B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

36
magazine b Gennaio 2009 • N° 6 • Mensile di approfondimento culturale • 1,00 Rivista mensile di approfondimento per Benevento e provincia SOLO 1 € Poste Italiane S.p.A. – Sped. in A. P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, CNS – CBPA SUD/BENEVENTO/2008 All’interno in regalo il POSTER da staccare e collezionare di Giampiero Clemente Dopo la crisi del Polo Tessile di Airola, sono 70 le aziende in dificoltà e 3000 i lavoratori a rischio gli sfibrati Chi ha paura del dentista Quel brutto affare delle aste giudiziarie immobiliari

description

Gli Sfibrati. Dopo la crisi del Polo Tessile di Airola, sono 70 le aziende in dificoltà e 3000 i lavoratori a rischio gli

Transcript of B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Page 1: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

magazineb

Gennaio 2009 • N° 6 • Mensile di approfondimento culturale • € 1,00

Rivista mensile di approfondimentoper Benevento e provincia

SOLO 1 €

Post

e I

talia

ne S

.p.A

. – S

ped.

in A

. P.

– D

.L.

353/2

003 (

con

v. in

L.

27/0

2/2

004 n

.46)

art

. 1,

com

ma 1

, C

NS

– C

BP

A S

UD

/BE

NE

VE

NT

O/2

008

All’interno in regalo il

POSTER

da staccare e collezionare

di Giampiero Clemente

Dopo la crisi del Polo Tessile di Airola, sono 70 le aziende in dificoltà e 3000 i lavoratori a rischio

gli sfibrati

Chi ha paura del dentista

Quel brutto affare delle aste giudiziarie immobiliari

Page 2: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

b

Page 3: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Ed

itori

alemagazineb

Ogni volta che mi capita casualmente di notare una nuova saracinesca chiusa con il fatidico, malinconico cartello “Svendita totale per chiusura attività”, il pensiero corre alla tanto sbandierata dicotomia tra “crisi percepita” e “crisi reale”. In più occasioni sono restato perplesso di fronte alla ironica trovata di creare una condizione di depressione economica ittizia da contrapporre ad una realtà di benessere nascosto, occultato, segreto. Una dimensione abitata da problemi inesistenti, da isterismi collettivi, da pessimismi che bloccano spese, rilancio e consumi. E, un po’ come accade quando ascolti la radio mentre ti occupi d’altro, mi ritrovai a rielaborare le informazioni ricevute. Quello che avevo ascoltato, confesso, non mi era chiaro ino in fondo. Non lo avevo capito. Davvero stavano cercando di truccare una realtà così manifesta? E con una trovata così pacchianamente contraffatta? “La crisi percepita”: si, ci stavano provando. In un mondo più serio e purtroppo dannatamente concreto, la situazione economica sta invece velocemente peggiorando. In città è oramai evidente l’epidemica chiusura di attività, anche storiche, che non potendo più assicurare la copertura delle spese isse da sostenere, preferiscono cessare aziende in cui avevano creduto ed investito tempo, energia e denaro.

Suscita un sorriso amaro la fandonia della “crisi percepita” se rapportata poi a situazioni drammatiche come quelle che si stanno realizzando nell’intero comparto industriale sannita. Se è vero che il settore industriale in provincia non ha mai conosciuto uno sviluppo paragonabile ad altre realtà regionali, infatti, è pur vero che sul nostro territorio sono presenti aziende di media dimensione che danno lavoro a diverse migliaia di operai. Oggi, gran parte di quelle aziende stanno chiudendo, lasciandosi alle spalle centinaia di famiglie in dificoltà. Emblema di questa situazione è il comparto tessile di Airola, creato sulle spoglie della Alfacavi, azienda fallita del gruppo Pirelli, attraverso cospicui inanziamenti statali, avrebbe dovuto assicurare lavoro a seicento persone.

Dopo soli cinque anni di attività invece le aziende del Polo hanno denunciato dificoltà economiche avviando il solito percorso che precede la chiusura deinitiva, annunciata uficialmente poche settimane fa. Cinquecento persone resteranno senza lavoro. Ma il comparto di Airola non rappresenta la sola situazione critica. Sono molte le aziende di medie dimensioni sannite coinvolte dalla crisi, come: quelle tessili del Fortore, quelle del distretto industriale dell’abbigliamento di San Marco dei Cavoti, la Moccia di Montesarchio e la Glablatura di Limatola, a cui sono da aggiungersi la Sie di Sant’Agata de’ Goti e la Russo Legno di Benevento oramai chiuse da qualche anno. Considerando solo queste aziende, che hanno reso note le proprie dificoltà economiche, è a rischio l’occupazione di circa 3.000 lavoratori. “Crisi percepita”? Provate a raccontarlo ad uno di loro.

Emilio Fabozzi

La crisi truccata

Page 4: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Zentrum BeneventoC.da Malecagna - tel. 0824 43466 - 42481

Page 5: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

magazineb 09gennaio

L’inchiesta di copertina

4 Gli sfibratiNon c’è solo il fallimento del Polo Tessile di Airola, in provincia sono oltre 70 le aziende che hanno annunciato imminenti chiusure e l’avvio della cassa integrazione guadagni

Attualità

8 Chi ha paura del dentistaIndagine sui costi, i corretti metodi di pulizia e le ultime novità del settore odontoiatrico sannita

10 Quel brutto affare delle aste giudiziarie immobiliariA Benevento le vendite forzate hanno raggiunto cifre da capogiro. Nel solo 2007 le case vendute forzatamente sono state oltre cento

Società

12 PROGETTO ERASMUS: Benevento a contatto con l’EuropaEcco i numeri del progetto per lo scambio interuniversitario nella città di Benevento e le impressioni degli studenti stranieri appena arrivati in città

14 Sono le cinque e stiamo ancora al secondoCronaca dell’odissea di un normale invitato ad un consueto matrimonio beneventano

Poster da staccare

16 Giampiero Clemente

Intervista

18 Figlia ti voglio dare per sposa ad un rugbistaVita e parole di un mediano di mischia: Alfredo Dell’Oste, vera istituzione dell’ U.S. Rugby Benevento

Cultura

20 L’archeologia interiore di Giovanni VergineoLeggende e realtà beneventane nei racconti del giovane scrittore sannita

Associazioni

22 Che bello sarebbe vivere in un Rione Solidale!Valorizzare la vita di quartiere, generando qualità di vita e aggregazione tra i residenti

Cinema

24 I dieci film di Cosimo Marcellino

Libri

25 I dieci libri della mia vitaRita Bagnoli, l’anacronistico carattere di un’amante del dissensos

Associazioni

26 Alessio Masone, un contadino in marciaIl pensiero di uno tra i principali sostenitori della iliera corta e dell’economia solidale

Eventi

29 Gita (dentro) e fuori porta

Sport

30 Felice Evacuo: L’uomo degli anni dispariIl 2009 regala ai tifosi giallorossi e al Benevento il rientro in campo a tempo pieno del bomber Evacuo, che negli anni dispari vince sempre il campionato…

b magazineGennaio 2009Mensile - n. 6 Autorizzazione alla pubblicazione: n.5 del 20/03/2008 Tribunale di Benevento

Iscrizione ROC: n. 17223

DIRETTORE RESPONSABILEEmilio [email protected]

REDAZIONERosaria [email protected] 16 36 750

PROGETTO GRAFICOFabio Penna – Letizia Aquino [email protected]

EDITO DA:Associazione Oficina di [email protected]

STAMPA:Graica Mellusi di Lepore Antonio

HANNO COLLABORATO:Alessandro CaporasoAlessandro Paolo LombardoAlessio MasoneCelestino RealeModestino RocaFabio MarcarelliSimona RanaudoValerio Vestoso

TUTTI I DIRITTI DI PROPRIETÀ LETTERARIA E ARTISTICA RISERVATI

Costo copia € 1,00Abbonamento annuale (11 numeri) € 10,00Pagamento con versamento su c/cpostale n. 87721221 intestato aAssociazione Oficina di Comunicazione

magazineb

Mkttgou"866?"Æ"T̋"<"Æ"Sktyork"jo"gvvxulutjosktzu"i{rz{xgrk"Æ"Ú"7266

Xo¦oyzg"sktyork"jo"gvvxulutjosktzuvkx"Hktk¦ktzu"k"vxu¦otiog"

YURU"7"à

GrrÙotzkxtu"ot"xk

mgru"or

VUYZKXjg"yzgi

igxk"k"iurrk\out

gxk"

jo"Mogsvokxu"Irk

sktzk

mgmg

KXKXo tgxkoutgxk

gru"orgru"or

XX

Juvu"rg"ixoyo"jkr"Vuru"Zkyyork"jo"Goxurg2"yutu"=6"rk"g\oktjk"ot"jolã"iurz‹"k"9666"o"rg¦uxgzuxo"g"xoyinou

mro""ylohxgzomro""ylohxgzo

Ino"ng"vg{xg"jkr"jktzoyzg

W{kr"hx{zzu"gllgxk"jkrrk"gyzk"mo{jo\ogxok"ossuhorogxo

Page 6: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Non c’è solo il fallimento del Polo Tessile di Airola, in provincia sono oltre 70 le aziende che hanno annunciato imminenti chiusure e l’avvio della cassa integrazione guadagni. Una crisi che coinvolge oltre tremila lavoratori

gli sibratidi Emilio Fabozzi

Gli operai della Tessival e della Benil attendono ancora il paga-mento delle spettanze arretrate. Non tutto lo stipendio. La stra-grande maggioranza è in cassa integrazione, molti lavorano alternandosi, altri invece restano a casa full time. Nessuno di loro

ad oggi, ha visto un soldo. Neanche

quella parte di ri-com-

pensa che ancora si ostinano a chiamare stipendio. Brutta storia quella del comparto industriale di Airola, che avrà purtroppo ripercussioni sull’intera provin-cia sannita. Si, perché tra i 500 dipendenti delle due aziende ci sono persone che risiedono in varie località del Sannio. Quando nel 1993 lo Stato, attraverso un inanziamento agevolato creato ad hoc per le zone depresse, inserì la piccola località della Valle Telesina nella lista dei siti a cui riconoscere condizioni di svilup-po particolarmente agevolate, in molti esultarono. Arrivavano nel Sannio 300 miliardi di lire, una cifra ingente che avrebbe dovuto

permettere la creazione di un grande Polo

Tessile e fungere da traino per lo

svi-

luppo della zona. Il nuovo Polo nasceva sulle ceneri di un’altra sfortunata esperienza industriale, naufragata qualche anno prima, nei primi anni novanta. Una crisi economico-occupazionale allora determinata dalla decisione del Gruppo Pirelli di chiudere lo stabilimento Alfacavi. Proprio per quella triste vicenda, Airola entrò a far parte del Contratto d’Area, sottoscritto il giorno 15 Mazo1999 presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che doveva favorire l’insediamento di nuove iniziative industriali, e pro-muovere nuova occupazione e ri-presa economica. Tessival e Ben-il sorsero dunque là dove poco tempo prima operava l’Alfacavi, fabbrica che dopo aver incas-sato commesse statali per oltre venti anni, decise di chiudere e di licenziare oltre seicento persone. E’ singolare come la storia del comparto industriale di Airola si ripeta. Le due nuove aziende, che iniziarono ad operare sorrette dalle speranze dei tanti operai assunti all’avvio di questo pro-getto credendo di lavorare ad un piano di lungo termine, appena

Page 7: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

L’inchiesta di copertina

terminati i contributi statali, così come era stranamente accaduto per l’Alfacavi, hanno cominciato a far registrare problemi. Prima la Benil e poi la Tessival hanno, quindi, prima denunciato difi-coltà economiche e subito dopo annunciato la chiusura totale. Le due aziende sono fortemente connesse tra loro. Il polo tessile fu, infatti, pensato in maniera tale che il ilato prodotto dalla Benil, venisse lavorato dalla Tessival. Venuta meno l’una, anche l’altra è stata destinata alla chiusura. Le due industrie cessano le attività dopo appena 5 anni, giusto in tempo per non dover restituire i inanziamenti statali ricevuti. Una storia già vista nel cammi-no dificoltoso legato ai ripetuti, ostinati, mal concepiti tentativi di rilancio economico del Meridione. Qualcuno ha annunciato accer-tamenti. Speriamo si facciano presto e che portino a sgombrare il campo da equivoci. I dirigenti delle due aziende sostengono un’altra tesi e fanno sapere che la crisi del settore è stata determi-nata dalla carenza di commesse in relazione allo spostamento della produzione degli stessi capi nei paesi esteri dove la manodo-

pera costa molto di meno. Sul mercato, insomma, la Cina è troppo più forte. Nel frat-tempo il fallimento del Polo Tessile rischia di mettere in crisi l’intera Valle Caudina e con essa il Sannio. “La lotta – ripetono ino allo sinimento i sindacalisti - non riguarda solo questi operai ma l’intera zona. La chiusura delle due aziende potrà avere pesanti ricadute per l’in-tero territorio, trascinando nel baratro anche quel-le piccole imprese che rice-vevano ingenti commes-se dalle industrie di Airola”. Si chiama indotto, e nessuno sa esattamen-te a quanto ammonta e che ricadute avrà. Di certo ormai c’è che a quattrocen-tocinquantanove famiglie sarà

Breve storia del comparto industriale di Airola

Nel gennaio 1993 la società del gruppo Pirelli denominata Alfa-Cavi chiudeva le atti-vità avviate grazie a cospicui inanziamenti statali concessi per la zona del Comune di Airola, mettendo circa 500 lavoratori in cassa integrazione prima e in mobilità poi e chiudendo, in ultimo, deinitivamente le attività.

Per porre rimedio alla situazione economica drammatica venutasi a creare, che coin-volgeva l’intera economia della provincia sannita, il 13 marzo 1999 veniva sottoscritto

il Contratto d'area di Airola, ai sensi della legge n. 662 del 1996, inanziato dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) con un contributo pari a 122.570 milioni di lire, cui si aggiungevano i contributi imprenditoriali per un investimento totale di 173.718 milioni di lire.

Subito dopo, allo scopo di promuovere iniziative industriali nell'area di Airola e della Valle Caudina, veniva costituito un consorzio denominato "Promair": quest'ultimo, a seguito di bando di concorso nazionale, sele-zionava due aziende - Tessival s.r.l. e Benil s.r.l. - alle quali si univano poi le società Radici s.p.a. e Wormor Sud s.r.l. e Softwar s.r.l. allo scopo di costituire un polo industriale tessile che si insediò grazie ai inanzia-menti statali nell’area industriale dimessa dall’Alfacavi.

Oltre a detti fondi venivano stanziati ulteriori inanziamenti dal Ministero del lavoro, per un contributo statale complessivo di circa 300 miliardi di lire. Nasceva così un vero e proprio polo tessile che doveva impiegare a regime quasi 600 occupati. Per la realizzazione del suddetto polo veniva individuata un'area di 100.000 metri quadrati localizzati nel comune sannita.

magazineb

5

Gen

nai

o09

Page 8: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Mobilità Cassa Integrazione

SETTORE AZIENDE Aziende - Lav. Aziende - Lav.

AUTO 3 1 - 85 3 - 335

ISTALLAZIONI TELEF. 1 1 - 31

ALTRI 2 1 - 15 1 - 60

TOTALE 6 3 - 131 4 - 395

I numeri della crisi industrialeProvincia di Benevento

Fonte: Fiom Benevento

Altre industrie in crisi nella provincia di Benevento

Oltre alla crisi del compar-to industriale di Aiola, che interessa circa 500 occupati, sono molte le aziende di me-die dimensioni sannite coin-volte dalla crisi tra cui quelle tessili del Fortore, quelle del distretto industriale dell’abbi-gliamento di San Marco dei Cavoti, la Moccia di Mon-tesarchio e la Glablatura di Limatola, a cui sono da ag-giungersi la Sie di Sant’Agata de’ Goti e la Russo Legno di Benevento oramai chiuse da qualche anno.Considerando solo queste aziende, che hanno reso note le proprie dificoltà economi-che, è a rischio l’occupazio-ne di circa 3.000 lavoratori.

sottratta un’entrata importante. Molti operai hanno comprato casa, sottoscritto mutui ed oggi temono di perdere tutto quello che hanno costruito. Purtroppo le aziende del Polo Tessile di Airola non sono le sole sull’orlo del

fallimento. Sono

oltre 70 le aziende, tra cui anche le cliniche private, nella nostra provincia che hanno annunciato imminenti chiusure e l’avvio della cassa integrazione guadagni. Una situazione che coinvolge oltre tremila lavoratori. La chiusura in blocco di queste imprese rap-presenterebbe un colpo al cuore per l’intera econo- mia sannita. E’

sta-to valutato

che perdere tremila posti di lavoro

equivarrebbe, in termini di impatto socio-economico, alla chiusura della Fiat nella provincia di Torino. In questo quadro drammatico, stridono i continui richiami all’ottimismo come panacea

per aumentare i consumi e riavviare l’economia. Spe-

riamo che non sia l’unica soluzione a cui la politica stia lavorando, altrimenti le preoccupazioni sul futuro del Sannio si ingi-

gantiscono drammatica-mente…. Questo ad essere ottimisti, s’intende!

Page 9: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

La testimonianza di un operaio “Tessival Sud, tessiamo il Futuro”

“Sono un operaio della Tessival Sud. Mi sono trasfe-rito da Benevento ad Airola, con famiglia a seguito, proprio per lavorare in fabbrica quando la prospet-tiva della creazione di un grande polo tessile aveva creato molti entusiasmi in tanti giovani in cerca di un’occupazione. Ragazzi che inalmente avevano la possibilità di avviare un progetto di vita. Ormai sono molti mesi che stiamo ricorrendo alla cassa integra-zione. Inizialmente era di tipo ciclico, una settimana al mese per ogni operaio. Solo in casi eccezionali, il lavoratore restava a casa per più di 2 mesi, avendo dato però la propria disponibilità. Ad Airola, in tutto il paese, da quando si è avvertita l’area di crisi ed incertezza c’è molta preoccupazione per il futuro. E più passano i giorni e più cresce il malcontento generale che si respira. Quando è iniziata la mia avventura da operaio ero convinto del fatto che la fabbrica non doveva e non poteva essere vista come un’attività per tutta la vita. Sapevo di operare in un’azienda privata soggetta agli umori dei mercati ed a tante altre variabili. Mai ho creduto di aver con-quistato il cosiddetto posto isso. Non pensai, cioè, nemmeno quando entrai, di essermi "sistemato" per tutta la vita. Ma da questo ad avere problemi di esu-bero e di mancanza di commesse dopo neanche 24

mesi a pieno regime, ce ne è di differenza! Si sente puzza di marcio lontano un miglio, o quanto meno è quello che pensa una buona fetta di paese. Non sono un manager ne tantomeno un imprenditore, sapevo benissimo però, già dalla ine degli anni no-vanta, che il settore tessile era in crisi. Mi domando: possibile che non lo sapesse il "padrone", che poi non è affatto un novellino del settore? Sapendo che nel 2008 ci sarebbe stata l’apertura dei mercati in-ternazionali, con i cinesi sempre più presenti, perchè insistere ad Airola in questo settore e non puntare su un altro che guardasse al futuro? Sarà stato mica per approittare delle sovvenzioni statali per aprire una fabbrica e poi chiudere appena la legge lo con-senta senza perdere i fondi ricevuti e portando i telai altrove? Lo so che sono domande che non posso-no, al momento, avere risposte, ma in Italia la classe dirigente ci ha abituato a cose sempre più strane, ino a casi in cui la realtà ha superato la fantasia. Questi sono gli interrogativi che ci poniamo. Quale sarà il futuro della Tessival, una realtà che coinvolge Airola e tutti i paesi limitroi, che investe l'economia di tante famiglie, che approitta del silenzio che la circonda e lo usa a proprio vantaggio. Spero che ci sia una soluzione alla nostra precarietà, che ci attanaglia il cuore, e perchè negarlo, il portafoglio. E pensare che lo slogan della fabbrica, stampato a grandi lettere sulla porta di entrata è "TESSIVAL SUD, TESSIAMO IL FUTURO".

magazineb

7

Gen

nai

o09

L’inchiesta di copertina

Page 10: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Attualità

di Simona Ranaudo

Continua in questo numero il nostro “viaggio” nella sanità sannita. Questa volta, oggetto della nostra ricerca, è stato il settore dell’odontoiatria beneven-tana. Per cercare di capire meglio questo mondo e come opera, abbiamo parlato con Diego e Duilio Carlucci e con Clorindo Tranfa. Nel tempo siamo stati abituati a credere che i dentisti siano costosi. Indagando sui prezzi abbiamo innanzitutto scoperto che non esiste un “listino dei prezzi massimi” applicabili per le prestazioni dei dentisti. Esiste, invece, un “listino dei prezzi minimi” e cioè dei prezzi al di sotto dei quali ogni dentista non può scendere per non incorrere nell’accusa di concorrenza sleale. Sicuramente il costo elevato delle prestazioni odontoiatriche è uno dei motivi che, ultimamente, spinge gli italiani, e tra essi anche i beneventani, ad effettuare viaggi all’estero (in particolare in Romania, Croazia e in Ungheria) dove si è registrato un vero e proprio boom di cliniche odonto-iatriche che offrono servizi a basso costo. Un amico ci ha conidato che, recandosi in

Croazia, è riuscito a risparmiare quasi il 50% rispetto a quanto avrebbe pagato a Benevento per alcune estrazioni ed un paio di ponti. “In più- ci ha conidato - ho fatto anche una bella gita”. Ma conviene davvero partire per curarsi i denti? Il dottor Tranfa ci ha spiegato che se è vero che si riesce a risparmiare qualcosa è altrettanto vero che non abbiamo alcuna garanzia sul dopo. “Non è vero che i nostri prezzi sono elevati – ci dice - se parliamo di Milano allora posso essere d’accordo, ma a Benevento no, sono standard. Andare all’estero signiica non essere sicuri del servizio che ti viene offerto. Innanzitutto non si ha alcuna certezza sulla reale qualiica del medico, per non parlare poi delle procedure di sterilizzazione o dei materiali usati ma, soprattutto, bisogna capire chi e come si assume la responsabilità dell’intervento”. Un sorriso bello, sano e smagliante è sicuramente un ottimo biglietto da visita ma, averlo e mantenerlo non è cosa facile. E’ buona norma, innanzi-tutto, lavare i denti dopo ogni pasto e dedicare a tale operazio-ne un paio di minuti. Ma come deve essere questo spazzolino ce lo siamo chiesti in molti. A setole

dure, morbide, elettrico, rotondo, con pulisci lingua? Così al momento dell’acquisto veniamo tutti fuorviati. “Uno spazzolino buono è sicuramente il classico spazzolino dritto, a setole medie perché quelle dure traumatizzano il dente, e con circa 30/40 ciufi. Bisogna ricordare di cambiarlo almeno ogni due mesi e che il modo più adatto per lavare i denti è quello del metodo bass modiicato e cioè lavare singolar-mente le arcate a partire dalla zona superiore del dente e procedendo verso l’estremità dello stesso”, spiega Duilio Carlucci. Non mancano i sostenitori dello spazzolino elettrico, come Clorindo Tranfa, dotato di una testina rotante che simula il corretto spazzolamento e di un timer che ci avvisa quando abbiamo concluso l’operazione di pulizia. Dopo il lavaggio è consigliato fare uso di ilo interdentale e colluttorio, facendo attenzione a non utilizzare quelli a contenuto alcolico perché, questi ultimi a lungo andare provocano problemi alla mucosa. Nella corretta igiene orale rientra, chiaramente, la visita dal dentista e la relativa pulizia dei denti. Entrambe vanno fatte almeno un paio di volte

Indagine sui costi, i corretti metodi di pulizia e le ultime novità del settore odontoiatrico sannita

Chi ha paura del dentista

8

Page 11: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Attualità

all’anno e questo perché l’accumulo di tartaro inluisce sulla formazione della malattia cariosa. Il prezzo per la pulizia si aggira intorno ai 50/70 € nei casi più semplici e può arrivare anche a toccare i 250 € quando il paziente è affetto da malattia parodontale (piorrea). “Essa è - spiega Diego Carlucci - un’in-iammazione del parodonto, ovvero dei tessuti che si trovano intorno al dente e che può portare, nei casi più gravi, alla perdita dei denti. All’origine della malattia vi è solitamente una gengivite trascurata. Anche una cattiva igiene orale, il fumo, la gravidanza, lo stress e altre patologie come il diabete posso favorirne l’insorgenza”. Accanto alla pulizia si è diffusa col tempo quella che sta diventando una vera e propria moda e cioè lo sbiancamento dei denti. Chi di noi non ha mai desiderato avere denti bianchi come la Ventura o Paul Newman? Lo sbiancamento dentale è un trattamento cosmetico che consente di riportare il colore dei denti al bianco e alla luminosità di un tempo. Per sbiancare i denti si utilizzano sostanze a base di perossido di idrogeno o carboni-de unitamente all’uso di laser, lampade alogene o al plasma. Il trattamento può essere eseguito a casa o in studio. A casa, dopo un’accurata pulizia dei denti, il trattamento prevede l’utilizzo di una mascherina personale che riproduce la forma dell’arcata e al cui interno è stato precedentemente applicato un gel sbiancante. Il trattamen-to dura da qualche giorno a 2/3 settimane e si hanno buoni risultati a partire dalla prima applicazione. “La durata è di circa sei mesi e dipende chiaramente dall’igiene orale e dalle abitudini del soggetto. Inoltre bisogna ricordare che quanto più rapidamente i denti sbiancano, tanto minore sarà la durata. Va ricordato che non esistono denti bianchi come

la porcellana e quindi non bisogna eccedere nello sbiancare troppo il dente, così come bisogna tener presente anche l’età dei pazienti. Denti troppo bianchi su un paziente di 70 anni sarebbero ridicoli”, ci spiega Diego Carlucci. In studio, invece, il trattamento è più veloce. “I denti cambiano aspetto in una sola seduta che dura in totale un’oretta. Il risultato è assicurato dall’uso di un’agente sbiancante e di lampade ad alta intensità. In presenza di una buona igiene orale la durata del trattamento raggiunge i 12 mesi”, ci spiega Clorindo Tranfa. Il costo è diverso. Nel primo caso, esso si aggira intorno ai 350 € e com-prende il costo della mascherina e del liquido; nel secondo caso, che varia da paziente a paziente e dal tipo di colore che si intende ottenere, esso va dai 250 € a salire. Un’altra moda è sicura-mente quella degli apparecchi trasparenti. Generalmente utilizzati dagli adulti che non vogliono mostrare un sorriso metallico, tali apparecchi, ovviamente mobili, consentono di correggere gli eventuali problemi di chiusura o dentatura storta non curata in età infantile. Va detto che a partire dai quattro anni di età è opportuno portare i propri bimbi ad una visita di controllo.

Fino a qualche anno fa, la dentatura da latte

veniva trascurata, oggi invece, sempre più spesso sono i pediatri a consi-gliare un controllo

presso i colle-

ghi. Per quanto riguarda gli apparecchi, come sappiamo ne esistono di diversi tipi, mobili o issi ma, anche in questo caso, non è possibile stabilire una cifra precisa per il loro uso, ancora una volta “il prezzo varia caso per caso”, ci spiegano i dottori. “Quello che si può affermare con certezza è che gli apparecchi trasparenti risultano più costosi dei classici- ci racconta ancora Tranfa -. Bisogna, infatti, sostituirli quasi ad ogni progresso registrato; d’altra parte però, hanno il vantaggio di non lasciare l’antiestetico colore giallognolo, tipico dei brackets (gli attacchi metallici), e di non essere dolorosi”. Prima di lasciare i dottori al loro lavoro ho chiesto di descrivermi il paziente ifone per eccellenza. Ho scoperto che, in assoluto, i più paurosi sono i signori uomini che, a detta dei tre professionisti, fanno i coraggiosi ma sono sempre sul punto di svenire al momento della pulizia, dell’anestesia, piuttosto che dell’estrazione. “Le donne, invece, -ci dice Diego Carlucci- fanno, tutto sommato, solo qualche moina”. “Tra i pazienti più coraggiosi – afferma Clorindo Tranfa, membro dell’associazione onlus Futuro Down -, ci sono i bambini affetti da sindrome di down. Questi bambini se presi per il verso giusto collaborano più di tanti adulti”. Speriamo di essere stati utili anche questa volta e, se non siamo riusciti a sapere molto di più sui costi, l’unico consiglio che possiamo darvi è quello di non fermarvi al primo dentista e preventivo, e se proprio gradite andare all’estero, fatelo solo per vacanza!

magazineb

9

Gen

nai

o09

Page 12: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

di Alessandro Caporaso

La crisi economica, secondo rilevamenti della Banca d’Italia, sta dando già i suoi “buoni frutti” tangibili sul mercato. I settori più colpiti sono naturalmente il siste-ma di credito, il mercato immo-biliare, e più in genere i consumi. I risultati di questa situazione sono ormai evidenti nella nostra città già da tempo. Segno che la tanta chiacchierata dicotomia tra crisi percepita e crisi reale, sia tutto al più un passatempo per quanti non ne sono coinvolti. Proprio a conferma della criticità della situazione, molto concreta e percepita, abbiamo indagato un fenomeno che sta crescendo vorticosamente nella nostra real-tà. Vale a dire le vendite all’asta. Sempre più spesso, infatti, un numero di famiglie di volta in vol-ta crescente perde la casa per cui si erano sacriicate da una vita. Vittime di impegni gravosi che, una volta venuta meno un’entra-ta che si credeva consolidata, non riescono più ad onorare. Gli istituti di credito, da questo punto di vista, si sono specializzati

per abbreviare i tempi di rivalsa sull’immobile dato in garanzia. Il risultato è che nel giro di pochi anni, le aste giudiziarie sono aumentate esponenzialmente e vi si vende di tutto: dalle case, alle auto, dai mobili all’abbigliamento. Ditte, famiglie, artigiani; i beni materiali messi in vendita forzata appartengono alle categorie più disparate. Proprio sulla scia di questo nuovo fenomeno, in

provincia sono sorte società di servizi che afiancano i vari studi notarili con lo scopo di facilitare le procedure e velocizzare le operazioni. Si tratta di una nuova attività che prima semplicemente non esisteva perché non esisteva il fenomeno, almeno nelle sue dimensioni attuali. Il titolare della maggiore di esse, nata nel 2008, (che però ha chiesto l’anonimato) in pochi mesi ha esteso il suo campo di azione e oggi copre

anche zone come S. Angelo dei Lombardi ed Ariano Irpino, curando le procedure di vendita forzata anche di questi territori. Possiamo renderci conto di come il fenomeno sia diffuso nel San-nio, semplicemente prendendo in considerazione il dato sul numero di aste effettuate che ci viene fornito. La società di consulenza ha curato nell’ultimo semestre più di 120 aste. Vale a dire 120 fami-

glie sannite negli ultimi sei mesi hanno perso il proprio immobile. Gente costretta a vendere casa all’asta per azzerare i mutui, le ipoteche e tutti i debiti contratti. Il fenomeno “asta” è però alimen-tato anche dall’elevato prezzo degli immobili sul mercato libero. Molte giovani coppie spulciano gli avvisi in cerca di un’abitazione a prezzi ragionevoli. Effettivamen-te, attraverso le aste qualcosa si riesce a risparmiare, soprattutto

A Benevento le vendite forzate hanno raggiunto cifre da capogiro. Nel solo 2007 le case vendute forzatamente sono state oltre cento

Quel brutto affare delle aste giudiziarie immobiliari

“Le notti erano divenute interminabili ed

il tempo, inesorabile, era diventato il mio

maggior nemico. Non sapevo cosa fare”

Page 13: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Attualità

magazineb

11

Gen

nai

o09

I numeri delle aste

La società di consulenza più importante sul territorio ha curato nell’ultimo semestre più di 120 aste.

Nel 2007, nella sola città di Benevento si sono svolte ben 106 aste immobiliari.

se la procedura esecutiva a cui fa riferimento l’avviso di vendita è stata avviata molti anni fa e quindi la valutazione dell’immo-bile è datata 7, 8 a volte anche 10 anni addietro. Solo nell’arco dell’anno 2007, e solo prendendo in considerazione gli immobili messi in vendita forzata nella città di Benevento, le vendite all’asta hanno raggiunto quota 106, mentre nel 2008 la cifra aggiorna-ta però all’1/12/2008, si è ridotta ad 83 proprietà. Nel corso della nostra indagine, siamo riusci-ti a contattare una persona di Benevento che ha dovuto subire l’umiliazione della vendita forzata della propria abitazione. E’ la triste vicenda di Antonio, che era impiegato come elettricista presso un’azienda, e si occupava soprattutto di installare impianti elettrici. Perso il lavoro è passato anche lui attraverso l’incubo delle aste, e nel 2002, quando le quotazioni erano ancora espresse in lire, ha dovuto vendere all’asta la propria casa per estinguere il mutuo che aveva acceso tre anni prima. Questo presentava rate semestrali, e ammontava a 100 milioni di lire. In tre anni, con rate da 2,5 milioni di lire, ha versato 7,5 milioni, una cospicua somma per un dipendente. Appresa la notizia del licenziamento, Anto-nio, per evitare di perdere casa, ha cercato un altro impiego, ma invano, “il tempo passava e il giorno del pagamento della rata –

ci conida con molta emotività - si avvicinava sempre più, e trovare un lavoro restava un miraggio, un’isola nel deserto. Le notti erano divenute interminabili, ed il tempo, inesorabile, era diventa-to il mio maggior nemico. Non sapevo cosa fare”. La situazione agli inizi del nuovo millennio non era delle migliori, e certo non ha favorito nessuno, men che meno il nostro intervistato, e come da previsione la banca ha aggredito il suo immobile per poter recupe-rare la somma che aveva versato sul conto di Antonio. Il CTU (con-sulente tecnico d’uficio) nella perizia svolta, aveva valutato la casa di Antonio circa 90 milioni di lire, somma inferiore al reale valore dell’immobile, e l’aggiudi-catario dell’asta è risultato essere un privato cittadino di Napoli. Non raramente può capitare di trovare allo svolgimento delle aste persone che cercano di fare l’affare per poi rivendere imme-diatamente l’immobile, lucrando sulla differenza di prezzo”. Tut-tavia, operare acquisti in questo ambito non è semplice. Spesso la perdita di proprietà avviene in modo traumatico. Famiglie che si barricano in casa e uficiali giudiziari, con forze dell’ordine a seguito, costrette ad adempiere al triste compito di far rispettare una legge che, purtroppo, non riesce a garantire chi è vittima di disgrazie economiche. E per chi deve subentrare potrebbe esserci qualche problema di rimorso. In in dei conti, il discorso è sempre lo stesso, da che mondo è mondo: per fare soldi ci vogliono altri soldi.

magazinebAbbonati a b magazinechiedi in edicolaRiceverai la rivista comodamente a casa tua ogni mese

1 anno 10€

Page 14: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Società

di Fabio Marcarelli

Una delle esperienze più belle che i nostri ragazzi possono fare nel corso del loro percorso di studi è partecipare all’Erasmus, un progetto che permette agli studenti universitari europei di trascorrere un periodo di studi presso università estere, sostenen-do esami e portando a compimento un’importante esperienza di vita. Anche la giovane Università degli Studi del Sannio partecipa da qualche anno al progetto europeo, ospitando ragazzi stranieri e mandando in visita i propri studenti in altre univer-sità del circuito. L’Erasmus porta con sé tanti van-taggi per gli studenti che decidono di parteciparvi, anche se recentemente è stato oggetto di pesanti critiche da parte di “eminenti” psicologi, sociologi, ma anche di politici, che hanno messo sotto accusa gli intenti non esclusivamente di studio di molti stu-denti. “Vanno all’estero solo per divertirsi e non per studiare” è stata in sintesi la denuncia. Critiche che, secondo l’esperienza di Fabio, studente sannita che vi ha preso parte, soggiornando all’Università spagnola di Burgos, grazie ad una borsa di studio di nove mesi, sembrano esagerate. “Si, ci si diverte in Erasmus – ha commentato - , ed anche tanto, ma non è solo baldoria e movida. Grazie a questo progetto, oltre ad imparare quasi perfettamente una

lingua, ho appreso come è strutturata l’università spagnola, ho sostenuto e superato esami, ho cerca-to, con le relative risorse inanziarie a mia disposi-zione, di viaggiare e conoscere parte dell’Europa. Ho potuto ammirare città splendide e soprattutto capire cosa vuol dire sentirsi cittadino europeo, obiettivo, questo, su cui la Commissione Europea fondò il progetto. L’obiettivo è rendere la nuova generazione di studenti ancora più partecipe ai problemi dell’Unione Europea, farli sentire cioè parte integrante non di una nazione, ma di un continente”.Per entrare in contatto con gli studenti che hanno aderito al Progetto Erasmus qui a Benevento attra-verso Università degli studi del Sannio, abbiamo contattato alcuni dei ragazzi giunti nella nostra città circa due mesi fa, e il presidente dell’ESN (Erasmus Student Network) di Benevento: Domenico Tedesca; l’associazione no proit, nata a Benevento nel 2002, che promuove la mobilità studentesca verso un servizio di informazione e sostegno fornito volon-tariamente da studenti. I membri dell’associazione, grazie alla loro esperienza, aiutano, con consigli ed informazioni tutti coloro che vogliono partecipare al programma di scambio. L’ESN supporta, inoltre, tutti gli studenti stranieri arrivati nella nostra città per l’Erasmus, promuovendo la conoscenza, la socializzazione, al ine di superare stereotipi che possono condurre a fenomeni di intolleranza o esclusione. Si tratta di un gruppo di volontari che accolgono gli studenti e propongono, grazie a una “special card”, delle interessanti iniziative (viaggi, incontri, convegni) e degli sconti in molti dei locali del centro storico e in altri spazi ricreativi (cinema, bowling, pizzerie). Abitualmente all’arrivo degli studenti Erasmus da altre atenei, l’Università degli studi del Sannio organizza una piccola cerimonia

PROGETTO ERASMUS: Benevento a contatto con l’EuropaEcco i numeri del progetto per lo scambio interuniversi-tario nella città di Benevento e le impressioni degli stu-denti stranieri appena arrivati in città

Page 15: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Società

di benvenuto, il “welcome day”, a cui presenzia il rettore, che accoglie formalmente gli studenti as-sociati al progetto e li informa sulle varie possibilità offerte loto, tra cui l’istituzione di un corso intensivo e gratuito di italiano.Per ogni anno accademico gli studenti Erasmus giunti a Benevento sono una trentina e provengono da Spagna, Turchia, Polonia e Bulgaria e vivono tutti insieme nella residenza universitaria allestita in via dei Mulini, dove passano gran parte della giornata studiando, socializzando e organizzando festicciole.

Deria di Ankara, Dani di Oviedo e Luis di Grana-da, sono tre studenti di università estere giunti a Benevento. Cosa pensano della nostra città? Le risposte sono molto positive, trovano Benevento un po’ piccola ma bella, tranquilla, ottima per posizione geograica ed economica, ma soprattutto adorano l’ambiente e il carattere dei beneventani: socievoli, gioviali e sempre pronti ad aiutare il prossimo.Naturalmente non sono tutte rose e iori, visto che denunciano alcuni problemi relativi alla manuten-zione della residenza in cui vivono, o l’insuficienza di spazi per cucinare: “C’è una sola cucina per trentadue persone!”, ma anche gravi guasti ai servizi igienici che si trascinano per mesi.Per fortuna questi inconvenienti, non intaccano l’entusiasmo dei ragazzi e la voglia di conoscere la cultura e le bellezze della nostra città. Per tutte le persone interessate a conoscerli ESN consi-glia di consultare il sito www.esnmaleventum.it e partecipare ad una delle numerose festa che periodicamente si organizzano in diversi locali della città. Erasmus, ed anche a Benevento c’è un pezzo d’Europa.

Cos’è il progetto Erasmus

Il Progetto Erasmus (European Action Scheme for the Mobility of University Students), nasce nell’ambito del Programma Socrates, nel 1987. Destinato dalla Commissione Europea allo svi-luppo della cooperazione transnazionale, costitu-isce il mezzo attraverso il quale l’Unione Europea intende sostenere l’istruzione superiore e pro-muovere la mobilità e lo scambio degli studenti fra i Paesi membri della Comunità ed altri Stati convenzionati.Il Progetto si rivolge a studenti universitari iscritti almeno al secondo anno di studi e che abbiano superato tutti gli esami del primo e prevede un aiuto inanziario diretto agli studenti che effettua-no un periodo di studio di almeno tre mesi ed al massimo di un anno accademico in un altro Paese partecipante. Le borse in questione do-vrebbero essere destinate alla copertura dei co-sti di mobilità dello studio all’estero, quali spese di viaggio, preparazione linguistica e differenze di costo della vita; ma, in realtà purtroppo, sono as-solutamente insuficienti a tale scopo. L’obiettivo uficiale del Progetto Erasmus è quello di fornire agli studenti interessati la possibilità di una più approfondita dimensione europea degli studi, offrendo l’opportunità, inoltre, di vivere un’espe-rienza personale di vita in uno Stato diverso dal proprio. Il progetto porta al miglioramento delle conoscenze delle lingue straniere, perché l’Euro-pa è il nostro presente.

I numeri del progetto

Durante più di vent’anni il progetto Erasmus ha interessato un milione e mezzo di studenti, che si sono riversati nei vari atenei di tutt’Eu-ropa, con la voglia e il desiderio di apprendere una nuova lingua, di conoscere culture differenti, di sco-prire grazie al viaggio, e all’espe-rienze personali, luoghi visti solo sui libri o sulle cartine geograiche.

magazineb

13

Gen

nai

o09

Page 16: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

SONO LE CINQUE

E STIAMO ANCORA AL SECONDOCronaca dell’odissea di un normale invitato ad un consueto matrimonio beneventanodi Valerio Vestoso

Il volto segnato dal dolore, gli occhi persi nel vuoto, le mani incrociate a mò di preghiera. No, non è un Caravaggio inedito, è l’immagine raccapricciante di un capofamiglia che ha appena trovato sul tavolo d’ingresso l’ennesima partecipazione di matrimonio. Si, perché l’invitato diviene una sorta di Ulisse del terzo millennio, impegnato in un’impresa ben più travagliata di quella vissuta dall’eroe omerico: sopravvivere a dieci ore di pran-zo nuziale! Finalmente arriva il giorno del sì. Davanti alla chiesa gli uomini vagano senza mèta e con lo sguardo basso, mentre le donne si sidano spalmandosi addosso complimenti pregni d’ipocrisia : “Stai benissimo”, “Ma quanti chili hai perso?”, “Oddio dimmi dove hai comprato questo tailleur che lo sto cercan-do da anni”. Ecco che arriva la sposa accompagnata in chiesa da tre costanti: il braccio di suo padre tremolante, la marcia nu-ziale e la valanga di commenti su acconciatura, trucco e audacia del vestito. Ore 12:25. Il sacerdo-te, amico di famiglia, impietoso dell’orario e dello stomaco degli invitati, si diverte a scavare nel

passato dei due sposini, delizian-do i presenti con aneddoti relativi alla loro frequentazione dell’azio-ne cattolica. Fortunatamente si procede. Scambio delle fedi, applauso, bacio di rito ed euca-restia, rigorosamente interrotta dal gemito di un bambino un se-condo prima del fatidico “Mistero della fede”. Durante la irma dei registri, in chiesa entrano anche gli uomini, che durante l’intera cerimonia non vi hanno messo piede. Al canonico rimprovero delle loro mogli risponderanno con un sincero “Stavo in fondo”. Auguri, auguri e via tutti in macchina a destreggiarsi in una sinfonia di clacson esasperati, all’insegna del festeggiamento sobrio ed elegante. Durante il tragitto il capofamiglia si erge a moralizzatore ed elargisce lezioni di responsabilità ai igli: “Uagliù, ho messo 500 euro nella busta: mi raccomando non ci lasciate nemmeno le molliche”. Dopo decine di chilometri e di bestem-mie contro gli sposi che poteva-no trovare un locale più vicino, il carrozzone arriva al ristoran-te. Nome emblematico: “Villa Amaranto”. Gli invitati ci sono, la fame anche, il buffet pure. Di so-lito è uno zio che avvicinandosi con ottimismo alle pietanze viene

gelato dall’autoritarietà di un ca-meriere. “No signore, dobbiamo aspettare gli sposi che sono im-pegnati nel servizio fotograico”. A quel punto il pover’uomo si avvia verso una sedia che possa sorreggere la sua disperazione e si afida alle immagini patinate del terzo mondo per illudersi che c’è qualcuno che sta peggio di lui. Intanto il fotografo di turno impone agli sposi pose plastiche che non sanno certo di sponta-neità. «Allora sposo guarda negli

occhi la sposa con passione, mentre tu sposa con la mano sinistra accarezzalo e con la destra indica la strada verso cui scap-pare insieme!”. Due ore

dopo. Alla presenza del maitre viene tagliato il nastro

inaugurale. L’approccio ai vassoi è talmente aggressivo che gli ot-tantenni presenti si commuovo-no, perché rivedono l’assalto alle carrette dei Tedeschi. Qualcuno riesce ad agguantare una fetta di bresaola che viene elevata al cielo come trofeo di guerra. Altri, meno fortunati, devono accon-tentarsi dei rusticini col wurstel (gli unici che rimangono sempre). La compostezza che caratte-rizzava la cerimonia in chiesa comincia a sfumare. Il vino farà la sua parte annullandola del tutto. Il menù è un sonetto in dolce stil novo. “Nuvole di latte adagiate su letto salato” (pro-sciutto e bocconcini); “Sentieri di grano affacciati su scogliere mediterranee”(spaghetti alle

Page 17: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Società

Matrimonio, quanto mi costi…

Tra ristorante, bomboniere, inviti, vestito, acconciature e servizio fotografico si arriva a spendere un patrimonio. Ecco a cosa va incontro chi sceglie di fare il grande passo

Nonostante le statistiche nazionali inquadrino il matrimonio in una situ-azione di crisi sul piano culturale, sotto l’aspetto economico si riscopre sempre più vicino ad una complessa idea di business. Umberto De Nigris si occupa di wedding planning per l’agenzia SposiIn – Idee per il vostro matrimonio.

“L’idea di afidare l’intera preparazione del matrimonio ad un’organizzazione specializzata deriva da un’idea totalmente americana che sottrae gli sposi agli inconvenienti e allo stress che un evento del genere può alimentare. Siamo la regione dove ci si sposa di più: il 5,3 per ogni mille abitanti contro il 3,5 per ogni mille abitanti dell’Emilia Romagna, seconda è la Sicilia, a seguire altre regioni del sud. Un altro dato rilevante è che l’età media si è alzata: al Nord stiamo sui 30 anni, in Campania il dato è il + basso 27,9.

I costi sono vincolati a criteri qualitativi e quantitativi. Da 70 euro ino a oltre 130 a persona per il reparto ristorazione. Mediamente stiamo intorno i 90/100 euro. Un abito da sposa, volendo, può essere noleg-giato spendendo poche centinaia di euro. In ogni caso si può spendere anche 200/300 euro per un abito (cinese) ino ad arrivare a spendere cifre molto più cospicue per abiti unici di grandi sarti. Mediamente la spesa si aggira intorno ai 3000 euro.

Per gli abiti da sposo la richiesta è solitamente per abiti sartoriali dove con circa 1000 euro si realizza un abito su misura con tessuti pregiati. Noi maschietti siamo meno esigenti anche negli accessori. Comunque si può spendere poche centinaia di euro ino a spendere oltre 3000 euro. Per le bomboniere il costo varia sempre in base al numero di invitati e non solo. Ultimamente si pensa generalmente a qualcosa di utile. Mediamente il costo è intorno ai 10 euro a salire per singolo articolo. Per gli addobbi loreali si parte da 600/700 euro e si va anche oltre 3000, mediamente 1.500 euro. Per il servizio video/fotograico si parte da meno di mille euro a spendere oltre 3000. Acconciatura sposa mediamente 500 euro.

La spesa totale per un matrimonio medio con 140 invitati si aggira sui 45.000 euro. Solo un attenta pianiicazione mette al riparo da stress e rimpianti. Al grande giorno si arriverà idealmente freschi e rilassati, poi-ché un matrimonio non deve né stancare ne annoiare, ma diventare un momento speciale per sé e per gli invitati. Insomma un’occasione unica per offrire a tutti, sposi compresi, una festa in piena regola.”

magazineb

15

Gen

nai

o09

vongole); “Coriandoli di frutta di stagione affogati al liquore” (macedonia). Il tastierista, capello lungo e tinto, di scuola neome-lodica, opta per un “Io non so parlar d’amore” d’annata e invita gli sposi a guadagnare il centro della pista. Un patetico cerchio umano si stringe e si dilata attor-no ai due malcapitati simulando i movimenti di una medusa handi-cappata, con tanto di cameraman , impegnato in una radiograia più che in una ripresa. Sono le cinque e stiamo ancora al secondo. Il tedio viene scongiurato da una voce anonima: “Evviva gli sposi”. E’ lo stesso che durante la tom-bola natalizia, all’uscita del primo numero grida “Ambo”. Il quadro è imbarazzante: le donne con di-sinvoltura si liberano delle scarpe col tacco, lasciando intravedere i piedi sanguinanti modello sacra sindone; gli uomini con la giacca coprono il pantalone sbottonato a favore della digestione. I più coraggiosi azzardano il percorso sedia-macchina per conoscere il risultato della partita del Napoli. Il tastierista ha perso la verve. All’ennesima richiesta di una bambina – “Ha detto mamma se ci fai il ballo del cavallo”- ha preferito smettere di far inta di suonare e inserire direttamente il cd, tanto nessuno ha più la forza di sentirlo. Pochi minuti prima dell’arrivo della torta, un parente della sposa, munito di busta di plastica griffata Conad, si lancia in un pellegrinaggio tra i tavoli, alla ricerca di residui di cibo da portare ad un fantomatico cane che in realtà non ha mai avuto, ammortizzando parzialmente il costo del regalo. La festa è ormai agli sgoccioli, ma la batosta inale è in agguato: taglio della cravatta e lancio della giarrettiera che, quando la sposa ha il sex-appeal di una lavatrice, può arrecare gravi danni alle coronarie dei presenti. Alla ine del pranzo gli invitati non si abbracciano per salutarsi. Si circumnavigano. La sala ormai è deserta: le ultime persone si avviano verso l’uscita con dei portaombrelli sotto le braccia (le bomboniere glamour scelte dagli sposi); l’unica coppia che non si è alzata per 8 ore

consecutive, si scatena in un assonnatissimo lento, facendosi largo tra i camerieri che sparec-chiano e i due neoconsuoceri che contano le bottiglie di vino sui tavoli, presumendo la cattiva fede del ristoratore. Tornando a casa in macchina, i superstiti non

hanno la forza di commentare. Solo qualcuno si lascia andare ad un secco “Mai più”, seguito da un tacito ruggito, iglio illegittimo della digestione appena avve-nuta.

Page 18: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

ma

ga

zine

b

foto: Giuseppe De Blasio

Page 19: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Clem ClemGiampiero CLEMENTE

Page 20: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

di Celestino Reale

“Una vita da mediano, a recu-perar palloni, nato senza i piedi buoni, lavorare sui polmoni”. Se non per il fatto che i versi di questa canzone di Luciano Ligabue sono dedicati al ruolo del mediano nel calcio, la igura di “uomo del sacriicio” che passa una vita “a recuperar palloni, lì sempre lì, nel mezzo” di un campo che richiama epiche battaglie di altre epoche, Alfredo Dell’Oste, mediano di mischia e vera istituzione dell’ U.S. Rugby Benevento, potrebbe benissimo esserne il protagonista.

Lui che tra fango, erba, sudore e spintoni ha trascorso tanti anni della sua migliore gioventù ci spiega in breve regole e valori dello sport con la palla ovale.

Da quanto pratichi il rugby e come hai iniziato? “Ho iniziato quando avevo 7 anni, ma il rugby non era ancora una delle mie passioni. Giocavo a basket, poi dietro sollecitazione di un mio amico, il iglio dell’ex arbitro di serie A1, Ferdinando Cusano presi parte ad un appros-simativo primo allenamento alla Colonia elioterapica e poi alle pri-me indimenticabili partite giocate al vecchio campo Meomartini”.

Quali sono le regole principali del rugby?“Una squadra è composta da 15 giocatori. Lo scopo del gioco è passarsi la palla ovale rigoro-samente in dietro ino all’area di meta per conquistare i punti necessari alla vittoria. Molti non riescono a capire come si possa andare avanti passandosi il pallo-ne all’indietro”.

In che ruolo giochi?“Ho esordito da ala, ma ora gioco come mediano di mischia”. E in cosa consiste?“Il mediano di mischia è il punto di contatto tra avanti e tre quarti, è l’uomo deputato a mantenere attivo il gioco dopo una mischia, un po’ come il numero 10 nel calcio”.

Quali risultati sportivi hai rag-giunto nella tua carriera?“Oltre alle vittorie conseguite quando giocavo con le squa-dre giovanili, ho partecipato attivamente alla promozione del Benevento in serie A nella sta-gione ’81-’82. Inoltre sono stato capitano della prima squadra e il giocatore con più presenze nella storia del club”.

FIGLIA TI VOGLIO DARE PER SPOSA AD UN RUGBISTAVita e parole di un mediano di mischia: Alfredo Dell’Oste, vera istituzione dell’ U.S. Rugby Benevento

Page 21: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Intervista

magazineb

19

Gen

nai

o09

Quali valori propone il rugby?“Beh, il rugby esegue i canoni dello sport di squadra quali il rispetto per i compagni, il rispetto per gli avversari dentro e fuori dal contesto di gioco, il rispetto per l’ar-bitro e le autorità in campo. Anche se può sembrare uno sport violento alla ine i giocatori rivali si ritrovano nel dopo partita, nel famoso “ter-zo tempo”, in cui si discute delle situazioni della gara dimentican-do le frizioni del match, magari bevendo qualcosa”.

Che rapporto hai con la città?“Indubbiamente giocare a rugby a questo livello mi ha dato una discreta visibilità e notorietà a livello cittadino e societario.”Consiglieresti ai più giovani di iniziare a praticare il rugby?“Il mio consiglio è di fare sport e di giocare solo a rugby. Perché questo sport è una palestra di vita, ti insegna a trasferire il rispetto, sovrano in campo, nella vita di tutti i giorni.”

C’è un limite di età per giocare?“Il limite federale è di 42 anni, e quando dovrò lasciare penso di rimanere nell’ambiente perché

sono un uomo di campo, quindi cercherò di intraprendere la car-riera di allenatore. Ma quel giorno è ancora lontano”.

Per adesso Alfredo Dell’Oste resta lì, sempre lì. Nel mezzo, ovviamente.

Breve storia del rugby

Il rugby ha origine dal football, gioco molto praticato nei college inglesi del 1800. Si dice che l’inventore sia stato William Webb Ellis, un pastore protestante inglese di Rugby (cittadina inglese dalla quale il gioco prese il suo nome). Il giovane, secondo la tradizione, avrebbe preso la palla con le mani e l’avrebbe depositata nell’area di porta avversaria tra lo stupore dei presenti. Mancano le prove storiche e l’unico testimone dei fatti morì senza essere riuscito a convincere i giornalisti dell’accaduto. Successivamente i rappresentanti delle scuole inglesi si riunirono il 26 gennaio 1871 per dare vita alla Rugby Football Union e alle regole di base che nel tempo si sono sempre migliorate.

Breve storia dell’ U.S. Rugby Benevento

La U.S. Rugby Benevento, fondata nel 1966 da un gruppo di ragazzi con a capo un frate conventuale, dopo una militanza a fasi alterne nei vari campionati minori della Federazione Italiana Rugby, approda nella stagione 1981/82 alla serie A nazionale. Naturalmente, oggi, la U.S. Rugby Benevento non è più una “società di parrocchia”, ma un’associazione sportiva leader nella propria città e nella propria regione. Attualmente annovera annualmente circa 2.000 atleti, con oltre 350 tesserati propri e oltre 1.000 bambini che partecipano al Torneo “Città di Benevento”, che si tiene da ben 11 anni, all’inizio del mese di maggio, diventato ormai “Torneo Internazionale” a pieno titolo per la partecipazione di squadre provenienti da tutta Europa.

“Molti non riescono a capire come

si possa andare avanti passandosi il

pallone all’indietro”.

Colori sociali: Bianco e CelesteCittà: Benevento

Federazione: F.I.R.Fondazione: 1966

Palmarès: 3 ScudettiStadio: Stadio Pacevecchia

(4.000 posti)

Sito ufficiale: http://www.beneventorugby.it

Page 22: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

di Alessandro Paolo Lombardo

Giovanni Vergineo è un giovane archeologo con la passione della scrittura. Quando non scava scrive. Ma anche quando scrive… scava. La sua espres-sione letteraria è una sorta di “archeologia interiore” da cui emergono frammenti del vissuto personale strettamente connessi alla realtà beneventana, lo strato nel quale sono collocati i reperti. Nel caso dell’archeologia interiore, i ricordi.“E’ il Sabba” disse mio padre. “E perché… perché mi hai portato qui a vederlo?” - “Perché tu non dimentichi mai da dove vieni, e perché non dimenti-chi mai che questa… questa è la tua città”. “Sabba” è il primo racconto di Giovanni, una sorta d’inizia-zione, momento fondante della letteratura sin dal lontanissimo Esiodo. Nel caso di Giovanni, non è una Musa che lo inizia alla poesia ma è il padre, in questo racconto, ad iniziarlo alla memoria, all’identi-tà beneventana.La leggenda è l’humus di questo racconto e del

successivo, “L’ultima ianuaria”. Ma in “Sabba” il rituale magico delle streghe beneventane ha un che di ancestrale e allo stesso tempo di eterno. Il rac-conto seguente abbandona l’aura misticheggiante per una storia dal sapore più paesano. Questa volta è il nonno “la pala” che Giovanni usa per riportare alla luce una pietra della realtà pre-globale.In paese vi sono dei ruoli issi. Per quanto que-ste maschere siano pesanti, esse sono il garante dell’ordine: ad ognuno il suo. Anche lo “scemo” ha la sua raison d’être. “L’ultima ianuaria” è la storia della “pazza”. Ogni paese che si rispetti ha i suoi pazzi. Ma questa assurge a metafora della vita stes-sa, sempre sul ilo del rasoio, in equilibrio precario od in squilibrio. E lo squilibrio è paradossalmente una forma di equilibrio, l’estremo atto della volontà di vivere per non buttarsi o cadere giù dalla lama. La pazza della storia di Giovanni è l’ultima “janara”. An-cora una volta la leggenda, utilizzata quale categoria interpretativa del mondo: “Le janare entrano sempre dalla porta, che è il loro accesso al mondo dei vivi, di chi si crede al sicuro. Ma non lo è. (…) pensai che il nome stesso “janara” deriva dal latino ianuaria: colei che sta sulla porta, ianua, appunto (…) forse, aveva sempre vissuto su una porta, sull’uscio fra follia e sanità, fra mondo di fuori e mondo di dentro, in bilico fra due realtà inconciliabili”.La scrittura di Giovanni è una “janara”, entra ed esce continuamente dalla “ianua” in uno scambio continuo tra la strada del mondo vivo e l’universo della inzione letteraria. Come ogni scrittore, forse.

Leggende e realtà beneventane nei racconti del giovane scrittore sannita più volte premiato al concorso letterario Città di Melegnano

L’archeologia interiore di

Giovanni Vergineo

Page 23: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Cultura

magazineb

21

Gen

nai

o09

Ma uso il termine in particolare per lui poiché “jana-ra” è un vocabolo nostrano ed i suoi racconti sono, parimenti, nostrani.Nel racconto “539, Parco Millennio” si parte proprio dalla strada beneventana: “Come sempre eravamo lì, sotto la Rocca, a cazzeggiare, a fumare erba e a masticare chewing-gum, a sbrodolarci con la birra di sottomarca comprata al supermarket dall’altro lato della strada. (…) Il forte che aveva difeso i reg-genti papalini iniqui e prepotenti era ora, nell’epoca della democrazia, nel XX sanguinoso secolo preda delle nostre turbe adolescenziali, della nostra follia post-puberale, abbandonato al giudizio ed al potere di un branco di ormonauti senza regole, sensuali, brufolosi, perennemente in cerca di un modo per fuggire la noia e la malinconia che quelle vecchie scale inevitabilmente trasmettevano. Stare seduti lì era come stare seduti sull’eternità, poggiare le chiappe sul tempo che scorre, dominandolo per un pò ed avendo l’arroganza, la hybris (tracotanza, ndr) di scheggiarne la supericie coi nostri temperini, disegnando i baffetti ai busti scolpiti delle edicole romane inglobate nelle pareti del castello, che ave-vano attraversato secoli di barbarie senza riportare la metà dei danni che noi potevamo inliggere ad essi in una notte o in un pomeriggio di noia infra-scolastica estiva”. “539, Parco Millennio” è una pittura. Il quadro della gioventù sannita, in fondo di tutta la gioventù odierna. E’ la storia di “Michi il pazzo”, un giovane non particolarmente folle. Tanto diverso dalla pazza di “L’ultima ianuaria” che passava le giornate a masticare fazzoletti chiusa in se stessa. Michi è dei nostri tempi, dell’era del “narcisismo”, come deinita da Rosalind Krauss. Il narcisismo è la chiave per comprendere il sentire attuale, riveste l’importanza che l’isteria e le nevrosi avevano all’epoca di Freud. Michi il pazzo è un nar-cisista alla ricerca di un proprio regno. Lo trova in un parco residenziale abbandonato per problemi sorti durante la costruzione (la suggestione è derivata da un esempio di degrado edilizio beneventano) e coinvolge lo scrittore nella sua ricerca di dominio. Michi è un giovane moderno… Noi giovani moderni preferiamo essere Signori del Nulla che sudditi di Dio.Un racconto potente, quello di Parco Millennio, tanto da aggiudicarsi il Premio Letterario Internazio-nale “Città di Melegnano 2007”. Queste le motiva-zioni della giuria: “Un noir di terribile umanità, che descrive in poche pagine un tragico spaccato di vita metropolitana allo sbando: l’intensità espressiva di-venta cinematograica, nessun giudizio morale viene tratto dall’autore, che si attiene ai fatti, alle emozio-ni, alle taglienti e nude descrizioni di personaggi, ambienti, squallori umani, e inevitabili conseguenze di tali devianze. Il delitto sarà casuale, nato dalla paura e dalla debolezza. Nessuna traccia di reden-zione nel fuggiasco omicida, vittima di se stesso e di una generazione bruciata. Lo stile letterario dell’autore è una corsa avvincente e stregata ino alla tragedia. La sua geniale capacità di descrivere

in un lampo i personaggi e al tempo stesso di denu-darli psicologicamente è potente”.E’ degli ultimi giorni la notizia che anche quest’anno Giovanni ha riscosso successo al premio di Mele-gnano. Avendo ecceduto la lunghezza consentita con il suo racconto “Binario morto” (anche pub-blicato tramite il sito www.ilmiolibro.it) gli è stato conferito un premio speciale, questa volta perché “L’autore descrive con intensità il passaggio a volte traumatico dall’adolescenza alla maturità. Ma in questa trasformazione alchemica, che dovrebbe essere un lento processo evolutivo, è la tragedia a irrompere sulla scena. La scoperta del sesso e della morte, improvvisi e inesorabili, varcano come archetipi ancestrali o fantasmi psichici questa frontiera esistenziale. Dal normale fattore ludico e scanzonato, il giovane protagonista vive un terribile impatto con la realtà più cruda. Scritto con squisita cronotopia, questo racconto è un piccolo capolavo-ro introspettivo”.Ancora consensi. Il successo può essere talvolta un “binario morto” ma non per Giovanni, che continua a scrivere, non si sazia. La sua scrittura attraverserà ancora tanti binari, vivi o morti non ha importanza. Perché in letteratura niente muore per sempre.

BREVE AUTOBIOGRAFIA

Giovanni Vergineo è nato a Benevento nel 1984, e nonostante sia laureato in Archeologia non scrive di piramidi Maya, extraterrestri, armate perdute etc.etc.Sostiene che William Shakespeare gli sia com-parso in sogno e gli abbia rivelato il segreto per una buona letteratura, lo stesso di una buona durata del coito: pensare di scoparsi un cane.Ha partecipato due volte al premio “Città di Montesarchio”, classiicandosi secondo nel 2006 con il racconto “Sabba” e primo nel 2007, con il racconto “L’ultima Ianuaria”. Nel 2007 ha vinto il premio “Città di Melegnano” con il racconto “539, Parco Millennio”, e nemmeno lui sa come cavolo ha fatto. Quest’anno ha ricevuto un Pre-mio Speciale della Giuria del concorso “Città di Melegnano 2008”Suona il basso elettrico in una band death metal.Tra gli hobby, va ricordato che si è laureato con lode in Beni Culturali con una tesi su “L’Egitto a Benevento” e si è specializzato in Archeologia (sempre con lode e sempre come hobby).Questa foto se l’è fatta con l’autoscatto... e si vede. Ma è sempre meglio di quella stampata dietro “Gomorra”, no? Nella vita reale è netta-mente più bello.

Page 24: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Che bello sarebbe vivere in un Rione Solidale!Il progetto della Rete Arcobaleno Benevento mira a valorizzare la vita di quartiere, generando qualità di vita e producendo condivisione e aggregazione tra i residentiSe avessi abitato in un Rione Solidale probabilmente la diatriba col vicino non sarebbe arrivata in tribunale, con grande stress accumulato, spese ed impegni sostenuti. Alla ine ci hanno guadagnato, come sempre, solo gli avvocati. Una delle igure, infatti, previste dall’iniziativa “Rioni Solidali”, avviata dalla Rete Arcobaleno di Benevento, comitato per la valorizzazione sociale ed economica dei rioni e delle contrade, è il “Mediatore Rionale”. Una igura preposta a dirimere controversie tra

vicini, in modo extragiudiziale, salvaguardando i buoni rapporti di vicinato e alleggerendo la mole di lavoro presso i tribunali. La maggior parte dei procedimenti in corso presso le aule giudiziarie italiane, infatti, riguarda controversie tra vicini. Il “conine” dovrebbe essere pretesto di condivisione e cordialità; invece, per piccoli fraintendimenti e per carenza di comunicazione, il conine diventa, per i vicini, causa di malumore e di astio, in pratica, di divisione. Ma accogliere, nel proprio

vicinato, le istanze di “Rioni Solidali” signiica prevedere altre igure che contribuiscano a migliorare la qualità della vita attraverso una condivisione delle necessità. Altro operatore è l’Assistente Rionale che assume il compito di controllo, di manutenzione e di pulizia di piccoli tratti di strade, marciapiedi e di aiuole, afiancando l’attività degli operatori istituzionali destinati a quei compiti. Coinvolgendo pensionati e altri volenterosi, si incentiva la responsabilità sociale del

Page 25: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Come realizzare, nel proprio vicinato, una o più istanze di Rioni Solidali

Chi è interessato a contribuire alla realizzazione, nel proprio vicinato, di una o più istanze di Rioni Solidali, contatti:- Rete Arcobaleno Benevento - Rete di Economia EcoSolidale - [email protected] - 346.8929200;- Cooperativa la Solidarietà c/o centro per disabili “E’ più bello insieme” Benevento - [email protected] - 0824.54848.

Associazioni

cittadino che accudisce i suoi luoghi più prossimi: controllo dalla delinquenza, controllo del trafico veicolare, manutenzione e pulizia del quartiere sarebbero perseguiti, non da spersonalizzati e deresponsabilizzati operatori gestiti centralmente, ma dagli stessi residenti locali, realizzando una iliera corta della gestione pubblica. In ogni rione, sono attivabili inoltre gli “Animatori Rionali” per realizzare attività di aggregazione destinate prevalentemente a bambini ed anziani.Tutti gli operatori rionali descritti sono spesso volontari che, prestando il proprio tempo libero alla comunità, fruiscono del senso di condivisione con gli altri residenti del rione: nel tempo, alcune di queste igure possono diventare anche occasioni lavorative retribuite dai residenti.Tra le opportunità previste, una serie di strumenti da realizzare, a cura dei residenti, per rafforzare il senso di comunità del quartiere: le “Feste di vicinato”, i “Mercatini Rionali o di Contrada” e “Baratto&Sbarazzo”. Quest’ultima è una sorta di banca on-line degli oggetti da disfarsi e del tempo da scambiarsi, per facilitare l’incontro tra i bisogni e le disponibilità dei residenti che si concedono gli oggetti, ormai inutilizzati, o che si scambiano alcune prestazioni di tempo come, ad esempio, attività di babysitteraggio, piccoli aggiusti, lezioni private.I “Mercatini Rionali” prevedono prodotti locali, agroalimentari e artigianali, ma anche oggetti usati: il tutto organizzato con una iliera corta innovativa, in

quanto, non calati dall’alto, ma organizzati grazie all’interazione tra negozianti e residenti del rione.Ma la costituzione dei Rioni Solidali prevede anche il sollecitare l’amministrazione pubblica al ine di realizzare una serie di iniziative volte a migliorare la vivibilità della zona, come la creazione di “Isole Pedonali Rionali”, che nell’insieme concretizzerebbero un “Arcipelago Pedonale”. Pedonalizzando e valorizzando, almeno una strada minore, in ogni rione, si consentirebbe la creazione di luoghi di aggregazione che potrebbero attirare cittadini anche da altri quartieri, andando a perseguire una mobilità turistica intraurbana. L’Isola Pedonale Rionale consentirebbe sempre, anche nei giorni feriali, a tutti i cittadini, soprattutto a bambini ed anziani, di raggiungere, a piedi e in sicurezza, un’area pedonale. Si eviterebbe che i cittadini percorrano, a piedi o in auto, alcuni km nello smog e nel trafico, per fruire poi di soli 1000

metri di passeggiata (salubre?) nel centro storico. Si consentirebbe maggiore visibilità a strade, ora caratterizzate da scarsa visibilità, aumentando anche la supericie dell’offerta commerciale della città. Col tempo, le varie zone pedonali si potrebbero collegare tra loro, creando una rete di isole pedonali

(Arcipelago Pedonale) che consentirebbe una maggiore mobilità pedonale e ciclabile. “Cortili Rionali” potrebbero essere ottenuti utilizzando alcune aiuole che attualmente non sono calpestabili: senza intaccare gli alberi e gli arbusti presenti, inserendo, al posto di mal gestiti prati, pavimentazioni permeabili all’acqua, queste aiuole, solo da guardare, diventerebbero, unite ai marciapiedi che le circoscrivono, un’unica ed ampia supericie da sfruttare come cortili: da utilizzare, con la presenza di sedute, per sostarvi e come luoghi dove i bambini possano intrattenersi con i giochi all’aria aperta, come la “campana”. Inine, Rioni Solidali sollecita anche le “Sedi Rionali Amministrative”: punti di ascolto e di interfaccia tra residenti e amministrazione pubblica per il disbrigo di pratiche amministrative.

Obiettivi

- valorizzare la vita di rione e di contrada, creando occasioni di aggregazione e di condivisione tra i residenti;- realizzare la mobilità corta (riducendo la necessità dei mezzi di trasporto), comprando beni quotidiani nei negozi di quartiere e interfacciandosi con la pubblica amministrazione tramite le sedi rionali amministrative;- realizzare la iliera corta dei consumi, dal rivenditore al residente rionale;- fare in modo che i luoghi pubblici, invece che terra di nessuno, diventino spazi condivisi.

magazineb

23

Gen

nai

o09

Page 26: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Cinema

La rubrica èorganizzata in collaborazione con il

Cinema San Marco

24

IdieciilmdiCosimoMarcellino

Rimango ancora oggi colpito dagli esili rumori che si pos-sono cogliere in una sala cinematograica. Sin da bambino, quando mio zio Cosimo accompagnava me e mia sorella

Giovanna al cinema, sono stato sempre attratto da quei piccoli inspiegabili rumori che mi proiettavano, pian piano, in una dimensione straordinaria e fantastica. Questo strano mondo mi ha sempre accompagnato nelle varie fasi della vita. Come dimenticare, l’adolescenziale fatica nel coinvolgere il compa-gno di banco Alessio ad entrare, un sabato pomeriggio, in un vecchio teatro riadattato a cinema, per vedere un giovane Du-stin Hoffman, coriaceo maratoneta, inseguito da un vecchio e crudele Laurance Olivier; oppure, le lunghe discussioni, da giovane universitario, con l’amica Enza sull’importanza dello squillo del telefono in “C’era una volta in America”.

Ogni sera, ancora oggi, dopo una giornata di lavoro, mi concedo qualche piccolo frammento di ilm che mi rimette in pace con il mondo circostante.

Trovo rilassante rivedere il principe di Salina che balla, sulle note di un valzer di Verdi, in un enorme salone con la giovane Angelica, o l’adrenalinico inseguimento, fra la Ford Mustang GT Fastback e la Dodge Charter coupé, nel ilm Bullitt. Per-tanto, pur avendo accettato di elencare solo dieci pellicole da considerare imperdibili, trovo dificile escluderne molte altre. Quali scegliere tra le tante che hanno allietato le mie ore di svago, di gioia, di tristezza? Come fare a prediligerne alcune

e lasciarne da parte altre? Da non perdere, il vecchio Bogart e la bigotta zitella, ne La regina d’Africa; il cupo pessimismo di Way-ne, eroe suo malgrado, ne L’uomo che uccise Liberty Valance; il disilluso Lancaster, ne Il Gattopardo; l’attempata Signoret con il giovane fuggiasco, ne L’evaso; l’immenso patriarca Brando, ne Il padrino; il cinico Sordi, ne La più bella serata della mia vita; un gruppo di cinquantenni burloni, in Amici miei; un avvocato alcolizzato vincitore e vinto, ne Il Verdetto; la scoperta di una amicizia mai inita, in Maccheroni; un maggiordomo che, identiicandosi totalmente con il proprio ruolo, fallisce nella vita, in Quel che resta del giorno.

La regina d’Africadi John Huston, USA 1951

L’uomo che uccise Liberty Valancedi John Ford, USA 1962

Il Gattopardodi Luchino Visconti, Italia 1963

L’evaso di Pierre Granire Deferire, Francia 1971

Il padrino di Francis Ford Coppola, USA 1972

La più bella serata della mia vita di Ettore Scola, Italia 1972

Amici miei di Mario Monicelli, Italia 1975

Il verdetto di Sidney Lumet, USA 1982

Maccheroni di Ettore Scola, Italia 1985

Quel che resta del giorno di James Ivory, GB/USA 1993

Cosimo Marcellino. Nato 46 anni fa a Benevento, dove esercita la professione di avvocato, amante del cinema sin da bambino, ama deinirsi gaudente organizzatore di serate culinarie, attento fumatore di sigari, appassionato di auto d’epoca. E’ sposato ed ha un iglio. Schietto nei modi, quando l’interlocutore diventa invadente, ama dire “Abite, rogo, atque oro!”.

L’avvocato con la passione per il cinema,i sigari e le auto d’epoca

Page 27: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Libri

Il primo libro che mi ha aiutata ad orientarmi nel mondo è stato Niente e così sia di Oriana Fallaci: dura requisitoria contro la guerra, ma anche ricca esperienza dell’autonomia e libertà di una donna. Anzi, vi ho trovato di più: il riferimento all’ambiva-lenza umana, rispetto cui è bene non assolutizzare i giudizi riducendo le persone ad oggetto, bensì confrontandosi di volta in volta con le loro azioni. Poi il mio viaggio, perlopiù in terra ‘crucca’ e straniera, è iniziato in compagnia di un libro che ho amato molto: Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. Negli anni di studio di Germanistica, mi hanno allietata le

letture regalate da un’amica: Felicità ed altri racconti di Kathe-rine Mansield e Al faro di Virginia Woolf; con esse feci la scoperta di uno stile morbido e del gusto della narrazione. Tornata in Italia, mi hanno sostenuta i libri di Christa Wolf; la sua Trama d’infanzia è l’insegnamento di come la scrittura sia arte se si lega ad una seria intenzione di comprendere la propria storia.

La mia età adulta ha approfondito l’interesse per il pensiero; un evento è stato l’incontro con la ilosoia della differenza femminile, nata in Francia ad opera di Luce Irigaray e trasferita in Italia da Luisa Muraro; due dei loro libri culto sono Amo a te e L’ordine simbolico della madre. Luisa Muraro è fondatrice di una comunità di ilosofe, Diotima. Una loro bella pubblicazio-ne è La magica forza del negativo: la negatività dell’esistenza se accolta e vissuta può indurci ad

un passaggio di nuove prospettive. Dulcis in fundo: la poesia, la mia cioccolata. Tutte le poesie di Ingeborg Bachmann per mille motivi e le poesie di Anna Achmatova per il garbo con cui rima con il dolore e le passioni, ma specie per un suo verso: “Dalla felicità io non guarisco”.

• Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano, Einaudi;• Oriana Fallaci,Niente e così sia,Rizzoli;• Katherine Mansield, Felicità e altri racconti,TEA;• Virgina Woolf,Al Faro, Feltrinelli;• Christa Wolf, Trama d’infanzia, E/O;• Luce Irigaray, Amo a te, Bollati Boringhieri;• Luisa Muraro, L’ordine simbolico della madre,Editori Riuniti;• Diotima, La magica forza del negativo, Liguori Editore;• Ingeborg Bachmann, Werke, Piper;• Anna Achmatova,47 Poesie, Arnoldo Mondadori Editore.

I dieci libri della mia vita

“Mi troverei molto male in un mondo senza libri, ma non è lì che si trova la realtà, dato che non vi è per intero.”

Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano

“I libri della mia vita”, rubrica che ospita a turno gli esponenti della società beneventana, è curata dalla Libreria Masone Alisei Edizioni - Benevento [email protected]

magazineb

25

Gen

nai

o09

Un giorno mia sorella Paola mi deinì “anacronistica”: la battuta ci portò a ridere perché alludeva con spirito al rimprovero di agire controcorrente, di far precedere all’autorità la coscienza, alle convenzioni il diritto/dovere al dissenso. Credo di essere tutta qui, in ogni ambito frequenti: dalla scuola alla chiesa, dal teatro al cinema, dai musei ai negozi di dischi, dalla piscina alla libreria. Si capisce facilmente non sia un affare avermi come amica, iguriamoci come amante o sposa…

r.b.

Rita Bagnoli, l’anacronistico carattere di un’amante del dissenso

Page 28: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

AssociazioniAssociazioni

Da mio padre, ho appreso la passione per le piante. Da bam-bino, lo seguivo a Pietrelcina, suo paese natale, dove, nel nostro orto/giardino/campo di bocce, trascorrevo tutte le domeniche e le vacanze estive. I miei cugini, se volevano incontrarmi, doveva-no lasciare la piazza del paese per raggiungermi al “Campo di bocce”. Lì, ho imparato a riconoscere le simmetrie della natura, ad ammirare la meraviglia quotidiana che esprime il mondo vegetale, a provare appagamento nell’innafiare, come nutrendole, le piante. Lì, ho appreso anche il conciliante equilibrio psicoisico che si ottiene nel realizzare lavori manuali: la frescura dell’acqua corrente dopo il sudore dello zappettare, lo scorrere dell’ac-qua nei solchi dell’orto come un iume in miniatura che percorre la sua valle, il friggere del mattone immerso nell’acqua per realizzare il muretto di un’aiuola.Ai tempi del liceo, coltivavo sul balcone di casa le mie piante

e sperimentavo i primi tentativi di compostaggio: quando mia madre notò che io, a ine pranzo, trasferivo nei vasi delle piante i resti della frutta del mio piatto, pensò di fermare la mia mania di “dare da mangiare” alle piante, togliendo, con un pretesto, tutte le piante dal balcone.A scuola, i miei elaborati scritti, erano, maniacal-mente, sempre pretesto per denunciare la solitu-dine dell’uomo moderno e la necessità di un ritorno alla Natura.Compravo la rivista l’Airone e mia sorella, Maria, ha continuato a farlo dopo di me: mentre lei, grazie a quella rivista, divenne attivista del WWF, io ho sempre creduto, invece, che il pianeta vi-vente fosse da tutelare nel suo in-sieme e nell’approccio quotidiano della vita. Ritengo che la nostra natura quotidiana è la campagna più prossima a noi. Consideran-do che la tutela dell’ambiente

passa per la tutela di quell’uomo oppresso dall’economia globale, diventa strategico il recupero della frattura città/campagna.Per molti anni, quindi, ho vissuto, in privato, la mia passione con

alcuni punti fermi. Considerando inutili i giornali: i giornali non sono capaci di inter-pretare la popolazione in cambia-mento, ma sono utili a diffondere quei luoghi comuni e quegli stili di vita imposti dall’alto dei partiti e della grande economia.Considerando il viaggiare come una nevrotica fuga dal quotidia-no: quello che di bello il turista cerca negli altri luoghi, invece di essere l’obiettivo di una mor-bosità che distrugge la vivibilità

Alessio Masone,

La natura, i giornali, i viaggi e l’amore per i libri. Ecco il pensiero di uno tra i principali sostenitori della iliera corta e dell’economia solidale

un contadino in marcia

“Nei miei rari viaggi, la più inebriante

città e il più incantevole paesaggio, non

appartenendo alla mia quotidianità, li ho

percepiti come, probabilmente, si fruisce

dell’amore “a prestito” delle prostitute”.

26

Page 29: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Rete Arcobaleno BeneventoRETE DI ECONOMIA ECOSOLIDALE

Tandem21 Quinua OnlusCONSUMO CRITICO E COMMERCIO EQUO E SOLIDALEBENEVENTO

LIPULEGA ITALIANA PROTEZIONE UCCELLI E PER LA CONSERVAZIONE DELLA NATURASEZIONE DEL SANNIO BENEVENTANO

Slow Food BeneventoMOVIMENTO PER LABIODIVERSITÀ AGROALIMENTARE

CAI club alpino italianoSEZIONE DI BENEVENTO

LerkaMinerkaESCURSIONISMO NATURALISTICOSAN GIORGIO DEL SANNIO - BN

La Cinta OnlusASSOCIAZIONE PER IL RECUPERODELLA RELAZIONE UOMO-ANIMALEBENEVENTO

FAI Fondo Ambientale ItalianoDELEGAZIONE DI BENEVENTO

GAS Arcobaleno BeneventoGRUPPO D’ACQUISTO SOLIDALE

FuoriLuogoCOMITATO PER LA CITTÀ SOSTENIBILE - BENEVENTO

Amici della TerraCLUB DI BENEVENTO

A Guardia dell’ambienteCOMITATO CIVICO DI GUARDIA SANFRAMONDI

Città di EufemiaNODO DI ECONOMIA SOLIDALESOCIETÀ COOPERATIVA SAN LORENZELLO - BN

Comitato civico di San Salvatore Teles.CONTRO LA REALIZZAZIONE DEL TERMOVALORIZZATORE

AssociazioniAssociazioni

e l’autenticità dei luoghi altrui, dovrebbe essere uno sprone per realizzarlo nella propria dimen-sione quotidiana, sfruttando il meritevole spirito d’adattamento dell’uomo. Nei miei rari viaggi, la più inebriante città e il più incan-tevole paesaggio, non apparte-nendo alla mia quotidianità, li ho percepiti come, probabilmente, si fruisce dell’amore “a prestito” delle prostitute.Considerando fondamentale la capacità di adattamento e, quindi, di migliorare i luoghi che ereditiamo: non stimo chi, per realizzare una prestigiosa professione, invece di essere protagonista del cambiamento, preferisce andare dove già esiste, grazie ad altri, il luogo più idoneo alle proprie esigenze. Al contrario, hanno tutta la mia comprensione quegli individui, meridionali ed extracomunitari che, emigrando per sopravvivere, conservano il dignitoso bisogno di tornare alle origini.Considerando persona di cattivo gusto e incapace di senso civico chi utilizza, per spostarsi, i SUV o chi predilige i prati inglesi: il mio orto/giardino è “abitato” da pian-te che ricordano i cortili dei nostri nonni e da esemplari che adotto, come “souvenir viventi”, nei miei rari viaggi.Da mio padre, ho appreso, anche, la passione di libraio: grazie a questo lavoro, ho po-tuto prendere conidenza con le storture dei sistemi di scala che permeano tutta la nostra società ed anche l’editoria. La Monda-dori che, con le sue rotative che non possono fermarsi neanche di notte, maliziosamente inven-

ta casi letterari e condiziona il mercato. La Feltrinelli che, con le sua catena di librerie, necessitan-do, per sopravvivere, di maggiori introiti, ha ottenuto dagli editori di eliminare i rappresentanti (con famiglie a carico) e di impadro-nirsi delle loro provvigioni. A quel punto, ho iniziato a comprendere che non esiste chi è di sinistra e chi di destra, ma solo chi vive di iliera corta (operatori e consu-matori) e chi di sistemi di scala, nell’economia e nella società.Negli incontri pubblici realizzati in libreria, ho sempre prediletto ospitare, non autori noti, ma per-sone della nostra comunità e un piccolo buffet del territorio: non sollecitando il provincialismo di coloro che si accalcano in eventi pretenziosi che scimmiottano quelli nazionali, ma agevolando una crescita della comunità che solo dal basso può esprimere identità e cambiamento. Grazie ai frequentatori della mia libreria, nel 1999, mi avvicinai ad Amnesty International, aiutando Rito Martignetti a fondarne la sede locale; nel 2002, abbiamo fondato la rivista monograica “il Rosso e il Nero”; nel 2003, fondammo FuoriLuogo, grazie a Giulio de Cunto. Nel 2004, Nicola Matarazzo, pioniere del cibo come strumento quotidiano e identitario di una comunità, mi volle, irmandosi “un contadino in marcia”, in sua sostituzione, come Fiduciario di Slow Food Benevento. Dal 2004, grazie ad Emisfero Sud, prima, e Tan-dem21/Quinua Onlus, poi, è presente nella mia libreria una Bottega del Commercio Equo e Solidale. La mia esperienza di

magazineb

27

Gen

nai

o09

Page 30: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

libraio indipendente, che combat-teva le librerie franchising, unita alla dimensione dell’economia solidale e del consumo critico, mi ha consentito di entrare nell’as-sociazionismo scavalcando la retorica degli aiuti umanitari e non sottostando all’impostazione verticistica delle associazioni.Fondammo, grazie a tanti cari compagni di percorso, appunto, la “Rete Arcobaleno di economia solidale” per agevolare un’attività reticolare e orizzontale sul terri-torio, affrancando, nei limiti del possibile, l’associazionismo dalla dipendenza omologante dalle sigle internazionali. In questo ambito, nasce, nel 2006, il GAS Arcobaleno (Gruppo d’Acquisto Solidale) che consente a circa 40 famiglie di acquistare, settimanal-mente, direttamente dai produt-tori.L’economia solidale consente alle istanze ambientaliste e solidali di entrare nella quotidianità dei

processi economici. Con il Com-mercio Equo, i GAS, il consumo locale e l’economia di quartiere, si realizza, non doverosa elemosi-na, ma consapevole stile di vita a favore di una comunità condivisa: meno inquinamento da trasporti, meno infortuni stradali, meno imballaggi delle merci, più eco-nomia relazionale, più solidarietà con i propri vicini, più rapporti iduciari con i produttori perse-guendo sicurezza alimentare e biodiversità, meno operai nella grande industria e più lavoratori che diventano imprenditori di sé stessi, meno economia a favore degli azionisti dell’economia glo-bale e più economia a favore dei piccoli produttori e dei negozianti di vicinato, nei paesi in via di svi-luppo, meno umilianti aiuti uma-nitari che generano corruzione e dipendenza dei beneiciari e più meritocrazia premiando i piccoli produttori che producono senza sfruttare i lavoratori, consenten-

do a queste popolazioni di non abbandonare le proprie radici per dirigersi alle baraccopoli locali o verso i paesi occidentali.Finora, l’ambientalismo e la solidarietà avevano costituito un freno allo sviluppo, ma con la crisi delle economie di scala, ora, l’economia solidale diventa por-tatrice, anche, di nuovo sviluppo economico ed occupazionale.Dove più è prevalente l’economia reale della iliera corta, lì sarà più attutita la ricaduta della recessio-ne economica dei sistemi di scala e dei mercati virtuali. Per tutto questo, bisogna chiede-re ai giovani, a quelli più dotati, di essere orgogliosi dei loro padri, contadini, falegnami e negozianti: non fuggano verso spersonaliz-zanti professioni intellettuali, ma, da arteici, rendano più idonei i propri luoghi arricchendo, con le proprie doti, i mestieri più identitari.

28

Associazioni

Page 31: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Eventi

Gita (dentro) e fuori porta

magazineb

29

Gen

nai

o09

L’11 gennaio si festeggia San Leucio Vescovo, santo patrono di San Salvatore Telesino e San Leucio del Sannio;

Mercoledì, 14 gennaio, alle 20.45 al Teatro Massimo di Benevento, va in scena la rappresentazione teatrale “La scampagnata dei tre disperati e Francesca da Rimini” con la partecipazione e la regia di Antonio Casagrande. Lo spettacolo è composto da due atti unici tratti da Antonio Petito, con Giovanni Esposito e Tonino Taiuti.

Il 16 gennaio, alle 20,30 presso il Mulino Pacifico di Benevento, Rino Di Martino porterà in scena nell’ambito della rassegna teatrale Obiettivo T, il lavoro intitolato “Mamma”, piccole tragedie minimali di Annibale Ruccello.

Il 20 gennaio a Sant’Arcangelo Trimonte si festeggia San Sebastiano, il santo patrono della piccola cittadina.

Il 21 gennaio al Teatro Modernissimo di Telese Terme, alle 20,45 Peppe Barra e Andrè De La Roche metteranno in scena “La favola dell’asino d’oro” per la regia di Renato Giordano. Lo stesso spettacolo sarà replicato il 22 gennaio, sempre alle 20,45 al Teatro Massimo di Benevento;

Fino al 24 gennaio, presso la galleria GiaMaArt Studio di Vitulano, sarà visionabile la mostra di Alberto Castelli curata da Lorenzo Canova;

Il 25 gennaio a Benevento si terrà la gara interregionale di tiro con l’arco con bersaglio a 18 metri, organizzata dalla società Arcieri Sanniti. Info 0824-47893 - 333-6798526.

Il 30 gennaio al Teatro Modernissimo di Telese Terme, Marina Malfatti metterà in scena “Và dove ti porta il cuore”.

Page 32: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

foto: arturorusso

di Modestino Roca

Nato a Pompei 26 anni fa, Felice Evacuo è l’uomo in più a disposizione del Benevento nel nuovo anno per tentare l’assalto alla cadetteria. Costretto ai box nella prima fase della stagione, ha lasciato l’attacco giallorosso nelle ottime mani dei compagni di reparto ma ora scalpita per riprendere il suo posto in campo a tempo pieno e lasciare il segno in una stagione importante per gli stregoni

Felice, cosa hai provato a stare fuori per quasi tutto il girone d’andata?“E’ stato durissimo soprattutto perché in 7 anni di professioni-smo sono sempre stato abituato a giocare, non mi erano mai capitati infortuni così gravi e fastidiosi. Il periodo più dificile è

stato quello iniziale di

perma-nenza

a let-to. In

quei giorni ho rivalutato e apprez-zato anche la sola possibilità di fare allenamento. La fatica e il sudore dei primi giorni di allena-mento dopo l’infortunio sono stati una sensazione paradossalmente molto piacevole. Per fortuna, i tempi di recupero sono stati sostanzialmente rispettati”.

Ripensando allo scontro con Carrizo, c’è risentimento nei suoi confronti? Era uno scontro evitabile?“Non c’è risentimento; lo scontro è stato fortuito, un contrasto come tanti che possono capitare durante una partita, soprattutto quando un portiere esce alla disperata sull’attaccante lanciato a rete”.

Il tuo acquisto quest’estate ha significato che il Benevento avrebbe puntato alla B. Quale sentimento prevale, in questi casi, in un giocatore: orgoglio, paura, peso della responsabi-lità?“Per me è motivo di orgoglio essere stato individuato come uomo-simbolo dai fratelli Vigorito che, detto chiaramente, pen-

so che non intendano fermarsi all’obiettivo, pur importante, di quest’anno. Riguardo agli altri sentimenti, ritengo che chi gioca a calcio a certi livelli, spesso di fronte a platee numerose, non può farsi prendere dalla paura né può farsi schiacciare più di tanto dalle responsabilità”.

A Frosinone ti eri “ritagliato” un posto importante nel cam-pionato cadetto. Qual è stata la molla che ti ha indotto ad accettare una “retrocessione” personale dalla C alla B?“Ho creduto nel progetto dei fratelli Vigorito in dai primi con-tatti di quest’estate perché l’ho valutato più ambizioso rispetto a quello del Frosinone. E’ inoltre un progetto pluriennale, come dimo-strano anche gli altri acquisti ef-fettuati dalla Società sul mercato. E poi, è vero che il campionato di B dà una visibilità diversa ad un giocatore, ma ritengo più stimo-lante lottare per vincere in una categoria più bassa come la 1^ Divisione, piuttosto che militare in una squadra di centroclassiica della B”.

Il 2009 regala ai tifosi giallorossi e al Benevento il rientro in campo a tempo pieno del bomber Evacuo, che negli anni dispari vince sempre il campionato…

Felice Evacuo: L’uomo degli anni dispari

Page 33: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Sport

magazineb

31

Gen

nai

o09

Il Calendario di Gennaio 09

18a giornata - 11 Gennaio 2009

Benevento - Perugia

19a giornata - 18 Gennaio 2009

Virtus Lanciano - Benevento

20a giornata - 25 Gennaio 2009

Benevento - Taranto

Il tuo giudizio sul campionato vissuto fin qui da “spettatore” e le tue favorite“Un torneo livellato che nessuna squadra è riuscita in qui ad “am-mazzare”, in cui alcune favorite della vigilia come Ternana, Peru-gia, Pescara, Juve Stabia sono in ritardo. La mia terna di favorite è Benevento, Gallipoli, Arezzo: squadre che hanno alle spalle società forti e importanti. Crotone e Foggia sono un gradino più sot-to. Nel girone di ritorno potrebbe rientrare il Perugina”.

Puoi mettere una firma e l’ac-cesso ai play-off è garantito; se non firmi, il Benevento se la gioca e può arrivare primo, ma anche sesto. Sottoscrivi questo patto col diavolo?“No, credo fermamente nelle nostre possibilità e me la gioco, pur rischiando di arrivare sesto e restare fuori dai play-off”. Il Benevento ha uno dei migliori attacchi del girone perché non sono mancati i gol nonostante la tua assenza. Dacci una breve definizione di ognuno dei tuoi compagni di reparto.“Castaldo è un fuoriclasse per questa categoria; ha un rapporto età/qualità elevatissimo e margini di miglioramento notevoli, consi-derando anche lo stop di 8 mesi dal quale proviene. Clemente è il trascinatore con i suoi bellissimi gol.Bueno è il..Killer….basta la parola! La sfortuna si è accanita contro di lui costringendolo ai box per 2-3 partite proprio nel suo momento migliore dopo la doppietta alla Ternana. Di Piazza è un giovane dall’ottimo poten-ziale; un po’ irruento, ma può arrivare in alto. Sono 4 giocatori dalle caratteristiche diverse e con tutti posso integrarmi al meglio”.

Credi che il Benevento possa schierare il tridente Clemente-Castaldo-Evacuo?“Sì. Avevamo cominciato la sta-gione con me e Castaldo davanti, ma ci siamo ritrovati nella se-conda parte del girone d’andata Clemente in forma strepitosa….

dificile toglierlo quando gioca così!”.

Da intenditore, dicci i 3 nomi di attaccanti del girone che preferisci “Di Gennaro del Gallipoli su tutti. A seguire Martinetti dell’Arezzo e il mio ex compagno Biancolino, anche se alla J.Stabia non si è ancora espresso al meglio. La vita degli attaccanti dipende però anche da come gioca la squa-dra”.

Cambio allenatore: cosa è cambiato nel passaggio da Papagni a Soda?“Sono due persone che hanno un modo di fare molto diverso. Papagni è una persona pacata, rilessiva. Soda è più giovane, ha avuto un impatto sul gruppo più deciso ed è stato senz’altro facilitato da una situazione di partenza sostanzialmente positiva lasciata da Papagni, a differenza di quanto avviene normalmente quando c’è un avvicendamento di allenatori”.

Per un centravanti, è meglio o è peggio avere un allenatore come Soda che ha giocato nello stesso ruolo? “E’ meglio perché, dall’alto della sua esperienza anche in A e B, può dare consigli ma, aldilà di questo, per un attaccante è fondamentale avere un allenatore che imposti la squadra in maniera offensiva, guardando all’attacco e prediligendo la verticalizzazio-ne della manovra; questa è una caratteristica sia di Papagni, sia di Soda”.

Un tuffo nel passato: 2002-03 Florentia Viola; 2004-05 Avel-

lino; 2006-07 Avellino. Felice Evacuo ogni 2 anni festeggia una promozione. I Vigorito hanno scelto un attaccante da doppia cifra o…un amuleto?“Il dubbio non mi è mai venuto anche se in effetti negli anni dispari vinco sempre i campio-nati…spero di confermare la tra-dizione nel 2009! Negli anni pari, pur avendo fatto tornei miracolosi in piazze critiche (poi puntual-mente fallite) come Viterbese e Torres, i play-off per la B sono stati sfortunati”.

Nella tua carriera hai realizzato un gol nel 2005 ai giallorossi, che però si imposero 2-1 nel fa-moso derby del Partenio. Cosa ricordi di quella partita e di quel Benevento ?“Ci stavamo giocando il 1° posto con il Rimini e quella sconitta ci gettò nel baratro, perdemmo idu-cia, tanto che la settimana dopo andammo a Padova e subimmo 3 gol in pochi minuti. A livello psicologico, la sconitta con il Benevento ci costò molto, forse anche la promozione diretta; rimediammo poi conquistando la B ai play-off contro il Napoli. Del Benevento ricordo, oltre ai due grandissimi gol di Imbriani e Colletto in quella partita, che era una buona squadra che mancò i play-off a causa della sconitta interna contro il Sora quando sembravano già conquistati”.L’anno prima un destino comu-ne di nome Crotone, per te e il Benevento. Giallorossi eliminati in semifinale play-off e la tua Viterbese sconfitta in finale. Il Crotone era realmente più forte? “Sì, il Crotone era più forte, e

foto: arturorusso

Page 34: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)

Sport

lo dimostra il fatto che alcuni giocatori di quella squadra e lo stesso allenatore Gasperini sono arrivati in alto. Aveva combattuto ino all’ultima giornata per il primo posto con il Catanzaro, anche se il Benevento fu senz’altro “scip-pato” in semiinale a causa degli errori arbitrali. La Viterbese ha sicuramente meno recriminazioni del Benevento”.

5 maggio 2002: Lazio-Inter 4-2, partita entrata nella storia del calcio italiano. Il giovane Eva-cuo era tra le riserve di mister Zaccheroni. Come fu quella partita vissuta dalla panchina?“L’Inter doveva vincere per con-quistare lo scudetto, ma anche la Lazio doveva vincere per andare in Uefa ed era uno squadrone, era l’ultimo anno di Cragnotti. La sensazione dalla panchina è che comunque l’Inter l’avrebbe spuntata ma nel secondo tempo ebbero un calo impressionante, subirono due gol in pochi minuti, regalando la qualiicazione Uefa alla Lazio e lo scudetto alla Juve”.

Quale è il giocatore a cui ti ispiri?“Il mio idolo è sempre stato Vieri. Siamo imparagonabili anche se ci somigliamo molto per caratte-ristiche isiche, modo di correre e

per il modo di vivere la partita. Lo reputo l’attaccante più forte che ci sia stato in Italia negli ultimi 20 anni”.

Il gol più bello della tua carrie-ra?“Con la maglia dell’Avellino a Martina Franca. Nel primo tempo mi ero “mangiato” alcuni gol clamorosi e nell’intervallo mister Galderisi mi disse che avrei fatto gol nella ripresa. Su cross di Tufano, la palla stava inendo sul fondo, ma colpì al volo inilando il portiere sul primo palo. La partita terminò 3-0 per l’Avellino”.

Il momento più bello della tua carriera?“La storica doppietta segnata a Sassari in un Torres-Napoli 2-0 anche se una metà del mio cuore quel giorno ha “pianto” poiché tifo Napoli da sempre…..fu una partita indimenticabile non solo per me, ma anche per i tifosi e per la città di Sassari. E poi ci sono i vari campionati vinti: ognuno dà sensazioni diverse, particolari e comunque molto piacevoli”.

Il momento più brutto della tua carriera?“Proprio l’infortunio dell’Olim-pico di quest’anno e soprattutto il successivo periodo di inattività dal quale sto uscendo. Ho capito quanto sia importan-te poter giocare. Ho realizzato che è meglio giocar male, perché per-lomeno senti di aver dato un contri-buto, che non giocare affatto. Sul piano dei

risultati, la delusione più cocente è stata l’eliminazione dai play-off per la B con la Torres. Quell’anno a Sassari è stato uno dei più belli per il gruppo che si era creato, per il rapporto con mister Cuc-cureddu, e poi perché eravamo partiti a fari spenti con solo 1.000 tifosi allo stadio; riempimmo lo stadio ino a 12.000 spettatori e perdemmo in casa la semiinale col Grosseto senza riuscire a ribaltare il risultato dell’andata, colpendo tre pali e sbagliando un rigore”.

Felice Evacuo fuori dal campo: hobby e passioni“Musica, in particolare U2 e Ma-donna. E poi la pesca, anche se è un hobby che riesco a coltivare solo a giugno e luglio, tranne che nell’anno di Sassari dove sono riuscito a dedicarmi a questo hobby per più tempo; anche per questo motivo sono particolar-mente affezionato alla mia annata alla Torres”.

Puoi scrivere la prima pagina di un giornale sportivo del lu-nedì. Quale titolo ti piacerebbe leggere?“Benevento in B”.

foto: arturorusso

32

Page 35: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)
Page 36: B Magazine n.6 (Gennaio 2009)