Consiglio dell’Ordine degli Architetti,29 Architettura bioclimatica e procedure di certificazione...

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SOMMARIO ANNO XLVII MARZO-APRILE 2012 100 /12 BIMESTRALE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI P.P.C. DI ROMA E PROVINCIA ARCHITETTURA PROGETTI a cura di MASSIMO LOCCI 16 Il Ponte della Musica MONICA A.G. SCANU ARCHITETTI ROMANI 20 Nel “segno” di Bruno Morelli EMANUELA T ARTAGLIA IMPIANTI a cura di CARLO PLATONE e GIUSEPPE PIRAS 25 Gli impianti mini e micro eolici GIUSEPPE PIRAS, ADRIANA SFERRA NUOVE TECNOLOGIE a cura di ELIANA CANGELLI e FABRIZIO TUCCI 29 Architettura bioclimatica e procedure di certificazione energetica MARCO CIMILLO Consiglio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia (in carica per il quadriennio 2009-2013) Presidente Amedeo Schiattarella Vice Presidenti Orazio Campo, Fabrizio Pistolesi Segretario Aldo Olivo Tesoriere Alessandro Ridolfi Consiglieri Loretta Allegrini, Andrea Bruschi, Patrizia Colletta, Enza Evangelista, Alfonso Giancotti, Luisa Mutti, Francesco Orofino, Christian Rocchi, Virginia Rossini, Arturo Livio Sacchi Direttore Lucio Carbonara Vice Direttore Massimo Locci Direttore Responsabile Amedeo Schiattarella Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Eliana Cangelli, Luisa Chiumenti, Loredana Di Lucchio, Massimo Locci, Sabrina Lucibello, Claudia Mattogno, Alessandro Pergoli Campanelli, Giuseppe Piras, Carlo Platone, Francesca Rossi, Luca Scalvedi, Monica Sgandurra, Fabrizio Tucci Segreteria di redazione e consulenza editoriale Franca Aprosio Edizione Ordine degli Architetti di Roma e Provincia Servizio grafico editoriale: Prospettive Edizioni Direttore: Claudio Presta www.edpr.it [email protected] Direzione e redazione Acquario Romano P.zza M. Fanti, 47 00185 Roma Tel. 06 97604560 Fax 06 97604561 www.rm.archiworld.it [email protected] Progetto grafico e impaginazione Artefatto / Manuela Sodani, Mauro Fanti Tel. 06 61699191 Fax 06 61697247 Stampa Arti Grafiche srl Via di Vaccareccia 57 - 00040 Pomezia Distribuzione agli Architetti iscritti all’Albo di Roma e Provincia, ai Consigli degli Ordini provinciali degli Architetti e degli Ingegneri d’Italia, ai Consigli Nazionali degli Ingegneri e degli Architetti, agli Enti e Amministrazioni interessati. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la Redazione del periodico. Pubblicità Agicom srl Tel. 06 9078285 Fax 06 9079256 Spediz. in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1.DCB - Roma - Aut. Trib. Civ. Roma n. 11592 del 26 maggio 1967 In copertina: Il Ponte della Musica a Roma (foto di Roberto Cavallini) Tiratura: 18.000 copie Chiuso in tipografia il 30 aprile 2012 ISSN 0392-2014 SPERIMENTAZIONI 34 Realtà Aumentata e dintorni PAOLO MARTEGANI EVENTI 40 Nuovo spazio espositivo alla Casa dell’Architettura GIORGIO DE FINIS 42 Le professioni del cinema LUISA CHIUMENTI

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ANNO XLVII

MARZO-APRILE 2012

100/12

BIMESTRALE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI P.P.C.DI ROMA E PROVINCIA

ARCHITETTURAPROGETTIa cura di MASSIMO LOCCI

16 Il Ponte della MusicaMONICA A.G. SCANU

ARCHITETTI ROMANI

20 Nel “segno” di Bruno MorelliEMANUELA TARTAGLIA

IMPIANTIa cura di CARLO PLATONEe GIUSEPPE PIRAS

25 Gli impianti mini e micro eoliciGIUSEPPE PIRAS, ADRIANA SFERRA

NUOVE TECNOLOGIEa cura di ELIANA CANGELLIe FABRIZIO TUCCI

29 Architettura bioclimaticae procedure dicertificazione energeticaMARCO CIMILLO

Consiglio dell’Ordine degli Architetti,Pianificatori, Paesaggisti e

Conservatori di Roma e Provincia (in carica per il quadriennio 2009-2013)

PresidenteAmedeo Schiattarella

Vice PresidentiOrazio Campo,

Fabrizio Pistolesi SegretarioAldo Olivo Tesoriere

Alessandro Ridolfi Consiglieri

Loretta Allegrini, Andrea Bruschi, Patrizia Colletta, Enza Evangelista,

Alfonso Giancotti, Luisa Mutti, FrancescoOrofino, Christian Rocchi, Virginia Rossini,

Arturo Livio Sacchi

Direttore Lucio Carbonara

Vice Direttore Massimo Locci

Direttore ResponsabileAmedeo Schiattarella

Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero:

Eliana Cangelli, Luisa Chiumenti, LoredanaDi Lucchio, Massimo Locci, Sabrina

Lucibello, Claudia Mattogno, AlessandroPergoli Campanelli, Giuseppe Piras, CarloPlatone, Francesca Rossi, Luca Scalvedi,

Monica Sgandurra, Fabrizio Tucci

Segreteria di redazione e consulenza editoriale

Franca Aprosio

EdizioneOrdine degli Architetti di Roma e Provincia

Servizio grafico editoriale:Prospettive Edizioni

Direttore: Claudio Prestawww.edpr.it

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Direzione e redazioneAcquario Romano

P.zza M. Fanti, 47 00185 RomaTel. 06 97604560 Fax 06 97604561

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Progetto grafico e impaginazioneArtefatto / Manuela Sodani, Mauro Fanti

Tel. 06 61699191 Fax 06 61697247

Stampa Arti Grafiche srlVia di Vaccareccia 57 - 00040 Pomezia

Distribuzione agli Architetti iscritti all’Albo diRoma e Provincia, ai Consigli degli Ordini

provinciali degli Architetti e degli Ingegnerid’Italia, ai Consigli Nazionali degli Ingegnerie degli Architetti, agli Enti e Amministrazioni

interessati.Gli articoli e le note firmate esprimono solo

l’opinione dell’autore e non impegnanol’Ordine né la Redazione del periodico.

Pubblicità Agicom srl Tel. 06 9078285 Fax 06 9079256

Spediz. in abb. postale D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1.DCB -

Roma - Aut. Trib. Civ. Roma n. 11592 del 26 maggio 1967

In copertina: Il Ponte della Musica a Roma(foto di Roberto Cavallini)

Tiratura: 18.000 copieChiuso in tipografia il 30 aprile 2012

ISSN 0392-2014

SPERIMENTAZIONI

34 Realtà Aumentata edintorniPAOLO MARTEGANI

EVENTI

40 Nuovo spazio espositivoalla Casa dell’ArchitetturaGIORGIO DE FINIS

42 Le professioni del cinemaLUISA CHIUMENTI

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URBANISTICAa cura di CLAUDIA MATTOGNO

54 Un osservatorio strategicoper lo spazio mediterraneo:il progetto europeoOTREMEDSILVIA B. D’ASTOLI, PIERA PELLEGRINO

CITTÀ IN CONTROLUCEa cura di CLAUDIA MATTOGNO

58 Londra: Spitalfields…all’ombra di JackGABRIELLA RESTAINO

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PAESAGGIOa cura di LUCIO CARBONARAe MONICA SGANDURRA

45 Il parco urbano archeologico “Campi Diomedei” a FoggiaMONICA SGANDURRA

50 Energie rinnovabili epaesaggio: conflitti osinergie?EMANUELA BISCOTTO

RUBRICHE62 LIBRI

64 ARCHINFO - a cura di LUISA CHIUMENTI

M O S T R EArchitettura e paesaggio nel Tintoretto.Il Guggenheim a Roma.Archeologia industriale, arte e design alla Collezione Maramotti.Vetri a Roma.E V E N T INuovo “Museo della Storia di Bologna” a Palazzo Pepoli.Giuseppe Pasquali: le Case di Freud.

70 I CORSI DELL’ORDINE

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Il Ponte della Musica Il nuovo ponte di attraversamento sul Tevere è concepito come legame fra i nucleiurbani collocati sulle sponde contrapposte, con vocazione pedonale e ciclabile. Conla sua forma ad arco così riconoscibile e la sua silhouette di un bianco abbagliantecontribuisce a modificare il volto della città. Ed è sorprendente il nuovo punto divista che percorrendolo ci fa scoprire visuali inedite del (e dal) Ponte della Musica.

MONICA A.G. SCANU

a cura di MASSIMO LOCCI

ARCHITETTURAPROGETTI

> Vista del Ponte dal Lungotevere Flaminio. La vita culturale cittadina si è appropriata del nuovo spazio: ilPonte della Musica è lo spazio che è stato scelto dall’Auditorium Fondazione Musica per Roma per laseconda edizione di Apripista, il Festival del Circo Contemporaneo. Lo chapiteau del circo sarà allestitosull’argine del Tevere, sotto al Ponte (Foto A. Di Silvestre).

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Percorrendo il Lungotevere Flaminio in una gior-nata assolata come tante, ad un certo punto lovedi comparire sulla sinistra fra le chiome deiplatani, in uno spazio tra le due sponde albera-

te, con la sua forma ad arco così riconoscibile e la suasilhouette di un bianco abbagliante che rimanda allacopertura dello Stadio Olimpico. È il Ponte della Musi-ca, inaugurato il 31 maggio 2011 dal Sindaco di RomaCapitale Gianni Alemanno.Il nuovo ponte collega piazza Gentile da Fabriano, alvertice del Tridente Flaminio – via Guido Reni, viale Pin-

turicchio e Viale del Vignola – il Lungotevere Marescial-lo Cadorna e la testata Sud del Foro Italico. La storia del ponte parte da lontano. La sua concezio-ne risale ad un momento di congiuntura positiva per lacittà di Roma sia dal punto di vista finanziario sia dalpunto di vista dello sviluppo architettonico e urbanisti-co, ovvero gli anni 2000, quelli del Grande Giubileo edella seconda Giunta Rutelli. Un momento fortunatodurante il quale sono stati ideati e organizzati molti deiconcorsi di progettazione che nel corso degli anni han-no modificato il volto della città. Il concorso internazio-

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> Particolare delrivestimento in legnobankirai. Glielementi secondaridel pontesupportano lapavimentazione inlegno e asfalto. Per icamminamentiesterni e i corrimanoè stato utilizzato illegno essenzabankirai non trattatocon una finituraantisdrucciolo,mentre la partecentraledell’impalcato èpavimentata conasfalto color grigioscuro (Foto F. Di Majo)

> Planimetria. Il ponte è collocatonella zona diespansionesettentrionale della città, unazona in cuispiccano alcuniedifici di granderilevanzaarchitettonica ed’importanzaculturale e sportiva

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ARCHITETTURAPROGETTI

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In questa pagina: > Sezione trasversaleSX4A. Nella sezione

verso LungotevereFlaminio è

rappresentata anchela sistemazione delle

parti sottostanti ilponte, oggetto di un

secondo appalto, chesono oggi in fase direalizzazione. Sullo

sfondo i duesuggestivi edifici ditestata sulla piazza

Gentile da Fabriano ei platani di Via GuidoReni. Per la sponda

sinistra è stataproposta una nuovapiazza sotto il ponte

che si apre sul Teveree che potrà essere

collegata a unpercorso lungofiume,

per la quale èipotizzabile un utilizzocome parco scultoreo

in associazione alMAXXI, oppure come

area giochi per ibambini

> Vista del Ponte daMonte Mario in fase di

costruzione (Foto A. Di Silvestre)

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nale per la progettazione di due ponti pedonali di attra-versamento sul fiume Tevere, il Ponte della Scienza alquartiere Marconi e il Ponte della Musica al quartiereFlaminio venne infatti indetto nel gennaio del 2000.L’aver organizzato un concorso per la progettazione delPonte della Musica rivela l’esigenza in quest’area di unelemento di congiunzione tra le due sponde, come con-templato nei piani urbanistici del secolo scorso, poi ri-preso sia nel Progetto Urbano Flaminio del 2002, sia nelnuovo Piano Regolatore del 2005-2008. L’interventos’inserisce oggi nel progetto Parco della Musica e delleArti che si sviluppa lungo l’asse di via Guido Reni in di-rezione est-ovest sulla direttrice Villa Glori-Monte Mario,sino all’accesso alla Porta Sud del Complesso SportivoMonumentale del Foro Italico, e diventa la prosecuzioneideale dell’Asse della Musica. La vocazione del ponte,che non è concepito come nodo di collegamento nel-l’ambito del sistema dei Lungotevere, ma piuttosto co-me legame fra i nuclei urbani collocati sulle spondecontrapposte, è quella pedonale. Il concorso internazionale per la progettazione dei dueponti pedonali è stato vinto dagli architetti Gianluca An-dreoletti, Maximiliano Pintore e Stefano Tonucci per il Pon-te della Scienza–di cui ai primi di marzo 2012 èstatocom-pletato il varo strutturale - e dalla società Buro HappoldLtd e Ing. Davood Liaghat di Londra in collaborazione conKit Powell – Williams Architects per il Ponte della Musica. Il progetto vincitore del concorso è stato successiva-mente sviluppato in fase definitiva fra il 2003 e il 2005 daBuro Happold con Kit Powell - Williams Architects e dal-la Società di Ingegneria Carlo Lotti & Associati di Roma;all’A.T.P. composta da Buro Happold Ltd e dalla CarloLotti & Associati SpA è stata affidata anche la DirezioneLavori. La procedura di appalto integrato con l’offertaeconomicamente più vantaggiosa è stata vinta dal Con-sorzio Stabile CONSTA, che ha affidato la progettazioneesecutiva alla Srl ATP Mario Petrangeli & Associati conlo Studio Associato Biggi-Guerrini, e i lavori all’impresaconsorziata Mattioli SpA. L’importo lavori dell’appalto èstato, a consuntivo, di circa 8 milioni di euro comprensi-vi degli oneri per la sicurezza, con un costo di 2.300 eu-ro/mq, come quello di un’opera convenzionale. La soluzione proposta dai progettisti ha privilegiato la si-nuosità e la luminosità dell’immagine architettonica: so-no stati utilizzati due archi inclinati rispetto al piano verti-cale e si è scelto di eliminare totalmente ogni collega-

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Progetto architettonico Buro Happold Ltd e Ing. Davood Liaghat, Kit Powell - Williams Architects Progetto preliminare e definitivo BuroHappold con Kit Powell - Williams Architects e Società di Ingegneria Carlo Lotti & Associati di Roma Progettazione esecutiva ATP MarioPetrangeli &Associati Srl, studio Biggi - Guerrini Impresa appaltatrice Consorzio Stabile CONSTA Impresa esecutrice Mattioli SpA Impresafornitrice Maeg (carpenteria metallica) Committente Roma Capitale, Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica, DirezioneProgrammazione e Pianificazione del Territorio, U.O. Città Storica Dati quantitativi Dimensioni m 190 (lunghezza), m 14-22 (larghezza) - Pesocompl. 3400 tonnellate Cronologia Progetto: 2003-2005 Gara d’appalto: 2006-2007 Realizzazione: 2008-2011 Costo totale: 8 milioni di euro

mento orizzontale nella zona sovrastante l’impalcato. IlPonte è costituito da un impalcato metallico in acciaio di190 metri di lunghezza, 22 metri di larghezza massimanella parte centrale e 14 metri alle estremità, interamen-te saldato e verniciato di bianco. L’impalcato è sorrettoda due archi ribassati che poggiano su piedritti in ce-mento armato, dove sono alloggiate le scale per l’ac-cesso alle sponde del fiume. La struttura è fondata supali di grande diametro e la spalla sinistra è posta su cu-scinetti mobili in grado di assorbire le sollecitazioni ter-miche e di ridurre gli effetti dell’azione sismica. La partecentrale del Ponte è stata rivestita di asfalto mentre quel-le laterali sono costituite da doghe in legno chiodate allastruttura in acciaio; in particolare, i camminamenti ester-ni del ponte e i corrimano sono rivestiti in legno bankirainon trattato proveniente dall’Indonesia, con una finituraantisdrucciolo. Le opere murarie accessorie sono realiz-zate in mattoni di cotto con terminale in travertino in ana-logia a quelli utilizzati nel Parco della Musica-Audito-rium. Il Ponte è stato progettato e realizzato esclusiva-mente per l’uso pedonale e ciclabile, e ospita nella par-te centrale un corridoio del trasporto pubblico protetto.Il nuovo ponte è molto scenografico soprattutto di notte.I progettisti hanno curato il progetto dell’illuminazioneper fornire un livello adeguato di illuminazione pedona-le, articolato in un sistema principale su pali e un siste-ma secondario montato sui pendini e sugli archi delponte, ma anche per rendere visibile e apprezzabile ilponte in un contesto urbano notturno. E infatti, l’altra vi-suale del ponte è quella notturna: i grandi archi perdo-no la loro possanza, quasi perdendosi nel buio, e il gio-co di luci ne esalta per contrasto la loro leggerezza. Infine c’è la visuale che si ha percorrendolo e ferman-dosi al centro di questo. È una sensazione nota, quelladi vedere il fiume standoci sopra, così come si fa per-correndo altri ponti in città, ma qui è accompagnatadalla sorpresa di un nuovo punto di vista che si apre dauna parte sui due pregevoli edifici di testata su piazzaGentile da Fabriano, sui platani di Via Guido Reni, conin fondo Villa Glori e le sagome del MAXXI e dell’Audi-torium che si intuiscono a sinistra e a destra; dall’altra,verso la Casa della Scherma con la collina del Parco diMonte Mario e fino, in lontananza, al Palazzo della Far-nesina, scoprendo visuali inedite del (e dal) Ponte del-la Musica, accompagnate dalla riconquistata sonoritàdello scorrere del fiume. �

LA VOCAZIONE DEL PONTE, CHE NON È CONCEPITO COME NODO DI COLLEGAMENTO NELL’AMBITODEL SISTEMA DEI LUNGOTEVERE, MA PIUTTOSTO COME LEGAME FRA I NUCLEI URBANI COLLOCATISULLE SPONDE CONTRAPPOSTE, È QUELLA PEDONALE.

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L’occhio dell’architetto vede quello che altri nonvedono, la sua mente seleziona, elabora, co-struisce mentre la sua mano traccia il “segno”iniziale. Questo “segno” rappresenta l’intuizio-

ne di quel progetto che da qui si svilupperà: è un segnoche passa attraverso un percorso fatto di arricchimen-ti, modificazioni, stratificazioni grafiche che nel som-marsi definiscono quella struttura logica, quel DNA chedà vita al progetto. Il momento della creazione, dell’estroversione da sé,dell’espressione di quell’idea manifestata nel segnoiniziale è racchiuso in un tempo breve ma essenzialeper il progetto: trascorre immerso in una sequenza diimmagini che affiorano alla mente uscite dagli archividella memoria, intuitivamente selezionate poi elabora-te, modificate, snaturate e connotate di altri significati.

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L’occhio dell’architetto vede quello che altrinon vedono, la sua mente seleziona, elabora,costruisce mentre la sua mano traccia il“segno” iniziale. Nel mondo complesso eaffascinante fatto di segni tracciati e di disegnidi architetture realizzate, realizzabili edimmaginarie, si sviluppa l’opera di BrunoMorelli, architetto romano, illustratore, pittore,che non ha mai smesso di assecondare lapassione per il disegno dell’architettura.

ARCHITETTURAARCHITETTI

ROMANI

Nel “segno” di Bruno Morelli

EMANUELA TARTAGLIA*

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Poi il “segno” diventa “disegno”. Un tempo più lungodel precedente vede la costruzione paziente di linee,superfici, volumi. L’architetto inizia a dare ordine aquell’insieme di segni che hanno diradato la nebbia ini-ziale nella quale si celava l’idea. Ha ora bisogno di mi-surare, verificare, osservare da ogni angolazione, mo-strare a sé e agli altri cosa c’è lì avanti agli occhi dellasua mente e spiegare cosa c’è dietro in un linguaggiocomprensibile non più solo a sé ma a tutti. Il mezzo con il quale comincia a raccontare il progettonon è più solo la sua matita ma ogni mezzo grafico chepossa portare a figurare qualcosa che sarà fatto, co-struire virtualmente, illudere l’osservatore.Come la parola è l’espressione del pensiero dello scrit-tore così il segno lo è per l’architetto.E il segno dell’architetto racchiude in sé anche la ca-

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ARCHITETTURAARCHITETTI ROMANI

LA PROSPETTIVA PER BRUNO MORELLI È IL PRINCIPALE MEZZO PER VERIFICARE LE GIUSTEPROPORZIONI DEI VOLUMI IDEATI NELLO SPAZIO URBANO CHE SI PRESENTA COME UNO SPAZIOSOSPESO, STRALCIATO DAL RESTO DELLA CITTÀ REALE.

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borazione con gli ingegneri Renato Papagni e Paolo Mo-relli, progettista di due palazzi imperiali a Riyad e di varicomplessi residenziali di lusso della capitale dell’ArabiaSaudita, sono solo alcuni dei suoi lavori i cui disegniriempiono le pareti della sua casa e del suo studio. Ascoltando il racconto della sua vita ed osservando ilmicrocosmo familiare che lo circonda si comprende im-mediatamente come disegnare sia per Bruno Morelli unatto vitale e naturale come respirare l’ossigeno per vive-re: con l’entusiasmo di un ragazzo e l’umiltà delle per-sone vere mi mostra alcuni suoi disegni a china che ri-cordano in parte le minuziose e pazienti incisioni di Gio-vanni Battista Piranesi, altri acquerelli, alcuni oli, poi di-segni a matita e a tecnica mista; molti sono scorci di Ro-ma antica nei quali passato e presente si ritrovano in-sieme in un realismo descrittivo ma racchiuso in un’im-magine autonoma stralciata dal suo intorno come sottola luce di un flash: così in primo piano dei tubi in acciaiosembrano essere stati appena montati per impedire achiunque di andare oltre e quasi si avverte la presenzadello sguardo del turista che da qui osserva la maesto-sità della storia urbana di Roma compressa nei suoistrati temporali e tracciata a matita nei minimi particola-ri al di là della barriera, nel secondo piano della scena.

pacità di simulare, rendere possibili luoghi impossibili outopici, raccontare una storia, rappresentare una real-tà alterata, irreale.Come per lo scrittore, l’architetto può inventare, pro-gettare e costruire città e luoghi immaginari che nelmondo reale non potrebbero esistere.In questo mondo complesso e affascinante fatto di se-gni tracciati e di disegni di architetture realizzate, rea-lizzabili ed immaginarie, si sviluppa l’opera di BrunoMorelli, architetto romano, illustratore, pittore, che nonha mai smesso di assecondare quella passione per ildisegno dell’architettura coltivata con costanza e curain tutta la sua vita professionale ed artistica. I suoi disegni raccontano la sua città, prima osservatanei minimi dettagli e quindi spiegata così come il suo oc-chio attento la vede o reinventata in forme nuove; una Ro-ma che lo ha visto nascere nel 1941 e che lo ha accoltonei suoi vicoli ed edifici storici prima nel periodo della suaformazione culturale come studente al Primo Liceo Arti-stico di Roma nella centralissima Via di Ripetta e nellaScuola del Nudo sotto la guida di Andrea Spadini, LinoBianchi Bariviera e Paolo Ferruzzi, poi nel periodo dellasua formazione professionale che lo ha portato nel 1971a laurearsi architetto e quindi ad intraprendere l’attivitàlavorativa: illustratore per la Mondadori e l’EnciclopediaTreccani, progettista del Palazzetto dello Sport della Fil-pji di Ostia e del Palazzo del Ghiaccio di Marino in colla-

ARCHITETTURAARCHITETTI

ROMANI

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Dall’alto:> La citta verticale,

studio, 1971> Foro romano,

acrilico su tavola,2002

Pagina 20:> Pavimentazioni sul

Tevere, 1974

Pagina 21, dall’alto:> Piazza dei

Cinquecento, 1974> Palazzo dello Sport

di Ostia, primoschizzo, 1981

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Dagli anni ‘70 sino ad oggi la mano di Bruno Morelli hatracciato migliaia di opere che raccontano a noi la suaevoluzione professionale ed artistica.Tracciata a china proprio nei primi anni ‘70 è una futuri-stica città ipogea che si sviluppa su piani sovrappostisotto la città storica di Roma lungo il Tevere: un’imma-gine di città letta in ogni suo particolare in una vista pro-spettica suggestiva ed impeccabile che ricorda loslancio della ricostruzione post bellica impresso dalprogetto B018 realizzato quasi tre decenni dopo dal-l’architetto libanese Bernard Khoury nella zona dellaQuarantaine a Beirut.Dello stesso periodo è l’immagine di una galleria che siavvolge in una spirale crescente verso il cielo co-struendo una città a torre che ci racconta la storia ma-terica di Roma partendo in basso dall’arco romano inmattoni e passando in un movimento dinamico spazio-temporale al cemento, all’acciaio, al vetro: le sue sezio-ni ricordano idealmente planimetrie di navicelle spa-ziali in viaggio rotatorio verso altri mondi da esplorarema che riproducono i luoghi e gli spazi della vita appe-na lasciata. Avveniristici incroci, piazze, percorsi, infra-strutture urbane, nell’utopistica sistemazione dellaPiazza dei Cinquecento a Roma dove elementi raccol-ti dalla storia ed immagini che si avvicinano alla fanta-scienza convivono.La prospettiva per Bruno Morelli è il principale mezzo

ARCHITETTURAARCHITETTI ROMANI

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Dall’alto:> Residenza aBharein,1984 > Palazzo peruffici a Ryad

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un’architettura industriale di un secolo passato, anchese reinventate e riassemblate in forme nuove, raccon-tano la sicurezza e la certezza che trasmettono le per-sone operose, umili ed inconsapevolmente grandi co-me socialmente importanti.Ogni disegno di Bruno Morelli è un racconto, scrittocon attenzione, pazienza, senza fretta, al quale l’archi-tetto concede tutto il tempo di cui ha bisogno. I processi creativi possono portare a pieni momenti dipiacere ma che si raggiungono proprio attraverso unpercorso fatto di pazienza, di tempo, anche di fatica, diripensamenti, un percorso nel quale l’architetto deveconfrontarsi prima con se stesso, con le sue incertez-ze, le sue autocritiche, le sue visioni e le sue convin-zioni, e poi con gli altri quando presenta la sua idea,quando rende pubblico il suo mondo interiore espo-nendolo alle critiche ed alla altrui volontà e giudizio. L’architetto e professore Franco Purini durante l‘intervi-sta fatta per la serie di video-interviste dal titolo “Nel Se-gno dell’Architetto” edite da Prospettive Edizioni sotto-lineò proprio come l’architettura che si fa non è un’ar-chitettura valida se non passa attraverso la porta stret-ta del disegno e che un’opera ed un disegno sono si-gnificativi in prima istanza quando richiedono un certolavoro. Solo così quel disegno può contenere un plu-svalore interpretativo fondamentale che può dare piùche dire qualcosa a chi lo sta guardando. Queste parole descrivono pienamente tutta l’opera diBruno Morelli. �

per verificare le giuste proporzioni deivolumi ideati nello spazio urbano che sipresenta come uno spazio sospeso,stralciato dal resto della città reale. An-che i suoi schizzi veloci a mano liberasono segni prospettici di studio che“misurano“ i rapporti funzionali e volu-metrici delle parti componenti l’operada realizzare e di questa con l’intorno: idisegni di studio per il progetto del Pa-lazzetto dello Sport della Filpji di Ostiaeseguiti ad inizio degli anni ’80, cosìcome i disegni precedenti comunica-no all’osservatore il lavoro di ricercadell’armonia delle proporzioni: un’ar-

monia storica che Bruno Morelli riprende dalle immagi-ni assimilate e sedimentate negli archivi della memoria.Bruno Morelli gioca con la storia e le sue tracce, le cor-teggia in modo gentile, come fossero una bella e deli-cata dama di altri tempi. Anche il progetto per la sua ultima opera romana, unimpianto produttivo per l‘azienda dolciaria della Cer-biatto di Roma con annessa residenza, realizzata inqualità di progettista incaricato per la parte architetto-nica e in collaborazione con l’Ing. Angelo Gialanellaper la parte strutturale, riporta alla luce ancora la “me-moria“ di un passato fatto di lavoro reale e di cose buo-ne; la solidità dell’impianto strutturale e la classicitàdelle forme architettoniche che ricordano il sapore di

ARCHITETTURAARCHITETTI

ROMANI

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Dall’alto:> Autoritratto,

2012> Fabbrica

Cerbiatto, 2006

*Curatrice del progetto “Nel Segno dell’Architetto” dell’Ordine degli Architetti di Roma - www.prospettivedizioni.itNumeri pubblicati: n.1 Franco Purini; n.2 Paolo Portoghesi; n. 3 Alessandro Anselmi; n. 4 Carmen Andriani; n. 5 Labics, MariaClaudia Clemente e Francesco Isidori; n. 6 Mario Marenco; n. 7 Carlo Aymonino

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Nel quadro delle politiche rivolte alla sostenibilitàambientale fortemente incentivate dall’UE conl’obiettivo di avere entro il 31 dicembre 2020 tut-ti i nuovi edifici a energia quasi zero (direttiva

2010/31/UE) e a fronte della odierna diversificata gam-ma di possibilità di utilizzazione di energia da fonte rin-novabile, una soluzione praticabile e a costi relativa-mente contenuti è individuata nel mini e micro eolico.Quando si parla di fonti di energia pulita la maggiorparte degli individui pensa al fotovoltaico sul tetto,mentre l’eolico o il geotermico vengono concepiti spes-so solo nella forma dei grandi impianti; in realtà sia l’unoche l’altro sono installabili anche a servizio di un con-dominio e/o di una villa plurifamiliare.Peraltro l’installazione di un impianto mini e micro eoli-co è particolarmente adatta oltre che per le utenze re-sidenziali anche per i settori dell’agricoltura, del turi-smo, della piccola e media impresa.

a cura di CARLO PLATONE e GIUSEPPE PIRAS

ARCHITETTURAIMPIANTI

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Gli impiantimini e microeolici

Nella diversificata gamma dipossibilità di utilizzazione dienergia da fonte rinnovabile,l’installazione di questo tipo diimpianto costituisce una stradapraticabile a costi contenuti,offrendo soluzioni sia a scalaurbana che per le utenzeresidenziali e per i settoridell’agricoltura, del turismo, dellapiccola e media impresa.

GIUSEPPE PIRAS, ADRIANA SFERRA > Un esempio dimini eolico allascala urbana è ilprototipo realizzatodal team olandeseNL Architects, ipower flower,ovvero una serie ditorri eoliche dipiccole dimensionialtamente efficientianche nelle realtàurbanedensamenteedificate e anche incondizioni di ventointenso

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Per il mini e micro eolico esistono anche soluzioni ascala urbana, che offrono maggiori potenzialità e ren-dimenti più significativi; la scelta di questi impianti noncontraddice quanto detto sopra dal momento che en-trambe le proposte possono coesistere e su questacoesistenza si basa la città del futuro.È ormai dimostrato attraverso esperienze realizzativeche intervenire sull’involucro degli edifici esistenti ècomplesso, costoso e spesso richiede lunghi tempi diintervento, inoltre difficilmente si raggiungono i valori ri-chiesti di impatto zero. Sembra invece più vantaggiosointervenire sui sistemi di conversione e distribuzionedell’energia.La soluzione tecnologica che può dare il contributo piùimportante alla riduzione del consumo di combustibilifossili, è costituita da un mix di tecnologie tenendo pre-sente che emanciparsi dai combustibili fossili non signi-fica soltanto utilizzare sistemi alternativi di generazionema anche, generazione distribuita sul territorio, allonta-nandosi dal gigantismo tipico delle centrali di oggi.Per l’eolico, accanto alle grandi taglie, che ormai fannoparte del paesaggio nelle aree lontane dai centri abita-ti, iniziano ad apparire piccoli aerogeneratori commisu-rati al paesaggio urbano, appositamente progettati perintegrarvisi, aerogeneratori pensati per i regimi di ven-to tipici dell’ambiente urbano.Sotto la denominazione mini eolico ci sono tutti quegliimpianti la cui potenza è compresa tra i 20 kW e i 200 kW,mentre sono detti impianti micro eolici tutti gli impianti lacui potenza è inferiore ai 20 kW, per quelli con potenzanominale inferiore ad un kW si parlerà di picoeolico.Entrando adesso nello specifico, vediamo quali posso-no essere le verifiche necessarie prima di realizzare unimpianto mini e micro eolico, attraverso uno studio difattibilità economico-ambientale:- misurazioni della velocità, qualità o costanza del ven-

to in funzione della scelta del sito; - analisi della tipologia di impianto; - potenziale rendimento dell’impianto in funzione dei

costi; - misurazione della rumorosità; - modalità di immissione nella rete elettrica esistente; - valutazione dell’impatto ambientale dell’impianto; - integrazione architettonica e paesaggistica.Per la scelta del sito si ricorda che in Italia ad un’altez-za di circa 20 metri dal suolo la velocità media annua ècompresa fra 2 e 7 m/s tenendo presente che lo svilup-po tecnologico ha portato un notevole abbassamentodel limite minimo di funzionamento degli aerogenerato-

ARCHITETTURAIMPIANTI

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LA SOLUZIONE TECNOLOGICA CHE PUÒ DARE ILCONTRIBUTO PIÙ IMPORTANTE ALLA RIDUZIONEDEL CONSUMO DI COMBUSTIBILI FOSSILI, ÈCOSTITUITA DA UN MIX DI TECNOLOGIE.

Dall’alto:> Isola di Martinica.Microturbina EASY

Ropatec ad asseverticale, 1 kW di

potenza condiametro e altezzapari a 1,8 m x 1,15

m è installata su unpalo, altezza totale6,8 m. Può essere

abbinata ad unsistema per il

riscaldamentodell’acqua tramite

una resistenzaelettrica inserita in

un serbatoio diaccumulo

(foto ROPATEC)> Mario Cucinella,

2007, Casa da 100m2 e 100 mila euro,

ricaricabile come uncellulare grazie alsole, al vento e a

materiali hi-tech. Lemicroturbine una perogni abitazione sono

del tipo ad asseverticale su palo

> Sidney.Microturbine EASY

Ropatec, ad asseverticale, 1 kW di

potenza condiametro e altezzapari a 1,8 m x 1,15m installate su unastruttura a traliccio

(foto ROPATEC)

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ri che possono iniziare a produrre energia anche convelocità del vento inferiore a 2 m/s. Una prima indica-zione orientativa può essere ottenuta utilizzando i datidi stazioni meteorologiche o di mappe del vento, dal-l’Atlante eolico interattivo (http://atlanteeolico.rse-web.it/viewer.htm); tutti questi dati possono essere in-dicativi ma, certamente, non esaustivi di condizioni fa-vorevoli all’installazione di un sistema mini eolico. Peruna più accurata misura del vento si procede di normacon indagini anemologiche e micrositing che consen-tono di valutare la distribuzione di frequenza della velo-cità e della direzione del vento e dei suoi parametriprincipali fra i quali la curva di durata della velocità.Sul piano operativo, per la scelta del sito, è importantetener conto anche dei fenomeni di turbolenza che sivengono a creare nelle zone circostanti a costruzioni,alberi, ostruzioni di varia natura, che possono causarediminuzione di producibilità delle macchine.Le varie tipologie di aerogeneratori attualmente in usosono di due tipi, ad asse orizzontale e ad asse vertica-le; i primi possono essere monopala, bipala, tripala emultipala con la coda che serve a posizionarle perpen-dicolarmente alla direzione del vento. All’aumentaredel numero di pale diminuisce la velocità di rotazione,aumenta il rendimento e il costo dell’aerogeneratore.Su quello ad asse verticale, il rotore gira intorno all’as-se sfruttando la presenza di braccia che captano ilvento da qualsiasi direzione esso arrivi; non hannoquindi bisogno di orientarsi e sfruttano anche le turbo-lenze; pertanto questi ultimi sono utilizzabili in aree ur-bane e su edifici, ma hanno un costo maggiore a paritàdi potenza di picco.

La produzione di energia elettrica con l’eolico orizzon-tale risulta essere, tipicamente, di circa il 25-30% il va-lore della potenza nominale (dichiarata dal produttore),una turbina da 20 kW in media produrrà 5-6 kWh perogni ora di utilizzo. Questo valore è indicativo. Per unastima preliminare della producibilità occorre conosce-re la velocità media del vento nel sito di installazionedato che la quantità di energia elettrica prodotta è pro-porzionale al cubo della velocità media del vento.Nella tabella seguente sono riassunte le caratteristicheprincipali.

Per quanto riguarda l’energia elettrica prodotta dall’im-pianto in un anno, questa dipende dal numero di ore difunzionamento (che dipendono dalla distribuzione del-la frequenza della velocità del vento nel sito di installa-zione) e dalla potenza nominale della macchina.Per una valutazione di massima dei costi gli elementi daconsiderare sono il costo dell’aerogeneratore, delleopere accessorie e della progettazione; a tali costi si ag-giungono i costi di esercizio, di manutenzione e dei ca-noni. I costi vanno confrontati con i ricavi derivanti dallavendita dell’energia elettrica, dal risparmio (costi evitati)di energia elettrica e dai proventi da altri incentivi.Il costo per installare un sistema completo di un aeroge-

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> Werner & MertzGmbH, Mainz,Germania. 16MicroturbineRopatec, ad asseverticale, 3 kW dipotenza ognuna,installate sullacopertura dell’edificiowww.blueterra.info

––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––PARAMETRO VENTO DI VELOCITÀ MAX RUMORE DIREZIONE

AVVIAMENTO SOPPORTABILE DEL VENTO––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––ASSE minore non ci sono con vento lieve captazioneVERTICALE di 2 m/s limiti è irrilevante istantanea in

ogni direzione––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––ASSE 3-4 m/s con venti sopra i basso, allineatoORIZZONTALE 20 m/s va bloccato assimilabile perpendicolarmente

a quello del vento––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––

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neratore decresce in funzione della potenza installata,circa 2.000-3.000 €/kW per impianti di 20 kW di potenza,per macchine di potenza compresa tra 10 e 20 kW il co-sto di un sistema installato “chiavi in mano” varia dai3000-4000 € per kW, infine per macchine di taglia piùpiccola può raggiungere i 4000/5000 €per kW installato.I costi di gestione e manutenzione crescono con il tem-po, da 1 a 10 anni sono circa il 2% del costo di investi-mento; da 10 a 20 anni costituiscono il 3%.A tali considerazioni economiche vanno aggiunte quellelegate all’impatto ambientale che, se valutato con la me-todologia della Life Cycle Analysis (LCA), risulta esserecirca dieci volte inferiore rispetto ad un impianto fotovol-taico considerando per entrambi una vita utile di 20 anni.Tali risultati derivano sostanzialmente dalle differenze neiconsumi di energia necessari per produrre i due diversisistemi e dal fatto che i componenti degli impianti eolicipossono essere riciclati alla fine del loro ciclo di vita.Un obbligato cenno andrebbe fatto alle politiche di in-centivazione per favorire l’utilizzo dei sistemi impianti-stici che utilizzano fonti rinnovabili e sembrerebbe logi-co che una maggiore incentivazione economica nonpossa che favorire ulteriormente tali sistemi; va peròfatto notare che allo stato attuale non esistono certezzein tal senso.Un aspetto positivo da registrare è invece quello defini-to Scambio sul posto, tutti gli impianti per la produzio-ne di energia elettrica, alimentati da fonti rinnovabili equindi anche il mini e micro eolico, possono accedereal meccanismo di scambio sul posto dell’energia elet-trica prodotta, cioè la possibilità di cedere alla rete elet-trica nazionale la produzione da fonte rinnovabile e diprelevare dalla stessa rete i quantitativi di elettricità nel-le ore e nei giorni in cui gli impianti rinnovabili non sonoin grado di produrre; tutto ciò pagando solo la differen-za, su base annua, tra i consumi totali del cliente e laproduzione del suo piccolo impianto.A conclusione è doveroso sottolineare che qualunquepolitica di sostenibilità ambientale non può che passareattraverso il comportamento consapevole e quindi vir-tuoso del singolo cittadino, si crea nei suoi confronti unprocesso di sensibilizzazione o di responsabilizzazioneche è, come detto in precedenza, la base perché unapolitica di sostenibilità ambientale possa dare concretirisultati. Il mini e micro eolico oggi è agli inizi se confron-tato con altri sistemi e certamente potrà essere miglio-rato, rendendolo sotto ogni aspetto competitivo rispettoad altre tecnologie che hanno avuto il tempo (e soprat-tutto gli incentivi) per potersi evolvere. �

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ARCHITETTURAIMPIANTI

L’IMPATTO AMBIENTALE DELL’EOLICO RISULTAESSERE CIRCA DIECI VOLTE INFERIORE RISPETTOAD UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO CONSIDERANDOPER ENTRAMBI UNA VITA UTILE DI 20 ANNI.

Dall’alto:> Microturbina eolicada 5kW sulla cima di

un albero, Arch.Wolfgang Frey,

Freiburgwww.freeenergyweb.eu

> Microturbina tripalaWT1KW progettata da

Philippe Starck dipotenza nominale900W prodotta da

Pramac.> Water Tower,

Bussum Netherlands.Microturbina verticale

Ropatec MAXI,potenza nominale 6kW con diametro e

altezza pari a 4,7 m. x2,5 m. installata sullacopertura della torre

che risale al 1897www.architecture-

balar.com

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Architettura bioclimatica eprocedure di certificazioneenergeticaLa politica energetica del nuovo millennio si basa soprattutto sull’utilizzo di fontirinnovabili e sull’efficienza ed il risparmio energetico. I “negawattora”, ossial’energia risparmiata grazie ad un miglior utilizzo, sono divenuti la più importanterisorsa energetica individuale nell’ambizioso obiettivo di un consumo energetico“quasi zero” per tutti i nuovi edifici costruiti a partire dal 2020. Resta l’ostacolo delladifficile valutazione delle prestazioni di tali tecnologie che crea complicazioniprogettuali e problemi in fase di certificazione energetica

a cura di ELIANA CANGELLI e FABRIZIO TUCCI

ARCHITETTURANUOVE TECNOLOGIE

MARCO CIMILLO

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proprio sulla riduzione dei fabbisogni, a monte delle mi-sure contenitive (isolamento termico etc.) e degli inter-venti impiantistici (che comportano sempre un dispen-dio di energia). Fine ultimo della progettazione passiva,e quindi dell’architettura bioclimatica, è infatti l’instau-rarsi di interazioni positive tra l’edificio e il suo ambienteesterno, in modo da consentire l’uso delle risorse clima-tiche (principalmente sole e vento) per il controllo dellecondizioni di comfort interno. Dato che le tecnologie convenzionali non consentonodi migliorare le prestazioni energetiche oltre un certo li-mite, se non contraddicendo il principio di un ottimalerapporto costi/benefici, un simile approccio sembra

La politica energetica impostata dal-l’Unione Europea all’inizio del nuo-vo millennio è fortemente impronta-ta al perseguimento di tre principali

obiettivi strategici: sviluppo sostenibile,sicurezza negli approvvigionamenti, com-petitività economica (non necessaria-mente in quest’ordine). Il forte impegno in-ternazionale sull’attuazione del Protocollodi Kyoto è infatti dettato anche (o soprat-tutto) da considerazioni economiche, in-centrate perlopiù sulla forte dipendenzadall’estero nel “vecchio” sistema energe-tico, basato su produzione concentrata ecombustibili fossili. Le strategie individua-te per il superamento di tale condizione sibasano soprattutto sull’utilizzo di fonti rin-novabili e, tema centrale di quest’artico-lo1, sull’efficienza ed il risparmio energeti-co: “I “negawattora” (ovvero il mancatoconsumo di energia grazie al risparmio)sono divenuti la più importante risorsa en-ergetica individuale”.2 In questo quadrogli edifici sono individuati come il princi-pale bacino di risparmio e le direttive suc-cedutesi negli anni sono arrivate a fissare,con la 31/2010/UE, l’ambizioso obiettivodi un consumo energetico “quasi zero”per tutti i nuovi edifici costruiti a partire dal2020. La soglia “quasi zero” dovrà esseredefinita dagli stati membri in relazione a “livelli ottimaliin funzione dei costi”, che dipendono dal rapporto fracosti necessari e risparmi ottenuti durante l’intero ciclodi vita degli edifici.La cornice di riferimento appena delineata implica l’uti-lizzo di tutte le tecnologie disponibili per il raggiungi-mento degli obiettivi sia in termini di consumi energeticiche di convenienza economica. Tra esse, una categoriadi sicuro interesse è quella dei sistemi passivi, che risul-tano particolarmente coerenti con le strategie energeti-che sottese alle prescrizioni della direttiva menzionata.Tali sistemi, oltre a utilizzare risorse completamente rin-novabili, gratuite e disponibili ovunque, agiscono infatti

ARCHITETTURANUOVE TECNOLOGIE

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FINE ULTIMO DELL’ARCHITETTURABIOCLIMATICA, È L’INSTAURARSI DIINTERAZIONI POSITIVE TRA L’EDIFICIOE IL SUO AMBIENTE ESTERNO, INMODO DA CONSENTIRE L’USO DELLERISORSE CLIMATICHE PER ILCONTROLLO DELLE CONDIZIONI DICOMFORT INTERNO.

> Serra solare peril riscaldamento

passivo nelcomplesso Prisma

di Norinberga,progettato daJoachim Eble

Paginaprecedente:

> Camini per laventilazionenaturale con

recupero di calorenel complesso

residenzialeBedZED di Londra,

progettato da BillDunster con Arup

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quasi obbligato. Continuare ad aumentare la resisten-za termica dell’involucro attraverso spessori sempremaggiori di isolante, ad esempio, produce vantaggisempre inferiori, sia dal punto di vista economico sia daquello ambientale. I piccoli risparmi ottenuti miglioran-do un involucro già sufficientemente isolato infatti noncompensano né i maggiori costi né le emissioni inqui-nanti ed i consumi energetici connessi al ciclo produtti-vo del materiale aggiunto. Allo stesso modo, gli investi-menti necessari per l’installazione di sistemi impianti-stici ad alta efficienza generalmente comportano tem-pi di rientro sempre più lunghi al diminuire dei fabbiso-gni energetici da soddisfare. Il raggiungimento di pre-

stazioni ottimali di involucri e impianti, insieme all’inte-grazione di tecnologie per la produzione di energie rin-novabili, rimangono senza dubbio indispensabili perconseguire l’obbiettivo di un consumo “quasi zero”, maun contributo altrettanto decisivo può essere offertoproprio dai sistemi passivi, che spesso non comporta-no investimenti aggiuntivi, se non in una progettazioneche si avvalga di strumenti adeguati.Le potenzialità di riduzione dei fabbisogni sono piutto-sto elevate, basti pensare che su buona parte del terri-torio italiano la radiazione solare ricevuta da un edificionel periodo invernale è perlomeno equivalente a quellanecessaria per riscaldarlo. In realtà ragioni di ordine

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> Torreevaporativa per ilraffrescamentopassivo delMasdar Instituteof Science andTechnology,progettato daFoster andPartners negliEmirati ArabiUniti

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tecnico rendono impossibile utilizzareper intero questa energia, ma una proget-tazione accurata può produrre risultatiestremamente positivi, come dimostranodiversi progetti e realizzazioni degli ultimianni.Gli ostacoli ad un pieno sviluppo in talsenso sono diversi, ma uno dei più signifi-cativi consiste senza dubbio nella difficilevalutazione delle prestazioni di tali tecno-logie. Le difficoltà, legate soprattutto albasso livello di standardizzazione ed allaforte dipendenza dalle specifiche condi-zioni ambientali, comportano complica-zioni progettuali e, soprattutto, problemi infase di certificazione energetica. Se siconsidera che la certificazione è stata in-trodotta soprattutto per valorizzare sulmercato immobiliare l’efficienza energeti-ca degli edifici (anche oltre gli standardminimi di legge) e incentivare i maggioriinvestimenti necessari a produrla, le diffi-coltà di valutazione dei sistemi passivi sitraducono in uno svantaggio competitivosulle altre tecnologie e in uno scarso inte-resse dei potenziali investitori. Inoltre, inalcuni casi, le prescrizioni normative pon-gono perfino ostacoli di ordine tecnico.Ad esempio la parete di accumulo che di-vide una serra solare dall’ambiente riscal-dato deve essere isolata quanto una pare-te esterna, perdendo parte della propriafunzione, mentre paradossalmente si po-trebbe realizzare al suo posto una paretetotalmente vetrata che disperde 4 o 5 vol-te di più. Tornando alle difficoltà di valutazione, sipossono individuare due principali punticritici nei metodi di calcolo attualmente invigore in Italia:1. La mancanza di procedure specificheper i sistemi passivi: la norma UNI TS11300-1 infatti non ha recepito le appendi-ci dedicate a tale scopo presenti nellostandard internazionale di riferimento, laUNI EN ISO 13790. Ciò ha determinato an-che una lacuna conseguente nei softwaremessi in commercio, che ottengono la

conformità normativa solo in base alla norma nazionale.2. La scelta del metodo di calcolo: tra le alternative pre-senti nello standard internazionale è stato scelto il me-todo “quasi stazionario”, che lavora su periodi mensilied è in grado di tener conto dei fenomeni di accumuloe cessione del calore (fondamentali per i sistemi passi-vi) solo in maniera approssimativa. Inoltre tale metodo

ARCHITETTURANUOVE TECNOLOGIE

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LE DIFFICOLTÀ DI VALUTAZIONE DEISISTEMI PASSIVI SI TRADUCONO IN UNOSVANTAGGIO COMPETITIVO SULLE ALTRETECNOLOGIE E IN UNO SCARSOINTERESSE DEI POTENZIALI INVESTITORI.

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è predeterminato nei minimi dettagli(“fully prescribed”) e non consente diincludere sistemi non previsti in origi-ne. L’adozione di un metodo “dinami-co”, che lavora su base oraria ed piùaccurato nella modellazione dei sud-detti fenomeni termici, sarebbe piùaderente alle esigenze dei sistemi pas-sivi. Inoltre, essendo un metodo piùflessibile, consentirebbe anche la mo-dellazione di sistemi non previsti espli-citamente.Tali carenze, dettate da giuste esigen-ze di semplicità nella fase di avvio dellacertificazione energetica, saranno pro-babilmente colmate con le prossime re-visioni delle norme tecniche nazionali.Nel frattempo esistono alcune possibiliscappatoie, anche se di non sempliceapplicazione per la maggior parte deiprofessionisti. Per poter eseguire dei calcoli adatti emantenere la conformità alla normativa vigente ci si puòinfatti richiamare direttamente allo standard internazio-nale, potendo in tal modo utilizzare le appendici men-zionate. I problemi legati a questa prima soluzione sonoconnessi alla difficoltà di eseguire il calcolo manual-mente3, rifacendosi peraltro ad una norma pubblicatasolo in lingua inglese. Inoltre l’integrazione dei risultatiottenuti in quelli ricavati da un software (eventualmenteutilizzato per gli altri calcoli) può presentare difficoltànotevoli. Un ulteriore limite è costituito dalle limitate ap-plicazioni presenti nello standard, che contempla soloalcuni sistemi in determinate configurazioni (solo alcu-ne tra le possibili).Sempre basandosi sulla UNI EN ISO 13790, si potreb-be utilizzare anche un modello di calcolo dinamico, macon complicazioni ancora maggiori. Per poter proce-dere in questo modo sarebbe infatti necessario primavalidare il modello utilizzato secondo un apposito stan-dard europeo, operazione evidentemente di tipo spe-cialistico e non alla portata dei normali professionisti

che si occupano di certificazione energetica. Di recen-te un modello di questo tipo è stato validato nell’ambitodella una ricerca di dottorato4 e può essere impiegatoad alcune condizioni. Rimane comunque il fatto chel’utilizzo stesso dei software adatti allo scopo, che im-plementano metodi dinamici, generalmente richiedecompetenze piuttosto approfondite. Gli stessi sono in-fatti sviluppati in origine perlopiù con fini di ricerca espesso presentano interfacce grafiche molto poco“user friendly”.Al momento le soluzioni disponibili rimangono dunqueappannaggio degli specialisti e per avere un sistema dicertificazione più rispondente ai progressi in corso nelcampo dell’efficienza energetica in architettura non ri-mane che attendere gli sviluppi futuri della normativa.Nel frattempo è indispensabile che continui e vengaampliato il più possibile il processo di sperimentazionegià avviato e che tutti i progettisti sensibili al tema si atti-vino per rendersene partecipi. Solo così si riuscirà adarrivare al 2020 con esperienza e strumenti adeguatiagli obiettivi europei. �

ARCHITETTURANUOVE TECNOLOGIE

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1 Il presente contributo è un estratto rielaborato dalla Tesi di Dottorato in Progettazione Ambientale svolta presso il dipartimento DATAdell’Università Sapienza di Roma dal titolo “I sistemi di controllo passivo nella valutazione dell’efficienza energetica degli edifici inarea mediterranea” scritta dall’autore sotto la guida dei proff. Salvatore Dierna e Fabrizio Tucci.2 Comunicazione della Commissione del 13 novembre 2008 intitolata «Efficienza energetica: conseguire l’obiettivo del 20%»3 Uno dei software in commercio prevede un calcolo basato su tale procedura, ma le applicazioni sono ridotte rispetto alla casisticapresente nella norma, già a sua volta piuttosto limitata.4 Vedi nota 1

References - MALKAWI A.M., AUGENBROE G. (a cura di), Advanced building simulation, Spon Press, London, 2004 - SCHIBUOLAL., CECCHINATO, L., Sistemi solari attivi e passivi, Esculapio, Bologna, 2005 - TRONCHINI, L., FABBRI, K. Energy performancebuilding evaluation in Mediterranean Countries: Comparison between software simulations and operating rating simulation. Energyand building, Vol. 40, n.7, 2008. - TUCCI, Fabrizio. Ecoefficienza dell’involucro architettonico. La pelle dell’edificio da barrieraprotettiva a complesso sistema-filtro selettivo e polivalente. Edizioni Librerie Dedalo, Roma 2000. - TUCCI, Fabrizio. Progettazionearchitettonica, la sfida del risparmio energetico. In Il Sole 24 Ore - Edilizia e Territorio - Commenti e Norme, n. 10, 12-17 marzo 2007.- TUCCI, Fabrizio. Efficienza ecologica ed energetica in architettura. Alinea Editrice, Firenze 2011.

> Roof pond per ilriscaldamento ed ilraffrescamentopassivo di una casaprogettata da GADArchitecture aBodrum, Turchia

Pagina a fianco:> Parete solare inardesia per ilriscaldamentopassivo nellaCascade House diToronto, progettatada Paul Raff Studio,vista esterna einterna

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dware, software e know-how oltre ad una motivazione,ne consegue che solo alcune parti del reale presenta-no informazioni aggiunte; normalmente luoghi di inte-resse culturale, turistico, commerciale o di servizio. Lavisione dei dati è semplice infatti gli apparati come smar-tphone e tablet sono progressivamente diffusi e facilida usare; il software, normalmente sotto forma di appli-cazioni scaricabili (App), è spesso gratuito o comun-que di costo contenuto e facilmente reperibile; infine lemotivazioni all’uso possono essere anche di semplicecuriosità in alternativa all’utilità pratica che è evidente.L’ausilio alla guida offerto dai navigatori satellitari è unesempio di come la geolocalizzazione, attraverso il se-gnale d’antenna, relaziona il monitor dell’apparecchio

La Augmented Reality AR, nella propria accezio-ne base, definisce la sovrapposizione alla realtàfisica esistente di informazioni, costituite da datialfanumerici, elementi virtuali e multimediali. La

presenza di dati immessi in corrispondenza di specifi-ci luoghi reali costituisce la condizione di partenza; poiapparati tecnologici, capaci di segnalare la propria po-sizione geografica, consentono l’accesso a tali dati. Itelefonini di ultima generazione sono tra i più comuni ediffusi apparecchi con queste caratteristiche. Conse-guentemente le parti del mondo reale, in corrisponden-za delle quali sono stati inseriti dati ad esse relative, siarricchiscono di informazioni disponibili per l’utenza.Per l’immissione dei dati sono necessari specifici har-

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RealtàAumentata e dintorniL’ambiente che ci circonda, per lo sviluppodelle tecnologie informatiche e delle retisatellitari, si arricchisce di informazioni egli apparati tecnologici alla portata di tuttine consentono l’acquisizione.

ARCHITETTURASPERIMENTAZIONI

Con lageolocalizzazionesi identifica laposizionegeografica nelmondo reale,anche di untelefono cellulare,utilizzando ilsegnale ottenutodai satellitiartificiali in orbitaattorno alla Terra

Dall’alto:> La Augmented

Reality-AR èutilizzabile per leguide turistiche.

Fratelli Carraro conFulvio MassiniVisual Rome,

sovrapposizionedella ricostruzione

digitale 3Dall’immagine

ripresa dall’otticadel cellulare

> I navigatorisatellitari

fornisconoindicazioni relative

al percorso, allarete stradalecircostante e

informazioni sullaposizione e

condizione delmezzo in

movimento

PAOLO MARTEGANI

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alle informazioni software relative all’intorno in cui l’au-tomobile transita. La multifunzionalità dei telefonini, deitablet e degli altri apparecchi in grado ormai di svolge-re funzioni analoghe, favorisce così il ricorso a tali infor-mazioni che tra l’altro si ampliano e si incrementano didati relativi oltre che al percorso, anche alle distanze edai tempi di percorrenza in funzione del mezzo auto, buso altro utilizzato. L’incremento del numero di utenti sti-mola l’interesse per utilizzazioni alternative alle sempli-ci indicazioni di percorso; si sviluppa così un business,che rientra nelle strategie di marketing territoriale, perpromuovere musei, edifici storici, monumenti. Infattisotto l’aspetto culturale il carattere dei dati può essereparticolarmente suggestivo in corrispondenza di rovi-ne di edifici o di siti archeologici perché l’AugmentedReality può fornire: ricostruzioni tridimensionali anchemolto dettagliate delle condizioni originarie del luogo edelle relative presenze architettoniche. L’aspetto cultu-rale non è il solo e forse non il più rilevante infatti il pro-cedimento consente di veicolare messaggi promozio-nali e commerciali.L’attuale frontiera delle esperienze finalizzate a indivi-duare i rapporti possibili tra informatica e architettura,tra virtuale e reale, annovera percorsi talvolta in se-quenza e altre in parallelo.La Virtual Reality VR rientra tra le tappe più signifi-cative. Una forma complessa che prevede l’uso di spe-ciali caschi e guanti che permetterebbero di simulareun ambiente realistico. Purtroppo la potenza di calcolonecessaria per coinvolgere tutti i sensi non è sempredisponibile per cui spesso questi ambienti consentonoper lo più esperienze visive e sonore.Più semplice e quindi di maggior successo è il proce-dimento QTVR Quick Time Virtual Realtity che permet-te la visione di panorami realizzati fotograficamente e laloro esplorazione visiva da differenti angoli di visualeutilizzando il mouse ed il monitor del computer. Il pro-cedimento è di grande diffusione, consente anche dispostarsi all’interno di insiemi di immagini digitali cheriproducono ambienti realistici. Inizialmente fu usatonei Cd per promuovere il turismo nelle capitali o cittàd’arte che potevano essere esplorate visivamente at-traverso la visione interattiva di riprese fotografiche a360° residenti nello stesso Cd. Attualmente il procedi-mento è disponibile in rete, consente numerosi utilizzi,tuttavia l’esplorazione visiva interattiva di ambienti ar-chitettonici e naturali rimane lo sviluppo più suggesti-vo, testimoniato dalla presenza in rete di “360Cities”,che si autopromuove come il Gruppo di fotografia pa-noramica a 360° più grande del mondo. Contigui alla realtà aumentata sono i Mondi Virtuali,ambienti immateriali basati sui computer, di suggestio-ne notevole per la loro astrattezza e per le connotazio-ni psicologiche connesse alla possibilità di utilizzare al-ter ego, avatar, che vivono, esplorano, si muovono ne-

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> Wikitude è una Appche consente aglismartphonel’individuazione dipresenze sensibili nelmondo prossimoall’utente la cuiposizione è segnalatain blu nella mappa> Le App inserite neitelefonini di nuovagenerazioneconsentono diacquisire numeroseinformazionisovrapposte allarealtà circostante inmodo immediato econ molteplici finalità

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gli universi sintetici, interfacciando con gli alter ego dialtri esploratori.Second Life SL (2003 California Linden Lab.) è tra ipiù noti dei mondi virtuali, per l’accesso utilizza un vie-wer scaricabile da Internet. In Italia una delle applica-zioni più interessanti di SL è “Experience Italy” (EX.IT)che nasce come esperimento legato al compito dellaFondazione Valore Italia di realizzare a Roma l’Esposi-zione Permanente del Made in Italy e del Design Italia-no con sede nel Palazzo della Civiltà Italiana all’EUR.Uno spazio urbano/architettonico che testa una pre-sentazione dell’Italia suggestiva e proiettata nel futuro.In esso sono stati ospitati numerosi eventi; mostre im-portanti come la versione virtuale delle manifestazioniche hanno celebrato il centenario del Movimento Futu-rista; sperimentazioni legate al mondo universitario co-me “Italian Evolving Design” rif. You Tube. L’intento allaradice è quello di far procedere in parallelo le due mo-dalità, reale e virtuale.Nel periodo iniziale e di grande interesse per i mondi vir-tuali, si è immaginato che tutte le entità proprietarie dipagine web avrebbero affiancato una presenza in SLper usufruire del 3D e delle altre potenzialità relazionali. Second Life ha goduto per alcuni anni di grande diffu-sione. La possibilità di costruire complessi e ambientiarchitettonici costituiva una grande promessa: un pla-

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> AsymptoteArchitecture, Virtual

Trading Floor

> Con ilprocedimento

QTVR èpossibile

visionare, dadifferenti

angolazioni econ possibilità dizoom, sequenze

fotograficheriprese a 360°

> ExperienceItaly EX.IT

realizza unospazio urbano

ispirato all’EURcon architetture

significative,capaci di

presentarel’Italia modernae proiettata nel

futuro. Nellarealizzazione si

è privilegiatal’espressività

che questomezzo

consente

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stico virtuale percorribile in tutte le direzioni sembravarappresentare il passo successivo alla modellazionedigitale. Uno strumento importante per la verifica pro-gettuale e per la sperimentazione delle destinazionid’uso previste per quel luogo anche per la presenza di-namica di avatar capaci di comunicare tra di loro e perla possibilità di proiettare video e usufruire delle altrefunzioni audiovisive.Le promesse intrinsecamente connesse a SL non si so-no tradotte concretamente, sia per la necessità di com-puter potenti e veloci non sempre disponibili, sia per icosti connessi al servizio ma prevalentemente per ladifficoltà di raggiungere una definizione accettabiledegli spazi architettonici, dei componenti edilizi e deglielementi d’arredo realizzati.Attualmente, per il progressivo miglioramento dei mon-di virtuali, si stanno sperimentando strategie che pun-tano sulla creatività riconoscendo l’importanza strate-gica ed economica di sviluppare modelli di businessbasati sulla interoperabilità degli utenti. In sostanza al-l’impiego sempre più esteso di software Open Source

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> EX.IT - eventiespositivi possonoessere anticipatied avere unosvolgimentoparallelo allamanifestazionereale, oppuresvolgersi inautonomia

> Il Ministerodegli Affari Esterisostiene novantaIstituti Italiani diCultura nei varipaesi delmondo, più il“novantunesimo”realizzato inSecond Life

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no in sperimentazione network dedicati che potrebbe-ro influenzare anche il modo di fare e comunicare ar-chitettura. Un procedimento connesso alla Augmented Reality è IlQR Code, un codice grafico che inquadrato da smar-tphone, tablet e altri apparati dotati di una applicazionedi riconoscimento (sono diverse le App facilmente re-peribili, scaricabili e di immediata installazione) con-sente collegamenti a web pages, a video presenti suyou tube e ad altro.Il codice grafico è costituito da numerosi elementi geo-metrici disposti all’interno di una forma quadrata, uncrittogramma che contiene caratteri numerici e alfanu-merici. QR sta per quick response, ideato per una rapi-da decodifica e lettura del proprio contenuto. Si sta dif-fondendo rapidamente oltre che per la propria sempli-ce lettura, anche per la facile riproducibilità su vari sup-porti, caratteristica che ne favorisce l’uso in campagnepromozionali e pubblicitarie.

quasi sempre gratuito, modificabile liberamente e checonsente attraverso la personalizzazione di aumentareil coinvolgimento degli utenti, in modalità singola e incomunità. Sono numerose e prestigiose le istituzioniculturali, accademiche e scientifiche coinvolte nellostudio e nelle applicazioni pilota per l’evoluzione deimondi virtuali.Qualcuno sostiene che l’aspetto inquietante di avereun alter ego che interfaccia con altri avatar, un eccessodi funzioni impossibili, un mondo vagamente futuribilema sostanzialmente finto, ha reso preferibile il ricorso aisocial network dove ci si interfaccia, non con simu-lacri, ma con persone. Facebook nato nel mondo stu-dentesco universitario ha un grande e crescente suc-cesso ovunque ed ora è incalzato da Twitter. I socialnetwork rappresentano un fenomeno legato alle tecno-logie della comunicazione di importante rilevanza maallo stato non sembrano ancora avere una ricaduta ap-prezzabile nel mondo della progettazione, tuttavia so-

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> QR Code Hotel, darealizzarsi in Dubai, è unprogetto di Söhne &Partner’s che propongono ilcodice grafico in unaapplicazione estremamenteestesa e fortementecaratterizzante

> N Building, Tokyo.L’intera facciata èun QR Code, lefinestre riproduconoi codici grafici chepropongonoinformazioni suquanto è all’internodell’edificio

> Le potenzialitàdel QR Code per

la promozionecommerciale e

turistica sonoevidenti

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La forma del codice grafico è quadrata, le dimensionivariabili da pochi centimetri di lato fino a diversi metridei cartelloni pubblicitari o di intere porzioni di facciate.I supporti su cui è possibile inserire il codice QR sonomolti e differenti: dalle buste di carta per lo shopping, aidepliant; dalle cravatte, alle fibbie delle cinture; dai me-nu, ai piatti dei ristoranti; dalla carta intestata, ai bigliet-ti da visita. Il colore degli elementi geometrici costituenti la matriceoriginariamente nero su fondo bianco, ha all’inizio ca-ratterizzato l’aspetto con una connotazione optical,che recentemente viene sostituita da personalizzazionigrafico-cromatico più variate.La velocità con cui tutto quanto è connesso all’informa-tica si evolve e diviene rapidamente obsoleto dovreb-be sconsigliare l’applicazione del codice su supporti didifficile sostituzione o rimozione; ad esempio un rivesti-mento in piastrelle ceramiche, infatti se mutasse l’indi-rizzo in Internet di quelle pagine, nell’ambiente fisico ri-marrebbe solo l’aspetto grafico inerte, che nella miglio-re delle ipotesi potrebbe considerarsi decorativo.

Questa panoramica su alcune delle possibili interrela-zioni tra l’ambiente progettato, l’architettura, costruitada un lato e le crescenti risorse digitali dall’altro, si fermaa quanto è attualmente testato e diffuso a livello di uten-za generalizzata ma sono in corso promettenti speri-mentazioni di cui si potrà trattare successivamente.Sono sicuramente molti i progettisti che si occupano diquesti aspetti dell’architettura intesa nella più ampiaaccezione del termine, per cui si segnala la presenzadi un gruppo di lavoro aperto, denominato ICT DesignTEAM, attivo nel nostro territorio, riferibile all’ADI Lazioe che ha proprie pagine web raggiungibili seguendo ilpercorso:

http://adilazio.org | chi siamo | comitati | vai alle pagine ICTLe occasioni di incontro e confronto consentono di ap-profondire le potenzialità delle risorse informatiche eattraverso un’analisi critica di svilupparne le positivitàma evitando un uso improprio o eccessivo.Una curiosità: nelle pagine segnalate è visionabile un“Tool” che guida all’inserimento nel proprio biglietto davisita del QR code collegato alle proprie pagine web.Le attività professionali dell’architetto che progressiva-mente si ampliano e differenziano possono svilupparenell’ambito dei rapporti tra informatica e ambiente co-struito momenti di ricer-ca, studio e sperimenta-zione a cui seguono, co-me già accade, ricadutein termini di sviluppo pro-fessionale. �

[email protected]

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> Realtà Aumentata- Il futuro

dell’educazione. Tesi di laurea in

grafica eprogettazione

multimediale di SorinVoicu che investiga e

sperimenta lepotenzialità AR per

l’apprendimento. Uninteressante video è

disponibile in rete

> Lo stato attualedegli studi sullaevoluzione deimondi virtuali è bendescritto nel libroedito daFrancoangeli

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Situata al livello -1 dell’Acquario Romano,sede dell’Ordine degli Architetti di Roma,la nuova galleria underground proporràciclicamente interventi site specific affi-

dati ai nomi più rappresentativi della Street Art. Adogni artista sarà chiesto di realizzare una “stanza”,sotto forma di dipinto murario (volta inclusa) o in-stallazione. Ogni nuova stanza partirà dallo statodi fatto della precedente. Questo metterà gli artistiin relazione, facendoli interagire non solo con illuogo e lo spazio, ma anche con il tempo. Ogni in-tervento resterà in mostra per non più di quattromesi. Questo garantirà un minimo di tre interventiper anno. Le “stanze” potranno a loro volta ospita-re dj set (ogni ultimo venerdì del mese), perfor-mance, incontri e dibattiti dedicati all’arte contem-poranea. Ogni intervento sarà filmato e documen-tato fotograficamente.La galleria potrà utilizzare il giardino per i vernis-sage e l’adiacente aula multimediale.La direzione artistica della galleria è affidata aGiorgio de Finis (filmmaker, antropologo, giàevent manager della Festa dell’Architettura di Ro-ma e direttore del Dipartimento di videocomuni-cazione dell’Acquario Romano, attualmente im-pegnato in numerosi progetti d’arte).Di seguito èpubblicato il testo critico di de Finis sulla mostra diLucamaleonte.

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Nuovo spazio espositivo allaCasa dell’Architettura

Dedicato all’arte, alla grafica e al design -1 ARTGALLERY, la nuova galleria underground, proporràciclicamente interventi site specific affidati ai nomipiù rappresentativi della Street Art. Ha inaugurto lospazio il progetto Cabinet of Natural History byLucamaleonte.

Lucamaleonte Nasce a Roma nel 1983,dove attualmente vive e

lavora.La sua attività prende

forma sui muri delle viecittadine. Nella secondametà degli anni Novanta

varca il circuito galleristicoe museale.

Maestro dello stencil,Lucamaleonte è tra i

fondatori dell’InternationalPoster Art; presenza

costante nei principalieventi nazionali ed

internazionali dedicati algenere, nel 2008 è tra gli

street artist invitati daBanksy al Cans festival di

Londra. Lucamaleonte coniuga arte

di strada e immaginariomedioevale, in una ricercaespressiva che affonda le

sue radici negliantichissimi bestiari

trecenteschi, chereinterpreta attraverso la

tecnica dello stencil,creando un ponte

immaginario da tradizionee ultracontemporaneità.

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Quando la wunderkammer è una macchina del tempoGiorgio de Finis

Ho chiesto a Lucamaleonte di lavorare a trasformarei due corridoi che conducono ai bagni riservati al

pubblico della Casa dell’Architettura di Roma, un’areadi servizio brutta e fredda, con la volta bassa e le luci alneon, dove il rumore del motore dell’ascensore va diconcerto con quello degli sciacquoni, in una cameradelle meraviglie. Una sfida difficile, anche se si sa chela meraviglia è andata spesso a braccetto con la curio-sità e l’orrore. E credo che entrambi questi sentimenti(oltre che l’urgenza fisiologica) portassero il frequenta-tore del piano -1 a varcare la soglia dell’ascensore e adavventurarsi nel tunnel-cripta-catacomba-magazzino-obitorio alla ricerca della sua intima destinazione, metaprima e ultima di quella discesa agli inferi. Diciamo cheil luogo conteneva una sua propedeutica al “meravi-glioso”. Ma il resto era tutto da fare. La cosa che mi è parsa subito chiara, sin dall’appariredei primi animali sulla volta e sulle pareti, è che Luca-maleonte avrebbe lavorato sul tempo prima ancorache sullo spazio. Non voglio dire che la superficie delgrande “foglio bianco” messogli a disposizione non siastata attentamente valutata. Anzi, le figure si compene-trano e interagiscono magistralmente, senza tuttaviatradire un disegno pensato a priori, senza facili giochidi simmetria (un elemento che pure attrae Lucamale-onte e che esercita con competenza). Il segreto alla base dello stupore suscitato dal “Cabinetof Natural History” è la sua capacità di farci muoverenel tempo. Trasformato in un congegno di teletraspor-to, l’ascensore ci riporta all’epoca di Cartesio e Baco-ne, dove la meraviglia era celebrata come parte delprogramma della filosofia naturale, e forse ancora piùindietro, all’inizio dell’età moderna o addirittura fino almedioevo. Valga a riprova di quanto detto la frase ri-portata sul muro e che Lucamaleonte mutua dal giardi-

no di Bomarzo: “voi che pel mondo gite errando vaghi/di veder maraviglie alte et stupende / venite qua doveson faccie horrende / elefanti leoni orsi orchi et draghi”. Lucamaleonte riesce a riportarci ad un tempo, e ad unparadigma, in cui elefanti leoni e orsi potevano ancoraessere equiparati a orchi e draghi, in cui la praticascientifica progrediva collezionando “curiosità”. Il rigo-re, come pure l’assenza di mostri e scherzi della natu-ra, non deve trarre in inganno. Siamo al di qua della so-glia illuminista che consegnerà per sempre l’entusia-smo, l’immaginazione e la meraviglia appunto, al mon-do dell’infanzia o a quello credulone della cultura po-polare. Attraverso una moltitudine di animali noti Luca-maleonte evoca l’ignoto; il suo è uno esperimento dispaesamento, un escamotage alla Charcot, maestro(lo fu di Freud) nell’arte di ipnotizzare. Perché altrimen-ti ricorrere ad una legenda, numerarli e nominarli i nostrigrigi animali se non per ricondurci col cuore e con lamente a quando il mondo sapeva stupirci e tutto cisembrava ancora misterioso e da scoprire? �

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Interessante è “dare voce” ad una sorta di “mondoscenotecnico”, fatto di culture ed esperienze straor-dinarie, in qualche modo poco conosciuto, ma estre-mamente importante, che coinvolge la professione

dello scenografo e scandagliare tutto ciò che concernei materiali, i metodi, le tecniche in generale in camposcenografico. Ed ecco come è stato formulato un tale tipo di propostada una interessante “tre giorni a tutto cinema” che si ètenuta a Spello, storica cittadina umbra posta alle pen-dici del Monte Subasio, che ha ospitato, nei giorni 1, 2e 3 marzo, la prima edizione del “Festival del CinemaCittà di Spello: Rassegna/Concorso ‘Le professioni delcinema”.Tale iniziativa ha avuto il grande merito, di dare corpo ecredibilità al “progetto-sogno”, rappresentato dalle ne-cessità espressive, tecniche ed interpretative degli au-

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Le professioni del cinema

ARCHITETTURAEVENTI

Una interessante “tregiorni a tutto cinema” si

è tenuta a Spello, conl’obiettivo di dare il

giusto riconoscimentoa tutte quelle

professioni chelavorano “dietro le

quinte” e che sono ineffetti determinantinella realizzazione

delle pellicolecinematografiche.

LUISA CHIUMENTI

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tori di uno spettacolo, e tra essi gli scenografi in primis,spesso privi di un adeguato riconoscimento.Si tratta di artisti, aziende, artigiani, comunque speciali-sti, che in certo senso hanno ereditato e trasformato tut-to quel grande patrimonio della scenotecnica teatralebarocca, aggiornandolo con nuove tecnologie, nuovisistemi e materie, ampliando lo spettro delle possibilitàtecniche e artistiche, ricercando nella prassi quotidiananuovi procedimenti. Questi veri e propri prodigi tecnico-artistici sono totalmente sconosciuti al pubblico che neassapora gli spettacolari effetti, senza conoscere laprovenienza dovuta a professionisti e studiosi. Lo sco-po della manifestazione è stato dunque quello di porta-re alla luce e di premiare ciascuna di tali professioni fa-cendole anche apprezzare dal grande pubblico.È stato così che Villa Fidelia, oltre ad ospitare la proie-zione dei film in sinergia con il teatro Subasio, ha ac-colto, nelle prestigiose sale della sua bella, storica pa-lazzina, una mostra fotografica del Centro Cinema diCesena, contenente i bozzetti ed i disegni della sceno-grafa Luisa Mazzone ed alcuni costumi dell’umbro Da-niele Gelsi. In una intervista la scenografa Luisa Mazzone spiegacome i “bozzetti”, che in generale rappresentano la fa-se successiva ai disegni iniziali, nella perfezione delsegno e del dettaglio, aggiungano i colori che mag-giormente caratterizzino l’epoca, mentre, per i disegnidi maggiori dimensioni, che richiedono un accuratostudio del dettaglio è utile lavorare con l’ausilio dei pa-

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> Bozzetto tratto dalfilm “I vestiti nuovidell’imperatore

Pagina a fianco:> Bozzetto per ilcorto di animazione“Faleda”

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gie nel lavoro dello scenografo, la Mazzone ha sottoli-neato quanto segue: “Negli ultimi anni per ridurre tem-pi e costi di produzione si costruisce sempre meno e sigira in location già esistenti, riducendo gli interventiscenografici per ammortizzare i costi sempre più ele-vati”, ma sono ancora numerosi i professionisti checontinuano a lavorare nel classico modo e la Mazzoneè, a mio avviso, un professionista del genere. Progettazione e realizzazione sono in effetti le due fasiben distinte, ma correlate, su cui si incentra la creativi-tà posta alla base della narrazione e da qui nasce la vi-sione scenografica nella sua interezza. Ogni disegnonasce così dallo studio attento e quindi dalla interpre-tazione del copione, da cui si acquisiscono gli elemen-ti utili per inquadrare il racconto dal punto di vista am-bientale, oltre che storico e culturale.Ed ecco come in “Villaggio di cartone”, per la regia diErmanno Olmi, in “Vallanzasca” di Michele Placido o in“Io sono Li” di Andrea Segre (tra i film proiettati), la sce-nografia diventa protagonista e lavora in stretta colla-borazione con la sceneggiatura, esprimendosi quantole parole stesse degli attori. La manifestazione è nata, come è stato più volte sotto-lineato dalla organizzatrice, dottoressa Donatella Coc-chini, non solo da un grande amore per il cinema e perl’Umbria, condiviso con il regista Cattani, ma anchedalla forte consapevolezza della esigenza di dare ilgiusto riconoscimento a tutte quelle professioni che la-vorano “dietro le quinte” e pur non riconosciute, sono ineffetti determinanti nella realizzazione dell’opera.E nelle intenzioni dell’organizzazione c’è la volontà, finodalle prossime edizioni, di coinvolgere altri borghi e cit-tà umbre che vogliano aderire all’iniziativa, in modo dadiffondere il Festival in tutta la Regione, restando Spel-lo la sede dello stesso. Tra le varie istituzioni: la Regio-ne Umbria, la Provincia di Perugia, il Comune di Spello,la strada dei Vini del Cantico ed il Centro di Studi Supe-riori sul Turismo di Assisi, che hanno contribuito allarealizzazione dell’evento. La selezione dei film è stata effettuata su un totale diben 96 pellicole, tra le quali sono stati scelti i dieci titoliin concorso fra quanti usciti nella stagione cinemato-grafica 2011.Nell’ambito di questi dieci film presenti alla rassegnacinematografica spellana, sono state scelte poi le can-didature relative alle professioni in concorso: lo sce-neggiatore, il direttore della fotografia, lo scenografo, ilfonico di presa diretta, il montatore, il musicista, il co-stumista e il truccatore.Il programma ha visto anche una vivacissima conferen-za/dibattito organizzata dall’Umbria Film Movie, che hapresentato fra l’altro la Scuola Internazionale di altaspecializzazione cinematografica “post diploma” concui il Festival cercherà, avendolo nei propri obiettivi, diavvicinare i giovani al cinema ed alle sue professioni. �

stelli e della computer grafica. Solo andando oltre la fe-deltà storica, interpretando la realtà e arricchendo la vi-sione del film con elementi scenografici, si rende piùcredibile un ambiente o una ricostruzione, che guada-gnerà così veridicità”.E ancora: “… seguendo le indicazioni del regista, per laprogettazione degli spazi più appropriati al contestostorico, lo scenografo si immerge completamente nellasceneggiatura, diventando così cittadino dell’epoca opersonaggio del mondo fantastico che deve rappre-sentare” e materializza la prima fase ideativa “su cartacon schizzi preparatori”, che rappresentano gli ele-menti di ogni ambiente della storia narrata. Proseguepoi con la puntualizzazione di ogni spazio con una se-rie di numerosi, successivi disegni.Per quanto riguarda poi l’utilizzo delle nuove tecnolo-

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Atteso da oltre tre anni dalla sua pubblicazione(2009), il concorso per il Parco urbano archeo-logico dei “Campi Diomedei” sull’area dell’exIppodromo di Foggia e bandito dal Comune, ha

avuto finalmente il suo epilogo con l’assegnazione deipremi e la presentazione di tutti i progetti partecipanti.Un concorso interessante per due motivi. Il primo ri-guarda la questione che in Italia concorsi internaziona-li di progettazione del paesaggio e nel caso specifico,

di un parco urbano, se ne fanno davvero pochi, è qua-si un caso eccezionale. Chi vuole cimentarsi in questosettore ha più facilità di espressione nei molteplici con-corsi che si svolgono all’estero. Oltretutto un concorsobandito da un’amministrazione del Sud Italia è quasiuna rarità. Il secondo aspetto riguarda proprio l’ogget-to del concorso che fa riflettere sulla ricchezza dei no-stri territori e sulla complessità dell’intervento. Il conte-sto, oggetto del concorso, è un’ampia superficie di 23

a cura di LUCIO CARBONARA e MONICA SGANDURRA PAESAGGIO

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Il parco urbanoarcheologico “Campi Diomedei” a FoggiaUn evento interessante perché nel nostro Paese è molto raro che vengano banditiconcorsi internazionali di progettazione del paesaggio e, soprattutto, per lacomplessità dell’intervento che nelle linee progettuali del bando chiedeva: lavalorizzazione del sito archeologico, quella dell’area come spazio verde per la cittàattraverso la creazione di un parco e, infine, la rivalutazione dell’area come luogoper il tempo libero, il gioco, l’intrattenimento culturale.

MONICA SGANDURRA

“Contesti”, primo premio. Autori: E. Pitzalis(capogruppo), E. Ampolo, L. Foglia,G. Centra, R. Bozza,G. Ciuffi

> Planimetriagenerale

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delle associazioni ambientaliste; queste ultime hannomesso in luce un problema che si verifica spesso neinostri concorsi che hanno come oggetto prevalente ilpaesaggio, il parco, non l’architettura ma l’organizza-zione spaziale del vuoto, la morfologia, le strutture ve-getali, le componenti ambientali, ciò che racchiudiamonelle forme del paesaggio. Il problema riguarda lamancanza nelle commissioni dei concorsi di esperti inmateria, come paesaggisti, botanici, agronomi, inge-gneri ambientali, studiosi del paesaggio a 360 gradi.Nel caso del concorso del Parco urbano di Foggia leproteste degli ambientalisti, in prima persona del WWF,circa la mancanza di esperti del settore nella commis-sione che doveva valutare i progetti, ha aperto un casoche ha reso interminabili i tempi per la formazione del-la stessa commissione, che alla fine della discussionenon ha visto comunque la partecipazione di esperti inmateria di paesaggio.23 progetti presentati e 19 ammessi alla valutazionehanno dovuto aspettare il 2012 per essere giudicati e ilrisultato è stato quello di idee e suggestioni eterogeneenel complesso e tre posizioni distinte nelle proposteper i tre premi principali. Il primo premio è stato aggiudicato al gruppo condottoda Efisio Pitzalis il quale ha guidato un gruppo di pro-gettazione di professionisti locali. Il progetto si configu-ra “attraverso un calibrato intreccio di percorsi ondiva-ghi che, nel loro continuo snodarsi e biforcarsi, tratten-gono morbide escrescenze del suolo variamente rin-verdite in funzione dei cicli stagionali di ricrescita”.(*)

Un progetto quindi giocato sulla costruzione degli spa-zi che risultano formati, per sottrazione, dalle tracce si-nuose dei diversi percorsi, che con il loro andamento,organizzano un layout che ricorda forme barocche delgiardino francese. I percorsi costruiscono quindi unatrama che mette in comunicazione i diversi margini delparco, collegando la struttura all’ambito urbano e allecomponenti pubbliche, come, per esempio, la Villa Co-munale. Le aree del parco sono organizzate come “iso-le” che accolgono i diversi ambienti ed attività, comeun Orto botanico, le aree archeologiche con le coper-

ettari che occupa l’area dell’ex Ippodromo della cittàconnesso all’Istituto Regionale di incremento ippico(IRIP), in un settore urbano strategico per la vicinanzacon la Villa Comunale ottocentesca, il Teatro Mediterra-neo, ubicato nella stessa Villa, l’Università e la sededell’IRIP, il nuovo Quartiere Fieristico, la sede della Ca-mera di Commercio e infine, il Polo Integrato dello Svi-luppo economico del Comune di Foggia in fase di rea-lizzazione.Ma non è tutto. Nell’area sono state rinvenute importan-ti strutture archeologiche di età neolitica (5200 – 4600a.C.) che hanno portato alla luce una necropoli, un fos-sato a C, denominato “compound”, resti di capanne,probabilmente un villaggio, una serie di macine per ilgrano e un silos a campana. Questi primi scavi hannoperciò messo in evidenza la possibilità di portare allaluce un complesso di strutture, un villaggio, una necro-poli, la traccia di corso d’acqua, strutture agricole, ele-menti che possono ricomporre un paesaggio dell’uo-mo dell’antichità.Il concorso esplicitava nel bando tre linee di indirizzoprogettuale:- la valorizzazione del sito archeologico e la possibilitàdi rendere fruibile il sito;- la valorizzazione dell’area come spazio verde per lacittà attraverso la creazione di un parco e la realizza-zione di un nuovo paesaggio, soprattutto vegetale;- la valorizzazione dell’area come luogo per il tempo li-bero, il gioco, l’intrattenimento culturale.Un programma complesso che ha visto concentratasul concorso la forte attenzione di cittadini e di esperti,

PAESAGGIO

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> “Contesti”, vista del Parcoda via Alfredo

Guglielmi(sopra) estrutturedell’area

didattica. Lecoperture sonorealizzate con

un sistemaintrecciato di tipotessile costituito

da bamboousato come

supporto per lacrescita di piante

collocate lungola struttura e

irrigate con unsistema cherecupera le

acquemeteoriche delle

superfici dicopertura

[…] UN CALIBRATOINTRECCIO DI PERCORSIONDIVAGHI […] CHETRATTENGONO MORBIDEESCRESCENZE DELSUOLO VARIAMENTERINVERDITE IN FUNZIONEDEI CICLI STAGIONALI DIRICRESCITA.

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PAESAGGIO

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“Facies dipaesaggi ritrovati”,secondo premio.Autori: D. Moderini(capogruppo), G. Selano, V. Milani,M. Assisi

Dall’alto e dasinistra:> Planimetriagenerale> Immagini deilaboratoriarcheologiciall’aperto e deipercorsi> Evoluzione delparco archeologico -pianta e schemidelle fasi di sviluppo> L’area di scavoarcheologico

[…] UN PAESAGGIO FONDATO SUL RAPPORTO ANTICO ESEMPRE IN BILICO TRA ACQUA E TERRA […]

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cheologia Sperimentale, “servizi aggiuntivi” (Legge n.4 del 14.01.1993), un Centro di lettura e di documenta-zione del parco, e un Laboratorio di Archeologia perRagazzi che mette in collegamento le scuole e la didat-tica allo studio e alla conoscenza del nostro passato informa attiva, sono le strutture che permettono un’atten-zione continua al luogo. Forse l’unico punto debole delprogetto sta proprio nelle componenti del paesaggiovegetale; le soluzioni proposte possono essere discuti-bili e in alcuni casi non rimandano ad un progetto riccodi possibilità espressive dal punto di vista botanico, co-me nel caso della scelta della alberature (Cerro, Pinod’Aleppo e Castagno).Il secondo premio, assegnato al gruppo guidato daDaniela Moderini con il motto “Facies di Paesaggi ritro-vati” propone un’altra organizzazione spaziale del Par-co diametralmente opposta al primo progetto: due areedistinte e dalla forma chiara che “re-interpreta i segnievidenti e il carattere tipico del “paesaggio” dell’ippo-dromo e al tempo stesso allude alla ricomposizionedegli elementi del paesaggio arcaico: ripropone in ma-niera astratta le tracce dell’evoluzione geomorfologicadel territorio costruito dall’erosione e dal conseguenteaccumulo di terreni alluvionali […] un paesaggio fon-dato sul rapporto antico e sempre in bilico tra acqua eterra […] caratteri che da sempre hanno influenzatol’organizzazione territoriale”.(*)Il progetto quindi parte dall’interazione tra gli elementiprincipali che compongono il paesaggio del Parco:- la Terra, con i movimenti del suolo per adduzione enon per sottrazione;- l’Acqua con l’interpretazione del tema dell’impaluda-mento, un fenomeno presente fin dalle epoche antiche,che oggi viene reinterpretato non solo come elementodecorativo ma come componente funzionale con un si-stema di specchi di fitodepurazione;

ture a forma di guscio, secondo “una configurazionegenerale del Parco che agisce secondo una proiezio-ne multipolare tesa a intrattenere corrispondenze fisi-che, visuali e memoriali con il tessuto urbano circo-stante e con la sua storia”.(*) Il progetto ha una forte at-tenzione verso l’organizzazione delle strutture di sup-porto all’area archeologica che nel tempo si allargherànei successivi scavi di studio. Un Laboratorio di Ar-

PAESAGGIO

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“Scavi, collina e… mare”, terzo

premio.Autori: Roberta

Pellegrino(capogruppo), M. Costabile,

T. Martimucci, I. Olszanska

Dall’alto:> Planimetria

generale> La fascia

attrezzata lungo ilbordo del parco

caratterizzatadalle colline, dallearee a giardino ele aree per gioco

libero

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- la Vegetazione, con la proposta di molteplici paesag-gi, da quello palustre alle aree di raccordo degli ambitidel parco con masse ombreggianti, alle superfici oriz-zontali delle aree archeologiche occupate da distesedi graminacee, fino alle aree a parcheggio che diven-tano dei veri e propri arboreti;- il Sole e l’evocazione del suo culto in antichità che vie-ne riproposto come componente di sostenibilità ener-getica attraverso l’introduzione di strutture integrate dicoperture con sistemi fotovoltaici;- il Vento, come elemento caratteristico della piana fog-giana che viene sottolineato dal movimento morbidodelle differenti strutture vegetali.Questi elementi costruiscono i due ambiti che organiz-zano il parco e che con chiarezza collegano, caratte-rizzano, delimitano le due aree principali costituite daquella posta a nord che ricalca la forma dell’ippodromoe che contiene le attività ludiche e ricreative del Parco,un ambito pubblico, con una circolazione libera e unaparte recintata destinata al maneggio per cavalli e nel-l’area a sud quella del Parco Archeologico, un’impor-tante opportunità di inserimento “in un contesto urbanomoderno che rappresenta una grande occasione distudio e confronto delle dinamiche insediative di undeterminato territorio dalla preistoria ai giorni nostri”.(*)Questa zona è perciò destinata ad essere successiva-mente indagata e le attività future di scavo saranno or-ganizzate attraverso l’addizione di recinti, di “stanze acielo aperto” create dallo sfalcio delle graminacee e gliscavi saranno raggiunti da una maglia di percorsi che siadatterà di volta in volta alle estensioni archeologiche.Il terzo premio, assegnato al gruppo romano guidatoda Roberta Pellegrino propone un’ulteriore organizza-zione del Parco, un’altra visione di come organizzarespazi e funzioni. Il progetto sposta l’attenzione dell’or-ganizzazione di ambiti differenti sul margine del Parcoproprio dove la struttura viene a contatto con la città la-sciando una “condizione in divenire, la provvisorietàdell’assetto dell’area archeologica, suscettibile di

cambiamenti in funzione di ulteriori esigenze di scavo,entra in contraddizione con un “disegno” aprioristicodi parco […] La proposta progettuale intende rispon-dere all’aleatorietà dell’assetto predisponendo un par-co stratificato, di margine, in movimento: stratificatodal momento che si costituisce come un terzo strato (apartire dallo strato archeologico e da quello attuale delterreno) che riconquista la quota della città, costituen-do nuovo tessuto connettivo verde di “affaccio” al par-co archeologico; di margine in quanto scrive il rappor-to del parco con l’intorno urbano, libera il cuore delparco la cui architettura è definita dalla tensione fral’esteso spazio centrale aperto e le masse vegetali si-tuate lungo i limiti geometrici periferici, conferendoidentità allo spazio; in movimento poichè è in grado diaccogliere gli eventuali avanzamenti dell’area archeo-logica, il profilo dei terrapieni si ritrae assecondando lenuove geometrie di scavo o si alimenta di nuovo terre-no di riporto”.(*)

L’idea proposta è quindi quella di lavorare sul rapportoscavi archeologici e costruzione, attraverso i materialidi scavo, di un nuovo paesaggio, un lavoro dove l’ope-razione fisica dello scavare produce e realizza una mo-dalità concettuale e fisica del costruire paesaggi in mo-vimento. L’area archeologica sarà quella del vuoto chein tempi successivi porterà alla luce le strutture preesi-stenti mentre i margini organizzeranno il paesaggiocontemporaneo modellato con terrapieni sui quali inuovi impianti vegetali non interferiranno con lo strato ar-cheologico. Sequenze di spazi, giardini, habitat umidi,servizi di supporto al Parco si snodano lungo tutto il pe-rimetro concentrando sul “terrapieno in movimento”collegamenti e visuali, percorsi e attrezzature, corridoituristico-ecologici che connettono alle aree verdi dellacittà e boschetti urbani in contrapposizione con le ra-dure dove saranno concentrate le attività ludiche in at-tesa dei futuri scavi archeologici. �

(*) Dalla relazione del progetto.

PAESAGGIO

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> “Scavi, collina e… mare”, l’areaarcheologica e gliscavi

[…] LA PROPOSTAPROGETTUALEINTENDERISPONDEREALL’ALEATORIETA’DELL’ASSETTOPREDISPONENDO UNPARCOSTRATIFICATO, DIMARGINE, INMOVIMENTO […]

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PAESAGGIO

Energie rinnovabili e paesaggio:conflitti o sinergie?

A fronte dei profondicambiamenti delrapporto traproduzione di energiae territorio, nel nostroPaese è mancata unavisione strategicacondivisa e si sonoinnescati problemi econflitti. Per risolverlioccorre definire unnuovo paradigmaenergetico ed aprireuna fase del processodi sviluppo dellerinnovabili, incentratanon solo sull’efficienzama anche sull’efficaciariferita allaconvenienza,economica, sociale,territoriale e quindipaesaggistica dellefonti stesse.

EMANUELA BISCOTTO

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Èinnegabile che ci troviamo di fronte ad una verae propria “rivoluzione industriale/energeticaprogrammata” che sta cambiando profonda-mente il rapporto tra produzione di energia e

territorio. L’entrata in vigore, a livello mondiale, del pro-tocollo di Kyoto e l’approvazione del cosiddetto “Pac-chetto clima-energia” che impone all’Unione Europea,entro il 2020, di aumentare del 20% l’efficienza energe-tica e di produrre da fonti energetiche rinnovabili (FER)una quota pari al 20% del consumo finale, hanno mes-so in moto un meccanismo di crescita del settore sen-za eguali. Pertanto, la prima fase di sviluppo e diffusio-ne delle FER è stata dominata dall’inseguimento dei li-velli di produzione imposti dalle direttive europee. GliStati, per poter adempiere agli obiettivi loro assegnati,si sono trovati costretti ad attivare un sistema di incen-tivi che fosse in grado di attrarre investimenti nel setto-re delle rinnovabili, rendendolo così “appetibile” da unpunto di vista economico. Questo sistema, nel casospecifico dell’Italia, ha fatto sì che la logica alla basedella realizzazione degli impianti fosse principalmentedi natura economico/speculativa1, trascurando altri fat-tori dei quali una buona progettazione infrastrutturaleavrebbe dovuto tener conto. La conseguenza, ormainota, è stata quella di una diffusione degli impianti,spesso incontrollata, che ha portato ad un ampio uso diterritorio e all’utilizzo, in alcuni casi, di contesti non ade-guati, non solo da un punto di vista tecnico (lontananzadalle reti di distribuzione, condizioni fisiche insoddisfa-centi ecc.), ma anche paesaggistico (aree ad alto pre-gio, aree compromesse dal punto di vista idrogeologi-co ecc.). Bisogna sottolineare che, se da una parte vi è stata unacattiva politica di gestione/distribuzione degli incentivi,dall’altra, invece, sono, comunque, mancati: una chia-ra e condivisa politica energetica nazionale, un quadronormativo di riferimento e, soprattutto, un dibattito, a li-vello di governo del territorio, capace di orientare le tra-sformazioni in atto verso obiettivi di qualità, soprattuttopaesaggistica. Più semplicemente, è venuta meno, a

tutti i livelli, una visione strategica condivisa, che sa-rebbe dovuta scaturire da un processo partecipativo,nel quale mettere in campo, oltre alle questioni tecni-che, anche le caratteristiche intrinseche ed identitariedei singoli territori nonché la loro capacità di accoglie-re il cambiamento e di trasformarlo in opportunità. Ma allora, bisogna guardare al binomio energia/pae-saggio in termini esclusivamente antitetici, oppure èpossibile auspicare un rapporto di tipo “sinergico”, ingrado di attivare delle politiche/azioni combinate, inse-rite in una dimensione territoriale “multi-scalare”? E talipolitiche/azioni, dovrebbero essere l’esito di scelteprovenienti dall’alto oppure si potrebbe pensare ad unapproccio di tipo trasversale e partecipativo, in cuicoinvolgere tutti gli attori in gioco (istituzioni, produtto-ri, cittadini)?Per poter dare una risposta a questi interrogativi, è ne-cessario analizzare, prima di tutto, quali sono, allo sta-to attuale, i principali elementi di contrasto nel binomioenergia/paesaggio. Tutela paesaggistica. Il problema della tutela è legatoad una duplice questione: da una parte un’idea di pae-saggio ancora di tipo fortemente “estetizzante”, da cuidipende una domanda di qualità paesaggistica incen-trata su un gioco tutto “difensivo”; dall’altra, un ritardononché un’inadeguatezza, da parte dello Stato, nel de-finire le regole di inserimento (linee guida, buone prati-che) e i livelli di produzione (burden sharing) per cia-scuna delle fonti rinnovabili. Basti pensare alla pubbli-cazione tardiva delle “Linee guida nazionali per l’auto-rizzazione degli impianti da fonti rinnovabili” che, giun-gendo dopo sette anni dal D.lgs 387/2003 che le preve-deva, ha generato, di fatto, un conflitto, a livello di com-petenze in materia di energia, tra Stato e Regioni2. Nonsolo, la questione della tutela viene qui limitata alla solaindividuazione e perimetrazione, da parte delle regioni,di quelle “aree non idonee” ad accogliere specifici im-pianti energetici e fatte coincidere, nella maggior partedei casi, con aree già vincolate (paesaggi eccellenti).Nulla viene detto in merito alla gestione di tutti quegli

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Pagina a fianco, da sinistra:> Pala eolica aservizio di uninsediamentoindustriale situatonella periferia diRagusa.> Impianto eolico diPoggi Alti e castellomedievale diMontepò, nelComune diScansano (GR)

Da sinistra:> Centrale abiomassa nelComune di Pratoallo Stelvio (BZ). IlComune è dotato diun mix di fontirinnovabili benassortito, che sfruttaal meglio lepotenzialità offertedalla posizionegeografica delpaese, sovrastatodal ghiacciaio delloStelvio e circondatoda boschi e dapascoli.> Parco fotovoltaicorealizzato nelComune di Cavriglia(AR). Il progetto hapermesso diriqualificare unaparte dell’ex areamineraria di SantaBarbara, priva divalore agricolo,attuando anche unaserie d’importantiinterventi per ilriassettoidrogeologico

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quelle pratiche di trasformazione dei territori di cui so-no parte integrante. L’accresciuta consapevolezza esensibilità nei confronti di temi come l’ambiente e ilpaesaggio e l’aspirazione di raggiungere alti livelli diqualità di vita, ha sconvolto le tradizionali forme di de-mocrazia decisionale, mettendole, in alcuni casi, in cri-si (ne è un esempio il caso della TAV in Val di Susa). Èper questo motivo che bisogna individuare, con una cer-ta urgenza, nuovi modelli gestionali e partecipativi, checonsentano di evitare i rischi di un paesaggio subi-to/non voluto. A tal proposito, si pensi ai comuni di Pra-to allo Stelvio (BZ) e di Sondalo (SO), dove i cittadini,non più solo consumatori ma anche produttori di ener-gia (grazie alla costituzione di cooperative), hanno de-ciso di reinvestire i proventi derivanti dalla vendita dielettricità in numerose iniziative volte al recupero e allamanutenzione dei paesaggi naturali.Impatto visivo e consumo di suolo. Abbiamo visto co-me l’impatto visivo sia una delle cause di contestazionedegli impianti da parte della cittadinanza e di associa-zioni. Il problema dell’impatto, tuttavia, è molto più

“altri” paesaggi che, trovandosi oltre tali confini, saran-no la sede privilegiata delle nuove strutture energetichee per i quali, in teoria, dovrebbero essere ugualmentegarantiti obiettivi di qualità. Risulta pertanto necessariostabilire/chiarire quale significato si voglia attribuire altermine “tutela”, in rapporto alle diverse fonti di energiautilizzate e ai diversi paesaggi interessati, diversificarlo,in base alle reali efficienze del territorio, di come questoè vissuto e non solo di come “appare”, sapendo co-glierne le nuove istanze e indirizzandole operativamen-te, anche attraverso l’integrazione tra Piani Paesaggisti-ci e Piani Energetici Regionali. Accettazione. La mancanza di attenzione da parte del-le politiche energetiche verso la dimensione paesaggi-stica, ha condotto inevitabilmente ad un elevato gradodi diffidenza da parte della cittadinanza nei confrontidelle rinnovabili e ad una difficoltà nel riconoscere, inesse, dei nuovi simboli3. Tale atteggiamento è ricondu-cibile non solo a questioni legate all’ impatto visivo (co-me nel caso dell’eolico e del fotovoltaico a terra) ma an-che ad uno scarso coinvolgimento della popolazione in

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Dall’alto, in senso orario:> Barriera antirumore fotovoltaica, realizzata nel 2009 da Autostradadel Brennero, in collaborazione con il Comune di Isera. La barriera èparticolarmente efficace dal punto di vista fotovoltaico grazieall’adozione di una sezione trasversale costituita da due tratti adiversa inclinazione, a 60 e 35 gradi> Impianto fotovoltaico “galleggiante” modulato, realizzato sopra unospecchio d’acqua artificiale> Centrale idroelettrica G.D. Orlandi a Gallate (NO). L’impiantosituato nella Riserva naturale del Ticino è stato recuperato nel 2006dopo 20 anni di abbandono. La riqualificazione dell’impianto hariportato alla luce una struttura novecentesca oggi utilizzata perattività ludiche

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complesso e radicale, in quanto ciascuna fonte rinno-vabile va ad incidere in maniera differente, e con un di-verso grado di intensità e irreversibilità, a seconda deipaesaggi interessati. Quindi, non solo le pale eoliche,ma anche le biomasse, se non correttamente pianifica-te, possono costituire una “minaccia”, poiché modifi-cano il mosaico paesaggistico colturale. Inoltre, a pari-tà di energia prodotta, le centrali a biomassa necessi-tano di più suolo dell’eolico o del fotovoltaico, a causadella quantità di territorio necessaria per la produzionedella biomassa stessa.4. Risulta, pertanto, evidente co-me il problema localizzativo (assieme a quello della

programmabilità dei livelli di produzione per ciascunafonte) non possa essere frutto di scelte casuali ma,bensì, il risultato di un attenta analisi delle caratteristi-che e potenzialità intrinseche di ciascun territorio non-ché delle risorse materiali (censimento aree incolte,vecchi impianti energetici, aree industriali, colture agri-cole, foreste ecc.) ed immateriali (pratiche sociali, tra-dizioni, centri di ricerca ecc.) già disponibili. Una visio-ne, quindi, che va ben oltre le opere di mitigazione, co-sì come richiesto dalle procedure autorizzative, e cheha come logica quella del miglioramento della qualitàpaesaggistica dei luoghi o, quanto meno, di garantirneuna sua preservazione, seppur nelle trasformazioni.Sono esempi in tal senso, progetti come il Parco foto-voltaico di Cavriglia (AR),,la centrale idroelettrica G.D.Orlandi a Gallate (NO) e la barriera antirumore lungo laA22, autostrada del Brennero.In conclusione, la risoluzione di questi conflitti dovreb-be condurre alla definizione di un nuovo paradigmaenergetico ed aprire una seconda fase del processo disviluppo delle rinnovabili, incentrata non solo sull’effi-cienza (riferita alla quantità di energia prodotta), maanche sull’efficacia (riferita alla convenienza, economi-ca, sociale, territoriale e quindi paesaggistica) dellefonti stesse. �

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1 Il livello degli incentivi dovrebbe essere in qualche modo collegato al territorio in relazione alla produttività energetica potenziale deisiti dove si chiede d’installare gl’impianti, in modo da garantirne l’esercizio anche dopo il termine di scadenza delle incentivazioni.2 Le regioni, dovendo rispondere tempestivamente agli operatori, soprattutto in merito alle autorizzazioni, si sono trovate costrette ademanare proprie linee guida che il più delle volte sono state impugnate dalla Corte Costituzionale e dichiarate illegittime.3 Secondo l’Osservatorio Nimby Forum , tra i 320 impianti tecnologici contestati nel 2010, 154 casi riguardano il comparto elettrico e di questi, 133 sono riconducibili alle energie rinnovabili.4 V. Fthenakis and H.C. Kim “Land use and electricity generation: A life-cycle analysis”, Renewable and Sustainable Energy Reviews,Volume 13, Issues 6-7, 2009

Dall’alto:> Centrale solaretermodinamica aconcentrazione diPriolo Gargallo(SR), realizzataall’interno dellostabilimento Enel.> Centrale abiomassa nelComune di SantaCaterina diValfurva (SO),all’interno delParco Nazionaledello Stelvio

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La Regione Lazio, dal 2010, partecipa al progettoeuropeo OTREMED - Tool for the Territorial Stra-tegy of the Med Space1, un progetto che, attra-verso il coinvolgimento di Pubbliche Ammini-

strazioni con competenze di pianificazione territoriale,mira allo sviluppo di uno strumento metodologico per lavalorizzazione di un processo decisionale in termini dicompetitività coerente con l’unicità dello spazio medi-terraneo.Il progetto, della durata di due anni, è finanziato dalprogramma MED2 e vede la collaborazione di tredicipartner europei per la maggior parte autorità regionali:le Regioni spagnole della Murcia, in qualità di LeadPartner, dell’Andalusia e di Valencia; le Regioni italiane

a cura di CLAUDIA MATTOGNOURBANISTICA

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Un osservatorio strategicoper lo spazio mediterraneo: il progetto europeo OTREMED

Il progetto, al quale partecipa dal2010 la Regione Lazio, mira allosviluppo di uno strumentometodologico per la valorizzazione diun processo decisionale in termini dicompetitività coerente con l’unicitàdello spazio mediterraneo. Elementiinnovativi sono la natura dellostrumento nel guidare leamministrazioni a ottimizzare glieffetti delle politiche sul territorio e unaccesso facilitato su un portale webper condividere le esperienze eavviare strategie.

SILVIA B. D’ASTOLI, PIERA PELLEGRINO

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dell’Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio e Sicilia; la Regio-ne portoghese dell’Algarve; affiancati da enti di ricercacome l’Institut de la Méditerranée, l’organizzazione no-profit GEORAMA di Patrasso, il centro sloveno ZRC-SAZU e l’agenzia regionale della Sardegna LAORE. Lafinalità del progetto, di predisporre uno strumento stra-tegico, trova riscontro nel partenariato stesso, che ri-sulta infatti costituito da sei paesi comunitari, che rap-presentano e restituiscono la varietà e le diverse realtàterritoriali dello spazio mediterraneo.L’avvio ufficiale del progetto OTREMED si è tenuto il 18ottobre 2010 a Ljubljana con un incontro organizzatodal partner ZRC-SAZU (Scientific Research Centre,Slovene Academy of Science and Arts), durante il qua-

le sono stati descritti e condivisi obiettivi e attività, siaamministrative che tecniche, previste ed affidate adogni partner. L’osservatorio, strumento strategico di pianificazioneterritoriale quale esito del progetto, mira al migliora-mento delle competitività mediterranee focalizzandosisugli aspetti specifici quali la gestione coordinata degliusi del suolo, la concentrazione di popolazione nellearee costiere, la valorizzazione del paesaggio, l’adatta-mento ai cambiamenti climatici e ai flussi migratori e losviluppo e strutturazione del settore turistico. Per il rag-giungimento di questi macro-obiettivi, che riprendonole tematiche principali di competitività supportate dal-l’UE, il progetto si articola in 13 azioni, suddivise in di-

URBANISTICA

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L’OSSERVATORIO MIRA AL MIGLIORAMENTODELLE COMPETITIVITÀ MEDITERRANEEFOCALIZZANDOSI SUGLI ASPETTI SPECIFICI QUALILA GESTIONE COORDINATA DEGLI USI DELSUOLO, LA CONCENTRAZIONE DI POPOLAZIONENELLE AREE COSTIERE, LA VALORIZZAZIONE DELPAESAGGIO, L’ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTICLIMATICI E AI FLUSSI MIGRATORI E LO SVILUPPOE STRUTTURAZIONE DEL SETTORE TURISTICO.

Il meeting diPalermo

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tra i partner, coordinati dal capofila, attraverso gli stee-ring commitee che restituiscono lo stato avanzamentolavori, gli aspetti tecnici e finanziari, la condivisione del-le informazioni e la definizione di strategie per le fasisuccessive. A garanzia di una maggiore coerenza traobiettivi e risultati è stato istituito un comitato di cinqueesperti in pianificazione territoriale BOE (Boards Of Ex-perts) che, periodicamente, opera un monitoraggio evaluta le attività orientando la metodologia di alcunipassaggi chiave.Gli elementi innovativi riguardano principalmente la na-tura dello strumento che si pone come supporto per leamministrazioni nel guidare e ottimizzare gli effetti del-le politiche sul territorio, grazie anche ad una omoge-neizzazione cartografica, secondo le direttive INSPI-RE, e un accesso facilitato su un portale web per unamigliore condivisione delle esperienze e delle possibilistrategie da avviare.

verse componenti di lavoro che vedono coinvolti tutti ipartner.Il progetto OTREMED vuole proporre un modello territo-riale attraverso la capitalizzazione dei lavori precedenticome il PIC-RM (Project d’Initiative Commune des Ré-gions Méditerranéennes) e AMAT (Ateliers Méditerra-néens d’Amenagement du Territoire)3 e vuole introdurreuna sorta di linee guida metodologiche sulla gestionedel territorio promuovendo la governance territoriale.Il progetto è strutturato in tre fasi tra loro coerenti e rela-zionate: la prima fase consiste nella compilazione, ana-lisi e sviluppo delle informazioni di base; la secondanello sviluppo dello strumento vero e proprio e, infine,nella terza e ultima fase verrà testato e applicato lo stru-mento attraverso le esperienze pilota; le tre fasi sonoaffiancate da una fase di comunicazione e diffusionedei risultati. (vedi fig.1)Al livello organizzativo, sono previsti incontri periodici

URBANISTICA

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COMPONENTE

PRIMA FASEcapitalizzazione

del lavoro precedente

SECONDA FASEsviluppo dello strumento di

analisi territoriale

TERZA FASESperimentazione

e applicazione dellostrumento

COMUNICAZIONE

ATTIVITÀ

Analisi, compilazione e sviluppo degli studi e lavoriesistenti sui modelli territoriali e le risorse cartografichedello spazio Med–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––Individuazione della Caratterizzazione dello Spazio Med–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––Protocollo per la standardizzazione cartografica

Identificazione dei fattori territoriali–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––Identificazione degli indicatori territoriali–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––Interrelazioni tra gli indicatori territoriali

Organizzazione di tavoli per la partecipazione pubblica–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––Applicazione delle informazioni tecnologiche–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––Tre progetti pilota–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––Valutazione dello strumento

Piano di capitalizzazione–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––Portale Web–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––Forum interregionale–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––Pubblicazione

PARTNER COORDINATORE

Regione Emilia Romagna

––––––––––––––––––––––––Regione Lazio––––––––––––––––––––––––Regione Valencia

Regione Piemonte––––––––––––––––––––––––Regione Siciliana––––––––––––––––––––––––ZRC-SAZU

Regione Murcia––––––––––––––––––––––––Regione Murcia––––––––––––––––––––––––Regione Murcia––––––––––––––––––––––––Regione Murcia

Regione Emilia Romagna––––––––––––––––––––––––Institut de la Méditerranée––––––––––––––––––––––––Institut de la Méditerranée––––––––––––––––––––––––Regione Andalusia

fig. 1Sintesi della

implementazionetecnica del

progetto

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La caratterizzazione territoriale dello spazio MedAlla Regione Lazio, in qualità di coordinatore e in colla-borazione con BIC Lazio (Business Innovation Centre),sono affidate le attività previste nella componente MedSpace’s Territorial Characterization, relative all’indivi-duazione di un modello territoriale mediterraneo in li-nea con gli studi comunitari precedenti e gli undici co-siddetti pilastri della competitività territoriale elaboratinel progetto PIC-RM in accordo con le agende di Li-sbona e Gothenburg. Per costruire il percorso di ricerca e di lavoro partendodalla predisposizione della metodologia alla redazioneed elaborazione dei risultati, la Regione Lazio si è rivol-ta alla consulenza scientifica del dipartimento DATA(Design, tecnologia dell’Architettura, Territorio, Am-biente) della Sapienza Università di Roma.L’obiettivo della componente è fornire una short list ra-gionata e metodologicamente provata delle tematichemaggiormente caratterizzanti lo spazio Med. Più speci-ficatamente, una selezione dei temi chiave che rifletto-no le questioni salienti, e se vogliamo anche connotatidi criticità, in cui i partner stessi si identificano.È stato necessario lavorare in parallelo su due approc-ci diversi: il primo riguarda la definizione delle temati-che generali (statement) caratterizzanti l’intero Medi-terraneo, attraverso la capitalizzazione della letteraturacomunitaria disponibile; il secondo approccio, di tipobottom up, riguarda validazione e approfondimentodegli statement individuati, attraverso l’utilizzo di unapposito questionario. Tale strumento permette di indi-viduare (da cui il nome “focus document”) le principalidinamiche e problemi (key topic) riferiti agli undici pila-

stri di partenza (vedi fig.2). Nello specifico la metodolo-gia utilizzata è articolata secondo sei fasi di lavoro:a) analisi critica degli indicatori e dei fattori relativi aidocumenti elaborati precedentemente in ambito PIC-RM e valutazione della loro rilevanza;b) verifica della disponibilità dei dati;c) analisi comparativa degli strumenti di modellizzazio-ne del territorio nella letteratura esistente per l’indivi-duazione degli statement rilevanti;d) costruzione e distribuzione fra i partner di un questio-nario, il Focus Document on Regional Characterizationof Mediterranean Space, per l’individuazione dei keytopic per l’intero spazio mediterraneo in grado di evi-denziare dinamiche, problemi e potenzialità comuni;e) raccolta dei questionari, valutazione e sistematizza-zione delle informazioni fornite dalle tredici Regioni;f) elaborazione di un rapporto relativo ad un modelloterritoriale che individui linee strategiche specificheper la macro regione del Mediterraneo.La Regione Lazio, partecipa come partner di supporto,anche in attività previste dalle altre componenti come laCapitalisation of Previous Work, la Protocol for Carto-graphic Standardisation di cui sono rispettivamentecoordinatori la Regione Emilia Romagna e la RegioneValenciana. I primi risultati per la definizione del modello territorialedello spazio Med sono stati condivisi con i rappresen-tanti della Regione Piemonte e della Regione Sicilia perla predisposizione, rispettivamente, dei fattori territo-riali (componente Identification of Territorial Factors) edegli indicatori (componente Identification of TerritorialIndicators), di conseguenza le tre componenti risultanointeragenti e coerenti tra loro (vedi fig.3). �

URBANISTICA

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Il testo nel suo complesso è frutto di elaborazione comune, anche se la prima parte del seguente contributo è stata elaborata dall’arch.Silvia B. D’Astoli e la seconda parte dall’arch. Piera Pellegrino.1 Il gruppo di lavoro è formato da: arch. P. B. Nocchi (Responsabile per la Regione Lazio), arch. G. Pineschi (Coordinatore tecnico BicLazio), arch E. Trusiani (Responsabile scientifico Dipartimento DATA). Collaboratori: dott. L. Bonnard e dott.ssa R. Labruna (Bic Lazio).Consulenti: arch. S. B. D'Astoli e arch. P. Pellegrino (Dipartimento DATA).2 Programma che si riferisce all’Obiettivo Prioritario 4-1, Asse 4: Promozione di sviluppo policentrico e integrato dello spazio Med, Obiet-tivo 4.1: Coordinamento di politiche di sviluppo e miglioramento della governance territoriale.3 PIC-RM (Project d’Initiative Commune des Régions Méditerranéennes), 2005-2007, identificazione di 9 strumenti di natura strategica einnovativa che mirano alla promozione della competitività e della governance delle regioni mediterranee, AMAT (Ateliers Méditerrané-ens d’Amenagement du Territoire), 2002-2004, promozione della governance dell’area mediterranea.

fig. 2 fig. 3

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CITTÀ IN CONTROLUCE

LEGGERE LA CITTÀATTRAVERSO TESTI

LETTERARI,FOTOGRAFIE, FILMATI,

CON LO SCOPO DI“DISVELARE ASPETTI

INCONSUETI,CONTRADDIZIONI EINEDITA BELLEZZA,

CAPOVOLGERE ILUOGHI COMUNI, FAR

EMERGERE ILSIGNIFICATO DELLO

SPAZIO FISICO EDEGLI USI”,

RIPRODURRE UNAVISIONE, UNASENSAZIONE.

Londra: Spitalfields…all’ombra di Jack GABRIELLA RESTAINO

a cura di CLAUDIA MATTOGNO

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Spitalfields, nell’East End, fuori e ai margini del-la City of London, è in qualche modo luogo im-magine dei processi di trasformazione chehanno caratterizzato la città nei secoli.

L’area, sede di uno dei grandi cimiteri della Londiniumromana appena fuori le mura, è nel medioevo il sito del“New Hospital of St Mary without Bishopgate” (1197),noto come St Mary Spital, luogo di mercato proprio neicampi aperti circostanti, gli Spital Fields. Diviene vero eproprio mercato, ufficializzato nel 1638, durante il re-gno di Carlo I e mantiene la caratteristica di zona rura-le fino al Grande Incendio del 1666. Nel 1682, sotto ilRe Carlo II, l’area è riorganizzata come Charles’ Spital-fields’ Market per rispondere alla pressante domandadi spazi e servizi da parte della crescente popolazione

di questa parte della città. Sin da allora Spitalfields èmeta di immigrazione, oltre che di migrazione internaalla stessa città, prima europea e poi asiatica: gli ugo-notti francesi sono seguiti dagli irlandesi, poi dai polac-chi, dai russi e dagli olandesi di religione ebraica traSeicento e Ottocento fino all’arrivo della popolazionebengalese nel Novecento. Il declino dell’area inizia a partire dal secondo decen-nio dell’Ottocento per il congestionamento della zonacausato proprio dalla forte pressione degli immigratiattratti dalla vivacità dell’area mercato. L’alto sviluppodemografico, incontrollato e disordinato, porta l’interoEast End a divenire sinonimo di povertà e criminalità;proprio l’area tra Whitechapel e Spitalfields è conside-rata in questo periodo una delle più malfamate della

CITTÀ IN CONTROLUCE

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L’immagine della città ha sempre esercitato un grandefascino nell’immaginario dando luogo a varie forme dirappresentazione cui gli architetti hanno spesso attintocome fonte inesauribile di suggestioni progettuali edevocative. Leggere la città attraverso testi letterari, foto-grafie, filmati, è sempre stato un esercizio fertile e assaipraticato, anche se a volte si corre il rischio di ripropor-re acritiche interpretazioni e consolanti stereotipi.Scopo della rubrica è quello di disvelare aspetti incon-sueti, di rovesciare luoghi comuni, di far emergere il si-gnificato dello spazio fisico e dei suoi molteplici usi, di

mettere in luce contraddizioni e inedite bellezze checonnotano città e paesaggi contemporanei. Attraverso brevi descrizioni e rapide riflessioni, che nonvogliono presentarsi come stralci da una guida di ar-chitettura, la rubrica si propone di far conoscere in con-troluce luoghi e sensazioni dei tanti tipi di spazio cheabitano la nostra vita, da quelli più domestici vicino ca-sa a quelli di lontane dimensioni metropolitane.

NOTE PER GLI AUTORI - Premesso che la pubblicazione de-gli articoli, come consuetudine, avverrà ad insindaca-bile giudizio del Comitato di redazione della rivista, siforniscono di seguito alcuni dati utili.Testi: il ruolo sostanziale sarà svolto dalle immagini,per questo la lunghezza dei testi sarà contenuta dai3000 ai 5000 caratteri (spazi compresi). Immagini: foto, diapositive, schizzi e disegni, immagi-ni digitali ad alta risoluzione (min. 300 dpi calcolati nel-la dimensione reale dell’immagine), corredate da op-portune didascalie e numerate progressivamente.

Consegna testi e immagini: su CD alla “Redazione rivista AR” – Piazza M. Fanti, 47 – Roma.

A FINE ‘800 L’INTERO EAST END DIVENTA SINONIMO DIPOVERTÀ E CRIMINALITÀ: L’AREA TRA WHITECHAPELE SPITALFIELDS È CONSIDERATA IN QUESTO PERIODOUNA DELLE PIÙ MALFAMATE DELLA CAPITALE SU CUIALEGGIA ANCHE … L’OMBRA DI JACK THE RIPPER.

In questa pagina:> Vedute diWhitechapel

Pagina a fianco,dall’alto:> Spitalfields, vedutapanoramica (2012)> Spitafields eWhitechapelall’ombra di Jack

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capitale su cui aleggia anche… l’ombra di Jack theRipper. Tanto che nella seconda metà dell’Ottocento lavita degli abitanti dell’East End è posta al centro dell’at-tenzione delle analisi che i riformisti sociali dell’epocaavevano iniziato sui temi della povertà e che, dopo laseconda Guerra mondiale, sarebbero state alla basedell’istituzione del welfare state.Da sempre residenza di una particolare e variegataworking class, dal 1970 Spitalfields è sede di una con-sistente comunità del Bangladesh che ha il suo cuorein Brick Lane. Intorno a questa strada si incontrano letestimonianze materiali del susseguirsi delle varie on-date di immigrazioni riconoscibili attraverso i diversiedifici residenziali e religiosi afferenti a ugonotti, meto-disti, ebrei e musulmani.Sono proprio gli isolati settecenteschi delle case degliugonotti di Brick Lane –squatters e case-laboratorio –gli attori principali del processo di valorizzazione delpatrimonio storico di Spitalfields iniziato dall’omonimoHistoric Building Trust alla fine degli anni Settanta delNovecento; quando ormai rimanevano solo 150 edificidei 230 rilevati dalla Survey of London negli anni Cin-quanta nel censimento che definì il valore urbanistico earchitettonico del tessuto urbano dell’area. Si tratta diuno studio sullo stato del patrimonio storico della cittàche ha portato nel 1969 al disegno del perimetro di treconservation area per vincolare gli edifici e il tessutostorico di Spitalfields, che ha permesso il restauro diquasi l’80% delle case in pochi anni.La riqualificazione architettonica e urbana dell’area,dominata dall’Old Spitalfields Market, recentemente ri-strutturato in chiave contemporanea, e dalla settecen-tesca Christ’s Church, costruita da Nicholas Hawk-smoore, allievo di Christopher Wren, ha dato vita a unanuova comunità di abitanti. Professionisti, artisti, storicidell’arte e dell’architettura, architetti e scrittori inglesied europei hanno scelto questo luogo come “altro” per

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In questa pagina:> Vedute

di Brick Lane

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vivere e lavorare in convivenza con la preesistente co-munità di bengalesi e pachistani britannici. Quest’ulti-ma, in un primo momento allontanata dagli edifici geor-giani e ricollocata in spazi a basso costo, con una sor-ta di gentle gentrification, ha man mano ripreso pos-sesso di molte delle attività commerciali della Brick La-ne, realizzando una sorta di nuova coabitazione multi-culturale e celebrando così il mix tradizionale di attivitàe persone, il melting pot di Spitalfields.Nell’area sono oggi in atto anche una serie di program-mi/azioni per stimolare il processo di rigenerazione; gliapprocci interconnessi sono il rich mix, ovvero il mix et-nico visto come risorsa, con il cosiddetto cultural plan-ning che vede come principali interpreti la cultura e l’ar-te dei gruppi etnici che convivono a Spitalfields. Il ten-tativo è di mettere a sistema le dinamiche già natural-mente in atto con quelle previste da programmi che, daun lato, vogliono fornire un supporto alle associazioni divolontariato e alle piccole imprese locali e, dall’altro,tendono a sviluppare la visitor economy attraverso la ri-qualificazione di ambienti e spazi pubblici.Percepito fino all’inizio degli anni Novanta come uno deiluoghi più poveri e pericolosi di Londra, separato dallaCity dal una serie di crocevia di strade a scorrimento ve-loce e sottopassi di Aldgate (nodo problematico tuttorairrisolto), Spitalfields è oggi luogo di rivincita sociale eurbana e di rinascita economica e culturale, cuore diquell’East End, che, con le azioni di rigenerazione urba-na in atto per le Olimpiadi del 2012, è diventato e sta di-ventando la nuova area fiorente della capitale.Una Londra diversa, multiculturale, speziata e multiet-nica è proprio lì a Spitalfields, in un East End che oggisi colora e rivive di una nuova immagine dinamica e incontinua trasformazione, sempre tesa alla realizzazio-ne di differenti modi di dialogo, melting pot e intercon-nessione creativa tra le arti, l’architettura e la città… al-l’ombra di “The Gherkin”. �

CITTÀ IN CONTROLUCE

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Dall’alto:> Vedute dell’OldSpitalfields Market> Christ’s Church

SPITALFIELDS È OGGI LUOGO DI RIVINCITASOCIALE E URBANA E DI RINASCITAECONOMICA E CULTURALE, CUORE DIQUELL’EAST END CHE, CON LE AZIONI DIRIGENERAZIONE URBANA IN ATTO PER LEOLIMPIADI DEL 2012, È DIVENTATO E STADIVENTANDO LA NUOVA AREA FIORENTE DELLA CAPITALE.

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economiche e si intuiscequanto rilevante fosse inquel momento lo stimoloverso una progettualitàfattiva e moderna, che ilprezioso volumedocumenta con raffinatezzae precisione attraverso leimportanti Rassegnedell’epoca.

Luisa Chiumenti

Ruggero LenciMutazioni Laurentino38, ontogenesi efilogenesi di unquartiere romanoProspettive Edizioni, Roma 2011

La raccolta organizzata daRuggero Lenci sul socialhousing, che ha presospunto dal quartiereLaurentino 38 di Romaideato da Pietro Baruccinegli anni ‘70 ripropone unaricerca pura nellacomposizione del progettoarchitettonico. Un tipo distudio che si èrecentemente arrestato, unimpegno che si è ormaiquasi perso nel mondo dellavoro progettuale. Infattil’architettura è oggi troppooccupata a riciclareprocessi di edificazione,forme e prodotti ormaiconsolidati sul mercato,incluso quellodell’innovazione. Ruggero Lenci, nel librointitolato MutazioniLaurentino 38, rifiuta questoatteggiamento passivorispetto a una produzionedel progetto che tendesempre più ad articolaresolo la forma. Al contrario,egli coinvolge il processocostruttivo dell’eventosradicandolo da unaripetitività incipiente.

Nasce, così, l’attenzione aun tipo particolare ditessuto, a una regola caricadi logiche insediative che èin grado, ad esempio, diripetere la qualità produttivadel frattale e generare formecomplesse, fondando anchenuovi processi costruttivi. La quantità di progettipubblicati, opera deglistudenti del laboratorio delCorso di Architettura eComposizione Architettonica3 della Sapienza di Roma,diviene così un telaiocostruttivo che genera untessuto di idee. È una sortadi web in grado di regolaree ordinare l’articolatosistema del progettoarchitettonico e comunicarloattraverso una rete. È ilprogetto del social housing,che propone una strutturaabitativa sia verticale cheorizzontale.Questo progetto didatticorappresenta un’atipicaricerca innovativa: è comese gli edifici fossero tuttibasati su un’intelligenzaartificiale espressa da unmateriale costruitoscientificamente. Così, daquesto studio, nasce unnuovo prototipo diarchitettura, che potrebbeinfluenzare il futuro stessodella città e, soprattutto,formare una nuova didatticae una nuova metodologia diricerca. È, insomma, unprocesso che ci faosservare come l’uomopossa controllare consensibilità gli spazi dellapropria vita. Infatti sono lasensibilità, l’arte, laconoscenza, la religione chehanno permesso all’essereumano di utilizzare, aproprio beneficio, tutta unavarietà di forze di cuialtrimenti sarebbe privo. Èquesto che viene chiestoalla creatività del progettoarchitettonico, ed è ciò cheha dimostrato RuggeroLenci con MutazioniLaurentino 38, guardando lacasa dell’uomo e il quartiereattraverso un’attenta epaziente ricerca dimorfologie e logicheprogettuali, tanto da farneun monumentale resocontodidattico.

Mario Antonio Arnaboldi

Stefania Massari (a cura di)ROMA 1911 nellaRassegna Illustratadella EsposizioneDe Luca editori d’Arte

Nel quadro dellemanifestazioni tenutesi nel1911 in occasionedell’EsposizioneInternazionale percelebrare i cinquant’annidell’Unità d’Italia, Romaoccupa un posto di primopiano per qualità equantità di interventi,mostre ed eventi cheinvestono ampie aree dellacittà da Piazza d’Armi(quartiere Prati) a VignaCartoni (Belle Arti).Nel complesso si tratta diuna mole enorme di lavoriche prevedono, nellaCapitale, tutta una serie distrutture temporanee estabili che vengonodescritte, con toni enfaticied entusiastici, su la“Rassegna Illustrata dellaEsposizione del 1911”,organo ufficiale delComitato esecutivo creatoper l’occasione, che èstato riproposto in questapubblicazione. Il periodico(bisettimanale, da giugno1910 a dicembre 1911),permette oggi dicomprendere il climapolitico e culturaledell’Italia del tempo,fornendo dettagliate epreziose notizie sullo statodi avanzamento delleopere, iniziate ocompletate nella città,registrando ogni iniziativaintrapresa in occasionedelle celebrazioni per ilcinquantenario con le loromotivazioni e nei loromolteplici aspetti.

Gli articoli della Rassegnapermettono infatti diricostruire non solo ogniscelta compiuta, ma anchela cultura che le era statadi stimolo e le teorie e icriteri con cui si intendevadare l’avvio ad un modernosviluppo urbanistico,attraverso iniziative ditrasformazione poste inessere nella Capitale. Significativo è il concettofondamentale che haispirato l’iniziativa, mirato a“comprenderearmonicamente l’arte, lastoria e la vita italiana”: èquanto si legge sul primonumero della Rassegna incui viene presentato ilprogramma che richiedeagli artisti, agli etnologi eagli architetti che sarannoimpegnati nell’opera, dirispettare la tradizione e altempo stesso di essereconsapevoli dell’enormepatrimonio culturale propriodella Nazione.Il programma per lecelebrazioni aveva previstofra l’altro una importante“Esposizione d’Architettura”sul tema della “CasaModerna”, tema in effettimolto sollecitato dalla forteemergenza che si stavadelineando per la forterichiesta abitativa dellaCapitale.Vennero quindi banditi dueconcorsi, al primo dei quali,internazionale, venivamessa a disposizione l’areadi Vigna Cartoni, attiguaalla Esposizione di BelleArti, intorno alla VillaBorghese, con un invito agliarchitetti stranieri, perché siadoperassero “nell’offriresaggi di villini moderni”. Ilsecondo concorso invecevenne bandito su pianonazionale, invitando gliarchitetti italiani a “daresaggi di costruzione, nonsolo di villini, ma anche di“case d’affitto” e “casepopolari”. Gli edifici migliorisarebbero stati poi“premiati”, con larealizzazione dei relativiprogetti sull’area di circa160 ettari di piazza d’Armi.Risultava evidente che ilconcorso rispondeva adesigenze sociali,urbanistiche ed

LIBRI

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Elio TrusianiPaesaggi della Vald’Orcia. Progettare le trasformazioni Orienta Edizioni, Roma 2011

Il testo è il risultato di unasignificativa esperienza diprogettazionepaesaggistica tenutasidurante il workshop Nuovipaesaggi nelle criticitàdella Val d’Orcia:progettare letrasformazioni a SanQuirico d’Orcia, che hacoinvolto in un dialogosinergico e costruttivodocenti, studenti del Corsodi Laurea Magistrale inArchitettura del Paesaggiodella Facoltà diArchitettura della SapienzaUniversità di Roma edoperatori locali.Il volume si articola inpuntuali contributi cheraccontano le motivazioni,l’organizzazione e i risultatidel workshop organizzatonell’ambito del progettoeuropeo Euroscapes(Interreg IVc), attività diricerca comunitariaintrapresa dalDipartimento DATA chepersegue l’obiettivo diindividuare linee guida perla gestione e latrasformazione delpaesaggio.Il gruppo di ricerca rileggein una chiave nuova l’extempore progettuale, invoga fino a qualche annofa nei corsi della Facoltà diArchitettura, e avvaloral’utilità del workshop,comprovata in piùoccasioni, come strumentovalido sia per la didatticache per la ricerca

accademica.Gli studenti, in soli cinquegiorni, hanno elaboratoproposte per le due areedi studio selezionate, lecave dismesse di BagnoVignoni e l’ex fornaceCrestini di Pienza,indirizzati dai docenti e dagiovani tutor che hannoavuto un importante ruolodi guida e di regia.Come specifica il curatore,nelle proposte sonoriconoscibili le specificitàdell’approcciometodologico della scuolaromana di architettura delpaesaggio un percorsoche descrive, interpreta evaluta criticamente lepotenzialità del territorioper giungere allacostruzione di scelteprogettuali calibrate suidettami degli operatorilocali e sulle previsionidegli strumenti urbanisticivigenti.I singoli progetti restituitinel volume, evidenziano lacapacità degli studenti dielaborare e dirappresentare in pocotempo le scelte e gliindirizzi per lavalorizzazione e per lapromozione di un territoriocaratterizzato da ungrande valore culturale epaesaggistico eforniscono un riccoapparato iconografico,costituito da unamolteplicità di immagini,illustrazioni, schemi eschizzi.Il testo, concepito sia inlingua italiana che ininglese, è arricchito dauna raccolta digitale deirisultati del workshop checonsente al lettore dicomprendere i molteplicipercorsi progettualiintrapresi dagli studentifornendo allo stessotempo modelli e utili spuntisul tema dellaprogettazionepaesaggistica.

Piera Pellegrino

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precocità Tintoretto, fin dallesue prime opere, riesce adaffidare incredibili possibilitàespressive agli spaziprospettici, quali grandiosescenografie teatrali.Così, nella tela “San Marcolibera lo schiavo dalla tortura”(o “Miracolo dello schiavo”), il pittore si serve di unsistema di architettureparallele al proscenio che,oltre a dare maggiore rilievoalla figura in primo piano,conferiscono all’insieme unainaudita, drammaticaprofondità. Egli elabora infatti strutture dirappresentazione dellospazio che fanno prevalere losviluppo della composizionein profondità secondodirettrici oblique e adottandouna certa alterazioneproporzionale del paesaggio,ottenuta attraverso i violenticontrasti luministici.

La comparsa delle quintearchitettoniche in diagonale conil motivo delle figureaggrappate alle colonne, hannofatto pensare anche areminiscenze della classicitàromana dovute ad un viaggio aRoma compiuto dal Tintoretto,quale momento importantedella sua formazione. È statoannotato fra l’altro da alcunicritici, come sia da vedere, nelrecinto del fondale con l’arcoaffiancato da telamoni portantila trabeazione timpanata, unrapporto con “Il tempio di Tivoli”pubblicato dal Serlio nel III libroedito a Venezia nel 1540. Ricordiamo come il preziosocatalogo, edito da Skira,raccolga gli interventi ineditidei maggiori studiosiinternazionali sul percorso esull’ambiente artistico diJacopo Tintoretto.

L.C.

► M O S T R E

Architettura epaesaggio nelTintorettoCurata da Vittorio Sgarbi,coordinata scientificamenteda Giovanni C.F. Villa(Commissario Generale:Giovanni Morello) eaccompagnata dai testi diMelania G. Mazzucco, lascrittrice che ha dedicato alTintoretto e allo studio del suoambiente numerosi romanzi epagine indimenticabili, unagrande mostra è stataallestita sul Maestro del ‘500,negli spazi prestigiosi delle“Scuderie del Quirinale”.Fra i diversi approfondimenti

critici che sono stati attuatinel tempo da eminentistudiosi, ci proponiamo didare uno sguardo alla grandeefficacia espressiva dellecomposizioni architettonichee paesaggistiche che nonfanno soltanto da sfondo, macostituiscono a voltel’essenza stessa delladrammaticità dellarappresentazione.Quel ‘praticon di man’ comeebbe a definirlo una volta persempre il critico d’arte suoconterraneo Boschin ‘masenza per nulla intenderediminuirlo’, come sottolineavaa sua volta il grande Longhiche lo descriveva come ‘dinatura geniale, grandeinventore di favoledrammatiche da svolgersientro coreografie di luci edombre vibranti... Unospettacolo continuo’.

Diverse sono le innovazioniiconografiche introdotte dalpittore nelle sue scelte dirappresentazione in cui glielementi della strutturaspaziale si organizzano inuna “sintesi compositiva” diestrema efficacia.Così, nell’ “Ultima cena” dellaChiesa di San Paolo aVenezia, le piastrelle delpavimento, la tavola inangolo, il contrastochiaroscurale tra il primopiano illuminato e la parete difondo inghiottita nell’ombra,l’ariosa aperturapaesaggistica sulla destra,con i due candidi edifici,sono tra loro in un rapportodialettico di forte tensionestrutturale ed emotiva.“Le linee di fuga convergonoin primissimo piano su unafigura di servitore ches’incurva, a stento contenutanell’immagine, introducendola scena, e si disperde al latoopposto a raggiera, data lacurvatura dello spazio, su unpaesaggio intensamenteilluminato al tramonto; la linead’orizzonte, luogo diconvergenze possibili, passavia via sul volto deiprotagonisti” (cfr. Marinelli,1980).Fu nel 1565 che Tintorettoconquistò l’ambitoriconoscimento di confratellodella Scuola Grande di SanRocco.Tutta la sua opera di questianni è concepita come ungrande spettacolo consoluzioni sperimentali chehanno tagli prodigiosamentecinematografici.Con una straordinaria

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ARCHINFO a cura di LUISA CHIUMENTI

Dall’alto: > Jacopo Robusti, detto il

Tintoretto,San Marco libera lo

schiavo dal suppliziodella tortura (detto ancheMiracolo dello schiavo)

1547-1548> Veduta dell’allestimento> Jacopo Robusti, detto il

Tintoretto,L'Ultima Cena

1574-1575

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Azienda Speciale Palaexpo;Fondazione Roma-Arte-Musei e organizzata da TheSolomon R. GuggenheimFoundation, New York, conl’Azienda SpecialePalaexpo, la mostra haaffrontato i più importantisviluppi dell’arte americanain un’epoca di grandetrasformazione della storiadegli Stati Uniti.In un periodo segnato daprosperità economica maanche turbolenze politiche econflitti internazionali, ilSolomon R. GuggenheimMuseum ha svolto un ruoloimprescindibile nelsostenere le praticheartistiche d’avanguardia inuna vivace crescitaculturale, divenendo centrodi riferimento per l’arteamericana del XX secolo eistituzione storica di NewYork, negli anni successivialla seconda guerramondiale. I saggi contenuti nelprezioso Catalogo, edito daSkira e curato da LaurenHinkson, offrono una storiacritica dell’affermazionedegli Stati Uniti come centromondiale dell’arte modernanel periodo postbellico, incui l‘ascesadell’espressionismo astratto(anni ’40), ha inauguratoun’era durante la qualeproliferarono gli approccipiù diversi nella produzioneartistica: “dall’entusiasmodella pop art perl’immaginario popolare fino

alle meditazioni intellettualisul significato dell’arteconcettuale negli annisessanta; dall’estetica scarnadel minimalismo alla riccaiconografia del fotorealismonegli anni settanta”.Al tempo stesso esaminandoi momenti chiave nella storiadell’arte americana, la mostrariflette anche sul ruolo delMuseo nel dar forma a queglisviluppi grazie al costantesostegno offerto agli artistiemergenti con lestraordinarie commissioni diPeggy Guggenheim eracconta l’ulterioreespansione dei fondi tramitel’acquisto di raccolte privatequali la collezione Panza diBiumo. Il catalogo, arricchitodall’eccezionale selezionedelle “icone” della Peggy

Guggenheim Collection diVenezia e del Solomon R.Guggenheim Museum diNew York, illustra molto benela vicenda collezionistica insé e “l’intima connessione”che molti artistidell’avanguardia americanaebbero con Roma, acominciare da RobertRauschenberg, che giunse aRoma per la prima volta nel1952 per visitare lo studio diAlberto Burri, o ancheWillem de Kooning, che sitrasferì nella Capitale nel1960, per non parlare di SolLeWitt, Mark Rothko e di CyTwombly.

L.C.

Il Guggenheima RomaEra il 1929 allorché Il riccoindustriale americanoSolomon R. Guggenheimcominciava a costituire unagrande collezione diimportanti dipinti moderni diartisti come Vasilji Kandinskij,Paul Klee e Marc Chagall,appoggiandosi allacompetenza criticadell’artista e teorica tedesca,baronessa Hilla Rebay vonEhrenwiesen, che loconvincerà, nel lugliodell’anno successivo, avisitare lo studio di Kandinskija Dessau, per acquistarenumerosi dipinti e lavori sucarta dell’artista (bencentocinquanta).Rientrato in patria,Guggenheim concentrò leproprie attività dicollezionista sulla pittura“non-oggettiva” cheprivilegiava la purezza dellaforma e le finalità spirituali einiziò ad installare le opere(fra il 1936 e il 1939), nel suoappartamento privato alPlaza Hotel di New York,allestendovi anche piccolemostre, fino alla prima,famosissima esposizioneintitolata “Solomon R.Guggenheim Collection ofNon-Objective Paintings” edivenuta poi itinerante(Charleston, nel SouthCarolina, a Filadelfia e aBaltimora).Dopo varie promozioni evicende sarà nel 1943 cheSolomon Guggenheim e Hilla

Rebay commissioneranno aFrank Loyd Wirght il progettodi una struttura permanente ,destinata ad ospitare ilMuseum of Non-ObjectivPainting. Ma l’inflazionedell’immediato dopoguerra ela morte, nel 1949, diSolomon Guggenheim(1949), avrebbero rinviato al1956 l’inizio dei lavori. Nel frattempo la Solomon R.Guggenheim Foundationacquisiva tre lotti adiacentisulla Fifth Avenue, tra East88th e East 89th Street diNew York, destinati adaccogliere la nuova strutturae Wright realizzò bensettecento schizzi e sei seriedistinte di disegni preparatoriper la sede permanente delmuseo. Il 21 ottobre del 1959, seimesi esatti dopo la morte diFrank Lloyd Wright, ilSolomon R. GuggenheimMuseum da lui progettato siapriva ad un pubblicoentusiasta e moltointeressato a quel rapportospeciale che si era instauratotra la innovativa strutturaarchitettonica e i movimentiartistici d’avanguardia che amano a mano era destinataad accogliere.Curata da Lauren Hinkson, lasensazionale mostra “IlGuggenheim L’Avanguardiaamericana 1945-1980” èstata allestita a Roma alPalazzo delle Esposizioni.Promossa da: Roma Capitale- Assessorato alle PoliticheCulturali e Centro Storico;

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ARCHINFO

Dall’alto:> Mark Rothko,Untitled 1942> Andy Warhol,Orange disaster, 1963> Roy Lichtenstein,Grrrrrrrr!!, 1965

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mondo una rinnovata armonia.È da segnalare come l’edificio,accanto alla chiararealizzazione di una tipicaarchitettura integrata, abbiarispettato, fin dalla originariaprogettazione, le esigenze diun’ampia, ma flessibilespazialità che, su progettodell’architetto paesaggistaPietro Porcinai, aveva postolo stabilimento fra i primi e più

significativi esempi italiani diarchitettura industriale diqualità. Ma in seguito,sviluppandosi sempre piùl’azienda nel corso degli anni,l’esigenza di spazi ancora piùestesi costrinse ad unospostamento nel 2003dell’industria fuori città. Fu cosìche l’edificio originario vennedestinato ad ospitare, dallafine del 2007, dopo unaccurato restauro, lacollezione d’artecontemporanea del fondatoredi Max Mara, AchilleMaramotti.Un primo intervento chiave hamodificato la percezionedell’edificio nel suo contesto,attraverso un nuovoorientamento del suo ingressoprincipale e un ripensamentodel suo aspettofondamentalmente industriale,evidenziato dall’entrata

principale: un nuovo “taglio”,parallelo a via Fratelli Cervi, haaperto infatti ampie entratesulle facciate est e ovest,accompagnando il visitatore alcentro della nuova galleria. Mantenendo intatta elasciando “a vista” la strutturaarchitettonica portanteoriginaria, il progetto diadeguamento si è limitato adintrodurre elementi aggiuntivinon propriamente strutturali, suprogetto dell’architetto ingleseAndrew Hapgood (strutture edirezione lavori di CAIREPROCooperativa Architetti eIngegneri Progettazione diReggio Emilia). Internamente l’edificio hamantenuto le stesse finituredell’impianto originario e dei

successivi ampliamenti:pavimenti in marmette digraniglia di cementoopportunamente recuperati,pareti intonacate o incartongesso tinteggiate come isoffitti di bianco, struttura incemento armato a vista,solamente ripulita. Anche iparapetti delle scale sonorimasti quelli originali. Di fondamentale importanza,considerata la attualevocazione del contenitore, è ilsistema di illuminazione. Inuovi impianti rispettano loschema distributivo originariocostituito da tubi fluorescentilineari posizionati a soffitto alcentro di ogni campatastrutturale, garantendo unaomogenea illuminazione deglispazi e delle pareti in cui sonoesposte le opere. Latemperatura luminosa simulala luce solare e la potenza è

Archeologiaindustriale, artee design allaCollezioneMaramotti Sono stati definiti “Paesaggid’abiti” le grandi installazioni diabiti e oggetti personali chel’artista finlandese KaarinaKaikkonen ha portatorecentemente in Italia: dallacollezione Maramotti a ReggioEmilia e a Roma, alla GalleriaZ2O di via della Vetrina esuccessivamente al MAXXI aRoma. Kaarina Kaikkonen,nata a Lisalmi nel 1952, ègiunta in Italia con le sueoriginalissime installazioni,realizzate con abiti dismessi;ella costruisce infatti collages,a volte anche monumentali,dando vita ad immaginidavvero inconsuete in cuil’unica materia prima è datadai vestiti usati, naturalmentecarichi della storia vissutadelle persone che li hannoindossati. Le capacità creativedella Kaikkonen sono tali datrasformare in effetti le stesseemozioni e i sentimenti inquelle forme mutevoli in cui lasua fantasia fa rivivere abitidismessi che avrebberoaltrimenti perso ogni lorofermento, privati della lorofunzione, ma “plasmati daun’idea di scultura”, sembranotornare ad appartenere allevere e proprie, reali“circostanze della vita”. La ricerca dell’artista èscaturita in questa grande

installazione dal titolo “Are WeStill Going On”? realizzando,all’interno dell’edificio cheaveva ospitato la grandeindustria di abiti Max Mara,oggi adibita a spazio musealeper la Collezione Maramotti, lasua grandiosa opera,utilizzando robuste corde osottili anime di metallo, che,attorno allo scheletrostrutturale dell’edificio,contrappongono le lineesinuose di una grande carenacomposta da un intreccio dicamicie che ne spartiscono ilvolume nei toni del bianco edel grigio. Qui l’opera diKaarina Kaikkonen dialogacon la struttura geometricadell’ambiente, cui lo spazioscelto permette all’artista diattivare un dialogocoinvolgente tra interno edesterno che, nel ribadire ilsuo percorso di ricerca, aprealla contemporaneità. Tenue ilcromatismo dato daleggerissime “pennellate” dellecamicie celesti e rosa, qualisimbolico riferimento almaschile e al femminile (leidentità che in passato hannoagito e lavorato in quel luogo),ma assolutamente assorbiti dalprevalere del bianco, il colore-non colore, testimonianza piùalta dell’equilibrio vitale degliopposti, che conferisce al

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Dall’alto:> L’installazione

“Are we still going on”?> La sede della Max

Mara, foto d’epoca> Veduta dell’interno

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elettroniche che hanno lafunzione di misurare iparametri di T e di U.R.,trasmettendo poi i dati ad unsito web, attraverso rilevatoricollegati via Wi-Fi ad unsistema di trasmissioneUMTS, che comunicherannoeventuali situazioni pericoloseper la conservazione dei vetri,a cui risulta possibile, in talmodo, provvedereimmediatamente.Se le prime attestazioni dioggetti in vetro sonodocumentate in Mesopotamiaalla metà del II millennio a.C.(alcune tavolette cuneiformi dipoco successive riportano,con un linguaggio oscurodestinato a non svelare unsegreto condiviso tra pochiartigiani, la ricetta per la suafabbricazione), l’invenzionedella materia, cherappresenta uno dei primiprodotti interamente artificialidell’umanità, deve averrichiesto un lungo periodo perl’evoluzione dei processi diinvetriatura della ceramica edella produzione in faïenceche cominciano a compariretra la fine del V e l’inizio del IVmillennio a.C.Già nei primi manufatti si puòriconoscere l’uso di diversetecniche di lavorazione el’adozione di una vivacepolicromia ottenuta attraversol’uso di ossidi metallici. Sitratta di prodotti di lusso e glioggetti più elaborati sonodestinati esclusivamente aitesori dei templi e dei palazzireali. Elementi di intarsio,amuleti, grani di collana,piccoli vasi che riproduconole forme della ceramica, delvasellame in metallo o in

pietra dura. I più diffusi sonoin vetro blu, ottenuto conl’aggiunta di ossido dicobalto, e imitano i preziosilapislazzuli (definiti“lapislazzuli di montagna” perdistinguerli da quelli artificialichiamati “lapislazzuli difornace”).Non possiamo in questa sedeapprofondire le varie fasi e ilprogredire nel tempo dellevarie tecniche di lavorazione,di cui sono rappresentatidiversi preziosissimi esemplariin mostra e per i qualirinviamo al Catalogo, edito daElecta e curato da MaddalenaCima e Maria Antonietta Tomei,ma possiamo almenoaccennare al riscontro eall’entusiasmo con cui talioggetti furono ricordati dallevarie fonti scritte del mondoclassico.Fra tutti citiamo Plinio cheafferma che “Nell’impiego incontenitori per bere il vetro hasoppiantato metalli come l’oroe l’argento” (Storia Naturale,36, 199) e poi, sottolineandocome, proprio la caducità delmateriale, ne aumentasse ilpregio, acutamente osserva:“Questa fu considerata laprova della ricchezza, questo ilvero trionfo del lusso:possedere ciò che può andaretotalmente distrutto in unattimo” (Storia Naturale, 33, 5).Plinio il Vecchio localizzal’origine del vetro tra la Siria ela Palestina dove “secondo laleggenda approdò una nave dimercanti di nitro, che sisparsero per la spiaggia apreparare la cena; poiché nonc’erano a portata di manodelle pietre per tenere sollevatii pentoloni, essi usarono come

stata definita in base allatipologia delle opere espostee in relazione e osmosi con laluce naturale che viene filtratada appositi frangisole.L’impianto di base è poiintegrato con sistemi diversi,come wall washer o spotfinalizzati a valorizzarel’impatto visivo di alcuneopere.Altrettanto complessi pur nellaloro discrezione sono tutti gliimpianti speciali,(antintrusione,videosorveglianza, rilevazionedei fumi). Il contesto paesaggisticocircostante è stato progettatoda Lucy Jenkins secondo glistessi principi dellaconversione dell’edificio,utilizzando cioè specievegetali e soluzioniornamentali tipiche della zona,allo scopo di rafforzare l’ideadi una ricolonizzazione delluogo come paesaggio post-industriale. Il nuovo sistemadel verde è stato creato concolture autoctone, piantatenella loro forma naturale, econ tipologie classiche dellapianura padana. Cosìfacendo, il parco risultaintegrato nel contesto,soddisfacendo le esigenzedegli usi richiesti dal nuovoinsediamento. Il nuovo usodell’edificio ha richiesto che lostesso fosse inserito in uncontesto di verde più discretoe strutturato, per enfatizzare erendere piacevole l’accessopedonale piuttosto che quelloveicolare che prevaleva nelprecedente utilizzo.Non possiamo qui soffermarcisull’altra notevole mostratemporanea che è oraospitata dalla CollezioneMaramotti, quella di HumaBhabha Players, né possiamodescrivere il notevoleinteresse e il valoreeccezionale della Collezionepermanente che la Maramottioffre. Ma invitiamo il lettore aduna attenta visita, che verràdebitamente “guidata”, conappassionata competenza,nei passaggi più interessantidell’arte contemporanea chevi è rappresentata dai suoiesordi fino ai tempi attuali.

L.C.

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Vetri a RomaNell’ampio spazio della Curia,all’interno del Foro Romano, èstata allestita recentemente lamostra “Vetri a Roma”, curatada Maddalena Cima e MariaAntonietta Tomei, con ilprogetto allestitivodell’architetto Maurizio DiPuolo, sia per le vetrine,realizzate con raffinati sistemidi illuminazione a bassocosto, che per l’accuratadisposizione dei delicatissimioggetti al loro interno. Inparticolare poi lo studio e larealizzazione del sistema dimonitoraggio microclimaticoe ambientale sono statirealizzati dall’impresa TecnoEl. s.r.l. con piano di lavoro acura dell’ingegnereAlessandro Paravicini. È da notare come, per labuona conservazione di talitipi di opere si debbanorispettare alcuni precisiparametri di riferimentomicroambientali,principalmente riferiti allatemperatura e soprattuttoall’umidità relativa (U.R.%H20). Così, all’interno dellaCuria, è stato predisposto unaccurato monitoraggio dicontrollo di tali valoriall’interno dell’edifico. Inoltre, per le vetrineespositive, è stato studiato unsistema di condizionamento“semipassivo”, con lapresenza di un certo numerodi “panetti” di Art-Sorb silicagel, sia di ventilazioneinsufflata attraverso canali diadduzione e di rilascioequipollenti e che si avvaleanche dell’ausilio dimicroventilatori. All’interno delle teche, inprossimità dei reperti, sonostate collocate varie sondetermoigrometriche

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Dall’alto:> Allestimento dellamostra “Vetri a Roma”> Piatto con ittiocentauro

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spettacolo per gli occhi e lamente. Gli spazi amministrativi ed ilaboratori didattici occupano ilpiano mezzanino. Il piano terradel palazzo è in partededicato agli spazi perl’accoglienza che connettono,attraverso lo snodo della cortecoperta, la sequenzaespositiva delle isoletematiche dal piano terra alpiano nobile.Tutte le sale del palazzo sonostate recuperate, liberandoledalle superfetazioni incongrue,integrando e restaurando idecori plastici e pittorici che sierano, anche se talvolta inpiccola parte, fortunatamentetutti conservati.Fra le sale più interessanti èd’obbligo almeno segnalare laSala Bologna che ospita ilfacsimile dell’affresco dellapianta prospettica della città diBologna dipinta nella SalaBologna del palazzoApostolico Vaticano. Il facsimile è stato realizzatonel 2011 dallo studiomadrileno di Factum Arte nelquadro di una ricercascientifica dagli ampi risvoltiapplicativi coordinata daFrancesco Ceccarelli(Università di Bologna), laquale ha goduto del sostegnologistico della Prefettura delloStato Vaticano edell’Amministrazione delPatrimonio della Santa Sede(A.P.S.A.), oltre chedell’appoggio operativo escientifico dei Musei Vaticani. L’opera di Factum Arte è fruttodi un rilevamento digitalefotografico e tridimensionaledella intera paretecinquecentesca che haconsentito la fedelerestituzione di ogni particolaredella superficie affrescata edel suo supportoarchitettonico, impiegandostrumenti tecnologici sumisura e finiture manuali alloscopo di fornire un manufattoartigianale di eccezionaleimportanza e qualità per laconoscenza dell’originale eper la sua stessaconservazione.Oculato anche l’inserimento diuna meditata scelta dimateriali innovativi, quale, adesempio, il pavimento in resinanera con inclusioni metalliche

argentee e dorate.Protagonisti dell’allestimentosono i grandi contenitori, informa quasi di “metafisicioggetti fuori scala di memoriadechirichiana”, collocati nellesale secondo ritmi propri egeometrie altre rispetto aquelle delle sale stesse e dellaloro sequenza.Da notare ancora come sianostati necessari importantiopere di consolidamentostrutturale che ha interessatogli archi gotici del piano terra,la totalità dei soffitti a voltaportante, la messa insicurezza della grande saladelle feste al piano nobile, inprecario equilibrio statico, e lecoperture esterne.

L.C.

GiuseppePasquali: le Case di Freud Presso lo Spazio Baldieri diPiazza Iside a Roma GiuseppePasquali ha esposto nel marzoscorso l’installazione “Le Casedi Freud 1998-2012” Questa installazione è unariflessione sugli aspetti piùprofondi dell’uomo neiconfronti della casa. Ci sonoaspetti nevrotici che cipreoccupano ed aspetti che ciportano al sorriso, all’ironia.Queste nove case raccontanol’esperienza di un architettocostretto a fare i conti con lerichieste e i desideri dellacommittenza e unainterpretazione psicanaliticasul progetto che ne deriva. Lecase comunque sono intese,non solo come forma astrattaderivante dalla iconografiaarchitettonica, ma come luogoprincipale dell’essere umano,luogo di ricerca del benesserefisico e spirituale.Partendo da questeconsiderazioni l’installazionedetermina unapprofondimento sul valorearchetipico della casa comemodello fisico e modellomentale, e nell’insieme generaun micro-borgo immaginario. Le nove Case di Freud sonoanche il frutto del confrontocon le belle parole dei saggi edei poeti.

sostegni pezzi di nitro presidalla nave e questi, accesi emescolati con la sabbia dellaspiaggia, diedero origine arigagnoli lucenti di un liquidoignoto: questa sarebbe statal’origine del vetro” (StoriaNaturale, 36, 191).La scoperta della soffiaturarivoluzionò la produzione delvetro, divenuto assai più facileda lavorare, tanto da far dire aPlinio: “Non c’è oggi un’altramateria che sia più plasmabile”(Storia Naturale, 36, 198).

L.C.info:www.archeoroma.beniculturali.it

► E V E N T I

Nuovo “Museodella Storia diBologna” aPalazzo PepoliL’ampliamento che hatrasformato il palazzo inMuseo globale, con nuovispazi espositivi e diaccoglienza, è stato pensatonell’ambito di una suapercezione profonda sul“destino” dei palazzi storici“molto simile a quello degliuomini... rischiano di esseredimenticati e di precipitare inun degrado irreversibile.Palazzo Pepoli Vecchio, cherischiava questa sorte, oggitorna invece a “mostrarsi” e a“mostrare” la grande storia diBologna in modo del tuttonuovo e sorprendente. Unmuseo della città e per la cittàallestito, come in tutti i mieilavori di messa in scena,rispettando (e separando)contenitore e contenuto peresaltarne, in compliceautonomia, significato ebellezza”.Queste sono paroledell’architetto milanese MarioBellini che, risultato vincitoredel concorso internazionale ainviti indetto dalla FondazioneCassa di Risparmio diBologna nel 2003, ha iniziatonel 2004 i lavori di interventodi consolidamento,

ristrutturazione erifunzionalizzazione delPalazzo Pepoli, di originemedievale.Il fulcro del progetto e dellanuova funzionalità del Museosono costituiti infatti dallagrande “Torre” in vetro emetallo, posta al centro delcortile: “una torre-ombrello divetro e acciaio che“recupera”, dice lo stessoarchitetto, “e reinventa la corteche così riacquista dignità efunzione. Come una lanternamagica inondata dall’alto dibianca luce naturale che viavia scende e smaterializza inpura trasparenza. Quasiun’epifania che fa rifletteresull’imprevedibile scorrere deltempo. Ma anche una sceltastrategica che rende possibilee fluido l’intero percorso divisita, di cui proprio la torre ela corte diventano l’epicentro”.All’interno di questi grandivolumi trasparenti, le opereesposte sono inquadrate dagabbie tridimensionali cheindividuano per ciascuna diesse uno spazio proprio,permettendone inoltrel’ottimale illuminazione, contecnologia LED miniaturizzata.Grandi pannelli retro-illuminaticon immagini e testi,impaginati dalla graficainconfondibile di Italo Lupi eposti anch’essi all’interno dellevetrine, trasformano lacomunicazione grafica in uno

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In questa pagina.dall’alto:

> Palazzo Pepoli aBologna

> Particolaredell’allestimento nel

cortile interno diPalazzo Pepoli

Pagina a fianco:> L’installazione

“Le case di Freud”

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Casa di Transito “La casa è una sostituzionedel ventre materno, dellaprima dimora che, con ogniprobabilità, l’uomo non cessadi desiderare, dove egli sisentiva a suo agio e sicuro”(S.Freud: Il disagio dellaciviltà, 1929)Casa nel Bosco“Questo è il sogno che feci:un poderetto, con l’orto,ch’abbia a du’ passi da casaun’acqua perenne di pollach’abbia, per giunta un pocodi selva…” (VI Satira, II Libro di OrazioTrad. di G. Pascoli)Casa Mastro donGesualdo di “Verga”Nel racconto di GiovanniCarmelo Verga per ilprotagonista la roba (la casae le cose) è idolatrata, ognitimore di danno o perdita èun’insanabile feritanarcisistica, un attentato allastessa vita (nell’uomo questosi identifica con il pene!)Casa Avara - AridaCome nel “Deserto dei Tartari”di Dino Buzzati la FortezzaBastiani, affacciata neldeserto che un tempo eraterritorio di scorrerie delleorde dei Tartari, si proteggedal nulla, come gli uominispesso si difendono danemici immaginari.Casa del SudSi può assistere all’abitudinedegli anziani a trascorrereparte della giornata sedutidavanti alle case in pacificacontemplazione, con allespalle case non finite,scheletri, in attesa di costruireper un altro figlio. Il fascinodel non finito.Casa Uomo Casa Donna“Le case con i muri

completamente lisci sonouomini, quelle provviste disporgenze e davanzali aiquali ci si può appigliaresono donne” (S.Freud: Ilsimbolismo del sogno inIntroduzione alla Psicoanalisi,1915-1917). Spesso questoaspetto rende illogiche lecase delle nuove coppie. Casa Peso del Mutuo“Quello che desidero è diappartarmi, di cominciare apossedere degli oggetti dipoca importanza, ma chesiano miei, un angolo per me,una sola stanza ma mia” cosìVirginia Woolf esprime l’ansiadi possedere che spesso nonci fa vedere quanto realmentetutto ciò “Pesa”.Casa Mia la più bellache ci siaUn luogo come uno scrignodi amore e poesia, “Anima se ti pare cheabbastanza vagabondammoper giungere a sera,vogliamo entrare nella nostracasa, chiuderla, e farci un po’di primavera!”(Umberto Saba, Verso Casa)Casa Verde“Sai cosa piace di più agliastronauti? Tornare a casa.” -così Alcino Soutinhodistrugge tutta l’estetica hi-tech e le illusioni che le giranointorno - “Gli astronauti chenella casa macchina cistanno davvero, nonchiedono di meglio chetornare in una casa colgiardino, il caminetto, lepantofole, il the e i pasticcini”.Magari tutto Bio ed Eco”.

La Casa è parte integrantedel Territorio dell’Ego, la Casaci aiuta a conoscere gli altri enoi stessi.

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Per qualsiasi informazione relativa ai Corsi si invita a consultare il sito dell’Ordinehttp://www.architettiroma.it/formazione/index.aspx

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Coordinatori sicurezza120 ore - costo € 700,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Aggiornamento coordinatori sicurezza40 ore - costo € 300,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Aggiornamento coordinatori sicurezza 1° MODULO8 ore - costo € 70,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Aggiornamento coordinatori sicurezza 2° MODULO8 ore - costo € 70,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Aggiornamento coordinatori sicurezza 3° MODULO8 ore - costo € 70,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Aggiornamento coordinatori sicurezza 4° MODULO8 ore - costo € 70,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Aggiornamento coordinatori sicurezza 5° MODULO 8 ore - costo € 70,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Responsabili del servizio di prevenzione e protezione - modulo C24 ore - costo € 650,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Responsabili del servizio di prevenzione e protezione - modulo BI60 ore - costo € 500,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Responsabili del servizio di prevenzione e protezione - modulo BII40 ore - costo € 650,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Redazione delle perizie giudiziarie28 ore - costo € 300,00 + iva

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–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Il catasto16 ore - costo € 200,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Degrado delle superfici nei manufatti storici68 ore - costo € 250,00 + iva per gli iscritti all’Ordine degli Architetti di Roma€ 560 + iva per tutti gli altri

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Corso Base Autodesk Revit Architecture20 ore - costo € 250,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Corso Avanzato Autodesk Revit Architecture20 ore - costo € 250,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Corso Base Autocad 2D32 ore - costo € 300,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Corso Base Autocad 3D32 ore - costo € 300,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Project Management e Project Control32 ore - costo € 400,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Attestazione di certificazione energetica80 ore - costo € 700,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Seminario: Il Piano Casa, la Scia, la Dia, il P. di C. e il “silenzio assenso”8 ore - costo € 30,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Corso base di modellazione NURBS:Rhinoceros (McNeel Associates)32 ore - costo € 350,00 + iva

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––Master di scenografia cinematografica48 ore - costo € 600,00 + iva

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i Corsi dell’OrdineCORSI ORGANIZZATI DALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DI ROMA