Archeoclub d'Italia - Notiziario Novembre-Dicembre...

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A R C H E O C L U B D I T A L I A NOTIZIARIO Periodico di informazione sui Beni Culturali ed Ambientali ONLUS Novembre-Dicembre 2013 ARCHEOCLUB D’ITALIA Buone Feste

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ARCH

EOCLUB D’ITALIA

NOTIZIARIOPeriodico di informazione suiBeni Culturali ed Ambientali

ONLUS

Novembre-Dicembre 2013

ARCHEOCLUB D’ITALIA

Buone Feste

Editoriale

Strutture SpecialisticheMarenostrum

ProgettiTabula Militaris Itineraria Theodosiana

Comunicazioni della Sede Centrale

Sedi LocaliBarcellona Pozzo di Gotto (ME)

Benevento (BN)Carinola (CE)

Fabriano (AN)Massa Lubrense (NA)

Militello (CT)Mondolfo (PU)

Olevano sul Tusciano (SA)Patti (ME)

Pescara (PE)Pietrelcina (BN)

Stalettì (CZ)Termoli (CB)

Torre Annunziata (NA)Trinitapoli (BT)

Da non perdereMostre

Libri

Michelangelo Buonarroti, Creazione di Adamo, 1511 circa.Particolare della volta della Cappella Sistina, Città del Vaticano.

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Notiziario

“E così seguitò sotto a questo la creazio-ne di Adamo, dove ha figurato Dio por-tato da un gruppo di Angioli ignudi e di tenera età, i quali par che sostenghino non solo una figura, ma tutto il peso del mondo, apparente tale mediante la vene-rabilissima maiestà di quello e la maniera del moto, nel quale con un braccio cigne alcuni putti, quasi che egli si sostenga,

e con l’altro porge la mano destra a uno Adamo, figurato di bellezza, di attitudine e di dintorni di qualità che e’ par fatto di nuovo dal sommo e primo suo creatore più tosto che dal pennello e disegno d’uno uomo tale.”

Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e ar-chitettori, Giorgio Vasari, 1568.

In copertina: Michelangelo Buonarroti, David, 1501 circa.Galleria dell’Accademia, Firenze.

EDITORIALEmentre le Sedi locali sono impegnate sul territorio per la realizzazione concreta dei diversi momenti di attuazione.

I Progetti nazionali lanciati sono tre:1. Le vie consolari romane. Il progetto intende proporre un taglio particolare nella ricerca archeologica, culturale e sociale del Paese, prendendo quale punto di riferimento, di snodo, di “hub”, per usare un termine di moda, proprio quelle “fettucce” di basolati percorse da cavalli e carri per almeno venti secoli. Si tratta di una ricerca che parte prima di tutto dalla consapevolezza del tracciato delle vie, e quindi dalla loro evidenza topografica, e attraverso un impegno e uno studio archeologici, intende far emergere la realtà materiale delle Consolari, per approdare a un’evidenziazione delle culture e delle testimonianze della civiltà, quindi dei beni culturali, creatasi intorno alle vie stesse e per loro merito. Non solo l’amore di conoscenza spinge a questo progetto, ma anche il perseguimen-to della filosofia propria di Archeoclub d’Italia, da oltre quaranta anni perseguita con tenacia, vale a dire che la fruizione del bene culturale non sia disgiunta dal coinvol-gimento dei territori e da una ricaduta economica e sociale sui luoghi così fortunati e privilegiati da ospitare in se stessi le radici della cultura occidentale.

2. Studio e valorizzazione della Tabula Militaris Itineraria Theodosiana (la Carta dell’Archeoclub d’Italia). La Tabula Militaris Itineraria, conosciuta anche come Tabula Picta, è la prima carta in cui sono tracciate numerose strade del mondo conosciuto dai Romani intorno alla metà del IV secolo; l’esemplare più antico manoscritto giunto fino a noi è una copia eseguita nel XII o XIII secolo. Si tratta di una pergamena, divisa in 11 segmenti, lunga circa 7 metri e alta 34 centimetri, attualmente conservata presso la Biblioteca Naziona-le di Vienna. La Tabula è un’antica carta topografica, realizzata secondo il sistema del “percorso rettificato” che illustra l’intero sistema viario imperiale, dalle rive dell’oceano

Inizia con questo numero on line del Notiziario una nuova stagione nella comuni-cazione Archeoclub.Inutile ripetere le solite considerazioni sui tempi che cambiano, sull’importanza di

internet etc perche ormai tutti, credo, ne siamo convinti, anche se talvolta la pigrizia o l’abitudine ci spingono ancora a preferire i mezzi tradizionali. Diffondere la comunicazione di Archeoclub d’Italia tramite l’informatica è ormai diventato un passaggio ineludibile, però siamo consapevoli che ogni cambiamento, per fornire risultati soddisfacenti, deve sedimentarsi nelle coscienze e nelle abitudini.Per questo motivo, il passaggio al Notiziario on line avviene con gradualità.Questo primo numero è disponibile sul sito in maniera aperta. Dal 2014, invece, esso sarà consultabile sul sito, con l’uso dell’apposita password, solo da parte del socio in regola con l’iscrizione e il pagamento della quota annuale. Il Notiziario potrà anche essere scaricato e stampato, anche se l’attenzione ecologica al rispetto dell’ambiente ci dovrebbe spingere a eliminare quanto possibile il ricorso alla carta e fruire delle nostre riviste e giornali solo tramite il video. Per chi non possiede una casella di posta elettronica, continuerà la stampa e distri-buzione del Notiziario nella maniera cartacea. Devo precisare che, ovviamente, questa fase del doppio binario vuole appunto dare gradualità al passaggio, ma non potrà certo durare all’infinito. Il Consiglio Nazionale, al momento opportuno, stabilirà i tempi per la conversione completa, penso in pochissimi anni. Ci avviamo a un 2014 che promette soddisfazioni e grandi iniziative, pur nel noto momento di crisi del Paese. La strategia dell’Associazione, da me proposta ma soprat-tutto condivisa dal Consiglio Nazionale, si fonda sulla realizzazione di alcuni Progetti nazionali la cui esecuzione si declina a cura delle Sedi locali opportunamente coor-dinate. La Sede centrale, oltre al coordinamento, cura l’aspetto della pianificazione e programmazione dei progetti, la loro valenza scientifica, i dovuti rapporti istituzionali,

ARCHEOCLUB D’ITALIA ONLUSSede Nazionale: Via Amba Alagi, 18 - 00199 RomaTel. 06.44.20.22.50 - 06.44.20.22.39 - Fax 06.23.32.88.98segreterianazionale@archeoclubitalia.orgwww.archeoclubitalia.org

Direttore responsabile: Pierdamiano M. MazzaSegretaria di redazione: Susanna PolliniProgetto grafico ed impaginazione: Alfonso Lavorante

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Distribuzione gratuita per i soci Archeoclub d’Italia Onlus.

Ogni collaborazione è prestata in forma gratuita.

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atlantico sino in oriente, un’unica tavola illustrata con le icone di città, abbazie, monu-menti, fiumi etc. secondo lo stile da noi conosciuto, ad esempio, nelle cartine turistiche moderne.Il progetto si compone di diversi passaggi a cura anche delle sedi locali:a. Studio del territorio e schedaturaLe sedi dell’Archeoclub d’Italia, che vorranno aderire all’iniziativa, dovranno realizzare uno studio storico-geografico del proprio territorio di competenza, in relazione alla rappresentazione che esso ha nella Tabula Militaris Itineraria Theodosiana.b. Giornate di studioA cura di coordinamenti regionali, o meglio delle singole Regio, secondo la suddivisione del territorio nazionale sulla carta, saranno organizzate dall’Archeoclub d’Italia, singo-le giornate di studio dedicate alle problematiche storico topografiche e archeologiche insite nella stessa Tabula Militaris Itineraria Theodosiana.c. Mostra didatticaL’Archeoclub d’Italia, di concerto con l’Associazione culturale La Giovane Europa, cu-rerà la realizzazione di una mostra con carattere itinerante in tutta la penisola, in cui sarà esposta una rara copia, datata 1793 della Tabula Militaris Itineraria, composta dai dodici segmenti.d. EventiL’Archeoclub d’Italia organizzerà uno o più eventi volti alla conoscenza e alla valoriz-zazione delle problematiche collegate e al periodo storico che ha segnato in maniera molto profonda la storia politica, religiosa e culturale della nostra nazione. Alcuni tra i nomi noti che si sono occupati dell’argomento, legati all’Archeoclub d’Italia sono Va-lerio Massimo Manfredi, Umberto Broccoli, Romolo Augusto Staccioli, Alberto Angela.

3. “Augusto 2000 – Archeoclub d’Italia” (14 d.C. - 2014). Nell’anno 2014 ricorre il bimillenario della morte di Ottaviano Augusto con lo scopo di rievocare la figura e l’opera di Augusto, valorizzare, rivalutare, divulgare la storia, la cultura, i beni archeologici, artistici, librari del territorio attinenti alla ricorrenza, finalizzato anche al recupero delle testimonianze storiche in genere e archeologiche in particolare. Dalla fine dell’anno 2013 (a Roma è già in corso la mostra “Augusto” presso le Scu-derie del Quirinale) in tutta la Penisola si svolgeranno una serie di manifestazioni a tema quali: progetti didattici, mostre, convegni, viaggi e visite guidate ai monumenti di età augustea nelle varie regioni d’Italia, laboratori e rappresentazioni teatrali, corsi di letteratura latina, passeggiate archeologiche, rievocazioni storiche in costume, let-ture sceniche, organizzazione del Certamen Augusteum, ricostruzione del Silicernum (banchetto funebre pubblico che in età romana si teneva nove giorni dopo la morte del defunto), performance di archeologia sperimentale, campi scuola archeologici. Tutte queste iniziative, proposte e realizzabili dalle Sedi Archeoclub in qualsiasi periodo dell’anno, potranno essere in particolare inserite nella “Notte dei Musei” or-ganizzata dal MIBAC (mese di maggio) e concentrate preferibilmente nei mesi estivi (giugno-agosto).

A Roma è prevista l’organizzazione del “ludus tiberinus Caesari Augusto dicatus”, una regata sul Tevere con eventi collaterali in costume, in collaborazione con il Comune di Roma Capitale e i circoli canottieri tiberini. All’inizio del nuovo anno sarà organizzata una conferenza stampa di presentazione del progetto “Augusto 2000 – Archeoclub d’Italia”, del relativo calendario degli eventi in programma presso le sedi che avranno aderito. Il calendario sarà pubblicato sul sito nazionale e pubblicizzato tramite comunicati stampa e siti specializzati. Il Progetto si avvale dell’alta consulenza scientifica del Prof. Romolo Staccioli, Presi-dente Onorario di Archeoclub d’Italia. In sede nazionale è coordinato dalla Dottoressa Anna Barra, per l’organizzazione generale e delle manifestazioni in Roma e dalla Dot-toressa Maria Cristina Vincenti, per la parte archeologica.

Molta carne al fuoco, come si vede, ma contiamo di essere all’altezza delle nostre tradizioni, anche perché è ormai quasi completata l’opera di normalizzazione e pa-cificazione della vita associativa: conclusa l’operazione di chiusura delle pendenze ministeriali derivanti dai progetti cofinanziati a suo tempo avviati; tracciato il nuovo statuto che sarà portato in approvazione ad aprile in Assemblea straordinaria; ripreso il flusso della costituzione di nuove Sedi; ripresa proficuamente l’azione degli Organi statutari, possiamo guardare al nuovo anno non più con semplice speranza, ma con serena fiducia.

Auguri a tutti per le prossime festività.

Claudio ZucchelliPresidente Archeoclub d’Italia

STRUTTURESPECIALISTICHE

L’Archeoclub d’Italia si avvale delle competenze tenico-scientifiche delle seguenti Strutture Specialistiche che, attraverso lo studio interdisciplinare e la collabo-

razione con gli Enti Pubblici e le Università, si prefiggono l’obiettivo di diffondere la Conoscenza e la Valorizzazione dei Beni Culturali:

- Centro Studi di Architettura e Cultura Urbana La Struttura - nata dall’accordo fra l’Università di Camerino, il Consiglio Naziona- le degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e l’Archeoclub d’Italia - costituisce un luogo di formazione e studio finalizzato alla conoscenza e alla ricerca della qualità architettonica e urbanistica.

- Centro Studi Storico Archeologico Ambientale La Struttura è finalizzata alla ricerca nel settore dei Beni Culturali.

- Consulenza per i Beni Culturali La Struttura ha il compito di coadiuvare l’Archeoclub d’Italia nella valutazione delle richieste di intervento da parte delle Sedi Locali in merito a possibili danni derivanti dalla cattiva gestione dei Beni Culturali e di fornire il background cultu- rale per affrontare problematiche di ampio respiro (quali, ad esempio, il regola- mento per la protezione dei Beni Culturali dai rischi sismici e la revisione della Carta del Restauro).

- Marenostrum La Struttura impegna i propri “uomini blu” nella valorizzazione del Patrimonio Cultu- rale Sommerso e nell’indagine di specifiche aree a rischio, con interventi finalizzati alla tutela dei siti e allo studio dei relitti.

- Ricerca Musicale - Saverio Mercadante La Struttura agisce nel settore della “Archeologia Musicale”, non solo nella ricerca e cura dei manoscritti originali e degli strumenti d’epoca, ma anche nella promo- zione della musica antica.

Masaccio, Il tributo, 1425 circa.Cappella Brancacci, chiesa di Santa Maria del Carmine, Firenze.

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MARENOSTRUM

Convegni, Eventi e Attività

Sinuessa.

Convegni

20 luglio 2013 (Soverato – CZ) Il 20 luglio presso il Glauco Beach Club di Soverato (CZ) si è tenuto un incontro dal tema “Una passeggiata tra le antiche vestigia subacquee di San Nicola”. L’iniziativa, forte-mente voluta dalla Soprintendenza Arche-ologica della Calabria e coordinata dalla dott.ssa Iannelli, funzionaria dei luoghi interessati, ha avuto come principale leit motiv la conoscenza, promozione e valoriz-zazione delle Cave, rappresentative di uno dei maggiori e più affascinanti luoghi di interesse archeologico presenti nelle acque cristalline del mare soveratese. Presente all’incontro Stefano Mariotti-ni, dell’Associazione Kodros noto anche come il sub scopritore nel 1972 dei Bronzi di Riace, Rosario Santanastasio, referente Marenostrum di Archeoclub Italia, Paolo Caputo, funzionario della Soprintendenza Archeologica Speciale di Napoli e Pom-pei, RUP delle due AMP di Baia e La Ga-iola (Golfo di Napoli e Pozzuoli) nonché membro del Comitato Scientifico di Ma-renostrum. L’iniziativa, se pur di carattere divulgativo, ha permesso di discutere su quelle che possono essere le potenzialità di valorizzazione e promozione, nel rispetto della salvaguardia dei luoghi. A comincia-re da Biagio Mauro Sciarra, Comandante dell’Ufficiale Circondariale Marittimo di Soverato che ha ben illustrato gli aspetti giuridici finalizzati alla tutela del patrimo-nio che si presentano come il riferimento per ogni attività che si intende svolgere, sia nel senso di ricerca che nella direzio-ne della conservazione e valorizzazione dell’area. Prima di entrare nel vivo dell’argomen-to, il Dott. Caputo e il Dott. Santanastasio

si sono soffermati più in generale sulle modificazioni e variazioni della costa in siti archeologici, puntando l’attenzione su quelli della Campania e quali azioni sono state intraprese per la fruizione e valoriz-zazione degli stessi. Quindi Teresa Ian-nelli pur affermando che non esiste – al momento – un progetto di valorizzazione dell’area, ha confermato che essa suscita interesse evidenziando l’importanza di sensibilizzare anche i non addetti ai lavori con attività di divulgazione. Una serie di perplessità sono state avanzate dai relatori sulle tecniche per arrivare ad una data certa relativa all’epoca del sito. Sito che peraltro dovrebbe far parte di una più am-pia area che toccherebbe Soverato Vecchio, la Necropoli sicula di San Nicola e le Cave.

Dott. Paolo Caputo (Comitato scientifico Mare-nostrum di Archeoclub d’Italia).

Referente: Dott. Rosario SantanastasioConsigliere Nazionale Archeoclub d’Italia

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Durante l’incontro è stato ricordato che di-verso tempo prima da quando l’area è stata sottoposta a vincolo di tutela (anno 2012) si erano già avute delle interessanti con-ferme della presenza di un sito archeologi-co. Durante le tante immersioni effettuate dai sub locali sono stati rinvenuti diversi manufatti di provenienza della cave con-sistenti in almeno una decina di mole, una presunta bitta romana, un architrave in pietra, diverse ancore litiche rinvenute da Angela Maida del gruppo Paolo Orsi ed altro ancora. Da gennaio 2012 l’area è sot-

toposta a vincolo di tutela ma, da più parti si è ipotizzato un possibile percorso che porti i luoghi alla conoscenza, fruizione e valorizzazione ed è su questi punti che, Marenostrum, ha dato la propria dispo-nibilità a collaborare con le realtà locali, nel rispetto dei propri ruoli e delle proprie individualità e sempre in condivisione con le Istituzioni locali e con la Soprintendenza Archeologica.

30 aprile 2013 (Sessa Aurunca – CE) L’unità di Ricerca dell’ENEA di Portici ha organizzato il 30 aprile 2013 un conve-gno sulla “Valorizzazione del patrimonio som-merso di Sinuessa”. Il convegno si è tenuto presso il Museo Civico di Sessa Aurunca (CE) ed ha avuto come principale obiettivo la presentazione dei risultati della prima parte del lavoro svolto nel 2012, illustrando anche le attività in programma per il 2013. Il Comune di Sessa Aurunca ha infatti effettuato con l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Svilup-

po Economico Sostenibile (ENEA) una campagna di indagini di geomorfologia subacquea per la caratte-rizzazione della litologia del banco roccioso di Si-nuessa. Tra gli obiettivi vi è stata la georeferenziazio-ne delle evidenze antropi-che e naturali. La collabo-razione ha permesso di condividere gli elementi utili alla valorizzazione di questo particolare geosito della Regione Campania. L’attività svolta è in linea con le recenti normative e, in particolare, con la Con-venzione Unesco recepita in Italia nel 2010, in base

alla quale “la fruizione dei beni culturali de-ve prevedere la preservazione del patrimonio subacqueo in situ, sviluppando l’archeologia subacquea e la sensibilità dell’opinione pubblica sul patrimonio archeologico sommerso”. Nel corso del convegno sono stati illu-strati i risultati della campagna scientifica del 2012, raccolti nella pubblicazione “Ca-talogo delle Attività” ed è stato proiettato un breve filmato sulle immersioni effettuate

sul banco roccioso degli antichi approdi di Sinuessa. Oltre all’Enea ed ai tecnici del Comune coinvolti nell’attività, la discussione è stata arricchita dalla presenza dei referenti delle Soprintendenze, di altri Enti di Ricerca e di Marenostrum di Archeoclub d’Italia che, a vario titolo, si occupano di questa tematica- www.youtube.com/watch?v=sfJgs-SmpsXA- www.enea.it/it/enea_informa/events/sinuessa/copy2_of_SinuessacatalogoAtti-vitENEA2012.pdf

Eventi e Attività

- Marenostrum patrocina e partecipa all’Expo Coast 2013 che si terrà dal 18 al 20 settembre 2013 presso il quartiere fieristico di Ferrara.Per info: www.remtechexpo.com/it/co-ast/programma-coast-expo/icalrepeat.de-

tail/2013/09/19/8/-/opere-di-difesa-morbi-de-e-monitoraggio-morfodinamico- Marenostrum ha stipulato una conven-zione con l’ENEA per attività di ricerca, valorizzazione e promozione dei luoghi di interesse geoarcheologico costiero/marino.- Marenostrum il 13 luglio 2013 ha par-tecipato con l’Archeoclub sede di Massa-lubrense alle attività di ricerca tecnico/scientifiche dirette dal Presidente di sez. Stefano Ruocco nell’ambito del progetto Crapolla-lab. Inoltre, in occasione della BMTA-Paestum (14-17 novembre 2013) si terrà un convegno dal titolo: Crapolla (Mas-sa Lubrense): Archeologia, Architettura e Pae-saggio Culturale.

Per info:- http://crapollalab.wordpress.com- www.erosionecostiera.eu)

Dott. Rosario Santanastasio

Cave.

I Progetti di interesse storico-artistico-ambientale promossi dall’Archeoclub d’Italia in collaborazione con gli Enti Pubblici e le Università.

Donatello, Cantoria, 1435 circa.Museo dell’Opera del Duomo, Firenze.

PROGETTI

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TABULA MILITARISITINERARIA THEODOSIANA

La Cartadell’Archeoclub d’Italia

Tabula Militaris Itineraria Teodosiana - Segmenta III-VI.

di Walter ScotucciPresidente sede Archeoclub d’Italia di Monterubbiano (Fermo)

Premessa Dopo diciassette secoli dall’Editto di Milano, emanato nel 313 d.C., che inau-gura un periodo di tolleranza religiosa, sono state promosse in tutto il territorio nazionale numerose iniziative di appro-fondimento. Tra esse spicca la mostra “COSTANTI-NO 313 d.C.” allestita a Milano a palaz-zo reale dal 25 ottobre 2012 al 17 marzo 2013, che verrà spostata a Roma (Colos-seo e Curia Iulia) dal 27 marzo fino al 15 settembre del 2013. Considerata l’importanza della ricor-renza, si vorrebbe coinvolgere le sedi di Archeoclub d’Italia aderenti al proget-to, in un’iniziativa di valenza naziona-

le, volta alla conoscenza ed alla valoriz-zazione delle problematiche relative al periodo storico ed alla riscoperta delle permanenze antiche, di quanto risulta nella Tabula Militaris Itineraria Teodosiana, altrimenti nota come carta Peutingeriana, compilata proprio all’indomani dell’Edit-to di Milano.

Descrizione della Tabula Militaris Itine-raria Theodosiana La Tabula Militaris Itineraria Theodosiana è costituita da dodici fogli di pergamena che uniti formano una lunghezza di 682 cm per un’altezza di 34 cm. Vi è rappresentato il mondo conosciuto dagli antichi romani (Europa, Asia e Africa) che si estendeva presumibilmente dalle colonne d’Ercole fi-no alle estreme regioni orientali, ben oltre il confine dell’Impero (India, Birmania, isola di Ceylon, Maldive e Cina). Terra e mare sono visivamente ben riconoscibili. Roma è al centro della mappa e la penisola italiana ha un’importanza rilevante. Le strade sono molto suggestive ed appaiono diritte. Le città sono contrassegnate con una vignetta.

Malgrado la rete stradale romana fos-se molto più ampia rispetto a quella vi-sualizzata sulla mappa, la Tabula Militaris Itineraria Theodosiana è una vera e propria road map nella quale le strade e le distanze tra le città sono i dati principali. Queste ultime, in particolare, sono rappresentate con unità di misura differenti a seconda

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dell’area geografica: in Gallia le distanza sono indicate in leugae (1 leuga = 2220 m), altrove in miglia romane (1 miglio = 1500 m.), mentre in India e Persia sono uti-lizzate unità locali. La mappa evidenzia chiaramente il lavoro di molte mani. Nel corso dei secoli, infatti, sono state aggiun-te nuove informazioni che a volte hanno dato adito a fraintendimenti. Nella carta si possono riscontrare dettagli inaspettati o carenze inspiegabili e numerose sono leabbreviazioni dal latino. Molti sono gli in-terrogativi sollevati: i nomi dei popoli sono a volte lontani dalle città in cui abitano, alcuni fiumi attraversano erroneamente le città. Di recente si è aggiunta ancora una questione: si ipotizza, infatti, che la carta, oltre ad essere una road map chiara dell’Im-pero romano, sia anche la rappresentazio-ne celebrativa della potenza di Roma.

Ecco in sintesi la storia conosciuta della Tabula Militaris Itineraria Theodosiana.

Nel 1494 si rinvennero nella biblioteca dei Benedettini di Tegernsee in Germa-nia undici fogli di pergamena, lunghi in tutto ventuno piedi e tre pollici tedeschi e larghi uno, su cui erano segnate le vie militari romane. Konrad Meissel, biblio-tecario dell’imperatore Massimiliano I, li acquistò a Worms nel 1507 e – secondo al-cuni – li vendette – secondo altri – li donò al suo amico Konrad Peutinger, letterato e cancelliere di Augsburg, alla sola condi-zione che qui ne facesse godere il pubbli-co dopo la sua morte. Il Peutinger ottenne dall’imperatore Massimiliano I di dare a quella carta il suo nome. Nel 1788 i fogli furono acquistati da Eugenio di Savoia e da lui passarono alla Biblioteca della Corte a Vienna, conservando però il none di Tabula Peutingeriana.

La parte della Tabula Militaris Itineraria Theodosiana giunta sino a noi era in prece-denza un rotolo di pergamena lungo me-tri 6,74 e alto centimetri 34, composto di undici segmenta cuciti tra loro. Nel 1863 queste undici parti furono staccate in undi-ci fogli singoli al fine di meglio preservare lo straordinario documento. L’autore di es-sa è incerto e gli studiosi non concordano sull’epoca esatta di redazione dell’originale romano: le datazioni oscillano così fra III e IV secolo dopo Cristo, non escludendosi aggiunte posteriori (di VIII-IX secolo d.C.),nonché la persistenza di elementi molto più antichi risalenti persino ad età augu-stea. Il primo a pubblicarla, come il primo a rilevarne i difetti, fu il Welsen (Venezia, 1591); fu ripubblicata in Baden nel 1654 e nel 1753 lo Scheyb la ristampò in Vienna con annotazioni. Nel 1793, Podocataro Cri-stianopoulo stampò a Jesi l’unica versio-ne italiana, raramente citata. Una nuova edizione ne fu fatta in Lipsia nel 1824 con una dissertazione di Mannert; un’altra dal Desjardins con tavola esplicativa (Parigi, 1869) e nel 1888 è stata ripubblicata in Ra-vensburg, presso il libraio Otto Maier sotto il titolo Weltkarte des Castorius geriannt diePeutingersche Taf et in den Farben des Ori-ginals herausgegebbii und eingeleitet von Df Konrad Miller. Nel 2007 la Tabula Militaris Itineraria Theodosiana è stata inserita dall’UNESCO nell’Elenco delle Memorie del Mondo.

Descrizione del Progetto Il progetto di studio, realizzato in colla-borazione con l’Associazione culturale LaGiovane Europa, è articolato in diverse fasi ed attività:1. Studio del territorio e schedaturaLe Sedi di Archeoclub d’Italia, che vor-ranno aderire all’iniziativa, realizzeranno

uno studio storico-geografico del proprio territorio di competenza, in relazione alla rappresentazione che esso ha nella TabulaMilitaris Itineraria Theodosiana. La ricerca verrà coordinata da un Comitato scienti-fico attraverso la compilazione di schede e sarà l’occasione per confrontare elementi di geografia antica con quelli di oggi, per scoprire le permanenze urbane ed extraur-bane e le loro condizioni attuali. Lo studioprenderà in considerazione sia elementi fisici, quali il mare e la linea di costa, le isole, i monti, i fiumi, i laghi e le selve, ma anche quelli antropici, evidenziati nella carta come vignette come le personificazio-ni di città (Roma, Costantinopoli, Antiochia), centri cultuali e santuari, centri termali, quelli a doppia torre con varianti, magaz-zini e depositi, impianti portuali e fari, leAre e la Crypta Neapoliteana. Particolare interesse sarà soprattutto ri-volto all’analisi della rete viaria antica, con l’evidenziazione delle stazioni stradali e delle relative distanze. La ricerca si prefigge lo scopo non tanto di conoscere la storia e le caratteristiche della Tabula, oggetto già di numerosissi-mi studi in ambito scientifico, né specifi-camente delle problematiche relative alla datazione dell’originale romano, o delle co-pie medioevali, o delle successive edizioni, quanto invece l’approfondimento, la risco-perta e la valorizzazione delle emergenze che ancora si conservano, come evidenzia-te nella più antica carta stradale, compilata proprio all’indomani dell’Editto di Milano del 313 d.C., la cui ricorrenza cade proprio nel 2013.2. Giornate di studioA cura di Coordinamenti regionali, o me-glio delle singole Regio, secondo la suddi-visione del territorio nazionale sulla carta, verranno organizzate da Archeoclub d’I-

talia, singole giornate di studio dedicate alle problematiche storico topografiche ed archeologiche insite nella stessa Tabula Mi-litaris Itineraria Theodosiana. Queste dovran-no prevedere interventi di esperti, studiosi della materia, professori universitari, ma anche la partecipazione e presentazione dei lavori di ricerca svolti dalle singole Sedi locali. A coronamento è prevista la stampa degli Atti.3. Mostra didatticaArcheoclub d’Italia, di concerto con l’As-sociazione culturale La Giovane Europa, curerà la realizzazione di una mostra con carattere itinerante in tutta la Penisola, in cui verrà esposta una rara copia, da-tata 1793 della Tabula Militaris Itineraria, composta dai dodici segmenti. Essa verrà corredata da altri originali cartografici an-tichi riguardanti il territorio nazionale e da pannelli didattici derivati dalle schede preparate dalle Sedi locali di Archeoclub aderenti all’iniziativa. L’esemplare antico, realizzato da Fr. Jo:Dominicus Podocatha-rus Christianopulus, ordinis Praedicatorum e stampato ac manu sua incidit AESI in Piceno, anno MDCCXCIII rappresenta il più antico esemplare a fogli integri conosciuto, di-sponibile per una mostra. L’Associazione culturale La Giovane Europa realizzerà, perl’occasione, in elegante edizione tipografi-ca, la ristampa fac-simile della Tabula Milita-ris Theodosiana del 1793, utilizzando tecni-che e materiali di pregio, che porteranno stampato ‘a secco’ il logo di Archeoclub d’Italia. Saranno disponibili esemplari completi con dodici fogli, o in maniera ridotta, con quattro fogli, relativamente al solo territorio nazionale. La stessa Associazione culturale curerà un catalogo della mostra, nel quale verranno inseriti i risultati degli studi con-dotti dalle Sedi di Archeoclub d’Italia.

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Presentata a Roma la più antica Carta da viaggio dell’Impero Romano Archeoclub d’Italia, in collaborazione con l’Associazione culturale La Giovane Europa, ha presentato domenica 9 giugno a Roma, presso il Museo dei Fori Imperia-li nei Mercati di Traiano, l’opera “Tabula Militaris Itineraria”, la più antica carta da viaggio dell’impero romano nella pri-ma edizione a stampa italiana della colle-zione Gianni Brandozzi di Ascoli Piceno. L’iniziativa è stata promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Cul-turali e Centro Storico Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. La Tabula Militaris Itineraria, conosciuta anche come Tabula Picta, è la prima carta in cui sono tracciate numerose strade del mondo conosciuto dai Romani intorno alla metà del IV secolo; l’esemplare più antico manoscritto giunto fino a noi è una copia eseguita nel XII o XIII secolo. Si tratta di una pergamena, divisa in 11 segmenti, lunga circa 7 mt e alta 34 cm, attualmente conservata presso la Biblio-teca Nazionale di Vienna. La Tabula Militaris Itineraria presen-tata è la prima edizione a stampa rea-lizzata in Italia, nelle Marche, dal frate domenicano Cristianopulo Podocataro, per volontà dell’archeologo e arcivescovo di Loreto, Bellinio, nobile osimano, che la correda con un volume pubblicato nel 1809, nel quale riassume i suoi ultimi stu-di sulla Tabula, integrando e correggendo il lavoro degli studiosi dei secoli prece-denti. La carta, stampata a Iesi nel Piceno nel 1793, è formata da dodici fogli realizza-ti all’acquaforte, in rapporto uno a uno. L’opera è oggi nella collezione Gianni Brandozzi di Ascoli Piceno che ne cura la conservazione e la valorizzazione.

Archeoclub d’Italia oltre che promuo-vere la conoscenza di un evento storico d’importanza fondamentale nello svilup-po storico e politico dell’Europa, si pone l’obiettivo di ridare un’identità nazionale ad un documento cartografico della storia romana, abitualmente ricordato con il no-me di un possessore che ne ha conserva-to l’esemplare più antico, con un grande Progetto di studio e valorizzazione, che vedrà coinvolte tutte le Sedi locali dell’As-sociazione oltre che illustre personalità del mondo accademico ed istituzionale. Trattandosi della più antica cartogra-fia stradale che si conosca, riguardante Roma e la sua storia, Archeoclub d’Italia, ritiene particolarmente importante che tale documento venga ricordato in futuro anche come “Carta dell’Archeoclub” l’Asso-ciazione che ne ha curato la divulgazione nella nostra epoca.

Nella pagina precedente e sopra: presentazione delll’opera “Tabula Militaris Itineraria” presso il Museo dei Fori Imperiali nei Mercati di Traiano.

News e avvisi utili ai soci per essere sempre aggiornati sulle attività e le scadenze dell’Archeoclub d’Italia.

COMUNICAZIONI DELLASEDE CENTRALE

Beato Angelico, Annunciazione, 1440 circa.Convento di San Marco, Firenze.

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Consiglio Nazionale 5 ottobre 2013

(Delibera n. 185)

QUOTE SOCIALI 2014

- SOCIO ORDINARIO € 25,00 (con diritto all’assicurazione, newsletter, Notiziario) - SOCIO ORDINARIO FAMILIARE € 12,00 (con diritto all’assicurazione e newsletter) - SOCIO ORDINARIO STUDENTE € 12,00 (da 14 a 26 anni) (con diritto all’assicurazione, newsletter, Notiziario)

- SOCIO SOSTENITORE € 50,00 (con diritto all’assicurazione, newsletter, Notiziario)

- SOCIO JUNIOR da trattenere in sede locale (fino a 13 anni - con diritto all’assicurazione) (La Sede locale può stabilire l’importo che ritiene più idoneo in base all’attività rivolta ai ra- gazzi)

Le iscrizioni dovranno pervenire alla Sede nazionale entro il 27 febbraio 2014.Per qualsiasi categoria di Socio, ogni Sede locale può chiedere l’importo delle quote che ritiene più idoneo per il conseguimento delle proprie attività.Nel momento in cui il nominativo del Socio, con il relativo versamento della quota, viene trasmesso alla Sede nazionale lo stesso è coperto da Assicurazione per tutte le attività che rientrano negli scopi sociali dell’Associazione.

Archeoclub d’ItaliaMovimento di opinione pubblica

al servizio dei Beni Culturali e Ambientali

COSTITUZIONE NUOVE SEDI LOCALII promotori devono fare una richiesta scritta al Comitato Direttivo di costituzione della Sede locale indicando un nominativo che farà da primo referente (promotore) della sede stessa. Contestualmente alla domanda va compilato e inviato alla sede nazionale il modulo di versamento quote con allegate le domande di iscrizione, compilate in ogni parte, dei singoli soci.La nuova sede riceverà la delibera, da parte del Comitato Direttivo, della costituzione ufficiale della Sede alla quale verrà attribuito un numero di protocollo e le tessere per gli associati.Le Sedi di nuova costituzione solo nell’anno 2014 non sono tenute al versamento delle quote alla Sede nazionale.

ARCHE

OCLUB D’ITALIA

SEDI

Le attività, le informazioni e le novità segnalate dalle sedi locali dell’Archeoclub d’Italia.

Michelangelo Buonarroti, Pietà Bandini, 1550 circa.Museo dell’Opera del Duomo, Firenze.

LOCALI

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Barcellona Pozzo di Gotto (ME)Sede: Comprensoriale Tirrenica Messinese NaulochosPresidente: arch. Iacopino AntoninoTel.: [email protected]

Nello stupendo scenario del Mastio del castello di Milazzo, sul pro-montorio che ha come sfondo il

golfo di Barcellona e capo Tindari e all’o-

rizzonte l’arcipelago delle Eolie, ricono-sciuto patrimonio mondiale dell’umani-tà dall’Unesco, all’interno delle strutture recentemente restaurate, si è allestita il 26 luglio 2013 all’interno della manifesta-zione “Notte Rosa” una mostra promossa dall’Archeoclub d’Italia, sede compren-soriale “Naulochos”della fascia Tirrenica messinese, presieduta dall’Arch. Antonino Iacopino.

La mostra dal titolo “Itinerario culturale alla scoperta delle bellezze architettoniche tra Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo - La donna nella visione moderna della città” è stata cu-rata al fine del rilancio turistico-culturale del comprensorio e della conoscenza e va-lorizzazione del patrimonio architettonico monumentale della zona.

La mostra, presentando progetti di re-stauro, riuso e riqualificazione su diverse emergenze ha dato un contributo impor-tante alla manifestazione ed è stata pre-sente al Castello fino al 28 luglio attirando l’attenzione di un vasto pubblico, dal tu-rista al visitatore del luogo, raggiungendo l’obiettivo cardine dell’Associazione quale la sensibilizzazione dell’opinione pubblica riguardo le bellezze architettoniche, stori-che e artistiche del territorio.

L’Architetto Marilia Iacopino presenta la mostra al Mastio.

L’archeoclub “Naulochos” presenta una mostraarchitettonica al Mastio del castello di Milazzo

Le emergenze trattate costituiscono veri tesori da rivalutare. Sul territorio di Bar-cellona sono stati presi in esame diversi monasteri basiliani impiantati in epoca bizantina e che costituiscono per le loro caratteristiche storico culturali e religiose un unicum in tutta l’antica Val Demone.

Il primo monastero analizzato è stato quello di Santa Maria De Venellis, del qua-le oggi sono rimasti la grotta e un sito ru-pestre ove la Santa Venera “Parascevi”(una Santa siciliana, che nacque presso il villag-gio di Gala) fu martirizzata e dove sorse una fonte d’acqua miracolosa. Il tempietto antistante la grotta, anche se ricostruito nel ‘700 ha un particolare impianto con una cupola a padiglione.

Altro tesoro di architettura millenaria è il complesso del monastero brasiliano di Santa Maria di Gala (fondato sull’ imma-gine sacra di una Madonna bizantina, la Madonna del Latte”Galaktophrusa”). Fu uno dei più importanti monasteri della Val Demone, che vide nel periodo normanno la regina Adelasia rifondarlo e ricostruirlo con un diploma del 1105 insieme al figlio Simone, morto prematuramente all’età di 12 anni e sepolto, secondo la tradizione scritta dei monaci, nella chiesa bizantina pentacupolata che costituiva un unicum architettonico in Sicilia, associata alla Cat-tolica di Stilo in Calabria. Di questo grande monastero oggi resistono poche vestigia: i ruderi di una torre medievale e delle tracce

Visitatori osservano i lavori.

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murarie dell’impianto della chiesa centrica pentacupolata e alcune ali delle antiche strutture del monastero costruito sui rude-ri di un grosso impianto di epoca romana, le cui tracce sono i grossi blocchi paral-lelepipedi di calcare ancora oggi in parte leggibili lungo il perimetro del complesso monumentale. Per dette presenze storico monumentali l’arch. Marilia Iacopino, vi-cepresidente dell’associazione ha effettuato studi e importanti ricerche storiche ed un rilevamento tramite laser scanner 3d, mes-so in evidenza anche attraverso un video rappresentativo.

Invece, sul territorio di Milazzo, nell’am-bito urbano del Castello, il gruppo di archi-tetti Marilia Iacopino e Ottavio Bartolone ha proposto un interessante intervento di riqualificazione sia nell ‘ambito urbano che extraurbano, che ha tenuto conto nello spe-cifico sia del tessuto storico preesistente sia

delle presenze paesaggistiche. Gli interventi hanno suscitato interesse

sia nell’ambito tecnico specialistico che ne-gli Enti istituzionali della città .

La mostra ha avuto grande successo in ambito locale e provinciale e ha raggiunto lo scopo di lanciare idee e proposte per la conoscenza e valorizzazione del ricco patrimonio storico culturale del compren-sorio, attività nella quale da diversi anni l’associazione comprensoriale tirrenica messinese è impegnata per rilanciare il tu-rismo culturale in Sicilia. Oltre alle comuni attività sono state volte anche attivita’ che hanno coinvolto Istituzioni europee quali il Consiglio d’Europa (Comitato del Patri-monio Culturale Europeo), che ha promos-so la valorizzazione di siti importanti in questo comprensorio della Sicilia.

Arch. Marilia Iacopino

Benevento (BN)Sede: BeneventoPresidente: Cirillo CarmelinaVicepresidente: Prof. Benvenuto MicheleTel.: 340.467.88.39 - 335.521.59.04

Dalla Sabina, antica regione dell’at-tuale Lazio, i SABELLI o SABINITI, intorno, forse, all’VIII secolo a.C.,

si spinsero verso Meridione occupando vaste aree ove già esisteva un importan-te e grande comunità etnica: quella degli OSCHI o OSCI.

Dalla unione di questi due popoli si formarono tante schiere nomadi che an-darono ad occupare una vasta regione la quale, per una deformazione di SABINITI in SAMNITI, si chiamò, poi, SAMNIUM; le diverse schiere o tribù seguendo riti totemici si suddivisero in diversi gruppi etnici: i PENTRI, i CARECINI i CAUDINI, gli HIRPINI.

Questi ultimi occuparono quelle aree più interne e quei territori montani che attualmente costituiscono le province di Benevento ed Avellino.

Con la fine della guerra di Troia tra gli anni 1200 ÷ 1100 a.C. un folto numero di popolazioni doriche abbandonò la Grecia occupando gran parte della costa adriatica; la leggenda lascia ipotizzare che DIOME-DE, grande eroe della guerra di Troia, dopo essere sbarcato ad Argo, città del Pelopon-neso, vittima della infedeltà della moglie e delle conseguenti congiure, abbandonasse

la propria Patria per approdare nell’Ita-lia Meridionale e, per la precisione, nella DAUNIA (attuale Puglia settentrionale) ove fondò la città di ARPI.

Arco di Traiano.

Un po’ di storia non fa male

La sala d’esposizione gremita di visitatori.

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E così, sempre dalle tessiture leggen-darie, si attribuisce a DIOMEDE anche la fondazione di BENEVENTO cui fece dono delle enormi zanne del famoso “cinghiale caledonio” ucciso in una battuta di caccia dallo zio MELEAGRO.

Per questo motivo, il cinghiale divenne il simbolo totemico della città e, a partire dal XV secolo, viene raffigurato nello stem-ma di Benevento il cui nome, però, non è quello che fu dato al primo insediamento abitativo.

Gli studiosi più accreditati sono concor-di nel ritenere che l’originario nome deri-

vasse dal greco MALOEIS il cui genitivo è MALOENTOS.

MALOEIS sta’ a significare “gregge di pecore e capre” e, per questo, si ritiene che l’area occupata da questa popolazione, de-rivante dal ceppo Italico e rappresentato dalla tribù degli OSCHI di montagna, fos-se particolarmente ubertosa, ricca di estesi pascoli e numerose greggi.

In effetti questa ipotesi è avvalorata dal-la particolare idrografia caratterizzata dal-la presenza di due importanti corsi d’acqua navigabili (al tempo) ed assai pescosi: il F. Calore ed il F. Sabato i quali , confluendo

a Sud della Città realizzavano vaste aree paludose nelle quali viene riconosciuto il primitivo insediamento della Comunità Sannitica.

Ci riferiamo all’area archeologica di “CELLARULO” così denominata per via della suddivisione in celle quadrangolari di contigue botteghe e vasche di un ag-glomerato nel quale era assai sviluppato l’artigianato ed il commercio.

I Romani intuirono subito il pericolo derivante dall’espansione sannitica ed allorché i Sanniti, dopo aver conquistato CAPUA, cercarono di spingersi nell’agro napoletano e nel basso Lazio, scattò l’of-fensiva che dette origine ad una guerra cruenta durata ben tre secoli e conosciuta come “le tre guerre sannitiche”.

Alla fine i Sanniti furono sconfitti e la tribù dei CAUDINI, che aveva umiliato l’esercito romano costringendolo a passa-re sotto le famose “FORCHE CAUDINE”, venne massacrata in maniera cruenta fino all’ultimo combattente.

I Romani, rispettosi delle capacità bel-liche, della spiccata versatilità nelle arti e nel commercio, oltre che dell’orgoglio del popolo sannita, lo integrò onorevolmente nel tessuto capitolino tanto da attribuire importanti cariche; basti pensare a Ponzio Pilato Prefetto della Giudea.

Intanto i Romani guardavano con parti-colare interesse il maggiore insediamento del Sannio, ovvero MALOENTOS che, in un primo tempo trasformarono in MALO-ENTON e successivamente in MALEVEN-TUM. ovvero “malum eventum” cioè terra di sciagure. Probabilmente questa defor-mazione linguistica potrebbe esserle deri-vata dal succedersi di calamità naturali di cui l’area beneventana ha sempre sofferto; ovvero i grandi terremoti e la facile e de-vastante alluvionabilità.

I SANNITI si dimostrarono perfetti alle-ati ed affiancarono i Romani nelle più im-portanti e cruente battaglie contribuendo alla vittoria su PIRRO nell’anno 272 a.C. e fu proprio questo avvenimento che, rac-colto faustamente come segnale di buon auspicio per il futuro “bonum eventum” fece trasformare dai Romani l’originario Maloenton in BENEVENTUM.

Questi presupposti storici, e quelli che ad essi conseguono, sono tanto tangibili attraverso la ricca monumentalità che, in toni maggiori o minori, ed in ogni angolo del centro storico di Benevento, sono pal-pito di storia viva nei suoi sapori e nelle sue espressioni tanto da pervadere di sug-gestive emozioni epocali il visitatore della “Città nel Museo”.

Benevento, romanizzata negli usi, nei costumi e nella religione, divenne una del-le Città più floride ed opulente dell’Italia romana e ciò grazie alla sua posizione ba-ricentrica tra il Lazio e la Puglia, tra il Mar Tirreno ed il Mare Adriatico.

Da tanto, l’interesse dei Romani a far convergere nella BENEVENTUM i più importanti assi viari che ne videro accre-scere la validità strategica, ne favorirono il commercio, videro sorgere importanti ed imponenti opere monumentali.

La Via APPIA fu il più importante trac-ciato militare della romanità; la sua co-struzione fu iniziata nell’anno 312 a.C. ad opera del Console APPIO CLAUDIO da cui prese il nome, ed aveva lo scopo di col-legare ROMA con BRINDISI consentendo l’espansione ed il commercio dell’Occiden-te verso l’Oriente; per la sua importanza venne definita REGINA VIARUM.

Nell’anno 268 a.C. fu costruito il tratto che congiungeva CAPUA con BENEVEN-TUM ove s’inseriva all’altezza dell’area di Santa Clementina per attraversare il fiu-Chiesa di S. Sofia.

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me Sabato, il cui nome è ancora un chiaro riferimento ai Sabiniti che si spinsero in queste terre, su di un suggestivo ponte co-nosciuto come PONTE LEPROSO.

Poco oltre il Ponte Leproso, all’incirca all’altezza dell’anfiteatro, la via APPIA si suddivideva in due rami; uno di essi si dirigeva verso l’area di CELLARULO per superare i Fiume CALORE su di un ponte di cui restano soltanto pochi resti, il PONS MAIOR e congiungersi con la Via LATINA.

Il secondo ramo entrava nel cuore della Città tra Port’Arsa e Porta S. Lorenzo ove è ben conservato un tratto dell’antico sel-ciato romano; successivamente si portava innanzi alle antiche TERME dirigendosi verso l’Arco del Sacramento ed uscire, infi-ne, da Benevntum in località Ponticelli, ove possono osservarsi i resti di un ponticello per il superamento del torrente S. Nicola, dirigendosi verso Apice ove si rinvengo-no i resti del PONTE APPIANO più noto come PONTE ROTTO, e successivamente verso ECLANO, VENOSA, TARANTO e poi BRINDISI.

L’attraversamento della Via APPIA nella antica Beneventum comportò la realizza-zione di numerose opere favorite dal par-ticolare interesse degli Imperatori romani che si succedettero e, primo tra tutti, CAIO GIULIO CESARE negli anni che andarono dal 40 a.C al 10 d.C.

Agli inizi del I° secolo d.C. si attribuisce la realizzazione, in opus reticulatum dell’An-fiteatro, che, come è stato già detto, si tro-va poco oltre il Ponte Leproso, quindi, in prossimità della Via Appia.

Molto probabilmente, come qualcuno scrive, esso nacque come scuola di gladiatori. giacché i Sanniti da sempre praticavano questa attività iniziando ad essa i giovani fin dalla tenera età. Per questo venivano addestrati campioni selezionati nella forza,

nella abilità, nella bellezza tanto da essere amati ed idolatrati dalle donne; dopo la costruzione dell’Anfiteatro vi si addestra-vano giovani provenienti da ogni parte dell’impero per apprendere le tecniche e le capacità gladiatorie dei Sanniti, uniche nel loro genere in tutto il mondo romano.

Negli Annales di TACITO si descrive la visita in Beneventum nel 64 d.C. dell’Impe-ratore NERONE il quale avrebbe assistito ai “ludi gladiatori” compiacendosene.

Successivamente, l’Imperatore DOMI-ZIANO introdusse e favorì il culto egizia-no della Dea ISIDE il cui tempio non esiste più ed il luogo dove sarebbe stato eretto, è ancora oggi discusso e discutibile sebbene qualcuno avanzi l’ipotesi che si trovasse al centro del Campidoglio ovvero del centro Politico e Religioso della Città.

Ma i reperti più belli ed interessanti ri-guardanti il culto della dea Iside sono cu-stoditi nel Museo del Sannio di Benevento in una particolare sala in cui si allineano importantissime opere scultoree in gra-nito nero ed in granito rosso provenienti dall’antico Egitto.

Tra gli anni 117 e 138 d. C l’Imperatore ADRIANO fece costruire il TEATRO, suc-cessivamente ingrandito da CARACALLA; una delle più pregevoli opere ingegneri-stiche della romanità; imponente, e situa-to non molto distante dal Ponte Leproso e dall’Anfiteatro, sempre in adiacenza della via APPIA, è stato restituito alla sua digni-tà soltanto negli ultimi anni a seguito di pazienti lavori di restauro.

Realizzato con ciottoli di fiume e malta pozzolanica, in origine presentava tre or-dini di arcate delle quali non resta che il primo con 25 arcate in stile tuscanico e tre file di gallerie sovrapposte, a svolgimento cilindrico, con un diametro di 90 m, tanto da poter ospitare fino a 10.000 spettatori

Ma tra i grandi del-la storia chi ha dato più di ogni altro fama alla allora BENEVENTUM è stato l’Imperatore UL-PIO TRAIANO; valoro-so combattente e strate-ga con grande saggezza seppe conciliare le guerre e le vittorie con superbe intuizioni sia di carattere ingegneristico che econo-miche e sociali.

Per il suo talento me-ritò, già da condottiero il titolo di “OPTIMUS” che, come è noto, spetta-va soltanto agli Imperatori; tutta la sua sto-ria, le sue gesta, le sue conquiste ed i suoi interventi a favore della popolazione più umile, decorano il più bell’Arco di Trionfo della romanità, a Lui dedicato e, per questo chiamato ARCO DI TRAIANO e su cui tra poco ci soffermeremo.

TRAIANO intuì come poteva essere abbreviato il percorso della VIA APPIA nel collegamento tra Benevento e Brindisi e fece realizzare, quella che oggi si chia-merebbe una “variante”, una nuova stra-da che sarebbe divenuta il più importan-te collegamento con l’Italia Meridionale e che, in suo onore venne chiamata, APPIA TRAIANEA. Questa, inaugurata nell’anno 109 d.C., partiva poco oltre PORT’AUREA, dove si trova l’ARCO di Traiano, immet-tendosi sulla via EGNAZIA che partiva da PONTICELLO e raggiungeva il fiume CALORE, superandolo attraverso lo storico ponte conosciuto come PONTE VALENTI-NO, per dirigersi verso PADULI ECLANO, e successivamente TROIA, CANOSA, RU-VO, BITONTO, BARI ed infine BRINDI-SIUM al CCIV° miglio.

Di questa importante arteria stradale, tutta ancora da scoprire, l’opera ingegne-ristica più valida resta PONTE VALEN-TINO lungo ben 76 m. e largo 6.50 m; co-struito a “schiena d’asino” è caratterizzato da tre arcate di cui quella centrale è la più ampia.

Ma una delle più importanti intuizioni dell’Imperatore TRAIANO fu l’intervento in favore della colonia dei LIGURES BA-EBIANI documentato su di una tavola di bronzo in una campagna di CIRCELLO (C.da Macchia), in provincia di Beneven-to, ove erano stati deportati i LIGURES, e nota in tutto il mondo come la TABULA ALIMENTARIA.

Nella famosissima TABULA ALIMEN-TARIA, alta 1.50 m e larga 0.80 m, benché mutilata in un angolo, si riconosce una pre-cisa descrizione delle unità agrarie affidate a ciascun agricoltore ligure, i loro nomi ed i benefici di una legge traianea in base alla quale venivano elargiti aiuti in favore degli agricoltori più bisognosi e delle fanciulle povere che, per sposarsi, avevano bisogno di una dote.

Duomo.

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Intento, un popolo di stirpe germanica, tradizionalmente, ed a causa delle “lun-ghe barbe” o in riferimento alle armature costituite da “lunghe lance”, conosciuto come LONGOBARDI, nell’anno V d.C. si scontrarono con l’esercito romano.

Guidati da ALBOINO loro Re, dettero inizio ad una la politica espansionistica verso Sud conquistarono CIVITADE DEL FRIULI per occupare, successivamente il VENETO e di qui tutta la pianura Pada-na facendo assurgere PAVIA a capitale del Regno Longobardo.

Morto ALBOINO, a seguito di una con-giura tessuta dalla moglie ROSMUNDA,

gli successe AUTARI che conquistò BENE-VENTO facendone, nel 570 il più esteso dei suoi 36 ducati ed affidandolo a ZOTTONE uomo crudele che perseguitò i cattolici ed i sacerdoti fino al punto di distruggere il Monastero di Monte Cassino.

Alla sua morte gli successe ARECHI I° che si spinse fino alla conquista della costa Tirrenica, Ionica ed Adriatica realizzando la massima espansione del Ducato; gover-nò per mezzo secolo con senso di giustizia arricchendo la città di Benevento con nuovi edifici e mostrandosi provvido e benefico con la popolazione soprattutto in occasione della pestilenza, della carestia e di altre calamità.

Successivamente il Ducato passò nel-le mani di GRIMOALDO, valorosissimo guerriero, il quale venendo designato a Re ne affidò la reggenza al proprio figlio ROMUALDO.

Questi sposò TEODORATA alla quale si deve la conversione del marito al Cat-tolicesimo e successivamente di tutti i longobardi beneventani che erano, nella maggioranza idolatri o ariani.

L’atto di conversione avvenne soprattut-to per merito di S. Barbato che, al tempo, era Vescovo di Benevento e che debellò i riti pagani tra cui il culto del serpente e la credenza nelle Streghe e fece recidere il grande albero di noce attorno al quale queste ultime avrebbero consumato i loro SABBA.

Salito al trono Re DESIDERIO, questi af-fidò ad ARECHI II°, che ne aveva sposato la figlia ADALPERGA ed il Ducato di Be-nevento raggiunseil massimo splendore; ARECHI II riuscì a mantenersi neutrale nella lotta tra Longobardi e Franchi e così gli fu possibile trasformare il Ducato in Principato denominandolo LONGOBAR-DIA MINORE; BENEVENTO ne assunse il

ruolo di Capitale tanto da meritare il titolo di PAVIA DEL MERIDIONE.

Tra le opere che gli vanno attribuite le più importanti furono PORT’AUREA che racchiudeva l’Arco di Traiano, PORTA SOMMA inglobata nella Rocca dei Rettori e PORT’ARSA; nello stesso tempo fu prov-vido di opere di eccezionale importanza tra cui il SACRUM PALATIUM in Piazza Piano di Corte, la CHIESA ED IL MONA-STERO DI S. SOFIA

Del SACRUN PALATIUM, vanto di ARECHI II durante gli anni di reggenza del Principato di Benevento, non resta più nulla perché completamente distrutto da-gli Angioini; alcuni studi e ritrovamenti hanno documentato che esso era in diretta comunicazione con il monastero e, quindi, con la Chiesa di S. Sofia.-

Nel Sacrum Palatium PAOLO DIACO-NO scrisse la famosa Historia Longobar-dorum, ma l’importanza del complesso deriva dal fatto che esso non fu soltanto dimora dei Principi, quanto sede governa-tiva, tanto che qualsiasi documento ufficia-le portava in chiusura la dicitura “scriptum in sacratissimo nostro palatio”.

Il DUOMO di Benevento fu fatto costru-ire nell’VII secolo dal Vescovo DAVID ed infatti, tra i numerosi materiali di reim-piego utilizzati per la costruzione ed in-castrati nella struttura del campanile, vi è una epigrafe a Lui dedicata.

Sorge nell’area dell’antico FORO ROMA-NO e su preesistenze di età longobarda; alcuni studiosi ritengono addirittura sul vecchio tempio di ISIDE.

Di grandissima importanza sono le porte in bronzo costituite da 72 quadri o “formelle” scolpite in arte bizantina e per-venute da Costantinopoli tra il XII ed il XIII secolo; le “formelle”, oggetto di saccheggio e recuperate in toto soltanto negli ultimi

anni, sono connesse tra loro mediante li-stelli e piccole rose anch’esse in bronzo

Notevole per pregio ed importanza la cripta di certa età longobarda, adornata di fregi e pitture che riguardano prevalente-mente la vita di S. Barbato che fu Vescovo di Benevento.

Intorno agli anni 870, sulla sommità di un colle sul quale insisteva una delle tan-te porte della cinta muraria longobarda, ARECHI II favorì il progetto di costruzio-ne di una fortezza, la Rocca, che avrebbe consentito di poter dominare da una par-te la Città e dall’altra la vallata del fiume SABATO.

Per la sua realizzazione furono impie-gati materiali lapidei ricavati da resti di costruzioni di età romana quali stele fu-nerarie e fregi architettonici ben esposti sulle pareti esterne della parte residuale dell’originaria costruzione.

Dopo la sconfitta di MANFREDI, il pote-re beneventano passò in mano ai RETTORI PONTIFICI nominati dal PAPA e fu pro-prio per volere di Papa Giovanni XXII che nel 1300 ebbe inizio la costruzione di un castello destinato a divenire sede dei RET-TORI accanto ai resti della fortificazione longobarda di cui rimane l’elemento cen-trale sormontato da due torri di guardia.

Recenti scavi hanno portato alla luce preesistenze che testimoniano l’imposizio-ne del castello su di una necropoli dell’VIII secolo a.C. e caratterizzata dalla sovrappo-sizione di due ordini tombali, di cui uno sicuramente appartenente al periodo San-nita, oltre ad un acquedotto romano.

Poco oltre l’antica Porta Aurea, sul lato valle dell’Arco di Traiano, un piccolo gio-iello: la Chiesa di S. ILARIO.

Si tratta di uno dei rarissimi casi di co-struzione di chiese longobarde al di fuori della cinta muraria; inquadrata in un con-La Rocca dei Rettori.

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testo archeologico da “mozzafiato” per la preesistenza di costruzioni di età romana sulle quali la Chiesa venne costruita e re-alizzata in “opus incertum” ovvero con il reimpiego di materiali di spoglio che oggi assumono una funzione essenzialmente decorativa.

E veniamo ora al gioiello dell’architettu-ra longobarda, fiore all’occhiello della città di Benevento: la Chiesa di S. Sofia.

Alcuni storici attribuiscono a GISUL-FO II, a seguito della sua conversione al cattolicesimo, cui contribuì enormemente l’intervento di S. Barbato, l’inizio dei lavori; ma è cosa certa che la stessa venne realiz-zata, alcuni storici dicono “a fundamentis”, da ARECHI II e completata nell’anno 760.

La Chiesa raggiunse la massima noto-rietà perché nel Sacrum Palatium, che nel frattempo era divenuto un importantissi-mo centro di Cultura, venivano ospitati a corte gli ingegni più celebri del tempo e la scuola filosofica beneventana fu tra le più importanti del mondo.

Attualmente questo gioiello di architet-tura, divenuto mpatrimonio UNESCO è caratterizzato all’interno da pilastri e co-lonne, alcune delle quali di provenienza isidiaca, disposte in maniera tale da rea-lizzare un esagono ed un decagono con-centrici.

Adiacente alla Chiesa di Santa Sofia sor-ge il CHIOSTRO, realizzato nel XII secolo, ha pianta quadrata ed è sostenuto da 16 pilastri raccordati da grandi archi in tu-fo e mattoni tra i quali si aprono quindici quadrifore ed una trifora foggiate a ferro di cavallo.

ARECHI II e sua moglie ADELPERGA ne fecero un importante Centro di Studi in cui fiorirono soprattutto quelli di caratte-re filosofico ed umanistico; lo “SCRIPTO-RUM” ha elaborato uno dei più importanti

documenti della storia locale: la famosa “lettera beneventana” ovvero un partico-lare tipo di caratteri, derivante dai quelli longobardi, ed usati per tutto il secolo XII in tutte le regioni della Longobardia Mi-nore e perfino in Dalmazia e nelle isole Tremiti.

Ma Benevento e la sua storia non pos-sono essere disgiunti dalla leggenda del-le “STREGHE”; ed è forse proprio questa antica credenza popolare che l’ha resa, nel mondo, più nota di quanto non lo sia per il patrimonio monumentale di altissimo valore storico ed estetico ed appartenente sia all’epoca romana che alla dominazione longobarda.

Ma chi erano queste streghe dall’aspetto brutto e malefico che volavano cavalcando scope di saggina?

Per parlarne dobbiamo risalire al perio-do della dominazione longobarda che fece di Benevento la capitale di un ducato che comprendeva quasi tutta l’Italia meridio-nale.

Nella fase iniziale dell’occupazione della Città, i guerrieri longobardi si ac-camparono negli immediati dintorni dell’abitato e qui, di notte, accendevano fuochi bivaccavano, praticavano riti pa-gani, si ubriacavano e si accoppiavano con femmine beneventane compiacenti o costrette ad abbandonarsi a festini or-giastici.

Dunque, nell’uno o nell’altro caso, “vo-lenti” o “dolenti” le donne si abbandona-vano a sfrenate danze che si celebravano sotto un albero di noce (albero quest’ulti-mo assai diffuso nell’agro beneventano) in almeno tre differenti zone: una, la più distante, nei pressi dello stretto di Barba sulla strada statale per Avellino a Sud, una seconda in Contrada Roseto a Settentrio-ne della città, la terza poco oltre il Ponte

Leproso in località Santa Clementina a Nord-Ovest.

Di qui, la fama di Benevento come luogo dei “sabba” ovvero di quelle riunioni che avvenivano ogni sabato tra leggendarie “STREGHE” le quali, di notte ed alla luce di fuochi, si eccitavano in sfrenate danze attorno al noce ai cui rami veniva sospesa la pelle sanguinante di un caprone.

Molte donne della comunità beneventa-na cominciarono a partecipare volentieri a queste orgiastiche riunioni notturne, nude o cavalcando un caprone o messe all’incontrario sul dorso di un cavallo; in questo modo, assecondando gli usi ed i costumi pagani dei longobardi, suscitava-no, nel buon costume del contado, sospet-to di possessioni demoniache e di potenze malefiche.

La ritualità pagana dei Longobardi eb-be termine intorno all’anno 663 e si ado-però in questo senso l’allora Vescovo di Benevento, poi asceso agli onori dell’al-tare, S. Barbato; questi, liberò il Duca Ro-mualdo dai pregiudizi e dai culti pagani ed il popolo dalla credenza delle streghe.

In proposito si tra-manda, ed alcune illu-strazione dell’epoca lo ricordano, che il Vescovo BARBATO con una scu-re corse verso l’albero di noce ove si sarebbero consumati i sabba, lo re-cise e lo sradicò rimuo-vendo in questo modo la demonolatria ed il sata-nismo.

…ma la leggenda delle streghe continua ancora oggi come ricordo di un paganesimo non comple-tamente sconfitto.

1.- Accoglienza dei gruppi turistici pres-so la struttura “Oasi della Pace” e visita guidata alle aree monumentali.

I giorno ore 9.30

ITINERARIO STORICO N.1 : LA CITTA’ ROMANA E LA CITTA’ SANNITA

Ponte Leproso- Anfiteatro Romano – Bue Apis – Santi Quaranta – Cellarulo- Terme Romane – Teatro Romano – Arco del Sacramento – Area Foro –Ipogeo della Cattedrale – Rione Bagni

ITINERARIO STORICO N.2 :“CENTRO STORICO”

Acquedotto Romano e strutture murarie nella Rocca – Tombe nella Chiesa del SS. Salvatore – Arco di Traiano –Museo dell’Arco nella Chiesa di S. Ilario

- ore 13.30 sosta per il pranzo- ore 15.30

Ponte Leproso.

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ITINERARIO STORICO N.3 :“I LONGOBARDI”

Cinta Muraria e Port’Arsa - La Torre Biffa - La Chiesa ed il Chiostro di S. Sofia – La Chiesa del SS. Salvatore - Museo del Sannio – Museo Egi-zio – La Rocca dei Rettori ed il Museo Storico

- ore 19.00 libero passeggio per le vie del Centro Storico- ore 21.00 cena e pernottamento c/o Cen- tro La Pace

II giorno ore 9.30 (facoltativo)

ITINERARIO STORICO N.4 :“ LA MODERNITA’ ”

Hortus Conclusus e Le Opere di MIMMO PALADINO – La Villa Comunale: aspetti botanico-naturalistici e storici

- ore 13.30 pranzo e partenza da Bene- vento.

Costi:Pensione completa di un solo giorno com-prendente cena, pernottamento, prima colazione e pranzo € 37.00

Pranzo del secondo giorno (facoltativo) € 15.00

Ingresso ai musei costo complessivo pro capite € 4.00(si intendono esclusi gli ultrasessantacinquen-ni muniti di tessera, gli insegnanri muniti di documenti, ed i ragazzi di età inferiore ai 10 anni)

N.B. gli spostamenti del gruppo per il raggiun-gimento delle tappe e dell’area di ospitalità av-verranno con pullman a Vs. disposizione.

Teatro Romano.

Carinola (CE)Sede: CarinolaPresidente: Arch. Corrado ValenteTel.: 338.976.55.55

L’attività del ricostituito Archeoclub di Carinola “Padre Michele Piccirillo” ha avuto inizio attraverso la pro-

mozione di due iniziative molto interes-santi e incentrate alla promozione dell’in-teressante patrimonio culturale carinolese. Come inizio di tale percorso si è scelto la Basilica di Santa Maria di Foroclaudio (no-ta anche come Episcopio), una splendida architettura del periodo romanico che con-

serva anche tracce del primo insediamento avvenuto in epoca paleocristiana.

La prima azione è stata la pubblicazio-ne, in collaborazione con la Parrocchia di Santa Maria in Foroclaudio della frazione di Ventaroli, di una brochure informativa sull’antica chiesa; la seconda, la realizza-zione di una giornata dedicata alla scoper-ta della pregevole opera d’arte in esame, attraverso visite libere e un convegno, che

L’Episcopio segreto.Lo Scrigno della Madre svela i suoi misteri

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ha visto la presenza di diversi esperti nelle discipline storico-artistiche e del restauro. Per l’occasione sono stati realizzati anche dei grandi pannelli illustrativi. La riaper-tura della chiesa al culto dopo circa tre secoli e la volontà, sia del gruppo che del rettore don Paolo Marotta, di valorizzare questo importante edificio ha ispirato il titolo. Il tesoro d’arte e fede contenuto in uno scrigno realizzato per la Madre Ce-leste, che per anni è rimasto nascosto alla visione pubblica, finalmente si rivela in tutto il suo splendore.

Il momento topico di questa rivelazio-ne è stato appunto il convegno dal titolo “L’Episcopio si racconta… tra cronaca, arte e storia” nel quale ogni relatore ha illustrato una componente storico-artistica dell’ope-ra. Ogni esperto ha consegnato una tessera che ha contribuito alla realizzazione del

prezioso mosaico d’arte e storia dell’antica basilica, seconda solo a quella di S. Angelo in Formis di cui è coeva. Tra i saluti di don Paolo e le conclusioni del consigliere nazio-nale dell’Archeoclub dott. Ugo Zannini, il pubblico numeroso, presente al convegno, ha ascoltato con attenzione gli interventi di don Roberto Guttoriello incentrato sul-la storia della Basilica tra il Medioevo e l’età Moderna; dell’arch. Corrado Valente (presidente della sede locale) sulla conti-nuità del mondo antico nell’architettura medioevale – il caso Ventaroli; dell’arch. Francesco Miraglia sulla storia dei restauri novecenteschi della chiesa; del prof. Silvio Ricciardone che ha offerto nuovi e affa-scinanti spunti di lettura del patrimonio pittorico in essa custodito.

Arch. Corrado Valente

La sede di Archeoclub d’Italia ha or-ganizzato la ormai “classica “ - Fa-briano di notte tra storia e leggenda

- iniziativa che ogni anno prevede appun-tamenti i giovedì di luglio con percorsi di-versi in base a un’idea guida.

Quest’anno sono stati “I Palazzi del Po-tere” l’argomento delle serate.

Moltissimi i concittadini e i turisti che, camminando lungo le vie del Centro Sto-rico, hanno ascoltato Greta e Vanessa Fica-

relli, socie Archeoclub, narrare fatti storici, leggende, eventi straordinari avvenuti dal 1300 ad oggi, negli edifici pubblici, nelle chiese, nelle dimore private situate lungo il percorso stabilito.

L’iniziativa intende continuare a pro-muovere, nell’ambito di una cultura del-la socialità e della partecipazione attiva (apertura di chiese, di case private), la co-noscenza del patrimonio del territorio e il senso di appartenenza ad esso.

I Palazzi del PotereLuglio 2013

Fabriano (AN)Sede: FabrianoPresidente: Fabi Galante Maria GraziaTel.: [email protected]

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Anche quest’estate, l’Archeoclub Lubrense, con il patrocinio del Comune di Massa Lubrense, la

collaborazione dell’Associazione Terra del Limone, della sezione lubrense della Coldiretti e della Pro Loco Massa Lubren-se, ha organizzato e realizzato il program-ma delle Agropasseggiate che, attraverso quattro escursioni guidate, hanno offerto l’opportunità di compiere una suggestiva esperienza tra “arte e natura”.

Le passeggiate si sono svolte la domeni-ca mattina con un percorso a circuito, che ha consentito, quindi, di ritornare sempre al punto di partenza. Ciascun percorso è stato dedicato alla figura di un personag-gio–chiave, la cui presenza ha lasciato una profonda traccia nel territorio e nella storia di Massa Lubrense: la prima passeggiata ha avuto come protagonista il Vescovo Bel-lotti, il secondo itinerario è stato ispirato al ricordo del Sac. Mariano Romano (per tutti Don Mario). La terza Agropasseggiate si è mossa sulle orme del Gesuita Padre Vincenzo Maggio, mentre l’ultima passeg-giata ha ricordato il contributo all’arte del-la maiolica napoletana del ‘700 di Ignazio Chiaiese e Suor Cristina Olivieri.

L’atteso appuntamento delle Agro-passeggiate domenicali del 30 giugno e del 7, 14 e 21 luglio, ha consentito di visitare ben 16 tra Chiese e Cappelle, numerosi pa-lazzi e dimore storiche, 3 Oratori, il borgo con il Castello dell’Annunziata, e, soprat-tutto, i limoneti più importanti della piana di Massa e tanti altri luoghi caratteristici che impreziosiscono le colline lubrensi, te-nendo sempre desta la curiosità di tutti i partecipanti.

Anche i cittadini di Massa Lubrense hanno potuto approfondire la conoscen-za del loro territorio scoprendone aspetti mai notati prima; i numerosi turisti e visi-tatori hanno vissuto gli itinerari come una piacevole ed accattivante novità, vivendo i luoghi come uno scrigno di storia, arte e tradizione.

Durante le Agropasseggiate è stato or-ganizzato dalla Pro Loco Massa Lubrense, in collaborazione con l’Archeoclub, un con-corso fotografico riservato ai partecipanti; la sera del 21 luglio, in occasione del Festi-val del Limone, sono state premiate le più belle immagini scattate.

Imma De Angelis

Agropasseggiate 2013 a Massa Lubrense:quattro appuntamenti per una suggestiva esperienzatra “arte e natura”

Massa Lubrense (NA)Sede: Massa LubrensePresidente: geom. Ruocco StefanoTel.: 338.347.41.93 [email protected]

Foto vincitrice del concorso.

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Militello (CT) Sede: Militello in Val di CataniaPresidente: prof. Di Natale OrazioTel.: [email protected]

che opera al servizio dei beni ambientali e cultu-rali della città. Secondo il presidente dell’organismo, prof. Orazio Di Natale, che ha trasmesso una missiva alla Soprintendenza di Catania, il sito architetto-nico di culto mariano e il vecchio insediamento me-ritano una “lettura” più attenta, ricorrendo a una nuova campagna di scavi in zone paesaggistiche e archeologiche non ancora esplorate.

«Le ultime ricerche hanno riportato alla luce del sole – ha dichiarato il massimo esponente di Archeoclub d’Italia – testi-monianze del XII secolo. L’azione, dopo il sostegno finanziario del Por 2000-2006, che ha accertato il valore artistico e storico di Santa Maria la Vetere, potrebbe essere pro-seguita da nostri consulenti, maestranze e tecnici».

Il prof. Di Natale non ha escluso l’attua-zione di un progetto di volontariato che, nell’ambito di una convenzione, con la su-pervisione e l’avallo della Soprintendenza, avrebbe specifiche finalità di salvaguardia e recupero. Interventi di scavo in alcune grotte, con il conseguente inventario dei materiali e delle opere rinvenute, sareb-bero effettuati da lavoratori qualificati e di comprovata esperienza.

L’eventuale intesa avrebbe anche il so-stegno dell’amministrazione comunale, che ha recentemente stipulato, dopo un complesso iter burocratico e tecnico, una convenzione con i competenti organi re-gionali, che si propone di favorire la valo-rizzazione del complesso archeologico e la sua fruizione turistica.

Il sito di Santa Maria la Vetere conserva le tracce del sisma del 1693 e i resti dell’o-monima chiesa, che la Regione siciliana ha ufficialmente riconosciuto quale mo-numento avente dignità e pregio di rilievo nazionale.

Dovrebbe risalire a un impianto del Quattrocento, infatti, la piccola cappella quadrangolare (adibita a sagrestia) che sorge dietro l’altare maggiore, che schiude poi le porte a primitivi luoghi di sepol-tura. L’intero portale, con il suo portico e due leoni stilofori, resta il capolavoro e il simbolo del tempio di culto, che ha ospitato anche i resti mortali delle nobili famiglie dell’epoca. Al centro della com-posizione emerge, nella lunetta, la Ma-donna con il Bambino, adorata da due angeli e sormontata da una stella. Negli stipiti dell’opera, che ricercatori e studiosi attribuiscono all’ingegno di Antonello Ga-gini, emergono schiere di profeti e sibille, in un delicato e sapiente intreccio artistico che pone nella cuspide l’incoronazione della Vergine.

Lucio Gambera

«Devono essere effettuati ulteriori sca-vi archeologici nelle aree della torre nor-manna e della cripta dello Spirito santo. Altre strutture, terreni e opere meritano un supplemento di indagini e una migliore

conoscenza dell’antico complesso di Santa Maria la Vetere».

Lo hanno detto i responsabili della sezione di Militello dell’Archeoclub d’I-talia, il movimento di opinione pubblica

Chiesa di Santa Maria la Vetere, torre normanna.

Archeoclub di Militello chiede di riprendere gli scavi aS. Maria la Vetere.Tratto da «La Sicilia» - 1 luglio 2013 di Lucio Gambera

Chiesa di Santa Maria la Vetere, protiro e portale del 1506.

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Grande soddisfazione della sede lo-cale per il riconoscimento ricevuto da Mondolfo, inserita nel presti-

gioso club dei Borghi più Belli d’Italia. “Re-sta ovviamente molto da fare – esordisce il presidente Claudio Paolinelli – ma va dato atto che gli interventi condotti in questi anni, alcuni dei quali con la collaborazione della nostra associazione, hanno permesso al Castello di Mondolfo di entrare nel no-vero dei Borghi più Belli d’Italia, realizzato su iniziativa dell’ANCI e che attualmente annovera 220 centri in tutta Italia”.

Racchiuso da una duplice cortina mu-raria, quasi un unicum nelle Marche do-ve semplici cinte per lo più circondano gli abitati, il castello di Mondolfo si presenta nella conformazione che volle dargli il genio militare dell’architetto Francesco di Giorgio Martini (1439-1501). Lavorando su di una precedente fortificazione di epoca bizantina, Martini connotò con la carat-teristica e simbolica forma a mandorla il perimetro murato, scarpando le mura e creando i presupposti per il tiro di fian-cheggiamento.

La strata magna congiunge il varco di Porta S.Maria con la piazza del Castello, mentre un percorso in falsopiano – oggi

Corso della Libertà – favorisce il transi-to dei carri per viveri ed armi unendo il varco di Porta Fano con la piazza centrale dell’abitato, dove sorge il Palazzo pubblico. Lo sferisterio comunale caratterizza oggi parte di questa circuito murario, campo da gioco per lo sport rinascimentale del pallone col bracciale.

“Archeoclub Mondolfo anche in questa stagione estiva ha rinnovato una vivace collaborazione in atto già da qualche an-no con gli Assessorati alla Cultura ed al Turismo del Comune; grazie all’apporto di giovani volenterosi, formatisi nei corsi tenuti durante la stagione invernale, è così possibile affiancarsi per l’apertura di strut-ture museali e siti di grande prestigio. Non solo il Museo Civico, nel Complesso Monu-mentale di S.Agostino, ma anche l’Abbazia altomedievale di San Gervasio di Bulgaria, dove è conservato il sarcofago ravennate più grande delle Marche”. Arche-oclub Mondolfo insiste per una ulteriore e decisa azione da parte del Comune per un progetto globale – attuabile a stralci – di studio del centro storico, del perimetro murato e delle sue peculiarità martiniane, di grande potenzialità culturale e turistica, e “lavoriamo pure per degli eventi: siamo

Prestigioso riconoscimento per la sede locale

stati partner questa estate in una iniziati-va quale “Musei d’estate sotto le stelle in uno dei Borghi più Belli d’Italia” dove si è tenuta pure l’apertura dell’Armeria del Castello, un progetto didattico che con-duciamo assieme all’Istituto Comprensivo

Fermi di Mondolfo”, prosegue Paolinelli e, “proprio con i docenti del Fermi, abbia-mo il progetto “Miniguide” che sta dando ottimi risultati con gli alunni delle medie “ciceroni” del proprio territorio e delle sue bellezze storico-artistiche”.

Mondolfo (PU)Sede: MondolfoPresidente: Paolinelli Claudio Tel.: 335.527.03.95 [email protected]

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Che il Mezzogiorno d’Italia medieva-le e moderno sia stato caratterizza-to da un lungo e notevole sviluppo

delle comunità locali, seppur con forme diverse da quanto accaduto per i Comuni del Settentrione, è opinione ormai afferma-ta da tempo nella storiografia. In partico-lare, nelle realtà del Regno di Napoli, una grande importanza a riguardo la assume sicuramente la universitas civium, ovvero un ente collettivo cittadino, strutturato in vari organi, dotato della possibilità di autogo-vernarsi entro certi limiti ed in continuo

rapporto con le autorità regie e feudali. Inoltre, al centro di questa “vita cittadi-

na” meridionale, si pone anche la presenza di alcuni ufficiali locali, tra i quali segna-liamo il Baglivo: una figura introdotta, nel Meridione, in epoca normanna e a cui sono attribuite varie funzioni di carattere giudi-ziario, fiscale e di controllo del territorio.

Rientrano, infatti, nella Bagliva (ovvero la giurisdizione, appunto, del Baglivo) l’i-struzione e il giudizio presso un’apposita Corte di giustizia locale, di tutte le cause civili e di quelle relative ad alcuni picco-

“La Bagliva dell’Olevano” e i suoi Statuti:tra passato e presente di un antico feudo

li crimini sul territorio di competenza; la riscossione dei dazi e la repressione delle frodi sul commercio al minuto; il manteni-mento dell’ordine e della pulizia relativa-mente a strade, fontane ed altri particolari luoghi.

Di quanto le Baglive rivestano un ruolo fondamentale nelle antiche città del Sud, è chiaro esempio il caso di Olevano sul Tusciano: piccola realtà dell’attuale Provin-cia di Salerno su cui prima gli arcivescovi salernitani e poi i baroni laici hanno eser-citato un lungo potere feudale. E proprio la giurisdizione baiulare (da Baiulus, ovve-ro il più antico termine con cui si indica il Baglivo) rappresenta, sicuramente, una delle principali espressioni di tale potere e del rapporto intercorrente tra questo, la universitas e la società olevanese. In parti-colare, in tal senso, riveste una notevole importanza il periodo che va dalla metà del Trecento fino alla fine del Cinquecen-to, in cui si afferma definitivamente nel Regno la tendenza, da parte dei signori locali, a “cedere in fitto” l’esercizio delle prerogative attinenti alla Bagliva (da sem-pre esercitate direttamente, fino ad allora, da ufficiali alle dipendenze del feudatario) attraverso veri e propri contratti stipulati con le università o con privati.

Tale evoluzione, però, porta a far sì che l’operato dei “nuovi” Baglivi, interessati a massimizzare le proprie entrate derivan-ti da sanzioni e dazi amministrati, sfoci presto in angherie e soprusi. Di fronte a questi sviluppi, le comunità locali decido-no, allora, di porre finalmente per iscritto tutte le norme attinenti all’esercizio della baiulazione dal momento che, tranne per alcuni casi, fino ad allora tutta la relativa disciplina era stata fondata esclusivamente su uno ius non scriptum, espressione delle varie consuetudini locali.

Nel nostro caso, vi è un documento dell’epoca intitolato “Capitoli e Statuti del-la Bagliva dell’Olevano […]” in cui sono presenti molte disposizioni che si rivelano fondamentali per un’analisi degli aspetti sociali, economici e politici di quell’epoca, relativamente a questa piccola comunità: vi si rinvengono, infatti, numerosissime norme relative alla composizione dei dan-ni causati dal bestiame nei poderi, oltre a disposizioni riguardanti l’amministrazio-ne e la riscossione dei dazi sul commercio ed altre ancora repressive di piccoli furti di frutta e ortaggi.

Risulta facile affermare, quindi, che nel caso di Olevano ci si trova di fronte ad una tipica realtà rurale ove le componen-ti sociali preminenti sono l’agricola e la pastorale, non senza una limitata consi-stenza di attività di mercato e di scambio. La normativa consente di individuare, nel contempo, la presenza di un antico castello di origine longobarda, le cui rovine ancora oggi sovrastano il territorio olevanese, se-gno inequivoco dell’antico rilievo strategi-co del sito. Indubbia, inoltre, risulta anche la rilevanza della coltura delle olive, da cui deriva lo stesso nome del paese (Olibanum).

Appare evidente, quindi, il valore stori-co-culturale che, anche alla luce del princi-pio costituzionale di sussidiarietà di cui al novellato Titolo V Cost. e alla legge cost. n. 3/2001, assumono gli studi di questi Statuti e delle istituzioni cittadine del passato che, come il sistema feudale cui erano stretta-mente legate, hanno trovato il loro epilogo con l’eversione della feudalità attuata nel Regno di Sicilia ad inizio Ottocento, ma che, alla luce di una più moderna indagine su strutture antropologiche, sociali ed eco-nomiche di lunga durata, allo stesso tempo permettono di riscoprire le origini e l’evolu-zione delle antiche realtà locali meridionali.

Olevano sul Tusciano (SA)Sede: Archeoclub Civitas Tusciani Presidente: Rofrano Francesco Tel.: [email protected]

Pro Loco di Olevano S/T - Banner promozionale della manifestazione “La Bagliva della Civitas Tu-sciani” – 2013 – Digitale – Olevano Sul Tusciano

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Anche a tale scopo, in conclusione, ad Olevano sul Tusciano viene tutt’oggi or-ganizzata, annualmente, una rievocazione storica dedicata appunto alla Bagliva e che si sviluppa in un percorso gastronomico basato su prodotti tipici locali, associato ad una suggestiva sfilata in costumi d’epoca rappresentante il passaggio del Baglivo e

della sua scorta per le stradine del paese: insomma, un particolare momento di ag-gregazione e di promozione del territorio, con un occhio di riguardo al patrimonio storico e identitario di questa piccola co-munità dei Monti Picentini.

Raffaele Longo

Bibliografia

- AliAnelli niccolA, Delle Consuetudini e degli Statuti municipali delle province napoletane, Napoli 1873.- cAlAsso FrAncesco, La legislazione statutaria dell’Italia meridionale. Le basi storiche - le libertà cittadine dalla fondazione del Regno all’epoca degli statuti, Edizioni Centro Librario, Roma 1929.- cArucci cArlo, Un feudo ecclesiastico nell’Italia meridionale – Olevano Sul Tusciano, Su- biaco 1937.- rAcioppi GiAcomo, Gli Statuti della Bagliva delle antiche comunità del napoletano. Statuta et Municipalia Universitas Moliterni, Erreciedizioni, Potenza 2009.- senAtore FrAncesco, Gli archivi delle Universitas meridionali: il caso di Capua ed alcune considerazioni generali, in Archivi e comunità tra Medioevo ed Età moderna, a cura di BAr- toli lAnGeli A., GiorGi A. e moscArdelli s., Ministero per i beni e le attività culturali, Roma 2009.

Il colpo d’occhio è davvero notevole e in effetti una Villa Romana così pulita non la si vedeva da parecchio tempo. Merito

della sede pattese di Archeoclub d’Italia, i cui soci si sono impegnati a ripulire da cima a fondo l’importante sito archeologi-co di Patti Marina, dotandosi di carriole, forcali, rastrelli, zappe, falci, decespuglia-tori. “L’iniziativa – ha spiegato Nicola Cala-bria, presidente della neonata associazione – nasce per la volontà di valorizzare uno dei tanti patrimoni di questa città. Quan-

do siamo entrati qui l’er-ba era altissima e la Villa in uno stato decisamente precario, quindi abbiamo deciso per un intervento radicale”.

Si è trattato di un la-voro svolto a titolo gra-tuito e per puro spirito di volontariato. Due gli operai impiegati in mo-do permanente, cui se ne sono aggiunti degli altri per gli interventi più corposi, soprattutto in mezzo agli scavi, do-ve si è reso necessario un

lavoro certosino e particolarmente fati-coso. “Ma non ci siamo limitati al solo taglio dell’erba – ha precisato Calabria – abbiamo potatole siepi e sistemato al-cuni alberi. È stato necessario l’utilizzo di un escavatore e di un trattore per pu-lire la parte est della Villa Romana che non si puliva da almeno dieci anni, che non era possibile estirpare con semplici decespugliatori.

L’intervento di Archeoclub – ha spie-gato il presidente – sarà continuo. Dopo

Villa Romana di Patti Marina

Patti (ME)Sede: PattiPresidente: Calabria Nicola Tindaro Tel.: [email protected]

L’area delle terme prima dell’intervento dei volontari.

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l’intervento radicale passeremo all’opera di mantenimento con cadenza mensile”.

Soddisfazione è gratitudine è stata espressa dal dott. Umberto Spigo, direttore del Parco archeologico Eolie-Milazzo-Patti: “Da molti anni mancava la possibilità di offrire una lettura visiva completa del con-testo archeologico del sito, del tessuto della Villa e delle terme e soprattutto del settore settentrionale – il peristilio nord – che era stato oggetto di un intervento di scavo alla fine degli anni 90 e poi non più ripreso. Devo dare atto all’Archeoclub di Patti e al suo presidente di aver focalizzato subito la necessità di un intervento radicale sul-la Villa Romana e siamo soddisfatti della professionalità con cui sono stati condotti i lavori”.

E dopo questa prima esperienza si pen-sa già ad una collaborazione continuativa. L’idea è quella di giungere alla stipula di una convenzione che consenta all’Archeo-club di operare stabilmente all’interno del sito archeologico, così come previsto dallo stesso codice dei beni culturali che consen-te la stipula di convenzioni col mondo del volontariato.

E per il dott. Piero Coppolino, respon-sabile del sito archeologico, quello di Ar-cheoclub è un gesto da salutare con gioia: “Dopo tanti momenti negativi finalmente una cosa di cui rallegrarsi. Spero che que-sto rapporto con Archeoclub sia continuo e duraturo”.

Giuseppe Giarrizzo

Le terme dopo l’intervento dei volontari.

Patti (ME)Sede: PattiPresidente: Calabria Nicola Tindaro Tel.: [email protected]

È stato organizzato dall’Archeoclub di Patti la seconda edizione del Premio Nazionale per saggi editi, tesi di lau-

rea, libri che trattano di archeologia, storia e tradizioni popolari, la cui cerimonia di premiazione si svolgerà a Montalbano Eli-cona nel castello federiciano.

Questo il bando del concorso.Art. 1 L’Archeoclub di Patti, indice la se-

conda edizione del Concorso Nazionale dedicata ad una delle aree più suggestive dal punto di vista naturalistico in Sicilia e denominata “Argimusco” ricadente nel Comune di Montalbano Elicona. Il concor-so è aperto a tutti gli autori italiani che risiedono in Italia e all’estero.Si partecipa con opere edite e inedite nel campo dell’Archeologia, della Storia, delle Tradizioni culturali e della pietà popolare.Il premio si articola in 3 sezioni:a) Saggio inedito senza alcun limite di pag.o di battiture.b) libro edito c) Tesi di laurea

Art. 2 Gli elaborati non verranno resti-tuiti. Tutti gli elaborati vanno inviati entro il 30 settembre 2013 al seguente indirizzo email

[email protected] per le opere inedite:mentre per la sezione b) occorre inviare tutto a:

Archeoclub d’Italia sede di PattiVia Regina Margherita 3

98066 Patti (ME)

Non è prevista alcuna quota di lettura e si può partecipare a tutte le sezioni.

Art. 3 La cerimonia di premiazione si svolgerà nel mese di Novembre nel Co-mune di Montalbano Elicona. Sarà cura della segreteria organizzativa comunicare la data esatta e l’orario.

Art. 4 La segreteria comunicherà a tutti i partecipanti l’esito finale del concorso e di vincitori avranno l’obbligo di ritirare per-sonalmente o su delega a terzi il premio lo-ro assegnato. In caso d’impossibilità totale al ritiro del premio, la segreteria lo invierà dietro il pagamento delle spese postali.

Art. 5 Le opere saranno valutate a giudi-zio insindacabile e inappellabile della giu-ria, i cui nomi verranno resi noti il giorno della premiazione.

Premio Argimusco

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Art. 6 Ai sensi della legge 675/96 i dati dei partecipanti saranno utilizzati ai soli fini promozionali e in qualsiasi momento potranno chiedere l’aggiornamento o la

cancellazione scrivendo alla nostra segre-teria.Per qualsiasi informazioni è possibile chia-mare il numero verde 800913472

Sul marciapiede antistante la catte-drale di S. Cetteo, nel corso di lavori della Telecom, diversi anni or sono

vennero alla luce i resti ipogei dell’anti-ca chiesa medioevale di S. Gerusalemme, edificata su una preesistenza appartenente all’abitato romano di Hostia Aterni e an-data poi gradualmente in rovina nel XVIII secolo.

Furono allora evidenziate imponenti colonne in mattoni che vennero quindi protette da spesse lastre di cristallo, te-nute libere dalla crescita della falda idrica mediante pompe di aspirazione, e corre-date di un grosso pannello illustrativo, mentre non è stato possibile recuperare e

mantenere a vista il resto della struttura, trovandosi essa sotto una delle strade più importanti e trafficate della città.

Col trascorre degli anni, però, la man-canza di manutenzione ha reso sempre più degradato il complesso per cui l’Ar-cheoclub di Pescara, dopo aver effettuato un primo intervento di ripulitura con la collaborazione dell’Archeoclub di Cepa-gatti, ha stipulato con il comune di Pescara una convenzione in base alla quale l’as-sociazione provvederà, a titolo gratuito, alla periodica ripulitura del sito. mentre l’amministrazione comunale si impegna alla manutenzione dell’impiantistica.

Firmata una Convenzione con l’Amministrazione comunale di Pescara per la manutenzione dei resti di S. Gerusalemme

Sulla scia degli scavi svolti per circa un decennio dall’Archeoclub di Pescara negli anni ’70 a Castelli, che portaro-

no alla scoperta della produzione rinasci-mentale e tardo-medioevale di quell’im-portante centro artistico e culminati con l’organizzazione di una grande mostra

internazionale di maiolica castellana con la partecipazione dei più importanti mu-sei del mondo, il Museo Delle Genti D’A-bruzzo di Pescara (il nostro Archeoclub ne fu il principale fondatore) costituì al suo interno il Centro Studi ceramici. Esso, convenzionatosi con la Soprintendenza ai

Affidata all’Archeoclub di Pescara la riorganizzazionedel Centro Studi ceramici

Pescara (PE)Sede: PescaraPresidente: de Collibus GiulioTel.: [email protected]

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Beni Archeologici dell’Abruzzo, aveva lo scopo di approfondire gli studi e la cono-scenza della ceramica castellana ed ancor più di riscoprire importanti produzioni di epoca rinascimentale che erano fiorite in Abruzzo in altri centri di produzione ma dei quali si era perduta quasi ogni traccia. I pezzi, siglati, ordinati e schedati dove-vano essere quindi posti a disposizione di studiosi e ricercatori per confronti ed approfondimenti.

Purtroppo, per motivi che non è il caso di approfondire, in anni durante i quali la nostra associazione non era presente nel c.d.a della Fondazione che gestisce il museo, tale centro venne sciolto improvvi-samente ed il locale ad esso assegnato fu

destinato ad altre funzioni. Nel frattempo il materiale ceramico che viene scoperto in Abruzzo, frutto anche dei tanti scavi portati avanti dal gruppo di archeologi medievalisti dell’Università dell’Aquila, e che abbisogna di approfondimenti, anali-si delle argille, comparazioni ecc, diventa sempre più copioso.

L’attuale consiglio di amministrazione del museo ha quindi deciso di ricostitu-ire e rilanciare il Centro Studi Ceramici affidandolo all’Archeoclub di Pescara che ha le competenze per questa operazione che - è inutile dirlo - sarà anch’essa a titolo gratuito.

Giulio de Collibus

Pietrelcina (BN)Sede: PietrelcinaPresidente: Tresca PaoloTel.: [email protected]

Sabato 10 agosto è stato inaugurato il “Museo Civico Padre Pio da Pietrel-cina” con sede in Palazzo De Tom-

masi-Bozzi, appena restaurato e restituito ai cittadini dopo quasi 6 anni di lavori, grazie all’impegno e al connubio tra l’am-ministrazione comunale e l’Archeoclub di Pietrelcina.

Per l’occasione, è stata allestita, a cura del locale Archeoclub, la mostra fotografi-ca intitolata “La Pietrelcina di Padre Pio”, aperta fino al 31 agosto e successivamente su prenotazione o per aperture straordi-narie.

Prefissandosi un taglio laico, la mostra illustra i luoghi e i personaggi pietrelcinesi legati all’infanzia e alla giovinezza del san-to attraverso scatti fotografici inediti e il supporto di un video risalente alla fine de-gli anni ’50 gentilmente concesso in visio-ne per tale occasione da Teleradiopadrepio. Con questo filmato si accolgono i visitatori al pian terreno, dove è anche possibile vi-sitare la cosiddetta “sala del portone”, che conserva appunto il portone ligneo della

Chiesa di Santa Maria degli Angeli risalen-te alla fine del 1800, gli anni dell’infanzia di Padre Pio; qui si sta allestendo anche una biblioteca e un archivio storico. Il vi-sitatore può proseguire la visita al piano nobile dove sono esposte le gigantografie costituenti il nucleo della mostra, ad inte-grazione delle quali sono esposti i volumi dei locali archivi che documentano con atti ufficiali momenti importanti della vita del santo, a partire dalla sua nascita.

Il visitatore che lo desideri può acquista-re una pochette a tiratura limitata conte-nente una raccolta di foto inedite.

Nella stessa occasione i soci di Archeo-club Pietrelcina si sono impegnati a mante-nere aperto al pubblico dei visitatori anche quello che attualmente è un deposito di reperti archeologici del territorio circo-stante e che si sta lavorando per rendere un Antiquarium, intorno al quale creare altre iniziative volte a una più profonda conoscenza delle risorse locali.

Di Alessandra Vella

Pietrelcina: inaugurato il Museo Civico Padre Pio da Pie-trelcina.

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Soci dell’Archeoclub di Pietrelcina.

Inaugurazione “Museo civico di Pietrelcina, sede Archeoclub di Pietrelcina.

È datata 5 luglio 2013 la segnalazione da parte della sezione locale di Ar-cheoclub d’Italia (Ente Morale votato

alla tutela e alla valorizzazione del patri-monio storico-artistico e ambientale, as-sociazione presente in Stalettì da oltre un ventennio) alle competenti autorità avente per oggetto i lavori, pare non autorizzati, effettuati con l’utilizzo di mezzi meccani-ci, consistenti nell’esecuzione di tracciati stradali, eseguiti in località Santa Maria

del Mare, precisamente sul sito del “Castrum Cas-siodoreo” (Fogli Catastali 11 e 13), in zona vincolata sia sotto il profilo paesag-gistico sia sotto quello ar-cheologico.

Nel corso di tali lavori è stato distrutto un tratto di muro antico che si af-facciava sul burrone “Vul-cano”, dello spessore con-siderevole di m.3,00 e di qualche metro di altezza.

Lo stesso procedimento si è usato nel 1995 quando l’allora presidente dell’Ar-cheoclub d’Italia Sede di

Stalettì, il prof. Rosario Casalenuovo, in-viava alle autorità competenti una lettera nella quale denunciava tra l’altro: «grossi muri sono lasciati all’azione delle ruspe adoperate al posto dei trattori per pulire le erbacce di stagione. Appare chiaro il tentativo di disfarsene. Da quella lettera la Gazzetta del Sud ha tratto l’articolo dal titolo “Le ruspe stanno distruggendo il Castrum di Stalettì”, datato 15 gennaio 1995.

L’Archeoclub d’Italia torna a lanciare l’allarme per il sito vincolato di Santa Maria del Mare di Stalettì

Stalettì (CZ)Sede: StalettìPresidente: Casalenuovo [email protected]

Muri sul burrone vulcano.

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Di fatto uno dei tre tratti di muri che si “affacciavano” sul Burrone Vulcano era scomparso.

L’azione di quella pubblicazione è stata devastante, alla pari delle ruspe, se si è tra-dotta nella mobilitazione immediata della Procura della Repubblica e del Prefetto, che ha convocato d’urgenza le massime rappresentanze legislative, governative e delle Soprintendenze.

Immediatamente la Soprintendenza per i Beni A.A. e Storici di Cosenza, nella persona dell’allora Soprintendente arch. Giorgio Ceraudo, ha condotto un sopral-luogo per verificare quanto denunciato dall’Archeoclub.

Diversa è stata la posizione della conso-rella di Reggio Calabria, che proprio sulla Gazzetta del 4 marzo 1995, con la lettera a firma dell’allora Soprintendente Elena Lat-tanzi, dal titolo “ A Stalettì non c’è pericolo delle ruspe”, negava quanto sostenuto dal presidente dell’Archeoclub; da toni più for-ti era caratterizzata “la lettera al cronista”, pubblicata sempre sulla Gazzetta del Sud dell’1febbraio1995, nella quale l’allora pri-mo cittadino di Stalettì scriveva tra l’altro: «…Per cui quanto dichiarato dal presidente dell’Archeoclub di Stalettì risulta infondato in ogni sua parte»; e mentre lo stesso Sin-daco sollevava da responsabilità il giornale al contempo additava a responsabilità che «andranno ricercate nelle persone che han-no indotto a scrivere l’articolo».

Il risultato del sopralluogo ha dato ra-gione al presidente dell’Archeoclub, come si evince nella nota del 4 novembre 1995, ripresa anche da RAI TRE, inviata alla So-printendenza di Reggio Calabria, alle au-torità ministeriali regionali, al Prefetto ed ovviamente alla Procura della Repubblica ed al Presidente della sede locale Arche-oclub.

Tutto quanto sopra per dire che l’Arche-oclub non è avvezzo a dire cose infondate.

Da qui, da questo avvenimento è parti-to l’iter burocratico, sempre ad opera del Soprintendente Ceraudo, per l’istituzione di un vincolo paesaggistico sui territori di Stalettì ed altri comuni limitrofi, con de-creto sempre a sua firma, che porta la data del 21 dicembre 1999.

Poco più avanti nel tempo, grazie all’o-pera di cui sopra, delle rispettive Soprin-tendenze, degli studiosi locali e non e del sacrificio di chi ha lavorato per portare alla luce i resti del Castrum, ci riferiamo agli archeologi francesi nella persona della Prof.ssa Ghislaine Noyè, si è addivenuti al vincolo archeologico sui luoghi cassiodo-rei di Santa Maria del Mare di Stalettì, il cui decreto istitutivo porta la data del 26 marzo 2001.

Quanto premesso per dire che oggi, in barba a tali provvedimenti, si è distrutto un secondo tratto di muro, lasciando in vita un’unica traccia più a monte.

L’azione distruttiva posta in essere di recente, ribadiamo, trasgredisce a pieno quanto l’ultimo decreto, tra l’altro, recita: «…creare un’area di rispetto, al fine di salvaguardare, nella sua identità e con-formazione geografica, tutto il complesso neo-morfologico, acciocché non siano al-terati i valori storico-ambientali originali, che permettono una piena comprensione del centro antico, insediato sulla sommità del costone di Stalettì”».

Per evitare ogni tipo di scempio bi-sognerebbe allora acquisire il sito al pa-trimonio pubblico secondo l’opinione dell’Ispettrice del parco archeologico “Scolacium” di Roccelletta di Borgia, dott.ssa Aisa Maria Grazia, ma tale operazione non è ad oggi stata consentita per man-canza di fondi.

La stessa, per quanto oggi segnalato, ha assicurato l’immediato intervento della So-printendenza Archeologica.

Sollecita, da quanto appurato, è stata pu-re l’azione del Nucleo Beni Culturali dei Carabinieri di Cosenza e della competente stazione dei Carabinieri di Gasperina.

Immagini di detti “monumenti” in que-stione sono presenti in pubblicazioni edite dall’Archeoclub d’Italia, quali la “Guida Storico-Turistica di Stalettì” del 1991 e “La Grotta” del 1995.

In quest’ultima si legge a riguardo: «…esistono ancora sul costone a Nord del Bur-rone Vulcano tracce di enormi muri antichi, che dal Castrum scendono verso il sito del Torrazzo. Erano queste mura di collega-mento o di sbarramento di cui la Torre, così come il Castrum, era parte integrante!?

Ed a quale sbarramento, a quale muro va la nostra mente se consideriamo che il nostro sorgeva in un punto così alto, stra-tegico e così naturale, (il promontorio stes-so che è Scillezio qui diventa tale). Quel Scillezio conquistato, (come sostiene Mario Napoli a pag. 332 del suo “Civiltà della Ma-gna Grecia”) e forse distrutto, (come ritiene

Lenormant a pag. 356, T.”, della sua opera “ La Magna Grecia”), da Dionisio I, tiranno di Siracusa, nel 386 a.C., quando lo stesso programmava di costruire un muro attra-verso l’istmo da Hipponio a Scillezio, come apprendiamo da Strabone per completare l’opera di isolamento ai danni di Crotone e della Lega Italiota. Ed è proprio qui, an-zi poco più a Sud nella baia antistante il punto più stretto tra il Tirreno e lo jonio».

Per capire l’importanza dei muri in que-stione basti pensare che fino al momento della pubblicazione di questa tesi, la Prof.ssa Ghislaine Noiyè dell’Écol Française de Rome, che ha diretto gli scavi sul Castrum per ben 14 anni, ha ritenuto quest’ultimo dell’ampiezza di ml. 360x360.

Da lì in avanti non ha dato alcuna deli-mitazione del “Castrum quod Scillacium dicitur” di Santa Maria del Mare di Sta-lettì, ricordato da Gregorio Magno nella metà del VI sec.

Stalettì 17.07.2013

Il presidente Rosario Casalenuovo

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Termoli (CB)Sede: TermoliPresidente: De Lena OscarTel.: 087.570.48.86

Davanti a un pubblico che ha affolla-to ogni spazio disponibile del Bel-vedere sul Colle, si è tenuta marte-

dì sera 6 agosto 2013 a San Giacomo degli Schiavoni il piccolo centro di 1500 abitanti alle porte di Termoli l’annunciato “Viag-gio tra storia cultura e tradizioni”. Dopo l’interessante intervento dell’archeologa Ida La Fratta sulla villa romana, situata nelle vicinanze del belvedere, risalente al IV secolo a C, è seguita la lettura di alcune poesie in vernacolo locale. La serata è pro-seguita poi con Oscar De Lena, addetto Stampa e Comunicazione dell’Archeo-club di Termoli, principale protagonista della serata e nativo di San Giacomo al quale suo paese ha dedicato anche un suo

libro pubblicato 3 anni fa. Oscar ha svolto un’amplissima e dettagliata relazione sul-la storia di San Giacomo e i suoi abitanti lungo i 2400 anni di vita della comunità: dal primo insediamento romano ai Tem-plari agli Slavi, agli Schiavoni, fino al ruo-lo predominante della chiesa locale e dei suoi esponenti. Un intervento, supportato dalle numerose e rare immagini che scor-revano sullo schermo e inframmezzato dalla lettura da parte di tre studentesse del posto di brani tratti dalle diverse ricer-che storiche effettuate dal De Lena. Tanti applausi dal numeroso pubblico presente fino alla fine della presentazione termina-ta a mezzanotte sotto un magnifico cielo stellato e con lo sfondo del mare. Molto apprezzato, al termine della presentazio-ne, l’offerta di prodotti tipici locali (pasta e fagioli, vari tipi di salsiccia, ventricina e altre prelibatezze del territorio, annaffiate da vino tipico locale, offerte dai ragazzi dell’Associazione Culturale “San Giaco-mo Unicamente” promotore dell’iniziativa finalizzata a conoscere le radici, la storia, gli avvenimenti e i personaggi famosi del proprio paese.

Oscar De Lena

Tra Mito, Storia e Leggenda ti racconto San Giacomodegli Schiavoni6 agosto 2013

Termoli (CB)Sede: TermoliPresidente: De Lena OscarTel.: 087.570.48.86

La tradizionale manifestazione che l’Archeoclub di Termoli organizza ogni anno: “Il Castello a mezzanot-

te”, ha visto nella serata de 12 agosto la presenza di oltre 350 persone, quasi tutte forestiere che hanno avuto la possibilità di visitare il castello federiciano. La novità di quest’anno è stata la presenza di sei figu-ranti con abiti medioevali: Gina Di Lello, Angela Sarri, Federica Feleppa, Marianna De Tomo, Cristina Lombardi e Marco Tra-vaglini dell’Associazione Terzo Millennio che hanno affiancato gli ospiti durante il loro giro tra i locali, i corridoi e il terrazzo del castello dal quale hanno potuto am-mirare e fotografare la Termoli di notte. Ad acco-gliere i numerosi visitato-ri, fatti entrare a gruppi di 30 alla volta dalle ore 22,30 del giorno dopo Oscar De Lena, Addetto Stampa e Comunicazione dell’Ar-cheoclub locale che ha il-lustrato loro la storia della città dal V secolo d.C. ad oggi e poi gli archeologi

Lucia Checchia e Pietro Di Zillo che hanno accompagnato i diversi gruppi che si sono alternati fino alle ore 2,00 del giorno dopo per i diversi ambienti del castello fornen-do loro ulteriori informazioni sulla storia di questo antico monumento termolese. Tantissimi i complimenti e gli applausi per questa bella iniziativa che avrà un seguito lunedì 19 agosto.

Oscar De Lena

Il Castello a mezzanotte

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Due eventi ispirati a Poppea sono stati al centro delle nostre attività estive: “A cena con Poppea in riva

al mare di Oplonti”, cena romana (ma non solo) organizzata presso il Lido Eldorado di Torre Annunziata il 22 giugno e “Per le antiche terme”, manifestazione con visite

guidate svoltasi il 31 luglio presso le terme romane di Marco Crasso Frugi con la presenza di vari rievocato-ri storici.

Per la cena, preceduta dall’illustrazione di una interessante mostra di gio-chi e giocattoli dell’antica Roma e da un rinfrescante aperitivo a base di acqua, miele e zenzero, sono sta-te scelte ricette gustose ma semplici tratte da Apicio e Catone, realizzate dallo chef oplontino Pasquale Di Francesco con oppor-tuni adattamenti ai gusti moderni (perché non si rischiasse il digiuno!).

Nell’antipasto (gustatio): spicchi di caciotta al miele,

trancini di frittata di lattuga, crostini con epityrum (salsa con olive nere) e alici fritte in “cuoppo”. Anche i Romani, come noi, prediligevano il pesce azzurro, elemento base del ricercato garum.

Lenticchie con frutti di mare, involtini di pollo con ripieno di noci e mandorle,

La nostra estate “romana”

polpettine di ricotta e spinaci con contorno di carote fritte al garum (lo mettevano dap-pertutto, anche nel dolce!) e piselli secondo Commodo (con uovo e garum) sono stati i primi e secondi piatti (pimae mensae) molto apprezzati dai commensali, di cui hanno stuzzicato curiosità e gusto.

Tra intermezzi musicali e letture di passi del Satiricon di Petronio è giunto il mo-mento conclusivo della cena: spiccavano in bella composizione nei piatti i cannoli “alla moda di Cicerone”, ripieni di ricotta, miele e frutta secca, dolci ciliegie rosse e la deliziosa, immancabile cassata di Oplonti, sempre più presente nei menu delle “cene romane”.

Per noi soci e per i nostri ospiti è stata una bellissima serata: bello lo scenario, in riva al mare, belli gli addobbi del fioraio (anfore tra uva, pampini e melagrane), gra-devole il suono del flauto e la lettura della cena di Trimalcione, ottimi i cibi preparati con arte e passione.

La manifestazione “Per le antiche ter-me”, organizzata in collaborazione con il Centro Studi Storici D’Alagno e i rievoca-tori storici della Legio I adiutrix (Pompei) e del gruppo Bona Dea (Madrid), ha offerto ai numerosi visitatori la possibilità di immer-gersi nella magica atmosfera delle antiche terme di Marco Crasso Frugi (I d.C.) e di ascoltare dall’attore Antonio Annunziata

Torre Annunziata (NA)Sede: Mario ProsperiPresidente: Prof.ssa Azzurro Mirella Tel.: [email protected]

Sopra e nelle immagini successive: i momenti salienti degli eventi “A cena con Poppea in riva al mare di Oplonti“ e “Per le antiche terme“.

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nelle vesti di Plinio il Giovane il dramma-tico racconto dell’eruzione vesuviana in cui perse la vita Plinio il Vecchio, scienziato e comandante della flotta di Capo Miseno.

La scoperta dell’edificio termale, di cui oggi restano solo due cunicoli (trovati nel 1960) dal fondo fangoso radioattivo, risale al 1831, quando il generale borbonico Vito Nunziante fece scavare dei pozzi artesiani a Punta Oncino per rifornire di acqua la città di Torre dell’Annunciata. Avendo tro-vato una vena sotterranea di acqua mine-rale dalle potenti qualità terapeutiche, de-cise di costruire sul posto uno stabilimento termale. Durante la costruzione vennero alla luce gli ambienti termali d’epoca ro-mana (calidarium, tepidarium, frigidarium), con vasche per il bagno e sistema di ri-scaldamento con suspensurae, pareti dipin-

te, pavimenti a mosaico e rivestimenti in marmi pregiati. Tutto fu distrutto, però, o disperso nelle dimore dei nobili d’Europa. Visitati i cunicoli millenari e ascoltato il racconto di Plinio il Vecchio, i nostri ospiti si sono intrattenuti con Poppea (Arantxa Monteagudo) che ha illustrato come le don-ne romane si vestivano, si pettinavano e si truccavano, mostrando i profumi e i gioiel-li usati per accrescere il loro fascino. Presso il banchetto della “farmacista”, poi, hanno appreso con interesse come e con quali ri-medi naturali si curavano nell’antichità .

A conclusione della manifestazione non sono mancati dolci per tutti sulla terrazza delle terme vesuviane di fronte al mare di Oplonti.

Mirella Azzurro

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Lo scorso marzo la sede di Trinita-poli ha eletto il proprio Consiglio Direttivo e ha nominato il suo nuo-

vo Presidente, la Prof.ssa Angela Micco-li, insegnante della scuola Secondaria di primo grado della città, collega e amica del Presidente uscente, la Prof.ssa Maria Michela Testa, che ha lavorato in questi ul-timi anni con impegno e passione e con-tinua a lavorare per l’associazione come consigliere, insieme a Giuseppe Beltotto,

Donato Davvanzo, Maria di Feo, Urbano Sarcina e Sabina di Toma.

Il primo degli appun-tamenti che ha segnato il “battesimo“ della nuova presidente è stata la con-ferenza celebrativa dei 150 anni dal cambio di deno-minazione della città di Trinitapoli, realizzata il 26 marzo 2013 nell’Audi-torium dell’Assunta con la partecipazione dello storico locale Prof. Pietro di Biase. In tale occasione è avvenuta la cerimonia di riconsegna alla cittadi-

nanza di vari documenti di pregio storico che l’Associazione ha custodito, tra cui un antico stemma in metallo e il Cabreo del 1720 (Foto 1-2).

È stato, inoltre, bandito un concorso ri-volto alle scuole pubbliche di ogni ordine e grado della città, per coinvolgere i ragazzi in modo attivo promuovendo la conoscen-za del nome della propria città nelle ori-gini e nella storia ed intitolato “Da Casal Trinità a Trinitapoli.150 anni. Un nome..

Attività della Sede di Trinitapoli

una storia”, articolato nelle quattro sezioni “testo narrativo, poesia, fumetto e manife-sto pubblicitario”. A giugno sono stati resi noti i risultati del concorso che ha premia-to 15 elaborati, alcuni individuali, altri di gruppo. La cerimonia di premiazione si è svolta nella preziosa cornice libraria del-la Biblioteca Comunale “Mons. Vincenzo Morra” alla presenza delle famiglie, dei docenti e dirigenti scolastici, dei soci Ar-cheoclub e della Commissione giudicatrice tra cui la poetessa Grazia Stella Elia e lo stesso Pietro di Biase. La serata si è aperta con la mostra dei lavori in concorso e a seguire la premiazione, introdotta e coor-dinata dal presidente che ha consegnato oltre all’attestato, un libro-dono degli au-tori Grazia Stella Elia e Pietro di Biase. Ai

secondi classificati è stata attribuita una tessera omaggio come socio Archeoclub 2014. A conclusione della serata sono state proiettate immagini di Trinitapoli e delle sue trasformazioni nel tempo, a cura del professor Pietro di Biase.

Un ottimo risultato è stato raggiunto con il cineforum per i soci junior svoltosi lo scorso aprile grazie al quale i nostri ragaz-zi hanno visionato vari film di argomento ricollegabile all’archeologia. A conclusione di ogni appuntamento è stata sommini-strata una scheda per raccogliere riflessioni confluite in un cartellone che a mo’ di pa-gina facebook riporta la classifica dei film secondo il gradimento.

Molto apprezzata da soci e non, l’inizia-tiva culturale proposta e realizzata lo scor-

Trinitapoli (BT)Sede: TrinitapoliPresidente: Prof.ssa Miccoli Angela Tel.: [email protected]

Foto 1 - I documenti riconsegnati alla cittadinanza.

Foto 2 - Riconsegna al sindaco dei documenti da parte dei soci dell’associazione. Da sinistra il Prof. Di Biase, la Presidente della sede di Trinitapoli Prof.ssa Angela Miccoli, il sindaco della città di Trini-tapoli avv. Francesco di Feo, l’ex presidente Giuseppe Del Vecchio e il consigliere Donato Davvanzo.

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so 2 giugno: la visita culturale ad Ascoli Piceno e Martinsicuro. Ad Ascoli si è visi-tato il centro storico costruito quasi inte-ramente in Travertino, tra i più ammirati della regione e del centro Italia, in virtù della sua ricchezza artistica e architettoni-ca; conserva infatti diverse torri gentilizie e campanarie e per questo è chiamata la Città delle Cento Torri. Dopo una piacevole sosta presso il Ristorante Il Gallo D’oro, da Bruno, nel pomeriggio, raggiunti dal vicepresidente nazionale Walter Scottucci e Vermiglio Ricci della sede Archeoclub di Cupra, il gruppo si è recato a Martinsicu-ro per visitare la Villa/Museo dell’illustre concittadino Mauro Crocetta, artista che fu

drammaturgo, poeta, narratore, saggista e scultore. Ad attendere gli ospiti nel suo giardino privato, l’affabile signora Maria Rosaria Sarcina in Crocetta che ha orga-nizzato un vero e proprio “evento”. L’attore Fernando Micucci, già regista dello spet-tacolo teatrale “Giuda” di Mauro Crocetta, ha presentato l’artista e ha declamato al-cuni versi, tratti dalla raccolta “Il neouma-nesimo” in cui traspare “l’oscillazione tra due polarità – quella neoclassica e quella espressionista” che è stata acutamente evi-denziata da Mario Bucci e Armando Gi-nesi. La signora Maria Rosaria ha accom-pagnato i visitatori all’interno della villa, nei luoghi vissuti dall’artista nei quali si

Foto 3 - Laboratorio artistico e galleria. Soci Archeoclub Trinitapoli in visita.

riesce a percepire da vicino la sensibilità e la spiritualità trasfusa nel bronzo. (Per maggiori informazioni sull’artista, è possi-bile consultare il sito www.crocettamauro.it). Nella galleria-studio dove è conservato ogni frammento della produzione e della personalità del maestro, il vicepresidente dell’Archeoclub d’Italia Scottucci ha dona-to alla moglie dell’artista una copia della Tabula Itineraria Militaris di Roma antica, dove è rappresentato il sito di Truentum, ivi nominato Trentinum, e sulle rovine del quale è edificata la casa museo dell’artista (foto 3-4). Questa esperienza ha riportato

l’attenzione sul percorso culturale avviato lo scorso anno dalla sede di Trinitapoli con la presentazione del documentario intito-lato “Mauro Crocetta. Una vita tra realtà immaginata e vissuta”, con l’obiettivo di proseguire sulla strada della valorizzare della figura dell’artista, della sua poetica e individualità espressiva ancora da esplo-rare.

Con queste iniziative culturali di pregio l’attività della sede di Trinitapoli prosegue al servizio dei beni culturali.

Maria Testa

Foto 4 - Walter Scotucci dona a Maria Rosaria Sarcina-Crocetta una copia della Tabula Itineraria Militaris di Roma antica. Nell’immagine anche l’attore-regista Micucci e Vermiglio Ricci.

DA NON

I più importanti appuntamenti culturali da non perdere assolutamente: mostre, pubblicazioni ed eventi.

PERDERE

Leonardo da Vinci, Annunciazione, 1475 circa.Galleria degli Uffizi, Firenze.

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Verdi e Roma. Mostra storico-documentaria

La mostra, promossa dall’Accademia Nazionale dei Lincei e inserita nell’ambito delle celebrazioni per il Bicentenario verdiano, indaga il rapporto tra Giu-seppe Verdi e la Roma dell’Ottocento, attraverso documenti, disegni e foto di personalità come il poeta Pascarella e lo scultore Luccardi.

Kaulonia, la città dell’amazzone Clete

Firenze, Museo Archeologico Nazionale.Fino al 9 marzo 2014.

Info055.235.75 e-mail: [email protected]

Il Museo Archeologico Nazionale di Firenze ospita una mostra sull’antica Cau-lonia, oggi Monasterace Marina (Reggio Calabria), i cui scavi sono da qualche tempo affidati in concessione alle Università toscane di Firenze e Pisa.

MOSTRE

Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana.Fino all’8 febbraio 2014.

Info06.680.272.54 e-mail: [email protected]

LIBRI

Gustav Klimt

Autore: Tobias G. NatterEditore: Taschenwww.taschen.com29x39,5 cm, 676 paginePrezzo: € 150,00

Il volume s’inserisce nelle celebrazioni per il 150mo anniversario della nascita di Klimt assieme ai gran-di cataloghi delle mostre viennesi, da quello dell’Al-bertina a quello del Leopold.

«L’essercitio mio è di pittore».Caravaggio e l’ambiente artistico romano

Con questo numero speciale della rivista «Roma moderna e contemporanea» le ricerche intraprese per la recente mostra di Sant’Ivo alla Sapienza tornano, con rigore scientifico, ad illuminare la vicenda storico-artistica di Michelangelo Merisi.

A cura di F. Curti, M. Di Sivo, O. VerdiEditore: Università Roma Tre450 paginePrezzo: € 40,00

www.archeoclubitalia.org

ARCH

EOCLUB D’ITALIA

Sandro Botticelli, Madonna del Magnificat, 1481.Galleria degli Uffizi, Firenze.