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Celeste numero 72 - Giugno 2013

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In uno strano percorrere del tempo si celano gli spazi inaspettati. Si, perché è dagli spazi inaspettati e dalle soluzioni provocate che a volte si riparte. Mi insegnavano che dalla morte c’è sempre una rinascita e con la rinascita si affaccia la novità. Ed a volte è proprio così! Nell’incontro e nel dialogo scopri una passione ritrovata, quella che a volte nascondi in fondo alle cose del cassetto e che riprometti di tirarla fuori alla prossima volta.Ma l’inaspettato te la ripropone.Da inizio anno dobbiamo affrontare la scelta di una nuova direzione e dobbiamo decidere il da farsi, tra mille scelte e la crisi che incombe. Ma quando uno strumento fa parte di un tessuto cresce e si lega a esso. Diventa quasi movimento ed è una creatura di un luogo che non vuole tacere, anzi ora più che mai ha un desiderio essere presente e dialogare al pari del nostro tempo. Ed è il territorio a far fiorire la scelta di una nuova direzione perché la sente sua come parte della propria vitalità, radicata e presente per una terra che ama: Ferdinando Gara-vello. Affermato, conosciuto e ben voluto oltre che per la presenza nel quotidiano “Il Gazzettino” anche per i suoi scritti che parlano di luoghi comuni, che spesso aiutano a far sorridere anche nelle giornate più buie. Capace anche nelle idee: maggior localismo, dinamicità di presenza con una integrazione attraverso il web e voglia di far partecipare. Così vogliamo Celeste, con la curio-sità di ritrovarlo e completarlo nei contenuti ed opportunità, vogliamo essere veste di un territorio che insieme abbiamo tessuto e colorato

Occhi nuovi

Vogliamo essere veste di un territorio che insieme abbiamo tessuto e colorato e a volte un po’ plasmato.ed a volte un po’ plasmato. Con quei colori che in questo periodo hanno difficoltà ad apparire ma con un po’ di tono possono risaltare.Occhi nuovi non significa dimenticare un passato che molto ha dato, occhi nuovi possono essere accogliere una nuova prospettiva, magari un primo piano.

Felice Larosa

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4 Numeri da record e tecnologie d’avanguardia per l’unità operativa complessa di ortopedia dell’Ulss 17.

Navigare nel ginocchion momenti nei quali a volte i plessi ospedalieri salgono agli onori della cronaca per errori o incidenti, che possono degenerare in situazioni

di alta gravità, è piacevole dover dare ragione di una notizia diversa, che non sembra dover far rimpiangere la sanità superspecializzata a cui ci hanno abituato le fortunate serie televisive provenienti dagli Usa e riprese con alterne fortune a casa nostra. Ma questa volta non andiamo a parlare di fiction appli-cata alla medicina, come nel reparto di emergenza più conosciuto al mondo, l’E.R. della omonima serie, ma di un reparto di casa nostra, che ha raggiunto livelli di eccellenza, grazie a un impegno continuo e silenzioso, magari a volte meno conosciuto nella porta accanto, e più noto in giro per il nostro stivale patriottico.Stiamo parlando infatti dell’Unità Operativa Complessa di Ortopedia all’interno dell’Ulss 17, che sta conferman-do un trend positivo che l’aveva già fatta conoscere da tempo per i propri risultati.I numeri parlano chiaro: l’Uoc ha compiuto in un anno oltre 2.700 interventi, dei quali 1.200 nel settore di traumatologia, e gli altri nelle patologie più diffuse, come artroscopie, interventi di chirurgia della mano, del piede e della spalla, e oltre 520 impianti di protesi pure per anca, ginocchio e spalla. Si tratta di risultati di alto livello, che permettono soprattutto di dare risposta a problemi che sino a qualche decennio fa avrebbero creato situazioni gravi e quasi invalidanti per i pazienti. Un altro primato è quello nell’utilizzo, per le protesi al ginocchio, di una tecnologia all’avanguardia, che preve-de l’intervento con il computer e una sorta di navigatore elettronico. A livello regionale l’Ortopedia dell’Ulss 17 ha realizzato oltre 1.000 interventi con questa tecni-ca, che permette di agevolare sia l’intervento vero e

proprio che la migliore ripresa del paziente. «Abbiamo iniziato a utilizzare questa tecnologia dal 2005 - spiega il direttore dell’Uoc, Gianluca Bisinella – e da allora è applicata tutti i pazienti in questo ambito. Non è una tecnologia esclusiva, ma siamo fra i pochi a usarla sistematicamente. In genere si allungano lievemente i tempi dell’intervento, ma noi, con la pratica acquisita, ci manteniamo nei tempi standard, con un vantaggio in termini di precisione dell’impianto e di invasività». Un’altra cifra importante è data dal numero di inter-venti di oncologia ortopedica, con circa 100 interventi all’anno, un settore delicato in cui l’Uoc è diventata uno dei centri di riferimento con pazienti che arrivano da tutta la regione, ma anche dal Trentino e dal Friuli Venezia Giulia.Numeri considerevoli, ma pure attenzione speciale per il paziente: nell’installazione delle protesi viene tenuta in considerazione particolare la condizione anagrafica del paziente. Un solo esempio: nel caso delle protesi d’anca, nei pazienti più giovani vengono installate delle protesi di nuova generazione “a risparmio di osso”, do-tate di steli più piccoli che consentiranno un intervento più semplice per un’eventuale sostituzione in futuro. L’attenzione è data infine da altri 2 punti distintivi. Uno di questi è la riduzione del tempo di attesa, come spiega il direttore sanitario Salvatore Barra: «Nella nostra Azien-da il tempo di attesa è di circa due mesi, contro una media nazionale di 9. Un risultato che è reso possibile da una particolare attenzione agli aspetti organizzativi». Il secondo elemento è dato dall’età media dello staff, chi si posiziona sui 43 anni, con 13 chirurghi ortopedici che vantano già un’esperienza decennale nel settore, con inoltre una grande motivazione e un costante impegno nell’aggiornamento scientifico. Un cammino che è stato costruito grazie all’esperienza del dottor Giovanni Padovani, primario per numerosi anni, anda-to in pensione all’inizio dell’anno, che aveva riversato nel reparto la sua esperienza di formazione all’Istituto Rizzoli di Bologna. Valido sostituto è oggi il dottor Gianluca Bisinella, 42 anni, originario di Bassano del Grappa, che dopo la laurea a Padova si è specializzato in ortopedia presso la clinica dello stesso ateneo e all’University College di

di Michele Santi

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Londra, dopo di che ha seguito un ulteriore periodo di formazione presso il New York Hospital for Special Surgery. «Questo percorso di crescita - sottolinea il direttore generale dell’Ulss Giovanni Pave-si - già oggi rende la nostra Ortopedia una realtà di rilievo, come dimostra la casistica, e allo stesso tempo ci fa pensare di avere posto le basi per costruire, anche sul piano della professionalità, il futuro di un grande ospedale unico».E in attesa di vedere in funzionamento il nuovo plesso ospedaliero di Schiavonia, non mancano altri reparti dell’Ulss che conseguono altre tappe di miglioramento. Nel marzo di quest’anno il reparto di cardiologia ha dato il via all’impianto di una nuova generazione di protesi bioassorbibili per pazienti affetti da grave coronopatia, fatto che permette di dare risposte migliori per una patologia che purtroppo aumenta. In un ambito ben più rilassante, l’unità di Ostetricia e Gi-necologia ha visto invece un aumento delle nascite, nel corso del 2012, grazie anche all’introduzione di nuovi servizi, come il travaglio in acqua, che è stato adottato da circa il 30% delle gestanti, mentre una percentuale eguale ha invece richiesto anche il parto senza dolore.

Una situazione va sempre a migliorare e che registra anche un indice negativo, ma incoraggiante, e cioè la riduzione dei parti cesarei.

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Castelli & prosciuttiGrandi numeri dalla Festa del prosciutto di Montagnana, fra ospiti illustri e tanta qualità in tavola.

di Michele Santi

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Dolce tradizione che continua e che si è messa in gioco per l’ennesima volta nei nostri territori. Il pensiero va al Prosciutto Veneto Berico-Euganeo Dop, sigla un poco complicata e lunga, che però ha il pregio di garantire la tutela, anche nella maestria e nel lavoro, di chi produce con bravura, competenza e passione, un prodotto che ha trovato nei decenni un suo spazio di élite. La festa del Prosciutto, svoltasi di recente a Montagna-na - la culla di questo prodotto che fa vanto ed onore a quest’area - in questa edizione si è allargata non solo alle pregiate cosce di maiale lavorate, ma pure ad altre eccellenze del gusto legate alla zona e agli ambiti limi-trofi, per mostrare il volto genuino e sano di un territorio che si fa conoscere anche fuori dai confini nazionali con le proprie eccellenze nel gusto e nei sapori.

Infatti non sono mancati gli ospiti particolari, a partire da un gioviale Giovanni Rana, produttore conosciuto in tutto il mondo per i suoi capolavori a base di pasta fresca e non solo, che ha partecipato alla degustazio-ne verticale organizzata da prosciuttificio Crosare, e ha salutato il pubblico numeroso presente allo stand. Negli stessi giorni hanno dato prova della loro bravura e sapienza gastronomica alcuni aderenti all’Associazione dei Ristoratori di Valeggio sul Mincio, che hanno pre-sentato la Festa del Nodo d’Amore, la denominazione poetica e fragrante di sapore del tortellino tipico della località, conosciuto come uno scrigno di foglia dorata arricchito da un profumato ripieno di carne brasata. Non solo prosciutto, si è detto, e infatti è stato possibile mescolare il sapore dolce della coscia di suino con quello penetrante dei formaggi provenienti dal Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, come il Piave in diverse stagionature, il Penna Nera e il Dolomiti del parco, con il contributo di Lattebusche.

Sapori quindi speciali, legati alla tradizione regionale, con abbinamento di vini Doc padovani, mentre a far da degna cornice non sono mancate le manifestazioni di contorno: oltre alle degustazioni erano in programma gli appuntamenti culturali, come la mostra “Anime nella forma”, nella pregevole cornice di Palazzo Valeri, la rassegna “Contaminazione” nella Sala Austriaca di Castel san Zeno, un evento di body painting e la propo-sta di “Domenica al Museo”, con accanto “Se mi vuoi bene… leggi con me”, incontri di lettura ad alta voce per i più piccoli. Non sono mancate, come da tradizione, le apprezzate visite agli stabilimenti di produzione del prosciutto, per chi vuole conoscere da vicino come nasce il prodotto che dà nome alla festa.Una occasione quindi che si allarga per far conoscere un’eccellenza di produzione, e che d’altra parte si sposa bene con altre proposte che solleticano il gusto. Un prodotto di nicchia, quello del Prosciutto Veneto, che nasce, come stabilito dal disciplinare del Consorzio di tutela, attraverso regole precise che garantiscono la qualità del risultato finale. Attualmente i pezzi marchiati sono di poco inferiori alle 100.000 unità, con una distribuzione che spazia in buona parte d’Italia, con prevalenza nella nostra area del Nord Est, ma anche con buongustai da Fran-cia, Germania e Svizzera. Un gusto speciale dovuto al sapiente poco uso del sale, senza uso di conservanti e aromatizzanti, e alla bravura di lavorazione dovuta a una lunga tradizione che si perde nei secoli. La qualità è data dall’equilibrio perfetto fra tempo di salatura, peso del prosciutto, dalla durata e dalle condizioni di stagionatu-ra. Da non dimenticare, che dietro un Berico-Euganeo c’è un lavoro complesso, che comporta la marchiatura dell’allevamento di provenienza delle cosce, solo di origi-ne italiana, la marchiatura pure del macello, il sigillo con mese ed anni di salatura, il marchio del Consorzio, con indicazione dello stabilimento di produzione, e infine il marchio del produttore.

Giovanni Rana a Montagnana

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Castelli & prosciutti, un’accoppiata vincente per promuovere il territorio.

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La mostra archeologica, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, espone quasi duemila reperti per raccontare la civiltà dei Veneti antichi dai primi insedia-menti sino all’arrivo dei romani, dal delta del Po alle alture pedemontane e alpine. Sul finire del secondo millennio avanti Cristo, e in modo più articolato nel corso del primo, l’Italia nord-orientale ha visto fiorire la civiltà dei Veneti antichi: una popolazione che la mitologia classica vuole originaria dell’Asia minore e giunta in Occidente tra il tredicesimo e il dodicesimo secolo avanti Cristo. Nel visitare la straordinaria mostra ci si trova a vivere un viaggio immaginario. Con l’ausilio degli oggetti esposti, provenienti da indagini archeologiche recenti e da scavi del passato custoditi nei musei di diverse regioni o nei depositi della Soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto, sono state ricreate le atmosfere e le sensazioni di un passato ormai remoto. Infatti il percorso espositivo

Viaggio nella terra dei Veneti antichi a Padova,

Palazzo della Ragione, 6 aprile - 17 novembre 2013.

Venetkens

accompagna il visitatore lungo tutte le principali tappe che hanno segnato la storia degli antichi Veneti: comincia dalle coste del delta padano nel dodicesimo secolo, un territorio dove l’acqua del mare e delle lagune si intreccia con la terra fino a confondersi; prosegue giungendo alle pianure bagnate dai fiumi, con gli insediamenti costruiti

dall’uomo tra l’ottavo e il quinto secolo e le città dei morti, disseminate di tumuli e monumenti; continua quindi verso le alture per esplorare gli abitati arroccati nelle aree collinari del quinto, del quarto e del terzo secolo, con i suggestivi santuari di montagna, sperduti e quasi irraggiungibili. L’assorbimento del territorio veneto da parte degli antichi romani, nel corso del secondo secolo avanti Cristo, segna infine la conclusione del cammino percorso dal visitatore, nonché il tramonto della civiltà veneta stessa. Il percorso, arricchito dalle più aggiornate tecnologie disponibili quali touch screen, postazioni multimediali, video e interfacce digitali, mira a suscitare l’emozione del visitatore. È possibile, infatti, vedere l’interno di un’abi-tazione, entrare in un santuario e coglierne l’atmosfera sacrale attraverso la suggestione di una voce che invoca gli dei, ascoltare lo scorrere dell’acqua; osservare un imponente tumulo funerario nel quale sono presenti numerose tombe a carattere familiare, cui si aggiungono una sepoltura equina da un lato, e dall’altro una sepoltura con due corpi: un uomo e un cavallo.

Venetkens, un viaggio per com-prendere la vita quotidiana, il territorio, le attività commerciali e i cerimoniali funebri del popo-lo che abitò l’area del Nord-est italiano nel corso del I millennio avanti Cristo.

Info: si consiglia la prenotazione, soprattutto per i gruppi, chiamando il numero 049.2010010, mentre per le scuole

la prenotazione telefonica si rende obbligatoria.Tariffe: Intero 8,00 euro, ridotto 5,00 euro.

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Disco votivo da MontebellunaIV sec. a.C.

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Celeste si fa in due

Celeste si fa in due. Anzi, per dire la verità Celeste si è fatto in due già da un bel pezzo. Ma da questa estate il raddoppio sarà molto più dinamico dell’originale. Curiosi di sapere di cosa stiamo parlando? Niente paura, per avere tutte le risposte basta fare un salto in internet e dare un’occhiata al sito www.celesteweb.it: il portale di Celeste è stato ampliato e propone tutta una serie di novità. In una sezione troverete la tradi-zionale riproposizione digitale del formato cartaceo e delle ultime uscite, che potrete leggere e rileggere comodamente. Una seconda area sarà invece nuova di zecca e vi proporrà articoli, notizie e informazioni che non trove-rete nella rivista che avete ora fra le mani. Ci sarà ad esempio un contenitore di tutti gli eventi settimanali in bassa padovana e sui colli Euganei, per non perdere neppure una sagra o una festa. Ma vi segnaleremo pure le mostre più interessanti del momento e gli eventi del territorio. La rubrica sarà aggiornata molto spesso, in modo da fornirvi tutte le informazioni più fresche per l’organizzazione della serata, della visita

guidata o dell’uscita fuoriporta. Un secondo filone riguarderà le associazioni nostrane, che avranno uno spazio tutto loro per raccontare le proprie attività, pubblicare fotografie e regalarsi una nuova visibilità. Non poteva mancare una cartella dedicata interamente allo sport, nella quale saranno le stesse società sportive a dirci cosa sta succedendo di bello a nord dell’Adige. E abbiamo molte altre idee sfiziose per il futuro, che però scoprirete solo se ci verrete a trovare sul web. In rete, dove i vincoli dell’uscita periodica di un giornale non rappresentano un problema, Celeste troverà una linfa e uno sprint completamente nuovi. Ma non lo farà per un banale programma di espansione: il progetto-web nasce per permettere a questa rivista di legarsi ancora di più al territorio e al tessuto sociale della bas-sa padovana – e, perché no, delle aree confinanti – e della sua gente, che da anni risponde puntualmente e con affetto all’impegno che tutti noi mettiamo nel “costruire” il prodotto editoriale che state sfogliando. Ah, quasi dimenticavamo...ci sarà anche Facebook!

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Novanta anni di scoutismo a Este

Novant’anni e non sentirli. Sono andate in archivio pochi giorni fa le celebrazioni del novantesimo anno di scoutismo a Este e il movimento, sempre in salute e presente nella vita cittadina, inizia già a guardare al centenario: gli scout hanno festeggiato il compleanno proponendo una mostra nel parco e nelle stalle di villa Benvenuti, a ridosso di via Cappuccini e dell’arco del Falconetto. Tutta la zona è stata tirata a lucido nel corso degli ultimi mesi dai volontari dell’associazione Scauteste onlus, che si sono impegnati a rimettere a nuovo lo straordinario parco jappelliano della villa. Che ora è stato ripulito da sterpi ed erbacce, e si presenta come un nuovo polmone verde a due passi dalla piazza Maggiore. Il progetto dell’associazione, che pur andando a braccetto con il gruppo scout ne è esterna, è di restaurare ora la villa vera e propria. Nel frattempo è stato sistemato l’edificio che un tempo ospitava le stalle e che durante l’ultimo mese ha accolto la mostra fotografica della storia dello scoutismo all’ombra della porta vecchia. Ma tutto il parco, ombreggiato da enormi alberi e dotato nell’antichità di stupende fontane, si è prestato per fornire ai visitatori dell’esposizione all’aperto come e dove “vivono” gli scout. Lupetti, coccinelle, guide, esploratori, rover e scolte hanno ricreato l’ambientazione dei rispettivi campi estivi, costruendo con legno, corda e tanto olio di gomito piattaforme sopraelevate per le tende da campeggio, cucine “boschive”, alzabandiera e aree per le attività. Per non parlare dell’enorme portale d’ingresso – pure quello in legno e corda – che richiama le forme e le dimensioni dell’arco del Falconetto. Alle celebrazioni d’apertura della manifestazione hanno partecipato anche don Luciano Carraro, arciprete del duomo di Santa Tecla, e il sindaco atestino, Giancarlo Piva. L’8 di giugno si è svolto inoltre lo storico incontro dei “vecchi scout” e delle guide di ieri, che ha riportato fra il Patronato Redentore e il parco di villa Benvenuti un gran numero di persone che hanno partecipato, chi più e chi meno, alle attività scoutistiche estensi.

Un parco restaurato, una mostra affascinante e tanti progetti per il futuro di un movimento senza età.

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La cerimonia dell’alzabandiera nel parco di villa Benvenuti

L’inaugurazione dell’esposizione per il novantesimo anniversario

Il gruppo scout di Este

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Quando viene la notte

Un giorno venne a trovarmi una signore; subito notai i suoi occhi pieni di grinta e solarità. Mi raccontò che al-cuni mesi prima gli era mancata la moglie che da tempo soffriva di una grave malattia; inaspettatamente si era aggravata ed era morta. Con lei aveva vissuto un rapporto molto intenso e fin dall’inizio della sua dipartita, il vuoto era divenuto insopportabile; e di ciò familiari ed amici avevano cominciato a preoccuparsi seriamente; così, su loro consiglio, spesso era andato dal parroco del paese a sfogare il suo dolore. Poi, improvvisamente, aveva riacquisito quella “voglia di vivere” che l’aveva caratteriz-zato quando la moglie era in vita. Infatti, mi confidò, da un po’ di tempo aveva iniziato a sognarla spessissimo, quasi vivesse una seconda vita con lei. Addirittura gli sembrava che fosse veramente viva: a volte la sognava che stava bene, a volte ch’era malata, ma che, nonostante ciò, riusciva a trasmetterle quell’amore e la serenità che una volta li avevano tanto ammaliati. Disse: «È come se un tempo avessimo vis-suto di giorno ed ora invece vivessimo di notte». Quindi

di Mariagrazia Parigi

al mattino si svegliava contento e sereno; e un’aurea di positività l’accompagnava dolcemente fino a sera; fino al momento di ritrovarsi ancora con lei, per continuare la loro vita notturna. Così, essendo immensamente grato di quella situazione che gli era “piovuta dal cielo”, aveva fatto un voto: aveva deciso di dedicarsi a far del bene agli altri, al “prossimo”. Da un po’ di giorni, però, lo attanaglia-va forte il timore che lei “sparisse” e che la malinconia tornasse nel suo cuore. Allora gli spiegai che doveva esser contento di ciò che stava accadendo, che non doveva vi-

vere nella paura, perché la sua psiche lo stava aiutan-do a superare quel lutto; il sogno realizzava il suo de-siderio che la moglie fosse

ancora viva, manifestando la sua situazione interiore; al contempo ciò gli dava la forza per dedicarsi agli altri e riempire la sua “vita diurna” di esperienze e di rapporti positivi, nuovi. Lo scorrere del tempo, poi, avrebbe fatto la sua parte. Il signore si rasserenò e disse: «È giusto che sia così, vero? È giusto che io la veda». Risposi: «Sì». Quindi si alzò e se ne andò con un sorriso.

È come se un tempo avessimo vissuto di giorno

ed ora invece vivessimo di notte

Un amore che si trasforma e cresce fino a diventare vera solidarietà.

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Riprogettare la VitaAssociazione di volontariato

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Poliambulatorio Medico e di Fisioterapia Fisiomed Este

II centro polispecialistico riabilitativo Fisiomed Este opera da febbraio 2010 sul territorio estense. Realizzato seguen-do i principi della cura della persona in tutti i suoi aspetti, dalla riabilitazione ortopedica e reumatologica alla rie-ducazione post-traumatica, il progetto è stato condiviso dal Prof. Landino Cugola divenuto direttore sanitario del poliambulatorio e già professionista noto nel mondo della Sanità per avere eseguito nel 1978 il primo reimpianto di mano in Italia ad un giovane padovano e per essere stato il fondatore nel 1992 e direttore fino 2007 dell’Unità Operativa di Chirurgia della mano e dell’arto superiore al Policlinico Borgo Roma di Verona. Il poliambulatorio Fisiomed Este esegue visite specialisti-che, esami strumentali quali la pedana stabilometrica e la videonistagmografia, pratica tutti i tipi di ecografia e di ecocolordoppler ed è specializzato nelle prestazioni di fisiokinesiterapia, grazie alla professionalità dei propri fisioterapisti ed all’investimento dei dirigenti in tecnologie ed in apparecchiature fisioterapiche all’avanguardia fino ad oggi non presenti nel territorio estense, né nel comparto della sanità pubblica, né in quello della sanità privata. Come le onde d’urto (una metodica innovativa in campo

Dal 2010 competenza, attenzione e professionalità al servizio dei pazienti.

ortopedico-fisiatrico, non invasiva ed estremamente effi-cace per il trattamento di molte patologie a carico delle ossa e dei tessuti “molli” come tendini, legamenti e, di recente, anche per la cura della cute) e la neurostimola-zione interattiva (utilizzata per la diagnosi e il trattamento di patologie dolorose sia acute che croniche a carico del sistema muscoloscheletrico).Inoltre, Fisiomed Este, per potere essere al servizio anche degli utenti che non hanno la possibilità di deambulare in autonomia, offre un servizio di fisioterapia domiciliare oltre al nuovissimo sistema diagnostico domiciliare di RX a basse radiazioni (si evidenzia che la dose media di radiazione derivante dall’effettuazione di una radiografia con l’apparecchio domiciliare è inferiore a 50-100 microSv quindi inferiore di circa 15-30 volte a quello che si riceve in un anno come fondo naturale di radiazioni). Tutto ciò ha contraddistinto e continua a contraddistingue-re nel territorio Fisiomed Este facendolo diventare un cen-tro medico di fisioterapia di riferimento per la cittadinanza. Attualmente il poliambulatorio ha sede in Via Antonio Cor-radini, nello stabile dell’ex-Saffa zona stazione dei treni, ma, alfine di un miglioramento ed ulteriore ampliamento dei servizi offerti agli utenti, sono in corso progetti per lo spostamento della sede presso una nuova e più ampia ubicazione.Per informazioni sui servizi di Fisiomed Este e per prenotare la tua RX domiciliare contatta il numero tel. 0429 51210 www.fisiomedeste.it

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Direttore Sanitario Dr. Landino CugolaSpecialista in chirurgia della mano e del gomito

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utti conoscono la storia del cane Hachiko, un esemplare maschio di Akita, la cui dedizione affettiva per il proprio padrone commosse

l’intero Giappone. Hachiko accompagnava ogni mattino il suo padrone alla stazione di Shibuya dove il professore prendeva il treno per Tokio, poi tornava ad aspettarlo nel pomeriggio. Un giorno mentre insegnava il professore morì, colto da un ictus. Hachiko però lo attese alla stazio-ne e continuò ad attenderlo ininterrottamente per dieci lunghi anni. Fino alla sua morte nel marzo del 1935.

2005. Villa Carlos Paez, Argentina. Lui si chiama Capi-tano ed è un incrocio con un pastore tedesco.Miguel Guzman lo regala al figlio Damian. Dopo un anno Miguel muore e nessuno, in quei giorni concitati, nota l’assenza del cane che ricompare solo qualche giorno dopo i funerali del suo padrone. Annusa ogni angolo della casa per poi andarsene per sempre. Dopo alcuni mesi la moglie dell’uomo e il figlio vanno al cimitero di Villa Carlos Paez. Appena si avvicinano alla tomba di Miguel sentono latrare, un pianto sommesso. È Capitano. Al momento di tornare a casa lo chiamano ma lui non li segue. Resta accanto alla tomba del suo padrone. La

cosa incredibile è che l’uomo morì in ospedale. Non fu più riportato a casa e il funerale si svolse lontano dagli occhi del cane. Come Capitano sia arrivato al cimitero resta un mistero, ma la cosa bella è che ogni giorno, dopo anni, veglia sulla tomba di Miguel.

Anni fa avevo raccontato la storia di Dolly, tenera ca-gnolina, che aveva vegliato qualche giorno il padrone morto, un insegnante in pensione, non permettendo ai vigili del fuoco di portarsi via il corpo. Dopo, per un anno intero, ogni sera alle 21.00 (ora probabile della morte dell’uomo), Dolly rifiutò ogni carezza, si sedeva ai piedi del letto ed emetteva dei guaiti simili a un pianto fievole. Tutte le notti, ora dopo ora, Dolly riviveva il suo dolore, poi con le prime luci dell’alba si calmava. Ora la storia si ripete: maggio 2013, Cremona. Francesco Uggeri è un signore di 57 anni, noto in paese per aver gestito un negozio di dischi ma soprattutto perché inseparabile dal suo cagnolino, uno Yorkshire. Accade che ci sono giorni nati per essere l’ultimo dei giorni. Senza alcuna pretesa, semplicemente le lancette scoccano un tempo che non fa più tic tac. Ora c’è da dire che mentre la tra-gedia succede il cagnolino è lì, tra quelle quattro mura

Solo per amorePiccole storie di vera fedeltà.

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e assiste impotente alla morte del suo amico, causata da un malore improvviso o da un incidente domestico. Ma questo non ha rilevanza. Quando i vigili del fuoco entrano nell’appartamento, circa un mese dopo, l’uomo è in evidente stato di decomposizione. Quanti giorni è durata l’agonia del cagnolino? Fossimo stati lì cosa avremmo visto? Con la zampetta il cagnolino avrà cer-cato di risvegliarlo e, perché no, ripetutamente leccato sul viso come a dire dai svegliati che si fa tardi. Ecco, il problema è proprio questo che si fa sempre tardi e la casa sprofonda nel silenzio e nel buio. Frastuono cittadi-no, clacson che strombazzano, macchine che sfrecciano sull’asfalto, lo scalpiccio di passi sul marciapiede, ser-rande che si abbassano, voci stridule di saluti lontani. Poi, piano, arriva la sera e, fiacchi, i rumori languiscono in un mare di tavole apparecchiate e tv accese. Le case si riempiono, volti distratti si rincontrano, talvolta oltre i muri si spiano abbracci o urla e porte che sbattono. Tutte le famiglie sono caotiche e ciascuna si compiace dei momenti tranquilli. Ma questa sera si sarà detto il povero Yorkshire tutto prosegue uguale col ritmo del crepuscolo, l’inquilina del piano di sopra chiama i figli che la cena è pronta, mentre il signor Sebastiano dell’appartamento attiguo dà i soliti due giri di chiavi che di questi tempi meglio stare attenti. Le solite nenie a volume troppo alto della ragazza del terzo piano e il motorino truccato che rincasa sempre qualche minuto dopo le otto. Di solito lui mangia prima, ma stasera non ha fame. Il suo amico è riverso a terra. Decide così su quattro zampe di bere un sorso d’acqua poi si corica al suo fianco che non si sa mai potrebbe avere freddo. Così li hanno ritrovati morti l’uno accanto all’altro. Ora il cucciolo avrebbe po-tuto abbaiare e attirare l’attenzione, certo. E se invece, avendo compreso l’inevitabilità dell’accaduto, ha scelto di lasciarsi morire di fame?

Sul web mi sono commossa davanti al video in cui un ragazzo viene ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia di New York, qualcuno lo copre con un lenzuolo ed è allo-ra che, timoroso, sbuca un cagnolino che si accovaccia sopra il telo accanto al corpo esanime. Mentre tutti si affannano a fare qualcosa in mezzo alla strada, il cane appoggia il musetto a fianco della mano insanguinata del ragazzo, lui che ha pietà della morte e ne vive il dolore.

Poi domani, o un po’ più in là, sotto il sole, dello spetta-colo straordinario che si chiama vita e che appartiene a tutti qualcuno se ne prenderà cura. E qualcun altro fer-merà il Tempo, una cosa da nulla, piccola, insignificante, per insegnare all’Uomo la lentezza di un gesto fatto solo per amore. Sarà uno spettacolo quieto.

Chiara Scavazza

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Brevi notizie dal territorio.

Le brevi, le news

Piedibus e gruppi di cammino: la salute vien passeggiandoContinua l’impegno dell’Ulss17 per la promozione di uno stile di vita più attivo e sano nella popolazione di ogni età. Dopo il successo degli anni precedenti vengono po-tenziate ulteriormente due iniziative che hanno suscitato notevole apprezzamento: si tratta dei Gruppi di cammino e del progetto “Piedibus”. Più in dettaglio, i Gruppo di Cammino - organizzati in col-laborazione con la UISP (Unione Italiana Sport per Tutti) - prevedono una serie di uscite collettive, della durata di un’ora ciascuna e frequenza almeno bisettimanale, su percorsi diversi che coinvolgono anche comuni limitrofi per garantire piacevolezza e varietà dell’attività. Ogni gruppo è composto in media da una ventina di parteci-panti, è avviato inizialmente da un conduttore esperto – laureato in scienze motorie - e successivamente con-tinua in autonomia grazie alla presenza di conduttori volontari (Walking Leader), individuati tra i componenti del gruppo di cammino, adeguatamente istruiti alla ge-stione del gruppo. Complessivamente, con il protocollo d’intesa sottoscritto pochi giorni fa, salgono a 16 i Gruppi di Cammino coordinati dall’Azienda in 9 Comuni diversi, con il coinvolgimento di circa 400 persone. I Piedibus, invece, sono una sorta di “autobus a piedi”, formati da un gruppo di bambini in movimento per recarsi a scuola e ritornare a casa, accompagnati da almeno due genitori: una modalità semplice, salutare e aggregativa per camminare in compagnia e arrivare a scuola e a casa in allegria. Come ogni “bus”, anche il Piedibus ha capolinea, orari, fermate e percorsi prestabiliti. Ogni Piedibus prende avvio grazie alla sinergia di intenti ed azioni dell’Ulss17, delle Scuole e dei Comuni e alla partecipazione attiva dei genitori. Complessivamente i “Piedibus” attivi sono 21 in 19 Comuni e coinvolgono circa 750 bambini.

L’importanza di vaccinarsi. Anzi, di “Vaccinarsì”. L’Ulss17 avvia la campagna di informazione nazionale per fare chiarezza una volta per tutte sui vaccini. In ambito sanitario, pochi argomenti come le vaccina-zioni sono così ben conosciuti a livello scientifico e allo stesso tempo oggetto di comunicazioni contraddittorie nei confronti della popolazione, al punto da generare una diffusa disinformazione. Per fare un po’ di chiarezza, la Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica promuo-ve a livello nazionale il progetto “Vaccinarsì”, che si propone di fornire ai cittadini un’informazione il più possibile completa e facilmente comprensibile su questo tema così importante. Nella Bassa padovana il progetto è stato fatto proprio e rilanciato dall’Azienda Ulss17, e non potrebbe esse-re diversamente del resto, dal momento che questo è uno dei territori con la più elevata percentuale di adesione alle campagne vaccinali. La campagna “Vaccinarsì” è stata inoltre coordinata a livello nazio-nale proprio dal dottor Antonio Ferro, diret-tore del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria locale. Buona parte della campagna di comunicazione si svolgerà su in-ternet: è stato infatti creato il sito www.vaccinarsi.org, con una ricca serie di informazioni e approfon-dimenti su come funzionano le vaccinazioni, i loro benefici e i chiarimenti sui timori più diffusi, e anche il sito dell’Ulss propone un link a questo sito per i cittadini della Bassa padovana che desi-derassero maggiori informazioni.

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Vajont. Una parola, duemila morti, cinquant’anni: è passato mezzo secolo dal disastro del Vajont, avvenuto il 9 ottobre del 1963. Quella notte una enorme frana si staccò dal monte Toc e volò dentro il serbatoio della diga costruita dalla Sade e venduta da pochi giorni all’Enel, sollevando un’onda mostruosa che si è portata via paesi interi e vite umane. Tanto è stato scritto sulla tragedia, tanto si è detto. E non è questa la sede opportuna per scriverne ancora, anche perché esiste una smisurata let-teratura sulla vicenda. Libri e testi possono sicuramente fornire informazioni più precise, dettagliate di quanto non possiamo fare noi in queste poche righe. Però possiamo raccontarvi una cosa, perché l’abbiamo vista con i nostri occhi. La valle del Vajont non finisce con la diga, visibile anche da Longarone e dalla strada che porta sulle Do-

lomiti. Anzi, la valle inizia proprio in quel punto. E dietro quel muro di cemento ci sono borghi stupendi, panorami mozzafiato e una natura selvaggia. Appollaiati sulla costa del monte che guarda la frana ci sono Erto e Casso. Due paesi, un solo Comune. Due cuori distinti che, anche dopo il disastro, hanno continuato a battere. E che ora stanno vivendo una nuova primavera. La valle offre infatti agli amanti della montagna un menu di tutto rispetto. Si va dalle passeggiate nei boschi a una delle palestre di

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roccia più rinomate del continente. Dai sentieri per fami-glie a difficili e pericolosi percorsi attrezzati. Dal calore di un’osteria al vento che soffia sui prati delle montagne a un’ora di camminata dal centro storico. Erto oggi ha meno di 500 abitanti, ma dispone di un’offerta turistica di tutto rispetto. I posti letto ci sono, però nei momenti clou dell’anno può risultare molto difficile trovarne uno libero. Le manifestazioni che portato il tutto esaurito nella valle si contano sulle dita di una mano. La più nota è la processione del Venerdì santo, che attira migliaia di spet-tatori: i figuranti, tutti rigorosamente ertani, percorrono le vie del paese per raccontare la passione e la morte di Cristo. Gesù e i ladroni se ne vanno a piedi nudi – che ci sia pioggia o neve, poco importa – seguiti da centurioni, tamburini e Marie. A Ferragosto si svolge invece una manifestazione molto più placida, che porta decine di bancarelle di artigiani e artisti nel vecchio centro storico. A ottobre arrivano ogni anno in paese i maestri del legno, che danno vita per tre giorni al Simposio della scultura. La valle è poi al centro di molte altre proposte, che arri-vano dal Parco delle dolomiti friulane e che riguardano sport, cultura, spettacoli e tanto altro ancora. Fra il paese vecchio e quello nuovo ci sono una pizzeria, due trattorie, un’enoteca e l’offerta ristorativa – sempre di buon livello – si amplia allargando lo sguardo di qualche centinaio di metri fra la diga e il passo di Sant’Osvaldo. Per gli amanti del trekking e della natura ci sono valli incantate, come la Zemola o la Mesath, oppure la Cimoliana, dove basta

Scorcio del paese vecchio

Scorcio del paese vecchio

Un figurante della processione

del Venerdì santo

Un’immagine della vallata

Una valle incantata dove la memoria del disastro del Vajont è ancora viva

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22 un po’ di fortuna per vedere camosci e marmotte. I più atletici possono arrampicarsi sulla falesia della palestra o sul celebre Campanile della val Montanaia e c’è pure la possibilità di scendere torrenti impetuosi con l’aiuto istruttori preparati. Poi stremati e affascinati, fermatevi ad assaggiare un po’ di formaggio a San Martino o una bella fettona di frico in paese. A Erto vive e lavora infine Mauro Corona, scrittore, scultore e scalatore di fama internazionale. La sua presenza è un richiamo irresistibile per migliaia di fans, che salgono nel paese nuovo per vedere la sua bottega e poter scambiare qualche parola con “l’uomo dei boschi”.

Erto e Casso si trovano in Friuli Venezia Giulia, a poca distanza dal confine con il Veneto. Per arri-vare nella valle del Vajont bisogna raggiungere Longarone, attraversare il Piave e salire il “costo” che conduce alla diga. In questo periodo sono in corso le celebrazioni dei 50 anni del disastro del Vajont, con un cartellone di iniziative molto fitto. Per informazioni visitare il sito www.prolocoertoe-casso.it, nel quale si possono trovare i riferimenti delle strutture ricettive e degli esercizi pubblici della zona.

Sono iniziate pochi mesi fa le iniziative legate al 50esimo anniversario del disastro del Vajont, grazie a una collaborazione fra i comitati dei paesi coinvolti. Il sito www.vajont50.it propone il calen-dario delle manifestazioni, che proseguiranno sino al 9 ottobre. Nelle scorse settimane il Giro d’Italia ha reso un omaggio storico alle vittime della tragedia portando un arrivo in salita proprio sulla diga, mentre a maggio l’attore Marco Paolini è tornato a Erto dopo molti anni con uno spettacolo dedicato alla valle. Il 26 luglio si terrà invece l’anniversario della posa della prima pietra del nuovo centro di Erto, seguito a settembre da una maxi camminata sui “Percorsi della memoria” e dalle celebrazioni di ottobre. Nel frattempo ci saranno altre kermesse slegate dal cinquantesimo del Vajont, come i mercatini di Ferragosto e tante altre proposte per tutti i gusti e ogni età.

La diga del Vajont

Due momenti della tradizionale processione laica del Venerdì santo

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24 Brusaoci, bignigole e bruscandoli

In gioco tra i fornelli alla ricerca del meglio del gustodi Ferdinando Garavello

Va bene, per le erbette spontanee è un po’ tardi. O almeno per gran parte di esse. Ma con il tempo matto della primavera che ci siamo appena la-sciati alle spalle tutto può succedere. Anche perché l’arte di saper ricono-scere e raccogliere le erbette che crescono sugli argini dei canali, nella zona dei colli Euganei e nei campi della bassa padovana è ormai cosa quasi dimenticata. E al mercato un mazzetto di erbe da usare in cucina può raggiungere prezzi da capogiro. Però volete mettere la soddisfazione di servire un risotto coi “scrissioi” o una frittatina con i bruscandoli?Allora, visto che ci siamo e che qual-cosa si può ancora trovare con un mi-

nimo di esperienza e passione, vale la pena di fare una carrellata delle erbet-te più usate in cucina. Dato che i ricet-tari nostrani e quelli dei nostri nonni tralasciano nomi scientifici e modi di dire nazionali, useremo in questo bre-vissimo vademecum la grafia veneta. Tra febbraio e marzo, ma con la sta-gione matta di questo 2013 sballato si è andati anche più avanti, arrivano i brusaoci. Che sono semplicemente le piantine di tarassaco, conosciute pure con il nome di “pissacan”.Nello stesso periodo spuntano an-che le bignigole, che altro non sono che le rosole, ovvero papaveri molto giovani. Di queste due erbette si tengono le foglioline, eliminando le radici e la parte più spessa che è vicina a queste ultime. La cottura è molto semplice: un rapido passaggio in padella con olio, cipolla e un pochi-no d’aglio. Poi si sala e via in tavola. Una primizia che cresce in buone quantità sugli Euganei è la “sparasi-na”, o asparago selvatico. Il cugino di collina degli asparagi mette il naso fuori dalla terra a marzo, anche se quest’anno non è andata benissimo a causa del clima rigido. Le sparasine trovano ampio uso nella cucina veneta e padovana, e si prestano a molte interpretazioni.

Più difficile invece trovare gli scrissioi, che in italiano sono conosciuti come carletti. Anche di questi si tiene la parte verde e tenera, che fa sempre un figu-rone nel risotto. Ancora più complicati da trovare sono i bruscandoli, nome padovano per i germogli del luppolo selvatico. E se gli scrissioi trovano una degna fine nel riso, i bruscandoli ama-no da impazzire le uova e le frittate. Se conoscete già tutte queste primizie, bene. Altrimenti vi conviene seguire un rapido corso con qualche vecchia vol-pe degli argini o dei vegri dei colli, per imparare a distinguerle e a coglierle al momento giusto. Ma attenzione, non tutte le erbette spontanee si possono raccogliere nell’area del Parco regiona-le dei colli Euganei. Prima di fare una brutta figura e di incappare in una multa conviene quindi un passaggio sul web, nel sito dell’istituto di gestione della zona protetta, oppure una telefonata nella sede di Este del Parco.

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Ingredienti per la pasta all’uovo: 200 gr farina, 2 uova, sale.Ripieno: stracciatella (o burrata), sale, pepe, ricotta (da aggiungere alla stracciatella se è troppo morbida).

Dopo aver impastato la pasta all’uovo preparate il ripieno mescolando la stracciatella con la ricotta, che servirà solo per rendere più consistente il ripieno, quindi condite con sale e pepe. Stendete la pasta e formate i tortellini ripieni di stracciatella.Vellutata di piselli: Tritate lo scalogno e rosolatelo con un filo di olio, aggiungete quindi i piselli. Lasciateli cuocere fino a che risultino ben teneri, aggiungendo all’occorrenza del brodo vegetale o semplicemente dell’acqua. Salate e pepate.Trasferite i piselli cotti in un recipiente e formate una vellutata con il mixer, aggiustando con un po’ di olio. Per eliminare eventuali pellicine setacciate la vellutata attraverso un colino a maglia fitta. Cuocete i tortellini in acqua salata. Successivamente spadellateli con un po’ di burro. Disponete la vellutata di piselli in un piatto fondo, adagiate i tortellini e guarnite con la dadolata di crudo.

Ricette a cura di Alberto Morello

Tortellini alla stracciatella su vellutata di piselli e dadolata di crudo

Ingredienti impasto: 1 kg farina tipo 1 macinata a pietra, 580 gr. acqua a 28°C, 25 gr. sale, 30 gr. olio extra vergine di oliva, 5 gr. lievito di birra o 50/60 gr. lievito madreIngredienti farcitura: 200 gr. di mozzarella, 10 asparagi verdi, pancetta arrotolata al pepe, squacquerone.

Impastate la farina con il sale e l’acqua. Successivamente, quando l’impasto comincia a prendere consistenza, sbriciolate il lievito di birra e verso la fine versate l’olio. Lasciate lievitare l’impasto per almeno 6/8 ore a temperatura ambiente.

Per la farcitura:Bollite gli asparagi in acqua leggermente salata, ma se vengono cotti a vapore è meglio. Una volta cotti passateli sotto acqua e ghiaccio per mantenere il colore verde acceso. Asciugateli e conditeli con un po’ di sale, pepe e olio.

Per la cottura dell’impasto ognuno sa come regolarsi con il proprio forno.Indicativamente: preriscaldate il forno a 200°. Stendete l’impasto su una placca da forno precedentemente oliata o foderata di carta da forno e buche-rellatelo con un coltello o forchetta. Verso metà cottura disponete la mozzarella, quindi continuate la cottura. Un paio di minuti prima di ultimare la cottura adagiate gli asparagi. Dopo aver estratto la vostra teglia dal forno farcite con lo squacquerone, la pancetta arrotolata al pepe e un filo di olio extra vergine di oliva. Buon appetito!

Pizza in teglia con asparagi, pancetta e squacquerone

Alberto Morello

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26 Sullo scaffale: novità in libreria, titoli e trame.A cura di Chiara Scavazza

in collaborazione con Libreria Gregoriana - Este

Tra la notte e il cuoreLa vita concede sempre una seconda occasione. Miss Isabelle sa che la sua vita, fatta di piccole abitudini, sta per essere rivoluzionata. Il passato è tornato a tormentarle l’anima. Con tutta la forza d’animo che riesce a raccogliere dopo novant’anni di vita, chiede aiuto a Dorrie, la sua giovane parrucchiera. Ed è una richiesta sconvolgente: un viaggio in macchina verso Cincinnati e bisogna partire subito. Dorrie esita, ma alla fine non può rifiutare. E il cuore di Isabelle si riaccende come una notte di settant’anni prima, nel 1939. La storia di una donna che cerca la libertà del suo cuore.(“Tra la notte e il cuore” di Julie Kibler, Garzanti, pagg. 362, euro 17,60)

L’ultima volta che l’ho vistaGalles, 2009. Vanessa e il marito, in viaggio, si fermano in un parcheggio isolato. L’uomo si allontana per pochi minuti e al suo ritorno scopre che la moglie è scomparsa. Matthew non sa che è stata rapita: il suo sequestratore, Ryan Lee, la rinchiude in una grotta, ma viene arrestato e incarcerato per un crimine precedente. Di Vanessa non si sa più nulla. Tre anni dopo, Ryan viene rimesso in libertà. Ma qualcuno trama una vendetta contro di lui: sua madre e la sua ex fidanzata vengono aggredite, e un’altra donna viene rapita “replicando” nei minimi dettagli la scomparsa di Vanessa Willard.(“L’ultima volta che l’ho vista” di Charlotte Link, Corbaccio, pagg. 375, euro 18,60)

La pelle dell’orsoDomenico ha dodici anni e vive ai piedi delle Dolomiti. La montagna è il suo mondo. Gli piace attraversare i boschi sognando avventure straordinarie anche se tutti lo mettono in guardia, perché il rischio di imbattersi nell’orso di cui tanto si parla in giro è grande. Un orso diventato una leggenda: terribile e gigantesco. E non riesce a credere che suo padre, sempre ubriaco, voglia dare la caccia all’orso. Domenico sarà coinvolto in un’esperienza unica, spaventosa ed eccitante, dalla quale apprenderà che la natura, per quanto pericolosa, non sarà mai crudele come gli uomini. (“La pelle dell’orso” di Matteo Righetto, Ugo Guanda Editore, 153 pagg., euro 14,00)

OraDopo la tragica morte dei genitori, Ettore e sua sorella Claudia sono tutto quello che rimane della loro famiglia. Ettore decide di tornare al suo paese d’origine per vendere la casa dove sono cresciuti, ma sottovaluta i fantasmi del passato. Quella casa rappresenta l’ultima barriera per il senso di colpa che prova nei confronti del padre, da cui è fuggito anni prima. Il suo arrivo è, inoltre, segnato dall’incontro con un’anziana signora che custodisce un segreto che non ha mai rivelato a nessuno. Ettore finalmente scoprirà ciò per cui vale davvero la pena vivere.(“Ora” di Mattia Signorini, Marsilio, pagg. 221, euro 17,00)

Le stelle del caneL’umanità è stata decimata da una febbre globale. Hig è uno dei pochi sopravvissuti. A bordo di un vecchio Cessna, un cane come copilota, presidia volando un pezzo d’America che una volta si chiamava Colorado. A terra lo aspetta il suo socio Bangley, che difende il loro terri-torio. Nell’epidemia ha perso la moglie; solo il ritrovato legame con la natura e l’affetto per il cane Jasper lo tengono in vita. Sarà il desiderio di volare a salvarlo e lo porterà a scoprire un Eden abitato da un vecchio e da sua figlia: allevano animali, coltivano un orto. Un’oasi che accoglie Hig.(“Le stelle del cane” di Peter Heller, Rizzoli, pagg. 358, Euro 18,00)

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Cartoline dall’infernoIl detective Henderson nasconde a tutti un terribile segreto. Cinque anni fa sua figlia Rebecca è scomparsa, alla vigilia del tredicesimo compleanno. Un anno dopo riceve la prima di una serie di cartoline: su uno dei due lati mostra una polaroid con Rebecca legata a una sedia, imbavagliata e terrorizzata. Ogni anno ne arriva una nuova. I giornali lo chiamano “il killer dei compleanni”. Dodici anni. Dodici ragazze morte. Tutti pensano che Rebecca sia scappata di casa. Se qualcuno scoprisse che anche sua figlia è vittima di quel serial killer, sarebbe estromesso dalle indagini. (”Cartoline dall’inferno” di Stuart Macbride, Newton Compton, 422 pagg., euro 14,90)

Il gioco segreto del tempoLo scrittore Ernesto Santamaria girovagando per il mercato delle pulci di Madrid trova in una vecchia scatola di latta una foto in bianco e nero, accompagnata da un fascio di lettere. Nell’immagine, un ragazzo e una ragazza accennano un sorriso; sul retro, i loro nomi - Mer-cedes e Andrés - e una data: 19 luglio 1936. Incuriosito, inizia a indagare sulle sorti di quella coppia. Scoprirà così che quello scatto immortala uno degli ultimi momenti trascorsi insieme dai due giovani, da poco sposati, prima che lo scoppio della Guerra civile li separasse. Riu-scirà a dare voce al loro amore.(“Il gioco segreto del tempo” di Paloma Sànchez Garnica, Piemme, 629 pagg., euro 15,00)

Due belle sfere di vetro ambratoUna biologa russa, in un’osteria affacciata sulla laguna di Venezia, dichiara di voler clo-nare un cavallo, quello del monumento a Bartolomeo Colleoni in campo San Zanipolo.Alvise Pàvari dal Canal ne ha sentite tante nella vita, ma questa le batte tutte. Clonare una statua? Certo che no, gli spiega dolcemente la russa. Lei allude a tessuti organici di cinquecento anni fa, perfettamente conservati. Alvise finge di non capire, ma pensa alla teca con due sfere di vetro ambrato custodita nel palazzo avito sul Canal Grande. (“Due belle sfere di vetro ambrato” di Giorgio Caponetti, Marcos y Marcos, 255 pagg. euro 12,00)

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LapoSette anni e deve andarsene di casa. Lapo è un incrocio con un Collie, nato nel 2005. È vaccinato e microchippato. Dolcissimo e buono pur-troppo ha già capito che non è più benvoluto e sof fre molto.

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Vacanze a quattro zampeQuando si programma un viaggio, se si prevede di partire con il proprio animale, è bene organizzarsi per tempo in modo tale da poter adempiere agli obblighi legislativi e sanitari previsti nel Paese in cui ci si vuole recare. È necessario tenere ben presente i regolamenti delle varie compagnie aeree, marittime e ferroviarie. Per il traspor-to in auto è vietato chiudere gli animali nel bagagliaio. Per impedire che possano creare pericolose distrazioni al conducente, è consigliabile (obbligatorio, in alcuni Paesi) installare una rete divisoria per Fido e tenere in un’apposita gabbietta Micio, anche se in Italia la rete non è necessaria qualora si trasporti un solo animale domestico. Prima di affrontare un lungo percorso è oppor-tuno abituare gradualmente l’animale a viaggiare. Fate sì che il vostro amico parta a stomaco vuoto (deve aver mangiato da almeno 8 ore). Permettete una sufficiente circolazione d’aria, frequenti soste per sgranchirsi le zampe e dissetarsi. Attenzione al momento in cui lo fate uscire, potrebbe scappare. Non lasciatelo mai chiuso in auto durante una giornata calda. Ricordate di portare con voi in vacanza: il libretto sanitario, necessario per ogni evenienza; qualche gioco; le ciotole del cibo e dell’acqua; i medicinali concordati con il vostro veterinario; l’antipa-rassitario che utilizzate abitualmente. Per non modificare le sue abitudini alimentari, prima della partenza procu-ratevi una scorta del solito cibo adeguata al numero di giorni in cui starete via; guinzaglio e museruola nonché la medaglietta identificativa che contenga un numero di telefono ben leggibile in caso di smarrimento.

Il passaporto europeoSe viaggiate oltre confine il vostro animale necessita del Passaporto europeo, obbligatorio per gli spostamenti nell’Unione Europea. Il passaporto certifica che l’animale sta bene, è vaccinato contro la rabbia e ha effettuato even-tuali trattamenti antiparassitari obbligatori per l’ingresso in alcuni Paesi dell’UE e viene rilasciato dal settore veterinario dell’azienda sanitaria locale in cui è registrato l’animale.

Vaccinazioni e protezioniIndipendentemente dalla meta è importante proteggere il cane o il gatto dalla potenziale aggressione di agenti patogeni presenti in zone geografiche diverse da quella in cui vive. Il Ministero della Salute consiglia sempre la vaccinazione antirabbica e segnala che in Sardegna è molto diffuso l’echinococco, un particolare tipo di tenia. Inoltre il Ministero informa che in tutto il bacino del Medi-terraneo (per l’Italia zone come la Versilia e tutta la riviera Ligure, Sardegna, Argentario, Isola d’Elba, Sicilia, e altre regioni del sud) il pericolo è rappresentato dal pappataci, un insetto che può trasmettere la leishmaniosi (chiedete sempre consiglio al vostro veterinario). Infine, nel nord Italia o in territori umidi e pianeggianti come la Pianura Padana, bisogna proteggere il cane dalla filariosi cardiopolmonare, una malattia diffusa e pericolosa che si può prevenire somministrando al cane specifiche compresse. Altra racco-mandazione, in montagna, attenzione alle vipere: mordono in genere sul muso o sulle zampe, non iniettare mai siero antivipera, né fare tagli pensando di far uscire il veleno ma si raggiunga il primo pronto soccorso veterinario.

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Oliver SaroArriva dall’orrore delle stra-de, Oliver Saro, tenero cuc-ciolo di appena dieci mesi, taglia medio piccola, peso 8/9kg.

TristanoGiovane e splendido cane di taglia medio grande. Socievole e allegro. Ce ne siamo già oc-cupati, ma al momento non è ancora stato adottato.

OmarInvestito e lasciato sotto la pioggia per un paio di giorni fino a che qualcuno si è ac-corto di lui. Ha 10 mesi questo cucciolo sfortunato. La situa-zione è molto grave e per il momento cammina solo con un ausilio.

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