Catechesi Into the Wild

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CAMPO ESTIVO REPARTO D.LIVINGSTONE 18-29 luglio 2012 - Esterate, Entracque (CN) La felicità è autentica solo se condivisa...

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La felicità è autentica solo se condivisa...

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CAMPO ESTIVOREPARTO D.LIVINGSTONE

18-29 luglio 2012 - Esterate, Entracque (CN)

La felicità è autentica solo se condivisa...

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Lasciandosi Atlanta alle spalle, Chris intendeva inventarsi una vita nuova, una vita in cui fosse possibile immergersi nelle esperienze senza filtri di alcun genere. Simbolo della completa rottura col passato fu l’adozione dli un nuovo nome: da quel momento non si sarebbe più chiamato Chris McCandless ma Alexander Supertramp, il vagabondo padrone del proprio destino.

giovedì 19 luglio 2012

Esci dal guscio e mordi la vita!

Don Tonino Bello parlava così ai giovani della sua diocesi: “Ricordo i miei anni del liceo: un mare di dubbi. Dubitavo perfino della mia capacità di affrontare la vita. Che età difficile! Hai paura di non essere accettato dagli altri, dubiti del tuo charme, della tua capacità d’impatto con gli altri e non ti fai avanti. E poi problemi di cresci-ta, problemi di cuore... ma voi non abbiate paura, non preoccupatevi! Se voi lo volete, se avete un briciolo di speranza e una grande passione per gli anni che avete... cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri. Mandate indietro la tentazione di sentirvi incompresi. Non chiudetevi in voi stessi, sprizzate gioia da tutti i pori. Bruciate... perché quando sarete grandi potrete scal-darvi ai carboni divampati nella vostra gio-vinezza. Perché se voi non avete fiducia gli adulti che vi vedono saranno più infelici di voi. Coltivate le amicizie, incontrate la gente. Voi crescete quanto più numerosi sono gli incontri con la gente, quante più sono le persone a cui stringete la mano. Coltivate gli interessi della pace, della giu-

stizia, della solidarietà, della salvaguardia dell’ambiente. Il mondo ha bisogno di voi per cambiare, per ribaltare la logica corrente che è logica di violenza, di guerra, di dominio, di sopraffazione. Il mondo ha bisogno di giovani critici. Non fidatevi dei cristiani che non incidono la crosta della civiltà. Fidatevi dei cristiani «autentici sov-versivi» come San Francesco d’Assisi che ai soldati schierati per le crociate sconsi-gliava di partire. Il cristiano autentico è sempre un sovversivo; uno che va contro corrente non per posa ma perché sa che il Vangelo non è omologabile alla mentalità corrente. Vi auguro davvero che voi la vita possiate interpretarla in questo modo bel-lissimo.” Aiutaci Signore, fa’ che possiamo essere luce del mondo, capaci e corag-giosi per immaginare e mettere in pratica nuovi stili di vita che tengano conto di tut-to il tuo creato e di tutte le tue creature, senza aver paura che i nostri gesti siano inutili di fronte alle grandi cifre del mondo, paura di dover modificare il nostro stile di vita, di perdere alcuni privilegi che ci fan-no sentire falsamente felici.

Ti costa fatica mettere in pratica i valori le idee che in astratto ti sembrano giusti?Ti capita di pensare una cosa, dirne un’altra e magari farne un’altra ancora? Ti capita di voler fare scelte diverse da quelle che fanno alcuni tuoi amici? Decidi in autonomia o ti fai trascinare dal “così-fan-tutti”? Quanto influisce il giudizio degli altri sulle tue azioni? Riesci a riflettere e pensare a cosa vuoi veramente o ti lasci trascinare dalle circostanze?

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Danza la vita

Canta con la voce e con il cuore, con la bocca e con la vita, canta senza stonature, la verità...del cuore.

Canta come cantano i viandanti: (“) Non solo per riempire il tempo, (“) Ma per sostenere lo sforzo. (“) Canta e cammina (x2)

Se poi, credi non possa bastare, segui il tempo - stai pronto e...

Danza la vita al ritmo dello spirito ohSpirito che riempi i nostri cuorDanza, danza al ritmo che c’è in te Danza assieme a noi

Cammina sulle orme del Signore Non solo con i piedi ma usa soprattutto il cuore Ama... chi è con te.

Cammina con lo zaino sulle spalle: (“) La fatica aiuta a crescere (“) Nella condivisione (“) Canta e cammina (x2)

Se poi, credi non possa bastare, segui il tempo - stai pronto e...

Danza la vita al ritmo dello spirito ohSpirito che riempi i nostri cuorDanza, danza al ritmo che c’è in te Danza assieme a noi

Guida da te la tua canoa

“...sei tu che devi vivere la tua vita e, se vuoi riuscire a raggiungere la felicità, devi es-sere tu a guadagnartela. Nessun altro può farlo per te. E, nel viaggio della vita, devi spingere la tua canoa con la pagaia, non remare come in una barca. La differenza è che, nel primo caso, tu guardi davanti a te, mentre nel secondo caso non puoi guarda-re dove vai, ma devi affidarti ad altri che reggono il timone, col risultato che puoi coz-zare contro qualche scoglio prima di rendertene conto. Molta gente tenta di remare attraverso la vita in questo modo. Altri ancora preferiscono una navigazione passiva, facendosi trasportare dal vento della fortuna o dalla corrente del caso: è più comodo che remare, ma è ugualmente pericoloso. Io preferisco uno che guardi davanti a sé e sappia condurre la sua canoa, cioè si apra da solo la propria strada. Guida da te la tua canoa. Stai partendo dal ruscello della fanciullezza per un viaggio avventuroso; di lì passerai nel fiume dell’adolescenza; poi sboccerai nell’oceano della virilità, per arriva-re al porto che vuoi raggiungere. Sulla tua rotta incontrerai difficoltà e pericoli, banchi di nebbia e tempeste. Ma, senza avventure, la vita sarebbe terribilmente monotona. Se saprai manovrare con attenzione, navigando con fedeltà ed allegra tenacia, non c’è motivo per cui il tuo viaggio non debba essere un completo successo, per piccolo che fosse il ruscello da cui un giorno sei partito.” Baden Powell

44 mettiti in gioco

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venerdì 20 luglio 2012

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«La mia impressione era che i suoi genitori fossero molto perbene» racconta Hathaway «non diversi dai miei o da quelli degli altri. Solo che a Chris non piaceva che gli si di-cesse cosa doveva fare, e sarebbe stato scontento di chiunque. Sostanzialmente il suo problema non erano i suoi, ma il concetto stesso di genitori.»Chris sembrava perdonare molti aspetti negativi di artisti e amici stretti, eppure non riuscì mai, per temperamento, a estendere quest’indulgenza al proprio padre.

A un gruppo di devoti e sacerdoti che contestava a Gesù certe frequentazioni, Egli rispose con la parabola del “padre che perdona” (Lc 15,11). Un uomo ha due figli e, nonostante non manchi loro nulla, il più giovane chiede la sua parte di eredità mentre il padre è ancora in vita. Poi si reca in un paese lontano dove sperpera tutte le sue ricchezze. Solo quando è costretto a fare la fame e pascolare porci medita in cuor suo di andare da suo padre e dirgli: «Padre ho peccato contro il Cielo e contro di te, non merito di essere chiamato tuo fi-glio. Trattami come uno dei tuoi servi.»Ma «quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.» Il figlio non ri-esce neppure a finire di dire la frase che si era preparato, l’amore del padre lo prece-de e viene fatta una grande festa per l’oc-casione. Il primogenito, che aveva sempre obbedito e rispettato le regole, non capi-sce perché al fratello dovrebbe

essere riservato un simile trattamento. Ma il padre risponde: «Bisogna far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.» Al centro di questa parabola c’è un uomo, figura di Dio, che perdona. Nel figlio la voglia di autono-mia arriva al livello di considerare “morto” il padre, chiedendogli in anticipo l’eredità. Il figlio torna a casa non perché pentito, ma perché ha fame. Pronto a rinunciare all’essere considerato figlio. Ma il padre gli corre incontro. Attendere non è aspetta-re: è andare incontro a quello che tu vor-resti accada. Il perdono non è condo- no, tolleranza, trattato di non belligeran- za. L’amore è sempre anticipazione, senza criteri di merito. Essere accolti e amati può aiutarci a riprendere la vita anche in mo-menti difficili. Troppo spesso ci compor-tiamo come fratelli maggiori senza cuore, che giudicano senza miseri- cordia le scel-te degli altri...

A volte “perdonare noi stessi” è più difficile di perdonare gli altri, ci vergognamo: “Come ho potuto, io, fare una cosa del genere”... ti è mai capitato? Quante volte cerchiamo di occupare lo spazio dei nostri fratelli? I nostri familiari spesso hanno fiducia in noi più di noi stessi. Ricordi se e quando i tuoi hanno influito nell’accendere tuoi talenti che avresti tenuto nel cassetto? Le tue qualità vengono riconosciute in famiglia? Quali? Quando prendi in considerazione i consigli dei tuoi? Quanto ti senti ascoltato? Quanto ascolti? Cosa potresti fare per migliorare i rapporti in casa?

Impara a perdonare per ripartire

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Ti ringrazio mio Signore

Amatevi l’un l’altro come Lui ha amato noi, e siate sempre Suoi amici;

e quello che farete al più piccolo tra voi, credete: l’avete fatto a Lui.

Ti ringrazio, mio Signore: non ho più paura,

perché con la mia mano nella mano degli amici miei cammino tra la gente della mia città e non mi sento più solo;

non sento la stanchezza e guardo dritto avanti a me perché sulla mia strada ci sei Tu.

Se amate veramente perdonatevi tra voi: nel cuore di ognuno ci sia pace.

Il Padre che nei cieli vede tutti i figli Suoi con gioia a voi perdonerà.

Sarete Suoi amici se vi amate tra di voi, e questo è tutto il Suo Vangelo;

l’amore non ha prezzo, non misura ciò che dà: l’amore confini non ne ha.

perdona senza “legartela al dito”

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sabato 21 luglio 2012

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C’è una gioia nei boschi inesplorati, c’è un’estasi sulla spiaggia solitaria, c’è vita dove nessuno s’intromette, accanto al mar profondo, e c’è musica nel suo boato. Io non amo l’uomo di meno, ma la Natura di più.

Coltivare e custodire la terra...

Sant’Agostino dice che la prima Bibbia che Dio ci ha dato è il creato. Cosa ne ab-biamo fatto di questa Bibbia? La giustizia non è da osservare semplicemente ver-so gli esseri umani ma include la natura. Nell’antichità in Medio Oriente gli unici a credere che la terra appartenga a Dio sono quei piccoli clan di cui abbiamo par-lato a proposito dell’Esodo. Ed è proprio perché la terra è di Dio che sostengo-no vada divisa tra tutti. Altrove, la terra è del faraone, è di Cesare, è dello Stato. Ma in realtà la terra è di Dio e deve servi-re a tutti per vivere. L’uomo è “il partner” scelto da Dio, cui Egli indirizza la Sua pa-rola, colui che è capace di rispondervi nel segno della libertà. Non è, però, l’unico destinatario del Suo amore.Prendete il racconto di Noè: a lui Dio af-fida la costruzione dell’arca, che ha il suo senso, il suo valore, il suo scopo nella salvezza di tutti i viventi, non solo della nostra specie. E’ una sottolineatura della nostra responsabilità quando ci rappor- tiamo con la natura. Siamo ospiti, gratu-itamente accolti su una terra donata, del-la quale non possiamo dirci padroni, né considerarci legittimati a qualunque uso e abuso. Siamo chiamati a coltivare il

giardino, custodendolo al meglio. Non si può vivere bene se non quando si è in armonia con i cicli della vita, nella con-sapevolezza che tutto quello che faccia-mo ha delle conseguenze negli altri, e se soffre una specie, è l’insieme che soffre. Significa vivere in equilibrio con tutte le forme di esistenza. Le montagne, i fiumi, gli insetti, gli alberi. Bisogna distin-guere il “vivere bene” dal “vivere meglio”. Vivere meglio spesso significa guadagna-re a spese dell’altro. Vivere bene significa comprendere che nessuno (ne l’uomo ne gli alberi, gli animali, le montagne ecc) vive per se stesso, ma per l’insieme. I risultati di un uso irresponsabile delle risorse naturali li conosciamo. Osservare la natura e sentirsi “piccoli nell’universo” ci aiuta ridimensionare i piccoli o grandi problemi quotidiani che (quando siamo concentrati su noi stessi) ci sembrano gravissimi e insormontabili.Se la Terra potesse parlare, da tempo gri-derebbe al cielo contro lo sfruttamento devastante cui è sottomessa. Ogni giorno crede il numero delle persone che si ren-dono conto di questa tragedia e si fanno portavoce del grido della terra. Noi da che parte stiamo?

Quando cammini vai dritto per la tua strada o ti capita di apprezzare qualche angolo bello dell’ambiente che ti circonda (che sia in città o in natura)? Hai mai pensato alle conseguenze delle tue abitudini sull’ambiente? Cerchi di ridurre i tuoi consumi o vivi come se la terra fosse un enorme “baule infinito” dove cacciare la tua rumenta? Hai mai provato a chiederti “che posso fare io” per migliorare l’ambiente?

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L’acqua, la terra, il cieloInno del Campo Nazionale E/G 1983

In Principio la terra Dio creò con i monti i prati e i suoi color e il profumo dei suoi fior che ogni giorno io rivedo intorno a me che osservo la terra respirar attraverso le piante e gli animal che conoscere io dovrò per sentirmi di esser parte almeno un po’.

Questa avventura, queste scoperte le voglio viver con te. Guarda che incanto è questa natura e noi siamo parte di lei.

Le mie mani in te immergerò fresca acqua che mentre scorri via tra i sassi del ruscello una canzone lieve fai sentire pioggia che scrosci fra le onde e tu mare che infrangi le tue onde sugli scogli e sulla spiaggia e orizzonti e lunghi viaggi fai sognar.

Questa avventura, queste scoperte...

Guarda il cielo che colori ha e un gabbiano che in alto vola giàquasi per mostrare che, ha imparato a vivere la sua libertà che anch’io a tutti canterò se nei sogni farfalla diverrò e anche te inviterò a puntare il tuo dito verso il sol.

Questa avventura, queste scoperte...

lascia i posti meglio di come li trovi

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domenica 22 luglio 2012Metti le gambe ai tuoi sogni

Vorrei ripeterti di nuovo il consiglio che già ti diedi in passato, ovvero che secondo me dovresti apportare un radicale cambiamento al tuo stile di vita, cominciando con co- raggio a fare cose che mai avresti pensato di fare o che mai hai osato. C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura.

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Non c’è niente di sbagliato nei nostri de-sideri in quanto tali, in nessuno di essi. è l’uso che ne facciamo per scopi egoistici a creare un problema. I nostri desideri ci sono stati donati per permetterci di vivere pienamente. L’egocentrismo e l’egoismo piegano e distorcono i nostri desideri, le trasformano in “voglie” e ar-rivando a volte a usare le persone come oggetti, magari “usa e getta”, strumentali ai nostri fini. Questo tipo di desideri Pao-lo li definiva “della carne”. Bisogna pren-dersi tempo per riuscire a distinguere tra queste “voglie” e i veri “desideri”. Spesso quando siamo incerti e non capiamo, tendiamo a prendere delle decisioni pur di prenderle, a farci trascinare, per poi accorgerci (tardi) di aver sbagliato. Gli er-rori si fanno sempre in fretta, altrimenti ce ne accorgeremmo e non li faremmo. Quando riusciamo a scegliere coerente-mente con il Vangelo, cioè non solo per la nostra “felicità” personale, ma per quel-la condivisibile con gli altri, scopriremo

la forza dello Spirito che è la vera “mar-cia in più” che dà gambe ai nostri sogni. La “speranza umana” arriva solo a dire: 2+2=4 e non può far 5... l’esperienza della fede porta ogni giorno chi la vive a raggiungere risultati inaspettati, insegna a non smettere di sperare anche quando tutto sembra perso. Chiunque è capace di aiutare il prossimo, basta un po’ di sen-sibilità e di coerenza. Servire nel nome di Cristo non è solo questo... ci porta ad an-dare là dove l’evidenza umana dice che non c’è niente da fare. Fintantochè puoi vedere il risultato della tua opera ti sen-ti gratificato e non avverti la stanchezza, ma quando capisci che in certe situazioni non puoi far altro che esserci... la que-stione si fa dura. è lì che si sperimenta la forza della fede. Se saprai superare i tuoi desideri egoistici scoprirai che, sognando secondo il Vangelo, con fame e sete di giustizia, troverai la forza per realizzare i tuoi sogni e “costruire la tua casa su salde fondamenta”.

Ti riesci ad appassionarti ad alcune cose o tendi a farti trascinare passivamente?Nelle tue passioni riusciresti a distinguere tra quelle mosse da “voglie” e “desideri”? Quando fai le cose pensi a quello che potrebbe far piacere agli altri o solo al tuo?Ti capita di pensare agli altri come “strumenti” per fare quello che vuoi? Se ti è capitato di considerare qualcuno così, con chi è successo, quando e perché?Quando “hai troppo da fare” riesci a considerare chi ti sta intorno o tendi a chiuderti?

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Su ali d’aquila

Tu che abiti al riparo del Signore e che dimori alla sua ombra dì al Signore: Mio rifugio, mia roccia in cui confido.

E ti rialzerà, ti solleverà su ali d’aquila, ti reggerà sulla brezza dell’alba, ti farà brillar come il sole così nelle sue mani vivrai.

Dal laccio del cacciatore ti libererà e dalla carestia che distrugge, poi ti coprirà con le sue ali e rifugio troverai.

Non devi temere i terrori della notte né freccia che vola di giorno, mille cadranno al tuo fianco ma nulla ti colpirà.

Perché ai suoi angeli ha dato un comando di preservarti in tutte le tue vie, ti porteranno sulle loro mani contro la pietra non inciamperai.

E ti rialzerò, ti solleverò su ali d’aquila, ti reggerò sulla brezza dell’alba, ti farò brillar come il sole così nelle mie mani vivrai.

mettiti nei panni degli altri

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lunedì 23 luglio 2012

Ribellarsi a chi? Liberi da cosa?Non è poi così inconsueto che un giovane si lanci in un’impresa considerata incauta dai più vecchi. Nella nostra cultura, non meno che in altre, l’esporsi al rischio costitui-sce una sorta di rito di passaggio.Il pericolo ha sempre esercitato un certo fascino. Sostanzialmente è questo il motivo per cui gli adolescenti guidano troppo veloce e bevono troppo, ed è questo il motivo per cui le nazioni sono sempre riuscite a reclutare ragazzi per le loro guerre.

L’esperienza dell’EsodoIn Egitto, un piccolo clan prende lenta-mente coscienza di venire sfruttato per costruire le grandi città in cui l’impero egiziano ammassava le sue ricchezze. Stanco della schiavitù, il clan, sotto la guida di Mosè, Aronne, Miriam, aspira a recuperare la sua libertà. Alla fine riesce a fuggire, vedendo in tutta la sua lotta di liberazione, la mano di Dio.Dio è sempre presente dove ci sono persone che cercano di liberarsi. È questo il significato e la novità dell’Eso-do. Non il dio del Faraone, degli eserciti, dei generali vincitori, dei re. E Dio non ha liberato solo gli ebrei: «Non sono io che ho fatto uscire Israele dal paese d’Egitto, i Filistei da Caftor, gli Aramei da Kir?».è il Dio che è presente in tutti i cammini di liberazione, ascolta il grido degli schiavi, dei poveri, degli umiliati, di chi è schiac-ciato ed oppresso.

1300 anni dopo Gesù riconfermerà la visione dell’Esodo, indicandoci un’altro modo di vivere. Un’altro stile di vita sim-boleggiato efficacemente dal gesto dello “spezzare il pane”. Ai poveri che diceva-no «Abbiamo pochi pani», Egli risponde: «Sedetevi in piccoli gruppi e cominciate a dividere quel poco che avete». Ed ecco il miracolo: ce n’è per tutti.Alla fine Gesù decidono di farlo fuori: cro-cifisso fuori dalle mura di Gerusalemme, come gli schiavi e i sobillatori contro l’im-pero. Ma a quel crocifisso l’Abbà, il Papà, rimane fedele. E nel suo nome le prime comunità cristiane, all’interno dell’impe-ro romano, rappresenteranno un’alterna-tiva ad esso. Tutto questo ci riguarda, e ci può coinvolgere, perché l’unione con Dio non è un’esperienza riservata a poche persone privilegiate. Dio è Abbà e padre di tutti: “Padre mio e Padre vostro” (Gv 20,17); “Padre nostro” (Mt 6,9).

Le cose non cambieranno mai “in grande” se non inizi a farlo tu “nel piccolo”, riesci a condividere spontaneamente con gi altri o è una cosa che ti “pesa” fare?Quando condividere ti pesa e quando invece è un piacere? Come cambia se vuoi condividere tu o ti costringono le circostanze?Ti è mai capitato di “schiacciare” qualcuno per fare quello che ti gira?Riesci ad andare oltre l’apparenza di una persona prima di fartene un’idea?Usi la stessa severità per giudicare la tua coerenza e quella degli altri?

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EEsiste oggi, nella nostra società, una mediocrità tipica delmondo in cui viviamo. Difficile tradurlo con una semplice

parola: diciamo che parlare di una vita presa di striscio, sghem-ba, non vissuta fino in fondo, rende un po' meno peggio l'idea.Siamo spesso un po' in ritardo, un po' in crisi, un po' giù, un po'così e così. Talvolta quando ci chiedono come stiamo, rispon-diamo - alla maniera degli annoiati e dei vecchi - "si tira avan-ti", quasi certificando una sostanziale ed impotente sconfittadavanti all'impervio compito della quotidianità. In questo sensol'uomo della partenza, non maschera dell'apparenza, ha ognigiorno tra le mani la più grande sfida: prendere la vita con l'en-tusiasmo e la grinta di un calciatore che sta per disputare la fina-le di Champion's League. L'esistenza non è mai un ritornello didejà vu che stanca la mente e raffredda il cuore: allenarsi in que-sto senso è la più dura, ma se si vuole tra le più affascinanti delleattività di ogni giorno. In questo senso lo scoutismo è un'occa-sione importante, un momento in cui aprire le stanze chiuse allanovità. Un'esperienza come quella del clan rende capaci dirisvegliare emozioni, di suscitare una domanda di costantenovità che rende linfa alla corpo ed allo spirito. Compito del-l'uomo della partenza, allora, è discernere con grande attenzio-ne e capire che la passione, l'entusiasmo - come ora descritti -sono cosa ben diverse dal generico impeto fugace, rapido comeun fuoco di paglia e destinato quindi a non durare. Opposto esatto di questo modo di intendere la vita è tipicamen-te rappresentato da quelli che se possono rifiutano, che evitanola responsabilità, che preferiscono fare un passo indietro. Daquelli, insomma che "non se la sentono". Ora l'uomo della par-tenza è l'esatto opposto di questa sorta di testimonial dell'am-plifon che è colui il quale puntualmente "non se la sente". E, siachiaro, non è nemmeno un eroe, anche se il nostro tempo avreb-be bisogno ogni giorno di più di piccoli "eroi modesti" capaci senon di fare grandi cose di fare grandi le cose che fanno. È piut-tosto una persona che esalta prima ancora che ciò che fa, comelo svolge. Ha scritto qualcuno: "Se non potete essere un pinosulla vetta del monte, sita un cespuglio nella valle, ma siate ilmiglior piccolo cespuglio sulla sponda del ruscello. Siate uncespuglio, se non potete essere un albero. Se non potete essereuna via maestra, siate un sentiero. Se non potete essere il sole,siate una stella. Siate il meglio di qualunque cosa siate." Perconcludere così: "Cercate ardentemente di scoprire a che cosasiete chiamati e poi mettetevi a farlo, appassionatamente".Mettersi al lavoro appassionatamente, con quella ardentepazienza di cui parla Neruda nel brano qui accanto. Eccolo qui il nostro uomo della partenza. È uno che calcistica-mente parlando non tira mai il piede indietro, è uno che nellecose che fa butta il cuore, è uno capace di entusiasmare perchési entusiasma per lui per primo, è uno che trascina perché senteil sangue scoppiargli nelle vene. Lo fa con il sorriso sulle labbra (potrebbe essere diversamente?)come suggerisce la preghiera per il buon umore di ThomasMore. Lo fa convinto com'è che quando si arriva alla cerimoniacon i simboli della partenza e si legge il brano evangelico sul-l'essere sale della terra, Gesù non dice "Voi siate il sale dellaterra", ma dice piuttosto voi siete il sale della terra. Lo siete già,qui ed ora. Non c'è bisogno di particolari esortazioni, dunque.C'è bisogno piuttosto di un sano ottimismo, dunque. Di unottimismo che non nasce da un rifiuto della realtà per rifugiar-si in un mondo ideale ed idilliaco che non esiste ma che è - comescrive Bonhoeffer - "una forza vitale, la forza di sperare quandogli altri si rassegnano, la forza di tener alta la testa quando sem-bra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, unaforza che non lascia mai il futuro agli avversari, ma lo rivendi-ca per sé. Esiste certamente anche un ottimismo stupido, vile,che deve essere bandito. Ma nessuno deve disprezzare l'ottimi-smo inteso come volontà di futuro, anche quando dovesse con-durre cento volte all'errore; perché esso è la salute della vita, chenon deve essere compromessa da chi è malato."Dunque l'uomo della partenza, per non farsi risucchiare dallelogiche delle maschere dell'apparenza, non può che vivere conentusiasmo e passione la sua quotidianità. Munito di un ottimi-smo definito come volontà di futuro; armato col sorriso di chiconosce il valore dell'ironia; capace di "sentirsela". Sempre!

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivorichiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Pablo Neruda

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Pronti a servire(e ancora Scouting for Boys)

Eravamo ragazzi ancoracon il tempo aperto davantii giorni più lunghi coi calzoni cortia caccia di vento i semplici canti. La carta e la colla insiemeincrociare due canne più fortilegate allo spago le nostre speranzenei nostri aquiloni i sogni mai morti. Si alzano ora in altopiù in alto di allora le danzerestare confusi il tempo ti afferrascommetter sul mondo ma senza arroganza. La testa nel cielo è veroma il camminare ti entra da terrae pronti a partire rischiare la stradai fiori più veri non son quelli di serra.

Va’ più in su, più in làcontro vento è lotta dura matendi lo spago se sta a cuore a noi non è vana speranzacambierà : oltre la siepe va’.

E’ il potere all’indifferenzaindifferenza che il potere fa ladrila terra ormai scossa dagli atomi pazzidenaro trionfante schiaccia grida di madri E’ ancora la grande corsaper gli stupidi armati razziin rialzo i profitti più disoccupatie c’è sempre chi dice: “State buoni ragazzi.... E’ nascosta rassegnazionedietro “grandi” progetti mancatinon è certo più il tempo di facili sognii nostri aquiloni hanno i fili bloccati. Ma vediamo più acuti e nuoviaffiorare continui bisogni:solidali ci chiama la città dell’uomosporcarsi le mani in questo mare è un segno

Va’ più in su, più in là...

Ed ancora più in alto volaprende quota sorvola vallateportato dai venti ma le idee le ha chiaredi certe nubi si muore di acque inquinate. Non cantare per evasionecanta solo se vuoi pensareil fine nel mezzo come il grano nel semeun progresso per l’uomo dobbiamo imparare Meccanismi perversi fuorimeccanismi che dentro temeavere-sembrare ti prendono a fondocercare se stessi è più dura ma insieme... E’ lottare per realizzareun amore che sia fecondovia le porte blindate chiuse sugli egoismiun uomo e una donna spalancati sul mondo

Va’ più in su, più in là...

E spingendo di nuovo i passisulle strade senza far rumorenon teme il vento con la pioggia e col sole“Già e non ancora” seguire l’amore E’ un tesoro nascosto cercaè sepolto giù nelle goleè paura che stringe quando siamo vicinia chi in vita sua mai ha avuto parole. E lo scopri negli occhi è veroin quegli occhi tornati bambinihan saputo rischiare: “Lascia tutto se vuoi”sulla sua strada andare scordare i tuoi fini. Un aquilone nel vento chiamatendi il filo è ora! Puoi!le scelte di oggi in un mondo che cambiapronti a servire è ancora: “Scouting for boys”

Va’ più in su, più in là...

12 tra il dire e il fare c’è l’incominciare

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martedì 24 luglio 2012Camminando s’apre il cammino

Quanto mi tenta il sentiero! Non puoi comprendere che irresistibile fascino eserciti su di me. In definitiva direi che non c’è niente di meglio di un bel sentiero solitario che permetta di girovagare. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso. Temo però che prevarrà la tua testardaggine a non lanciarti e in futuro continuerai a star fermo a Salton negandoti tutte le cose meravigliose che il Signore ha disposto intorno a noi.

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Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, ri-tornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bi-sogna ricominciare il viaggio. Sempre. Un buon camminatore sa che il grande viag-gio è quello della vita, beato chi si sente sempre in cammino e in ogni prossimo vede un compagno di viaggio. Il cri-stiano non ama i punti esclamativi ma i punti interrogativi, cioè quelle domande che ci spingono a camminare, che ci por-tano a intravedere l’orizzonte e una volta raggiuntolo ce ne svelano un altro verso il quale andare. Il cammino ci aiuta a spe-rimentare i nostri limiti. Trovarci in condi-zioni di fragilità ci fa apprezzare il valore della compagnia, soprattutto quando la salita si fa più dura. Ci piace parlare di “spiritualità della strada” proprio per indi-care una fede che si alimenta e trova nel cammino un momento di riflessione pri-vilegiato. Il cammino ci insegna il piace-

re dell’essere ospitati quando arriviamo stremati, sporchi, spaesati in un paese sperduto durante un raid o un hike nel quale ci siamo persi. Un accoglienza che sapremo restituire a nostra volta quando ci dovessimo trovare a ruoli inversi. La strada ci insegna a non farci immobiliz-zare dall’eccessiva riflessione, ma a fare delle scelte, saperci incamminare quando necessario, certi dell’accompagnamento di Dio ad ogni nostro passo. Camminan-do impariamo a conoscerci e fare vera co-munità. La spiritualità della strada mette nel cuore un grande senso di attesa, ci insegna a non fermarci mai, a non sentir-ci mai arrivati, definitivi. Impariamo a di-ventare nomadi: persone incapaci di ras-segnarsi, affascinati dall’oltre, dal dopo, dall’ancora, per leggere e vivere il di qua, l’adesso. La strada ci porta “fuori dal tem-pio”, lontano dalle nostre sicurezze, dalle comodità di una casa stabile, pronti a confrontarci con luoghi e persone scono-sciute, che arricchiranno il nostro cammi-no e coloreranno i nostri ricordi.

Ti capita di aver capito tutto su qualcosa e fissarti o al contrario di cambiare opinione ogni volta che qualcuno ti contraddice? Quale pensi sia il giusto mezzo tra questi due atteggiamenti? Come ti poni rispetto ai problemi che non riesci a risolvere?Riesci a coinvolgere altri nelle tue riflessioni o te le tieni per te? Camminare ti aiuta a riflettere? Che significa per te: “Camminando s’apre il cammino”?

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Due semi

Due semi si trovavano fianco a fianco nel fertile terreno autunnale. Il primo disse: “Voglio crescere! Voglio spingere le mie radici in profondità nel terreno e fare spuntare i miei germogli sopra la crosta della terra sopra di me... Voglio dispiega-re le mie gemme tenere come bandiere per annunciare l’arrivo della primavera... Voglio sentire il calore del sole sul mio volto e la benedizione della rugiada mat-tutina sui miei petali!”. E crebbe.L’altro disse: “Che razza di destino, il mio!Ho paura. Se spingo le mie radici nel ter-reno sotto di me, non so cosa incontrerò nel buio. Se mi apro la strada attraverso il terreno duro sopra di me posso danneg-giare i miei delicati germogli... E se apro le mie gemme e una lumaca cerca di man-giarsele? E se dischiudessi i miei fiori, un bambino potrebbe strapparmi da terra. No, è meglio che aspetti finché ci sarà si-curezza”. E aspettò. Una gallina che raschiava il terreno in cer-ca di cibo trovò il seme che aspettava e subito se lo mangiò.

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Inno Reparto David Livingstone

Muoviti... stare fermo non serve a nullachi non sbaglia non fa mai nientesul sentiero senza timor...

Sai… le frontiere sono un’invenzionenostra patria è l’intero mondonostra legge la libertà...

Gente allegra, Dio ci aiuta... OOOH DAVID LIVINGSTONE OOOH DAVID LIVINGSTONE OOOH DAVID LIVINGSTONE

Tutto è armonia e condivisionee come per il diamante,prima di esser luce è carbone

Sveglia… il mattino ha l’oro in boccazaino in spalla il cammino ci aspettachi ride e canta, il male spaventa...

Rit.

Pensa all’ambiente che ci circondaal bosco, al fuoco e a quelle nottil’avventura non si scorda mai

Rit.

*urli di squadriglia*

E se credi di essere arrivatonon ti fermare che la strada continua…

sul sentiero senza timor...

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mercoledì 25 luglio 2012

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Gente allegra Dio l’aiutaEh sì, adesso viaggio sui treni. Che divertimento, vorrei aver cominciato prima a saltare sui vagoni, anche se qualche aspetto negativo esiste. Una sera, verso le dieci, uno sbir-ro con la pila mi ha scoperto. «Esci di là prima che ti ammazzi! - e agitando una rivoltella ha aggiunto - Se ti vedo ancora qui intorno, ti ammazzo!». Che matto! Mi sono fatto delle grasse risate quando cinque minuti dopo sono risalito sullo stesso treno e ci sono rimasto fino a Oakland.

Un sorriso esprime quello che siamo e trasforma ogni avversità in un’occasione di gioia. L’ironia e la capacità di sdramma-tizzare ricaricano lo Spirito. Eppure... pochi mettono in relazione questo senso dell’u-morismo con la spiritualità. “Non c’è pro-prio niente da ridere”, dicono, quando si parla dei problemi del mondo di oggi. Ma se imparassimo ad affidarci a Dio, e non cessare nell’impegno sicuri che con Lui la speranza non può morire, scopriremmo che, nonostante tutto, possiamo ancora ridere ed essere spensierati e gioiosi come i bambini! (Fil 3, 4). Ciò non significa essere puerili. Essere come i bambini significa mantenere quelle qualità tipiche dell’in-fanzia che crescendo si tende a perdere: l’umiltà e la sincerità, l’entusiasmo e la meraviglia, la capacità di scherzare. Essere puerili, invece, significa imitare le carat-teristiche temporanee dei piccoli, segno di mancanza di esperienza, come l’inno-cenza o l’ingenuità. Fidarsi del primo che passa, come fanno i piccoli per mancanza di esperienza, è ingenuo e immaturo. An-che la fiducia in Dio può essere in qualche modo ingenua e immatura. Il bambino

può immaginarsi Dio come un mix tra un supereroe e Babbo Natale. Questa è un’immagine immatura di Dio e una for-ma puerile di fiducia, inadeguata e in un adulto. Fin troppi mantengono questo at- teggiamento anche da grandi. Non è que-sto il credere come i bambini richiesto dal Vangelo! A volte si usa la fiducia puerile in Dio per evitare di fare ciò che dovremmo fare da soli, credendo che basti pregare e che “al resto ci penserà Dio”. Le capacità dei bambini che permettono di compren-dere correttamente il messaggio di Gesù sono altre, testimoniate al massimo da San Francesco, che come un bambino era umile, fiducioso in Dio,capace di mera-vigliarsi e di sentire gioia.Gesù andava oltre ogni legge senza cu-rarsi di destare scandalo nei sacerdoti del tempo, pur di non far stare in pena un solo giorno di più chi faceva i conti con il dolo-re. A Lui interessa fin da ora che la nostra vita non sia umiliata e non si perda in mille rivoli dal nulla. “State sempre lieti, prega-te incessantemente, in ogni cosa rendete grazie: questa è infatti la volontà di Dio in Gesù verso di voi” (1Ts).

Riesci a trovare il lato positivo delle cose, a “sorridere e cantare anche nelle difficoltà”? Riesci a sdrammatizzare e prendere sul ridere i tuoi difetti e i tuoi errori?Come reagisci alle piccole prese in giro e agli scherzi che si ricevono e fanno tra amici?Se hai un problema cerchi di risolverlo, anche chiedendo aiuto, o tendi a bloccarti?

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E la strada si apre

Raggio che buca le nubi ed è già cielo apertoacqua che scende decisa scavando da sél’argine per la vita.

La traiettoria di un volo chesull’orizzonte di seratutto di questa natura ha una strada per sé.

Attimo che segue attimo un salto nel tempopassi di un mondo che tende oramai all’unitàche non è più domaniusiamo allora queste maniscaviamo a fondo nel cuoresolo scegliendo l’amore il mondo vedrà...

Che la strada si apre passo dopo passoora su questa strada noi. E si spalanca un cieloun mondo che rinasce si può vivere per l’unità.

Nave che segue una rotta in mezzo alle ondeuomo che s’apre la strada in una giungla di ideeseguendo sempre il sole,quando si sente assetatodeve raggiungere l’acquasabbia che nella risacca ritorna al mare.

Usiamo allora queste maniscaviamo a fondo nel cuoresolo scegliendo l’amore il mondo vedrà.

Che la strada si apre passo dopo passoora su questa strada noi. E si spalanca un cieloun mondo che rinasce si può vivere per l’unità.

Preghiera del buon umoreTommaso Moro

Signore donami una buona digestionee anche qualcosa da digerire.

Donami la salute del corpoe il buon umore necessario per mantenerla.

Donami, Signore, un’anima sempliceche sappia far tesoro di tutto cio’ che e’ buonoe non si spaventi alla vista del malema piuttosto trovi sempre il mododi rimetter le cose a posto.

Dammi un’anima che non conosca la noia,i brontolamenti, i sospiri, i lamentie non permettereche mi crucci eccessivamenteper quella cosa troppo ingombrante che si chiama “io”.

Dammi, Signore, il senso del buon umore, concedimi la graziadi comprendere uno scherzoper scoprire nella vita un po’ di gioiae farne parte anche gli altri.

guarda al lato positivo

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giovedì 26 luglio 2012

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Consumi dunque sei?Chris non capiva come si potesse permettere che qualcuno patisse la fame, special-mente in questo Paese, amava precisare che era una questione di giustizia, non di pietà. (...) «Era venerdì sera e presumevo che fossimo diretti a qualche festa. Invece Chris parcheggiò in una zona molto brutta, e disse: “Sai, Eric, puoi anche leggere di queste realtà, ma fino a quando non le vivi, non puoi capirle veramente.” E fu così che mi ritrovai a girovagare per postacci, a parlare con papponi, prostitute e miserabili. Ascoltavamo le loro storie e poi cercavamo di offrire un consiglio sincero che potesse aiutarli a migliorare la loro condizione di vita.»

“Chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve.” Lc (22, 25) Le nostre competenze e capacità, diverse tra loro ma tutte im-portanti, hanno senso solo se messe al servizio degli altri. Seguire Gesù vuol dire lottare per un mondo del servizio contro la tendenza al mondo del potere. Il cristiano è colui che si fa prossimo, che fa il possibile per togliere le persone dal-le situazioni di indigenza. “è necessario anteporre agli interessi, alla carriera e al guadagno personale il vantaggio dell’in-tera comunità, della quale facciamo par-te anche noi. La libertà e la felicità umana sono tali se condivise.” (Benedetto XVI). Dio non ha bisogno della nostra difesa, chi lo difende lo offende. Dio ci aspetta nel poveraccio, nell’affamato: è lì che si difende Dio, e chi lo aiuta segue Gesù, anche se non lo dice, anche se non lo sa, addirittura se si dice non cristiano. Gesù ha dato la sua vita per la giustizia, e ci ha detto che nell’ultimo giorno saremo giu-

dicati sulla relazione con ogni bisognoso che abbiamo incontrato, non su altro (Mt 25,34-30). “Dio vi ha chiamati alla libertà! Ma non servitevi della libertà per i vo-stri comodi. Perché chi ubbidisce a que-sto unico comandamento - Ama il prossi-mo tuo come te stesso - mette in pratica tutta la legge” (Gal 5, 13).Mettersi al servizio significa essere liberi, cioè non essere schiavi del “dio succes-so”, del “dio apparenza, denaro o potere”. Dobbiamo essere spina nel fianco: “Guai a voi, ricchi” (Lc 6,24) perché la fede, che ci apre al prossimo e ce lo fa sentire fratel-lo, incontra forti resistenze nella ricchez-za (Mt 19, 24). Sarà per il senso di sicurez-za e di autosufficienza che sopravviene, ma troppo spesso la ricchezza indurisce il cuore, non foss’altro per la paura di per-derla. Viviamo in un mondo in cui pochis-simi affamano la maggior parte dell’uma-nità per mantenere i propri vizi... la cosa ci riguarda! Anche noi godiamo dei benefici di queste ingiustizie, ci hai mai pensato?

Ti è mai capitato di “dover” comprare qualcosa per non sentirti “fuori” da un gruppo?Quali sono le cose di cui hai realmente bisogno e quelle che compri per moda?Distingui il “ben-avere” (avere tante cose) dal “ben-essere” (star bene con l’essenziale)?Cosa ritieni essenziale per stare bene? Hai mai pensato a cosa puoi fare per migliorare le cose nel tuo piccolo?

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Page 18: Catechesi Into the Wild

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Spendi spandi effendiRino Gaetano

Essence benzina e gasolinasoltanto un litro e in cambio ti doCristina

Se vuoi la chiudo pure in monasteroma dammi un litro di oro nero

Ti sei fatto il palazzo sul Jumbonoi invece corriamo sempre appresso all’ambo

Ambo terno tombola e cinquinaSe vinco mi danno un litro di benzina

Spendi spandi spandi spendi effendispendi spandi spandi spendi effendi

Spider coupè gitti alfettaa duecento c’è sempre una donna che ti aspetta

Sdraiata sul cofano all’autosalonee ti dice prendimi maschiaccio libidinoso cojone

Non più a gas ma a cheroseneil riscaldamento centralizzatopiù ti scalda più conviene

Niente carbone mai più metanopace prosperità e lunga vita al sultano

Spendi spandi spandi spendi effendispendi spandi spandi spendi effendi

>> 10 cose che puoi fare tutti i giorni...non solo al campo!

1. Meno auto, più mezzi pubblici (o bici!) 2. Mangia cibo di stagione 3. Evita gli sprechi, riduci i rifiuti 4. Ripara, ricicla e fai la differenziata!5. Compra solo il necessario, no usa-e-getta6. Risparmia energia, spegni luci inutili! 7. Un po’ meno carne e più legumi... 8. Niente acqua in bottiglia, usa il rubinetto! 9. Merende fatte in casa e non confezionate 10. Meglio prodotti sfusi che confezionati

Sono cose semplici, se le facciamo tuttilasceremo il mondo un po’ meglio di così...

occhio agli sprechi

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venerdì 27 luglio 2012

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La felicità è vera se condivisaMcCandless trascorse i due mesi successivi a girovagare nell’Ovest del Paese, affasci-nato dalla vastità e imponenza del paesaggio e disturbato a volte da piccole noie con la legge, godendosi la compagnia di chi incontrava sul cammino. «Si divertiva con la gente, davvero. Al mercatino andò avanti a parlare per ore con tutti quelli che gli capitavano a tiro. Si accorse allora che la felicità isolata non è felicità, e scrisse: «Felicità è vera soltanto se condivisa».

L’ha ricordato anche questo Papa, recen-temente: “La Chiesa deve aprire le frontie-re tra i popoli e infrangere le barriere tra le classi e le culture”. Non sentirti estraneo in nessuna parte del mondo! Vibra con le gioie e le speranze di ogni figlio del mon-do e fa’ tue le sofferenze e le umiliazioni dei tuoi fratelli. Tommaso d’Acquinio scri-veva che si può affermare solo una cosa su Dio: ”Dio è relazione.” È nell’incon-tro con gli uomini che si può scorgere Dio. Lo dicevamo anche qualche giorno fa: ”Voi crescete quanto più numerosi sono gli incontri con la gente, quante più sono le persone a cui stringete la mano.” è nei rapporti con gli altri, e non tanto nelle parole, che trova verifica la nostra fede. Il buon vecchio apostolo Giacomo in una lettera (Gc 2, 14-18) ci dice: ”Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvi-sti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il neces-

sario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.” Possia-mo tutta la vita recitare formule, parlare di Dio, e poi vivere in una logica opposta. Però possiamo anche, negli anni, anche dopo tante incertezze e sbandamenti, passare al seguito di Gesù. Per mettere in chiaro l’importanza della solidarietà Gesù ne parla anche rispetto al “giudizio finale” (Mt 25,31-46). Non bisogna far troppo caso al tono “apocalittico”, usa-to come dice il buon Card. Martini “non come minaccia di inferno dopo la nostra morte, ma come invito forte, come “scos-sone vulcanico” alle nostre indecisioni e alle nostre pigrizie”. Troppo spesso vivia-mo solo per noi stessi, l’invito di Gesù è a fare le scelte giuste che riteniamo alla nostra portata e aprire occhi, mani, cuore. E allora, lungo questo cammino, la lettura della Bibbia e la preghiera acquistano au-tenticità e significato.

Mettere al centro la relazione con gli altri significa essere accoglienti e “fare il primo passo”. Prova a pensare a una tua relazione d’amore, in senso ampio, quindi a una tua amicizia, un legame famigliare particolarmente intenso, con una ragazza o un ragazzo o con una comunità. Chi ha fatto il primo passo? Quali sono stati i luoghi, i gesti e i momenti che hanno scritto questa storia? Quanto è stato importante fidarsi, svelando all’altro anche le proprie debolezze?

Page 20: Catechesi Into the Wild

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Abbiamo trovato il Messia

È venuto, è qui tra noiil Messia è disceso per le strade.

Non veste come un renon ha case né granaisorride con gli amici come tutti noi.

Si è seduto a mensa con noifa prodigi ed è profeta fra la gente.

Sa parlare insieme con tuttitrova il tempo di giocare con i bambini.

È venuto, è qui tra noi,il Messia è disceso nelle strade.

Non veste come un re, non ha casa né gra-nai: sorride con gli amici, come tutti noi.

Non veste come un re, non ha casa né granai:sorride con gli amici, come tutti noi.

Si è seduto a mensa con noi,fa prodigi ed è profeta tra la gente.

Rit.

Sa parlare insieme con tutti,trova il tempo di giocare con i bambini.

Rit.

fai il primo passo, apriti agli altri

Page 21: Catechesi Into the Wild

sabato 28 luglio 2012

“Soltanto ora capivo perché egli diceva che la felicità sta solo nel vivere per gli altri. (...) Io ho vissuto molto e mi pare di aver trovato quel che occorre per essere felice. Una vita tranquilla, appartata in campagna, con la possibilità di far del bene alla gen-te, che è così facile beneficare perché non è abituata a questo, poi il lavoro, un lavoro che sembra recare un vantaggio, poi il riposo, la natura, un libro, la musica, l’amore per il prossimo, ecco una felicità, al di là della quale non osano spingersi i miei sogni. Ma qui, oltre a tutto questo, una tale amica come voi, una famiglia, forse, e tutto quanto un uomo può desiderare.”

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Tanto tempo fa una bambina di nome Irene viveva in una casetta circondata da un magnifico giardino. Un giorno, un vecchio saggio le disse, prendendole la mano: “AscoIta, quando sei nata ho pro-messo a tua madre che avrei esaudito un tuo desiderio. Perciò dimmi: che cosa desideri? Qualunque cosa tu mi chieda io la posso esaudire, ma ricordati, puoi esprimere un solo desiderio”. Irene pen-sò a lungo, ma lei era felice della sua vita così com’era. Alla fine disse: “Fa’ che io possa vivere per tutta la vita in questo bel giardino, sono felice, qui, e non desidero altro”. Passarono gli anni. Irene come av-viene in tutte le fiabe divenne una ragaz-za molto bella. Erano tanti gli uomini che si innamoravano di quella ragazza allegra e felice. La chiedevano in sposa, ma lei li rifiutava, stava bene con il suo giardino e non l’avrebbe abbandonato mai. Un mat-tino, mentre passeggiava si trovò davanti un giovane che non aveva mai visto pri-ma. Era molto bello e appena lo vide Ire-ne si innamorò di lui. “Mi chiamo Berto e sono il principe di una terra lontana. Vuoi sposarmi e venire con me?”. Ricacciando le lacrime, rispose: “Se... se potrò, verrò con te.

Ma può darsi che non mi sia possibile andarmene. Tempo fa un saggio si offrì di esaudire un mio desiderio e io scelsi di vivere tutta la vita in questo giardino”. Ma sposò il principe quello stesso giorno e insieme cavalcarono verso il suo paese. Dopo settimane di viaggio, arrivarono nel paese di Berto. Il palazzo era bello, con alte torri e quant’altro. Ma intorno c’era il deserto, proprio niente di verde, niente che cresceva. Quella notte Irene pianse pensando al postaccio in cui il suo amore l’aveva condotta. Il mattino seguente Berto andò a svegliarla e la condusse davanti alla finestra:“Guarda, Irene!” Lei si affacciò e trattenne il fiato. Il suo giardino! Tutto il suo bel parco verde era là, intorno al palazzo, e si estendeva a perdita d’occhio.“Incredibile” disse il principe. “Il vecchio saggio di cui mi hai parlato non era un ciarlatano ubriaco come me l’ero imma- ginato nel segreto del mio cuore: in qua-lunque posto tu vada, il tuo giardino ti seguirà!”

Coltivati un giardino interiore: ti ac- compagnerà ovunque. E sarà la tua forza di vivere!

Coltivati un giardino interiore

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22 buon sentiero!

Strade e pensieri per domani

Sai da soli non si può fare nulla, sai io aspetto solo te. Noi,voi,tutti,vicini e lontani insieme si fa...

Sai ho voglia di sentire la tua storia: dimmi quello che sarà. Il corpo e le membra nell’unico amore insieme si fa...

Un arcobaleno di anime che ieri sembrava distante. Lui traccia percorsi impossibili: strade e pensieri per domani!

Sai se guardo intorno a me, c’è da fare, c’è chi tempo non ne ha più. Se siamo solidi e solidali insieme si fa...

Sai oggi imparerò più di ieri, stando anche insieme a te. Donne e uomini, non solo gente, insieme si fa...

Un arcobaleno di anime...

Sai c’è un’unica bandiera, in tutto il mondo c’è una sola umanità. Se dici “Pace - Libero tutti” insieme si fa...

Un arcobaleno di anime...

Sai l’ha detto anche B.P.: «Lascia il mondo un po’ migliore di così».Noi respiriamo verde avventura e insieme si fa...Un arcobaleno di anime...

Page 23: Catechesi Into the Wild
Page 24: Catechesi Into the Wild

“Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”

Gv 8,31-32