Celeste 66

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Celeste numero 66 - Luglio 2011

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Grazie, facciamo da solidi Riccardo Monaco

Come sta cambiando il Bel Paese? Nel segreto dell’urna…

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rchiviati i referendum di metà giugno con il ri-sultato che sappiamo, restano però sul tappeto carte del tutto nuove che stanno sparigliando

i giochi: non si tratta di politica, ma di macrofenomeni di tipo sociologico destinati a travolgere anche la politica. Vediamo quali sono e perché non vanno sottovalutati. Anzitutto la disobbedienza, non nuova a dire il vero in tema di referendum, anche un governo Craxi negli anni ’80 sbatté il muso in modo analogo, ma tanto più signi-ficativa dopo anni di disaffezione al confronto delle idee, anni di acquiescenza tra il rassegnato e il divertito, con l’aria di chi ha visto tutto e tutto può tollerare. Stavolta la disobbedienza ha fatto la differenza, ha cancellato fedi e fedeltà indiscusse, negli ultimi anni le posizioni di tanti italiani non erano mai state così laiche, il pensiero non era mai stato così svincolato da una convinzione di parte; sui grandi temi la gente fa da sola, i primi attori vengono lasciati soli a recitare davanti ad una platea semideserta. L’indicazione è precisa e riguarda tutto il mondo politico, indipendentemente da come era schierato per il referen-dum, vale a dire che su questioni di capitale importanza gli italiani non prendono lezioni da nessuno. Sarebbe interessante almeno simulare un quesito referendario e il suo esito sul problema della fine vita, che i politici non hanno il coraggio di affrontare.In secondo luogo, il ruolo della rete, dimostratasi alterna-tiva alla TV e molto più efficace. Voglio solo ricordare che il presidente americano Obama ha investito moltissimo sulla rete per essere eletto e che la sollevazione recente del Nord Africa deve quasi tutto al web. Perché? A mio modesto avviso, la televisione è fatta da altri e chiunque

di noi non può fare altro che assorbirla in modo passivo, mentre il web con i suoi social network offre la possibilità di veicolare personalmente il proprio messaggio, di esser-ne cioè protagonista. Il piccolo schermo viaggia a senso unico e non consente contraddittorio, il pc di casa viaggia in tutte le direzioni e non annulla il latore del messaggio, ma anzi lo moltiplica. Insomma c’è un protagonismo (in senso positivo) che la TV non potrà mai dare perché non è interattiva. Ancora, sul web le informazioni si verificano, si intrecciano, si contraddicono, vengono selezionate, cosa che in TV, soprattutto in tempi recenti, non accadeva più: a momenti i tigì di reti diverse sembrano impaginati tutti dalla stessa mano!Se tutto questo è vero, come realmente credo, la TV è ormai preistoria e il modo di fare politica dei nostri rappre-sentanti, destra o sinistra poco conta, rischia di perdersi nelle nebbie del passato.Al di là dei risultati sanciti dai recenti referendum credo che si dovrebbe tenere conto di questo paio di annotazioni poco politiche e molto sociali, il paese reale vuole contare, decidere e farlo liberamente, evitando le lenti deformanti di una classe politica che, giunta al potere, distorce le prospettive e imbroglia gli orizzonti. Chiudo con un sem-plice esempio, sulla questione del nucleare non ho sentito nessuno, pro o contro, solamente accennare al problema dei problemi in materia che nessuno al mondo ha risolto, neanche i nuclearisti meglio attrezzati: che farsene delle scorie radioattive? Non c’è risposta, non doveva esserci neanche domanda, ma c’è stata perché è servita comun-que ad alimentare l’eterno gioco del potere e della corsa al vertice. Ma, forse, non per sempre, non per sempre…

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Dopo di noi, chi?Una fondazione per la disabilità, attenzione mirata alla

riabilitazione sociale.

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D a un luogo dove ci si recava per la cura estetica del corpo è nato un nuovo ambiente per dare risposta alle necessità di persone diversamente

abili che hanno bisogno di spazi attrezzati dove risiedere. Si allarga ancora l’area dedicata alla gestione di chi è in difficoltà da parte della Fondazione Franchin Simon, a Montagnana, nei pressi di Porta Padova, per creare due nuovi spazi che trovano sistemazione dove sorgeva in precedenza una palestra privata. Inaugurazione di due nuove comunità alloggio, accanto al restante spazio della Fondazione, nel pomeriggio di domenica 12 giugno, con la messa celebrata da monsignor Alfredo Magarotto, vescovo emerito di Vittorio Veneto, mentre di lì a poco vi è stato il taglio del nastro e la visita alle nuove realizzazioni. Un cammino che prende il via grazie all’intuizione dei co-niugi Angelo e Graziella Franchin, che nel 1991 hanno vinto una causa per i danni subiti dal figlio Simon al momento della nascita. Una parte consistente del risarcimento otte-nuto dai due coniugi è stato utilizzato nella realizzazione di una serie di ambienti che sono all’avanguardia, di certo a livello provinciale, se non più oltre, come viene ricordato con orgoglio, per l’accoglienza delle persone diversamente abili. Dalla partenza della prima struttura, nel 1994, con il soggiorno diurno e gli spazi nello storico palazzo di Borgo Eniano, si passa nel 2005 al primo nuovo settore, con la creazione dell’Alveare, mentre fa seguito lo spazio denomi-nato Arcobaleno, a cui segue, nel 2008, Sorriso, il settore dedicato alla salute mentale. Il resto è storia recente, con i due nuovi fabbricati, denominati Betulla e Quercia, che sono realizzati per ampliare la comunità alloggio, desti-nata a persone con disabilità, per un totale di 20 posti letto. Si tratta di una struttura che sarà aperta 24 ore al

giorno, per 365 giorni all’anno, costruita su 3 piani, per una superficie totale di 1142 metri quadri, con stanze a due letti con bagni assistiti e attrezzati per dare agli ospiti il massimo comfort. La spesa totale per l’ultimo stadio di costruzione ammonta a 2,9 milioni di euro, coperti in parte dalla generosità della stessa famiglia Franchin, ma anche da aiuti e sovvenzioni. “Il nostro impegno è grande, commenta con soddisfazione il presidente Angelo Franchin, ma siamo riusciti a creare una comunità che non ha eguali a livello regionale. Ci teniamo a ribadire che non vuole essere una risposta all’emergenza, ma invece deve permettere alla persona ospite di trovarsi in un ambiente accogliente, dove vorrem-mo che la stessa persona si possa abituare gradatamente, facendo conoscere ai nostri operatori le sue abitudini e le sue necessità. Qualcuno mi dice che è ben contento di accudir il proprio figlio o congiunto a casa. Mi sta bene, ma non dimentichiamo che anche le persone diversamente abili diventano adulte, e sentono il normale bisogno di indipendenza”. Con i nuovi spazi sono attive quindi 7 unità operative, per un totale di 80 posti totali, mentre le richieste non mancano anche dal territorio esterno all’Ulss 17 con cui la Fondazione ha stipulato un protocollo per la gestione degli ingressi nella struttura. “Abbiamo realizzato un complesso di cui siamo fieri, conclude Franchin, ma sia ben chiaro che non siamo una struttura sanitaria, ma una comunità sociale ed educativa”. Una scelta certamente valida, che risponde anche a una necessità concreta, e cioè alla domanda sul “dopo di noi”, ossia su chi dovrà seguire ed accudire le persone disabili dopo che verrà a mancare loro il sostegno dei propri genitori.

di Michele Santi

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Brevi notizie dal territorio: appuntamenti, mostre, manifestazioni, novità. Tutti i colori del nostro quotidiano e le ultime curiosità.

Le brevi, le newsa cura di Michele Santi

Este - Triller d’estateTitolo evocativo o quasi per la presentazione di un romanzo presso la biblioteca civica di Este. Si intitola infatti “Rosso Cremisi”, il thriller, dovuto alla penna di Alessandro Romano, che è stato presentato nello scorso mese di giugno, con la partecipazione dello stesso autore, che ha creato il personaggio dell’investigatore Antonio Gardenia. Il lavoro è ambientato in una Torino non a caso assolata e sanguinaria, dove si intuisce una indagine avvincente. La presentazione è stata a cura di Nicola Ruzzenenti, con lettura di alcuni brani da parte degli attori Fabio Berton, Veronica Galeazzo e Lahire Tortora.

Noventa Vicentina - Pop & RockSeconda metà di giugno all’insegna della musica moderna a Noventa Vicentina. In una settimana dedica-ta agli ambiti diversi, si è iniziato, in piazza IV Novembre, con un’esibi-zione della scuola “Oltre la danza”, a cui ha fatto seguito la cover band del gruppo Negramaro “La febbre”.Dall’ambito italiano a quello inter-nazionale con il tributo ai Depeche Mode con “The trash mode”, men-tre il cammino è continuato con l’omaggio ad altri tre cantautori italiani di livello, e cioè Ligabue, Elisa e Zucchero Fornaciari, propo-sti rispettivamente da Fuorizona, In Her Shoes e O.I. & B. conclusione con un omaggio ancora internazio-nale al gruppo dei Dire Straits.

Montagnana - ColorsMostra forte nei contenuti e soprat-tutto nella scelta del colore. La sala austriaca di Castel san Zeno a Mon-tagnana ha ospitato, tra fine giugno e inizio luglio, la mostra di Luciano Cenghialta, dal titolo “La forza evo-catrice del colore”. L’autore spazia su tecniche diverse, dall’acquerello al colore ad olio, con estrema at-tenzione e cura proprio nella scelta coloristica, con un’impronta veristica su cui però sa far scorrere sensazioni ed emozioni.

Montagnana - Restauro e bat-tesimoRecente restauro e nuova denomi-nazione per l’asilo nido comunale di Montagnana. Grazie alla colla-borazione tra l’amministrazione comunale, la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e la Regione Veneto, è stato compiuto un raddobbo quasi radicale, con diverse migliorie apportate in corso d’opera. Fra l’altro sono stati rifatti i bagni e le aule, sostituiti completamente serramenti e pluviali esterni, rifatta la scala pure esterna di evacuazione e sistemati giardino e siepe. Con il rifacimento pure un nome illustre. La struttura è stata infatti intitolata a Gigliola Valandro, personalità di spicco, sindaco di Montagnana nel dopoguerra e parlamentare, attiva fra l’altro proprio nell’ambito della ricostruzione cittadina e nella crea-zione di servizi fondamentali per la società civile.

Carceri - Il prete rossoOccasione speciale per ascoltare uno dei brani più conosciuti e più suggestivi della musica veneziana del XVII secolo. La possibilità di gustare le ben note e conosciute “Quattro stagioni” del veneziano Antonio Vivaldi, detto “il prete rosso”, è stata offerta all’interno della chie-sa parrocchiale accanto all’antica abbazia di Carceri,nell’ambito delle diverse iniziative e sotto il titolo de “Il trionfo musicale della Serenissima”. Folto pubblico di amanti della musica per un momento particolare, grazie anche all’interpretazione dell’orche-stra da camera “Gentile Ensemble”, che presenta fra l’altro Roberto Lo-reggian al clavicembalo e Francesco Padovani al flauto.

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Monselice - Di lingua in linguaAppuntamento con la cultura della traduzione letteraria e scientifica a Monselice è stato dedicato in par-ticolare all’ambito del risorgimento italiano. Il 39°convegno sui problemi della traduzione si è soffermato ap-punto sulla fortuna e sull’impegno della traduzione in lingua straniera degli scrittori del Risorgimento Ita-liano da Ippolito Nievo ad Antonio Fogazzaro, mentre la 41^ edizione del premio ha visto assegnare il riconoscimento a Glauco Felici, per la traduzione letteraria, Silvia Rogai, Barbara Kleiner per la versione in lingua tedesca di Ippolito Nievo e infine Giorgio Panini per la traduzio-ne scientifica.

Monselice - Solo a piediArte antica dell’andare a spasso, della passeggiata in amicizia che è stata avviata a Monselice con la proposta di itinerari diversi, riservati a chi ha però superato i 50, anzi i 55 anni. Si tratta di un itinerario che ha per-messo ai partecipanti di visitare luoghi diversi all’interno della nostra bella regione, a partire proprio da Noventa Vicentina e Lonigo, per continuare con Portogruaro e ancora con La Bassa Veronese tra Castelli e Musei. Se non basta, all’insegna dei bei panorami e dell’aria buona, Belluno e Dolomiti Bel-lunesi, mentre dopo l’estate si passa alla visita degli antichi quartieri a Rovi-go. Prima della fine dell’anno visita fra i vigneti e il prosecco a Valdobbiadene, e per finire a Lendinara e Santuario del Pilastrello e nel centro di Vicenza. Per informazioni, servizi sociali del comune di Monselice.

Monselice - SportivandoOccasione di vetrina per le asso-ciazioni e di contatto diverso con numerose realtà sportive a tutto tondo a Monselice, nell’ambito di “Sportivando”. Nel giardino di fronte alla sede comunale spazio per le mitiche Vespa, raccolte dal gruppo locale di amatori, ma con la possibilità pure di conoscere il rude impegno del gruppo Ercole Rugby, o il deli-cato lavoro dell’Asd Movimento e ritmo, e seguire da vicino il lento complicato svolgersi di una partita a scacchi. A fianco di formazioni sportive or-mai ben note quelle costituite da poco, come “La scuola delle nuove armonie” che si occupa di kung fu cinese e tibetano, o il gruppo Start dedito al ping pong, un gruppo di arcieri e pure uno di cheerleader.

Monselice - Le belle lettereVetrina per elaborati a tema libero a Monselice, con il premio biennale “Baveo - Pulliero”. Entro la fine di luglio è infatti possibile partecipare alla manifestazione, con l’invio di la-vori nelle diverse sezioni, che vanno dal racconto inedito al testo teatrale, per concludere con la poesia inedita. Per informazioni, presso “Amici dei Musei”, Monselice, all’indirizzo [email protected].

Colli Euganei - PaesaggiGita a fine maggio per conoscere meglio e fare il punto su aspetti diversi fra cultura e ambiente na-turale. In occasione del ventennale di Terra d’Este un incontro è stato organizzato, dalla stessa rivista di storia e cultura, presso villa Beata Beatrice, sul monte Gemola, dal titolo “Il paesaggio dei Colli Euganei tra passato e presente”. Nella giornata si è parlato di come si è trasformato il paesaggio dei Colli Euganei, con approfondimenti sul periodo medievale e nella topo-nomastica orale, per passare dopo al ricordo di Tonina Marinello, una giovane donna nativa di Montemer-lo, che combatté con Garibaldi.

Noventa Vicentina - Vero amicoVenti primavere ma non certamente dimostrate per la tradizionale ras-segna cinofila a Noventa Vicentina. Nel contesto di piazza IV Novembre, appuntamento per tutti gli amanti del più fedele amico, dell’uomo, da declinare in tutte le sue diverse razze, ma anche da compagnia, da utilità, da caccia, senza scordare una sezione speciale dedicata ai bastardini. In palio trofeo del comune di Noventa e gara Premio speciale per tutti gli espositori del basso vicentino.

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10 Tutti gli uomini del Presidente

Eletti i vertici dell’Ente Parco Colli Euganei, Borile si insedia Presidente.

S imone Borile è il presidente del Parco regionale dei Colli Euganei. Lo ha deciso l’ultimo lunedì di giugno il consiglio dell’ente, formato dai sin-

daci dei 15 Comuni della zona e dai rappresentanti di Provincia e Regione. Il quarantunenne, già presidente del Bacino Padova3, ha raccolto 14 preferenze e solo 5 con-siglieri non lo hanno votato. L’esecutivo, ovvero la giunta

del Parco, è formata da Massimo Bar-biero, Massi-mo Campa-gnolo, Gianni Biasetto, Luca Ruffin, Lucio Trevisan ed E n z o Tu i s . Borile aveva raccolto una

maggioranza schiacciante già nella riunione del mer-coledì precedente, ma un vizio procedurale nella pre-sentazione della lista aveva fatto slittare la votazione al primo giorno della settimana successiva. Il programma presentato dalla giunta comprende tutti i temi caldi dell’area euganea: si va dai problemi legati all’agricol-tura sino alla gestione dei cinghiali, passando per cave, impianti produttivi e piano ambientale. La minoranza consiliare ha aspramente contestato il piano quinquen-nale espresso dal comitato direttivo, definendolo “breve e privo di contenuti”. Le critiche non hanno impedito a Borile di portare a casa il risultato. “Sono onorato di questa nomina, ha dichiarato il nuovo presidente, inizierò subito a portare avanti il mio impegno. Ringrazio tutti per l’impegno e la serenità che hanno portato a questo risultato positivo, serio e significativo. Rappresentare un ente di questa importanza è gratificante, ma molto impegnativo”. Borile ha assicurato che il suo esecutivo darà un forte segnale entro i primi 100 giorni del mandato. Inoltre il candidato

scelto dal consiglio del Parco ha deciso di rinunciare all’indennità di presidente. “La situazione non è delle migliori, ha sottolineato, viste le difficoltà economiche è giusto che il presidente per primo dia un segnale positivo e costruttivo”. I prossimi mesi, quindi, saranno decisivi per l’istituto di gestione dell’area collinare. “Per questo motivo chiedo l’impegno di tutte le forze in campo, è il commento di Borile, dobbiamo lavorare per trovare una soluzione ai problemi e per creare nuove potenzialità. Sarà essenziale amministrare con praticità, lasciando perdere chiacchiere e proclami”. Il Parco è stato istitu-ito nel 1989 ed ha festeggiato recentemente, con un cartellone di iniziative e convegni, il proprio ventennale. L’area protetta si estende su una superficie di quasi 19 mila ettari: corrisponde al territorio di quindici Comuni. Ne fanno parte Abano Terme, Arquà Petrarca, Baone, Battaglia Terme, Cervarese Santa Croce, Cinto Euganeo, Este, Galzignano, Lozzo Atestino, Monselice, Montegrotto, Rovolon, Teolo, Torreglia e Vo. Ognuna di queste località porta nel consiglio dell’ente il sindaco o un rappresentan-te. Ai 15 delegati comunali si aggiungono tre componenti scelti dalla Regione e altrettanti nominati dalla Provincia. La sede amministrativa è a Este, nell’antica villa Ca’ Mori.

Simone BorilePresidente del Parco Regionale dei Colli Euganei di Ferdinando Garavello

Borile ha assicurato che il suo esecutivo darà un forte segnale entro i primi 100 gior-ni del mandato. Inoltre il candidato scelto dal consiglio del Parco ha deciso di ri-nunciare all’indennità di presidente.

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ULe voci di dentro, una presenza ossessiva messa a tacere.

di Maria Grazia Parigi

n giorno venne a trovarmi un’anziana signora. Era molto preoccupata perché la figlia, di circa trent’anni, dava gravi segni di squilibrio: sentiva

delle voci che la chiamavano e la controllavano in tutto; a causa di ciò la giovane donna aveva deciso di non uscire più di casa, di non usare più né cellulare né computer. Per di più rifiutava categoricamente l’idea di farsi curare, di farsi visitare da qualche specialista, per il semplice motivo che lei non era “matta”: “c’erano veramente delle persone che la controllavano, che le parlavano e le impedivano di fare qualsiasi attività”. Così non si era più recata al lavoro e non aveva più visto nessuno. Con immensa fatica l’anziana madre era riuscita a con-vincerla a venire da me “per una chiacchierata”. Quando la incontrai era molto diffidente, ma nonostante ciò riuscii a creare un rapporto di fiducia. Soffriva molto, così mi raccontò come fosse continuamente controllata da “certe persone”, e non sapendo più cosa fare si era isolata dal mondo. Compresi che “queste persone” erano un’entità astratta, non definita, ma che in lei esisteva chiaramente; queste spesso la sgridavano e la riprendevano anche per delle sciocchezze. In seguito mi raccontò come nell’am-bito lavorativo ultimamente stesse attraversando un

brutto periodo: era stata anche sgridata varie volte per degli errori commessi e non aveva più retto alle osser-vazioni. Lo ca-pivo che in lei

Lontana dal mondo

c’era una parte completamente squilibrata, ma che c’era anche una parte ancora sana, con la quale si poteva ragionare, si poteva cercare di far sì che la situazione non degenerasse ulteriormente. Così mi adoperai per rafforzare quella parte. Rimaneva comunque il fatto che rifiutava qualsiasi specialista e qualsiasi farmaco; così spesso, piena di rabbia, si rifiutava di parlare di qualsia-si cosa. Dopo alcuni mesi migliorò un poco e grazie ai suoi genitori iniziò un lavoretto semplice e senza alcuna responsabilità. Le voci che sentiva cominciarono ad essere meno pre-senti: esse facevano parte di un “senso del dovere” così smisurato in lei, al punto da punirla per qualsiasi errore o scelta apparentemente errata. Lavorammo anche su questo. Il lavoro che aveva intrapreso, inoltre, le impediva di pensare continuamente, e le permetteva di non pesare economicamente sui suoi genitori. Col tempo è divenuta più serena, anche se ha continuato a rifiutare qualsiasi rapporto con le persone. L’anziana madre, in seguito, è tornata da me. Era contenta del miglioramento ottenuto, ma non si dava pace che la figlia fosse così sola e isolata. Allora le spiegai che probabilmente sarebbe migliorata ancora, piano piano, e che bisognava essere contenti del traguardo raggiunto: la figlia non era più tormentata dalle “voci” ed era abbastanza serena. Inoltre le dissi che forse non sarebbe mai stata completamente “normale”, ma che in realtà forse non lo era mai stata neanche pri-ma. La signora confermò la mia opinione, si rasserenò e andò via. Ella desiderava il meglio per quella figlia, ma si scontrava con una difficile realtà. Per questo, a volte, è importante saper accettare i limiti di certe situazioni, senza perdere di vista la speranza nei miglioramenti.

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Rimaneva comunque il fatto che rifiutava qualsiasi specialista e qualsiasi farmaco; così spesso, piena di rabbia, si rifiutava di parlare di qualsiasi cosa.

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Gioielli di frutta, il giardinodipietro,

salvata dal cane Ettore.di Chiara Scavazza

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va ha occhi verdi, una ciliegia per anello, un brac-ciale di chicchi d’uva, due ribes per orecchini e, come amico, Ettore, un meticcio color crema. Le

piace giocare, il suo piccolo universo la preserva dai giochi elettronici che invadono chiassosi le case. Da Eva regna un’apparente quiete. Trascorre il tempo tra casa, giardino e orto, e si diverte. Questo presente schiaccia la modernità stressante che avanza senza tener conto del suo tempo lento, di bambina. Al giorno d’oggi tutto è svelto e frene-tico. Volano i pensieri che sono sempre oltre, impossibile frenarli, a ogni passo si è più vecchi. Correre è l’imperativo che ci si cuce addosso. La bellezza sta nella forma, l’involucro è diventato più prezioso di ciò che si cela all’interno. Eva, invece, ha due mele in tasca e con esse vorrebbe comprare un albero per costruirci una casetta, Ettore le scodinzola accanto; la piccola deve solo cercare la pianta giusta da acquistare. E l’albero c’è, ma al di là della siepe, dall’altra parte della cancellata che divide la sua vita di bambina da quella degli adulti. Quindi preme il bottone dell’apricancello e si avven-tura fuori, chiama Pietro, il vicino, gli chiede se due mele bastino per il vecchio castagno che confina con l’orto. Ettore si nasconde tra le sue gambe escoriate. Pietro la guarda e all’inizio non comprende, poi intuisce, infine accetta, si fa due conti, due mele in cambio di una vita, che magnifica opportunità, pensa. Eva inizia ad allargare il suo raggio d’azione, casa-orto-cancello-giardinodipietro, ride, sbuffa, si carica sulle spalle pezzi di legno, suda e non si preoccupa di lui che la guarda con insistenza. Anche perché in un mondo verde non c’è posto per i pensieri cattivi. Ettore non la molla, a lui quell’uo-mo dallo sguardo inesistente non piace, non ne sopporta gli occhi grigi, colore della foschia, un cielo dove nulla è chiaro. Ma perché, nella minuta porzione di presente, Pie-tro può decidere se farle del male? L’uomo, dall’andatura sconfitta e grottesca, simile a una foglia accartocciata che oscillando fugge verso il basso, chiama la piccola, hai sete? vieni qui?, ti aiuto io dopo, le dice con voce suadente, ma Ettore intuisce quel “dopo”, come un animale affamato fiuta la preda e abbaia di rabbia. Eva, Eva urla la mamma di là del cancello, Pietro rabbrivi-disce incontrando gli occhi della donna che non sono verdi né grigi ma blu acciaio come il mare in tempesta. La madre spalanca il buffo cancello dell’uomo e, con passo energico, gli strappa di mano la bambina. Un’occhiata grata al cane. Perciò l’indomani i genitori la obbligano a stare in casa e così Eva, che non si è accorta di ciò che i grandi hanno purtroppo intuito, si muove tra le stanze con le due mele

Il sogno di Eva

che Pietro le ha restituito. Passa accanto al pianoforte del padre, nessuno è in giro, si siede sulla panca e sfiora un do, risatina, è il tonfo della mela che cade, la il sole che la scalda mentre cresce, fa diesis il mantello che se ne prende cura quando piove. Mentre Eva inganna il tempo, il mondo gira. Scattante, impaziente, ruvido. La madre si domanda se la società avrà la pazienza di vederla crescere prima bambina, poi ragazzina, infine donna? O vorrà farne un’adulta acerba già a tredici anni? Ci sarà per lei il periodo calmo dell’attesa, lo spazio incerto che a tutti i costi si cerca di eliminare? Che si voglia o no, esiste un tempo raccolto e adagio che scende su tutti, vivi e morti, nonostante la nostra operosa società ci convinca del contrario mostrandoci solo un’estemporanea e riduttiva parvenza di fresca (ah) e perfetta (ah ah) giovinezza pure dopo i cinquant’anni. “Ettore, che ci faccio con ‘ste mele? ” borbotta Eva. Poi con pennarelli e pastelli disegna, gioca con le bambole, fa una casetta coi lego, un po’ di coccole al cane, guarda i cartoni animati, litiga col fratello, cerca nel cassetto una figurina e vi trova un pezzo del Memory, si lava, cena e va a letto. Nel ventaglio delle priorità le due mele, prima così rilevanti in quanto moneta, sono ben lungi dall’entrare nei suoi sogni e mentre l’una deliziosa riposa sui tasti bianchi del pianoforte, l’altra, ammaccata, rotola sotto il tavolo. Non ci sono stelle in cielo, il boato di un tuono irrompe come un castigo. Il temporale picchietta con fragore infernale. Ettore, flemmatico, sale sul letto di Eva, a lui, che ne comprende la sottile follia, è permesso. Cala la notte. Dormono i piccoli valorosi guerrieri armati di fantasia, sonnecchiano le mele, dita come libellule sfiorano il pianoforte e suonano una mu-sica lieve che non disturba. Fuori la pioggia scende copiosa.

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E Eva, invece, ha due mele in tasca e con esse vorrebbe

comprare un albero per costruirci una casetta

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Paesaggi d’acqua

Luci e riflessi nella pittura veneziana dell’Ottocento a V i l l a Naz i ona l e Pisani, Stra. Fino al 30 ottobre 2011.

l museo nazionale di Villa Pisani di Stra (Venezia) ospita fino al 30 ottobre 2011 la mostra Paesag-gi d’acqua, luci e riflessi nella pittura veneziana

dell’Ottocento, promossa dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, organizzata da Munus e curata da Myriam Zerbi e Isabella Reale. Una rassegna dedicata all’acqua, elemento che ha conqui-stato artisti di tutte le generazioni affascinati dalle luci e dai

colori mutabili della laguna e del mare, da i r i f l ess i dei ghiacciai e dei laghi. Circa settan-

ta le opere in esposizione di più di cinquanta autori: si va dal primo Ottocento agli anni Venti del Novecento. Segue la Scuola Veneziana che porta la splendente tradizione del vedutismo, con il suo affascinante patri-monio iconografico, dal Settecento in pieno Ottocento con artisti come Giovanni Borsato, Carlo Grubacs, Frie-drich Nerly, Ippolito Caffi che ritraggono Venezia con la neve, protetta dalla nebbia, in notturni affascinanti. La mostra prosegue presentando dipinti che trasformano la veduta in paesaggio con pittori della scuola del vero che ha i suoi prescursori in Domenico Bresolin, insegnante all’Accademia Veneziana (1864-1894), e nei suoi allievi

Guglielmo Ciardi (che ne erediterà la cattedra) e Luigi Nono. Lo sguardo dei pittori si sposta quindi alla scoperta di una Venezia fatta di rii e canali poco frequentati, piccoli cantieri per la riparazione delle imbarcazioni e, con Gu-glielmo Ciardi, alla contemplazione della laguna. Attra-verso il graduale sovrapporsi di una visione soggettiva che caratterizza i tanti allievi usciti dalla scuola di Ciardi, verso la fine secolo il paesaggismo si fa più sensibile, uni-tamente alle sperimentazioni del divisionismo, a influssi simbolisti e secessionisti, come ben si manifesta nelle opere di artisti quali Bortoluzzi, Wolf Ferrari o della scuola triestina, quali Grimani e Flumiani, mentre la ricerca di un cromatismo più libero dà vita alla scuola di Burano e soprattutto alle esperienze legate alla nuova generazione con artisti del calibro di Umberto Moggioli e Gino Rossi. Tra le opere in mostra spiccano importanti opere di maestri che hanno reso grande la scuola pittorica veneziana e capolavori di pittori meno conosciuti, molti dei quali ine-diti, grazie al contributo di collezionisti pubblici e privati, e della stretta collaborazione delle principali raccolte d’arte moderna del triveneto, conservate nei Musei di Bassano, Gorizia, Padova, Treviso, Trieste e Udine.

Museo Nazionale di Villa Pisani, Via Doge Pisani 7 - Stra (Venezia) - Orari di apertura: dal 28 maggio al 30 settembre dalle 9.00 alle 20.00 - dal 1 al 30 ottobre

dalle 9.00 alle 17.00 - Chiuso il lunedì

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Lo sguardo dei pittori si sposta quindi alla scoperta di una Venezia fatta di rii e canali poco frequentati.

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Gold news A cura di Fabrizio Ferro

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Per lui È arrivata l’estate e con essa il caldo e la voglia di spiaggia e mare. Ci prendiamo cura del nostro corpo, ma al nostro fedele orologio chi ci pensa? Sì, perché la maggior parte degli interventi eseguiti dal nostro reparto orologeria viene realizzata durante o dopo il periodo estivo quando il danno oramai è fatto. Parlo di infiltrazioni di acqua, sia dolce che salata. Penetrata all’interno dell’orologio essa causa il blocco quasi im-mediato del funzionamento con danni, talvolta, molto invasivi anche sul quadrante che necessitano di un intervento oneroso. Il suggerimento è, all’inizio della stagione o delle ferie, di portare il proprio orologio nel centro assistenza di fiducia dove faranno la prova di impermeabilità ed eventualmente sostituiranno le guarnizioni del fondo cassa o dei pulsanti/corona. Ecco che con una minima spesa il nostro compagno sarà felice di poterci seguire in qualsiasi avventura. Di seguito, alcune indicazioni sulla scala di impermeabilità e che tipo di uso farne. La possiamo leggere ruotando l’orologio poiché è stampata sul fondello: 3 atm (impermeabile 30 metri) ci consente di lavare le mani in sicurezza;5 atm (impermeabile 50 metri) ci consente di nuotare;10 atm (impermeabile 100 metri) ci consente di tuffarci e immergerci. Tutto questo naturalmente dopo aver eseguito la prova di impermeabilità con esito positivo. In ogni caso quan-do si fa la doccia l’orologio andrebbe sempre levato, anche se è un subacqueo professionale, in quanto c’è una escursione di temperatura dovuta all’acqua e le guarnizioni potrebbero non tenere correttamente.

Per leiL’estate porta con sé la voglia di vacanza e spensiera-tezza, spesso diventa momento per sfoggiare i propri gioielli. Ecco alcuni consigli per poter avere i monili sempre in ordine e scintillanti. Per chi indossa le perle la norma è di non indossarle quando si esegue il maquil-lage, attente alle creme di bellezza, spray per capelli e schiume varie per le sostanze chimiche all’interno che con il tempo opacizzano e rovinano le perle. È molto utile a fine serata strofinarle, in modo da rimuo-vere eventuali cosmetici presenti sulla pelle, e riporle in un panno morbido lontano da altre gemme. Per quanto riguarda i gioielli in oro e pietre, negli ultimi anni l’oro bianco l’ha fatta da padrone, quindi dovranno essere lucidati e sottoposti a rodiatura per ripristinare l’antico splendore del bianco. Anche i diamanti avranno bisogno di essere puliti e controllati. Sottoponeteli a un professionista che valuterà se il gioiello è ancora in perfetto stato di conservazione o se necessita di manutenzione, cosa che sarà senz’altro meno onerosa che perdere una gemma per incuria. Se invece decidete per il fai da te basterà bollire su un pentolino acqua aggiunta a del sapone neutro e, con uno spazzolino molto morbido, strofinare dolcemente attraverso le fessure del gioiello e sopra le pietre, sciacquare il monile in acqua dopo averlo immerso in alcool denaturato. Asciugarlo con un panno morbido o con il phon, a bassa temperatura. Naturalmente questo trattamento non deve essere eseguito su gioielli con perle, coralli, turchesi opali e madreperle. Se si met-tono in un portagioie, assicurarsi che ognuno abbia il suo posto e non vengano a contatto tra loro per evitare possibili rigature.

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Ministeri a Milano, hanno chiesto vari esponenti della Lega, fra cui il rubi-condo ministro Calderoli; mai, hanno ribattuto gli incalliti centralisti, nostal-gici, sotto sotto, dei prefetti giolittiani. Ma la politica sa sempre praticare la divisibilità all’infinito; per cui, pare, in Lombardia non ministeri, ma uffici di rappresentanza dei medesimi. Che vorrà mai dire? Oltre a segretarie sexy, arredamenti con design avve-niristico e cocktail-party, francamente è difficile immaginare. E in fondo è meglio così. Si cominciava con un ministero a Milano, poi altri capoluoghi regionali ne avrebbero voluto uno; poi un viceministro almeno in ogni ca-poluogo di provincia; poi un sottosegretario in ogni comune superiore ai tot. mila abitanti; poi qualche altra figura, sempre la divisibilità all’infinito, nei borghi storici, così che avremmo avuto, che so, un sottosegretario ai Beni culturali con delega alle antichità etrusche alla Tolfa, o a Madonna di Tirano un sottosegretario alle risorse ambientali con delega ai pizzoccheri. Per favore, pensiamoci.

Ancora Ministeri fuori Roma: si voleva decentrarne uno alla Villa Reale di Monza. Ora è vero che le superstizioni attecchiscono di più fra le paganeg-gianti genti del Mezzogiorno e che il nordista puro e duro se ne fa beffe. Però, però dalla Villa Reale di Monza uscì il re Umberto I (29 luglio 1900, per i deboli in storia patria) per andare, inconsapevole, incontro al suo at-tentatore e alla tragica fine: c’è davvero qualche politico che se la senta di sfidare un precedente del genere? Pensateci.

Se parità deve essere, lo sia in tutto e per tutto: cosi devono avere ragionato le donne dell’Arabia Saudita, che vogliono prendere la patente e soprattutto guidare l’automobile. La richiesta però è solo di guidare, non anche di gestire il veicolo in tutte le sue molteplici necessità. Perciò, anche se non ci illudiamo che le nostre parole arrivino fino in quelle affocate regioni, un avvertimento al saudita medio vogliamo darlo ugualmente: una seconda macchina alla figlia, sorella, moglie, prima o poi dovrete comprarla; se di mogli ne avete più d’una, anche una terza e una quarta. Allora, amici, preparatevi: dovrete recarvi due, tre o più volte all’anno all’ufficio postale a pagare il bollo, all’assicurazione a rinnovare la polizza, in officina per candele, puntine, condensatore, olio, batteria, marmitta, pastiglie dei freni, senza contare le volte in cui dovrete andare a recuperare mogli in panne nel deserto. Quindi, pensateci.

Ricordate Giulio Cesare? “Veni, vidi vici”; e Garibaldi? “Obbedisco”; e Nenni? “Repubblica o caos”! Leggete ora questo scampolo di intervista al vicepresidente dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia): “Siamo in attesa dello strumento per concordare il Patto di stabilità regionale. Manca il consenso del Consiglio delle autonomie perché la stessa giunta non ha ancora provveduto a perfezionare gli adempimenti che lo istituiscono”. Sarà per questo che le cose in Italia procedono sempre con la calma dei forti? Chiediamocelo. Buona estate.

Pensiamocidi Fabio Orpianesi

Riflessioni sotto i baffi, fra mezzi sorrisi e intere verità.

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A due passi da casa c’è una via d’acqua fra le più affascinanti d’Europa, la Riviera del Brenta, che da Pa-dova a Venezia si sno-da pigra e tranquilla lambendo uno dei patrimoni monumen-tali più eleganti che si conoscano, le ville venete che i ricchi patrizi si facevano co-struire nell’immediato entroterra veneziano tra il fiume e la cam-pagna. La statale che costeggia il fiume, si sa, è molto trafficata, ma la bellezza di questi luoghi è che sull’altra sponda, quella di sinistra in direzione di Venezia, si può correre tranquillamente sulle due ruote all’ombra di parchi se-colari, giardini nascosti di compiuta bellezza, cascate di ortensie, ville rinascimentali e trattorie discrete dove si mangia il pesce della laguna. La proposta per una bella, ma veramente bella pedalata scarta la prima parte con la Villa Reale di Stra e la pitto-resca Dolo con il suo fondaco e i suoi mulini e parte da Mira. Potete far iniziare il vostro itinerario a Mira Porte o poco più avanti, nei pressi del complesso vetusto della ex- Mira Lanza ponendovi però già sulla sponda sinistra del Brenta, fuori cioè dal traffico. Usciti da Mira la strada, non propriamente una cicla-bile, si inoltra fra case ed orti, ma è sufficientemente segnalata come percorso cicloturistico e non dovreste perdervi affatto. Di sicuro non vi perderete il contatto con un paio di ville maestose e splendide, tra l’altro visitabili su appunta-mento. Ritrovato il fiume lo costeggerete scivolando su una passeggiata costruita come uno spalto sull’acqua e riconoscibile per la bella ringhiera che la protegge, magari gareggiando con un burchiello, una di quelle imbarcazioni che portano i turisti appunto da Padova a Venezia via fiume.

Viaggi brevi, escursioni, scoperte per week-end e tempo libero22

Bellezze in bicicletta 1di Lamberto Cicognani

Proseguite sempre tenendo la vostra sini-stra; lascerete ancora il Brenta per inoltrarvi ancora in una bella campagna. Arriverete ad intercet-tare la statale Romea, esattamente ad un passaggio semafori-co, perciò molto si-curo. Attraversata la strada sarete a poche centi-naia di metri da uno dei capolavori dell’im-menso Palladio, la villa Malcontenta, con i suoi romantici salici

a pelo d’acqua. Passata la Malcontenta puntate su Fu-sina, dove il ramo del Brenta si butta in laguna, il fiume si anima di imbarcazioni e voi vi trovate davanti a uno schema di separazione del traffico sul quale passano le grandi navi da carico che entrano ed escono nel porto di Venezia; quando suonano la sirena il mondo trema perché sono veramente vicine. Ma sotto il terrapieno d’attracco dei ferry sfrecciano motoscafi e cabinati di ogni tipo, compreso qualche gommone verde con sopra i lagunari del San Marco, i “fanti de mar” della gloriosa Serenissima distaccati proprio a Malcontenta. Attorno al caffeuccio pensionati giocano a carte sotto le acacie, molti prendono il sole sull’erba dell’approdo, altri ciclisti come voi vedono spuntare di lontano il campanile di San Marco e le isole della laguna. Per tornare rifate la stessa strada, il tratto fino a Malcontenta può essere percorso su entrambe le sponde, il punto di passaggio è una chiusa (bello assistere al passaggio delle barche da una parte all’altra), in corrispondenza di una trattoria, a destra, andando a sinistra ci sono le torri di Marghera, ma quelle ignoratele.Tornati a Mira avrete percorso 20-22 chilometri, una giusta distanza, lungo la quale non vi saranno mancate le occasioni di un ricco ristoro.

Ritrovato il fiume lo costeggerete scivolando su una passeggiata

costruita come uno spalto sull’acqua...

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non troppo caldo e con mille motivi per diventare una tentazione: ma andiamo con ordine.Ovvio che la proposta non riguarda l’intero percorso, per il quale è con-sigliabile una settimana e una buo-na organizzazione, ma solamente la prima tappa di questo affascinante viaggio sui pedali, o addirittura, come vedremo, anche solo una tap-pa nella tappa. Dunque, raggiunta Dobbiaco dove sorge il fiume Drava, si imbocca la pista, ben segnalata come R1 in linguaggio internaziona-le e si comincia in direzione di Lienz, in Austria. Sono circa 45 chilometri, ma è tutta strada asfaltata e tutta in leggera discesa, per cui ci si può portare l’intera famiglia, bambini compresi. È vero che 45 chilometri sono comunque troppi per un bambino o anche per chi non è abituato a pedalare almeno un po’, ma il bello di questo primo tratto è che fra Dob-biaco e Lienz ci sono una diecina di paesetti, tutti con la stazioncina fer-roviaria e quando ci si sente stanchi si può prendere un treno con posto bici per rientrare. Per chi ha birra in corpo invece è d’obbligo arrivare almeno fino a Lienz da dove, appunto, si rientra a Dobbiaco con il treno dei ciclisti. La fatica non è eccessiva, certo che si deve pedalare, ma sempre in discesa e poi i punti di sosta, i ristori, le trattorie sono numerosi e c’è modo di tirarsi su il morale a piatti di speck e boccali di birra.Le bellezze del paesaggio sono note o intuibili, lungo il percorso uno può fare tutte le soste che vuole e andarsi a vedere la chiesetta

Dedicato a chi vuole accostarsi ad un turismo nuovo (relativamente, almeno per noi), che richiede qualche piccola fatica ma regala grandi soddisfazioni, quello su due pedali. Vogliamo parlare di una pista ciclabile considerata la più bella d’Europa, la ciclabile della Drava, il fiume che nasce in Italia a Dobbiaco in alta Val Pusteria e raggiunge Maribor in Slovenia, attraversando due regioni austriache, il Tirolo orientale e la Carinzia. Si tratta della bellezza di 366 chilometri che si snodano quasi per intero sempre in vista dell’acqua, in mezzo a panorami splendidi, sotto un sole

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di Lamberto Cicognani

Viaggi brevi, escursioni, scoperte per week-end e tempo libero

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spuntata dietro la curva, stendersi mezz’ora su un prato, gironzolare per un villaggio ti-rolese in cerca di curiosità. Dovun-que si trovano cor-tesia ed ospitalità,

e prezzi onesti. La cosa è talmente organizzata che per quelli che la fanno tutta ci sono delle convenzioni con ristoranti e alloggi a prezzi concordati e trattamento quasi di riguardo (ad esempio, un solo pernottamento senza alcun sovraprezzo) a ricordare che nel nord Eu-ropa il turismo su bici è diffuso e rispettato. Per i grandi ciclisti le agenzie provvedono anche al trasporto bagaglio: alla fine della giornata il pedala-tore deve solo aver compiuto la sua tappa, troverà ad accoglierlo una bella locanda, una sostanziosa cena e la sua biancheria pulita stesa sul letto. Ma noi restiamo alle nostre forze e accontentiamoci della prima tappa, un’esperienza comunque straordina-ria per la quale bastano un paio di giorni e un minimo di bel tempo, più la voglia di uscire dal solito tracciato. Ah, se non avete la bici o non sapete come portarvela

Vogliamo parlare della ciclabile della Drava, il fiume che nasce in Italia a Dobbiaco in alta Val Pusteria e raggiunge Maribor in Slovenia.

dietro, la noleggiate a Dobbiaco, quindi non ci sono scuse, la nostra piccola grande boucle (la grande corsa) è già cominciata!

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La pollastra fiorentinaIn gioco tra i fornelli alla ricerca del meglio del gusto

di Lamberto Cicognani

Sorpresa!, quella che sembrava una novità lanciata da una nota marca di alimenti della grande distribuzione, altro non risulta che la rilettura in chiave odierna di una vecchia ricetta toscana.Avete presente quello spot in cui un pollo va in forno direttamente in un sacchetto con dentro gli aromi? Niente di nuovo sotto il sole, a Firenze qualcosa di analogo si è sempre fatto sotto il nome di pollastra fritta alla fiorentina, un piatto gustoso e adatto anche al gran caldo d’estate.Dunque per sei persone servono due pollastre di circa un chilo l’una, sale q.b., un po’ di pepe nero, 75 gr. di farina, un cucchiaio di rosmarino e salvia tritati, olio quanto basta per friggere, prezzemolo e limone. Procediamo: lavate e tagliate a pezzi le pollastre stro-finiamo la pelle con il sale. Mescoliamo la farina con il pepe macinato e il trito di aromi, mettiamo tutto dentro un sacchetto di carta con i pezzi di pollastra, pochi alla volta, e scuotiamo per far sì che farina e aromi ricoprano uniformemente

i pezzi di carne. Ottenuto questo effetto mettiamoli a friggere in una padella pesante girandoli in modo che la cottura sia uniforme. Sgoccioliamo su carta assorbente e disponiamo su un piatto di portata guarnendo con ciuffi di prezzemolo e limone a fette o spicchi. Come contorno ci può stare un ricco pinzimonio, al posto della solita insalata mista, quindi le verdure e gli ortaggi di stagione a listarelle e una generosa emulsione con dell’ottimo olio toscano, sale e qualche goccia di aceto rosso o aromatizzato, ma che si senta però, soprattutto per pulire il fritto. Su un piatto come questo si può anche bere un rosso dell’Oltrepò pavese, magari con moderazione, oppure, se fa troppo caldo un bell’Albana ghiacciato, anche questo con mano leggera.Gran finale con una coppa di pesche al vino bianco o di macedonia di stagione, cioè con la presenza certa di un profumatissimo melone in mezzo a tutto il resto.

Coppa di yogurt con muesli e frutta fresca

Ingredienti per 6 persone: 250 gr di yogurt greco, frutta a piacere (kiwi, fragole, melone, albicoc-che, ecc.), muesli croccante, zucchero di canna, cioccolato fondente, succo di pesca.

Lavate la frutta, tagliatela a cubetti e mettetela in una ciotola. Aggiungete alcuni cucchiai di succo di frutta e poco zucchero di canna. Lasciar macerare il tutto in frigo per circa 30 minuti. Versate in ciascun bicchiere alternando yo-gurt, muesli, frutta e cioccolato fondente tagliato a scaglie. Servite fresco.

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Profiteroles e gelato alle fragole

Ingredienti per 6 persone: 12 bigné già pron-ti, un limone, 300 gr di fragole, 150 gr di lamponi, 600 gr di gelato alla fragola, 80 gr di zucchero a velo.

Schiacciate le fragole in una ciotola con una forchetta e versate metà del passato ottenuto in una casseruola con 50 grammi di zucchero a velo e 200 ml di acqua. Portate a ebollizione, mescolate e lasciate raffred-dare il tutto. Mettete la salsa di fragole nel freezer. Spremete il limone e filtratene il succo, poi aggiun-getelo al passato di fragole rimasto con il rimanente zucchero a velo. Mescolate il tutto per ottenere un composto omogeneo e tenetelo in frigo. Tagliate la parte superiore dei bigné, farciteli con una pallina di gelato alla fragole e ricopriteli con la calot-tina. Stendete sui piatti la salsa di fragole al limone, disponete sopra i bigné farciti e cospargeteli con la salsa di fragole. Decorate coi lamponi e, a piacere, con fiocchi di panna spray.

Ricette a cura di Marina Gallo

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Sullo scaffale: novità in libreria, titoli e trame.A cura di Chiara Scavazza

in collaborazione con Libreria Gregoriana - Este

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DaccapoQuando il notaio Ippolito Dalla Libera capisce che i suoi giorni stanno per finire, chiama il suo unico figlio al capezzale e gli rivela il segreto della sua vita. Inizia così il viaggio che porterà Iacopo in un povero quartiere di Ferrara, nel mondo sconosciuto del padre, tra emozioni e scoperte che sconvolgeranno per sempre la sua vita tranquilla. (“Daccapo” di Dario Franceschini, Bompiani, 220 pagg., 16,90 euro)

In una città atta agli eroi e ai suicidi“Città atta agli eroi e ai suicidi, dannata come da una diffusa inquietudine interiore, crogiuolo di lingue e di etnie, avamposto della modernità. Trieste è una città dove si parla indifferentemente lo sloveno, il dialetto triestino, il tedesco, l’inglese, il france-se, e dove si sono mescolati il sangue e le storie familiari di tutte le genti del centro d’Europa.” (“In una città atta agli eroi e ai suicidi” di Giampiero Mughini, Bompiani, 152 pagg., 15,00 euro)

Non chiedere perchéQuesta storia, ispirata a vicende realmente accadute, ruota attorno a un formidabile atto d’amore che, a dispetto delle bombe e della burocrazia, si è potuto compiere grazie all’aiuto provvidenziale di due donne e alla determinazione incrollabile di un uomo. Sarajevo, estate del 1992, Marco de Luca è un giornalista che denuncia le barbarie cui assiste e con coraggio decide di adottare in un orfanotrofio una bambina.(“Non chiedere perché” di Franco Di Mare, Rizzoli, 302 pagg., 18,00 euro)

Otel BruniI Bruni - Callisto, la Clerice, i loro figli, sette maschi e due femmine, e il loro regno: la cascina nella pianura emiliana. Da questo mondo antico, fatto di valori elementari, tutti e sette i maschi dei Bruni partiranno per la Prima guerra, e la famiglia dovrà affrontare i lutti, il nuovo regime e ancora la guerra civile, con le distruzioni e i cam-biamenti che inevitabilmente portano con sé. (“Otel Bruni” di Valerio Massimo Manfredi, Mondadori, 358 pagg., 19,00 euro)

AngelologyEvangeline è una dodicenne affidata alle suore francescane del convento di St. Rose. Divenuta donna sceglie di prendere i voti e si occupa della biblioteca del convento. Qui scopre alcune lettere, spedite negli anni ’40 dall’ereditiera Abigail Rockefeller a una suora del St. Rose dove vengono citati una misteriosa spedizione nella Gola del Diavolo, in Bulgaria, e il ritrovamento di un cadavere perfettamente conservato di un angelo. Le lettere sono il primo tassello della storia degli angeli che hanno tradito Dio.(“Angelology” di Danielle Trussoni, Nord, 498 pagg., 18,60 euro)

Per sempreNora se ne è andata da quindici anni e Matteo, da allora, chiede a se stesso quale sia la strada da percorrere. Un viaggio di amore e dolore, di ricordi che riaffiorano dal passato, di luoghi e della forza rigeneratrice della Natura. Di quanto dolore sono fatte le vite degli uomini? Come si esce dall’inferno? cercando risposte a infinite domande Matteo racconta la sua storia d’amore forte e dolorosa, poetica e profonda.(“Per sempre” di Susanna Tamaro, Giunti, 222 pagg., 18,00 euro)

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L’anomaliaA Erice, sono riuniti in un convegno i maggiori scienziati del nostro tempo per di-scutere delle grandi emergenze planetarie.Tra gli invitati Massimo Redi, professore universitario che della scienza ama indagare le zone oscure, e Fabio Moebius, hacker geniale. Una sera i due trovano in fin di vita un collega. È un malore o qualcuno ha voluto tappargli la bocca? (“L’anomalia” di Massimiliano Piraccini, Rizzoli, 333 pagg., 19,90 euro)

Il mosaico di ghiaccioMarcin Szalas, noto criminale polacco, è appena evaso dal carcere di Bondhagen. Ma cosa c’entra la sua fuga con altri inspiegabili crimini che insanguinano la regione? Nulla fino a quando il giornalista Fredrik Gransjö non si mette a indagare insieme alla sua giovane e brillante collega Emma Gibbons. A poco a poco, si fa strada un lacerante dubbio: si sta forse ricomponendo un complesso mosaico che, tassello dopo tassello, porta a un’unica, agghiacciante verità?(“Il mosaico di ghiaccio” di Lars Rambe, Newton Compton, 370 pagg.,9,90 euro) Il linguaggio segreto dei fioriVictoria ha paura del contatto fisico, delle parole, di amare e lasciarsi amare. C’è solo un posto in cui tutte queste paure sfumano: è il suo giardino segreto nel parco pubblico di Potrero Hill, a San Francisco. I fiori, che lei ha piantato, sono la sua casa e la sua voce. È attraverso il loro linguaggio che Victoria comunica le sue emozioni più profonde. Un’infanzia difficile alle spalle, a diciotto anni lavora come fioraia. I suoi fiori sono tra i più richiesti della città, regalano la felicità e curano l’anima. Ma Victoria non ha ancora trovato il fiore in grado di rimarginare la sua ferita. (“Il linguaggio segreto dei fiori” di Vanessa Diffenbaugh, Garzanti, 359 pagg., 18,60 euro)

Il carneficeIn uno di quei piccoli paesi della provincia italiana all’apparenza tranquilli sta per avere inizio l’incubo. Una sera Danny, ragazza di origine africana, arrivata in Italia ancora bambina insieme alla madre e alla sorella, viene aggredita. Ma il peggio per lei deve ancora venire. Sulla soglia di casa trova uno strano messaggio che fa d’un tratto riaffiorare i dolorosi fantasmi della sua infanzia: violenze subite e taciute, difficili da raccontare.Chi ha lasciato quell’angosciante messaggio e perché? (“Il carnefice” di Francesca Bertuzzi, Newton Compton, 277 pagg., 9,90 euro)

L’inverno si era sbagliatoInghilterra, 1915. Ogni mattina Julia aspetta che suo marito Peter torni dal fronte. Anche Nadine aspetta Riley, il loro è un amore impossibile, contrastato aspramente dai suoi genitori, e per conquistarli Riley è partito per il fronte, per quella guerra lampo che sarebbe durata soltanto un inverno. Ma l’inverno si era sbagliato. Rose invece è infermiera in prima linea nel conflitto, ha visto troppi uomini feriti nel corpo quanto nell’anima aspettare la morte. Julia, Nadine e Rose scopriranno che quest’attesa può essere interrotta solo con il coraggio dei loro cuori.(“L’inverno si era sbagliato” di Louisa Young, Garzanti, 350 pagg., 18,60 euro)

Intorno al mondo con zia Mame Partendo per l’Oriente col piccolo Michael, Mame aveva promesso di tornare in tempo per la riapertura delle scuole. Ma passano due anni, e della coppia nessuna notizia, se non qualche salutino entusiastico sul retro di una cartolina, regolarmente inviata dai luoghi più incantevoli del pianeta. (“Intorno al mondo con zia Mame” di Patrick Dennis, Adelphi, 349 pagg., 19,50 euro)

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Via i peli superflui

con una tecnica antica riscoperta

dalla scienza moderna,

dolce come…lo zucchero

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Beauty, salute e benessere a portata di mano.

Un’antica novità

Estate, la pelle ha bisogno di respirare e l’abbigliamento leggero impone di presentarsi come si deve, ben depilati e in ordine. È notorio che l’epilazione a cera calda presenta tutta una serie di inconvenienti che non si sono potuti eliminare nel tempo. Vediamone alcuni: l’irritazione dolorosa, dovuta al fatto che le cere si strappano nel senso contrario alla crescita naturale del pelo; la cera calda, può provocare leggere ustioni; non sono escluse le allergie; il risultato non è mai perfetto, restano facilmente dei peli corti e d’al-tronde per strappare i peli bisogna che questi siano suffi-cientemente lunghi, quindi molto antiestetici; la follicolite è in agguato e comunque gli effetti sono scarsamente durevoli nel tempo. In più la cera si incolla dappertutto e rappresenta una vera e propria mina vagante. Che fare? La risposta è stata trovata in una tecnica usata da sempre dalle donne del Medio Oriente, rivista e corretta secondo i canoni scientifici moderni e basata sullo zucchero! Si tratta infatti di una pasta di zucchero (per sua natura antibatterico) molto delicata che può essere applicata anche più volte sugli stessi punti senza provocare irritazioni o follicoliti. È un trattamento a temperatura corporea e quindi non

scotta, e si avvale di una stesura contraria al verso del pelo, ma viene rimossa nel senso della crescita e non fa assolutamente male e a questo preparato non sfuggono neanche i peli più corti , quindi si può intervenire ben prima che la peluria diventi evidente come una bandiera. Altro vantaggio è che fra un trattamento e l’altro passa molto più tempo e non serve applicare altre sostanze né prima né dopo; il risultato più importante è dato dalla riduzione dei peli e del loro accrescimento. Cosa serve per rimuovere questa pasta dolce dalla pelle?Acqua tiepida, semplicemente acqua tiepida, difficile immaginare un procedimento tanto naturale e indolore, finiti i tempi in cui ci si immolava sull’altare dello strappo e dello strillo per apparire decentemente soprattutto d’estate. Considerata a lungo una tecnica “fai da te” e scarsamen-te professionale, la pasta di zucchero in realtà risale ai tempi di Cleopatra ed è stata reintrodotta in occidente solo un paio di decenni fa, conquistando sempre più donne (e uomini) alla dolcezza di un’epilazione così sem-plice ed efficace che raggiunge in profondità i follicoli e va veramente alla radice del problema, eliminando qualche furtiva lacrima, i brufoli sgradevoli e tutto l’armamentario occorrente per sottoporsi ad un’epilazione a cera calda: con la pasta allo zucchero bastano le mani dell’estetista e un po’ di acqua calda a operazione conclusa, lo zucchero infatti è idrosolubile, cioè si scioglie con l’acqua. E noi non ci scioglieremmo?

di Sonia Lunardon

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Le città PalcoscenicoDal 29 giugno al 3 settembre 2011 a Bassano del Grappa e nelle altre città del festival Operaestate Festival Veneto presenta la sua 31° edizione.35 città coinvolte, 400 serate di spettacolo in oltre 2 mesi tra ville e castelli, parchi e palazzi, piazze e musei della pedemontana veneta. Artisti da ogni parte del mondo, produzioni che spaziano dal teatro contemporaneo alla più nuova danza internazionale, dalla musica, lirica, clas-sica e jazz al cinema d’autore mescolando avanguardia e tradizione. Il cartellone 2011 si presenta come un progetto originale, frutto di una ricerca costante e dell’espressa volontà di leggere la realtà che ci circonda. Un progetto che è soprat-tutto segno distintivo del Veneto più creativo, capace di far convivere modernità e tradizione e di lavorare in rete ad ogni livello, da quello locale a quello transnazionale. Bassano città capofila porta sui suoi palcoscenici grandi eventi di danza, musica, teatro con importanti protago-nisti della scena italiana ed internazionale. Da qui il festival si diffonde su un territorio che di anno

in anno continua ad estendersi fino a contare oggi 32 ammi-nistrazioni comunali e una comunità montana. È qui che vengono ambientati progetti esclusivi creati a partire dalle eccellenze dei luoghi, perché

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la valorizzazione di spazi importanti sotto il profilo ar-tistico, storico, paesaggistico, continua ad essere uno degli obiettivi centrali del festival per la definizione di un originale distretto culturale evoluto. Operaestate Festival Veneto unisce in una rete del tutto originale i suoi enti promotori: la Regione del Veneto e la Città di Bassano del Grappa con gli altri 34 comuni aderenti al progetto: Asiago, Asolo, Borso del Grappa, Ca-misano Vicentino, Campolongo, Cartigliano, Cassola, Ca-stelfranco Veneto, Castello di Godego, Cittadella, Dueville, Enego, Galliera Veneta, Gallio, Loria, Marostica, Mogliano Veneto, Molvena, Montecchio Maggiore, Montorso, Nove, Possagno, Pove del Grappa, Resana, Riese Pio X, Rosa’, Rossano Veneto, Sandrigo, San Zenone degli Ezzelini, Schio, Thiene 3 comuni dell’Unione dei Comuni Medio Canal di Brenta e quelli che lo sostengono: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Province di Vicenza, Treviso e Padova, Camera di Commercio di Vicenza, Fondazione Cariverona, Unicredit, Ambasciate e Istituti di Cultura internazionali e le aziende del territorio aderenti al Club Amici del Festival.La rassegna comprende danza, teatro, teatro veneto, mu-sica classica, lirica e jazz, teatro contemporaneo, cinema.

Info: Biglietteria del Festival a Bassano aperta dal 1 giugno tel. 0424.524.214 - 0424.217811, numero verde 800.99.11.06, prevendite anche on line dal sito www.operaestate.it

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