINE NARDONE, Presidente della provincia di Benevento. Noi ci siamo assunti le nostre responsabilità. Ci siamo presentati, insieme al prefetto, di fronte a cinquemila persone a sostenere il principio della necessità di realizzare un impianto CDR, senza avere paura, anche fisica. La nostra classe dirigente sa assumersi le proprie responsabilità, signor presidente. E questo è un dato positivo del nostro territorio. FRANCESCO MASELLI, Presidente della provincia di Avellino. Contrariamente a quanto si dice. PRESIDENTE. In questa Commissione non si sono sostenute posizioni di questo genere, glielo assicuriamo.              Ringrazio i presidenti delle due amministrazioni provinciali per la disponibilità e per averci fornito indicazioni più che utili ai fini dei nostri lavori. La nostra Commissione ha interesse, come spero sia chiaro, a comprendere le ragioni e le difficoltà nel trovare insieme anche percorsi di buonsenso e ragionevolezza che mi pare siano emersi in questa sede. Nel ringraziarvi per la vostra collaborazione, vi auguro buon lavoro.  Incontro con i sindaci e con gli assessori provinciali all’ambiente di Avellino, Benevento, Napoli e Salerno. PRESIDENTE. La Commissione, nello svolgimento della propria attività istituzionale, sta effettuando un ciclo di missioni presso tutte le regioni. L’obiettivo che la Commissione intende perseguire con la sua attività d’indagine consiste nella verifica dell’attuale sistema normativo e nella rilevazione di tutti quei profili critici e di quelle disfunzioni che possano pregiudicare una corretta gestione del ciclo dei rifiuti.

L’attività della Commissione in Campania è volta in particolare ad individuare le cause dell’attuale grave situazione determinatasi in relazione alla fase dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, che sta suscitando forti tensioni sociali nei territori che si trovano in maggiore difficoltà nella gestione del ciclo dei rifiuti.

La Commissione intende quindi conoscere con le odierne audizioni il ruolo e le attività svolte dalle amministrazioni comunali, con particolare riguardo alle problematiche inerenti alla raccolta differenziata e l’impiantistica presente nel territorio; altro profilo interessante attiene alla valutazione della tipologia di controlli esistenti anche in relazione alla disciplina degli appalti di servizi ed al traffico illecito di rifiuti.

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Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento ai sindaci per la disponibilità manifestata, darei la parola al sindaco di Salerno. MARIO PASQUALE DE BIASE, Sindaco di Salerno. Signor presidente, abbiamo già in passato avuto occasione di incontrarci, anche in Roma, e già in quella sede, illustrai lo stato del nostro territorio. Con oggi, in alcuni quartieri, a Salerno, si è arrivati alla diciottesima giornata consecutiva di mancata raccolta di rifiuti; infatti, dal 5 marzo 2004 è stato bloccato l'impianto di tritovagliatura di Sardone, e da allora la città è in permanente sofferenza. Con innumerevoli sacrifici, siamo riusciti in questi giorni a intervenire - seppur limitatamente - in alcune strade cittadine, ma occorre ancora risolvere il problema di interi quartieri popolari dove da ormai 18 giorni, lo ripeto (non so quante altre realtà si trovino in queste stesse condizioni), si ammassano lungo le strade cumuli di rifiuti, paradossalmente anche bene ordinati rispetto alle immagini che ho avuto modo di vedere in altre aree campane. Quindi, sotto tale aspetto, riscontriamo una totale partecipazione della comunità salernitana nella gestione anche di questi momenti difficili della propria vita. PRESIDENTE. Sindaco, quanta raccolta differenziata viene effettuata nel suo territorio? MARIO PASQUALE DE BIASE, Sindaco di Salerno. Una quota pari all’11 per cento. Mi soffermerò successivamente su questi aspetti; in ogni caso, almeno in base alla mia esperienza, Salerno rappresenta una delle poche realtà abbandonate a se stesse. Stiamo provvedendo in autonomia, con interventi interamente a carico del bilancio comunale, a provare a smaltire in queste ore, in questi giorni, i rifiuti ammassati in città. Questo è lo stato attuale. Non vedo, al momento, alternative; personalmente, rispetto alle vicende di questi anni ma anche dell'ultimo mese, ritengo necessario un periodo di riappacificazione, per riprendere quel rapporto di fiducia con la popolazione che si è completamente esaurito. Non parlo, ovviamente, per scaricare su altri le responsabilità, ma per esporre un dato evidente. Si è totalmente consumato il rapporto fiduciario tra popolazione e Stato, in tutte le sue articolazioni. Non credo che in queste ore, né nei prossimi giorni, sia possibile, in alcun luogo del territorio campano, e in particolar modo nel salernitano, reperire discariche utili, sebbene tutti sappiamo che la loro presenza consentirebbe una rapida soluzione del disagio in atto. Anche nel nostro comune disponevamo di un sito di stoccaggio nel 2001, ai sensi di quanto previsto dall’articolo 13, ma all'atto delle mie lezioni mi sono dovuto confrontare con la presenza di un’impressionante montagna di rifiuti - di cui io ho ampiamente parlato - e che, durante il mese di luglio, si è anche incendiata. E’ tuttora in corso un procedimento contro di me, a proposito di quel sito di stoccaggio che ho ereditato dalla precedente gestione. La situazione è davvero complessa, in ogni caso, così, anche il semplice stoccaggio - ai sensi dell'articolo 13 - oggi è divenuto un problema, soprattutto alla luce dei rapporti con la cittadinanza, tenuto conto che la popolazione locale ha sopportato per due anni le vicende relative ad un sito di stoccaggio trasformatosi di fatto in una vera e propria discarica. Personalmente, ho riferito già a lei e alla Commissione, quanto avvenuto due anni fa, e ritengo che la soluzione unica si quella di ripristinare la gestione amministrativa ordinaria. Ovviamente, ciò non può intervenire automaticamente dopo dieci anni di poteri commissariali, dopo aver consumato la fiducia, e le risorse stesse. Occorre guidare un percorso che coinvolga enti locali, sindaci, province, e rescindere, a torto o ragione, il contratto che ha consentito la gestione degli impianti in questi anni, perché il suo esito è stato fallimentare. Prova ne è il venir meno della fiducia dei cittadini, prima di tutto nei confronti delle istituzioni. Due anni fa, parlavamo dell'impianto di CDR di Battipaglia, quando ci siamo incontrati a Roma e anche all'epoca esprimevo la mia preoccupazione sull’incertezza delle dinamiche successive all’eventuale riapertura dell’impianto medesimo.

Ciò che è accaduto lo abbiamo verificato proprio in queste ultime ore. Quelli che vengono definiti "lavori di manutenzione”, in questo caso, altro non sono, tutti lo sappiamo, che un modo per nascondere la reale impossibilità di smaltimento delle balle o ecoballe attualmente depositate su un

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piazzale. Sapevamo e sappiamo che il problema effettivo è quello di individuare i siti di stoccaggio per quei materiali; al momento, reputo, però, che dovremmo responsabilmente: governare per alcuni mesi, assicurando la gestione trasparente dei rifiuti; ripristinare il normale esercizio dei poteri da parte degli enti locali; immaginare un piano - di almeno due anni - di gestione; dimostraci disponibili al confronto, per verificare la possibilità di individuare con certezza gli impianti, azzerando tutti i rapporti in essere, perché questo ciclo - su cui sono stato estremamente critico e continuo a ritenere impossibile da gestire - deve partire di nuovo dalle origini, in un rinnovato clima di fiducia tra cittadini ed istituzioni. Quanto alla raccolta differenziata, oltre alle informazioni che le ho precedentemente fornito, allo stato attuale, temo non ne sia possibile una versione “spinta”, per mancanza dei siti necessari.

Inoltre, quanto ai termovalorizzatori, questi sono oggetto di un confronto assai vivace tra me e il mio amico ed assessore D’Ambrosio: da parte mia, preferirei chiamarli bruciatori, non credendo che i rifiuti debbano risultare valorizzati ma solo inceneriti. RAFFAELLE SBRESCIA, Commissario prefettizio del comune di Avellino. Sono il commissario straordinario per il comune di Avellino. Sinora siamo riusciti a far fronte alla situazione, avendo la disponibilità di un'area che, nel periodo del terremoto, fu adibita a sede di prefabbricati, successivamente smobilitati. Questo sito - utilizzato in origine come isola ecologica - è divenuto sito di stoccaggio dal 6 marzo; alla luce di ciò, la raccolta, sinora, si è svolta regolarmente con un ritmo di tre, cinque volte la settimana. Naturalmente, non potremo proseguire ancora per molto in questa direzione, prevediamo, infatti, che tra otto, dieci giorni la capacità dell’area si esaurirà. Per far fronte al problema, contiamo sulla acquisizione, cui sta provvedendo l'amministrazione provinciale, di alcuni capannoni. Stiamo anche cercando di ottenere la disponibilità di un'area di diecimila metri quadrati che si trova vicino al CDR, di proprietà dell’ASI, il cui presidente ci ha anche assicurato la disponibilità del sito, all'occorrenza; così facendo, saremo in grado di procedere un altro mese, facendo affidamento sulla circostanza che il CDR possa essere rimesso in funzione. Sono tre le modalità di raccolta: una molto spinta nel centro storico; un’altra consistente nell’impiego di isole ecologiche nella restante parte della città; per le utenze commerciali, infine, (carte e cartoni da imballaggio), è stato di nuovo adottato un sistema molto spinto che sinora ha funzionato. Stiamo stoccando interi recipienti, cassoni il cui costo giornaliero ammonta a 25 euro ciascuno. Peraltro, si tratta anche di contenitori di difficile reperibilità; spendiamo - in media - 3500 euro al giorno, alla luce di una situazione contabile neppure eccessivamente florida; quanto al 2003, infatti, il 98 per cento degli impegni di spesa ordinaria ha coperto il pagamento delle rate di ammortamento dei mutui e gli emolumenti al personale. La situazione per l'anno in corso non è del resto molto diversa, e per questi motivi, anche noi rivolgiamo un appello per ricevere un contributo economico. ROCCO PAPA, Vicesindaco di Napoli. Vi porgo le scuse del sindaco, assente per i numerosi impegni che al momento gravano l'amministrazione comunale, proprio in relazione all'emergenza rifiuti. Passerei immediatamente la parola all'assessore delegato alla raccolta dei rifiuti, affinché fornisca tutte le più dettagliate informazioni in proposito, anche al fine di informare la Commissione sullo stato di emergenza in corso. PRESIDENTE. Uno dei temi politici e polemici che si pone, anche in termini generali, da Avellino, a Salerno, a Napoli, riguarda la misura in cui le città, e nel caso di specie quella di Napoli, contribuiscano - a livello impiantistico - al piano regionale. In tal senso, chiediamo delucidazioni non solo su quanto è previsto attualmente dal piano, ma anche sulle possibili modifiche da introdurvi. Inoltre, una delle polemiche principali che interessano la stessa Commissione riguarda il ruolo della provincia, ed il modo in cui questo ente si pone rispetto al problema, in termini di

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assunzione di responsabilità e di adozione di iniziative. Infine, in merito a quanto appena richiamato, vorremmo conoscere come la città di Napoli si rapporti con le dinamiche in atto. FERDINANDO DI MEZZA, Assessore ai rifiuti del comune di Napoli. Signor presidente, lei ha richiamato il piano regionale ed a quello, pertanto, sarà necessario risalire, per rispondere alle domande sollevate. Il piano prevedeva la realizzazione dei famosi sette impianti di CDR, quattro dei quali distribuiti per ciascuna delle restanti province (Avellino, Benevento, Salerno e Caserta), e 3 assegnati a quella di Napoli, individuandone anche le relative localizzazioni. Si affidava alla società aggiudicataria FIBE la localizzazione degli impianti di termovalorizzazione, nonché l'individuazione dei siti per lo stoccaggio della FOS, cioè la frazione organica stabilizzata. Ricordo, peraltro, che in base al piano e alle previsioni contrattuali, è stata disposta la cessione della privativa. Ovvero, il comune di Napoli doveva cedere la privativa a FIBE e ciò ha comportato che, nei fatti, il comune non sia più proprietario dei rifiuti prodotti, dovendoli completamente conferire alla società.

A noi rimane l'onere di organizzare, eventualmente, le trasferenze dei rifiuti urbani. Questa resta l'unica responsabilità del comune in base a quanto stabilito nel piano stesso. Ciò nonostante, ogni qualvolta si sono profilate difficoltà, come al momento avviene, il comune di Napoli non si è ritratto, cercando piuttosto di far fronte ai problemi in atto e dimostrare la propria disponibilità nel risolverli. Abbiamo anche realizzato un sito adeguato e attrezzato per far fronte alle esigenze della città, compatibilmente con quanto disposto dall'articolo 13, cui facciamo riferimento anche per le trasferenze. Solo di recente, con le ultime ordinanze commissariali, si è fornita un’indicazione a proposito della contabilizzazione dei costi derivanti dalle operazioni di trasferenza, inserite tra le voci di spesa del ciclo di smaltimento dei rifiuti, e poste a carico del comune.

Il comune, oltre ad attivarsi rispetto al problema in essere, ha inoltre sempre manifestato la propria disponibilità a farsi carico anche del resto del ciclo, una volta individuati modalità e termini del relativo intervento. Il vero problema che tuttavia si pone per il comune, in questo momento, è quello della cessione di privativa: stando così le cose, anche volendo operare diversamente, non potremmo farlo. Possiamo intervenire esclusivamente nella fase preliminare al ciclo dei rifiuti, ovvero la raccolta differenziata. Quanto alle misure adottate nel periodo attuale, siamo stati investiti, come gli altri comuni, dell’emergenza in corso e pertanto, come già facemmo nell’aprile scorso quando si verificarono altre situazioni emergenziali, abbiamo attivato iniziative per stoccare momentaneamente rifiuti prodotti, dando vita al sito cui si è accennato; stiamo, inoltre, valutando la possibilità di individuare altri siti all'interno del comune, per poter far fronte ad un eventuale peggioramento della situazione in essere.

Siamo, infine, particolarmente allarmati dagli ultimi eventi della giornata di ieri, in considerazione di ciò che potrebbe accadere con la chiusura del sito di Villa Literno, dove conferiva, sinora, uno degli impianti principali della città, quello di Caivano, addetto allo smaltimento dei rifiuti e alla produzione di ecoballe. Nel contempo, in questi giorni, l'azienda, di intesa con l'amministrazione, si è mossa anche a livello nazionale, stabilendo contatti con altre regioni e soggetti pubblici gestori di impianti di smaltimento, per individuare eventuali aree presso cui poter conferire parte dei nostri rifiuti. È stata emanata, in tal senso, anche una specifica ordinanza del commissario straordinario per l’emergenza, Corrado Catenacci, che prevede questa possibilità; attualmente, siamo in attesa delle necessarie intese da parte dei presidenti delle regioni che autorizzino il conferimento in aree individuate al di fuori del nostro territorio. Rimane comunque forte, ripeto, la nostra preoccupazione per il problema profilatosi nelle ultime ore relativamente alla chiusura dell'impianto di stoccaggio di CDR di Villa Literno, che potrebbe bloccare anche gli altri impianti attualmente attivi.

Quanto alla raccolta differenziata, come dimostra il quadro riassuntivo del 2002, che renderò disponibile ai membri di questa Commissione, ci attestiamo, come anche la provincia di Salerno, attorno a un valore sul totale pari a circa l'11 per cento. In tal senso, vi è stato un trend nel

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2002, poi consolidatosi, risultato cui si è pervenuti ricorrendo ad un certo tipo di raccolta differenziata (le così dette paline Ecopunto), che tuttavia si ritiene oggi di poter abbandonare passando a quella “porta a porta”, avviata in via sperimentale in alcuni quartieri cittadini per carta e materiale leggero. Negli ultimi mesi sono intercorsi, inoltre, rapporti costanti con il commissario straordinario allo scopo di definire modalità innovative per la raccolta differenziata, e sono state definite - nell’ambito di un più generale pacchetto di ordinanze commissariali – delle linee guida per la raccolta stessa. Da parte nostra, ci siamo attivati prontamente con l'obbiettivo di puntare ad una raccolta a tappeto che interessasse le grandi utenze della città. Inoltre, nel corso degli incontri e del confronto con il commissario straordinario, si è anche discusso intorno all'esigenza di una maggiore provincializzazione della raccolta: il comune si è prodigato promuovendo vari incontri con i soggetti competenti, anche nella prospettiva di dar luogo ad una sorta di consorzio per raccogliere alcune tipologie di materiali da recuperare su scala provinciale. Chiaramente, questo percorso, che stava appena mostrando i primi risultati, è stato bloccato dall'emergenza in corso, mentre attendiamo di sapere dal commissario Catenacci se quelle ordinanze e le indicazioni ivi contenute siano ancora valide o se invece sia più opportuno modificare la direzione precedentemente intrapresa. Se certamente la nostra intenzione rimane quella di proseguire con la raccolta porta a porta, invitiamo anche in questa situazione emergenziale i cittadini ad utilizzare comunque la raccolta ordinaria (le paline Ecopunto) ed incrementarla, allo scopo di ridurre il materiale da sversare in discarica. Si tratta, pertanto, di un vero e proprio invito che il sindaco stesso oggi ha già rivolto - attraverso gli organi di stampa -, alla cittadinanza con l’intento di limitare il conferimento di rifiuti indifferenziati. ROCCO PAPA, Vicesindaco di Napoli. A proposito del contributo che Napoli potrà dare, non posso che ribadire come i vincoli, i limiti, le condizioni della nostra attività sono quelli stabiliti dal contratto in corso, che naturalmente abbiamo rispettato. Una grande città, a mio giudizio, ha il dovere di dar esempio anche in una situazione così complessa come quella attuale: ciò è necessario per ripristinare quel clima di fiducia - di cui parlava il sindaco di Salerno - tra le popolazioni, non solo cittadine ma dell'intera regione, e conferire attendibilità all’impegno assunto dalla città di Napoli - maggiore produttrice di rifiuti in quest'area – di intervenire responsabilmente ed in modo decisivo per risolvere lo stato di crisi, compiendo tutti i sacrifici possibili e facendo della società per azioni preposta allo smaltimento dei rifiuti un punto di forza, non solo di carattere amministrativo, ma anche economico e produttivo. In questo senso, esiste un impegno formale del comune per rivedere in chiave propositiva il ruolo che la città potrà svolgere in tale contesto. ILLUMINATO BONSIGNORE, Amministratore delegato dell’ASIA. Vorrei aggiungere alcune considerazioni. Si osservava che la nostra quota di raccolta differenziata rappresenta l'11 per cento del totale: in proposito, vorrei sottolineare che le modalità di raccolta attivate sono varie. TOMMASO SODANO. Questo è un punto controverso. Forse sarebbe il caso di approfondirlo. Da stamattina, continuiamo a sentire dati diversi sulla raccolta differenziata per la città di Napoli. ILLUMINATO BONSIGNORE, Amministratore delegato dell’ASIA. Non so a quali dati si faccia riferimento… TOMMASO SODANO. Lei faceva riferimento ad un valore percentuale pari ad 11 punti, calcolato su base regionale, a cui la città di Napoli contribuirebbe in una misura molto bassa, intorno al 3, 4 per cento. 

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ILLUMINATO BONSIGNORE, Amministratore delegato dell’ASIA. Non so quali dati abbia il prefetto, io conosco esclusivamente quelli della nostra Azienda, anche perché, come voi sapete, il materiale raccolto in maniera differenziata viene inviato al recupero: si tratta di operazioni che fatturiamo e per le quali riceviamo un compenso. Certamente, il costante monitoraggio del sistema della raccolta - tutti i nostri camion sono monitorati con sistemi satellitari - ha comportato innanzitutto una diminuzione della quantità dei rifiuti conferiti dal 2002 al 2003. Quest'anno, per la prima volta, siamo scesi sotto le 500 mila tonnellate (quando è nata ASIA, conferivamo 580 mila tonnellate in discarica); abbiamo conferito a selezione per il recupero circa 60 mila tonnellate del 2003: questi sono i dati che conosco bene e risultano dai nostri bilanci.              Non so da cosa si ricavi quel valore da lei riferito, pari al 3 per cento, in ogni caso, tengo a precisare che dalle quantità considerate, sono esclusi i materiali inerti, i residui da costruzioni, che pesano molto e che spesso alcune città invece sommano ai valori complessivi, aumentando, pertanto, la percentuale di raccolta differenziata. PRESIDENTE. Ma sono rapidamente smascherate… ILLUMINATO BONSIGNORE, Amministratore delegato dell’ASIA. Esatto. Invece, le nostre quantità non sono “smascherabili”, poiché a formarle sono semplici raccolte di carta e cartone. Osservo inoltre che l’ASIA gestisce un'attività di raccolta anche nelle aree verdi; in tal senso, ci occupiamo perfino degli stralci di potatura, in base ad una convenzione stipulata con il comune di Napoli, per il servizio giardini. Quanto all’organico necessario per queste attività, che ormai a tutti gli effetti costituiscono un servizio vero e proprio (effettuato in base ad appuntamenti prefissati con fruttivendoli, verdurai, fiorai, mercato ortofrutticolo, presso cui operiamo la raccolta dei materiali) il problema che si pone riguarda l'esigenza di un suo incremento. PRESIDENTE. È sensazione nostra che nell'ultimo anno non vi sia stato un trend straordinario in crescita… ILLUMINATO BONSIGNORE, Amministratore delegato dell’ASIA. Lei ha visto giusto: il vero problema è che dal 2002 al 2003 non abbiamo registrato alcun incremento. Ma su questo ha inciso anche l'incertezza sul sistema dello smaltimento dei differenziati, tenendo conto, in ogni caso, che quando un’azienda è gravata dal problema di smaltire i rifiuti quotidianamente, questa non riesce a dedicarsi a nuovi progetti pur previsti in cantiere; soprattutto è arduo lanciare nuovi progetti mentre si verifica un'emergenza (dall'anno scorso abbiamo dovuto affrontare ben tre ripetute emergenze (una in maggio, un’altra in settembre, e quella attuale). Vorrei sottolineare, comunque, come accennavo poco fa, che le metodologie di raccolta adoperate dalla nostra società sono diversificate per tipologie merceologiche; non soltanto ci occupiamo della raccolta porta a porta presso le famiglie, ma anche di quella presso le utenze commerciali: ovviamente tutte le forme di raccolta devono essere incrementate, ed il nostro obiettivo sarà quello di raggiungere, entro la fine di quest'anno, il 20 per cento, cioè di raddoppiare i valori attuali. La nostra attività si è accompagnata ad una campagna di sensibilizzazione che abbiamo promosso presso le scuole: l'anno scorso, ad esempio, abbiamo toccato 100 scuole e 30 mila bambini, organizzando una giornata per la raccolta differenziata per ogni istituto scolastico, ove installiamo anche i bidoncini per la raccolta di carta, cartone e materiale secco. Quest'anno, la nostra attività di promozione e sensibilizzazione coinvolgerà anche gli istituti superiori così da arrivare a 50 mila studenti all'anno. Il progetto in corso terminerà in giugno: i dati e le rilevazioni su quanto stiamo svolgendo, peraltro, ci confortano, consentendoci di affermare che l'obiettivo prefissato potrà essere raggiunto. Quanto al problema del ruolo della provincia, seguendo le linee guida del commissario straordinario emanate in dicembre, ci troviamo oggi in fase di avanzata elaborazione di un progetto

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per la raccolta su scala provinciale. In proposito, stiamo analizzando il problema con i consorzi interessati, confidando, tra tre settimane, di definire un piano di fattibilità relativo a questo tipo di intervento. Sinora, su indicazione del commissario, ed in sua stretta collaborazione, è stato possibile svolgere un’attività di raccolta - che auspichiamo possa proseguire, salvo il caso in cui l’emergenza risulti così aggravata da precluderla - corso anche in altri comuni (Aversa e Capua ne sono un esempio). Ci siamo attivati e abbiamo operato, sebbene sinora non sia ancora chiaro chi paghi. In terzo luogo, siamo già disponibili - e lo abbiamo comunicato ufficialmente alle autorità competenti – ad includere tra le prestazioni stabilite in via contrattuale anche quella di smaltimento della frazione organica stabilizzata; diversamente, se gli impianti non funzionassero totalmente (come si paventa anche per il blocco nell’immagazzinaggio delle ecoballe) utilizzeremmo i contratti che stiamo stipulando per il nostro tal quale.  PRESIDENTE. Vorrei soffermarmi adesso sulla vicenda di Bagnoli: le rendo noto che abbiamo svolto una serie di missioni successivamente alla vicenda Priolo (definite appunto “Priolo after”), visitando quasi tutti i siti nazionali, da porto Marghera a Porto Torres, da Portovesme a Priolo stessa, e sostanzialmente abbiamo compreso esservi una straordinaria difficoltà sul piano delle attività di bonifica, talvolta per finanza locale, talvolta per ragioni di finanza pubblica, talaltra per motivi di finanza privata, oppure per sovrapposizioni normative, regionali e nazionali. Unica eccezione è quella della vicenda dell’ACNA di Cengio che diventa un modello riferimento rispetto al quadro in esame. Vorremo capire insieme a voi la vicenda e soprattutto individuare i punti di criticità e le eccellenze, per verificare un’eventuale esigenza di modifiche legislative in materia o, al contrario, per constatare il successo di un modello addirittura esportabile.Lei sa benissimo quali attenzioni vi siano attorno all'area di Bagnoli, come perfino dimostrano le sollecitazioni che abbiamo raccolto dal Presidente Ciampi. CARLO BORGOMEO, Amministratore delegato di Bagnoli Futura Spa. Partirò dalla costituzione di Bagnoli Futura, una STU (società di trasformazione urbana) di proprietà di comune, regione e provincia. Questo non ci esime dal dire che abbiamo raccolto un’eredità consistente nell'attività di bonifica del soprasuolo svolta dalla società Bagnoli del gruppo IRI, che si era occupata, appunto, di una bonifica dell’area durata circa cinque anni. Di quell’intervento sul sottosuolo a noi rimaneva soltanto la demolizione del cosiddetto “treno a nastri”, in questi giorni in via di conclusione (l'ultimo edificio da abbattere, ai fini della bonifica, era infatti quello) mentre, invece, restano sull'area 16 siti di archeologia industriale che andranno bonificati, messi in sicurezza e riutilizzati secondo quanto descritto dal piano urbanistico esecutivo. Quanto all’attività di bonifica che svolgiamo, essa è regolata dalla legge speciale n. 388, che assegnava al comune di Napoli, ovvero ad una STU costituita, la bonifica del territorio. In queste ore, stiamo, inoltre, attendendo l'esito di un ricorso in base a cui è stata richiesta la sospensione dell'affidamento della gara; senza scendere nella cronaca, vorrei osservare che ci troviamo all'immediata vigilia dell'assegnazione della gara per la bonifica (per un ammontare complessivo di 50 milioni di euro): in proposito, informo che il consiglio di amministrazione, con l'accordo degli azionisti, ha deciso di indire una sola gara per la gran parte dei lavori ed un'altra per la loro direzione. La gara per i lavori di bonifica dovrebbe essere assegnata in giugno. Il capitolato di gara è evidentemente figlio del piano di completamento della bonifica che la società Bagnoli Futura ha inviato ai ministeri competenti circa un anno fa, lungamente valutato e tardivamente approvato in data 31 luglio 2003. Tutti gli aspetti relativi al trattamento dei rifiuti sono nel capitolato e nel piano di completamento della bonifica: sono escluse miscelazioni di rifiuti e c’è un conferimento di soli materiali inerti in una discarica individuata con apposita delibera del consiglio comunale di Napoli. Tutte le altre questioni sono a carico della ditta aggiudicatrice, e la società Bagnoli Futura si riserva un forte controllo contabile-amministrativo e tecnico sull'effettuazione della bonifica.

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            Sulle cose da esportare, come stazione appaltante abbiamo trovato di grandissima rilevanza il protocollo di legalità firmato in questa sede, che va al di là delle procedure abituali, cioè quelle che richiedono alla stazione appaltante di verificare i certificati antimafia. La procedura - attuata non solo per la gara ma per tutte le forniture di Bagnoli Futura - prevede che, una volta fatto il bando di gara e prima ancora di invitare le ditte, accanto alla nostra verifica dei requisiti minimi ci fosse l'autorizzazione a procedere della prefettura, che per iscritto ci ha consentito di invitare le ditte in possesso dei requisiti suddetti.             Gli eventuali punti critici derivano dall'accordo di programma siglato da Bagnoli Futura, dalla regione, dalla provincia, dal comune e dall'autorità portuale in relazione alla condizione che i Ministeri dell'ambiente e del tesoro hanno posto per approvare il piano di completamento della bonifica. Dal punto di vista amministrativo si è verificata una novità - comprensibile, anche se a noi non ha fatto piacere - perché il decreto stanzia una cifra massima, ma a condizione che la stessa, ancorché non sufficiente, sia decisiva per completare il piano di bonifica. Quindi, l’accordo reca che siamo destinatari di 75 milioni di euro, ma si deduce che non bastano perché c'è un impegno di Bagnoli Futura, assunto con propria delibera, a farsi carico dei costi necessari per il riutilizzo dell'archeologia industriale. Inoltre, abbiamo inserito due clausole di salvaguardia, esclusivamente perché ci sono state richieste: se l'autorità portuale non si facesse carico della rimozione della colmata a mare, che non è di nostra competenza, Bagnoli Futura interverrebbe con le proprie risorse, così come se il commissario di Governo non si facesse carico del costo del conferimento a cava esterna degli inerti.             Queste due questioni costituiscono una forte cautela voluta dai ministeri perché la logica ispiratrice del decreto di finanziamento è stata che fosse l'ultimo. Naturalmente, speriamo che, attraverso l’intervento dei privati, si possano mettere in moto risorse che ci consentano di non farci carico dell'intero porto. Tuttavia, la logica dell'accordo è che Bagnoli Futura si faccia carico della questione, ma, essendo titolare della trasformazione urbana, nel prosieguo della sua attività dovrà avere dei ricavi superiori ai costi.            Per quanto riguarda i rifiuti, posso entrare nei dettagli ma manifesterei la mia incompetenza dal punto vista tecnico e, quindi, lascerò un documento preparato dagli uffici della società che tranquillizzerà sulla gestione dei rifiuti connessi alla bonifica. Peraltro, la garanzia è l'approvazione del Ministero dell'ambiente che, al riguardo, è stato particolarmente severo. Su Bagnoli non esistono questioni aperte dal punto di vista ambientale. Infatti, sono state superate tutte quelle relative all'amianto e prevediamo di riscontrarne un po’ quando si opererà nel sottosuolo del sito in cui era collocata l’Eternit, che fabbricava tale materiale. Tra l'altro, i lavori precedenti sono stati fatti a maglie molto strette e le eventuali sorprese dovrebbero essere oggettivamente molto contenute. Avendo messo a gara un progetto definitivo, i tempi della bonifica sono calcolati in 28 mesi, 4 dei quali per la progettazione esecutiva e 24 per la bonifica propriamente detta. PRESIDENTE. La ringrazio. ROCCO PAPA, Vicesindaco di Napoli. Sempre a proposito di Bagnoli - ormai sono sei anni che seguo questa vicenda - volevo sottolineare che, in realtà, nel nostro paese la bonifica dei grandi siti inquinati, soprattutto di natura pubblica, è un dato che possiamo considerare in corso. A mio avviso, in questo momento bisogna affrontare il problema di come incentivare la bonifica di quei siti che, non essendo pubblici o essendolo solo parzialmente, hanno bisogno di forme di incentivazione per mettere a disposizione delle città e dei territori più in generale aree di riqualificazione urbana.             A mio avviso questo è il tema di natura più propriamente politica. PRESIDENTE. Dare una prospettiva di valorizzazione. 

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ROCCO PAPA, Vicesindaco di Napoli. Bisogna decidere i tempi, i costi, i soggetti e come trovare un equilibrio complessivo che consenta, poi, di arrivare a valorizzare l'area al punto di rendere economicamente compatibile la bonifica. Probabilmente, in sede legislativa va fatta una riflessione complessiva perché in questo momento ci troviamo ad affrontare il tema usando normative differenziate, messe a punto per problemi differenti come la bonifica e la valorizzazione (penso alla Demanio Spa e ad altre esperienze del genere). Forse, bisognerebbe ripensare organicamente ad un'iniziativa parlamentare che affronti il problema dalla sua nascita alla sua risoluzione, senza utilizzare o in minima parte le risorse pubbliche, che in questo momento non sono disponibili per tali questioni. COSTANZO DI PIETRO, Assessore alle finanze del comune di Benevento. Innanzitutto porgo le scuse e il saluto del sindaco D'Alessandro che, purtroppo, non ha potuto presenziare. Per quanto riguarda la situazione del nostro comune, in data 10 marzo 2004 abbiamo ricevuto una nota del prefetto di Benevento con la quale si invitava il comune ad adottare misure contingibili ed urgenti a seguito della sospensione dell'attività dell'impianto di produzione di CDR di Casalduni. Quindi, ci siamo attivati per trovare soluzioni alternative che potessero non gravare eccessivamente su Benevento. Tuttavia, la città attualmente soffre e, sebbene sia abituata a soffrire, non lo era certamente per l'emergenza rifiuti. Mi preme sottolineare che la comunità beneventana ha già dato un contributo di solidarietà alle altre province della regione, allorquando il prefetto Romano ci obbligò a ricevere i rifiuti nella nostra discarica di Piano Borea, che, a causa di tale straordinario conferimento dalla città di Napoli e da altri comuni campani, ha terminato la sua attività di ricezione dei rifiuti ben tre anni prima.

È opportuno guardare al futuro e non certo lamentarsi del passato, anche se questo deve costituire sempre un punto fisso nella memoria per poter, poi, progettare. Attualmente a Benevento abbiamo 1.000 tonnellate di rifiuti a terra e si è verificato il blocco del CDR di Casalduni; oggi straordinariamente riapre in quanto è stato liberato dalla presenza di 250 tonnellate di balle e per la provincia di Benevento è stato permesso di sversare 600 tonnellate di rifiuti (400 della città capoluogo e 200 della provincia). Le 400 tonnellate della città non risolvono il problema a Benevento. Con un’ordinanza del sindaco di durata di tre giorni in tre giorni nella località Ponte Valentino è stata autorizzata un’area di stoccaggio provvisoria per ricevere dei rifiuti, all'interno di una zona industriale dove, tra l'altro, sono presenti anche numerose aziende che producono generi alimentari (multinazionali ed aziende locali di un certo rilievo). Quest'area di stoccaggio è stata attrezzata con il posizionamento di 25 scarrabili che, giorno per giorno, vengono coperti. Tra l'altro, ieri il sindaco ha emanato un’ulteriore ordinanza di regolamentazione straordinaria del servizio di smaltimento dei rifiuti facendo obbligo ai cittadini beneventani di non sversare nei cassonetti rifiuti secchi per dieci giorni e di sversare unicamente i rifiuti cosiddetti fermentiscibili. È stata anche adottata una norma particolare per i pubblici esercizi e per gli alberghi ed abbiamo distribuito agli esercizi commerciali e di ristorazione delle buste per rifiuti biodegradabili, in modo tale da fornire un servizio ai nostri ristoratori e ai cittadini.

 Sono già stato ascoltato da voi due anni fa e ricordo bene che il sindaco di Salerno disse di avere un’area di stoccaggio di CDR a Battipaglia con balle che ormai erano fermentate e che andavano nuovamente smaltite. Dopo due o tre anni verifichiamo il crollo dell'impostazione sul ciclo dei rifiuti adottata dal commissariato, che, fino ad oggi, non ci ha dato la possibilità di autodeterminarci in tale materia e, il più delle volte, ci ha anche confuso. Infatti, tutti i comuni capoluogo furono invitati a Napoli dal dottor Facchi per la presentazione dell'ordinanza n. 319 - che, a mio avviso, era un compromesso tra le esigenze politiche, manageriali e del territorio - con cui venivano costituiti una serie di sovraorganismi: in ogni provincia venivano individuati sei ambiti territoriali ottimali (ATO), con la differenza che ne veniva individuato uno per Napoli città ed uno per la sua provincia. Nell'ambito di ogni ATO veniva costituito l’EPAR, che doveva gestire la risorsa rifiuto; ai comuni capoluogo di provincia, alle zone territorialmente omogenee e ad una

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serie di altri soggetti veniva concesso di raccogliere il rifiuto e conferirlo all’EPAR. Successivamente, quest'ultima avrebbe dovuto commercializzare il rifiuto, sarebbe stata abilitata ad attuare tutte le politiche di investimento - con finanza di progetto ed attingendo ai finanziamenti regionali - e i singoli comuni divenivano semplici portatori d'acqua, pagando ciò che per l’EPAR è una materia prima: quindi, già allora bisognava pensare che la materia prima doveva pagarla l’EPAR e non certo il comune. Lamentammo questa forma anomala di gestione del servizio e ci attivammo. Naturalmente, nell’ordinanza n. 319 avevano un ruolo fondamentale i consorzi di bacino. Invece, adesso abbiamo appreso che con le ordinanze nn. 27, 28 e 29 l'idea sullo smaltimento dei rifiuti è completamente cambiata: vengono individuati altri soggetti per le politiche di investimento, ma nello tempo si crea disagio, impossibilità nella programmazione (non dimentichiamoci che i comuni e gli enti locali spesso devono fare i conti con le proprie finanze) e, soprattutto, viene meno il rapporto di fiducia tra i cittadini e le autorità preposte.             Per le famiglie lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani costituisce un costo secco ed è ancora parametrato sulla cosiddetta tassa, dato che, di anno in anno, viene posticipata l’entrata in vigore dell'applicazione della tariffa. DONATO PIGLIONICA. Non è vietato applicarla. COSTANZO DI PIETRO, Assessore alle finanze del comune di Benevento. È vero, tra l'altro il commissariato ha anche dato i criteri su come calcolarla. Viene prorogata di anno in anno perché, rispetto alla tassa, è quasi il doppio. Allora, nel momento in cui si peggiora un servizio, non si può chiedere il doppio ai cittadini. Adesso si è verificata un'inversione di tendenza - che, l'altro, avevamo auspicato già nell'incontro di tre anni fa - ed un passaggio di competenze, però il comune di Benevento ritiene che questo non possa avvenire senza un necessario passaggio di risorse.  PRESIDENTE. Assessore, quanta raccolta differenziata fate? COSTANZO DI PIETRO, Assessore alle finanze del comune di Benevento. Il 13-14 per cento da tre o quattro anni: purtroppo, non riusciamo ad incentivarla perché occorrono risorse. Credo che nei cittadini di Benevento tale sensibilità sia alta, tant’è che pensavamo di operare una raccolta differenziata porta a porta, con sanzioni notevoli per quanto riguarda la trasgressione, ma tutto ciò comporta un aggravio economico. Vorrei parlare un attimo dei consorzi di smaltimento. A Benevento siamo soci al 52 per cento del consorzio BN1, i cui 54 dipendenti il più delle volte sono in attesa di retribuzione da parte del commissariato, tanto che, attualmente, lamentano il mancato pagamento di tre mensilità. TOMMASO SODANO. Parliamo della raccolta sui camion? COSTANZO DI PIETRO, Assessore alle finanze del comune di Benevento. Fanno la raccolta sui mezzi soprattutto nei paesi. Riteniamo che questa forza lavoro possa essere impiegata per fare una massiccia azione di raccolta differenziata porta a porta anche sul territorio beneventano. TOMMASO SODANO. 54 persone? COSTANZO DI PIETRO, Assessore alle finanze del comune di Benevento. Iniziamo con 54. Benevento non è una città molto estesa e la raccolta non deve essere fatta giornalmente ma, soprattutto per i rifiuti secchi, una o due volte la settimana. Tuttavia, questi 54 lavoratori potrebbero

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essere reimpiegati per alleviare il peso dei rifiuti: ormai Benevento è una città che soffre e al momento non siamo in grado di dire ai cittadini quando finirà l'emergenza rifiuti. PRESIDENTE. Sarei poco corretto se non dicessi ai comuni quello che penso: con o senza le risorse dobbiamo trovare il modo per fare la raccolta differenziata. In Campania ci sono comuni che la stanno facendo con le stesse vostre risorse; ci sono comuni più fortunati che hanno avuto le risorse, ma anche altri che non le hanno avute e la fanno. La mia non è una polemica tra il comune piccolo e grande, sarebbe anche poco garbato in questa vicenda emergenziale. Ho apprezzato molto le parole del rappresentante del comune di Napoli quando ha accennato ad un trend che, purtroppo, si è fermato ma anche ad una prospettiva e ad una speranza di raddoppiare. La Commissione è capitata per caso nell'emergenza e sembrava poco cortese sfuggire alla stessa. Siamo qui per monitorare quello che ci siamo detti un anno fa e, probabilmente, quello che ci diremo fra un anno. Quindi, occorre trovare strumenti ed opportunità per ridurre il problema alla nascita e ciò si fa attuando la raccolta differenziata.

Napoli ha offerto anche delle soluzioni alternative attraverso l’ASIA, dando anche una mano in questo senso al commissario. A mio avviso, credo che i grandi comuni abbiano un’ulteriore responsabilità: quando sento continuamente dire che il termovalorizzatore sta al centro di Enna perché non fa male sono convinto di tutto ciò, ma questo indica che i grandi comuni devono assumersi una responsabilità nel processo. Forse, in questo c'è una critica comune a quel piano regionale perché, in qualche modo, ha articolato i pesi in modo tale che, più o meno, quasi tutti i grandi comuni influiscano meno. Ovviamente, questo genera ulteriore disagio e, probabilmente, taluni fenomeni sarebbero stati meglio governati nelle grandi città che non nelle periferie di medie cittadine di provincia. In questo senso mi permetto di cogliere la disponibilità che ho registrato dal vicesindaco e la sensibilità a comprendere che le grandi città sanno e possono dare l'esempio.

In questo caso c'è anche un altro dato positivo: il commissariato di Governo ha attivato ogni iniziativa per tutelare tutti i comuni in ugual modo ed, ovviamente, il comune di Napoli viene tutelato legittimamente un po’ meglio degli altri, anche per ragioni di responsabilità sociale.

L'emergenza registrata in alcuni comuni della provincia non è avvenuta a Napoli perché, probabilmente, quest'ultima ha avuto percorsi agevolati. Non vorrei che i luoghi sede di CDR cominciassero a dire che può entrare solo la raccolta differenziata. Se partisse anche questo meccanismo, sarebbe un ulteriore elemento di disagio, soprattutto per chi non fa la raccolta differenziata. Allora, rivolgo un forte invito in questo senso e, ovviamente, non riguarda nessuno in modo particolare.

 TOMMASO SODANO. La sollecitazione dei comuni è dettata dalla legge perché nel CDR dovrebbe esserci solamente il prodotto a valle della raccolta differenziata e questa è una delle aspre polemiche che sto conducendo da due anni contro la FIBE. Vista la simpatia del sindaco di Napoli - che, riferendosi ai rifiuti, ha detto che un po’ di friarelli non fanno male a nessuno - volevo sapere se all'interno del piano regolatore generale della città avete delle aree per i rifiuti (ad esempio, un sito di trasferenza o un’area di compostaggio). Perché ancora oggi i comuni o le partecipate continuano ad attuare raccolte differenti con un colore diverso del sacchetto?

 So bene che dipende da una mancata ordinanza o da un regolamento regionale, ma è così complicato che almeno tutte le partecipate si accordino sul contenuto e sul colore? Ciò renderebbe anche più facile la separazione dei rifiuti a valle perché in vari comuni è possibile raccogliere differenti tipologie di rifiuti e, probabilmente, farebbe crescere quella percentuale di raccolta differenziata che, oramai, è quasi fisiologica. DONATO PIGLIONICA. Con un po’ di sorpresa oggi ho sentito enunciare il concetto di rifiuto inteso come materia prima: sembra quasi che chi ritiri il rifiuto debba pagare perché gli offriamo

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una risorsa. Non condivido questo approccio perché, altrimenti, dovrei immaginare che oggi Benevento ha 1.000 tonnellate di risorse per strada, ma nessuno le raccoglie. Tutti dicono che le risorse sono scarse ma ritengo che i costi siano più alti di quelli che ci sarebbero se ci organizzasse.            Non avendo degli impianti e trasferendo questi rifiuti in altre regioni o, addirittura, all'estero, fino a quando sarà possibile chiedere le risorse al Governo centrale? Tutto ciò assomiglia alla situazione del calcio perché non si assumono delle responsabilità e, poi, si chiede che qualcuno intervenga su una questione che andrebbe risolta localmente. Inoltre, se la raccolta dei rifiuti solidi urbani presenta queste criticità, che cosa succede per i rifiuti speciali e per tutto ciò che è prodotto dall'industria? Voglio immaginare che in un territorio come questo, dove non si riesce a realizzare una discarica per RSU, probabilmente, fare un centro di trattamento di rifiuti speciali sia un qualcosa di irrealizzabile. Anche in questo caso quali sono i costi che le imprese sostengono? Il paradosso è che in una regione che decide di non fare impianti vengono sversati i rifiuti tossici delle altre regioni in maniera del tutto illegittima.             In tutto questo vi è un pizzico di schizofrenia perché non si vogliono gli impianti ma si tollerano Caserta e i laghetti: forse, la cosa peggiore degli impianti per il trattamento dei rifiuti è il fatto di non averne. PRESIDENTE. Chiedo ai rappresentanti di Bagnoli Futura di farci avere altri elementi in corso d'opera quando saremo in una fase più operativa: da quello che capisco, abbiamo, più o meno, risolto i problemi propedeutici. COSTANZO DI PIETRO, Assessore alle finanze del comune di Benevento. Vorrei rispondere alle sollecitazioni dell'onorevole Sodano. Il comune di Benevento ha individuato i siti dove allocare le isole ecologiche e le stazioni di trasferenza ed ha anche inviato le relative delibere al commissariato per l'emergenza rifiuti. Infatti, il presupposto per ottenere i finanziamenti per la costruzione di queste strutture era l'aver individuato i siti. Per quanto riguarda l'onorevole che prima ha ironizzato sulle mie esternazioni… PRESIDENTE. Assessore, non ha ironizzato perché questa non è la sede per fare ironie. Non lo faremmo nei confronti di nessuno, meno che mai nei confronti della sua seria attività.  COSTANZO DI PIETRO, Assessore alle finanze del comune di Benevento. La complessa ordinanza n. 319 ci ha illuso: se considerassimo il rifiuto come materia prima, diciamo pure che si tratterebbe di una forzatura e di una provocazione. Comunque, l’ordinanza diceva ai comuni capoluogo di provincia che, se volevamo veramente avere un ruolo, dovevamo provvedere unicamente alla raccolta perché alla commercializzazione pensavano loro. PRESIDENTE. Sapendo che gli impianti di trasferenza e le isole ecologiche sono al servizio del proprio comune, mentre l’idea è capire qualcosa a servizio degli altri. MARIO PASQUALE DE BIASE, Sindaco di Salerno. Come sindaco di Salerno dal primo giorno ho vissuto in permanente emergenza sulla raccolta differenziata. Per strada abbiamo tanti cassoni per la raccolta delle carte che, ciclicamente, sono occupati dal tal quale. Le campane di vetro sono state illogicamente messe vicino ai cassonetti della spazzatura, che, quando vengono bruciati, coinvolgono anche il vetro. Il comune di Salerno ha fatto solo investimenti con il suo bilancio e non ne ha avuti dai commissari. PRESIDENTE. Il comune di Napoli ha avuto investimenti?

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 ROCCO PAPA, Vicesindaco di Napoli. Fondi, mai. MARIO PASQUALE DE BIASE, Sindaco di Salerno. Li hanno avuti il comune o l’ASIA. Il comune di Salerno paga a 60 giorni i prezzi con il commissariato; ormai neanche più le forniture ordinarie si pagano a 60 giorni e noi lo facciamo per i servizi che ci vengono resi dall'impianto di tritovagliatura. Abbiamo messo i cassoni per la raccolta nei mercati e dopo qualche mese abbiamo dovuto ritirarli perché, quando la raccolta non è ciclica, il rifiuto diventa tal quale. PRESIDENTE. La vostra raccolta è fatta da un’azienda privata? MARIO PASQUALE DE BIASE, Sindaco di Salerno. No, è fatta dal comune, da una nostra azienda a totale partecipazione pubblica che, da spazzamento, si sta riciclando anche nella raccolta e nello smaltimento. Abbiamo pubblicizzato tale società per poi, eventualmente, rimettere sul mercato la quota di maggioranza o di minoranza. Quindi, ogni emergenza ci costa: il progetto obiettivo per i dipendenti comunali e per le società miste, i camion che ciclicamente abbiamo dovuto affittare, i cassoni che stanno a 65 lire il chilo, più un’ora di tolleranza di fila entro 100 chilometri, mentre un’ora in più all'impianto di tritovagliatura porta ad un altro prezzo ed oltre i 100 chilometri ad un altro ancora.             Presidente - l'ho già detto due anni ed era presente anche una sua consulente nostra concittadina, la signora Armenante -, i costi che stiamo affrontando in queste ore vanno sul bilancio ordinario dei comuni, che sono in bilico con il patto di stabilità. Allora, per rasserenare il futuro e per riprendere quel rapporto di fiducia con le popolazioni abbiamo bisogno di certezze e di una programmazione vera, che deve partire dall'azzeramento del ciclo dei rifiuti vissuto in questi dieci anni. Abbiamo venduto siti di trasferenza e di stoccaggio ex articolo 13 ed abbiamo vissuto sulla nostra pelle che sono discariche a cielo aperto (tale questione non riguarda solo la città di Salerno perché, ad esempio, vi sono tante microdiscariche nel Parco del Cilento). Alle popolazioni della Piana del Sele era stato venduto un impianto di CDR che, considerato di altissima tecnologia, si è rivelato una discarica che puzza a 7 chilometri di distanza. Quindi, non si può continuare a parlare di termovalorizzatore in qualsiasi punto della Campania senza avere la garanzia, l'affidabilità e senza ripristinare la fiducia, certo colpevolizzando chi non ha garantito impianti seri alle popolazioni.

La città di Salerno è pronta a localizzare nella propria area industriale un impianto, ma vuole farlo autonomamente; in questo modo sarà il sindaco - che può essere o non essere eletto - a garantire ai cittadini l'affidabilità tecnica e scientifica degli impianti e non terzi che non hanno alcun rapporto con le popolazioni. PRESIDENTE. È chiaro e, per qualche aspetto, anche condivisibile. TOMMASO SODANO. Ne terremo conto per le prossime audizioni. PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per la loro disponibilità e per il contributo significativo che ci è stato offerto. Tale contributo ci consentirà di fare ulteriori riflessioni e, soprattutto, di avviare un'iniziativa comune per tentare di uscire da questa emergenza e per restituire i poteri ai comuni, alle province e alle regioni, in modo tale da superare questa esperienza senza convivere con tale condizione.  

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Incontro con il procuratore generale della Repubblica di Napoli e con i procuratori o sostituti della Repubblica di Avellino, Napoli, Nola e Torre Annunziata.

 PRESIDENTE. In conformità alle disposizioni della legge istitutiva 31 ottobre 2001, n. 399, la Commissione, con la missione in Campania, intende effettuare attività conoscitive e di controllo sullo stato di attuazione della normativa vigente e sulle concrete modalità di gestione e smaltimento dei rifiuti. Tra i compiti della Commissione assume rilievo anche lo svolgimento di indagini relative ai sistemi illeciti di trattamento, smaltimento e traffico di rifiuti ed alle organizzazioni malavitose coinvolte nella gestione del settore.

In relazione alle attività illegali di gestione del ciclo dei rifiuti la Commissione è particolarmente interessata a conoscere il livello della presenza di infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore, in particolare relativamente al trasporto illegale dei rifiuti tra le diverse regioni; un profilo cui la Commissione riserva specifico interesse attiene alla ricognizione delle più diffuse fattispecie di illeciti penali ed amministrativi in cui incorrono gli operatori del settore, nonché la congruità ed efficacia dei controlli esercitati dagli enti preposti alla vigilanza. Altro aspetto da evidenziare riguarda l’opportunità di potenziare gli strumenti processuali di cui dispongono le procure, al fine di contrastare l’inserimento della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti.

Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, darei la parola al procuratore generale della Repubblica presso il tribunale di Napoli.

 VINCENZO GALGANO, Procuratore generale della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Di fronte alla gravità e alla complessità del fenomeno, che riguarda l'intero distretto, abbiamo chiesto ai relativi procuratori della Repubblica - cioè di Ariano Irpino, di Avellino, di Benevento, di Napoli, di Nola, di Santa Maria Capua Vetere, di Sant'Angelo dei Lombardi e di Torre Annunziata - di informarci sulle iniziative prese a proposito della raccolta, della selezione, del confezionamento, del deposito e dello sversamento dei rifiuti solidi urbani, nonché delle azioni giudiziarie ed amministrative (proteste, resistenze e simili) poste in essere da amministratori pubblici, sacerdoti ed abitanti delle diverse comunità del distretto. Abbiamo spedito una lettera in data 12 marzo 2004; sinora, però, l'unico ufficio che ci ha dato risposta è stata la procura della Repubblica di Ariano Irpino, che ci ha inviato un elenco in cui descrive i procedimenti intrapresi per presunte violazioni delle disposizioni relative a conservazione e smaltimento dei rifiuti, in casi di inquinamento ambientale estremamente protratto e penetrante. Tra i procedimenti di cui parla il procuratore, ve ne è solo uno, il n. 681 del 2002, in cui si procede ai sensi dell'articolo 323 (abuso di ufficio), nei confronti di un certo Facchi Giulio, nonché dei signori Lanzara, De Vizia e Picardi, che tuttavia risultano indiziati per violazione delle norme in materia smaltimento dei rifiuti e inquinamento ambientale. A prescindere da quanto ci è stato documentato abbiamo comunque consapevolezza dell’esistenza di fascicoli – depositati presso gli uffici del distretto – riguardanti altri fatti, attualmente oggetto di indagine, su cui sono stati avviati procedimenti sia dalla procura della Repubblica di Napoli sia da quelle di Nola e Santa Maria Capua Vetere. Tutto questo materiale istruttorio dovrà poi essere valutato in una prospettiva di indagini collegate, al punto di ottenere risultati apprezzabili sul piano dell'individuazione delle responsabilità penali - non solo contravvenzionali, ma anche attinenti alla criminalità organizzata che, come è intuitivo, trae notevoli vantaggi da questo stato di fatto -, e di eventuali reati contro la pubblica amministrazione che, allo stato, non sono in grado neppure di ipotizzare per assenza degli elementi necessari.

 NUNZIO FRAGLIASSO, Sostituto procuratore della DDA. Mi sono posto un problema che, ovviamente, adesso le riferirò. Oltre ad illustrare gli aspetti generali del problema, sono in grado di indicare i singoli casi specifici, fornendo alla Commissione un’informazione anche molto

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dettagliata su fatti attualmente ricoperti dal segreto di indagine. Chiedo, pertanto, che la Commissione acconsenta alla segretazione di quanto verrò a riferire in proposito.  PRESIDENTE. Certamente. Quando lei riterrà opportuno, la Commissione proseguirà i suoi lavori in seduta segreta.   NUNZIO FRAGLIASSO, Sostituto procuratore della DDA. Grazie, signor presidente. Procederò, allora, con il riferirle alcuni fatti di carattere generale, per poi scendere nei dettagli coperti dalla segretazione. Con riferimento all'attuale situazione di crisi del settore rifiuti in Campania, allo stato, non abbiamo ricevuto segnalazioni né - a quanto mi risulti - sono in corso procedimenti aventi ad oggetto infiltrazioni di esponenti della criminalità organizzata.  PRESIDENTE. Ragioniamo della vicenda emergenziale di queste ore… NUNZIO FRAGLIASSO, Sostituto procuratore della DDA. Esattamente. Ad ogni modo, anche i colleghi che, con il procuratore di Trapuzzano, stanno seguendo la situazione sotto il profilo della normativa in materia di inquinamento, non ci hanno segnalato nulla in tal senso; lo faranno però o lo farebbero qualora dovessero emergere casi di coinvolgimento di organizzazioni camorristiche. Al di là del dato emergenziale, più in generale vi sono situazioni che ciclicamente si ripropongono in Campania in materia di emergenza rifiuti. Se ne è verificata una già l'anno scorso, un’altra - della quale più specificamente mi occupo insieme al collega D’Avino - è quella concernente l'emergenza rifiuti del 2001.              Sulla base della nostra esperienza, riteniamo che la fase del ciclo dei rifiuti più permeabile ad infiltrazioni camorristiche sia quella di individuazione delle aree di stoccaggio; infatti, tutte le volte in cui si pone il problema di individuare siti per lo stoccaggio, anche provvisorio, di ecoballe e più generalmente di rifiuti, si pongono potenzialmente proprio le premesse necessarie per l’ingresso della criminalità organizzata nel processo in esame. Poiché le aree di proprietà privata vengono affittate per canoni di locazione anche molto elevati, queste costituiscono terreno fertile per interessi camorristici tesi a dirottarne la loro destinazione originaria (pubblica) ad una destinazione privata, per speculare poi sulla percezione dei corrispondenti canoni di locazione. Si tratta, spesso, di terreni che in se considerati sono privi di grosso valore commerciale, ma acquistano notevolissima plusvalenza nel momento in cui vengono individuati. Allo stato, è la FIBE ad individuare queste aree. Per il passato, l'ex subcommissario regionale per l'emergenza rifiuti, Facchi, aveva dichiarato che nei casi in cui erano state individuati quali siti di stoccaggio di rifiuti, aree private, non si erano tenute manifestazioni di protesta, a differenza di quanto invece è puntualmente accaduto nei casi di individuazione di aree di proprietà pubblica. Quest’affermazione ufficiale, allo stato delle nostre acquisizioni investigative, sebbene autorevole, sarebbe smentita, però, dalle indagini effettuate dai carabinieri. Non è mio compito individuare le cause della situazione emergenziale che si è determinata e si ripete negli anni, ma è evidente che il ritardo nella realizzazione di impianti di termovalorizzazione, in Campania, e il lento avviamento degli stessi, insieme alla loro effettiva utilizzazione (con riferimento alle ecoballe che vengono prodotte) rende necessario individuare costantemente nuovi siti di stoccaggio. Questo meccanismo - allorché si renda ineludibile l’individuazione del nuovo sito - costituisce il punto debole del sistema rispetto ad eventuali speculazioni da parte dei clan camorristici. Riguardo ai fatti che verrò ora ad esporre, chiedo, però, al presidente di procedere in seduta segreta, in quanto le situazioni riferite risultano attualmente coperte da segreto istruttorio.

 PRESIDENTE. Procediamo in seduta segreta.

(Gli incontri procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

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 CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. La Commissione ci ha già sentito lo scorso ottobre e, in quell'occasione, si parlava soprattutto della nozione di rifiuti alla luce della normativa vigente e del contesto attuale. Si aprì già allora, tuttavia, la discussione sulle iniziative di indagine promosse della procura di Napoli in ordine al traffico nazionale ed internazionale di rifiuti, nonché al problema del ciclo di rifiuti in Campania.

Per quanto riguarda il primo aspetto, cioè il traffico internazionale e nazionale di rifiuti, come anticipammo in ottobre, era in corso, all’epoca, un’importante indagine dal cui corso sono scaturiti notevoli risultati per la procura: quaranta sono stati gli indagati per gravi reati. Si trattava soprattutto di personaggi che - gestendo professionalmente strutture preposte allo smaltimento di rifiuti - approfittavano di questo incarico, per far circolare i rifiuti dal nord al sud con il famoso “cambio bolla”. Promettemmo alla Commissione di riferire sugli sviluppi della nostra attività al momento opportuno. Attualmente, sono in grado di presentarle un poderoso materiale documentale; nelle informazioni contenute - che sono pubbliche - si è dato conto anche in un comunicato stampa teso ad illustrare gli esiti del lavoro svolto. Tuttora, stiamo svolgendo ulteriori indagini mettendo a frutto anche certi risultati conseguiti successivamente all'arresto degli indagati. Si è appreso, infatti, che alcuni di questi erano costretti a fornire la loro opera perché sotto usura di alcuni altri che svolgevano la medesima attività. Pertanto, le indagini in corso sono state condotte proprio sulla base di queste nuove rivelazioni. Come già avevamo anticipato, tuttavia, non è mai risultato un collegamento tra questi soggetti e la camorra o altri tipi di organizzazioni delinquenziali.  PRESIDENTE. Avevate già intercettato Nuova ESA… CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Come le ho detto, le società coinvolte hanno il compito istituzionale dello smaltimento dei rifiuti; cioè non si tratta di delinquenti prestati al traffico di rifiuti ma di professionisti dei rifiuti che svolgevano attività illegali. Se la Commissione avrà l'opportunità di leggere il voluminoso materiale che ho provveduto a distribuire potrà esaminare anche il meccanismo posto in essere da questi soggetti in concreto. PRESIDENTE. Il famoso girobolla. CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Sì, ma non solo. Ci si potrà rendere conto anche di altre operazioni di varia natura eseguite da costoro. PRESIDENTE. Qualcosa ci è stato riferito dal NOE… CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Quell'indagine è stata svolta dal NOE di Roma, quello centrale. Le riferisco, inoltre, che la procura di Milano ha recentemente emesso altri provvedimenti cautelari, relativamente ad un traffico da Milano alla Germania. Ma si tratta, comunque, di eventi recenti. PRESIDENTE. Questa vostra indagine sul traffico illecito di rifiuti riguarda un percorso che dal nord è diretto verso il sud, mentre invece quello che interessa Milano parte dal sud, è diretto al nord per tornare nuovamente al sud? 

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CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Più esattamente quello di Milano conduceva in Germania, cioè verso il nord, e siamo stati noi, ripeto, a fornire alla procura milanese, molto recentemente, degli elementi per procedere in tale direzione. PRESIDENTE. Questo che cosa dimostra, signor procuratore? CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. La ramificazione enorme di questa attività. PRESIDENTE. Non sempre, dunque, il traffico illecito implica il coinvolgimento di camorra o organizzazioni criminali, di cui all'articolo 416-bis del codice penale… CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. No, assolutamente. PRESIDENTE. Oggi emerge un dato ancora più allarmante ovvero la presenza di una sorta di ramificazione logistico-industriale e affaristica che nulla ha a che vedere con la camorra in senso stretto, o con la mafia, ma che di fatto, utilizza alcuni sistemi di interrelazione consimili.  CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Il problema è proprio questo. Cioè questa gente ha tutte le carte in regola. PRESIDENTE. E normalmente svolge attività imprenditoriali pure. CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Esattamente. Però, questa attività imprenditoriale, come loro avranno modo di verificare leggendo il materiale fornito, si interseca con quella illecita, ovviamente più lucrosa. PRESIDENTE. E quindi anche socialmente più pericolosa, perché più vasta e trasversale. CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. La cosa più nuova è che dopo le indagini che hanno portato a quei provvedimenti, ci siamo resi conti della sussistenza dell’intersezione tra fenomeni delinquenziali; infatti, come precedentemente rilevavo, molti dei soggetti coinvolti, ne hanno ricattati altri perché soggetti ad usura. Questi collegamenti sono stati appurati successivamente alcune dichiarazioni rese dai soggetti arrestati, e sembrano trovare riscontro nell'ulteriore esito delle indagini. In sostanza, esiste un nucleo centrale di personaggi che non solo agiva autonomamente ma costringeva altri ad operare in questa direzione. Questo è quanto al momento posso dichiarare sulla base di riscontri effettuati. Ovviamente, stiamo proseguendo le indagini, traendo spunto da quegli elementi che le ho riferito. Per quanto riguarda, inoltre, la situazione della Campania, già affrontata in occasione del primo incontro con i membri di questa Commissione, come già anticipato, è in corso un'indagine ad ampio raggio in relazione all’emergenza in corso; abbiamo cominciato ad acquisire tutta la documentazione a partire dal capitolato di appalto – approvato a suo tempo dalla regione -, e stiamo operando un confronto documentale tra vari passaggi che si sono avuti anche con ordinanze del commissariato straordinario. Parallelamente, stiamo cercando di capire come avvenga – in concreto - lo smaltimento o meglio il “non smaltimento”. In quest’ottica, abbiamo disposto di recente e

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eseguito contemporaneamente delle piste di ispezioni in tutti i siti di tritovagliatura della Campania, andando anche oltre la competenza strettamente territoriale della procura di Napoli. Di ciò credo che abbia parlato o vi parlerà anche la Guardia di finanza che ha collaborato con noi, in concorso con la polizia provinciale esperta del settore, e i consulenti che si sono recati nei siti interessati, per controllare a che cosa quelle strutture servissero concretamente, prelevando campioni del prodotto e anche delle ecoballe depositate nei pressi. Ci troviamo proprio adesso nel momento più delicato dell’attività di indagine; cerchiamo, infatti, di chiarire alcuni nodi nell’attesa che i consulenti depositino le loro relazioni, le cui anticipazioni sono, comunque, piuttosto allarmanti. Conviene, in ogni caso, attendere ulteriormente per avere chiara la situazione generale e poi eventualmente adottare provvedimenti opportuni.

 PRESIDENTE. Allarmanti nel senso che potrebbero confermare che non si tratta di veri impianti di CDR?

 CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Esatto. Occorre, in ogni caso, attendere gli esiti definitivi. NUNZIO FRAGLIASSO, Sostituto procuratore della DDA. Vi è soprattutto il rischio che, una volta messi a punto i termovalorizzatori, non potranno bruciare ciò che è stato accantonato. CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. In realtà, il problema si pone anche adesso, e spiega in parte quanto sta accadendo. In definitiva, il sistema previsto dovrebbe consentire una separazione finale tra CDR, da un lato, e FOS, dall’altro; i residui da inviare in discarica dovrebbero, pertanto, costituire una percentuale minima. Ovviamente, questo è quanto dovrebbe avvenire se tutto funzionasse ottimamente. Inoltre, se il meccanismo attuale operasse correttamente, la reale destinazione del FOS dovrebbe essere quella di un suo utilizzo a fini di concimazione del terreno. Evidentemente, invece, lo stato attuale del sistema indica con chiarezza la presenza di disfunzioni. A prescindere da qualsiasi accertamento, il fatto che non si riesca a risolvere il problema dei rifiuti è già di per sé indicativo di anomalie. Per quanto ci riguarda, il nostro impegno sarà diretto ad approfondire ogni aspetto di questa situazione; ritengo, comunque, che tra non molto possederemo tutti gli elementi per agire con maggiore chiarezza e adottare i provvedimenti necessari, non solo repressivi ma anche preventivi, per indurre le attività industriali ad operare in conformità ai disposti normativi.  ROSARIO CANTELMO, Procuratore capo f.f. presso il tribunale di Torre Annunziata. Signor presidente, sarò molto breve. Sostanzialmente, la procura di Torre Annunziata, pur avendo una competenza territoriale in una zona che non ho difficoltà a definire ad alto tasso delinquenziale, non è sede di DDA; pertanto, si può interessare soltanto di alcune fattispecie residuali delle quali vi parlerò successivamente.  PRESIDENTE. E poi, nel suo territorio, se comprendo bene, non vi sono neppure impianti… ROSARIO CANTELMO, Procuratore capo f.f. presso il tribunale di Torre Annunziata. Esattamente. Avete sentito le vicende di molti dei comuni a cui ha fatto riferimento il collega Fragliasso (Boscoreale, Boscotrecase, Gragnano, Sant’Antonio Abate): seppure, all’origine, siano tutte località di nostra competenza territoriale, l’accertamento dei fatti accaduti tende poi a ricadere nelle competenze della procura di Napoli, in ragione di certe connessioni tra i soggetti implicati e noti clan camorristici. Per quanto ci concerne, abbiamo sempre cercato di assicurare al dipartimento distrettuale antimafia la massima disponibilità, accettando anche eventuali codeleghe, considerato

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che il sostituto procuratore di Torre Annunziata, avendo una conoscenza piuttosto specifica delterritorio ove lavora quotidianamente e per plurime fattispecie di reato, probabilmente potrebbe fornire importanti contributi alle indagini, grazie alla sua familiarità con il luogo.

Quanto alle ipotesi residuali di reato, ci stiamo occupando, in primo luogo, del fenomeno di alcune discariche abusive molto piccole, gestite sostanzialmente da privati: si tratta di aree di modeste dimensioni, circa 1.000-1500 metri quadrati, concentrate soprattutto nella zona delvesuviano. Si trovano fuori della costiera sorrentina, ove il terreno, di valore ben diverso, è destinato ad altre finalità, diverse da quelle di destinazione a discarica.

Vi è poi un altro fenomeno molto preoccupante dovuto all'abbandono di rifiuti da parte di piccole imprese artigianali operanti in quell'area: mi riferisco, in particolare, a falegnamerie, marmoristerie, caseifici, che – sprovvisti, ovviamente, di sistemi di gestione dei rifiuti diretti e organizzati sotto il profilo imprenditoriale -, si affidano a terzi; costoro, successivamente, scaricano all'aperto e soprattutto lungo le strade che conducono al Vesuvio. Sostanzialmente, le vicende più preoccupanti sono quelle che riguardano l'attività dei caseifici, responsabili di determinare problemi di inquinamento più seri: di solito, i rifiuti prodotti vengono semplicemente scaricati e fatti defluire attraverso le reti fognarie. In questi casi, la nostra attività di controllo è tesa prioritariamente a verificare una corretta attività di depurazione, posto che lo sbocco finale di tali materiali è il litorale marino, che cerchiamo di salvaguardare da aggressioni simili. In ogni caso, il fenomeno che possiamo osservare è estremamente limitato, poiché – per limiti di competenza territoriale – la nostra azione non può spingersi su un’area più estesa.

 ADOLFO IZZO, Procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Nola. E’ notevole la mia preoccupazione per quanto accade, sebbene sia generalmente avvezzo ad affrontare – anche con ottimismo –situazioni di una certa difficoltà, a partire dallo sforzo compiuto per creare una procura dal nulla, e con i modestissimi mezzi al presidente ben noti. Ho sempre parlato a nome di tutte le tre procure che avrebbero dovuto risolvere il problema della legalità in Campania, mi riferisco alle tre procure nuove di Nola, Torre Annunziata e Nocera, preposte, peraltro, a sovrintendere territorialmente tutta l'area vesuviana infestata dalla camorra. Esprimevo una forte preoccupazione perché, in base alla mia esperienza, mi sembra di poter ritenere che il punto di non ritorno - per quanto riguarda la situazione ambientale nella regione campana, sia stato ormai superato. Affermo questo tenendo ben presente che l’ambiente rappresenta il patrimonio supremo che – in qualità di procuratore della Repubblica – è mio compito tutelare. Ritengo, infatti, che i danni al territorio siano difficilmente recuperabili nel tempo, anche qualora - fra qualche secolo - le nostre società fossero sostituite da altre più illuminate. Esprimo la mia preoccupazione perché quando si parla di ambiente, di aggressione al territorio, il pensiero corre alla camorra. Abbiamo scritto, l'anno scorso, in data 24 marzo, una nota diretta al Presidente della Repubblica; in essa, veniva evidenziato come, contrariamente alle notizie variamente diffuse sul fatto che sia solo la DDA a perseguire la camorra, la lotta a questa ultima e a qualunque manifestazione criminale la si conduce prioritariamente sul piano della legalità. A noi non interessa sapere se l’azione criminale sia qualificabile o meno come camorristica: intendo sottolineare questo perché proprio nel settore dei rifiuti, per quanto ci compete, sono già aperti oltre 300 procedimenti ai sensi dell'articolo 51 - attivazione di discariche -, in cui gli indagati sono anche soggetti pubblici, protagonisti, forse, delle manifestazioni più clamorose di illegalità. Se riusciremo a reprimere queste aperte violazioni della legge, avremo tolto alla camorra molto interesse ad intervenire in questo settore, per sfruttare il business del ciclo dei rifiuti. Uno dei primi interventi della procura di Nola è riferito ad un'emergenza che ci perseguita da dieci anni, cioè da quando nasce il nostro ufficio, la cui recrudescenza è stata accusata quando la procura ha sequestrato le discariche a Tufino. Si tratta di un’evidente dimostrazione di illegalità, a carico del soggetto pubblico, e non certamente del cittadino comune, considerato che queste discariche sono sorte e sfruttate - e ciò costituisce oggetto di procedimento da parte nostra - oltre il limite di liceità consentito dalla legge. Inoltre, l'anno scorso, in estate, la procura di Nola ha

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sequestrato un'area, anch’essa designata a fronte di una situazione di emergenza. Peraltro, sottolineo che, due anni fa, mi trovai io stesso in una situazione particolarmente difficile, indotta dall’emergenza in corso. Si tenga presente che in situazioni di questo tipo, purtroppo, non sempre è agevole far valere la legalità; nel caso di specie, ci si è trovati, infatti, da un lato, di fronte al problema delle epidemie e della mancanza di un sito dove depositare e accumulare i rifiuti prodotti (ammassati, pertanto, a tonnellate sulle pubbliche strade), e, dall’altro, dinanzi alla possibilità di permettere un’aperta violazione del decreto Ronchi, collegata alla riapertura della discarica di Ovino (di cui parlava il dottor Fragliasso) a Palma Campania. E’ chiaro che si tratta di una situazione di particolare gravità. Se qualcuno osasse passare con autovetture di vecchio tipo, non dotate di aria condizionata, sulla Salerno-Reggio Calabria potrebbe, peraltro, verificare direttamente, con l’olfatto, il risultato di quest’enorme discarica. Fortunatamente, comunque, si tratta di una discarica interrata. Proprio a riguardo di tale area, si verificò la prima violazione della normativa vigente e, di conseguenza, la prima grande emergenza per la provincia di Napoli. In seguito a ciò, noi provvedemmo a chiudere le due discariche, nate originariamente come siti legali. Dobbiamo purtroppo constatare che, spesso, non tutto ciò che sulla carta funzione corrisponde a realtà; infatti, quando verifichiamo - sotto il profilo sostanziale - i meccanismi esistenti, sovente, come nel caso di specie, ci accorgiamo della presenza di violazioni non solo relative ad aspetti tecnici, alla capacità di gestire certe attività, ma anche ad aspetti sostanziali (violazioni di progetti, violazione delle capacità di ricezione, violazione delle norme di cautela tecnica, necessarie ad evitare conseguenze pericolose derivanti, naturalmente, da queste enormi masse di rifiuti). A Tufino, l’accumulo incontrollato di rifiuti ha determinato la nascita di due vere collinette: qualcuno, certamente, si porterà in coscienza il peso di tutto ciò; mi auguro soltanto che, in futuro, i nostri discendenti non ci addebitino la responsabilità di un ritardo nell'intervento, posto che oggettivamente, comunque, agimmo in ritardo a bloccare questa situazione. La prima grossa emergenza che ne derivò risale al primo sfruttamento di Palma Campania, all’epoca del prefetto Catelani: allora fummo rassicurati che a breve le difficoltà sarebbero state risolte. Ma la vicenda, in realtà, non si è sbloccata, è proseguita per dieci anni, ed è peggiorata nell'ultimo periodo, mentre è divenuto un problema far rispettare la legge, poiché si tratterebbe di mettere in gioco situazioni forse ancora più allarmanti e pericolose. L'ultimo intervento clamoroso, ripeto, si è verificato nell'estate scorsa quando abbiamo sequestrato un'area destinata a stoccaggio provvisorio delle ecoballe provenienti dai vari CDR della regione; si trattava di un sito individuato addirittura nella zona protetta del Vesuvio, in località Terzigno. Probabilmente, il collega Fragliasso vi saprà chiarire meglio se certi sospetti di scelte influenzate dalla camorra siano fondate o meno. Da parte nostra, ci siamo occupati soprattutto dell’impatto ambientale. Anche perché nutrivamo lo strano sospetto che tali ecoballe fossero in realtà sedicenti tali; provvedemmo, pertanto, a sequestrare l'area, nominando una consulenza collegiale che peraltro ha prelevato rilevante campione di quei materiali. Non tutti, però, sono stati analizzati, per l'impossibilità di operare dei campionamenti, in ragione del loro elevato stato di decomposizione. Alla luce di ciò, abbiamo avviato una serie di considerazioni. Certamente, la legge consente lo stoccaggio provvisorio – che è diverso dalla discarica -, tuttavia se questo stoccaggio si trasformerà in deposito permanente o verrà interrotto dopo un periodo relativamente lungo (ad esempio dopo dieci anni), come si sta verificando in alcune aree (i cui proprietari sono ignoti e altrettanto i prezzi dei terreni), la questione si farà più complessa.

Ci possiamo ben immaginare dove potrà finire - al di là delle sostanze aeree che si diffonderanno sulle aree circostanti -, il percolato derivante dall'accatastamento selvaggio di rifiuti in una determinata area. Ebbene, da questa consulenza, affidata a questi esperti di fiducia, i nostri sospetti sono stati confermati. Si tratta, cioè, soltanto di pacchetti, della dimensione di un cubo, di circa un metro per lato, costituiti di rifiuti ordinari, che neppure appartengono alla tipologia dei cosiddetti rifiuti urbani perché, insieme ad essi, ci sono anche rifiuti speciali. Sono quei rifiuti che comunemente i cittadini portano nei cassonetti: sulle nostre strade siamo abituati a vedere pneumatici e batterie di automobili e quant’altro. Tutta questa varietà di rifiuti, non solo domestici,

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è conferita all’impianto CDR di Tufino e non so in che modo siano trattati. Non so come potranno selezionarli.            In alcuni comuni, compreso quello di Nola, sono riuscito ad avviare, sia pure con le intuibili difficoltà iniziali, la raccolta differenziata che – se mi consentite – è l’unico strumento per risolvere il problema. Con questo tipo di raccolta, innanzitutto, si rispetteranno le destinazioni verso i cosiddetti termovalorizzatori. Uno studio diffuso dall’ARPA Campania - non dal comune di Nola – dimostra che le diossine e altre sostanze pericolosissime si diffonderanno, sicuramente, quando entreranno in funzione questi impianti. Tra l’altro, non so quale sarà la loro capacità di funzionamento perché, invece di autoalimentarsi, questi bruciatori dovranno essere alimentati, per poter bruciare, per molti anni, questa enorme massa di rifiuti che stiamo producendo.            Queste sono le mie grandi preoccupazioni: mancanza di denaro e mancanza di attenzione nel contrasto alla illegalità. Nel corso di un’altra indagine, avente ad oggetto ben altri reati, ebbi occasione di ascoltare una persona informata sui fatti, un imprenditore. Gli chiesi dove operasse e mi rispose che era imprenditore nelle Marche e si occupava di raccolta di rifiuti. Mi incuriosii e chiesi a questo signore quali difficoltà ci fossero per la raccolta differenziata. Nola ha avviato questa raccolta da due o tre anni; in molti comuni del salernitano funziona benissimo: non si riesce a capire perché altrove non funzioni. L’imprenditore mi rispose che la mia domanda era retorica. Mi disse che i rifiuti, in questa zona, sono pagati cinque volte la somma pagata, nelle Marche, alla sua impresa. E’ chiaro che, con l’emergenza, non c’è possibilità di controllo. Il procuratore della Repubblica è ricattato continuamente perché non sa se procedere o meno al sequestro. Oggi stesso ho inviato una nota a tutte le forze di polizia, affinché sia informato di tutte le situazioni. Poi, valuteremo se intervenire o meno e per reprimere le violazioni di legge. Spero che da questa mia affermazione non nascano possibili indagini disciplinari. Non so fino a che punto potrò scegliere tra l’intervenire e il non intervenire, perché sono pressato da quelle situazioni di ordine pubblico che tutti conoscono. Anche questa mattina, il telegiornale riferiva di un blocco stradale. Si tratta di un problema, per noi, quasi insuperabile. Mi auguro che la raccolta differenziata possa essere avviata perché ritengo - mi inserisco in un tema che si colloca al di là della mia stretta competenza – che, a questo punto, sia l'unica possibilità che abbiamo di avviare questa regione, superata l'emergenza, al rispetto della legge e, in modo particolare, del decreto Ronchi, sia da parte dei cittadini, sia da parte delle autorità. FEDERICO BISCEGLIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola. Prima di parlare di dell'area che, la scorsa estate, è stata sequestrata, a Terzigno, volevo riferirvi due notizie di cui sono stato informato dal collega Fragliasso. Chiedo, signor presidente, che quanto sto per dire sia segretato perché riferirò i nomi a me fatti dal dottor Fragliasso. PRESIDENTE. Sta bene. Gli incontri procedono in seduta segreta.            (Gli incontri proseguono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica). VINCENZO SENATORE, Sostituto procuratore delegato presso il tribunale di Avellino. Naturalmente, anche ad Avellino non abbiamo una contezza diretta del fenomeno delle infiltrazioni da parte della criminalità organizzata perché, ovviamente, ciò rientra direttamente nella competenza della DDA. Quello che possiamo evidenziare è la presenza di un numero, comunque rilevante, di procedimenti in riferimento al decreto legislativo n. 22 del 1997. Si interviene con una certa frequenza anche nel circondario di Avellino, per porre argine al fenomeno delle discariche abusive con sequestri, operando sequestri. Il numero di procedimenti attualmente pendenti è di 55, secondo una statistica che reca la data del 18 marzo scorso. Anche nel territorio di Avellino abbiamo un problema rilevante, riscontrabile all’olfatto lungo la superstrada che da Avellino porta a Salerno. A Solofra si trova un centro conciario nazionale di grandissimo rilievo. Il problema consiste

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nell'inquinamento delle acque, in particolare, e nello smaltimento dei rifiuti. Abbiamo dovuto riscontrare, da un’indagine sul Codiso risalente al 2001 e, credo, ancora in corso, un fenomeno, per così dire, di turismo dei rifiuti che da Solofra transitavano per una località delle Marche situata nella provincia di Ascoli Piceno, per poi arrivare a Napoli, secondo un giro piuttosto strano e anomalo. L'attività di indagine è svolta dal NOE. Il problema dell'inquinamento impegna una specifica sezione presso la Procura della Repubblica di Avellino, per una moltitudine di procedimenti. Mi riferisco allo smaltimento delle acque reflue, non sempre effettuato regolarmente. Il gravissimo problema è quello di dover valutare e contemperare più interessi contrapposti e stabilire se sequestrare la gran parte degli impianti esistenti, con ricadute anche occupazionali non indifferenti, o consentire quest’attività di smaltimento che, molte volte, come è stato riscontrato, non avviene in maniera regolare ma con il ricorso ad artifizi da parte delle imprese. E’ inutile ricordare che le rivelazioni dell’ARPAC che fanno riferimento al superamento dei livelli sono abbastanza frequenti e danno corso, ovviamente, a numerosi procedimenti distinti che affollano il ruolo dei reati ambientali presso la procura della Repubblica di Avellino. Abbiamo svolto, lo scorso anno, nel periodo estivo, un’indagine riguardante il centro di raccolta di Pianodardine. In quell’occasione, l'indagine, da me condotta personalmente, ha consentito l'accertamento di una fondamentale regolarità dell'attività che si svolgeva. L’indagine nasceva da un’interrogazione consiliare del comune di Avellino, su segnalazione di privati che lamentavano il cattivo odore nel periodo estivo. All'esito di queste indagini, condotte con l'ausilio del NOE, si è potuto rilevare che, fondamentalmente, il cattivo odore era determinato dallo stazionamento eccessivamente prolungato di queste balle, determinato dall’impossibilità di completare il ciclo della raccolta dei rifiuti, a causa dell’assenza della stazione finale. Anche in quel caso, si è posto il problema dell'eventuale sequestro dell'impianto ma le conseguenze sarebbero state ancor più disastrose. Perciò, l'indagine si è conclusa con un’inevitabile archiviazione, dovendosi constatare che, tutto sommato, l'impegno profuso dai responsabili dell'impianto CDR per eliminare, quanto meno, il problema del cattivo odore aveva prodotto, a distanza di qualche giorno dalle segnalazioni, buoni risultati. DONATO PIGLIONICA. Le sollecitazioni sono veramente numerose. Alla prima domanda che intendevo formulare, sostanzialmente, mi avete già risposto: si riferisce al grande bisogno di equilibrio che voi avvertite quando dovete decidere se intervenire o meno, valutando con quale dei due provvedimenti si procurino le maggiori difficoltà. Questo problema mi interessa molto. Mi accorgo che la difficoltà è notevole e ce l’avete riferita. PRESIDENTE. La domanda è: con quale provvedimento si generano più reati? DONATO PIGLIONICA. Credo che il problema, alla fine, sia piuttosto quello del danno che si provoca alla popolazione.            In ognuno dei procedimenti – l’ho appreso, soprattutto, dai rappresentanti della procura distrettuale antimafia – sono coinvolti, spesso, soggetti regolarmente autorizzati. Questi soggetti sono ancora in possesso delle autorizzazioni? Questo è uno dei quesiti più devastanti. Ci sono soggetti sottoposti a 100 procedimenti e che dispongono, tranquillamente, delle autorizzazioni per continuare ad agire in campo ambientale. È una cosa che continua a sorprendermi. Vorrei capire, quindi, se ci siano state revoche di autorizzazioni.            Inoltre, trattandosi di un settore estremamente permeabile alle infiltrazioni della malavita organizzata, vorrei sapere se, nei trasporti, abbiate verificato la presenza di tali infiltrazioni. Vorrei sapere, altresì, quali siano le interferenze con le pubbliche amministrazioni. Mi domando, cioè, in che misura la malavita organizzata provi ad infiltrarsi nei processi di privatizzazione che, peraltro, sono necessari in questa fase. Inoltre, vorrei capire quali siano le complicità che la malavita organizzata trova all'interno delle pubbliche amministrazioni per la svolgere questo tipo di azione.

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            Vorrei sapere anche quanto pesino eventuali conflitti tra tribunali penali e tribunali amministrativi che, spesso, ribaltano alcune determinazioni di pubbliche amministrazioni in merito a revoche e a quant'altro. Nel corso di un’audizione svolta da questa Commissione a Venezia - il presidente ne é testimone – un procuratore ci ha riferito di un’azienda i cui responsabili sono stati arrestati recentemente, pochi mesi fa, e nei confronti della quale i procedimenti erano talmente numerosi da poter riempire una stanza. Sistematicamente, il TAR ne ripristinava la capacità di svolgere le funzioni. Si è visto come, in tal modo, si siano accumulati reati ambientali nel corso di 15 anni di attività.            Un'altra domanda riguarda la produzione del cosiddetto CDR. Mi è apparso chiaro, infatti, dalle affermazioni di tutti, che il soggetto interessato fosse capace di intere intendere e volere e, quindi, che questo CDR non sarebbe tale. A vostro modo di vedere, questo non è un motivo sufficiente per impugnare il contratto con FIBE, che aveva assunto l'impegno a realizzare CDR e non qualcos’altro? Il contratto con FIBE, in altri termini, prevedeva la produzione di CDR e non di qualcosa che, in effetti, tale non è.  PRESIDENTE. Il collega Sodano ha letto la relazione ed ha sollecitato la mia attenzione su un particolare. Si tratta delle possibili modalità di smaltimento dei materiali presenti in balle a Terzigno. La prima consiste nell'avvio ad impianti di termovalorizzazione di RSU che siano dotati di tecnologia adatta a trattare materiali altamente disomogenei. La seconda ipotesi è che siano inviati ad impianti per la effettiva produzione dei CDR. TOMMASO SODANO. A seguito di queste analisi molto approfondite sui campioni, quale azione avete intrapreso nei confronti della FIBE? Quest'area di Terzigno era stata individuata dalla FIBE o dal Commissariato? FEDERICO BISCEGLIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola. L'area di Terzigno ci risulta sia stata individuata direttamente dal Commissariato, con un provvedimento firmato da Giulio Facchi. Ci risulta che il trasporto all'area di Terzigno lo effettua non la FIBE ma il Commissariato. Quindi, allo stato, io ancora devo arrivare alla FIBE che produce il CDR.  GAETANO PASCARELLA. Volevo capire se questa area era stata individuata dal Commissariato come sito di trasferimento o come sito di stoccaggio del CDR. Altro è un sito di trasferimento, altro è un sito di stoccaggio. FEDERICO BISCEGLIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola. Era stata indicata espressamente indicata come sito di stoccaggio a tempo indeterminato. In altri termini, le balle che occupavano il piazzale dell'impianto CDR di Tufino e quelle che venivano trasferite a Villa Literno sarebbero state portate all'interno del Parco nazionale del Vesuvio per rimanervi a tempo indeterminato. Questa attività è stata interrotta dall'intervento dell'ufficio della Procura che ha emesso un provvedimento di sequestro in via di urgenza - mi dispiace di non averlo portato con me - alle ore 3 e 20 del mattino, eseguito grazie all'intervento del Corpo forestale dello Stato - che, per la verità, è l'unico che ci aiuta a tutte le ore - e di una parte dei Carabinieri. GAETANO PASCARELLA. A questo punto è necessaria un'altra precisazione. Può darsi che io sia superficiale, ma un ottimo CDR ha un limite massimo di stoccaggio, che è a tempo determinato. Nel momento in cui si usa l'espressione “a tempo indeterminato” significa che quel sito è stato individuato come discarica e non più come sito di stoccaggio.

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 FEDERICO BISCEGLIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola. Proprio questo è il titolo di reato che è stato contestato: la discarica abusiva. Infatti, noi abbiamo ritenuto che non si trattasse di un sito di stoccaggio. GAETANO PASCARELLA. Vi è ambiguità nell'uso dei termini. FEDERICO BISCEGLIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola. Questa ambiguità la ritroviamo in qualsiasi provvedimento proveniente dal Commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti. Si consideri che anche lo stoccaggio è una modalità di smaltimento e come tale deve essere autorizzata, perché non si tratta di un deposito temporaneo. Lo stoccaggio è indicato nella tabella al numero R14 (se non ricordo male) e, quindi, come tale è una modalità di smaltimento del rifiuto. Con il termine “stoccaggio” in Campania si individua sempre - almeno nelle intenzioni di chi lo scrive – un’area utilizzata solo provvisoriamente per il deposito dei rifiuti. GAETANO PASCARELLA. Questa parte è estremamente interessante, anche alla luce degli avvenimenti che stiamo vivendo. Mi riferisco al blocco del paese, effettuato oggi con l'occupazione della ferrovia di Villa Literno. Ancora non abbiamo preso novità riguardo alla rimozione di questo blocco. Villa Literno sta combattendo una battaglia contro lo stoccaggio del CDR. La procura della Repubblica di Nola afferma, in una parte segretata dei nostri lavori, che secondo la certificazione rilasciata dall’ARPA Lombardia questo CDR, in realtà, è tal quale. A questo punto, ritengo indispensabile chiarire che se, da un lato, si combatte una battaglia che può presentare spunti di carattere localistico, dall'altro, si presenta la necessità di un intervento per la tutela ambientale di un'area. Se siamo convinti che si tratti non di CDR ma di tal quale, in virtù del ruolo pubblico che svolgiamo, noi dobbiamo agire in maniera adeguata e condivisibile e dobbiamo evitare di rimanere inerti, pur disponendo di notizie di un possibile disastro ambientale. ADOLFO IZZO, Procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Nola. Sono necessari anni per smaltire la quantità di ecoballe finora prodotte. Questo aspetto dovrebbe essere accertato meglio. In ogni caso, non si può più parlare di stoccaggio provvisorio, ammesso e non concesso che queste balle fossero protette contro la decomposizione il percolato, cioè contro l'inquinamento dell'area circostante. Per poter parlare di ecoballe è necessario che a questi impianti di CDR pervengano rifiuti trattati in un certo modo. Non si può pensare che un impianto del genere, che produce ecoballe, riceva indifferenziatamente ogni tipo di rifiuto, come è stato evidenziato dalla perizia. Credo che chiunque sia in grado di capire questo problema, che non ha natura tecnica. Dobbiamo effettuare una raccolta differenziata inviare questi impianti di CDR ciò che possono naturalmente trattare è impacchettare. Altrimenti, nonostante la buona volontà di chi gestisce questi impianti non sarà mai possibile tecnicamente produrre ecoballe, secondo il vero significato dell'espressione. FEDERICO BISCEGLIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola. Dimenticavo di ricordare che le 800 balle che sono state trasferite, nel corso di un'unica giornata, nell’area di Terzigno, ad eccezione delle 20 prelevate dal CTU, si trovano ancora lì. Questa situazione si verifica costantemente, per ogni tipologia di sequestro. PRESIDENTE. Mi era sembrato di capire che fossero state inviate in una discarica dell’Emilia Romagna.

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 FEDERICO BISCEGLIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola. Era previsto, in quell'area, il deposito di quarantamila balle. Ne sono state depositate 800, poi è intervenuto il sequestro. Le 780 balle non utilizzate per i campionamenti si trovano ancora lì, nonostante ci sia una relazione tecnica dell'ufficio tecnico dell'Ente parco nazionale del Vesuvio e del Corpo forestale dello Stato che spiega chiaramente come tali balle, in quella zona, minino l'ecosistema vesuviano, perché inducono un aumento della popolazione di ratti e di volpi. Si noti che l’area si trova in prossimità della zona di produzione del Lacrima Christi del Vesuvio. VINCENZO GALGANO, Procuratore generale della Repubblica di Napoli. A questo punto, chi ha ordinato il sequestro dovrebbe disporre che le ecoballe siano trasferite altrove. ADOLFO IZZO, Procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Nola. Nessuno ce l’ha chiesto. VINCENZO GALGANO, Procuratore generale della Repubblica di Napoli. Lo dovreste disporre anche se nessuno ve lo ha chiesto. Voi siete responsabili dei prodotti sequestrati. ADOLFO IZZO, Procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Nola. La rimozione compete al comune, laddove il responsabile non provveda. Non spetta all'amministrazione della giustizia. VINCENZO GALGANO, Procuratore generale della Repubblica di Napoli. Non lo metto in dubbio. Tuttavia, si tratta di un prodotto sequestrato e, quindi, si trova a vostra disposizione. Dovete dissequestrarlo oppure disporre cosa farne. FEDERICO BISCEGLIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola. L’articolo 85 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale – certamente non è necessario che lo ricordi - dispone che il sequestro con prescrizioni può essere disposto semplicemente a seguito di una specifica richiesta della parte. VINCENZO GALGANO, Procuratore generale della Repubblica di Napoli. La parte siete voi. ADOLFO IZZO, Procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Nola. Bisogna precisare che noi non abbiamo sequestrato le balle. Si tratta di due problemi diversi: l’uno riguarda le balle, l’altro concerne l’area destinata a discarica abusiva. VINCENZO GALGANO, Procuratore generale della Repubblica di Napoli. Chiedo scusa, avevo capito male. Adesso è chiaro. ADOLFO IZZO, Procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Nola. Per bloccare questa destinazione, ci aspettiamo che il responsabile di questi rifiuti provveda. L’onere di rimuovere le balle non spetta all’autorità giudiziaria. Non abbiamo i poteri per procedere a questa rimozione. Dovremmo chiedere al ministro un’autorizzazione, ove sia in grado di anticipare i fondi necessari. 

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VINCENZO GALGANO, Procuratore generale della Repubblica di Napoli. La mia osservazione derivava da un equivoco. Pensavo che oggetto del sequestro fossero le balle e non l'area. ADOLFO IZZO, Procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Nola. L’ente regione è tenuto a provvedere, trattandosi di rifiuti provenienti da più aree. VINCENZO GALGANO, Procuratore generale della Repubblica di Napoli. Chiedo scusa nuovamente. PRESIDENTE. E’ chiarissimo.            Il dottor Fragliasso intendeva rispondere al collega Piglionica? NUNZIO FRAGLIASSO, Sostituto procuratore della DDA. Vorrei rispondere sinteticamente ad alcune domande che chiamano in causa direttamente la DDA che io rappresento, in questa sede. Vorrei iniziare dall’ultima domanda relativa alla produzione di CDR, con la “c” minuscola. DONATO PIGLIONICA. Chiedo scusa se intervengo nuovamente, per aggiungere un’altra domanda. In quanto avete affermato, c'è stato un passaggio che mi ha colpito. Abbiamo appreso dai giornali che anche la procura di Napoli se ne stava occupando. Forse, un coordinamento tra soggetti che svolgono questa attività produrrebbe risultati migliori. CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Su questo posso rispondere io. Si riferisce al coordinamento ai fini della parte ecologica? DONATO PIGLIONICA. Certamente.

 CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Poiché noi ci troviamo nella sede della regione e poiché il contratto è stato concluso in questa sede, noi stiamo svolgendo un’indagine a tutto campo, in tutta la regione. Non ci stiamo limitando al problema di Napoli. Tanto è vero che abbiamo ispezionato tutti i siti, anche quelli ubicati nelle province di Avellino, di Benevento, di Salerno e così via. L’intento è quello di disporre di una visione organica e globale perché una delle ipotesi di reato che stiamo valutando - che abbiamo ipotizzato ancora in astratto, sia ben chiaro – è quella della frode in pubbliche forniture. Ci proponiamo di accertare questo attraverso il confronto della documentazione, e dei vari passaggi, con la verifica sul campo, per valutare che cosa stia accadendo. NUNZIO FRAGLIASSO, Sostituto procuratore della DDA. Volete evitare che anche la procura di Napoli proceda a queste analisi sui campioni di CDR? CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. No, noi abbiamo svolto diversi esami consistenti nella verifica del funzionamento delle macchine. Infatti, vi è l’ulteriore dubbio che tali macchine non siano idonee a svolgere questo tipo di lavoro. Quindi, non si tratta solamente di svolgere analisi e perizie chimiche, ma anche di verificare il funzionamento delle macchine: compito, quest’ultimo, che abbiamo portato a compimento mentre i macchinari erano in piena attività. 

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NUNZIO FRAGLIASSO, Sostituto procuratore della DDA. Il coordinamento che lei auspicava, comunque, riguarda le procure ordinarie, altra cosa è, invece, la direzione distrettuale antimafia.            Assai sinteticamente volevo partire dall'ultima delle osservazioni da lei svolte riguardante il CDR con la “c” minuscola. Probabilmente, la Commissione n’è già a conoscenza, in ogni caso la situazione che si è venuta a creare in Campania è frutto di un’ordinanza commissariale - la n. 391 del 2002 - la quale, sulla base di indicazioni del Ministero dell'ambiente, ha previsto che i siti di tritovagliatura della FIBE potessero produrre del CDR contenente una percentuale di frazione umida fino al 30 per cento, rispetto al 25 per cento previsto dal decreto ministeriale del 1998. Quindi, il CDR campano - sulla cui natura sono state espresse delle riserve - è prodotto sulla scorta di un’autorizzazione commissariale in deroga ai limiti ministeriali.

Riguardo l'esistenza di provvedimenti di revoca nei confronti di soggetti debitamente autorizzati, in relazione ai quali si è profilato il pericolo di infiltrazioni camorristiche, per la verità debbo dire che personalmente ho citato qualche caso - almeno due - di intervenuta revoca. Inoltre, ho riportato anche alcuni casi relativi a ditte, in odore di camorra, affidatarie del servizio di appalto relativo al trasporto dei rifiuti.

Il problema è che non sempre vi è un soggetto che, in prima persona, appare come presunto camorrista, ma si verifica una contiguità tra il titolare dell'impresa, il soggetto affidatario del servizio - o il titolare dell’area individuata come sito di stoccaggio - e i soggetti considerati camorristi.

Più in generale va detto che il fenomeno emerso non corrisponde ad una diretta ingerenza del camorrista nelle attività correlate al ciclo dei rifiuti. Si tratta, più che altro, dell'intromissione di imprese vicine alla camorra, o perché espressione di interessi camorristici in via mediata o perché dirette da soggetti che si sono evoluti diventando imprenditori. In quest’ultimo caso, vi è anche una difficoltà investigativa nell'individuare e nell'accertare un’effettiva appartenenza del soggetto ad un contesto di criminalità organizzata.

La cosa, quindi, non è semplice anche se la prefettura si sta muovendo in modo più spedito perché vi sono minori esigenze di approfondimento; in ogni caso, almeno per quanto riguarda la magistratura, vi sono difficoltà nel provare l'effettiva ingerenza camorristica.

Sicuramente, per quanto riguarda le infiltrazioni camorristiche nella pubblica amministrazione, le indagini svolte hanno fatto emergere situazioni che possono integrare gli estremi del reato di abuso d'ufficio con conseguenti possibilità di collusioni. In ogni caso, non è ancora possibile parlare di vere e proprie infiltrazioni della camorra in questa o in quella struttura pubblica.

In conclusione, mi riallaccio, da un lato alle osservazioni relative ai conflitti tra il tribunale amministrativo regionale e l'autorità giudiziaria ordinaria - in che misura questi ultimi possono nuocere all’accertamento dei fatti - e dall'altro alle osservazioni svolte dal presidente, il quale ci ha illustrato il significato, lo spirito e le finalità di queste audizioni - trarre spunti propositivi per la Commissione e per il Parlamento -.            I fatti correttamente riportati dal collega Bisceglia - e un po' tutto quello che vi abbiamo riferito - hanno fatto emergere un limite, fermo restando che l'intervento istituzionale della magistratura è, e deve essere, repressivo, nonostante la repressione abbia, ovviamente, finalità preventive. Vi è, sicuramente, l'inadeguatezza di alcuni strumenti normativi messi a disposizione dei magistrati, i quali perseguono reati, quindi debbono tendere all'accertamento dei fatti, eventualmente sottoponendo a condanna coloro che li commettono.            In poche parole, è emerso che la configurazione, la previsione di reati meramente contravvenzionali risulta assolutamente inadeguata. L'intenzione però è non di inasprire le pene ma di modificare la natura del reato da contravvenzionale - soggetto ad una breve prescrizione - a delittuoso. Potrebbe anche essere stabilita una pena pecuniaria, infatti questi soggetti - soprattutto

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quelli vicini alla criminalità organizzata - non hanno paura del carcere, ma che vengano toccati i loro interessi economici.

Il problema è evitare che il reato - nelle more dell'accertamento e del dibattimento (lungo poiché costellato da garanzie processuali) - giunga a prescrizione, in questo modo vanificando gli sforzi investigativi effettuati. Quindi, basterebbe modificare la natura giuridica delle fattispecie di reato da contravvenzionali a delittuose. In tal caso, non si sarebbe soggetti ad una breve prescrizione (due, tre anni, o tre, quattro anni e mezzo), ma ad una prescrizione un po’ più lunga (cinque, sette anni e mezzo, o dieci, quindici anni), a seconda che la pena sia inferiore o pari a cinque anni: in questo modo cambierebbero tutte le prospettive.

 PRESIDENTE. Abbiamo colto il senso delle cose che ha detto e le rappresento che la Commissione condivide totalmente le sue indicazioni. Peraltro, molto presto saranno presentate proposte in questo senso ai due rami del Parlamento. Do ora la parola al dottor Bisceglia. FEDERICO BISCEGLIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola. Faccio mie le considerazioni del collega Fragliasso e, nel caso in cui la natura del reato venga trasformata da contravvenzionale a delittuosa, aggiungo anche la possibilità di configurare la fattispecie dell'associazione a delinquere.            In precedenza si è anche fatto riferimento alla complicità tra pubbliche amministrazioni; ebbene, è in corso qualche procedimento sempre e solo per abuso d'ufficio. In ogni caso, da alcune indagini risulta anche che personale della pubblica amministrazione visita aziende sottoposte a sequestro nonostante la presenza degli appositi sigilli.             L'ente competente invia il controllo ad una determinata struttura sottolineando in quale area, in quale comune essa si trova. È capitato che l'area si trovasse a San Giuseppe Vesuviano, mentre il controllo è stato effettuato a Casalnuovo e dalla relazione tecnica ciò non è emerso. PRESIDENTE. Magia! CAMILLO TRAPUZZANO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Ho solo un’annotazione da fare: noi agiamo attraverso l'opera di una polizia non preparata ad affrontare simili situazioni. Vi è una congerie di norme, con ordinanze e con provvedimenti che si susseguono velocemente, quindi se la Polizia non si specializza rischiamo di non avere neppure segnalazioni di fatti eclatanti. ADOLFO IZZO, Procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Nola. Su questo punto, signor presidente, vorrei aggiungere un'ulteriore considerazione. Con l'aiuto del prefetto Profili, approfittando di una dichiarazione di intenti di molti comuni del nolano, si è provato a realizzare un mio vecchio progetto: una sezione speciale di vigili urbani professionalmente qualificati per la tutela e la sorveglianza del territorio. Infatti, manca soprattutto una sorveglianza notturna, nel momento in cui avvengono le aggressioni al territorio. Da questo punto di vista abbiamo usufruito dell'aiuto proveniente dal Ministero delle risorse agricole, che ci ha fornito un elicottero per effettuare dei monitoraggi.             Si tenga presente che i Vigili urbani hanno competenza solamente per quanto riguarda l'area comunale; invece, costituendo all’uopo una sezione speciale essi avrebbero competenza sull'intera area del circondario. PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti per la squisita disponibilità che hanno dimostrato e per le cose che ci hanno riferito, straordinariamente utili per comprendere questo complesso fenomeno.

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            Vi sono condizioni di disagio ambientale e di forte immanenza delle organizzazioni criminali, in ogni caso percepiamo attraverso la vostra azione che vi è anche una forte azione di contrasto dello Stato nelle sue varie articolazioni, e questo non può che farci piacere.  

Incontro con i prefetti e i questori di Avellino, Benevento e Salerno. 

PRESIDENTE. La Commissione, nello svolgimento della propria attività istituzionale, ha programmato la missione in Campania al fine di poter rilevare e conoscere i profili di maggiore criticità e le eventuali disfunzioni che caratterizzano il sistema e che emergono nel corso dei sopralluoghi e delle audizioni con i soggetti coinvolti, a vario livello, nella complessiva gestione del ciclo dei rifiuti nella regione.

Nel quadro di tale attività, un particolare rilievo per i lavori della Commissione potrebbe assumere la conoscenza degli aspetti connessi alla situazione del territorio, allo stato dell’impiantistica presente e soprattutto alla gestione dell’ordine pubblico, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità che connotano l’attuale fase dell’emergenza nella gestione del ciclo dei rifiuti.

Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, darei la parola al prefetto di Salerno.

 ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno. Signor presidente, saluto lei e gli onorevoli componenti della Commissione.

Debbo subito precisare che la situazione è estremamente grave, anche se, per la verità, in qualche modo era stato proposto un rimedio da parte di una società cooperativa che riunisce i quattro consorzi di bacino operanti nella provincia di Salerno.            Sto parlando della società consortile Gesco, che nei giorni scorsi ha presentato al commissario Catenacci una proposta intesa ad individuare - entro certi limiti autonomamente - siti fuori regione dove poter trasportare i residui della lavorazione del CDR e della vagliatura di Giffoni Valle Piana, assicurando nel contempo la corretta gestione degli impianti.            In primo luogo, ciò sarebbe avvenuto se vi fosse stato un aiuto teso a svuotare i piazzali già saturi di residui relativi a precedenti lavorazioni (tal quale o ecoballe accumulati nel tempo). Inoltre, si richiedeva un sostegno economico per venire incontro alle forti spese necessarie ad attivare questo tipo di rimedio.

Sulla prima questione il commissario ha rinviato ad intese tecniche con la struttura, assicurando tutto l'appoggio ed avviando da subito - attraverso una riunione presso la prefettura di Salerno - il meccanismo attraverso cui la provincia di Salerno, entro certi limiti, sarebbe stata capace di autosostenersi. Riguardo alla seconda questione, il commissario ha precisato che avrebbe cercato di dirottare delle anticipazioni più che dei finanziamenti, poiché al momento non disponeva di fondi propri.            Su questa base, dopo l'incontro in prefettura, i quattro consorzi - e la Gesco che li riunisce - si sono impegnati ed il giorno successivo sono iniziate le operazioni per la rimozione dei rifiuti. Tali operazioni proseguono con molte difficoltà perché il consorzio considera entrambe le condizioni ancora soggette ad una fragilità di fondo.

Il finanziamento è stato disposto, ma non viene ancora ritenuto sufficiente, mentre la rimozione dai piazzali dei residui pregressi non è ancora stata completata, quindi vi sono ancora grandi difficoltà per quanto riguarda lo smaltimento. Infatti, è difficile reperire discariche fuori provincia, fuori regione ed anche all'estero.            Personalmente, ritengo che nella fase attuale dell'emergenza rifiuti in provincia di Salerno occorra puntare su una maggiore responsabilizzazione dei soggetti che appartengono alla filiera

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attualmente attivata. In particolare, mi riferisco alla Gesco e alla FIBE, la società che gestisce l'impianto di CDR di Battipaglia.            Ho notato che dalle relazioni, dalle indicazioni e dalle notizie che pervengono circa i meccanismi messi in atto da questi due soggetti vi è una sorta di tendenza a mettersi all'esterno del sistema. Invece, credo che per riuscire ad ottenere risultati positivi si debba necessariamente passare attraverso il coinvolgimento concreto ed effettivo dei soggetti che gestiscono gli impianti. Vi è un’attenuata attenzione verso gli elementi in grado di determinare in ogni momento la crisi complessiva del rimedio: mi riferisco all'impianto di vagliatura di Sardone - sito in Giffoni Valle Piana - e al CDR di Battipaglia. Vi è una grande attenzione al dettaglio dello smaltimento, ma anche una condiscendenza verso le indicazioni di improvvisa saturazione, o di grande difficoltà in conseguenza delle quali - in un sistema di quasi autocertificazione - i gestori degli impianti possono dichiarare in ogni momento l'inadeguatezza dell'impianto a sostenere ulteriormente lo sforzo della risposta all'emergenza. In questo senso, ho invitato sia la Gesco sia la FIBE ad assumersi la responsabilità di dichiarare i termini del problema e a cercare soluzioni.

In questo momento tutti debbono compiere uno sforzo straordinario per gestire la difficoltà estrema in cui si dibatte la regione Campania e, nel nostro caso, la provincia di Salerno. Quindi, occorre che le dichiarate impossibilità degli impianti a continuare a svolgere la loro essenziale funzione vadano verificate e rapportate ad esigenze concrete manifestatesi improvvisamente. In tal senso, mi sono anche rivolto alle procure della Repubblica competenti per territorio affinché, da subito, sia scongiurato il rischio che ancora una volta - senza l'emersione delle relative responsabilità - le popolazioni della provincia di Salerno (già duramente provate da questa lunghissima emergenza) possano essere costrette a confrontarsi con le problematiche dell'ordine pubblico, dell'ambiente e della salute. Tuttavia, il sistema è - se mi si passa l'espressione - un po’ drogato; esiste cioè una sorta di isteria collettiva condizionata anche dalle informazioni distorte provenienti dai mezzi di comunicazione di massa le quali sollecitano la particolare sensibilità delle popolazioni salernitane.             A dimostrazione di come i problemi di ordine pubblico possano risentire di una particolare sensibilizzazione e drammatizzazione degli eventi, il giorno dopo l'attivazione di questo difficile meccanismo in prefettura - inteso a dare una risposta immediata, considerata soddisfacente sul piano oggettivo anche dai diretti protagonisti e dallo stesso sindaco di Salerno - su un giornale locale abbastanza diffuso ho potuto leggere queste tre parole: “Ravera: allarme colera”. Ravera è il presidente dell'ordine dei medici, quindi pubblicare sulla prima pagina di un giornale l'anticipazione di un'emergenza sanitaria non aiuta a mantenere basso il grado di tensione sociale. Due giorni dopo sulla prima pagina de Il Mattino è comparso un articolo dal titolo “Napoli ci restituisce i rifiuti: è caos”. Alla stessa data, sulla prima pagina de La Città - un altro giornale salernitano - è apparso un articolo dal titolo: “ Immondizia a Salerno: ora è caos”. Ritengo che questa fraseologia - utile a far capire la difficoltà della situazione - andrebbe in qualche modo temperata. Infatti, il cittadino che trova sotto casa una montagna di rifiuti non è aiutato ad affrontare serenamente le difficoltà innegabili della vita quotidiana dall’ossessivo ripetersi di parole quali caos, disastro, colera, emergenza; in questo modo si determina una tensione che potrebbe sfociare anche in episodi difficilmente controllabili. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, ma certamente non giova alla pacificazione un’informazione esasperata e drammatizzante.            Non voglio annoiare la Commissione trattando questioni certamente dibattute ed esaminate nel dettaglio da altri soggetti, in ogni caso rilevo che l'articolo 13 del decreto Ronchi è visto malvolentieri dai sindaci, i quali pagano in prima persona le eventuali approssimazioni di apprestamento dei siti. Per la verità, l'articolo 13 parla di speciali forme di gestione dei rifiuti e non necessariamente di stoccaggio temporaneo. In ogni caso, esso viene interpretato in quest'ultima accezione, quindi i sindaci tendono ad allontanare da loro stessi - anche a seguito di cattive esperienze giudiziarie al riguardo - tale ulteriore incombenza.

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I rimedi a disposizione del sistema a livello provinciale sono pochissimi. In primo luogo, il sindaco deve attrezzare adeguatamente dei siti di stoccaggio provvisorio; ciò però significa anche dotare la provincia di una serie indefinita di discariche.             Inoltre, vi è il problema relativo all'individuazione dei siti in cui allocare i residui della lavorazione del CDR, i sovvalli e la FOS. Ciò, non fa che esasperare le collettività ed induce i sindaci a non accogliere qualunque tipo di impianto sul proprio territorio. Si tratta di un circolo vizioso che occorre spezzare attraverso il ragionamento, la comunicazione e la mediazione sociale. A tal fine, occorre una partecipazione del prefetto - l'addetto al dialogo con le istituzioni - ed una disponibilità maggiore dei rappresentanti elettivi delle popolazioni. In ogni caso, ad esempio, è difficile arrivare ad un’utilizzazione della ex discarica di Parapoti, di Montecorvino Pugliano poiché le mamme che presidiano il sito notte e giorno in attesa di un impossibile decreto di chiusura non accettano alcun tipo di pregiudiziale.             Si è completamente perso di vista il senso della grande crisi che stiamo attraversando poiché la sommatoria costituita da tanti rifiuti e da tante opposizioni non porta da nessuna parte. Quindi, il prefetto Catenacci - al quale va la solidarietà di tutti - fa bene a lottare affinché si ritorni ad una situazione di normalità. In questo senso, mi permetterei di auspicare l'utilizzazione di quel comitato di rientro di cui si è parlato (previsto dalle ordinanze), il quale presuppone che la fase di transizione dallo straordinario all'ordinario venga accompagnata dai soggetti istituzionali che in seguito gestiranno l'ordinario. Contestualmente andrebbero individuati da subito - anche attraverso l'aiuto degli enti locali - i siti di stoccaggio dei sovvalli e della FOS; altrimenti ci troveremo nel mezzo di una spirale perversa senza alcuna via d'uscita.            So che queste cose sono state già ricordate da altri ed immagino lo saranno di nuovo, in ogni caso l'individuazione dei siti attraverso l'aiuto delle amministrazioni locali e l'iniziale copresenza dei soggetti che in seguito gestiranno la fase ordinaria rappresentano sono le due necessarie precondizioni per iniziare a parlare di fuoriuscita dall'emergenza.

La fase che attualmente stiamo attraversando è la più acuta in assoluto per quanto concerne la crisi originata dall'emergenza rifiuti. Può darsi, quindi, che i tempi non siano ancora maturi per passare alla fase successiva, tuttavia bisognerà pur ritrovare una ragionevolezza complessiva riguardo ad un sistema che sembra impazzito. In questo senso - lo ripeto -, mi sembra che le iniziative intraprese dal prefetto Catenacci siano assolutamente da condividere.

Concludo il mio intervento affermando che per quanto riguarda la criminalità organizzata la prefettura e le forze dell'ordine - attraverso mirati comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica ed iniziative che hanno contribuito ad un’intensificazione dell'attività investigativa ed informativa - hanno attivato tutta una serie di meccanismi di controllo. Nella nostra provincia non vi sono stati significativi fenomeni in questo senso e tale situazione, probabilmente, non è derivata dalla scarsa presenza di soggetti dediti ad attività criminose nel nostro territorio. Infatti, all'inizio dello scorso anno giudiziario il procuratore generale nella sua relazione inaugurale precisò che in provincia di Salerno vi erano quattordici clan camorristici.            Da noi la camorra è una realtà storicamente accertata; in ogni caso, la guardia è alta e, per quanto riguarda il problema dei rifiuti, si fanno degli sforzi straordinari per impedire che la criminalità organizzata porti avanti i suoi interessi in questo campo.            Il sistema viene gestito soprattutto da Napoli: le attività di trasporto, gli impianti e gli appalti sono stati finora soggetti ad una gestione commissariale centralizzata. Le forze di Polizia, in numerose occasioni, mi hanno riferito che sul piano locale la criminalità organizzata non è particolarmente attiva. Agli impianti è affidato il delicatissimo compito di tenere in vita, in questa fase, la gestione dei rifiuti disegnata di concerto tra i singoli territori provinciali e il commissariato di Governo. Tali impianti, tra l’altro, rappresentano la possibile cesura della catena commissariale poiché, in ogni momento, può venir meno la loro utilizzazione fisica. A questo punto, forse, si potrebbe pensare ad una task force, ad un complesso di esperti - nominati dalla provincia, dal commissariato o dall’ARPAC - che, in presenza della segnalata ed improvvisa difficoltà ad operare

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di un impianto, siano in grado di effettuare un accertamento tecnico, aiutando così il sistema a riprendersi rapidamente.            Se il CDR di Battipaglia (il quale dovrebbe servire l'intera provincia) oggi è fermo per l'asserita necessità di manutenzione, che secondo le previsioni commissariali doveva terminare il 14 marzo, vuol dire che qualcosa non va. Quindi, non si tratta di sola manutenzione, forse vi saranno difficoltà di gestione delle ecoballe, o problemi relativi all’impianto. Di conseguenza, sarebbe il caso di operare delle verifiche attraverso un complesso di operatori tecnici di cui la prefettura attualmente non dispone, ma che naturalmente è pronta a sostenere e ad incentivare.

Se la Commissione lo ritiene ammissibile, posso lasciare le lettere che ho scritto ai rappresentanti della Gesco e della FIBE attraverso cui ho cercato di sollecitare tali enti - che in questo momento gestiscono gli impianti destinati a risolvere la situazione dei rifiuti nella nostra provincia - ad abbandonare il loro atteggiamento meramente dichiarativo e a passare ad una fase propositiva ricercando soluzioni con il commissariato, con i consorzi di bacino e con le società che in questa fase sono destinatarie della gestione dei rifiuti.

I sindaci sono molto irritati per il paventato ricorso all'articolo 13 e questa mattina il sindaco di Pagani ha emesso un'ordinanza con la quale ha disposto la chiusura a tempo indeterminato delle scuole di ogni ordine e grado. Naturalmente, tutto ciò preoccupa molto chi deve gestire il territorio in una fase storica come questa perché può rappresentare l'anticamera di grandi difficoltà difficilissime da contenere e da superare. Si deve recuperare, non tanto la credibilità delle istituzioni verso i cittadini - che pure è stata largamente compromessa in questi lunghi anni di gestione commissariale -, quanto la possibilità di un’attenuazione, un raffreddamento della tensione sociale. In caso contrario l'emergenza attuale, che ogni giorno impone alla provincia di Salerno 1.200 tonnellate di rifiuti, porterà inevitabilmente a delle situazioni di crisi.

 COSTANTINO IPPOLITO, Prefetto di Avellino. Come voi sapete, la provincia di Avellino ha una sola discarica ubicata ad Ariano Irpino, località Difesa grande.

Dal 1995 sino al 2002 la discarica è stata oggetto di alterne vicende giudiziarie ed amministrative. Infine, per far fronte all’ennesima crisi, nell’ottobre del 2003 il commissario Bassolino, attraverso un’apposita ordinanza, ne prorogò il funzionamento per ulteriori centoventi giorni; tutto ciò per smaltire 100 mila metri cubi di materiale. A quel punto i cittadini di Ariano Irpino, ai quali era stata promessa la chiusura definitiva della discarica, hanno iniziato a manifestare il loro dissenso rendendone impossibile il funzionamento.            Ritengo che, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione, si tratti di comportamenti che denotano una mancanza di fiducia nelle istituzioni. Infatti, per molte volte era stata annunciata la chiusura della discarica in oggetto, anche se ciò non è mai avvenuto in via definitiva anche per motivi di ordine pubblico.

Il prefetto Catenacci assieme al sottoscritto si è recato ad Avellino per incontrare i cittadini in rivolta. Entrambi abbiamo promesso di utilizzare la discarica di Difesa grande soltanto per un mese e contemporaneamente di iniziare addirittura la bonifica il 19 marzo. In ogni caso, non vi è stato nulla da fare: le donne e i preti muniti di crocifisso hanno fatto le barricate. Il vescovo di Ariano Irpino ha addirittura fomentato la rivolta nonostante l’avessi chiamato per cercare di risolvere la situazione.

 PRESIDENTE. È facile alimentarla. COSTANTINO IPPOLITO, Prefetto di Avellino. Infatti! Ho anche parlato con coloro che si erano messi a capo di questa rivolta, ma non vi è stato nulla da fare. Inoltre, il subcommissario straordinario ha dovuto adottare - ai sensi dell'articolo 13 del decreto Ronchi - un’apposita ordinanza per scaricare il materiale in altri siti. Quindi, risulta definitivamente tramontata la

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possibilità di poter riutilizzare la discarica di Difesa grande e, contemporaneamente, si è anche bloccato l'impianto di CRD di Pianodardine.             D’intesa con il presidente della provincia e con i presidenti dei due consorzi di smaltimento Avellino 1 e Avellino 2 stiamo cercando di individuare dei siti di stoccaggio per meglio controllare il versamento dei rifiuti. Il presidente della provincia ha già dichiarato la sua disponibilità ad adottare apposite ordinanze - ai sensi dell'articolo 13 del decreto Ronchi - per l'individuazione di questi due, tre, quattro siti di stoccaggio, quanto serve cioè per far fronte temporaneamente alle necessità della provincia di Avellino.

 MARIO D’AMBROSI, Prefetto di Benevento. La situazione della provincia di Benevento si presenta diversa da quella delle altre province, tuttavia vi sono dei profili critici accentuatisi negli ultimi giorni, soprattutto perché si sono allungati i tempi di inattività dell'impianto di Casalduni dove venivano conferiti tutti i rifiuti della provincia.            Naturalmente, ciò ha costretto tutte le componenti coinvolte nell'emergenza ad attivarsi. Al di là di un’unità di crisi che segue attentamente l'evolversi della situazione sotto il profilo della salute pubblica e dell'impatto ambientale ho promosso presso la prefettura una serie di incontri per trovare una soluzione assieme al presidente della provincia e al sindaco del comune capoluogo, quello che presenta i maggiori problemi per la quantità di rifiuti che produce (circa 70 tonnellate al giorno per 60 mila abitanti).            In tale sede sono venute fuori alcune indicazioni sul come far fronte ad un’emergenza che, effettivamente, presenta aspetti gravi e complessi.

La situazione è migliorata a cominciare da oggi, stamani infatti l'impianto di Casalduni ha consentito la rimozione di 250 tonnellate di FOS e ciò ha portato alla ricezione di circa 600 tonnellate di rifiuti tal quale affluiti dai vari comuni e, in parte, anche dal comune di Benevento. In base alle indicazioni emerse dalla riunione di cui parlavo in precedenza sia il presidente della provincia sia il sindaco si sono attivati per la ricerca di siti fuori della regione dove poter far confluire quantità di FOS e di sovvalli provenienti dall'impianto di Casalduni. Pare che questo possa realizzarsi; dovrebbero concludersi ancora alcuni protocolli di intesa tra le regioni interessate. Tuttavia, anche all'interno dello stesso territorio, mi sono attivato insieme ad alcuni sindaci ed abbiamo potuto individuare già una discarica, a suo tempo regolarmente autorizzata, che ancora può essere destinataria di alcune migliaia di metri cubi di rifiuti o di FOS, per cui, ove mai questa situazione dovesse perdurare, possiamo eventualmente fare ricorso a questi sversamenti in discariche ubicate sul territorio le quali, in parte, dovrebbero essere poi bonificate.            Per quanto riguarda le misure a medio e lungo termine, in effetti, da parte della provincia c'è la disponibilità a sostenere, a proprie spese, l'acquisto di un impianto che consenta di raffinare la FOS che proviene dall'impianto di Casalduni. Attualmente, uno dei problemi percepiti dalla collettività come elemento di degrado e di inquinamento, che rende il territorio assolutamente compromesso, è costituito dal fatto che questa FOS, che dovrebbe essere sversata in discariche pubbliche, non è raffinata al punto tale da essere inodore. Perciò, questa sostanza si presenta come se fosse un liquame, con conseguente cattivo odore che finisce per compromettere un intero comprensorio. Uno dei problemi che si pone è proprio quello della raffinatura, o inertizzazione, della FOS. La provincia – ripeto – si è dichiarata disponibile a provvedere all'acquisto di un impianto, a sue spese. PRESIDENTE. Ci è stato riferito anche dal presidente della provincia. MARIO D’AMBROSI, Prefetto di Benevento. Infatti, ieri ne abbiamo parlato lungamente. Si tratta di individuare il sito idoneo. Il presidente ha chiesto al sindaco di Benevento e ad alcuni consorzi se intendano mettere a disposizione siti sui quali installare questo impianto. In ultima analisi, lo si

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potrebbe installare anche presso quello di Paolisi, che già opera la raffinatura ed è gestito dalla Impregeco. Perciò, una possibilità ci sarebbe.

Un’altra importantissima indicazione è quella relativa alla creazione del termovalorizzatore. È inutile ricordare che, se una provincia deve essere autonoma rispetto alle altre, il ciclo deve poter essere completo. C'è sempre il problema di dover sversare l'ultima frazione della lavorazione. Tuttavia, se si realizzerà il termovalorizzatore e se il prodotto sarà inertizzato, rimarrà ben poca cosa, perché gran parte dei residui sarà utilizzata per la produzione di energia. Da questo punto di vista, la provincia si avvia verso un impegno serio, che potrebbe effettivamente ricondurla all’ordinarietà nella gestione dei rifiuti.            È chiaro che quanto ricordato in precedenza ha riflessi negativi anche per la provincia del Sannio, perché tutto è centralizzato. Si consideri la presenza della FIBE, nella gestione, la quale fa quello che vuole, devo dire. Ad esempio, questa mattina, senza passare per la prefettura, ha informato tutti i comuni del conferimento; un minimo di attenzione avrebbe richiesto, invece, di consultare il prefetto e la struttura per capire se i quantitativi potessero o meno essere destinati all'impianto. Occorre prevedere misure di controllo che, in un certo qual modo, consentano di tenere sotto mano la situazione. Non si può più permettere che ciascuno agisca per conto proprio, senza possibilità di controllo per i prefetti che si trovano ad affrontare problemi reali e che subiscono gli effetti, senza poter esprimere la loro opinione o la loro valutazione in questa fase.            Per quanto riguarda altri aspetti, il Sannio è una provincia piuttosto tranquilla, anche se non bisogna mai abbassare la guardia perché ci sono presenze, anche in transito, che possono avere interesse ad entrare, soprattutto, nel settore della movimentazione con automezzi o che potrebbero essere interessate ad acquisti ed alla proprietà. In altri termini, alcune situazioni possono costituire un richiamo per sodalizi di altre province. Come si sa, sono in arrivo flussi di denaro per la realizzazione di importanti opere pubbliche e, chiaramente, anche il ciclo di smaltimento dei rifiuti può diventare un business sul quale riversare attenzione e interesse. CARLO MORSELLI, Questore di Salerno. Per quanto riguarda la situazione dell'ordine pubblico, in provincia di Salerno, abbiamo registrato momenti di tensione all’epoca in cui era attuale l'apertura della discarica di Parapoti. Centinaia di dimostranti hanno occupato la strada statale, con conseguente blocco del traffico, e hanno tentato di bloccare anche la vicina strada ferrata. Siamo riusciti a contenere questo ulteriore tentativo mediante interventi che non sono stati cruenti. La situazione si è protratta per qualche tempo, fino a quando si è deciso di sospendere, temporaneamente, l'apertura di quella discarica. La situazione era particolarmente delicata in quanto, come ricordato dal signor prefetto, innanzi al gruppo dei manifestanti erano schierati donne, bambini, paraplegici e disabili in genere. Era una situazione di difficile intervento da parte delle forze di polizia. Se avessimo usato la forza o se avessimo tentato, semplicemente, di vincere la resistenza passiva, anche con tutte le cautele del caso, sicuramente avremmo provocato reazioni molto gravi, anche per le conseguenze di immagine, da parte della popolazione.            Conclusasi questa momentanea emergenza, per quanto riguarda la situazione dei rifiuti, in città ed in provincia, possiamo affermare che il comportamento dei salernitani è stato abbastanza civile. Si sono registrati alcuni incendi di cassonetti ma, tutto sommato, credo che gli episodi non siano stati più di 60 o 70 in tutta la provincia. Possiamo dire che la situazione è accettabile, sotto questo profilo, nonostante i mass media - come sottolineava il prefetto, in precedenza - abbiano rappresentato una situazione apocalittica.            Per quanto riguarda eventuali infiltrazioni da parte della camorra, nella gestione dei rifiuti, non abbiamo registrato né in passato, né attualmente registriamo, significative presenze, suscettibili di indagini approfondite. La situazione è seguita e monitorata costantemente ma, al momento, non abbiamo preoccupazioni. 

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MARIO PAPA, Questore di Avellino. Noi siamo reduci da un episodio, verificatosi ad Ariano Irpino, di difficile gestione dal punto di vista dell'ordine pubblico, che ha comportato la necessità di agire con equilibrio poiché lo scenario era tale da potere creare effettivamente problemi, non solo agli operatori di polizia. La protesta era trasversale. Il prefetto ha riferito l'episodio del prete con il crocifisso, che mi ricordava una crociata. C’erano il preside, il commerciante, la vecchietta che affermava di non avere altro da fare. Erano tutti lì presenti, ventiquattr'ore su 24. TOMMASO SODANO. È un po’ riduttivo: era un’intera città! MARIO PAPA, Questore di Avellino. Forse lei non ha seguito la prima parte della mia esposizione. Ho riferito di una partecipazione trasversale e totale. C'era tutto il paese e anche di più! Anche alcuni cittadini di Grottaminarda, un paese storicamente antagonista (mi raccontano che, qualche volta, si incontrano in una zona intermedia per fare una sana scazzottata) quel giorno erano presenti per portare la loro solidarietà.             Per questo motivo – e poiché credo di avere vissuto in prima persona, anche a Napoli, molte situazioni difficili dal punto di vista dell'ordine pubblico – ritengo, per quel che può valere, che potrebbe rappresentare un errore creare un delicato problema di ordine pubblico a causa di una situazione, ancorché allarmante, come quella dei rifiuti. Ovviamente, non so trovare soluzioni di altro genere e, del resto, non mi competono. Tuttavia, si sono verificati alcuni episodi che ci hanno convinti ulteriormente che la gestione che abbiamo adottato era la migliore.             Per quanto riguarda la possibilità, che si potrebbe adombrare, di un’infiltrazione camorristica, ritengo che in quella zona dell’Irpinia non si corra questo pericolo. È chiaro, però, che se la situazione dovesse permanere tale, con le inevitabili conseguenze, soggetti provenienti da altre zone potrebbero approfittarne e, quindi, dal momento che ci sono appetiti mai sopiti, qualcuno potrebbe approfittarne. RAFFAELE AIELLO, Questore di Benevento. Nella nostra qualità di tecnici dell'ordine pubblico, noi effettuiamo una piccola differenza tra governo e gestione dell'ordine pubblico stesso. Non voglio ribadire concetti già espressi dal collega ma la gestione di questi eventi, in cui si contrappongono le forze dell'ordine a cittadinanze sensibili verso problematiche di carattere generale, è una tra le più difficili. A Benevento, si è realizzato il momento del governo dell’ordine pubblico, quando ci siamo ritrovati attorno ad un tavolo per cercare soluzioni che potessero realizzare i presupposti per evitare il verificarsi di movimenti di piazza. In effetti, a Benevento, nonostante un’emergenza che, ormai, si protrae da settimane, e in presenza di uno sversamento che soltanto oggi ha consentito di utilizzare l'impianto di Casalduni, non abbiamo avuto gravi problemi di ordine pubblico. Infatti, registriamo soltanto l'episodio di Ceppaloni, quando i no global sono andati a verificare che, in un’area spianata, non finissero alcuni contenitori. A San Bartolomeo in Galdo, in cui opera ancora l’unica discarica per quei 10 paesi del consorzio che continuano a sversare, il comune ancora adotta una misura di presenza, per evitare che tutti gli altri vadano a sgombrare; a Piana Cappelle il sindaco del comune di Benevento ha collocato alcuni container per stoccare momentaneamente i rifiuti; a Piano Borea, dove c'è una vecchia discarica, ci sono ancora alcuni presidi. In tutte queste località, comunque, non abbiamo avuto problemi. Di rilievo è l'episodio di Casalduni in cui, seppure all'esterno dell'impianto CDR, sono state bruciate le ecoballe, all'inizio dell'emergenza rifiuti. Devo dire che queste ecoballe stazionano in quella zona e nessuno le vuole perché sono un prodotto molto scadente. Si è riusciti ad inviarne soltanto una parte a Reggio Emilia; le altre si trovano ancora lì. Attualmente, la discarica di Paolisi, in virtù di un provvedimento del sindaco, non è ricettiva.            Proseguendo in questa azione di governo della manifestazione, sia con l'intervento delle delegazioni di parlamentari che si avvicendano al tavolo della prefettura, sia, soprattutto, con le

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iniziative del presidente della provincia e del sindaco di Benevento, potremo andare avanti senza turbative. In questo, siamo favoriti da una realtà provinciale rappresentata da 72 comuni, con circa trecentomila abitanti.            Per quanto riguarda le infiltrazioni, io documento soltanto situazioni avvenute nel passato e che, senz'altro, non sono così reali. Al momento della costruzione dell'impianto CDR di Casalduni, si è verificato un fatto criminoso che, poi, è stato perseguito in quanto uno degli autori, condotto alle patrie galere, faceva parte del clan Pagnozzi. Vi è stata un’irruzione a Paolisi. Senz'altro, questi momenti di attenzione fanno capire che dietro a questo movimento di rifiuti ci sono alcuni interessi.            Vorrei concludere ricollegandomi a quanto affermato dal prefetto, che ha riflessi sia sull'ordine pubblico sia in tema di contrasto alla criminalità. Nella nostra provincia, noi dovremmo chiudere la filiera. Attualmente, non è così perché, oltre a non esistere un impianto di termovalorizzazione, che concluda il ciclo dei rifiuti, non esiste neppure un sito ove sversare. In qualità di tecnico dell'ordine pubblico e di poliziotto, formulo un’osservazione: quando c'è movimento, c'è ricchezza e c’è chi potrebbe approfittarne. 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MICHELE VIANELLO PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti e dichiaro concluso l'incontro.

 Incontro con i commissari prefettizi di Ariano Irpino e di San Bartolomeo in Galdo, del

sindaco di Giugliano e del presidente della Commissione straordinaria del comune di Montecorvino Pugliano.

 PRESIDENTE. La Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, nello svolgimento della sua attività conoscitiva, sta effettuando un’ampia ricognizione delle diverse realtà territoriali regionali, attraverso apposite missioni che consentano la verifica dei sistemi e delle forme d’intervento nella gestione del ciclo dei rifiuti.

 Nel corso della missione in Campania, la Commissione intende acquisire elementi informativi in ordine ai profili più problematici riscontrati nell’esercizio delle funzioni dei diversi organi ed enti competenti ed in relazione alle situazioni più gravi che si stanno verificando nella gestione dell’emergenza rifiuti.

La Commissione è interessata a conoscere gli strumenti di cui dispongono i comuni per fronteggiare questa difficile fase nello smaltimento dei rifiuti, anche in relazione all’operatività dell’impiantistica presente sul territorio.

            Profilo che interessa particolarmente i lavori della Commissione è anche comprendere l’attuale situazione in merito alla vicenda della gestione dei rifiuti solidi urbani che sembra provocare forti tensioni tra le popolazioni dei comuni che versano, sotto questo profilo, in condizioni di maggiore criticità.

            Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, darei la parola al commissario prefettizio del comune di Ariano Irpino.

 PASQUALE NAPOLETANO, Commissario prefettizio del comune di Ariano Irpino. Sono commissario straordinario del comune di Ariano Irpino dal 30 ottobre scorso e, precedentemente, sono stato commissario prefettizio. Come il prefetto avrà già anticipato, questo comune è stato sede di discarica fin dal 1995. Siamo al nono anno di ricezione dei rifiuti, non solo della provincia di Avellino, ma anche delle province di Napoli, Salerno e Caserta; questo comune, per anni, ha subito questa situazione, anche con molta civiltà. In qualità di vice prefetto della prefettura di Avellino ho seguito anche le fasi di insediamento di questo impianto e devo affermare che la popolazione ha

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sempre reagito con grande maturità e civiltà. Tuttavia, come avevo anticipato nelle competenti sedi gerarchiche, nell'ultima fase ho dovuto registrare una situazione di tensione, che serpeggiava già da mesi. Gli abitanti di questa piccola città, il secondo comune dell'Irpinia, ormai non erano più in condizione di sopportare questo enorme carico di rifiuti provenienti da tutte le province della Campania. Si tenga presente che l'unica strada di accesso all'impianto lambisce questa città e, quindi, numerosissimi automezzi transitavano continuamente in questa zona, a tutte le ore del giorno. La sede in cui la discarica è ubicata è abbastanza isolata e crea problemi soltanto ad una contrada di pochi abitanti. Tuttavia, questo transito continuo non poteva essere più sopportato dalla popolazione. Oltretutto, quest’ultima si è sentita tradita, dopo aver riposto fiducia nelle istituzioni, quando ha appreso di un’ennesima proroga riguardante un carico di rifiuti, provenienti, in prevalenza, dal napoletano ma anche da altre province. Questo ha fatto scattare una reazione da parte della popolazione, a voi ben nota perché è stata riferita ampiamente dalla stampa.             Purtroppo, è mancato il raccordo, sono mancate le informazioni alla popolazione. Non abbiamo dato loro più alcuna certezza e abbiamo perso la loro fiducia. In qualità di commissario straordinario, avevo già anticipato le mie dimissioni, la rinuncia all'incarico di commissario, pur trovandomi, tra l'altro, in una posizione estremamente delicata, essendo neanche vicario della prefettura. Infatti, in teoria dovrei sostituire il prefetto anche per l'adozione di provvedimenti di natura coercitiva nei confronti di questa città. Perciò, avevo preannunciato che ove fosse intervenuto un provvedimento di proroga, per coerenza, avrei dovuto rassegnare le mie dimissioni. FRANCESCO TAGLIALATELA, Sindaco di Giugliano in Campania. Sono sindaco del comune di Giugliano a partire dalle ultime elezioni amministrative. Il problema dell'emergenza rifiuti ha investito questo comune specialmente negli anni passati. Attualmente, Giugliano conta un po' più di centomila abitanti e presenta un territorio particolarmente vasto, di circa 94,5 chilometri quadrati, con buone possibilità, che sono state ampiamente sfruttate negli anni scorsi, quanto allo sversamento di rifiuti. Sul suo territorio, ci sono state numerose discariche di tal quale - ci siamo stancati anche di contarle - che hanno consentito lo sversamento di rifiuti a gran parte delle province campane. Inoltre, il comune è sede dell'impianto per la produzione di combustibile derivato dai rifiuti. In questi giorni - ci tengo a sottolinearlo – Giugliano continua a vivere, come tutti gli altri comuni della zona, i problemi conseguenti alla mancata raccolta dei rifiuti solidi urbani, che hanno invaso la città, per alcuni giorni, con i conseguenti atti vandalici, incendi ed episodi di inciviltà, che tutti conosciamo. Contemporaneamente, però, deve combattere anche una battaglia per la difesa del proprio territorio perché, ogni volta che si è verificata un'emergenza rifiuti in Campania, è sempre stato, purtroppo, al centro dell'attenzione, a causa dell'apertura di impianti e di discariche. Questa preoccupazione è accentuata dalla circostanza che, in questo territorio, sono presenti numerosissime cave, conseguenti all'estrazione, nel tempo, di materiale per l'edificazione. Temiamo che possano essere utilizzate come nuovi invasi. In particolare, ce n’è una in località Settecainati, ubicata a ridosso della fascia costiera di Giugliano, a prevalente vocazione turistica. In prossimità, sono presenti anche alcuni nuclei abitativi. Sia l'amministrazione comunale sia, soprattutto, i cittadini temono fortemente che si ipotizzi di utilizzarla per trovare soluzione a questo problema. Ho manifestato questa preoccupazione al prefetto Catenacci. Ritengo che l'eventuale scelta di questo sito possa creare gli stessi moti che si sono verificati, in questi giorni, in altre città il cui territorio era stato individuato come destinatario dei rifiuti, per la soluzione dell'intero problema regionale. Mi sento di affermare che, nella nostra città, è necessario investire per bonificare questi siti nei quali sono stati sversati milioni di tonnellate di rifiuti, negli anni passati. Credo sia indispensabile dare questo segnale alla popolazione che attende di vedere come, in queste zone, siano intraprese tutte le azioni possibili per eliminare, innanzitutto, gli agenti inquinanti che permangono nei luoghi in cui sono stati sversati i rifiuti. E’ necessario inviare ala popolazione un segnale positivo in direzione della riconversione di questi territori; spesso, infatti, appaiono come paesaggi lunari o marziani mentre dovrebbero essere oggetto di bonifica, affinché si ricostituisca la fiducia dei cittadini, relativamente a questo problema.

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            Per quanto riguarda la contingente emergenza dei rifiuti relativa alla raccolta, ho emanato un’ordinanza ai sensi dell’articolo 13 del decreto Ronchi, sulla base di motivi contingibili e urgenti connessi ai problemi igienico-sanitari verificatisi nel territorio comunale. Sono riuscito a risolvere il problema parzialmente ma la questione dei rifiuti resta aperta e credo che richieda una soluzione che gli enti locali e, in particolare, i comuni, da soli, molto difficilmente potranno trovare. I rifiuti continuano ad essere accumulati dappertutto, con grandi problemi che possono essere risolti soltanto con ricorso allo strumento che io ho adottato ma che può essere utilizzato soltanto per situazioni contingenti e per periodi estremamente brevi. MARIO OMBROSI, Presidente della commissione straordinaria del comune di Montecorvino Pugliano. Insieme al dottor Antonio Esposito e alla dottoressa Ceri - assente per motivi di lavoro - faccio parte della Commissione straordinaria costituita ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267, a seguito dei noti eventi che hanno interessato il comune di Montecorvino Pugliano. Ci siamo insediati recentemente presso il comune, il 15 dicembre 2003.             Nel comune citato, sono presenti due discariche, quella ubicata in località Parapoti e quella di Collebarone. Attualmente, sono entrambe non funzionanti. Quella di Parapoti è stata dissequestrata nel febbraio 2002. Tuttavia, la popolazione ha contestato la riapertura, per motivi precauzionali di ordine sanitario. Per questa ragione, la discarica tuttora non funziona. La discarica di Collebarone è inattiva dal 1989. La gestione amministrativa e contabile è affidata al consorzio di bacino denominato Salerno 2. Il comune, perciò, non ha mai potuto operare direttamente su queste discariche. PRESIDENTE. Che capienza residua hanno queste discariche? MARIO OMBROSI, Presidente della commissione straordinaria del comune di Montecorvino Pugliano. Quella di Parapoti, per quanto ne sappiamo, ha una capienza residua di 40 mila metri cubi. Si tratta di una discarica mista, chiusa nel 2001 e riaperta a seguito di dissequestro ma non ha più funzionato a causa dell'opposizione dell’associazione Natura nostra, che ne ha bloccato la riapertura. La discarica di Collebarone è ancora chiusa, dal 1989 e non vi è stata effettuata alcuna bonifica.            Al momento, non possiamo dire altro. Abbiamo portato alcuni documenti che riteniamo utili e che intendiamo consegnare a questa Commissione. Se le discariche funzionassero, potremmo dire qualcosa in più ma, in questa situazione, non possiamo aggiungere altro. FIORENTINO BONIELLO, Commissario prefettizio del comune di San Bartolomeo in Galdo. Sono commissario prefettizio del comune di San Bartolomeo in Galdo dal 9 giugno 2003. La discarica è stata realizzata nel 1999 ed è in funzione da quella data. E’ stata realizzata dal prefetto di Napoli, commissario delegato. Non appena gli abitanti ha avuto notizia di un’eventuale utilizzazione della discarica per FOS e sovvalli, ci sono state alcune manifestazioni di protesta. Purtroppo, si è costituito un comitato cittadino. D'accordo con il prefetto, abbiamo cercato di fare intervenire un tecnico che spiegasse alla popolazione la natura di quanto era destinato ad arrivare nella discarica, di volumetria residua minima. Tuttavia, i cittadini si sono dimostrati completamente contrari a qualsiasi tipo di conferimento di rifiuti nella discarica. Come ho ricordato, è stato costituito un comitato cittadino e alle rimostranze hanno partecipato anche sindaci e amministratori di comuni e province limitrofe. Bisogna ricordare che San Bartolomeo in Galdo è l'ultimo comune della provincia di Benevento, ai confini con la provincia di Foggia. La più importante rimostranza presentata dai cittadini, alla quale non ho saputo e non ho potuto rispondere è stata la seguente: lo Stato non ha provveduto alla realizzazione di alcuna strada per il collegamento con il capoluogo,

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non ha avviato ad attività un ospedale già realizzato, completo e disponibile ma ci vuole portare i rifiuti; in che modo ci spiegate questo? Non ho saputo rispondere.            Per il passato, bisogna ricordare che questa discarica è stata utilizzata, sporadicamente, anche per accogliere i rifiuti di altri comuni, tra cui Benevento, ma la popolazione non ha protestato. In questo caso, invece, la protesta c'è stata, forse perché trainata da quella manifestata in altre province vicine. DONATO PIGLIONICA. Solo una riflessione: ci sono due commissari prefettizi in quattro comuni. Forse dovrebbero essere agevolati, non avendo un rapporto elettivo con le comunità locali (sotto elezioni, diventiamo tutti capi popolo), perché non riescono a facilitare l'utilizzo temporaneo delle discariche. Questa è la considerazione più amara. Bisogna spiegarne anche le ragioni, non c'è ombra di dubbio. Se vedo i sindaci sui binari, mi allarmo e vorrei rivolgere loro una domanda: dove pensano di collocare e i loro rifiuti?            Lo capisco, voi siete i rappresentanti di quattro realtà che hanno già pagato un prezzo. Per quanto ho ascoltato in precedenza, mi pare che il comune di Giugliano abbia pagato un prezzo altissimo perché mi sembra che abbia ospitato cinque o sei siti del suo territorio. Capisco che, a questo comune, non si possa chiedere più nulla ma, anzi, è necessario procedere alla bonifica. Voi rappresentate territori in condizioni tali da essere legittimati a opporvi. Sono i sindaci di altri comuni che, forse, non hanno titolo per sedersi sui binari. FAUSTO GIOVANELLI. Come mai, su quattro comuni, ci sono tre situazioni di commissariamento? Questa circostanza è da ricondurre al problema dei rifiuti o a problemi che sono a monte di esso? PASQUALE NAPOLETANO, Commissario prefettizio del comune di Ariano Irpino. Nel mio caso, nel caso di Ariano Irpino la ragione è esclusivamente politica. Questa amministrazione era sul filo, contava soltanto su un voto di maggioranza, che è venuto meno. Il commissariamento non è da imputare al problema dei rifiuti. FIORENTINO BONIELLO, Commissario prefettizio del comune di San Bartolomeo in Galdo. Lo stesso vale per San Bartolomeo in Galdo. Sono questioni che esulano dalla problematica dei rifiuti. La crisi si è verificata nel giugno 2003, molto tempo prima che si verificasse questa emergenza. FAUSTO GIOVANELLI. Una pura coincidenza. PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti e auguro loro un buon lavoro.

  

Incontro con il direttore dell’ARPA Campania. 

PRESIDENTE. Con la missione in Campania, la Commissione intende acquisire, attraverso le programmate audizioni, elementi informativi e conoscitivi sulla difficile situazione del ciclo dei rifiuti nel territorio della regione.

Nel quadro di tale attività, un utile contributo ai lavori della Commissione potrebbe essere fornito dalla conoscenza degli aspetti connessi alla situazione del territorio e all’impiantistica presente, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità che attanagliano, in questa delicata fase dell’emergenza, gran parte dei territori della regione.

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Sarebbe di particolare interesse per la Commissione conoscere anche qual è l’attuale situazione organizzativa dell’ARPA Campania e che tipo di compiti svolge nella regione.

Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, darei la parola al direttore dell’ARPA Campania. ANTONIO TOSI, Direttore dell’ARPA Campania. Devo effettuare una premessa. L'Agenzia per l’ambiente della Campania è operativa soltanto da 40 mesi. Mi esprimo in termini di mesi e non di anni perché questa unità di misura può dare meglio il senso del lavoro che stiamo svolgendo. Si tratta di un lavoro complesso perché la dotazione di partenza, sia dal punto di vista del personale che ci è stato assegnato, sia dal punto di vista economico, è decisamente e totalmente inadeguata ai nostri compiti. Pur tuttavia, in presenza di una conclamata emergenza rifiuti, il 18 febbraio 2001, alle tre del mattino, abbiamo offerto al presidente Bassolino la nostra piena disponibilità ad intervenire sul territorio e a esercitare il nostro ruolo, quanto meno per l'immediata verifica, ex articolo 13, di tutti i siti di stoccaggio provvisorio, in quel momento gravissimo. E’ allora che si è evidenziata questa situazione. Lo ricordo perché, in quel momento, si evidenziavano situazioni di apertura di siti di stoccaggio provvisorio in ben 180 comuni. Quindi, si trattava di una situazione abbastanza complessa, soprattutto per un'Agenzia che era operativa soltanto dal primo ottobre del 2000 e che, quindi, nel 2001, era in funzione soltanto da 13 o 14 mesi. La complessità dell'operazione emergenziale si evidenziava in tutta la sua gravità.            Credo sia inutile ripetere argomenti conosciuti. Noi eravamo in una situazione di emergenza nel contesto di un'emergenza, non disponendo di personale sufficiente per attendere alle 23 funzioni di controllo ambientale di nostra competenza. Infatti, il sistema italiano delle agenzie è articolato su tutta la penisola e prevede che ogni agenzia si raccordi a quella nazionale. Oggi, quest’ultima è rappresentata da una direzione del Ministero dell'ambiente mentre, all’epoca, era un ente dotato di personalità giuridica con funzioni di coordinamento e di raccordo tecnico-scientifico che si articolava sul territorio attraverso le agenzie regionali finanziate – con finanza derivata – dalle regioni. Abbiamo sviluppato un’Agenzia secondo il modello italiano classico di questi ultimi anni e, cioè, in direzioni provinciali. In questo, siamo eredi del sistema sanitario nazionale che aveva, all'interno delle ASL, i laboratori ambientali. Le agenzie dell'ambiente, infatti, sono gli enti strumentali deputati al presidio dell'intero ecosistema – atmosfera, territorio, acque marine e costiere – dal punto di vista tecnico analitico, e sono incaricate di una triplice missione, quella di controllare, conoscere ed effettuare prevenzione. Noi svolgiamo soltanto un ruolo di controllore tecnico, affinché i dati di cui disponiamo siano messi a disposizione dei soggetti pianificatori, cioè comuni, province e regioni, come avviene nella normalità dei casi, oppure - come avviene anche in questo caso - di altri soggetti istituzionali che intervengano sul territorio a vario titolo.            La situazione è abbastanza complessa perché il nostro personale, come ricordavo, non è neanche al 50 per cento di quanto sarebbe necessario. Pur tuttavia, noi esercitiamo per intero il controllo sull’ambiente. In qualità di legale rappresentante, sono responsabile di questa situazione. Come tale, ne sento tutto il peso ma, d'altro canto, ho aderito spontaneamente a questa forma di contrattualizzazione dall'esterno. Provenendo dal mondo delle partecipazioni statali, seguo una logica imprenditoriale, cioè di ordine.            Noi non operiamo in sbilancio. Quindi, tutto deve essere realizzato al minimo dei costi e non c’è Pantalone che paghi. Lo affermo perché la situazione dell'emergenza ambientale, invece, ha comportato uno sforzo notevolissimo di organizzazione, proprio perché si trattava di una situazione emergenziale, e, in un sistema imprenditoriale, queste cose si devono vedere in outsourcing, per evitare spreco di danaro pubblico. Così come il commissariato - mi permetto di ricordarlo – svolge una funzione ad hoc finalizzata ad uscire dall'emergenza, allo stesso modo noi ci siamo organizzati con una struttura emergenziale.

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            Successivamente, cederò la parola al dottor Vasaturo ed alla dottoressa Imperatrice per gli aspetti tecnici. In particolare, il dottor Vasaturo ha funzioni di dirigente e opera con me da alcuni mesi, da quando, dalla fase delle direttive governative, si è ritornati all'ordinario.            Le competenze in materia ambientale e di inquinamento spettano all'Agenzia per l'ambiente. Certamente, quelle amministrative non sono di nostra competenza e neppure quelle di pianificazione. L'alterazione dell'ecosistema, dal punto di vista tecnico, è sicuramente di nostra competenza. Noi ci stiamo preparando per quando cesserà l'emergenza. Da questo punto di vista, ho inteso modificare questo sistema un po’ garibaldino - se mi consentite - di affrontare l'emergenza basato su di una struttura creata ad hoc, a supporto della situazione che si era determinata, ritenendo che, prima o poi, ci sarebbe stato un momento di chiusura dell’emergenza. Siamo in attesa che l'Agenzia possa andare a regime, disponendo di oltre il 50 per cento del personale necessario e delle disponibilità finanziarie per affrontare questa situazione. Abbiamo immediatamente recepito le indicazioni governative, preparandoci sin da oggi ad affrontare l’emergenza secondo una logica un po’ diversa e, cioè, pensando al modo in cui tornare alla normalità ed a che cosa faremo quando saremo in grado di tornarvi. Naturalmente, continuiamo il nostro affiancamento al Commissariato straordinario, come avviene dalla famosa notte del 18 febbraio 2001 anche se questo ci hacomportato, certamente, uno sforzo incredibile. Ancora oggi, continuiamo ad affiancarlo ma, considerando che la situazione ordinaria, per noi, è già un’emergenza, l’attuale situazione straordinaria, ovviamente, ci complica la vita.            Del resto, siamo un ente strumentale della regione e abbiamo il compito del presidio ambientale nonché la responsabilità, che ci assumiamo per intero, di affrontare questa situazione, così come è successo, a suo tempo, per la diossina. Come ricorderete, si era verificata una situazione gravissima, sicuramente, ma che doveva essere vista in un’ottica diversa, ovviamente, perché il problema diossina è molto complesso e su di esso sono ancora in corso accertamenti. Allo stesso modo, all'epoca, ci siamo messi a disposizione della magistratura e della stessa regione, ovviamente disponendo di fondi appositamente dedicati perché – come forse sapete – sono necessari l’equivalente di due milioni di lire per ciascuna analisi relativa a tale sostanza. In una situazione così complessa come quella della diossina, solo per la matrice ambientale abbiamo previsto una spesa pari all’equivalente di non meno di due o tre miliardi di lire, solo per le analisi. Con queste, ovviamente, dovranno essere confrontate le analisi in campo sanitario e zootecnico, perché soltanto da un confronto con i dati provenienti dalle altre matrici si potrà capire la causa vera della diossina. Certamente, è una situazione con la quale conviviamo male, perché vorremmo fare tutto bene e presto. L'Italia, da questo punto di vista, non è attrezzata, tanto è vero che, in una prima fase, mi sono assunto la responsabilità - se qualcuno vorrà, me la addebiterà - di rivolgermi ad un laboratorio americano per effettuare questa analisi. Oggi, invece, abbiamo bandito una gara ma questo è oggetto di altra valutazione.            Sono tutti problemi di estrema gravità perché il territorio della regione Campania è sotto gli occhi di tutti e lo sono, soprattutto, le province costiere casertane, napoletane e salernitane che si trovano in una situazione di decozione ambientale evidente. È una situazione complessa, che affonda le sue radici molto indietro nel tempo, sicuramente a partire dal dopoguerra. Le tecnologie con le quali ci stiamo attrezzando, grazie ai fondi comunitari, sicuramente ci consentiranno di avereuna padronanza ed una conoscenza tecnica del territorio che ci permetterà anche di effettuare una vera prevenzione. Resta il fatto che la situazione è ancora molto complessa ed ha bisogno di tutta l’attenzione, almeno da parte nostra, di supporto alle istituzioni ed allo stesso commissariato perché si possa raggiungere uno stato non solo di conoscenza puntuale ma anche di vero e reale presidio dell’inquinamento dell’ecosistema.

Mi fermerei qui senza tralasciare il fatto che quest'anno abbiamo presentato - come hanno fatto tutte le agenzie d'Italia - la relazione sullo stato dell'ambiente che riporta tutti i dati (validati dai nostri laboratori) relativi agli stati di alterazione esistenti nel territorio campano. Ho qui con me

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un estratto di questa relazione che riporta con esattezza tutte le azioni di nostra competenza svolte a supporto del commissariato.            Il compito della nostra istituzione è fare chiarezza e pianificare il futuro per poter meglio servire questa regione e l'Europa, poiché ormai le procedure che seguiamo sono tutte europee. Vorrei, quindi, che anche il dottor Vasaturo spenda qualche parola al fine di fare maggiore chiarezza. PRESIDENTE. Desidererei però si approfondisse meglio la questione relativa ai rifiuti, soprattutto per quanto riguarda l'impatto attuale delle discariche e degli impianti esistenti: in poche parole lo stato di compromissione ambientale. In questo momento, infatti, vi è bisogno di tranquillizzare le popolazioni. ANTONIO TOSI, Direttore dell’ARPA Campania. L'unica cosa che vorrei aggiungere, signor presidente, è che noi non abbiamo competenze tecniche ed ingegneristiche. Le nostre valutazioni riguardo all'impatto ambientale si riferiscono alla qualità dei dati relativi al sottosuolo, alla qualità dell'aria, eccetera. PRESIDENTE. Voi però siete quelli che certificano l'impatto ambientale. ANTONIO TOSI, Direttore dell’ARPA Campania. Non c’è dubbio. MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. Vi sarebbero tante cose da dire, però vorrei innanzitutto descrivere il nostro sistema di controllo.            Noi eseguiamo vari tipi di controlli sul territorio. Nell'ambito delle attività di vigilanza abbiamo realizzato - anche in collaborazione con l’APAT - il censimento dei siti in cui giacciono rifiuti abbandonati (circa 1.500). Abbiamo quindi notizia, georeferenziazione e cartografia di tutti i siti sede di rifiuti abbandonati, di cui conosciamo tipologia e quantità.            Il commissariato nei confronti dei siti in cui sono stati abbandonati illegalmente dei rifiuti ha avviato un programma di rimozione, smaltimento ed eventuale bonifica. Il nostro compito è di ausilio per quanto riguarda la classificazione dei rifiuti - eventualmente anche attraverso la loro analisi -, mentre dopo la loro rimozione procediamo ad una valutazione della contaminazione dei suoli o delle falde.            In collaborazione con la regione stiamo anche elaborando il programma di bonifica e messa in sicurezza definitiva delle discariche comunali non più attive. Si tratta di un programma previsto dalla regione, quindi sarà finanziato da quest'ultima ed anche attraverso risorse comunitarie. Oltre a far parte del gruppo di lavoro che redige il programma per la messa in sicurezza permanente delle ex discariche comunali seguiremo anche la parte relativa all’analisi delle falde e dei suoli.            Per quanto riguarda i siti di stoccaggio provvisorio abbiamo effettuato un controllo sui 180 comuni che durante l'emergenza del 2002 hanno dovuto ricorrervi. Vi è stato anche un presidio del territorio - 24 ore su 24 - al fine di controllare la tipologia dei rifiuti che venivano stoccati provvisoriamente in questi siti. In tal modo, si è voluto evitare che i rifiuti solidi urbani venissero stoccati assieme ai rifiuti speciali o, addirittura, pericolosi.            Per quanto riguarda l'impiantistica vi sono siti come, ad esempio, Acerra, Tufino e Santa Maria La Fossa in cui è prevista la costruzione di termovalorizzatori. Relativamente ad Acerra, con il supporto dell'ARPA, è stato realizzato dal commissariato un monitoraggio - in programma anche per Santa Maria La Fossa - di tutte le matrici ambientali del territorio. In particolare, ad Acerra sono stati monitorati la qualità dell'aria, i campi elettromagnetici e le acque di falda per valutare complessivamente la situazione ambientale ex ante rispetto alla costruzione del termovalorizzatore.

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            Per quanto riguarda Santa Maria La Fossa il programma è già stato predisposto e sarà successivamente realizzato.            Relativamente alle discariche attuali abbiamo sempre dato il nostro contributo per quanto riguarda, soprattutto, il controllo di gestione e l'esame delle acque di falda che i nostri dipartimenti provinciali competenti per territorio realizzano con cadenza mensile o bimensile.            Per quanto riguarda i CDR effettuiamo un controllo periodico abbastanza intenso per monitorare la tipologia dei rifiuti; in particolare, sono state effettuate due campagne di monitoraggio. Abbiamo elaborato con successo una metodologia analitica originale - che ha anche formato oggetto di pubblicazioni scientifiche - per quanto riguarda la valutazione del problema relativo agli odori. È stata già effettuata una campagna di monitoraggio per Tufino e per Battipaglia; sono campagne lunghe e costose poiché si tratta di campionare l’aria, in ogni caso siamo riusciti ad ottenere buoni risultati, sia per quanto riguarda la tecnica analitica - individuazione delle sostanze che possono dare disturbo alla cittadinanza - sia relativamente all'utilizzazione del letto biologico che serve ad abbattere i gas maleodoranti.            Infine, su richiesta del Ministero dell'ambiente e dell’APAT, abbiamo realizzato una campagna di monitoraggio - ancora in corso - riguardante la qualità del CDR prodotto. La campagna è stata già realizzata a Battipaglia, a Casalduni, all'impianto di Pianodardine di Avellino, a Tufino e a Caivano.         Si tratta di una campagna delicata e particolarmente elaborata nel senso che sono stati effettuati due tipi di monitoraggio riguardanti i rifiuti in ingresso e il CDR prodotto, anche per mettere in evidenza la qualità di quest'ultimo. I risultati hanno evidenziato una qualità di RSU ancora non proveniente da una raccolta differenziata corretta, ragion per cui i rifiuti in ingresso hanno un bassissimo potere calorico specifico. In ogni caso, il CDR prodotto ha delle caratteristiche di qualità molto superiori rispetto al tal quale. TOMMASO SODANO. Questa mi sembra una cosa alla Catalano! Ci mancherebbe altro. MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. Intendevo dire che rispetto ai limiti stabiliti dal decreto ministeriale del 1998 vi è un 2-3 per cento di differenza, sia rispetto all'umidità sia rispetto al potere calorico specifico. 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO 

PRESIDENTE. In eccesso o in difetto? MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. È un valore un po' più basso, ma non riguarda tutti campioni di CDR. FAUSTO GIOVANELLI. Quando parla di qualità si riferisce al calorifico? MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. I criteri di qualità del CDR riguardano il potere calorico specifico, l'umidità ed una serie di contaminanti come, ad esempio, i metalli pesanti. I contaminanti risultano tutti al di sotto dei limiti previsti dal decreto del 1998 riguardante la qualità del CDR.            Per quanto riguarda l'umidità il valore medio è del 26 per cento su tutti gli impianti rispetto al limite del 25 per cento previsto dal decreto, mentre il valore di qualità del CDR è più o meno lo stesso. Quindi, il CDR è un prodotto che, rispetto ad una raccolta differenziata non ancora perfetta,

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rispecchia abbastanza i valori stabiliti dal decreto, inoltre la sua qualità è migliore dei valori fissati nell'ordinanza commissariale. MICHELE VIANELLO. Se avessimo a disposizione dei termovalorizzatori per inceneritore quel CDR, ciò comporterebbe un’emissione di diossina o di inquinanti? MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. Questo no, vi è solo il problema rappresentato dall’1 per cento di umidità in più; si tratta di una minima differenza che si riscontra anche per quanto concerne il potere calorico specifico. Quindi, migliorando di poco la raccolta differenziata ci troviamo di fronte ad un prodotto che, comunque, risponde alle caratteristiche del decreto. In una situazione di emergenza come questa, tutto sommato, mi sembra che gli impianti per la produzione del CDR possano essere considerati accettabili.             Per realizzare un campione di rifiuti bisogna analizzarne sette chili e miscelarli ad inizio, a metà e a fine ciclo: non si tratta, quindi, di una valutazione facile. I risultati ottenuti possono anche essere diversi a seconda della valutazione effettuata, quindi stabilire la qualità del prodotto è un problema molto complicato. DONATO PIGLIONICA. Vorrei porre alla dottoressa due quesiti. Innanzitutto, desidererei sapere perché attraverso un’ordinanza validata dal Ministero dell'ambiente sono stati attribuiti al CDR limiti di umidità diversi se, come è stato sostenuto, si trattava di un prodotto di ottima qualità.             In secondo luogo, poco fa dei magistrati ci hanno esibito i risultati di analisi eseguite in Emilia secondo le quali la sostanza presa in esame non corrisponderebbe alle caratteristiche del CDR.  MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. I risultati di cui ho parlato sono stati ottenuti a Pianodardine e a Casalduni. DONATO PIGLIONICA. Come lei comprenderà, siamo un po’ in difficoltà perché un quarto d'ora fa ci è stato detto che tutto ciò che proviene da quegli impianti non è da considerarsi CDR. Adesso, invece, lei sostiene che questo prodotto non solo è buono ma, addirittura, rispetta i limiti previsti dal decreto senza bisogno di alcuna deroga: siamo rimasti un po' disorientati da queste affermazioni. MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. Per quanto riguarda le deroghe, il decreto e il parere del Ministero sono tutte questioni che non riguardano la nostra competenza; noi abbiamo solamente effettuato una campagna di monitoraggio. Vi è un parere del Ministero dell’ambiente secondo cui i valori di CDR descritti nel decreto del 1998 valgono per gli impianti soggetti a procedure semplificate. Dato che quelli di cui stiamo parlando non sono impianti soggetti a procedure semplificate non si applicano quei valori, ma vi è bisogno di un nuovo decreto da parte del ministero per stabilire quali siano i requisiti di qualità del CDR non prodotto da impianti soggetti a procedura semplificata. PIETRO VASATURO, Dirigente incaricato del programma rientro emergenza dell’ARPA Campania. Da normale cittadino potrei pensare che il CDR depositato per molto tempo potrebbe modificarsi fisicamente.            Relativamente alla descrizione del CDR e alla quantità di elementi da valutare vi è una legge della Repubblica che demanda ad un regolamento del ministro competente la definizione della qualità. Per cui oggi vi è un vuoto, una vacatio; in definitiva, infatti, il vecchio decreto non dice

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proprio niente, quindi dovremmo far riferimento alle risultanze di una direttiva comunitaria, anch’essa in via di superamento.              Per quanto riguarda l’ARPAC - tenendo conto dei vari indirizzi giurisprudenziali del Consiglio di Stato e della Corte di cassazione, nonché del parere della Commissione - si tende ad attribuirle un’attività di carattere ordinario.

In precedenza il direttore parlava di outsourcing, una pratica per contenere la spesa che deve limitarsi nel tempo. Tra l'altro, è in pieno svolgimento un dibattito molto acceso - sicuramente a conoscenza dei commissari - riguardante la natura giuridica del ruolo svolto dai dipendenti e dai dirigenti dell’ARPAC. Ancora oggi manca una norma che definisca il ruolo degli agenti, in sostanza i nostri tecnici.

L'ultima ordinanza che ha disciplinato il passaggio di consegne tra i due commissari ha indicato, al comma 6 dell'articolo 1, l’ARPAC quale supporto eccezionale, straordinario. Naturalmente, tutto ciò va a compromettere i delicati equilibri di bilancio, perché oggi l’ARPAC è tenuta ad affrontare sia l'ordinaria sia la straordinaria amministrazione, attraverso dei trasferimenti regionali ed in assenza delle previste convenzioni con le province e con i comuni.

Oggi ho voluto far notare al direttore che il comma 6 dell'articolo 1 rinnova e ribadisce che l’ARPAC deve essere a disposizione del commissario nell'ambito di un rapporto convenzionale. Vorrei anche far sapere al senatore che il cittadino verrà certamente - per quanto possibile - rassicurato dall’ARPAC, poiché saranno le stesse autorità straordinarie a rendersi utili.

 DONATO PIGLIONICA. Ho trovato molto interessanti le cose dette dal dirigente, temo però che egli abbia completamente cambiato argomento rispetto alla questione da me posta.  PIETRO VASATURO, Dirigente incaricato del programma rientro emergenza dell’ARPA Campania. Credevo che la sua fosse una domanda di carattere tecnico, in ogni caso da cittadino penso che se il CDR viene tenuto a riposo per un anno può subire un processo chimico-fisico che nessuno è ancora in grado di valutare. In un articolo di The Economist del 1999 - si sostiene che se il CDR viene depositato (al chiuso o all’aperto) potrebbe subire un processo chimico che lo farebbe ridiventare un rifiuto. MARCO LION. Considerata la discrepanza oggettiva che abbiamo rilevato sulla questione del CDR in Campania credo sia opportuno che ci vengano fornite le metodologie applicate ed i risultati ottenuti. MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. Al termine della campagna noi invieremo i nostri risultati al Ministero dell'ambiente che ce li ha richiesti.  MARCO LION. Possiamo chiedere che ci vengano forniti questi risultati o dobbiamo aspettare che ce li invii il Ministero dell'ambiente? PRESIDENTE. L’ARPA, per la verità, ha sempre anticipato le nostre richieste. DONATO PIGLIONICA. Si tratta di una questione rilevantissima; una cosa infatti è produrre CDR, altra cosa è affermare di produrlo mentre invece si ha a che fare con un diverso prodotto. Si tratta di rispondenza a degli impegni contrattuali, non di un aspetto secondario ed ambientale. 

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FAUSTO GIOVANELLI. Per quanto riguarda il CDR sono in corso modifiche di regime giuridico. Non sono in grado su due piedi di dare una risposta a tale questione, in ogni caso mi sembra si faccia molta fatica a sostenere che il CDR non è da considerarsi un rifiuto.            Voi, sostanzialmente, avete previsto nel piano lo smaltimento del CDR ma, di fatto, in questo momento lo si sta esportando; in sostanza, quanto CDR esce dalla vostra regione ogni giorno? Dove va? Voi pensate che possa essere trattato come un rifiuto? TOMMASO SODANO. Da questa mattina stiamo ascoltando cose diverse e credo che l'incertezza e la sfiducia che regna tra le popolazioni campane nascano anche da informazioni non sempre chiare e corrette.            Il 3 marzo 2004 - pochi giorni fa - ad Ariano Irpino la ASL Avellino 1 ha sostenuto che la discarica di Difesa Grande deve essere chiusa perché è in atto l'inquinamento del torrente Lavella; il giorno dopo l’ARPAC ha contestato tale proposta dichiarando che la discarica non presenta problemi igienico-sanitari, ciò in aperta contraddizione con quanto dalla stessa dichiarato per ben due volte (6 maggio e 4 settembre 2002).            Cito solo un altro caso a proposito delle contraddizioni in cui è caduta l’ARPAC in questi anni. Per quanto riguarda Tufino, ad esempio, vi sono relazioni che, in seguito, a causa di pressioni varie sono state del tutto modificate. In questo momento vi è la necessità di recuperare il rapporto fiduciario tra cittadino ed istituzioni: a tal proposito l'incertezza per quanto concerne i dati non aiuta.            Per quanto riguarda la diossina, avete parlato di una campionatura costosa che andrebbe effettuata. Vorrei capire per quale motivo, nella zona di Acerra, l'accertamento sulla diossina è stato affidato dalla regione Campania alla Sogin Spa e non all’ARPAC, l'ente strumentale che dovrebbe dare le necessarie garanzie ai cittadini. Non bisogna sostenere che dietro a queste cose vi è sempre la camorra: mi dovete spiegare perché ad Acerra, improvvisamente, è stata chiamata in causa la Sogin Spa - del generale Jean e del vicepresidente Paolo Togni -, la quale ha dichiarato che non vi è diossina e ciò in contrasto con quanto sostenuto dall’ASL, dal Ministero della salute e dal Ministero delle politiche agricole.            Avendo presente questo quadro credo che non si contribuisca ad accrescere lo spirito e lo scopo che motiva questa Commissione. Le informazioni e le ricostruzioni dei fatti debbono essere esatte per creare quelle certezze che oggi non vi sono. PRESIDENTE. La questione sin qui sollevata ovviamente riguarda anche le responsabilità tecniche dell’ARPAC, ma nulla ha a che vedere con quest'ultima; infatti non siete voi a produrre CDR. La questione in oggetto - come in precedenza sostenuto dal collega Piglionica - è di centrale importanza. Se la sostanza di cui stiamo parlando non fosse CDR - come taluni paventano e rappresentano in modo formale a questa Commissione -, ciò determinerebbe una serie divalutazioni, necessità, responsabilità ed anche inadempienze contrattuali; ogni mese quattro ettari di terreno vengono utilizzati per essere stoccati con questo presunto CDR.            Credo che abbiamo il dovere come cittadini e come rappresentanti di una Commissione di comprendere se il materiale in oggetto è da considerarsi CDR oppure no; infatti, qualora non lo fosse dovremmo immediatamente rimuoverlo e conferirlo in discarica. A questa Commissione è stato suggerito che quel materiale quotato come CDR… FAUSTO GIOVANELLI. Quel rifiuto, perché è rifiuto! PRESIDENTE. … andrebbe, alla luce delle analisi effettuate, portato in combustione come tal quale, trasformato in effettivo CDR, oppure destinato ad una discarica autorizzata. Spero

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comprenderete come questa vicenda comporti una trasformazione completa della politica di programmazione di questa regione rispetto al ciclo integrato dei rifiuti.

Per quanto riguarda la vicenda diossina, stasera verrà audito un universitario responsabile di un laboratorio di citogenetica che, personalmente, ho già ascoltato nell'ambito di una pubblicamanifestazione. Egli ha manifestato, alla luce degli elementi in suo possesso, la necessità - utilizzando tutte le cautele e il garbo istituzionale necessario - che la ASL attivi procedure straordinarie per assumere iniziative di monitoraggio nei confronti degli animali e dell'uomo.

Riguardo a tale argomento desidererei conoscere il parere dell’ARPA. 

ANTONIO TOSI, Direttore generale dell’ARPA Campania. Al di là delle vicende relative albilancio che mi hanno infastidito e tediato debbo dire che nel corso di tutti questi anni non sono riuscito ad attivare una sola cosa e cioè il servizio di meteorologia che spetta all'Agenzia. Inoltre, non è mia intenzione attivarlo se non saremo in grado di presidiarlo ventiquattro ore al giorno per evitare quei danni che si sono avuti in Campania a causa del dissesto idrogeologico.             In ogni caso, siccome siamo un esercito di tecnici dobbiamo comportarci come tali. Quindi, o presidieremo questo servizio nel giusto modo oppure non lo attiveremo disattendendo la legge istitutiva.            Il sistema relativo alle agenzie si regge anche grazie ad una logica privatistica. Non sono ancora in grado di capire come l'Italia valuti il sistema agenziale dal punto di vista bilancistico. Per la prevenzione vengono spesi 52 miliardi; se poi è vero che il disastro ambientale determina una spesa di 14.500 miliardi vorrei capire quale criterio si sta seguendo. In ogni caso, debbo dire che la politica non ha mai interferito sulla mia funzione di amministratore pubblico.            Per ciò che concerne l'aspetto tecnico è vero quanto prima sostenuto dal dottor Vasaturo, ma è anche vero che la responsabilità di analisi divergenti effettuate da laboratori delle varie direzioni provinciali è da attribuirsi ai singoli dirigenti che le attestano. La mia preoccupazione - come quella del direttore tecnico - era quella di far convergere il coordinamento tecnico effettuato dall'Agenzia nazionale con quello europeo.             Il senatore Sodano ha sostenuto cose che non conosco, ma debbo dire che vi sono delle discordanze. All'interno dell'agenzia abbiamo assistito ad una difficile fasatura tra i vari soggetti preposti al presidio ambientale. In ogni caso, considerate che mantenere in ordine una squadra formata da 700-800 dipendenti non è cosa facile. Infatti, le responsabilità sono solo mie in quanto firmo tutti gli atti deliberativi escluse, ovviamente, le analisi di competenza delle singole direzioni provinciali.            Sono a disposizione della Commissione affinché si faccia luce sulle varie questioni sollevate, in ogni caso sono convinto che all'interno di questo sistema bisogna parlare ma - soprattutto - agire, e noi lo stiamo facendo. Certo, si può anche sbagliare, ma le procedure e iprotocolli sono necessariamente uguali poiché non possono esservi analisi discordi.  MICHELE VIANELLO. Senta direttore, in precedenza i miei colleghi le hanno spiegato che attorno ad una questione rilevante - data dalla composizione del CDR - vi sono analisi discordanti. Lei capisce che da una punto di vista tecnico se un determinato materiale è ancora da considerarsi tal quale, chi l'ha venduto per CDR qualche danno, probabilmente, lo deve pagare. In ogni caso, sel'ente pubblico addetto alle certificazioni si trova in questa situazione di emergenza, evidentemente la situazione si fa un po' più complicata. ANTONIO TOSI, Direttore generale dell’ARPA Campania. Sono d'accordo con lei, però bisogna verificare se per le analisi la magistratura si è avvalsa di un laboratorio privato o di una struttura di altra natura.

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 MICHELE VIANELLO. Se non ho capito male, non si tratta solo della magistratura, bisogna vedere chi è disponibile ad occuparsi del CDR per smaltirlo. DONATO PIGLIONICA. In tutte le audizioni si è dato per scontato che il CDR era di pessima qualità e ciò non è mai stato messo in discussione: anche il commissariato lo ha riconosciuto e nessuno ha mai sostenuto che fosse perfetto. MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. Io non ho detto perfetto. TOMMASO SODANO. Vorrei insistere su questa questione che, credo, avrà anche delle ripercussioni nelle prossime audizioni.            Per il trasporto dei rifiuti si spende del denaro, inoltre vi è anche un inquinamento atmosferico causato dai camion che li trasportano. Alla fine di tutto il procedimento si ottengono delle balle che vengono collocate in appositi depositi. La FIBE ha dichiarato che ci vogliono undici anni per smaltirle - noi contestiamo anche questo -, ma il decreto legislativo n. 36 del 2003 afferma che dopo soli tre anni debbono essere considerate come tal quale e quindi conferite in discarica.            Io comprendo le sue preoccupazioni avvocato Tosi, ma non è colpa nostra se lei non dispone delle risorse necessarie. ANTONIO TOSI, Direttore generale dell’ARPA Campania. Su quelle fatte, la certezza c'è! MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. Abbiamo fatto un piano d'area per Casalduni, Avellino e Benevento e proceduto a dei campionamenti per l'area di Battipaglia, Tufino e Caivano. Accennerò ora alla metodologia usata per la valutazione del "letto di legno” per l'abbattimento degli odori, un problema prevalentemente estivo. Abbiamo dovuto applicare la metodologia molto velocemente, soprattutto a Battipaglia dove, dopo il passaggio attraverso l'impianto di tritovagliatura, i rifiuti arrivano, anche se in parte macerati. In tali condizioni, soprattutto in estate, il problema diventa considerevole. Se poi avete visto l'impianto, converrete con me sul fatto che quella fossa assomiglia ad un inferno dantesco!

Sulle diossine ho già avuto l'onore di esprimermi in Commissione qualche mese fa. Vorrei soltanto aggiungere una precisazione che mi sembra doverosa. L'emergenza diossine nasce in Campania come emergenza sanitaria, nel senso che il latte presentava valori di diossina superiori alle concentrazioni previste dalle direttive europee. A seguito dell'emergenza diossine di tipo sanitario, abbiamo condotto una valutazione per capire se vi fosse anche un'emergenza ambientale legata alla contaminazione dei suoli. Nella campagna di campionamenti svolta non abbiamo riscontrato (abbiamo analizzato circa 250 campioni di suolo nella seconda campagna e 40 campioni di suolo nella prima) elementi di preoccupazioni.  PRESIDENTE. Mi perdoni, ma in venti comuni è inibito il pascolo!  MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. Sto dicendo una cosa diversa. Se c'è una situazione di emergenza ambientale, si deve prevedere la bonifica dei suoli contaminati. Esiste un decreto - n. 471 del 1999 - che stabilisce i limiti di concentrazione ammessi di diossine e forami nei suoli ad uso residenziale, verde pubblico e ad uso industriale. Il problema dei pascoli è un problema sanitario perché l'erba non ricade sotto la norma: non è di matrice ambientale. Noi ci siamo preoccupati di vedere se era il caso di fare un intervento di bonifica dei

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suoli - che si dovrà fare - simile a quello previsto a Brescia - lo avrete letto sui giornali ma noi lo sapevamo già - dove la Caffaro, che produceva PCB, ha contaminato suoli, falde latte, erba e quant'altro. La questione consisteva nel capire se si trattava solamente di un problema sanitario, legato all'alimentazione di quegli animali.

Per i suoli della Campania, condurremo una seconda campagna di monitoraggio (che sarà ancora più approfondita perché si valuterà anche la qualità dell'aria e delle deposizioni atmosferiche), tuttavia, allo stato dei dati oggi, nelle aree a rischio sanitario non c'è una corrispondente emergenza ambientale. In altre parole, non abbiamo trovato suoli che necessitano di essere bonificati ai sensi della normativa vigente e quest'ultima, in materia ambientale, parla di suoli. Il pascolo è una cosa diversa, che riguarda la sanità. Se poi quell'erba non deve essere utilizzata per il pascolo, questo è un problema sanitario. Se i mangimi sono contaminanti, vi è un problema di sanità veterinaria (di cui, peraltro, abbiamo più volte invitato i colleghi a discutere con noi).

A questo riguardo, permettetemi uno sfogo personale: non conosco ancora ufficialmente i dati della sanità ma mangimi contaminati non sono stati trovati! Non ho visto da dove sono stati presi i mangimi, come sono stati analizzati e via dicendo. Ho presentato delle relazioni con la mia firma - me ne assumo ogni responsabilità - a tutti i Ministeri e a tutti i consiglieri ma credo che siano arrivate anche a voi della Commissione.

Come Agenzia, abbiamo svolto un lavoro onesto di monitoraggio delle matrici ambientali. Non abbiamo riscontrato nulla nell'acqua mentre nei suoli abbiamo trovato tre situazioni sospette che abbiamo puntualmente segnalato ai sindaci.  ANTONIO TOSI, Direttore generale dell’ARPA Campania. Inoltre, la società che ha fatto tutto questo lavoro (noi non eravamo a ciò attrezzati) è la prima al mondo per analisi sulla diossina. Si tratta della SGS, con sede ad Aversa e Ginevra.  MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. Ci siamo rivolti non solo alla SGS di Anversa, che ha svolto la campagna diossine in Germania ma anche al consorzio interuniversitario per la chimica e l'ambiente di Porto Marghera. Il 50 per cento dei campioni sono stati quindi analizzati da un consorzio universitario che, a livello nazionale, è il migliore. Inoltre, abbiamo anche fatto fare - senza ovviamente dirlo - delle prove sullo stesso campione a tutti i responsabili, ottenendo i medesimi risultati. TOMMASO SODANO. Vi risulta che questa operazione sia stata fatta dalla Sogin, ad Acerra?  MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. La Sogin ha svolto una campagna di monitoraggio, per conto del commissariato, nei suoli di Acerra riscontrando…. TOMMASO SODANO. La domanda era un'altra ma, evidentemente, non riesco ad avere una risposta. Perché è stata la Sogin a fare ciò? MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. Perché il commissariato ha così deciso, non sono mica io il committente! Nell'ambito del programma, di cui vi parlavo prima, per il monitoraggio delle matrici ambientali di Acerra, essi hanno rifatto una campagna per le diossine. PRESIDENTE. Sempre sulle matrici ambientali, però?

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 MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Campania. Sì, trovando, più o meno, gli stessi nostri risultati: vi era contaminazione in alcuni punti, in altri no.

Il problema dei pascoli, lo ripeto, è un problema di sanità veterinaria, non un problema ambientale! La valutazione della salubrità dei pascoli, così come per la salubrità di un alimento, è un problema di sanità pubblica, non ambientale.  PRESIDENTE. È stata tanto chiara da aver posto il problema nella giusta luce.  TOMMASO SODANO. Emergeranno pure delle responsabilità? PRESIDENTE. Significa che dobbiamo orientare la nostra attenzione non sul fronte ambientale, bensì su quello della sanità: ho capito bene? MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Calabria. La diossina è sempre di origine ambientale, perché essa è comunque provocata dalle immissioni in atmosfera (incendi, impianti industriali e così via) però, comunque, viene assunta, dall'uomo così come dall'animale, al 95 per cento per via alimentare, quindi, è l'alimentazione che va controllata! TOMMASO SODANO. La pecora che pascola non usa i mangimi, quindi escludiamo l'uso dei mangimi! MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell’ARPA Calabria. Mi scusi ma questo è ancora un problema di sanità veterinaria. Lei, essendo campano, conosce la Campania ma io non posso sapere se le greggi, quando vanno a pascolare, lo fanno sempre su pascoli autorizzati! Spesso, infatti, gli animali vanno a mangiare presso le discariche, nelle aree industriali: lei li ha visti come li ho visti io! Per le greggi pascolanti non potremo mai avere la certezza che siano andate soltanto nei pascoli dell'alta Irpinia! Lo ripeto: le greggi mangiano anche presso le discariche, ai bordi delle autostrade e così via!  PIETRO VASATURO, Dirigente incaricato del programma rientro emergenza dell’ARPA Campania. Vorrei solo chiarire l'incidente di interpretazione relativamente alla definizione di CDR. Il CDR valutato e vagliato è descritto dal 22, che indica i rifiuti. La termovalorizzazione è una forma di smaltimento. Ora, bisognerebbe porre l'attenzione sulla qualità del CDR. Nessuno ha detto che si tratta di benzina o petrolio ma è una forma di smaltimento che produce qualcosa di solido, tramite produzione di energia elettrica, tuttavia, se va a smaltimento, sempre di rifiuto si tratta! Il problema, semmai, è dato dalla qualità del CDR. Questa legge rimanda ad un regolamento ma, poiché è il 22 che disciplina ed indica il CDR, penso che il 22 descriva solo rifiuti. FAUSTO GIOVANELLI. Anche se non si va a smaltimento? PIETRO VASATURO, Dirigente incaricato del programma rientro emergenza dell’ARPA Campania. In tal caso, non è più CDR bensì un rifiuto qualsiasi perché, comunque, dobbiamo smaltirlo. Comunque, però, è una forma di smaltimento! 

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PRESIDENTE. Vi ringraziamo per la vostra preziosa collaborazione. Saremo lieti di acquisire la relazione sui campioni. Buon lavoro.

  

Incontro con il presidente della provincia e con l’assessore provinciale all’ambiente di Salerno.

 PRESIDENTE. Rivolgo un saluto ed un ringraziamento al presidente della provincia per la disponibilità manifestata.            La Commissione è qui per comprendere le ragioni di criticità attinenti l'istituto del commissariamento e per capire come le amministrazioni provinciali siano attrezzate su questo fronte (cosa stiano facendo, come intendano contribuire al processo difficilissimo di ritorno a condizione di normalità e via dicendo). Eravamo venuti qui per una questione di carattere più generale, ma poi ci siamo trovati di fronte all'emergenza vera. ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno. L’avete toccata con mano! PRESIDENTE. Poiché sappiamo che l'amministrazione di cui lei fa parte è seria e non fa demagogia, offrendo soluzioni concrete, ci aspettiamo anche un contributo in questo senso.            Do subito la parola al presidente della provincia di Salerno, Alfonso Andria. ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno. Avete toccato con mano l'emergenza (ho visto alcuni suoi colleghi arrivare con estremo ritardo a causa del blocco ferroviario). La provincia di Salerno ha sempre dato, storicamente e nei limiti del possibile, un contributo, molto positivo e concreto sulla vicenda rifiuti tanto che, come già riferito alla Commissione in occasione di una precedente audizione, durante una precedente emergenza, in condizioni analoghe a quella attuale, anche se non così gravi, nella primavera del 2001, la provincia di Salerno, con un decreto del presidente della provincia, si fece addirittura carico dell'apertura di una discarica, in località Macchia Soprana, nel comune di Serre, e della sua gestione per circa quattro mesi. Andammo, quindi, incontro alle esigenze del territorio in un periodo di massima sofferenza portando sollievo in modo concreto agli amministratori e alle popolazioni locali. Naturalmente, assumemmo un impegno con la popolazione locale la quale, tuttavia, reagì come sempre capita in queste circostanze (ricevetti persino da parte della sezione del mio partito un manifesto di contrarietà da quel comune e nel circondario). Comunque, riuscimmo a mantenere l'impegno preso (l'atteggiamento cambiò anche perché la vicenda si chiuse con due o tre giorni di anticipo rispetto alla data prefissata). Abbiamo così proceduto alla bonifica e se oggi una parte di quel territorio è interessata da un intervento rilevante, proprio lì vicino c'è un campo da golf. Pertanto, quando si mantengono gli impegni, il ristoro che ne viene è anche di gran lunga superiore al sacrificio affrontato! PRESIDENTE. Mi scusi, da quello che abbiamo compreso non siamo più in questa fase? ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno. Esatto, non siamo più in questa fase. PRESIDENTE. Siamo, cioè, nella fase opposta, poiché le istituzioni, complessivamente, qualche impegno non l'hanno mantenuto, pure avendolo assunto: ci siamo un po’ spiaggiati! ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno. Sono partito da questo discorso per ribadire che, in una condizione difficile, la provincia non si è sottratta ai suoi impegni. Oggi, abbiamo una grande difficoltà contingente, di cui dirò fra breve, e una di carattere più generale, data

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da una grande sofferenza del territorio. Il commissariato precedente, quello in capo al presidente della regione, è venuto meno (per una decisione che non commento) in un momento particolare, nel quale, sostanzialmente, il sistema (o meglio, quella parte di sistema che era funzionante), andava contemporaneamente in crisi o perché discariche ed impianti erano interessati da provvedimenti della magistratura e venivano posti sotto sequestro o perché c'erano dei blocchi lavori per manutenzione o saturazione di alcuni di essi o, ancora, perché qualche "mamma coraggio" si incatenava al cancello di una discarica dismessa al fine di evitarne la riattivazione. Tuttavia, sta di fatto che, contemporaneamente, tutto il sistema è andato in crisi nel momento in cui c'è stato l'avvicendamento fra i due commissari. A quel punto, siamo stati nuovamente chiamati noi presidenti delle province, presso questi stessi uffici della prefettura per avere continui contatti con i prefetti (ad un certo punto si è parlato addirittura di poteri subcommissariali in capo ai presidenti delle province ma ho subito palesato la mia perplessità pur manifestando e rinnovando completa disponibilità a collaborare).

Bisogna tenere conto del fatto che, in Campania, tre province su cinque sono prossime al voto e due presidenti dei tre non sono ricandidabili perché hanno già compiuto due mandati (io sono fra questi insieme al collega Lamberti della provincia di Napoli). Quindi, mi chiedo (mi rendo conto che può apparire un po' mortificante sul piano della dignità istituzionale) che tipo di legittimazione si possa avere presso la popolazione locale, che già naturalmente mal digerisce iniziative di questo genere, quando da un lato si annuncia che in un certo posto verrà aperta una discarica e, dall'altro, vi sono altri livelli istituzionali impegnati che magari hanno provveduto a rassicurare le popolazioni locali in ordine alla riconfermata volontà di non riattivare - è accaduto - determinati impianti!

Comunque, nel momento in cui il ministro dell'ambiente rassicura determinate popolazioni rispetto all'ipotesi Parapoti (discarica di Montecorvino Pugliano) dove, obiettivamente, vi erano ed esistono tuttora condizioni di difficoltà (perché, a suo tempo, noi per primi, abbiamo inferto a quella parte di comunità locale un disagio non indifferente) ricordo che anche noi abbiamo assunto un impegno in tal senso, con la firma dell'allora commissario presidente della regione, onorevole Bassolino, su un documento con cui si garantiva la chiusura dell'impianto entro il 31 gennaio 2001, specificando, a totale assicurazione della popolazione, che esso non sarebbe stato più riattivato (c'è stato poi un provvedimento giudiziario che ha anticipato i tempi e, quindi, la vicenda si è chiusa anche in anticipo rispetto al previsto). Quando però in seguito abbiamo provato a ritornare sul posto e ad affermare che non essendoci più le condizioni per il sequestro, nel senso che non c'era più perdita di percolato, a fronte dei volumi disponibili da riempire ulteriormente, sarebbe stato possibile portare un po' di FOS e un po' di sovvalli provenienti dall'impianto di CDR di Battipaglia, ci siamo trovati di fronte ad una sorta di insurrezione popolare con la mobilitazione di migliaia di persone, della stessa classe parlamentare e dei sindaci! Per questo motivo, nonostante le assicurazioni ulteriori, c'è oggi una condizione di difficoltà.

Attualmente agiamo in provincia di Salerno attraverso un minimo sistema, un po’ empirico, messo in campo da Gesco, un soggetto consortile del quale la provincia è parte. In provincia di Salerno, noi abbiamo già realizzato tale consorzio tra i vari consorzi di bacino per lo smaltimento dei rifiuti. La provincia è presente nella persona dell'assessore Paladino, che la rappresenta nel consiglio di amministrazione. Abbiamo cercato di mettere a punto un certo sistema, sottoposto anche al vaglio del commissariato, nel corso di una lunga riunione di qualche giorno fa presso la prefettura ma, naturalmente, è un sistema che si regge appena perché se solo una rotella di questo ingranaggio molto labile non gira nel modo giusto, si ferma tutto di nuovo. Infatti, a partire dal capoluogo, ma non soltanto da lì, vi sono, in questo momento, situazioni di grave crisi. PRESIDENTE. Il sindaco della città capoluogo ha sollevato una serie di criticità e rilevato condizioni problematiche ma, soprattutto, ha espresso un concetto che anche lei ha ribadito con molta forza: quello dell'autorevolezza, derivante dal fatto che quando le istituzioni assumono degli impegni, poi li devono mantenere. Quando ciò non avviene, il disagio è permanente. In questo

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senso, talune istituzioni hanno offerto la disponibilità loro e della città ad eventuali soluzioni impiantistiche che siano però governate in proprio. Lei è d'accordo con quest’impostazione? ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno. Sono personalmente d'accordo con ipotesi di questo genere. Per la verità, già in passato, quando cioè vi sarebbe stato tutto il tempo sufficiente per apprestare certe soluzioni e goderne oggi i frutti, avevo accennato ad un'ipotesi di localizzazione di un termovalorizzatore nella provincia di Salerno abbinato al CDR. Personalmente, ho ritenuto la scelta dell'area industriale di Battipaglia profondamente negativa. Non possiamo cavarcela semplicemente dicendo che essendo quello un impianto industriale, va quindi collocato in area industriale. Questo è vero ma solo nella misura in cui in un'area industriale in cui vi è CDR, si abbia a fianco, da un lato, una fabbrica che produce, per esempio, bulloni e, dall'altro, una che produce termostati. Se invece, come vuole il caso (si sapeva già all'epoca), da un lato c'è la Nestlé, alle spalle un pastificio e dall'altro la Finagricola, che mette in busta verdure sterilizzate (rimaniamo quindi sempre nel comparto agroalimentare), non credo che sia proprio l'ideale collocare al centro di quest'area industriale il CDR!

Questa è la situazione localizzativa dell'impianto di CDR di Battipaglia che, in questo momento, non solo funziona quando funziona, ma è anche in una condizione di accumulo. Infatti, il CDR senza il termodistruttore produce un disastro, nel senso che produce tre frazioni e, pertanto, anziché avere il solo problema dello smaltimento dei rifiuti, si ha anche quello di dove collocare gli uni, gli altri e gli altri ancora in mancanza di impianti di smaltimento per ciascuna delle tre tipologie di rifiuti o frazioni di essi che si accumulano in questi impianti. Personalmente, avevo suggerito un'altra localizzazione, nell'area industriale di Buccino, ciò risolvendo anche un problema di viabilità, assolutamente garantita, attraverso la Salerno- Reggio Calabria e un pezzetto di superstrada che poi va verso la Lucania, in Basilicata. In quest’ipotesi, non vi era nessuna infrastruttura ulteriore da costruire, come invece ci si era impegnati a fare per Battipaglia, anche se poi il progetto non si è realizzato. Questo fatto ha provocato un grave problema dato dalla difficoltà di fare girare i camion e così, in una situazione rocambolesca, abbiamo tentato di mettere insieme i due sindaci per trovare un accordo anche con gli autotrasportatori del posto, impiegando settimane, in un periodo che era di massima calura estiva! Per di più, ogni tanto, il meccanismo andava in crisi e, l'estate scorsa, ho personalmente trascorso i giorni immediatamente precedenti Ferragosto, presso il commissariato di Napoli, dal professor Vanoli, per trovare dei punti di equilibrio che potessero regolare il sistema: alla fine, però, ci siamo riusciti.

Riassumendo, ci siamo trovati di fronte a problemi di viabilità, di congestione del traffico, di pertinenze (come nel caso della collocazione dell'ospedale a Battipaglia, che trovandosi proprio presso lo svincolo autostradale, poneva un problema di traffico per quegli 80-90 camion al giorno che avrebbero dovuto transitare vicino alla struttura ospedaliera senza arrecare interferenze). A tutto ciò, si aggiungeva la normale congestione del traffico cittadino, sul versante sia battipagliese, sia ebolitano, posto che entrambe quelle comunità già soffrono normalmente tale condizione (immaginiamo quindi se fossero state gravate da simili volumi di traffico aggiunto).

Per via di questa situazione, si è ricorsi ad alchimie di vario genere, relative agli orari degli spostamenti, senza per questo interferire con l'orario di ingresso di numerosi complessi scolastici che sono collocati sul tragitto e che, in un senso e nell'altro, porta all'impianto di CDR. Bisognava, quindi, regolare il flusso dei trasporti in modo da non interferire con gli orari di ingresso o di uscita delle scolaresche: insomma, una cosa rocambolesca! In realtà, ci siamo complicati di molto la vita con scelte sbagliate e questa è la verità! Del resto, all'epoca, questa è la storia dei nostri errori ma anche dell'origine delle sofferenze nella nostra comunità regionale. L'indicazione di Battipaglia fu addirittura lanciata da un sindaco che, a quel tempo, reggeva le sorti del comune di Battipaglia e che propose al presidente della regione dell'epoca, onorevole Rastrelli, commissario di Governo, la localizzazione nel suo comune perché, attraverso questa gestione dei rifiuti, vedeva un momento felice di rivendita dell'energia (che, in effetti, un impianto di termovalorizzazione produce), di

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occupazione e via dicendo. Purtroppo, però, quella localizzazione, poi rimasta, si è rivelata nefasta (anche una commissione scientifica l'ha confermato), nel senso che è stata attivata solo per metà, anche a seguito della reazione popolare. Quindi, così fu detto, il termovalorizzatore non sarebbe più stato localizzato in provincia di Salerno ma nemmeno altrove nel territorio provinciale (attualmente è questo che il piano prevede). Di qui, la necessità di modificare il piano al più presto. Insomma, è rimasto l'impianto di CDR con le relative conseguenze. Tuttavia, così come già affermato dal sindaco di Salerno, io sarei per una moltiplicazione degli impianti definitivi di smaltimento, il che non significa, però, che usciremo dalla crisi perché, come potete immaginare, anche laddove volessimo ipotizzare di costruire l'impianto sotto questo palazzo, l'opera non sarebbe pronta prima di tre o quattro anni. Anche per una normale discarica occorre infatti un tempo minimo di tre o quattro mesi (per attrezzarla, sistemarla), al di là del consenso che si deve ricevere dagli amministratori locali e dalle popolazioni. PRESIDENTE. Ringrazio il presidente dell'amministrazione provinciale di Salerno, non solo per la sua squisita disponibilità e sensibilità, ma anche, soprattutto, per le notizie e le osservazioni riferite che condividiamo in pieno. ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno. Mi permetto di lasciare un rapporto sui rifiuti prodotto dalla provincia (assessorato alle politiche ambientali) nel 2002. Mi riservo inoltre di far pervenire al più presto l'ultimo rapporto che l'osservatorio provinciale sui rifiuti, ambiente e legalità, costituito dalla provincia con la collaborazione di Legambiente, produrrà entro la fine di aprile. Questo rapporto, non appena terminato, può costituire uno stato di avanzamento interessante della situazione, soprattutto per le materie più propriamente pertinenti la sfera di interesse della Commissione. PRESIDENTE. Grazie ancora per la vostra partecipazione. Buon lavoro.

  

Incontro con rappresentanti del consorzio di bacino NA3. 

PRESIDENTE. La Commissione, nel corso della missione in Campania, ha ritenuto opportuno procedere ad un’audizione del consorzio di bacino NA3 in ordine ai profili di attività del consorzio medesimo che svolge un importante ruolo nell'ambito della gestione del ciclo dei rifiuti nell’area del territorio napoletano.             La Commissione intende in particolare acquisire dati ed elementi informativi sugli aspetti connessi alle diverse fasi che ineriscono alla gestione del ciclo dei rifiuti di competenza del predetto consorzio.              Rivolgo un saluto ed un ringraziamento ai nostri ospiti, al presidente del consorzio NA3, Domenico Pinto, e all'ingegnere Pacchiano, direttore generale, per la disponibilità manifestata.              Do ora la parola al presidente Pinto per la sua relazione introduttiva.

 DOMENICO PINTO, Presidente del consorzio di bacino NA3. Attualmente, il consorzio gestisce la messa in sicurezza di tre discariche: Painzano 1, Painzano 2 e Palma Campania. Si tratta di discariche all'interno di un territorio che vede anche la presenza di strutture impiantistiche per lo smaltimento dei rifiuti, come l'impianto di CDR di Tufino. I progetti di messa in sicurezza sono quasi in fase ultimativa. Il collaudo per la discarica di Painzano 1 dovrebbe avvenire la settimana prossima, mentre per quanto riguarda Painzano 2 è stata ultimata la prima fase. Per quanto riguarda la discarica di Palma Campania, se pur appaltata in ritardo, dovrebbe essere completata per di giugno di quest'anno al massimo.

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              Negli ultimi tempi c'è stato, da parte del consorzio, un rapporto abbastanza proficuo non solo con il commissariato ma anche con la stessa regione Campania. Ci si è posti il problema di monitorare il territorio. Tale monitoraggio è stato affidato alla società Sogin, ma uno dei problemi che emergeva dall'operazione era dato dalla presenza di biogas che si riscontrava nelle zone limitrofe alla discarica stessa. Il monitoraggio dell'aria è stato condotto con risultati abbastanza positivi e così anche nel caso delle acque.              Rispetto ai dati sulla presenza di biogas al di fuori dell'invaso, per potere eventualmente individuare le probabili cause (si tratta di un territorio in cui si sono spesso registrati ritrovamenti di sostanze illecitamente smaltite), il consorzio ha posto all'ordine del giorno l'approvazione di un progetto per attivare dei pozzi all'esterno dell'invaso al fine di capire se la fuoriuscita di percolato proviene da quella zona ed eventualmente, una volta captata, abbattere i problemi di inquinamento del territorio.              Per quanto riguarda la gestione della messa in sicurezza, c'è un problema impellente. All'interno della regione Campania esistono dei centri per la raccolta e lo smaltimento del liquido che si forma quando avviene la decomposizione del materiale in discarica (la cosiddetta raccolta di percolato). Attualmente, ci sono nella regione solo due centri e l'impossibilità, anche a seguito di quanto è successo, di smaltire tali sostanze all'interno di centri e strutture private. Permane, quindi, l'inadeguatezza rispetto alla possibilità di avere a disposizione centri funzionali in grado di raccogliere il percolato che si produce.              Secondo noi (si evince anche dalla documentazione che ho raccolto), nei nostri invasi i teli sono stati messi in modo giusto, pertanto, il percolato non finisce nelle falde. Tuttavia, come consorzio, ci troviamo in una situazione di emergenza perché non sappiamo come poter smaltire questo liquido, a ciò aggiungendosi il rischio di subire dei controlli da parte del NOE o dalla procura del territorio (atti che considero dovuti).              In realtà, specialmente nei momenti di pioggia intensa e per il fatto che i lavori non sono stati ultimati, finché il capping finale non diviene definitivo, tutto ciò che attraversa l'invaso deve essere considerato percolato, anche se si tratta di presenze molto piccole. Questo è un problema che sottopongo alla vostra attenzione (ultimamente, ho anche scritto al presidente Bassolino, al commissariato di Governo, alla stessa prefettura e all'assessore regionale all'ambiente). Ritengo un atto dovuto quello di bloccare eventuali strutture private e illecitamente gestite (così come presenze illegali all'interno delle strutture), però, se la comunità vuole che si proceda ad una chiusura di questi luoghi, se non si provvederà ad un'adeguata sostituzione degli stessi con strutture pubbliche funzionanti, si farà un doppio danno (si dimostrerebbe, infatti, che chi gestiva in modo illecito, privatamente, sotto l'ombra della camorra, risolveva comunque i problemi a fronte di una situazione di caos assoluto).              Se, da un lato, chiudere alcuni centri credo sia un atto dovuto, dall'altro questa Commissione potrebbe fungere anche da stimolo affinché le forze locali si attrezzino in tempi brevissimi per smaltire quei quantitativi di rifiuti che, in periodi come quello attuale, producono vere emergenze. In questo momento, infatti, il centro di Salerno è chiuso (lo sarà per due mesi) per lavori di manutenzione. In periodi di emergenza come questi, produciamo quantitativi di rifiuti (per cui servirebbero circa 500 metri cubi al giorno) che non riusciamo a smaltire nelle sole strutture pubbliche (dove si procede ad uno smaltimento di 60 o 90 metri cubi al giorno quando va bene). Siamo così costretti a recarci in centri autorizzati, fuori della nostra regione, con un aggravio dei costi enorme. Forse, un bel giorno, qualcuno potrà accusarmi di avere speso troppo, però, nello stesso tempo, vorrei anche evitare di ricevere un eventuale avviso di garanzia per disastro ambientale! Si tratta di una questione che sta emergendo e che riguarda la riorganizzazione del settore pubblico nel campo dei rifiuti, per cui alcune carenze, come ho già evidenziato, vanno colmate in tempi brevissimi. PRESIDENTE. Cosa può dirci sul problema degli LSU? 

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DOMENICO PINTO, Presidente del consorzio di bacino NA3. Non ci sono più gli LSU. Ci sono varie storie. Ci sono lavoratori addetti alle ex discariche private che, secondo me, giustamente, una volta chiuse o requisite queste ultime, a norma della legge n. 608, sono stati assorbiti all'interno dei consorzi di gestione delle discariche. Si trattava, infatti, di manodopera professionalmente molto valida, di maestranze che conoscevano e sanno fare il loro mestiere: è stato, quindi, un buon acquisto! Ci sono poi persone che hanno seguito corsi di formazione e in cooperativa, che erano nate in periodi particolari della vita politica regionale e che, secondo scelte abbastanza unitarie, da parte di tutti, sono lavorano all'interno del ciclo dei rifiuti, essendo stati assunti a tempo indeterminato. Quindi, non ci troviamo di fronte a lavoratori socialmente utili, né a lavoratori di pubblica utilità ma a veri e propri dipendenti assunti a tempo indeterminato. Si tratta di lavoratori che sono stati affidati ai consorzi e non assunti dai consorzi. Il soggetto che tiene questi lavoratori in dotazione è il consorzio. Come sapete, un consorzio di comuni può essere sciolto, pur trovandoci davanti ad assunzioni a tempo indeterminato con un utilizzo particolare sul territorio (questi lavoratori erano addetti alla raccolta di carta, cartoni ed altri elementi possibilmente differenziati sul territorio).              Negli ultimi tempi, molti di questi lavoratori, oltre ad un grande numero impiegato per gli impianti in gestione dal consorzio, sono stati "offerti" ai comuni del territorio, in modo da essere utilizzati all'interno di un circuito virtuoso di produzione (seppure con alcune anomalie per cui dei lavoratori quasi pubblici venivano a contatto con lavoratori privati di aziende e ditte che, sul territorio, ancora hanno in gestione il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti). Secondo me, si tratta di uno dei problemi più grossi che abbiamo, sia dal punto di vista dell'impegno economico, sia dal punto di vista della risposta sociale. Se, infatti, una collettività impiega un numero consistente di persone in attività produttive, personalmente, non avrei alcun problema a condurre una battaglia per un salario garantito, però, in questo caso, si tratta di lavoratori inseriti all'interno di un circuito produttivo. TOMMASO SODANO. Quanti sono? DOMENICO PINTO, Presidente del consorzio di bacino NA3. Ci sono circa 220, considerando che, periodicamente, alcuni sono stati impegnati su impianti anche al di fuori del consorzio oppure presso comuni. Considerate che la raccolta differenziata nei nostri comuni vanta uno degli indici dell'intera regione Campania. Ciò è potuto accadere anche perché alcune comunità - alcuni sindaci - hanno potuto utilizzare, a costo zero, dei lavoratori con mezzi che il commissariato aveva affidato ai consorzi.              Tuttavia, il problema della riorganizzazione dell'attività produttiva è un problema reale per il prosieguo delle attività e per il ricollocamento dei lavoratori addetti ai consorzi . Abbiamo inteso mettere a disposizione dei comuni questi lavoratori, da noi controllati, secondo attività che si intrecciano con quelle del comune stesso o di mero supporto. Alcuni si trovano a Pomigliano, altri si trovano a Magliano, altri ancora nei comuni del consorzio. DONATO PIGLIONICA. Ovviamente, ora si pone il problema della stabilizzazione di queste persone che, costituendo un costo non più a carico del commissario, alla fine, non potrà che essere trasferito ai comuni in condizioni di normalità, i quali, per così dire, devono offrire al bacino le risorse necessarie. Quanti comuni ci sono nel vostro consorzio? DOMENICO PINTO, Presidente del consorzio di bacino NA3. Sono 40 comuni. DONATO PIGLIONICA. In questo momento, i comuni del consorzio hanno tutti un servizio affidato al pubblico oppure ci sono anche altre soluzioni? 

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DOMENICO PINTO, Presidente del consorzio di bacino NA3. Ci sono molti comuni che hanno ancora servizi affidati ai privati. DONATO PIGLIONICA. C’è la volontà di andare verso un'omogeneizzazione, man mano che scadono i contratti? DOMENICO PINTO, Presidente del consorzio di bacino NA3. C’è la volontà di andare ad un'omogeneizzazione e mi auguro che il prefetto Catenacci dia presto corso ad un'ordinanza in base alla quale il consorzio verrà individuato come soggetto di cooperazione. In altre parole, in base all'ordinanza n. 319, che verrà presto trasformata in legge regionale, il soggetto di cooperazione sarà l'ente che gestirà, di fatto, la gara, l'appalto (non sarà più il singolo comune).              Sulla base di un'impostazione di questo tipo, ho incontrato alcuni sindaci del territorio. Per esempio, nel caso del comune di San Paolo Belsito, un comune attualmente gestito da commissari prefettizi, poi sciolto per infiltrazioni camorristiche, abbiamo dato un forte supporto, garantendo, per chi metteva a disposizione dei comuni questi lavoratori, la sesta ora lavorativa, che prima non c'era. Se c'è il soggetto di cooperazione, questi, non solo può costituire un momento di filtro rispetto al territorio, per cui non è più il singolo comune che fa la gara, ma si è anche visto che, con un'organizzazione un po' territoriale, specialmente per i piccoli comuni del nolano (noi arriviamo fino ad Avellino), si possono abbattere i costi anche del 50 per cento. Quindi, un compattatore può servire una o due volte a settimana in un comune ma se lo stesso può esser utilizzato, secondo un rapporto consortile, in un dato momento rispetto a quel dato lavoro, si abbattono notevolmente i costi, si riducono le spese e può esserci più efficienza (anche perché un piccolo comune non potrà mai sopportare, da solo, l'acquisto di mezzi di un certo tipo, mentre se lo stesso acquisto lo fanno quattro comuni di un consorzio, escludendo scopi di lucro, poiché dovrebbe trattarsi di una struttura pubblica, il costo può esser meglio ammortizzato, dividendo la spesa).  DONATO PIGLIONICA. Mi pare però di capire che rimane ancora da sciogliere il nodo relativo alla modalità con cui i comuni dovranno inserire nuove poste in bilancio senza sfondare il patto di stabilità.  DOMENICO PINTO, Presidente del consorzio di bacino NA3. Uno dei problemi che si troveranno di fronte tutte le amministrazioni, di destra o di sinistra, sarà proprio questo. Chi fa politica sa bene che governare un territorio, spesso, ingenera speranze sbagliate nei cittadini rispetto al proprio sindaco. Per questo motivo, ritengo che serviranno scelte coraggiose e chiare. Se, per esempio, i lavoratori di questi consorzi dovranno essere utilizzati in alcuni comuni in futuro, probabilmente, su quattro persone addette al servizio, potrà anche succedere che nessuna di essa risieda nel comune, ciò traducendosi in un ostacolo se manca la volontà politica dall'alto. Ricordo che spesso un'attività locale può anche significare una risposta occupazionale. A volte le tensioni sociali vengono da fuori.               Quindi, uno degli elementi più delicati per il ritorno all’ordinarietà sarà la gestione dei lavoratori. Infatti, alcuni di questi soggetti sono convinti di essere stati assunti dalla regione Campania e quindi assumono atteggiamenti conseguenti, si passa da gente che ha voglia di lavorare a gente che pratica l’assenteismo più sfrenato, su cui è molto difficile intervenire in via disciplinare in quanto non è chiaro da chi dipendono poiché lo stipendio non lo garantisce il consorzio. PRESIDENTE. Chi paga gli stipendi? DOMENICO PINTO, Presidente del consorzio di bacino NA3. A volte è stato pagato con fondi governativi, a volte con interventi regionali. Non c’è una voce chiara, ogni mese trovare le risorse necessarie rappresenta un rebus. Fare chiarezza su questo fatta può significare anche cominciare a

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disciplinare la materia. Secondo me i consorzi o si trasformano oppure non hanno ragione di esistere, sarà naturalmente una scelta politica. Il vero problema da risolvere, sia se rimangono i consorzi sia se vengono sostituiti da nuove strutture, è quello di trovare una più oculata e corretta collocazione di questi lavoratori. Gli interventi sul territorio hanno significato anche una emergenza umana e sociale, quindi ci possiamo ritrovare con decine e decine di miliardi di lire spesi e contemporaneamente con delle limitazioni rispetto al processo di riorganizzazione del settore dei rifiuti. Queste due voci vanno separate attraverso una coraggiosa scelta politica. TOMMASO SODANO. Nel corso delle audizioni precedenti ci è stato detto che in realtà non è stata avviata alcuna bonifica né su Painzano 1, né su Painzano 2 e né su Palma Campania. È proprio così? DOMENICO PINTO, Presidente del consorzio di bacino NA3. È vero che non è stata avviata alcuna bonifica. Abbiamo soltanto messo in sicurezza i siti. Purtroppo l’unico modo per bonificare un territorio in cui sono stati collocati dei rifiuti è quello di portarli via, tutti gli altri interventi rientrano nella messa in sicurezza e nella gestione post mortem, che si ritiene possa durare trent’anni. Se la Commissione ci vorrà onorare di una sua visita potrà vedere le cabine che permettono la trasformazione del gas in energia elettrica e constatare a che punto dei lavori siamo. Quando il settore pubblico ha dovuto improvvisamente prendere in gestione le discariche anche dal punto di vista tecnico-scientifico sono stati rilevati degli errori. Infatti, se io dovessi oggi appaltare un lavoro di messa in sicurezza lo farei in varie fasi. L’invaso di Painzano 1 è sceso di nove metri a causa di assestamenti dovuti a rotture dell’argilla e allo slittamento della parte sotterranea, per cui ci troveremo a dover intervenire in continuazione. Se, invece, tra una fase e l’altra passassero diversi anni si spenderebbero meno soldi.               Mi assumo comunque ogni responsabilità sullo stato della messa in sicurezza. TOMMASO SODANO. Vorrei capire per quale motivo avete affidato il monitoraggio alla Sogin, tenuto conto che in questa regione esiste l’ARPAC, i cui rappresentanti tra l’altro abbiamo ascoltato poco fa. La cosa mi lascia perplesso, perciò vorrei conoscere anche l’entità dell’affidamento a questa società, sulla quale continuano a permanere molti dubbi.              Durante le piogge riuscite a garantire che tutto il percolato confluisca nelle vasche? Perché in quella zona continuano ad arrivare segnalazioni ufficiali di morie di piante, di pozzi inquinati fino alla profondità di cento metri, con tutte le ripercussioni del caso sul ciclo biologico. DOMENICO PINTO, Presidente del consorzio di bacino NA3. Sulla Sogin non posso rispondere in quanto l’affidamento è stato fatto dal commissariato di governo della regione. Si tratta di un soggetto con cui abbiamo collaborato mettendo a disposizione i nostri spazi ed i nostri lavoratori quando si è trattato di raccogliere dei dati. Dico questo non per prendere le distanze. TOMMASO SODANO. Presidente Pinto, dovrebbe far pervenire alla Commissione anche il contratto di affidamento a Sogin per il monitoraggio, in modo da fare maggiore chiarezza sulla vicenda.  DOMENICO PINTO, Presidente del consorzio di bacino NA3. Se la Commissione lo ritiene opportuno il consorzio può inviare il monitoraggio in proprio possesso. PRESIDENTE. A chi trasmette i dati la Sogin? DOMENICO PINTO, Presidente del consorzio di bacino NA3. La Sogin li trasmette al consorzio, al comune di Tufino, ai comuni del territorio del comprensorio delle tre discariche. I dati ogni volta

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sono stati presentati alla presenza dei sindaci, di un vescovo e dei comitati cittadini delle associazioni ambientalisti.  TOMMASO SODANO. È vero, però, che questi dati passano prima attraverso il commissariato?  DOMENICO PINTO, Presidente del consorzio di bacino NA3. Penso che si tratti di un luogo, il consorzio e, credo, anche l’amministrazione comunale lo ricevono nello stesso momento in cui lo riceve il commissariato. Forse esiste un ritardo rispetto ai cittadini, tuttavia io ho sempre fatto presente alle associazioni ambientaliste che se volevano i dati, mantenendo un rapporto con il consorzio, li avrebbero potuto ottenere il giorno successivo, ma non sono comunque mai stati richiesti.              Per quanto riguarda il percolato, noi garantiamo a che confluisca sempre nelle vasche di raccolta. Giustamente siamo sotto controllo. Una delle due discariche tempo fa è stata posta sotto sequestro perché si ruppe un tubo della cisterna facendo fuoriuscire il percolato dalla strada. Giunsero sul posto i Carabinieri, che constatarono che si era trattato soltanto di una rottura. Un’altra volta, durante il periodo delle grandi piogge dello scorso anno, si verificò la rottura di un tubo nell’invaso, anche allora venne il magistrato Bisceglia a fare dei prelievi e dei controlli.              Corriamo più il rischio, forse, di avere presenze di acqua all’interno del percolato piuttosto che percolato all’esterno dell’invaso della discarica. PRESIDENTE. Ringrazio il presidente del consorzio di bacino NA3 per la sua disponibilità.  Incontro con rappresentanti della MITA. PRESIDENTE. Con la missione in Campania la Commissione intende acquisire specifici elementi informativi e conoscitivi anche in ordine alle modalità di trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani.L’audizione di rappresentanti della MITA potrà fornire utili informazioni alla Commissione in ordine agli aspetti inerenti i profili ambientali connessi all’attività di gestione di tale tipologia di rifiuti, che assume un delicato rilievo in questa fase dell’emergenza, considerate anche le forti tensioni sociali che stanno divampando in molte parti del territorio campano. In questa particolare condizione di emergenza, nella quale rischiano di crearsi condizioni di permeabilità alle organizzazioni criminali, alla Commissione interessa sapere anche come la società MITA, che credo sia una società a carattere pubblico, può contribuire a realizzare un percorso virtuoso capace di rendere i sistemi di smaltimento e di trasporto impermeabili alla criminalità organizzata.Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, darei la parola al presidente della MITA, Luigi Cappelluccio. LUIGI CAPPELLUCCIO, Presidente della MITA. La MITA è una società pubblica, partecipata interamente da comuni. Il comune capofila è quello di San Giorgio a Cremano, vi sono poi i comuni di Cercola e di San Sebastiano al Vesuvio. La società è stata costituita nel 2001, ha iniziato questo tipo di attività con capitale interamente pubblico. Abbiamo stabilizzato una serie di lavoratori socialmente utili, per cui abbiamo restituito dignità a persone che avevano perso il lavoro. l’attività viene svolta interamente in proprio, avendo acquisito degli automezzi. Per quanto riguarda lo smaltimento ci viene indicato di volta in volta dal commissariato di governo, infatti lo smaltimento viene effettuato nei siti che ci indica. Non è mai stata una nostra prerogativa quella di smaltire i rifiuti in luoghi non indicati direttamente dalla regione Campania.  

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PRESIDENTE. L’attività che svolgete deriva da rapporti contrattuali con le pubbliche amministrazioni. Quali sono le amministrazioni interessate? LUIGI CAPPELLUCCIO, Presidente della MITA. Oltre a quelle già citate, sono Volla, Terzigno e Monte di Procida.  PRESIDENTE. Come viene instaurato il rapporto contrattuale?  LUIGI CAPPELLUCCIO, Presidente della MITA. Per quanto riguarda il comune di San Giorgio a Cremano l’attività veniva svolta da una società interamente prima che si era aggiudicata un’apposita gara. Scaduto l’appalto, l’amministrazione del comune ha provveduto a redigere un bando di gara, pubblicato anche su quotidiani di livello nazione. Tuttavia l’iniziativa è stata bloccata dal commissariato di Governo che rivendicò la prerogativa dell’indicazione delle modalità del trasporto e dello smaltimento. In quella fase fu designato l’ente Pomigliano ambiente per la gestione dei rifiuti del comune di San Giorgio. A partire da quell’esperienza si attrezzò e con una delibera del consiglio comunale costituì la società MITA, partecipata all’inizio per il 90 per cento dal comune stesso, da allora si passò all’affidamento diretto del servizio di smaltimento, sempre, però, seguendo le indicazioni da parte del commissariato nella costituzione di ambiti, di EPAR e di ATO. Il commissariato di governo ci indicò anche il comune in cui dovevamo svolgere il servizio. Ci è capitato anche una esperienza al di fuori del vesuviano in quanto avemmo un affidamento temporaneo del comune di Cicciano, dove in sei mesi stabilizzammo anche alcuni lavoratori socialmente utili.  PRESIDENTE. Sostanzialmente la stazione appaltante era il commissariato di governo?  LUIGI CAPPELLUCCIO, Presidente della MITA. Sì, in quanto ci forniva delle indicazioni su dove intervenire. PRESIDENTE. Voi operate con mezzi propri? LUIGI CAPPELLUCCIO, Presidente della MITA. Sì. Diciamo che quando si entra nell’emergenza siamo costretti a ricorrere al noleggio. PRESIDENTE. Come effettuate i noli? Attraverso gara pubblica o attraverso l’indicazione del commissariato? LUIGI CAPPELLUCCIO, Presidente della MITA. Facciamo i noli rispettando alcuni criteri di valutazione sui preventivi. PRESIDENTE. Quali sono le aziende che prevalentemente utilizzate per i noli? LUIGI CAPPELLUCCIO, Presidente della MITA. Al momento non ricordo. PRESIDENTE. Potete farci avere una risposta scritta su questo punto? LUIGI CAPPELLUCCIO, Presidente della MITA. Certamente.

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 PRESIDENTE. Il nostro intento è comprendere come il sistema delle partecipate pubbliche possa svolgere un ruolo positivo, evitando di trasformarsi in un escamotage per aggirare i controlli e favorire il ritorno a certe pratiche da evitare.  LUIGI CAPPELLUCCIO, Presidente della MITA. È una preoccupazione che abbiamo sempre avuto, sin dall’inizio. Infatti, qualche mese fa, la prefettura ci invitato a firmare un documento d’intesa al riguardo. Per quanto riguarda il compito di riportare la legalità in questo ambito, in prima persona mi sono adoperato malgrado si avvertissero sulla pelle difficoltà di tipo ambientale. La scelta di una società interamente pubblica, partecipata completamente da comuni, è stata fatta proprio per tale motivo, per riprendere il controllo di una situazione sfuggita di mano.  PRESIDENTE. Che lei sappia vi sono orientamenti per rendere la società a partecipazione mista, pubblico e privato? LUIGI CAPPELLUCCIO, Presidente della MITA. Assolutamente no. Anche perché è stato firmato un documento di intesa tra i comuni soci per avere una gestione unica come stabilisce la normativa. Noi abbiamo sempre rispettato le ordinanze del commissariato di Governo muovendoci in base a quelle indicazioni. PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti della MITA, non solo per la disponibilità manifestata, ma anche per averci offerto elementi utili forieri di ulteriori approfondimenti. 

 Incontro con il commissario per la bonifica del fiume Sarno.

 PRESIDENTE. La Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, nello svolgimento della sua attività conoscitiva, sta effettuando un’ampia ricognizione delle diverse realtà territoriali regionali, attraverso apposite missioni che consentano la verifica dei sistemi e delle forme d’intervento nell’ordinaria gestione del ciclo dei rifiuti.La Commissione intende acquisire elementi circa l’efficacia e l’adeguatezza degli strumenti di prevenzione di cui dispongono gli enti competenti per contrastare i fenomeni di inquinamento legati alla gestione del ciclo dei rifiuti.            In particolare l’audizione del commissario per le bonifiche del fiume Sarno, generale Jucci, potrà costituire l’occasione per acquisire dati ed elementi informativi sulle problematiche connesse alla gestione dei fanghi da depurazione relativi al fiume Sarno.

Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, darei la parola al generale Roberto Jucci, commissario per la bonifica del fiume Sarno. ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. Circa il problema dello smaltimento dei rifiuti del fiume Sarno posso annunciare che la bonifica del fiume comincerà tra pochi giorni, con due siti provvisori posti a Sant’Antonio Abate e Scafati. La procedura di bonifica prevede il dragaggio giornaliero di 500 tonnellate di rifiuti che verranno poi bonificati nel giro di 60 giorni. È prevista una apposita commissione che, ogni 4 mila tonnellate, effettuerà delle analisi scientifiche per stabilire se i rifiuti trattati siano diventati inermi oppure no. Abbiamo anche la speranza di poterli utilizzare in modo economicamente vantaggioso. Il responso di questa attività di bonifica la potremo avere tra due mesi, quando potremo analizzare le prime 4 mila tonnellate. Spero che esso sarà positivo, in quanto abbiamo in animo di bonificare un milione di tonnellate di sedimi

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nell’arco di un anno e mezzo. Il Governo ha già stanziato 50 milioni di euro e con il sistema da noi adottato potremo ottenere un risparmio di due terzi rispetto ai costi previsti con altri sistemi di bonifica. Più difficile da trattare saranno i sedimi che partono da Mercato San Severino, in quanto vi sono dei problemi per quanto riguarda i sedimi dei conciari. Al riguardo, già in questi giorni abbiamo iniziato, dopo l’espletamento di un bando di gara, il carotaggio di tutti i sedimi nel raggio di 170 chilometri tra Sarno, affluenti e canali. Anche in questo caso avremo un responso che ci permetterà di procedere, in quanto potremo realizzare le bonifiche soltanto in funzione dei risultati di questi carotaggi.             Spero di far rientrare in funzione il depuratore di Scafati il primo di aprile. Sono in trattativa con la Termomeccanica, in quanto aveva la parte tecnica del vecchio contratto e sarebbe molto difficile adoperarsi per far subentrare un’altra società. Poiché riusciamo ad avere gli stessi costi, sembra la cosa più vantaggiosa. Stiamo consultando i nostri legali per avere tranquillità su questo fronte.             Stiamo andando avanti per quanto riguarda le 39 reti fognarie, che come i depuratori ed i collettori dovrebbero essere concluse entro il 2005. Grandi provvedimenti li stiamo prendendo anche riguardo alle 500 industrie. Se dovessimo far rispettare le leggi dovremmo chiuderne parecchie, per evitare la disoccupazione cercheremo di farle migliorare nel giro di due. L’obiettivo del mio ufficio è quello di ultimare la pratica entro il 2005, perché i commissari devono avere vita breve, perché altrimenti si sostituirebbero all’ordinaria amministrazione.  PRESIDENTE. Dove verranno collocati materialmente i sedimi? ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. Le dico che le soluzioni al 99 per cento le ho già trovato, tuttavia chiedo di essere esentato dal fornirle ora in quanto l’atmosfera potrebbe pregiudicare il buon esito dell’operazione.  PRESIDENTE. E’ nostro piacere che non vada a monte. Può comunque dirci se il sito si trova in zona o fuori? ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. In zona. In sostanza faccio un favore alla cava che me li accoglie affinché poi li naturalizzi. Infatti il problema delle cave deve essere risolto con la naturalizzazione. PRESIDENTE. Quindi, nell’ambito del bacino? ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. Sì. DONATO PIGLIONICA. La caratterizzazione è già stata fatta. ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. Sì, abbiamo fatto la prima, per l’altra stiamo compiendo ora i carotaggi.  DONATO PIGLIONICA. Mi pare di capire che si tratti della parte più delicata. ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. Stiamo compiendo i carotaggi per tutta la zona, si tratta di circa 350 carotaggi.

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 DONATO PIGLIONICA. Che tipo di inquinamento viene rilevato? PRESIDENTE. Posso anticipare la risposta: metallo pesante. ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. Finora, comunque, la situazione dei conservieri è accettabile. DONATO PIGLIONICA. Il trattamento di queste 500 tonnellate al giorno avverrà in impianti? ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. Ci sarà un trattamento. DONATO PIGLIONICA. In quali impianti? ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. Si tratterà di impianti mobili portati sul luogo dalla ditta interessata. Il trattamento verrà praticato in due siti diversi per trenta giorni ciascuno. PRESIDENTE. E il residuo inerte rimarrà nell’area? ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. L’inerte rimarrà nelle cave, ma solo dopo che una commissione abbia verificato lo stato della materia. PRESIDENTE. Generale, mi consenta. Io credo che, al di là del lato tecnico che lei ci ha esposto, si tratta di un discorso di etica ambientale. Un’opera straordinaria di bonifica di un fiume che riguarda il risultato di annose vicende è merito di una straordinaria iniziativa di responsabilità. Tuttavia dal punto di vista etico sarebbe corretto che l’operazione gravi soltanto sui beneficiari, senza danneggiare altri soggetti o altre zone.  ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. Presidente, le dico che portiamo in loco, ma non danneggiamo assolutamente nessuno. Anzi, quella cava diventerà un fiore. A Mercato San Severino quindici giorni fa a 800 studenti ho fatto fare corse campestri dove prima tutti avevano paura anche solo di abitare nelle vicinanze. In quella zona si realizzerà un parco per i ragazzi con vasche in cui vivranno papere a testimonianza dell’innocuità del territorio. TOMMASO SODANO. Generale, sono in difficoltà, essendo anche membro della commissione di inchiesta sul fiume Sarno e avendola già audita su questa vicenda. Ho ancora dei dubbi rispetto a questa megaopera di dragaggio da un milione e duecento mila metri cubi di sedimi, anche perché il carotaggio a cui lei fa riferimento è stato effettuato solamente nel canale Marna. ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. Entro quest’anno noi faremo Marna, Angri, Molino, Bottaro, Sguazzatoio, Fienga, dove verrà realizzato un giardino, e infine il tratto Foce Sarno-Scafati, con la risistemazione geologica. A mio avviso, questi sono tutti canali e tratti di fiume che hanno la stessa caratterizzazione del Marna, dove l’ARPAC ha già effettuato dei rilevamenti.  

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TOMMASO SODANO. Tuttavia, poiché la parte più pericolosa è quella relativa alle concerie, che presentano il rischio di presenza di metalli pesanti, non è così automatico che i sedimi vengano facilmente inertizzati tanto da potere riempire una cava. Mi soddisfa comunque la risposta del commissario, se ci conferma, però, che non sono interessate le discariche attualmente in fase di messa in sicurezza, come quelle di Painzano 1 e Painzano 2 del comune di Tufino.  ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. Questo l’ho escluso. TOMMASO SODANO. Poiché gli elementi di inquinamento del fiume continuano a permanere insieme agli scarichi abusivi, faccio presente che le industrie conciarie, soprattutto durante le notti piovose, scaricano direttamente nel fiume, non possiamo immaginare l’applicazione di una tariffa che tenga conto dell’acqua asportata facendo pagare le industrie sulla base dell’acqua che prelevano piuttosto che su quella dell’acqua che dichiarano di scaricare?  ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. Quello che l’onorevole Sodano ha proposto lo abbiamo già realizzato. TOMMASO SODANO. Avete fatto 30 e 70? ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. No, dal primo marzo le industrie pagheranno per l’acqua che consumano e no per i reflui che confluiscono nel fiume. Ci sono voluti dei mesi, prima di tutto per capire, per stabilire una tariffa adeguata. Abbiamo poi compiuto alcuni interventi che possono garantire un miglior ciclo di lavorazione. D’ora in poi, i Carabinieri del NOE compiranno una sorta di controllo satellitare su tutti i pozzetti per garantirci determinate cose. Il problema più grande, però, è quello del depuratore di Solofra perché, mentre quello di Mercato San Severino è di nuova tecnologia, quello di Solofra ha più di quindici anni e costa più di 10 milioni di euro di gestione l’anno. Ora, sembra che una cifra del genere non sia nelle possibilità dei conciari, pena l’uscita dal mercato. Pertanto ho commissionato uno studio per cercare di ridurre i costi da 10 a 7 milioni di euro. È possibile risparmiare più di un milione di euro attraverso l’essiccatore, eliminando trasporti superflui, che in Campania hanno sempre generato problemi. Prima di poter proporre, però, la risistemazione di questo depuratore ho bisogno di tempo. Se il Padreterno mi darà salute vi potrò dare la conferma di quest’operazione, l’obiettivo comunque rimane, anche se si tratta di problemi che non si possono risolvere in pochi giorni, io spero di poterli risolvere nel giro di un anno e mezzo. Momentaneamente ho emanato due ordinanze con le quali ho consentito al depuratore di continuare ad operare, altrimenti senza di esse avrei dovuto far chiudere gran parte delle industrie della zona. Ho annunciato loro che le avrei controllate ogni tre mesi e che se non fossero migliorati i sistemi le avrei fatte chiudere. Il primo controllo è andato bene, in questi giorni sto compiendo il secondo. Emanerò un’ulteriore ordinanza con cui vieterò l’utilizzo di cinque sostanze chimiche migliorando in questo modo la situazione ambientale. Ho scelto queste cinque sostanze chimiche in quanto anche in sede comunitaria sono in procinto di vietarne l’utilizzo.  TOMMASO SODANO. Come mai non ha fatto ancora la convenzione con l’ARPAC? ROBERTO JUCCI, Commissario per la bonifica del fiume Sarno. La convenzione per il momento l’ho fatta con una società dell’università di Napoli. Tale convenzione tra l’altro è gratuita, anche perché noi dobbiamo stare attenti alle spese in quanto il Governo non ha stanziato molte risorse. La convenzione comprende sia la società Bagnoli sia l’ARPAC sia l’università. Proprio l’altro ieri ho mandato a chiedere all’ARPAC perché non mi consegnano i risultati relativi a San Severino e

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Solofra con la cadenza che io avevo richiesto. Faccio presente che a partire da quest’estate nel solofrano andranno dieci litri al secondo, perché abbiamo tolto delle sorgenti alle industrie. Lascio alla Commissione un mio appunto dove avanzo delle soluzioni per i rifiuti.  PRESIDENTE. Ringrazio il generale Jucci per la sua disponibilità e cortesia. Garantisco che la Commissione approfondirà l’esame del suo documento, che sembra prefigurare un percorso di saggezza. Temo che avremo il piacere di ulteriori occasioni di confronto in modo da analizzare meglio la materia.

  

Incontro con rappresentanti del registro dei tumori, della ASL NA4, del laboratorio di citogenetica, del CNR e dell’ISPAAM.

 PRESIDENTE. La Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, nello svolgimento della sua attività conoscitiva, sta effettuando un’ampia ricognizione delle diverse realtà territoriali regionali, attraverso apposite missioni che consentano la verifica dei sistemi e delle forme d’intervento nell’ordinaria gestione del ciclo dei rifiuti.

 Nell’ambito della missione conoscitiva che la Commissione sta svolgendo nella regione, al fine di approfondire le più delicate questioni relative al sistema di gestione del ciclo dei rifiuti, un utile contributo può essere fornito anche dall’audizione di rappresentanti del registro dei tumori dell’ASL NA4, nonché dal professor Leopoldo Iannuzzi, del laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM, al fine di poter comprendere in particolare l’attuale situazione in merito alla vicenda dell’inquinamento derivante da diossina e delle condizioni tumorali in quell’area. In ogni parte di Italia ove ci rechiamo ci viene segnalato un aumento dei tumori, delle leucemie, dei linfomi. L’aumento viene sempre attribuito alla realizzazione di una discarica o di un impianto di termovalorizzazione. Esiste una condizione di straordinaria criticità in ogni zona da noi visitata. Ovviamente, la valutazione del professore e degli istituti qui presenti deriva da dati e da elementi che per noi possono essere molto più utili e convincenti.

Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, darei la parola a Mario Fusco, responsabile del registro tumori dell’ASL NA4. MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Prima di iniziare vorrei fare una precisazione. Il registro dei tumori si occupa di tre precise categorie: la mortalità oncologica; l’incidenza oncologica, ossia i nuovi casi rilevati anno per anno secondo standard molto rigidi stabiliti dall’OMS; la sopravvivenza. Noi compiamo un’analisi descrittiva di un fenomeno, senza cercare di definire un rapporto di causalità. Non è un compito nostro, tuttavia dove esiste un interesse specifico attiviamo studi epidemiologici. In effetti, noi non possiamo in alcun modo stabilire che l’aumento dei casi di cancro dipende da una discarica o da altro. noi descriviamo soltanto un fenomeno per aree geografiche, per distretti sanitari, per fasce di età, per sesso e così via. Operiamo un’analisi descrittiva nel dettaglio senza evidenziare rapporti di causalità.            Noi registriamo la mortalità per cause oncologiche in tempo reale. In effetti, risulta che la mortalità per questa causa nella ASL NA 4 non è difforme da quella delle altre tre ASL della regione Campania. Il dato nuovo, riguardante la provincia di Napoli, è che mentre nel resto d’Italia la mortalità oncologica sta diminuendo noi continuiamo salire.  DONATO PIGLIONICA. La mortalità aumenta senza che si registri un aumento dei casi? 

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MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. No, i casi aumentano. Storicamente, la mortalità e l’incidenza oncologica è stata sempre più bassa rispetto al resto dell’Italia fino agli anni settanta. A partire da quella data vi è stata un’inversione di tendenza. In tutta l’Italia del centro-nord comincia a scendere gradualmente, nell’Italia meridionale continua a salire. Abbiamo avuto il punto di incrocio delle tendenze negli anni ottanta. La nostra mortalità oncologica è più alta rispetto ai dati nazionali.  PRESIDENTE. Nostra come ASL, come provincia o come città? MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Nostra come provincia e come ASL. La cosa che ci lascia perplessi è che il trend continua a salire. In effetti, la mortalità oncologica non è come quella derivante dalle malattie infettive, immediatamente ascrivibile ad una causa o ad un periodo ben definiti, in questo caso si pagano le conseguenze di situazioni pregresse. La cosa che ci lascia perplessi è che la continua ascesa del tasso di mortalità oncologica non trova una causa, anche remota nel tempo, che ci consenta di stabilire con una certa attendibilità a cosa è dovuto l’aumento dei casi tumorali. L’altro dato è che, in effetti, a livello nazionale l'incidenza dei casi di cancro sale (in termini numerici, tale incidenza è più alta a livello nazionale di quanto accade in Campania o a Napoli in particolare). DONATO PIGLIONICA. Il discorso si lega alla qualità dei servizi.  MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Il problema è quello della sopravvivenza. DONATO PIGLIONICA. Anche della rapidità nella diagnosi e della qualità nei servizi sanitari. MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Più che altro, è l'accesso ai servizi sanitari che importa: la differenza di accesso e, quindi, di terapia, fa la differenza!  DONATO PIGLIONICA. È un problema ambientale, di altra natura, non di rifiuti! MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Sì, non è un problema di rifiuti. La sopravvivenza è più bassa pur avendo meno casi. Tuttavia, per alcuni tumori (per esempio, quelli polmonari) anche l'incidenza nella NA 4 ha raggiunto e superato il livello nazionale. Anzi, quello polmonare è il primo tumore che, anche in termini di incidenza, sale più del livello nazionale.

In altre parole, il tasso di incidenza oncologica di mortalità da tumore polmonare è più alto della media nazionale (del pool dei registri). Quando parliamo di incidenza, non ci confrontiamo con i dati ISTAT perché, in questo campo, l'ISTAT non esiste! Ci confrontiamo, invece, con le altre sedi di registro nazionale accreditate presso l'agenzia nazionale per la ricerca sul cancro e presso la società italiana dei registri tumori (ricordo che siamo accreditati presso entrambe). Non riusciamo a confrontarci soltanto con gli altri 16 registri italiani.  PRESIDENTE. Che non sono tutta la popolazione italiana? MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. No, assolutamente. La cosa drammatica è che mentre al centro si ha una copertura di popolazione del 33 per cento, nell'Italia insulare e meridionale, abbiamo una copertura del 6 per cento. A tutt'oggi noi siamo l'unico registro

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accreditato, insieme a Ragusa, piccolo registro di 250 mila abitanti. Siamo 580 mila abitanti ma tutti i registri nazionali sono per aree campionarie.  TOMMASO SODANO. Se l’unico registro è l'ASL Napoli 4, come facciamo a compararlo con le altre ASL? MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. La differenza sta nella mortalità e nell'incidenza. La mortalità la comprendiamo con i dati dell'ISTAT, l'incidenza è compito soltanto nostro e non possiamo confrontarci con le altre ASL. DONATO PIGLIONICA. Lei sa molto meglio di me che i dati ISTAT hanno una affidabilità praticamente equivalente a zero! MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Il problema è proprio questo; però, mentre per la mortalità possiamo confrontarci con le altre realtà, per quanto riguarda l'incidenza possiamo confrontarci solo con gli altri registri. Noi rileviamo i nuovi casi di cancro ma, nessun altro in Campania lo fa, e dobbiamo procedere per stime a livello regionale.

L'altro dato veramente drammatico, è che la nostra ASL vanta il più alto tasso europeo di morti dovuti a cancri al fegato primitivi.  DONATO PIGLIONICA. Su cirrosi? MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Cancro cirrosi. PRESIDENTE. Quindi, ca polmonare e ca epatico?  MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Mentre il ca polmonare ha raggiunto il livello nazionale e, seppure in aumento, è ancora "aggredibile" a livelli scientifici, il dato drammaticamente emerso è che, in termini di mortalità oncologica per epatocarcinomi, su cui è possibile confrontarsi con le altre ASL (perché ci sono i dati ISTAT sulla mortalità e via dicendo), abbiamo il più alto tasso europeo di incidenza.

Stiamo attivando uno dei più considerevoli studi nazionali - random - insieme all'ospedale Spallanzani su tutta la ASL per individuare i fattori di aggravamento di tali malattie. Infatti, si è visto che, tutto sommato, all'interno della stessa area dell'ASL (circa 400 chilometri quadrati), non tutte le aree geografiche sono uniformemente distribuite. PRESIDENTE. Il più piccolo è Marigliano?  MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Abbiamo Marigliano, Brusciano, San Vitaliano e Mariglianello, in cui l'incidenza è cinque volte più alta rispetto a Volla, cioè a Somma Vesuviana che sta a fianco, dove l'incidenza è cinquanta volte più di bassa. DONATO PIGLIONICA. Ha fatto lo studio epidemiologico sull'incidenza dell'infezione da virus C? 

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MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Lo stiamo facendo. Abbiamo attivato uno studio su circa diecimila casi - random - su tutta l'ASL, campionate per fasce d'età, sesso e distretto sanitario.  DONATO PIGLIONICA. Avete guardato tra i donatori di sangue, per avere già un'idea? MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. È random. Abbiamo i tassi del laboratorio di analisi random e abbiamo tassi di HCV del 10-12 per cento.  DONATO PIGLIONICA. Addirittura il 10, 12 per cento?  PRESIDENTE. Non vorrei farne un caso personale, ma nei pazienti che opero - anziani - il 50 per cento risulta epatite C positivo. DONATO PIGLIONICA. È spaventoso! MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Pensavamo di stare osservando la coda di un fenomeno degli anni settanta. DONATO PIGLIONICA. Le trasfusioni? MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. No, le siringaie. Negli anni ottanta abbiamo avuto il boom degli odontoiatri, "odontotecnici" selvaggi. Praticamente, pensavamo di stare osservando solo la coda di un fenomeno, di avere, cioè, soltanto pazienti tra i 60 e i 75 anni affetti ma, in realtà, c'è un picco anche per coloro che sono tra i 45 e i 50 anni, cioè fra persone nate tra il 1954 e 1970 (quando c'erano già le siringhe esterne e via dicendo). Non stiamo osservando solo la coda di un fenomeno, destinato di qui a dieci anni a finire. Ci aspettiamo, invece, che gli attuali casi di epatite C possano essere, tra vent'anni, epatocarcinomi. DONATO PIGLIONICA. Non c'è, per esempio, un progetto di studio della popolazione per individuare le forme di epatopatia cronica da sottoporre a terapia interferonica (anche se capisco che i costi sono mostruosi)? MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Stiamo attivando (a costi zero per l'ASL ma a costi umani grandissimi per una serie di persone che lavorano praticamente gratis) con lo Spallanzani un progetto per avere 10 mila persone campionate, effettuando su tutte un prelievo e dosando l'HCV. Viene poi fatto il genotipo (sempre allo Spallanzani) per vedere quanti rispondono all'interferone e quanti no. Abbiamo a tal fine attivato un nuovo laboratorio mirato solo a questa tipologia di persone per separare i casi di epatite B dai casi di epatite C.

Quindi, in sintesi, i problemi che emergono sono: epatocarcinoma, che è il dato dell'ASL, il dato del tumore al polmone, che ha superato i livelli nazionali e, in alcune zone, i tassi di leucemie e linfomi.

Noi descriviamo il fenomeno ma non abbiamo - sì può chiedere - l'attivazione di uno studio epidemiologico mirato. Per fortuna, anche se in aumento, i numeri oncologici - i casi - sono comunque pochi. Un distretto come per esempio Marigliano può contare 20 nuovi casi di leucemia, che se pure sono tantissimi, costituiscono piccoli numeri. Per questo motivo, andrebbero avviati

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studi caso-controllo prospettici cui dovrebbero seguire progetti a cinque o dieci anni. Noi, in quanto registro dei numeri, ci fermiamo all'epidemiologia descrittiva e diamo il contributo per l'attivazione successiva. Comunque, il dato finale è che c'è una mortalità in continuo aumento per tutti i tipi di tumore presi nell'insieme ed un'incidenza maggiore principalmente per carcinomi e tumori al polmone.

Un altro elemento importante è che, all'interno dell'area considerata, c'è grande disomogeneità dei dati, in parte dovuta - così pensiamo - a movimenti migratori. In effetti, Case Nuove, alle porte di Napoli, da una censimento all'altro, è aumentata di circa 30 mila abitanti. Su ventimila iniziali si è ora arrivati a 50 abitanti (tutta Napoli si è spostata verso Case Nuove) e registriamo quindi una patologia, per così dire, di importazione e non territoriale. Tuttavia, si tratta di una mia ipotesi.            Per quanto riguarda Marigliano, invece, la popolazione, nell'arco di un decennio, quindi di due censimenti, è risultata stabile e non sono stati registrati grandi flussi migratori. La popolazione è aumentata di 10 unità tra il censimento del 1981 e del 1991, quindi, non più di tanto. Insomma, non si sono registrati grandi flussi, se non interni, ma, certamente, siamo sempre di fronte a piccoli spostamenti di proporzioni ben lontane da quelle bibliche che hanno interessato Napoli e Case Nuove.

Proprio in questa zona è interessante andare a vedere cosa accade, perché ci sono focolai di endemia o altri problemi di alimentazione. Marigliano, è per noi un buon punto di riferimento. Anche nel nolano alto vi sono una serie di piccoli comuni che non hanno subito grandi movimenti migratori ma che sono stranamente interessati da particolari patologie (come nel caso di una paziente con leucemia ai linfomi, per la quale non siamo riusciti a trovare apparenti motivi sull'origine di tale patologia).

Quando siamo stati chiamati dalla procura della Repubblica di Nola, che in un primo momento era stata interessata dalla vicenda, abbiamo ovviamente fatto presente che noi potevamo soltanto rilevare ciò che appariva in superficie. PRESIDENTE. Il quadro descrittivo è chiaro. Per andare più nello specifico, il passo successivo qual è?  MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Ritengo che la cosa più interessante consista nell'avviare una serie di studi di epidemiologia, non più descrittivi ma analitici, attraverso cui sia possibile cominciare a definire ed identificare una o due cause che potrebbero, dal punto di vista epidemiologico, essere territorialmente talmente forti da provocare conseguenze. Bisognerebbe quindi cercare di capire, attraverso uno studio analitico e non più solo descrittivo, la situazione reale. PRESIDENTE. Non può essere successivo all'esperimento che state conducendo con lo Spallanzani? MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Quello studio è relativo solo all'epatocarcinoma. DONATO PIGLIONICA. Avvertite anche voi diminuzioni di cancro allo stomaco e una crescita di cancri del colon?  

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MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. La situazione per lo stomaco è stabile, stazionaria, ma abbiamo una crescita delle patologie per il colon retto (comunque in misura nettamente inferiore a quanto accade per il colon retto a livello nazionale). DONATO PIGLIONICA. È chiaro. Se non scende quello non sale l'altro.  MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Abbiamo tre grandi gruppi: apparato gastroenterico, esofago, stomaco, colon e retto.  DONATO PIGLIONICA. L'esofago qui è scarso! MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Sì, qui è basso ed è di un terzo più basso che a livello nazionale.

Vi è poi il secondo gruppo dato da fegato, colecisti, pancreas, per cui ci sono valori più alti che a livello nazionale. Infine, il terzo gruppo, è dato da leucemie e linfomi che sono nella media nazionale, con valori allineati. Ci sono insomma tre diversi tronconi: le oncoematologie che si stanno allineando e gli Hodgkin e non-Hodgkin che sono ormai allineati. Per l'Italia, a livello epidemiologico, siamo partiti, tuttavia, da valori che, 15 anni fa, erano molto più bassi. A preoccuparci però è la percentuale di crescita e l'allineamento tra Hodgkin e non-Hodgkin è un dato drammatico.

Noi avevamo un’unica fortuna, quella cioè di avere un gap in termini di patologia: abbiamo ora chiuso questo gap: l'unico che avremmo dovuto non chiudere, è stato chiuso!

Per le oncoematologie siamo in linea, per il polmone siamo tendenzialmente più in alto e per colecisti e fegato ancora più in alto. Invece, per l'apparato gastrointestinale, l'esofago, lo stomaco, il colon e il retto siamo molto più bassi. PRESIDENTE. Cosa può dirci sul sesso? MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. I valori per le mammelle sono molto più bassi rispetto al dato nazionale. È in linea l'utero. Ci saremmo aspettati più casi di utero, in effetti, date le condizioni di infezione del papilloma virus, invece, sia per l'utero, sia per le ovaie siamo in linea con i dati nazionali. I casi di mammelle sono più bassi. Ma anche nelle donne c'è ancora un problema di casi di colecisti e fegato, che restano alti.  PRESIDENTE. Anche il polmone? MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Il polmone no, resta più basso. Il dato per il polmone è nei maschi.

Un altro dato che ci preoccupa è che nelle zone rurali abbiamo un aumento di casi alla laringe, da legare, probabilmente, ad un uso selvaggio di anticrittogamici (non c'è infatti alcun controllo sui consorzi sulla vendita). Quindi, c'è un problema alla laringe per le zone interne. Nelle zone più interne, infatti, povere di casi al polmone, ci sono più casi di cancro legati alla laringe e tumori legati all'ispirazione. TOMMASO SODANO. Il comune di Acerra, che è stato spesso oggetto di informazioni non sempre corrette, rientra in qualche modo nel discorso che lei sta facendo?

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 MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Il comune di Acerra, del quale, stranamente, si è parlato sempre molto di più, non presenta una situazione più drammatica rispetto ad altri comuni ed è in linea per quasi tutti i tumori (per cui è in linea con l'ASL).

Certamente, la situazione presso questo comune è migliore di quella che abbiamo a Marigliano. Per le leucemie la situazione è meno grave che a Nola, per i casi di tumori ai polmoni è meno grave che a Pomigliano d'Arco, paese nel quale, invece, il picco più alto è proprio dato dai casi di tumore al polmone. TOMMASO SODANO. Sono le polveri delle fabbriche, naturalmente! MARIO FUSCO, Responsabile del registro tumori ASL NA 4. Il nostro è un esame descrittivo: noi non ci sbilanciamo.  PRESIDENTE. Sulla vicenda diossina abbiamo ascoltato poco fa anche l'ARPAC e, questa sera, abbiamo imparato un'altra cosa: una cosa è la matrice ambientale, un'altra è il problema rispetto al tasso di diossina nell'animale. Da quanto abbiamo appreso, le due cose possono essere completamente sconnesse. Secondo le vostre attività di indagini, sostanzialmente, nel suolo non c'è diossina. La domanda allora è la seguente. Se la diossina sembra essere presente negli animali, come ci arriva?  LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Questa è una domanda da centomila dollari! Il dato obiettivo, è che seimila animali, tra pecore, bovini e bufali, al 31 dicembre, sono stati abbattuti, con grave danno per gli allevatori e per l'immagine da tutelare (soprattutto, penso alla mozzarella di bufala). Non vi nascondo che molta gente è finita in mezzo alla strada. Quindi, il danno grossissimo lo stanno ricevendo le uniche persone che non hanno nessuna colpa. Infatti, stiamo parlando di allevatori che portano al pascolo le greggi o allevano bovini e bufale e che, improvvisamente, si trovano sotto sequestro il bestiame per dosi elevate di diossina.

Perché troviamo la diossina nel grasso degli animali? Sapete che la diossina è liposolubile, quindi, si accumula nel grasso e, soprattutto, nel latte che è l'elemento di più largo consumo. Lei, giustamente, mi domanda il perché la ritroviamo in quantità così elevate nel latte e come mai i dati ambientali dell'ARPAC, tranne poche isole, rientrano nella normalità.

In realtà, il discorso mi sembra un po' strano. La diossina in un animale non può arrivare dall'aria ma proviene certamente da ciò che questi mangia. Nel caso specifico, faccio presente che le pecore, che rientrano fra gli indicatori di maggiore rilevanza sotto questo aspetto (in questi ultimi animali abbiamo trovato le quantità più elevate di diossina), a differenza dei bovini e delle bufale, mangiano soltanto al pascolo. È, quindi, la specie che, dal punto di vista dell'indicazione biologica, va privilegiata quando si procede ad indagini in questo campo. La pecora, quando mangia, bruca quello che c'è. Qui non abbiamo certo i pascoli austriaci. La situazione è quella di pastori che sono costretti a portare le loro pecore in terreni dove già si è raccolto. Esse brucano, quindi, ciò che è rimasto delle coltivazioni, costrette a mangiare quello trovano; nel far ciò, l'animale ingerisce intorno al 10-15 per cento di terreno e questo significa molto perché la parte più inquinata da diossine è proprio il terreno (anche se ci troviamo nei limiti di legge dei famosi 10 picogrammi per grammo). Quindi, da questo punto di vista, la pecora mangia molta diossina, anche restando nei limiti della legge. Bisognerebbe considerare un po' di più questo aspetto.

In secondo luogo, per quanto riguarda le analisi effettuate sull'erba, la maggior parte delle volte si legge che questa è stata essiccata. Poi ci si rifà al valore imposto dalla direttiva CEE,

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secondo cui il contenuto nell'erba deve essere di 0,75 picogrammi per grammo. Ora, il dato della direttiva CEE si riferisce a mangimi con il 12 per cento di acqua. È chiaro il concetto?

Quando si conducono queste analisi sull'erba, vengono certamente seguiti i normali criteri di essiccazione a 80 gradi e via di dicendo, tuttavia, come ricercatore, mi avrebbe fatto piacere leggere, alla fine dell'analisi, la percentuale d'acqua (30 per cento o 12 per cento che fosse), perché se manca questo dato (se, per esempio, essiccando il campione di foraggio, invece del il 12 per cento di acqua ho il 30), il valore è falsato!  PRESIDENTE. L’ho diluito. LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Quindi, se ho un valore di riferimento di 0,7 picogrammi ma lo rapporto al 30 per cento di acqua, il valore che ottengono è diluito!

Qui non c'entra l'ARPAC, poiché andrebbe rivista la metodologia, anche a livello comunitario. I vari Governi dovrebbero mettersi d'accordo: o abbassiamo i valori consentiti nelle matrici suolo (piante, acqua), oppure innalziamo quelli consentiti negli alimenti. Non si scappa!

Noi abbiamo condotto i nostri calcoli sulle razioni medie di una bufala in lattazione, la quale ingerisce fino a 20.000 picogrammi di diossina al giorno (sempre ammesso che la diossina negli alimenti rientri nei limiti di legge): 20.000 picogrammi di diossina al giorno sono tanti! Da questa situazione non si esce! Noi stiamo cercando di utilizzare dei test citogenetici per studiare gli effetti a livello cromosomico di queste probabili interferenze ambientali. Abbiamo già analizzato un primo gregge ad aprile, che ci ha dato una chiara indicazione di instabilità (di quattro volte secondo il controllo che abbiamo fatto). Il dato è certamente chiaro anche se non è molto rappresentativo e contiamo di aggiornare i dati.

Per un altro allevamento, con 45 pecore, abbiamo già cominciato a rilevare i dati che ci interessano. Il nostro scopo è quello di monitorare l'ambiente utilizzando gli animali come indicatori, attraverso alcuni test abbastanza indicativi (rotture cromosomiche e scambio intercromatidico). Indagheremo anche su altre specie, come il bufalo e il bovino, che vengono magari alimentati in altro modo. Comunque, bisogna tenere conto del fatto che anche nel mais sono stati ritrovati quantitativi di diossina, seppure nei limiti. Tuttavia, il mais è un elemento di largo consumo è un animale ne mangia moltissimo. Per questo motivo, anche se la diossina rientra nei limiti, il problema sussiste. In un gregge, abbiamo ritrovato 40 picogrammi per grammo di diossina e non 5, 6 o 10 picogrammi, come nel caso dei bovini e dei bufali.  PRESIDENTE. Il limite qual è? LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Il limite è di 3 picogrammi. Oltre questo valore scatta il sequestro! Inoltre, dopo avere trovato tutta questa diossina negli animali (si tratta di un altro aspetto che mi ha lasciato sorpreso), come mai non è stata condotta un'analisi anche per il latte materno per verificare l'eventualità del passaggio al livello superiore? È un discorso molto delicato. PRESIDENTE. È talmente delicato che lo stiamo facendo a livello istituzionale. LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. È molto delicato e mi rendo perfettamente conto che, semmai venisse fuori un valore di anche solo di 5 o 6 picogrammi, sarebbe un dato allarmante. 

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PRESIDENTE. Andrebbe monitorata la puerpera? LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Si potrebbe fare per campioni o anche per ospedale (anche se mi rendo conto che queste analisi hanno un costo veramente elevato, anche di mille euro). La regione ha già fatto un grosso sforzo nel portare avanti tutte le indagini condotte finora. Gli allevatori, comunque, aspettano ancora i soldi. TOMMASO SODANO. Se l’abbiamo trovato nel latte delle pecore, che mangiano l'erba, vorrei capire cosa succede in tutti gli ortofrutticoli prodotti in quell'area. In altre parole, è possibile che, così come avviene nel caso delle pecore, attraverso l'assunzione di erba e di terreno nella percentuale che lei ricordava, il trasferimento delle molecole di diossina possa avvenire anche nei tuberi di patate o nei pomodori, cioè, per quelle produzioni più significative dell'area?

Se ciò avviene, trattandosi sempre di un animale a sangue caldo, potrebbe essere probabileanche il trasferimento all'essere umano?

Quali indagini, eventualmente, oltre a quella di grande interesse che ci ha ricordato, state conducendo o pensate di condurre sul ciclo biologico riguardante l'uomo?  LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Le indagini a livello del territorio vanno certamente continuate in questa situazione. La diossina può arrivare all'uomo per tre vie: piante, animali, pesci. Ovviamente, la via principale di trasmissioneper quanto ci riguarda è quella degli animali, perché la diossina si concentra normalmente nel grasso, cosa che nelle piante è difficilmente rinvenibile.  PRESIDENTE. Mentre al neonato arriva attraverso il latte materno? LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Mi sto occupando del problema della diossina da circa un anno e, con mia grande sorpresa, ho riscontrato che il periodo di vita nel quale ingeriamo più diossina è proprio quando veniamo allattati con latte materno. Vi sembrerà incredibile ma è proprio in questo periodo che un bambino assume il più alto quantitativo di diossina, proprio perché la sua alimentazione è data solo dal latte, che assume in grande quantità in rapporto al suo peso.  TOMMASO SODANO. Nell’ipotesi che questa diossina sia già presente nella mamma? LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Se a seguito di analisi condotte venisse fuori un valore di soli cinque o sei picogrammi per grammo sarei contento! PRESIDENTE. Addirittura! LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Sarei contento! La diossina, negli anni ottanta, era sospettata di essere cancerogena. Ora questo fatto è accertato ed il rischio di cancro è stato aumentato di 30 volte rispetto a quello valutato negli anni ottanta. In pratica, stiamo parlando di una sostanza altamente tossica. Per l'uomo si tratta soprattutto di casi di cancro a livello epatico.  

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PRESIDENTE. Lei ha detto che sarebbe felice se il valore di diossina ritrovato fosse stato tra cinque o sei picogrammi. Si riferiva a quell'area in particolare o ad un eventuale dato nazionale? LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. No, di dati nazionali non ne abbiamo molti perché, purtroppo, c'è solo l'esperienza di Seveso. L'episodio di Seveso risale al 1976 ma ancora oggi, nel 2004, si continua a pubblicare materiale su quell'area econosco diverse persone che si occupano di ricerche in quella zona. Sembra che solo adesso si siano ristabilite le normali condizioni bioambientali.

Ora, nel caso di Seveso, l'avvelenamento acuto che c'è stato si è limitato ad un'area molto ristretta, mentre nel nostro caso l'area interessata è molto più grande e il problema è più complesso, perché ci sono alcune zone più colpite ed altre meno: a macchia di leopardo! PRESIDENTE. Provincia di Napoli e Caserta?  LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. La diossina che abbiamo è tutta da combustione! Ogni volta che bruciamo prodotti domestici (si guardi a quanti, in questi giorni, stanno bruciando l'immondizia di fronte alle loro case), si produce diossina, perché i residui domestici sono pieni di cloro. Qui siamo in una zona completamente devastata, si è fatto di tutto!

Perché non si parla di raccolta differenziata obbligatoria? Voi avete il potere per fare esercitare tale obbligo attraverso i prefetti e via dicendo! Qui dobbiamo arrivare al 90 per cento di raccolta differenziata, ma stiamo al 10 per cento! Questo è il problema. Se riusciamo in questo, non ci sarà più bisogno di parlare di termovalorizzatore o altro! TOMMASO SODANO. Quindi, lei esclude la possibilità di trovare diossina nell'ortofrutta, posto che questa si accumula nei tessuti grassi?  LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Sicuramente sarà presente anche lì ma in minima parte, anche perché l'uomo lava questi prodotti: insomma, la escluderei. La fonte primaria, nel nostro caso, rimangono gli animali. Il problema vero è rappresentato dalle bufale. Basti pensare al caso di un'azienda come la Visocchi (che per dimensioni è paragonabile a quelle del nord), nella quale sono stati ritrovati 26 picogrammi. Nonostante tutti gli sforzi e i consigli degli esperti, questa azienda non è riuscita a scendere sotto i 6 picogrammi ed è stata costretta a chiudere, così mettendo 50 persone in mezzi alla strada. Stiamo parlando di un'azienda con vacche che producevano 50 litri al giorno di latte! TOMMASO SODANO. Un’azienda modello, che conosco bene. LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Un'azienda che si è dimostrata estremamente disponibile, anche con noi, che invece incontriamosempre grosse difficoltà a lavorare con gli allevatori. Avevamo intenzione di iniziare a lavorare con un allevamento di Acerra, in cui erano stati rilevati 50 picogrammi, ma l'allevatore non ci ha fatto entrare. L'allevatore ha vietato ai veterinari di entrare! Gli allevatori in generale sono esasperati; si ritrovano con il bestiame sotto sequestro e non vedono più una lira! LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Inoltre, ho ottenuto i contributi per svolgere queste ricerche dall'università di Bari.

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 PRESIDENTE. Mi scusi, che cosa centra l'università di Bari?  LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Un Ho un amico professore con cui lavoro. PRESIDENTE. Mi scusi, non sta lavorando su incarico della regione? LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Sì, ma gratis. Non ho avuto una lira dalla regione! Adesso, sembra che il comune di Acerra voglia finanziare una ricerca. Speriamo che sia vero. PRESIDENTE. Una delle esigenze è quella di individuare un'attenzione istituzionale. LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. Sì, anche al fine di svolgere un lavoro più coordinato e sistematico, magari coinvolgendo anche la facoltà di veterinaria. MARCO LION. Lei ha detto che lo spegnimento di incendi boschivi con l'acqua di mare sviluppa diossina. Visto che si tratta di una pratica ricorrente, soprattutto l'estate, vorrei sapere cosa abbia da dire al riguardo.  LEOPOLDO IANNUZZI, Ricercatore presso il laboratorio di citogenetica del CNR ISPAAM. È una cosa molto logica. Il mare contiene il 3 per cento di sale. Immaginate quanta acqua viene buttata sulle piante per spegnere il fuoco. Capite bene la quantità di diossina che si sviluppa! Nell'attimo in cui arriva l'acqua, si sviluppa vapore e in quel momento si sviluppa anche diossina. Certamente, nel caso di un incendio è il male minore. PRESIDENTE. La ringraziamo per il suo contributo ai lavori della Commissione. Cercheremo di spingere nella direzione di un'attenzione istituzionale nei confronti dell'attività di ricerca che state svolgendo, che è molto utile per i territori. Grazie ancora.  

Incontro con il consigliere comunale di Giffoni Valle Piana. PRESIDENTE. È interesse della Commissione comprendere le ragioni di criticità nei vari territori, ma anche quelle di eccellenza. Lei ci ha scritto che voleva essere audito e noi, così come ascoltiamo con grande attenzione, singoli comitati civici, responsabilità scientifiche, con piacere la ascoltiamo. A noi interessa acquisire elementi che derivano dalla sua esperienza, personale, professionale e politica (al di là delle politiche di parte), sul territorio rispetto al ciclo integrale dei rifiuti.  GENEROSO D’ALESSIO, Consigliere comunale di Giffoni Valle Piana. Innanzitutto, ringrazio laCommissione per l'opportunità che mi è data.

Mi sono permesso di portare un dossier che contiene degli atti giudiziari relativi ad alcuni amministratori di rifiuti, nonché alcune relazioni dell'ARPAC relative ad un impianto nella zona dicui mi occupo.

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La mia preoccupazione è molto semplice: gli enti non fanno il loro dovere fino in fondo sotto il profilo del controllo e della normativa! L'ARPAC afferma che l'impianto si deve chiudere però non c'è chi lo chiude. D'altra parte gli amministratori di questi impianti di rifiuti… PRESIDENTE. Di quale impianto sta parlando? GENEROSO D’ALESSIO, Consigliere comunale di Giffoni Valle Piana. Del tritovagliatore di Sardone, nel comune di Giffoni Valle Piana. Ci sono tre relazioni, incluse nel dossier che vi ho consegnato, in cui l'ARPAC di Napoli, nonché l'ARPAC Agenzia di Salerno, hanno messo per iscritto che l'impianto presenta delle deficienze. PRESIDENTE. Non può essere migliorato? GENEROSO D’ALESSIO, Consigliere comunale di Giffoni Valle Piana. Questo non spetta a me. Può essere migliorato senz'altro ma finché ciò non accade e vi è un pericolo per gli addetti ai lavori nonché per gli abitanti del circondario, ritengo che non sia una soluzione ottimale tenerlo aperto.

Inoltre, a carico degli amministratori vi sono dei giudizi pendenti per attività connesse e relative mentre ritengo che soprattutto nel campo dei rifiuti, per poter gestire il denaro pubblico, occorrerebbe una specchiata moralità. Già quello dei rifiuti è un settore di per sé difficile, se poi manca anche questo elemento, le cose si complicano ulteriormente. Dobbiamo moralizzare ilsettore! PRESIDENTE. Leggeremo con straordinaria attenzione la sua relazione che offriremo anche ai nostri consulenti affinché la approfondiscano. Colgo ancora l'occasione per ringraziarla del suo intervento e le auguro buon lavoro.             Dichiaro conclusi gli incontri. 

Gli incontri terminano alle 21.40.