ARTICOLO FORUM CSR

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Etica e responsabilità: le chiavi del successo delle imprese ll Forum CSR è l’appuntamento annuale che ABIEventi dedica da otto anni alla responsabilità sociale d’impresa, tema di sempre maggior attualità divenuto ormai oggetto di un intenso dibattito, tanto nel mondo bancario e finanziario quanto nel sistema politico, economico e sociale in generale. Obbiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in ambito nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni future, ma soprattutto quello di mantenere vivo il confronto, già iniziato da tempo, tra i vari attori coinvolti e approfondire il ruolo che ciascuno di loro può avere nel far nascere idee e sviluppare metodi e strumenti volti a rafforzare la presenza della sostenibilità economica, ambientale e sociale nelle politiche pubbliche, nelle strategie e attività aziendali, nello stile di vita dei cittadini. Tema chiave dell’ultimo Forum ABI dedicato alla Responsabilità Sociale d'Impresa è stato il “valore condiviso”, concetto che parte dall’acquisita consapevolezza che nessuna azienda è un’entità a se stante e che il successo di tutte le imprese è influenzato dai servizi di supporto e dalle infrastrutture che le circondano. Come è stato messo autorevolmente in evidenza durante Il Forum CSR 2014, tenutosi a Roma presso Palazzo Altieri, si tratta di ricomporre la scissione tra valore di scambio e valore d’uso delle merci e dei servizi, recuperando una più stretta relazione, nell’ambito del mercato, tra le esigenze e i bisogni delle persone, sia come individui che come collettività, e l’attività economica e finanziaria, ridefinendo, cioè, il rapporto tra mezzi e fini ed affermando in modo più chiaro e netto che l’economia, il mercato, la produzione e la finanza costituiscono gli strumenti attraverso i quali si possono combinare i diversi fattori per ottenere maggior valore sociale, in termini di più elevato benessere materiale, ma anche umano, culturale, civile; sia per gli individui che per il territorio. Si può pertanto affermare che la crisi evidenzia la necessità di procedere ad una sostanziale revisione del concetto di valore economico: se la creazione di valore per gli azionisti nel breve periodo – la cosiddetta shareholder economy – è stata il paradigma dominante dell’economia nella fase dell’affermazione della finanza

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Etica e responsabilità: le chiavi del successo delle impresell Forum CSR è l’appuntamento annuale che ABIEventi dedica da otto anni alla responsabilità sociale d’impresa, tema di sempre maggior attualità divenuto ormai oggetto di un intenso dibattito, tanto nel mondo bancario e finanziario quanto nel sistema politico, economico e sociale in generale. Obbiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in ambito nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni future, ma soprattutto quello di mantenere vivo il confronto, già iniziato da tempo, tra i vari attori coinvolti e approfondire il ruolo che ciascuno di loro può avere nel far nascere idee e sviluppare metodi e strumenti volti a rafforzare la presenza della sostenibilità economica, ambientale e sociale nelle politiche pubbliche, nelle strategie e attività aziendali, nello stile di vita dei cittadini.

Tema chiave dell’ultimo Forum ABI dedicato alla Responsabilità Sociale d'Impresa è stato il “valore condiviso”, concetto che parte dall’acquisita consapevolezza che nessuna azienda è un’entità a se stante e che il successo di tutte le imprese è influenzato dai servizi di supporto e dalle infrastrutture che le circondano.

Come è stato messo autorevolmente in evidenza durante Il Forum CSR 2014, tenutosi a Roma presso Palazzo Altieri, si tratta di ricomporre la scissione tra valore di scambio e valore d’uso delle merci e dei servizi, recuperando una più stretta relazione, nell’ambito del mercato, tra le esigenze e i bisogni delle persone, sia come individui che come collettività, e l’attività economica e finanziaria, ridefinendo, cioè, il rapporto tra mezzi e fini ed affermando in modo più chiaro e netto che l’economia, il mercato, la produzione e la finanza costituiscono gli strumenti attraverso i quali si possono combinare i diversi fattori per ottenere maggior valore sociale, in termini di più elevato benessere materiale, ma anche umano, culturale, civile; sia per gli individui che per il territorio.

Si può pertanto affermare che la crisi evidenzia la necessità di procedere ad una sostanziale revisione del concetto di valore economico: se la creazione di valore per gli azionisti nel breve periodo – la cosiddetta shareholder economy – è stata il paradigma dominante dell’economia nella fase dell’affermazione della finanza senza regole, è ormai tempo di considerare la “sostenibilità” come vantaggio competitivo per Banche ed imprese.

Il Forum ABI è stato l’occasione per presentare durante la prima giornata dei lavori i risultati della ricerca “Creazione del valore condiviso - Quantificazione dell’impatto sociale e ambientale dell’attività bancaria” realizzata con 11 banche, in collaborazione con SCS Consulting. “Abbiamo voluto promuovere un approccio di ascolto e confermare il ruolo centrale delle Banche” ha dichiarato Giancarlo Durante, Direttore Centrale e Responsabile Direzione Sindacale e del Lavoro ABI “è necessario rafforzare i temi della RSI verso le attività di business, ben vengano le iniziative a livello di settore per mettere a fattor comune le esperienze e condividere l’obiettivo di una crescita di lungo termine che sia sostenibile” C’è da chiedersi quanto le Banche siano disposte a supportare questa crescita. La ricerca effettuata da ABI di concerto con SCS Counsulting sembra rappresentare un primo segnale positivo del settore bancario.

Accordo unanime dei vari relatori sulla necessità di una diversa determinazione delle priorità sulle quali orientare lo sviluppo e i conseguenti investimenti: dalla ricerca alla formazione del capitale umano dalla cultura ai servizi sociali e sanitari. Scelte che possono essere effettuate solo se supportate da una visione politica che assume quale obiettivo fondamentale dello sviluppo economico globale il perseguimento di una riduzione delle diseguaglianze sociali e della salvaguardia dell’ambiente in un’ottica di sostenibilità.

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Secondo Chiara Mio, Presidente Banca Popolare FriulAdria, “devono essere premiati i comportamenti virtuosi”. Lo sviluppo della RSI dovrebbe essere guidato dalle imprese stesse. Le autorità pubbliche dovrebbero svolgere un ruolo di sostegno attraverso una combinazione intelligente di misure politiche volontarie e, ove necessario, di regolamentazione complementare, per esempio per promuovere la trasparenza, creare incentivi di mercato per il comportamento responsabile delle imprese e garantire la rendicontabilità aziendale.

Chiara Mio sostiene che “Fare sostenibilità significa minimizzare il rischio” e che “la RSI può rafforzare la Finanza”. Ha citato come negli Stati Uniti si sta affermando la tendenza a mettere un tetto ai profitti e a non investire nelle aziende che hanno profitti troppo elevati .

La responsabilità sociale rappresenta infatti una leva importante per la finanza, perché permette, tra l'altro, di creare valore nel medio e lungo termine e ridurre il rischio. Proprio in questa direzione stanno spingendo le varie Comunicazioni Europee in materia di Corporate Social Responsability. La Commissione europea pone infatti un forte accento sulla necessità per le imprese di integrare la RSI nella loro strategia, in particolare come motore della loro competitività. La Comunicazione specifica che “un approccio strategico nei confronti del tema della responsabilità sociale delle imprese può portare benefici in termini di gestione del rischio, riduzione dei costi, accesso al capitale, relazioni con i clienti, gestione delle risorse umane e capacità di innovazione”. Facendo fronte alle proprie responsabilità sociali “le imprese creano nel lungo termine fiducia tra i lavoratori, i consumatori e i cittadini quale base per modelli di imprenditoria sostenibile. Elevati livelli di fiducia contribuiscono a loro volta a determinare un contesto in cui le imprese possono innovare e crescere”

“Migliorare la trasparenza per competere meglio sui mercati” è il messaggio lanciato nel corso del Forum da Angela Tanno, Ufficio Responsabilità Sociale d’Impresa ABI. Al centro del dibattito non è infatti mancata La Direttiva 51/2003/CE, PIU NOTA COME DIRETTIVA DI MODERNIZZAZIONE, che INTRODUCE RILEVANTI NOVITA NELLA FORMA E NEL CONTENUTO DEL BILANCIO.

Il tema delle metriche e della misurazione per la responsabilizzazione si è infatti inserito nella più ampia riflessione che sta avvenendo a livello europeo ed internazionale sulla rendicontazione di sostenibilità. La misurazione delle performance non finanziarie rappresenta sia uno strumento di gestione interna, sia uno strumento di accountability esterna e deve, perciò, basarsi su informazioni misurabili e comparabili, per cui è necessario dotarsi di strumenti e processi adeguati interni all’azienda. Gli obiettivi della Direttiva 51/2003/CE che consistono nell’eliminazione dei conflitti esistenti tra Direttive e principi IAS/IFRS, vanno proprio in questa direzione. In particolare, è in discussione a livello europeo la proposta di direttiva per la rendicontazione di informazioni non–finanziarie, con la quale si propone di modificare la normativa vigente in materia di rendicontazione al fine di migliorare la trasparenza e accrescere la coerenza e la comparabilità delle informazioni non-finanziarie.

Da parte dei relatori si è auspicato un pronto ed efficace recepimento delle Direttive che portano alla diffusione interna di una cultura sulla CSR, considerata ormai il terzo pilastro fondamentale per integrare pienamente la sostenibilita all’interno del business.

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All’interno delle imprese manca, spesso, una visione strategica e condivisa su questi temi che favorisca una gestione trasversale e pienamente integrata in tutte le funzioni. Per questo, è necessario, non solo che l’impresa si doti delle strutture e delle funzioni adeguate per implementare la strategia di sostenibilita, ma anche che adotti gli strumenti e i processi di comunicazione interna e di formazione per coinvolgere tutte le funzioni aziendali e per creare un framework valoriale comune.

il recepimento da parte dell’Italia della DirIl tema della pianificazione della sostenibilita sta assumendo sempre maggiore importanza sia all’interno dei principali standard e linee guida riconosciuti a livello internazionale, sia all’interno dei documenti strategici europei, quali la recente comunicazione sulla CSR della Commissione europea che sottolinea l’importanza di un approccio strategico e di lungo termine alla sostenibilita. Questo aspetto è contenuto anche nelle linee guida ISO26000 – in cui si fa riferimento all’inclusione della responsabilita sociale come elemento chiave della strategia dell’organizzazione - nel GRI (Global Reporting Initiative) e nel framework sul reporting integrato dell’IIRC (International Integrated Reporting Council) che fa riferimento al focus strategico della sostenibilita e all’orientamento futuro.

Se lo Stato crede nell’importanza di incentivare le aziende ad essere socialmente responsabili non deve farlo attraverso norme cogenti ma promuovere varie forme di incentivazioni: dalla defiscalizzazione ai meccanismi di semplificazione burocratica, alla creazione di white list. . Chiara Mio sostiene che “Fare sostenibilità significa minimizzare il rischio” e che “la RSI può rafforzare la Finanza”. La responsabilità sociale rappresenta infatti una leva importante per la finanza, perché permette, tra l'altro, di creare valore nel medio e lungo termine e ridurre il rischio.

LA DIRETTIVA 51/2003/CE, PIU NOTA COME DIRETTIVA DI MODERNIZZAZIONE, INTRODUCE RILEVANTI NOVITA NELLA FORMA E NEL CONTENUTO DEL BILANCIO, AGGIORNANDO LE DIRETTIVE N. 78/660/CEE (IV DIRETTIVA CEE), N. 83/349/CEE (VII DIRETTIVA CEE), N. 86/635/CEE (RELATIVA ALLE BANCHE E AGLI ALTRI ISTITUTI FINANZIARI) E N. 91/674/CEE (RELATIVA ALLE IMPRESE DI ASSICURAZIONE).

GLI OBIETTIVI DELLA DIRETTIVA N. 51/2003/CE

CONSISTONO NELL’ELIMINAZIONE DEI CONFLITTI ESISTENTI TRA DIRETTIVE E PRINCIPI IAS/IFRS E NEL FAR SI CHE I TRATTAMENTI CONTABILI CONSENTITI DAI PRINCIPI INTERNAZIONALI POSSANO ESSERE UTILIZZATI ANCHE DALLE SOCIETA EUROPEE SOTTOPOSTE ALLE DISPOSIZIONI COMUNITARIEIl dibattito si è focalizzato è rappresentato dalle metriche e dalla misurazione per la responsabilizzazione si inserisce nella piu ampia riflessione che sta avvenendo a livello europeo ed internazionale sulla rendicontazione di sostenibilita. Infatti, la misurazione delle performance non finanziarie rappresenta sia uno strumento di gestione interna, sia uno strumento di accountability esterna e deve, percio, basarsi su informazioni misurabili e comparabili, per cui è necessario dotarsi di strumenti e processi adeguati interni all’azienda. In particolare, è in discussione a livello europeo la proposta di direttiva per la rendicontazione di informazioni non–finanziarie e di informazioni in merito alla diversita, con la quale si propone di modificare la normativa vigente in materia di rendicontazione al fine di migliorare la trasparenza e accrescere la coerenza e la comparabilita delle informazioni non-finanziarie. Inoltre, l’IIRC (International Integrated Reporting Council) ha pubblicato il draft sul reporting integrato che mira a fornire un framework che riunisca le informazioni finanziarie, ambientali, sociali e di governance in modo chiaro, conciso, coerente e comparabile, riunendo i diversi modelli di rendicontazione in un’unita coerente e integrata.

Il tema della pianificazione della sostenibilita sta assumendo sempre maggiore importanza sia all’interno dei principali standard e linee guida riconosciuti a livello internazionale, sia all’interno dei documenti strategici europei, quali la recente comunicazione sulla CSR della

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Commissione europea che sottolinea l’importanza di un approccio strategico e di lungo termine alla sostenibilita. Questo aspetto è contenuto anche nelle linee guida ISO26000 – in cui si fa riferimento all’inclusione della responsabilita sociale come elemento chiave della strategia dell’organizzazione - nel GRI (Global Reporting Initiative) e nel framework sul reporting integrato dell’IIRC (International Integrated Reporting Council) che fa riferimento al focus strategico della sostenibilita e all’orientamento futuro.

Il tema delle metriche e la misurazione per la responsabilizzazione si inserisce nella piu ampia riflessione che sta avvenendo a livello europeo ed internazionale sulla rendicontazione di sostenibilita. Infatti, la misurazione delle performance non finanziarie rappresenta sia uno strumento di gestione interna, sia uno strumento di accountability esterna e deve, percio, basarsi su informazioni misurabili e comparabili, per cui è necessario dotarsi di strumenti e processi adeguati interni all’azienda. In particolare, è in discussione a livello europeo la proposta di direttiva per la rendicontazione di informazioni non–finanziarie e di informazioni in merito alla diversita, con la quale si propone di modificare la normativa vigente in materia di rendicontazione al fine di migliorare la trasparenza e accrescere la coerenza e la comparabilita delle informazioni non-finanziarie. Inoltre, l’IIRC (International Integrated Reporting Council) ha pubblicato il draft sul reporting integrato che mira a fornire un framework che riunisca le informazioni finanziarie, ambientali, sociali e di governance in modo chiaro, conciso, coerente e comparabile, riunendo i diversi modelli di rendicontazione in un’unita coerente e integrata.

Condividere.La governance e la diffusione interna di una cultura sulla CSR rappresenta il terzo pilastro fondamentale per integrare pienamente la sostenibilita all’interno del business. All’interno delle imprese manca, spesso, una visione strategica e condivisa su questi temi che favorisca una gestione trasversale e pienamente integrata in tutte le funzioni. Per questo, è necessario, non solo che l’impresa si doti delle strutture e delle funzioni adeguate per implementare la strategia di sostenibilita, ma anche che adotti gli strumenti e i processi di comunicazione interna e di formazione per coinvolgere tutte le funzioni aziendali e per creare un framework valoriale comune.

Per avviare un processo di pianificazione della sostenibilita è necessario partire da un’attenta analisi e valutazione della situazione di partenza. E’ necessario che il processo sia basato su una visione strategica condivisa, coinvolgendo il top management, la funzione pianificazione strategica dell’azienda e, a cascata, tutte le funzioni aziendali. Sulla base di tale visione devono essere definite le aree chiave e le priorita (obiettivi e contenuti). In questo senso è necessario un mutamento di governance e di gestione interna che siano funzionali a questo processo ed è fondamentale individuare degli strumenti o delle figure istituzionalizzate che siano in grado di garantire un coordinamento fra le diverse funzioni.

La Commissione europea pone quindi un accento forte sulla necessità per le imprese di integrare la RSI nella loro strategia, in particolare come motore della loro competitività. La Comunicazione specifica in particolare che “un approccio strategico nei confronti del tema della responsabilità sociale delle imprese (può portare benefici in termini di gestione del rischio, riduzione dei costi, accesso al capitale, relazioni con i clienti, gestione delle risorse umane e capacità di innovazione. Poiché richiede un impegno con gli attori interni ed esterni, la RSI permette alle aziende di prevedere meglio e valorizzare le aspettative della società e le condizioni operative in rapida trasformazione. Essa può, quindi, guidare lo sviluppo di nuovi mercati e creare opportunità di crescita. Facendo fronte alle proprie responsabilità sociali, le imprese creano nel lungo termine fiducia tra i lavoratori, i consumatori e i cittadini quale base per modelli di imprenditoria sostenibile. Elevati livelli di fiducia contribuiscono a loro volta a

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determinare un contesto in cui le imprese possono innovare e crescere”(35).

Angela Tanno, Ufficio Responsabilità Sociale d’Impresa ABI

Sociale d’Impresa ABI sostiene che per fare questo è necessario “migliorare la trasparenza per competere meglio sui mercati” e che sarà importante che Entro il 2016 l'Italia recepisca la nuova Direttiva europea sulla comunicazione delle informazioni di carattere non finanziario. Che impatto avrà? Ne

Entro il 2016 l'Italia dovrà recepire la nuova Direttiva europea sulla comunicazione

, è stato infatti l’occasione per presentare durante la prima giornata dei lavori i risultati della ricerca “Creazione del valore condiviso - Quantificazione dell’impatto sociale e ambientale dell’attività bancaria” realizzata con 11 banche, in collaborazione con SCS Consulting. Quali sono le leve per la sua creazione.

la competitività di un’impresa e il benessere della comunità circostante sono strettamente interconnessi: così come l’azienda necessita di una comunità in buona salute per poter usu- fruire di un personale competente, di un ambiente in grado di investire e innovare e di una domanda effettiva per i suoi prodotti; allo stesso modo la comunità ha bisogno di imprese di successo per mettere adisposizione dei suoi componenti posti di lavoro e opportunità per creare ricchezza e benessere. E ambe- due necessitano di politiche pubbliche che regolino in modo adeguato, incentivando e non frenando le interconnessioni globali nel mercato.Costruendo infrastrutture o accrescendo le conoscenze e le competenze sul territorio in cui opera, mi- gliorandone in questo modo la produttività, l’innovazione e la competitività, l’impresa contribuisce a promuovere il progresso sociale e, quindi, a creare valore condiviso, sia economico sia sociale. Per fare que- sto, le imprese devono creare o rafforzare il legame con il territorio e le comunità che le circondano, anche promuovendo nuove e più strette forme di collaborazione con gli altri attori del territorio in modo tale da permettere di incrementare il progresso sociale.

Il contributo dell’impresa responsabile ad una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva

Lo scorso 25 ottobre 2011, la Commissione europea ha pubblicato la Comunicazione “Strategia

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rinnovata dell’Unione europea per il periodo 2011-14 in materia di responsabilità sociale delle

imprese”(31) , in cui afferma nuovamente che “attraverso la RSI, le imprese possono contribuire in modo significativo al conseguimento degli obiettivi del trattato sull’Unione europea per uno sviluppo sostenibile e un’economia sociale di mercato altamente competitiva. La RSI sostiene gli obiettivi della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”.

Nella Comunicazione, la Commissione europea ha aggiornato la propria definizione di responsabilità so- ciale d’impresa, in particolare facendo riferimento al concetto di valore

condiviso introdotto di recente da Porter e Kramer nel citato articolo Creating Shared Value(32).La Commissione europea definisce la RSI come “responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla

società”(33), evidenziando il fatto che il rispetto della legislazione applicabile e dei contratti collettivi tra le parti sociali è un presupposto necessario della RSI. Il documento prosegue affermando che “per soddisfare pienamente la loro responsabilità sociale, le imprese devono avere in atto un processo per integrare le questioni sociali, ambientali, etiche, i diritti umani e le sollecitazioni dei consumatori nelle loro operazioni commerciali e nella loro strategia di base in stretta collaborazione con i rispettivi interlocutori, con l’obiet- tivo di:

• fare tutto il possibile per creare un valore condiviso tra i loro proprietari/azionisti, gli altri portatori di interesse e la società in generale;

• identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti avversi. Per aumentare al massimo la creazione di valore condiviso, le imprese sono incoraggiate ad adottare un approccio strategico a lungo termine nei confronti della responsabilità sociale delle imprese e a esplorare le opportunità per lo sviluppo di prodotti, servizi e modelli commerciali innovativi che contribuiscano al benessere della società e portino a una maggiore qualità e produttività dei posti di lavoro” (34). La Commissione europea pone quindi un accento forte sulla necessità per le imprese di integrare la RSI nella loro strategia, in particolare come motore della loro competitività. La Comunicazione specifica in particolare che “un approccio strategico nei confronti del tema della responsabilità sociale delle imprese (...)

(31)  COM(2011) 681 - Il documento è disponibile alla pagina : http://eur-lex.europa.eu/

(32)  Porter, Michael E., and Mark R. Kramer “Creating Shared Value.” Harvard Business Review 89, nos. 1-2 (Gennaio – Febbraio 2011).

(33)  COM(2011) 681.

• (34) Ibidem.

Capitolo 1 » Il framework di riferimento

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può portare benefici in termini di gestione del rischio, riduzione dei costi, accesso al capitale, relazioni con i clienti, gestione delle risorse umane e capacità di innovazione. Poiché richiede un impegno con gli attori interni ed esterni, la RSI permette alle aziende di prevedere meglio e valorizzare le aspettative della società e le condizioni operative in rapida trasformazione. Essa può, quindi, guidare lo sviluppo di nuovi mercati e creare opportunità di crescita. Facendo fronte alle proprie responsabilità sociali, le imprese creano nel lungo termine fiducia tra i lavoratori, i consumatori e i cittadini quale base per modelli di imprenditoria sostenibile. Elevati livelli di fiducia contribuiscono a loro volta a determinare un contesto in cui le imprese possono innovare e crescere”(35).

Pertanto, la Commissione europea sostiene la tesi dell’interconnessione tra la competitività di un’impresa e il benessere della comunità del territorio su cui opera: gli impatti positivi delle attività dell’impresa che ha un approccio strategico alla RSI accrescono il livello di benessere della comunità del territorio di riferi- mento, creando un contesto che favorisce a suo volta la capacità di crescita ed innovazione delle imprese, e quindi la competitività.

La crisi finanziaria e la recessione mondiale che ne è seguita sono il risul- tato di un modello di crescita non più sostenibile. Il processo di globalizzazione – pure in sé positivo in quanto ha consentito a vaste aree del mondo di uscire da condizioni di povertà e sottosviluppo – è stato caratterizzato da un aumento delle disuguaglianze e dal progressivo depauperamento delle risorse energetiche e ambientali, mettendo così a rischio l’equilibrio sociale ed ecologico del pianeta nel medio lungo periodo.

La fase storica che stiamo attraversando evidenzia la contemporaneità di quattro fenome- ni di crisi tra loro profondamente interconnessi: economico-finanziaria, energetica, am- bientale ed alimentare. Tuttavia, la gravità della crisi e i rischi di declino ad essa legati, possono costituire anche una nuova opportunità: l’occasione, cioè, per ripensare le prio- rità e le modalità dello sviluppo economico e sociale. Si tratta, in sostanza, di ricreare uno spazio pubblico di negoziazione tra bisogni e interessi individuali e bene comune, ripor- tando al centro la persona, in quanto portatrice, oltre che di bisogni, anche di valori ed espressione di cultura.

In questo senso, la fase attuale può essere letta anche come “crisi democratica”, in quan- to mette in discussione nella guida dello sviluppo i principi sui quali si esercita il diritto di rappresentanza e quindi di tutela degli interessi delle persone, a prescindere dal loro censo e peso economico nella società. Un ruolo decisivo spetta quindi, nuovamente, alle istituzioni pubbliche: agli stati, ma ancor più agli organismi sovranazionali. A quelli esi- stenti e quelli che andrebbero creati, a tutela e garanzia dei singoli cittadini, dell’interes- se collettivo e del bene comune.

Alla base della crisi attuale c’è la inversione che si è determinata, negli ultimi decenni, nel

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rapporto tra mezzi e fini dell’attività economica, con l’affermarsi e il prevalere della finan- za. Il pensiero economico e politico dominante – una sorta di “pensiero unico” – ha fatto sì che si determinasse una scissione tra interesse individuale e benessere collettivo, tra individuo e società. L’obiettivo prioritario era diventato la crescita e l’arricchimento per- sonale, al di fuori di ogni parametro di responsabilità e trasparenza. Ciò ha prodotto la costruzione e l’adozione di strumenti di tipo finanziario che hanno ignorato gli effetti di

Trasparenza e responsabilità

PREMESSA5

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Valore e metriche

una diffusione sempre più ampia dei rischi nei confronti di un numero crescente non solo di istituzioni economiche, ma soprattutto di famiglie e persone. Si pensi all’utilizzo espo- nenziale della leva del debito, al credito facile con cui milioni di persone sono state illu- se di potere accedere a un bene essenziale quale la casa. Si tratta di fenomeni e scelte che hanno caratterizzato principalmente gli Usa e i paesi anglosassoni, ma che, per effet- to della globalizzazione e delle nuove tecnologie informatiche, hanno investito l’Europa e l’intero pianeta, compresi i paesi di nuova industrializzazione, come testimonia la reces- sione in atto. Il tutto aggravato dall’assenza, o comunque dall’inefficacia, di sistemi di regole e controlli che, peraltro, hanno valenza nazionale a fronte di un sistema economi- co che agisce sempre più su scala planetaria; dalla confusione e spesso dal conflitto di interesse esistente tra chi è preposto a valutare il rischio e chi lo propone e lo vende al “consumatore” finale. Sono queste fenomenologie della “non responsabilità” e dell’opa- cità di attori privati e pubblici che hanno reso insostenibile la strutturale “asimmetria informativa” nei confronti dei cittadini-consumatori. In altri termini, la crisi si è manife- stata come drammatica crisi di fiducia: nelle relazioni delle istituzioni finanziarie tra loro, tra queste e i cittadini-risparmiatori-consumatori.

Una tale crisi, riporta inevitabilmente l’attenzione sulla capacità di guardare all’economia e allo sviluppo in un’ottica di lungo periodo , che guardi cioè al futuro della società e del pia- neta, e quindi ai temi della responsabilità, della progettualità e dell’innovazione. Da un lato infatti si sollecita che le relazioni tra i soggetti economici, in particolare per quanto riguarda la governance delle istituzioni economiche e finanziarie, siano sempre più basate sulla tra- sparenza e la completezza delle informazioni, riaffermando così il valore della trasparenza che costituisce il principio fondante la Responsabilità Sociale (RS). Dall’altro, proprio la carenza di rappresentanza democratica insita in questa crisi, stimola ulteriormente verso un maggiore accesso ed utilizzo di internet, e quindi delle reti telematiche, come network sociale aperto e “democratico”, rinnovato motore di sviluppo.

Se la creazione di valore per gli azionisti nel breve periodo – la cosiddetta shareholder economy – è stata il paradigma dominante dell’economia nella fase dell’affermazione della finanza senza regole, la crisi evidenzia la necessità di procedere ad una sostanziale revisione

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del concetto di valore economico. Come è stato messo autorevolmente in evi- denza, si tratta di ricomporre la scissione tra valore di scambio e valore d’uso delle merci e dei servizi, recuperando una più stretta relazione, nell’ambito del mercato, tra le esigen- ze e i bisogni delle persone – sia come individui che come collettività – e l’attività econo- mica e finanziaria. Ridefinendo, cioè, il rapporto tra mezzi e fini ed affermando in modo più chiaro e netto che l’economia, il mercato, la produzione e la finanza costituiscono gli

Sostenibilità dello sviluppo

strumenti attraverso i quali si possono combinare i diversi fattori per ottenere maggior valore sociale, in termini di più elevato benessere materiale, ma anche umano, culturale, civile; sia per gli individui che per il territorio. Tutto ciò presuppone una diversa determi- nazione delle priorità sulle quali orientare lo sviluppo e i conseguenti investimenti: dalla ricerca alla formazione del capitale umano dalla cultura ai servizi sociali e sanitari. Scelte che possono essere effettuate solo se supportate da una visione politica che assume quale obiettivo fondamentale dello sviluppo economico globale il perseguimento di una ri- duzione delle diseguaglianze sociali e della salvaguardia dell’ambiente in un’ottica di sostenibilità. Ed è altrettanto chiaro che una così profonda revisione del paradigma dello sviluppo è possibile soltanto procedendo ad una progressiva ridefinizione degli indicatori e delle metriche finora utilizzati per misurare la crescita dell’economia e i suoi impatti sul- la società: a partire dal PIL, dal reddito monetario procapite e dal livello dell’inflazione.

UNA CONCEZIONE MODERNA DELLA RESPONSABILITA SOCIALE DELLE IMPRESE

3.1. Una nuova definizione

La Commissione propone una nuova definizione di RSI come "responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società". Il rispetto della legislazione applicabile e dei contratti collettivi tra le parti sociali rappresenta un presupposto necessario per far fronte a tale responsabilità. Per soddisfare pienamente la loro responsabilità sociale, le imprese devono avere in atto un processo per integrare le questioni sociali, ambientali, etiche, i diritti umani e le sollecitazioni dei consumatori nelle loro operazioni commerciali e nella loro strategia di base in stretta collaborazione con i rispettivi interlocutori, con l'obiettivo di:

–  fare tutto il possibile per creare un valore condiviso tra i loro proprietari /azionisti e gli altri loro soggetti interessati e la società in generale;

–  identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti avversi.

La complessità di tale processo dipenderà da fattori quali la dimensione dell'impresa e la natura delle sue operazioni. Per gran parte delle piccole e medie imprese, in particolare le micro-imprese, il processo della RSI è destinato a rimanere informale e intuitivo.

Per aumentare al massimo la creazione di un valore condiviso, le imprese sono incoraggiate ad adottare un approccio strategico a lungo termine nei confronti della responsabilità sociale delle imprese e a esplorare le opportunità per lo sviluppo di prodotti, servizi e modelli commerciali innovativi che contribuiscano al benessere della società e portino a una maggiore qualità e produttività dei posti di lavoro.

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Per identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti negativi, le grandi imprese e le imprese che corrono il rischio di subire tali effetti sono incoraggiate a esercitare il loro dovere

COMUNICAZIONIl tema della pianificazione della sostenibilita sta assumendo sempre maggiore importanza sia all’interno dei principali standard e linee guida riconosciuti a livello internazionale, sia all’interno dei documenti strategici europei, quali la recente comunicazione sulla CSR della Commissione europea che sottolinea l’importanza di un approccio strategico e di lungo termine alla sostenibilita.Questo aspetto è contenuto nelle linee guida ISO26000 – in cui si fa riferimento all’inclusione della responsabilita sociale come elemento chiave della strategia dell’organizzazione - nel GRI (Global Reporting Initiative) e nel framework sul reporting integrato dell’IIRC (International Integrated Reporting Council) che fa riferimento al focus strategico della sostenibilita e all’orientamento futuro.

Obiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in ambito nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni future, ma soprattutto quello di mantenere vivo il confronto, già iniziato da tempo, tra i vari attori coinvolti e approfondire il ruolo che ciascuno di loro può avere nel far nascere idee e sviluppare metodi e strumenti volti a rafforzare la presenza della sostenibilità economica, ambientale e sociale nelle politiche pubbliche, nelle strategie e attività aziendali, nello stile di vita dei cittadini.

Il Forum CSR, giunto all’ottava edizione, rappresenta un momento di confronto sulla responsabilità sociale d’impresa, tema di sempre maggior attualità divenuto ormai oggetto di un intenso dibattito, tanto nel mondo bancario e finanziario quanto nel sistema politico, economico e sociale in generale.Obiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in ambito nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni future, ma soprattutto quello di mantenere vivo il confronto, già iniziato da tempo, tra i vari attori coinvolti e approfondire il ruolo che ciascuno di loro può avere nel far nascere idee e sviluppare metodi e strumenti volti a rafforzare la presenza della sostenibilità economica, ambientale e sociale nelle politiche pubbliche, nelle strategie e attività aziendali, nello stile di vita dei cittadini.

Il tema della pianificazione della sostenibilita sta assumendo sempre maggiore importanza sia all’interno dei principali standard e linee guida riconosciuti a livello internazionale, sia all’interno dei documenti strategici europei, quali la recente comunicazione sulla CSR della Commissione europea che sottolinea l’importanza di un approccio strategico e di lungo termine alla sostenibilita.Questo aspetto è contenuto nelle linee guida ISO26000 – in cui si fa riferimento all’inclusione della responsabilita sociale come elemento chiave della strategia dell’organizzazione - nel GRI (Global Reporting Initiative) e nel framework sul reporting integrato dell’IIRC (International Integrated Reporting Council) che fa riferimento al focus strategico della sostenibilita e all’orientamento futuro.

Lo sviluppo della RSI dovrebbe essere guidato dalle imprese stesse. Le autorità pubbliche dovrebbero svolgere un ruolo di sostegno attraverso una combinazione intelligente di misure politiche volontarie e, ove necessario, di regolamentazione complementare, per esempio per promuovere la trasparenza, creare incentivi di mercato per il comportamento responsabile delle imprese e garantire la rendicontabilità aziendale.

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Misurare.Il tema delle metriche e la misurazione per la responsabilizzazione si inserisce nella piu ampia riflessione che sta avvenendo a livello europeo ed internazionale sulla rendicontazione di sostenibilita. Infatti, la misurazione delle performance non finanziarie rappresenta sia uno strumento di gestione interna, sia uno strumento di accountability esterna e deve, percio, basarsi su informazioni misurabili e comparabili, per cui è necessario dotarsi di strumenti e processi adeguati interni all’azienda. In particolare, è in discussione a livello europeo la proposta di direttiva per la rendicontazione di informazioni non–finanziarie e di informazioni in merito alla diversita, con la quale si propone di modificare la normativa vigente in materia di rendicontazione al fine di migliorare la trasparenza e accrescere la coerenza e la comparabilita delle informazioni non-finanziarie. Inoltre, l’IIRC (International Integrated Reporting Council) ha pubblicato il draft sul reporting integrato che mira a fornire un framework che riunisca le informazioni finanziarie, ambientali, sociali e di governance in modo chiaro, conciso, coerente e comparabile, riunendo i diversi modelli di rendicontazione in un’unita coerente e integrata.

Condividere.La governance e la diffusione interna di una cultura sulla CSR rappresenta il terzo pilastro fondamentale per integrare pienamente la sostenibilita all’interno del business. All’interno delle imprese manca, spesso, una visione strategica e condivisa su questi temi che favorisca una gestione trasversale e pienamente integrata in tutte le funzioni. Per questo, è necessario, non solo che l’impresa si doti delle strutture e delle funzioni adeguate per implementare la strategia di sostenibilita, ma anche che adotti gli strumenti e i processi di comunicazione interna e di formazione per coinvolgere tutte le funzioni aziendali e per creare un framework valoriale comune.

Per avviare un processo di pianificazione della sostenibilita è necessario partire da un’attenta analisi e valutazione della situazione di partenza. E’ necessario che il processo sia basato su una visione strategica condivisa, coinvolgendo il top management, la funzione pianificazione strategica dell’azienda e, a cascata, tutte le funzioni aziendali. Sulla base di tale visione devono essere definite le aree chiave e le priorita (obiettivi e contenuti). In questo senso è necessario un mutamento di governance e di gestione interna che siano funzionali a questo processo ed è fondamentale individuare degli strumenti o delle figure istituzionalizzate che siano in grado di garantire un coordinamento fra le diverse funzioni.

La fase di redazione del piano di sostenibilita deve essere seguita dall’implementazione, da un controllo del processo decisionale e dal monitoraggio dello stato di avanzamento.La visione complessiva deve essere, infatti, declinata in progetti concreti che, a loro volta, devono prevedere target e indicatori quantificabili che consentano di misurarne i risultati. La misurabilita degli obiettivi consente il monitoraggio costante dello stato di avanzamento del piano di sostenibilita e contribuisce a creare una maggiore consapevolezza interna intorno ad essi, rendendo evidenti i vantaggi, anche economici, per l’azienda.

La direttiva modifica sostanzialmente la IV e VII direttiva CEE prevedendo numerose novità relative ai principi generali di redazione (principio della prevalenza della sostanza sulla forma), ai criteri di valutazione (introduzione del fair value per attività diverse dagli strumenti finanziari) e agli schemi di bilancio (schemi alternativi di stato patrimoniale e conto economico

Con il D.Lgs. 2 febbraio 2007, n. 32 e stata recepita la direttiva comunitaria n. 51/2003/Ce in relazione alle sole disposizioni obbligatorie in materia di bilancio d’esercizio e consolidato. Tra le novità del provvedimento, si ritiene di particolare inte resse “operativo” quella che aggiunge maggiori e piu qualifi canti contenuti alla relazione sulla gestione al bilancio d’eser cizio e a quello consolidato. In particolare, la relazione di ge stione consolidata quale analisi deve offrire in merito alla si tuazione del gruppo di imprese a cui si riferisce

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Nel modulo sulle metriche e misurazione per la responsabilizzazione è emerso che sistemi strutturati di indicatori misurabili, processi di misurazione e controllo aiutano l’impresa a definire i risultati raggiunti e a fissare obiettivi di miglioramento e contribuiscono ad integrare le performance economico-finanziarie con quelle di sostenibilita in un’ottica strategica.

Da giugno 2012 a settembre 2013 Impronta Etica ha svolto con i propri soci un gruppo di lavoro sull’integrazione della CSR nella strategia, con l’obiettivo di favorire l’adozione strutturale dei principi di sostenibilità da parte del management aziendale e promuovere la piena integrazione degli stessi nella strategia, nella governance e in tutti i processi aziendali.I temi approfonditi durante il percorso sono tre:• la pianificazione della sostenibilità,• le metriche e la misurazione per la responsabilizzazione,• la governance e la diffusione di una cultura interna sulla sostenibilità.Il gruppo di lavoro ha approfondito modelli, strumenti e processi di integrazione della CSR nel business, ha analizzato buone pratiche a livello nazionale e internazionale, anche attraverso testimonianze dirette di aziende. Si è, inoltre, cercato di favorire lo scambio di esperienze fra aziende socie e di individuare possibili percorsi e azioni di miglioramento.

l Forum CSR è l’appuntamento annuale che ABIEventi dedica da otto anni alla responsabilita sociale d’impresa, tema di sempre maggior attualita divenuto ormai oggetto di un intenso dibattito, tanto nel mondo bancario e finanziario quanto nel sistema politico, economico e sociale in generale. Obbiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in ambito nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni future, ma soprattutto quello di mantenere vivo il confronto, gia iniziato da tempo, tra i vari attori coinvolti e approfondire il ruolo che ciascuno di loro puo avere nel far nascere idee e sviluppare metodi e strumenti volti a rafforzare la presenza della sostenibilita economica, ambientale e sociale nelle politiche pubbliche, nelle strategie e attivita aziendali, nello stile di vita dei cittadini. Con il suo parterre di relatori, composto sempre da rappresentanti di spicco del governo e delle istituzioni, presidenti e amministratori delegati di banche ed aziende, segretari nazionali di sindacati e associazioni dei consumatori, rappresentanti di organismi e associazioni, questo evento rappresenta un’occasione irrinunciabile di aggiornamento, confronto e networking di altissimo livello per tutti coloro che in banca, nelle imprese e nelle organizzazioni si occupano di CSR.Il Forum ha avuto il piacere di ospitare quest’anno l’evento di premiazione della XII edizione del Premio Socialis , l’unico riconoscimento in Italia per le tesi di laurea su CSR e sviluppo sostenibile.L’Osservatorio Socialis, il cantiere di promozione culturale della responsabilità sociale d’impresa, nel corso del Forum CSR dell’ABI, svoltosi a Palazzo Altieri a Roma, ha consegnato il

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Premio Socialis per le migliori tesi di laurea su CSR e sviluppo sostenibile (XII edizione), in collaborazione con ABI Eventi e con la partecipazione di Lega del Filo d’Oro, H3G, FS Italiane, Sanofi Pasteur MSD, Roma Capitale.“L’economia e il mercato stanno cambiando a grande velocità - ha spiegato Orsi- e con essa le imprese, che sempre piu numerose mettono in conto di dover porre attenzione all’etica e alla responsabilità in maniera programmata e riconoscibile. D’altra parte questi dati devono spingere le università ad accrescere i corsi per la formazione di una classe dirigente che sia piu attenta all’ascolto del territorio e delle persone: oggi solo 42 atenei su 80 prevedono insegnamenti che riconducono alla CSR, all’etica, allo sviluppo sostenibile”.

I PRESUPPOSTI PER IL CAMBIAMENTO La crisi finanziaria ed economica ha reso ancora piu evidente un dato gia sufficientemente chiaro e cioè che l’impresa non possa essere considerata come un sistema chiuso, ma debba essere vista come un soggetto inserito in sistemi valoriali complessi, non gestibili in maniera autoreferenziale, che presuppongono l’assunzione di un suo ruolo attivo e consapevole in una relazione stabile con l’insieme dei suoi interlocutori nel piu generale contesto sociale e territoriale.

Per questo, nel quadro di una evoluzione dei concetti e delle pratiche di responsabilita sociale, si ritiene necessario superare la fase che è andata sotto il nome di “coinvolgimen- to degli stakeholder” per avviare processi di analisi multifocale di bacini di interscambio a livello territoriale.

In questi ambiti risulta chiaro come ogni attore sociale viene ad assumere una responsa- bilita verso qualcun altro, mettendo in evidenza le interrelazioni tra i diversi soggetti, che hanno come centro e come limite il territorio stesso.Con cio si intende significare che l’impresa, per essere responsabile, ha bisogno non solo che i propri stakeholder siano pro-attivi e socialmente responsabili, ma ha la necessita di operare in ambienti equi, trasparenti e rispettosi della legge nei quali la competizione sia di stimolo all’innovazione.

Il riferimento alla dimensione territoriale come spazio e contesto in cui sviluppare la responsabilita sociale, non determina il superamento delle politiche aziendali di RS, che anzi restano essenziali in termini di strategie, scelte e azioni volte a promuovere buone prassi – dalla governance ai dipendenti, clienti, fornitori, comunita, ecc. – sulle quali sono chiamate a confrontarsi con i propri interlocutori ed essere oggetto di valu- tazione.

D’altro canto, essere e considerarsi “stakeholder” significa assumere la responsabilita di agire in quanto tali, dimostrando di averne la capacita. L’attore sociale non deve e non puo, infatti, limitarsi a reclamare “diritti”, in una logica neo-corporativa di esclusiva tute- la del proprio interesse.

Chair

Giancarlo Durante, Direttore Centrale e Responsabile Direzione Sindacale e del Lavoro ABI

9.30 Keynote SpeechVulnerabilita, resilienza e sostenibilita. Quale ruolo per le banche e le

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imprese? Enrico Giovannini, Professore Ordinario di Statistica Economicauniversita di roma “Tor Vergata”

La sostenibilita come vantaggio competitivo

Chiara mio, Presidente Banca Popolare FriulAdriaIl percorso di creazione di valore nel settore delle banche

Roberto Nicastro, Direttore Generale uniCredit 11.00 Coffee Break e networking

Idell’impatto sociale e ambientale dell’attivita bancaria”

SESSIONECos’e il valore condiviso? Presentazione e analisi dei risultati del Progetto di ricerca “Creazione del valore condiviso - Quantificazione

Chair

Giancarlo Durante, Direttore Centrale e Responsabile Direzione Sindacale e del Lavoro ABI 11.30 Presentazione del progetto di ricerca

Giulia Balugani, Responsabile Area Sostenibilita e Accountability SCS Consulting Gaetano Carboni, Group Executive, Strategic Alliances, Public Private Partnerships

masterCard WorldwideFrancesco mereu, CSR Manager Banca monte dei Paschi di Siena Bettina mirabile, Progetti CSV Enel Green Powermarco ratti, Responsabile Knowledge Center Banca Prossima

13.30 Buffet Lunch e networking

mErCOLEDi 3 DICEmBrE - POmERiGGiO

#forumcsr2014

II SESSIONEIl valore condiviso per le imprese e gli stakeholder: quali sono le leve per la sua creazione? Chair

Piermario Barzaghi, Partner KPmG Advisory14.30 Filippo Bocchi, Direttore Corporate Social Responsibility Hera

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Sonia Cantoni, Consigliere con delega all’ambiente Fondazione CariploDavide Dal maso, Segretario Generale Forum per la Finanza SostenibileGianluca randazzo, Responsabile Corporate Social Responsibility Banca mediolanum

PrEmIO SOCIALIS Xii EDiziOnECSr e universita: il futuro parte da qui Chair

Roberto Orsi, Direttore Osservatorio Socialis e Presidente Errepi Comunicazione 17.00 Sabrina Katouzian, CSR Manager H3G

Paolo masini, Assessore alle Politiche dello Sviluppo delle Periferie, Infrastrutture e Manutenzione Urbana roma Capitale

Sara razzicchia, Direttore HR Sanofi Pasteur mSDFabrizio Torella, Responsabile Attivita Sociali d’Impresa e Rapporti con le Associazioni

Ferrovie dello Stato Italiane

Disegna

Lorenzo Terranera, illustratore delle trasmissioni “Ballaro” e “Di martedi” 18.15 aperitivo di networking presso tonY, via delle Botteghe Oscure 33

Enrico Giovannini, Professore Ordinario di Statistica Economica Università di Roma “Tor Vergata” (intervista a cura di Flavio Padovan)

La responsabilità sociale è una leva importante per la finanza, perché permette, tra l'altro, di creare valore nel medio e lungo termine e ridurre il rischio. Ne parla Chiara Mio, Presidente Banca Popolare FriulAdria a margine del convegno FORUM CSR 2014 (intervista a cura di Maddalena Libertini)

Intervista a Giancarlo Durante, Direttore Centrale e Responsabile Direzione Sindacale e del Lavoro ABI (a cura di Flavio Padovan)

Entro il 2016 l'Italia dovrà recepire la nuova Direttiva europea sulla comunicazione delle informazioni di carattere non finanziario. Che impatto avrà? Ne parla Angela Tanno, Ufficio Responsabilità Sociale d’Impresa ABI (intervista a cura di Maddalena Libertini)ABI E ABIEVENTI: “FORUM CSR 2014″, I PROSSIMI 3 E 4 DICEMBRE A ROMA, PRESSO PALAZZO ALTIERI<time class="updated" datetime="2014-11-28T10:15:08+00:00" pubdate>Pubblicato venerdì, novembre 28th, 2014 alle 10:15.</time><p class="byline author">Scritto da <a

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href="http://www.ecoincitta.it/author/admin/" rel="author" class="fn">admin</a></p><header> <h1 class="entry-title">ABI e ABIEventi: &#8220;FORUM CSR 2014&#8243;, i prossimi 3 e 4 dicembre a Roma, presso Palazzo Altieri</h1> <time class="updated" datetime="2014-11-28T10:15:08+00:00" pubdate>Pubblicato venerdì, novembre 28th, 2014 alle 10:15.</time><p class="byline author">Scritto da <a href="http://www.ecoincitta.it/author/admin/" rel="author" class="fn">admin</a></p> </header>l Forum CSR è l’appuntamento annuale che ABIEventi dedica da otto anni alla responsabilita sociale d’impresa, tema di sempre maggior attualita divenuto ormai oggetto di un intenso dibattito, tanto nel mondo bancario e finanziario quanto nel sistema politico, economico e sociale in generale. Obbiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in ambito nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni future, ma soprattutto quello di mantenere vivo il confronto, gia iniziato da tempo, tra i vari attori coinvolti e approfondire il ruolo che ciascuno di loro puo avere nel far nascere idee e sviluppare metodi e strumenti volti a rafforzare la presenza della sostenibilita economica, ambientale e sociale nelle politiche pubbliche, nelle strategie e attivita aziendali, nello stile di vita dei cittadini. Con il suo parterre di relatori, composto sempre da rappresentanti di spicco del governo e delle istituzioni, presidenti e amministratori delegati di banche ed aziende, segretari nazionali di sindacati e associazioni dei consumatori, rappresentanti di organismi e associazioni, questo evento rappresenta un’occasione irrinunciabile di aggiornamento, confronto e networking di altissimo livello per tutti coloro che in banca, nelle imprese e nelle organizzazioni si occupano di CSR.Il dettagliatissimo programma al link: http://www.abieventi.it/public/files/eventi/forum-csr-2014/programma/Forum-CSR-2014_Programma.pdfForum CSR 2014 si è tenuto a Roma presso Palazzo Altieri, il 3 e 4 dicembre 2014.  - See more at: http://www.abieventi.it/eventi/2074/#sthash.8jPIbRkm.dpufIX edizione dell'appuntamento ABIEventi dedicato alla Responsabilità Sociale d'Impresa.

.Il Forum ha avuto il piacere di ospitare quest’anno l’evento di premiazione della XII edizione del Premio Socialis , l’unico riconoscimento in Italia per le tesi di laurea su CSR e sviluppo sostenibile.

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Grazie alla collaborazione con il CeSPI, anche in questa edizione del Forum è stato dato ampio spazio all'inclusione finanziaria e all'integrazione sociale, con la presentazione del terzo anno di attività dell'Osservatorio Nazionale sull'Inclusione Finanziaria dei Migranti, il cui Report annuale è stato distribuito a tutti i partecipanti al Forum.

- See more at: http://www.abieventi.it/eventi/2074/#sthash.8jPIbRkm.dpufIl Forum CSR è l’appuntamento annuale che ABIEventi dedica da otto anni alla responsabilità sociale d’impresa, tema di sempre maggior attualità divenuto ormai oggetto di un intenso dibattito, tanto nel mondo bancario e finanziario quanto nel sistema politico, economico e sociale in generale. Obbiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in ambito nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni future, ma soprattutto quello di mantenere vivo il confronto, già iniziato da tempo, tra i vari attori coinvolti e approfondire il ruolo che ciascuno di loro può avere nel far nascere idee e sviluppare metodi e strumenti volti a rafforzare la presenza della sostenibilità economica, ambientale e sociale nelle politiche pubbliche, nelle strategie e attività aziendali, nello stile di vita dei cittadini. Con il suo parterre di relatori, composto sempre da rappresentanti di spicco del governo e delle istituzioni, presidenti e amministratori delegati di banche ed aziende, segretari nazionali di sindacati e associazioni dei consumatori, rappresentanti di organismi e associazioni, questo evento rappresenta un’occasione irrinunciabile di aggiornamento, confronto e networking di altissimo livello per tutti coloro che in banca, nelle imprese e nelle organizzazioni si occupano di CSR. - See more at: http://www.abieventi.it/eventi/2074/#sthash.8jPIbRkm.dpuf

- Paolo Bacciga, Banca Fideuram- Giulia Balugani, SCS Consulting- PierMario Barzaghi, KPMG Advisory- Francesca Bisceglia, Ministero dello Sviluppo Economico- Filippo Bocchi, Gruppo Hera- Sonia Cantoni, Fondazione Cariplo- Giacomo Carbonari, ANIA- Gaetano Carboni, MasterCard- Davide Dal Maso, Forum per la Finanza Sostenibile- Giancarlo Durante, ABI- Natale Forlani, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali- Daniele Frigieri, CeSPI- Enrico Giovannini, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"- Paola Giucca, Banca d'Italia- Devid Jegerson, UBI Banca- Sabrina Katouzian, H3G- Paolo Masini, Comune di Roma- Francesco Mereu, Banca Monte dei Paschi di Siena- Didier Millerot, Commissione Europea- Chiara Mio, Banca Popolare Friuladria- Bettina Mirabile, Enel Green Power- Andrea Muti, Unioncamere- Roberto Nicastro, UniCredit- Roberto Orsi, Errepi Comunicazione- Gianluca Randazzo, Banca Mediolanum- Marco Ratti, Banca Prossima- Sara Razzicchia, Sanofi Pasteur MSD- Elena Restano, Poste Italiane - Agenzia delle Nazioni Unite- Josè Rhi Sausi, CeSPI

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- Assunta Rosa, Ministero dell'Interno- Fulvio Rossi, Terna- Gian Paolo Ruggiero, Ministero dell'Economia e delle Finanze- Angela Tanno, ABI- Fabrizio Torella, Ferrovie dello Stato Italiane- Kirtsen van Toorenburg, Assofin- - See more at: http://www.abieventi.it/eventi/2074/#sthash.8jPIbRkm.dpuf

Le banche dedicano attenzione alla responsabilita sociale d’impresa come ulteriore leva di innovazione e di sviluppo per competere al meglio sul mercato nel medio e lungo periodo.Intraprendere un percorso di Csr è per la banca un’opportunita per:• migliorare il governo proattivo dei rischi integrando variabili sociali,

ambientali e di governance nel business;• ascoltare le esigenze dei propri interlocutori e innovare lo sviluppo di

prodotti, servizi e modelli commerciali;rendere esplicite le implicazioni che il ruolo di intermediazione di denaro ha sulla societa ed aumentare al massimo la creazione di un valore condiviso.

ABI, come socio fondatore del Forum per la finanza sostenibile è lieta di annunciare il lancio di www.investiresponsabilmente.it, portale web che si prefigge di spiegare in modo semplice e diretto che cosa si intende per investimento sostenibile e responsabile, rivolgendosi sia ai risparmiatori che ai promotori e addetti alla vendita di prodotti finanziari.

Il sito si compone di piu sezioni, alcune con finalita informative e formative (Cos’e l’Sri (acronimo di Sustainable and responsible investment), Blog e Glossario), altre volte a fornire indicazioni di carattere pratico a chi desidera investire responsabilmente in Italia (Prodotti Sri).

In particolare, il database raccoglie:- i prodotti di investimento classificati da Assogestioni come etici ed i prodotti dei Soci del Forum corredati dalle relative schede Morningstar;- i prodotti previdenziali Sri mappati dal Forum per la finanza sostenibile e da Mefop, attraverso il suo Osservatorio.

Il quadro dell'impegno sociale delle aziende in Italia, secondo l'Ossevatorio Socialis, è decisamente in crescita, come illustra Roberto Orsi, Presidente di Errepi Comunicazione e Direttore dell'Osservatorio Socialis, nel corso della consegna del Premio Socialis: 920 milioni di euro investiti nell’ultimo anno in Italia da più del 70% delle aziende con più di 80 dipendenti che hanno destinato in media 158.000 euro ciascuna a risparmio energetico e contenimento degli sprechi (65%), a iniziative in favore dei dipendenti (55%), al contrasto dell’inquinamento e allo smaltimento dei rifiuti (53%), a solidarietà e impegno umanitario (38%), a favore della pratica sportiva (31%), al sostegno di arte e cultura (24%).L’Osservatorio Socialis, il cantiere di promozione culturale della

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responsabilità sociale d’impresa, nel corso del Forum CSR dell’ABI, svoltosi a Palazzo Altieri a Roma, ha consegnato il Premio Socialis per le migliori tesi di laurea su CSR e sviluppo sostenibile (XII edizione), in collaborazione con ABI Eventi e con la partecipazione di Lega del Filo d’Oro, H3G, FS Italiane, Sanofi Pasteur MSD, Roma Capitale.“L’economia e il mercato stanno cambiando a grande velocità - ha spiegato Orsi- e con essa le imprese, che sempre più numerose mettono in conto di dover porre attenzione all’etica e alla responsabilità in maniera programmata e riconoscibile. D’altra parte questi dati devono spingere le università ad accrescere i corsi per la formazione di una classe dirigente che sia più attenta all’ascolto del territorio e delle persone: oggi solo 42 atenei su 80 prevedono insegnamenti che riconducono alla CSR, all’etica, allo sviluppo sostenibile”.I vincitori della XII edizione del Premio Socialis sono: Sarah De Bernardinis con "Green Economy: variabili strategiche di un'impresa sostenibile", Facoltà di Economia dell'Università di Teramo; Giusy Forestiero con "La valutazione della prestazione energetica degli edifici. Proposta metodologica in ambito europeo", Facoltà di Ingegneria Edile dell'Università degli Studi della Calabria e Daniele Perri con "La responsabilità sociale d'impresa nella banca. Il caso finanza socialmente responsabile", Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Genova.Il Premio Socialis è l’unico riconoscimento alle migliori tesi di laurea su argomenti che riconducono alla responsabilità sociale d’impresa, un appuntamento annuale che pone al centro della riflessione sociale e imprenditoriale la necessità di un’economia più attenta allo sviluppo sostenibile. Oltre 750 le tesi pervenute dal 2003, anno della prima edizione del Premio, 65 atenei di provenienza dei lavori accademici, 16 enti patrocinanti, tra cui Presidenza del Consiglio, Ministero del Lavoro, Ministero dello Sviluppo Economico, la Rappresentanza italiana della Commissione Europea, il Segretariato Sociale RAI, il Comune di Roma, 80 vincitori.  

Etica e responsabilità: le nuove chiavi del successo delle impreseLa sostenibilità come vantaggio competitivo per banche e impreseIl 3 e 4 dicembre a Roma, SCS presenta una

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ricerca nell’ambito dell’appuntamento annuale di ABI dedicato alla Responsabilità Sociale d’ImpresaIn occasione del Forum CSR 2014 verrà presentata la ricerca “Creazione del valore condiviso – Quantificazione dell’impatto sociale e ambientale dell’attività bancaria” realizzata in collaborazione con SCS Consulting.Il Forum CSR, giunto all’ottava edizione, rappresenta un momento di confronto sulla responsabilità sociale d’impresa, tema di sempre maggior attualità divenuto ormai oggetto di un intenso dibattito, tanto nel mondo bancario e finanziario quanto nel sistema politico, economico e sociale in generale.Obiettivo del Forum è quello di fotografare lo stato dell’arte della CSR in ambito nazionale e internazionale, di esplorarne le possibili evoluzioni future, ma soprattutto quello di mantenere vivo il confronto, già iniziato da tempo, tra i vari attori coinvolti e approfondire il ruolo che ciascuno di loro può avere nel far nascere idee e sviluppare metodi e strumenti volti a rafforzare la presenza della sostenibilità economica, ambientale e sociale nelle politiche pubbliche, nelle strategie e attività aziendali, nello stile di vita dei cittadini.

Da giugno 2012 a settembre 2013 Impronta Etica ha svolto con i propri soci un gruppo di lavoro sull’integrazione della CSR nella strategia, con l’obiettivo di favorire l’adozione strutturale dei principi di sostenibilità da parte del management aziendale e promuovere la piena integrazione degli stessi nella strategia, nella governance e in tutti i processi aziendali.I temi approfonditi durante il percorso sono tre:• la pianificazione della sostenibilità,• le metriche e la misurazione per la responsabilizzazione,• la governance e la diffusione di una cultura interna sulla sostenibilità.Il gruppo di lavoro ha approfondito modelli, strumenti e processi di integrazione della CSR nel business, ha analizzato buone pratiche a livello nazionale e internazionale, anche attraverso testimonianze dirette di aziende. Si è, inoltre, cercato di favorire lo scambio di esperienze fra aziende socie e di individuare possibili percorsi e azioni di miglioramento.Di seguito è disponibile il documento finale del gruppo di lavoro e i report re

Pianificare.Il tema della pianificazione della sostenibilita sta assumendo sempre maggiore importanza sia all’interno dei principali standard e linee guida riconosciuti a livello internazionale, sia all’interno dei documenti strategici europei, quali la recente comunicazione sulla CSR della Commissione europea che sottolinea l’importanza di un approccio strategico e di lungo termine alla sostenibilita.Questo aspetto è contenuto nelle linee guida ISO26000 – in cui si fa riferimento all’inclusione della responsabilita sociale come elemento chiave della strategia dell’organizzazione - nel GRI (Global Reporting Initiative) e nel framework sul reporting integrato dell’IIRC (International Integrated Reporting Council) che fa riferimento al focus strategico della sostenibilita e all’orientamento futuro.

Misurare.Il tema delle metriche e la misurazione per la responsabilizzazione si inserisce nella piu ampia

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riflessione che sta avvenendo a livello europeo ed internazionale sulla rendicontazione di sostenibilita. Infatti, la misurazione delle performance non finanziarie rappresenta sia uno strumento di gestione interna, sia uno strumento di accountability esterna e deve, percio, basarsi su informazioni misurabili e comparabili, per cui è necessario dotarsi di strumenti e processi adeguati interni all’azienda. In particolare, è in discussione a livello europeo la proposta di direttiva per la rendicontazione di informazioni non–finanziarie e di informazioni in merito alla diversita, con la quale si propone di modificare la normativa vigente in materia di rendicontazione al fine di migliorare la trasparenza e accrescere la coerenza e la comparabilita delle informazioni non-finanziarie. Inoltre, l’IIRC (International Integrated Reporting Council) ha pubblicato il draft sul reporting integrato che mira a fornire un framework che riunisca le informazioni finanziarie, ambientali, sociali e di governance in modo chiaro, conciso, coerente e comparabile, riunendo i diversi modelli di rendicontazione in un’unita coerente e integrata.

Condividere.La governance e la diffusione interna di una cultura sulla CSR rappresenta il terzo pilastro fondamentale per integrare pienamente la sostenibilita all’interno del business. All’interno delle imprese manca, spesso, una visione strategica e condivisa su questi temi che favorisca una gestione trasversale e pienamente integrata in tutte le funzioni. Per questo, è necessario, non solo che l’impresa si doti delle strutture e delle funzioni adeguate per implementare la strategia di sostenibilita, ma anche che adotti gli strumenti e i processi di comunicazione interna e di formazione per coinvolgere tutte le funzioni aziendali e per creare un framework valoriale comune.

Per avviare un processo di pianificazione della sostenibilita è necessario partire da un’attenta analisi e valutazione della situazione di partenza. E’ necessario che il processo sia basato su una visione strategica condivisa, coinvolgendo il top management, la funzione pianificazione strategica dell’azienda e, a cascata, tutte le funzioni aziendali. Sulla base di tale visione devono essere definite le aree chiave e le priorita (obiettivi e contenuti). In questo senso è necessario un mutamento di governance e di gestione interna che siano funzionali a questo processo ed è fondamentale individuare degli strumenti o delle figure istituzionalizzate che siano in grado di garantire un coordinamento fra le diverse funzioni.

La fase di redazione del piano di sostenibilita deve essere seguita dall’implementazione, da un controllo del processo decisionale e dal monitoraggio dello stato di avanzamento.La visione complessiva deve essere, infatti, declinata in progetti concreti che, a loro volta, devono prevedere target e indicatori quantificabili che consentano di misurarne i risultati. La misurabilita degli obiettivi consente il monitoraggio costante dello stato di avanzamento del piano di sostenibilita e contribuisce a creare una maggiore consapevolezza interna intorno ad essi, rendendo evidenti i vantaggi, anche economici, per l’azienda.

Nel modulo sulle metriche e misurazione per la responsabilizzazione è emerso che sistemi strutturati di indicatori misurabili, processi di misurazione e controllo aiutano l’impresa a definire i risultati raggiunti e a fissare obiettivi di miglioramento e contribuiscono ad integrare le performance economico-finanziarie con quelle di sostenibilita in un’ottica strategica.

Per questo, non solo è necessario dotarsi di KPIs (parametri-obiettivo) che consentano una corretta ponderazione fra le tre dimensioni della triple bottom line, ma anche porre molta attenzione sul processo di misurazione, da cui dipende l’efficacia della valutazione e l’effettiva integrazione dei risultati all’interno degli obiettivi e della strategia dell’azienda. Il processo di misurazione deve prevedere anche una prospettiva e obiettivi di lungo termine e dovrebbe, inoltre, contribuire a migliorare la gestione e i processi decisionali interni dell’azienda.

I modelli e gli strumenti di misurazione possono essere diversi: è opportuno che ogni azienda, in base alle proprie esigenze e specificita, scelga lo strumento piu opportuno e adeguato. Si possono citare il reporting di sostenibilita - che dovrebbe progressivamente integrarsi con il bilancio economico annuale, verso il cosiddetto report integrato – e la sustainability balance scorecard che mira ad includere la misurazione della performance di sostenibilita nella balance scorecard, strumento di gestione che traduce mission e strategia in un insieme di performance concretamente misurabili.

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La governance e diffusione interna di una cultura della CSR comprende due dimensioni fondamentali: la governance, l’organizzazione e la cultura interna e la comunicazione relativa alla CSR.E’ opportuno che l’impresa introduca la CSR all’interno dei propri criteri e strutture di governance, dotandosi di competenze adeguate a partire dal committment del top management. La CSR deve, inoltre, essere incorporata nell’identita e nella vision stessa dell’impresa e diventare un elemento chiave della strategia dell'organizzazione attraverso la sua integrazione nei sistemi, nelle politiche, nei processi e nel processo

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decisionale, declinando le priorita strategiche di sostenibilita in obiettivi di gestione operativa, misurabili e verificabili, per tutte le funzioni aziendali.La comunicazione della CSR rappresenta un altro importante veicolo per creare cultura e consapevolezza, sia internamente che esternamente all’azienda.

La comunicazione della CSR, in particolare, puo contribuire a favorire il coinvolgimento e il dialogo con i propri stakeholder e ad accrescere una consapevolezza sia interna sia esterna rispetto ai temi della sostenibilita. Inoltre, essa contribuisce a migliorare la reputazione di un'organizzazione. Per raggiungere tali obiettivi, tuttavia, è necessario definire il target prioritario di riferimento ed è opportuno che le informazioni siano complete, comprensibili, tempestive ed accessibili e che l’impresa si doti degli strumenti a disposizione piu adeguati alle proprie finalita, integrando sia comunicazione online che offline.

UNA CONCEZIONE MODERNA DELLA RESPONSABILITA SOCIALE DELLE IMPRESE

3.1. Una nuova definizione

La Commissione propone una nuova definizione di RSI come "responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società". Il rispetto della legislazione applicabile e dei contratti collettivi tra le parti sociali rappresenta un presupposto necessario per far fronte a tale responsabilità. Per soddisfare pienamente la loro responsabilità sociale, le imprese devono avere in atto un processo per integrare le questioni sociali, ambientali, etiche, i diritti umani e le sollecitazioni dei consumatori nelle loro operazioni commerciali e nella loro strategia di base in stretta collaborazione con i rispettivi interlocutori, con l'obiettivo di:

–  fare tutto il possibile per creare un valore condiviso tra i loro proprietari /azionisti e gli altri loro soggetti interessati e la società in generale;

–  identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti avversi.

La complessità di tale processo dipenderà da fattori quali la dimensione dell'impresa e la natura delle sue operazioni. Per gran parte delle piccole e medie imprese, in particolare le micro-imprese, il processo della RSI è destinato a rimanere informale e intuitivo.

Per aumentare al massimo la creazione di un valore condiviso, le imprese sono incoraggiate ad adottare un approccio strategico a lungo termine nei confronti della responsabilità sociale delle imprese e a esplorare le opportunità per lo sviluppo di prodotti, servizi e modelli commerciali innovativi che contribuiscano al benessere della società e portino a una maggiore qualità e produttività dei posti di lavoro.

Per identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti negativi, le grandi imprese e le imprese che corrono il rischio di subire tali effetti sono incoraggiate a esercitare il loro dovere

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COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

Strategia rinnovata dell'UE per il periodo 2011-14 in materia di responsabilità sociale delle imprese

Bruxelles, 25.10.2011 COM(2011) 681 definitivo

INDICE

1. Introduzione.................................................................................................................4

1. 1.1.  Affrontare il tema della responsabilità sociale delle imprese è nell'interesse delle imprese... ..................................................................................................................... 4

2. 1.2.  ... nonché nell'interesse dell'intera società................................................................... 4 3. 1.3.  Perché la Commissione presenta adesso questa nuova strategia?................................ 5

2. Valutazione dell'impatto della politica europea in materia di RSI............................... 5 3. Una concezione moderna della responsabilità sociale delle imprese........................... 7

1. 3.1.  Una nuova definizione ................................................................................................. 7 2. 3.2.  Principi e orientamenti riconosciuti a livello internazionale........................................ 8 3. 3.3.  La natura multidimensionale della RSI ........................................................................ 8 4. 3.4.  Il ruolo delle autorità pubbliche e di altri soggetti interessati ...................................... 8 5. 3.5.  La RSI e l'Iniziativa per l'imprenditoria sociale........................................................... 9 6. 3.6.  La RSI e il dialogo sociale ........................................................................................... 9

4. Programma d'azione 2011-2014................................................................................... 9

1. 4.1.  Promozione della visibilità della RSI e diffusione delle buone pratiche ................... 10 2. 4.2.  Miglioramento e monitoraggio dei livelli di fiducia nelle imprese............................ 10 3. 4.3.  Miglioramento dei processi di autoregolamentazione e coregolamentazione ........... 11 4. 4.4.  Aumento del "premio di mercato" per la RSI ............................................................ 11

1. 4.4.1.  Consumi ..................................................................................................................... 12 2. 4.4.2.  Appalti pubblici.......................................................................................................... 12 3. 4.4.3.  Investimenti ................................................................................................................

12

5. 4.5.  Migliore divulgazione da parte delle imprese delle informazioni sociali e ambientali .................................................................................................................................... 13

6. 4.6.  Ulteriore integrazione della RSI nell'ambito dell'istruzione, della formazione e della ricerca......................................................................................................................... 14

7. 4.7.  Accentuazione dell'importanza delle politiche nazionali e subnazionali in materia di RSI.............................................................................................................................. 14

8. 4.8.  Migliore allineamento degli approcci europei e globali alla RSI .............................. 15

1. 4.8.1.  Attenzione sui principi e sugli orientamenti in materia di RSI riconosciuti a livello internazionale ............................................................................................................. 15

2. 4.8.2.  Attuazione dei Principi guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite........... 16

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3. di diligenza alla luce di un'analisi del rischio, anche attraverso la loro catena di approvvigionamento.

4. Alcuni tipi di impresa, come le cooperative, le imprese mutue e quelle a conduzione familiare, hanno assetti proprietari e di governance che possono essere particolarmente favorevoli a un comportamento responsabile.

5. 3.2. Principi e orientamenti riconosciuti a livello internazionale 6. Per le imprese che cercano un approccio formale alla RSI, soprattutto le grandi imprese, una

guida autorevole è fornita dai principi e dagli orientamenti riconosciuti a livello internazionale, in particolare i neo riveduti Principi direttivi dell'OCSE destinati alle imprese multinazionali, i dieci principi del Global Compact delle Nazioni Unite, la norma di orientamento sulla responsabilità sociale ISO 260000, la Dichiarazione tripartita dell'OIL sulle imprese multinazionali e la politica sociale e i Principi guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite. Questo nucleo di principi e orientamenti riconosciuti a livello internazionale rappresenta un quadro globale per la RSI soggetto ad evolversi e che è stato recentemente potenziato. La politica europea per promuovere la RSI dovrà essere del tutto coerente con questo quadro.

7. 3.3. La natura multidimensionale della RSI 8. In base a questi principi e orientamenti, la RSI copre almeno le prassi in materia di diritti

umani, lavoro e occupazione (quali formazione, diversità, parità di genere nonché salute e benessere dei lavoratori), le questioni ambientali (per esempio la biodiversità, i cambiamenti climatici, l'efficacia delle risorse, l'analisi del ciclo di vita e la prevenzione dell'inquinamento) nonché la lotta alla corruzione. Anche il coinvolgimento e lo sviluppo delle collettività, l'integrazione delle persone disabili e gli interessi dei consumatori, compresa la privacy, rientrano nel programma della RSI. La promozione della responsabilità sociale e ambientale attraverso la catena di approvvigionamento e la divulgazione di informazioni non finanziarie sono riconosciute come importanti questioni trasversali. La Commissione ha adottato una comunicazione sulle politiche dell'UE e il volontariato in cui

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riconosce il volontariato d'impresa come espressione della responsabilità sociale delle

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imprese

12

.

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9. La Commissione promuove inoltre i tre principi della buona governance fiscale – segnatamente la trasparenza, lo scambio di informazioni e una concorrenza fiscale leale – nei rapporti tra Stati. Anche le imprese sono incoraggiate, ove opportuno, ad adoperarsi per attuare questi principi.

10. 3.4. Il ruolo delle autorità pubbliche e di altri soggetti interessati 11. Lo sviluppo della RSI dovrebbe essere guidato dalle imprese stesse. Le autorità pubbliche

dovrebbero svolgere un ruolo di sostegno attraverso una combinazione intelligente di misure politiche volontarie e, ove necessario, di regolamentazione complementare, per esempio per promuovere la trasparenza, creare incentivi di mercato per il comportamento responsabile delle imprese e garantire la rendicontabilità aziendale.

12. 3.6. La RSI e il dialogo sociale

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13. Negli ultimi anni diversi comitati settoriali per il dialogo sociale hanno promosso buone

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pratiche in materia di RSI e hanno definito orientamenti

14

. La Commissione favorisce tali

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iniziative e riconosce che la RSI contribuisce al dialogo sociale e lo integra. Anche attraverso gli accordi societari transnazionali (TCA), conclusi tra imprese e organizzazioni dei

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lavoratori a livello europeo o globale, sono state sviluppate politiche innovative ed efficaci

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in materia di RSI

15

. L'UE sostiene attivamente gli accordi societari transnazionali e

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promuoverà la creazione di una banca dati consultabile di tali accordi. 14. Dando un riconoscimento pubblico a quello che fanno le imprese nel campo della RSI, l'UE

può contribuire a diffondere le buone pratiche, a favorire l'apprendimento tra pari e a incoraggiare più imprese a sviluppare il proprio approccio strategico alla RSI. Facendo tesoro delle iniziative nei vari Stati membri, la Commissione sosterrà lo sviluppo delle capacità delle organizzazioni intermediarie delle PMI, al fine di migliorare la qualità e la disponibilità della consulenza in materia di RSI per le piccole e medie imprese.

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15. La Commissione ha avviato una vasta gamma di programmi per collaborare con le imprese e

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altre parti interessate sulle questioni sociali e ambientali più importanti

16

. Un ulteriore

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impegno con le imprese sarà importante per il successo della strategia di Europa 2020. La

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Commissione promuoverà pertanto il dialogo con le imprese e altre parti interessate su

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questioni quali l'occupabilità, il cambiamento demografico e l'invecchiamento attivo

17

,

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nonché sulle sfide che si manifestano sul posto di lavoro (compresa la gestione della diversità, l'uguaglianza di genere, l'istruzione e la formazione nonché la salute e il benessere dei lavoratori). In particolare, essa si concentrerà sugli approcci settoriali e sulla diffusione de

16. L'iniziativa "Impresa 2020" della rete RSI Europa è un esempio di leadership imprenditoriale nel campo della RSI particolarmente importante per gli obiettivi delle politiche dell'UE. La Commissione contribuirà a esaminare i primi risultati di questa iniziativa entro la fine del 2012 e a definire i prossimi passi.

17. L CONTESTO La crisi finanziaria e la recessione mondiale che ne è seguita sono il risul- tato di un modello di crescita non piu sostenibile. Il processo di globalizzazione – pure in se positivo in quanto ha consentito a vaste aree del mondo di uscire da condizioni di poverta e sottosviluppo – è stato caratterizzato da un aumento delle disuguaglianze e dal progressivo depauperamento delle risorse energetiche e ambientali, mettendo così a rischio l’equilibrio sociale ed ecologico del pianeta nel medio lungo periodo.

18. La fase storica che stiamo attraversando evidenzia la contemporaneita di quattro fenome- ni di crisi tra loro profondamente interconnessi: economico-finanziaria, energetica, am- bientale ed alimentare. Tuttavia, la gravita della crisi e i rischi di declino ad essa legati, possono costituire anche una nuova opportunita: l’occasione, cioè, per ripensare le prio- rita e le modalita dello sviluppo economico e sociale. Si tratta, in sostanza, di ricreare uno spazio pubblico di negoziazione tra bisogni e interessi individuali e bene comune, ripor- tando al centro la persona, in quanto portatrice, oltre che di bisogni, anche di valori ed espressione di cultura.

19. In questo senso, la fase attuale puo essere letta anche come “crisi democratica”, in quan- to mette in discussione nella guida dello sviluppo i principi sui quali si esercita il diritto di rappresentanza e quindi di tutela degli interessi delle persone, a prescindere dal loro censo e peso economico nella societa. Un ruolo decisivo spetta quindi, nuovamente, alle istituzioni pubbliche: agli stati, ma ancor piu agli organismi sovranazionali. A quelli esi- stenti e quelli che andrebbero creati, a tutela e garanzia dei singoli cittadini, dell’interes- se collettivo e del bene comune.

20. Alla base della crisi attuale c’è la inversione che si è determinata, negli ultimi decenni, nel rapporto tra mezzi e fini dell’attivita economica, con l’affermarsi e il prevalere della finan- za. Il pensiero economico e politico dominante – una sorta di “pensiero unico” – ha fatto sì che si determinasse una scissione tra interesse individuale e benessere collettivo, tra individuo e societa. L’obiettivo prioritario era diventato la crescita e l’arricchimento per- sonale, al di fuori di ogni parametro di responsabilita e trasparenza. Cio ha prodotto la costruzione e l’adozione di strumenti di tipo finanziario che hanno ignorato gli effetti di

21. Trasparenza e responsabilita 22. PREMESSA 23. 5

24. 6 25. Valore e metriche 26. una diffusione sempre piu ampia dei rischi nei confronti di un numero crescente non

solo di istituzioni economiche, ma soprattutto di famiglie e persone. Si pensi all’utilizzo espo- nenziale della leva del debito, al credito facile con cui milioni di persone sono state illu- se di potere accedere a un bene essenziale quale la casa. Si tratta di fenomeni e scelte che hanno caratterizzato principalmente gli Usa e i paesi anglosassoni, ma che, per effet- to della globalizzazione e delle nuove tecnologie informatiche, hanno investito l’Europa e l’intero pianeta, compresi i paesi di nuova industrializzazione, come testimonia la reces- sione in atto. Il tutto aggravato dall’assenza, o comunque dall’inefficacia, di sistemi di regole e controlli che, peraltro, hanno valenza nazionale a fronte di un sistema economi- co che agisce sempre piu su scala planetaria; dalla confusione e spesso dal conflitto di interesse esistente tra chi è preposto a valutare il rischio e chi lo propone e lo vende al “consumatore” finale. Sono queste fenomenologie della “non responsabilita” e dell’opa- cita di attori privati e pubblici che hanno reso insostenibile la strutturale “asimmetria informativa” nei confronti dei cittadini-consumatori. In altri termini, la crisi si è manife- stata come

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drammatica crisi di fiducia: nelle relazioni delle istituzioni finanziarie tra loro, tra queste e i cittadini-risparmiatori-consumatori.

27. Una tale crisi, riporta inevitabilmente l’attenzione sulla capacita di guardare all’economia e allo sviluppo in un’ottica di lungo periodo , che guardi cioè al futuro della societa e del pia- neta, e quindi ai temi della responsabilita, della progettualita e dell’innovazione. Da un lato infatti si sollecita che le relazioni tra i soggetti economici, in particolare per quanto riguarda la governance delle istituzioni economiche e finanziarie, siano sempre piu basate sulla tra- sparenza e la completezza delle informazioni, riaffermando così il valore della trasparenza che costituisce il principio fondante la Responsabilita Sociale (RS). Dall’altro, proprio la carenza di rappresentanza democratica insita in questa crisi, stimola ulteriormente verso un maggiore accesso ed utilizzo di internet, e quindi delle reti telematiche, come network sociale aperto e “democratico”, rinnovato motore di sviluppo.

28. Se la creazione di valore per gli azionisti nel breve periodo – la cosiddetta shareholder economy – è stata il paradigma dominante dell’economia nella fase dell’affermazione della finanza senza regole, la crisi evidenzia la necessita di procedere ad una sostanziale revisione del concetto di valore economico. Come è stato messo autorevolmente in evi- denza, si tratta di ricomporre la scissione tra valore di scambio e valore d’uso delle merci e dei servizi, recuperando una piu stretta relazione, nell’ambito del mercato, tra le esigen- ze e i bisogni delle persone – sia come individui che come collettivita – e l’attivita econo- mica e finanziaria. Ridefinendo, cioè, il rapporto tra mezzi e fini ed affermando in modo piu chiaro e netto che l’economia, il mercato, la produzione e la finanza costituiscono gli

29. Sostenibilita dello sviluppo 30. strumenti attraverso i quali si possono combinare i diversi fattori per ottenere maggior

valore sociale, in termini di piu elevato benessere materiale, ma anche umano, culturale, civile; sia per gli individui che per il territorio. Tutto cio presuppone una diversa determi- nazione delle priorita sulle quali orientare lo sviluppo e i conseguenti investimenti: dalla ricerca alla formazione del capitale umano dalla cultura ai servizi sociali e sanitari. Scelte che possono essere effettuate solo se supportate da una visione politica che assume quale obiettivo fondamentale dello sviluppo economico globale il perseguimento di una ri- duzione delle diseguaglianze sociali e della salvaguardia dell’ambiente in un’ottica di sostenibilita. Ed è altrettanto chiaro che una così profonda revisione del paradigma dello sviluppo è possibile soltanto procedendo ad una progressiva ridefinizione degli indicatori e delle metriche finora utilizzati per misurare la crescita dell’economia e i suoi impatti sul- la societa: a partire dal PIL, dal reddito monetario procapite e dal livello dell’inflazione.

31. La decisione delle imprese aderenti a Impronta Etica di affrontare le tematiche derivanti dalla profonda crisi del sistema economico mondiale e di proporre una riflessione su una nuova idea dello sviluppo, deriva dalla consapevolezza che il futuro stesso delle aziende dipende da questi cambiamenti. Infatti, ritenere che basti qualche aggiustamento e che, superata la fase piu acuta della crisi finanziaria e produttiva, l’economia riprendera a cre- scere come nel recente passato, appare illusorio e di corto respiro.

32. Del resto, come lasciano intendere non solo gli studiosi e gli analisti piu avveduti, ma anche le prime enunciazioni politico-programmatiche della nuova Presidenza USA, una nuova fase di sviluppo del Pianeta sara possibile a partire da nuovi obiettivi – a comincia- re da quello della salvaguardia ambientale – di carattere sociale, civile e di maggiore equita. Necessita di cambiamento rispetto al quale si trovano concordi il Papa, il quale ha affermato che “Non basta porre rattoppi nuovi su un vestito vecchio” e occorre invece “una revisione profonda del modello di sviluppo dominante, per correggerlo in modo con- certato e lungimirante”; nonche il Presidente della Repubblica Napolitano che ha sottoli- neato l’opportunita del cambiamento dicendo: “Facciamo della crisi una occasione” per rinnovare l’economia e la societa puntando ai “valori di sobrieta e lungimiranza”. Cambiamento che deve comportare nuove regole che riportino la finanza ad una funzio- ne di strumento dell’economia reale, che a sua volta deve mirare sempre piu a soddisfa- re bisogni effettivi e piu qualificati, basati, appunto, su una concezione piu sobria degli stili di vita delle persone. E l’idea dello sviluppo sostenibile che da concetto astratto assume sempre piu i contorni di un obiettivo perseguibile.

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33. Si tratta di un processo di trasformazione che richiedera una transizione che non sara semplice ne di breve durata. E, tuttavia, da esso non si puo prescindere. Anzi, tale trasfor-

I PRESUPPOSTI PER IL CAMBIAMENTO La crisi finanziaria ed economica ha reso ancora piu evidente un dato gia sufficientemente chiaro e cioè che l’impresa non possa essere considerata come un sistema chiuso, ma debba essere vista come un soggetto inserito in sistemi valoriali complessi, non gestibili in maniera autoreferenziale, che presuppongono l’assunzione di un suo ruolo attivo e consapevole in una relazione stabile con l’insieme dei suoi interlocutori nel piu generale contesto sociale e territoriale.

Per questo, nel quadro di una evoluzione dei concetti e delle pratiche di responsabilita sociale, si ritiene necessario superare la fase che è andata sotto il nome di “coinvolgimen- to degli stakeholder” per avviare processi di analisi multifocale di bacini di interscambio a livello territoriale.

In questi ambiti risulta chiaro come ogni attore sociale viene ad assumere una responsa- bilita verso qualcun altro, mettendo in evidenza le interrelazioni tra i diversi soggetti, che hanno come centro e come limite il territorio stesso.Con cio si intende significare che l’impresa, per essere responsabile, ha bisogno non solo che i propri stakeholder siano pro-attivi e socialmente responsabili, ma ha la necessita di operare in ambienti equi, trasparenti e rispettosi della legge nei quali la competizione sia di stimolo all’innovazione.

Il riferimento alla dimensione territoriale come spazio e contesto in cui sviluppare la responsabilita sociale, non determina il superamento delle politiche aziendali di RS, che anzi restano essenziali in termini di strategie, scelte e azioni volte a promuovere buone prassi – dalla governance ai dipendenti, clienti, fornitori, comunita, ecc. – sulle quali sono chiamate a confrontarsi con i propri interlocutori ed essere oggetto di valu- tazione.

D’altro canto, essere e considerarsi “stakeholder” significa assumere la responsabilita di agire in quanto tali, dimostrando di averne la capacita. L’attore sociale non deve e non puo, infatti, limitarsi a reclamare “diritti”, in una logica neo-corporativa di esclusiva tute- la del proprio interesse.

Dall’ascoltare al fare

15

16

Gli uni come stakeholder verso gli altri

Poiche la responsabilita è in parte di ognuno, e quindi di tutti, e poiche non esiste una definizione univoca di “stakeholder” – con le imprese da una parte e il resto del mondo dall’altra – è necessario che si cominci ad essere (e agire) “gli uni come stakeholder verso gli altri”: soggetti pubblici interlocutori delle imprese di un territorio e viceversa; enti di rappresentanza (organizzazioni del terzo settore, sindacati, associazioni datoriali e di categoria, organismi camerali, ecc.) attraverso un dialogo basato sulla “reciproca respon- sabilita”.

L’estensione del concetto di responsabilita sociale al di fuori dei confini dell’impresa, rap- presenta la condizione necessaria affinche anche gli sforzi che le imprese compiono nella direzione della sostenibilita possano esplicare al massimo i propri effetti sul territorio. La condizione, cioè, perche l’impresa possa svolgere pienamente il proprio ruolo di produt- tore di valore economico e sociale sul territorio, passa proprio per il riconoscimento del- l’impresa “come stakeholder” degli altri attori del territorio con i quali interagisce. A sua volta, tale riconoscimento implica un’assunzione diffusa di consapevolezza rispetto ai confini della responsabilita dell’impresa, ai limiti che essa incontra nel tentativo di assu- mere

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comportamenti responsabili e, viceversa, alle opportunita che – qualora sviluppate – potrebbero consentire un potenziamento degli impatti positivi prodotti sul territorio. Traendo esempi dalle problematiche ambientali, si pensi a come si indirizzano efficace- mente i consumi verso una maggiore salvaguardia delle risorse, se e solo se:

si propone al mercato un prodotto a bassa impronta ecologica, che il mercato (grande distribuzione e consumatori) è in grado di apprezzare e fruire correttamente;

la filiera di fornitura e di logistica ha accettato di concorrere al progetto; la ricerca dentro e fuori l’impresa ha saputo proporre processi produttivi a basso impat-

to ed economicamente sostenibili;

la pubblica amministrazione e le aziende multiservizi hanno predisposto in tal senso la

gestione del rifiuto;

l’associazionismo riconosce l’impegno all’innovazione facendo proprio un “ambientali-

smo del si”;

i lavoratori accettino di modificare i loro acquisiti processi produttivi, i sindacati valuti-

no e supportino tali modifiche;

il sistema bancario, e quello pubblico, supporti finanziariamente gli interventi necessari... Ognuno di questi attori svolgendo il proprio ruolo con responsabilita, trae un vantaggio: il grande distributore rispondera ad una nuova domanda, i fornitori faranno efficienza ed innovazione, la pubblica amministrazione guadagnera consensi concretizzando la propria missione di gestore del bene comune, le aziende multiservizi accresceranno in competi- tivita arricchendo i servizi, i lavoratori aggiorneranno la loro professionalita...

Pianificare e Monitorare

PROCESSO E STRUMENTI Affinche i “Circoli della responsabilita” diventino esperienza con- creta e diffusa alimentando lo sviluppo strutturale nel territorio, gli attori coinvolti devono condividere un modello di governance territoriale. A questo proposito, le imprese di Impronta Etica ritengono inadeguati i processi strutturati di meta-governance territoriale (Gruppi di la- voro, Tavoli, Consulte...) che ad oggi hanno caratterizzato le esperienze partecipative nel Paese. Viceversa, si riconosce l’opportunita di condividere un modello d’intervento e di rela- zione che determini le regole di funzionamento dei “Circoli della responsabilita” ed individui collettivamente gli indicatori di monitoraggio di efficacia. Ad esempio, la costituzione di grup- pi di interesse tra i diversi attori con alla base obiettivi di sviluppo condivisi.

Per misurare l’utilita e l’efficacia di questo approccio è necessario condividere una nuova metrica di benessere territoriale, in grado di far emergere e misurare il capitale sociale pro- dotto sul territorio che si traduce in ricerca, innovazione, coesione sociale, tutela dell’am- biente, sostenibilita energetica e, in definitiva, benessere per le persone, sia a livello indivi- duale che collettivo. Si tratta di approfondire le elaborazioni gia prodotte a livello internazio- nale (si pensi all’ISU, cioè l’Indice di Sviluppo Umano dell’Onu, nonche ai diversi studi com- piuti anche a livello di Unione Europea), come da parte di singoli studiosi, per stimolare una ulteriore riflessioni di centri di ricerca e istituzioni, per cercare di corrispondere ad una esi- genza sempre piu sentita: definire nuovi parametri che siano in grado di rendere misurabile in modo efficace i valori realmente importanti per la vita e il ben-essere delle persone. Anche da questo punto di vista, la crisi finanziaria ed economica che ha messo e mette in discussio- ne i tradizionali strumenti di misurazione dello sviluppo costituisce un’occasione per muove- re alla ricerca di una nuova strumentazione di valutazione.

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LE AREE DI INTERVENTO PRIORITARIE Alla luce di quanto sostenuto, appare opportuno e utile individuare alcune aree di intervento sulle quali prioritariamente si potrebbe svi- luppare il nuovo percorso di Responsabilita sociale: lavoro e ambiente.

Per quanto riguarda il lavoro, tre sono gli ambiti sui quali si ritiene possibile avviare “Circoli di responsabilita” con l’obiettivo di accrescere la competitivita responsabile del territorio: il rafforzamento del sistema formativo, la qualita della vita delle persone e la corretta gestione della diversita.

Ricerca, conoscenza, cultura diffusa, valorizzazione dei talenti e delle competenze costitui- scono – oggi piu che mai in relazione allo sviluppo della scienza e delle tecnologie – risorse fondamentali per le imprese e per la capacita di competere di un intero territorio. Obiettivi

Il lavoro

Ogni professione ha le sue competenze e la sua formazione

Misurare e Valutare

17

18

La persona al centro

che si possono realizzare soltanto se l’insieme dei soggetti economici, sociali, imprenditoria- li, istituzionali, formativi che operano nel contesto di riferimento, concorrono a definire in modo sinergico strategie e politiche attive. Se riescono cioè (per usare un termine forse abu- sato, ma chiaro) a “fare sistema”. O, per usare la terminologia utilizzata in questo documen- to, a impegnarsi in una logica di “reciproca responsabilita”. Partendo dalla convinzione che se, attraverso il contributo di ciascuno aumentera la capacita competitiva del territorio e con esso il benessere individuale e collettivo, nonche la qualita della vita sociale e personale, allora ognuno degli attori ne trarra beneficio in un “gioco” a somma positiva.

E verosimile ipotizzare che tra i protagonisti di questo “Circolo della responsabilita” dedica- to al lavoro, ci sia in primo luogo il sistema formativo. In particolare l’Universita, che deve svi- luppare un piu forte orientamento alla ricerca, valorizzando il potenziale dei giovani e strin- gendo una relazione piu stretta con un sistema imprenditoriale che, a sua volta deve aprirsi con lungimiranza a investimenti (in ricerca, innovazione, persone, ecc.) in un’ottica di lungo periodo. Da parte sua la pubblica amministrazione deve agire in una ottica non burocratica, ponendosi come punto di riferimento e raccordo progettuale, in una funzione di supporto strategico e insieme operativo, garantendo parita di accesso e insieme valorizzando i talenti e le eccellenze del territorio e promuovendo, allo stesso tempo, quel sistema di servizi e di welfare integrativo – anche attraverso la collaborazione con il sistema associativo e del non- profit – che consente di realizzare processi di effettiva integrazione, anche rispetto ai sogget- ti piu deboli e a rischio emarginazione; facendo sì che la realizzazione di una comunita soli- dale possa essere utilizzata quale occasione di crescita e sviluppo qualificato.

Un territorio puo essere “responsabilmente competitivo” soltanto se è in grado di produrre quote crescenti di “valore intangibile”. Se riesce, cioè, a investire sull’innovazione – nella sua accezione piu ampia: tecnologica, culturale, sociale – e non sulla semplice compressione dei costi, a partire da quello del lavoro.

Se l’obiettivo è una migliore qualita della vita individuale e collettiva, nell’ottica di un sistema che intende promuovere il ben-essere e non solo l’incremento di ricchezza finanziaria, al cen- tro dell’attivita economica, come dell’impegno delle istituzioni sia pubbliche che private – cioè dei diversi attori sociali nel territorio – non puo che esserci la persona. Intesa come cittadino e

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non solo come produttore, o consumatore o risparmiatore. Da cio la necessita di sviluppare strategie, politiche e azioni per garantire piu servizi, agli individui e alle famiglie, una piu effi- cace relazione tra tempi di vita e di lavoro, occasioni di promozione di una cultura diffusa, che interpreti la diversita come un’opportunita e non come un rischio. Le imprese, allora, sono chiamate a recuperare il concetto di qualita del lavoro, piuttosto che di mera quantita. Valorizzando l’efficacia e l’efficienza del tempo allocato, offrendo ai lavoratori un’organizzazio-

La ricchezza della diversita

L’ambiente

ne flessibile del lavoro, anche adottando innovative sperimentazioni, in grado di conciliare maggiormente le esigenze produttive con quelle personali. Per parte loro, le organizzazioni sindacali devono uscire da logiche puramente difensive e conservative, per porsi con coraggio – accanto alla tutela di diritti inalienabili – di fronte alle innovazioni con spirito costruttivo, cogliendo le nuove esigenze poste non solo dalle imprese, ma degli stessi lavoratori, soprat- tutto giovani, e dai nuovi stili di vita. Se l’obiettivo è conseguire un maggiore benessere socia- le, sia individuale che collettivo nell’ambito non solo della singola azienda, ma di un intero ter- ritorio, allora si rende necessario un approccio piu aperto e lungimirante, capace di coniugare difesa (meglio ancora valorizzazione) della persona in quanto lavoratore nell’impresa e, so- prattutto, come cittadino nella societa. Incrementare i servizi alla persona significa migliorar- ne la produttivita, ridurne i disagi, rafforzarne il senso di appartenenza, incrementando così la competitivita dell’impresa. Di interventi così ispirati ne beneficia l’intera popolazione azienda- le, ma soprattutto ne traggono vantaggio le donne. Del resto, la scarsa disponibilita di servizi e di politiche aziendali volte ad accrescere il numero delle donne che lavorano, è all’origine del forte divario esistente per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile (che si traduce in un divario anche assoluto) tra l’Italia e gli altri paesi europei piu avanzati. Promuovere politi- che per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro delle donne significa investire in potenziali- ta inespresse e offrire opportunita di innovazione e di “nuova e diversa” produzione ed orga- nizzazione imprenditoriale e sociale. L’intervento interno all’organizzazione, pero, si alimenta e trae forza solo se vengono allineati i tempi delle attivita ai modelli sociali di riferimento.

Va nella stessa direzione una riflessione per quanto riguarda le politiche volte a promuovere la coesione sociale, integrazione e valorizzazione delle diversita. E certo necessario che le imprese investano ulteriormente al proprio interno per far crescere una piu elevata cultura gestionale delle diversita. Ma è altrettanto necessario che le imprese non siano lasciate sole. La pubblica amministrazione, le organizzazioni della societa civile, il sistema formativo e dei media deve impegnarsi per affermare una cultura sociale piu diffusa e condivisa, supportan- do processi di mediazione culturale.

La questione ambientale si è imposta negli ultimi anni a livello globale come uno dei nodi cru- ciali dello sviluppo, connesso alla stessa sopravvivenza del Pianeta e quindi al futuro delle generazioni che verranno. Ma gia oggi, il benessere di un territorio e naturalmente delle per- sone che in esso vivono, è determinato in modo significativo anche dalla capacita di gestire i beni ambientali in modo consapevole. In questo ambito, si evidenziano alcune aree di lavo- ro tra loro connesse: impiego delle risorse, gestione dei rifiuti, tutela della salute, sicurezza e salubrita, mobilita sostenibile.

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20

Sobrieta e innovazione

In particolare, si ritiene non rimandabile l’intervento per la riduzione dei consumi energe- tici e l’incremento della produzione da fonti alternative. Ricerca e innovazione costituisco- no quindi fattori chiave per uno sviluppo responsabilmente competitivo. Per questo il mondo della ricerca è ritenuto un attore fondamentale, che deve essere correttamente supportato nell’allocazione

Page 45: ARTICOLO FORUM CSR

dei fondi da parte della pubblica amministrazione, mentre le imprese devono accrescere la loro disponibilita a sperimentarne e ad estendere l’applica- zione di strumenti e impianti innovativi.

Accanto alle indispensabili scelte strategiche da parte dei decisori politici, delle istituzio- ni e delle grandi agenzie energetiche a livello comunitario, nazionale e regionale, è essen- ziale che cresca e si diffonda una cultura del risparmio energetico, la quale si afferma anche attraverso comportamenti quotidiani piu attenti e responsabili da parte delle imprese come del singolo cittadino. Da cio la necessita di un impegno consapevole e forte da parte dell’insieme degli attori sociali, accompagnato dal supporto dei mezzi di comu- nicazione di massa, del sistema della formazione, delle organizzazioni di cittadinanza. Analogo processo ed omogenee responsabilita riguardano l’attenzione che i diversi atto- ri del territorio devono avere nel gestire la produzione dei rifiuti, ricercando ogni forma di riduzione a monte, e il loro corretto smaltimento, supportando e sviluppando adeguati comportamenti ma anche perseguendo soluzioni innovative.

Anche lo sviluppo di una mobilita piu sostenibile, sia in termini di infrastrutture, che di diffusione di comportamenti, è elemento basilare per il benessere di un territorio e per la sua competitivita, ed è il frutto di un’interazione virtuosa tra chi innova e potenzia (mondo della ricerca, pubblica amministrazione, imprese) e chi si rende disponibile al cambia- mento (i cittadini e le organizzazioni della cittadinanza attiva).

Strettamente connessa alla corretta gestione ambientale è la salvaguardia della salute, inte- sa sia come prevenzione che come salubrita. E dovere, oltre che interesse, di ogni impresa garantire le migliori condizioni di salute e sicurezza, anche oltre i limiti di legge, negli ambien- ti lavorativi. Ma è azione che concorre alla competitivita responsabile del territorio avviare processi che coinvolgano e responsabilizzino i diversi attori per la salvaguardia della salute. Questo significa garantire prodotti e condizioni ambientali salubri, valorizzare interventi di prevenzione, sia riducendo i rischi ambientali che attivando politiche di informazione e con- sapevolezza. Sono corresponsabili in questo “Circolo” tutte le imprese che operano sulla stessa filiera o sito, le pubbliche amministrazioni, i loro enti di controllo nonche, naturalmen- te, le strutture sanitarie, i cittadini ed i lavoratori stessi che devono adottare comportamenti consapevoli; l’associazionismo che, oltre ad intervenire direttamente con servizi ed attivita, è opportuno operi come diffusore di cultura.

Responsabilita reciproca e prevenzione

IN SINTESI Il comportamento socialmente responsabile delle imprese per uscire dall’autoreferenzia- lita e divenire elemento di competitivita responsabile del territorio, necessita dell’impe- gno diretto delle organizzazioni della societa civile per la creazione di capitale sociale, delle organizzazioni di cittadinanza per la crescita di consapevolezza e quindi di capacita di scelta delle persone, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e di rappresentanza delle imprese per il supporto alla diffusione di pratiche di RS tra le imprese.

Nella costruzione di un nuovo rapporto sociale tra imprese e territorio – attraverso un siste- ma di relazioni multistakeholder – è necessaria una condivisione politico-valoriale per poter affermare uno sviluppo sostenibile che coinvolga i diversi aspetti della RS che, partendo dalle aziende, vada oltre e coinvolga l’intero contesto di riferimento. Avendo come scopo quello di definire un obiettivo assai piu ambizioso: costruire una societa del benessere fon- data non tanto – e comunque non soltanto – su parametri di ricchezza economica, bensì sulla valorizzazione della conoscenza, della cultura, della salute, delle relazioni umane, in un con- testo ambientale piu tutelato e vivibile. Individuando, percio, nuove modalita di misurazione dell’effettivo benessere individuale e sociale di una comunita.