CATECHESI E COMUNICAZIONE 3

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COSA INSEGNA LA RIVELAZIONE ALLA CATECHESI IN RELAZIONE AL FATTO COMUNICATIVO? (1)

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COSA INSEGNA LARIVELAZIONE ALLA

CATECHESI IN RELAZIONE ALFATTO COMUNICATIVO?(1)

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LARIVELAZIONE

INSEGNA IL“PERCHÉ”

COMUNICARE.

Far sì che Dio invisibileentri in relazione conl’uomo e Lui possaportarlo (attraverso leparole e le azioni degli

uomini) alla comunionecon sé

La catechesi, che è atto

della Chiesa, è “portarela salvezza”.

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LARIVELAZIONE

INSEGNA“COME

COMUNICARE”

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 A. E’ una comunicazione voluta

• La rivelazione dice la volontà divina di mettersi inrelazione con gli uomini, di comunicare con loro: ilche mette in evidenza nell’azione della catechesi: – La volontà da parte del catechista di entrare in

relazione con il catechizzando: è una scelta, non undato di fatto. E tutto ciò non presuppone la stessavolontà nel catechizzando…

 – Una relazione che benché asimmetrica è però volutae cercata dal catechista

 – Una relazione che si configura progressivamentecome “alleanza”: al fondo dell’atto catechistico c’è unpatto di fedeltà tra il catechista e il catechizzando, unapromessa e una adesione, un atto di fiducia

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PER FARE QUESTO…

Serve di un linguaggio che gli uomini possanocomprendere

LA RIVELAZIONE ARRIVA AD USARE UNLINGUAGGIO TANTO UMANO CHE È UOMO,CRISTO

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Questo è il principio diincarnazione che dal punto di

vista del metodo indicaproprio questo mettersi sullalunghezza d’onda dellepossibilità umane dicomprensione.

Per la catechesi questo significa che lastrada per parlare agli uomini perchépossano comprendere passa comunque

per Cristo

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Come modello di catechesi si puòdire che, per comunicare, Cristoha utilizzato la sua vita, ma ha

anche parlato, insegnato,attraverso parabole, esempi,paragoni, massime, paradossi …

insomma tutto l’apparato che lestrutture linguistiche consentono.

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LA PREDICAZIONE PUÒSVOLGERSI:

NARRANDO i fatti che sono a

fondamento della fede;

SPIEGANDO i principi che sipossono ricavare da questi fatti

CONFESSANDO ciò che i fatti ei principi hanno operato nellanostra vita.

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B. Parole e fatti vanno insieme:

lo spessore testimoniale

Da parte di Dio la rivelazione avviene attraverso fatti eparole intimamente connessi: qui sta lo spessoretestimoniale della comunicazione divina e per conseguenza di quella ecclesiale.

Quello che effettivamente si comunica è la vita, il fattoconcreto.Con uno slogan: il catechista pensa e conosce il vero,

dice il vero, fa il vero.Insomma lo spessore testimoniale indica l’esigenza che

la comunicazione in catechesi non sia solo un fatto diparole o di suoni o di immagini comprensibili, ma chetutto questo “renda testimonianza” di altro

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Il testimone

Nel linguaggio giuridico indica colui che ha direttamentevisto e udito e che pertanto è a conoscenza dei fatti.

Nel linguaggio cristiano indica qualcosa di più: i fatti dicui si è stati testimoni sono stati tali che hannoprovocato un cambiamento profondo nella nostra vita

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Testimone cristiano

• si è testimoni di fatti avvenuti e che nonpossono essere onestamente negati: sitratta di affermare la verità delle cose;

* si è testimoni (si confessa) che tali fatti hannoprovocato un cambiamento così profondo in noi chepossiamo mettere a rischio la nostra propria vita per affermarlo: e questa possibilità fa parte del

cambiamento che abbiamo subito. E’ in questo ultimosenso che si comprende come in greco il testimone siail “martire”: non tanto perché muore, ma piuttostoperché è disposti a farlo e questo in nome di una veritàche è ormai “sua”.

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VEDERE OGGI

Ma noi a 2000 anni di distanza cosa vediamo e cosatocchiamo?

Non possiamo più “vedere”: possiamo però udire ciò che

altri hanno visto e credere a quello che ci hannotestimoniato, fino a rimetterci la vita.

LA TESTIMONIANZA DEGLI APOSTOLI

è diventata tradizione e si è fatta“vangelo”: accogliere il vangelo, proprio nelsenso di testo scritto, è il nostro modo oggidi accettare ed accogliere la testimonianza

degli apostoli.

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RICONOSCERE GESÙ

• Dal vangelo ricaviamo che ci sono altri modi di incontrare oggi Gesùrisorto che in quanto tale è vivo, ma sta nei cieli alla destra delPadre.

• Qui sulla terra deve essere “riconosciuto”

• nello “spezzare il pane”,• nello sconosciuto che si affianca al nostro cammino,• nel viandante massacrato dai ladroni.

Questo “riconoscimento” non è teorico: avviene in concrete situazionidi vita ed implica il nostro personale coinvolgimento.

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CONFESSORI DI UNA VITATRASFORMATA

• Siamo riportati alla verità del “per me”: finché non sicomprende in profondità questo, i fatti di per sé nonarrivano mai a contare nulla. Possono essere eventicommoventi o eclatanti, curiosi, paradossali, che fanno

riflettere, ma finché i fatti non vengono letti in rapportoalla propria vita, sono vicende che appartengono allastoria. E la storia è piena di vicende.

Con questo non si vuole negare il valore dei fatti:devono esserci perché io possa vederli collegati ame. Sono dunque la condizione di possibilità del mioatto di fede. Ma il mio atto di fede è appunto “mio”.

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QUANDO LA CATECHESICOMUNICA…

• Mette insieme il mio atto di fede e ilpresupposto oggettivo di esso: la verità deifatti.

• Quando questi due aspetti sono presenti lacomunicazione in catechesi acquista lo“spessore testimoniale” voluto e si configura nonsoltanto come un raccontare fatti che hannoimportanza per me, ma nel proporre situazioniche hanno importanza per chi ascolta.

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SE LA CATECHESICOMUNICA…

• E’ UNCHIAMARE

• VUOLE UNRISPONDERE