Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

90
cambiaILMONDO ilmondo cambia anno 1 - marzo aprile 2012 2/3 «

description

Rivista Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Transcript of Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Page 1: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

cambiaILMONDOi l m o n d o c a m b i a

anno 1 - marzo aprile 2012

2/3

«

Page 2: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

IN QUESTO NUMERO:

CAMBIAILMONDO - EDITORIALE MARZO APRILE 2012 di Rodolfo Ricci 4

CHI CONTROLLA IL CAPITALISMO?di Alfiero Grandi 6

IL NUOVO PATTO FISCALE EUROPEO: FINE DELLA DEMOCRAZIAdi Franco Russo 8

VOGLIONO UN POPOLO DI CONFORMISTI E DI LAVORATORI SOTTO RICATTOdi Francesco Berrettini 11

“SHOCK ECONOMY” ALL'ITALIANA di Guglielmo Zanetta 12

UN PUNTO DI COORDINAMENTO PER RESISTERE ALL'AGGRESSIONE NEOLIBERISTAdi Rodolfo Ricci 14

LA CRISI EUROPEA E ITALIANA VISTA DALL’ARGENTINA: FINE DEL MITO EUROPEOdi Adriana Bernardotti 16

GLI ASSASSINI DEL PROGETTO SOCIALDEMOCRATICO EUROPEO di J. Carlos de Assis 28

URUGUAY. INTERVISTA A EDUARDO BRENTA: DALLA CRISI SI ESCE SOLO CON PIÙ INVESTIMENTI SOCIALI di Hugo Bazzi 30

MYANMAR: IN UN PASSAGGIO CRUCIALE SULLA STRADA DELLA DEMOCRAZIA di Silvana Cappuccio 34

VENEZUELA. CHI È H. CAPRILES RADONSKY di Tito Pulsinelli 42

ARGENTINA: IL BANCO CENTRALE È PATRIMONIO PUBBLICO di Adriana Bernardotti 44

ARGENTINA. LA TRAGEDIA FERROVIARIA DI BUENOS AIRES: UNA STRAGE DEL NEOLIBERISMOdi Adriana Bernardotti 47

2 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

cambiailmondoN° 2-3 MARZO APRILE 2012

Le foto che illustrano questo numero sono state tratte dalla rete. Desideriamo ringraziare tutti gli autori i cui nomi non siamo stati ingrado di reperire.

Page 3: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

USA. 6 PREMI NOBEL SCRIVONO A OBAMA: “FOLLIA” IL PAREGGIO DI BILANCIO IN COSTITUZIONE 51

EGITTO. NAWAL EL SAADAWI PARLA DELLA LOTTA DELLE DONNE E DEGLI UOMINI EGIZIANI 54

DOVE VA LA SINISTRA EUROPEA?di Roberto Musacchio 56

FRANCIA. L'ASCESA DEL CANDIDATO DEL FRONT DE GAUCHE, MÉLENCHON di Paola Giaculli 60

GERMANIA. ETERNA GUERRA FREDDA di Paola Giaculli 62

BERLINO. I SINDACATI TEDESCHI CHIEDONO AUMENTI DEL 6,5 PER CENTOdi Massimo Demontis 64

GERMANIA. TRA GLI ULTIMI BASTIONI EUROPEI SENZA SALARIO MINIMOdi Massimo Demontis 66

BERLINO 8 MARZOdi Paola Giaculli 68

RUSSIA. OSTACOLO AL MILITARISMO GLOBALISTA di Tito Pulsinelli 70

FRANCIA. LA LEZIONE DEL CONSIGLIO COSTITUZIONALE NEL CONTENZIOSO FRANCO-TURCO SUL GENOCIDIO ARMENOdi G.Z. Karl 72

CRISI ULTIMO AVVISO AI NAVIGANTI 74

SALVIAMO LA GRECIA DAI SUOI SALVATORI! 80

L'ISOLA DEI FAMOSI. UN POVERO PROGRAMMA IN UN PAESE POVERO. LA LETTERA DEL DEPUTATO GINO BUCCHINO 84

segnalazioni PRETROLIO, IL SANGUE DELLA TERRA. DA BAGDAD A TRIPOLI: LO STESSO DISEGNO NEOCOLONIALE IL LIBRO DI AGOSTINO SPATARO 86

Page 4: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

4 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Rodolfo Ricci«cambiailmondo MARZO APRILE

L'11aprile ultimo scorso, un dispac-cio dell'FMI ha chiarito, oltre allacertificazione della recessione e a

vari ammonimenti sull'instabilità globale, che lavera spada di Damocle che pende sulla testa delmondo è costituita dall'eccessiva longevità deglianziani nell'Occidente sviluppato. In pratica, l'etàmedia della popolazione, europea in particolare,sta mettendo a serio rischio la sostenibilità del wel-fare (quindi dei conti pubblici, quindi della finanzamondiale) e dunque bisogna correre ai ripari: non,come il buon senso ci indurrebbe a pensare, repe-rendo nuove risorse per il rafforzamento deimodelli di welfare, ma, al contrario, legiferandomisure che riducano le prestazioni sociali; in talmodo, l'allungamento della vita nell'occidente,sarebbe contrastato con l'allontanamento progres-sivo dell'età pensionabile, con la diminuzione degliimporti pensionistici, insomma con tutta una seriedi norme che, strada facendo, consentano di ripor-tare la vita media sotto standard accettabili: assolu-tamente non oltre gli 80 anni, così pare di capire.Ho ascoltato la notizia per radio, mentre tornavodal lavoro, all'interno di una trasmissione radiofo-nica della sera, “Tornando a casa”, diretta da unacortese conduttrice Enrica Bonaccorti, ben nota alpubblico italiano, la quale, complice il suo avvici-narsi alla terza età, non ha resistito e ha sbottato:“Ma che vogliono? ammazzarci tutti?”In effetti le argomentazioni fornite dall'FMI, a pre-scindere dallo scontato suggerimento “tecnico” didemandare la protezione sociale sempre più ai“mercati” e sempre meno al pubblico (partesostanziale del suo ricettario già fallito miseramen-te dall'Argentina agli USA e che ha lasciato sullastrico decine di milioni di pensionati), stimolaben altre riflessioni: gli anziani, come i bambini, glihandycappati, i malati cronici, insomma tutti colo-ro che sono fuori o ai margini dell'attività lavorati-va, costituiscono un vero e proprio peso, la cui

sostenibilità, all'interno dei parametri del pensierounico, è in contraddizione, anzi in opposizione, congli elementi di competitività e profitto sistemico.La popolazione non attiva, fatta eccezione per ibambini che costituiscono la futura forza produt-tiva e per quella che serve alla riproduzione dellastessa forza lavorativa (massaie, madri, casalinghe,badanti varie) costituisce un oggettivo elemento diabbassamento dell'efficienza e della competitività.Quindi deve essere ridotta o, se ci fosse la possibi-lità, gradualmente abolita.Una sorta di olocausto graduale e universale,insomma riformistico, che evitando possibilmenteelementi di reazione popolare, sempre da scongiu-rare, consenta tuttavia di addivenire all'obiettivonei tempi medi previsti dalla progettazione siste-mica: diciamo entro i prossimi 20-30 anni. Infattila situazione parossistica citata dall'autorevoleorganismo internazionale dovrebbe verificarsiintorno al 2050.Di fronte a questo rischio immane, si può provve-dere per via legislativa, con una serie di provvedi-menti approntati ad hoc dai parlamenti nazionali edi cui, la riforma pensionistica italiana recentemen-te varata, pare costituire per l'FMI un esempio daperseguire con convinzione a livello mondiale.In pratica il suggerimento (già operativo nel nostropaese) è il seguente: durante l'età lavorativa, la sin-gola persona è invitata ad aderire il più possibile adassicurazioni previdenziali private (la cui redditivi-tà si è dimostrata estremamente rischiosa) paralle-lamente ai versamenti verso il sistema pubblico(che stranamente, non possono e non debbonoassolutamente essere eliminati). Ciò consentiràinfatti che fiumi di denaro vadano a rimpolpare ideficit “derivati” di banche, assicurazioni, ecc, ecosì a rimettere in equilibrio la finanza privata,mentre, allo stesso tempo, per la parte di contribu-zione pubblica versata, buona parte di quei soldiandranno a sanare, all'occorrenza, l'equilibrio di

Page 5: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

bilancio dei diversi paesi, garantendo il pagamentodegli interessi. A chi? Sempre, rigorosamente, aimercati, e alle stesse banche, fondi e assicurazionipresso cui, grazie ai trattati europei e alla naturadell'Euro (moneta non sovrana), siamo costretti achiedere prestiti.Per essere più sicuri che la ricetta funzioni, tuttavia,è opportuno che l'età media della popolazionedecresca; ne saranno così alleviati sia i bilanci pub-blici, sia quelli dei secondi pilastri contributivi,ovvero sempre e solo dei grandi rentiers dellafinanza.Questa architettura degna di un nuovo Hitler piùcauto e riformista, ma ben più lungimirante, va dipari passo con il resto dell'armamentario fatto dipareggio di bilancio in Costituzione, di riforma delmercato del lavoro, ecc. che ingabbierà in una bottedi ferro le elites post-capitaliste e neofeudali, men-tre 500 milioni di europei di diverse generazioni enazionalità, chi più chi meno, si troveranno sostan-zialmente immersi in una nuova vita, di merda.(suggerisco, al proposito, la lettura di un raccontobreve di J. L.Borges: “Deutsches Requiem” , nella rac-colta “El Aleph” molto utile per capire l'ordinedegli eventi).Ora, l'uscita dell'FMI, che avevamo già sentito undecennio fa dire le stesse cose in Argentina (fuvarata una legge, secondo la quale lo Stato avrebbepagato le pensioni solo nella misura in cui dispone-va di sufficiente denaro, cioè di pesos dollarizzati,vale a dire di una moneta non sovrana, simileall'Euro), rende evidente che il quadretto chehanno in mente lor signori, è propriamente quellodi una nuova dittatura tecnocratico-finanziariacontinentale (supportata a mo' di vassallaggio dal-l'impresa produttiva a cui in cambio si elargisce piùprecarietà e capacità di licenziare i lavoratori), incui gli Stati non hanno più il compito di far cresceed armonizzare il benessere collettivo, ma al con-trario di rendere praticabili e sostenibili i loro pro-

grammi di lunga durata.In questo senso, il re non è solo nudo, ma è ridot-to all'osso. Come quando si alzano per legge i tassipercentuali di veleni nell'acqua per considerarlapotabile anziché provvedere a purificare le fonti,così, si tenta di modificare la biologia e la vita quo-tidiana di miliardi di persone, pur di manteneresostenibile e immodificabile il sistema di sfrutta-mento globale.Tutto questo conferma anche che siamo ormaientrati in un mondo oggettivamente post democra-tico e forse, come io penso, anche post capitalistico.Nel corso della storia tentativi di questa natura sisono ripetuti in forme diverse in diverse occasioni;ma forse è la prima volta che l'esperimento vieneora tentato su scala globale, dopo quello continen-tale, ancorché in una situazione di relativa arretra-tezza, attuato in America Latina tra gli anni '70 e glianni '90.Il caso italiano, in questo senso, vale ben più dellaGrecia. L'Italia è un grande paese, la sua risorsaumana è tra le più pregiate, culturalmente e in ter-mini di competenze, al mondo. Purtroppo lo èanche anche il saper vivere, magari arrangiandosi,magari con la dieta mediterranea, così che l'etàmedia è sconvenientemente lunga.Se dunque riescono a inglobare l'Italia nel reticolodel loro olocausto programmato, non vi è più alcunlimite al loro dominio.In Argentina, fatta per metà di popolazione di ori-gine italiana, li mandarono via a calci nel sederedefinitivamente. Il rigoroso presidente De La Rua,succeduto all'orgiastico e fraudolento Menem, loandarono a prelevare in elicottero sul tetto de LaCasa Rosada per salvarlo dall'insurrezione popolare.In Italia vedremo se i recenti fasti possano esserereplicati.Per il bene dell'umanità, non solo degli italiani.

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 5

Ci propongono un olocausto graduale, una “morte lenta”: bisogna cacciarli via nel migliore dei modi possibili

editoriale

Page 6: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Italia

6 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

CHI CONTROLLA IL CAPITALISMO?di Alfiero Grandi

Visco ha ripreso la discussione sulla crisi del capitalismo (l’Unità, 13 febbraio 2012). Crisinon vuol dire crollo ma incapacità di rispondere agli obiettivi di una società moderna. Ilcapitalismo ha preteso di essere il supporto economico della democrazia. Oggi è in corsoun pericoloso divorzio: la democrazia non è più un obbligo, come dimostra la malcelatainvidia verso l'autoritarismo cinese.

Vengono proposti com-missari che dovrebberosostituirsi a Governi

legittimi. Va di moda il Governodei tecnici che non risponde aglielettori ma presume di saperecosa è bene per loro.

La crisi del capitalismo si scaricasulla democrazia. La delegittima-zione della politica, se non trovaalternative positive, può aprirescenari preoccupanti.Per questo occorre ricostruire leragioni della sinistra partendo

dalla crisi. Non si può attenderela fine della tempesta, occorreindicare una via d'uscita demo-cratica dalla crisi del capitalismo.Viene sottovalutata la dimensio-ne dei problemi finanziari. Lacrisi del 1929 aveva una dimen-

Page 7: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

».

sione finanziaria incomparabil-mente inferiore. La massa dicapitali che si muovono oggi ètale che, senza argine, può tra-volgere Stati e forse continenti.Il rapporto tra la massa dei pro-dotti finanziari e il Pil mondiale èalmeno 10 a 1. Anche la scom-messa sulla morte è diventatapossibile.A questo si è arrivati anche per-ché alcune delle regole aureeadottate dopo la crisi del 1929sono state abbandonate e per dipiù la Sec ha concesso ai deriva-ti piena libertà.Le banche, che oggi possonofare tutto, raccolgono il denarodei cittadini per finanziare lespeculazioni. Se va male lo Statodeve intervenire per evitare con-seguenze sull'economia ancorapiù gravi. Non ha paragoni nep-pure la dimensione di massadegli interessi coinvolti, bastapensare ai fondi pensione chepartecipano allegramente a que-sto casinò.Alla finanza si affiancano grandisoggetti economici negli arma-menti, nell'energia, ecc. chevogliono mano libera, con l'ef-fetto di distorcere l'uso dellerisorse e in questo sono alleatidel mondo finanziario.Finanza e lobbies economicheblocccano ogni tentativo diragionamento collettivo sul futu-ro, sulle priorità, sugli obiettivi,sulle indispensabili riconversionieconomiche che ci impone ilcambiamento climatico.Il guadagno a breve e ad ognicosto non ha bisogno di regoledemocratiche ma solo della cer-tezza di incassare i guadagni.Solo il progetto è a medio/lungoperiodo e richiede regole demo-

cratiche per il suo raggiungimento.Pensare di tornare a prima dellacrisi è un errore. Questa non èuna pausa. La situazione saràcomunque molto diversa. Nesono un preannuncio le soffe-renze imposte alla Grecia cheormai ha assunto il ruolo diuntore, nello stile colpirne unoper educarne cento.La divaricazione sociale è desti-nata a battere ogni record, tantopiù che i vari manager hannoripreso allegramento ad aumen-tarsi il reddito.La crisi non è un fenomenonaturale inevitabile, ma occorreporsi il problema di un sistemadi regole per controllare, scorag-giare, vietare, prima che sia trop-po tardi.Torna il bisogno di un'area didefinizione pubblica delle rego-le, che non può essere modellatasolo sui vecchi Stati. Anche.Obama ha fatto approvare unanormativa interessante sullafinanza (poco attuata) ma riguar-da solo gli Usa, non i mercatimondiali, sui quali anzi i capitalicon base negli Usa si sono senti-ti liberi di agire.La Cina ha posto il problema diuna nuova moneta internaziona-le per gli scambi, ora di fronte alsilenzio punta ad un patto a 2 trail grande debitore e il grande cre-ditore.L'Europa è stata afona. Ora siriparla di Tobin tax che è unostrumento necessario per con-trollare e disincentivare le specu-lazioni, per far pagare il contoanche alla finanza. Un'analista diMilano ha detto che a volte trat-ta un titolo anche 70 volte algiorno, con la Tobin questacompulsione verrebbe scorag-

giata, ma se si continua ad aspet-tare l'accordo di tutti non se nefarà nulla.La Tobin non basta, occorre chele banche tornino al loro mestie-re e va definito un quadro diregole e divieti che diano la cer-tezza dei prodotti finanziariincapsulati in un titolo.Altrimenti avremo ancora crisifinanziaria, intervento degliStati, attacco ai debiti sovrani,conseguenze scaricate sullepopolazioni sempre più impove-rite e schiacciate tra rivolta e ras-segnazione.Le ricette neoliberali oggi domi-nanti sono dello stesso segno diquelle che hanno portato allacrisi.La sinistra deve offrire un'altravia d'uscita dalla crisi, partendodall'analisi della crisi del capitali-smo, indicando una società eun'economia più giuste, solidali erispettose dell'ambiente, respin-gendo le derive totalitarie e con-trastando i focolai di guerra.

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 7

cambiailmondo

Page 8: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

8 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Europa

Il senso del Trattato è espresso dal Titolo III, che porta a suaintestazione Fiscal Compact ('Patto fiscale'), chiesto esplici-tamente dal Presidente della BCE, Mario Draghi, nel suo

discorso al Parlamento Europeo il 1° dicembre 2011.Le modalità autoritarie non sono dovute solo al fatto che una bancacentrale, la BCE, chieda e ottenga dai governi la definizione di unnuovo patto fiscale; è che, a differenza delle stesse rivoluzioni bor-ghesi del 1688-89, del 1776 e del 1789, i governi siglano un patto fradi loro al posto dei cittadini.Nelle rivoluzioni borghesi si conveniva un patto tra cittadini emonarchi affinché il potere fiscale fosse di competenza dei parla-menti, della rappresentanza. Ora i governi si auto-conferiscono ilpotere fiscale per imporre, per gli anni a venire, le politiche di auste-rità in modo da scaricare i costi della crisi economico-finanziaria suipopoli europei.Il secondo fatto, che colpisce al cuore i principi democratici, è l'ob-bligo di inserire in Costituzione il 'pareggio di bilancio', ciò cheimpone una nuova 'costituzione economica' comportando la cancel-lazione della possibilità da parte delle istituzioni pubbliche di inter-venire nella gestione dell'economia con provvedimenti anticiclici, chehanno caratterizzato i paesi capitalistici del Secondo dopoguerradove si è accettato il 'compromesso keynesiano' con la gestione delladomanda pubblica e la costruzione del Welfare State.Si afferma all'art. 3, comma 2, che le regole del pareggio di bilancio:«devono avere effetto nelle leggi nazionali delle Parti contraenti almassimo entro un anno dall'entrata in vigore del Trattato attraverso

di Franco Russo

«IL NUOVO PATTO FISCALE EUROPEO:

FINE DELLA DEMOCRAZIA

Page 9: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

previsioni con forza vincolante edi carattere permanente, preferi-bilmente costituzionale». Con unTrattato di carattere internazio-nale si interviene per modificarele Costituzioni così da legittimarenella legge fondamentale, laprima nella gerarchia delle fonti,il liberismo con le sue politichedell'offerta tese all'espansione delmercato e dell'impresa privata. IlParlamento italiano ha già votato,in prima lettura, la modifica del-l'articolo 81 per imporre unacamicia di forza alle politiche dibilancio. Sarà la Corte diGiustizia dell'UE a verificarel'avvenuto inserimento e a com-minare eventuali sanzioni (art. 8):la Costituzione è resa vassalladelle esigenze di bilancio dettatedai mercati finanziari.Il terzo fatto, che mina alla radi-ce la stessa democrazia rappre-sentativa, è che a decidere le poli-tiche fiscali non saranno più lerappresentanze elette ma la tec-nocrazia della BCE e dei governiriuniti nel Consiglio europeo conla collaborazione dellaCommissione e del Vertice Euro.Infatti saranno questi organismi,seguendo le procedure definitedal Patto Euro Plus e i parametriindicati dal Six Pack, a decidere'la sostenibilità delle finanze pub-bliche' dei paesi membri pergarantire anno dopo anno il con-solidamento fiscale.Siamo oltre il Trattato diMaastricht perché questo preve-deva il limite del 3% del deficitannuale e il 60% del PIL comelimite massimo del debito; preve-deva sì le procedure di disavanzoeccessivo, ma non l'accentramen-to delle decisioni delle politichefiscali, che ora si è creato. Entrate

e spese sono sottoposte al vagliodel Consiglio Europeo, dellaCommissione e del Vertice Euro,con l'attiva partecipazione dellaBCE, in modo che il deficitannuale strutturale non oltrepas-si lo 0.5% del PIL. Nel caso sioltrepassi questo limite, affermasempre l'art. 3, interviene laCommissione per imporreun'azione correttiva. Azione cor-rettiva che viene letteralmenteimposta altrimenti scattano nonsolo pressioni ma sanzioni comeprevisto dalle procedure del'semestre europeo'.Intanto, per spingere gli Stati aratificare questo nuovo Trattatosi afferma, in un 'considerando',che il sostegno finanziario previ-sto dal Meccanismo europeo diStabilità (noto con la sigla ingleseESM) scatterà solo se saràapprovato dai rispettiviParlamenti.L'articolo 4 impone l'abbatti-mento del debito pubblico, per laquota che eccede il 60% del PIL,un ventesimo all'anno. Per l'Italiaciò significa un abbattimento dicirca 47 miliardi l'anno, quasi il3% del PIL!L'articolo 5 prevede l'attuazione,in partnership con l'UE, di unprogramma relativo sia al bilan-cio sia alla politica economicache 'includa una descrizione det-tagliata di riforme strutturali'.Intendendo con 'riforme struttu-rali' quelle del mercato del lavo-ro, dei servizi pubblici, della pre-videnza.È il programma che sta realiz-zando il governo Monti: prima iltaglio alla previdenza con l'allun-gamento della stessa età pensio-nabile, poi le liberalizzazioni eprivatizzazione dei servizi partire

da quelli a rete, poi il mercato dellavoro, per facilitare ancor di piùlicenziamenti e flessibilità.L'articolo 6 prevede che la stessaprogrammazione della colloca-zione dei titoli di debito pubblicodeve essere comunicata ex anteall'UE per coordinarla a livelloeuropeo. Inutile ricordare chel'emissione dei titoli è una delle'prerogative' più incisive deiministeri del Tesoro, che ora difatto viene spostata a Bruxelles.Le procedure di governance pre-viste dal Titolo V del Trattatosono la razionalizzazione di quel-le già assunte con il 'semestreeuropeo', che voglio rapidamentericordare.Il Consiglio ECOFIN del 7 set-tembre 2010, ha modificato ilCodice di condotta per l'attua-zione del Patto di stabilità e cre-scita mediante le procedure del'semestre europeo', avviato nelgennaio 2011. La loro novità ènella discussione e nell'indicazio-ne ex ante delle politiche dibilancio, le cui fasi principalisono: a metà aprile quando gliStati membri sottopongono iPiani nazionali di riforma (PNR,elaborati nell'ambito della nuovaStrategia UE 2020) e contestual-mente i Piani di stabilità e con-vergenza (PSC, elaborati nell'am-bito del Patto di stabilità e cresci-ta), tenendo conto delle linee-guida dettate dal Consiglio euro-peo; a inizio giugno quando, sullabase dei PNR e dei PSC, laCommissione europea elabora leRaccomandazioni di politica eco-nomica e di bilancio rivolte aisingoli Stati membri; nella secon-da metà dell'anno quando gliStati membri approvano lerispettive leggi di bilancio, sulla

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 9

cambiailmondo

Page 10: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

base delle Raccomandazioniricevute. In un'indagine annualela Commissione dà conto deiprogressi conseguiti dai paesimembri nell'attuazione delleRaccomandazioni stesse.L'impianto procedurale delsemestre europeo ha, dunque,già prodotto scelte operative eatti legislativi costituendo ilmodus operandi della governan-ce economica europea. Questa,con il Consiglio europeo del 24-25 marzo 2011, si è arricchita delPatto Euro Plus, che lo stessogoverno italiano ha riconosciutoessere un 'momento di innova-zione costituzionale': «Gli effettidel Patto non sono e non saran-no limitati alla dimensione eco-nomica […] ma esteso alladimensione politica. Effettidestinati a prendere la forma diuna sistematica e sempre piùintensa devoluzione di poteredagli Stati-nazione ad una comu-ne nuova e sempre più politica

entità europea» .Approvato il 4 ottobre 2011, ilSix pack prevede un depositodello 0.2% del PIL per lo Statoche infrange le regole del limitedel deficit annuale del 3% tra-sformabile in una multa, prescri-vendo altresì il rientro del debitonel limite del 60% del PIL nel-l'ordine di un ventesimo ogni treanni (previsione ripresa dalnuovo Trattato).Se messe insieme queste regole -inserimento in Costituzione delpareggio di bilancio, deficitannuale allo 0.5% del PIL,abbattimento dello stock deldebito per riportarlo al 60% delPIL, 'riforme strutturali' perampliare il ruolo del mercato -,ci accorgiamo che l'altro pilastroche mancava all'euro, la gestionedelle politiche fiscal ed economi-che, è stato costruito. I bilancidei paesi membri saranno defini-ti e gestiti dall'oligarchia diBruxelles e la moneta dalla BCE,

con l'obiettivo della stabilitàfinanziaria per rendere certi epromuovere gli scambi di merca-to e gli investimenti privati alivello continentale .Abbattimento della rappresen-tanza politica e distruzione deidiritti sociali sono i figli gemellidel nuovo 'patto fiscale', per que-sto l'opposizione alla sua ratificafino alla richiesta di un referen-dum di indirizzo per sottoporloal giudizio popolare, come quel-lo tenutosi nel 1989, è un passag-gio cruciale per dare forza allaresistenza contro le misure diausterità e per porre le basi diun'altra Europa, l'Europa demo-cratica dei/delle cittadini/e.

Franco Russo, Membro del Comitato NoDebito e animatore del Forum Diritti/Lavoro

Fonte:http://www.contropiano.org/it/archivio-news/documenti/item/6526-il-nuovo-patto-fiscale-europeo-fine-della-democrazia

10 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Europa

Page 11: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 11

cambiailmondo

È indubbio che la nuovanormativa sul lavoro chesi sta approntando intro-

duce dei miglioramenti e delleaperture. Però non ci siamo. Lemodifiche previste per l'art. 18dello statuto dei lavoratori peg-giorano gravemente la situazionedel lavoro, nel momento in cuiprevedono i licenziamenti indivi-duali per ragioni economiche;cioè , solo se il giudice dimostrache non esiste un giustificatomotivo economico per licenziareuno o più lavoratori, intervienel'indennizzo al posto del reinte-gro.In tale ipotesi (licenziamento percause economiche senza giustifica-to motivo) il datore di lavoro hacommesso un abuso, poiché loscopo del licenziamento era unaltro e diverso da quello addotto; etuttavia il datore di lavoro se lacava con un esborso ma ottiene ilsuo scopo; cioè, in sostanza lanuova normativa sancisce e lega-lizza un abuso. Io datore di lavoroti licenzio, adducendo motivi eco-nomici, fondati o meno; se mi valetu dipendente, solo dopo avermifatto causa ed ottenuta una senten-za favorevole, avrai un po' di soldidi indennizzo. Non so se, comepaventano alcuni, ci saranno licen-ziamenti in massa; siamo in Italia,il Paese dei furbi, ed è verosimileche si farà ricorso a licenziamenti

per motivi economici dubbi oinconsistenti o inesistenti; certo èche il lavoratore licenziato, per farvalere le sue ragioni, deve adire iltribunale del lavoro, sostenerespese e solo se vince la causa avràun minimo di ristoro; se la perdealla beffa aggiungerà il danno(licenziato e con le spese legali dapagare); siamo sempre in Italia,dove ci sono circa 9 milioni dicause civili pendenti e dove i tempidella giustizia sono biblici. In talicondizioni solo una testarda mino-ranza ricorrerà al tribunale. Lamaggioranza non lo farà; ma, perevitare di trovarsi in quella spiace-vole situazione, subirà e si adegue-rà ad un comportamento che nondesti sospetto, che non lo metta

sotto la lente di ingrandimento.Insomma il provvedimento tende-rà a far scomparire dipendenti sin-dacalizzati che si battono per latutela dei diritti dei lavoratori. Ilmessaggio è chiaro: fatevi i fattivostri, non vi impicciate, state alli-neati e coperti, abbozzate, subìte,diventate dei perfetti tartufi, se novi succede come quei tre operaidella FIAT che, nonostante unadoppia sentenza del tribunale, nonsono stati riammessi in fabbrica,solo perché attivisti di un sindaca-to sgradito, come dimostra la sen-tenza d'appello.È questo che si vuole? Un popolobue? È questo il lavoro su cui sifonda la nostra Costituzione?

Vogliono un popolo di conformisti e di lavoratori sotto ricattodi Francesco Berrettini

Page 12: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

La distruzione di posti dilavoro in Italia ed inEuropa Meridionale

non è solo a causa della globaliz-zazione, non è casuale, non è irra-zionale; è la distruzione sistemati-ca di una “parte sostanziale”, “deidiritti” della comunità, allo scopodi trasformarla e ridefinire il mododi essere, le relazioni sociali e ilnostro futuro.Questo governo agisce come altriautoritarismi del passato, copren-do gli errori e le ingiustizie di chiha rubato; non c'è spazio per altreidee e tipologie di pensiero e dipersone; indicative sono le dichia-razioni di Monti al parlamento edalla stampa. Le persone che nonrientrano nel nuovo ordine sonoquelle “collocate nei settori cheintralciano la configurazione dellanuova Italia”, vedi i lavoratoridella FIOM e il loro sindacato.Così Berlusconi e Marchionnehanno fatto da apripista a Monti,con la complicità di parte di un

parlamento che ha rappresentatosolo i poteri forti in questi ultimi20 anni. Queste persone sonocomplici del disastro italiano edoggi pontificano e fanno pagare ilprezzo alla classe lavoratrice, nona chi la ha generata, creando solopaura ed insicurezza. Il centrodestra (e non solo) dopo averinfangato l'Italia, deriso la classelavoratrice e sostenuto che erava-mo fuori dalla crisi, oggi concorrealla distruzione dello stato sociale.Il modello Italia, nella sua relativaautonomia, dava fastidio allaEuropa e al mondo occidentaleera di cattivo esempio per i paesiemergenti dell'AmericaMeridionale e del terzo mondo.Allora andava fatto scomparirecon una bella dose di ShockEconomy alla M. Friedman che,ha già operato in tutto il mondocon successo a partiredall'America, gestendo i colpi distato dell'America centro-meridio-nale, dell'Africa, del Sudest-Asiatico, e del ex blocco comuni-sta. Sono gli stessi “nipotini” chehanno operato nelle istituzioni,nel FMI, nelle varie Banche delconsenso, nella BCE, ecc. Comeil Washington Consensus scrivevai programma per questi paesi, cosìla Bce (vedi la famosa lettera diagosto, impone una trasformazio-ne fulminea dell'economia: taglifiscali - eccetto che per i lavorato-

ri e i pensionati - , il mercato comeunica ragione, privatizzazione deiservizi, tagli alla spesa sociale, ederegulation), lo ha fatto per laGrecia e oggi per l'Italia.In che modo: vi facciamo il presti-to, vi restituiamo il vostro creditointernazionale e voi privatizzatetutto, ecco la questione che agliitaliani non si vuol far conoscere.Il prezzo è rendere i cittadini piùpoveri - alienando i beni comuni,le aziende di stato, il patrimonioartistico ed ambientale - facendopagare a loro il debito, non a chi loha creato e a chi ha governato egestito l'economia italiana, abolen-do di fatto la democrazia parteci-pativa (e riducendo drasticamentequella parlamentare). Così si èdemandato ai cosiddetti “tecnici”il lavoro sporco e avremo, nel2013, le stesse persone in parla-mento che, di fatto hanno portatoil paese in questa situazione.Come reagiranno gli italiani alleprossime elezioni, staremo a vede-re. Non ci si crede come riescanoa dire in modo anche spudoratoquello che stanno facendo, senzagenerare dissenso nei cittadini;incredibile questo nostro paese”senza memoria“; dopo 20 anni diBerlusconi si è riusciti a cancellarela nostra storia. Come è stato pre-parato lo shock: è bastato dire peralcuni anni che tutto andava bene,che la sinistra era solo capace di

Italia

12 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

“SHOCK ECONOMY” ALL'ITALIANA:ovvero come operano i nipotini di M. Friedman nel nostro paese

di Guglielmo Zanetta

Page 13: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

criticare, per poi far calare la man-naia sulla testa degli italiani elasciarli senza respiro, tecnica con-sigliata e usata in tutti paesi dovehanno operato i suggerimentidella scuola di Chicago.In uno dei suoi saggi M. Friedmanformulò la panacea tattica checostituirà il nucleo del capitalismocontemporaneo, e che definisce“la dottrina dello shock”.Osservava che soltanto una crisi -reale o percepita - produce il verocambiamento.Quando la crisi colpisce - reale oindotta, vedi il nostro debito inter-no - è fondamentale agire in fret-ta, “non far pensare”, imporre ilmutamento rapido e irreversibileprima che la società tormentatadalla crisi torni a pensare.La teoria è che, “una nuova ammi-nistrazione dispone di un periododi sei - nove mesi in cui realizzarei principali cambiamenti; se noncoglie, l'opportunità di agire incisi-vamente in quel periodo, non avràaltra occasione del genere”.Variazione sul tema machiavellia-no per cui i danni andavano inflit-ti tutti insieme, questa si sta dimo-strando una delle eredità strategi-che di M. Friedman più durature.E così nel lavoro, è stato per ilnuovo modello FIAT, ascari sullastrada se ne trovano sempre, inpolitica non sempre bisogna crea-re, basta utilizzare il materiale esi-

stente. Ecco uno dei motivo percui Monti non si presenterà alleelezioni, ma è stato per questoeletto Senatore a vita.Così è stato: “creare il debitointerno, nei paesi dell'AmericaMeridionale e Africa; gli arma-menti per lo stato di polizia; inEuropa meridionale il finanzia-mento dello stato sociale senza ildovuto rigido controllo”, per can-cellare i diritti e la democrazia.Nello stato, la partecipazione deicittadini non è più richiesta (vedila legge elettorale) e nelle aziendeè la dirigenza che decide gli accor-di ed i rappresentati dei lavoratori.Il problema è esteso e profondo,si attaccano gli anelli più deboliper cancellare le conquiste, i dirit-ti e la democrazia. Nulla deveessere più sicuro, si cancella tuttoquello che è normale; se la rivolu-zione neo liberista deve funziona-re devono fare ciò che prima sem-brava impossibile “abolizionedello stato sociale e dei diritti”,estirpare definitivamente il semeche aveva generato la svolta “delleconquiste sociali” in EuropaMeridionale anche come monitoper quelle nazioni che avesserointenzione di sviluppare il model-lo europeo. Non avevano speratocosì tanto i fautori della P2.Sull'onda del debito si costruisceil consenso sulla paura; “un po'come per gli ebrei prima

dell'Olocausto”, non era pensabileche potesse succedere; ebbenel'Europa meridionale ancora noncrede e non vuol vedere quelloche sta per succedergli, “la cancel-lazione dell'identità”, e una nuovaforma di subalternità.“Un conflitto armato tra nazionici riempie di orrore. Ma la guerraeconomica non è migliore di unconflitto armato. Quest'ultimo ècome un operazione chirurgica; laguerra economica è una torturaprolungata. E la devastazione cheproduce non è meno terribile diquella scritta nella letteratura sullaguerra propriamente detta. Nonpensiamo all'altra guerra perchésiamo abituati ai suoi nefasti effet-ti… Il movimento contro la guer-ra è giusto. Prego perché abbiasuccesso. Ma non posso evitare illancinante terrore che quel movi-mento fallirà nel suo intento senon arriverà a toccare le radici ditutti i mali, l'avidità umana”.Queste le parole di Gandhi, era il1926 (Non Violence - The GreatestForce). Nulla è cambiato dal 1926,sono passati quasi cent'anni e nonabbiamo imparato la lezione delsecolo passato. I nipotini diFriedman oggi governano ilnostro paese; occupiamoci seria-mente dei nostri interessi primache sia troppo tardi, visto che granparte del parlamento ha abdicatoal suo ruolo...

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 13

Page 14: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Le dichiarazioni di Monti delleore 20,20 del 2 marzo 2012,alla fine del Consiglio dei

Ministri convocato appositamente per decideresulla TAV, costituiscono una riconferma ineccepi-bile della concezione politica del governo dei pro-fessori, o dei tecnici: l'espressione più significativa,a parte diverse banalità a sostegno della presuntavalidità tecnica dell'opera, è la seguente: “Il nostrogoverno - ha detto Monti - è impegnato nella lottaogni resistenza corporativa, seppur legittima, cheintralci il libero sviluppo della competitività nelpaese; ciò che sarà fatto da questo governo persconfiggere la resistenza dei NO-TAV, è da inten-dersi in questa chiave”.La chiave di lettura che dunque il Prof. Monti offreall'opinione pubblica è che le lotte sociali vengonoderubricate a mere manifestazioni corporative digruppi sociali limitati e parziali e, proprio in quan-to tali, non riconoscibili all'interno dell'”interessenazionale”, cioè del paese, il quale, al contrario, èrappresentato, in una sorta di esaustività ammini-strativa globale, dai dati e dalle funzioni matemati-che di cui è depositaria l'elite tecnocratica suppor-tata dai media: nuovi scriba e nuove cattedrali peruna nuova e duratura egemonia sui sudditi e suicredenti.

Sotto la teoria cardinalizia dei professori deposita-ri dell'unico sapere, si stanno rapidamente riasse-stando a mò di legione, gli esegeti composti dapseudo intellettuali e annessi volgarizzatori ad usodelle masse e, allo stesso tempo, si prefigurano rin-novati circuiti di inquisizione (la magistratura èrichiamata alla sua indispensabile funzione “teore-mica”) e di repressione (i cui apparati vengonoridipinti di antichi quanto improbabili abiti pasoli-niani).Le eresie del “nuovo mondo possibile” vannoannientate. Annientare il movimento No-Tav (emagari la FIOM) sono passaggi indispensabili e

Un punto di coordinamento per resistere all'aggressione neoliberista

di Rodolfo Ricci

14 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

www.cambiailmondo.org

Page 15: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

obbligati. Non vi è proprio nulla da “concertare” oda “partecipare”. Tutti debbono comprenderlo eimprimerlo nel profondo del proprio subcosciente.Poiché il sovrano, per definizione, non discute coni sudditi, li rappresenta globalmente ed esaustiva-mente. O, se si tratta di supremo sacerdote, è ilmediatore tra il divino (rappresentato dalle leggi dimercato) e i credenti. Atei e mis-credenti, o si con-vertono, o sono fuori dall'ecumene.Monti può permettersi di dire le cose che va dicen-do, solo per un motivo: tutto ciò che gli si opponeè frastagliato e atomizzato. I partiti, quel che neresta, come i sondaggi finalmente confermano,non hanno alcuna legittimità: il loro indice di gra-dimento è al 3% e quindi non lo molleranno, per-ché se lo mollano, vanno definitivamente nel preci-pizio.In queste condizioni, se la lotta sociale non vuoleridursi a jacquerie e a collezioni pluridecennali disconfitte sotto il segno dell'emergente e novello

sorvegliare e punire, bisogna rapidamente convin-cersi che la costruzione di un magari post-moder-no principe comincia ad imporsi, come necessità;sappiamo che non siamo in grado di sintetizzarlo almomento; ma alcune sue proto-funzioni possono edebbono essere svolte: chiamare a raccolta, ricol-legare e tenere insieme tutti i movimenti sociali e ipezzi sparsi di politica.C'è bisogno di qualcosa che somigli ad unaConvention nazionale (e magari tra qualche meseeuropea) per varare un ampio fronte che, se nonancora in grado di definire unitariamente le pro-spettive di futuro (cosa che rientra nella costruzio-ne stessa di nuova soggettività politica), abbiaalmeno ben chiare quali siano le linee di resistenzae sappia mobilitare le forze in campo a solidarietàdei soggetti più esposti. Il social intellect, ha biso-gno di un punto di coordinamento riconoscibile.Chi è in grado di dare una mano in questa direzio-ne, si muova ora.

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 15

cambiailmondo

»».

Page 16: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Questa dura caratterizzazionedella situazione europea apre ilsupplemento economico didomenica 5 febbraio del quoti-diano «Pagina 12», intitolato “Ladivina commedia”.L'articolo è di RicardoAronskind, un economista eaccademico che collabora spessocon «Pagina 12», la testata pro-gressista pubblicata a BuenosAires in un formato simile alquotidiano italiano «IlManifesto».Comunque, salvo qualche ecce-zione, non è molto diverso il

tono generale dei principali gior-nali argentini, come se la memo-ria dell'esperienza della crisiargentina della fine degli anni '90e gli insegnamenti tratti da questianni di ripresa, portassero allacomune convinzione chel’Europa è sull’orlo della cata-strofe e che le soluzioni propo-ste dagli europei non farannoaltro che accelerarla.A questa conclusione si arrivafacendo un rapido escursus tragli articoli pubblicati sull’argo-mento dai tre principali quoti-diani negli ultimi mesi: «La

Nación», giornale conservatore-liberale più attento alla politicainternazionale tra i quotidianiargentini; il «Clarin», la pubblica-zione di maggiore diffusionecon una vasta profusione dinotizie di cronaca e d’informa-zione locale, oggi fortementeantigovernativo e il menzionato«Pagina 12», quotidiano d’opi-nione orientato a sinistra e sim-patizzante del governo diCristina Kirchner.Cominciamo dal quotidiano «LaNación»: dalla cronaca degliavvenimenti politici ed economi-

16 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

« L' Europa è in declino economico e la spingono ogni giorno di più in quella direzione. Ce la gettano le sue principali autorità, con le politiche di “austerity” che sollecitano licen-ziamenti e tagli alla spesa pubblica. Ce la gettano - consapevolmente - le agenzie di rating,in un sistematico boicottaggio di qualsiasi recupero oggettivo o soggettivo. Ce la getta laprincipale potenza regionale, la Germania, con una notevole miopia e ce la getta anche lapassività della popolazione europea, che in maggioranza non si accorge ancora dove lastanno portando gli orientamenti neoliberisti dei suoi governanti. In Grecia la coperta èdiventata ormai socialmente troppo corta »

La crisi europea e italiana vista dall’Argentina:

FINE DEL MITO EUROPEO

di Adriana Bernardotti (Buenos Aires)

Dal Mondo

Page 17: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

ci tracciata dai collaboratori ecorrispondenti internazionali,emerge un'Europa sottomessa aldiktat della Germania e della“troika costituita dai rappresen-tanti della CommissioneEuropea, la Banca CentraleEuropea e il Fondo MonetarioInternazionale”, che esigonopolitiche di aggiustamento strut-turale che si traducono in unacrisi politica che minaccia lostesso disegno dell'UnioneEuropea e aggrava le condizionesociali e le sofferenze dellepopolazioni.Riportiamo alcuni titoli: “ParaSarkosy Merkel lleva a Europa ala catástrofe” (1/12/2011);“Presionan a la UE el Foro deDavos y el FMI” (29/1/2012)“Polémico plan alemán paraGrecia” (29/1/2012); “Greciavuelve a causar una fractura en laUE. Fuerte rechazo al plan ale-mán de supervisión” di LuisaCorradini (31/1/2012); “Eldescontento en Europa del Este,una bomba de tiempo”(31/1/2012); “Temor enEuropa, Grecia otra vez cerca

del default” (6/2/2012); “Lagermanización de la UE despier-ta fantasmas en París” di L.Corradini (6/2/2012).Sfogliando il «Clarin» non cisono dubbi sul fatto che inEuropa stanno vincendo i mer-cati mentre è sconfitta la politicae i cittadini. Vediamo i titoli: “Unacuerdo que profundiza el ajustey refuerza a los bancos”(10/12/2011); “Otro golpe aEuropa: rebajan la calificación alFondo de Rescate” (17/1/2012,su come le agenzie di ratingcomandano sulla politica econo-mica); “Cae otro premier enEuropa y ya son quince arrasa-dos por la crisis” (7/2/2012,sulla caduta del governo diRomania, il 15° governo euro-peo spazzato “da quando èscoppiata la crisi greca e la UEha imposto politiche di aggiusta-mento”).Un altro tema ricorrente è quel-lo dell'Europa governata daibanchieri. “A causa della crisi ilmercato arriva al potere politi-co”, sintetizza un'intestazione di«Clarin» del 22 dicembre che si

sofferma sul fatto che “la crisidel debito ha portato al poteretecnocrati, banchieri ed econo-misti”, in particolare a figure col-legate alla Goldman Sachs comeil premier greco LucasPapademos, il presidente dellaBCE Mario Draghi e lo stessoMario Monti, tutti uomini che inpassato si sono occupati di“aprire le porte” del potereeuropeo a vantaggio diGoldman Sachs. (“Por la crisis,el mercado llega al poder políti-co” - “Attraverso la crisi il mer-cato arriva al potere politico”,Cl., 22/12/11).D'altra parte è la stessa monetaeuropea, l' euro che ha persoaffidabilità, come descritto dalcorrispondente del «Clarín» aMadrid come “quell'entità euro-pea proclamata come essenzialedai politici dei paesi dove è incorso di circolazione, il cui futu-ro è messo in dubbio da moltieconomisti e della quale voglio-no disfarsi la maggior parte deicittadini che l'hanno in tasca” inoccasione della celebrazione delsuo decennale (“Sin festejos y en

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 17

Page 18: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

su momento más crítico, el eurocumplió 10 años”, di J. C.Argañaraz , Cl., 2/1/2012).Gli stessi concetti, con un accen-to ancora più critico, compaiononelle intestazioni di «Pagina 12».Europa è una “provetta per lericette neoliberali” e l'euro è“una gogna” per i paesi in crisi.“El cepo del euro”, di D.Rubinzal, sottolinea come “ladebacle dell' Europa si aggravacon le misure di aggiustamentostrutturale” (P12, 24/12/2011).“In Europa il potere è diGoldman Sachs” titola senzaindugi un altro collaboratore di«Pagina 12», il servizio dovecommenta i casi di Papademos,Monti e Draghi, che “apparten-gono alla rete che tesseva Sachsnel Vecchio Mondo e, in misuradiversa, hanno partecipato allepiù raccapriccianti operazioniillegali orchestrate da parte dal-l'organizzazione statunitense”(“En Europa el poder es deGoldman Sachs”, di E. Febbro,P12, 23/11/2011).Il quotidiano progressista si faeco dei punti di vista della sini-stra europea, che allertano sullasituazione politica ed economicache vive il continente. “La

democrazia sta scomparendo”, èil titolo dell'intervista al deputatotedesco Michael Schlecht, delpartito Die Linke, che denunciail ruolo del capitalismo tedesconell'indebitamento del restodell'Europa.“Il 50 o 60% del debito è creatodalla politica tedesca” che hacostituito enormi eccedenzeesportabili grazie a una politicadi dumping salariale senza prece-denti “che equivale a dare unamitraglietta in mano ai capitalistitedeschi” per annichilirel'Europa, come hanno fatto ilsecolo scorso “i panzer tede-schi”, dichiara il deputato utiliz-zando una immagine molto evo-cativa. (“La democrazia estádesapareciendo”, di E. Febbro,

P12, 13/11/2011).In un'altra intervista al deputatodella sinistra greca PanagiotisLafazanis (“Tutto questo ciporta in un tunnel senza luce”),si afferma che la Grecia ha vissu-to un “colpo di stato” che haportato “la tecnocrazia al gover-no, come in Italia” e che “questogolpe non si fermerà in Grecia,ma si amplierà a tutta l'Europa”perché “il Fondo MonetarioInternazionale è il costruttore diquest'idea”. (“Todo esto nosconduce por un túnel sin luz”,P12, 13/11/2011).In ogni caso, non solo «Pagina12» mette in risalto le voci del-l'opposizione europea. «LaNación» riporta un'intervista alcandidato socialista francese

18 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

www.cambiailmondo.org

Page 19: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

François Hollande in cui sostieneche il suo “nemico è il mondodelle finanze” e che s'impegneràin una politica di crescita per laquale occorre modificare il siste-ma bancario e cambiare i rappor-ti politici con la Germania.(“Hollande. “Mi enemigo es elmundo financiero”, L. N.,23/1/2012).In realtà, in termini quantitativi econsiderando i quotidiani nell'in-sieme, le tipologie di articoli cheappaiono con più frequenzarientrano nella cronaca della vitaquotidiana in tempi di crisi enella cronaca dei problemi socia-li, con temi come la crescita delladisoccupazione, l'aumento dellapovertà, i movimenti di resisten-za della popolazione.Il fantasma delle esperienze quo-tidiane vissute dieci anni fa, inpiena crisi argentina, aleggia neiservizi inviati quasi ogni giornodai corrispondenti nelle princi-pali capitali europee sull'impattodella crisi sui cittadini.La situazione spagnola, in ragio-ne della vicinanza culturale, èseguita con particolare attenzio-ne: “Fuga de jóvenes profesiona-les en España”, sull'emigrazionedi giovani professionisti verso la

Germania, il Regno Unito el'America Latina come principalidestinazioni (L.N., 3/2/12);“España aplica más ajustes ycongela el salario mínimo”, sullemisure che colpiscono i lavorato-ri (Cl., 29/12/11); “Escala la cri-sis social en España: cada día sepierden 9000 empleos”, sullaperdita di posti di lavoro (Cl.,6/2/2012); “En el gran mercadode Madrid, comen lo que otrostiran”, sulla povertà estrema e lagente che mangia dai contenitori

di spazzatura, un'immagine cherichiama fortemente alla memo-ria le vicende argentine (Cl.,30/12/11).Ciò non significa un disinteresseper il resto dei paesi, tutto il con-trario: i quotidiani vogliono met-tere in risalto il cambiamentosociale che impone la crisi nellesocietà europee un tempo i paesidel benessere, concentrandosi sualcuni particolari.“Record de desempleo en laeurozona. Una de cada diez per-sonas sin trabajo”, sulla disoccu-pazione europea (L. N.,1/2/2012); “Masivo paro contrael ajuste de Cameron”, sugli scio-peri nel Regno Unito, “il piùimportante in 30 anni”, (L.N.,

1/12/2011); “Adiós al paraísolaboral europeo”, sulle riformenel mercato del lavoro e la finedel modello sociale europeo(L.N., 25/1/2012); “Adviertenque será 'inevitable' en 2012 larecesión en la zona euro. Lo dijoel titular del Banco CentralEuropeo, Mario Draghi. Italia esel más complicado”, sulla reces-sione in Italia (Cl., 16/12/2011);“Europa en crisis: los barrios deLondres donde reina la pobrezay la frustración”, sulla povertà a

Londra (Cl, 16/12/2011);“Desempleo y desesperanza enel centro y en la periferia deParis”, sulla situazione sociale aParigi (Cl., 17/12/2011); “Crecela brecha entre ricos y pobres enlos países de la UE. Trepó a sumáximo en 30 años, aún en lospaíses más igualitarios, advirtió laOCDE”, sull'incremento delladisuguaglianza evidenziato nellestatistiche europee (Cl.,6/12/2011); “Una huelga deestatales contra el ajuste paralizóal Reino Unido”, sugli scioperiinglesi (Cl., 1/12/2011); “Recorden la zona euro. Hay 23,6 millo-nes de desocupados”, i dati euro-pei sulla disoccupazione(Cl.,1/12/2011); “Un tubo de

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 19

cambiailmondo

Page 20: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

ensayo para recetas neolibera-les”, sulla povertà estrema adAtene e le “centinaia di personeche fanno la fila per avere unamisera razione di alimenti in uncontenitore di plastica: una por-zione di purè di patate e CocaCola light come unica consola-zione” (P12, 5/2/2012).Abbiamo volutamente lasciatoalla fine l'Italia perché vorrem-mo dedicare qualche paragrafoal trattamento che le riservano iquotidiani argentini.Anche in questo caso e nono-stante le profonde differenzeideologiche dei tre quotidiani, iltenore dei contenuti dei pezzi dicronaca e dei servizi dei corri-spondenti a Roma è sostanzial-mente uniforme, con qualcheprevedibile differenza di accen-tuazione.Come per gli altri paesi, sonomolto numerosi gli articoli riferi-ti alla questione sociale, in gene-rale prodotti dagli inviati o corri-spondenti. Ne citiamo alcuni:“Una fábrica de pobres que no

pueden ver un futuro mejor”(Cl., 3/12/2011 - servizio coninterviste nella mensa dei poveridella Comunitá Sant'Egidio);articoli sullo sciopero di dicem-bre in tutti i quotidiani: “Primerahuelga contra el ajuste de Montien Italia” (L.N., 13/12/2011);“Masiva huelga general en Italiacontra el plan de ajuste deMonti”(Cl., 13/12/2011); “Paroy marcha contra los recortes”(P12.,13/12/2011, dove si infor-ma che “il tema che piú preoccu-pa a Monti è la riforma dellepensioni e l'applicazione di tri-buti regressivi”); “OrientExpress. Final de viaje en unaVenecia golpeada por la crisis”,(Cl.,14/12/2011, di P. Lugones -turismo di lusso in un contestodi crisi e sofferenza popolare);“Italia, triste, pobre y endeudadaa fin de año”, (P12, 29/12/2011,di E. Llorente - un compendiodei problemi sociali degli italianialla fine del 2011: disoccupazio-ne, inflazione, razzismo); “Paraimpulsar la economía reforma-

ron el sistema de pensiones eincorporaron impuestos” (L.N,28/1/2012- sulle riforme Montie le proteste delle corporazionedi tassisti, farmacie e dei sinda-cati); “Los que más apuestan enItalia son jubilados y jóvenesdesocupados” (P12., 31/1/2012- sul gioco in tempi di crisi: ladiffusione delle slot machines ela dipendenza dai diversi giochitra i pensionati e i giovani disoc-cupati).Se ci soffermiamo sulla cronacadegli eventi politici ed economi-ci, spicca la durezza con la qualesono affrontati i fatti italiani. Sitratta sicuramente in parte di unresiduo della cattiva immagineinternazionale guadagnatadall'Italia nell'era berlusconiana.Senza dubbio hanno anche con-tribuito le tensioni trascinate alungo attorno ai cosiddetti“tango bond”, che sono stativissuti dall'Argentina come l'ulti-mo ostacolo per concludere consuccesso la ristrutturazione deldebito e l'unico caso nel quale

20 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

www.cambiailmondo.org

»»

Page 21: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

prodotti finanziari dello Statosudamericano - emessi esclusiva-mente per investitori istituziona-li - sono stati venduti ai privaticittadini, in una vicenda pocotrasparente da imputare alle ban-che italiane.Con questi antecedenti e l'espe-rienza della crisi argentina anco-ra fresca, l'Italia è dipinta negliarticoli dei quotidiani localicome un paese sull'orlo del bara-tro economico e sociale, gover-nata adesso da un “tecnocrate”che arriva ad applicare le ricettedei mercati e delle organizzazio-ni multilaterali a loro affini, acominciare dal Fondo MonetarioInternazionale di triste memoriain Argentina.“Scelgono un tecnocrate per sal-vare l'Italia: Monti”, intitola ilquotidiano liberale-conservatore«La Nación» il 14/11/2011 ilservizio della corrispondenteElisabetta Piqué, che presenta aMario Monti come “un ricono-sciuto economista di 69 anni sulquale scommettono i mercati,l'establishment, l'UnioneEuropea e il Fondo MonetarioInternazionale”. “Il Parlamentoitaliano approva il severo pro-gramma di aggiustamento strut-turale di Monti” informa unmese dopo lo stesso giornale, inriferimento alla “prima riformadi peso promossa dal governotecnocratico da quando è arriva-to al potere” (L.N.,23/12/2011). “Italia riceve elogiper i tagli mentre i politici sper-perano lusso”, scrive il corri-spondente di «Clarin» da Roma,J. Argañaraz, in riferimento allevacanze di alcuni rappresentantidella classe politica nelle Maldive(Cl., 13/1/2012). “Italia fa i tagli

e si prepara per la recessione”dice «Pagina 12» il 23/12/2011,soffermandosi sulla perdita dipotere d'acquisto degli stipendidegli italiani che si preparano avivere “il peggior Natale dallaSeconda Guerra Mondiale”.Il tono critico degli articolisull'Italia ha addirittura creato unincidente diplomatico, quandol'Ambasciatore d'Italia ha presola decisione di inviare una letteradi protesta al periodico «LaNación». Il motivo scatenante èstato un servizio della corrispon-dente E. Piqué sul tragico inci-dente della nave di crocieraCosta Concordia pubblicato il 19di gennaio scorso.Nell'articolo intitolato “Il nau-fragio, un drammatico specchiodell'Italia di oggi”, la giornalistasintetizza la situazione italianacon queste durissime frasi: “UnItalia debole, in galoppante crisieconomica, sull'orlo del default,appena uscita dal lungo e con-troverso regno dell’ex premierSilvio Berlusconi - lo zimbellod'Europa per il suo harem e ilbunga-bunga - , che iniziava arecuperare qualcosa della suabuona immagine con il noioso epoco carismatico governo tecni-co del professore Mario Monti, ètornata ancora ad annegare negliabissi assieme al CostaConcordia. (…) Se l'immaginedel tragico naufragio del CostaConcordia sembra una metaforadella povera Italia attuale, grava-ta dal debito, con le sue arretra-tezze strutturali, gli scandali dicorruzione, i malcostumi, le duesue facce sono FrancescoSchettino e Gregorio De Falco”.(“El naufragio, un dramáticoreflejo de la Italia de hoy”, di E.

Piqué, L.N., 19/01/2012).L'Ambasciatore Guido La Tellariferisce nella sua lettera che neidue anni trascorsi nell'incariconel paese è stato “un lettoreattento di «La Nación»” che“molto spesso è rimasto colpitodell'asprezza dei commentisull'Italia”; spiega che sempre siè astenuto di intervenire fino allapubblicazione di questo articolodove “la giornalista si permette illusso di definire 'noioso e pococarismatico' un governo comequello di Mario Monti, che rice-ve unanimi testimonianze dirispetto, apprezzo e considera-zione per lo straordinario lavoroche sta portando avanti” e “siazzarda a identificare nel tragicodisastro della nave CostaConcordia 'una metafora dellapovera Italia attuale' ”. Di segui-to il rappresentante d'Italia pren-de le difese del Governo Monti,che “nella difficile congiunturaeconomica internazionale (…) sidistingue per la sua sobrietà,rigore, impegno” chiedendo“sacrifici che la maggioranzadegli italiani accetta con grandesenso di responsabilità”. “Mipiacerebbe leggere - terminal'Ambasciatore - qualche voltaarticoli che tratteggino alcuni diquesti argomenti positivi, cheevidentemente annoiano lasignora Piqué”.La lettera della diplomazia italia-na è stata diffusa dalle agenzie distampa locali e l'insolito episodioha avuto in qualche modo unseguito.«Pagina 12» intitola ironicamente“La gaffe di un tecnocrate noio-so” il pezzo pubblicato agli inizidi febbraio nel quale vengonoriportate le dichiarazioni di

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 21

cambiailmondo

Page 22: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Monti sulla “monotonia delposto fisso” (“El furcio de untecnócrate aburrido”, P.12,4/2/2012)Un altro episodio da segnalare inquesti mesi è stato la visita dellaViceministro degli Affari Esteri,Marta Dassu, arrivata a capodella delegazione italiana invitataalla cerimonia per l'assunzionedel secondo mandato di CristinaKirchner lo scorso dicembre. Itre giornali passati in rassegnahanno intervistato la rappresen-tante del governo e pubblicatoarticoli che, con diversi accenni,rivelano che il dialogo tra la fun-zionaria e la stampa locale non èstato facile. «La Nación», piùattenta al suo pubblico d'investi-tori, focalizza l'attenzione sugliaspetti economici e sul rischioche porrebbe un default italiano:“ 'lo scenario del collasso dell'eu-ro non è realistico. Questo nonsuccederà ', ha affermato convin-ta la viceministro italiana”- rac-conta il giornalista - “e ha ripetu-to questa premessa diverse volte

durante l'intervista con «LaNación». 'Italia non considerache è a rischio la sopravivenzadell'euro', ha insistito” (“ParaItalia no está en juego la supervi-vencia del euro”, di M. P.Markous (L. N., 11/12/2011).«Clarin» riprende nel titolo l'ar-gomento della “morte dell'euro”,tuttavia si sofferma nell'intervi-sta sugli aspetti politici e sul con-senso interno alle riforme:“L'aggiustamento strutturale èrifiutato dai principali sindacati,che convocano scioperi e prote-ste - riconosce la funzionaria -.La caratteristica di questo gover-no e che ha dietro di se una mag-gioranza molto solida, che spe-riamo duri abbastanza per faretutte le riforme necessarie. Comepunto di partenza i sondaggi rile-vano che il governo è appoggia-to da una buona maggioranza delpaese e gode della fiducia dellepersone. È ovvio che su alcunemisure specifiche ci sarannoscioperi, proteste, ma sono inevi-tabili”. (“Italia no tiene ninguna

intención de matar al euro”, daD. Vittar , Cl., 11/12/2011).«Pagina 12» polemizza aperta-mente con la rappresentantedella Farnesina, della quale trac-cia il profilo per porre in eviden-za che “fino a tre settimane fa,era direttrice generale delleAttività Internazionali dell'AspenInstitute Italia, un influente cen-tro di studi internazionali consede a Washington finanziatodalle fondazioni americane Ford,Carnegie e Rockefeller”.L'approccio critico sull'efficaciadelle politiche adottate in Italia eEuropa manifestato dal giornali-sta, portano la Dassu a dichiara-re in tono indispettito: “Io nonsono un'esperta. Non sono ilministro d'Economia. Sono laviceministro degli Affari Esteri.So che ci sono critiche tuttavia ladisciplina fiscale è imprescindibi-le per costituire un'unione fisca-le, che è un passo importante. Èchiaro che abbiamo bisogno dicrescere. Non abbiamo bisognoche Stiglitz ce lo ricordi. Ciò che

22 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

www.cambiailmondo.org

»»

Page 23: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

non accetto, è che dopo averguardato all'Unione Europeacome uno specchio, repentina-mente tutto il mondo possa dirciciò che dobbiamo fare. Nonsiamo stupidi. Possiamo vederela situazione e cerchiamo di fareil meglio. È chiaro che occorrecrescere, ma non mi domandarecon quali strumenti. (Ride.L'ambasciatore avverte che c'è iltempo per un'ultima domanda)”.Conclude così la trascrizione delgiornalista argentino, che ripren-de proprio la frase “Non siamostupidi” come titolo del servizio.(“No somos estúpidos”, por S.O'Donnell, P.12, 11/12/2011).Fin qui abbiamo rilevato unasostanziale - e sorprendente -omogeneità tra i tre giornali neltrattamento del tema della crisi

europea. Gli unici pezzi dove leposizioni dei quotidiani si disco-sta in forma netta è negli articolid'opinioni. Dobbiamo premette-re che - ad eccezione di «Pagina12» - il tema della crisi è affron-tato in forma prevalente attraver-so articoli di cronaca. Questorisulta abbastanza insolito nelcaso di «La Nación», consideran-do che il prestigio del giornale èfondato giustamente sul numerodi firme di peso e l'ampia coper-tura internazionale. Si deve inol-tre precisare che questa differen-ziazione di punti di vista si rendeevidente negli articoli dei colla-boratori ed esperti locali edinviati, mentre non si verificacon le opinioni e contributi rac-colti e tradotti da firme o figureinternazionali.

«La Nación», ad esempio, riportaun articolo di George Soros for-temente critico con le decisionidella BCE e l'OperazioneRifinanziamento a LungoTermine (ORLT), una soluzioneche - secondo l'economista efinanziere internazionale - “lasciametà della zona euro relegata allacondizione di paesi del TerzoMondo profondamente indebita-ti in valuta straniera”, con laGermania “al posto del FondoMonetario Internazionale(FMI)” che adotta “un atteggia-mento implacabile al imporli unarigida disciplina fiscale, che pro-vocherà tensioni economiche epolitiche che potrebbero distrug-gere l'Unione Europea” . Sorosdifende le ragioni della sua ricet-ta alternativa per salvare l'Europa- che ha denominato TommasoPadoa-Schioppa - che, se presa inconsiderazione, concederebbeall'Italia e alla Spagna un istanta-neo sollievo attraverso il rifinan-ziamento del debito. (“La crisiseuropea con una solución amedias” L.N., 29/1/2012).In altri pezzi, il quotidiano si faeco delle opinioni di altri etero-dossi come l'economista NourielRoubini, che prevede un 50% diprobabilitá di disintegrazione del-l'eurozona entro tre o cinque annie insiste sul fatto che le politichedi austerità adottate affonderannol'Europa nella recessione.Tra le collaborazioni internazio-nali, «Clarin» pubblica un artico-lo dell'ex presidente di SpagnaFelipe Gonzalez, fortemente cri-tico della politica applicata nelvecchio continente perché “ponein crisi la coesione sociale che hadefinito l'Europa dalla SecondaGuerra Mondiale”. Denuncia

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 23

cambiailmondo

Page 24: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

d'altra parte “l'abilità dei neocon-servatori, degli attori delle finan-ze, delle agenzie di rating, checonsiste nel farci dimenticare lecorrezioni di fondo che richiedeil modello di economia dellefinanze, senza regolazione epiena di fumo, che ci ha portatoa questa catastrofe”. (“Hay querecordar la crisis”, Cl.,28/1/2012).Se ci concentriamo invece sugliarticoli di opinione di collabora-tori locali, oltre a manifestarsidifferenze tra le linee editorialidei diversi quotidiani, la questio-ne europea offre un'occasioneper spostare il dibattito sullo sce-nario della politica locale.Orlando Ferreres, un liberaleortodosso opinionista di «LaNación», rappresenta la voce piùoltranzista. Dal suo punto divista l'origine di tutti i mali è daimputare allo stato sociale euro-peo. “In questo periodo - affer-ma - stiamo vivendo una crisi delcapitalismo europeo (…), sipotrebbe dire una crisi del capi-talismo gerontologico, ricco eanchilosato, fondato su unoStato che deve occuparsi dellafelicità di tutti: lavorare soltanto35 ore alla settimana, andare inpensione prima dei 60 anni evivere sulle spalle degli altri finogli 85 o 100 anni”. L'analista trac-cia una sua particolare storia delWelfare: “All'inizio tasse alteaffinché lo Stato dia successiva-mente ad ognuno quanto gli hatolto, ma ridistribuendolo versoquelli che non lo hanno prodot-to. In una fase successiva, perevitare lamentele, la crescita dellaspesa pubblica, aumentandoancora le tasse e, quando esseraggiungono un limite intollera-

bile, ricorrendo all'incrementodel debito pubblico aldilà d'ogniragionevole limite, mediante lacollocazione di titoli dello Statoo prendendo prestiti dalle ban-che. (…) In una tale situazione leistituzioni finanziarie preferisco-no prestare allo Stato o disporredi agenti per la collocazione deititoli dello Stato Sociale, benclassificati dalle agenzie di rating(la classificazione delle aziendeprivate e delle banche è sempreinferiore a quella del debitosovrano dello Stato dove agisco-no). Finalmente arriva unmomento in cui lo Stato non è ingrado di restituire i soldi o paga-re i titoli, quindi, molto tardi, èdeclassato dalle agenzie di rating,con il risultato che il meccanismoarriva alla fine in questo modocaotico.” Per l'analista tutto ciòdimostra “che non è praticabile ilcapitalismo statalista dello StatoSociale, principalmente euro-peo” e mette in guardia contro leillusioni degli “attuali seguaci delmarxismo-leninismo o delle suevarianti ideologiche” che voglio-no vedere la crisi finale del siste-ma, quando al contrario si trattadi “una delle regolari fluttuazioniche migliorano il funzionamentopratico del capitalismo”, in que-sto caso superando “alcunieccessi di questo sistema neipaesi più sviluppati”. (“Crisisfinal del capitalismo?”, L.N.,6/2/2012).In un articolo precedente lo stes-so autore polemizzava aperta-mente contro il giudizio condivi-so da gran parte della stampariguardo i nuovi governanti euro-pei emersi in questa crisi, consi-derati tecnocrati vincolati ai capi-tali finanziari transnazionali.

“Tecnocrati o policrati?”, sidomanda nel titolo, utilizzandoun gioco di parole per definirequesti ultimi come “un'altra clas-se di politici: gente preparata pergovernare anche in tempi diffici-li”.Gli esempi sono “Monti ePapademos che chiamano tecno-crati con una connotazionenegativa”, nonostante loro sianoarrivati per salvare i paesi dellacrisi del debito pubblico soprag-giunta per gli “errori dei politici eburocrati dei governi di Grecia eItalia”.Finalmente arriva la lezione perl'Argentina, che vive una fasepolitica di espansione della spesapubblica e sociale: “Noi possia-mo guardare e imparare in salutedall'esperienza europea - si augu-ra Ferreres- per non arrivare asimili eccessi di spesa che a uncerto punto diventa ingestibile”.(Tecnocratas o policratas?, L.N.,21/11/2012).Posizioni come quella dell'autoreprecedente, comunque, rappre-sentano un caso isolato ancheper la testata della destra argenti-na. È troppo recente la memoriadei risultati delle ricette neolibe-rali in Argentina così comel'esperienza di crisi sociale conse-guente alla distruzione delloStato mediante politiche selvaggedi privatizzazione dei beni e ser-vizi pubblici.Un altro collaboratore assiduo di«La Nación», Juan Lasch, unliberale originariamente cattolicoche è stato funzionario deigoverni degli anni novanta1,offre un’analisi molto diversadella situazione internazionale,ma sempre con uno sguardo cri-tico rivolto alla politica locale.

24 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

www.cambiailmondo.org

Page 25: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

L'autore si domanda perché, nel-l'attuale congiuntura internazio-nale, va meglio ai paesi emergen-ti che agli sviluppati e rispondeche la ragione è soltanto che iprimi applicano “politiche chenon possono essere catalogatené come ortodosse né come ete-rodosse, bensì come politiche disenso comune”, politiche analo-ghe, paradossalmente, a quelleche “sono state attuate nei paesieuropei nei due o tre decennisuccessivi alla Seconda Guerra eche gli avevano consentito di cre-scere in modo più veloce e soste-nuto rispetto agli emergenti”. Segli ortodossi non hanno avverti-to la crisi europea e dei paesi delNord, prigionieri del loro pre-supposto “che il mercato e i suoiagenti economici razionali maisbagliano” e “che i problemi siaggiustano da soli se i governinon interferiscono troppo”, l'er-rore degli eterodossi, special-mente i più keynesiani, è consi-derare “politicamente scorrettoavvertire pubblicamente neiperiodi di auge che è necessariomettere in pratica politiche fisca-li meno espansive o perfinorestrittive”.C’è un'ammonizione per i paesieuropei arruolati nell'ortodossia“che oggi avrebbero bisogno dipolitiche fiscali espansive manon possono farlo per il peso delloro debito - malgrado Krugmano Stiglitz -, il che non implicagiustificare gli erronei aggiusta-menti strutturali che oggi si cer-cano d'applicare”.C’è anche un insegnamento perun paese eterodosso comel'Argentina: “Queste lezionisono lontane da essere stateimparate nell'Argentina degli

ultimi anni, dove continuano adapplicarsi politiche espansivequando si sta crescendo all'8%”.(“Las razones de la crisis global”,L.N., 4/1/2012).Non abbiamo trovato invece in«Clarin» un utilizzo simile deltema europeo per intervenire criti-camente nella politica localenonostante il quotidiano e il grup-po economico multimedia delquale fa parte sono il principale“partito dell'opposizione” inArgentina. Questo ruolo obbedi-sce più alla difesa di interessi pri-vati e corporativi che a posizionipolitiche o ideologiche, visto che ilquotidiano ha dimostrato, nellasua lunga storia, di saper allinearsiogni volta al potere di turno; infat-ti, il nuovo giro ha avuto originenel momento in cui il Governo hapromosso leggi e altre azioni anti-monopolistiche nell'area dell'in-formazione e delle telecomunica-zioni. D’altra parte dobbiamoricordare la scelta editoriale del«Clarin»: una profusione di arti-coli di cronaca, informazionelocale, servizi (ricerca lavoro,compra-vendita immobili, ecc),sport e intrattenimento mentresono abbastanza rari gli articolidi fondo e di opinione.Aldilà di tutto, riteniamo chesarebbe molto difficile e sconve-niente per “il quotidiano argenti-no di maggiore diffusione” -come recita il suo slogan - pro-muovere idee e opinioni a favoredelle politiche di tagli e aggiusta-mento strutturale, che questavolta toccano all'Europa, davantial suo ampio pubblico di diversiceti sociali.I pochi articoli firmati da analistilocali sull'argomento si limitanogeneralmente ad informare

senza assumere posizione.L'unico articolo trovato che sidiscosta relativamente da que-st'orientamento appartiene ad unaltro ex funzionario di Menem,l'analista politico Julio Castro,che sostiene le ragioni della poli-tica dal governo Monti in Italia.Il contributo segnala che “ilsuperamento della crisi europeanon è a Bruxelles ma a Roma” eafferma che l'origine del proble-ma è la tendenza negativa dellaproduttività italiana determinatadall'incremento del costo dellavoro e della spesa pubblica, perarrivare alla conclusione che “loStato italiano è il maggior osta-colo per la crescita del paese” eche il problema italiano, non ètanto finanziario né di debitopubblico ma “deriva della suaincapacità di crescere nelle nuovicondizioni globali di accumula-zione” (“La crisis europea seresuelve en el rumbo político deItalia”, Cl., 11/12/2011).La situazione europea offremolti spunti ad una pubblicazio-ne come «Pagina 12», che ha scel-to i lunghi articoli e le interviste,privilegiando l'analisi e l'opinionerispetto alla cronaca degli avveni-menti. Oltre allo staff di giorna-listi specializzati nelle diversearee, un'altra caratteristica delquotidiano è la pubblicazione diarticoli di esperti, generalmentedell'ambito accademico.I collaboratori abituali esprimo-no posizioni nette e concordantisull'inadeguatezza degli interven-ti propiziati in Europa. “Chisalva chi?” si domanda SantiagoO'Donnell, prendendo nota dicome uno dietro l'altro i diversigoverni europei - Berlusconi,Papandreu, Socrates, Zapatero -

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 25

cambiailmondo

Page 26: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

sono “sostituiti da manager delladestra che promettono durezzaed efficienza per drenare le ulti-me risorse delle loro economie,risorse che migrano alle banchefrancesi e tedesche che loro stes-si avevano contribuito a salvarenon più di un paio d'anni fa tra-mite i piani di salvataggio finan-ziari dell'Unione Europea”.(“Salvados”, P.12, 13/1/2011).Il giornale progressista e vicinoal Governo, è particolarmenteinteressato ad accostare e con-frontare i fatti europei conl'esperienza della crisi inArgentina, cercando di fareemergere nelle analisi le similitu-dini e di valutare la possibilità ditrasferire alcune strategie adope-rate localmente con successo.“Igual que con Menem” s'intito-la l'intervista a un giornalistagreco che è stato corrispondentein Argentina all'epoca della crisidel 2001 (P12, 12/11/2011).Anche l'economista MarshallAuerback del Levy EconomicsInstitute degli Stati Uniti, è inter-pellato dal giornale sullo stessoargomento; l'intervistato, anchese mette in rilievo differenze fon-damentali tra le due situazioni,

afferma quello che è il valoreesemplare dell'esperienza argen-tina: “l'Argentina ha dimostratoche le minacce della comunitàfinanziaria internazionale sulfatto che mai più avrebbe recu-perato la fiducia dei mercati nonavevano senso. Il Governo hafatto un'offerta ai mercati deltipo “prendere o lasciare e ha sfi-dato il FMI. Questa è una lezio-ne che tutti i paesi dovrebberoassumere” (“La solución es unaruptura ordenada de la Unión”,P12, 31/12/2011).I fatti dell'Ungheria e la polemicariguardo al ruolo delle banchecentrali sono l'argomento di uncontributo firmato da UmbertoMazzei che se da una parte toccaun tema sensibile al dibattitopolitico locale, dall'altra si collocaagli antipodi dalle posizioni con-divise nell'Unione Europea.L'autore - dottore di ricercadell'Università di Firenze e diret-tore dell'Istituto di RapportiEconomici Internazionali inG i n e v r a(www.vantanaglobal.info) - pren-de le difese delle autorità unghe-resi e della riforma costituziona-le approvata dal Parlamento, che

sancisce “una maggiore supervi-sione del governo sulla BancaCentrale, sfidando il criterio di'indipendenza' imposto dal neoli-beralismo”.Nell'articolo le diverse esterna-zioni dei paesi europei e dellastessa UE sui rischi di una derivaautoritaria in questo paese, sonodefiniti come “pura ipocrisia”perché “ciò che disturba è chel'Ungheria controlli la sua BancaCentrale”.“È stata commovente - ironizza -l'unanimità dei parlamentari dellasinistra europea per difenderel'indipendenza delle banche cen-trali, per dare libertà ai 'tecnocra-ti' imposti dal settore finanziarioprivato. Nel suo discorso, DanielCohn Bendit è arrivato adammonire contro deviazioniautoritarie alla Chavez”.Il dibattito sul ruolo della BancaCentrale, si diceva, ha forti riso-nanze interne e l'analista ricordagli avvenimenti di due anni fa chehanno destato un ampio conflit-to politico, quando la Presidenteha deciso di utilizzare riserve del-l'erario per cancellare diretta-mente il debito dello Stato con icreditori (la cosiddetta politica di

26 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

www.cambiailmondo.org

Page 27: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

“disindebitamento” ), senza per-correre le strade proposte dagliorganismi multilaterali di credito.(“Hungría en la mira”, di U.Mazzei, P12, 12/02/2012).Nei diversi dossier e supplementispeciali dedicati al tema della crisieuropea sono pubblicati analisi diaccademici e gruppi di ricercaspecializzati che convergono nellanecessità di politiche di espansio-ne della domanda, dell'occupazio-ne e del consumo per porre unfreno alla recessione.Due ricercatori del ConsiglioNazionale delle Ricerche(Conicet) e degli atenei diBuenos Aires (UBA) e SanMartin (Unsam), giudicano “l'ap-profondimento delle misure diaggiustamento strutturale e dellepolitiche neoliberali” annunciatedall'UE come “la sentenza dimorte per le economie più debo-li della regione”. Le politicheapplicate, a beneficio della gran-de banca europea e dellaGermania, sono funzionali al“modello neomercantilista cheha permesso al 'nucleo' europeodi continuare a collocare i suoieccedenti”, perciò “regolare lefinanze o salvare le banche nonsarà la soluzione al problema”. Econcludono: “l'obiettivo dellapolitica economica dovrebbeessere salvare la gente, così dapoter salvare l'economia”. (“Unamuerte anunciada”, da AndrésLazzarini e Margarita Olivera, P.12., 23/1/2012).

Altri analisti avvertono sulrischio che rappresenta per lademocrazia europea l'applicazio-ne delle politiche neoliberali.Uno studioso della FacoltàLatinoamericana di ScienzeSociali (Flacso), Enrique Arceo,descrive la crisi internazionalecome il risultato dell'espansionefinanziaria negli Stati Uniti e del“progetto tedesco” che è suocorrelato.Quest’ultimo consiste nel faredell’Europa una grande “piatta-forma per l’esportazione” e ponecome requisito l’indebolimentodei sistemi di welfare e il consoli-damento dell'euro come “disci-plinante sociale”. “Credo chequesto progetto si riveli progres-sivamente incompatibile con lademocrazia”, afferma l'autore.“Perciò la conservazione dell'eu-ro rappresenta il successo dell'ag-giustamento strutturale tedesco.Se ci riescono - continua - ci saràtra dieci anni un'Europa moltopiù diseguale, orientata versol'esportazione e più slegata dagliStati Uniti, con i quali entrerà inconcorrenza” (“La construccióneuropea es neoliberal”, P12,31/12/2011).Alla fine di questa rassegna deiquotidiani locali ci rimane unasensazione, quasi una convinzio-ne, che qualcosa stia morendo inArgentina. Sta scomparendo ilmito d'Europa nelle sue diversesfaccettature. Il mito dell'Europadelle istituzioni e dei grandi stati-

sti che le classi di intellettuali eoperatori dell'informazionehanno sempre messo a confron-to con la pochezza dei politici edelle figure locali. L'Europa dellosviluppo con coesione socialeche è stato il modello seguitodalla generazione progressista findagli inizi della stagione demo-cratica, dopo la dittatura.L'Europa dove il più forte movi-mento operaio e i grandi partitidella sinistra erano riusciti a crea-re società più giuste che altrovecon le loro battaglie e le loroconquiste. L'Europa dei nostriavi, infine, quella terra delle origi-ni alla quale un giorno dovevamotornare. Che ci ha fatto eterna-mente nostalgici, e che ci ha fattosempre considerare diversi dalresto dei latinoamericani.La Storia ora ha fatto un gransalto e forse noi argentini (italo enon) siamo, finalmente, riappro-dati qui.

[1] Juan J. Lasch è stato Segretario diProgrammazione Economica nel governo di CarlosS. Menem e Ministro della Educazione nel governodi Fernando de la Rua. In questo ultimo ruolo pro-muoveva le esperienze di scuole-charter e dei vou-cher educativi, apprezzate dalle gerarchie cattoli-che e dai sostenitori della privatizzazione dell'edu-cazione.

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 27

cambiailmondo

SULLA CRISI E IL DEFAULT ARGENTINO DI 10 ANNI FA, IL DOCUMENTARIO DI ROBERTO TORELLI “ARGENTINA ARDE”.

(produzione FILEF), CAMBIAILMONDO.ORG

Page 28: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

28 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

La destra delle due sponde dell'Atlanticonon ha mai accettato il progettosocialdemocratico, da un lato, nè

quello politicamente liberale, dall'altro. In effetti,non ha mai avuto prima d'ora, il potere politicoassoluto per fermarli o invertirli. Adesso, il presi-dente della Banca centrale europea, Mario Draghi,dà la più chiara dimostrazione che il suo mandatoè politico, non tecnico, osando dichiarare la neces-sità della morte del progetto socialdemocratico persalvare la produttività europea.Si deve al progetto socialdemocratico la paternitàdell'equilibrio sociale e politico dell'Europa nelcorso degli anni della ricostruzione postbellica eper più di quattro decenni di guerra fredda. Oggi,con il pretesto della crisi fiscale, viene intenzional-mente distrutto dalla destra politica del continenteche è riuscita a imporre nei posti chiavedell'Unione europea e degli organismi di mediazio-ne finanziaria multilaterali, dei veri e propri killerdell'ordine sociale progressista che, più delle diver-se divisioni di carri armati posizionati in Europaoccidentale, era stata la forza di contenimento delcomunismo in Europa, nel periodo di presenzadella minaccia sovietica.Ricordo il tempo in cui Berlino Ovest era la vetri-na attraverso la quale la propaganda capitalistaesponeva i grandi vantaggi dell'ordine sociale edeconomico dell'Occidente in confronto con quellorelativamente arretrato dell'Europa orientale.Nonostante il grande progresso materialedell'America del Nord, non erano gli Stati Uniti,ma gli Stati socialdemocratici, socialisti o laburistieuropei che rappresentavano i modelli di societàalternativi al regime sovietico. L'aggressività intrin-seca della società americana, con il suo ritmo esa-sperato di competizione, non era qualcosa da emu-lare. La generosa Svezia, sì.

È proprio questo intero edificio socialdemocraticoche ora viene demolito dalla destra che ha assuntoil potere nei principali paesi della Comunità euro-pea. Politicamente, non si è mai visto niente disimile prima d'ora. Le società europee, simultanea-mente, portano al potere la destra in Germania,Francia, Inghilterra e Italia, per non parlare deipaesi più piccoli. Hanno spazzato via dalla mappa,letteralmente, i progressisti. Ciò che mi stupisce dipiù, in questa convergenza, è l'incompetenza stra-ordinaria delle sinistre e dei progressisti nell'inca-pacità di presentare un'alternativa politica al disa-stro che si sta approfondendo.Gli assassini dell'ordine socialdemocratico hannomesso assieme tecnocrati e politici per eliminare lepoche misure che lo Stato nord-americano, la piùarretrata delle democrazie sociali, ha cercato dicostruire da molto tempo a questa parte - ivi inclu-sa la legge di protezione sanitaria a favore di unamaggiore numero di poveri - che Barak Obama,con estrema difficoltà, fece approvare all'inizio delsuo mandato. Il passaggio di questa legge ha susci-tato l'odio dei ricchi e molti repubblicani manten-gono all'ordine del giorno della loro agenda,l'obiettivo di eliminarla. Interessante notare che, seguardiamo le notizie e commenti dai mass mediabrasiliani, il problema esiste ancora. Non è un fattogiornalistico.Obama è stato anche sconfitto in un secondo ten-tativo di rilanciare l'economia con strumenti fisca-li di tipo keynesiano, che avrebbero prodotto unbeneficio per le fasce più deboli (disoccupati) euna spinta per la ripresa economica. I nostri medianon vedono questo come un fatto economico-sociale, ma puramente politico. Registrano che irepubblicani non vogliono stimoli fiscali, ma nonanalizzano perché i repubblicani non li vogliono.Lo scopo, qui come in Europa, è chiaro: distrug-

GLI ASSASSINI DEL PROGETTOSOCIALDEMOCRATICO EUROPEO

di J. Carlos de Assis * - (Paraiba-Brasile)

Dal Mondo

Page 29: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

gere lo Stato politicoliberale (da non con-fondere con l'econo-mia liberale) ereditatodal New Deal. Ladestra delle due spon-de dell'Atlantico nonha mai accettato né ilprogetto socialdemocratico, da un lato, né quelloliberal, dall'altro. In effetti, nessuno ha mai avutoprima, un potere politico così assoluto per bloccar-lo o controriformarlo.Al tempo di Reagan e della Thatcher, per esempio,la destra cristiano democratica era salita al poterein Germania, ma i socialdemocratici e socialistierano al potere in Francia e in Italia. I suoi leadersi sarebbero convertiti al neoliberismo, ma sicco-me esisteva l'Unione Sovietica, la destra continen-tale non osava smantellare lo stato sociale, se nonai margini, come avvenne in Inghilterra.Ora, il presidente della Banca centrale europea,Mario Draghi, nella più chiara dimostrazione che ilsuo mandato è politico e non tecnico, osa dichiara-re la necessità della morte del progetto socialde-mocratico per salvare la produttività europea. Soloil conforto e la certezza di vedersi sostenuto dalladestra politica che domina l'Europa può piena-mente giustificare una simile arroganza. È chiaro,tuttavia, che questa non è la fine della storia. Permolto meno l'Europa si incendiò nel '68. Ciò chepuò ritardare l'estensione del fuoco dalla Greciavero il resto d'Europa è la mancanza di alternativerappresentata dalla sinistra tradizionale.Tuttavia, più che le contraddizioni sul piano stret-tamente politico, saranno quelle a livello delleforze produttive a trascinare, in ultima analisi,l'Europa, in una soluzione della crisi secondo ilcorso delle leggi dialettiche così ben descritte daMarx. È che non esiste, nella crisi attuale, unanazione egemone (come gli Stati Uniti nel dopoguerra), che possa imporre all'Europa e al mondoi propri dettami. Qualsiasi soluzione, per quantotardi ad arrivare, deve venire dalla ridefinizione diuna cooperazione interna ed internazionale, pro-babilmente dal G-20. In caso contrario, ci saràinstabilità permanente, e questa è una situazionemolto dannosa anche per i ricchi e i potenti. (Sinoti che il potente presidente della Federazione

dell'industria tedescapropone un PianoMarshall per la Grecia.Significativamente, inostri media non nefanno menzione.)Il progetto socialde-mocratico sotto l'egida

del Mercato comune europeo, era buono per ipoveri e per i ricchi. Ma non è mai stato accettatodalla destra. Nata principalmente da una coalizio-ne di centro (Democratici-cristiani in Germania ein Italia) con i socialisti (Francia), tenne fuori lasinistra rivoluzionaria (comunisti). Ora, sotto l'egi-da di un'Unione europea regressiva, il centro euro-peo (Democratici-cristiani) si è inchinato alladestra (liberale e liberista) in tutta Europa, creandoun'egemonia perversa che oggettivamente non èbuona per i poveri (per ovvi motivi), ma neancheper i ricchi, a causa della instabilità che ne deriva.(In Brasile, il progetto socialdemocratico non hamai preso piede: l'antico PSD è stato sempredominato dalle oligarchie e il PSDB di Cardosonon si è mai emancipato dall'essere una grossolanamistificazione neoliberista.)Le prossime elezioni americane sono cruciali. SeObama viene rieletto e riconquista una maggioran-za democratica nel Congresso, forse il progettosocialdemocratico in Europa si può salvare per lapressione americana. Se viene rieletto, ma senzauna maggioranza al Congresso, non può fare nulla.Se perde, è possibile che il processo dialetticovenga accelerato, e che le società, in un momentosuccessivo, reagiscano al neoliberismo e scalzinofuori, negli Stati Uniti come in Europa, i loro rap-presentanti politici per inaugurare un nuovo ordi-ne. Nell'intervallo, avremo un grande caos. E nelcaos, possono accadere cose così stupide come ilbombardamento di Israele all'Iran!

(Traduzione di R. Ricci)

(*) Economista, professore di UEPB, presidente Intersul e co-autore, insiemeal matematico Francisco Antonio Doria, de “L'Universo neoliberista nel disin-canto”, pubblicato dall'editrice “Civilizzazione Brasiliana. Questo articolo èstato pubblicato contemporaneamente dal sito «Rumos do Brasil» e dal quoti-diano «Monitor Mercantil».

Fonte: CARTA MAJOR, periodico brasilianohttp://www.cartamaior.com.br/templates/materiaMostrar.cfm?materia_id=19662

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 29

cambiailmondo

Page 30: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

30 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Dal Mondo

EDUARDOBRENTADALLA CRISI SI ESCE SOLO CON PIÙ INVESTIMENTISOCIALIdi Hugo Bazzi (Montevideo)

La crescita sociale ed economica dell’America Latina edell’Uruguay, le politiche per l’occupazione, di ridistribuzione dellaricchezza, l’emergere del continente in cui si sperimentano politi-che di intervento pubblico che hanno permesso di superare la crisieconomica dei primi anni 2000 nel Cono Sud; le indicazioni che cene vengono per affrontare la crisi italiana ed europea, in un’inter-vista di Hugo Bazzi al Ministro del Lavoro e Sicurezza Socialedell’Uruguay, ospite a Zurigo, in un incontro organizzato dallaFondazione Ecap e da Cambiailmondo.org

Signor Ministro, l’Uruguay, come granparte dei paesi del continente latino-americano, sta attraversando unmomento di rapido sviluppo economicoe sociale; quali ne sono le basi e lecaratteristiche?Le fondamenta per l’avanzamen-to dello sviluppo economico esociale dei nostri popoli hanno

consistito essenzialmente in unrafforzamento del mercato inter-no; con l’obiettivo di ottenereuna migliore capitalizzazione delcommercio internazionale, sonostate varate misure attive per l’oc-cupazione che hanno permessodi raggiungere il livello più bassodi disoccupazione di sempre,

almeno da quando ne esiste unmonitoraggio ed inoltre si sonoampliate e rafforzate le politichedi inclusione sociale; allo stessotempo sono state aumentate leprestazioni sociali (pensioni divecchiaia e lavorative, per esem-pio). Senza dubbio, fattori comel’aumento dei prezzi delle com-

Page 31: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

modities hanno avuto un’in-fluenza positiva, così come lacertezza giuridica che è stataconseguita nel paese, che ha per-messo di conseguire maggioriinvestimenti diretti dall’ estero.Il nostro paese registra sette annidi crescita sostenuta e staaumentando la distribuzione deiredditi, contrariamente a quantoavvenuto durante i governi ante-riori che applicavano la teoria del“derrame”, elemento basilaredelle politiche neoliberiste(secondo la quale, la crescita flui-rebbe automaticamente dallacima della piramide sociale versoil basso, senza alcuna necessità diun intervento statale per unamigliore ripartizione della ric-chezza n.d.r.)

In quale modo la politica del Governodel Frente Amplio cerca di conciliaresviluppo economico e crescita sociale equindi in cosa si distingue dai prece-denti governi?La nostra forza politica, il FrenteAmplio, ha distinto nettamentela differenza che c’è tra sviluppoe crescita: in questo senso, si èdifferenziato dai precedentigoverni nella messa in atto dipolitiche sociali che implichinouna migliore redistribuzione.Nel primo Governo progressi-sta, diretto da Tabaré Vasquez, lanostra forza politica dovette farfronte alla più grave crisi socialeed economica che l’Uruguay nonattraversava da molti anni; sequesta crisi non sconfinò anchesul piano politico, durante l’ulti-mo periodo del governo “colora-do” (dal nome del Partito Coloradodi Jorge Battle, ndr), lo si dovet-te solo al fatto che le forze pro-

gressiste, in nessun momento,misero in gioco la stabilità istitu-zionale e il pronunciamentodemocratico.Il Fronte Ampio, si trovò difronte ad un paese con un altolivello di disoccupazione, conindustrie paralizzate, salari conbassissimo potere di acquisto, unalto livello di mortalità infantileed un grande e diffuso sentimen-to di disperazione.Quindi la prima questione è conquale situazione si è dovuto con-frontare il progressismo, unavolta al governo.Una seconda differenza consistenella serie di misure che sonostate applicate e che hanno avutocome obiettivo l’inclusionesociale e lavorativa della popola-zione. Sono stati realizzati pianidi occupazione e di lavoro intutti i settori, è stato creato ilMIDES (Ministero delloSviluppo Sociale), si sono imple-mentate più di 40 leggi per illavoro per conferire diritti che ilavoratori aveva perduto e chenon avevano mai avuto.

Quali sono i vostri obiettivi per i pros-simi anni?L’Uruguay ha obiettivi e speran-ze: nell’ambito del lavoro, otte-nere una maggiore produttività,migliorare la formazione profes-sionale, costruire catene e filiereproduttive nazionali e/o regio-nali nell’ambito del Mercosur.Nell’ambito dell’educazione,riconquistare la posizione chestoricamente lo ha contraddistin-to come un esempio per tuttal’America Latina, avanzare nel-l’ambito della scienza, nella tec-nologia e nelle comunicazioni.

Sul piano sociale, continuare conl’estensione della democrazia esviluppare sempre più i processidi partecipazione sociale.

Come ha ricordato, circa dieci anni fa,l’Uruguay ha subito una gravissimacrisi economica. Rispetto alle modalitàcon cui ne siete usciti, quale letturadanno, oggi, le forze progressiste uru-guayane, della grande crisi che staattraversando l’Europa?La crisi fu superata grazie a unacorretta lettura dei nuovi governidella regione che non accettaro-no le direttive di applicare le note“ricette” di aggiustamento strut-turale condivise invece daigoverni neoliberisti nelle epocheprecedenti.Al contrario, si decise che a mag-gior crisi si risponde con mag-giori investimenti in politichesociali. A livello regionale, le affi-nità dei governi progressisti del-l’area permisero di coordinare lepolitiche con il convincimentoche “dalla crisi nessuno esce dasolo”; questo coordinamento siebbe anche nel campo delle orga-nizzazioni sociali, in particolare inambito sindacale.Rispetto alla crisi europea, rite-niamo che abbia diverse sfaccet-tature; il processo politicodell’Unione Europea è andato insenso opposto a quello delMercosur; quando cominciam-mo a negoziare l’Accordo tra idue blocchi, la UE era in mag-gioranza diretta da governi pro-gressisti e aveva una forte strut-tura istituzionale, mentre ilMercosur manifestava debolezzeistituzionali e era governato dacompagini neoliberiste.Oggi ci troviamo di fronte ad

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 31

cambiailmondo

Page 32: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

una UE con un numero maggio-re di paesi associati, con più pro-blemi, di quanti fossero prevedi-bili, per approvare la suaCostituzione, con forti criticherispetto all’azione dellaCommissione Europea e congoverni in grande maggioranzaneoliberisti. Pensiamo che questipunti incidano molto nella crisieuropea, che è una crisi dimodello, più che una crisi econo-mica: il crollo del welfare state inalcuni paesi, le bolle finanziarie eimmobiliari hanno finito perdare il colpo di grazia.

Quali scenari globali abbiamo di fron-te, quali rischi e quali opportunità?Quali nuove relazioni sono auspicabi-li tra America Latina ed Europa?Se analizziamo l’America Latinaper blocchi regionali, ci rendia-mo conto che essa è divisa in treblocchi sub regionali: la prima, èla regione Andina, con differentiispirazioni ideologiche tra i suoigoverni eletti democraticamente,

che si traduce in una azione lentae burocratica della ComunitàAndina di Nazioni (CAN).Mentre l’Ecuador, il Perù e laBolivia tentano di sostenere poli-tiche sociali che riducano le disu-guaglianze e le disparità,Colombia e Cile mantengonoinvece modelli neoliberisti, operlomeno non così progressisticome per il resto di tutto il Sud-America ed inoltre continuanoad avere una relazione fluida congli Stati Uniti.La seconda area, è quelladell’America Centrale: è la regio-ne più povera e di minore svilup-po delle istituzioni democratiche,al di là delle celebrazioni delle ele-zioni: quest’area subisce una fortedipendenza politico-ideologicadagli Stati Uniti, però, allo stessotempo, soffre delle vicissitudini edelle relazioni con l’UnioneEuropea, avendo firmato conentrambi (USA ed EU) degliaccordi commerciali che la vedo-no in situazione svantaggiata.

La terza area, il Mercosur, ha, inquanto tale, una configurazioneistituzionale in formazione, conun Parlamento molto giovane econ deficienze nell’implementa-zione della libera circolazione dipersone e di beni, che lo fannopiù assomigliare, tecnicamente,ad una unione doganale “imper-fetta”.La sua forza maggiore sta nellacoincidenza ideologica deigoverni progressisti nell’affron-tare i problemi interni e la politi-ca estera, sebbene si deve evi-denziare una forte impronta dileadership del Brasile, tanto piùdopo aver raggiunto la posizionedi quinta economia mondiale.Il Mercosur, che agisce attraver-so il consenso unanime nell’am-bito della sua politica internazio-nale, non ha firmato né l’ALCA,proposto dagli USA, nél’Accordo proposto dall’UnioneEuropea, che si sta negoziandoda oltre un decennio.Sebbene questo sia lo scenario

32 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

www.cambiailmondo.org

»»

Page 33: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

diversificato all’interno del conti-nente, l’America può emergerenel corso del decennio che stia-mo vivendo, in considerazionedella situazione che stanno attra-versando l’Europa e gli USA, delforte peso delle commodities nelmercato, dell’incidenza dellestesse risorse per le nostre eco-nomie e la nostra produzione.Per ciò che riguarda gli scenariglobali, ci troviamo di fronte aduna Unione Europea in crisi eco-nomica e politica.Gli USA, nell’anno delle elezionipresidenziali, si trovano anch’es-si con problemi occupazionali edi recessione.Mentre la Cina, anche se con untasso meno rapido a causa dellacrisi, continua tuttavia a crescereassieme al gruppo dei BRICS, ipaesi emergenti; della situazionedel Mercosur ho già detto.Ritengo che per l’America sianomaggiori le opportunità rispettoai rischi: la creazione e l’ascesadell’UNASUR ha approfondito e

rafforzato la sua azione politica;gli intenti di una maggiore intera-zione produttiva e la stabilitàdemocratica conquistata, deter-minano la possibilità di imple-mentare politiche a medio elungo termine.Parliamo infine, di relazioniauspicabili: auspichiamo unAccordo con l’Unione Europea,però deve essere un accordo giu-sto, equo, con un piano comunedi diritti e doveri che permetta diavanzare ad entrambi i blocchi.È fondamentale migliorare ilnostro livello di interscambio intutti gli ambiti, non solo in quel-lo commerciale.Sebbene la storia delle nostrerelazioni con l’Unione Europeasi concentrino essenzialmentenei paesi con i quali abbiamo unpassato comune, come Italia eSpagna e, dagli anni ’90 anchecon Germania e Francia poichéle loro imprese hanno investitomolto nella nostra regione, ènecessario che tutto il blocco

europeo partecipi a questonuovo ambito di relazioni inter-nazionali.

Il suo nome ricorda un’origine italia-na… quale messaggio si sente di dareal popolo italiano in questo particolaremomento ?Il popolo italiano, nella sua lungae ricca storia ha mostrato di pos-sedere capacità, coraggio e cultu-ra politica in tempi anche moltodifficili. Sono certo che usciràindenne anche da questomomento critico con gli stru-menti che lo hanno semprecaratterizzato: con la lotta, con lasolidarietà e con uno sforzo con-giunto per la ricerca di un pro-getto politico, economico esociale che dia possibilità eopportunità a tutte le italiane e atutti gli italiani.

(Traduzione di Rodolfo Ricci)

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 33

cambiailmondo

Page 34: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

34 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

MYANMAR IN UN PASSAGGIO CRUCIALE SULLA STRADA DELLA DEMOCRAZIA

di Silvana Cappuccio

Page 35: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Questi sostituiranno quelli che,eletti nell'ultima tornata elettora-le del 2010, hanno poi accettatodi ricoprire delle posizioni nelGoverno, dato che l'ordinamen-to birmano prevede il divieto didoppio incarico. Allo stato, ilpartito che sostiene la giuntamilitare e che paradossalmentesi definisce Partito UnioneSolidarietà e Sviluppo (UnionSolidarity and DevelopmentParty , USDP), vanta una largamaggioranza in entrambe leassemblee parlamentari.Considerato che il 25% dei seggiè riservato ai militari, secondoquanto prevede la Costituzionedel 2008, di fatto il regime con-trolla così più dell'80% dell'as-semblea.Le prime elezioni “democrati-che” furono tenute in Birmanianel 1990, dopo quasi trent'annidi regime militare. Furono vintecon più del 60% dei voti dallaLega nazionale per la democra-zia (LND), guidata da Aung SanSuu Kyi, paladina dei dirittiumani, premio Nobel per lapace nel 1991 e figlia del padredell'indipendenza birmana. Imilitari invalidarono i risultati eimposero ancora una volta unaloro giunta al comando delpaese, calpestando così la volon-tà popolare. Il regime perseguitòe ripetutamente arrestò San SuuKyi, lasciandola agli arrestidomiciliari fino al 2010, quandovenne liberata solo subito dopole elezioni di novembre. Questecostituirono un'altra farsa orga-nizzata dal regime per darsilegittimità: i partiti di vera oppo-sizione furono esclusi e i votan-ti sottoposti a ricatti e a pesantiintimidazioni.La Birmania è oggi uno dei diecimaggiori esportatori di gas natu-rale al mondo, il più importantein Asia. Il gas è la principale

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 35

La popolazione birmana vive giorni cruciali, alla vigilia diun appuntamento elettorale che potrebbe segnare unatrasformazione epocale e democratica del suo martoriatoPaese. Il 1° aprile 2012 avranno luogo le elezioni supple-tive riguardanti 48 nuovi parlamentari.

Page 36: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

fonte di reddito, rappresentandoil 12,5% del pil e oltre il 40% del-l'export. Il paese è ricco di mate-rie prime, con riserve petrolifere,un oleodotto che collega i pozzidi Syriam e Rangoon per più di400 kilometri, estrazioni dipiombo, zinco, stagno e tungste-no. Ciononostante, è anche unodei paesi più poveri al mondo.L'economia è instabile e l'infla-zione alta. La gente vive in mise-ria. La speranza di vita media èuna delle più basse dell'Asia.Secondo TransparencyInternational, in quanto a corru-zione la Birmania è seconda soloalla Corea del nord e allaSomalia. Quasi la metà dellaspesa pubblica finisce in arma-menti e la spesa sanitaria è ridot-tissima, cosicché la mortalità

infantile raggiunge il 50‰ e piùdel 30% dei bambini al di sottodei cinque anni soffre di malnu-trizione; i tassi di mortalità permalaria e tubercolosi rimangonomolto elevati, l'Hiv/Aids si è dif-fuso a livello di tutta la popola-zione e molti bambini nonvanno a scuola. Sono tante e dif-fuse le violazioni del diritto uma-nitario internazionale con mineantipersone, esecuzioni stragiu-diziali, pratiche di lavoro forzato,traffico di esseri umani, sfrutta-mento di lavoro minorile, tortu-re, saccheggi, pestaggi, bambinisoldato (il maggior numero almondo), violenze sulle donne,confisca delle terre e controllodei mezzi di stampa e di comuni-cazione. La Birmania è anche ilprimo produttore di metanfeta-

mine al mondo e il secondo perl'oppio. Di fatto non esiste unordine giurisdizionale indipen-dente e l'accesso a internet è sot-toposto a censura. La violenzasessuale sulle donne, con rapi-menti e riduzione in schiavitù, èsistematica tra i militari. A difesadei diritti umani delle donne si èformato un movimento interna-zionale in crescente espansione.Questo include una forte rete didonne per la democrazia in esi-lio, soprattutto lungo il confinecon la Thailandia e in ChiangMai.Durante il loro lungo potere, imilitari hanno consumato ferociatti di repressione verso ogniforma di dissenso: sono ancoraimpresse nella memoria leimmagini dei monaci buddisti

36 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Page 37: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

che diedero vita alla rivoluzionedi zafferano, cioè alle pacificheproteste di piazza del 2007.Atrocità sono state commesseanche verso i numerosi gruppietnici, che costituiscono unterzo della popolazione birmanae che sono stati costretti a spo-starsi all'interno del paese o amigrare altrove. Ancora all'iniziodi febbraio 2012 oltre diecimilapersone provenienti dalle regionipiù remote hanno cercato rifu-gio in Cina, oltrepassando il con-fine nella regione sudoccidentaledello Yunnan, per sfuggire agliscontri tra l'esercito birmano el'esercito per l'indipendenza delKachin (Kia), uno dei maggiorigruppi ribelli del paese.Gli Stati Uniti e l'UnioneEuropea hanno posto la demo-

cratizzazione del paese comecondizione preventiva per laprogressiva eliminazione dellesanzioni imposte alla Birmania.Questa condizione parte propriodallo svolgimento delle prossimelibere elezioni, dalla liberazionedi tutti i detenuti per ragionipolitiche e dalla conclusione diaccordi di pace con le etnie ribel-li.A marzo 2011 la giunta militare,ormai al potere da mezzo secolo,ha costituito un Governo “civi-le”, di fatto da lei stessa control-lato e ancora oggi in carica. Daallora si sono moltiplicateimportanti novità in termini diriforme e decisioni, con rilevan-te impatto anche in termini dimiglioramento dell'immagine delpaese. Sono state apportate delle

modifiche sulla legge elettorale eintrodotto delle aperture sullelibertà civili. È tornata in politicaAung San, candidata per la LNDad occupare un seggio inParlamento e che si è dichiarata“pronta ad assumere un ruolonel Governo”.Queste elezioni saranno un teste diranno se dietro a questi cam-biamenti c'è la volontà autenticadi proseguire sulla strada dellademocratizzazione o se invece sitratta dell'ennesima operazionedi facciata. È un appuntamento acui guardano con speranza epreoccupazione il popolo birma-no, l'Asia e il resto del mondo. IlGoverno birmano sembra impe-gnato sulla strada di una lentama progressiva trasformazionedemocratica. A gennaio 2012 è

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 37

Page 38: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

stata concessa un'amnistia esono stati rimessi in libertà circa600 prigionieri politici, tra cui ileader della rivolta popolare del1988 e quelli della rivoluzione dizafferano del 2007. Adesso ven-gono rilasciati anche dei vistiufficiali ai giornalisti occidentali.Negli ultimi mesi sono stati fir-mati degli accordi di cessate-il-fuoco con i ribelli Shan, Karen eMon e sta negoziando con iKachins. Il Presidente TheinSein a dicembre 2011 ha inoltredato l'ordine di non attaccare piùi ribelli, in tutte le zone. Gliattacchi dell'esercito birmanocontro le minoranze etniche nonsi fermano però e in realtà igno-

rano l'ordine di Thein Sein,come ancora da ultimo si è veri-ficato contro l'esercito di indi-pendenza del Kachin.A gennaio 2012 per la primavolta una delegazione ufficialebirmana, guidata dal Ministrodell'industria U Soe Thane, èstata invitata al Forum economi-co mondiale a Davos. I messaggilanciati in questa sede sono ine-quivocabili: il paese mira ad unacrescita del 6% del pil nel 2012 evorrebbe soprattutto attirare gliinvestimenti nei settori “cheoccupano molta manodopera, inparticolare nell'agricoltura”, conla sottolineatura peraltro di avereanche “due coste, dei porti, lapesca, il gas, un gasdotto, unapopolazione giovane e anglofo-na..” (così U Soe Thane).Non a caso prossimamenteverrà approvata una legislazione

più favorevole agli investimentistranieri, con un'esenzione fisca-le di otto anni per le impreseinteressate.Dalla fine del 2011 sono inoltreriprese le relazioni diplomatichetra Birmania e Stati Uniti edUnione Europea. Quest'ultimaaprirà a breve una propria rap-presentanza in Birmania.L'evulozione dei diritti sindacali

La Costituzione birmana sanci-sce che i diritti del lavoro devo-no essere regolati tutelati da unalegge ad hoc. In ottemperanza aquest'articolo, ad ottobre 2011finalmente è stata approvata unalegge, che ha abrogato e sostitui-to il Trade Unions Act del 1962che aveva messo fuori legge isindacati.È chiaro l'intento delle forzegovernative di recuperare sulpiano della visibilità internazio-

38 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Page 39: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

nale, molto più che su quello delrispetto dei diritti e della demo-crazia, come emerge nettamentedalle parole del vice-ministro dellavoro Myint Thein, il qualeafferma che la nuova legislazione“….aiuterà ad avere maggioribenefici economici, perché latrasparenza del nostro Governoattrarrà i paesi stranieri e di con-seguenza gli investimenti stranie-ri circoleranno liberamente”.Adesso però, sebbene con unacorposa serie di limitazioni, lelavoratrici ed i lavoratori birmanipossono iscriversi al sindacato escioperare legalmente, se appar-tengono al settore privato edanno tre giorni di preavviso oinvece quattordici se svolgonoun pubblico servizio. Chi lavorain servizi considerati essenzialinon può comunque scioperare,così come non può farlo chi può

causare danno alla salute o allavita delle persone. È riconosciu-to il diritto di manifestare per idiritti del lavoro, purchè nonvengano intralciati i trasporti o leinfrastrutture di sicurezza. I sin-dacati possono essere costituitise hanno almeno 30 iscritti e sesono registrati in un registronazionale, presso un'agenzia dinomina governativa. Questaiscrizione al registro non è unatto formale, ma viene sottopo-sto ad una valutazione che fon-datamente preoccupa laFederazione dei sindacati dellaBirmania (FTUB, affiliata allaConfederazione dei sindacatiinternazionali), anche perché vi èil concreto pericolo che ilGoverno dia vita a propri sinda-cati di comodo che saranno poiriconosciuti come i “legittimi”rappresentanti.

Vi sono delle sanzioni severe(fino a 120 dollari e/o un annodi detenzione) contro i datori dilavoro che violeranno le normedi questa legge, inclusa quella suldivieto di licenziamento di unlavoratore in ragione della suaappartenenza al sindacato, per losvolgimento di attività sindacalio per la partecipazione ad unosciopero in conformità di quan-to prescritto dalla legge.Ovviamente da adesso moltodipenderà da come applicheràqueste norme la magistratura,che tra le altre cose non ha maiprotetto fino ad oggi i bambinidall'arruolamento militare,nonostante la Birmania abbiaratificato la Convenzione ONUsui diritti del bambino. Un gravevulnus rimane l'immunità giuri-sdizionale dei militari, garantitadalla Costituzione

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 39

Page 40: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

La nuova legge del lavoro è cer-tamente un passo in avanti, manon basta ancora a garantire ilavoratori birmani. Altre riformesono necessarie come quelle suun salario minimo che assicuriuna vita dignitosa ai lavoratori edalle loro famiglie e sulla tuteladella salute e della sicurezza neiluoghi di lavoro.Se queste norme non sonoespressamente previste dallalegge, anche se i lavoratori intra-prendono un'azione collettiva, difatto non possono servirsi di unabase legale cui fare riferimentoper le loro rivendicazioni. Tuttal'impalcatura della legge sarà poidifficilmente applicabile dallagente più emarginata e priva diassistenza legale, come nellecomunità più lontane dai centriurbani.

U Maung Maung, segretariogenerale del FTUB, ha ripetuta-mente evidenziato che i diritti diorganizzazione sindacale e dicontrattazione collettiva nonsono ancora adeguatamentegarantiti e che è sempre essenzia-le l'attenzione del movimentointernazionale del lavoro.Nell'ultimo anno i lavoratorihanno spontaneamente lanciatodelle iniziative e organizzatoscioperi in molte aziende indiversi punti del paese, mostran-do una crescente capacità dimobilitazione, come nel casodelle lavoratrici dello stabilimen-to coreano di lavorazione delpesce Hlaing Tharyar della piùgrande zona industriale diYangoon che a settembre hannoprotestato per il mancato paga-mento delle retribuzioni. A molti

scioperi il Governo ha reagitocon la forza.In alcuni casi invece si è cercatoun accordo tra i lavoratori e leaziende, come alla fabbrica dibibite Grand Royal, nelle fabbri-che di abbigliamento SuperGarment e Kaunggyi Minglardella Shwepyithar Township diRangoon o nei due stabilimentidi confezioni di proprietà SGInella zona industriale di SouthDagon Township.

40 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Dal Mondo

Page 41: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

RREEPPUUBBBBLLIICCAA DDEELLLL''UUNNIIOONNEE DDEELLLLAA BBIIRRMMAANNIIAA

PPooppoollaazz iioonnee:: 53,5 milioni (luglio 2011)

CCoommppooss iizz iioonnee ddeell llaa ppooppoollaazz iioonnee:: età 0-14: 27,5 %

età 5-64: 67,5 %

età 65 e oltre: 5 %

AAssppeett ttaatt ii vvaa dd ii vv ii ttaa aa ll llaa nnaasscc ii ttaa:: 64,88

TTaassssoo dd ii mmoorr ttaa ll ii ttàà mmaatteerrnnaa:: 240 / 100.000

MMeeddiicc ii ppeerr aabbii ttaanntt ii :: 0,457 / 1000

PPoosstt ii lleett ttoo oossppeeddaall iieerr ii ppeerr aabbii ttaanntt ii :: 0,6 /1000

PPrr iinncc iippaa ll ii cc ii tt ttàà :: Naypyitaw (la capitale, 200.000 abitanti); Rangoon (la città più grande, 5,8 milioni)GGrruuppppii eettnn ii cc ii :: Bamar (69%), Shan (8,5%), Karen (6,2%),Rakhine (4,5%), Mon (2,4%),

Chin (2,2%), Kachin (1,4%), Karrenni (0,4%), altri indigeni (0,1%) e

nazionalità straniere, soprattutto di origine indiana e cinese (5.3%)

LL iinngguuee:: Birmano come lingua ufficiale; inglese.

Numerose altre lingue parlate da minoranze etniche

RRee ll iigg iioonn ii :: buddismo (predominante), cristianesimo, islam e animismo

VVaa lluuttaa :: Kyat (1euro = 8,6 Kyat)

FFoorrmmaa dd ii ggoovveerrnnoo:: Repubblica presidenziale

CCaappoo dd ii SSttaattoo:: U Thein Sein (dal 4 febbraio 2011)

IInndd iippeennddeennzzaa:: 4 gennaio 1948

TTaassssoo dd ii iinnccrreemmeennttoo PPIILL :: + 5,3% (2010)

IInn ff llaazz iioonnee:: 9,6% (2010)

AAtt tt ii vv ii ttàà pprr iinncc iippaa ll ii :: agricoltura 42,2%, industria 18,9%, servizi 38,7%

EEssppoorr ttaazz iioonnii pprr iinncc iippaa ll ii :: gas, legno, legumi, fagioli, pesce, riso, abbigliamento, giada e gioielli

PPrr iinncc iippaa ll ii ppaarr ttnneerrss ccoommmmeerrcc iiaa ll ii :: Thailandia, Cina, Singapore, India

Page 42: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

42 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Dal Mondo

VENEZUELA.

Il potere economico ha scelto il suo candidato presidenziale anti Chavez.

CHI È H. CAPRILESRADONSKYdi Tito Pulsinelli (Valencia)

Al centro del suo programmal'apertura totale dell'economiavenezuelana in sei anni - Il varie-gato cartello delle opposizioniha scelto H.Capriles Radonsky,attuale governatore della regioneMiranda, come suo candidatoper strappare la presidenza aChávez. Dopo 13 anni di scon-fitte elettorali ininterrotte, ilbloco sociale liberista volta pagi-na. Chiude porta e portafogli aivecchi residuali partiti e politiciche ricordavano troppo il passa-to, in cui il FMI e Casa Biancaera l'unico ed autentico governodel Venezuela. Scegliendo il gio-vane rampollo reazionario, d'unapoderosa famiglia d'origineebrea polacca, cerca di daremaggiore credibilità a scenaridiversi. Non immediatamenteidentificabili come nostalgie delpassato o riportare meccanica-mente le lancette dell'orologio al1998.A tale scopo, il pool formato dalpoderoso gruppo finanziarioCapriles, settore bancario priva-to, gruppo Mendoza, bloccomediatico, polo sionista, e i loro

»

Page 43: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

alleati politici ed economiciinternazionali, si affidano allasua gestualità modernizzata ed alnuovo lessico politico rifondato,sterilizzato ed etereo.In pubblico ed in TV, prometteprogresso, si dichiara “progressi-sta” che guarda avanti e supera ilpassato, che propugna il “rein-contro” e l'armonia. Nel suoprogramma scritto, invece, èdetto chiaramente che libererà loStato da ogni funzione in campoeconomico. Ciò include anchePDVSA, che è la quarta multina-zionale petrolifera mondiale e igiacimenti della Fasciadell'Orinoco. Il giovane rampol-lo bada di non pronunciare maila parola “privatizzazione” e siaffida al catalogo di sinonimi,eufemismi e allusioni sfumateconfezionato dallo staff diesperti internazionali. In seianni, è deciso ad aprire total-mente l'economia venezuelana.Lo giurerà davanti ad un notaio.A buon intenditore..Con Capriles Radonsky l'eliteeconomica e della finanza priva-ta tenta di riconquistare quel

potere politico sottrattogli dal-l'insurrezione urbana di massadel caracazo e da Chávez. Nonhanno ancora dato una rispostarazionale al perchè persero ilpotere politico, ma sono giàpronti a dare un nuovo assaltoalla diligenza. La “razza oligar-chica” punta su di un esponenteche proviene geneticamente dalsuo seno. È letteralmente uno diloro, ha sempre mostrato di chepasta è fatto.Dai primi passi adolescenzialinella setta reazionaria “Patria,tradizione e famiglia”. Poi neicircoli influenzati dall'Opus dei edal neofranchismo spagnolo.Infine, da sindaco d'una circo-scrizione di Caracas, durante ilfallito golpe del 2002, la suaprova di virilità: promosse l'as-salto alla sede diplomatica cuba-na, mise le manette all'alloraministro degli interni RodriguezChacìn ed altri deputati. Neldicembre del 2010, Wikileakspubblicò documenti dell'amba-sciata USA di Caracas in cui sievidenziano gli stretti legamiintrattenuti con il neo-candidato

presidenziale “progressista” , e ilruolo svolto nell'operazionecontro l'ambasciata cubana.Deve rimontare un pronosticoavverso che attribuisce a Chávezil 63% delle preferenze eettorali,e dimostrare che è negativaun'economia che è cresciuta del 4% nel 2011.Deve convincere i settori popo-lari che sentono i benefici d¡unapolitica che destina il 43% delbilancio annuale alla previdenzasociale, istruzione e salute.Senza sfondare in questo settoremaggioritario, a CaprilesRadonsky non bastano solo ivoti della classe media e medio-alta urbana, e delle enclaves mer-cantili legate al commerciointernazionale.Storicamente, si attesta attornoal 30% dei suffragi.

FONTE: http://selvasorg.blogspot.com/2012/02/venezuela-potere-economico-ha-scelto-il.html

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 43

cambiailmondo

Page 44: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

44 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

L'Argentina ha abbattuto un altro pilastro dellepolitiche neoliberiste sancendo la fine dell'autono-mia della Banca Centrale dalla politica. Questa set-timana è prevista la conferma al Senato dellaRepubblica del nuovo Regolamento Organicodella BCRA, approvato lo scorso mercoledì allaCamera de Deputati. La modifica dello status del-l'istituzione era stato il principale annuncio politi-co fatto dalla presidente Cristina Kirchner nel-l'inaugurazione dell'anno legislativo del 2012, agli

inizi del mese di marzo.L'autonomia delle banche centrali è stata uno deicapisaldi delle politiche imposte dal FMI e dagliorganismi internazionali negli anni '90, sotto ilparadigma del Consenso di Washington inAmerica Latina. Riforme in questa direzione sonostate promulgate in Cile (1989), Argentina (1992),Venezuela (1992), Messico (1994), con l'argomen-to che la politica monetaria - ovvero la preserva-zione del valore della moneta - è una funzione emi-

Argentina: cambiano le regole

IL BANCO CENTRALE È PATRIMONIO PUBBLICO E SOCIALE. SI TORNA ALL'ECONOMIA REALE

di Adriana Bernardotti (Buenos Aires)

Dal Mondo

Page 45: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

nentemente tecnica che deve essere staccata dallapolitica economica di un paese e lasciata in manodei tecnici.In Argentina la norma seguiva e completava la“legge sulla convertibilità” (1991), che aveva stabi-lito la parità cambiaria del peso con il dollaro el'obbligo di mantenere delle riserve in valuta statu-nitense equivalenti alla massa monetaria circolante,conducendo in pratica alla dollarizazzione dell'eco-nomia.Entrambe le leggi nascevano con la finalità di sta-bilizzare l'economia e mettere fine all'enormeinflazione che creava nere prospettive per la giova-ne democrazia riconquistata negli anni 80. Nonoccorre soffermarci sui risultati delle politiche diaggiustamento strutturale e deflazione promossedal FMI, che hanno avuto come sbocco la enormecrisi finanziaria del 2001 in Argentina e episodisimilari nel resto dei paesi dell'America Latina.D'ora in poi, dunque, la missione primaria e fonda-mentale della Banca Centrale argentina non saràsoltanto “preservare il valore della moneta” maincluderà anche “lo sviluppo economico con giu-stizia sociale, l'occupazione e la stabilità finanzia-ria”. Finalità analoghe hanno le banche centrali didiversi altri paesi, a cominciare degli Stati Uniti, eabbondano anche gli esempi internazionali sull'usodi riserve per investimenti produttivi.Lo ha fatto il Brasile nel 2008-2009 per soccorrereimprese in difficoltà e per finanziare le esportazio-ni; la Cina per creare nel 2007 un grande fondosovrano per gli investimenti; l'Ecuador nel 2009per riattivare l'economia mediante la creazione diopere pubbliche e programmi d'impiego; ilGiappone per aiutare la Toyota a altre sue impresenel 2009.Una novità importante è la capacità che avrà l'or-ganismo, di orientare e promuovere il credito, cheoggi rappresenta soltanto il 14% del PIL (il livellopiù basso a livello regionale) ed è concentrato nelconsumo e nel commercio estero. Si cerca così diincidere su uno dei fianchi deboli dell'economia,promuovendo lo sviluppo produttivo mediante laregolazione dei tassi d'interesse e il sostegno alleimprese per accedere al credito.Si incorporano anche nuove funzioni in riferimen-to alla regolazione e supervisione del sistemafinanziario e alla protezione degli utenti. “L'attualeCarta Organica della Banca Centrale è dissociatadal modello produttivo. La nuova norma sancisce

ciò che si sta facendo negli ultimi anni”, ha spiega-to la presidente della BCRA Mercedes Marcò delPont.Due sono i punti contestati dall'opposizione edentrambi riguardano la quantità di riserve trasferi-bili all'Erario e i vincoli all'utilizzo di fondi daparte del Governo. Le nuove regole sanciscononella Carta Organica - ma al contempo modifica-no - disposizioni promulgate durante il governo diNestor Kirchner . L'ex presidente aveva inaugura-to l'uso di riserve da parte dello Stato allo scopoesclusivo di saldare il debito con gli organismi dicredito internazionali, quando introdusse, median-te un decreto del 2005, il concetto di “riserve dilibera disponibilità” che stabiliva che quando leriserve superassero il 100% della base monetaria,in condizioni di surplus della bilancia commercia-le, gli eccedenti potevano essere utilizzati con que-sto fine.In questo modo sono stati rimborsati 10.000milioni di dollari al FMI e cancellato il debito conquesto organismo, seguendo la politica di “desin-debitamento” portata avanti pure dal Brasile nellostesso periodo.La Riforma attuale incrementa i fondi disponibiliper lo Stato. Per fare ciò abolisce l'obbligo del100% di copertura in dollari - retaggio della politi-ca di convertibilità - e stabilisce che è competenzadelle autorità monetarie fissare nuovi parametrifondati sul livello di riserve ottimale alla politicaeconomica e al modello di sviluppo attuale. Inaggiunta - ma soltanto in condizioni eccezionaliper l'economia nazionale o internazionale - siduplica l'ammontare che il Banco può anticipare in

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 45

Page 46: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

forma transitoria al Governo e si prolungano itempi per il suo reintegro (dal 10 al 20% delleentrate fiscali del precedente anno e da 12 a 18mesi).L'opposizione di centro-destra mette in guardia sulrischio di un innalzamento dell' inflazione vista ladiscrezionalità con la quale l'Esecutivo potrebbericorrere all' emissione monetaria. Il Governo -affermano - cerca soltanto di aumentare gli introitiin previsione della crisi e del termine della fase dicrescita e di risultati positivi nell'interscambio com-merciale, in modo di continuare ad incrementare laspesa pubblica e pagare i debito estero.Questo ultimo punto è il bersaglio delle critichedell'opposizione di centro-sinistra, dal momentoche lo scopo principale della misura ufficiale nonsembra tanto essere l'ampliamento della capacitàproduttiva del paese quanto piuttosto la negozia-zione del debito con i paesi creditori riuniti nelforum conosciuto come “Club di Parigi”, un temache ha subito diverse dilazioni e che la Presidente

vuole concludere entro il 2012.E' requisito indispensabile per il Governo disporredi dollari per avanzare nella politica adottata daitempi di Kirchner riguardo al debito estero: pagaresì, ma alle proprie condizioni, in primo luogo conl'esclusione del FMI nelle negoziazioni.Comunque sia, è indubbio che la riforma rappre-senta un cambiamento di paradigma e implica unritorno alla politica e all'economia reale. La sovra-nità della politica economica torna allo Stato, cherecupera la guida delle variabili macroeconomicheindispensabili per orientare qualsiasi strategia disviluppo. Perché, come ha sostenuto un'analistalocale[1], “separare le riserve accumulate da unpopolo, grazie al suo lavoro, dal resto delle risorsenazionali e lasciarle alla volontà di un gruppo ditecnocrati senza voti è uno sproposito ed è antide-mocratico”, si guardi come si guardi.

[1] Mario Wainfeld, “Movidas en el Congreso”, Pagina 12, 11 marzo 2012.

46 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Page 47: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Loscorso mercoledì 22febbraio un inciden-te ferroviario nella

stazione di Once, in una centra-lissima zona di Buenos Aires, halasciato il tragico saldo di 51morti e più di 670 feriti. Si trattadell'ennesima tragedia che hacome scenario il disastrato siste-ma ferroviario argentino, un casoesemplare delle fallimentari e ver-gognose esperienze di privatizza-zione degli anni Novanta.“Linea che sciopera, linea chechiude” (“ramal que para, ramalque cierra”), aveva avvertito conun' ottimo senso del ricatto, ilpresidente Menem ai lavoratoriprotagonisti dei grandi scioperiferroviari del 1991 e 1992, a dife-sa dei loro posti di lavoro e del

sistema pubblico di trasporto.Le minacce si sono avverate: 80mila lavoratori sono stati licenzia-ti e la rete ferroviaria argentina èstata ridotta da 37.000 a 7.000km. Quello che era stato il piùesteso sistema ferroviario inSudamerica - oltre che il mezzopiù economico, sicuro e ambien-talmente sostenibile per collegareil vasto territorio - è stato mezzoall'asta all'insegna dell'efficienzadei privati!Ma purtroppo ai privati interessa-va il guadagno, quindi soltanto itratti redditizi. Il sistema è statofrantumato ed è sopravvissuta inpratica soltanto qualche linea ditrasporto merce commercial-mente redditizia ed un minimodelle linee passeggeri, tra cui la

rete suburbana della megalopolidi Buenos Aires. Lunghi tratti dirotaie sono stati smantellati,tagliando fuori d'ogni via dicomunicazione innumerevoli ter-ritori e piccole località della cam-pagna che sono diventati “paesifantasma”.Una conseguenza diretta è statal'incremento esponenziale degliincidenti stradali, che in pocotempo sono diventati la terzacausa di morte nel paese e laprima per i giovani sotto i 35anni.L'ex ferrovia Sarmiento è passataalla gestione privata nel 1994.L'impresa TBA (Trenes deBuenos Aires) è stata l'aggiudica-taria dell'appalto che includevaanche la ferrovia Roca e stipulava

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 47

cambiailmondo

LA TRAGEDIA FERROVIARIA DI BUENOS AIRES:

UNA STRAGE DEL NEOLIBERISMOdi Adriana Bernardotti (Buenos Aires)

»»

Page 48: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

48 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

www.cambiailmondo.org

altresì l'assegnazione di consi-stenti risorse economiche daparte dello Stato, per un periododi dieci anni, in cambio dellasistemazione e modernizzazionedelle linee. I beneficiari sono statii fratelli Cirigliano, tipici espo-nenti del “capitalismo degliamici” nato e cresciuto attorno aivantaggi dei rapporti con igoverni di turno. Da proprietaridi due linee d'autobus urbanonella capitale, i fratelli sonodiventati i titolari di una potenteholding che include il quasimonopolio nell'area del traspor-to stradale locale e di lunga per-correnza di passeggeri, la produ-zione di carrozzerie e di materia-le ferroviario, ramificazioni nel-l'area delle assicurazioni e perfi-no il tentativo di acquisto di unacompagnia di voli domestici. ICirigliano posseggono partecipa-zioni anche a livello internazio-nale, nella gestione della metro diRio de Janeiro (Opportrans) enella concessione della ferroviache collegherà l'Argentina conl'Uruguay.Un esempio lungimirante dicome i denari pubblici possonoservire per finanziare l'accumula-zione di privati vicini al potere.

All'inadempienza degli obblighicontrattuali da parte dell'impresasi aggiungeva, con la crisi del2001, la dichiarazione dell'emer-genza economica dello Stato -con la conseguente sospensionedei programmi di investimentonel settore - che apporta un altroingrediente per l'abbandono delpatrimonio esistente. Trascorsi10 anni dalla concessione l'im-presa registrava 1.198 incidentinella ferrovia Sarmiento, con 818morti, e 879 nella ferrovia Mitrecon 554 vittime “fatali”, secondoquanto informava laCommissione Nazionale diRegolazione del Trasporto. Ilcaso della TBA non è isolato, alcontrario, si replica nelle altreimprese appaltatrici, situazioneche è stata denunciata in diverseoccasioni dagli organismi di con-trollo senza che nessun governos'impegnasse a fondo per modifi-care lo stato di cose.Una speranza, rimasta delusa, siera aperta quando NestorKirchner annullava nel 2004un'altra delle concessioni - sem-pre per malfunzionamento - pro-cedendo nel tentativo di creareun sistema ferroviario misto, cioèmantenendo la gestione privata,

ma introducendo un maggioreintervento dello Stato. Nel 2007,dopo gravissimi incidenti inun'altra stazione del capoluogo,sono state revocate le concessio-ni di altre due linee, che sonopassate alla gestione statale. Ilfallimento dell'esperienza dellaUGOFE (Unidad de GestiónOperativa Ferroviaria deEmergencia), l'ente misto delquale fa parte anche la TBA, èoggi di fronte agli occhi di tutti.L'altra innovazione della politicakirchnerista - il ri-orientamento eincremento progressivo dei sus-sidi pubblici, con l'obiettivo diabbassare i costi del trasportocostituendo una sorta di salarioindiretto a supporto della nuovafase di riattivazione economica ecrescita dell'occupazione - nellapratica ha moltiplicato i guadagnidelle imprese. E' venuto fuori neldibattito di questi giorni che il75% dei loro utili proviene deisussidi pubblici.Sostanzialmente tutto è prose-guito come prima. La mancanzadi manutenzione, il deplorevolestato dei binari, l'affollamentodisumano delle carrozze sonoresponsabili delle varie disgrazieche hanno come vittime esclusi-

Page 49: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

vamente i lavoratori e i gruppipiù svantaggiati della popolazio-ne che ogni giorno raggiungonocome pendolari il capoluogo.Il treno dei lavoratori che alle8:32, entrando nella stazione ter-minale, ha rotto i freni e provoca-to la morte delle 51 persone sti-pate nella prima carrozza, carica-va soltanto operai che correvanoin fabbrica, impiegate del bassoterziario e colf occupate pressofamiglie dei ceti agiati della città.Alcuni giornali, sfruttando contoni melodrammatici la tragedia,hanno evidenziato che soltantouna delle vittime fatali aveva lalaurea e che 9 dei 51 decedutierano immigrati dei paesi vicini.Le vittime sono loro, i lavoratoriche ogni mattina vanno di frettaperché un minuto di ritardosignifica la perdita del “premio dipresentismo”, un altro residuodel neoliberalismo nella normati-va sul lavoro, vale a dire la clauso-la contrattuale che fa dipenderedalla puntualità e mancate assen-ze una parte cospicua delle bustepaghe. Ciò spiega la calca inuma-na delle prime carrozze ed è allabase delle sfortunatissime dichia-razioni del Segretario deiTrasporti che, nelle sue prime

dichiarazioni nel giorno della tra-gedia, ha affermato “che l'inci-dente non sarebbe stato cosìgrave se succedeva ieri”, in riferi-mento alla festività del martedìgrasso.La tragedia di questi giorni è ilcorollario di una lunga serie d'in-cidenti ferroviari di diversa entità,che molto spesso hanno avutocome protagonista la furia deipasseggeri disperati per arrivarein orario al lavoro. Nel novembredel 2005, i ritardi a causa di underagliamento nella stessa ferro-via di Once sono stati la scintillaper una sommossa popolare cheha avuto per saldo l'incendio dicarrozze in tre stazioni, 20 perso-ne ferite e 113 detenute.Episodi similari si sono verificatinel settembre del 2008, quandosono stati incendiati treni in duestazioni della stessa linea comeprodotto di altri “inconvenienti”e ai quali hanno partecipato gliutenti. La stazione Costituzione,la terminale dei treni che arrivanodal sud alla città di Buenos Aires,è stata in pratica incendiata esommersa dal caos nel 2007 acausa dell'indignazione dei pas-seggeri. Allora il Governo reagìrescindendo la concessione ai

privati.Un altro protagonista di primopiano è il movimento sindacale,diviso tra i sindacati tradizionali -coinvolti direttamente nei pro-cessi di privatizzazione e corru-zione - e i nuovi raggruppamentidi sinistra che denunciano i dis-servizi ricavando molti aderentitra i lavoratori del settore. Il gio-vane militante Mariano Ferreyraha perso la vita sulle rotaie il 20ottobre del 2010, assassinato dauna banda criminale assoldata,pare, dal segretario generaledell'Unione Ferroviaria JosePedraza, quando appoggiava,assieme ai suoi compagni, la lottaper l'assunzione dei precari reclu-tati attraverso cooperative, inte-state a familiari dello stesso diri-gente sindacale e create ad hocper gestire servizi terziarizzatidell'impresa ferroviaria.Il dolore procurato da questograve episodio sarebbe stata lacausa dell'indisposizione che haportato alla morte l'ex presidentepochi giorni dopo, secondo unaversione allora circolata e in qual-che modo avallata dalla stessaCristina.Comunque sia, il Governo accu-mula errori madornali e gaffe

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 49

cambiailmondo

Page 50: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

50 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

www.cambiailmondo.org

sciocche sui binari delle ferrovie.Il precedente Segretario diTrasporti, Ricardo Jaime, è sottoprocesso penale per corruzionein una causa che coinvolge anchel'impresa dei Cirigliano. Attivistisindacali della sinistra sono statiin passato, prima degli avveni-menti di Mariano Ferreyra,accusati di essere gli istigatoridelle ribellione di passeggeri e inalcuni anche casi arrestati senzarispetto delle garanzie di legge.Davanti ai fatti di questi giorni,critiche da molti i settori sonopiovute sulla Presidente, che hacercato di tenersi lontana deiriflettori e ha parlato alla cittadi-nanza soltanto sei giorni dopo latragedia. Neanche è parsa accer-tata la decisione di costituirsicome parte civile per accompa-gnare i familiari delle vittime,viste le responsabilità penali eamministrative che competonoallo Stato trattandosi sempre diun servizio pubblico. Non piacesoprattutto il rinvio d'ogni deci-sione di Governo riguardoall'impresa TBA e alla concessio-ne alla fine delle indagini giudi-ziarie, anche se la Presidente hasollecitato la conclusione dellestesse entro 15 giorni.A peggiorare le cose, una gravis-sima svista nei lavori di riscattodei corpi delle vittime ha com-mosso la popolazione e puòavere conseguenze imprevedibiliper il Governo. Due giorni dopola chiusura dell'operativo d'emer-genza sui resti del treno, peraltrogiudicato positivamente per lacelerità d'azioni, è stato ritrovatoil corpo di Lucas Menghininascosto in un comparto mac-chine tra le lamiere del treno. Lacommovente conferenza stampa

convocata dai genitori e la sorel-la della vittima in un teatro dellacittà è stato un atto di accusa peril Governo. Si concludeva così ladolorosa ricerca del ragazzo ven-tenne da parte dei familiari eamici, seguita da vicino daimedia e da un intero paese inansia.Il Governo non può ritardareuna decisa pressa di posizionesulla politica ferroviaria. Da piùvoci, fuori e anche vicino algoverno, si sollecita l'urgentefine della concessione con laTBA. Dentro il palazzo non èchiaro però il giorno dopo.Settori che promuovono unapprofondimento in senso pro-gressista del modello kirchneri-sta, sostengono che è arrivatal'ora di ritornare al sistema pub-blico attraverso la nazionalizza-zione delle ferrovie.Lo stessa soluzione si è eviden-ziata qualche settimana fa perquella che era stata l'impresanazionale di idrocarburi - l'YPF -oggi in mano di un consorzioprivato di capitali spagnoli eargentini, accusata pubblicamen-te dalla Presidente di mettere arischio la sicurezza energetica delpaese per la mancanza di adegua-ti investimenti.Per quanto possa sembrareinconsueto in questi tempi, scel-te di questo tipo sono state giàrealizzate in altri settori, consorti diverse. Nel 2006 è statarecuperata allo Stato l'aziendaper i servizi di somministrazionedi acqua (AySA). Nel 2009 è toc-cato il turno alla compagnia dibandiera, Aerolineas Argentinas.Il dibattito è in corso e lo scena-rio è aperto.

Page 51: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Sei premi nobel per l'economia ed altri esperti scrivono una lettera alPresidente Obama contro la proposta di inserire nella Costituzione ame-ricana una norma che costringa rigidamente al pareggio di bilancio. È lastessa norma che hanno concordato gli Stati europei su input franco-tedesco e che a breve si approverà pure per la Costituzione italiana. “È una follia” dicono i nobel. Sul piano tecnico-economico impedirebbe quelle che il grande econo-mista inglese lord Keynes chiamava politiche “anticicliche”: sostenerela domanda pubblica e i consumi popolari per uscire dalla recessione.Più in generale e in sintesi i sottoscrittori della lettera denunciano conconvinzione che sarebbe una camicia di forza per la crescita, un siste-ma irresponsabile per addossare sugli enti locali e sui cittadini, speciequelli più poveri, qualsiasi spesa in più, un invito aperto a svendere leproprietà dello Stato con manovre dubbie e opache e una iattura nelcaso che eventi imprevisti richiedessero massicci stanziamenti.Di sicuro in un momento in cui gli enormi tassi d'interesse della specu-lazione finanziaria caricano il debito pubblico, parlare rigidamente dipareggio di bilancio senza mettere in discussione queste uscite, signi-fica una politica sociale lacrime e sangue! In ultima istanza quindi un grave rischio per la democrazia e per la pos-sibilità dei cittadini di decidere quale politica economica adottare.

USA. 6 Premi Nobel scrivono a Obama:

“FOLLIA” IL PAREGGIO DI BILANCIO IN COSTITUZIONE»

Page 52: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

52 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Dal Mondo

noi sottoscritti economisti sollecitiamo che vengarespinta qualunque proposta volta ad emendare laCostituzione degli Stati Uniti inserendo un vinco-lo in materia di pareggio del bilancio.Vero è che il Paese è alle prese con gravi problemisul fronte dei conti pubblici, problemi che vannoaffrontati con misure che comincino a dispiegare iloro effetti una volta che l'economia sia forte abba-stanza da poterle assorbire, ma inserire nellaCostituzione il vincolo di pareggio del bilanciorappresenterebbe una scelta politica estremamenteimprovvida. Aggiungere ulteriori restrizioni, cosache avverrebbe nel caso fosse approvato un emen-damento sul pareggio del bilancio, quale un tettorigido della spesa pubblica, non farebbe che peg-giorare le cose.1. Un emendamento sul pareggio di bilancio

avrebbe effetti perversi in caso di recessione.Nei momenti di difficoltà economica diminui-sce il gettito fiscale e aumentano alcune spesetra cui i sussidi di disoccupazione. Questiammortizzatori sociali fanno aumentare il defi-cit, ma limitano la contrazione del redditodisponibile e del potere di acquisto. Chiudereogni anno il bilancio in pareggio aggraverebbele eventuali recessioni.

2. A differenza delle costituzioni di molti stati checonsentono di ricorrere al credito per finanzia-re la spesa in conto capitale, il bilancio federalenon prevede alcuna differenza tra investimentie spesa corrente. Le aziende private e le famigliericorrono continuamente al credito per finan-ziare le loro spese. Un emendamento che intro-ducesse il vincolo del pareggio di bilancio impe-

direbbe al governo federale di ricorrere al credi-to per finanziare il costo delle infrastrutture,dell'istruzione, della ricerca e sviluppo, dellatutela dell'ambiente e di altri investimenti vitaliper il futuro benessere della nazione.

3. Un emendamento che introducesse il vincolodel pareggio di bilancio incoraggerebbe ilCongresso ad approvare provvedimenti privi dicopertura finanziaria delegando gli stati, gli entilocali e le aziende private trovare le risorsefinanziarie al posto del governo federale.Inoltre favorirebbe dubbie manovre finanziarie(quali la vendita di terreni demaniali e di altribeni pubblici contabilizzando i ricavi comeintroiti destinati alla riduzione del deficit) e altriespedienti contabili. Le controversie derivantidall'interpretazione del concetto di pareggio dibilancio finirebbero probabilmente dinanzi aitribunali con il risultato di affidare alla magistra-tura il compito di decidere la politica economi-ca. E altrettanto si verificherebbe in caso dicontroversie riguardanti il modo in cui rimette-re in equilibrio un bilancio dissestato nei casi incui il Congresso non disponesse dei voti neces-sari per approvare tagli dolorosi.

4. Quasi sempre le proposte di introduzione per viacostituzionale del vincolo di pareggio di bilancioprevedono delle scappatoie, ma in tempo di pacesono necessarie in entrambi i rami del Congressomaggioranze molto ampie per approvare unbilancio non in ordine o per innalzare il tetto deldebito. Sono disposizioni che tendono a paraliz-zare l'attività dell'esecutivo.

5. Un tetto di spesa, previsto da alcune delle pro-

« Cari presidente Obama, presidente Boehner, capogruppo della minoranza Pelosi, capogruppo della maggioranza Reid, capogruppo della minoranza al Senato McConnell,

Page 53: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 53

cambiailmondo

poste di emendamento, limiterebbe ulterior-mente la capacita' del Congresso di contrastareeventuali recessioni vuoi con gli ammortizzato-ri gia' previsti vuoi con apposite modifiche dellapolitica in materia di bilancio. Anche nei perio-di di espansione dell'economia, un tetto rigidodi spesa potrebbe danneggiare la crescita eco-nomica perche' gli incrementi degli investimen-ti ad elevata remunerazione - anche quelli inte-ramente finanziati dall'aumento del gettito -sarebbero ritenuti incostituzionali se non con-trobilanciati da riduzioni della spesa di pariimporto. Un tetto vincolante di spesa compor-terebbe la necessita', in caso di spese di emer-genza (per esempio in caso di disastri naturali),di tagliare altri capitoli del bilancio mettendo inpericolo il finanziamento dei programmi non diemergenza.

6. Per pareggiare il bilancio non è necessario unemendamento costituzionale. Il bilancio nonsolo si chiuse in pareggio, ma fece registrare unavanzo e una riduzione del debito per quattroanni consecutivi dopo l'approvazione da partedel Congresso negli anni '90 di alcuni provvedi-menti che riducevano la crescita della spesapubblica e incrementavano le entrate. Lo si fececon l'attuale Costituzione e senza modificarla elo si può fare ancora. Nessun altro Paeseimportante ostacola la propria economia con ilvincolo di pareggio di bilancio. Non c'e' alcunanecessità di mettere al Paese una camicia diforza economica. Lasciamo che presidente eCongresso adottino le politiche monetarie, eco-nomiche e di bilancio idonee a far fronte ai

bisogni e alle priorità, così come saggiamenteprevisto dai nostri padri costituenti.

7. Nell'attuale fase dell'economia è pericoloso ten-tare di riportare il bilancio in pareggio tropporapidamente. I grossi tagli di spesa e/o gli incre-menti della pressione fiscale necessari per rag-giungere questo scopo, danneggerebbero unaripresa già di per sé debole.

KENNETH ARROW,premio Nobel per l'economia 1972

PETER DIAMOND,premio Nobel per l'economia 2010

WILLIAM SHARPE,premio Nobel per l'economia 1990CHARLES SCHULTZE,

consigliere economico di J.F. Kennedy e Lindon Johnson,animatore della Great Society Agenda

ALAN BLINDER,direttore del Centro per le ricerche economiche

della Princeton UniversityERIC MASKIN,

premio Nobel per l'economia 2007ROBERT SOLOW,

premio Nobel per l'economia 1987LAURA TYSON,

ex direttrice del Natonal Economic Council

Tito Pulsinelli

Fonte: selvasorg.blogspot.com

Page 54: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

« La nuova Unione delleDonne Egiziane, formatain piazza Tahrir da giovani

donne e giovani uomini rivolu-zionari, ha lottato dalla rivoluzio-ne del gennaio 2011 per unire igruppi femministi e progressistiin Egitto, e lottato collettivamen-te per un nuovo sistema inEgitto, basato sulla vera libertà(non sulla falsa democrazia delcapitalismo patriarcale), sullavera dignità, sulla giustizia socio-

economica e sull'uguaglianza pertutti, a prescindere dal sesso,dalla religione, dalla classe e dallarazza.Siamo stati in grado, attraverso ilpotere di milioni di personeunite, a rimuovere la testa delregime (Hosni Mubarak) l'11febbraio 2011, ma il corpo delregime è ancora al potere, soste-nuto dal governo coloniale ame-ricano e dai suoi alleati egizianinell'Alto Consiglio Militare, nel

54 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

NAWAL EL SAADAWIPARLA DELLA LOTTA DELLE DONNE E DEGLI UOMINI EGIZIANI

Dal Mondo

Celebre scrittrice, psichiatra e attivista egiziana, Nawal El Saadawi, è autrice di oltre 40 libri ed haavuto una vita molto difficile. La sua principale battaglia è stata contro la mutilazione genitale femmi-nile, contro la quale ha lottato per oltre cinquant'anni, con il libro “Donne e Sesso” pubblicato nel1969 e vietato dalle autorità politiche e religiose. Ha fondato un'Associazione di Solidarietà con leDonne Arabe che è stata chiusa dal governo nel 1991. È stata accusata, per una sua pubblicazione,di apostasia e di eresia dall'università Al Azhar nel 2007, verso la quale intenta causa che vince nel2008. Ha ricevuto diversi premi letterari, tenuto conferenze in molte università e ha partecipato anumerose conferenze internazionali e nazionali.In occasione della Giornata Internazionale delle Donne ha rilasciato questa dichiarazione.

Page 55: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

governo post rivoluzionario,nelle grandi e ricchissime elitescommerciali, nei grandi media,nei vecchi partiti politici liberali enei nuovi gruppi religiosi fanaticiche hanno accresciuto il loropotere nel periodo di “Sadat”durante gli anni settanta, e la suasottomissione al regime israelia-no e all'aiuto militare ed econo-mico americano.Da allora la povertà e l'oppres-sione delle donne è aumentatasotto il potere crescente del fon-damentalismo religioso e dellosfruttamento di classe. Le donnesono la metà della società. Nonpossono essere liberate in unpaese che non è liberato.Associamo la nostra liberazionedal patriarcato alla liberazionedel nostro paese dal colonialismoe dall'oppressione religiosa, nelnome di Dio, dell'amore, dellapace e della democrazia.Bin Laden e George Bush hannolavorato insieme contro i poverie contro le donne, poi hannoavuto interessi conflittuali ehanno cercato di uccidersi l'unl'altro.Oggi, Barak Obama e i FratelliMusulmani sono amici, trattano iloro interessi comuni. Non ci

sono principi in questa politica einteressi che cambiamo. Oggi lamaggior parte delle persone nelmondo, nel nord e nel sud, sistanno ribellando contro il siste-ma capitalista patriarcale, dapiazza Tahrir al Cairo a OccupyWall Street a New York e in tuttoil mondo.Le donne e gli uomini stanno lot-tando insieme in Egitto come inaltri paesi.Non è abbastanza essere donna,essere contro il patriarcato e nonè abbastanza essere liberale osocialista, essere contro il capita-lismo e il colonialismo. Non èabbastanza essere atei per com-battere l'oppressione religiosa.Abbiamo donne che sono piùpatriarcali degli uomini, abbiamouomini socialisti che sono piùcapitalisti dei leaders di estremadestra, e abbiamo atei che sonopiù fanatici dei fondamentalisti.La contro rivoluzione in Egittosta ancora uccidendo giovaniuomini e giovani donne rivolu-zionare.Da gennaio 2011, migliaia sonostati uccisi, migliaia sono statimutilati, migliaia sono statiimprigionati, ma la rivoluzionecontinua. Non abbiamo perso la

speranza nonostante il duro con-traccolpo contro di noi.Le donne in Egitto sono semprepiù escluse dai poteri controrivo-luzionari, dai posti importanti,dalle attività politiche e dai consi-gli superiori, formati dopo larivoluzione. Le cosiddette elezio-ni democratiche in Egitto dopola rivoluzione hanno portato inparlamento il 2% di parlamentaridonne e una buona maggioranzadei Fratelli Musulmani e di grup-pi salafiti che sono più arretratidi altri gruppi fanatici religiosi.Ma la lotta in Egitto continua.Dobbiamo unire le forze a livellomondiale e locale per combatte-re. Non dobbiamo separarci inuna lotta di livello globale, localee “glocale”.Viviamo in un mondo (non in tremondi) dominato dallo stessosistema oppressivo; il sistemacapilista, imperialista, religioso,razzista, militare e patriarcale.Prima o poi ci libereremo.Non perderemo mai la speranzaperché la speranza è potere».

Nawal El SadawiIl Cairo, Egitto

Traduzione di Maria Teresa Polico

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 55

cambiailmondo

Page 56: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Quando si parla di sinistra euro-pea la mente va naturalmentesubito al suo aggregato più gran-de e corposo, quello che si ritro-va nel Partito Socialista Europeo.Difficile prescindere dal dato chei socialisti sono stati una partefondamentale della costruzionedell'Unione Europea, avendo tral'altro, ai tempi dellaCommissione Delors, socialista,e quindi del momento decisivo disua concretizzazione, una pre-senza in 13 governi su 15 dell'al-lora consesso di Stati partecipan-ti. Come è difficile sfuggire all'al-trettanto concreta constatazione

che oggi la presenza socialista neigoverni della UE a 27 è ridotta aiminimi termini. Per questo lariflessione aperta in quel campoè di grande interesse.Da ultimo sta circolando undocumento dal titolo “ Per unaalternativa socialista europea “,firmato da molte figure del PSEcon l'esclusione dei leader di pri-missimo piano operativo. Il testone segue altri che hanno visto laluce in questi mesi passati.Dall'appello “ Change Europe “,che provava a raccogliere adesio-ni più a tutto campo, e dunqueanche in altri settori verdi e di

sinistre radicali. Ad appelli fran-co - tedeschi, legati all'ambitosocialista e verde, prefiguranticioè una qualche ipotesi digoverno di centro sinistra perquei due Paesi e una qualchepossibile relazione tra le loropossibili politiche future.Partiamo però dall'ultimo, che ètutto in casa socialista. “Per una alternativa socialistaeuropea “ può essere letto in treparti. Una critica molto forte eradicale alle politiche di austerità,la cui responsabilità viene conse-gnata sostanzialmente alle destre.Una autocritica, ma anche una

56 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

DOVE VA LA SINISTRA EUROPEA?

Dall’Europa

di Roberto Musacchio

»Visto che ormai è evidente a tutti che le scelte politiche si fanno a dimensione europea, sarebbe necessario provare a capire se c'è una sinistra europea e che cosa fa.

Page 57: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

critica, sugli errori socialisti e inparticolare sulla cosiddetta terzavia. La proposizione di indicazio-ni alternative programmatiche,spesso per altro note, ma interes-santi, dagli eurobond in giù, peruna diversa idea d'Europa. Quelloche però colpisce dell'appello èche manca il qui e oggi nella suadimensione concreta e nella valu-tazione della sua portata.Mi spiego. La domanda: “ comemai stanno passando provvedi-menti di enorme portata che ren-dono strutturale la politica diausterità e modificano radical-mente di segno la natura della

democrazia europea “ - fatica adessere formulata e a trovarerisposte. Eppure è una domandaineludibile per chi critica a fondol'austerità, si autocritica per ilpassato, prospetta un futurodiverso e intanto non riesce afermare ciò che accade. Anzi, dipiù, in buona parte vi contribui-sce ancora. Se vediamo all'insie-me delle misure prese dallagovernance europea, daEuroplus, al Six pack, al FiscalCompact, alle modifiche dettateper inserire nelle Costituzioninazionali l'obbligo al pareggio dibilancio, al nuovo Two pack sulle

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 57

cambiailmondo

Page 58: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

regole per l'uso del “ salva stati “,è difficile ritrovare in atto unavera opposizione socialista.Distingui verbali, anche forti, nelParlamento europeo, ma poi viavia più flebili nella articolazioneconcreta delle posizioni suiprovvedimenti attuativi. Unainternità a queste scelte operatada Zapatero in punto mortis delsuo governo,con il pareggio dibilancio inserito in Costituzione.Via libera dai governi di grandeintesa in Grecia e Italia. Si fa oramolto affidamento ai possibilicambi di governo in Francia e inGermania.Ma è davvero così? In FranciaHollande ha realmente presouna posizione critica sul Trattatoma essa è però circoscritta aduna sua rinegoziazione, la cuinatura è assai poco chiara.Intanto i socialisti francesi siastengono, e c'era anche unimput a votare a favore,all'Assemblea Nazionale sul

cosiddetto salva stati. La situa-zione francese poi è diversa daquella cui si era pensato con idocumenti socialisti e verdi diqualche mese va.La lotta contro Sarkozy è moltodura; c'è una variante populistache incombe. Non a caso rie-merge la classica union de gau-che, con i comunisti che ritrova-no slancio nella candidatura apresidente della repubblica del-l'ex socialista Melanchon, capacedi toni di sinistra che incontranoumori nazionali e popolari. InGermania poi la situazione vavista per quello che è e non perciò che si vorrebbe.Partiamo dai sondaggi elettoraliche danno la CDU al 38 % abba-stanza stabilmente, l'SPD al 26%, i grunen alti, al 14%, ma assaimeno del dopo Fukushima, laLinke al 9%, i liberali sotto losbarramento e i Pirati , veranovità della politica tedesca enon solo, invece stabilmente bensopra. E il gradimento per laMerkel sta al 65%!Difficile pensare che vi siano lecondizioni per una alternativa dicentro sinistra che per giuntanegli intenti di socialdemocraticie verdi dovrebbe escludereLinke e Pirati.A Berlino per il governo delLand è tornata la coalizioneCDU-SPD. Il nuovo presidentedella repubblica dovrebbe esserevotato dagli stessi due partiti piùliberali e verdi e, francamente,non è una figura particolarmen-te progressista. Soprattutto tuttala politica concreta, il rapporto

58 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Dall’Europa

Page 59: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

con l'opinione pubblica non vedeun grande contrasto rispetto allavulgata dominante che la crisi ècolpa dei “ fannulloni “ siano essiGreci o altri.Difficile trovare una vera volontàdi cambiare quel patto corporati-vo tedesco che alimenta esporta-zioni invasive e di fatto distruggel'idea stessa della armonizzazionedella UE, risultando una dellevera cause della crisi. Per chipensa che sarà il cambio digoverno in Francia e inGermania a permettere un cam-bio più generale, queste conside-razioni dovrebbero invitare aqualche riflessione in più. Ancheperché le misure di governanceprese sono difficilmente ricon-ducibili ad una parentesi.Si è stabilizzata una forma digestione che non è solo intergo-vernativa ma è fatta di un inter-governativismo separato da ognirelazione parlamentare, intercon-nesso con le strutture di gover-nance della finanza, e che rendetendenzialmente irrevocabili lescelte fatte. Ciò che accade per laGrecia, l'imposizione di scelte, larichiesta a tutti i soggetti greci didichiararle permanenti, la crea-zione di canali di gestione deifondi e delle scelte fuori del con-trollo delle istituzioni greche,non è solo per la Grecia ma valeper tutti.Nel Two pack, ora in approva-zione, si prevede che le finanzia-rie vengano riviste dalla gover-nance prima dell'approvazioneparlamentare. Tutte funzioni peraltro fuori dal metodo comunita-

rio e dentro il nuovo metodopostdemocratico. Che in ballo cisia la fine del modello socialeeuropeo del resto lo scrive chia-ramente, e sul Wall StreetJournal, Mario Draghi.Il punto è che le borghesie euro-pee sembrano aver raggiunto unloro punto di compromesso,intorno alla leadership tedesca, esubordinato al capitale finanzia-rio. Naturalmente sono apertipunti non da poco. Si pensi allalettera dei 12 per la crescita, ispi-rata dal duo Cameron-Monti,tutta filo liberalizzazioni, con cuiper altro Monti si autonomizzadal mandato più mercantilistaiscritto nel testo della risoluzioneunitaria con cui la maggioranzain Italia aveva sdoganato la poli-tica europea.Probabilmente vi sarà una diver-sa impostazione franco- tedescama resta il fatto che il gioco ètutto nel campo borghese.Perché si è costruita una politicaborghese nella crisi europea e nelrapporto con la globalizzazione euna capacità di unità dei soggettiche questa borghesia vuole rap-presentare. Niente di tutto ciò sivede a sinistra, dove la riunifica-zioni dei rappresentati, a partiredai soggetti del lavoro, non èneanche tematizzata.Ancora una volta si pensa dipotersi affidare a soluzionigoverniste senza porsi il tema delrovesciamento dei rapporti diforza reali. Lo stesso errore deitempi in cui si pensò di governa-re la globalizzazione, senza com-prenderne la natura. Ora il

rischio è peggiore perché nellacrisi la partita aperta è la scom-parsa tout court del modellosociale e democratico europeo.Per altro le potenzialità di solu-zioni governiste appaiono ancheridotte e probabilmente più cir-coscritte a compartecipazioni agrandi coalizioni.Questo naturalmente non signifi-ca per me l'espunsione del temagoverno dall'orizzonte della sini-stra, ma la sua ricollocazione nel-l'ambito in cui storicamente èstato appunto a sinistra e cioè inquello di una costruzione di unnuovo rapporto di forza sociale,della ricerca di una egemonia chein questo caso è necessariamentea livello europeo. Per altro è iltema posto dai movimenti, chesono tornati a manifestarsi adesempio in Spagna, dove qualcu-no li aveva accusati di “ nonmorire per Zapatero “, che sem-brano essere più avanti della poli-tica.Poche righe, perché richiedereb-be un altro articolo, sulle altresinistre. Solo per dire che saràinteressante vedere cosa accadeloro in questa crisi, a partire dalvoto in Grecia, se lo lascerannofare, dove sono accreditate addi-rittura del 40%.Ma sapranno unirsi? Sapranno darsi una politica effi-cace, capace di parlare anche alladiscussione aperta nel camposocialista? Tutte domande che cercanorisposte all'altezza.

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 59

cambiailmondo

Page 60: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

La campagna per le pre-sidenziali in Franciasembra avere una

marcia in più: è il fattoreMélenchon a incidere nella dina-mica della competizione.Secondo il nuovo sondaggio CSAil candidato comune del Front deGauche, alleanza tra Pcf e Partide Gauche, il partito diMelenchon, è nuovamente inascesa all'11 percento ( 6 inautunno e 8-9 tra gennaio e feb-braio). Tanto che Le Monde aprecon un titolo in prima pagina:“L'ascesa di Mélenchon, unasfida per Hollande”, dedicando al“fenomeno” Mélenchon, leprime due pagine all'interno delgiornale. Il suo successo si riper-cuote non solo nei sondaggi, maanche nelle proposte degli altricandidati, sia del candidato socia-lista Hollande che di Sarkozy. Ilprimo propone la tassazione al 75percento dei patrimoni oltre unmilione e il secondo vuole,secondo il modello statunitense,tassare i cosiddetti “esiliati delfisco”, cioè i francesi che, pernon pagare le tasse al fisco fran-cese, risiedono nei paradisi fiscaliall'estero. “Sono entusiasta”, diceMélenchon, nel constatare quellache definisce “melenchonizzazio-ne” della campagna, cioè come itemi posti al centro della propo-sta politica della gauche, stianocondizionando le elezioni presi-denziali e quindi la politica fran-cese tout court. Il successo èdovuto al nuovo entusiasmo chela candidatura di Mélenchon hagenerato e che negli ultimi tempiha galvanizzato simpatizzanti emilitanti di sinistra, anche quelliche, tra i comunisti, all'inizioerano diffidenti sulla sua candida-tura, la prima di un “esterno” al

60 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

FRANCIAL'ASCESA DEL CANDIDATO DEL FRONT DE GAUCHE,MÉLENCHON, NEI SONDAGGI PER LE PRESIDENZIALI

di Paola Giaculli

Dall’Europa

Page 61: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Pcf dal 1972, anno del “pro-gramme commun”, cioè dell'alle-anza a sinistra tra socialisti,comunisti e radicali di sinistra,che porterà poi nel 1981 all'ele-zione di FrançoisMitterand.Ora, gli stessi militanti tradizio-nali, il grosso dei gruppi di soste-gno, riconoscono che, come silegge nell'inchiesta di Le Monde,grazie al carisma e all'eloquenzadi Mélenchon, “la campagna hasaputo trovare una dinamica, unsostegno e un entusiasmo chericordano i grandi momenti delcomunismo francese”. E dopo ledelusioni concenti delle prece-denti candidature di Robert Hue(2002 - 3,37%) e Marie-GeorgeBuffet (2007 - 1,93%), entrambiex segretari del Pcf, “si è ripresogusto alla politica”, coinvolgendosettori esterni agli ambienti tradi-zionali della gauche, stando aisondaggi. I reportages sulle ini-ziative elettorali con migliaia dipersone parlano di un pubblicogiovane, “non solo i soliti attem-pati o pensionati”. “È già unagrande vittoria che Melenchonabbia saputo coinvolgere i giova-ni”, è il commento di un'attivistacomunista.E Gilles Poux sindaco comunistade la Courneuve, alla periferianord di Parigi, conferma: “inquesta campagna si ha la nettaimpressione che si vada molto aldi là del sostegno tradizionale”.Non solo gli strati popolari,strappati al voto dell'estremadestra, possono giocare un ruoloimportante nel successo diMélenchon, ma anche gli studen-ti, addirittura quelli che studianonei licei d'élite. SecondoCharlotte, al tavolo di un caffèper un incontro tra studenti e ilsegretario di un circolo comuni-

sta, “la nostra generazione, quan-do guarda al futuro, si accorge diavere un grande problema con ilcapitalismo, che non ci offre nes-suna prospettiva: c'è solo preca-rietà e nessuno può dire peresempio che, sì, le politiche neoli-beriste sono per me vantaggiose”.E si constata che “c'è bisogno diradicalità, è come un vulcano cheerutta magma rivoluzionario”. Igiovani e le giovani parlano di“nuove speranze” legate alla gau-che attuale, un dinamismo svec-chiato, un nuovo modo di affron-tare la politica. Per loroMélenchon parla in modo sem-plice, diretto, ma non in manierasemplicistica e “non tratta daignorante chi lo ascolta”, facendoappello non all'ideologia, maall'intelligenza delle persone,spiegando i meccanismi dellacrisi finanziaria e dell'Unioneeuropea. Secondo un altro stu-dente “i socialisti non mettono indiscussione l'idea di debito, mapartono da un ordine di ideelegittimate da anni di politica didestra”.L'effetto Mélenchon si fa senzadubbio sentire anche tra i sociali-sti: Hollande, probabilmentemesso in guardia dagli ultimi son-daggi che lo danno alla pari conSarkozy (28 percento) o in uncaso addirittura sotto (26,5 con-tro 28 di Sarkozy), fa appello alvoto utile a partire dal primo

turno, nonostante Melenchonabbia assicurato il suo sostegno alsecondo. Secondo Hollande “è alprimo turno che si crea la dina-mica per la vittoria”, com'è suc-cesso nel 1988, nel 2002 e nel2007, ma Mélenchon controbatteaffermando che “il risultato delprimo turno non incide sulla vit-toria”, ricordando invece le ele-zioni del 1981 e del 1995 quandovinsero i secondi del primoturno, Giscard D'Estaing eLionel Jospin. Sul voto utile ilcandidato di sinistra afferma chenon è giustificabile se la candida-ta del Front National, l'estremadestra, Marine Le Pen, è a diecipunti dietro Hollande e Sarkozy.Sul versante dei sondaggi, secon-do il segretario del Partito comu-nista Pierre Laurent, l'11 percen-to rilevato giovedì, a soli duepunti dal candidato centristaBayrou (13) e a cinque (16) da LePen, potrebbe tenere in serboanche un potenziale pari al 15percento. A detta di molti la spin-ta dei consensi a Mélenchonsarebbe un buon segnale ancheper le elezioni dell'AssembléeNationale, il parlamento france-se, che si svolgeranno a giugno.Mentre per la candidata ecologi-sta Eva Joly le cose non vannotroppo bene (dal 3 all'1 percen-to). Come anche nel caso diHollande molti ecologisti potreb-bero votare Melenchon al primoturno, delusi per l'accordo discambio con i socialisti: ritardarel'uscita dal nucleare” in cambio diqualche posto”al governo. Allorameglio il programma ecologista eil referendum contro il nucleareche ha proposto Mélenchon,fanno sapere i verdi delusi.

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 61

cambiailmondo

Page 62: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

La guerra fredda inGermania sembranon finire mai. A

più di ventidue anni dalla cadutadel muro di Berlino, stupisce tro-vare ancora argomentazioni chefanno riferimento a questa cultu-ra per colpire gli avversari politi-ci. Negli ultimi giorni è stata DieWelt, il pendant “raffinato” dellapopulista Bild-Zeitung, tra l'altroproprietà dello stesso gruppoeditoriale, a scatenare una batta-glia tutta calcata sullo schemaamico-nemico, tipico degli anniin cui la Germania era divisa tra ibrutti e cattivi alleati dell'UnioneSovietica e i buoni e i giusti del“mondo libero” occidentale.Stavolta il bersaglio è BeateKlarsfeld, la candidata allaPresidenza della repubblicanominata dalla Linke, il partitodella sinistra tedesca. L'accusa èdi avere incassato la somma di2000 Deutsche Mark nel 1968dalla Sed, il partito di regimedella Ddr, a ricompensa per loschiaffo di Klarsfeld al cancellie-re Kiesinger durante un congres-so della Cdu.Per il giornale conservatore èassolutamente vergognoso che sipresenti una candidata alla presi-denza in passato al soldo dell'al-tra dittatura tedesca, come moltinon veramente interessati all'ap-

profondimento storico, amanodefinire la Ddr, mettendola sullostesso piano del Führerstaat, ilregime nazista.È risaputo ormai che laRepubblica federale tedesca èstata a dir poco reticente sul suopassato nazista e che nel dopo-guerra non si contavano i “rici-clati” anche in posti di assolutoprestigio, come università e tri-bunali, o negli stessi partiti comeCdu e Liberali. Il merito diKlarsfeld è stato senza dubbioquello di ostinarsi nella ricercadei criminali nazisti che vivevanoindisturbati all'estero o addirittu-ra in casa propria in Germania, edi volerli consegnare alla giusti-zia, nonostante tutte le difficoltàmosse dalle autorità tedesche e lecoperture dei servizi segreticome poi si è dimostrato.La Ddr, sicuramente per motivi

di propaganda, ha sostenuto, adifferenza della Germania del-l'ovest, queste ricerche, metten-do a disposizione anche i propriarchivi come nel caso diKlarsfeld che assicura di averagito per conto proprio e mai alservizio dei “concorrenti” dell'al-tro blocco.Anzi, dalla Repubblica federale sisarebbe aspettata un aiuto nelleindagini sui criminali nazisti chehanno in realtà goduto dellecoperture delle autorità. Invece,fino ai giorni nostri, lo dimostra-no gli attacchi della stampa, ilpassato nazista è coperto damolti tabù e si fa fatica a doverammettere che il “cattivo” nonera solo Hitler.Insomma la continuità a ovestdelle classi dirigenti nelle istitu-zioni e nei servizi segreti, nati nel1946 da una branchia del coman-do della Wehrmacht sul fronteorientale e finanziati dalle autori-tà americane di occupazione, hasempre inibito un serio ripensa-mento sulla catastrofe del nazi-smo, e alcuni storici volenterosisi sono fatti strada tra mille diffi-coltà e non in ultimo le diffiden-ze dell'opinione pubblica, con-traria da sempre a rivangare ilpassato.Ora Die Welt si chiede perchéBeate Klarsfeld non ha persegui-

62 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

GERMANIAETERNA GUERRA FREDDAdi Paola Giaculli (Berlino)

Dall’Europa

Page 63: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

to con la stessa ostinazione i cri-minali che si erano nascosti, nellaDdr, o non abbia schiaffeggiatopubblicamente Ulbricht, il capodel governo della Ddr. Alle accu-se della stampa conservatricehanno fatto eco quelle dei politi-ci della Cdu, il partito di Merkel,di cui il numero due Gröhe hadichiarato che Klarsfeld “non èdegna di essere candidata allapresidenza e la Linke dovrebberitirare la sua candidatura”.Ancora più oltraggiosoDobrindt, numero due del parti-to gemello di Cdu alla sua destra,la bavarese Csu, che definisceKlarsfeld “marionetta della Sed”e la sua candidatura “espressionedel disprezzo dei comunisti disinistra per la nostra democraziae lo stato liberale”. Per fortuna cisono quotidiani indipendenticome Frankfurter Rundschauche condannano la campagnamediatica contro Klarsfeld e nonsi scandalizzano per il compensodella Sed a Klarsfeld: “al contra-rio di Cdu e Csu di quegli anniBeate Klarsfeld si è attivata con-tro i nazisti “sommersi” nellaGermania ovest (…) ha dovutocercarsi sostegno dove l'ha trova-to, senza farsi strumentalizzare(…) è stata un esempio contro il

far finta di niente, assunta comeragione di stato tedesco-occiden-tale dalla Cdu.La sua rozza reazione dice quan-to lo schiaffo di allora si facciasentire ancor oggi”. La Taz diBerlino ricorda inoltre che HansGlobke, ex nazista a capo dellacancelleria di Adenauer, fece inmodo di togliere il passaportotedesco a un'altra personalità,Thomas Harlan, a causa delle suericerche d'archivio in Poloniavolte a raccogliere materiale suicrimini nazisti qui commessi.Anche se Beate Klarsfeld nelvoto di domenica prossima nonha chance contro il candidatounico Joachim Gauck, per alcunisuoi compagni di percorso pala-dino dell'ultim'ora dei diritti civi-li a est, il dibattito sollecitatodalla sua candidatura rivela unavolta di più le contraddizioni sto-riche e politiche della Germania,e si dimostra sempre più attualeper la drammatica ripresa delneonazismo criminale. A votarenella sala plenaria del Bundestagsaranno in 1240, una metà com-posta dai deputati del Bundestage l'altra dai rappresentanti regio-nali designati dai gruppi parla-mentari dei Länder. Per la Linkevoteranno in 124.Oltre che in Saarland, al confinecon la Francia e in Schleswig-Holstein, vicino alla Danimarca,si svolgeranno elezioni anticipateanche nella Renania settentriona-le-Westfalia, dove il governo diminoranza Spd-Verdi non è riu-scito a far passare il bilancio. Neidue anni della sua esistenza que-sto governo si è avvalso in alter-nanza dei voti liberali o di quellidella sinistra di Linke.Quest'ultima non è riuscita a farpassare nel bilancio l'introduzio-

ne di un ticket sociale per i mezzidi trasporto pubblici. I Liberalicontavano in una terza lettura,che non c'è stata, e per questasvista hanno invece fatto cadereil governo, anticipare le elezioniche potrebbero decretare la lorofine anche in questo Land, visti isondaggi che li danno stabilmen-te al di sotto della soglia del 5percento.Secondo l'ultimo sondaggionazionale il partito della cancel-liera Merkel, la Cdu, è ancoraforte al 36 percento, con la Spdancora al 26, i Verdi al 15, Linkee Pirati rispettivamente al 9 e al 7,con il fanalino di coda deiLiberali al 3. Secondo un altroistituto demoscopico Cdu sareb-be al 37, Spd al 30, mentre iVerdi al 13, Linke al 7. Ancoratroppo poco per un'alleanzarosso-verde. L'eventualità invecedi un governo di sinistra anchecon la Linke viene ormai decisa-mente scartata dai vertici Spd eVerdi. Nei Länder potrebberoverificarsi altri trends, come inRenania, dove Spd e Verdi sareb-bero in maggioranza, in forteripresa la Spd anche in Saarland ein Schleswig-Holstein, per ladelusione dei governi conserva-tori.

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 63

cambiailmondo

Page 64: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Tra pochi giorni siapre inGermania la

nuova stagione delle vertenzecontrattuali. E potrebbe diventa-re una stagione di trattativeroventi se, come dicono i sinda-cati, non saranno accolte le lororichieste. I due maggiori sindaca-ti tedeschi, IG Metall, il sindaca-to dei metalmeccanici, e Ver.di,unione di diverse organizzazioniche copre centinaia di comparti,dal pubblico al privato, dai servi-zi all'elettronica, chiedono unaumento del 6,5% di salari e sti-pendi e l'assunzione a tempoindeterminato degli apprendisti.

Dopo lunghi anni di crescitamoderata o addirittura di crescitazero delle retribuzioni, è unsegnale deciso e inequivocabilequello che inviano i due più rap-presentativi, e potenti, sindacatitedeschi - insieme contano oltre4 milioni di iscritti- chiedendoall'industria privata e al settorepubblico forti aumenti delleretribuzioni.Una richiesta spropositata secon-do gli industriali, che per contro-battere alle richieste sindacali sirifanno da un lato a dati econo-mici congiunturali, sostenendoche una crescita dei salari cosìmarcata non rispecchia l'anda-

mento reale dell'economia in unanno in cui probabilmente ci saràuna diminuzione delle esporta-zioni e un indebolimento delquadro economico, dall'altro aidati sull'inflazione, attualmentedel 2,3 per cento circa. Anche iComuni e tutti gli enti pubblicistatali criticano le richieste sinda-cali giudicandole avulse dallarealtà perché le casse del settorepubblico, colpite negli ultimianni dai tagli del governo per farquadrare il bilancio dello stato,sarebbero vuote.Intervistato da ARD, il primocanale televisivo pubblico tede-sco, Frank Bsirske, leader del sin-

64 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

BERLINOI SINDACATI TEDESCHI CHIEDONO AUMENTI DEL 6,5 PER CENTOI premi “stellari” delle case automobilistiche

di Massimo Demontis (Berlino)

Dall’Europa

Page 65: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

dacato Ver.di, ha dichiarato che i“dipendenti del settore pubblicohanno bisogno di retribuzioninettamente più alte anche perchél'andamento dei salari nei dueanni passati non ha coperto iltasso d'inflazione con una perdi-ta del salario reale dello 0,6 percento”. Per Bsirske l'aumentorichiesto è un “segno non solo diequità sociale,ma anche di razio-cinio economico” se si pensa allarecessione che avvolge l'Europa.Insomma, per i sindacati gliaumenti non farebbero altro chefar bene all'economia dando unimpulso alla domanda interna.Anche per il sindacato dei metal-meccanici ci sono i margini peraumenti salariali del 6,5 percento. Berthold Huber, leaderdell'IG Metall, con un tono piut-tosto battagliero ha mandato adire agli industriali che la richie-sta per i datori di lavoro “nonsolo è finanziabile, ma è ancheeconomicamente dovuta”.L'aumento salariale, dice Huber,“garantirebbe ai dipendenti unaquota partecipativa corretta allosviluppo economico”.La confindustria tedesca haattaccato l'IG Metall accusando-

lo di “leggerezza” e giudicando-ne le richieste come eccessive epericolose in ragione del ristagnoeconomico.“Una richiesta di queste dimen-sioni per noi non è immaginabi-le”, ha affermato MartinKannegiesser leader degli indu-striali del metallo. SecondoKannegiesser, ” numeri allamano, è motivabile un aumentodel 3 per cento. Il restante 3,5non ha alcun solido fondamen-to”.Difficile se non impossibile capi-re quale sia il ristagno economi-co di cui parlano gli industrialiconsiderando che l'economiatedesca l'anno scroso è cresciutadel 3 per cento e che ancora oggila gran parte delle industrie quasinon riescono a evadere gli ordi-nativi come vorrebbero.La decisione delle più grandicase automobilistiche tedesche,Volkswagen, Mercedes e Audi,grazie ai successi ottenuti neimercati mondiali, di pagare aipropri dipendenti premi maiottenuti sinora, tra i 5.000 e i10.000 euro, sembrerebbe dareragione ai sindacati e allo lororichieste.

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 65

cambiailmondo

Page 66: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

La Germania è notacome un paesedove si guadagna

„bene“. Tuttavia il metro permisurare il guadagnare “bene” èspesso relativo. Uno studio rivelache anche qui aumenta il numerodei lavoratori sottopagati: 8milioni gli occupati che guada-gnano meno di 9,15 euro all'ora.Una ricerca dell'Istituto per illavoro e la qualificazione del-l'università di Duisburg-Essen(Nordreno Westfalia) confermauna tendenza del mercato dellavoro tedesco: circa il 23 percento degli occupati è impiegatonel settore dei salari più bassi.Sono quasi 8 milioni gli occupati

che guadagnano meno di 9,15euro all'ora. Tendenza in aumen-to. Dal 1995 al 2010 il numerodegli occupati nel settore deglistipendi più bassi è cresciuto di2,3 milioni.Per il sondaggio i ricercatorihanno analizzato, sulla base di unpaniere socio-economico, i datidi oltre 12.000 famiglie prenden-do in considerazione per laprima volta anche alunni, stu-denti e pensionati a bassa retri-buzione sebbene spesso questecategorie siano occupate in lavo-ri occasionali e stagionali.Dalla ricerca è merso che nel2010 gli occupati nel settore deisalari più bassi hanno guadagna-

66 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

GERMANIATRA GLI ULTIMI BASTIONI IN EUROPASENZA SALARIO MINIMO ORARIOUn occupato ogni quattro riceve un salario ai limiti della sussistenza

di Massimo Demontis (Berlino)

Dall’Europa

Page 67: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

to in media 6,60 euro all'ovest e6,56 euro all'est (cioè i Laenderdella ex Germania dell'est).Degli 8 milioni che non guada-gnano oltre la soglia dei 9 euroall'ora, 4 milioni percepivano unsalario orario di meno di setteeuro, 2,5 milioni meno di 6 euroe 1,4 milioni addirittura meno dicinque euro all'ora. Il quadrodrammatico si completa tenendopresente che la metà di questepersone lavora a tempo pieno(generalmente 40 ore alla setti-mana, ndr.) 800.000 occupati atempo pieno costretti dunque avivere con meno di 1000 eurolordi al mese.La ricerca sembra dare ragione achi da anni chiede l'introduzionesu tutto il territorio nazionale delcosiddetto Mindestlohn, un sala-rio orario minimo di 8,50 euro. IlMindestlohn è un vecchio caval-lo di battaglia di istituzioni acarattere sociale, del Die Linke edei sindacati Ver.di e IG Metall,al quale via via si sono associatianche l'SPD e gli ecologisti tede-schi Die Grünen.Uno slogan del sindacato Ver.dia favore del salario orario mini-mo, “Armut trotz Arbeit” (pove-

ro nonstante abbia un lavoro) facapire quale è l'obiettivo di chi nerichiede l'introduzione a livellonazionale: ricevere un corrispet-tivo adeguato per il lavoro svoltoe vivere una vita dignitosa.Il salario orario minimo non èuna novità perché è già statointrodotto negli Stati Uniti e in20 dei 27 paesi dell'Unione euro-pea seppur con alcune differen-ze. Così si passa dai 7,01 eurodella Gran Bretagna, ai 9,22 eurodella Francia, ai 10,41 Euro delLussemburgo.In Germania, osteggiato nonsolo dagli industriali, dai liberalidell'FDP, dai democristiani dellaCDU e dai cristiano sociali bava-resi della CSU, il Mindestlohn siè comunque imposto negli ultimianni in alcune categorie raggiun-gendo raramente il salario orariodi 8,50 euro. Solo recentemente,e precisamente in un congressotenutosi nel novembre dell'annoscorso, CDU e CSU si sonoespressi per la prima volta a favo-re di una soglia minima per ilsalario orario senza però sbilan-ciasi sull'importo esatto. CDU eCSU continuano a dirsi contraria un salario orario minimo impo-

sto per legge su tutto il terrioto-rio nazionale. Non deve essere lapolitica a stabilire il confine dellasoglia minima di salario orario,sostengono CDU e CSU, bensì leparti sociali tenendo conto dispecificità regionali, di categoria,aziendali.Purtroppo, in alcuni casi, nellecategorie in cui il salario orariominimo è stato introdotto, perlegge o sulla base di un accordotra le parti sociali (azienda - sin-dacato), talvolta è stato aggiratoo non rispettato dai datori dilavoro.Le associazioni degli industriali edei commercianti continuano arifiutare l'introduzione del salarioorario minimo con la motivazio-ne che distruggerebbe posti dilavoro in massa.I ricercatori dell'Istituto per illavoro e la qualificazione del-l'università di Duisburg-Essen,come i sostenitori delMindestlohn, ritengono inveceun occupato ogni cinque potreb-be trarre profitto dall'introduzio-ne di un salario orario minimo di8,50 euro.

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 67

cambiailmondo

Page 68: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

In Germania governauna donna, ma è dav-vero un'eccezione:

secondo il recente studiodell'OCSE su cento dirigentisolo quattro sono donne controla media del 10% dei paesi indu-strializzati. Mentre il divario nelleretribuzioni tedesche è, tra i paesidell'Ue il più alto, con il 22% didifferenza tra la busta paga diuna donna e quella di un uomo.Inoltre un quinto delle donneche lavorano percepiscono salariinfimi contro un decimo degliuomini.

Questa rivelazione desta abba-stanza stupore nell'opinionepubblica tedesca, così avvezza abacchettare i paesi del suddell'Europa, che oltre alla famadi essere economicamente negli-genti, sono considerati estrema-mente maschilisti (in Italia e inSpagna il divario è invece pari al12 percento).Ma qui, anche se non è diffusacome in Italia la cultura dell'am-miccamento sessuale, il messag-gio mediatico e anche il sentirecomune tende a immaginare ladonna nel ruolo di moglie e

madre.In effetti è quasi sempre lei aoccuparsi dei figli e per il 70 per-cento si fa carico del lavoro incasa, anche se tra le giovani gene-razioni si nota un primo miglio-ramento e circa un quarto degliuomini va in congedo paternità(di solito per un periodo moltoinferiore alla donna).Circa l'82 percento delle donneche si sposano, secondo un son-daggio del 2010, assumono ilcognome del marito, nonostanteil diritto di famiglia sia statomodificato più volte e ci sia

68 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

BERLINO 8 MARZO di Paola Giaculli

Page 69: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

ormai la possibilità di mantenereil proprio nome (e in comuneaccordo eventualmente trasmet-terlo ai figli), e non sia più obbli-gatorio, come fino al 1976 adot-tare il nome del marito.Quindi anche le più giovanirinunciano volentieri alla propriaidentità a partire dal nome, unfatto qui del tutto normale e giu-stificabile con: “almeno si vedeche mi sono sposata” oppure“così nel colloquio con gli inse-gnanti sanno subito di chi sonomadre”. La propensione ai lavoripart-time (46% delle donne conun lavoro che in Germania sonoil 66%) è responsabile per dueterzi del divario retributivo, ecome è noto i lavori part-timerichiedono raramente responsa-bilità dirigenziali. Resta un ulte-riore 8% di divario, dovuto apura discriminazione sessuale.Del resto anche la propensione alpart-time è in qualche modoobbligata, vista la scarsa diffusio-ne, soprattutto a ovest, di asilinido, che tra l'altro sono chiusi ilpomeriggio e costringono quindia orari di lavoro ridotti o a rinun-ciare del tutto alla vita professio-nale.A est si è conservata ancora latradizione della ex Ddr chegarantiva il lavoro sia a donneche uomini, e la cura dei bambiniveniva affidata agli asili presentispesso sul luogo di lavoro.Insomma con l'annessione dellaDdr alla Rft molti diritti socialisono andati perduti e con essimolte conquiste delle donne.Forse non tutti sanno che, fino al1957 nella Germania dell'ovest ilmarito doveva dare la propriaautorizzazione affinché il con-

tratto di lavoro della moglie fossevalido. E fino al 1976 poteva farlicenziare la moglie, se questa tra-scurava, per motivi di lavoro, ilfocolare e la famiglia, ovviamen-te a giudizio del marito.L'art. 1 della Costituzione tede-sca (1949) non recita che laGermania (ovest) è una repubbli-ca fondata sul lavoro, bensì che ladignità delle persone è inviolabi-le. Viene da chiedersi se le donnevenivano considerate persone.Del resto la repubblica del dopo-guerra governata dal conservato-re Adenauer era quanto di piùreazionario e bigotto ci si possaimmaginare: questo era l'avam-posto della civiltà occidentale dadifendere contro i comunisti e gliatei dell'est. Il nuovo diritto difamiglia del 1976 è frutto delnuovo vento che soffia dal '68 inpoi, con lo sviluppo del movi-mento delle donne, la Ostpolitikdi Willy Brandt e i governi dellaSpd.La nuova legge metterà fine almodello giuridico della famigliamonoreddito istituito alla finedell'800 e ripreso senza soluzionedi continuità dalla Repubblicafederale tedesca nel 1949, in cui èl'uomo a mantenere la famiglia,di cui la donna si prende cura.Nel terzo millennio è tanto piùdoloroso constatare una ripresadella misoginia anche in paesicome la Germania: l'aggressioneverbale tipica di un periodo dicrisi che si accanisce sui piùdeboli, prende di mira anche ledonne.Come già due anni fa l'esponen-te socialdemocratico ThiloSarrazin se la prendeva coimusulmani, secondo lui biologi-

camente inferiori, “buoni soli aprodurre tante ragazzine col veloe economicamente inefficienti,buoni soli a vendere frutta e ver-dura”, è in uscita un libro deci-samente misogino dal titolo: “Ilsesso disonorato: il necessariomanifesto per l'uomo”.Tale Ralf Bönts, il suo esecrabileautore, sostiene che “l'attualefemminismo non serve a nien-t'altro che a continuare l'oppres-sione sugli uomini”.In altre parole “il femminismo,che dopo la fine della guerrafredda sembra dissolversi comezucchero nel succo di limonecaldo in cui non ci sono più vita-mine, non serve più alla costru-zione della società del XXI seco-lo”. Oppure “per le donne tuttele scuse sono buone per aderirealla contrapposizione tra vittimae carnefice, passivo e attivo”.E sul pene: “Il membro maschileanche da eretto rimane così mor-bido che è difficile che possaarrecare lesioni a un corpo (…)nei confronti dell'uomo e del suomembro bisognerebbe portarepiù rispetto”.Detto ciò, non sembra poi tantostrano che in Germania, Merkele la ministra per la famiglia, ledonne, i giovani e gli anziani (quinon esiste il ministero per le pariopportunità e il linguaggioconta), tale Kristina Schröder (34anni) siano contro le quote neiconsigli di amministrazione delleimprese. Del resto anche la mini-stra, appena un mese dopo esse-re stata nominata, ha cambiatonome: si era sposata.

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 69

cambiailmondo

Page 70: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

L' unico presidente gra-dito ai globalisti fuEltsin - Sovranismo e

multipolarismo rafforzati - Sicomplica l'aggressione all'Iran -13 ufficiali francesi fatti prigio-nieri in Siria.Eh sì, non resta che abbozzare.“L'ex “spia” del KGB è salda-mente al comando nel suo uffi-cio del Cremlino, a poco sonoservite le ingiurie ed il rumoremediatico di quanti non ebberomai nulla da ridire quando Bushsenior - il “capo delle spie” dellaCIA - si istallò alla Casa Bianca.Il rituale coro di voci bianchecontro la ”frode elettorale”, èl'inno della confraternita deicieco-muti che si inchinarono al“golpe elettorale” di baby Bush.Unico presidente per decreto

giudiziario, non per volonta deglielettori. Deveno mettersi il cuorein pace, anche l'apparato militar-mediatico ha i suoi limiti.L'ultimo presidente russoapplaudito da questa gente sichiamava Eltsin, e lo sostenneropersino quando prese a cannona-te la Duma.“Putin III” scarabocchianosenza vergogna gli scrivani chedissero “está bien señor” a FelipeGonzalez durante i 13,5 anni incui governò la Spagna. Idem perHelmut Kohl (16 anni al governoin Germania Federale nrd).Impotenti per evitare che l'uomoche più temevano diriga laRussia. Putin, ovvero un “sovra-nista”, un deciso sostenitore delmultipolarismo, è nella cabina diregia. Per le oligarchie finanzia-

rie - interne ed internazionali - èun ostacolo insormontabile perappropriarsi del potere politico.Nel grande Paese eurasiatico, ilpotere economico e quello politi-co rimarranno separati, comeuna barriera solida contro l'alle-anza bellica tra gli anemici USA ela boccheggiante rete vassallaeuropea. Pazienza, dovrannoaspettare i posseduti dalla frego-la di “aprire” mercati (altrui) efare man bassa di risorse, impre-se, economie e governi (altrui).La Russia non è una “zona geo-grafica” dove la banca interna-zionale può governare designan-do un proprio manager (Grecia,Italia).Le elezioni russe sanciscono cheil “fascino indiscreto” del globa-lismo esce malconcio. Dietro

70 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

RUSSIAOSTACOLO AL MILITARISMO GLOBALISTA

Dall’Europa

di Tito Pulsinelli (Caracas)

Page 71: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Putin, si piazza il comunistaZiuganov, poi l'ultranazionalsitaZirinosky e - buon ultimo - l'oli-garca sponsorizzato da Bruxellese Washington.Tutti costoro - meno il primo - sisono riuniti con Putin, ricono-scendo la legittimità della sualeadership. La Russia sceglie lacontinuità di un ciclo che l'ha tra-ghettata fuori dall'epoca buia dimafie giunte al potere sull'ondadel furore privatizzatore, dellostrapotere dei monopoli stranierie della servitù all'occidente.Difesa del recupero delle risorseprimarie dichiarate beni strategicinazionali, riedificazione dell'isti-tuzionalità e di un contrattosociale distrutto da Gorbaciov eda Eltsin. Rinascita di una forzaarmata indispensabile per difen-dere la sovranità.Il multipolarismo si rafforza e -con esso - un muro di contenzio-ne all'avventurismo globalistache ha dato piena prova di sècon la disintegrazione della Libia,dove la riedizione dell'anticapolitica delle cannoniere si basaoggi su “diritti umani” ad esten-sione variabile. Atti a garantire lenuove depredazioni dei PaesiIndustrializzati AltamenteIndebitati (PIAI). L'affrettata emeccanica ripetizione in Siria èfallita perchè Pechino e Mosca sisono messe di traverso, fornendosostegno diplomatico, commer-

ciale ed economico.Putin ha fornito la tecnologiamilitare che ha reso impossibileall'aviazione “dirittoumanista”straniera bombardare impune-mente; ha potenziato la basenavale mediterranea e il centroradaristico già pienamente opera-tivo in epoca sovietica.L'aviazione siriana è rimastaintatta.Nonostante l'invio di komman-dos USA, inglesi, francesi, gior-dani, turchi e libici, a Damascofallisce il ricambio di governoforzato.Tredici ufficiali francesi sonostati catturati, e sono oggetto diuna trattativa sotterranea tra isiriani e Sarkozy, ormai sull'orlodel collasso.Il vertice Obama-Netaniahu,fatta la tara dei comunicati altiso-nanti, ha indicato che gli StatiUniti si ritrovano nell'ineditoruolo di “guardaspalle” diIsraele. Gli interessi elettorali trai due alleati sono contrastanti, econfermano che Tel Aviv nonpuò continuare con il grottesco“gli spacco la faccia o fermatelovoi”. Se agisce, dovrà farlo dasolo, ma Israele non può vincereuna guerra contro l'intero Mediooriente, perchè perse l'ultimacontro Hezbollah.La questione iraniana non sirisolve con un semplice bombar-damento, nè con dieci mesi di

bombardamenti in “stile libico”,e coinvolge direttamente la Cinae l'India come acquirenti dipetrolio. E il resto delle nazionidel BRIC, allarmate dai serialiattentati alla sovranità e dallamilitarizzzazione delle rottemarittime che mettono in perico-lo gli scambi internazionali.L'ombra di Putin si stagliaminacciosa sul ciclotimico oriz-zonte vieppiù immediatista deiPIAI.Nel frattempo, la Francia rispedi-sce a Damasco l'ambasciatoreEric Chevallier, a mercanteggairela liberazione degli ufficiali, e fariflettere tutti quelli che chiuseroprecipitosamente le loro sedidiplomatiche.Se l'Europa avesse una geopoliti-ca, cioè se non fosse ostaggiod'un gruppo dirigente fallimenta-re, si preoccuperebbe di qualeposto occupare nel nuovo qua-dro multipolare.Purtroppo, non è così, e rimanelegata al carro dell'ex potenzaegemonica, ormai manifesta-mente incapace di dettare la pro-pria legge al mondo. Siamo nellemani della britannica signorinaAshton, alla testa della politicaestera europea per volontà del-l'elite atlantista e della regina.

FONTE: selvasorg.blogspot.com

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 71

cambiailmondo

Page 72: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Negli ultimi mesi, ha sollevato molta ten-sione nei rapporti bilaterali franco-turchila volontà francese, segnatamente del

Presidente Sarkozy, di approvare una legge chepunisse coloro i quali intendano negare la realtàstorica del genocidio degli armeni.È chiaro come, dietro una simile legge, vi fosseroin gioco interessi attuali di vario tipo, soprattutto ditipo politico. Vi era, difatti, l'interesse di Sarkozy aottenere, in vista delle prossime presidenziali, ilvoto dei cittadini francesi di origine armena, la cuicomunità in Francia è particolarmente numerosa.Vi era, al contrario, l'interesse dalla Turchia a far inmodo che il genocidio degli armeni non fosse rico-nosciuto. Ciò avrebbe in pratica comportato, da unlato, l'impossibilità per i politici turchi, qualora sifossero recati in Francia, di esprimersi pubblica-mente sull'argomento là dove in proposito fossero

stati interrogati, ad esempio, dai giornalisti.Dall'altro lato, una simile legge avrebbe potuto,forse, aprire la strada a citazioni in giudizio inFrancia contro la Turchia per risarcimenti danni daparte dei discendenti degli armeni vittime del geno-cidio.Mesi di polemiche hanno costellato le relazioni trai due paesi, tanto che la Turchia ha finito per richia-mare in patria il proprio Ambasciatore una voltache la legge era stata approvata dall'AssembleaNazionale francese lo scorso gennaio.È interessante, tuttavia, notare, anche ai fini deldibattito politico italiano, il modo in cui è statorisolto tutto il contenzioso (intenso anche in sensolato) all'interno del sistema francese. LaCostituzione francese prevede, infatti, che 60 par-lamentari possano, nell'ipotesi in cui si sospetti cheuna legge approvata dall'Assemblea Nazionale sia

72 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

FRANCIALA LEZIONE DEL CONSIGLIO COSTITUZIONALE NEL CONTENZIOSO FRANCO-TURCO SUL GENOCIDIO ARMENO

di G.Z. Karl

Dall’Europa

Page 73: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

incostituzionale, rinviare pregiudizialmente talelegge all'esame del Consiglio Costituzionale, primacioè che venga promulgata dal Presidente dellaRepubblica.Il Consiglio Costituzionale francese ha considera-to, a sua volta, incostituzionale la legge sulla nega-zione del genocidio armeno, impedendone cosìl'entrata in vigore. Sui mezzi d'informazione, si èdato unicamente risalto alla parte della decisionedel Consiglio Costituzionale relativa alla censuradelle legge per contrasto col principio della libertàdi espressione del pensiero. A ben vedere, tuttavia,il Consiglio Costituzionale non si è limitato a que-sta motivazione, ma ha censurato la legge in que-stione richiamandosi ad alcuni princìpi fondamen-tali del sistema francese e risalenti peraltro allaDichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadinodel 1789. In primo luogo, la legge è stata censuratain quanto è stato ritenuto che essa non sia “espres-sione della volontà generale”. Ciò vuol dire che lalegge in questione si configurava come un provve-dimento di amministrazione e non aveva una por-tata normativa generale, ossia non era rivolta adisciplinare situazioni generali e astratte bensìsituazione singole, concrete e determinate. Insecondo luogo, è stato rilevato che la legge censu-rata violava il riparto di competenze stabilito dallaCostituzione francese. In sostanza, la legge invade-va le sfere di competenza assegnate dallaCostituzione principalmente al potere giudiziario.Pensiamo ora a cosa sarebbe successo se in Italia

fosse stato riconosciuto ai gruppi di opposizione dirivolgersi preventivamente alla CorteCostituzionale denunciando i provvedimenti adpersonam di Berlusconi e della sua maggioranza. Epensiamo anche a quante numerose leggi prive diportata generale e astratta verrebbero normalmen-te censurate dalla Corte Costituzionale, grazie a unsimile meccanismo e ove il nostro sistema costitu-zionale prevedesse al pari di quello francese alcunepiù stringenti garanzie in tema di formazione delleleggi e separazione dei poteri. Pensiamo, infine, aquale effetto benefico ha avuto la decisione delConsiglio Costituzionale finendo per affievolireuna situazione di tensione molto forte che si eracreata tra Francia e Turchia.Basta questo semplice specchio riassuntivo dellasituazione appena descritta per capire quantapochezza politica e di studio promani dal testo diriforma costituzionale a cui sta lavorando la mag-gioranza che sostiene il Governo Monti, in cuicome di consueto l'unica preoccupazione è quelladi ridurre la rappresentanza democratica, di dimi-nuire le già scarne garanzie costituzionali vigenti, diaumentare i poteri di arbitrio di singole persone (adesempio, il Presidente del Consiglio), anziché pre-occuparsi di studiare e proporre meccanismi comequello appena descritto che, a prescindere dal meri-to del contenzioso franco-turco, consentirebbero,finalmente, di avere una buona e rigorosa ammini-strazione anche nel nostro Paese.

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 73

cambiailmondo

Page 74: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

74 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

CRISIULTIMO AVVISO AI NAVIGANTI

Lettera aperta sulla crisi dell'Europa: cambiare strada per sconfiggere la recessione, cambiare strada finché c'è ancora tempo.

a:- il Parlamento Europeo- la Commissione Europea- il Consiglio d'Europa- il Presidente della Banca Centrale Europea- il Governo e il Parlamento della Repubblica

Italiana- i rappresentanti italiani presso le istituzioni

dell'Unione europea- i rappresentanti delle forze politiche e sociali

e per opportuna conoscenza: - il Presidente della Repubblica Italiana

"Nel quinto anno della crisi globale più grave daquella del 1929, una drammatica prospettiva direcessione incombe sull'Europa mettendone arischio non solo l'Euro ma anche il modello socia-le e l'ideale della “piena e buona occupazione”, pursancito in tutte le strategie europee, a partiredall'Agenda di Lisbona. È proprio nel VecchioContinente infatti che si stanno ostinatamente por-tando avanti politiche economiche fortementedepressive che minacciano un aumento della disoc-cupazione, specialmente giovanile e femminile.Non a caso il FMI afferma che, anche a causa di

ciò, il mondo corre il rischio di una nuova “grandedepressione” stile anni '30.Eppure, si è scelta la linea dell'austerità, del rigoredi bilancio - a cominciare dal Patto di Stabilità eCrescita, passando per il Patto Euro Plus, per arri-vare all'attuale “Fiscal Compact” - con l'idea dicontrarre il perimetro statale continuando a spera-re che i privati aumentino investimenti e consumi,sulla base della fiducia indotta dalle immissioni diliquidità nel circuito bancario, a sua volta “solleci-tato” ad acquistare titoli di stato europei. Si è, dun-que, deliberatamente optato per la non-correzionedelle distorsioni strutturali di un modello di svilup-po economico basato sui consumi individuali, sul-l'ipertrofia della finanza, sul sovrautilizzo dellerisorse naturali e sull'indebitamento, in contraddi-zione con il modello sociale europeo.Si è nuovamente scelta una politica monetarista eliberista. Si è pensato di contrarre i deficit pubblici- e con essi spesa e investimenti pubblici - perridurre il ricorso all'indebitamento, nel tentativo diarginare gli attacchi speculativi sui debiti sovrani,sperando così di salvare l'Euro e i precari equilibrieconomici tra gli Stati Membri. Ma non sta funzio-nando, perché non può funzionare.Non basta scommettere sulle aspettative dei mer-cati finanziari, degli investitori privati, delle banche,dei consumatori. Non è sufficiente puntare sulla“credibilità” dei governi.In Europa, ne sono cambiati ben cinque in 18 mesi

www.cambiailmondo.org

Page 75: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

(Irlanda, Portogallo, Spagna, Grecia e Italia), addi-rittura con due governi tecnici sostenuti da larghemaggioranze.La “crisi dei governi nazionali” è solo una delle trecrisi che si sovrappongono: restano da affrontare la“crisi delle economie nazionali” e la “crisi dell'eco-nomia sovranazionale”.Solo così, peraltro, si possono risolvere le debolez-ze strutturali delle democrazie nazionali piegatedagli interessi economico-finanziari costituiti.L'attuale quadro europeo rappresenta il frutto diuna serie impressionante di errori: il mancato sal-vataggio iniziale della Grecia, che ha portato aldramma odierno di quel Paese, a cui è seguito ilcontagio degli altri debiti sovrani, con l'aggravantedelle politiche deflattive imposte indiscriminata-mente a tutti i Paesi dell'Unione monetaria.Le principali fonti statistiche istituzionali prefigura-no per il 2012 un'Europa divisa fra paesi in stagna-zione e paesi in recessione, senza alcuna ripresadell'occupazione. Tutto questo si sommerà allaprosecuzione delle tensioni sugli interessi dei titolidi lungo periodo della maggioranza degli Stati cheinevitabilmente proseguirà.La disoccupazione ha assunto carattere strutturale.Il commercio internazionale registra un'imponenteflessione e aumentano le misure protezionistiche. IPaesi emergenti rallentano vistosamente la crescita.Aumentano i poveri e le disuguaglianze sociali.Crollano le produzioni, i consumi, i risparmi e gli

investimenti. Eppure, è evidente che tutte le lineedi politica economica e di finanza pubblica adotta-te sinora non sono altro che una risposta alle soleconseguenze della crisi globale scoppiata nel 2008,ma non alle cause alla radice della stessa, in questomodo acuendone e persino moltiplicandone glieffetti.Il double dip e il fendente speculativo sui debitisovrani europei rappresentano un continuum dellacrisi scoppiata nel 2008 dovuto anche alla sottova-lutazione scientifica della natura strutturale dellarecessione globale. È ormai noto che la crisi finan-ziaria è scaturita dal debito privato e che l'attualestress dei bilanci pubblici è solo conseguenza e noncausa della stessa crisi, anche se ciò sta ora crean-do un rischio di default per alcuni Paesi.La crisi finanziaria ha avuto inizio nella secondametà del 2007 e la sequenza è stata: scoppio dellabolla immobiliare, crisi finanziaria, credit crunch,recessione, aumento dei disavanzi e dei debiti (perstabilizzatori automatici, manovre di sostegnoall'economia reale e soprattutto salvataggi dellebanche), attacco ai debiti sovrani, risposte sbaglia-te delle politiche economiche a partire dal 2009.Le cause della crisi - identificate anche dal FMI,dalla Commissione europea, dall'ILO e da moltealtre istituzioni internazionali - sono riscontrabilinell'aumento delle disuguaglianze, nel formarsi disquilibri strutturali nei rapporti commerciali tra idiversi Paesi e nella degenerazione della finanza.

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 75

Page 76: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Questa è una crisi di modello e occorre una rifor-ma del modello per ritrovare la ripresa. Bisognaassumere uno sguardo più vasto, una prospettiva dilungo periodo. Nemmeno i paesi europei in avan-zo commerciale, nei prossimi anni, potranno con-tare su una “locomotiva” americana o cinese, tantomeno sulla capacità di assorbimento degli altripaesi europei. Anzi, proprio la divergenza compe-titiva dei Paesi dell'Area Euro impedisce la risolu-zione della crisi.Inutile spostare la svalutazione competitiva dallamoneta ai costi della produzione e, più precisa-mente, al costo del lavoro. Inutile ridurre le pensio-ni, i beni collettivi e lo stato sociale. Questa è unacrisi di domanda. La lezione che viene dalla crisi èchiara.Il nodo che oggi si pone in Europa sta nel decide-re se il riequilibrio inevitabile avverrà attraverso la“depressione” (con una ricaduta regressiva edemocraticamente pericolosa) oppure con lungi-miranti scelte di cooperazione, rilanciando l'origi-

naria “spinta” europeista, evitando che i paesi indisavanzo non intervengano sui propri squilibri e,allo stesso tempo, che i paesi che hanno approfit-tato dell'Euro (come la Germania) accumulino sur-plus invece di svolgere la funzione di locomotiva acui sono tenuti in un contesto di moneta unica.La partita non è ancora chiusa ma la risorsa tempoè drammaticamente scarsa. Occorre un salto diqualità nel promuovere e organizzare una propostaalternativa.In questo quadro, le iniziative dei governi naziona-li, comprese quelle del governo dei tecnici in Italia,non sono in grado di scongiurare il rischio didefault finanziario di alcuni Paesi, rischio aggrava-to dall'effetto depressivo delle politiche europee edelle conseguenti politiche degli stessi governi.Abbiamo bisogno di nuova crescita economica maquesta non può che essere una crescita “nuova”,anche in direzione di un'economia dellaconoscenza e di un'economia sostenibile in termi-ni ambientali, distributivi e sociali.

76 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

www.cambiailmondo.org

Page 77: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Oggi più che mai “cosa produrre” è importantealmeno quanto “come produrre”.Ci vuole un nuovo modello in cui lo Stato e le isti-tuzioni sovranazionali orientino i risparmi, gli inve-stimenti e lo sviluppo.È necessario dunque un programma di riformeappoggiato sui lineamenti di una nuova politicaeconomica, ispirata da una nuova idea di sostenibi-lità di lungo periodo, economica, sociale, ambien-tale e intergenerazionale, fondata, in primo luogo,su investimenti e consumi collettivi.L'equità è la frontiera su cui orientare le scelte poli-tiche nazionali e internazionali.Ridurre le disuguaglianze vuol dire crescere e cre-scere bene. Ridurle fra popoli, fra nazioni e all'in-terno degli stati. Non a caso i paesi europei conminori diseguaglianze - e quindi con gli indici diconcentrazione del reddito e della ricchezza piùbassi - sono anche quelli che stanno soffrendomeno la crisi e che si sono sviluppati meglio, conpiù PIL pro-capite e benessere diffuso (per limitar-ci all'Europa: Danimarca, Francia, Germania,Finlandia, Olanda, Svezia, Norvegia).Per questo, all'interno di un progetto di armonizza-zione fiscale europea, ci vuole un riequilibrio deisingoli sistemi fiscali nazionali per aumentare latassazione sulle grandi concentrazioni di reddito edi rendita, tassare le grandi ricchezze parassitarie eliberare le risorse private tenute imprigionate,aumentare la spesa e gli investimenti pubblici.In sintesi, bisogna ripartire dal lavoro.Bisogna realizzare piani di spesa pubblica direttaper il lavoro e per gli investimenti - a partire daquelli verdi, infrastrutturali, ad alta intensità tecno-logica e di conoscenza - finanziati con una tassa-zione ad hoc e anche in disavanzo, se necessario,tenendo insieme domanda e offerta.In altre parole: “socializzare gli investimenti e l'oc-cupazione” per riqualificare l'offerta e aumentarnela produttività, sostenendo la domanda e, al tempostesso, contenendo l'inflazione e il rapporto debi-to/PIL nel medio-lungo periodo.La capacità dello Stato di elaborare strategie diinvestimento per realizzare questi obbiettivi puòessere una leva anche per la mobilitazione delrisparmio privato.L'imprescindibile disciplina di bilancio, in ragionedel consolidamento strutturale nel lungo periodo,va realizzata in modo lungimirante ma coerentecon la scelta della via alta della competitività, della

ricerca della piena occupazione e della qualità delleproduzioni, con l'aiuto e lo stimolo dell'interventopubblico, coordinato a livello europeo.È proprio l'inadeguata architettura dell'Euro cheoffre l'opportunità alla speculazione di agire.Il disegno istituzionale dell'Euro priva i singolipaesi della possibilità di emettere moneta e di sva-lutare. Ma non garantisce il debito pubblico.Qualunque paese può essere aggredito, con succes-so, in queste condizioni. Chi specula, infatti, nondovrà temere né la svalutazione, né l'acquisto dititoli da parte della Banca Centrale.L'attuale configurazione della BCE mette gli statidell'Euro in soggezione dei mercati. Condizionenecessaria alla realizzazione di politiche alternativediventa il rafforzamento della governance demo-cratica europea, attraverso innanzitutto l'europeiz-zazione del debito dei Paesi dell'Unione monetariae la modifica dei trattati europei affinché la BCEpossa emettere moneta a garanzia dei debiti pub-blici e diventare a tutti gli effetti “prestatore di ulti-ma istanza”.Numerose le proposte in tal senso; come quellapresentata dai “cinque saggi” tedeschi che pensanoad un fondo che smaltisca nel lunghissimo periodola parte di debiti pubblici europei che eccede il60%. Basterebbe prendere le proposte in conside-razione e non derubricarle ideologicamente.L'Europa non è stabile e non cresce.Il Patto di Stabilità e Crescita è certamente fallito,non perché non sia stato ben applicato, semplice-mente perché non poteva funzionare.Il Patto di stabilità andrebbe non rafforzato, macambiato. Invece del solo indebitamento pubblico,i parametri vincolanti di riferimento dovrebberocomprendere il debito totale - somma del debitopubblico e privato -, il debito sull'estero e il saldodella bilancia dei pagamenti di ciascun Paese.È necessario inoltre includere tra i parametri unobbiettivo di crescita e un obbiettivo occupaziona-le perché l'Europa deve tornare a porsi la finalitàdella piena occupazione.Bisognerebbe, appunto, partire dalla crescita e nondalla stabilità, per regolare su di essa la politicamacroeconomica, definendo poi il tasso di infla-zione e il livello dei deficit pubblici accettabili inuna determinata fase, articolando il tutto tra i varipaesi dell'Unione anche con l'obbiettivo di ridurnele divergenze di competitività.Occorre recuperare una politica industriale, euro-

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 77

cambiailmondo

Page 78: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

pea e dei singoli Stati, in grado di sostenere e rior-ganizzare i fattori per una “nuova crescita”, ancheimponendo un modello redistributivo funzionalealla sua implementazione ed alla sua qualità.D'altra parte, la crisi può essere scongiurata solo seil peso del riequilibrio commerciale e finanziariograverà oltre che sulle spalle dei paesi debitorianche su quelle dei paesi creditori, attraversoun'espansione della domanda da parte di questiultimi.In questa prospettiva è necessaria una politica deiredditi europea fondata sulla leva fiscale, sul welfa-re e, soprattutto, su uno “standard retributivoeuropeo” che garantisca, a livello di area e con ledifferenze coerenti con l'obbiettivo della conver-genza dei livelli di competitività, una crescita delleretribuzioni reali almeno uguale alla crescita dellaproduttività.Tutto ciò significa avere una strategia di crescita alivello europeo e far compiere sia pure gradual-mente un salto all'unità politica.Queste sono le prerogative per l'avvio di una veraunificazione fiscale, distinguendo il “debitobuono” dal “debito cattivo” come condizione perpolitiche di sviluppo di dimensione europea, sti-molando la definanziarizzazione delle economieavanzate e il controllo dei movimenti di capitale(cominciando con la separazione delle banchecommerciali e da quelle di investimento e con l'in-troduzione di una tassa sulle transazioni finanzia-rie internazionali che può servire a limitare la liber-tà di movimento speculativo dei capitali) in funzio-ne delle prospettive dell'economia reale, riaprendo

così una prospettiva di futuro per le nuove genera-zioni.Le istituzioni europee vanno, per questo, democra-tizzate rafforzando il Parlamento europeo e intro-ducendo il voto a maggioranza qualificata ed ilpeso dei diversi Stati secondo la loro popolazione.Il presente appello vuole proporre un ultimo“avviso ai naviganti”.Pur consapevoli delle difficoltà e delle spinte diver-se che portano le istituzioni europee e i governinazionali ad adottare politiche di corto respirostrategico e riformatore, crediamo che la visionedei conservatori europei non possa costituire unasoluzione alla crisi. Le politiche europee attualiinsistono su un approccio sbagliato.A tutti coloro che - in buona fede - continuano acredere nei presupposti scientifici in base ai quali siritiene che attraverso le politiche in atto si possamigliorare la situazione economica e finanziaria glo-bale, europea e nazionale (compresa quella italiana),suggeriamo di “dubitare” delle loro posizioni.A tutti coloro, invece, più consapevoli dell'impattoeconomico e sociale che la politica delle disugua-glianze e dell'austerità incentrata sul mantra “menoStato, più mercato” sta generando sull'umanità,chiediamo di assumere un atto di denuncia e diresponsabilità per correggere una traiettoria altri-menti irrimediabilmente segnata.Occorrono il coraggio e la visione per imporre unanuova politica economica.A tutti coloro che dispongono di questo coraggioe di questa visione, chiediamo di usarli per cambia-re la storia.

78 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

www.cambiailmondo.org

Page 79: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

Prime AdesioniAcocella Nicola Università' di Roma "La Sapienza",Amato Massimo Università Bocconi, Andriani SilvanoPresidente CESPI, Antonelli Cristiano Università diTorino, Arachi Giampaolo Università del Salento, ArtoniRoberto Università Bocconi, Baranes Andrea Economista,Biasco Salvatore Università La Sapienza Roma, BosiPaolo Università di Modena , Brancaccio EmilianoUniversità del Sannio, Cacace Nicola Presidente Onesis diRoma, Canale Rosaria Rita Università di Napoli"Parthenope", Carlo Giannone Università del Sannio,Carra Aldo Economista, Caselli Gian Paolo Università diModena e Reggio E., Cesaratto Sergio Università di Siena,Clericetti Carlo Giornalista Economico, De MarzoGiuseppe Portavoce Associazione A Sud, De VivoGiancarlo Università di Napoli "Federico II", DevillanovaCarlo Università Bocconi, Di Maio Amedeo Università diNapoli L'Orientale, Eboli Maria Giuseppina UniversitàLa Sapienza Roma, Fantacci Luca Università Bocconi,Ferrari Sergio già Direttore Generale ENEA, FranziniMaurizio Università' di Roma "La Sapienza", GianniAlfonso già Sottosegretario di Stato Tesoro e Bilancio,Ginzburg Andrea Università di Modena e Reggio E.,Gnesutta Claudio Università La Sapienza Roma,Gottardi Donata Università di Verona, Granaglia ElenaUniversità Roma Tre, Grillo Michele Università Cattolicadi Milano, Leon Paolo Università Roma Tre, LeoniRiccardo Università di Bergamo, Lettieri AntonioPresidente Centro Internazionale di Studi Sociali,Lucarelli Stefano Università di Bergamo, MacciottaGiorgio già Sottosegretario di Stato tesoro e bilancio,Marcon Giulio Portavoce della campagna Sbilanciamoci,Masina Pietro Università di Napoli L'Orientale, MerlettoGerardo Università di Sassari, Militello Giacintogià com-

ponente Comm. Antitrust, Montebugnoli AlessandroUniversità' di Roma "La Sapienza", Paladini RuggeroUniversità' di Roma "La Sapienza", Palma DanielaENEA, Pennacchi Laura Fondazione Basso, Petri FabioUniversità di Siena, Pini Paolo Università di Ferrara,Pizzuti Felice Roberto Università La Sapienza Roma,Pochini Silvia Universita di Pisa, Raitano MicheleUniversità' di Roma "La Sapienza", Ramazzotti PaoloUniversità di Macerata, Ricci Andrea EconomistaISFOL, Ricci Gilberto Economista, Ricottilli MassimoUniversità di Bologna, Romano Roberto Economista,Ruffolo Giorgio Presidente Centro Europa Ricerche, RussoVincenzo Università La Sapienza Roma, ScacciatiFrancesco Università di Torino, Sdogati Fabio Politecnico diMilano, Solari Stefano Università di Padova, StiratiAntonella Università Roma Tre, Stroffolini FrancescaUniversità di Napoli "Federico II", Sylos Labini StefanoRicercatore ENEA, Tamborini Roberto Università diTrento, Tiberi Mario Università La Sapienza Roma,Tomassi Federico Università' di Roma "La Sapienza",Travaglini Giuseppe Università di Urbino Carlo Bo, ViscoVincenzo Presidente NENS, già Ministro delle Finanze

Per aderire alla petizione: http://www.cgil.it/petizione/

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 79

cambiailmondo

Page 80: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

“Nel momento in cui un giovane greco su due èdisoccupato, 25.000 persone senza tetto vaganoper le strade di Atene, il 30 per cento della popola-zione è ormai sotto la soglia della povertà, migliaiadi famiglie sono costrette a dare in affidamento ibambini perché non crepino di fame e di freddo ei nuovi poveri e i rifugiati si contendono l'immon-dizia nelle discariche pubbliche, i “salvatori” dellaGrecia, col pretesto che i Greci “non fanno abba-stanza sforzi”, impongono un nuovo piano di aiutiche raddoppia la dose letale già somministrata. Unpiano che abolisce il diritto del lavoro e riduce ipoveri alla miseria estrema, facendo contempora-neamente scomparire dal quadro le classi medie.L'obiettivo non è il “salvataggio”della Grecia: suquesto punto tutti gli economisti degni di questonome concordano. Si tratta di guadagnare tempoper salvare i creditori, portando nel frattempo ilPaese a un fallimento differito.Si tratta soprattuttodi fare della Grecia il laboratorio di un cambiamen-to sociale che in un secondo momento verrà gene-ralizzato a tutta l'Europa. Il modello sperimentatosulla pelle dei Greci è quello di una società senza

servizi pubblici, in cui le scuole, gli ospedali e idispensari cadono in rovina, la salute diventa privi-legio dei ricchi e la parte più vulnerabile dellapopolazione è destinata a un'eliminazione pro-grammata, mentre coloro che ancora lavoranosono condannati a forme estreme di impoverimen-to e di precarizzazione.Ma perché questa offensiva neoliberista possaandare a segno, bisogna instaurare un regime chemetta fra parentesi i diritti democratici più elemen-tari. Su ingiunzione dei salvatori, vediamo quindiinsediarsi in Europa dei governi di tecnocrati inspregio della sovranità popolare. Si tratta di unasvolta nei regimi parlamentari, dove si vedono i“rappresentanti del popolo” dare carta bianca agliesperti e ai banchieri, abdicando dal loro suppostopotere decisionale. Una sorta di colpo di stato par-lamentare, che fa anche ricorso a un arsenalerepressivo amplificato di fronte alle proteste popo-lari. Così, dal momento che i parlamentari avrannoratificato la Convenzione imposta dalla Troika (Ue,Bce, Fmi), diametralmente opposta al mandato cheavevano ricevuto, un potere privo di legittimità

80 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

appello

SALVIAMO LA GRECIA DAI SUOI SALVATORI!

www.cambiailmondo.org

Page 81: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

cambiailmondo

democratica avrà ipotecato l'avvenire del Paese per30 o 40 anni.Parallelamente, l'Unione europea si appresta a isti-tuire un conto bloccato dove verrà direttamenteversato l'aiuto alla Grecia, perché venga impiegatounicamente al servizio del debito. Le entrate delPaese dovranno essere “in priorità assoluta” devo-lute al rimborso dei creditori e, se necessario, ver-sate direttamente su questo conto gestito dalla Ue.La Convenzione stipula che ogni nuova obbliga-zione emessa in questo quadro sarà regolata daldiritto anglosassone, che implica garanzie materia-li, mentre le vertenze verranno giudicate dai tribu-nali del Lussemburgo, avendo la Grecia rinunciatoanticipatamente a qualsiasi diritto di ricorso controsequestri e pignoramenti decisi dai creditori. Percompletare il quadro, le privatizzazioni vengonoaffidate a una cassa gestita dalla Troika, dove saran-no depositati i titoli di proprietà dei beni pubblici..In altri termini, si tratta di un saccheggio generaliz-zato, caratteristica propria del capitalismo finanzia-rio che si dà qui una bella consacrazione istituzio-nale.

Poiché venditori e compratori siederanno dallastessa parte del tavolo, non vi è dubbio alcuno chequesta impresa di privatizzazione sarà un verofestino per chi comprerà.Ora, tutte le misure prese fino a ora non hannofatto che accrescere il debito sovrano greco, che,con il soccorso dei salvatori che fanno prestiti atassi di usura, è letteralmente esploso sfiorando il170% di un Pil in caduta libera, mentre nel 2009era ancora al 120%. C'è da scommettere che questacoorte di piani di salvataggio - ogni volta presenta-ti come 'ultimi'- non ha altro scopo che indeboliresempre di più la posizione della Grecia, in modoche, privata di qualsiasi possibilità di proporre daparte sua i termini di una ristrutturazione, siacostretta a cedere tutto ai creditori, sotto il ricatto“austerità o catastrofe”.L'aggravamento artificiale e coercitivo del proble-ma del debito è stato utilizzato come un'arma perprendere d'assalto una società intera. E non è uncaso che usiamo qui dei termini militare: si trattapropriamente di una guerra, condotta con i mezzidella finanza, della politica e del diritto, una guerra

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 81

Page 82: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

di classe contro un'intera società. E il bottino chela classe finanziaria conta di strappare al 'nemico'sono le conquiste sociali e i diritti democratici, ma,alla fine dei conti, è la stessa possibilità di una vitaumana. La vita di coloro che agli occhi delle strate-gie di massimizzazione del profitto non produconoo non consumano abbastanza non dev'essere piùpreservata.E così la debolezza di un paese preso nella morsafra speculazione senza limiti e piani di salvataggiodevastanti diviene la porta d'entrata mascherataattraverso la quale fa irruzione un nuovo modellodi società conforme alle esigenze del fondamenta-lismo neoliberista. Un modello destinatoall'Europa intera e anche oltre. È questa la veraquestione in gioco. Ed è per questo che difendereil popolo greco non si riduce solo a un gesto disolidarietà o di umanità: in gioco ci sono l'avveniredella democrazia e le sorti del popolo europeo.Dappertutto la “necessità imperiosa” di un'austeri-tà dolorosa ma salutare ci viene presentata come ilmezzo per sfuggire al destino greco, mentre vi con-duce dritto.Di fronte a questo attacco in piena regola contro lasocietà, di fronte alla distruzione delle ultime isoledi democrazia, chiediamo ai nostri concittadini, ainostri amici francesi e europei di prendere posizio-ne con voce chiara e forte. Non bisogna lasciare il

monopolio della parola agli esperti e ai politici.Il fatto che, su richiesta dei governanti tedeschi efrancesi in particolare, alla Grecia siano ormaiimpedite le elezioni può lasciarci indifferenti? La stigmatizzazione e la denigrazione sistematica diun popolo europeo non meritano una presa diposizione? È possibile non alzare la voce control'assassinio istituzionale del popolo greco?Possiamo rimanere in silenzio di fronte all'instaura-zione a tappe forzate di un sistema che mette fuorilegge l'idea stessa di solidarietà sociale?Siamo a un punto di non ritorno.È urgente condurre la battaglia di cifre e la guerradelle parole per contrastare la retorica ultra-liberi-sta della paura e della disinformazione.È urgente decostruire le lezioni di morale cheoccultano il processo reale in atto nella società. Ediviene più che urgente demistificare l'insistenzarazzista sulla “specificità greca” che pretende difare del supposto carattere nazionale di un popolo(parassitismo e ostentazione a volontà) la causaprima di una crisi in realtà mondiale. Ciò che contaoggi non sono le particolarità, reali o immaginari,ma il comune: la sorte di un popolo che contageràtutti gli altri.Molte soluzioni tecniche sono state proposte peruscire dall'alternativa “o la distruzione della societào il fallimento” (che vuol dire, lo vediamo oggi, sia

82 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

www.cambiailmondo.org

Page 83: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

la distruzione sia il fallimento). Tutte vanno presein considerazione come elementi di riflessione perla costruzione di un'altra Europa. Prima di tutto però bisogna denunciare il crimine,portare alla luce la situazione nella quale si trova ilpopolo greco a causa dei “piani d'aiuto” concepitidagli speculatori e i creditori a proprio vantaggio.Mentre nel mondo si tesse un movimento di soste-gno e Internet ribolle di iniziative di solidarietà, gliintellettuali saranno gli ultimi ad alzare la loro voceper la Grecia? Senza attendere ancora, moltiplichiamo gli articoli,gli interventi, i dibattiti, le petizioni, le manifesta-zioni. Ogni iniziativa è la benvenuta, ogni iniziativaè urgente.Da parte nostra ecco che cosa proponiamo: anda-re velocemente verso la formazione di un comita-to europeo di intellettuali e di artisti per la solida-rietà con il popolo greco che resiste.Se non lo facciamo noi, chi lo farà? Se non adesso, quando?”

Vicky Skoumbi, redattrice della rivista Aletheia, Atene,Dimitris Vergetis, direttore di Aletheia, Michel Surya,direttore della rivista Lignes, Parigi.

Prime adesioni: Daniel Alvaro, Alain Badiou, Jean-Christophe Bailly,Etienne Balibar, Fernanda Bernardo, Barbara Cassin,Bruno Clement, Danièle Cohen-Levinas, Yannick Courtel,Claire Denis, Georges Didi-Hubermann, IdaDominijanni, Roberto Esposito, Francesca Isidori, Pierre-Philippe Jandin, Jérome Lebre, Jean-Clet Martin, Jean-LucNancy, Jacques Ranciere, Judith Revel, Elisabeth Rigal,Jacob Rogozinski, Avital Ronell, Ugo Santiago, BeppeSebaste, Michèle Sinapi, Enzo Traverso

FONTE: http://www.editions-lignes.com/sauvons-le-peuple-grec-de-ses.htmlTraduzione: TLAXCALA comunità di traduttori

cambiailmondo

Page 84: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

L'ISOLA DEI FAMOSIUN POVERO PROGRAMMA IN UN PAESE POVERO E OPPRESSO DALLA DITTATURA

Gino Bucchino scrive alla Rai e riporta la lettera di un missionario comboniano in Honduras.Il reality show della RAI si svolge in un isola di un Paese, l'Honduras, molto povero, sfruttatoda imprese transazionali, governato da un regime dittatoriale e violento, abitato da milioni didiseredati. Un Paese le cui risorse e la cui economia sono prerogative delle brame e degliinteressi di potentati economici alieni e dei detentori del potere politico.

Roma, 28 febbraio 2012

Lettera aperta a:- Presidente RAI, Dottor Paolo Garimberti- Direttore generale RAI, Dottoressa Lorenza Lei- Direttore RAI2, Dottor Pasquale D'Alessandro- Presidente della Commissione parlamentare per l'indiriz-zo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisi, Sen.Sergio Zavoli

Ho ricevuto, come credo anche altri parlamentari egli stessi dirigenti della RAI, una lettera del missio-nario comboniano Manuel Ceola che mi ha com-mosso e turbato. La lettera stigmatizza insensibili-tà, cinismo e ipocrisie della trasmissione della RAI“L'isola dei famosi”. Si dirà: critiche effimere e

infondate, che ignorano la legge del mercato e lerichieste degli utenti, quindi non rompete. Credoinvece che le riflessioni del missionario non sianoaffatto impertinenti ma, obiettivamente, moltocondivisibili, e più apprezzabili in un periodo in cuisi sta cercando, con grande fatica, di ritrovare queldecoro, quella dignità e quel senso di ragione che sierano persi in questi ultimi anni.Cosa ci dice il sacerdote comboniano che già nonsappiamo o che facciamo finta di non sapere?Riassumo: che il reality show della RAI si svolge inun isola di un Paese, l'Honduras, molto povero,sfruttato da imprese transazionali, governato da unregime dittatoriale e violento, abitato da milioni didiseredati. Un Paese le cui risorse e la cui economiasono prerogative delle brame e degli interessi di

84 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Lettere

Page 85: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

potentati economici alieni e dei detentori del pote-re politico.Riproduco alcuni efficaci passaggi della lettera. “Ilcontadino viene spinto, con metodi legali e illegali,a deforestare selvaggiamente. L'impoverimento alungo termine dell'ambiente avrà ovviamente con-seguenze pesanti per lui. Dopo il golpe la situazio-ne è peggiorata perché il potere delle transazionaliè enormemente cresciuto. Il Paese sta sanguinando,ferito a morte dalla violenza, dalla povertà crescen-te, dalla mancanza di rispetto per la vita e dalla cor-ruzione tra le forze dell'ordine”.E tra l'indifferenza, aggiungo io, dei popoli “civili”.Così indifferenti che non hanno altro di meglio dafare che organizzare in questi Paesi poveri e sfrut-tati - come fa la RAI - reality di dubbio valoremorale e culturale solo perché fanno audience esono possibili attrazioni e facili catalizzatori di inte-resse, esponendo in televisione il peggio della razzaumana. E i nostri famosi? Come dice la lettera delcomboniano “non sono altro che delle persone acui nel loro Paese non manca nulla e che si prendo-

no il lusso di fingerefame in un Paese dove la famec'è davvero, di fingere lotte per la sopravvivenzadove gente lotta e muore per davvero, di fingereurla di dolore o di rabbia dove più di 350 uominihanno gridato, urlato la loro disperazione, il lorodolore nel vedersi intrappolati dalle fiamme”.“Come uomo, cristiano, missionario e abbonatoRAI sento il diritto e il dovere di gridare: BASTA!!!Chiedo a chi può di intervenire e di smettere diprendere in giro milioni di persone che, non solo inHonduras, ma in tantissimi altri Paesi sono stanchidi essere sfruttati, umiliati, uccisi. Sono stanchi divedersi sbattere in faccia la nostra ipocrisia, lanostra ricchezza, la nostra “cultura”.Cosa dire di più e di meglio. Potrebbe e dovrebbepartire dalla RAI un rinnovamento della moralità edei costumi, una rivoluzione culturale dopo anni diimbarbarimento che ci faccia godere finalmenteuna televisione meno volgare, meno inutile, piùseria, più pulita, e perché no, anche più colta.

Gino Bucchino, Deputato

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 85

cambiailmondo

Page 86: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

86 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Segnalazioni

segnalazioni

AGOSTINO SPATARO PRETROLIO, IL SANGUE DELLA TERRA. DA BAGDAD A TRIPOLI: LO STESSO DISEGNO NEOCOLONIALE

Il libro, partendo dall'invasione dell'Iraq, si snoda lungo un filo conduttore cheevidenzia un inquietante disegno occidentale, della Nato in particolare, di “ricon-quista” neocoloniale di taluni paesi del Medio Oriente e della sponda sud delMediterraneo.

Dall' introduzione del nuovo libro di Agostino Spataro:

Così la penso e così la dico. Un punto di vista, intimamente, damolti condiviso ma solo da pochi dichiarato.In realtà, il punto di svolta è stato l'orribile attentato alle “torrigemelle” di New York col quale i suoi autori, dichiarati o presunti,hanno inteso inaugurare il nuovo secolo.Il 9/11 bisogna ricordarlo per la morte di tremila vittime innocentie anche perché ha aperto un'altra fase della tenebrosa regressione“liberista” che sta mettendo a rischio le conquiste di libertà e didemocrazia e la stessa convivenza pacifica fra le nazioni.Con la scusa di esportare (con gli F16 e con i “drone”) la democra-zia, i diritti umani, ecc, le più forti potenze della Nato, (alcune excoloniali: Francia, Inghilterra e- in seconda fila- Spagna, Italia,Belgio, Portogallo), si voglionoimpadronire delle aree più pregiate del mondo arabo e islamico, spe-cie di quelle che sfuggono alla loro influenza politica ed economica.Sono stati perpetrati interventi politici e militari gravissimi che, finoa qualche anno fa, il Consiglio di sicurezza dell'Onu condannavacome inammissibili ingerenze negli affari interni di Stati sovrani.Oggi, invece, stranamente, li ratifica, li autorizza.Evidentemente, al Palazzo di Vetro c'è qualcosa che non sta funzio-

Page 87: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 87

cambiailmondo

nando secondo la prassi e loStatuto.Per gli arabi non c'è paceE' inutile fingere. Gli obiettivisono il petrolio, questo maledet-to petrolio che sta avvelenandogli uomini, l'aria e la Terra, e ilcontrollo strategico delle grandivie commerciali e dei nuovi mer-cati, delle infrastrutture diapprovvigionamento e delleenormi risorse finanziarie deiPaesi arabi.Perciò per gli arabi non ci saràpace. Sembra che a questi popo-li sia negato il diritto a vivere inpace!Il principale conflitto che li tor-menta, quello arabo-israeliano,dura da 63 anni e non s'intravve-de una conclusione a breve.Liberatisi dal colonialismo euro-peo nel secondo dopoguerra, ipopoli arabi rischiano di passaredalla padella di regimi militaristiilliberali e, talvolta, perfino triba-li, alla brace di potenze stranierepromotrici di un neo-coloniali-smo che non esclude- come si èvisto in Afghanistan, in Iraq, inSomalia, in Libia, ecc. l'interventomilitare diretto e/o eterodiretto.Tale condotta evidenzia una ten-denza allarmante: il ricorso, sem-pre più frequente, da parte delle“potenze” occidentali all'intrigopolitico e all'opzione militare perrisolvere le controversie interna-zionali.In realtà, il colonialismo, la guer-ra sono scelte disperate operateda gruppi di potere dominantiche non riescono a vedere altrevie di soluzione dei problemi.Scelte, dunque, irresponsabili,inquietanti che stanno cambian-do i termini dello scambio fraOccidente e Oriente islamico,

fra Europa e Mediterraneo.Si sta passando, infatti, dall'au-spicato rapporto paritario per ilco-sviluppo a una nuova dipen-denza dei paesi produttori daquelli consumatori d'idrocarburi.

Quello che abbiamo temuto staaccadendo Quello che abbiamo temuto staaccadendo: invece del dialogo,della cooperazione euro- arabae mediterranea, sta tornando laguerra, comunque camuffata ecombattuta, per il controllo dellerisorse energetiche e finanziarie.Una guerra asimmetrica, crudeleche ha già mietuto centinaia dimigliaia di vittime e distruttoculture e Paesi, che le potenzeoccidentali vogliono vincere infretta poiché la Cina si avvicina,sempre più minacciosa, a quest'area vitale del mondo. La madredi tutte le battaglie (speriamosolo politiche e commerciali) è,per il momento, rinviata.Forse, si combatterà fra qualcheanno, nell'area del Pacifico. Atale, tenebroso appuntamentosembrano prepararsi Usa e Cina,i due principali protagonisti delconfronto che- non è escluso- sipossa concludere con un accor-do spartitorio globale.All'orizzonte del futuro delmondo, si profila un nuovo dua-lismo egemonico che non sop-porta un terzo soggetto primarioqual è l'Unione europea, cosìcome si va configurando: unaentità politica dotata di unamoneta forte (com'è l'euro) e diuna politica di scambi e di coo-perazione che guarda al mondoarabo, all'Africa e alle altre regio-ni emergenti.Sembra che nei programmi degli

strateghi Usa e cinesi non ci siaposto per questa “vecchia”Europa autonoma, democraticache si rinnova e rilancia la sfida.Sarebbe d'ostacolo e soprattuttouna concorrente forte e con lecarte in regola. Perciò, deve esse-re indebolita, divisa e riallineataal potente alleato d'oltreAtlantico.

Attacco all'euro e riconquistaneocolonialeDa qui, il micidiale attacco all'eu-ro, muovendo dai punti piùdeboli della catena (Grecia,Spagna, Italia, ecc).Ironia della logica, della buonafinanza: l'euro è sotto attacconon per la sua debolezza ma perla sua forza.Fa paura, perciò, devono fiaccar-lo, degradarlo, possibilmenteestrometterlo dal paniere dellemonete che contano.Devono farlo oggi, prima che sicompleti il processo di unionepolitica da cui nasceranno unnuovo governo europeo e laprima potenza economica delPianeta.Domani sarebbe davvero imba-razzante, impossibile.L'attacco all'Europa e la “recon-quista” del mondo arabo costi-tuiscono, pertanto, due tasselli-chiave nella più generale lottaper la nuova egemonia mondiale.In ogni caso, servono a salva-guardare la traballante primaziadel dollaro e a garantire alle mul-tinazionali (in gran parte Usa)affari colossali e una quota rile-vante dell'approvvigionamentod'idrocarburi e un flusso dipetro- capitali indispensabili perle dissestate finanze occidentali.Sotto tiro i principali partner

Page 88: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

88 CAMBIAILMONDO, marzo l aprile 2012

Segnalazioni

dell'Italia L'Italia, e la Sicilia, sono state tra-scinate in questa “nuova avventu-ra” un po' controvoglia. Ancheperché, stranamente, queste guer-re e/o “primavere”, scoppiate inpieno inverno, si stanno scate-nando soltanto contro i regimi diquei paesi di cui l'Italia è il primoo il secondo partner commercia-le, con pesanti conseguenze perl'interscambio italiano.A conferma segnalo alcuni datirecenti riguardanti gli scambi fraItalia e i 5 Paesi arabi in crisi, ela-borati dalla Camera di commer-cio italo araba (su base Istat) erelativi al periodo gennaio-set-tembre 2010-2011.Vi sono da considerare anche idanni indiretti provocati dall'au-mento dei prezzi degli idrocarbu-ri a causa degli interventi in Libiae delle crisi in altri Paesi.Nello stesso periodo, infatti, leimportazioni italiane d'idrocar-buri dal mondo arabo sono dimi-nuite (in volume) rispetti-vamen-te del 7,4 e del 3,5%, ma l'esbor-so in valuta è aumen-tato del20,5% (da 39 a 47 miliardi dieuro).Insomma, un affarone perl'Italia!L'Italia e la Sicilia, usate comeavamposti strategiciCasualità o c'è dell'altro? Larisposta potrebbe venire da chitiene l'agenda politica e i contidell'Italia.Non vogliamo gridare al com-plotto, ma nemmeno ignorare larealtà dei dati derivati dallasequenza degli avvenimenti: Iraq,Libia, Tunisia, Egitto, Yemen edomani, forse, anche Siria e Iran,tutti principali clienti e fornitoridell'Italia. Per altro, quasi tutti

Paesi poveri, mentre la calmaregna sovrana nelle più ricche eilliberali dittature petrolifere delGolfo: dall'Arabia saudita alQatar.Una doppiezza arrogante cheevidenzia una sensibilità demo-cratica a senso unico che non siapplica- per esempio- alla ditta-tura dello sceicco del Bahreinimpegnato, da quasi un anno econ l'aiuto diretto dell'esercitosaudita, a reprimere nel sangueuna rivolta popolare che chiedelibertà di voto e di espressione.Nessuno parla e scrive di questatragica “primavera”.Forse perché il Bahrein ospita lesedi di grandi banche e unapotente flotta Usa?Perciò, sarebbe tempo che gliinterventisti nostrani spiegasseroal popolo italiano le vere ragioniper le quali hanno schierato lenostre Forze Armate in opera-zioni politico-militari che, oltre aviolare i principi di non ingeren-za e di sovranità di paesi esteri,danneggiano gli interessi nazio-nali del nostro Paese.L'Italia e la Sicilia sono territoristrategici, al centro di questoMediterraneo turbolento e attra-versato da conflitti vecchi enuovi, perciò devono essere poli-ticamente normalizzate e militar-mente pronte per svolgere almeglio il loro ruolo.Questo parrebbe il “program-ma”. Tuttavia, non tutto è scon-tato.Tra il dire e il fare c'è di mezzoil…mare.C'è il nostro Mediterraneo dellegrandiose civiltà che, certo, nonaccetterà di essere ridotto a meroricetto di traffici e di materialialtamente inquinanti e a zona

nevralgica di una strategiaaggressiva contro popoli e Paesiche, con noi della sponda nord,hanno dato vita alla filosofia, allascienza, alla democrazia.Inoltre, la militarizzazione dellerelazioni intra-mediterraneevanificherebbe l'ipotesi, che datempo immaginiamo, di trasfor-mare l'area mediterranea in unodei principali poli dello sviluppomondiale, per riportarla al ruoloantecedente al 1492.Insomma, un disegno tropposbrigativo, brutale e inaccettabileanche per le masse di giovaniinternauti.La risposta neocolonialistapotrebbe non funzionare.L'errore è sempre in agguato.Come abbiamo visto in annirecenti, gli strateghi dell'inter-ventismo non sono infallibili,anzi, più volte, hanno sbagliatoanalisi e alleanze, tempi e modid'intervento.Unire l'Europa, unire ilMediterraneoNel mondo, anche in quelloarabo, persino negli Usa, c'ètanta gente che rifiuta questaoscura prospettiva; che lotta espera in un avvenire diverso, dipace e di fratellanza universale.Cito per tutti l'esempio più chia-ro: l'America del Sud, dove ènata una grande speranza per ilmondo intero.Qui, infatti, governi e movimen-ti democratici, progressisti stan-no lottando, con successo, perliberarsi dalla perniciosa influen-za delle multinazionali, per affer-mare la loro sovranità e libertà, illoro diritto all'indipendenza eco-nomica, al benessere condiviso,alla vita.Lottano anche per noi che non

Page 89: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

riusciamo a vedere oltre il telefo-nino e l'automobile.E' tempo che i cittadini arabi edeuropei facciano, insieme, laloro parte per riaffermare le loroautonomie e diversità culturali, iloro stili di vita, per unirel'Europa e il Mediterraneo.A tal fine, bisognerebbe ri-orien-tare i movimenti dei giovani e deilavoratori verso un grande pro-getto di co-sviluppo euro-medi-terraneo, alternativo al fallimen-tare modello sedicente “liberi-sta” e bellicista delle relazionieconomiche e commerciali inter-nazionali.Denunciando tale disegno, nonho inteso difendere dittatori esatrapi, già abbattuti o ancora alcomando, con i quali i capi dellepotenze “castigatrici” hannofatto affari scandalosi, anche pri-vati, ma riaffermare i principi(sanciti nella vigente Cartadell'Onu e nella Costituzione ita-liana), di non ingerenza e dirispetto della sovranità nazionaledegli Stati. Ed anche la necessitàdi una lotta popolare per lademocrazia vera e per la pace e ilbenessere condiviso, per salvarel'umanità da una prospettiva tra-gica e miserabile.Si può fare! Ma ci vorrebberoidee nuove e soggetti politici benorientati e determinati.

II ll ll iibbrroo dd ii AAggoosstt ii ssnnoo SSppaattaarroo ssaarrààpprreesseennttaattoo ddaall ll ''aauuttoorree,, iinn ccooll llaa--bboorraazz iioonnee ccoonn llaa FFIILLEEFF,, aa BBuueennoossAA ii rr eess ,, RRoossaa rr ii oo ,, MMoonn tt eevv ii ddeeoo eePPoorr ttoo AAlleeggrree,, tt rraa ff iinnee aapprr ii llee eeiinn iizz iioo mmaaggggiioo..

marzo l aprile 2012, CAMBIAILMONDO 89

cambiailmondo

IINNDDIICCEE DDEELL VVOOLLUUMMEE

CCaappii ttoo lloo pprr iimmooDDEELLLLAA GGUUEERRRRAA EE DD''AALLTTRRII AACCCCIIDDEENNTTIILe vere ragioni della guerra di Bush - Iraq: le stesse potenze per lo stesso petrolio -Verso un impero americano?- Armi chimiche, attenti al marchio - La guerra è anchecontro l'Europa - Attentati suicidi: una terrificante novità

CCaappii ttoo lloo sseeccoonnddooGGUUEERRRRAA AALL TTEERRRROORRIISSMMOO OO AA CCHHII??Bin Laden come l'Araba fenice - Oriente e Occidente: la grande incomprensione -Saddam Hussein: il prima e il dopo - Saddam Hussein e l'Italia - Moro è caduto peraver troppo capito e troppo osato

CCaappii ttoo lloo TTeerrzzoo MMEEDDIIOO OORRIIEENNTTEE:: IILL CCOONNFFLLIITTTTOO IINNFFIINNIITTOOPer una vera pace in Medio Oriente - Dopo Arafat, arriverà la pace? - Andreotti ter-rorista? - Fermare il massacro israeliano a Gaza - Gerusalemme, la solitudined'Israele - 1988. Gli israeliani fanno saltare la “Nave del ritorno” dei palestinesi -L'Italia riconosca lo Stato palestinese

CCaappii ttoo lloo qquuaarr ttoo GGUUEERRRRAA AALLLLAA LL IIBBIIAASi può ancora trattare col regime libico? - Petrolio e dittature - Libia: Italia de nuevoen guerra - Sicilia-Libia, un'illusione mediterranea - L'Italia e la crisi libica - Libia: laNato può vincere la guerra, ma perdere il dopoguerra

CCaappii ttoo lloo qquuiinnttoo MMOONNDDOO AARRAABBOO,, FFAASSCCIINNOO EE CCOONNTTRRAADDDDIIZZIIOONNIIFondamentalismo islamico o islam politico? - Yemen, paese di Bin Laden o della regi-na di Saba - Quando un sultano sbarca a Palermo - Le mutilazioni genitali femminili -Una lettera da Damasco - Primavera araba: rivolta o rivoluzione?

CCaappii ttoo lloo sseessttoo EEUURROOPPAA SSOOTTTTOO AATTTTAACCCCOOL'uovo del serpente - La dittatura degli investimenti - Attacco all'euro, attaccoall'Europa - Crisi europea: finirà come in Argentina?

CCaappii ttoo lloo sseett tt iimmoo LLAA SSIICC IILL IIAA FFRRAA TTEENNSSIIOONNII EE CCOOOOPPEERRAAZZIIOONNEE La Sicilia fra Europa e Mediterraneo - L'Isola al centro di un sistema agro-alimentaremediterraneo - Mediterraneo, la centralità ritrovata - Da Sigonella la guerra al terro-rismo - Basi militari: patti segreti e finti bisticci - Esiste ancora la questione meridio-nale? - La Sicilia al tempo della globalizzazione - Portaerei e hub energetico: i due polidel futuro siciliano

CCaappii ttoo lloo oott ttaavvoo LL'' IIMMMMIIGGRRAAZZIIOONNEE CCOOMMEE RRIISSOORRSSAAQuando i clandestini siciliani sbarcavano in Tunisia - L'immigrazione come risorsa - Lestrane rotte che portano gli immigrati in Sicilia - Morte sotto la luna - Oltre Lampedusa- La moderna schiavitù

II ll ll iibbrroo ((331166 ppaagggg,, pprreezzzzoo 1188,,5500 eeuurroo)) èè vveenndduuttoo ssoolloo vv iiaaiinntteerrnneett nnee ii ss ii tt ii wwwwww.. ii llmmiioo ll iibbrroo.. ii tt ee wwwwww.. llaa ffee ll tt rr iinnee ll ll ii .. ii tt ee aanncchheenneell llee ll iibbrreerr iiee FFee ll tt rr iinnee ll ll ii ..

Page 90: Cambiailmondo n.2/3 Marzo Aprile 2012

www.cambiailmondo.org