Bollettino dell’Ordine Martinista n. 74

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Bollettino dell’Ordine Martinista n. 74 Equinozio d’Autunno 2019 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri dell’Ordine Martinista Stampato in proprio

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Bollettino dell’Ordine Martinista n. 74 Equinozio d’Autunno 2019

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri dell’Ordine Martinista

Stampato in proprio

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ORDINE MARTINISTAORDINE MARTINISTA

2Redazione

Direttore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48100 Ravenna

SOMMARIOSOMMARIO

ARTURUS - S:::I:::I::: S:::G:::M::: - ESERCIZI OPERATIVI, ELEMENTARI - pag.3

JOHANNES - S:::I:::I::: - L'EGGREGORO MARTINISTA - pag.11

MOSÈ - S:::I:::I::: - L’ASSOCIATO: TEORIA, PRATICA E STATO D’ANIMO OPERATIVO - pag.13

HASID - S:::I:::I::: - PERCORSO INIZIATICO - pag.18

OBEN - S:::I::: - ATTENZIONE: “FUOCO” DALL’ALTO - pag.19

ATHANASIUS - S:::I::: - PICCOLE RIFLESSIONI SUL SALMO 133 - pag.23

MIRIAM - I:::I::: - “NON CI INDURRE IN TENTAZIONE" - pag.24

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Esercizi operativi,

elementari

ARTURUS S:::I:::I:::S:::G:::M:::

Dai quesiti che mi vengono continuamente sottopo-

sti, credo sia opportuno riepilogare prudentementequanto possa venire suggerito dal nostro metodo,limitandomi alle procedure più semplici (senza volertogliere nulla a quanto già stanno facendo i variMaestri Iniziatori nelle loro Colline).Occorre comunque premettere che ci fregiamo di unpreciso simbolo, riferito ad una ipotetica, auspicabile,“fusione mistica” che avrebbe disegnato proprio lostesso Saint Martin, a seguito delle sue meditazioni-contemplazioni; così, anche per noi, in collegamentodiretto con la sua trasmissione iniziatica, dovrebbeessere possibile intuire (e poi riscontrare, compren-dendola) qualcosa che trascende la sfera della mate-rialità, di cui siamo parte e nella quale siamo immersi.Quindi, sulla nostra via non si esclude affatto ciò checomunemente chiamiamo "Dio" (e poi anche terminicome Logos, Nous, Essere, Assoluto, Spirito, Ripara-tore, Anima, ecc.).Per tale motivo questo non è un percorso consi-

gliabile a coloro che si dichiarano atei.

Inizierei ora con l’affrontare alcuni semplici concetti.Per noi, la meditazione è considerata principalmenteuno strumento molto efficace per ottenere sempre piùpresa di coscienza di sé stessi, in modo da consentirequella sorta di liberazione spirituale che intuiamoconnessa all’emersione del Sé. Già questo ci distingue da coloro che, pur essendostati iniziati in percorsi sedicenti Tradizionali, tra l’al-tro anche molto frequentati, affermano pubblicamen-te e con veemenza che la meditazione non è contem-plata in percorsi come quelli a cui sostengono diappartenere (ignoranza? pressapochismo?malafede?). Ad ogni modo, in generale, soprattutto in

altri percorsi ancora “veri”, i metodi perriuscirci, sono effettivamente molteplici ecomunque similmente a quanto sperimentia-

mo sulla nostra via, progettati per sciogliere l’ecces-siva dipendenza dal fisico, preparando l’individuo aquanto sia necessario nei propri limiti, per accedere adifferenti livelli spirituali.Se si ha un certo, corretto, successo nel tentare l’im-presa, è probabile che, come ci raccontano anche inostri vademecum, la Forza sopra intellettuale e sopracosciente, chiamata Provvidenza, possa allearsi conla Volontà umana, ma soltanto mediante il libero eassoluto consenso di quella, predisponendo il manife-starsi progressivo dell’illuminazione.In vari ambiti, molti sembrerebbero privilegiare ilnoto metodo che implica un “mantra”. Si tratta di unaparola o di una frase (ogni scuola ha le sue) ripetutain continuazione per un determinato periodo ditempo. La tecnica riguarda quindi, il concentrarsi sul mantraper escludere ogni altra cosa. Si auspica in tal modo,di ripulire la mente dai tanti, frequenti, pensieri e disepararla dal normale flusso di coscienza. Il tutto può essere ripetuto verbalmente, oppure laripetizione può avvenire in modo esclusivamentementale. Questo tipo di tecnica è utilizzato in diverse discipli-ne orientali ma anche nelle scuole Kabbalistiche piùantiche (ripetizione del “Nome” o di alcuni NomiDivini per un preciso numero di volte). Si tratta diqualche cosa di strutturato, diretto all’esterno; infatti,la concentrazione si sviluppa su una parola o su unafrase determinata, anziché sui pensieri spontanei dellamente. Ne deriva una pratica specifica, ripetuta per un tempopredeterminato; per questo è considerata con configu-razione strutturata.Altra meditazione strutturata diretta esteriormen-

te, non certo solo da noi privilegiata, è quella in cui

si fissa un oggetto, ponendo su di esso tutta la pro-

pria concentrazione. Però, a differenza da altri (diversità proba-bilmente basilare), noi tentiamo di riuscir-

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ci, senza “sforzare” e quindi senza produr-

re adrenalina; quindi limitandoci a focaliz-zare sempre più l’attenzione, arginando e poidisperdendo volontariamente, uno alla volta, ognipensiero, ogni immagine, ogni suggestione che nonriguardi l’elemento osservato.E’ ovvio che, non essendo mai stati abituati a farloprima dell’Iniziazione, non risulterà facile. All’inizio

i fallimenti saranno molto frequenti, oltre che ine-

vitabili. Tale tecnica, allorché si abbia successo, permantenersi efficace e potente, richiede poi un allena-mento continuo.Tornando agli aspetti generali, possiamo trovare, tra itanti, un tipo di contemplazione che consiste nel fis-sare una sfera di cristallo. E’ previsto pure l'uso di mandala, ovvero d’immagini,comprendendo in tal modo anche le riproduzioni dilettere di un alfabeto, ad esempio come quello misti-co, ebraico (ma non solo), sui quali fissare l'attenzio-ne, svuotando la mente da tutti gli altri pensieri. In alcuni ambiti kabbalistici, oltre alle lettere“madri”, visualizzate singolarmente od in varie com-binazioni, è possibile che sia scelto lo stesso “tetra-gramma”. In effetti, le possibilità combinatorie delle22 lettere con l’aggiunta delle vocalizzazioni, sonomoltissime, a seconda delle scuole e degli obiettivi daconseguire.A tutto ciò, come sempre, si aggiungono altre moda-lità molto più complicate come quelle in cui, oltre apredeterminare combinazioni di nomi divini, siaggiungono anche immagini mentali.Riguardo al metodo di meditazione, diretto interna-mente, si potrebbe immaginare che consista per lo piùnel meditare su pensieri, sentimenti o immagini checompaiano nella mente in modo del tutto spontaneo.Però essendo una modalità non strutturata, si pre-

senterebbe antitetica alla nostra.

Infatti, prevediamo di focalizzarci su 14 argomenti, inprecisa sequenza (per la quale è molto importanteseguire correttamente il ciclo lunare), collegandolistrettamente a personali esperienze vissute,sino a dove la memoria ci possa sorreggere. Non farlo, privilegiando altro, a volte pur-

troppo presuntuosamente (soprattutto senzal’autorizzazione del proprio Iniziatore), sipotrerebbe rischiare oggettivamente con tale

impostazione mentale, di porsi da soli, fuori dallanostra catena.Si dovrebbe intendere la meditazione diretta interna-mente come pratica esclusivamente mentale. Se siverbalizzano i pensieri, si tratta di altro. Ovvero, se lisi riesce a mantenere focalizzati su un unico punto,possono diventare espressione di una preghiera spon-tanea. A quanto previsto come base, non solo dal nostrometodo, si potrebbe aggiungere un’ulteriore evolu-zione che potremmo definire “speciale” ma non diret-ta. Si tratterebbe di tendere alla quiete della mente eal ritrarsi da tutte le percezioni, sia interne che ester-ne. Sarebbe un potenziamento avanzato di ciò che pro-viamo a mettere in essere, a livello embrionale,durante il tentativo di predisporre la concentrazionesul singolo oggetto. Però, lo si potrebbe anche utiliz-zare esclusivamente come metodo a sé stante, tramitecui tutte le percezioni e l'immaginario cessano di esi-stere. Ho utilizzato il condizionale perché si tratta diuna tecnica molto difficile da mettere in pratica e nonalla portata di tutti.In generale, alcuni tendono a suddividere le varie pra-tiche meditative, in tre filoni principali, classificando-li in base ai mezzi utilizzati che di solito vengono sin-tetizzati in: “intelletto, emozioni, corpo”.

Ovviamente esistono anche pratiche tramite cui si

assiste ad un mescolarsi di queste tre opzioni.

Per quanto mi è dato conoscere (però non moltissimo,rispetto a ciò che in effetti esiste), credo che il filonementale sia sempre stato tra i più preferiti, ovunque.I metodi più comuni erano e sono semplicementeindirizzati, nella maggioranza dei casi, ad esploraresuggerimenti per lo più religiosi, verificandone i mol-teplici significati intrinseci, tentando di proiettarsialla scoperta di ciò che si trova oltre la materia. Come

conseguenza, non sono affatto esclusesituazioni di solito descritte come di “esta-si”.

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Un altro modo, sempre mentale, si rivolgeallo studio di oggetti sacri, di immagini, dilibri liturgici che suggeriscono pensieri pii,ecc. nella tensione di migliorarsi, mettendo in praticaconcreta anche scelte di vita opportune, per indiriz-zarsi verso lo Spirito; ciò viene perseguito costante-mente anche se non si riuscisse ad arrivare all’illumi-nazione definitiva.Infatti, il metodo è riepilogabile in partico-are nellescelte di rettificazione della propria vita, alla luce diquanto si sarebbe desunto dalle contemplazioni degliargomenti oppure degli oggetti di cui sopra, tenutoconto di eventuali livelli spirituali, così come potreb-bero essere rappresentati, ad esempio, dalle mistiche10 sephirot.In tutti questi metodi, si potrebbero trovare delle ana-logie per quanto riguarda le conseguenze di ciò che èprevisto dal nostro, dopo aver rivisitato più volte gliavvenimenti che ci possono aver coinvolto emotiva-mente, in vari momenti della vita, in funzione del par-ticolare argomento previsto a riferimento (il riscontrodella coerente ed armonica messa in pratica dellescelte, è una cartina di tornasole da controllare).Il sentiero delle emozioni sembrerebbe conosciuto epraticato in alcuni ambiti mistici, dove si utilizzano lepreghiere formali, quotidiane, come una sorta di man-tra. Così, trasferendo tutti i sentimenti e le emozioni nelleparole insite nel culto, si tende ad ottenere la separa-zione dal fisico. Se a tutto ciò si aggiungono suoni, melodie musicaliparticolari, non è esclusa la possibilità di proiettarsi inquella che viene definita come predisposizione profe-tica. Sembrerebbe, comunque, che questa sia una praticada affrontare con una certa prudenza. Infatti, la pas-sione amorevole per Dio, che potrebbe sorgere daltentativo di contemplarlo, immaginando senza più fil-tri, la sua grandezza e bellezza creativa, potrebbe por-tare ad esaltarsi in modo così intenso, che l’animatenderebbe a voler abbandonare il corpo. Pare cheuna simile elevazione dell’illuminazione, simanifesti ogni tanto con persone moltoanziane, in odore di santità.

Poiché ho accennato anche al metodo del

corpo, mi azzardo a sintetizzarlo in movi-menti ed in esercizi particolari, comprenden-

do pure quelli di respirazione, molto importanti.Non di rado, le posizioni, oscillazioni, inchini, rota-zioni, ecc. possono accompagnare un pensiero, unapreghiera formale e migliorare la qualità meditativadegli stessi.Tra le tecniche più efficaci ed antiche nella medita-zione, tra cui potremmo annoverare anche quelle cheprevedono gli “asana” così efficaci per la purificazio-ne dei canali energetici e per il riequilibrio psicofisi-co, si dovrebbe includere come particolarmenteimportante, quella corporea, esercitata tramite ladanza. Questa, seppur differente per luoghi e religionidi riferimento, è ancora utilizzata, magari anche unitaa canti, come mezzo per ottenere l’estasi e l’illumina-zione. Tornando ai nostri vademecum, al metodo da questisuggerito, vediamo che il metodo meditativo è per lopiù inteso come di tipo strutturato e mentale. Ho giàaccennato che potremmo notare alcune convergenzeed analogie con le tecniche sopra descritte.Scopriremmo una certa importanza per la sempliceposizione del corpo che però non utilizziamo per“distrarci” o per stimolare eventuali punti energetici,ma bensì che tentiamo di rendere “nullo”, lasciandoalle energie la possibilità di fluire liberamente ovun-que, senza creare alcun “disagio”.Personalmente, suggerisco sempre in partenza, unapostura abbastanza comoda, in modo da non esseredisturbati dal fisico, magari costretto in posizioni chenon gli sono usuali, seppur facilissime da otteneredagli esperti (non bisogna dimenticare che ognuno hale sue conformazioni fisiche, condizionate anchedall’età, unitamente alle abitudini). Mi riferisco, ad esempio, all’indicazione di sedere aterra con le gambe incrociate ed il busto eretto; lemani e gli avambracci distesi sulle cosce. Spesso que-sta non è adatta a chiunque per molti problemi facil-mente intuibili. Però riuscire ad accomodarsi su una

sedia, rilassati ma tenendo almeno la schie-na dritta, guardando verso Oriente, nonsarebbe affatto male.

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E’ anche possibile distendersi; comunque, incaso di particolare stanchezza fisica, mentresi prova a far svanire le immagini ed i pensie-ri non pertinenti, oppure dopo, mentre si tenta di rivi-vere alcuni episodi della propria vita, si corre ilrischio di scivolare in improvvise, piacevoli, “visua-lizzazioni pre-sogno” e di addormentarsi.Ad ogni modo, poiché chi starebbe operando è un ini-ziato, e poiché nessuno di costoro è mai solo, il sem-plice corretto gesto di saluto, la batteria (entrambipropri di ogni grado), uniti alla visualizzazione delsimbolo dell’Ordine (oppure nella sua costruzione odisegno) dovrebbero svelarsi come un richiamoeggregorico, efficace per un piccolo ma importantesupporto all’indispensabile vigilanza.Ho ritenuto opportuno precisare che nel nostro

caso si tratta di un iniziato perché è bene com-

prendere da parte di chiunque, che queste premes-

se operative e poi ciò che continuerò ad illustrare,

non avranno alcuna efficacia o conseguenza (nella

migliore delle ipotesi) per chi, magari provando a

sperimentarlo, non lo fosse, e soprattutto per chi,

pur avendo subito delle nostre iniziazioni, non si

sentisse o non volesse sentirsi veramente tale (nonsi tratta solo di un nostro convincimento, bensì èquanto viene continuamente esposto in ogni tempo-luogo, da qualsiasi percorso iniziatico, “vero esano”).Tornando alla formazione preparatoria, è necessarioribadire l’importanza di tentare, tutti i giorni, perqualche minuto (senza esagerare), di “conquistare”progressivamente la capacità di concentrarsi “a fred-do” su un qualsiasi oggetto (più semplice possibile).Con questo termine (“a freddo”) intendo descrivere lamodalità di riuscirci senza quello sforzo che produceinevitabilmente adrenalina e che vanificherebbe lastessa esperienza, attivando esattamente il contrariodi ciò che si cerca (di solito questa modalità è identi-ficata anche da altre vie, semplicemente come:“comune”). Quando ci si riuscirà, eliminando tutte leimmagini ed i pensieri “parassiti”, focalizzandosicompletamente sull’obiettivo dell’osservazione, all’i-nizio sarà solo per qualche istante; in tali occasioni, è

facile che si manifesti anche un’alterazionedella percezione spazio-temporale (altra car-tina di tornasole da tenere presente).

Tutto ciò è indispensabile per riuscire poi, prima diprocedere oltre, a contemplare, ad immedesimarsi nelPentacolo del nostro Venerabile Ordine. Questa è una delle chiavi d’accesso, con le varianti diogni grado, assieme al saluto, alla batteria, al pronun-ciamento corretto della “parola pentagrammatica”;però come ho già accennato, hanno l’efficacia da noiprevista, nell’interagire correttamente con ciò cheimmaginiamo esistere oltre il livello materiale, soloper coloro che sono stati iniziati e che tendono adavere il “giusto” stato dell’essere. Insisto nel ribadirequesti avvertimenti, perché queste procedure sonoabbastanza note anche al mondo profano; infatti,qualche volta, le famiglie dei fratelli e delle sorellepassati alla Montagna Eterna, oppure coloro che sonousciti dalla nostra Catena, hanno disperso ovunque irituali ed i Vademecum, anziché inviarli alla GrandeMontagna. Bisogna capire che è sempre solo l’intima,giusta, qualità dello stato dell’essere che costituisce lapremessa per attivare ogni cosa all’interno dellanostra catena iniziatica. Quindi, chi ne fosse uscito, per qualsiasi motivo, a

maggior ragione se per colpe gravi come ad esem-

pio, oltre al tradimento dei giuramenti (purtroppo

accade ogni tanto); ad esempio quelle di coloro che

hanno tentato un’usurpazione come nel 2014 e

che continuato a fregiarsi assurdamente, del nome

del nostro Ordine, non avrà più alcun accesso

all’uso corretto delle chiavi che ci sono usuali.

Sarà opportuno comprenderlo per il proprio bene

e per quello dei propri cari.

Però, poiché la bramosia umana che rende oggettiva-mente ottusi, non ha limiti, qualcuno ci prova ugual-mente senza averne le caratteristiche idonee; così,quando va bene, non succede alcunché.Coloro che ci hanno preceduto, hanno sempre ribadi-to la straordinaria importanza di questa preparazione,senza la quale sarebbe poi risultato improbabile, senon impossibile, concepire una visione unitaria dellaLuce che si emana dal Trilume.

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In effetti, senza ottenere, almeno un poco, ildistacco progressivo dai condizionamentimateriali, nonostante le velleità, magari unitea tante fantasie passionali, è difficile che si possaessere predisposti a percepire il mormorio dell’intui-zione di ciò che discende dai piani elevati dello Spi-rito e poi che lo si possa unire amorevolmente con ilfuoco improvviso della comprensione, consentendofinalmente un pizzico di conoscenza dell’unica Luce,seppur con tutti i limiti della soggettività (ecco ancorauna cartina di tornasole).Gli esercizi preparatori, dovrebbero essere ripetuticostantemente, ogni giorno, sino alla loro riuscita.Cedere all’ignavia con la scusa che possano apparireo risultare difficili, non è consigliabile. Se uno doves-se constatare che non ha la volontà per farlo (il desi-derio non basta; è opportuno capirlo molto bene)sarebbe meglio per lui, che rinunciasse a proseguire.Non sarebbe adatto per la via Martinista (altra cartinadi tornasole). Tra l’altro, come è noto, vivendo continuamenteimmersi, chi più chi meno, in normali condizioniadrenaliniche, oppure depressive, oggi così frequenti,non si vede mai neanche ciò che è ben visibile ad altrie neppure si ascolta, si percepisce con orecchie, naso,tatto, gusto, ciò che comunque per altri è evidente.Ricapitolando, il desiderio, la volontà, l’idoneo statodella propria anima, convogliati in un ambito iniziati-co come il nostro, con precise chiavi d’accesso nelletecniche operative, rituali, e poi di uscita, per provarea conseguire gli eventuali contatti previsti ad ognilivello, differenti per ogni grado, divengono la condi-zione minima della quale è indispensabile dotarsi perinteragire, prima di tutto, con i canali eggregorici chesovraintendono all’Ordine e poi per provare ad anda-re anche oltre.Accenno a tutto questo per lasciare aperta la possibi-lità d’intuire la probabile esistenza di molteplici livel-li-universi spirituali.La Tradizione in occidente, accenna in particolarealla Via kabbalistica (nei nostri vademecum, ad ognigrado, ce ne sono continuamente tracce, riferimenti).In tale ambito, si menzionano vari Profeti come ido-nei ad elevarsi in quelle dimensioni più vici-

ne alla Sorgente di Luce.Rimanendo su questo punto di vista, occorretenere presente che qualche secolo dopo la

distruzione del Tempio di Gerusalemme, sembrereb-be essersi estinta progressivamente la via che consen-tiva l’ascesa ai livelli luminosi più elevati, praticatadai Profeti, limitando così per chiunque la possibilitàdi accesso ad “universi” solo intermedi o più bassi.Ne scrivo per suggerire ancora una volta: prudenza, acoloro che spesso bramano incoscientemente (magaricoinvolgendo anche altri), sperimentare varie tecni-che teurgiche, abbastanza antiche, legate alla magiapratica, sacerdotale, del misticismo ebraico (senzaimmaginare neppura lontanamente di di si possaveramente trattare).Dagli scritti di importanti autori, sembrerebbe che lacessazione-proibizione di determinate esperienze siaconseguente anche all’esaurimento od alla sempliceindisponibilità di sostanze-strumenti sacri che aiuta-vano la particolare, indispensabile, purificazionenecessaria prima di qualsiasi esperienza pratica.L’accesso conseguentemente limitato ai livelli piùvicini a quello della materia, in cui bene e male sonofacilmente intrecciati, porterebbe ad interagire conmanifestazioni spirituali meno luminose, senza esclu-dere l’opzione di farlo anche con quelle decisamentemalvage. L’impurità dei veli, dei gusci che avvolgono l’animadi chiunque, consentirebbero, senza scampo, la facilecontaminazione da parte di ciò che non è luminoso,allorchè si utilizzassero tecniche, pratiche, finalizzateall’ascesa, che per la loro natura necessitano di quellecose che ho accennato a livello di preparazione puri-ficatoria.Ad ogni modo, tornando alle pratiche elementari,proprie del nostro percorso, la formazione non siesaurisce con quanto ho sino ad ora esposto.Infatti, diviene necessario recuperare o potenziareanche una sorta di memoria eidetica unitamente aquella che di solito si conosce come memoria fotogra-fica; ovvero, ci si deve dotare della capacità di recu-perare mentalmente, anche ad una certa distanza ditempo, con facilità ma possibilmente con grande pre-

cisione e nitidezza, le immagini, i suoni,

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degli avvenimenti con relativi dettagli, dopoaverli osservati, ascoltati, anche solo perpochi istanti. Ad esempio, osservare le 22 lame di un mazzo diTarocchi (magari i più semplici) per poi ricordarselenei minimi particolari, immedesimandosi in ogniimmagine, è da sempre un buon esercizio, se si riescead impadronirsene perfettamente. Le conseguenzeottimali di questa formazione potrebbero divenire poiindispensabili nel ricercare analogie e convergenzetra la miriade di simboli analogici di cui è costellatol’immenso deposito Tradizionale.In effetti, questi due esercizi operativi (concentrazio-ne e memoria), oltre ad essere più che sufficienti peril lavoro dell’Associato Incognito, se praticati consuccesso, si sveleranno indispensabili, come base ine-ludibile, per tutto ciò che dovrà poi avvenire anchenei gradi successivi.Inoltre, come nota a latere, “giocherellando in modoopportuno con i Tarocchi”, forse qualcuno potrebbetentare di sperimentare, scoprire e valutare anche leproprie predisposizioni naturali alla “Veggenza” (danon confondere mai con la Profezia). Tale facoltà puòessere una caratteristica personale, a prescindere dalpercorso iniziatico intrapreso.Però, un’iniziazione su una via “luminosa”, se benvissuta, potrebbe incanalarla lontano dalle semprepossibili suggestioni più “oscure”.Appare ovvio che tutto quanto ho sino ad ora accen-nato, risulta propedeutico ad affrontare iquattordiciargomenti delle nostre meditazioni strutturate di cuiho già fatto cenno.A differenza di altri, suggeriamo questa pratica, solodopo aver lavorato sulla preparazione della concen-trazione con il corretto uso della volontà. Inoltre (anche questo è opportuno comprenderlobene), c’è molta diversità tra farlo in condizione di“profani” (tutte le meditazioni elaborate da Sedir,quindi anche oltre alle nostre 14, sono state pubblica-te varie volte dall’inizio del ‘900; per cui nonsono affatto “segrete”) e quella di “iniziati”che usufruiscono anche dell’aiuto dei“Maestri eggregorici”, i quali vengono invita-

ti ad interagire tramite la corretta esecuzionedell’apertura del rituale giornaliero, e quindia provvedere per quanto necessario .

Avendo la capacità di tenere fisso lo sguardo interioresui ricordi della propria vita, caratterizzati da emozio-ni, in funzione dell’argomento del giorno, sarà possi-bile interrogarsi sulla ricerca delle vere cause, con-templandole nel loro concatenarsi (procedura indi-spensabile per provare a conoscersi, sia fisicamente,che a livello psichico, eliminando progressivamenteeventuali condizionamenti formativi derivati da fami-glia, scuola, religione, ecc. Poi tutti questi potrannoessere recuperati con un punto di vista diverso emigliore). Poiché si sarà nell’auspicabile condizione di “freddiosservatori”, non si dovrà correrere il rischio di emet-tere inutili e devianti giudizi, così comuni nella nor-male profanità, ma che se ancora presenti, vanifiche-rebbero la meditazione, la quale, al contrario, dovreb-be portare a scelte consapevoli, solo in rapporto conla coscienza (ad esempio, l’applicazione concretadelle scelte nel quotidiano, sono una precisa edimportante cartina di tornasole).Con l’esecuzione di ciò che è previsto, si tratta diapplicare una procedura teurgica, seppur blanda, cherimuove dei diaframmi “protetti” e previo il consensoindispensabile di passaggio, si può tentare l’accesso aciò che non sia solo materia; per questo è necessarionon lasciar mai aperti i “portali”, dopo aver comple-tato la personale esperienza operativa. Non a caso ciò che fosse stato disegnato, deve esserebruciato.Anche il commiato completo e corretto, non è da sot-tovalutare.Negli anni, mi sono state comunicate testimonianzedi avvenimenti abbastanza “fastidiosi” a carico di chi,per vari motivi, si fosse scordato di operare con dili-genza (ulteriore cartina di tornasole).Ovviamente, come ho già accennato, chi non fosse

stato nelle condizioni idonee per fare tuttociò, non trovandolo più soddisfacente persé e per altri, magari utilizzando arbitraria-mente o maldestramente i nostri simboli, le

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nostre chiavi, potrebbe essersi addiritturaazzardato di sperimentare qualche cosa,aggiungendo chissà quali “magherie” va-gheggiate nella personale fantasia e cosa più grave,coinvolgendo altri. Potrebbe ritrovarsi pure a “pontificare” nel modopseudo-dotto, tipico dei “profani” (infatti, tale sareb-be, anche se costui avesse subito delle iniziazioni),svelandosi come è normale che accada, privo di qual-siasi vera esperienza anche piccolissima, in altri livel-li spirituali; in tali frangenti, quando è andata bene,non è successo semplicemente alcunché.Non vorrei essere equivocato, ribadendo spesso que-sti concetti che “implicano anche pericoli”, ma sonoassolutamente comuni e tradizionali; quindi nonappartengono solo al nostro Ordine.Ad esempio, mi permetto di citare il noto kabbalistaRabbi Abraham Abulafia (nato nel 1240). Egli ammo-niva fortemente chiunque tentasse di accedere aimisteri ed alla Tradizione (in questo caso con il puntodi vista affatto monolitico, della mistica ebraica edelle sue vie “pratiche”, particolari). Qualsiasi ricercatore doveva essere adeguatamentepreparato e non avrebbe dovuto accedervi a meno dinon avere un'assidua ed estesa dimestichezza con tuttii necessari preliminari.Rivolgeva un avvertimento particolarmente fortecontro il dilettantismo spirituale. Chi avesse voluto accedere ai misteri per capriccio,senza preparazione, ne poteva e può anche oggi(aggiungo io), venire distrutto, sia spiritualmente chepsicologicamente. Nel pronunciare questo ammonimento, Abulafia scri-veva al non iniziato: “La tua mente si confonderà, ituoi pensieri si confonderanno, e non troverai alcunavia di fuga né sollievo per la tua mente. Verrai sopraffatto dal potere della tua immaginazio-ne, che ti farà produrre molte fantasie totalmente inu-tili. La tua facoltà di immaginazione si rafforzerà, inde-bolendo il tuo intelletto, fino a quando le tuefantasie ti getteranno in un grande mare. Non avrai la sapienza nemmeno per sfuggire

da lì, e per questo annegherai”. Avvertiva inolre, che prima di tentare di otte-nere anche la “voce più calma e debole”, si

dovessero cogliere i misteri della Kabbalah con ilproprio intelletto.Rimanendo in generale su questo punto di vista, dob-biamo però rammentare anche un concetto che è allabase della nostra via iniziatica.Ipotizziamo infatti, in qualsiasi essere fisico, in ognisituazione materiale, la coesistenza seppur diversaper ognuno, del bene e del male. Quindi, potremmo riscontrare: la sapienza mescolataalla stoltezza, la ricchezza alla povertà, il seme alladesolazione, la vita alla morte, il dominio al soggio-gamento, la pace alla guerra, la grazia alla bruttezza.Tutta la formazione per tentare, con sempre più pienalibertà di scelta, di avvicinarsi alla “Luce”, potrebbeessere funzionale alla possibilità di operare sul pianofisico (pensieri, parole, azioni); sarebbe decisamenteimportante perché parrebbe costituire l’unico ambitoin cui gli estremi opposti si possono toccare, in quan-to parti integranti di un unico essere. In altri livelli esistenziali, così come emanati solo spi-ritualmente, sin dalle origini, non sembrerebbe possi-bile, poiché il bene non potrebbe mai avvicinarsi almale per interagirvi ed influenzarlo.L’azione umana nel livello materiale potrebbe per-mettere al bene di vincere il male usufruendo dellecaratteristiche di questo mondo (bene e male intrec-ciati); da qui le conseguenze si riverbererebbero poiovunque.In coerenza con tale ipotesi, sarebbe opportuno nondistrarsi troppo dai propri impegni iniziatici. Se l'uomo è stato collocato nel mondo fisico per con-tribuire a vincere le forze del male, la nostra forma-zione tradizionale, con tutti i limiti che caratterizzanoognuno, è funzionale, a tentare di trasformare l’oscu-rità in luce; ovviamente, solo nei limiti delle persona-li, predisposizioni e delle reali capacità, facendo sem-pre molta attenzione di non farsi coinvolgere in senti-

menti, passioni, originati da invidia e com-petività. Inoltre, giusto per rimanere in ambito

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mistico, sembrerebbe che ogni volta in cui sirispetti correttamente una regola, un coman-damento, si “guadagni un Angelo” come sup-porto ed aiuto.

Considerando che intendevo dissertare un pochino,solo su esercizi operativi, elementari, per ora terminoqui, magari con un ulteriore piccolo personale sugge-rimento: “è opportuno leggere molto, avere buonamemoria, ma tenere presente che se si perde di vistal’obiettivo e ci si limita poi ad essere solo dei sempli-ci, spocchiosi citazionisti, più o meno compulsivi,magari limitandosi addirittura a ricordare soloeventi storici, molto umani ma indubbiamente per lopiù profani, seppur legati ad un ambito iniziatico,non serve a nessuno; meno che mai a chi per vanitào per delirio di potenza unita ad insicurezza conge-nita, si trastulla in queste brutte, devianti ed inutiliabitudini”.Buon lavoro.

ARTURUS S:::I:::I:::S:::G:::M:::

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L’Eggregoro Martinista

JOHANNESS:::I:::I:::

Come appreso nel momento di ingresso nell’Ordine

Martinista, ciascuno di noi, con il lampo di luce spi-rituale trasmessogli dal proprio Iniziatore, viene inse-rito in una Catena magica rappresentata da tutti i fra-telli e sorelle Martinisti, Catena che suole definirsicon il termine di Eggregoro.L’Eggregoro quindi ha una sua propria e reale esi-stenza nell’invisibile ed alla pari di qualsiasi Entitàanche terrestre, è suscettibile di potenziamento, diindebolimento, di purificazione e di inquinamento,oltreché di utilizzazione per scopi e finalità particola-ri in rapporto alla volontà espressa dall’organizzazio-ne che la rappresenta nella sfera umana e terrestre edai singoli componenti di essa.Va chiarito che possono esistere Eggregori di diversanatura ed origine e finalizzati a scopi diversi: filantro-pici, politici, sportivi, religiosi, mistici, iniziatici,ecc.; anche se il termine viene generalmente attribuitoalle grandi correnti mistico- religiose- esoteriche-ini-ziatiche che, essendo animate da alte idealità e segui-te da grandi masse dì persone, sono destinate a fissar-si nello spazio per tempi indefiniti e sono in condizio-ne di poter influire in maniera incisiva sui destini del-l’intera o di buona parte dell’Umanità.L’inserimento del singolo individuo in questo secon-do tipo di Eggregoro, avviene normalmente mediantecerimonie rituali a sfondo magico (battesimo, inizia-zione, ecc.) nelle quali il Novizio viene sim-bolicamente inserito nella diversa dimensio-ne soprannaturale della Catena Particolare.Del pari l’allontanamento avviene con formeed atti simbolici (espulsione, bruciamento in

effige, scomunica, ecc.) vale a dire con attimiranti ad allontanare l’elemento turbativodalla Catena, quando si ritiene che la perma-

nenza possa recare danno oppure pregiudizio allo svi-luppo armonico della corrente spirituale.Per quanto attiene il potenziamento dell’Eggregoro,esso può essere sviluppato individualmente, sia attra-verso corretti comportamenti in sintonia ideale con iprincipi professati, sia attraverso atti rituali personaliquali preghiere, invocazioni, magia cerimoniale; spe-cie nelle correnti particolari con le caratteristiche giàsopra accennate.Del pari il potenziamento può avvenire in modo col-lettivo mediante la celebrazione di cerimonie vere eproprie (messa, tornate di loggia, riti vari di cateneiniziatiche, ecc.).Da quanto sopraesposto è certa ed indiscussa l’esi-stenza di un Eggregoro Martinista rappresentato,come già affermato, dalla massa dei Fratelli e delleSorelle iniziati al Martinismo. Il nostro preciso com-pito è dunque quello di vivificarlo e rafforzarlo siacon i vari rituali prescritti ai vari livelli dell’iter ini-ziatico, sia improntando i personali comportamentiprofani ai principi propugnati dal MartinismoTradizionale come tramandatoci dai nostri MaestriPassati. Tali cerimonie di cui la principale è rappre-sentata dal Rito giornaliero in quanto comune allageneralità degli appartenenti all’Ordine, indipenden-temente dal livello iniziatico raggiunto, ha il duplicescopo di spoliazione graduale del proprio involucroprofano per tentare l’ascesa a livelli via via più sottili,e di stabilire la sintonizzazione con gli altri compo-nenti la Catena Martinista, in modo da rendere sem-pre più potente il nostro Eggregoro, al quale tutti noidobbiamo fare costante riferimento.Proprio per l’importanza che ritengo debba attribuirsia questo Rito, è opportuno che esso sia celebrato conla più scrupolosa e meticolosa precisione e predispo-

sizione interiore, in tempi e modi prescritti,onde poter trarre tutti i benefici effetti edinflussi astrali, capaci di accelerare la pro-pria catarsi interiore.

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Questo Rito a cadenza giornaliera fissadovrebbe, secondo la mia personale opinione,essere accompagnato da una propria confes-sione costante nella quale ciascuno, chiuso ermeti-camente in sé stesso, nudo di fronte alla propriacoscienza, possa fare periodicamente un bilancio deipropri comportamenti profani e della loro compatibi-lità con i principi tracciati nella meditazione dei 28giorni del ciclo lunare, allo scopo di poter efficace-mente purificare la luna. Si arriva così al Novilunionel quale si attua sia nella esecuzione pratica del Ritoche nelle preparazioni e purificazioni che lo precedo-no (fisiche e psichiche), quel progressivo abbandonodelle scorie del quaternario che ci tengono prigionierie che tentano di opprimerci, per cimentarci a materia-lizzare lo Spirito ed a spiritualizzare la Materia, ondeessere degni e preparati per la Reintegrazione con ilPrincipio al quale tutti noi, che abbiamo intrapresoquesta particolare via iniziatica, aspiriamo.Solamente seguendo questo cammino facile e diffici-le nello stesso tempo, si schiuderanno le porte pernuovi e più complessi ed affascinanti riti di ascesi spi-rituale che potranno consentire di avvicinarsi a quellainiziazione reale e non solo virtuale, necessaria perpotersi umilmente ma a pieno titolo fregiarsi del divi-no titolo di Adepto.Bisogna anche tener presente che l’Eggregoro ha unproprio arco temporale di durata, variabile in funzio-ne della maggiore o minore potenzialità degli stimoliche lo alimentano, e della tensione positiva o negativadegli stimoli stessi. Questo spiega la incredibile vita-lità di alcune correnti mistiche e religiose fino a quan-do le organizzazioni che le rappresentano mantengo-no puri i principi originari, e la loro progressiva deca-denza quando esse si allontanano oppure deviano datali principi, talvolta in nome di una presunta necessi-tà di adattabilità ai tempi moderni.Non va sottovalutato anche che vi sono alcuni com-portamenti umani quali le persecuzioniall’Idea particolare rappresentata dall’Eggre-goro che possono potenziare oppure indebo-lire sino a distruggere, a seconda dei mezziimpiegati e della potenzialità eggregorica

persecutrice. Si ritiene infatti che il sangue,specie umano, abbia un potere vivificante eserve quindi a rafforzare; mentre la distruzio-

ne col fuoco serve ad indebolire sino ad eliminarecompletamente. Questo potrebbe spiegare i riti sacri-ficali degli antichi oppure le persecuzioni anche rela-tivamente recenti nel tempo, nelle quali si è cercato dievitare lo spargimento di sangue e si è invece preferi-to ricorrere ai roghi dell’Inquisizione che, oltre allepersone si estendeva anche ad altri oggetti sacri (libri,paramenti, ccc.).A questo punto sorge spontaneo il dubbio, che perso-nalmente ritengo certezza, della possibilità di lotteeggregoriche nell’invisibile, nelle quali le diverseEntità similari si affrontano sistematicamente peraffermare la propria supremazia, tal quale avviene nelmondo terrestre. Tale assunto, per quanto possa sem-brare utopico, troverebbe conferma nello Zohar ed inaltri testi; in sintesi: “Tutto quel che esiste sullaTerra, ha in alto la sua controparte spirituale e nullaesiste in questo mondo che non sia connesso a qual-cosa Lassù e non ne dipenda. Tutto quel che è datotrovare nel mondo inferiore esiste anche in prototipo.L’inferiore ed il Superiore interagiscono reciproca-mente”.

JOHANNESS:::I:::I:::

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L’ASSOCIATO:

Teoria, Pratica

e stato d’animo operativo

MOSE’ S:::I:::I:::

Cosa è e cosa noi intendiamo per Martinismo.

Questi appunti sono stati colti da un articolo di nonmolto tempo addietro, scritto dal carissimo ARTU-RUS S:::I:::I::: nostro attuale S:::G:::M::: e da un comunicato congiunto redatto da ben cinqueSS:::GG:::M:::Nella seconda metà del 1700, e precisamente nel1760, Martinez de Pasqually, pur lavorando in unaloggia del Grande Oriente di Francia, iniziò la costi-tuzione dell’Ordine dei Cavalieri Massoni ElettiCohen dell’Universo.Nel 1769, Louis Claude de Saint Martin conobbeMartinez de Pasqually e aderì al Suo Ordine divenen-done il segretario.Dopo qualche tempo, Saint Martin cominciò a nonapprovare le operazioni magiche del suo maestro,ritenendo che, secondo Lui, fosse più logico pregareDio direttamente e non attraverso i suoi Angeli.Nel 1774, il 20 settembre, Martinez de Pasqually,morì a Santo Domingo e dopo qualche anno l’Ordineda lui fondato si sciolse.Louis Claude de Saint Martin, pur non rinnegando ilsuo Maestro, tuttavia, non accettò mai completamen-te le sue pratiche teurgiche che insegnava a praticareanche ai suoi proseliti.Saint Martin, libero da ogni vincolo e da ogniOrdine, fece conoscere il proprio pensiero innumerose nazioni dell’Europa e dell’Ame-rica. Era un pensiero sfrondato da ogni magia

e dagli angeli, rivolto solamente ed esclusi-vamente a Dio padre onnipotente.Saint Martin vedeva il Cristo, (da lui definito

“il Ri-paratore”), come la figura centrale venuta aristabilire l’equilibrio distortosi con il peccato e laconseguente caduta.Saint Martin, pur avendo diffuso il Martinismo ovun-que si recò, specie in Europa, non organizzò alcunOrdine Martinista. Nel 1803 anche L.C. de Saint Martin morì, ma ilMartinismo aveva ormai messo radici un po’ dapper-tutto, anche se alcuni personaggi utilizzarono il suopensiero in modo poco ortodosso, servendosene peroperare magie, a dir poco, a volte, abominevoli. Per fortuna dell’Umanità, nel 1891, alcuni ricercatorie studiosi francesi di grande livello culturale ed inti-mamente martinisti, quali Gerard Encausse (Papus),Stanislao de Guaita, Paul Sedir, Josephin Peladan edaltri, si sono riuniti ed hanno organizzato il martini-smo in un Ordine particolare nel quale venivanoaffermati i punti più importanti dell’ordine Martinistache Saint Martin ci aveva lasciato in eredità. Pertanto, oggi, constatato il proliferare abnorme diOrdini Martinisti che molto numerosi popolano imass media creando non poca confusione, apparenecessario precisare ripetutamente che un OrdineMartinista per definirsi veramente tale debba derivareda una filiazione di Louis Claude de Saint Martin,vivere degli insegnamenti e nella trasmissione inizia-tica di Martines de Pasqually e nelle dottrine di JacobBohme, ma soprattutto e senza eccezioni, devediscendere regolarmente, con piena tracciabilità dellesuccessioni, dalla costituzione dell'Ordine fondato daGerard Encausse - Papus e dagli altri fratelli che loaffiancarono nel 1891 comprendendone e condivi-dendo, quindi, le indicazioni, le rituarie, ì suggeri-menti formativi, sia filosofici che operativi, stabilitiin quel contesto.

Su questa scia e nel solco dell’ortodossia dasalvaguardare, si sono riunite, sabato 5novembre 2016, le grandi Maestranzedell’Ordine Martinista, dell’OrdineMartinista Universale, dell’Ordine Marti-

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nista Egizio, dell’Ordine Martinista (filiazio-ne Arjuna), dell'Ordine Martinista Mediter-raneo, in fraterna amicizia e nel pieno rispettodell'esclusività e della peculiarità del patrimoniodocetico di ognuno. Hanno manifestato preoccupazione per il palesarsi diderive magistiche e sincretistiche o simoniache, sem-pre più evidenti in diversi ambienti di frangia, conorigini non ben definite, con predisposizioni contami-nanti e devianti per tutti quanti ignari vi approcciano,rispetto l’ortodossia, l’umiltà e la semplicità d’intentidi una via Martinista.Nel promettersi di rivedersi hanno lasciato la loroamichevole mano tesa verso tutto il "composito uni-verso Martinista” ed anche verso tutti coloro che pos-sano condividerlo affinché si appiani ogni possibiledivergenza e possa emergere soltanto ciò che sulpiano Spirituale unisce, al fine di ritrovare nella con-statazione delle origini comuni, una sempre maggiorconvergenza spirituale e con l'auspicio che il tempo,l’impegno ed il lungo lavoro che occorreranno, pos-sano riportare all'unico ed originario eggregoreMartinistaIl Martinismo è un Ordine essenzialmente spirituali-sta che combatte con tutte le sue forze l'ateismo, ilmaterialismo e l'ignoranza, in collegamento con lealtre fratellanze iniziatiche. esso dona al simbolismola grandissima importanza che gli compete in tutte lereali iniziazioni. Non si occupa di politica, di problemi sociali, di que-stioni economico/finanziarie e tanto meno intervienein problematiche d'ordine religioso; mantiene, inol-tre, la più assoluta tolleranza e la tutela della libertàdell'individuo, prefiggendosi lo scopo di aiutare ogniindividuo che voglia veramente cercare di reintegrar-si in quegli stati di coscienza ed in quelle capacitàche sono propri di ogni cammino iniziatico.Oltre a tutto ciò procrastina ed effettua la trasmissio-ne iniziatica diretta, esclusiva, da Maestro adallievo; trasmissione adatta a risvegliare lepossibilità latenti in ciascun Uomo di deside-rio, che è colui che ha intuito la natura divi-na insita nella forma umana e che vuole stu-

diare le vie e gli strumenti per prendere con-sapevolezza e rendere cosciente tale intuizio-ne, facilitando all’iniziato il prosieguo del

cammino intrapreso sul sentiero della reintegrazioneche lo condurrà verso la liberazione dai condiziona-menti e dal determinismo della caducità umana.Un Ordine Martinista regolare e legittimo accettauomini e donne di qualunque credo e/o di qualunquerazza o ceto sociale, nei termini di quanto prescrittodai Maestri Fondatori, ritenendo colui che cerca ericeve la trasmissione iniziatica, se Uomo di desiderio(maschio o femmina), essere in grado di elevarsi al disopra delle esigenze della materia e capace di pene-trare nei mondi sottili.Infine, appare necessario precisare che anche unAssociato/Iniziato debba essere informato e conosce-re almeno le norme, leggi, regolamenti che caratteriz-zano, regolano l’Organizzazione e la vita del nostroVenerabile Ordine Martinista.STATUTI GENERALI

Quelli validi, odierni, sono riportati nel Vademecumdell’Associato, che ognuno possiede.Suggerisco di rileggerli attentamente (forse da questisi possono comprendere anche le nostre peculiaritàche oggettivamente, ci distinguono in modo impor-tante da altri); così ci si potrebbe rammentare sempreche l'Ordine Martinista è strutturato solo con le sueregole e nei seguenti organi:• Sovrano Gran Maestro

• Supremo Collegio dei Superiori Incogniti

Iniziatori

• Gran Consiglio dei Superiori Incogniti

• Gruppi Martinisti

• Fratelli e Sorelle isolati.

Precisati questi importanti concetti, ora possiamotornare al nostro tema: l’Associato. “….Nel nome del mio Iniziatore e sotto gli auspici delFilosofo Incognito nostro Venerato Maestro, io…… ti

ricevo nell’Ordine Martinista quale Asso-ciato Incognito. Da questo momento tu sei vincolato alVenerabile Ordine Martinista, ma ad essonon ti lega alcun impegno finanziario, nes-

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suna adesione a movimenti politici o accetta-zione di fede religiosa. La tua qualità di Martinista non fa supporrealcuna attitudine a commettere delle colpe; ma lanegligenza nell’esercizio dei tuoi doveri verso il Nos-tro Venerabile Ordine può comportare la tua uscitadalla Catena fraterna….”Il Martinista Associato Incognito, all'atto del suo rice-vimento nell'Ordine riceve un nome iniziatico (poicol tempo, come previsto a suo tempo, dallo stessoPapus, ce ne sarà anche un altro: “mistico”), di suascelta, che sostituisce, in quanto egli incognito, ilnome e cognome profani. Egli è tenuto a non dare il suo nome profano a nessunfratello e sorella e neppure ai suoi fratelli superiori ingrado, salvo al suo iniziatore e al Sovrano GranMaestro o ai suoi Delegati che si facciano riconosce-re. Non deve svelare ad alcuno il nome del suoIniziatore, né i riti, segni, parole e operazionidell'Ordine.L'Associato Incognito, nel suo vademecum troveràun nutrito programma di studio e di lavoro che saràpropedeutico a tutte le varie esperienze e prove chedovrà affrontare nel suo viaggio iniziatico. Oltre alla parte teorica che consisterà nello studio divarie materie che interessano il settore esoterico, filo-sofico, metafisico, religioso etc., c’è da affrontare laparte cosiddetta operativa che sin dall’inizio, com-prende esercizi di visualizzazione di oggetti semplici,fino ad avere la padronanza mnemonica del nostroPentacolo Martinista e poi, ad esempio, dei 22 ArcaniMaggiori dei Tarocchi, la cui familiarità e conoscenzarisulterà molto importante per comprendere i mecca-nismi della Simbologia e della Analogia. Inoltre, è necessario effettuare le meditazioni dei 28giorni consecutivi a partire dal giorno successivo alnovilunio, le quali dovranno essere ben meditate conumiltà e ripetute ogni anno, almeno per trelune; le 28 riflessioni vanno a completare lacosiddetta spogliazione dell'Associato, nelmentre, lungo tutto l’arco dei 28 giorni, attra-verso i 14 “semi pensiero”, il neofita si verrà

a trovare davanti ai propri condizionamenti,ai tabù che lo influenzano, ai suoi mostriinteriori che lo pressano ed a tutti quei mec-

canismi psicologici inconsci che determinano buonaparte della sua vita e delle sue scelte. Egli sarà chiamato a comprendere se il desiderio chelo anima sia reale e se persista in lui l’effettiva e sin-cera esigenza insieme alla ferma volontà di travalica-re sé stesso e di superare la materialità e l'inconsape-volezza che lo pervade. Per effettuare le meditazioni ci si prepara ponendosinella posizione indicata in precedenza. Si farà ilsegno di Associato Incognito - mano destra sul cuorecon le prime tre dita aperte e le altre due (anulare emignolo) chiuse. Si coprirà la batteria di Associatobattendo con la mano destra per terra o sulla paretecontigua o sul palmo della mano sinistra. A seguire, si procederà all’immedesimazione nelPentacolo dell'Ordine e posti nella nuova disposizio-ne interiore, si darà inizio alla lettura del seme medi-tativo della giornata. Quindi ci si immergerà nel suosignificato letterale e poi nel significato recondito;alla fine ci si proporrà la sua realizzazione, avendo ariferimento le corrispondenze delle proprie esperien-ze di vita.Al termine si brucerà il pentacolo qualora sia statodisegnato su carta e, per terminare, si farà il segno diAssociato Incognito; quindi, si coprirà la batteria.Gli esercizi di visualizzazione, per lo più propedeuticialle meditazioni, saranno svolti, possibilmente, sem-pre nello stesso luogo della casa, alla medesima ora,rivolti ad Oriente, seduti per terra con le gambe incro-ciate o seduti su una sedia col busto eretto e con lemani e gli avambracci distesi sulle cosce. Ci si concentrerà su un oggetto o su un punto qualsia-si e si procederà a tentativi fino a riuscire a fermare ilflusso dei propri pensieri e fino a quando tutto svaniràe rimarrà soltanto l’oggetto preso in considerazione

(e ciò potrà accadere, badando attentamentedi non produrre adrenalina, entro un paiod’ore o di giorni oppure di mesi. Ognuno hai propri tempi, ma tutti potremo riuscirci sesiamo “uomini o donne di desiderio” e se

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abbiamo veramente la volontà di farlo consuccesso.Successivamente ci si cimenterà a far propriala visualizzazione del Pentacolo dell’Ordine. Il Pentacolo, se lo si vorrà vedere, si può disegnarlo,su carta o sul palmo della mano sinistra, in due tempi,prima il triangolo superiore e poi l’inferiore. Per la croce si traccerà prima la linea verticale dall’al-to verso il basso e poi quella orizzontale da sinistraverso destra. I primi simboli offerti alla riflessione dell’Associatosono: il trilume, la maschera e il mantello. Dal Vademecum dell’Associato Incognito per questitre elementi, traiamo gli importanti concetti chenecessitano di essere ben fissati nella nostra mente,che vanno tenuti sempre presenti e ravvivati in conti-nuazione.Per quanto concerne i Tarocchi, il popolo tende, ingenere, a collegarli ad attività di divinazione, di pre-dizione del futuro e della fortuna di una personaoppure sono fatti oggetto di interrogazione sull’evol-versi di una specifica situazione, sulla vincita di dena-ro o sulla conquista di una bella donna o su legamentidel cuore. In realtà, i Tarocchi racchiudono invece, in sé stessi,una miniera di simboli e di intuizioni esoteriche edemanano all’anima di chi li osserva con animo umile,una grande forza e tanta energia che proromponodalle immagini che vi sono riprodotte, dai coloriimpressi e dai simboli che rappresentano. In essi sononascosti, camuffati in vario modo, i principali segretidell’esoterismo e della iniziazione, ottemperando alcomando biblico di “non gettare le perle ai porci”. Negli anni, a cavallo tra la fine dell'Ottocento ed iprimi del Novecento, le dottrine esoteriche sui taroc-chi furono fissate anche da alcuni occultisti francesicome: Papus (pseudonimo di Gérard Encausse) eOswald Wirth, in una serie di celebri opere ancora inauge. Nei primi decenni del Novecento la"Scuola francese dei Tarocchi" cominciò adessere soppiantata dalla "Scuola inglese" natain seno all'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata.Il tipico mazzo di tarocchi è composto da un

mazzo di carte tradizionali a cui si aggiungo-no ventuno carte dette Trionfi o lame e dauna carta singola detta Il Matto. Nelle teorie

esoteriche i Trionfi e il Matto sono detti anche ArcaniMaggiori e le altre carte Arcani Minori. Nei primi secoli non ci sono resoconti che attestinol'uso dei tarocchi per scopi esoterici o di divinazione. Ci sono numerose testimonianze che i tarocchi fosse-ro stati usati originariamente solo come carte dagioco. Un particolare riferimento ai tarocchi come mezzo dilettura del carattere delle persone è presente in un'o-pera di narrativa: il “Caos del tri per uno” del mona-co Merlin Cocai, in cui uno dei personaggi componedei sonetti che descrivono il carattere di altri soggetti,basandosi sulle carte dei Trionfi. I primi usi documentati dei tarocchi come strumentoper la cartomanzia sembrerebbero risalire al XVIIsecolo a Bologna. Comunque, la loro diffusione moderna per la carto-manzia e l'associazione con l'occultismo, risalgonoalla fine del XVIII. Gérard Encausse, sotto lo pseudonimo di Papus(1865-1917), seguendo le idee di Lévi, si cimentò acreare tarocchi con i personaggi egizi illustranti unastruttura Kabbalistica.Oswald Wirth, occultista svizzero, massone e mem-bro della Società Teosofica, disegnò da sé i propritarocchi introducendo negli arcani, abiti medievali,sfingi egizie, numeri arabi e lettere ebraiche al postodei numeri romani, simboli taoisti e la versione alche-mica del Diavolo inventata da Éliphas Lévi.Lo straordinario interesse che si è sviluppato intornoai tarocchi dall'Ottocento in avanti, ha spinto numero-si artisti contemporanei a reinterpretare le misteriosefigure. Fra gli italiani si possono ricordare Franco Gentilini,Renato Guttuso, Emanuele Luzzati, Ferenc Pinter e

Sergio Toppi. Fra gli artisti non italianispiccano Salvador Dalí e Niki de SaintPhalle, autrice del fantastico “Giardino deiTarocchi” costruito a Garavicchio, pressoCapalbio.

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Numerosi illustratori hanno realizzato nuovimazzi, talvolta in collaborazione con storici eletterati. Per esempio, i Tarocchi di Dario Fosono stati dipinti dal figlio Jacopo su progetto delpadre Dario, Premio Nobel.Michele Marzulli ha ideato, disegnato e realizzato iTarocchi Massonici etc.A Riola, in provincia di Bologna, è stato istituito datempo un Museo dei tarocchi con un'ampia raccoltadi carte.Per concludere, ma solo provvisoriamente, nella cer-tezza di non essere stato esaustivo ma nella speranzache altri iniziati possano svelare ulteriori segreti ealtri arcani, forse indicando delle Vie d’indagineanche ulteriormente più semplici da poter essereesplorate con sempre maggiore sicurezza, migliorecomprensione e con ampie positività per ogniAssociato. “Chi bene inizia è alla metà dell’Opera”.

MOSE’ S:::I:::I:::

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Percorso iniziatico

HASID S:::I:::I:::

Sempre più spesso si sente parlare di “iniziazione e

scuola iniziatica”, il web ne è pieno. Tenendo contoche l’Iniziazione non si compra e non si vende, occor-re stare lontani e fuggire da tutte quelle scuole che lapromettono per corrispondenza o a pagamento. È ridicolo vantarsi: io ne ho tante oppure ho tantigradi. L’Io non riceve iniziazione, sostenerlo è completa-mente sbagliato. Chi la vuole e la desidera ardentemente deve scriverlosu una “Verga” (chi ha orecchie per intendere, inten-da).L’Iniziazione è intima, non la dà nessuno, tutt’al piùsi può offrire un sentiero da percorrere in solitudine,se si ha la predisposizione. La Grazia, che investen-doci ci purifica e ci illumina unendoci al Tutto, si puòottenere educandosi percorrendo un Sentiero di for-mazione come quello Martinista.Il Cammino non è semplice: la Gioia è una conquistae questa nessuno la può vendere o regalare. IlCammino è un cammino di crescita spirituale: l’uomo“animale” deve diventare razionale e intellettuale,soltanto dopo potrà diventare spirituale, sempre pervolontà di Dio. Non si passa dal primo al terzo grado senza averacquisito il secondo. È necessario studio e disciplina, soprattutto igienementale, dominio di sé: silenzio, concentra-zione e meditazione. Tutto quello che avvie-ne è interiore e tanto intimo che non si può nési va a raccontare a qualcuno.L’Iniziazione appartiene ai Misteri che,

secondo alcuni punti di vista, sono otto: treminori e cinque maggiori, otto in tutto ed ariceverli è l’intimo.

Il termine “Iniziazione” deriva dal latino. È compostoda due parole: in= dentro e ire= andare: dare inizio,varcare un ingresso, entrare in qualcosa. L’ingresso ènella vita spirituale o in un suo nuovo stadio.Il primo passo e quelli successivi conducono al sen-tiero della rigenerazione e della reintegrazione chedanno vita al “Nuovo Uomo” di cui parla il nostroV::: M::: L. C. di Saint Martin. Vedi il suo libro “EcceHomo-il Nuovo Uomo”.C’è stato un momento in cui l’uomo è passato dalregno animale a quello umano. Deduciamo che, rice-vendo l’iniziazione reale, si apre per colui che la rice-ve l’ingresso nella vita spirituale che rappresenta ilnuovo stadio: trasceso il regno umano si fa il primopasso verso il sovrumano o spirituale. Così l’uomo,come in un dato momento è passato dal regno anima-le a quello umano, potrà penetrare nella vita dello spi-rito acquistando il diritto di essere chiamato “Uomospirituale”. Acquisendo una espansione coscienziale,oltre al normale sviluppo evolutivo, si diviene consa-pevoli di aver raggiunto, mediante il sacrificio, uncerto grado di conoscenza soggettiva anche sul pianofisico, consapevoli di poterne fare uso.L’Iniziazione Reale conduce ad un’altezza che dà laconsapevolezza della Grandezza e dell’Unità deltutto. “Gloria alla Sorgente Eterna di Tutto ciò che è”.

HASID S:::I:::I:::

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Attenzione: “Fuoco dall’alto”

OBEN S:::I:::

Mi sono spesso chiesta negli ultimi tempi cosa

potrebbe fare un giovane d’oggi che bruci dal deside-rio di conoscere e che non riesca a quadrare il cerchiointorno a sé, ambisca alla verità su sé stesso e sulsenso della vita, ma non lo soddisfino le risposte ed imetodi delle dottrine ufficiali o le cosiddette veritàrivelate. Generalmente può succedere che un tale giovane chenon crede nei dogmi e nelle regole, fatichi a control-lare i suoi impeti e le pulsioni. Di norma, se non haintrapreso un efficace personale percorso di puliziainteriore, questi non si conosce profondamente e puòsuccedere pertanto che, confondendo come si suolecomunemente dire “il sacro con il profano”, commet-ta degli errori. Errori che rendono la sua posizioneancora meno libera, frustante e più difficile e doloro-so un eventuale percorso di risalita, con necessità diattenzione sempre maggiore. Di solito chi si trova in tale situazione (pur senza ren-dersene talvolta conto) come un elefante in vetreria,rischia di andare a cozzare con i propri comportamen-ti, pensieri, parole ed azioni con l’ordine socialecostituito e con leggi e regole che hanno una loroforza e spesso una loro ragione d’esistere. Senza unprocesso di purificazione (solve) non ci potrà esserela conoscenza di sé stessi e neppure un possibile“coagula” dei propri talenti; si rischierà di esserecome una moneta falsa alla quale non si puòascrivere, così come è, alcun reale valore. Presumibilmente, se detto giovane si rendes-se conto che la tensione interiore e il deside-rio di conoscenza possono celare una forza

divina che lo rende potenzialmente adatto adessere una pietra angolare, diversi sarebberoi comportamenti e le scelte; intendendo

ovviamente con pietra angolare non una delle tre pie-tre d’angolo che si pongono generalmente all’iniziodi un’opera, ma bensì l’importante pietra, unica enecessaria al completamento (in alto) di qualsiasicreazione, tempio o costruzione.Tuttavia, avere in qualche modo memoria dentro disé, di verità e armonia, senza fare nulla nel contempoper conoscersi, migliorarsi e per riavvicinarsi a talecondizione, non porta i possibili frutti e talenti, ma diregola, solo insoddisfazione per ciò che si vive e sipercepisce.Per iniziare a muoversi verso il proprio centro diequilibrio, occorre scoprire chi si è veramente; questoporta spesso anche a ritrovare interiormente leggimorali, divine, ben più forti di quelle esterne.Credo sia proprio vero (nel significato) il concettoespresso anche nel motto palindromo che si trovainciso sulla cosiddetta porta Alchemica a Roma: “Sisedes non is” (se siedi, non vai; leggendo da sinistraa destra) e (se non siedi, vai; leggendo da destra asinistra).Talvolta chi è pervaso dal desiderio di maggioreconoscenza, verità e intuisce l’aspetto divino insitonella natura umana, porta interiormente a maturazio-ne il giusto frutto: ossia la primaria aspirazione a

ritrovare in sé e fuori, ciò che si percepisce di avere

in qualche misura perso.

Realizzato quanto sopra, chi abbia la forza e la pru-denza di mettersi in gioco, penso che possa iniziare acercare un “percorso” per rendere le sue intuizionisempre più palesi. Sicuramente, l’uomo di desideriosa che forse è un povero di spirito e vuole colmarequesta dolorosa lacuna.A questo punto credo che la situazione per un giovanericercatore di verità non sia facile. Al giorno d’oggi,

la possibile ricerca di sé stessi è ovunque;l’esoterismo non è di regola trattato solo inpiccoli circoli con prudente riservatezza dagentiluomini (come si presentava spesso inpassato), ma sbattuto sui social e confuso

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con la cacofonia new age. Purtroppo chi cercauna via iniziatica Tradizionale, si trova cir-condato da numerosi canti di sirene che nonfanno leva sulle ali della fenice, ma bensì sulle piùcupide passioni contro iniziatiche, come ad esempioquelle di forza e potenza che possono albergare nel-l’animo umano.Occorre per meglio discernere, ricordare che ilFilosofo Incognito (Come amava definirsi) LouisClaude de Saint-Martin, scriveva nel suo “Uomo didesidero”: bisogna che lo spirito discenda ed entrinell’uomo come un torrente per purificarlo da ciò chel’ostruisce. Questo generalmente almeno agli inizinon è piacevole, ma è un indizio.E’ qui che il giovane uomo o donna di desideriodovrebbe avere la tenacia di cercare, di leggere leparole e gli scritti di coloro che lo hanno precedutonei cammini che gli si palesano innanzi. Credo possaessere utile, nel dubbio, affidarsi non a quello chepiace di più, che sembra più semplice e pieno di pro-messe, ma semmai a quello che fa vibrare di più l’a-nima di gioia e timore, entrando in risonanza con inti-me percezioni e pensieri. Credo che inginocchiarsiumilmente e pregare per chiedere a Dio (sorgente diogni conoscenza e padre di ogni vita) di accordarcisapienza, discernimento e protezione sulla via piùgiusta da seguire, possa inoltre essere di aiuto per par-tire da subito con il piede giusto. Occorre non dimen-ticare mai l’importanza della preghiera (sul valoredella quale ha molto scritto anche il FilosofoIncognito L.C. de Saint Martin).La situazione di desiderio, di verità e di rigenerazionesopra descritta, potrebbe essere anche tra le condizio-ni caratterizzanti l’aspirante iniziato per un percorsoesoterico Tradizionale come quello dell’OrdineMartinista. Del resto, per non rischiare di fare danni(a sé stessi e agli altri) e magari uscire rovinosamentedall’equilibrio ombra-luce, penso possa essere benevalutare di scegliere, da parte di chi vuoletentare una interiore consapevole risalita, unpercorso iniziatico consolidato e Tradizio-nale.Tra i motivi per cui, come fratelli dell’Ordine

Martinista, mettiamo periodicamente su cartaalcuni nostri pensieri vi è, oltre quello di con-solidarli in uno scritto, anche quello di age-

volare la ricerca e la possibilità di farci trovare da

chi ci stia cercando. Da diversi anni infatti, con tuttele molteplici sfaccettature che caratterizzano ognunodi noi, mettiamo prudentemente e umilmente a dispo-sizione degli interessati a tali tematiche, il nostrometodo di osservazione, nonché alcune possibili con-siderazioni d’ordine analogico e varie intuizioni sucome ampliare l’ottica di osservazione di angoli direaltà interiore ed esteriore con i suoi chiaroscuri. Delresto, il bianco ed il nero occorrono sempre entrambi,se vogliamo vedere. E’ bene non trascurare mai la propria sensibilità e ciòsi percepisce in possibile risonanza interiore, nel leg-gere le parole e gli scritti di chi ci ha preceduti neipercorsi. Penso che ciò possa agevolare il camminoverso la verità (che credo sia tuttavia sempre e solo undono divino).Inoltre a mio parere, la vigilanza, la perseveranza e laprudenza sono sempre d’obbligo in un percorso sano,dove in ultima analisi, penso sia il singolo individuol’unico che deve governare il suo fuoco interiore rin-vigorito (dall’iniziazione), imparando da solo a cono-scerne i gradi e ad evitare di infiammarsi se non vuolerischiare di bruciare la materia del crogiolo prima chel’opera sia compiuta o lasciarla imperfetta.Pertanto, sottolineo che per predisporsi a conoscereed a camminare sul nostro percorso, occorre eserci-tarsi ad essere sempre vigili e presenti a sé stessi,imparando ad osservare attentamente, con un po’ didistacco, tutto ciò che si muove in noi e fuori di noi.Il ricorso alla simbologia e all’analogia di ciò che sivede o si legge, con ciò che in altri ambiti si vive o siconosce, è particolarmente importante nell’incedere,perché ci permette di focalizzare e di comprenderemolti modelli funzionali di verità unitamente a sche-

mi adatti non solo all’ambito profano, maanche a quello iniziatico.Con il presente scritto provo quindi umil-mente ad offrire agli interessati delle tema-tiche trattate, uno scorcio di possibili intui-

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zioni e riflessioni, un mio specchio di comevivo da Martinista, le esperienze (anche le piùbanali, anche se credo che nella vita non vi siamai niente di banale, neppure la comicità).Generalmente cerco di osservare ogni cosa comefosse un mosaico che si compone sempre su analoghelinee di forza, a seconda dei vari modelli di possibilerealizzazione. Da profana, difficilmente percepivooltre a quanto veniva rappresentato in un singolo tas-sello. In particolare, prima dell’esperienza Martinistanon percepivo in maniera sufficientemente consape-vole i diversi aspetti delle cose, come una sola fiam-ma. Tutto intorno a noi (e dentro di noi) ci parla, dob-biamo solo imparare a sentirlo e volere approfondirele cose; così, forse, la nostra visuale può mutare.Cambiando l’ottica, ci può anche capitare di tornaresulle nostre idee e comprendere qualcosa che primanon ci “quadrava” e non avevamo compreso. Ad esempio (seppur apparentemente banale), mi ècapitato quest’estate di vedere un film dal titolo“Soldato Semplice” (uscito nel 2015) con il comicoromagnolo Paolo Cevoli, come regista e attore princi-pale dello stesso.Avevo avuto diverse possibilità di vedere negli anniaddietro, sin dalla sua uscita nelle sale cinematografi-che, il predetto film del mio concittadino, del qualeavevo anche avuto occasione di leggere il copione,ma non lo avevo mai fatto poiché lo ritenevo contematiche troppo scontato e leggero. Ma nell’appro-fondire e guardandolo ho avuto modo di ricredermi.Per chi si diletta di metafore e ricorre all’analogianelle visioni delle cose, nell’osservazione della storiadei protagonisti, tutti spinti all’estremo delle loro pos-sibilità, messi con le spalle al muro dalle loro respon-sabilità e dalla guerra, possono essere identificatidiversi tipici percorsi animici di crescita, d’introspe-zione, di conoscenza di se stessi; nonché, trova rap-presentazione anche la situazione di chi per qualcheragione, ottiene titoli, medaglie e gradiimmeritatamente, salvo poi sul campo nonessere in grado di fare nulla, né per sé, né perchi gli è stato affidato. Il film è ambientato nel 1917 nel pieno della

grande guerra 1915-1918. Il protagonistaGino Montanari (Paolo Cevoli) è un maestroelementare romagnolo, ateo, anti-interventi-

sta e donnaiolo. A causa delle sue idee e dei compor-tamenti libertini, Gino viene costretto dal preside adarruolarsi volontario. Arrivato al fronte, viene desti-nato ad un piccolo avamposto in Valtellina, comeeliografista, per trasmettere segnali morse. Possiamoda subito osservare che per vedere i segnali di altrepostazioni, questi è costretto a guardare in alto.“Sursum corda” (in alto i cuori, espressione cheappartiene alla liturgia della messa in lingua latina) èil primo segnale che gli capita di intercettare e didovere interpretare nell’amaro contesto bellico in cuisi trova ad operare. Pensare che prima di allora, l’uni-ca cosa amara in cui era incorso il protagonista eranole caramelle al rabarbaro dategli dalla madre. Nel pic-colo avamposto in Valtellina Gino è costretto a convi-vere in condizioni estreme con uomini provenienti daogni parte d’Italia, con linguaggi, esperienze, forma-zione, fede e desideri molto diversi dai suoi; uominispesso incapaci di comunicare tra loro. Gino ha ancheoccasione nelle profondità di una caverna di parlare,senza poi ucciderlo, con un nemico e di conoscere lemotivazioni del particolare accanimento bellicodimostrato dall’avversario per la presa di una posizio-ne alta. In sostanza, gli italiani qualche giorno primaavevano fatto saltare in aria la postazione austriacacon i suoi commilitoni e questi cercavano (avendonetitolo) di rendergli pariglia. Molto interessante credosia inoltre l’incontro con un giovane commilitoneanalfabeta con il dono della fede (Antonio Orefice),che gli farà da assistente e che ha fiducia in lui e vedenel protagonista Gino più di un soldato semplice. Di possibile interesse sono anche i dialoghi con unaserie di personaggi provenienti da ogni parte d’Italia.I segnali luminosi sono inoltre uno degli elementichiave del film; del resto pare fossero molto in uso

durante la guerra ed il messaggio del film èsempre lo stesso: Sursum corda, la pattu-glia deve andare sempre più in alto. Ed iprotagonisti lo faranno in ogni senso.I personaggi sono essenzialmente maschere

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di capacità o d’incapacità pratiche, a forteconnotazione regionale. In questa babele di dialetti e linguaggi, lamaschera di Gino viene scalfitta ed egli ha occasionedi trovare, per la via eroica che da maestro elementaretanto contestava, la sua essenza più profonda,riuscendo anche a salvare i suoi compagni in salitaverso la vetta da un destino ormai segnato (con un

segnale di tre fischi che significa convenzional-

mente attenti e richiamava il pericolo di “fuoco

dall’alto”). Al termine del film, mi sono trovata, tra altre cose, apensare che forse per il protagonista che non aveva ladote dell’obbedienza e della fede, sarebbe stato piùsemplice e meno doloroso, pur senza diventare maga-ri mai un eroe, comprendere la necessità di iniziare aripulirsi, prima da solo, da ogni sua iniquità ed inetti-tudine peraltro socialmente dannosa, ciò senza chefosse necessaria una guerra a metterlo con le spalle almuro; del resto, l’età della leva l’aveva già superatada un pezzo e la guerra poteva evitarla se fosse statopiù attento e si fosse accorto dove si trovava, cosainsegnava, che esempio dava e se questo poteva esse-re tollerato da chi rappresentava l’autorità e che “cumsolo sale et sole sile” (con il solo sale e sole potevaaccontentarsi).

OBEN S:::I:::

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Piccole riflessioni

sul Salmo 133

ATANASIUS S:::I:::

La semplice lettura del Salmo esprime una duplice

valenza: si apre con un ringraziamento e proseguecon una invocazione.“Ecco come è bello e gioioso che i Fratelli vivanoinsieme”.È, in qualche modo, anche una presa d’atto della con-divisione e della gioia nel legame eggregorico che sicrea tra gli iniziati.La gioia del sentire il legame di fratellanza che, dipar-tendosi dai Maestri Passati, giunge fino a noi, in unlegame continuo ed ininterrotto. In ciò si coglie l’essenza dell’iniziazione che, priva diesostrutture e superfetazioni rituali, si trasmettebocca-orecchio dal Maestro all’iniziato in un percor-so di pura spiritualità.Tuttavia, questo Salmo di ringraziamento, sembra,almeno in apparenza, stridere con la simbologia dibase del Martinismo, laddove si pongono come prin-cipi di base la individualità pura del percorso ed ilbisogno di rifuggire dalla schiavitù dell’apparire.E’ vero che tale contraddizione apparente può esserepenetrata nel momento in cui si identifica il bisognodi solitudine con l’inutilità di ogni fenomeno parteci-pativo mondano e la si colloca, invece, in un ambitodi condivisione puramente spirituale in una ininter-rotta catena di trasmissione iniziatica.Ciò si collega alla seconda parte del Salmoche è in essa stessa preghiera di ringrazia-mento ed invocazione affinché lo Spiritodiscenda su di noi e ci pervada penetrando

nell’essenza del nostro essere.Si legge, infatti, “E’ come olio prezioso ver-sato sul capo che scende sulla barba, la

barba di Aronne, che scende sull’orlo della suaveste”. Attraverso la sua discesa su di noi lo Spiritopenetra la nostra essenza e procedendo ad una grandeopera di trasmutazione della materia che consenteuna evoluzione attraverso la manifestazione delDivino. L’Opera di ritorno si realizza con la fusionedell’essenza Divina discesa su di noi.Tuttavia, l’Opera dello Spirito è una aspirazione inte-riore e non perviene che attraverso l’invocazione, lapreghiera ed è così che la discesa dello Spirito è lasperimentazione diretta, attraverso sé stessi, dellamanifestazione del Divino.E’ importante, in tal senso, la lettura del Salmo 133perché ci apre alla Via della pura interiorità scevra daogni altro dogmatismo che, travestito da linguaggiodi maniera e di sterile accademia, ci libera in noi stes-si ed attraverso noi stessi, ci conduce all’accoglienzadel Riparatore a cui aspiriamo.Ma questa invocazione risulta ancora più forte e sen-tita, assunta come mantra recitativo, nel momento incui si accosta alla triade trinitaria dell’albero sephiro-tico del Keter, Chokmah e Binah che nel loro perfettoequilibrio, conducono all’innalzarsi dello Spirito.Così, nel principio secondo cui da una sola fonte, perdiverse vie, si perviene al ritorno, in un rapporto discambio osmotico, gli elementi alchemici del sale,del mercurio e dello zolfo conducono alla trasmuta-zione.Nel mio riflettere, pertanto, la liberazione delloSpirito di cui all’invocazione del Salmo 133, apparecome una costante discesa dello Spirito verso di noie, attraverso l’accoglienza, ci conduce alla risalitaverso la medesima fonte primaria.

ATANASIUS S:::I:::

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“Non ci indurre

in tentazione"

MIRIAM I:::I:::

Siracide 2:1 “ figlio, se ti presenti per servire il

Signore, preparati alla tentazione” La tentazione èuna costante a cui vengono sottoposti moltissimi per-sonaggi biblici ; dobbiamo capire che la prova inflittaall'uomo non serve allo Spirito Divino per sapere chifaccia cosa e per quale motivo, invece serve a noi perprendere consapevolezza di quello che siamo dispostia fare, delle rinunce e dei sacrifici che possiamo ope-rare nel mondo inferiore, materiale, per averne gua-dagno nel regno di Dio (interiore).In Siracide la prova viene esaltata in un contesto dirapporti umani, ma sulla base del principio “così inalto come in basso" questa dinamica si può traslarenel rapporto Uomo/Dio. Infatti, sempre in quel libro,si dice di non fidarsi di un amico senza prima averlomesso alla prova. Un altro passo che dovrebbe farciriflettere molto: la prova può essere un esame di séstessi a sé stessi Siracide 37:27 “Figlio nella tua vitaprova te stesso, vedi quanto ti nuoce e non conceder-telo".Nei Proverbi 3:12 “YHWH (nome di Dio) correggechi come un padre ama il figlio prediletto “da questopossiamo dedurre che solo i figli di Dio vengono sot-toposti alla prova alla tentazione alla correzione”Sapienza 11;12 “perché tu provasti gli uni come unpadre che corregge, mentre vagliasti gli altricome un re severo che condanna".Sempre in Siracide 18:13 “Egli rimproveracorregge, ammaestra e guida come un pasto-re il suo gregge”

Nel Vangelo di Giovanni Gesù si definisce ilbuon pastore: io conosco le mie pecore e lemie pecore conoscono me. Questo pastore è

il Logos.La tentazione non si rivolge solo al singolo individuoma anche a interi popoli. Riflettiamo sulle prove a cuiè stato sottoposto il popolo ebraico prima, durante ilperiodo della schiavitù in Egitto, ma poi in manieraapparentemente inspiegabile, durante l'esodo attra-verso il deserto.Giuditta 8:25 “oltretutto ringraziamo il Signore Dionostro che ci mette alla prova come ha già fatto con inostri padri”Ma anche Dio viene messo alla prova dagli uomini:“dove mi tentarono i vostri padri: mi misero allaprova pur avendo visto le mie opere” Salmi 94:9. E’ abbastanza evidente che questo tentare Dio hacome unico scopo spingerlo ad azioni prodigiose persoddisfare la vanità umana. Pensiamo ad esempio aGesù nel deserto: il Shaitan spinge Il Signore a com-piere prodigi per esaltarne l'ego. Purtroppo possiamoproprio dire che il Diavolo ha spesso successo con gliuomini quando agisce facendo leva sulla vanità e sul-l'ego. Ma sta scritto “non tentare il Signore Dio tuo”.Certamente Gesù-uomo è quello che subisce le peg-giori prove fisiche e le più grandi umiliazioni. Infattile prove furono talmente devastanti che persino Luiebbe dei dubbi e paure: “sia allontanato da me questocalice".Ma per noi uomini la tentazione dovrebbe essere sop-portabile. S Paolo dice che “il Signore è fedele e nonpermetterà mai che veniate tentati oltre le vostreforze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'u-scita e la forza per sopportarla" (lett. 1 Corinzi 1013) Da questo si evince che la prova non è qualcosaal di sopra delle possibilità umane come nella tradi-zione antica. Ad esempio, la mitologia greca è pienadi eroi che devono perire nella lotta, affinché si veri-

fichi la catarsi ; ma c’è la via d'uscita affin-ché la prova abbia un valore iniziatico epedagogico.I personaggi biblici sottoposti a tentazionied a prove durissime sono molti: Giuseppe

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venduto dai fratelli, incarcerato innocente eaccusato di quella colpa che non aveva volutocommettere: cedere alle lusinghe della mogliedi Putifar, ma in carcere non ha mai perso la fede, lafedeltà a Dio, conservando in tal modo intatte le qua-lità spirituali conquistate con il suo retto comporta-mento.Giuseppe è una figura archetipale della futura figuradi Gesù ma forse anche di ogni anima superiore chedecide di scendere in questo piano inferiore dellamateria; avrà imparato l’umiltà e la fedeltà al Signorecomprendendo che il Padre conosce l'uomo meglio dinoi stessi ed ha un chiaro “progetto-uomo”. L‘iniziato dovrà rendersi conto, che con continuirovesci di fortuna e con pesanti prove materiali e spi-rituali, se viene toccato dalla Sua Benedizione, dovràaccettare tutto come insegnamento o preparazione adiventare un uomo perfetto in questa vita o nella pros-sima o in tutte quelle necessarie.Nel testo biblico la tentazione e la prova sono assimi-labili; infatti in Giacomo 1:12 “beato l'uomo che sop-porta la tentazione perché una volta superata laprova riceverà la corona…..”La prova prepara il Giusto che sempre ritorna in que-sto piano della materia come si può leggere in Isaia53: “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo deidolori che ben conosce il patire…e noi lo giudicava-mo castigato percosso da Dio e umiliato. Egli è statotrafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostreiniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto sudi lui per le sue piaghe noi siamo stati guariti.Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca….Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e sisazierà della sua conoscenza…..”Il libro di Isaia è classificato tra i profetici e la figuraqui preconizzata sembra proprio l'immagine delCristo, descritta secoli prima della nascita, ma moltopiù probabilmente si tratta di una figura archetipaleche come abbiamo già detto, si ripresentaperiodicamente tra gli uomini, con cui condi-vide questa “discesa agli inferi".Ma rimanendo in ambito biblico, chi megliodi Giobbe impersona questo archetipo.

Giobbe è un personaggio di cui non si cono-sce nulla, nemmeno se è realmente esistito.Leggendo viene il dubbio che si tratti di un

personaggio creato più a scopo pedagogico che unessere esistito in carne e ossa; il libro di Giobbe sem-bra più un manuale per il Giusto che per un comunemortale. Giobbe infatti viene indicato come il piùgrande dei figli d’Oriente intendendo con questo ter-mine la patria Celeste, non un punto cardinale; infattiGiobbe viene anche definito alieno dal Male. Il mondo materiale giace sotto il dominio del Shaitane allora S.Paolo (lettera ai Filippesi) il nostro regnonon è di questo mondo. Ritengo inconsueto l'inizio del libro di Giobbe.Infatti, comincia con un lungo preciso e particolareg-giato elenco dei beni del Patriarca e con la “scommes-sa" di Dio con Satana affinché il suo servo possa esse-re sottoposto a qualsiasi sofferenza e privazione manon deve essere ucciso.Giobbe verrà privato di ogni bene materiale, affettivo,sottoposto a terribili dolori fisici fino ad avere piaghesu tutto il corpo, ma in questa prostrazione potràprendere coscienza di quanto è grande disinteressatoil suo amore per Dio. Credo di non sbagliare se inGiobbe non vedo solo la figura del Cristo ma soprat-tutto l'Adamo, l'uomo (intendendo tutta l’umanità)disceso nella materia. Adamo con, la caduta nellamateria, si immerge nella sofferenza del vivere, acausa di Satana; la sofferenza comunque non è il finedel rapporto Uomo -Dio, ma una conseguenza neces-saria di questo rapporto, quando esiste. Giobbe stesso“YHWH corregge chi ama"La studiosa e kabbalista Annick de Souzenelle hascritto un libro su Giobbe che a mio modesto parere,contiene considerazioni che possono essere interes-santi anche per la nostra personale meditazione.Innanzitutto fa una distinzione tra l’Adamo del sestogiorno e quello del settimo su cui Dio ha impresso il

Ruach, facendone un essere spirituale ad unlivello più elevato. Giobbe all'inizio è unuomo del sesto giorno, egli è “retto" osse-quiente alle regole della religione e dellasocietà, ma non è ancora un essere “vertica-

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le" come dice la Souzenelle.I dogmi della religione istituzionalizzatapenetrano profondamente nella mente umana,creando delle forme-pensiero che possono essere era-dicate solo con procedimenti molto energici; occorreuna vera e propria morte iniziatica ed è quelloche accade a Giobbe che dapprima perde tutti i suoibeni, poi viene colpito dalla lebbra. Le piaghe chequesta provoca non sono solo dolorose ma possiamoproprio definirle ripugnanti e isolano dal contestoumano; si possono perciò considerare l'esteriorizza-zione di un brutto peccato: l'orgoglio.Come fa notare Annick pelle e luce, pur con impor-tanti differenze nelle lettere che le definiscono inebraico, sono pronunciate entrambe “or”. L'esperienza della prova insita, come abbiamo vistonel binomio Uomo-Dio, ci fa cadere strati di pelle (lepiaghe di Giobbe appunto) ma ci avvicina sempre piùalla luce.Il libro di Giobbe è troppo importante e rivelatore,merita perciò delle parole a parte, considerando chehanno scritto su questo argomento Simon Weil, Yung,ed anche il Cardinale Martini.A proposito della “tentazione", uno studioso e scritto-re di numerosi libri su Gesù, sullo Zed presente nellepiramidi egiziane ( per inciso su questo argomento fuintervistato su Giacobbe nella trasmissione tv dedica-ta) e su altri: l’ing Pincherle scrisse una lettera alPapa. In essa egli affermava che filologicamente latraduzione del pater nostro doveva contenere la frase:“tu non ci induci in tentazione” affermativo mentrenormalmente è in tono di preghiera: “non ci indurre intentazione”. Il Papa ringraziò ma sostenne l'opportu-nità di mantenere la forma tradizionale.Infatti, se ci limitiamo a considerare la “tentazione”come una prova mandata da Dio unicamente pertestare la nostra fede, non possiamo non porci doman-de sulla bontà del Signore, e in quest'ottica, con moltacautela, sembrerebbe lecito pensare che unDio Buono non induce in tentazione.Viceversa, se comprendiamo il profondoinsegnamento che si cela nella prova, vedia-mo che tende unicamente a portarci, dopo

aver perso strato di pelle su strato di pelle, alnostro Eden personale, alla Luce.Cito da Giobbe 33 14:16 “Dio infatti parla -

egli dice- in un modo o in un altro, e tu non vi faiattenzione. Per mezzo dei sogni delle visioni nottur-ne, quando un profondo sonno grava sugli uominiassopiti sul loro giaciglio. Allora Egli apre l'orecchiodell'Uomo, egli suggella i suoi insegnamenti.”

MIRIAM I:::I:::

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Alla gloria di Grande Architetto dell’Universo

e sotto gli auspici del

Filosofo Incognito nostro Venerato Maestro

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