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Celeste numero 62 - Ottobre 2010

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ll’esordio di questo nuovo anno scolastico, vistosa-mente bendato per le amputazioni agli organici e alle classi di ogni istituto, con i precari costretti allo

sciopero della fame (ma gli viene facile, ci sono già abituati!) per un pugno di ore di supplenza annuale o anche tempora-nea, riaffiorano non solo le domande tormentose di sempre sulla nostra scuola, ma anche storie vecchie che tornano a galla come relitti dimenticati ora che il maltempo ha rime-stato il fondale e le acque si sono sollevate con quello che avevano sommerso. Riemerge così la storia incredibile di un docente di scuola superiore di Napoli, prossimo alla pensione per raggiunti limiti di età e mai, dico mai, assunto in pianta stabile dal suo datore di lavoro, lo Stato, costringendolo ad una vita di pre-cariato stabile, con licenziamento alla fine di ogni anno scolastico e riassunzione all’inizio di quello successivo, negandogli un diritto goduto piena-mente, quello al lavoro, e più concretamente, la possibilità di accantonare negli anni contributi previdenziali sufficienti ad una pensione se non lauta, almeno sufficiente a non restare precario anche in età avanzata, quando proprio non si ha più né voglia né energia di restare appesi ad un filo (di speranza). Intervistato, il professore ha confessato di sentirsi come se avesse sprecato la sua vita e, alla domanda se ci fosse stato qualcosa che l’avesse ripagato, inevitabilmente ha risposto che sì, le braccia spalancate dei suoi ex-allievi quando li rincontrava dopo il diploma, ma anche che nessun paio di braccia aperte giustifica e ripaga una vita così.Ora, al professore in questione vorremmo dire che una qualche piccolissima responsabilità ce l’ha pure lui, non si può accettare di passare i decenni sapendo di muoversi in un limbo lavorativo senza tentare i pur rari concorsi a cat-tedre (finché ci sono stati perlomeno) o i corsi organizzati a livello ministeriale per entrare stabilmente ope legis , o le corsie preferenziali, o le mille diavolerie che mistificano la scuola italiana da mezzo secolo; aspettare un qualche provvedimento sanatorio della propria posizione burocratica senza tentare nulla, in Italia è letale. Detto questo però va anche aggiunto che non è possibile che uno stato efficiente mantenga in una condizione di sudditanza un esercito di guaglioni laureati, tanti, troppi e affamati di lavoro e dignità

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Appeso ad un filo

Una vita da precario della scuola, in pensione da precario, ogni giorno in bilico fra essere e non essere. Non è normale.

A negata senza saper fare uno studio delle reali necessità scaglionate nel tempo in modo da poter dire: il settore è saturo, non avvicinatevi all’insegnamento,oppure, serve per-sonale per la scuola, avvicinatevi ai ruoli, c’è da fare per voi. Purtroppo è vero che la scuola per troppo tempo è stata una macchina di collocamento che raramente ha chiesto qualità e impegno, in base ad un patto scellerato che ha chiamato dentro tutti, politici, sindacalisti, addetti, opinione pubblica, ragazzi. L’attuale fabbrica di disoccupati, il precariato, è solo uno degli aspetti di questo sfascio, e se la contingenza

globale non avesse chiamato a far economia anche sui poveri (sic!), le cose sarebbero andate avanti così per molto tempo ancora, dato che nessuno, salito al governo, ha dato segno di voler cambiare effettivamente lo stato delle cose. Troppo difficile troppo comodo avere sottomano un grosso gruppo sociale da contendersi di volta in volta con promes-se, lusinghe, speranze vane in cambio di voti sonanti; in fin dei conti anche per il personale di ruolo è sempre stato un po’così, dammi il voto e cercherò di raschiare il fondo del barile per farti stare un po’meglio, caro il mio indispensabile ma vituperatissimo professore! Altri paesi non hanno mai smesso di investire nell’istruzione, e non sarà un caso se stanno meglio e più avanti di noi nella corsa alla salvezza dal mostro vorace della crisi internazionale che continua a volercisi mangiare tutti in un solo boccone.

di Riccardo Monaco

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Rotatorie, sempre avanti?Troppe, tante, dice qualcuno, solo il necessario per altri, ma le

rotonde sono ormai elemento stabile del paesaggio.

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di Michele Santi

Chiamiamole rotatorie, oppure molto semplicemente ro-tonde, oppure, con un pizzico di sciovinismo, “rondò”, alla francese.Di certo si tratta bene o male dell’ultima novità, di quella soluzione viaria che nel tempo è diventata una specie di complemento d’arredo, specie a livello del nostro territorio.Sono state infatti celebrate e ricordate dal giornalista e scrittore di origini vicentine Gian Antonio Stella, che nei suoi corrosivi corsivi ha ribadito il consumo di tanto spazio, prezioso per la nostra economia, ma che a volte, nel nome di una rotatoria, sembra invece diventare abbondante. D’altro canto sono state pure oggetto di sano dileggio da par-

te dell’attore Marco Paolini, che nei suoi spettacoli ha fatto divertire gli spettatori immedesimandosi nella situazione di un ciclista che tenta, a suo rischio e pericolo, di superare una rotonda … e gira, gira.È invece indubbio che in alcune situazioni ben definite le rotatorie permettono di regolamentare e rendere più fluido il traffico, specialmente se sono ampie e ammettono spazio di movimento. Gli esempi nelle nostre zone non mancano, a partire dai perfetti o quasi ovali tracciati sulla regionale Riviera Berica, in attesa dell’intersezione con il tracciato del settore meridionale dell’autostrada Valdastico. Ma senza dimenticare nei pressi di Este, accanto all’area dove sorgeva lo stabilimento Saffa, dove è stato sostituito in questa forma un semaforo.Nei dintorni di Monselice alla mente ne appaiono subito parecchie, con esempio speciale quella che regolamenta il movimento veicolare all’intersezione della Rovigana con il tracciato storico della regionale 10, senza dimenticare quelle sorte per servire il nuovo percorso della Padana Inferiore, fra le località di Ca’ Oddo e Schiavonia. Più difficile invece comprendere alcune delle scelte deline-ate nel Piano del traffico per Este, dove sono abbondanti le rotatorie previste, fra quelle già posizionate e quelle da fare. Nulla da eccepire di fronte ad alcune soluzioni già realizzate, come l’ampio ed articolato sistema che gestisce il movi-mento veicolare all’incrocio tra la Padana Inferiore e l’inizio della Berica, nei pressi dello stabilimento Komatsu, dove al posto del semaforo hanno trovato posto un anello con una serie di avvicinamenti rallentati. Meno comprensibile risulta invece la soluzione creata nei pressi della zona industriale, in via Atheste, dove la necessità di creare spazio per l’uscita dei residenti ha portato a restringere la sede stradale, e la collocazione di dossi per frenare il traffico ha invece originato oggettive situazioni di disagio per gli automobilisti. A questo si aggiunga la necessità, per i mezzi pesanti, di invadere lo slargo centrale, per riuscire ad attraversare la rotonda.Ma l’argomento centrale sul banco delle discussioni è la curiosa forma dello spartitraffico posizionato all’incrocio fra via XXVIII aprile e via Settabile, nei pressi del plesso ospedaliero di Este, dove una specie di ellisse costringe a strane manovre, per di più in un punto nel quale non molti vedevano la necessità di questo manufatto. “Dobbiamo mettere in chiaro una questione di fondo - ri-badisce il sindaco di Este, Giancarlo Piva - e cioè che le

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rotatorie servono a mettere in sicurezza la mobilità, anche quella debole, come i pedoni. Quindi alcune di queste sono necessarie proprio per consentire di attraversare in sicu-rezza. Da qui deriva che alcune sono fuori asse, ossia sono state realizzate per obbligare i veicoli a rallentare, con inoltre l’obiettivo di far comprendere che si sta arrivando in una zona critica. In questo senso il segnale è dato da quelle appena esterne al centro storico, come in località Pozzetto, in zona Peep e in via Settabile”.Nel frattempo, a onor di cronaca, in località Pozzetto è stata eliminata la rotatoria, mentre sono rimasti i segnali di attraver-samento, mentre invece rimane aperta l’attesa per un’altra rotonda, richiesta e sentita, e cioè all’incrocio tra via Augustea e la Padana Inferiore, per consentire un flusso più agevole e più sicuro per il traffico. Sull’argomento è deciso e senza mezzi termini il parere di Maurizio Lucca, consigliere comunale di opposizione: “Nel Piano urbano del traffico a Este sono previste circa 30 rotonde. Che logica e che senso hanno? Alcune sono del tutto inutili, in qualche caso sono state rifatte più volte, a mio avviso non c’è alcuna pianificazione. Qualche esempio: a che cosa serve una rotonda in località Deserto, oppure l’idea quasi demenziale di crearne un’altra di fronte alla chiesa del Carmine? Non si tratta quindi solamente di errori progettuali, ma pure di scelte inutili”.Nel frattempo l’ellisse di via Settabile ha pure guadagnato

una discreta notorietà sulla rete, grazie al simpatizzante leghista Carlo Zaramella, autore di un video alla Charlie Chaplin inserito su Facebook : “Il sindaco Piva dice di voler mettere al centro la persona, ma in pratica questo non av-viene. Ma quanto sono costate fra l’altro queste rotonde, a furia di fare, rifare e disfare? Il problema è sentito, non fosse altro per il fatto che abbiamo ottenuto oltre 800 contatti con persone che hanno visto il nostro video. Infine da non dimenticare che vi sono altre opere pubbliche che possono essere realizzate, come l’asfaltatura delle strade. Perché le rotonde e non quelle?”.

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Mio cuore!N

Cardiologia d’avanguardia anche ad Este, tempi ridotti, migliori probabilità di buon esito.

di Ferdinando Garavello

ovità in arrivo per l’ospe-dale di Este. L’Ulss17 ha presentato il nuovo servizio

di emodinamica, che verrà attivato ufficialmente all’inizio del prossimo anno. L’emodinamica permetterà al personale sanitario di ottenere dia-gnosi e di eseguire terapie in modo tempestivo, curando così i pazienti colpiti da infarto miocardico acuto. Il servizio assumerà grande rilievo per la bassa padovana, dove finora non c’era nulla di simile. I pazienti, infatti, erano costretti ad utilizzare le strutture di Rovigo e Padova per essere curati. Fattore non da poco, data la patologia: per gli infarti di questo genere il fattore tempo è determinante e poche ore fra la dia-gnosi e gli interventi possono fare la differenza tra la vita e la morte. Fra le varie applicazioni ci sarà anche quella per la diagnosi e il trattamento di patologie dell’apparato vascolare, come i restringimenti delle carotidi o delle arterie periferiche. La tempe-stività è fondamentale per ridurre la mortalità nell’immediato e per stilare prognosi a lungo termine. Il costo

dell’attivazione dell’emodinamica si aggira attorno al milione e mezzo di euro. Di questi, 850 mila euro sono stati forniti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, il cui contributo si è rivelato essenziale per poter acquisire un angiografo digitale. L’equipe medica sarà guidata dal direttore dell’unità operativa complessa di cardiolo-gia, Giuseppe Scattolin. «Questo progetto - afferma Giovanni Pavesi, direttore dell’azienda sanitaria loca-le - migliora l’efficacia dell’intervento medico e l’efficienza del reparto. In un’ottica di sistema questo significa anche ridurre le ospedalizzazioni e le complicazioni che negli anni successivi comporterebbero ulteriori interventi». «Abbiamo aderito di buon grado all’iniziativa - ammette Antonio Finotti, presidente della Fondazione - perché si pone sulla scia di un con-vinto e consolidato impegno a favore del miglioramento delle condizioni di salute dei cittadini». Il reparto verrà trasferito nel nuovo ospedale unico di Schiavonia, una volta che la strut-tura aprirà i battenti.

I numeri dello screeningSono stati ufficializzati pochi giorni fa i dati relativi agli esami effettuati dall’Ulss17. Particolare interesse rivestono i numeri sulle mammografie e le ecografie effettuate nel corso dell’anno passato. Le mammografie sono state 10 mila 691. La metà di questi esami sono clinici, prescritti dai medici o dagli specialisti per approfondire sospetti di diagnosi o per semplici controlli. Per quanto concerne invece lo screening relativo al tumore alla mammella, questo ha portato il personale delle strutture ospe-daliere ad eseguire altri 6 mila 600 esami. Le ecografie sono state addirittura più di 32 mila.

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Brevi notizie dal territorio: appuntamenti, mostre, manifestazioni, novità. Tutti i colori del nostro quotidiano e le ultime curiosità.

Le brevi, le newsa cura di Michele Santi

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Monselice - Misure anti-piccioneDecisione certamente che può far discutere ma che rispecchia una situazione oggettiva. Chiamiamoli colombi, piccioni, o torresani, alla veneta, ma si tratta sempre di quegli stormi di volatili che invadono i centri storici dei nostri centri abitati e che sono spesso motivo di contendere sul fatto della loro presenza, spesso sgradita e poco accettata. Nessuno vuole certamente pensare all’elimi-nazione completa di questi animali, ma si rende ormai necessario individuare forme di controllo e di freno per l’aumento del loro numero. Senza scomodare le grandi città venete, quali Venezia o Padova, è la volta invece di Monselice che ha emesso un provvedimento che ha come programma il contenimento della popolazioni di colombi, ribadendo le norme già conosciute, e cioè il divieto di fornire alimenti sia ai piccioni che alla popolazione aviaria in genere. Un’aggiunta più pesante è invece quella che invita i proprietari di immobili a chiudere con sistemi adeguati aperture varie per impedire la nidificazione, a installare se possibile dei dissuasori, e infine, più facile, a tenere pulite da guano o volatili defunti le aree private sottostanti i fabbricati. Di certo i molti e pregevoli monu-menti delle nostre città ringraziano per l’attenzione.

Monselice - No alla depressioneAttenzione e focus su uno dei mali oscuri del nostro secolo. Viene celebrata a Monselice la Giornata Europea sulla depressione, con l’attenzione posta sulle diverse difficoltà che si incontrano nel vivere questa situazione difficile e dalla quale si fatica ad uscire. Il tema di quest’anno, in programma con un convegno svoltosi il 16 ottobre a Monselice, è ben espresso dal titolo “Popolosi deserti e depressione”, che rende bene quello che provano vari pazienti nell’ambito di questa patologia. Dopo una breve presentazione del tema, si è parlato del settore più legato ai disturbi alimentari, e sono state date informazioni sulle possibilità offerte dai gruppi di mutuo aiuto.

Monselice - Pittore dal mondoChiusa di recente la mostra, dedicata a Monselice, all’interno del comples-so monumentale di san Paolo, all’ar-tista Inos Corradin. Si tratta di una figura ricca di verve, che ha saputo creare opere diverse, sia nell’ambito della pittura che della scultura. Nato in Piemonte, l’artista ha poi vissuto l’infanzia e l’adolescenza a Castel-baldo, da dove si è spostato in terra brasiliana. Il suo comune di adozione gli ha dedicato la sala del consiglio comunale, mentre nelle stesse terre lungo l’Adige è presente una serie di sue opere.

Noventa Vicentina - Associazioni in festaFesta delle Associazioni che a Noventa Vicentina ha superato la soglia della quarta edizione, con la doverosa e gioiosa passerella di manifestazioni e momenti diversi che hanno carat-terizzato l’avvenimento. Da ricordare fra l’altro, nelle giornate dell’11 e del 12 settembre, il convegno “Volontaria-mente” sui temi appunto del volonta-riato e della salute mentale, ma pure le esibizioni di modellini di aerei e di auto. Da non dimenticare inoltre la maratona a squadre, per 6 ore, di spin bike,e le performance dei gruppi sportivi locali.

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Este - Polizia localePD 5B: nuova sigla che potrebbe diventare familiare alle nostre orecchie, anche se forse si farà prima a parlare di Distretto Euganeo Estense. Di cosa si tratta? Di una scelta quasi obbligata, su indicazioni della Regione Veneto, per la polizia locale, quella che spesso tutti siamo chiamati a definire un po’ sbrigativamente i “vigili”, oppure le “guardie”. Presentato a Este il progetto per il distretto locale, che vede unita una serie di comuni che vanno dai Colli Euganei sino al corso del fiume Adige. Il nuovo organismo è già operativo, dalla fine del mese di settembre, e la sua prima prova di un certo spessore si è avuta in occasione della festa del Tresto, con il suo forte movimento di persone e i vari problemi di circolazione e di ordine pubblico. Secondo gli amministratori locali la scelta di unire in un organismo sovra comunale queste competenze non puo’ che portare benefici ai cittadini. Di certo la polizia locale dovrebbe essere reperibile, grazie alla nuova organizzazione, anche in orari diversi dagli attuali, anche se da parte di tutti si spera in una maggiore clemenza nelle multe per divieto di sosta! La stessa organizzazione di polizia locale è stata pure avviata, con un altro ambito, nell’area del Montagnanese.

Este - Aspettando NataleCorso per continuare e migliorare in una grande tradizione impegnativa, quella della realizzazione di un presepio tradizionale. Seconda edizione a Este per il corso con lezioni sia teoriche che pratiche per conoscere alcuni dei trucchi e dei segreti nelle tecniche di costruzione del presepio, ma pure i materiali che possono essere usati. L’iniziativa parte dal gruppo “Presepe e Presepi. Itinerario nel basso Veneto per vivere il Natale”. Le lezioni hanno preso avvio dagli inizi di ottobre, con nozioni tecniche sulla realizzazione di paesaggi natalizi e presepi, a partire proprio dall’ideazione e della costruzione pratica, come lo studio della prospettiva per la realizzazione di un insieme armonioso e composito. Attenzione speciale è posta anche sulla tecnica del colore, per insegnare a offrire effetti speciali con un numero

limitato di tinte. Per informazioni e iscrizioni: 3472697240. L’iniziativa di promozione sia della creazione come pure della visita ai presepi nella zona meri-dionale della diocesi di Padova si è allargata nel tempo anche alle province confinanti, con un totale di 30 località.

Montagnana - Quartetto da cameraMusica e tradizione musicale che si mantiene sempre ad alti livelli a Montagnana. Ha preso infatti il via dagli inizi di ottobre la prima edizione dei Festival di musica da camera, con quattro appuntamenti nel corso del mese che si svolgono all’interno della sala Austriaca di Castel san Zeno. I concerti sono del Quartetto Anthos, che ha proposto rispettivamente dei momenti legati al classicismo viennese, al romanticismo francese, allo Sturm und Drang e infine alla musica balcanica. Una breve ma intensa immersione nella cultura europea attraverso il linguaggio universale della musica.

Montagnana - Ancora GiorgioneAltra iniziativa in ricordo dell’artista Giorgione a Montagnana. È stato presentato, all’interno del palazzo lombardesco, più conosciuto come Magnavin - Foratti, il volume dal titolo “il volto del Giorgione”, nell’ambito del progetto “A Montagnana sulle orme di Giorgione”. Si tratta di un omaggio doveroso a una figura di pittore che ha lasciato lavori di indubbia grandezza all’interno dell’ambito veneto,ma in particolare nella città murata, dove ha certamente soggiornato, e dove ha trovato ispira-zione per alcune immagini ispirate alla cinta di mura. Un ricordo ben più forte rimane all’in-terno del Duomo di Santa Maria As-sunta con alcuni affreschi, ispirati a personaggi biblici, che solo da qualche tempo sono stati resi completamente visibili al pubblico.

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Finalmente ci siamo. Sono passati decenni dalle prime ipotesi di costruzione di una variante completa al tratto padovano della Padana inferiore. Nel frattempo l’attuale sr10 è stata declassata da strada statale a semplice regionale. E il traffico, incurante della catalogazione burocratica, è aumentato sempre più. Risultato: l’arteria più importante della bassa padova-na si è trasformata in un inferno d’auto e camion, con incolonnamenti quotidiani in corrispondenza dei centri abitati. A farne le spese, fino a qualche tempo fa, era anche Este. Adesso, con l’apertura del primo tratto del-la nuova regionale 10, l’area atestina è stata liberata da gran parte del flusso di mezzi in transito. Restano precarie, ai limiti dell’invivibilità, le condizioni di Saletto e Ospedaletto Euganeo. Ma tutto potrebbe cambiare entro pochi anni. È stato approvato infatti il progetto del secondo tratto della variante dell’ex ss10, che col-legherà Carceri a Legnago, nel veronese. La seconda tranche è stata presentata ufficialmente in Regione e in Provincia e si aspetta solo di poter chiudere l’iter che porterà all’affidamento dei lavori. Il secondo tratto interesserà i Comuni di Carceri, Ospedaletto Euganeo,

A proposito di traffico…

SR 10, prima e seconda tranche, fra lavori eseguiti e progetti in cerca di finanziamenti.

Saletto, Megliadino San Fidenzio e Montagnana in provincia di Padova. Ma porterà enormi ripercussioni anche nell’area estense. Le località veronesi toccate dal nastro d’asfalto saranno invece Bevilacqua, Miner-be e Legnago. In progetto una strada lunga più di 25 chilometri. Di questi, 18 saranno in territorio padovano e il resto in provincia di Verona. Due le corsie di marcia, da 3 metri e 75 l’una, affiancate da banchine laterali di un metro e mezzo. La larghezza complessiva sarà di oltre 10 metri. Il programma dei lavori prevede la costruzione di una decina di interse-zioni con la viabilità locale e con i grandi snodi viari. La variante, infatti, verrà collegata anche al prolunga-mento della Valdastico, attualmente in costruzione. Il costo complessivo dell’opera si aggira attorno ai 200 milioni di euro, 50 li ha già pronti la Regione, per gli altri bisognerà trovare una soluzione. “Dobbiamo inventare qualcosa - ammette l’assessore regionale alla viabilità, Renato Chisso - ma entro poco tempo troveremo una soluzione adatta”.

Ferdinando Garavello

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La separazioneU

Storie spezzate, il cerchio non si chiude e la vita si fa agra, e per capire perchè bisogna guardare al passato

e alle storie degli altri.

n giorno venne a trovarmi una ragazza per rac-contarmi alcune cose importanti. Era nell’età in cui si comincia a conoscere l’amore ed alcuni

mesi prima aveva iniziato a frequentare un ragazzo che le piaceva tanto. Lei era molto carina e, inevitabilmente, anche molto corteggiata. Dopo un po’ di tempo si rese conto di essere innamorata di un altro ragazzo, ma allo stesso tempo di non riuscire a lasciare quello con cui stava insieme. In effetti la sola idea di spezzare quel lega-me la faceva impazzire di dolore. Pensò quindi di essere ancora innamorata di lui e che la cosa migliore fosse continuare il rapporto già avviato. In seguito, comunque, non riuscì a trattenersi dal conoscere quel nuovo ragazzo che tanto la incantava, e cominciò a frequentarlo. All’al-tro, che nel frattempo iniziava ad insospettirsi, disse di attraversare un periodo di crisi, ma che tutto si sarebbe risolto entro breve tempo. Dopo un po’, mentre la sua vita scorreva nel difficile tentativo di mantenere quei rapporti, di nuovo avvertì di essere attratta da un altro e, contemporaneamente di non riuscire a “chiudere” con gli altri due. Decise così di fermarsi a “riflettere” perché non poteva andare avanti in quel modo: sentiva una profonda sof-ferenza dentro di sé e comprendeva che qualcosa nella sua vita non funzionava. Si confidò con un’amica e, pia-no piano capì come il vero problema fosse da un’altra parte: anni addietro i suoi genitori si erano separati e lei non aveva ancora accettato quella separazione; infatti non era mai riuscita a credere che, con tutto il bene che si erano voluti, ad un certo punto il loro amore fosse svanito nel nulla; così, ogni rottura di un legame le era divenuta impossibile perché le richiamava quella fra suo padre e sua madre. Parlò tanto di tutto ciò, perché interiormente aveva un estremo bisogno di farlo; e ne parlò fino a quando, improvvisamente, un senso di pace è calato dentro di lei. In seguito è riuscita a lasciare i due ragazzi che teneva inutilmente legati a sé, forse perché si è resa conto che, nonostante la separazione, non ha mai perduto i suoi genitori e che questi sono sempre accanto a lei, quando vuole. Inoltre ha compreso che, dopo un periodo di sofferenza, essi sono riusciti a trovare la serenità, e che ora sono in grado di andare avanti nella loro vita, con altre esperienze positive. La

loro esistenza, dunque, non si era mai fermata e non era giusto che neanche la sua si inceppasse in quel modo. Attualmente vive più serena, come se” un grosso peso le sia sparito dal cuore”, dice. Può finalmente decidere le scelte che sente di fare, senza essere influenzata dal passato e dalla sofferenza. È sempre un sollievo poter parlare dei pensieri negativi che, inconsciamente vagano nella mente, portando caos e sofferenza. A volte può succedere, come in questo caso, di rendersi conto come questi pensieri non corrispondano alla realtà dei fatti e che la vita di chi amiamo, invece, ha preso dei risvolti sorprendenti e positivi; i suoi geni-tori oggi hanno ritrovato la gioia di vivere, anche se per strade diverse, e non vivono nel dolore e nella dispera-zione.

Mariagrazia ParigiSe volete raccontare le vostre storie

potete spedirle a: [email protected]

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S to preparando il pranzo, la televisione accesa in sottofondo. Ascolto al telegiornale le notizie politiche, con un po’ di svogliatezza, quelle di

cronaca, oggi ci sono i soliti morti, e concludendo, verso la fine, ecco una comunicazione che attira la mia at-tenzione: Philippe Croizon, francese di 42 anni, privo di braccia e gambe, il 18 settembre, partito da Folkestone in Inghilterra verso le 08.00, approda sulla costa francese dopo circa tredici ore. Nel 1994 Croizon, colpito da una scossa di 20.000 volt mentre tenta di rimuovere l’antenna televisiva dal tetto, perde tutti e quattro gli arti. Inizia la sua straordinaria storia. Fin da subito dimostra di essere determinato e caparbio; grazie al programma di riabilitazione, inizia a frequentare la piscina dove gli balena un’idea che ha dello sbalorditivo. Appassionatosi al nuoto inizia a visualizzare l’impresa che vuole portare a termine: attraversare a nuoto la Manica. Con protesi, progettate appositamente per lui, e un boccaglio lancia la sfida. L’uomo, operaio metallurgico, capisce che l’handicap non rappresenta per lui un limite.

Mai nessuno, infatti, nelle sue condizioni ha osato tanto perché 34 chilometri a nuoto sono proprio tanti. Così, un uomo qualunque entra nella storia dei nostri tempi.Chiudo gli occhi e lo immagino mentre quel sabato mat-tina indossa le sue protesi, che per me assomigliano all’armatura di oro e bronzo indossata dagli eroi di Omero. Non il possente scudo di Achille per difendersi, ma un minuto boccaglio che gli permette di respirare durante la traversata. Il suo esile corpo, menomato, sembra nato per vestirsi di quelle che, in un istante, diventano le sue armi, immortali come quelle di Achille. Nuova forza e vigore gli donano gli arti artificiali e nell’attimo in cui si tuffa gli passa davanti agli occhi il fremito e il terrore di

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La Manica a nuoto

L’impresa impossibile di un tetraplegico, capace di attraversare la Manica nuotando senza braccia né gambe.

di Chiara Scavazza

Croizon ha imparato a nuotare appena due anni fa eppure il

coraggio e la tenacia gli hanno permesso di entrare nella

storia dei nostri tempi.

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coloro che si sentono sconfitti prima ancora di partire, i cui obbiettivi sono deboli e incerti. Nuota con la mente rivolta alla costa francese mentre spettatori increduli lo guardano stupefatti. Due moncherini cercano di mantenere l’allineamento perfetto, un’eccezionale spinta di gambe e lì, accanto a lui, due delfini decidono di affiancarlo, poiché Philippe diventa uno di loro. Simili ai cavalli immortali di Achille, Xanto e Balio, che dall’uomo hanno imparato il dolore, così, ora, i due delfini arcuano il dorso per lanciarsi verso la battaglia, in mare aperto, dove i flutti incedono senza sosta e quel corpo di uomo sfida la corrente. È una bella giornata, un sole mite senza vento del nord. Il dorso bianco delle onde spumeggia sulla cresta dell’ac-qua. Splende Philippe mentre macina chilometri senza posa. Una leggera brezza salmastra lo accarezza. Lo so-spinge per un breve tratto, avviluppandolo in un salvifico abbraccio mentre allenta, un tantino, il ritmo. Ma subito riparte, e il mare argenteo diluisce i contorni irrigiditi della bocca tesa dallo sforzo. È fatica. È questione di molto allenamento fisico e mentale, per-ché Philippe nel pensiero vede solo un mare avanti a sé, un mare amico, s’intende. Ricordo le parole scritte da Takuan Soho “la mente corretta è quella che non si congela e non si fissa in un punto, vaga libera nel corpo e ogni cosa che fa le riuscirà bene”. Di sicuro, Philippe

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avrà allenato, oltre che il corpo, la mente, visualizzandosi la vittoria prima ancora di essersi impratichito nel nuoto. Monito per ciascuno, il suo grido di vittoria sfiora le nostre rigide debolezze dissolvendole in una manciata di polvere. E mentre lo guardo scolo la pasta, col dorso della mano destra mi asciugo una piccolissima lacrima di gioia, per lui, prendo i piatti e li appoggio con fare deciso sulla tovaglia a quadretti bianchi e blu. Lo faccio senza pensarci, mi muovo con le gambe e allungo le braccia per prendere ciò che mi serve. È solo nel momento in cui porto la forchetta alla bocca che mi rendo conto della straordinaria tenacia di Philippe Croizon.

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ento ritratti esposti a Palaz-zo Zabarella, cento come gli anni che separano Ca-

nova da Modigliani. In questo in-tervallo di tempo dove ritorna con preponderanza la ricerca del vero i due artisti ne rappresentano i confi-ni temporali. Entrambi s’incontrano nel ritratto, scelta artistica che cia-scuno porta avanti con esasperata verità rendendo sublime il gusto per la perfezione classica il Canova e allungando i colli in una dimensione di modernità il Modigliani.Esposti non solo ritratti di re e regi-ne, ma pure di uomini e donne della borghesia in atteggiamenti mondani o intimi. Infinite storie in passerella che trasmettono il fascino di un’epo-pea tramite semplici sguardi. I tanti volti contagiano con la loro gioia e passione, e così accanto agli oli le sculture in un passaggio morbido, quasi un dialogo continuo che suggella la perfetta rispondenza dell’arte alla vita nonostante sia diverso il mondo rappresentato.Volti resi celebri da artisti del calibro di Appiani, Hayez, Boldini, Boccioni, Thorvaldsen, Bertolini, Ingres, Cre-mona, Corcos, Ranzoni, Pellizza da Volpedo, Balla e Bertolini tra gli altri.

Per info: dal 2 Ottobre 2010 al 27 Febbraio 2011, tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30. La biglietteria chiude 45 minuti prima. Tel. (+39) 049 8753100 [email protected]

Il volto dell’Ottocento

Giacomo Trécourt, Autoritratto in costume orientale, 1842 ca

Francesco Hayez, Ritratto delle signore Carolina Grassi e Bianca Bignami, sorelle Gabrini, 1835

Giovanni Boldini, Ritratto di Mademoiselle Lanthelme, 1907

Antonio Canova, Busto di Napoleone Bonaparte, 1802

Cento anni di arte da Canova a Modigliani. Padova, Palazzo Zabarella fino al 27 febbraio 2011.

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Gold news A cura di Fabrizio Ferro

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Diamanti tagliati cinesi?Negli ultimi anni l’assetto commerciale mondiale è cambia-to, nazioni che un decennio fa erano ancora chiuse al capi-talismo si sono aperte a politiche commerciali rivolgendosi ad acquisire materie prime direttamente alla fonte. Così è successo per la Cina, che ha investito con le sue società anche in Africa, diventando per alcune nazioni Africane un importante interlocutore sia commerciale che tecnologico. È notizia di alcuni mesi fa che Mumbai (India), importantis-simo polo sia per il taglio che per la commercializzazione del diamante si senta in pericolo, e il pericolo è cinese. La Cina sta sviluppando una filiera che parte dall’acquisizione del grezzo, al taglio e al polishing per soddisfare la crescente domanda del mercato interno e vuole pure concorrere al business a livello internazionale. Sta di fatto che i dati in nostro possesso sono ancora a favore dell’India dove attualmente si lavora più del 60% dei diamanti mondiali (oltre la metà importati come grezzo dal Belgio attraverso la De Beers) con un fatturato dichiarato di esportazione in diamanti tagliati per oltre 17 miliardi di dollari. Le taglierie indiane sono in subbuglio e pressano il governo perché adotti investimenti in merito. Staremo a vedere chi vincerà questo match tra titani.

Tag-Heure, tributo a Le Mans e ai 150 anni della storica Maison d’HorlogerieIl mitico Monaco della maison Tag-Heuer vede la sua nascita nel lontano 1969, prima cassa quadrata impermeabile della storia che sconvolse le tradizioni orologiere, ospitava al suo interno il celebre Chronomatic Calibro 11, dando vita così al primo cronografo automatico. Ad appena un anno dal suo esordio Steve Mc Queen decide di indossarlo in Le Mans, film

mitico ambientato sulla celebre corsa: al suo polso diventa un’icona. Dopo 40 anni, a fronte di studi pionieristici la Tag decide di onorare il Monaco esordendo con una produzione di soli 1000 pezzi. Il Monaco Twenty Four Calibro 36 Crono-grafo presentato a Basilea nel 2009 come concept watch e solo ora, a distanza di un anno, messo a disposizione di pochi fortunati appassionati. La cassa è rivestita in carburo di titanio nero, materiale Hi-Tech utilizzato per le auto da corsa, sistema antiurto non convenzionale che protegge il movimento anche in un uso molto dinamico, animato dal bellissimo calibro 36 che batte a 36000 alternanze l’ora e visibile dal fondello a vista in vetro zaffiro che ne lascia ammirare la massa oscillante disegnata come una ruota da gara. Un orologio che è già entrato nel mondo del colle-zionismo ancor prima della sua uscita! www.tagheuer.com

DamianiLa Casa Damiani è sempre più proiettata verso il futuro e i mercati mondiali promuovendo l’eccellenza del Made in Italy nel campo del lusso. Lo testimoniano le numerose boutique di proprietà dell’azienda ancora di chiara vocazione familiare. Le ultime collezioni, autentici best seller, sono pensate per dare segnali riconoscibili con stile misto al prezioso senza eccedere in ostentazioni banali, ricorrendo addirittura a forme e colorazioni dell’oro molto originali. I diamanti uniti all’oro rosa, giallo, bianco, nero e brown ne fanno monili che non solo attraversano il tempo e le mode ma creano l’oggetto di culto indossabile ogni giorno e per qualsiasi occasione. Avere il marchio Damiani è senz’altro motivo di orgoglio per noi che, da ottobre/novembre, avremo il piacere di ospitare nelle nostre vetrine. www.damiani.it

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22 L’artista torna a Palazzo Reale dopo 50 anni dall’ultima personale. Dal 22 settembre 2010 al 30 gennaio 2011.

La mostra di Salvador Dalì a Palazzo Reale

D al 22 settembre Palazzo Reale a Milano ospita la stupenda mostra di Salvador Dalì dal titolo “Il sogno si avvicina” che indaga

il rapporto del grande artista spagnolo simbolo del Surrealismo con il paesaggio, le atmosfere oniriche e il desiderio. A mezzo secolo dalla personale che si svolse nell’ot-tobre del 1954 pressa la Sala delle Cariatidi, ritorna a far sognare gli appassionati d’arte e cultura.L’esposizione, resa possibile grazie alla collaborazione con la Fondazione Gala - Salvador Dalí di Figueras, si avvale di notevoli prestiti provenienti da musei nazio-nali e internazionali.Il surrealismo vero e proprio lo si incontra nella Stanza dei Desideri dove è stato ricostruita la famosa Stanza di Mae West a cura dell’architetto Oscar Tusquets Blanca, amico e collaboratore del progetto insieme a Dalì. L’epilogo della mostra propone inoltre il lavoro e

Volto della Gurra 1940/41, olio su tela Destino 1946, olio su masonite

la collaborazione tra Dalì e Walt Disney. Una mostra che invita a guardare con occhi nuovi la dimensione onirica riscoprendo un Dalì mistico e religioso, ugualmente affascinante.

Idillio atomico e uranico melanconico 1945, olio su tela

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Food 4U award 2010, vince la Norvegia

Studenti di tutta Europa chiamati a creare spot sulla corretta alimentazione premiati a Roma a fine settembre.

tudenti di tutta Europa chiamati a creare spot sulla corretta alimentazione premiati a Roma a fine settembre.

“La sesta edizione di Food 4U si è conclusa raccoglien-do i suoi frutti tra gli studenti: ho riscontrato tra questi giovani grande impegno e dedizione. È con molta gioia quindi che annuncio che la prossima edizione di Food 4U abbraccerà 27 Paesi dell’Europa, un importante passo in avanti per la nostra campagna di sensibilizzazione”. Questo il commento del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan, all’Auditorium Conciliazione di Roma, dopo aver consegnato ai ragazzi norvegesi della scuola Katedralskole di Trondheim il prestigioso Food 4U award 2010 - Trofeo del presidente della Repubblica Italiana. “Lo spot vincitore - spiega il Ministro - si è distinto in particolare per la capacità di veicolare un messaggio importante come quello della necessità di una sana e corretta alimentazione in maniera intelligente ed effica-ce, con un linguaggio da esperti della comunicazione. Oltre ad essere ben costruito e ottimamente curato, ha assunto un atteggiamento di inequivocabile irriverenza nei confronti della pubblicità commerciale. Sono con-tento che ci sia anche un video italiano tra i premiati. Penso che i ragazzi dell’Istituto “Michele De Nora” di Altamura abbiano realizzato uno spot molto ironico e immediato”.La manifestazione ha visto la partecipazione di nume-rose personalità istituzionali e diplomatiche. Oltre ai ragazzi finalisti delle scuole italiane ed europee, molti anche gli ospiti del mondo della pubblicità e della co-municazione.

Premio Food 4u award 2010 Trofeo del Presidente della Repubblica italiana assegnato al video: The joy of healthy living. Trondheim Katedralskole. Trondheim - NorwayMotivazione: Intelligente ed efficace, come ideato da esperti profes-sionisti della comunicazione. Ben costruito e ottimamente curato. Potente nel linguaggio scelto per comunicare ai giovani. Realizzato con impegno e bravura, assume inequivocabile irriverenza nei confronti della pubblicità commerciale.

Premio cultura giovani europei 2010 (giuria diplomatici)Assegnato al video: Il peso dell’alimentazione. Istituto di istruzione secondaria superiore Michele De NoraAltamura - Bari - Italia

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S

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ei periodi come quello che stiamo vivendo, dovuto anche ai rivolgimenti dell’economia e alle sue ripercussioni sul piano sociale, si sono sempre

messe in moto esperienze di socialità, indotte o spontanee, che in qualche modo hanno prodotto una diffusa rete di solidarietà umana. È in questo contesto che va inquadrata la crescita esponenziale e la diffusione capillare di Associa-zioni territoriali di varia natura, realtà che spesso non sono adeguatamente pubblicizzate e che magari hanno delle potenzialità in termini sociali che non riescono ad esprimere a sufficienza. Apprezzamento a queste realtà provengono dalle più disparate posizioni politiche e da vari settori della società civile: tali apprezzamenti vanno tutti nella direzione dell’indicazione degli alti valori umani espressi dai cittadini. In questo contesto si inserisce una nuova realtà associa-tiva, nata proprio quest’anno, “Vivi!”. Ma perché Vivi? Ce lo spiega il presidente dell’associazione, Domenico Riol-fatto: “Abbiamo scelto questa parola perché volevamo un termine che rappresentasse la voglia di fare e di operare in modo attivo e propositivo. Non a caso abbiamo scelto il punto esclamativo per chiudere il nome, al fine di cercare di dare impulso all’entusiasmo del “fare” e del “fare assie-me”, evitando personalismi ma incentivando la funzione aggregativa che la nostra Associazione intende portare avanti. L’Associazione non ha scopo di lucro ed opera per fini culturali, sportivi, musicali, ricreativi e solidaristici per l’esclusivo soddisfacimento di interessi collettivi”. Così, ancora Riolfatto: “Lo scopo principale dell’Associazione è quello di promuovere attività culturali, sportive, ricreative, nonché servizi, contribuendo in tal modo alla crescita cultu-

Il territorio chiama, le associazioni rispondono

Nasce nuovo volontariato a supporto di nuovi e vecchi bisogni.26

rale e civile dei propri soci e del territorio di riferimento. Tutti i campi in cui si manifestano esperienze culturali, ricreative e formative e tutti quelli in cui si può dispiegare una battaglia civile contro ogni forma di intolleranza e di ingiustizia sono potenziali settori di intervento dell’Associazione Vivi!”.In quest’ottica anche Loredana Borghesan: “Ci siamo quindi prefissati di attivare rapporti con Enti pubblici e privati per collaborare per lo svolgimento di progetti, eventi e convegni. A questo proposito sono già stati fatti due incontri: il primo ad Este dove abbiamo discusso sul tema della “sicurezza alimentare” e il secondo a Montagnana dove abbiamo in-trodotto il tema delle “politiche sociali della Regione Veneto e i rapporti con il territorio”, entrambi molto partecipati. Nello specifico, questo secon-do incontro ci ha rivelato un forte interesse sull’argomento ed una grande condivisione soprattutto da parte dei rappresentanti delle varie associazioni del ter-ritorio. Proprio queste associazioni ci hanno dimostrato l’interesse a lavorare in sinergia per attivare il bene comu-ne. Siamo convinti che tali Associazioni rappresentino una grande ricchezza per la nostra zona e ci proponiamo in qualche modo di fare da propulsore alla diffusione di tale ricchezza in ambito territoriale, per la crescita della nostra bassa padovana e per la crescita di ognuno di noi”.

N

Negli ultimi anni aiuti e forme di solidarietà

sociale, ai settori della popolazione più deboli e svantaggiati vengono

attuate in gran parte dal volontariato.

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Viaggi brevi, escursioni, scoperte per week-end e tempo libero

Il lago d’Ortadi Lamberto Cicognani

Fra gli itinerari evergreen e che non conoscono crisi di gradimento, per un breve fine settimana (bastano un paio di giorni pieni) è sempre in ottima posizione il lago d’Orta, fra Lombardia e Piemonte (siamo a una trenti-na di chilometri da Novara) raggiungibile dopo Milano con la Milano-Laghi, uscita indicata, in ogni caso nelle immediate vicinanze di Borgomanero. Il colorato autunno si addice al fascino discreto di questo lago prealpino ramificato come i suoi fratelli maggiori che bagnano Lecco, Como, Arona eccetera. Abbastanza grande da essere navigabile sia per diporto che con traghetti di linea, il lago d’Orta ha la sua “capitale” in Orta San Giulio, un delizioso antico borgo di sapore seicentesco, quasi una pagina manzoniana, ma ormai completamente aperto alla malizia del turismo di qua-lità, con i suoi alberghi, i suoi ristoranti, i suoi caffè all’aperto, le case in affitto e una bella frequentazione cosmopolita: tedeschi, francesi, olandesi più che gli italiani sembrano conoscere e apprezzare questo angolo di mondo con convinzione e correttezza. Una bella passeggiata sulla riva del lago, abbastanza lunga, consente di godere appieno di queste acque tranquille e dalla vista dolcemente riposante. Ma quello che non dovete mancare è l’isoletta che sorge in mezzo all’acqua, l’isola di San Giulio, collegata con numerose corse in motobarche a prezzi popolari e con corse di linea e che ricorda molto da vicino il monu-mento forse più visitato al mondo, Mont Saint-Michel in Normandia. Anche qui al centro dell’isoletta si erge sugli speroni di roccia una bellissima chiesa di origini altomedievali ma dall’aspetto goticheggiante, protesa verso l’alto; l’interno è splendido, con pareti e pilastri

riccamente affrescati da terra alle volte del soffitto. Annesso è un convento ritirato e austero, un negozio di antiquariato, un ristorante con terrazza sul lago e alcune abitazioni che contendono lo spazio ad una natura ricca e pittoresca che frammezza alle case eleganti giardini e improvvisi folti di vegetazione abbarbicata alla roccia.La stradina, acciottolata, che vi fa fare il giro dell’isolotto è stata chiamata Via del Silenzio, e di tanto in tanto una targhetta in metallo lungo la via propone meditazioni sulle qualità del silenzio e su quello che da solo può esprimere talvolta più delle parole. In genere il visitatore apprezza e osserva questi precetti e sull’isola si respira un’aria difficile da trovare nell’ordinaria follìa del nostro mondo. È un momento di quieta gioia in cui l’animo si lascia condurre dalla bellezza dei luoghi e dalla tranquil-

lità che vi si respira. Tornati in paese non sarà bla-sfemo farsi tentare dalle propo-ste gastronomiche locali, certo, il pesce di lago, ma ricordate che questa è zona di produzio-ne del famoso gorgonzola, e

anche del biscotto pavesino, che da queste parti pare abbia avuto i natali, prodotto ancora artigianalmente. I vini, per attrazione, sono quelli piemontesi, arcinoti e, in tempo di autunno, da abbinare ad arrosti, tartufi e castagne.Memento, alle spalle di Orta San Giulio c’è il Sacro Monte che meriterebbe un discorso a parte: un parco secolare con una ventina di cappelle artistiche al cui interno episodi delle sacre scritture sono ricostruiti con statue di legno dipinto a grandezza naturale, come dei presepi a statura d’uomo. Un po’ bizzarro, come tutta l’arte barocca, ma spettaco-lare e, a modo suo, imperdibile.

Il lago d’Orta ha la sua “capitale” in Orta San Giulio,

un delizioso antico borgo di sapore seicentesco

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30 Profumo d’autunnoIn gioco tra i fornelli alla ricerca del meglio del gusto

di Lamberto Cicognani

Con una stagione precoce e generosa, i funghi tornano a dare colore e sapore caratteristici a questa parte dell’anno: è tempo d’autunno, di giornate frizzanti che virano presto alle ombre della sera, i boschi rosseggiano e i ricci dei castagni cominciano a rotolare ai piedi di piante secolari, mentre un calice di rosso gioioso si inquadra e risplende nel calore di un caminetto acceso. E allora, funghi in tavola! Regalatevi un pasticcio di funghi in crosta, facile ed estremamente gradevole. Vi servono una confezione di pasta sfoglia surgelata, 800 grammi di funghi porcini, un etto di prosciutto cotto (quello buono, evitate le soluzioni di ripiego), un etto di fontina o alpinella (più delicata) tagliata a fettine, 2 uova, 2 decilitri di panna, 2 scalogni, olio, sale, pepe (a chi piace).Scongelate la pasta sfoglia, dividetela in due rettangoli e tiratela al matterello fino alle dimensioni della pirofila nella quale farete cuocere la preparazione. Foderate la pirofila con un foglio di carta da forno o alluminio, deponetevi una delle due sfoglie coprendo anche il bordo; dopo aver pulito i funghi e averli tagliati a fettine non troppo sottili, fateli andare a parte con gli scalogni tritati finemente e messi a rosolare in un po’ d’olio. Aggiustate di sale e lasciate andare a fuoco lento per una ventina di minuti. Trascorso questo tempo aggiungete la panna con un cucchiaio di farina per addensare, il prezzemolo tritato fine-mente e i rossi d’uovo, lavorate il composto tolto dal fuoco e cominciate a disporlo nel fondo della teglia, alternandolo con strati di formaggio e fettine di prosciutto. Ad operazione ultimata coprite con la seconda sfoglia unendo i bordi per chiuderle bene, spennellate la superficie con un altro po’ di rosso d’uovo per ottenere a fine cottura un bel colore dorato e lucente e con una forchetta bucate qua e là la crosta in modo che possa respirare. Via nel forno preriscaldato a 220° per quaranta minuti e il profumo del bosco girerà per casa mentre qualcuno stappa una bottiglia di rosso corposo ma non pesante, da un buon Chianti classico ad un ottimo Raboso del Piave. Che serata! In abbinata potete saltare delle patate in padella con un rametto di rosmarino, o servire dei semplici spinaci lessati e conditi con olio, sale e succo di limone, prevedere un dessert leggero come una crostata ai frutti di bosco e due castagne cotte come più vi piace. È l’autunno, si torna a casa prima la sera e si sta un po’ di più intorno ai fornelli, ne vale la pena.

Ingredienti per 4 persone: 600 g funghi porcini, olio, aglio, sale, origano, pepe.Tagliate i funghi a dadini, metteteli sul fuoco con l’olio caldo e insaporito con uno spicchio d’aglio, salate e pepate. Fateli cuocere a fuoco vivo e tegame scoperto, fino a quando hanno perso la loro acqua, poi cospargeteli con un po’ di origano e continuate la cottura, copriteli quindi per circa 25 minuti. Serviteli con la loro salsina.

Funghi al funghetto

Ingredienti per 4 persone: 600 g funghi porcini, 200 g di fontina, burro, 1/5 di panna, latte, sale e pepe.Imburrate una pirofila e disponete sul fondo uno strato di funghi a fette sopra uno strato di fontina a fettine sottilis-sime, un altro di funghi, regolate di sale e pepe e continuate finendo con la fontina.Mettete in forno a calore moderato e dopo un quarto d’ora aggiungete un bicchiere di panna mescolato a uno di latte. Cuocete per altri 15 minuti.Vino consigliato, Rosso Cori

Tortino ai funghi

Ricette a cura di Marina Gallo

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Sullo scaffale: novità in libreria, titoli e trame.

Quello che rimaneDeogratias arriva in America dal Burundi con solo duecento dollari in tasca. Scappato dall’orrore della guerra e lasciati gli studi di medicina si ritrova a vivere in Central Park, dove si prodiga a fare i lavori più umili e impara l’inglese sfogliando i dizionari nelle librerie. Però non si rassegna e un po’ per volta lotta per diventare medico e ritornare nella sua terra, alle radici dell’odio tra tutsi e hutu, e portarvi un filo di speranza e di amore.(“Quello che rimane” di Tracy Kidder, Piemme, 327 pagg., 17,50 euro)

Povera piccinaBelle nasce a Venezuela, nell’Illinois, nella casa di Madame Louise dove sua madre vive e lavora. Da questa dimora di “artiste” la piccola imparerà una precoce vocazione per lo spettacolo in ogni sua forma conosciuta. Una macchina comica che Belle porterà alle estreme conseguenze demolendo ogni commedia o varietà in cui le capiterà di comparire.(“Povera piccina” di Patrick Dennis, Adelphi, 341 pagg., 22,00 euro)

Dell’amore e del dolore delle donneQuesto libro parla di storie di donne, di madri e figli. Un uomo si racconta attraverso le storie delle molte donne che ha incontrato lungo tutto il percorso della vita, con le quali ha condiviso emozioni, lavoro e rapporti di pura amicizia. Donne che hanno saputo combattere senza cadere per difendere i propri affetti, impegnate in battaglie contro la guerra, i pregiudizi, la malattia, l’ipocrisia e la moralità.(“Dell’amore e del dolore delle donne” di Umberto Veronesi, Einaudi, 160 pagg., 18,00 euro)

AccabadoraTzia Bonaria ha preso Maria con sé, come una figlia, le offre una casa e un futuro, chiedendo-le in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Maria non conosce tutta la verità ma questa vecchia sarta sempre vestita di nero che cuce gli abiti e conforta gli animi, che conosce i sortilegi e le fatture, suscita spavento negli altri perché entra nelle case per portare una morte pietosa. Con un ritratto fedele della Sardegna anni Cinquanta.(“Accabadora” di Michela Murgia, Einaudi, 164 pagg., 18,00 euro)

CaterinaCaterina, figlia maggiore di Antonio Socci, nel settembre 2009 entra in coma in seguito ad un arresto cardiaco. È il diario di un padre sprofondato nella tempesta del dolore ma mai lasciato solo poiché una catena di solidarietà e di preghiere si stringe attorno a lui, alla sua famiglia e a Caterina. Grazie a Caterina molti, seppure atei e agnostici, iniziano un percorso per riscoprire il significato della preghiera, della fede e della vera vita. Nonostante la prova i familiari della ragazza si affidano senza titubanza a Gesù Cristo e ci insegnano che la preghiera costante e fiduciosa aiuta a superare i momenti drammatici della vita.(“Caterina” di Antonio Socci, Rizzoli, 210 pagg., 16,50 euro)

Le ValchirieUn romanzo misterioso che racconta il percorso umano e spirituale dell’autore all’indomani della pubblicazione dell’Alchimista. Recatosi nel deserto del Mojave per vedere il proprio Angelo custode e per giungere alla conoscenza di se stesso, Paulo con la sua compagna Chris incontrerà un giovane Maestro della Tradizione e un gruppo di donne guerriere, le Valchirie, che lo aiuteranno nella sua difficile impresa. (“Le valchirie” di Paulo Coelho, Bompiani, 202 pagg., 18,00 euro)

A cura di Chiara Scavazzain collaborazione con Libreria Gregoriana - Este

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di Sonia Lunardon Beauty, salute e benessere a portata di mano.

Ogni volta che si nasce

È il “rebirthing”, il ritorno alla nascita e la rimozione di eventuali traumi legati al primo respiro nel mondo

Noi siamo come nasciamo. E non sempre siamo come vor-remmo o come gli altri ci vorrebbero, segno che ci portiamo dietro qualche problema magari proprio dal giorno della nascita; il rebirthing è una tecnica basata su una respirazione lenta, continua, senza pause che porta a galla i traumi legati alla natalità e li risolve, li scioglie restituendoci ad una vita più consapevole e serena. Se infatti per tradizione il momento della nascita è sempre stato considerato e vissuto come “me-raviglioso” travaglio (fin dal biblico “partorirai con dolore…”), il rebirthing è un processo per trasformare l’esperienza del concepimento, della gravidanza e del parto da una sintesi di paura-dolore ad una partecipazione consapevole-liberazione gioiosa e soddisfacente, cioè un parto estatico.Alle neo mamme il compito di ascoltare i messaggi che arrivano dalla vita fetale e di inviare rassicurazioni, amore e senso di protezione, che saranno sicuramente recepiti e tesaurizzati dal nascituro; l’ideale sarebbe che questi venisse alla luce nel letto d’amore, dove è stato concepito, e per lungo tempo è stato così, i nostri avi mantenevano la nuova vita a lungo nello stesso luogo fisico in cui era stata concepita e il neonato restava fra le braccia della madre senza il distacco della nursery. Il mondo moderno ci fa nascere in ospedale, su supporti e in condizioni di sicurezza e assistenza, ma tal-volta in modo poco “naturale” e non sempre scontatamente spontaneo e più o meno gravoso per la donna. Sorvoliamo sugli episodi tristissimi dei mesi scorsi e delle gravidanze letali per madri o figli registrate in vari ospedali d’Italia. Ma insomma il parto registra momenti di vero shock per madre e figlio, la separazione del feto, il taglio del cordone ombelicale, la sofferenza del primo respiro forzato, i rischi del cesareo, l’eliminazione del liquido amniotico: questi fattori e i condi-zionamenti legati alla nascita restano dentro e avranno un peso nella vita futura.Ad esempio pare che i bambini nati con il cesareo, non avendo vissuto le contrazioni e non avendo completato la loro esperienza fetale, abbiano la tendenza futura a cercare sempre di essere aiutati in tutto, a desiderare il contatto esterno ma anche a rifiutarlo.Il parto con il forcipe, doloroso per entrambi, avrebbe a che vedere con caratteri collerici e crisi di risentimento verso il mondo, con un senso di impotenza e neghittosità.Nei bambini nati da parti prematuri si osservano insicurezza, senso di isolamento (incubatrice), tendenza a precorrere i tempi, come arrivare sempre prima agli appuntamenti e

“La qualità della nascita influenza la qualità della vita. Questa a sua volta influenza la qualità della società. È possibile migliorare la qualità della vita se miglioriamo la qualità della nascita.”

(da Project Birthplace di Binnie Dansby, in Life - Time, 1987)

comportamenti simili. Al contrario dopo un parto pilotato (con ossitocina o altre sostanze), i bambini manifestano insofferenza per il rispetto degli orari e faticano a prendere decisioni: i loro tempi non sono stati rispettati fin dall’origi-ne. L’anestesia sarebbe invece responsabile di un senso di abbandono verso la madre, di una tendenza a nascondersi di fronte anche al successo, di una ricerca verso altri mondi non sempre reali. E così i parti podalici confondono il senso della direzione, quelli in ritardo generano ritardo, il sesso non voluto (volevo un maschio ed è arrivata una femmina…) amarezza, confusione e timore di aver deluso i genitori e il mondo…Il rebirthing risana tutte queste problematiche, le nostre paure sono annidate fra le scapole e nella schiena, un senso di punizione come scotto da pagare per il dolore arrecato alla madre. La tecnica si applica con un ciclo di sedute seguite da un rebirther, un esperto che guida la respirazione e l’autocoscienza e vale a tutte le età, non solo per le partorienti ma per tutti coloro che si sentono incompleti o non felici compiutamente e vogliono liberarsi del trauma natale, per una vita più degna e vissuta pienamente.

(continua)

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36 La redazione informa

Compagnia teatroveneto città di EsteDomenica 24 ottobre, alle ore 16.30, la commedia “La nonna” apre la 31a Stagione di prosa del Teatro dei Filo-drammatici di Este. Torna per l’occasione a Este l’acclamata Compagnia Teatro Armathan di Verona, diretta da Marco Can-tieri. “La nonna” è uno dei testi più noti del teatro argentino moderno, andato in scena nel 1977; una commedia “nera” che nasconde un grottesco apologo contro le tirannie.L’attività del Teatro dei Filodrammatici, curata della Com-pagnia Teatro Veneto “Città di Este”, è realizzata grazie al sostegno degli Assessorati alla Cultura, ai Servizi Sociali e alle Politiche Giovanili del Comune di Este, della Provincia di Padova e della Banca Atestina di Credito Cooperativo. Il cartellone 2010/2011 prevede otto spettacoli, di domenica pomeriggio, comprendente rappresentazioni della tradizione teatrale veneta, sia classica che moderna, che di teatro comi-co e contemporaneo: si parte infatti dalla dissacrante “Non-na” dell’argentino Cossa, passando per gli adattamenti dal repertorio napoletano di Scarpetta e dell’operetta francese, fino a Goldoni, Gallina ed in particolare Antonio Fogazzaro, l’autore vicentino di cui nel 2011 ricorrerà il centenario della morte. Per il servizio di prevendita dei biglietti, collabora altresì la Pro Loco di Piazza Maggiore (tel. 0429\3635), nei giorni dal lunedì al sabato mattina (ore 10.00-12.00). I prezzi d’ingresso sono rimasti invariati dalle precedenti stagioni: in-teri 8,00 euro; ridotti (anziani oltre 65 anni e giovani fino a 29 anni) 6,00 euro. Quest’anno entrambe le riduzioni vengono effettuate direttamente in prevendita alla Pro Loco - secondo gli orari suddetti - o al botteghino del Teatro (apertura un’ora prima dello spettacolo).

ProgrammaDomenica 24 ottobre 2010 - ore 16.30“La nonna” di Roberto Cossa, Compagnia teatro Armathan di Verona regia di Marco Cantieri.Domenica 7 novembre - ore 16.30“L’eredita’ della contessa” di Chiara Mutton e Flavio Rover da Eduardo Scarpetta, Compagnia piccolo teatro “Città di Sacile” regia di Flavio Rover.Domenica 21 novembre - ore 16.30“El moroso dela nona” di Giacinto Gallina, Compagnia Treviso

teatro di Preganziol, regia di Vaina Cervi Molin.Domenica 12 dicembre - ore 16.30“Grand hotel de Paris” di Giuliano Scaranello da Jacques Offenbach, Compagnia Sottosopra di Bagnoli di Sopra, regia di Giuliano Scaranello.Domenica 16 gennaio 2011 - ore 16.30“Viva, viva il podesta’..!” di Antonio Zanetti da Nicolaj V. Gogol, Compagnia della Torre di Piove di Sacco, regia di Antonio Zanetti.Domenica 30 gennaio - ore 16.30“I ciassetti del carneval (chi la fa l’aspetta)” di Carlo Goldoni Compagnia Teatro Veneto “Città di Este” regia di Stefano Baccini.Domenica 13 febbraio - ore 16.30“El garofolo rosso” di Antonio Fogazzaro, Compagnia la Trappola di Vicenza, regia di Alberto Bozzo.Domenica 27 febbraio - ore 16.30“…e Giuditta aprì gli occhi” di Carlo Lodovici, Compagnia Vittoriese del Teatro Veneto di Vittorio Veneto, regia di Dario Canzian.

4 Novembre, Associazioni d’Arma per ricordareLe Associazioni d’Arma di Este e in particolare i rappre-sentanti di: Esercito Italiano in servizio, Alpini in congedo, Artiglieri, Bersaglieri, Carabinieri, Marinai, Avieri e il delegato del Comitato Gemellaggi Giuseppe Ieva, con il patrocinio del Comune di Este, propongono per il mese di Novembre alcuni incontri. Il giorno 4 novembre 2010 arrivo ad Este dei veterani inglesi della città di Leek invitati a partecipare alla manifestazione. Il 5 novembre ci sarà l’incontro con gli studenti delle scuole di Este nel corso del quale verrà dibattuto il tema dei 150 anni dell’Unità d’Italia, alle ore 21.00 presso il Collegio Manfredini, concerto della Banda cit-tadina di Sant’Elena e corale degli Alpini. Il 6 novembre visita a Asiago al monumento dei caduti della guerra 1915/18 e deposizione di una corona di fiori e visita al cimitero Ingle-se con onori ai caduti mentre il 7 novembre la cerimonia ufficiale si concluderà a Este con l’alza bandiera alle 9.00 in Piazza Maggiore, Santa Messa nella Basilica delle Grazie e Onore ai Caduti in viale Rimembranze e alle ore 16.00 ammaina bandiera.

Valter [email protected]

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