Azionepuntozero 9/10 Febbraio

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AZIONEPUNTOZERO Santa Severa - Santa Marinella - Civitavecchia “La strada da percorrere conduce al di là del PUNTO ZERO, conduce oltre la linea, oltre il muro del tempo e, attraverso di esso” Ernst Junger Noi purtroppo non siamo ancora un'élite, perché se lo fossimo sapremmo certamente guidare il nostro popolo sulla via nuova. Per ora siamo soltanto delle persone che cercano di essere uomini, uomini e donne che vivono uno stile di vita autentico; ma per essere degli uomini nuovi non basta credere in determinati valori, è necessario viverli e temprarli nell'agire, quotidianamente: questa è in parte l'importanza di fare politica. Rivoluzione non è qualcosa di astratto, che sa di miracolo: è qualcosa che si costruisce giorno per giorno, pezzo per pezzo, sbagliando e riprovando, anche col sacrificio personale, anche riuscendo a superare tanti problemi contingenti che si presentano e che spesso, anche se sembrano tanto grandi ed insormontabili, se solo li si prova a guardare con un'ottica diversa, risultano delle inezie. Paolo di Nella 9.2.1983 | Paolo Di Nella - Caduto per la Rivoluzione | 9.2.2013 La memoria si onora con l’azione!

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Giornalino distribuito in occasione dell'anniversario della Morte di Paolo di Nella e per il Giorno del Ricordo

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AZIONEPUNTOZERO Santa Severa - Santa Marinella - Civitavecchia

“La strada da percorrere conduce al di là del PUNTO ZERO, conduce oltre la linea, oltre il muro del tempo e, attraverso di esso” Ernst Junger

Noi purtroppo non siamo ancora un'élite, perché se lo fossimo sapremmo certamente guidare il nostro popolo sulla via nuova. Per ora siamo soltanto delle persone che cercano di essere uomini, uomini e donne che vivono uno stile di vita autentico; ma per essere degli uomini nuovi non basta credere in determinati valori, è necessario viverli e temprarli nell'agire, quotidianamente: questa è in parte l'importanza di fare politica. Rivoluzione non è qualcosa di astratto, che sa di miracolo: è qualcosa che si costruisce giorno per giorno, pezzo per pezzo, sbagliando e riprovando, anche col sacrificio personale, anche riuscendo a superare tanti problemi contingenti che si presentano e che spesso, anche se sembrano tanto grandi ed insormontabili, se solo li si prova a guardare con un'ottica diversa, risultano delle inezie. Paolo di Nella

9.2.1983 | Paolo Di Nella - Caduto per la Rivoluzione | 9.2.2013

La memoria si onora con l’azione!

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Paolo amava il suo quartiere, e proprio in nome di questo amore aveva pro-grammato una battaglia per l'esproprio di Villa Chigi, che voleva far destinare a centro sociale e culturale. Per far parte-cipare gli abitanti del quartiere a questa battaglia sociale, il 3 febbraio sarebbe dovuta cominciare una raccolta firme degli abitanti della zona. Paolo, impe-gnato in prima persona nell'iniziativa, aveva dedicato gran parte della giornata del 2 febbraio ad affiggere manifesti che la rendevano pubblica. Dopo una breve interruzione, l'affissione riprese alle 2-2.00. Durante il percorso non ci furono incidenti, anche se Paolo e la militante che lo accompagnava notarono alcune presenze sospette. Verso le 24.45 Paolo si accingeva ad affiggere manifesti su un cartellone, situato su uno spartitraffico di Piazza Gondar, di fronte alla fermata Atac del 38. Qui sostavano due ragazzi, apparentemente in attesa dell'autobus (N.B. in Viale Libia, non esistendo una linea notturna, dopo le 24.00 non passa-vano autobus). Non appena Paolo voltò loro le spalle per mettere la colla, si di-ressero di corsa verso di lui. Uno di loro lo colpì alla testa. Poi sempre di corsa, fuggirono per Via Lago Ta-na. Paolo, ancora stordito per il colpo, si diresse alla macchina, da dove la ragaz-za che lo accompagnava aveva assistito impotente a tutta la scena. Dopo essersi sciacquato ad una fontanella la ferita, ancora abbondantemente sanguinante, Paolo riportò in sede i manifesti e il sec-chio di colla. Verso l'1.30, rientrò a casa. I genitori lo sentirono lavarsi i capelli, muoversi inquieto e lamentarsi. Lo soc-corsero chiamando un'ambulanza, che però arrivò quando ormai Paolo era già in coma. Solo nella tarda mattinata del giorno dopo, il 3 febbraio (tardi, male-dettamente tardi per le sue condizioni), Paolo venne operato, e gli vennero a-

sportati due ematomi e un tratto di cra-nio frantumato. La sera del 9 febbraio, dopo 7 giorni di coma, la solitaria lotta di Paolo contro la morte giunge al termi-ne: si spegne alle 20.05. Ai militanti del Fronte della Gioventù che in tutti quei giorni si erano stretti intorno ad una speranza disperata, vegliando al suo capezzale, quasi a voler proteggere Pao-lo e difenderlo come non erano riusciti a fare quando era vivo, non restò che ve-gliare il suo corpo. Seguirono giorni di forte tensione.

Paolo Di Nella … Presente! 10 FEBBRAIO Dalle Foibe un

Grido: Non

dimenticateci! Cosa sono le Foibe? Le foibe sono delle cavità naturali, dei pozzi, presenti sul Carso (altipiano alle spalle di Trieste e del-l'Istria). Alla fine della Seconda guerra mondiale i partigiani comuni-sti di Tito vi gettarono (infoibarono) migliaia di persone, alcune dopo a-verle fucilate, alcune ancora vive, colpevoli di essere italiane o contra-rie al regime comunista.

Quanti furono gli infoibati? Purtroppo è impossibile dire quanti furono gettati nelle foibe: circa 1.000 sono state le salme esumate, ma molte cavità sono irraggiungibili, altre se ne scoprono solo adesso (60 anni dopo) rendendo impossibile un calcolo esatto dei morti. Approssi-mativamente si può parlare di 6.000 - 7.000 persone uccise nelle Foibe, alla quali vanno aggiunte più di 3.000 persone scomparse nei gulag (campi di concentramento) di Tito.

Chi erano gli infoibati? Gli infoibati erano prevalentemente italiani. In generale tutti coloro che si opponevano al regime comunista titino: vi erano quindi anche sloveni e croati. Tra gli italiani vi erano ex fascisti, ma sopratutto gente comu-ne colpevole solo di essere italiana e contro il regime comunista.

Cosa vuol dire "infoibare"? Le vittime dei titini venivano condot-te, dopo atroci sevizie, nei pressi della foiba; qui gli aguzzini, non pa-ghi dei maltrattamenti già inflitti, bloccavano i polsi e i piedi tramite filo di ferro ad ogni singola persona con l’ausilio di pinze e, successiva-mente, legavano gli uni agli altri sempre tramite il di ferro. I massa-cratori si divertivano, nella maggior parte dei casi, a sparare al primo malcapitato del gruppo che ruzzola-va rovinosamente nella foiba spin-g e n d o c o n s é g l i a l t r i .

Perchè ricordare? Nel corso degli anni questi martiri sono stati vilipesi e dimenticati. La storiografia, lo Stato italiano, la poli-tica nazionale, la scuola hanno com-pletamente cancellato il ricordo ed ogni riferimento a chi è stato truci-dato per il solo motivo di essere ita-liano o contro il regime comunista di Tito.

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