N. 240 marzo aprile

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Marzo - Aprile 2012 Periodico della comunità parrocchiale di Villa d’Adda (Bg) - N. 240 - Marzo/Aprile 2012 dial gare n. 240

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Marzo - Aprile 2012

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dial gareDirettore editoriale: don Diego NodariRedazione: don Gian Maria Berta, Lucia Baroncelli,Davide Chiari, Luisa Dinale, Stefania Fetti,Mara Fuoco, Sara Marchetti, Giovanni Nervi, Gabriele Sala, Giusi Spreafico.Hanno collaborato: i catechisti, Gabriele Gambirasio,Ilaria Posa e Valentina Viscardi.

Direttore responsabile: Maria Luisa GiovanzanaPeriodico della comunità parrocchiale di Villa d'Adda (Bg)Via del Borgo, 2 - n. 240 - Marzo/Aprile 2012 - Anno XXIX

Pubblicità: Tel. 035 792115 (segreteria parrocchiale)

Distribuzione: Maria Milani - Tel. 035 784608

Ritiro fotografie: Liliana Chiappa - Tel. 035 791625

Stampa: Tipografia dell'Isola s.n.c. Tel. 035 4940845 -Terno d'Isola (Bg)

e-mail: [email protected]

Iscrizione al Registro stampadel Tribunale di Bergamo n. 26 del 22 luglio 1985Abbonamento annuo € 20,00 - Una copia € 3,50

SANTE MESSEFestive 18.00 prefestiva 7.30 - 10.30 - 18.00 (9.15 all’Istituto)Feriali Lunedì - Martedì - Mercoledì: ore 8.30 in parrocchia Giovedì: ore 9.00 Messa a San Martirio Venerdì: ore 17.00 in parrocchia

Feriali (all’Istituto) Lun.- Mar.- Mer.- Ven.- Sab.: ore 7.00 Giovedì: ore 17.00 Giovedì: ore 16.00 Adorazione

1° Venerdì del mese 15.00 - 17.00 Adorazione in parrocchia

Ogni domenica 16.00 Adorazione Eucaristica presso l’Istituto Sacro Cuore - Villa Peschiera

Per la richiesta di celebrazione di Sante Messe rivol-gersi in sacrestia, dopo la liturgia; oppure passare presso la segreteria parrocchiale (lunedì - venerdì, ore 9.30 - 12.00).Per questioni organizzative di calendario si consiglia di non prenotare telefonicamente.

BATTESIMI20 maggio 2012, ore 10.3017 giugno, ore 18.00 - 15 luglio, ore 10.30La celebrazione chiede un incontro con i genitori, il padrino e la madrina concordato con il parroco.

MATRIMONII fidanzati sono invitati a presentarsi in parrocchia per i documenti almeno tre mesi prima del matrimo-nio, possibilmente nella giornata di sabato.

CONFESSIONISabato, ore 17.00 - 18.00Prima o dopo la Messa feriale. Per i ragazzi una volta al mese. Per gli ammalati e gli anziani, al primo venerdì del mese (e delle feste) e a richiesta.

VISITE AGLI AMMALATI E UNZIONE SANTALa famiglia che desidera la visita per l’Eucarestia e per l’Unzione santa è pregata di avvisare il parroco o la segreteria parrocchiale.

VISITE NEGLI OSPEDALIChi ha piacere di ricevere la visita dei sacerdoti del-la parrocchia è pregato di far conoscere agli stessi il nominativo dell’ammalato e il luogo di degenza.

FUNERALII parenti del defunto sono invitati a comunicare alla parrocchia l’avvenuto decesso. Si eviti che l’avviso giunga in parrocchia da parte dell’agenzia funebre. La data del funerale deve essere concordata con la parrocchia: per esigenze pastorali, può essere scel-to qualsiasi giorno, in mattinata e nel pomeriggio, esclusi il sabato pomeriggio e i giorni festivi.

Don Diego Nodari: Via del Borgo, 2 - Tel. e Fax 035 792115 - e-mail: [email protected] Gian Maria Berta: Via del Borgo, 2 - Tel. 335 6840832Segreteria parrocchiale: da lunedì a venerdì, 9.30 - 12.30, Tel. e Fax 035 792115Segreteria Oratorio: Via San Carlo, 3 - Tel. 035 4380113 - e-mail: [email protected] materna “T. Frigerio”: Tel. 035 792014 - e-mail: [email protected] San Giuseppe: Tel. 035 791057Istituto Sacro Cuore - Villa Peschiera: Tel. 035 791228

In copertina: Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, Cena in Emmaus, 1606, Milano, Pinacoteca di Brera

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3 Marzo/Aprile 2012

C’era una volta…

Narrare… Può sembrare un verbo d’altri tempi… Quelli in cui non c’era la televisione e le serate si passavano raccontando delle storie, capaci di mettere paura al punto giusto, ma anche di diventa-

re parabole della vita.E invece forse questo verbo è più moderno di quanto possiamo credere.Il nostro mondo così frammentato, fatto di molti istanti e di tante scene slegate tra loro, si rivela inca-pace di unificare la vita e di costruire gli uomini. Serve una storia da raccontare, per interpretare le nostre domande, le nostre paure, i nostri progetti.Narrare vuol dire uscire dalla logica dei contenuti, delle nozioni da imparare; la vita non è solo un gran-de contenitore, ma una realtà nella quale la nostra libertà si mette in gioco. La verità della nostra vita cioè non va spiegata, ma va narrata, perché l’abbiamo fatta nostra vivendola, sentendola capace di dare forma ai nostri sogni…

Ritrovare il gusto di narrare, non solo per i nostri bambini, ma anche per tornare noi evangelicamente un po’ bambini, curiosi e meravigliati di quei segni che ci raccontano della storia di Dio, del mondo, di noi…È interessante cogliere come Dio stesso non ci abbia insegnato “un catechismo”, ma si sia messo in relazione con noi, ci abbia dato segni del suo amore. È il racconto della vita di suo Figlio che diventa racconto di salvezza. Ed è bello accorgerci di quanto sia moderna una liturgia antica che ha attraversa-to i secoli e che, in modo particolare nel Triduo santo, diventa racconto di una storia di salvezza: storia capace di raccogliere in sé tutti i fallimenti dell’umanità, quelli della cattiveria e dell’egoismo e quelli del giusto innocente che subisce un male che non è suo. Una storia che ci dice che solo prendendo su di noi il male che non ci appartiene, diventiamo artefici di salvezza per gli altri.Una storia che non è solo “a lieto fine”, ma che ci aiuta a dare un senso alla morte e alla sofferenza. Una storia che ci parla soprattutto di come, in modo umano, Dio si è preso cura di noi…

Ma non tutti siamo capaci di raccontare e non sempre siamo disposti ad ascoltare un racconto. Ci vo-gliono alcune condizioni.

La prima è che ci sia il momento per farlo. Noi che andiamo sempre di fretta, facciamo fatica a fermar-ci; lo facciamo solo quando siamo costretti e comunque solo in via straordinaria. Le cose da fare sono sempre tante e la tentazione è di considerare inutile la sosta. Il ritmo della settimana scandito dall’al-ternanza tra il tempo del lavoro e quello della festa, non è un lusso che solo chi non ha nulla da fare può permettersi; né la Messa è una specie di “forca caudina” sotto cui passare in vista di un sacramento che nostro figlio deve fare… L’Eucarestia domenicale è invece esattamente il luogo in cui raccontiamo ogni volta e accogliamo ogni volta l’amore di Dio per noi.

La seconda condizione è che questo racconto non sia una storiella. E rischia di diventarlo invece quando viene lasciata al prete o ai catechisti da raccontare. Ma il catechismo senza la vita cristiana, senza relazioni tra di noi e soprattutto con Dio, rimane istru-zione e basta. Se non troviamo il tempo per celebrare l’amore di Dio, per dirgli grazie e per rinnovare l’impegno a essere fratelli, nonostante tutte le fatiche che possiamo fare, cosa ce ne facciamo e cosa se ne faranno domani i nostri ragazzi di queste conoscenze religiose?

Il racconto della fede diventa una storiella quando la leghiamo a qualcosa di infantile o quando la usia-mo in modo strumentale, cioè non perché “è vera”, ma perché “ci serve”… Quest’anno non avremo le Prime Comunioni, perché con i genitori già alla fine dello scorso anno, si era de-ciso di spostare in 4a elementare questo sacramento e di far in 3a solo la Prima Confessione. Qualche volta c’è un po’ il rischio che i sacramenti siano pensati come cose da bambini invece che come il modo della liturgia di dire che si diventa grandi. Ma come possiamo chiamare “Iniziazione cristiana” un cammino che,

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invece di introdurre nella comunità dei cristiani adulti i nostri ragazzi, finisce per lasciarli quasi “da soli”?In questo senso credo che la Prima Messa di don Andrea quest’anno potrà essere un’occasione straor-dinaria per mettere l’Eucarestia al centro della nostra comunità e per considerarla non come “un sacra-mento da bambini”, ma il sacramento che rinnova ogni volta la nostra identità e la nostra comunione al corpo di Cristo risorto.

C’è un’altra condizione, forse la più importante: accettare la sfida di “metterci la faccia”; accettare di raccontare di Gesù Cristo ai nostri ragazzi, parlando di noi e della relazione che abbiamo costruito con Lui; parlare della nostra fede, e non della “religione” in genere, come se stessimo parlando del teorema di Pitagora o di qualsiasi cosa che non impegna la nostra vita…Di fronte alle tante immagini e ai tanti stimoli che attirano l’attenzione dei nostri ragazzi, non abbiamo altra carta da giocare se non quella della sincerità e della verità. Non possiamo e non dobbiamo avere altra forza che quella della verità. È di questo che hanno bisogno i nostri ragazzi e non di “specchietti per le allodole”.

Ma non dobbiamo farci prendere dal panico, quasi che ci venga richiesta un’abilità oratoria che non è di tutti… In fondo questo è un racconto che scriviamo con la nostra vita, con i nostri passi, con le nostre scelte; magari stando in silenzio, ma facendo parlare i nostri sguardi.E lo scriviamo insieme, non da soli. Perciò il mio pezzo di testimonianza, come in un puzzle, si complete-rà con quella degli altri, con quella di una comunità intera.E il nostro racconto, finirà quando avremo dato ai nostri ragazzi il gusto e la gioia di diventare a loro volta narratori. Perché si sa…, è solo raccontandole agli altri, che le cose diventano vere fino in fondo anche per se stessi.E forse senza dei ragazzi a cui raccontare la nostra fede, saremmo un po’ più poveri anche noi…

Buona Pasqua a tutti.

don Diego

Illustrazione di Michele Ferri in “Salmi per voce di bambino”, Torino, 2007

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5 Marzo/Aprile 2012

Come la prima Chiesa sia stata capace di rendere cri-stiano l’Impero romano in poco tempo, è uno dei

grandi misteri della storia. Eppure, dopo l’annuncio portato dai discepoli a ogni angolo della terra allora conosciuta, i successori degli apostoli - i vescovi - non sentirono la necessità urgente di promuovere azio-ni missionarie fuori dalla loro comunità. Procedevano ancora all’interno della loro comunità raccontando ac-curatamente alle loro generazioni il Cristo. Questo ci fa capire come, all’epoca, non esistesse un’istituzione “missionaria”, la quale fu creata appositamente dalla Santa Sede, così come la conosciamo oggi, solo a partire dal XVII secolo.Ma allora, come ci fu una tale rapida diffusione del Cri-stianesimo? La risposta è semplice: i cristiani di quella comunità o di quel paese narravano il Cristo convincen-do i pagani che incontravano con il loro esempio di vita, vivevano i loro riti religiosi che tramandavano di gene-razione in generazione e testimoniavano una condotta morale che il mondo pagano non conosceva.Anche allora erano diffuse pratiche immorali, come, per esempio, il divorzio, l’omosessualità, l’aborto, la pedofilia, la prostituzione, ma i cristiani non si adattarono al mondo di allora. Essi erano diversi, e i pagani si chiedevano quale “filosofia” fosse quella che riusciva a renderli capaci di controllare, per esempio, gli impulsi sessuali. Non era e non è tuttora, e non sarà mai neppure in avvenire, una fi-losofia, un modo di pensare o l’ascolto di una predica che ci potrà convincere per la vita intera. Anche allora, infatti, nessuno aveva detto a quei cristiani come dovevano fare per vivere nel mondo. Ma Qualcuno aveva loro mostrato

Sandrine Lhomme

I nostri padri raccontano Cristo

come si poteva fare. È l’esempio la forza più convincente: siamo ben più colpiti dall’operato di una persona concre-ta che dalle belle parole dell’omelia domenicale.Non è stato il “discorso della montagna” o i “discorsi dell’addio” fatti da Gesù a renderci cristiani, ma la mor-te e la risurrezione del Signore. Accettando la morte in nome di Gesù, i martiri hanno convinto un gran numero di persone.Chi ci sta vicino dovrebbe poter percepire dal nostro comportamento che crediamo in Cristo e a Lui ci affidia-mo. Allora sì che potremmo convertire il mondo a Cri-sto. Ma forse anche noi, come i farisei contemporanei di Gesù, siamo cristiani solo a parole.Durante l’anno il popolo cristiano celebra varie feste, oltre alla domenica – il giorno del Signore. La più im-portante è la Pasqua. Tutte le feste cristiane hanno una grande rilevanza perché nacquero da importanti avve-nimenti della storia del popolo cristiano, che le celebra con gratitudine e gioia. Esse rappresentano tuttora il ricordo più bello delle meraviglie operate da Dio nella persona del Suo Unigenito Figlio Gesù e la più gioiosa espressione della Trinitaria permanente presenza pro-tettrice di Dio.Amiamo e valorizziamo al meglio le nostre feste con le tradizioni, le liturgie e i riti che esternano la nostra fede e speranza cristiana.Ricordo che da bambino e chierichetto il parroco ci rac-coglieva per i giorni di preparazione alla Settimana San-ta. Erano momenti intensi e anche di preoccupazione per noi piccoli perché dovevamo imparare bene i vari passaggi dei riti liturgici: primo, per viverli bene noi e,

La Veglia Pasquale: tempo privilegiato per imprare la fede

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secondo, per non fare magra figura dinnanzi alla comu-nità, riunita a vivere al meglio quei momenti forti anche grazie alla nostra diligenza nel servizio liturgico.Tra le tradizioni religiose per le festività di Pasqua, che continuano ancora nel tempo, la più rilevante è la Veglia Pasquale, che la Chiesa considera la celebrazione più importante dell’anno liturgico, una sorta di “madre di tutte le veglie”, perché celebra la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte.La Veglia Pasquale si svolge durante la notte del Sabato Santo ed è costituita da quattro fasi principali: la liturgia del Fuoco, la liturgia della Parola, la liturgia Battesimale, la liturgia Eucaristica.

La liturgia del Fuoco. La chiesa viene lasciata al buio e cioè senza luci né candele accese; da essa esce il corteo della processione che si avvia verso il braciere, prepa-rato appositamente per la cerimonia. Una volta giunti davanti al braciere, il sacerdote fa un breve cenno di saluto, ma senza segno della croce, e benedice solen-nemente il fuoco. Quando il fuoco è benedetto, il cele-brante estrae dal braciere alcune braci e le depone nel turibolo, dalla fiamma che ne scaturisce accende poi il cero pasquale, che viene benedetto. Sul cero vengono tracciate una croce e le lettere greche Alfa e Omega, più le cifre dell’anno in corso; vengono poi conficcati all’e-stremità della croce e al centro cinque grani di incenso, che simboleggiano le cinque piaghe gloriose di Cristo alle mani, ai piedi e al costato. La processione ripren-de: il celebrante intona la frase “Lumen Christi” (la luce di Cristo) portando il cero pasquale benedetto e i fedeli rispondono “Deo gratia” (Rendiamo grazie a Dio), rito che si ripete una seconda volta alla porta della chiesa, dove i fedeli accendono anche una candela e una terza volta dopo essere arrivati al presbiterio.Senza l’accompagnamento musicale il prete, o un can-tore in sua vece, intona l’Annuncio Pasquale chiamato Exultet, dopo il quale si spengono le candele e comincia la liturgia della Parola.

La Veglia Pasquale prevede una liturgia della Parola più lunga e più ricca rispetto a tutte le celebrazioni dell’an-no; essa infatti prevede sette letture, otto salmi dell’An-tico Testamento, un’epistola e il Vangelo per ripercorre-re la storia della nostra redenzione dall’inizio della vita in Dio. Il celebrante prega un’orazione dopo ogni lettura e dopo ogni salmo. Le letture obbligatorie sono almeno tre, tra cui deve esservi sempre quella dell’Esodo.

Terminata l’orazione della settima lettura viene in-tonato il “Gloria” al quale segue il suono delle cam-pane (compito sempre af-fidato al sagrestano) e lo scampanellio dei campa-

nelli eseguito sempre dai chierichetti. E non vi dico quan-ta era l’attesa di questo momento e quanti desideravano suonare i campanelli, che si volevano prelevare da ogni angolo della sagrestia. Quando era presente l’organista, l’organo si accompagnava alle campane e ai campanelli. Se le luci e le candele dell’altare maggiore e della cele-brazione non erano ancora tutte accese, al momento del “Gloria” si illuminavano anche quelle spente.E poi l’omelia, cioè il commento delle letture da parte del celebrante, conclude la fase della liturgia della Parola.

Tra le usanze religiose della Veglia Pasquale vi è anche quella della liturgia Battesimale, cioè la celebrazione dei Battesimi nella notte tra il Sabato Santo e la Domenica di Pasqua, vale a dire durante la Veglia. I fedeli riaccen-dono le candele che già avevano all’inizio della Messa e intonano le “Litanie dei Santi”. Il sacerdote, preso il cero pasquale, lo immerge nel battistero benedicendo così l’acqua contenuta, dopodiché passa tra i fedeli con il secchiello dell’acqua benedetta e con l’aspersorio asper-ge benedicendo tutti. Se vi sono Battesimi programmati questo è il momento in cui vengono celebrati, altrimenti si procede subito con la “Preghiera dei fedeli”.

La liturgia Eucaristica della Veglia Pasquale inizia quan-do gli incaricati passano a raccogliere le offerte dei fe-deli e il sacerdote celebrante accoglie i doni del Pane e del Vino da benedire al momento dell’Offertorio e con-sacrare dopo il canto del “Santo”. Il celebrante poi, dopo la Preghiera Eucaristica per il Sacrificio, per i vivi e per i morti, dopo la preghiera del “Padre Nostro” e lo scam-bio del segno di pace, mangia e beve rispettivamente il Corpo e il Sangue consacrato di Cristo e distribuisce l’Eu-caristia a tutti i fedeli che sono in fila davanti all’altare. Il cibo eucaristico che rimane viene posto nel tabernacolo per l’adorazione dei fedeli e per il viatico agli ammalati. Per concludere, il sacerdote impartisce la benedizione solenne all’assemblea con il congedo: «La Messa è fi-nita. Andate in pace. Alleluia, Alleluia». Cristo è risorto, Cristo veramente è risorto.

Celebrazioni religiose queste, e tante altre, che si tra-mandano da comunità in comunità senza sostanziali cambiamenti. Posso dire di poter vivere oggi con più consapevolezza quanto da ragazzino vivevo partecipan-do a quei riti sacri che anno dopo anno hanno formato la mia vita cristiana e alimentato la mia fede. Grazie ai nostri padri che ci hanno tramandato le loro feste, pos-siamo anche noi goderne pienamente nell’oggi ed esse-re noi stessi testimoni con la nostra vita del tesoro im-menso che è il messaggio evangelico: Cristo.

A tutti voi e alle vostre famiglie, auguri di una Buona e Gioiosa Pasqua.

don Gian Maria

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7 Marzo/Aprile 2012

«Vieni che ti racconto una storia…»

“C’era una volta un giovane uomo che era mol-to buono. Amava Dio a tal punto da spendersi

completamente per Lui. Sai cosa vuol dire “spendersi”? Vuole dire che inventava sempre cose nuove che potes-sero piacere a Dio: voler bene a tutti quanti quelli che conosceva, dire una parola gentile a chi era triste, chia-mare amici anche quelli con un bel po’ di difetti, cercare di guarire le malattie che facevano soffrire, e poi raccon-

tare a tutti la verità su quel Dio che lui chiamava Papà. Voleva che tutti conoscessero Dio come lo conosceva lui. Essere di Dio e amare gli uomini erano la sua gioia, e desiderava che tutti avessero la sua stessa possibilità di essere felici. Un giorno degli uomini cattivi, che non capivano queste cose e che erano invidiosi perché quel giovane era ascoltato da un sacco di gente, gli dissero che doveva smettere di raccontare che era amico, anzi,

Francesca Chessa, «Se darete da bere a questi piccoli...» Mt. 10,42,in “Acqua. I colori del sacro”, Padova, 2005

Iniziamo con questo numero di dialogare, e andremo avanti anche nei tre seguenti, un “viaggio” attraverso le stagioni della vita, con l’intento di raccontare la cura, le attenzioni, le passioni e le proposte che la parrocchia e l’oratorio mettono in campo nella nostra comunità per accompagnare ognuno da quando è bambino sino a quando diventa anziano.Le prossime paginesono dedicate alperiodo dell’infanzia con una serie di riflessioni che toccano l’agire e la presenza di tante persone che operano per introdurre attraverso la scuola materna, il catechismo,lo sport, il gioco eil tempo libero,i nostri piccoli allabellezza dellavita cristiana.

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L’infanzia è il

momento in cui la

comunità racconta ai

piccoli la vita di

Gesù e la storia

dell’uomo e dei cristiani,

introducendo così i

bambini alle cose buone

della vita e della fede

figlio di Dio, e che non doveva più guarire e perdonare dicendo che lo faceva in nome del Padre. Insom-ma, doveva dire che si era sbagliato e mandare a casa tutte le persone che lo seguivano. Ma quell’uomo non sapeva mentire e non poteva raccontare bugie su Dio. Piuttosto che far credere del Padre cose non vere e ingannare tutta la gente, si fece addirittura uccidere. Però era così buono che, mentre moriva, pregava Dio chiedendogli di non ar-rabbiarsi con quegli uomini cattivi e di perdonarli.E sai perché? Perché desiderava che cambiassero: le persone cat-tive non possono conoscere la gioia ed egli desiderava che tutti, anche loro, fossero felici imparando ad amare Dio e gli altri come faceva lui. Il nome di quell’uomo è Gesù.”

È sempre bella la storia di Gesù, anche quando è raccon-tata nel linguaggio semplice dei bambini, perché è una persona affascinante nel senso più positivo del termine: in Lui nulla è scontato, ogni cosa è buona, richiama il cuore alle mete più alte parlando di felicità. Probabil-mente è per questo che le comunità cristiane ancora trovano forze ed energie per raccontare la sua vita, in particolare ai più piccoli.

Nell’ultimo sinodo diocesano è stata data una definizio-ne di parrocchia che è molto bella: “Casa tra le case”, e dove c’è una casa c’è una famiglia. La famiglia parroc-chiale è costituita dalle persone che, in un luogo, desi-derano raccogliersi attorno a Gesù ed è questo racco-gliersi attorno a una Persona, a una Presenza, che rende la comunità come una famiglia. E, a pensarci bene, pur essendo una famiglia dei tempi di oggi, ha un modo di stare insieme che può essere definito tradizionale, dove con questo termine si vuole indicare che basa l’educa-zione dei propri figli sulla trasmissione dei valori, come succedeva in passato.Non è solo questione di tradizione e di abitudine: è una necessità. Infatti la parrocchia, pur essendo “famiglia”, non può dare cose ai propri figli, non può comprare og-getti e soddisfare capricci, può “solo” regalare tempo, occasioni e attenzioni, offrendo ciò che per essa ha va-lore e che la tiene insieme come comunità: la fede in Gesù, uomo della felicità.Per fare ciò gli strumenti necessari e unici che ha a di-sposizione, oltre al riunirsi intorno all’Eucaristia, sono il contatto tra le generazioni, la pazienza, il desiderio di veder l’altro crescere e la testimonianza, tutte cose che rendono credibile l’amore che viene raccontato.

In tutto questo la catechesi è uno strumento fondamentale perché, da che mondo è mondo, i saggi trasmettono ai bambini gli insegna-menti importanti raccontando loro le proprie esperienze, la storia del popolo cui appartengono, le favole che raccolgono i valori per diventa-re grandi. Allora l’infanzia è l’età durante la quale la comunità racconta ai pic-coli la vita di gesù e, di conseguen-za, la storia dell’uomo e dei cristia-ni, introducendo così i bambini alle cose buone della vita e della fede. Lo fa preparando per loro occasioni di incontro e attività, da qui la ca-

techesi con tutti i suoi momenti, la vita insieme in ora-torio, le liturgie e i momenti di preghiera, la scuola ma-terna. In sostanza la comunità si prende cura dei piccoli trasmettendo ciò che per essa è prezioso e importante: Gesù, la sua amicizia, il suo amore, che è il cuore dell’es-sere cristiani.

Il senso di Matteo 10,42 “Se darete da bere a questi pic-coli…”, lasciato come indicazione da Gesù stesso, è tut-to qui: date ai piccoli ciò che è essenziale per diventare grandi. Date loro cose buone da parte mia.

Una parrocchia non è obbligata a fare catechismo. Però lo fa. Perché chi ha incontrato Gesù e ha ricevuto in que-sto incontro qualco-sa di fondamentale per comprendere la vita e per la propria felicità, desidera tra-smettere ciò che ha sperimentato. Ha vo-glia di raccontare.

I bambini hanno bi-sogno di tutto questo per crescere, perché l’infanzia è l’età della meraviglia e della scoperta. Il bambino accoglie con stu-pore tutto ciò che per lui è nuovo e va alla scoperta del mondo attraverso ciò che di buono gli adulti gli offrono e gli permettono di affrontare: in questo gioco in cui si misura e si mette alla prova, scopre cose nuove e impara cosa è giusto e cosa è sbagliato, ciò che è buono per sé e per gli altri e ciò che non lo è. E non va bene e non è bel-lo che il bambino venga lasciato solo in questo viaggio.

Luisa Dinale

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9 Marzo/Aprile 2012

“C’era una volta un vasetto di sale felice perché in cucina era usato per condire tutte le pietanze.

Non capiva tuttavia perché i commensali elogiassero sempre il sapore della carne o della pasta senza mai dire nulla di buono sul suo conto. Così s’intristì e persino la cipolla e l’aglio che se ne stavano accanto a lui lo scherni-vano poiché loro erano riconoscibili e unici ma lui, il sale, era come invisibile.Amareggiato e deluso, il sale decise di scioperare, ma poi pensò a come sarebbe stato triste il piccolo Paolo nel mangiare la sua amata pasta al ragù senza sale e così, nonostante tutto, decise di restare. Un giorno, la mamma cucinò di fretta e si dimenticò di lui... Che trambusto a tavola! Nessuno voleva mangiare e il piccolo Paolo era molto deluso. La mamma a un certo punto si illuminò: il sale, ho scordato il sale!”.

Già, se manca il sale manca tutto e, come spesso accade nella vita, le cose più preziose sono proprio quelle meno visibili.

Direte: «Che cosa c’entra il sale con la preghiera?». Il sale è una metafora (molto immediata, tra l’altro) che ci può aiutare a cogliere l’importanza di Dio nella nostra vita. Ringrazio ancora il sacerdote che mi raccontò in un’oc-casione particolare questo piccolo brano, perché ancora oggi lo porto nel cuore e da quando insegno rappresen-ta per me una rilevante chiave di lettura, oltre che uno spunto molto utile per proporre ai bambini in sezione le varie esperienze religiose.

A scuola, la preghiera quotidiana non può che essere parte integrante del progetto educativo e la parte più profonda e importante delle proposte di IRC (insegna-mento religione cattolica).

Con i bambini preghiamo cercando di permettere loro di aprire il cuore e il pensiero al messaggio evangelico, fa-cendo della preghiera qualcosa di spontaneo e quotidiano a cui pian piano “allenarsi” perché spesso anche noi adulti “non abbiamo tempo”, ci dimentichiamo o ci ricordiamo di pregare quando ci serve una scialuppa di salvataggio.

Ma la preghiera non può essere solamente questo e così con i bambini cerchiamo giorno dopo giorno di aprire a Dio il nostro cuore, imparando ad ascoltarlo e amar-lo senza che ciò diventi una fatica o un dovere. Lo spe-rimento davvero in loro, mentre muovono i loro primi passi in questo mondo attraverso la loro innata e pro-fonda spiritualità che li porta a interrogarsi e riflettere sull’immensità del cielo o sulla bellezza del creato. Come

comunità educante abbiamo il compito di sostenerli e condurli con il nostro esempio, creando spazi di preghie-ra comune nei quali essi possano imparare a parlare con Dio; è importante che lo facciamo con loro e spieghiamo loro come lo si può fare senza particolari parole, ma rac-contandosi a Lui come alla mamma e al papà, come a un amico.

La preghiera in gruppo, al mattino, a pranzo, prima della nanna e inoltre nei momenti “forti” dell’anno liturgico, si costruisce come un vero e proprio “racconto di fede” da parte di noi adulti; essa, nella frenesia degli avvenimenti e degli stimoli quotidiani, permette di fermarsi a riposa-re in un’oasi di pace e silenzio rassicurante, dove poter pronunciare parole semplici e sentite per ringraziare, lo-dare, chiedere aiuto o scusa a Dio.

I bambini pregano più volentieri di quanto ci si aspetti e la loro preghiera è speciale, corporea, fatta di canti, gesti, mimi, parole semplici ma spontanee, occhi chiusi e mani giunte e se io per qualche motivo me ne dimentico sono loro a ricordarmelo; insieme pensiamo ai genitori, ai fratellini, ai cari che sono volati in cielo o semplice-mente ringraziamo Gesù per averci donato una splendi-da giornata di sole.

Felicia Giaquinto La Mamma col bambino, 2008

Scoprire Dio e imparare a confidarsi con LuiPregare è aprire il cuore a Dio sin da bambini

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Infine, è bello sentire dai bambini che questo dialogo con il Signore continua anche a casa, in famiglia, quan-do si è tutti riuniti intorno alla tavola oppure quando la mamma e il papà danno sapore al “buongiorno” e alla “buonanotte” parlando dell’amore di Dio e di un’amicizia che sarà per sempre.

Mara Fuoco

Le preghiere nelle nuvolette sono alcune di quelle che recitiamo a scuola, potete usarle anche a casa per i vostri momenti di preghiera!

Minako Chiba, Giappone, Il mondo secondo me,in “Terra! I colori del sacro”, Padova, 2009

Dal 20 gennaio al 3 giugno 2012 è aperta al Museo Diocesano di Padova la sesta edizione de I colori del sacro, che ha come tema l’Aria, a conclusione del ciclo tematico sugli elementi naturali.In questa edizione si racconta con i colori cos’è la voce del vento, il ritmo del respiro, il sollievo del soffio, la chiamata dello Spirito, e nella sua valenza più simbolica, la forza dell’ispirazione, la dolcezza della musica, la potenza della parola, del Verbo, nel tentativo di portare alla luce attraverso l’arte quel sacro che accomuna.

Orari d’apertura: da martedì a venerdì 9.00 - 18.00 sabato, domenica e festivi 10.00 - 19.00

Per info, prenotazioni e biglietti:www.icoloridelsacro.org

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11 Marzo/Aprile 2012

Siamo partiti ponendo loro tre domande: “Perché hai scelto proprio questo servizio all’interno della comu-nità?”, “Cosa è importante nel fare questo servizio con i bambini?”, “L’importanza di essere catechista per te come cristiano e cosa hai imparato nel tempo...”, ed ecco le loro risposte:

“Mi è stato chiesto di intraprendere la strada della catechista quando ero in 3a superiore. Ho accettato e vissuto questa scelta come una possibilità di crescita: incontrarsi per iniziare a conoscere la Persona più im-portante e i suoi insegnamenti e successivamente par-larne agli altri è molto bello. Non è sempre così facile e mi è anche capitato di dire: «Ah, questo è l’ultimo anno!», poi mi ritrovo in mezzo ai bambini e ai ragazzi, cui voglio molto bene, e mi danno la forza di continuare a trasmettere loro l’amore di Cristo. Accettare di diven-tare catechista è un’esperienza unica”.

“Ho iniziato a fare la catechista su invito del curato; non so quanti dubbi mi sono fatta venire: incompetenza, impegni famigliari, non aver fatto le scuole superiori. Scoprendo sempre più l’amore che Gesù mi donava, ho iniziato con tanta fiducia e fatica ad accogliere i ragazzi come dono, ad accettarli come sono e a scoprire in essi il tanto di buono che possiedono”.

“Ho scelto di cominciare il cammino di catechesi perché volevo io stessa approfondire la mia conoscenza del Si-gnore. Ricominciare mi ha dato la possibilità prima di capire, vedere e imparare e poi di aiutare i ragazzi”.

“È da quest’anno che ho intrapreso questa esperienza. Tengo il gruppo di 5a elementare e mi trovo molto bene perché approfondisco la mia fede in Gesù e vedo nel volto dei bambini voglia di imparare cose nuove. Essere catechista non è sempre facile, in quanto richiede tan-to impegno e determinazione nel tenere i ragazzi, ma è un cammino molto interessante e mi trasmette nuovo entusiasmo”.

“Ho scelto di fare questo servizio accettando, non mol-to convinta, l’invito del curato, che poi si è trasformato in una “chiamata” più profonda a trasmettere l’insegna-mento di Gesù, che per me è ciò che di più bello e buo-no ci sia nella vita. Per far conoscere Gesù ai ragazzi devi rendere testimonianza dell’averlo incontrato e a volte questa testimonianza non è semplice: sono dovuta cre-scere nella preghiera e ho dovuto coltivare quel senti-mento di affetto che sempre più mi lega ai miei ragazzi”.

I catechisti si raccontano

Abbiamo chiesto ai catechisti di parlarci delle motivazioni, delle gioie e delle difficoltà che incontrano nel loro servizio alla comunità

Chiara, Elisa, Ivana, Frida, Elisabetta2a elementare

Giulia, Chiara, Alice2a elementare

Serenella, Antonella, Daniele, Marilena3a elementare

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“Mi piace stare con i ragazzi per la loro allegria, spensie-ratezza, sensibilità, umiltà e capacità d’ascolto. Parlare con loro e leggere assieme le radici della nostra fede è sempre un incontro che mi rinnova”.

“Far conoscere Gesù e il suo amore è la passione della mia vita. Per questo mi sono impegnata a collaborare nel gruppo catechistico, convinta che la trasmissione della fede e la cura dei più giovani sia una dimensione essenziale della comunità e una grande responsabili-tà. Mi trovo molto bene nel gruppo catechisti di Villa d’Adda perché sono persone impegnate, entusiaste, preparate e in comunione tra loro, con il parroco e la comunità. La loro testimonianza e il loro amore penso sia ciò che soprattutto rimarrà nel cuore dei ragazzi”.

“Facciamo le catechiste perché per noi è importante rac-contare la vita e le parole di Gesù, perché la Bibbia non può restare un libro chiuso. Una delle nostre preoccupa-zioni è anche quella di riuscire a trasmettere ai ragazzi che Dio Padre è vicino a noi più di quanto di solito si pen-si, e questo comporta formazione e preparazione che rafforzano il nostro cammino di fede e testimonianza. Inoltre crediamo che sia importante mostrare ai ragaz-zi che il nostro impegno nasce dall’affetto che nutriamo per loro. Per noi trasmettere loro la fede è il più grande segno d’amore”.

“La scelta di essere catechiste per noi è nata sia da una proposta sia da una necessità; ma, se ci fermiamo bene a riflettere, in fondo siamo sicure che è il frutto di un “in-contro”, quello con Gesù. Eh, sì! Perché non è semplice essere catechiste: molto spesso ci si sente inadeguate, ma con l’incoraggiamento di altre catechiste si conti-nua, convinte che è dallo Spirito che dobbiamo lasciarci guidare, e coscienti che dove non arriviamo noi arriverà qualcun altro, e così nel gruppo ci si sente unite, si cre-sce, si chiede aiuto e si scopre che non siamo maestri, ma aiutati dal Maestro. Nel tempo abbiamo maturato la consapevolezza che il nostro compito è quello umile e si-lenzioso di seminare nel cuore dei bambini e di affidare poi a Dio la loro buona crescita e la raccolta dei frutti”.

“Credo che siano due le cose importanti: trasmettere il messaggio che Gesù è venuto a portare e riportare questo messaggio ai giorni nostri, nelle nostre vite. Per farlo diventa fondamentale ascoltare i bambini, dare importanza alle loro esperienze, le loro vite e preoccu-pazioni. Sono queste le situazioni dove cercare di vive-re i valori cristiani e con i bambini si può discutere su qual è la cosa giusta da fare e aiutarli a riflettere che in ciò che affrontano c’è proprio il messaggio di Gesù, anche quando non se ne accorgono”.

“Ho detto sì a questo servizio per la comunità per ubbi-dienza e per essere testimone di quello che ho ricevuto. Essere catechista in questi tempi è una parola grossa,

Stefania, Luisa, Angela4a elementare

Madre Elsa, Isabella, Meri, Serena, Emanuela5a elementare

Simona, Pinuccia, Giada, Federica, Gianfranco1a media

Federica, Emanuela , Lucia, Simona1a media

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perché è un servizio che richiede grande responsabilità verso i ragazzi, perché i bambini imparano dall’adulto. L’importanza di essere catechista è saper aiutare i ra-gazzi a capire che non tutto quello che il mondo fa so-gnare è bene, insegnandogli a capire che Gesù Cristo li ama per quello che sono”.

“La soddisfazione più grande la provo quando riesco a far capire ai bambini i valori più importanti per diventare grandi, raccontando o leggendo la vita di Gesù”.

“La mia esperienza come catechista nasce molti anni fa, quando con un’altra mamma abbiamo accettato la proposta di fare il primo anno di catechesi ai nostri fi-gli, insieme agli altri bambini della stessa età, in casa nostra. È stata un’esperienza molto significativa, perché ho capito che dai bambini c’era molto da imparare; l’im-portante era, ed è, dar loro fiducia”.

“Inizialmente, quando ci è stata proposta questa espe-rienza dalle nostre educatrici, ci siamo un po’ preoccu-pate, invece ci siamo ricredute perché abbiamo capito che questo percorso ci serve per crescere. Ci siamo trovate subito a nostro agio e per questo dobbiamo ringraziare anche le catechiste che sono sempre dispo-nibili nei nostri confronti”.

Fiorangela, Anna, Ardelia2a media

Sono eccezionali! Una vera e propria risorsa non solo per la Chiesa, ma anche per la società.

Dobbiamo stimarli, ringraziarli, sostenerli. Parlo dei 300 mila catechisti sparsi per l’Italia intera. Un esercito silenzioso che lavora per far diven-tare “grandi” e non solo “grossi” i nostri ragazzi. Incontrano difficoltà, ostacoli, contrarietà, eppure continuano nel loro lavoro. Sono come la sorgente che disseta, anche se nessuno la ringrazia. La loro pazienza e la loro costanza sono come il dentifricio nel tubetto: per quanto lo spremi, ve ne resta sem-pre ancora un po’ in fondo. Davvero: una categoria di persone particolari, i catechisti.Fanno di tutto per non avere clienti dormienti; si industriano perché la “buona” Novella diventi an-che “gradita” Novella. Certo, l’operazione non è facile con i ragazzi che si ritrovano: ragazzi scavati dalla televisione; ragazzi sempre più “visivi” e sem-pre meno “uditivi”, ragazzi ipercinetici, ragazzi dal cervello saltellante, fatto a fette dalle valanghe di spot… Non è forse vero che oggi è più facile cattu-rare una balena nel Po che l’attenzione dei ragazzi? Insomma, far catechismo, oggi, è diventato come uno dei lavori usuranti che danno diritto alla pen-sione anticipata. Lo sanno i parroci che di anno in anno stentano sempre più a trovare operatori nella catechesi. Bene, ottimo segno! È segno che i cate-chisti sono consapevoli che la patente da catechi-sta non è a buon mercato. Eppure passando per le varie diocesi d’Italia (è una fortuna di cui ringrazio Dio!) se ne incontrano tanti che ne sono in possesso a pieno titolo. Sono i catechisti che hanno un carat-tere giovanile, che non fanno pensare alla Chiesa come a un negozio d’antiquariato. Catechisti che hanno una bocca che non dice certe cose, ma cose certe. Che hanno occhi che vedono la ciambella, non il buco. Catechisti che hanno una sola paura: annoiare; che hanno la loro preghiera: «O Signo-re, fa’ che vedendo me, gustino Te!»; che hanno i loro proverbi: «Sacco vuoto non sta in piedi», «Viso sorridente incanta anche il serpente», «Fa’ il bene e gettalo in mare, penserà Dio a farlo galleggiare». Ecco l’identikit dei catechisti. Abbiamo voluto dirlo a tutti, per concludere che i catechisti italiani non sono da rifare: sono da aiutare.

* sacerdote piemontese, psicologo e pedagogista, docente e autore di libri

da Noi genitori e figli, supplemento ad Avvenire,n. 113 del 25 marzo 2007

Facce allegree la noia se ne vadi Pino Pellegrino*

Frederik, Carla, Giada, Fiorangela2a media

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Spesso parlando ricorriamo a frasi fatte e “È un gioco da ragazzi” è una di queste; la usiamo per indicare che

una cosa è facile a farsi: siamo davvero sicuri che un gioco da ragazzi sia effettivamente facile? Forse lo è per noi gio-vani e adulti che abbiamo ormai abbandonato definitiva-mente la tenera età, ma per loro, i bambini, il gioco è una cosa seria e sta a noi che siamo i loro genitori, i loro alle-natori, i loro “grandi” aiutarli a giocare nel modo giusto.

Ma andiamo per gradi. La nostra società sportiva ASD Oratorio San Carlo, nata dall’esigenza di impegnare gli adolescenti, per ora non ha come atleti i bambini. Ciò nonostante, è capitato spesso di pensare a questa ipo-tesi (intrigante, ma molto impegnativa) e in un futuro, magari non così lontano, potremmo decidere di intra-prendere pure questa avventura.

Senza entrare nello specifico dell’ambito sportivo, vorrei prima di tutto che i più grandi ricordassero come gio-cavano quando erano piccoli: fuori, all’aria aperta, alla scoperta di chissà cosa, insieme agli amici di scuola o del vicinato, si cadeva, ci si sbucciava le ginocchia, si tor-nava a casa sporchi, sudati e spesso in ritardo (perché quando si gioca e ci si diverte il tempo vola) sicuri di “sentirle su” dalla mamma. Oggi, invece, la tastiera del computer permette di andare all’avventura stando se-duti nel chiuso della propria camera, di salvare fino al punto in cui si è arrivati e ricominciare più tardi per non arrivare in ritardo, di chattare e non stare fianco a fianco con l’altro (e le mamme sono contente perché così non ci si sporca…).

Il bambino gioca per divertirsi, lo fa perché gli piace, sta con gli altri e si trova bene.I nostri piccoli dovrebbero essere aiutati a non perdere questa sana motivazione, mentre in realtà sempre più spesso essi sono pressati dagli adulti che, vedendo lo sport come competizione, li spingono a giocare per vin-cere e per primeggiare sugli altri.

Non avere bambini tra le proprie fila, però, non vuol dire non pensare anche a loro, perché educazione, crescita, divertimento, correttezza e chi più ne ha più ne metta, valgono per i più piccoli, ma a maggior ragione per tutti.

Mentre scrivo mi passano per la testa tanti possibili ar-gomenti da poter trattare in questo articolo dedicato a infanzia e sport; è una scelta molto difficile perché par-lare di una cosa può voler dire trascurarne un’altra.Propongo, quindi, alcuni piccoli spunti che non hanno la pretesa di esaurire il tema, ma il semplice intento di apri-re più finestre possibili sull’argomento, con la speranza che poi, sul nostro sito asdoratoriosancarlovilladadda.blogspot.com o attraverso una serata da organizzare, si apra lo spazio per il dibattito; riteniamo, infatti, che l’ar-gomento sia molto interessante e poterlo approfondire sarebbe molto costruttivo sia per noi sia per i genitori dei ragazzi e anche per la comunità.

È un gioco da ragazzi... O forse no?

Lo sport è importante ed è bene iniziare a praticarlo fin da piccoli. Attenzione però a non esasperare l’aspetto agonistico

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Immagini dal sito: www.csi-net.it/fotogallery

Qui vorrei ricordare un pensiero lasciatoci dagli amici dei Pirati Rugby, i quali ci hanno fatto visita qualche anno fa: nel loro sport, che è numericamente meno ricco rispet-to al ben più noto calcio, ci si trova principalmente per giocare insieme e l’avversario è una ricchezza perché è solo la sua presenza che permette la possibilità di gioca-re. Forse dovremmo avere lo stesso pensiero pure per l’arbitro che spesso viene insultato, ma nessuno ricorda mai che è una persona che gira la provincia e mette a disposizione il suo tempo libero per le squadre.

I genitori sono un altro aspetto spesso dolente; purtrop-po, o per fortuna, non tutti sfondano nel mondo dello sport, quindi tutti i papà dovrebbero capire che di Messi ce n’è uno solo e che il mettersi a urlare dalle tribune, oltre a non essere un grande spettacolo di educazione, non è nemmeno l’atteggiamento più corretto per far crescere i propri figli.Riprendendo un passaggio sentito alla Settimana dell’o-ratorio di qualche anno fa, direi che i genitori dovrebbe-ro aspettare i propri figli fuori dagli spogliatoi e dire: «Ti sei divertito?», oppure: «Fa niente, vincerete la prossi-ma», invece che altro.

Altra figura molto importante è quella dell’allenatore.Spetta a lui il difficile compito di creare un buon gruppo di ragazzi affiatato, di essere non solo il mister che li fa lavorare e dà delle regole, ma anche la persona amica che vuole bene a ciascuno di loro.Inoltre, deve aver a che fare con i genitori e con la socie-tà, due entità solitamente molto pretenziose.Mi soffermerei ancora un istante sulla questione delle regole e dell’onestà, proponendovi una regola interna alla nostra società: viene raddoppiata qualsiasi squali-fica che un nostro tesserato subisce, perché riteniamo che se un atleta sbaglia è giusto che paghi; al contrario in tv si vede che, pur di far rientrare un giocatore in cam-po il prima possibile, si ricorre al giudice. Forse a volte ci dovremmo ricordare che siamo un esempio per chiun-que ci guarda, piccolo o grande che sia.

Lo sport ti fa soprattutto crescere e ti permette di co-noscerti più nel profondo, perché ti aiuta ad affrontare i tuoi limiti attraverso la fatica negli allenamenti, attra-verso l’aiuto dei compagni che sono al tuo fianco, attra-verso “le punizioni” che l’allenatore ti dà se non rispetti le regole.Con l’allenamento puoi migliorarti perché foca-lizzi le tue energie e la tua attenzione per supe-rare una tua difficoltà. L’amicizia, lo spirito di squadra, lo spogliatoio sono importanti e pure le regole lo sono. Insom-ma, lo sport è una buona palestra per la vita e un bambino che cresce facendo sport nel modo giusto e con le persone giuste non potrà che trarne giovamento per il suo cammino.

Per chiudere, vorrei far presente un’iniziativa che forse non tutti conoscono. Negli ultimi anni il CSI ha promosso l’esperienza di “Giocagol”, cioè il calcio per bambini di 6-7 anni dove l’importante non è vincere, ma giocare e diver-tirsi, dove se i partecipanti sono molti si organizzano due campi per permettere a tutti di giocare contemporanea-mente, dove si invitano i dirigenti a far giocare equamen-te tutti e dove alla fine del regolamento (che trovate sul sito del CSI) ci sono le seguenti testuali parole:

“Rispettare il regolamento significa rispettare i bambini che ci sono affidati.Significa favorire il loro divertimento e lo svolgimento dell’attività in sicurezza.Ricordiamoci che sono i bambini in campo che si devono divertire… e non gli adulti che stanno intorno”.

Davide Chiari

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Questo film racconta l’incredi-bile incontro tra una bambina

di dieci anni e una volpe in cui essa si imbatte un giorno tornando da scuola. La loro è un’amicizia molto particolare, che evolve con il tra-scorrere delle stagioni: l’autunno, momento dell’incontro; l’inverno, periodo d’attesa; la primavera, tem-po della paziente ricerca; l’estate, occasione di condivisione. Ma a un certo punto la bambina oltrepassa un limite fondamentale nelle storie d’amicizia: l’importanza della liber-tà dell’altro.

Il fraintendimento della relazione creatasi tra la volpe e la bambina è ben sintetizzato dalla frase fina-le del film: «Avevo confuso amare con possedere». Proprio per il suo essere bambina, la protagonista, che aveva inizialmente cercato e in-seguito la “sua” volpe per stabilire un rapporto d’amicizia e amore, si lascia prendere da un desiderio di possesso, evidenziato dal tentativo di legarla al guinzaglio. Ma la vol-pe non è disposta a essere trattata come una proprietà, è abituata a es-sere libera: questo è il momento in cui il rapporto bambina-animale si indebolisce fin quasi a rompersi del tutto. E solo a partire da questo mo-mento la piccola comincia a vedere

Vivere l’amicizia con gli occhi di un bambino

Con il film La Volpe e la Bambina riflettiamosulla differenza che c’è tra “amare” e “possedere”

la volpe sotto una luce diversa, non più come oggetto da possedere ma come fedele amica.

Ogni tanto anche noi ci dimenti-chiamo quale sia il vero significato dell’amicizia. Abbiamo in mente troppe cose che ci portano a disto-gliere l’attenzione da ciò che conta realmente e la relazione d’amicizia diventa uno strumento per soddi-sfare le nostre esigenze, finendo per limitare l’altro. Ma la bambina del film alla fine ha ben chiaro cosa significa essere amica di qualcuno. Dopo una serie di vicende negative e positive, capisce che per “amare” una persona bisogna essere in grado di “prendersene cura”. Non è facile,

sorprenderci davanti alle piccolezze e andare oltre ciò che appare, pro-prio come la bambina che rimane stupita di fronte alla natura e ai gesti di cura della volpe apparentemente schiva e opportunista. Nel film la bambina non parla tanto con la sua amica, ma ha sempre due occhioni che brillano di contentezza quando vede che la volpe è presente.

Un’ultima cosa da sottolineare di questo film è proprio il senso del dono. Da grandi vediamo il regalo solo come qualcosa di materiale, senza troppi significati profondi. Per i bambini, invece, donare qualcosa di proprio è difficilissimo. Soffrono, perché da piccoli si è gelosi di tut-to e anche un semplicissimo regalo può costare fatica. Ma proprio lì sta la bellezza! Nel film, la bambina tro-va una perla. Quella perla è sua, l’ha trovata lei. Ma la dona alla sua ami-ca, perché la fatica che ci ha messo per cercarla ha senso solo se questa scoperta viene donata a qualcuno che si ama.

Spesso vediamo i bambini come pic-cole persone da educare e formare. Diamo sempre per scontato che sia-no loro a dover imparare da noi, mai noi da loro. Perché, invece, per una volta non proviamo a fare il discor-so inverso? Perché non proviamo a stupirci di fronte alle piccole cose? A donare ciò che ci è costato fatica e ci è caro? È la sfida che l’adulto dovrebbe affrontare tutti i giorni: cercare di vivere intensamente un’a-micizia con gli occhi di un bambino, con gli occhi della bambina del film.

La redazione dell’oratorio

è una grande sfida! Eppure i bam-bini hanno questa grande capacità: riescono a rendere semplice anche quello che a noi appare difficile. La volpe si prende cura della sua ami-ca, cerca di mostrarle il suo amore attraverso piccole cose: quelle che agli adulti appaiono invisibili ma che i bambini vedono.

Il dono più bello che un bambino ha è quello di riuscire a stupirsi davanti a tutto. Da adulti purtroppo perdia-mo questa capacità di meravigliarci. Ogni tanto sarebbe bello tornare bambini, tornare a essere in grado di

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Gli adulti lavorano, si dedicano a vari mestieri, i bam-bini... giocano!

I primi giochi, affettuosi e delicati, erano, e forse lo sono ancora, quelli che le mamme facevano coi loro bambini. Tra i più semplici, toccavano con un dito le varie parti del viso del bimbo, che tenevano sulle ginocchia, dicendo: «Ügì bèl / sò fradèl / urègia bèla / sò surèla / la cesìna di frà / e �l campanì che ’l fà din dan!» (Occhietto bello / suo fratello / orecchia bella / sua sorella / la chiesina dei frati [= la bocca] / e il campanellino [= il nasino] / che fa din dan). Alcune volte, per aiutare il bambino a control-lare la propria ansia, la mamma si copriva il volto con le mani e, scoprendolo poi improvvisamente, diceva: «Bào cèt!»; oppure, usando le mani stesse del bimbo

germente in tondo la mano senza staccarsi dalle dita dei compagni, recitava la seguente filastrocca: «Ghirin-ghingàia / Martì sóta pàia, / pàia paiöl, / scapa chi pöl» (Ghiringhingàia /Martino sotto paglia, / paglia paiolo, / scappi chi può). Al termine della strofetta bisognava ritirare fulmineamente il dito. Chi non era lesto e se lo lasciava afferrare, doveva sottoporsi a una penitenza. Alle bambine bastava una palla fatta rimbalzare sul muro e ripresa dopo vari movimenti scanditi ad alta voce: «Muoversi... senza muoversi... con un piede... con una mano... batti batti... zigozago... giravolta... un bacino...» e avanti. Oppure saltavano con la corda o giocavano a far la mamma o a mùnd (mondo o campo). D’inverno ci si divertiva stando seduti al caldo e i ragazzi partecipa-

quasi parlassero o fossero marionette, recitava la fila-strocca: «Chèsto l’è burlàt in del póz. / Chèsto’ l’à tiràt fò. / Chèsto’ l’à sügàt gió. / Chèsto l’à fàcc la panàda. / Chèsto’ l’à maiàda» (Questo è caduto nel pozzo. / Que-sto l’ha tirato fuori. / Questo l’ha asciugato. / Questo ha fatto il pan cotto. / Questo l’ha mangiato). Oppure si nascondeva in una mano un piccolo oggetto e poi si fa-cevano girare a mulinello tutte e due le mani richiuse a pugno: naturalmente il bambino vinceva se indovinava qual era la mano che nascondeva la “sorpresa”. Quando i bimbi erano più d’uno (caso assai frequen-te), si giocava a ghiringhingàia. Il capo-gioco stava col braccio teso e gli altri toccavano con la punta del dito indice il palmo della sua mano. Il primo, muovendo leg-

Una mamma che gioca con la sua bambina

Ragazzi che giocano con le biglie...

... e ragazzi intenti all’antico gioco della tréa,detto anche filetto o mulinello

I giöch di tusài d’öna ölta(I giochi dei bambini di una volta)

Un tuffo nel passato, quando giocare significava soprattutto socializzare e sviluppare la propria creatività

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Molti dei giochi che la mia generazione praticava aveva-no un’origine antica. Per fare qualche esempio, possiamo ricordare la mosca cieca, gioco che dai Greci è passato ai Romani col nome di “musca aerea”. I Francesi la chiama-vano “colin-maillard” e gli Spagnoli “juego de la gallina ciega”. Nei secoli passati era anche un gioco di società

per adulti e si prestava pure a varianti maliziose. La sgarèla (lippa) vanta origini remote, testimoniate da pitture mu-rali e graffiti scoperti in abita-zioni etrusche e romane.Non è da meno ol pìrlo (la trottola), raffigurata nei di-pinti dell’Antico Egitto.Ma a questo punto dico: «àri-mo o arimòrti!», cioè Fermi tutti! Sottoscritto compreso.

Giovanni Nervi

vano ai giochi da tavolo come l’oca, gli esotici shangai, le saltellanti e colorate pulci (un tempo si usavano i botto-ni), la trea o la tombola. In primavera esplodevano i gio-chi di movimento all’aperto: la scaalchìna (cavalchina), cip (rimpiattino), i cìche (biglie), i madunì (figurine), la sgarèla o lépa (lippa), ecc.Altri giochi avvenivano, purtroppo, con piccoli animali come lumache, grilli, maggiolini. A questi ultimi, poveri-ni, veniva legato un sottile filo a una zampina e, per in-citarli a volare, li si trascinava correndo come se fossero aquiloni: «Balóres che sgúla / te ciàma la tò murùsa, / la tò murùsa la té öl piö bé / ùla ùla fò di pé» (Maggiolino che voli / ti chiama la tua morosa, / la tua morosa non ti vuole più bene / vola vola fuori dai piedi). Negli ultimi cinquant’anni il mercato dei balocchi si è scatenato. C’è stato il boom dei giochi educativi, ispirati a un mestiere: il traforo, il meccano, il piccolo chimico, i Lego, la cucina della bambola con tutti i possibili acces-sori. Poi sono arrivati eserciti di soldatini: fanti e ber-saglieri, indiani e cowboy, master e uomini-ragno, fan-tocci dall’aspetto sempre più mostruoso. La diffusione dell’automobile ha creato di riflesso un’ondata di mac-chinine, trenini, aeroplanini, prima a molla e in seguito

telecomandati. Infine i videogame, giocattoli che si usa-no in solitudine e di certo non sviluppano l’intelligenza. Sugli schermi di questi giochi si vede un gran movimen-to con duellanti che se le danno di santa ragione, bom-be e carri armati, sibili, strilli e ogni razza di suonerie. Chi “gioca” se ne sta invece immobile, anche per ore, muovendo solo due dita per schiacciare dei pulsantini: manca la componente della socializzazione, la sollecita-zione creativa; la competizione avviene tra il giocatore e la macchina, il giocatore è solo, costretto in uno spazio limitato. Immaginazione e fantasia (doti che caratteriz-zano i giochi tradizionali) sono rigorosamente bandite. Tutti scenari predefiniti, dove la banalità regna sovrana. Diceva il filosofo Hegel che lasciare un bambino da solo significa vederlo giocare entro pochi istanti: per favore, non lasciatelo solo con un videogame, dategli una palla, un prato dove correre...

Il bastone e il legnettoaffusolato per il giocodella lépa o sgarèla

Il gioco della tombola

Ragazzi davanti al videogame

Il gioco della mosca cieca

Le immagini sono tratte da Díghet del bù?e Rebelòt, Enciclopedia bergamasca illustrata,

supplementi a L’Eco di Bergamo, Febbraio - Ottobre 2003

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19 Marzo/Aprile 2012

Programma per l’OrdinazionePresbiterale di don Andrea

Sabato 19 maggio ore 21,00 in chiesa parrocchiale Musical “il Risorto” proposto dal gruppo “gli Amicissimi” dell’Oratorio di Almenno San Salvatore

Domenica 20 maggio Ss. Messe ore 7,30, ore 9,15 (Istituto) e 10,30

Ascensione Nel pomeriggio PER TUTTI ore 15,30 ritrovo a Sotto il Monte presso la casa Natale di Papa Giovanni, preghiera e benedizione della fiaccola e a seguire cammino fino alla chiesa di S. Bernardino e alle ore 18,00 S. Messa NON c’è la messa vespertina in Parrocchia

Lunedì 21 maggio ore 7,00 S. Messa all’Istituto ore 8,30 S. Messa con Omelia in Parrocchia ore 20,30 S. Messa in Oratorio, in modo particolare per ragazzi delle elementari e le loro famiglie L’oratorio resta aperto fino alle ore 22,30

Martedì 22 maggio ore 7,00 S. Messa all’Istituto ore 8,30 S. Messa con Omelia in Parrocchia ore 20,30 S. Messa in Oratorio, in modo particolare per i ragazzi delle medie e le loro famiglie L’Oratorio resta aperto fino alle ore 22,30

Mercoledì 23 maggio ore 7,00 S. Messa all’Istituto ore 8,30 S. Messa con Omelia in Parrocchia ore 14,30 confessioni per 1a e 3a media ore 20,30 S. Messa in Oratorio, in particolare per adolescenti e giovani L’Oratorio resta aperto fino alle ore 22,30

Giovedì 24 maggio ore 8,30 S. Messa con Omelia in Parrocchia ore 16,00 Adorazione ore 17,00 S. Messa (Istituto) ore 20,30 S. Messa in Parrocchia, ricordando don Egidio Bigoni nel XIX° Anniversario della sua morte L’Oratorio resta aperto fino alle ore 22,30

Venerdì 25 maggio ore 7,00 S. Messa all’Istituto ore 8,30 S. Messa con Omelia in Parrocchia Dalle ore 15,00 alle ore 19,00 Esposizione Eucaristica e disponibilità per le confessioni Ore 21,00 al Cine-Teatro S. Carlo Film “IL VILLAGGIO DI CARTONE” L’Oratorio resta aperto fino alle ore 22,30

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Giovedì 22 marzo, nella ce-lebrazione eucaristica che il Vescovo Francesco ha presieduto alle ore 18,15 nella Chiesa Ipogea del Se-minario di Bergamo, Paolo Chiappa e Luca Gambirasio hanno ricevuto il ministero dell’Accolitato.Ringraziamo il Signore per questo dono e per questo impegno che hanno ricevuto nella Chie-sa. Accompagniamo i loro passi con la nostra preghiera e la nostra amicizia.

NOTE PRATICHEIl giorno dell’Ordinazione di don Andrea in Duomo a Bergamo, ci saranno pochi posti a sedere, oltre a quelli previsti per i parenti. La parrocchia organizzerà comunque un pullman per chi volesse partecipare più da vicino alla celebrazione. Le iscrizioni si raccolgono presso la segreteria parrocchiale, versando la quota di 8 euro entro sabato 19 maggio, fino ad esaurimento posti. Presso il Cine-teatro S. Carlo sabato 26 maggio alle ore 17,00 sarà data la possibilità di vedere su grande schermo la celebrazione trasmessa da Bergamo TV.Per il pranzo comunitario di Domenica 27 maggio è possibile iscriversi, versando la quota di 15 euro, entro Domenica 29 aprile all’Oratorio nei giorni seguenti:

Sabato 26 maggio ore 7,00 S. Messa all’Istituto ore 8,30 S. Messa con Omelia in Parrocchia ore 9,15 in Parrocchia Confessioni per 4a e 5a elementare e a seguire per tutti ore 17,00 in cattedrale a Bergamo S. Messa di Ordinazione di don Andrea ore 18,00 S. Messa in Parrocchia ore 20,30 circa, arrivo di don Andrea in località Volpino. Corteo verso la chiesa parrocchiale passando per via S. Zenone,

Briola, Piazzolo, via del Borgo. In piazza saluto del Sindaco e mo-mento di preghiera nella Chiesa Parrocchiale.

A seguire in Oratorio con don Andrea rinfresco per tutti

Domenica 27 maggio ore 7,30 S. Messa in Parrocchia ore 9,15 S. Messa all’Istituto ore 9,30 ritrovo con don Andrea alla chiesa di S. Bernardino e corteo festo-

so verso la chiesa parrocchiale accompagnati dalla banda di Me-dolago. Sul percorso verrà fatta una sosta all’Istituto S. Giuseppe per una preghiera e la benedizione degli ospiti.

Si proseguirà per via Supercera e via Cuna. Davanti alla chiesa: saluto dei bambini della Scuola dell’Infanzia ore 10,30 Solenne Concelebrazione presieduta da don Andrea Pranzo comunitario con don Andrea in località S. Martirio, nello

spazio parrocchiale adibito alle feste. Per tutti, anche chi non partecipasse al pranzo, il ritrovo è alle ore

16,30 presso l’Oratorio per mangiare insieme la torta ore 18,30 S. Messa e Processione Eucaristica (via del Borgo - via Fossa) con la Banda di Medolago ore 21,00 al Cine-teatro S. Carlo, Spettacolo animato dalla comunità in onore di don Andrea

Solennitàdi Pentecostee Prima S. Messadi don Andrea

Domenica 15, 22 e 29: dalle 11,30 alle 12,30Per informazioni: Davide Turani 035 798501

Mercoledì 11 e 18: dalle 15,30 alle 16,30Sabato 14, 21 e 28: dalle 17 alle 18

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21 Marzo/Aprile 2012

N.N. ...........................................................€ 50,00

N.N. ...........................................................€ 100,00

N.N. ...........................................................€ 150,00

Una famiglia ..............................................€ 150,00Una famiglia (€ 70 per dic. - gen. e feb.)....€ 210,00Una famiglia ..............................................€ 480,00

In memoria di una defunta ........................€ 100,00

Dal Gruppo Alpini ......................................€ 100,00

In memoria di A. M. ..................................€ 100,00

Apostolato della Preghiera ........................€ 250,00

In memoria di Giacomo, Franco,Sr. Edoarda e fam. Aldeni ..........................€ 100,00

Dal gruppo mammeper “vestiti di carnevale” ...........................€ 180,00

Dalla sottoscrizione di carnevale ...............€ 1.732,50

Dagli Ammalati ..........................................€ 400,00

Bussolotto in chiesa ...................................€ 50,00

Totale .....................................................€ 4.152,50

Offerte per l’Oratorio: Febbraio 2012

Lunedì 9 aprile, Lunedì dell’Angelo Uscita con adolescenti: in treno al parco di Monza. Partenza dopo la messa delle ore 7,30 in Parrocchia.

Mercoledì 25 aprile festa dei chierichetti in Seminario a Bergamo. Partenza ore 8,30

Per i giovani e gli educatori dell’Oratorioda domenica 29 aprile a martedì 1 maggio: 3 giorni ad Antibes in Francia.Costo 120 euro. Iscrizioni entro domenica 22 aprilepresso la Segreteria parrocchiale o all’Oratorio.

Cre 2012: da lunedì 25 giugno a sabato 21 luglio prossimi.

4 giorni per 2a media: a Fiumenero di Valbondione da lunedì 23 a giovedì 26 luglio4 giorni per 1a media: a Fiumenero di Valbondione da giovedì 26 a domenica 29 luglio

Per adolescenti e 3a Media: Campo estivo a Borgo S. Lorenzo (Firenze) dal 6 al 13 agosto prossimi.

Proposte per la primavera e… … per l’estate

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22dial gare 22dial garedial gare

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23 Marzo/Aprile 201223 Marzo/Aprile 2012

Foto di Gabriele Sala

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hiale

24dial gare

Martedì 1° Ss. Messe ore 7,00 e ore 20,30 all’Istituto

Mercoledì 2 Ss. Messe ore 7,00 all’Istituto e ore 8,30 in Parrocchia

Giovedì 3 Ss. Messe ore 9,00 al Cimitero, ore 17,00 all’Istituto e ore 20,30 a S. Andrea Catello

Venerdì 4 Ss. Messe ore 7,00 all’Istituto e ore 17,00 in Parrocchia

Sabato 5 Ss. Messe ore 7,00 all’ Istituto e ore 18,00 in Parrocchia

Domenica 6Ss. Messe alle ore 7,30, 9,15 (all’Istituto) e 10,30nel pomeriggio Prime Confessioniore 18,00 S. Messa vespertina al Cimitero

Lunedì 7 Ss. Messe ore 7,00 all’Istituto e ore 20,30 in piazzetta a Villa d’Adda bassa

Martedì 8 Ss. Messe ore 7,00 all’Istituto e ore 20,30 a S. Zenone

Mercoledì 9 Ss. Messe ore 7,00 all’Istituto e ore 8,30 in Parrocchia

Giovedì 10Ss. Messe ore 9,00 al Cimitero, ore 17,00 all’Istitutoe ore 20,30 alla Scuola dell’Infanzia “T. Frigerio”

Venerdì 11Ss. Messe ore 7,00 all’ Istituto e ore 17,00 in Parrocchiaore 20,30 Confessioni cresimandi, genitori, padrini e madrine

Sabato 12Ss. Messe ore 7,00 all’Istituto e ore 18,00 in parrocchiaNel pomeriggio Ritiro cresimandi

Domenica 13Ss. Messe alle ore 7,30, 9,15 (all’Istituto) e 10,30 (S. Cresime)ore 18,00 S. Messa vespertina

Lunedì 14 Ss. Messe ore 7,00 all’Istituto e ore 20,30 in loc. Rigurida

Martedì 15 Ss. Messe ore 7,00 all’Istituto e ore 20,30 a S. Giovanni

Mercoledì 16 Ss. Messe ore 7,00 all’Istituto e ore 8,30 in Parrocchia

Giovedì 17 Ss. Messe ore 9,00 al Cimitero, ore 17,00 all’Istituto e ore 20,30 alla Comunità Shalom

Venerdì 18 Ss. Messe ore 7,00 all’ Istituto e ore 17,00 in Parrocchia

Sabato 19 Ss. Messe ore 7,00 all’Istituto e ore 18,00 in Parrocchia

Dal 20 al 27 maggio vedi programma in preparazione all’Ordinazione di don Andrea Pressiani

Lunedì 28 Ss. Messe ore 7,00 all’Istituto e ore 20,30 c/o le suore del S. Cuore a Peschiera

Martedì 29 Ss. Messe ore 7,00 all’Istituto e ore 20,30 a S. Martirio

Mercoledì 30 Ss. Messe ore 7,00 all’Istituto e ore 8,30 in Parrocchia

Giovedì 31Ss. Messe ore 9,00 al Cimitero, ore 17,00 all’Istituto e ore 20,30 in Tassodine.Partenza a piedi dal piazzale del mercato ore 19,00.

24dial gare

Mese di Maggio

Domenica 3 giugno alla messa delle ore 10,30festeggeremo gli anniversari di matrimonio

Centri d’ascolto della ParolaSettimana dal 15 al 22 aprile Con il Libro dei Salmi

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25 Marzo/Aprile 2012

L’Associazione Volontari Ospedalieri (AVO) di Merate conta quasi centrotrenta volontari, operanti nelle strutt ure dell’ospedale

San Leopoldo Mandic e dell’Isti tuto Geriatrico Frisia.La missione del volontario Avo è operare nel reparto ad esso asse-gnato, entrando in relazione con le persone ricoverate. Un aspett o fondamentale dell’operato del servizio è “ascoltare”: un’azione non passiva che instaura con il degente un legame basato sulla situazio-ne che egli sta vivendo all’interno della strutt ura.L’AVO opera quoti dianamente presso l’ospedale dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 18 alle ore 20, per assistere i degenti anche durante i pasti ; presso l’isti tuto Frisia l’orario è più fl essibile, con la possibilità di presenza anche nelle ore pomeridiane. Per chi ha il desiderio di accostarsi al mondo del volontariato, e nello specifi co nell’ambito ospedaliero o di assistenza alla persona anziana, l’Avo Merate orga-nizza quest’anno il suo Corso Base.Durante il corso di circa un mese, sarà presentata l’associazione di cui si entra a far parte, saranno spiegati i punti chiave dell’approc-cio con le persone ricoverate, i luoghi dove il volontario si troverà a prestare servizio e, inoltre, si incontreranno i volontari già operanti . I volontari AVO prestano gratuitamente il proprio tempo stando vi-cini a chi soff re; è un’esperienza unica che cresce e forma la propria personalità, giorno dopo giorno ma, sopratt utt o, riempie il cuore.

LA VOGLIA DI BENEFARE DELSENTIRSI

il volontariato riempie il cuoreCorso AVO Merate 2012

Diventa anche tu volontario!presso l’ospedale San Leopoldo Mandico presso l’Istituto Frisia

Inizio corso 12 Aprile 2012, ore 20.30presso la Sala Scientifi caOspedale San Leopoldo Mandic, Merate

Info: Segreteria AVOTel. 039 59161 int. 469

Chiamare il mercoledì e il venerdìdalle 17.00 alle 18.30

Con il patrocinio di:

In collaborazione con:

MERATE

• 29 Aprile: 11ª La Padelada km. 7-14-21-28 - Arcene (Bg)

• 6 Maggio: 30ª Marcia del Donatore km. 5-10-15-20 - San Paolo D’A. (Bg)

• 13 Maggio: 31ª Stracurno km. 7-11-18-26 - Curno (Bg)

LA SCELTA DELL’8XMILLE SUL CUD È FACILE:• Basta fi rmare due volte nella scheda allegata: nella casella “Chiesa catt olica” e nello spazio “fi rma” in fondo.• Poi chiudere la scheda in una delle buste prestampate che si trovano in

chiesa, in un contenitore come quello allegato. Sulla busta indicare codice fi scale, nome e cognome.

• Poi consegnare la busta chiusa in parrocchia (se parte-cipa al concorso) oppure ad una Caf o commercialista o alle Poste. È possibile trasmett erla anche via internet (www.agenziaentrate.it).

• Info: www.8xmille.itCon la tua fi rma puoi fare molto, per tanti .

Per prenotazioni e informazioni rivolgersi a:Fiorenzo Paggi: Tel. 035 79.33.06 - Anna Maria Locatelli: Tel. 035 78.41.04Umberto Chiari: Tel. 035 79.28.92 - per Carvico - Luigi Rota: Tel. 035 79.80.60

Dai Bigacc de Ëla - Prossimi appuntamenti • 20 Maggio: 23ª Fra l’Adda e la collina

km. 8-12-18-26 - Villa d’Adda (Bg)• 27 Maggio: 32ª Marcia almennese

km. 6-12-18 - Almenno S.S. (Bg)• 22 Aprile: 34ª Camminata a Monteveccia

km. 6-12-20 - Montevecchia (Lc)

Per moti vi organizzati visi prega di telefonare

dalle 12.00 alle 14.00 del sabato.

Il concorso coinvolge il parroco, i ti tolari di Cud e i giovani della comunità che collaborano nella raccolta dei modelli fi rmati e li consegnano al Caf sul territorio. In Palio, fondi fondi fi no a 29.000 euro per contribuire a realizzare un progett o parrocchiale di tulità sociale. Scopri come su www.ifeelcud.it

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26dial gare

Grazie Gerry! Quanti anni abbiamo trascorso insieme, inseguendo i nostri obietti vi. Quanto impegno hai donato alla nostra As-sociazione. Quanto entusiasmo ci hai trasmesso, dimostrandoci come si vive donandosi agli altri.Hai saputo perseguire il tuo obietti vo fi no alla fi ne donando, con un gesto nobile, Luce e Speranza. È stato un onore averti , come consigliere, con noi... sarà diffi cile accett are la tua scomparsa. Ci mancherai… resterai, per noi, un esempio da seguire. Ciao, caro amico Gerry. Il Consiglio, gli associati e gli amici dell’ AIDO

Apostolato della PreghieraIl Vescovo di Bergamo ha indicato per quest’anno le intenzioni di pre-ghiera legate alla vita della nostra diocesi: dopo quelle già pubblicate di Gennaio, Febbraio e Marzo, ecco le seguenti per i prossimi mesi:Aprile: Per i ragazzi che riceveranno la Cresima e la Comunione euca-risti ca, perché possano godere fede della fede comunità intera.Maggio: Per le famiglie, in occasione dell’incontro mondiale con il Papa, perché vivano la gioia del lavoro sicuro e della festa cristi ana.Giugno: Per i sacerdoti ordinati e per il Seminario, perché siano degni della chiamata del Signore a seguirlo nella via del sacerdozio.

Diamo inoltre alcuni avvisi, a cura dell’ Apostolato della Preghiera, per i prossimi mesi:

6 Maggio: incontro vicariale di formazione, dalle ore 15 alle ore 18, a Brembo di Dalmine, presso la parrocchia del S. Cuore Immacolato di Maria, tenuto da don G. Ferrari sul tema “la Sacra Famiglia”, con Adorazione eucaristi ca e santa Messa.

17 Giugno: a Sott o il Monte presso il PIME (Casa natale di Papa Gio-vanni), alle ore 15 incontro di formazione vicariale con don G. Ferra-ri: “La spiritualità del Sacro Cuore con riferimento al beato Giovanni XXIII”; Adorazione eucaristi ca e santa Messa.

Da Nurzec Stacja (Polonia)suor Domenica ringraziaCarissimi del Gruppo Missionario,

con un po’ di ritardo vi giunge il nostro ringraziamento per il vo-stro pensiero di solidarietà a favore delle nostre iniziati ve in questa missione polacca. Tanti gesti , anche se piccoli, di solidarietà ci sosten-gono e ci donano speranze per conti nuare il nostro lavoro di promo-zione umana in mezzo a questi nostri fratelli.Il Signore,che vede nel cuore, assecondi i vostri desideri di bene. Siate certi del nostro ricordo quoti diano nella preghiera per voi e per le vostre famiglie. Grazie, con sti ma,

sr. Domenica e Comunità

Ringraziamenti dalle missioni di El SalvadorCarissime amiche,

vengo a voi per ringraziare tutt a la Comunità di Villa d’Adda. Mi hanno raccontato che siete molto generosi e collaborati vi per costruire e sostenere un mondo più umano e fraterno; i modi sono tanti : voi, per mezzo del mercati no, siete come “gocce di amore” e vicini a tante persone che hanno bisogno di voi.Grazie per la vostra sensibilità e solida-rietà con gli “ulti mi” della società, che per molti non contano, ma per Dio sì, che ci ama tutti come un Padre e una Madre. Rimaniamo uniti con il laccio dell’amore; una caro saluto a voi e alle vostre famiglie.Sempre con aff ett o e riconoscenza,

sr. Rosa Lisa Missionarie delle Suore della

Sacra Famiglia di Spoleto

Carissima famiglia,ho ricevuto con gioia il dono della vo-

stra collaborazione che la famiglia Corti ha portato a nome vostro. Vi ringrazio; sono gesti che uniscono questo nostro mondo, così diverso, al vostro. L’off erta è stata data a un giovane sacerdote che ricorderà la vostra intenzione nella santa Messa. A suo nome, vi ringrazio di cuore.Vi saluto, sempre con aff ett o,

sr. AlessandraSuore Orsoline di Somasca,

La Ceiba di Guadalupe

All’amico GeremiaCapelli grigi e… occhi raggianti sul tuo volto.Il volto di un uomo giovialeun uomo che off re un sorriso per gli altri un uomo che è sempre pronto a tenderti la mano e in cambio chiede solo pace per tutti .Un uomo da rispett are… da amare… eda capire.Capelli grigi e… occhi raggianti sul tuo volto… caro Geremia.

Atti lio con tutti i tuoi amici, ciao

Gli Amici di Geremia: Aldo R., Ofl i-Luigi, Atti lio, Aldo Z., Pierino, Gianni, Federico, Massimo, Virgilio, Antonio, Andrea, Celeste, Amadio, Lucia-no, Severino, Luigi P., Luigi T., Mario, Vanna, Basilio, Luigi S., Eugenio.

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27 Marzo/Aprile 2012

e prega per i fratelli defunti

i novelli sposiSimone Pezzoli con Rossella Grande, a Calusco d’Adda, il 17 settembre 2011Giuseppe Centurelli con Sara Rodighiero, a Terno d’Isola, il 20 febbraio 2012

ALESSANDRINA TURANI vedova Chiappa, di anni 91, deceduta il 14 febbraio

Dopo una lunga vita di lavoro, ora che hai raggiunto i tuoi cari, possa tu godere delle beatitudini del Signore e proteggi il nostro cammino.

I familiari

FRANCA AUSTONI vedova Rota, di anni 82, deceduta il 15 febbraio

Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.«Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».«La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.

(dalla sequenza di Pasqua)

La nostra comunità ricorda

GEREMIA BOLOGNINI, di anni 60, deceduto il 7 marzo

“Io un giorno crescerò e nel cielo della vita volerò”.Eccolo lì il nostro papà. Quanto è difficile scrivere queste poche righe, quanto è diffici-le descrivere le poche e ultime ore che ci hai lasciato a disposizione, quanto è difficile pensare di non essere arrivati in tempo. Ma tu ci hai colto di sorpresa, così senza dirci nulla, ci hai colti impreparati. E sì che tu non eri tipo da sorprese, le poche che ci hai fatto ce le ricordiamo e questa non la dimenticheremo mai.Eccolo lì il nostro papà, fino a pochi giorni fa entusiasta per la nuova casa, sempre attivo e disponibile, pronto a dare una mano, sempre a controllare che tutto fosse ok, che tutto venisse fatto come diceva lui. Eh, sì, papà: proprio tutto come volevi tu, ma manca la cosa più importante, tu.È difficile accettare il tuo volere, Signore, ma questa è la realtà che ci si presenta. Ora, Signore, lassù accanto a Te, insieme al nostro nonno, c’è anche il nostro papà. Ecco il tuo nuovo braccio destro, stai sicuro che non ti deluderà. Riservagli un posto da “re”, se lo merita. Eccolo lì il nostro papà, altruista fino all’ultimo respiro: quello che ha potuto offrire come donatore l’ha fatto e qualcuno grazie a lui potrà continuare a sorridere.Noi, papà, cercheremo di sorridere perché sappiamo che desideri vederci felici; aiutaci però: abbiamo bisogno di sentire che ci sei.Sappiamo che lo senti, è l’abbraccio e il bacio di tuoi piccoli nipoti Siria e Lorenzo, della mamma e il nostro. Lo senti papà?Ci mancherai, ti vogliamo bene e te ne vorremo sempre.L’amore non muore mai. Ciao, papà

Andrea, Silvia, Mariagiovanna

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28dial gare

gli anniversari

Giovanni Fumagalli 17.3.01 17.3.12

Gianfranco Caseri2.3.97 2.3.12

Giuseppe Chiappa13.3.99 13.3.12

Michele Angelo Fetti1.3.07 1.3.12

MARCO MAGNAGHI, di anni 93, deceduto il ?? marzo 2012

Creati per la gloria del tuo nome,redenti dal tuo sangue sulla croce,segnati dal sigillo del tuo Spirito,noi t’invochiamo: salvaci, o Signore!

Tu spezza le catene della colpa,proteggi i miti, libera gli oppressie conduci nel cielo ai quieti pascoliil popolo che crede nel tuo amore.

(dalla liturgia della settimana santa)

Avviso: da gennaio 2012 il costo per la foto degli anniversari è di € 20,00

Il prossimo numero di è previsto per il 27 maggio 2012dial gare

Santo Agazzi12.3.10 12.3.12

Don Silvio Agazzi4.4.07 4.4.12

Alfredina Magniin Chiappa

25.3.11 25.3.12

Angiolina Locatelliin Laini

5.4.07 5.4.12

DON EGIDIOBIGONI

24.5.93 24.5.12 Nella S. Messa di Giovedì 24 Maggio, alle ore 20.30 in parrocchia, verrà ricordato il 19º anniversario della morte.Gerolamo Sala

30.4.02 30.4.12

Page 29: N. 240   marzo aprile

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Solo per il periodo dal 16 Aprile al 21 Maggio 2012 (per mod. 730, Red, Isee, Imu…)

Per la compilazione del 730 e Red, presentarsi con i modelli dell’anno scorso

L’apertura dell’uffi cio sarà: Lunedì: dalle ore 14 alle ore 16.30; Sabato: dalle ore 14 alle ore 16

Avviso: si raccoglie anche il modello CUD per la desti nazione dell’8 e del 5 per mille

Per ogni tuo problema rivolgiti alla FNP CISL di VILLA D’ADDAPresso la sede “Associazione Anziani e Pensionati “ di via Caderico 21 - Cell.338. 22 84 679

Aperta il Lunedì dalle 14 alle 16

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Domenica delle Palme1º aprile

Lunedì santo2 aprile

Martedì santo3 aprile

Mercoledì santo4 aprile

Giovedì santo5 aprile

Venerdì santo6 aprile

Sabato santo7 aprile

Pasqua di RisurrezioneDomenica 8 aprile

La Settimana Santa

ore 7,30 S. Messaore 9,15 S. Messa (Isti tuto)ore 10,30 S. Messaore 14,00 all’Oratorio Riunione chierichetti ore 15-18 Confessioni adulti ore 18,00 S. Messa ore 7,00 S. Messa (Isti tuto)ore 8,30 S. Messaore 20,30 Confessioni adulti in Parrocchia ore 7,00 S. Messa (Isti tuto)ore 8,30 S. Messa Comunioni mensili agli ammalati e agli anziani ore 7,00 S. Messa (Isti tuto)ore 8,30 S. Messa ore 9,00-11,30 Confessioni adulti ore 14,30 Confessioni ragazzi delle Scuole medie ore 7,30 Lodiore 9,30 Messa crismale in Duomo a Bergamoore 16,00 all’Isti tuto S. Messaore 17,00 in Parrocchia Riunione chierichetti ore 20,30 Messa Triduo In Coena DominiNella nott e fi no alla celebrazione del venerdì sera, adorazione eucaristi ca in parrocchia presso il luogo della reposizione del Ss. Sacramento. in matti nata adorazione dei gruppi di catechismo a turnoore 7,30 Lodiore 15,00 all’Isti tuto Via Crucisore 17,00 in Parrocchia riunione chierichetti ore 18,30 Vespri per giovani e adolescenti ore 20,30 Acti o liturgica venerdì santo e processione all’Oratorio ore 7,30 Lodiore 9,00-11,30 e 15,00-18,30 Confessioni adulti ore 10,00 per i ragazzi Benedizione uova pasqualiore 14,00 in Parrocchia Riunione Chierichetti ore 20,30 Solenne Veglia pasquale

ore 7,30 S. Messaore 9,15 S. Messa (Isti tuto)ore 10,30 S. Messa ore 18,00 S. Messa ore 7,30 S. Messaore 9,15 S. Messa (Isti tuto)ore 10,30 S. MessaNON c’è la Messa vesperti na

Lunedì dell’Angelo9 aprile