Celeste 56

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Celeste numero 56 - Luglio 2009

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Primavera a Venezia: un incanto, direte voi. Non solo, aggiungo io, perché nel maggio scorso, con il primo caldo, per quattro lunedì il giardino della Fondazione Peggy Guggenheim ha ospitato un rito ormai consueto, quello dell’aperitivo serale, in una cornice alquanto in-consueta, quella di uno dei musei d’arte moderna più famosi al mondo. Con una progressione geometrica il numero dei partecipanti è cresciuto da due-trecento fino a sfiorare il pienone: il bellissimo parco sul Canal Grande può contenere fino a 1400 persone. Fra sculture di arte contemporanea, odorosi alberi in fiore e con un tappeto di buon jazz rigorosamente selezionato da Nu Fest con Veneto Jazz si sono ritrovati e mischiati giovani, studenti universitari, turisti da tutto il mondo, gente in cerca non solo di aperitivi e stuzzichini ma soprattutto di respirare un’aria diversa aggirandosi fra le opere di Magritte, Calder, Fontana e tutti gli altri giganti dell’arte contemporanea mondiale. L’iniziativa, nata per ridare ossigeno ad una stagione museale un po’ asfittica, in realtà dimostra che si può coniugare il tempo libero con le scelte intelligenti, e che lo sfascio barbarico a cui sono sottoposti tanti luoghi delle nostre città dal popolo degli “ombraroli”, quelli che invocano lo spritzhour come l’ora della deboscia e bevono fino a spandere come vasi comunicanti pieni fino all’orlo, quello sfascio è figlio del nulla, del vuoto di pensiero a cui sarebbe affidato il

Un sorso di cultura

Un nuovo modo di passare due ore con un bicchiere in mano, sorseggiando l’arte fra quadri e sculture.

compito di riempire la clessidra del nostro tempo libero. Come è pericoloso fare le cose dell’amore senza amore, così è pericoloso mandare i cervelli all’ammasso, licen-ziare il pensiero e stabilire che per divertirsi è necessario regredire fino all’ebetudine. Tutta colpa del messaggio strisciante, quello della “trasgressione” a tutti i costi, ma per trasgredire ci vogliono fantasia e audacia, mentre gli “ombraroli” portano in piazza q.i. (quozienti di intelligenza) prossimi allo zero e la strana idea che per star bene loro devono far soffrire interi centri urbani e quartieri cittadini. L’idea dei curatori della Guggenheim è stata geniale: un bel cocktail di bevande, finger food, conversazioni con e da tutto il mondo, musica e un posto dove l’arte, il pensiero, ti prendono in mezzo e ti cambiano, ti fanno la faccia più intelligente. Il tutto a 7 euro per due consumazioni, poco per rifarsi una faccia così. Il successo è stato veramente notevole e ha dimostrato che, di fronte ad una alternativa intelligente, molti giovani riscoprono che è più eccitante salire qualche gradino verso il meglio che scendere un pozzo nero verso il peggio, trovandosi a proprio agio con altri soggetti del genere umano a portata di calice, resi mansueti dalla musica come nel mito di Orfeo, leggeri da un sorso di vino, vivaci dal genio circostante, meglio di Facebook, potenza dell’arte!

Riccardo Monaco

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ttenzione e assistenza per le persone anziane e i luoghi a loro dedicati tra la Bassa padovana e la parte meridionale della zona berica. Attenzione

però a non confondere le nuove proposte con quelle che un tempo venivano definite in maniera un po’ sbrigativa “case di riposo”, visto che per l’oggi i diversi enti che han-no deciso di investire nel settore dell’assistenza agli anziani stanno orientando la loro attenzione nell’erogare servizi sempre più mirati.In questo senso va il cammino della struttura comunale di Monselice, che si presenta come centro servizi per anzia-ni, denominazione già indicativa per un cambiamento di prospettiva. Sulla stessa strada prosegue anche la “San Giorgio” di Casale di Scodosia, mentre a Montagnana il pensionato della città murata ha in prospettiva un cam-biamento di collocazione, dall’attuale sistemazione lungo le mura medievali alla possibilità di riutilizzare come sede una parte del vecchio plesso ospedaliero. Presso questa struttura è attivo pure un progetto regionale pensato per le persone affette da morbo di Alzheimer. Cambiamenti previsti anche per la “Ca’ Arnaldi” di Noven-ta Vicentina, che prevede ampliamenti e miglioramento dell’offerta, mentre hanno invece percorso la scelta del consorzio due comuni che hanno iniziato il percorso per la realizzazione di due case di riposo. Si tratta di Lozzo Atestino e sant’Urbano, con un progetto che prevede di dare risposta alle richieste dei propri cittadini.A Este invece la residenza sanitaria assistita “Santa Tecla” si muove nel filone del suo ruolo di servizio e si avvia a raddoppiare la nuova sede nell’attuale ubicazione, nei pressi della linea ferroviaria Monselice – Mantova. Qui infatti è stata da poco collocata la prima pietra del nuovo fabbricato, che sorgerà gemello dell’attuale, con una spesa che supera i 9 milioni di euro. Raddoppio quindi anche per la possibilità di accoglienza per le persone anziane, con

una disponibilità di capienza che va attorno ai 200 posti letto, con attorno ai fabbricati un ampio spazio adibito a parco per gli ospiti.Viene quindi lasciata la sede storica di via Santo Stefano, dove oltre 100 anni fa era sorto il primo nucleo per l’ac-coglienza degli anziani, e dove per diversi decenni hanno prestato opera silenziosa e operosa le religiose Sorelle della Misericordia di Verona. Qui al posto degli attuali fab-bricato dovrebbero sorgere una serie di nuovi insediamenti abitativi.Nell’area di via Prà hanno già preso avvio i lavori per la realizzazione del secondo corpo di fabbrica, e tutto fa prevedere che entro qualche anno il nuovo spazio sarà disponibile. Nel frattempo sono già stati spostati gli uffici amministrativi, mentre le moderne cucine sono già utiliz-zate per i pasti di entrambi i plessi.Pareri diversi sulla decisione di collocare gli anziani, in uno spazio relativamente lontano dal centro storico, ma va tenu-to in considerazione che buona parte degli ospiti non sono autosufficienti e hanno spesso difficoltà nel movimento. Già per l’oggi è comunque previsto un servizio di accompagna-mento per alcuni al mercato rionale del mercoledì. Anche la

Rsa “Santa Tecla” non manca l’apertura verso il territorio, con un’area attrezzata per il morbo di Alzheimer, e la possibilità, nella stagione estiva, per anziani esterni di usufruire di alcuni servizi in questo periodo di sole cocente. Negli anni gli anziani hanno pure partecipato spesso ad attività esterne, per usufruire, nei limiti del possibile di occasioni di socializzazione e di festa.

Michele Santi

Il buen ritiroSempre meno ospedali, sempre più alberghi, le case di riposo

si aprono verso l’esterno con nuovi servizi agli anziani.

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6 Brevi notizie dal territorio: appuntamenti, mostre, manifestazioni, novità. Tutti i colori del nostro quotidiano e le ultime curiosità.

Le brevi, le newsa cura di Michele Santi

Montagnana Music FestivalVoglia di dare spazio alla musica giovane che si mescola con la soli-darietà all’ombra della città murata. Seconda edizione a Montagnana per la manifestazione “Montagnana Music Festival”, che ha visto proporre una settimana di musica per giovani all’aperto, nel panorama dell’area ex Fornaci e impianti sportivi di via Circonvallazione nord.La prima serata di martedì 30 giugno ha visto un concerto straordinario a favore delle popolazioni terremotate nelle terre d’Abruzzo, in un connubio sempre valido di spettacolo e aiuto per chi è in difficoltà.

Este - Vascon restauratoPresentato a Este il restauro di due lavori dello scultore locale Gino Vascon, compiuto dall’istituto d’arte “A. Corradini”, sotto il patrocinio del comune di Este. Occasione speciale, oltre che per ammirare il lavoro compiuto dal restauratore Antonio Cornacchione, anche di riflettere sulla vita e sulla figura di un artista che è vissuto solo della sua opera, sapendo però lasciare diversi lavori che testimoniano la sua bravura, come due opere esposte nella nuova sede della biblioteca civica “Dolfin Boldù”.

Montagnana - Voci in concorsoConcorso lirico internazionale “G. Martinelli - A.Pertile” che mantiene il suo sguardo internazionale nella promozione della musica lirica e dei giovani che si dedicano a essa. A trionfare su tutti, in una finalissima con ben 17 concorrenti, sui 100 par-tecipanti, è stato il soprano Lilla Lee, coreana, mentre il secondo premio è andato al soprano statunitense Elisabeth Stevens. Terzo premio al tenore turco Deniz Senozhur in arte Leone. Quarto premio al soprano giappone-

se Akiko Yamaguchi. La giuria ha proposto alcune menzio-ni speciali e borse di studio al basso cinese He Rui, al mezzosoprano Irene Molinari, al soprano coreano Ryu Eun Seon, al baritono coreano Jo Sang Hyun e al tenore cinese Yang Yang. In finale hanno ben fi-gurato con doti apprezzabilissime il giovanissimo mezzosoprano rumeno Alexandra Hordoan, il tenore Stefano Rigon, il baritono Michele Pierleoni, il mezzosoprano Pak Seon Young, il baritono Lim Bong Suk e il basso Jeon Jun Han.

Noventa Vicentina - Pro Loco Pop & RockPeriodo conclusivo delle attività scolastiche che ha visto a Noventa la possibilità per i giovani di gustare la loro musica preferita sotto il patro-cinio della Pro Loco. In piazza IV No-vembre si sono succeduti per alcuni giorni diversi gruppi musicali, che hanno proposto occasioni di incontro in forma giovane, come il gruppo Post proveniente dal programma Mtv, o un concerto che ha visto la presenza di Mel Previte, chitarrista che accompa-gna il noto cantautore Ligabue.

Noventa Vicentina - Street basketSeconda edizione per la festa dello sport a Noventa Vicentina. Mese di giugno che propone una serie di tornei, che hanno preso inizio con la nuova disciplina dello street basket. Dopo le gare di canestro in versione su strada, ritorno al classico gioco italiano, con i tornei sia femminile che maschile di calcio a 5. Ha concluso il ciclo delle manifestazioni il concerto “Remember Paolo Tosetto”.

Noventa Vicentina - Giugno a tutta musicaSerie di appuntamenti per i saggi finali della Scuola Comunale di musica e dell’Accademia musicale a Noventa Vicentina. Le prime proposte sono sta-te presso la scuola media cittadina, con i saggi finali, mentre un concerto di genere pop-rock ha trovato invece sede presso il Teatro Modernissimo.Infine, alla metà del mese di giugno, nell’ambiente ricco di suggestioni della Sala Paradiso, presso la sede comunale vi è stato un concerto lirico.

Conselve - Sportive in tourOccasione speciale per un tour, almeno con gli occhi, attraverso una parte della Bassa padovana, da Conselve a Montagnana. È questo l’itinerario che è stato seguito domenica 21 giugno per il raduno delle “rosse di Maranello” le automobili sportive Ferrari vanto del lavoro e della tradizione italiani, per ricordare il 25° anniversario del Ferrari Club di Conselve. Accanto ai numerosi blasoni del “Cavallino rampante” sono sfilate diverse altre auto sportive di varie marche a contribuire alla festa.

Monselice - Il viaggio di TurinTre sedi, compresa quella del com-plesso monumentale di san Paolo a Monselice, per l’artista Gianni Turin, che presenta un’esposizione antologica della propria produzione pittorica e grafica a partire dalla fine degli anni Settanta.Nel ricco percorso si incontrano i temi cari all’autore, come l’inquina-mento atmosferico e lo sfruttamento umano, uniti con altre suggestioni diverse, fra le quali l’architettura e la religiosità. La mostra, dal titolo “Atmosfere, energie e silenzi” ha iniziato il suo cammino da Padova, per proseguire a Monselice e concludersi a Rovigo.

Monselice - L’estate dei bam-biniProposta particolare per luoghi si-curi di accoglienza per i più piccoli nel primo periodo estivo a Monse-lice. L’amministrazione comunale ha predisposto un calendario di attività estive per i bambini in età da scuola dell’infanzia presso la scuola materna del Carmine, e per i più grandicelli, della scuola prima-ria, presso il plesso scolastico “D. Valeri”. Il periodo va dal 6 al 31 lu-glio, con possibilità di permanenza sia per la sola mattinata come pure per il pomeriggio. Previste agevolazioni nello stesso nucleo familiare per i fratelli.

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Notizie flash sull’orologio atomico L’orologio atomico è un tipo di orologio in cui la base del tempo è determinata dalla frequenza di risonanza di un atomoIl primo orologio atomico sperimentale fu costruito nel 1949 ed installato presso il National Bureau of Standards negli Stati Uniti. Il primo modello sufficientemente accu-rato, basato su transizioni di livelli energetici nell’atomo di cesio, fu costruito nel 1955 da Louis Essen al National Physical Laboratory in Gran Bretagna. Fu installato presso l’osservatorio di Greenwich a Londra.Dal 1972 (data dell’introduzione del “tempo atomico”)

al 1999 sono stati aggiunti complessiva-mente al “tem-po terrestre” 22 secondi.N e l l ’ a g o s to

2004 scienziati del National Institute of Standards and Technology hanno presentato un prototipo sperimentale di orologio atomico integrato su di un chip. Gli autori ritengono che questo dispositivo abbia dimensioni pari ad un cente-simo di quelle del più piccolo orologio atomico precedente. Richiederebbe inoltre solamente 75 milliwatt di potenza elettrica per funzionare, rendendolo così impiegabile in dispositivi portatili a batteria.Precisione? 1 secondo ogni 3 milioni di anni, non c’è quasi soddisfazione!

Un tic-tac più umanoLa produzione di cronometri meccanici in Svizzera si tra-duce in oltre un milione di cronometri certificati. Si tratta in gran parte di orologi da polso meccanici con

bilanciere a molla, individualmente numerati. Probabilmente il sogno di possedere un orologio che si traduce in una piccola opera d’arte meccanica è nel cuore di ogni uomo, possederlo e portarlo al polso, incurante dei 3/7 secondi giornalieri di scarto che accumulandosi ci porterebbero a vivere virtualmente quella manciata di tempo in più.

Il primo gratta … e vinci

Gold news A cura di Fabrizio Ferro

L’uso di questi orologi ha portato nel 1967 alla definizione del secondo sulla base del tempo atomico.

Una ragazzina della famiglia Jacob, contadini immigrati in Sudafrica, ha solo qualche pietruzza tonda per i suoi giochi. Suo fratello Erasmus le regala una pietra che “grattata” con altre scintilla. Siamo nel 1866. Un vicino ha un’intuizione, confermata un anno dopo: è un diamante!Diventerà il diamante Eureka, trovato nel fiume Vaal in Sudafrica del peso di ben 10,73 carati. È il primo diamante trovato nel continente africano, acqui-stato dalla De Beers e donato al Governo Sudafricano e per questo ha un enorme valore simbolico.La compagnia De Beers fu fondata nel 1881 con un capi-tale di 200 mila sterline. Fu creata da Cecil John Rhodes, un inglese sbarcato in Sudafrica nel 1870 a soli 17 anni.Rhodes intuì che la ricerca dei diamanti non si poteva affi-dare alla sola forza - lavoro umano: investì così tutti i suoi risparmi in macchinari per lo scavo e la setacciatura della miniera che affittò ai ricercatori. Con i proventi acquistò concessioni e minieri fino a fare della “De Beers Mining Company” la maggiore compagnia diamantifera al mondo. Diede il suo nome ad uno stato sudafricano, la Rhodesia, poi divenuta Zimbabwe.

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Un giorno venne a trovarmi una signora per parlarmi del suo matrimonio. Mi descrisse l’unione col marito come molto intensa ed appagante, costituita da due persone che incon-trandosi si erano completate. A lei lui era piaciuto fin dalla prima volta che l’aveva visto e in seguito la stima e l’amore erano cresciute sempre più. Erano nati tre figli e per loro lui era sempre stato un buon padre. Nell’ambito del lavoro aveva fatto carriera, per cui anche i soldi non erano mai stati un problema. Insomma, con lui, la signora si era sentita amata e protetta, sempre al centro della sua attenzione. La vita era trascorsa tran-quilla e serena fino a quando, inaspettatamente, la morte, come un ladro, era entrata nella sua casa, portandole via il marito per sempre e senza indugio. Il dolore la sommerse completamente, tanto che le parve di affogare nel mare delle sue stesse lacrime. Rimase a galla per miracolo, so-pravvivendo per i figli, come un vegetale. Tutto il mondo le passava accanto, frantumato dal pensiero di una vita arida, priva del suo amore. Dopo il funerale le consegnarono degli scatoloni pieni di oggetti che lui stesso aveva utilizzato nel suo ufficio. E lì, lei trovò le tracce di un’altra donna. La cosa la sconvolse forse più della sua morte. Non riusciva a far combaciare la figura di quell’uomo, per lei tanto speciale, col tradimento che ora giaceva crudo sotto i suoi occhi. Per giorni e giorni si arrovellò la testa nella rabbia più atroce, e per tante notti non chiuse occhio, interamente assorbita a passare in rassegna tutti gli attimi delle loro vite. Ma non emerse nulla che potesse incrinare la loro unione. Infine decise di andare a cercare la donna che le aveva rovinato la vita. Rimase letteralmente di “stucco”, quando si trovò di fronte una larva umana, una persona gravemente malata, attorcigliata ad una sedia a rotelle. La gelosia che l’aveva quasi uccisa nei giorni precedenti, immediatamente si dissolse. Con un filo di voce la donna le dimostrò subito la gioia di poterla conoscere di persona . Le raccontò come lei e suo marito si fossero conosciuti tanti anni addietro nel

tempo. Lei era già malata di quella malattia che anche oggi le mangiava la vita a “spizzichi e bocconi”; lui l’aveva amata nonostante quel male che le devastava il corpo e l’anima. Poi l’ aveva lasciata: aveva scelto la moglie e la famiglia; ma non le aveva mai fatto mancare nulla: dottori, assistenza, aiuti esterni, denaro ecc . Attualmente la signora sente di aver recuperato dentro di sé la figura del marito, di averlo perdonato. E stranamente avverte il bisogno di andare a trovare quella donna aggrap-pata alla sedia a rotelle e di poterle offrire la sua amicizia e il suo aiuto. Tutto questo mi sembra molto bello e chiude positivamente questa vicenda. Così potrà recuperare alcuni aspetti di suo marito che non conosce, tenendo conto, non solo del tradimento, ma anche di tutto ciò che di buono e nobile egli ha fatto in seguito; inoltre potrà avere l’opportu-nità di scoprire il valore dell’amicizia con una persona che sa di non poter guarire e di non poter vivere come gli altri.

Maria Grazia Parigi

La vita nascostaNiente è come sembra, neanche l’amore e il tradimento, ma

spesso il baratro diventa montagna.

Fernando guarda il toro negli occhi alle cinque della sera. Il sole riscalda le loro membra stanche. La folla trattiene il respiro. Sono le cinque della sera e non c’è battito di ciglia tra i due duellanti. Lotta impari. Checchesenedica. La be-stia viene drogata e indebolita prima di entrare nell’arena. Calpesta una sabbia gialla fine. Bellissima allo sguardo, in contrapposizione con il rosso dei cancelli di legno. Si guarda attorno ma gli hanno annebbiato la vista. Fernando invece ha l’adrenalina a mille, lo aspetta con la capote. Lo incita, lo sfida. I picadores a cavallo lo sfiancano rove-sciandogli nel muscolo del collo la vara de picar. A questo punto tre banderilleros provocano le cariche del toro, nel dorso del quale, in una zona situata un po’ più indietro rispetto a quella colpita dai puyazos, infilzano tre paia di banderillas. Il compito del picador è proprio di mettere il toro in condizioni di inferiorità, costringendolo a tenere la testa abbassata. Il toro non può scappare.Servia Maria, in un’altra plaza di Madrid, batte il tacco sui lastroni di granito. Battito generoso. In mano fa schioccare le nacchere mentre le ginocchia sollevano l’abito con lo strascico. Il chitarrista suona degli assoli melodici. Quando il cantante intona delle “letras” queste si fermano sopra

la piazza ed è così che arrivano le corna del toro a infilar-sele come fermagli. Fermagli come lucciole tra il manto sudato. Danza il toro nella plaza consapevole che prima o poi arriverà il crepuscolo. Gira su di sé, batte lo zoccolo

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Alle cinque della sera

Il torero Israel Lancho è stato incornato da un toro a Madrid in occasione della festa del patrono San Isidro iniziata il 15 mag-gio. Non rischia la vita. Federico Garcìa Lorca scriveva “… Alle cinque della sera./Ah, che terribili cinque della sera!/ Eran le

cinque a tutti gli orologi!/ Eran le cinque all’ombra della sera!...”

a terra. Batte il tacco Servia Maria sulla sabbia gialla fine. Alza Fernando la muleta e conficca la spada tra le scapole del toro, raggiungendo il cuore. La folla aspetta il sangue. Del toro. Di Fernando. Di qualcuno. Alle cinque della sera: un incontro di batticuori. Fernando si porta a lato dell’animale che ora ansima, respira concitatamente in una voragine di paura. Le note impigliate sulle corna gli tengono compagnia e non il fluire incessante dell’olà lo urta, ma la purezza della musica che gli permette di udire le nacchere di Servia Maria. Sono le cinque della sera e il camion che deve recuperare la carcassa dell’animale si posiziona accanto al cancello grande. L’autista sa che è questione di pochi minuti. La ballerina di flamenco alza gli occhi. Il musicista smette di muovere le dita sulle corde della chitarra. Fernando in un ultimo gesto cerca di ridare tono allo spettacolo. Il toro non indietreggia più. Aspetta-no tutti. Del sangue a terra segna la fine, la sconfitta, la morte senza dignità. Qualcuno alza un braccio e un petalo si inzuppa del sudore dell’arena. Alle cinque della sera di un pomeriggio ordinario mentre la gente lavora, fa la spesa, ride, parla e piange. Di un maggio insignificante che sa ancora di pioggia. Finché taluno, da qualche parte, è intento a ritrarre il mare con la sua tela bucata: Joseph Down cerca di imprigionare in una macchia di colore il movimento e quando la tinta incontra la tela due gocce cadono sugli scogli. Joseph mi guarda e io immagino il torero, il toro, la ballerina e il chitarrista. In un’arena che mescola respiri e sospiri. “Sono baci delle onde, prendine uno” mi sussurra dolcemente. Quindi strofino la mano sul colore blu e una lucciola in do minore si stampa sul palmo della mia mano.

Chiara Scavazza

Quanti tori morti nelle corride? Dov’è la lealtà della lotta? Comunque il toro viene macellato. A parte casi molto eccezionali.

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dalle salette preziose del Caffè Florian di piazza San Marco che si deve partire per trovare le origini della mostra Biennale d’Arte di Venezia.

Fra gli specchi dorati e i velluti vissuti dello storico caffè infatti erano soliti ritrovarsi gli artisti che vivevano nella città lagunare per discutere, confrontarsi, mostrarsi le loro opere, cercare un loro pubblico, anche di acquirenti. Per questo, nel 1893 l’amministrazione comunale di Venezia decise di deliberare una “Esposizione Biennale artistica nazionale” ufficializzata soltanto due anni dopo, nel 1895.Lo statuto prevedeva l’invito per artisti italiani e stranieri, ma riservava la possibilità di esporre anche ad artisti che non fossero stati invitati ufficialmente e che si fossero proposti spontaneamente: per tutti, non più di due opere a testa e inedite in Italia.Prima sede dell’esposizione fu un palazzo costruito a tam-buro battente ai giardini di Castello, con ben duecentomila visitatori grazie anche a speciali biglietti ferroviari facilitati per l’occasione; fu un trionfo e i primi premi andarono ai pittori Giovanni Segantini e Francesco Paolo Michet-ti, mentre un premio speciale (che inaugurava l’alone di clamore che non ha mai abbandonato in seguito la mostra), andava a Giacomo Grosso, autore di un quadro in cui ritraeva un uomo morente attorniato da nudi fem-minili. Nell’edizione successiva i premi furono sostituiti da acquisizioni delle opere a beneficio di pinacoteche nazionali e locali, fattore decisivo, insieme all’interesse della critica militante e di quella più moderata, per con-tribuire ad accendere un dibattito sempre vivacissimo e spesso polemicamente rissoso, ai giorni nostri, che coinvolge amministratori, politici, critici e accademici e ben poco gli artisti.Quest’anno il titolo-tema della Biennale è “Fare mondi” e nelle sedi dei Giardini e dell’Arsenale (con l’acquisizione di nuovi spazi) raccoglie le opere di 90 artisti di tutto il mondo con le loro opere, comprese tutte quelle forme evolutive delle arti vi-sive che vanno dalle installazioni video alle performances

Il mezzo secolo della Biennale

Giunge alla cinquantatreesima edizione quest’anno l’esposizione d’arte moderna e contemporanea nata e cresciuta a Venezia.

estemporanee, con pittori che amano definirsi non-pittori.L’evento, dal 7 giugno al 22 novembre 2009, prevede al padiglione Italia all’Arsenale una mostra intitolata “Collau-di”, omaggio a Filippo Tommaso Marinetti e al Futurismo di cui quest’anno ricorre il centenario dalla fondazione e alla quale sono stati invitati con le loro opere decine di artisti italiani e stranieri. La lezione del Futurismo, prima e unica avanguardia culturale italiana del ‘900 e capace di espandersi in tutto il mondo, è tuttora ben viva e la sua capacità di sperimentare tutti i linguaggi visivi senza limitazioni né barriere è esattamente quello che si cerca di fare ancora oggi, consapevoli tutti che è più facile dire cosa non è arte piuttosto che dire con certezza cosa lo è. Ma sperimen-tazione è una via irrinunciabile per qualunque linguaggio e in questo senso la Biennale non ha mai perso il suo carattere sperimentale e quindi innovativo.

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18 Il musicista invidiosoStile asciutto, tratto rapido, lo scrittore Dino Buzzati dà voce e

volto al tarlo dell’invidia...l compositore Augusto Gorgia, uomo invidiosissimo, già al colmo della fama e dell’età, una sera, passeggiando da solo nel quartiere, udì un suono di pianoforte uscire

da un grande casamento. Augusto Gorgia si fermò. Era una musica moderna però diversa dal tipo che faceva lui o da quella che facevano i colleghi; di simile non ne aveva mai sentita. Non si poteva neppur dire, lì per lì, se fosse seria o leggera; pur ricor-dando certe canzoni popolari per una sua trivialità, conteneva un amaro sprezzo, e sembrava quasi che scherzasse benché nel fondo si avvertisse una convinzione appassionata. Ma soprattutto Gorgia fu colpito dal linguaggio, il quale era libero dalle vecchie leggi armoniche, spesso stridulo e arrogante, e nello stesso tempo riusciva a una massima evidenza. La caratterizzava inoltre un bello slancio, giovanile levità, senza alcuna traccia di fatica. Ma ben presto il piano tacque e inutilmente Gorgia continuò a passeggiare nella via aspettando che ricominciasse.“Chissà, sarà roba americana” pensava “laggiù, in fatto di mu-sica, combinano i più infernali intrugli.” E si avviò per rincasare. Tuttavia gli rimase quella sera, e tutto il giorno dopo, un fastidio dell’animo; come quando, cacciando per il bosco, uno batte contro una roccia o un tronco e nella furia non ci bada ma poi, di notte, il punto duole e non si riesce a ricordare dove e come. Ci volle più di una settimana perché la cicatrice scomparisse.Qualche tempo dopo, rincasato verso le sei del pomeriggio, aperta che ebbe la porta di casa, Gorgia udì la voce della radio accesa nel salotto: e d’un subito, con prontezza dell’esperto riconobbe il suono; questa volta era musica d’orchestra e non più di pianoforte solo, eppure identica al pezzo udito quella sera, lo stesso accento atletico e superbo, e sempre il bizzarro periodare, con l’autorità quasi oltraggiosa dell’idea che pareva il galoppo di un cavallo estremamente ansioso di arrivare.Gorgia non fece in tempo a chiudere la porta che la musica cessò. E dal salotto, con precipitazione insolita, si avvicinarono i passi della moglie. “Ciao caro” disse “non sapevo che tu tornassi così presto”. Ma perché aveva quella faccia imbarazzata? Aveva qualcosa da nascondere?“Che succede?” lui domandò perplesso.“Come che succede? E che cosa dovrebbe succedere?” Maria si era subito ripresa.“Non so. Mi hai salutato in certo modo…Ma dimmi un po’ che cosa stava trasmettendo la radio?”“Ah, se credi che ci stessi attenta!”“E allora perché l’hai spenta appena sono entrato?”“Mi fai un’inchiesta?” fece lei ridendo. “Se vuoi proprio sapere, l’ho spenta mentre ti venivo incontro. Ero di là nella mia camera,

e l’avevo dimenticata accesa.”“Trasmettevano una musica” disse Gorgia pensieroso “una musica curiosa…” e si avviò verso il salotto.“Benedetto uomo, non ne hai proprio mai abbastanza di musica…da mattina a sera musica…non sei mai sazio. E lasciala un po’ stare quella radio!” disse vedendo che egli stava per riaccenderla.Allora lui si volse ad osservarla: sembrava inquieta, quasi temes-se qualche cosa. Con dispetto girò l’interruttore, il quadrante si illuminò, dall’apparecchio uscì il solito ronzio, poi una voce: “...mo trasmesso un programma di musica da camera. Col prossimo concerto offerto dalla ditta Tremel…”.“Contento adesso?” fece Maria che pareva sollevata.La sera stessa, uscendo dopo pranzo con l’amico Giacomelli, Gorgia, comprato il giornale della radio, vi cercò il programma di quel giorno. “Ore 16,45, c’era scritto, concerto di musica da camera diretto dal maestro Sergio Anfossi; composizioni di Hindemith, Kunz, Meissen, Ribbenz, Rossi e Stravinski.” No, la musica ch’egli aveva udito di Stravinski non era di sicuro. I nomi, nel giornale erano in ordine alfabetico, evidentemente la succes-sione dei pezzi era stata cambiata nel concerto. E neppure era la musica di Hindemith, né di Meissen, Gorgia li conosceva troppo bene. Ribbenz, allora? No: Max Ribbenz, suo antico compagno di Conservatorio, si era cimentato, dieci anni prima, in una gran-de cantata polifonica, lavoro onesto ma scolastico; e poi aveva smesso di comporre; dopo tanto silenzio, solo recentemente si era rifatto vivo, piazzando una opera al Teatro di Stato; proprio in quei giorni doveva andare in scena; ma da quel lontano prece-dente si poteva prevedere cosa fosse. Dunque neppure Ribbenz. Restavano Kunz e Rossi. Ma chi erano? Gorgia non li aveva mai sentiti nominare.“Che cosa cerchi?” domandò Giacomelli vedendolo così assorbi-to. “Niente. Oggi ho sentito per radio una musica. Mi piacerebbe sapere di chi è. Una musica curiosa. Ma qui non si capisce.” “Che specie di musica?” “Non saprei dire ecco, una musica maledu-catissima, direi.” “Va là, va là non pensarci” scherzò Giacomelli che lo sapeva suscettibile “lo sai meglio di me, il musicista che ti spianterà non è ancor nato.” “Anzi, anzi” disse Gorgia indovinando l'ironia «ne sarei felice. Io speravo che qualcuno, finalmente...A proposito, è domani la prova dell'opera di Ribbenz?” Giacomelli non rispose subito. “No, no” disse, indifferente “devono averla rimandata...” “E tu ci vai?” “Eh, no, sai” fece Giacomelli “è una cosa superiore alle mie forze.” A questa frase, Gorgia tornò di buon umore: «Povero Ribbenz” esclamò «povero vecchio Ribbenz, sono proprio contento per lui. Almeno questa soddisfazione... E dài e dài...!”.

I

La sera dopo, in casa, Gorgia tentava svogliatamente il piano, quando a un tratto gli parve di udire, di là dell'uscio chiuso, un parlottio. Insospettito si avvicinò a origliare.Nel salotto adiacente, sua moglie e Giacomelli stavano confabu-lando a bassa voce. Lui diceva: “Ma lo verrà pure a conoscere, presto o tardi”. “Quanto più tardi, sarà meglio» diceva Maria. «Lui ancora non deve sospettare niente” “Meglio così... Ma i giornali? Non si può mica impedirgli di leggere i giornali.” Qui Gorgia aprì d'impeto la porta.Come ladri presi in fallo, i due si levarono di scatto. Erano pallidi. “Be'” chiese Gorgia. “Chi è che non deve leggere i giornali?” “Ma, ma...” disse Giacomelli “raccontavo di un mio cugino arrestato per appropriazione indebita. Suo padre, che è mio zio, non ne sa niente.”Gorgia diede un sospiro. Meno male. Ebbe anzi un senso di vergogna per quell'irruzione un po' indiscreta. A forza di sospetti finiva per avvelenarsi l'esistenza. Ma in seguito, mentre Giaco-melli raccontava, il torbido malessere riprese: era poi vera la storia del cugino? Non poteva Giacomelli averla inventata lì per lì? Stava all'erta, non diversamente dal malato a cui i medici e i parenti nascondono la sentenza irrevocabile; egli fiuta intorno la menzogna, ma gli altri sono assai più astuti, sviano le sue curiosità, e se non riescono a tranquillizzarlo, gli risparmiano l'orrenda verità.Anche fuori di casa egli credeva di sorprendere sintomi sospetti: certi sguardi ambigui di colleghi, o l'ammutolire che facevano al suo avvicinarsi, o l'imbarazzo nel discorrere con lui di persone abitualmente loquacissime. Gorgia si controllava tuttavia, doman-dandosi se questa diffidenza non fosse un segno di nevrastenia; invecchiando, certi uomini vedono nemici dappertutto. E che aveva da temere poi? Era famoso, rispettato, finanziariamente ben provvisto. Teatri e società di concerti si disputavano le sue composizioni. Di salute non poteva stare meglio. Non aveva mai fatto del male. E allora? Che pericolo poteva minacciarlo? L’orgasmo lo riassalì il giorno successivo, dopo pranzo. Erano già quasi le dieci. Nello scorrere il giornale, vide che la nuova opera di Ribbenz andava in scena quella sera. Ma come? Giacomelli non gli aveva detto che la prova era stata rimandata? E come mai nessuno lo aveva avvertito sollecitando il suo intervento? E perché la direzione del teatro non gli aveva mandato le poltrone come al solito?“Maria Maria” chiamò col batticuore. “Tu sapevi che la prima di Ribbenz è stasera?”Maria accorse con affanno. “Io, io? Sì, ma io credevo...” “Cosa credevi?... E le poltrone? Possibile che non mi abbiano mandato le poltrone?”“Sì, sì. Non l'hai vista la busta? Te l’avevo messa sul comò.”“E non mi hai detto niente?”“Credevo che non ti interessasse… Dicevi che non ci saresti mai andato... Non mi beccano, dicevi... E poi mi è passata di mente, ti confesso...”Gorgia era fuori di sé. “Io non capisco… io non capisco” ripeteva

“e sono già le dieci e cinque... ormai non si fa più in tempo... quell'idiota d'un Giacomelli... Ah, ma la trasmettono per radio... voglio propri cavarmi questo gusto.”Maria fece una voce dolente: “Augusto, mi dispiace, ma la radio non funziona...”.“Non funziona? E da quando non funziona?”“Da questo pomeriggio. Alle cinque ho fatto per accenderla, c'è stato dentro un clic e non si è sentito più niente, deve esserci una valvola bruciata.”“Proprio stasera? Ma vi siete messi tutti d'accordo per…” “Per che cosa messi d'accordo?” Maria quasi piangeva. “Che colpa ce ne ho io?”“Bene, io esco. Una radio da qualche parte ci sarà...”“No. Augusto... piove... e tu sei raffreddato... è già tardi, avrai tutto il tempo di sentirla quella maledetta opera.” Ma Gorgia, preso l'ombrello, era già fuori.Andò vagando finché lo attrassero le luci bianche di un caffè. Qui c’era poca gente. Un gruppetto si vedeva però raccolto in fondo, nella saletta per il tè. E di laggiù veniva la musica. Strano, pensò Gorgia. Tanto interesse per la radio si notava solo di domeni-ca, quando trasmettevano partite. Poi il dubbio: possibile che ascoltassero l'opera di Ribbenz? Ma era assurdo. Tra la gente che immobile ascoltava c'erano tipi al di là di ogni sospetto: due giovani in maglione, per esempio, una ragazza di facili costumi, un cameriere in giacchetta bianca. Gorgia fu tratto da un richiamo oscuro, come se già da molti giorni, anzi da mesi ed anni egli già avesse saputo di dover trovarsi là, in quel locale e non un altro, a quell'ora destinata. E via via che la musica si rivelava nel ritmo e nelle note, l'uomo provò una stretta al cuore. Era musica nuovissima per lui, e nello stesso tempo scavata nel suo cervello come un'ulcera. Era la strana musica già udita per la via, e poi a casa quella sera. Ma adesso era ancora più libera e orgogliosa, e più potente di volgarità selvaggia. Non resistevano neanche gli uomini ignoranti, i meccanici, le donnette, i camerieri. Schiavi e sconfitti, restavano là a bocca spalancata. Il genio! E questo genio si chiamava Ribbenz; e gli amici e la moglie avevano tentato di tutto affinché Gorgia non ne sapesse niente, per la pietà che ave-vano di lui. Era il genio che l'umanità aspettava da almeno mezzo secolo, e che non era lui, Gorgia, bensì un altro della sua stessa età, finora ignoto e disprezzato. Come gli ripugnava quella musica, che bello sarebbe stato smascherarla, dimostrarla falsa, coprirla di risate e di vergogna. Essa invece fendeva i flutti del silenzio come una corazzata vittoriosa; e presto avrebbe conquistato il mondo. Un cameriere lo prese per un braccio: “Signore, scusi, non si sente bene?”. Gorgia infatti barcollava.“No, no, grazie.” E senza bere nulla se ne uscì, sotto la pioggia, disperato. “Madonna Santa!” mormorava tra sé, ben sapendo che per lui ogni gioia era finita. Né poteva, come liberazione, offrire a Dio questo suo dolore; perché a questi dolori Dio si indigna.

(Dino Buzzati, Sessanta racconti, Oscar Mondadori, pag. 279-284, 476 pagine, 9,40 euro)

19

Se disponete di tre o quattro giorni, le previsioni del tempo vi sono favorevoli e volete veramente distrarvi, provate un percorso che sulla carta curiosamente si visualizza come una freccia con la punta a sud, a Venezia.Partendo dalla città lagunare, anche solo idealmente, il vostro viaggio vi porterà ad Udine e poi subito a Villach e Klagenfurt, bagnata dal bellissimo lago Woerthersee. Fateci un giro tutto attorno, è veramente gradevole. Ma la vostra mèta è senz’altro Graz, la capitale della regione Stiria, quella che qui ci interessa. Si tratta del cuore più verde dell’Austria che digrada dalle Alpi alle dolci colline dove potete fare veramente di tutto: escursioni, trekking a piedi (anche impegnativo), darvi alle terme, cercare e trovare camosci da fotografare (sono tantissimi nell’Alta

Stiria), peda-lare, pescare nei laghetti sotto le vette o, più “sem-plicemente”,

fare un salto a Vienna che da Graz dista solo un’ora. Patrimonio dell’Unesco e Città della Cultura, Graz è la capitale della Stiria ed è celebre per il centro storico a cui fa da contrappunto un’architettura moderna invidiata da tutti, è ricca di manifestazioni, gioiosa e festivaliera, notturna e culturale. Attorno alla città potete scegliere fra le Cascate degli Orsi (ben 24 salti d’acqua e piuttosto fragorosi), o la grotta carsica di Peggau, le 90 fattorie di Stuebing, o ancora il monastero cistercense di Rein, aperto al pubblico.

Verde su verde

L’offerta alberghiera è piuttosto varia e differenziata e alla sua base troverete sempre le curatissime pensioncine dai balconi fioriti e a buon prezzo disseminate dapper-tutto. La cucina è ricca e robusta, ma se fate del moto è anche quello che ci vuole, e la birra è sempre eccellente. Lasciata Graz, piegate fino a Maribor nella confinante Slovenia (a proposito, la Stiria, come regione storica, com-prendeva anche un pezzetto dell’attuale Slovenia, altro paese in cui il verde si spreca). Seduta sulle sponde della Drava, Maribor offre un centro storico intatto, medievale e rinascimentale, con un bellissimo quartiere portuale, duomo, municipio e castello con bastioni.Infine, da Maribor a Lubiana, la capitale, in sloveno la città dell’amore, piccola, piena di storia ma anche vitalissima e giovanilista, raccolta ai piedi del suo castello e resa vivace dalla generazione di internet. Lubiana, Trieste, Venezia, la freccia è completata e sicuramente vi avrà colpito a fondo.Per info: www.steiermark.com

Week-end lungo fra Austria e Slovenia attraverso paesaggi

che declinano tutte le tonalità del verde-natura

Patrimonio dell’Unesco e Città della Cultura, Graz è la capitale della Stiria

22 Viaggi brevi, escursioni, scoperte per week-end e tempo libero

di Lamberto Cicognani

La bici, che passione! Complice forse l’andazzo dei tempi che nonostante il mare di offerte turistiche restano un po’ cari, sempre più gente si rivolge, o ritorna, alla bicicletta per trascorrere il tempo libero e mantenersi in forma. In fondo, chi non sa andare in bici? Basta un minimo di abbigliamento tecnico e uno zainetto con l’indispensabile e chiunque, è in grado di lanciarsi sulle due ruote. Uno dei percorsi per cicloturisti più attraenti parte a nord di Bassano del Grappa e si snoda per decine di chilometri risalendo il corso del Brenta, sempre in vista dell’acqua e attraversando borghi, paesi, campagne, boschetti, spiaggette fluviali, angoli fioriti e coni visuali di indiscussa bellezza. Lasciata alle spalle Bassano, a Valstagna attraversate il ponte e prendete la riva interna del Brenta. Da quelle parti si pratica il rafting con il gommone sulle piccole rapide del fiume, ma questa è un’altra storia. Continuate fino alla località Cornale, in piena Valsugana riconoscibile per il ristorante-birreria che fa da presidio per la pista ciclabile e tante altre forme di escursionismo, compreso il modaiolo nordic walking, la camminata lunga con i bastoni tipo sci. Parcheggiate, tirate giù la bici e gettatevi sulla pista che

arriva a Pergine Valsugana e al suo lago ma che si con-nette e può arrivare tanto a nord da portarvi in Germania (così dicono gli appassionati che combinano treno+bici). Sceglietevi la lunghezza che volete, la pista, molto fre-quentata, offre numerosi angoli per sostare, chioschi, un laghetto incantato sotto la costa di un monte con area pic-nic sotto gli alberi, semplici panchine ma anche giardini

fioriti, fontane di paese e panorami a non finire fra il fiume e la montagna in-combente, sempre in com-pagnia di un sacco di gente che come voi ama il verde, la natura, lo sport e la vita all’aria aperta in posti gran belli; ma ricordatevi che ogni meta va guadagnata spingendo sui pedali. In località Pianetto vi trova-te a circa 40 chilometri

da Pergine e circa 25 dalla deliziosa Borgo Valsugana, antica ma accogliente e da dove potreste anche partire per Pergine e i laghi d’intorno, Levico e Caldonazzo, altri frammenti di cielo e di smeraldi. I luoghi sono molto belli e la stagione promette il meglio (speriamo), ma ricordate sempre che quanti chilometri fate in avanti, poi li dovete fare anche al ritorno, per tornare

alla macchi-na, a meno che qualcuno non vi venga a prendere là dove sie-te, visto che la viabi l i tà ordinaria è sempre vici-

nissima alla pista ciclabile, ma perdereste l’abbrivio del ritorno, che sfrutta una leggerissima pendenza verso sud e vi fa “scendere” quasi senza pedalare per lunghi tratti.

La via del pedale

Il consiglio migliore è quello di percorrere a tappe la bella pista, in diverse occasioni, un giorno fino ad un certo punto, la volta dopo da lì in avanti.

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Insalata di pesce spada

Il signore in rossoIn gioco tra i fornelli alla ricerca del meglio del gusto

di Lamberto Cicognani

L’estate, si sa, rende svogliati a tavola e ci porta più a piluc-care che a mangiare con robusto appetito. Frutta, verdura, piatti freddi saccheggiati blandamente, macedonie, gelati, l’orizzonte gastronomico nei mesi caldi pare proprio crudo più che cotto. Ma proviamo ugualmente a proporre un piatto cucinato che per la sua leggerezza e per il gusto di cui è ricco non si farà respingere. La base è il vitello di mare, quel pesce di grossa taglia venduto a tranci di carne bianca e polposa con una piccola vertebra nel mezzo. Prendete il trancio, infarinatelo bene e poi passatelo in padella con olio caldo fino a quando sarà ben colorito da entrambe le parti, il che avverrà in breve considerando la tenerezza di quella carne di mare. Separatamente avrete preparato un fondo, una salsa al pomodoro e all’olio d’oliva un po’ lenta (non fatela restringere) cui avrete aggiunto qualche foglia di prezzemolo

e una generosa presa di capperi sottaceto. Per i patiti, ma solo per loro, è concesso uno spicchio d’aglio. Tenete pronto il fondo e dopo che avrete lasciato sgocciolare il trancio fritto su carta da cucina, adagiatelo nella salsetta al fuoco lento e fate in modo che ne sia preso da entrambe le parti. Se vi piace, aggiungete alla salsetta qualche altra goccia d’aceto rosso. Lasciate marciare così per qualche minuto e servite caldo-tiepido con un po’ di fondo e capperi su ciascun trancio. Come contorno potete prendere dei cuori di indivia bianca, tagliarli per lungo in modo da farne delle barchette e condirli con una emulsione di olio d’oliva, sale, aceto (o succo di limone) facendola colare anche tra le foglie della barchetta. Un boccone, una barchetta, che delizia! Beveteci dietro un bianco secco freddo delle terre da Lison di Pramaggiore al Collio goriziano e mai sbaglierete.

Ricette a cura di Marina Gallo

Ingredienti: 2 fette di pesce spada da 150 gr ciascuna, 2 cuori di lattuga, 1 spicchio d’aglio, 4 cucchiai di olio d’oliva extravergine, 2 cucchiai di succo di limone, mezzo cucchiaino di pasta d’acciughe, 1 di senape dolce, 1 di salsa worcester, 2 di panna, sale e pepe.Sbucciate lo spicchio d’aglio, affettatelo e frullatelo per due minuti insieme al succo di limone, l’olio, la panna, la senape, la pasta d’acciughe, la salsa worcester, un pizzico di sale e una presa di pepe. Pulite e lavate l’insalata, spezzettate le foglie e distribuitele su un piatto da portata, condite con una parte del condimento preparato. Spennellate le fette di pesce spada da entrambi i lati con un cucchiaio della salsa preparata, adagiatele su una padella antiaderente senza alcun condimento e cuocete tre minuti per parte. Tagliate le fette di pesce a filetto e distribuitele sopra l’insalata, cospargete con il condimento rimasto e con un pizzico di pepe. Vino consigliato: Alcamo Bianco (Sicilia)

Ingredienti: 1 polipo verace da1 kg, 1 ciuffo di prezzemolo, 2 spicchi d’aglio, 1 limone, olio extraver-gine, sale e pepe.Pulite il polipo senza togliere la pelle, lavatelo in acqua corrente. Immergetelo in una pentola con abbondante acqua salata, a freddo, portate ad ebollizione e proseguite la cottura per 40 minuti circa e comunque finché sarà tenero. Mondate il prez-zemolo, lavatelo e tritatelo con l’aglio sbucciato. Quando il polipo sarà tenero, sgocciolatelo, privatelo della pelle, tagliatelo a listarelle e sistematelo su un piatto da portata, conditelo poi con il succo di limone, un filo di olio, una macinata di pepe, il trito di prezzemolo e aglio, quindi mescolate bene e servitelo pure tiepido.Vino consigliato: Paca Bianco (Campania)

Polipo affogato

Sullo scaffale: novità in libreria, titoli e trame.26

Il ricattoKyle McAvoy, un giovane e brillante avvocato crede di avere davanti a sé un grande futuro, ma degli uomini che affermano essere agenti dell’FBI lo minacciano di rendere pubblico un segreto del suo passato. Quindi si piegherà al volere di un ricattatore a cui dovrà passare preziose informazioni riguardanti due prestigiose società in causa per il possesso di progetti riguardanti un bombardiere commissionato dal Pentagono. Così facendo metterà in pericolo la sua carriera e la sua libertà. (“Il ricatto” di John Grisham, Mondadori, 390 pagg., 20,00 euro)

La scuola degli ingredienti segretiLillian conosce la magia degli ingredienti, sa che le tortillas restituiscono il gusto pic-cante dell’avventura mentre un ragù al pomodoro apre le porte all’amore. Così oltre a gestire il suo ristorante, ogni settimana tiene un corso di cucina per allievi volenterosi di conoscere l’ingrediente segreto che ancora manca alla loro vita. Ma nell’aiutare tutti Lillian perde di vista la ricetta giusta per sé. A meno che non decida di rimettersi in gioco ancora per una volta.(“La scuola degli ingredienti segreti” di Erica Bauermeister, Garzanti, 212 pagg., 17,60 euro)

La bellezza e l’infernoScritti raccolti in un volume che tracciano un percorso vario e coerente con la visione della vita di Roberto Saviano. Personaggi incontrati nella vita o tra le pagine dei libri, uomini e donne che hanno avuto il coraggio di opporsi a qualunque forma di potere per rendersi testimone del fatto che la verità esiste. (“La bellezza e l’inferno” di Roberto Saviano, Mondadori, 252 pagg., 17,50 euro)

Danze dall’infernoÈ una ricca serie di racconti scritti dalle più celebri narratrici per ragazzi. Il tema di fondo è il mitico ballo della scuola e proprio qui si mescolano storie horror, fantasmi, vampiri e ragazzi dotati di poteri soprannaturali. Nulla è come appare e ogni nuovo elemento porta con sé sorprendenti scenografie rivelando un memorabile scontro tra i mortali e un antichissimo demone.(“Danze dall’inferno” di Stephenie Meyer, Meg Cabot, Kim Harrison, Michele Jaffe, Lauren Myracle, Fazi Editore, 263 pagg., 17,50 euro)

La biblioteca dei mortiRomanzo enigmatico che inizia nel 782 quando in un’abbazia il piccolo Octavus scrive su una pergamena una serie di nomi affiancati da numeri. Si passa poi al 1947 con Winston Churchill che prende una decisione straziante ma alquanto necessaria. Nel 2009 a New York il giovane banchiere David Swisher riceve una cartolina con una bara e la data di un giorno. Dopo poco muore. Così capita ad altre cinque persone.(“La biblioteca dei morti” di Glenn Cooper, Editrice Nord, 439 pagg., 18,60 euro)

MarinaOscar Drai è un giovane studente che trascorre gli anni dell’adolescenza in un collegio di Barcellona. Un giorno perdendosi tra il dedalo di viuzze, ville e palazzi che arricchiscono la città viene rapito da una musica che proviene da una casa. Accanto al grammofono trova un orologio da taschino che inspiegabilmente ruba. Quando decide di restituire il maltolto Oscar incontra Marina e suo padre, il pittore German. Nulla sarà come prima.(“Marina” di Carlos Ruiz Zafon, Mondadori, 308 pagg., 19,50 euro)

28 Il sapore dei semi di melaIris, bibliotecaria di Friburgo deve occuparsi della casa di famiglia e per farlo deve imparare a conoscere veramente la storia delle donne della sua famiglia che lì hanno vissuto, nonché i segreti che custodiscono. C’è Inga che trasmette scosse elettriche quando tocca qualcuno, o Mira, l’amica di giochi di Rosmarie che ha assunto le sue sembianze dopo l’inspiegabile morte, o Harriet convinta che i torsoli di mela sappiano di marzapane. L’amicizia e l’amore di tre generazioni di donne.(“Il sapore dei semi di mela” di Katharina Hagena, Garzanti, 204 pagg., 17,60 euro)

I segreti di Karol WojtylaGiovanni Paolo II è il primo papa slavo, primo straniero da 500 anni, uno dei papi più giovani con un pontificato molto lungo. Il Papa che ha abbattuto i sistemi totalitari del blocco comu-nista, che ha portato la Chiesa nel terzo millennio. Il suo percorso è stato accompagnato da stupefacenti profezie e avvenimenti soprannaturali. Tanti segni forse per riflettere sul nostro tempo scenario di drammatiche prove.(“I segreti di Karol Wojtyla” di Antonio Socci, Rizzoli, 234 pagg., 18,00 euro)

Io sono DioUn serial killer uccide le sue vittime senza poi rivendicarle e non le guarda negli occhi mentre muoiono. Solo una giovane detective e un fotoreporter possono fermare lo psicopatico che si sta vendicando per un dolore che affonda le radici in una delle più grandi tragedie americane. Un uomo che dice di essere Dio.(“Io sono Dio” di Giorgio Faletti, Baldini Castoldi Dalai, 523 pagg., 20,00 euro)

Il segreto della GenesiUn thriller epico e avventuroso. La storia del tempio più antico del mondo costruito dodicimila anni fa e misteriosamente sepolto duemila anni dopo. Scoperto per caso c’è qualcuno che non vuole che gli scavi proseguano ed è disposto ad uccidere purché il suo segreto rimanga nascosto. Segreto custodito gelosamente da millenni nel libro della Genesi.(“Il segreto della Genesi” di Tom Knox, Longanesi, 413 pagg., 18,60 euro)

Il diario del vampiro, il risveglioElena è una ragazza modello, brillante e brava, ma le sue giornate non sono eccitanti. Così intreccia una relazione con il tenebroso Stefan che nasconde un misterioso segreto. Una storia d’amore e odio in cui Stefan e suo fratello Damon si contenderanno l’amore di Elena. Nonché il suo destino.(“Il diario del vampiro, il risveglio” di Lisa Jane Smith, Newton Compton , 222 pagg., 12,90 euro)

Ho cercato il tuo nomeLogan, marines in missione in Iraq, trova nella sabbia la foto di una giovane donna bionda e sorridente. La infila in tasca e sembra che la fotografia sia un amuleto che lo salva da una gra-nata mentre due dei suoi più cari amici muoiono. Tornato in Colorado decide di rintracciare la ragazza e trovatala resta coinvolto in un’appassionante storia d’amore. Ma un segreto minaccia il loro rapporto e le loro vite.(“Ho cercato il tuo nome” di Nicholas Sparks, frassinelli, 368 pagg., 20,00 euro)

È facile smettere di fumare se sai come farloQuesto libro vale uno sforzo, quello di leggerlo. Per diventare non fumatori Allen Carr non pro-pone tattiche intimidatorie, non richiede forza di volontà o alchimie particolari, propone solo un metodo facile che ha già aiutato milioni di persone in tutto il mondo a smettere di fumare. Quel che serve è leggerlo perché l’importante è sapere come fare.(“È facile smettere di fumare se sai come farlo” di Allen Carr, Ewi, 181 pagg., 10,00 euro)

A cura di Chiara Scavazzain collaborazione con Libreria Gregoriana - Este

Beauty, salute e benessere a portata di mano.

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A tutto sole, con cautela

Abbronzarsi senza rischi inutili si può, no alla fretta e all’improvvisazione.

L’esposizione al sole è questione complessa e merita di-verse risposte: i fattori dell’abbronzatura sono i raggi sola-ri UVB e la melanina, prodotta dai melanociti dell’epider-mide quando viene esposta a luce e calore. L’ossidazione della melatonina brunisce la pelle e ci regala quell’aria rilassata e piena di salute tipica della vacanza. In effetti i benefici di una corretta esposizione solare sono gigan-teschi; grazie alla vitamina D3 prodotta dai raggi UVB si combattono rachitismo, osteoporosi, affezioni cutanee ma anche si contrastano preventivamente cancri del seno, della prostata, delle ovaie e del sangue. In più il sole è il più efficace antidepressivo naturale che si conosca. Ma è anche vero che va preso con precise cautele per evitare che provochi un effetto-boomerang e faccia più male che bene. Anzitutto l’alimentazione: scontate sono la frutta e la verdura, soprattutto per i loro contenuti di carotenoidi e poi tutti quegli alimenti che assicurano un

importante contributo vi-taminico. Per la vitamina A, formaggi e uova, per

la E, olii vegetali, frutta secca e germi di grano, per la C, fragole, kiwi, arance e ribes. A questi aggiungete l’elegante zafferano, l’oro vegetale, quel Crocus sativus giallo-arancione ricchissimo di carotenoidi, nemici giu-rati dei radicali liberi, responsabili principali del nostro invecchiamento. Una menzione speciale meritano anche i grassi omega3 del pesce azzurro che, nel nostro caso, aiutano a mantenere l’elasticità della pelle. Pertanto, oltre ai cibi abituali, via libera allo zafferano in cucina, o sotto forma di prodotto omeopatico di facile assunzione,

ovviamente con un anticipo di qualche mese rispetto al periodo dell’abbronzatura. Ed ora, sotto con il sole! Ma la prima regola, anche per le pelli più pigmentate e resistenti, è quella di adoperare una crema a protezione massima, in genere in Italia da 25 a 30, anche se il coefficiente può variare a seconda dei componenti e dei paesi.Adottato per diversi giorni lo schermo totale assicura una abbronzatura omogenea e duratura, senza macchie (che potrebbero al contrario degenerare fino al melanoma nei casi di esposizione non corretta e molto prolungata) e de-squamazione. In questo senso qualche seduta di solarium prepara efficacemente la pelle all’abbronzatura, ma niente sostituisce la crema protettiva come niente può escludere il dopo-sole, un trattamento idratante per rinfrescare e ridare umore alla pelle. Questi prodotti solari devono contenere acido jaluronico, vitamina E, bioflavonoidi, cera d’api. Non devono invece contenere derivati del petrolio, derivati anima-li, coloranti, profumi e siliconi, che non dovrebbero del resto comparire in nessun prodotto cosmetico. Buon sole a tutti!

di Sonia Lunardon

La redazione informa32

Veneto Jazz FestivalTorna anche quest’anno il Veneto Jazz Festival: più di cento eventi presenti in cartellone nelle città più presti-giose e nelle piccole località per un itinerario culturale e turistico che prevede come protagonisti i migliori jazzisti a livello mondiale. Alcuni degli appuntamenti di questo festival con i personaggi più importanti: 16 Luglio - Palazzo Te (Mantova) sarà presente uno dei massimi esponenti dei pianisti jazz contemporanei: Keith Jar-ret. Insieme a lui si esibiranno Gary Peacock e Jack Dejohnette per dare vita a una esibizione indimenticabile. 19 Luglio - Castello Scaligero Villafranca (Verona). Il chitarrista e cantante americano George Benson proporrà uno spettacolo/tributo a Nat King Cole con Orchestra della Filarmonia Veneta. Altri appuntamenti sono quelli del jazzista italiano Ste-fano Bollani che si esibirà con il suo progetto “Carioca” al Rocca dei Tempesta di Noale il 24 Luglio; il giovane pianista giapponese Hiromi sarà al Castello degli Ezzelini di Bassano del Grappa il 17 Luglio; al Teatro Vittoriale di Gardone di Brescia si esibirà il 24 Luglio Noa, con il suo stile che comprende jazz, rock americano e suggestivi sprazzi mediorientali; Roy Haynes, storico batterista,

sarà presso la Villa Varda di Brugnera, a Pordenone, il 5 Luglio; un altro italiano, Fabrizio Sotti, si esibirà presso il Teatro Vittoriale il 20 Luglio.I biglietti degli spettacoli sono già tutti acquistabili da TicketOne.Per info www.venetojazz.