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    ANTIfa!NZINENZINEANTIfa!

    corto comix presenta:

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    ED ECCOCI ANCORA QUANon con Vasco Rossi ma con la seconda uscita di ANTIFA!nzine.Se il primo numero stato dedicato alla perculata e alla denuncia diretta delleformazioni neofasciste italiane, da Cacca Pound al Balocco Studenteschio pas-

    sando per la Sega Nord, in questo numero lantifascismo non cos esplicito.Ma sempre presente per.Perch lantifascismo uno stato della mente, fa parte del nostro DNA.Un DNA con cui leggiamo il mondo.Il fascismo, per noi, non solo ventennio, olio di ricino e squadrismi di ieri e di oggi.Il fascismo tutto ci che umilia, sfrutta e reprime le singole e collettive esistenze.Fascismo , come dimostrano le storie di Zerocalcare e Tirana, anche il precariato.Uno stato economico/lavorativo/mentale in cui lindividuo, per arrivare a finemese, costretto a sopportare situazioni lavorative umanamente inaccettabili e

    alienanti, con il ricatto che se ti ribelli e rivendichi sacrosanti e minimi diritti il da-tore di lavoro pu serenamente licenziarti da un giorno allaltro. Tanto c la filafuori dalla porta, con qualcuno pronto a sostituirtiFascismo naturalmente anche uno Stato che, per sedare le legittime proteste erivendicazioni di chi non accetta questo stato di cose, fa uso massiccio della re-pressione ad opera delle forze dellordine (!!!), come dimostrano i tanti manga-nelli che vediamo ormai quotidianamente abbattersi su teste degne e pensanti.Contro student*, precar*, lavorator* o i tanti comitati che sorgono nei territori in

    cui lo Stato vuole imporre decisioni non condivise dalle popolazioni locali. Bastipensare, solo per fare qualche esempio, ai movimenti No Tav, No Dal Molin o allealtre comunit che si oppongono alle discariche di rifiuti.E proprio questo sembrano voler sottolineare i testi di Calia con i disegni di Ro-mano, seppur raccontando una storia futuribile.Fascismo anche langosciosa solitudine straniante imposta a tante persone dairitmi e dai rapporti coatti di questa societ. quello che sembra rappresentare lastoria di Bruno che, con un esperimento narrativo, prova a trasferire graficamentein tavole e vignette quello che viene definito il pensiero magico.

    In questo numero, a differenza del primo, abbiamo deciso di dare spazio anchea voci extrafumetto: un racconto di Roberto Mandracchia, ironica e taglientepenna italiana del collettivo letterario TerraNullius - Cricca33, unintervista a Si-mone Lucciola, veterano e maestro dellautoproduzione nella rubrica Voci dal-lautoproduzione e la prima puntata di Storie di Corto, la storia collettiva del CortoCircuito, scritta a pi mani. Infine, le acute, pungenti e sarcastiche vignette diAlessio Spataro, tra le migliori e "cattive" matite della penisola.ANTIFA!nzine insomma non un progetto chiuso ma, con lo spirito zapatista delcamminare domandando, vuole essere flessibile ai nostri intenti comunicativi.Sempre, appunto, con un occhio attentamente antifascista.

    CORTO COMIX CREW2

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    la fanzine illustrata Lamette, tiratain 200 copie con due copertine diffe-renti (una a colori e una in bianco enero), da cui quattro numeri di unarivista a fumetti omonima e conse-

    quenziale, che ha affiancato racconti earticoli musicali a un gran numero distorie inedite di autori nazionali e in-ternazionali. Quindi abbiamo apertola collana Fuori vena, che produce al-betti monografici e supereconomicida venti pagine, e che finora ha sfor-nato: Hardcore 1986 2008 di Officina

    Infernale, Campana del sottoscritto edi Rocco Lombardi (attualmente in

    Ciao Simone, presentati ai lettori di AN-

    TIFA!nzine

    Sono Simone Lucciola e vengo da lon-tano. Il mio insieme di appartenenza quello dei panc italiani di seconda

    generazione, cio quelli attivi negli anninovanta con gruppi, demotapes e fan-zine e ormai (loro malgrado) semi-ob-soleti. Le bands in cui ho cantato, inordine di apparizione: Striknina, CieloDi Piombo, Giovent Bruciata e - dal2003 ad oggi - Blood 77, con cui hofatto due dischi e sto preparando il

    terzo. Dal 2001 odissea nello spazio ge-stisco Lamette.it, per quanto ne sappiauna delle prime punkzine telematichedella storia dItalia, nonch lunica adaver mai autoprodotto fumetti in modoscombiccherato ma sistematico. La-mette Comics - che una combutta bi-forcuta tra me e Rocco Lombardi - ha

    permesso, a partire dal 2003, linterse-zione del mio insieme con quello deidisegnatori underground italiani diprima, seconda, terza e quarta genera-zione. Ora ho due vite parallele, cheper a conti fatti sono una sola (e forse,a ben guardare, anche una sla).

    Parlaci un po di Lamette Comics...cosaavete (auto)prodotto fino ad ora

    Finora Lamette Comics ha prodotto:

    VOCI DALLAUTOPRODUZIONEINTERVISTA A SIMONE LUCCIOLA

    a cura di Emiliano Rabuiti

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    espansione per GIUDA Edizioni), In-terriordi Akab e Chinabox with Topordi Ciro Fanelli, ispirato a un raccontodi Roland Topor. Poi ci sono i due vo-

    lumi della Guida illustrata al fra-stuono pi atroce con 66 disegnatoriche interpretano 66 gruppi/musicistipunk/rock/garage/wave/quantaltroe infine - fuori collana e fuori pro-getto - Lalbero sfregiato, Figurine eCorrono ginocchia sbucciate di RoccoLombardi e Il signor teppista mio e di

    Alex Tirana.

    Con quale criterio avete scelto gli au-

    tori?Abbiamo scelto gli autori secondo ilduplice criterio di ammirazione per illoro lavoro e amicizia nei loro con-fronti, ma sarebbe pi corretto dire

    che gli autori hanno scelto noi, vistoche una generica e imprecisata gloria

    non rappresenta poi questa gran con-tropartita.

    Per uno con la tua storia stata inevita-

    bile, direi, la scelta dellautoproduzione

    per i fumetti di Lamette Comics. Come

    li avete distribuiti?Sulle prime ci siamo basati sulla ven-dita online tramite il nostro sito La-mette.it - quindi esclusivamente suinostri aficionados - ma in un secondomomento abbiamo deciso giocoforzadi allargare il giro partecipando inprima persona alle principali mostre e

    fiere del fumetto anche o soprattuttoindipendente presenti sul territorionazionale (Napoli Comicon, Bilbol-bul, Crack!, Deragliamenti, LuccaComics). A questa attivit di banca-rellari abbiamo affiancato poi unaserie di pellegrinaggi francescani allaricerca di un circuito di distribuzione

    a base di negozietti, centri sociali e as-sociazioni culturali, utile a garantire lapossibilit di trovarci un po ovunquenella penisola. Un fortunato incontrocon la Panini, interessata ad aiutarcinonostante tutto, ci ha aperto infine lavia delle fumetterie.

    Quali sono, per te, i pro e i contro del-lautoproduzione?

    Pro: puoi pubblicare quello che vuoitu dellautore che vuoi tu, puoi sce-gliere da te limpianto grafico, nonhai tanto bisogno di una gran liqui-dit quanto di una grande idea, seiconsiderato generalmente un corag-

    gioso e soprattutto non paghi dazioallo Stato.

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    tutte le copie, nonch di confrontarei preventivi e i campioni di varie tipo-grafie, senza accontentarsi di quella

    che promette il risparmione e che ma-gari non ha mai stampato un fumettoin tutta la sua carriera. Infine, last butnot least, di chiedersi a chi potrebbe odovrebbe interessare la sua autopro-duzione, senza confondere laudaciapi lodevole con la non lungimiranzapi ottusa.

    Contro: o ti ammazzi di fatica per fareil giro dItalia o i tuoi albi non hannoalcuna distribuzione, ergo nessuno litrova, nessuno li sfoglia, nessuno liconosce e tu nel frattempo te li dai infaccia mentre ti si imbarcano e ti si

    appiccicano in magazzino. Inoltre ge-neralmente non hai un esperto a por-tata di mano che ti protegga dai passifalsi grafici, tipografici e contenuti-stici, quindi puoi toppare, produrreuna schifezza, due, tre, e infine bru-ciarti del tutto.

    Dunque, a chi volesse realizzare un alboo una rivista autoprodotta quali consi-

    gli daresti?

    Gli suggerirei di essere innanzituttomolto autocritico, onde evitare di ti-rare fuori una brutta pubblicazioneautoreferenziale, ma di non esserecos autocritico da lasciare che pareri

    esterni influiscano esageratamente sulrisultato finale. Poi gli consiglierei dicercare una linea, di sapere precisa-mente dove vuole andare a parare odove vuole andare a parare per il mo-mento. E poi di contrastare bene letavole e controllare accuratamente ilettering prima di ritrovarsi errori in

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    che stava per nascere lo avrebbe spinto arimettersi la protesi acustica, ma primacera una questione da risolvere. Quellaquestione del nome su cui non potevatransigere. Mino, mentre con lartrosi delle

    dita sistema il nodo della cravatta, nonsmette di controllare e ricontrollare la datadi quel giorno (20 LUGLIO; S. ELIA PRO-FETA, S. MARGHERITA; LUNA NUOVA)sulca-lendario di Frate Indovino appeso almuro perch il giorno in cui aveva stabi-lito di andare dal prete della parrocchia difamiglia; per discutere sulla questione del

    nome. Si guarda allo specchio: cravatta,camicia a mezze maniche, pantaloni e cap-pello di lino: la classica tenuta contro ilcaldo viscoso della citt ligure. Prima diuscire, prende il bastone da passeggio e

    Mino non sente capi di stato, nonsente stadio Carlini, non sente con-certo di Manu Chao.Ha acceso la radio perch fa parte del

    rituale di ogni mattina, come il caff con

    un cucchiaino di dolcificante e il guardarela data sul calendario e il rasoio elettricosulle guance sempre glabre, ed rimastaaccesa senza che lui se ne accorgesse.Mino non sente Genova, non sente zonarossa, non sente oggi. Ha smesso di por-tare lapparecchio acustico quando suamoglie Erminia morta perch diceva a

    Marco, suo figlio, e a Lucia, sua nuora, chenon cera pi nulla per cui valesse la penasopportare linferno invasivo di quellap-parecchio zeppo di fruscii e suoni amplifi-cati. Forse il nipotino - il primonipotino -

    NOMI, COSE E CITTdi Roberto Mandracchia - illustrazioni di Margherita Tramutoli

    [TerraNullius]

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    bacia la foto di Erminia incorniciata dapiccole conchiglie e maccheroncini colo-rati con la tempera dorata da Marco,quando era bambino, in occasione di unafesta della mamma, e adesso lo stessoMarco, divenuto adulto e vaccinato e spo-sato, stava infliggendo loro - s, anche a

    Erminia; anche se stava in cielo - quellof-fensiva coltellata. Mino riesce a trattenerele lacrime, ma non una smorfia di disgu-sto. Poi esce e come sempre chiude laporta con tre mandate e un augurio. Laradio, dentro casa, nel salotto deserto, bla-tera di scontri, di Black Bloc, di blin-dati e camionette.

    La questione del nome era iniziatamesi prima, quando la testa di uno degli

    spermatozoi di Marco era riuscito a per-forare lovulo di Lucia e quando uneco-grafia aveva certificato come maschile ilsesso del nascituro, per arrivare fino aquel pomeriggio di luglio in cui Minopercorre le strette vie di Genova diri-gendosi verso la chiesa e rimuginando

    sulla ferma decisione del figlio e dellanuora di non dare al bambino il suonome, Settimino, ma un nome moderno.Una coltellata. Nelle ultime settimaneMarco, prendendolo in giro, ripetevache lo avrebbe chiamato Settimino sol-tanto se fosse nato al settimo mese digravidanza; il padre, intanto, aveva mi-

    nacciato di diseredarlo. Coltellate su col-tellate. Una festa che si tramutava incarneficina. Mino vede una vetrina in-

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    franta, e continua a camminare. Minoaveva telefonato alla sorella gi in Siciliaper renderla partecipe della folle deter-minazione della coppia; la sorella gliaveva detto - e ripetuto altre due volte,dal momento che Mino non sentiva bene

    - che stava esagerando. Altre coltellate.Mino vede un cassonetto in fiamme, econtinua a camminare. Il dissidio ana-grafico aveva finito per insediarsi nellasua mente, impedendogli di dormire se-reno e di rispondere con cordialit al fi-glio. Mino vede un altro cassonetto infiamme, e continua a camminare. Adesso

    sa quale pu essere la carta giusta da gio-care: la buona parola del prete di fami-glia: chi guida unintera comunit pututto, anche far rinsavire un figlio chesbaglia. Lungo via Tolemaide i lacrimo-geni sono un tuttuno coi manganelli. Maquesto Mino non lo pu sapere. Setti-mino era il nome di suo nonno e il nome

    del nonno di suo nonno e non riusciva acapacitarsi che proprio con suo nipotequella secolare e rassicurante e giusta ca-tena nominativa rischiava di spezzarsi;cos come una mattina si era spezzato ilrespiro della sua Erminia. Risuonano

    boati - i boati della folla, dei manganellisbattuti contro gli scudi, delle bombecarta -, ma Mino non li sente. Arriva invista del portone della chiesa e il portone chiuso. Un ragazzo lascia sullasfalto unestintore; un fuoristrada passa due voltesul suo corpo. Ma questo Mino non lopu sapere. Arranca su per le scale della

    chiesa e bussa battendo il bastone con-tro il legno massiccio del portone. Ed cos facile cambiare i nomi: anche conuna semplice bomboletta spray, unapiazza, da Gaetano Alimonda, cardinalee arcivescovo, pu diventare Carlo Giu-liani, ragazzo. Ma questo Mino non lopu sapere.

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    aspettava per il resto della vita, sono con-vinto che il colore grigio dei miei peli de-rivi proprio da quella cazzo di placenta,che nessuno si preoccup di leccare viaappena uscito. Certo, il fatto che prima

    di me ne fossero gi usciti quattordicidava una spiegazione plausibile agli ac-cadimenti, ma rimaneva comunque ilfatto del perch era toccato a me essereil quindicesimo.Gli altri due mesi li passai ad aspettarequesto giorno, che oggi arrivato.Non sono stato degnato neanche di una

    cesta decente, tutto il viaggio che que-sti spuntoni di vimini mi trafiggono il co-

    Questa storia non si discosta dimolto dalle storie raccontate sui mar-ciapiedi dai miei compagni di strada.Ma la mia storia diversa. La miastoria la mia.

    Quando mi lasciarono sul marciapiedeavevo appena tre mesi, di cui il primopassato a leccarmi via di dosso lodoredella placenta seccata sul pelo, il frescoviscidume della placenta al momentodella nascita si trasform in poche ore inun velo di carne secca, grigiastra e ma-leodorante, qualcosa del tipo benve-

    nuto al mondo bastardo di un cane!,rendendomi subito chiaro quello che mi

    STORIE DI CORTOMY NAME IS CORTO

    di Fabio Leggieri - illustrazioni di Gianluca Romano

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    stato, qualcuno mi ha anche sputato gri-dandomi qualcosa in una lingua scono-sciuta, mi ricorda qualcosa.Abbandonarono violentemente la lorocoscienza su un marciapiede inumiditodalla pioggia notturna e con essa abban-

    donarono anche me.Intanto un sottile raggio di sole prima-verile asciugava i miei occhi che fissa-vano un vecchio lampione verdastro.Mi ritrovai solo, non ero mai stato solo.O forse lo ero sempre stato e in quel mo-mento lo capii. Ed in quel minuscololasso di tempo che successe qualcosa di

    straordinario, di rivoluzionario, di irre-versibile. Sentii una voce rimbombaretra le due orecchie, la stessa che stai sen-tendo mentre leggi i miei pensieri, ed in quel momento che non mi sentii pisolo. Quello fu listante in cui trovai ilmio compagno di viaggio, che non miavrebbe mai pi abbandonato per il

    resto della via, me stesso.Strani individui iniziarono a ronzarmi in-torno, mi indicavano, mi sorridevano, i

    bambini cercavano di toccarmi, io cer-cavo di rimanere immobile, improvvi-savo scatti muscolari, mi autoprocuravosbottate di vomito improvviso facendoindietreggiare i caritatevoli di turno.Il fatto era che avevo ben chiaro che

    quella carit si sarebbe trasformata pre-sto in sudditanza, se non addirittura inuna bieca prostituzione solo per una cio-tola piena. Dovevo solo resistere. Do-vevo solo non finire schiacciato sottoqualche macchina.Credevano di fregarmi. Mamma, dai, tigiuro che lo porto gi io. Dai mammina,

    ci penser io...Col cazzo, io direi!, pisciare a co-mando non mi mai riuscito bene, figu-riamoci a cacare poi!Con X e L1 piscia, con Y caca, con X +Y + O vomita erba e bile a causa di queicroccantini di merda che gli compri!!!Non sono una PlayStation io.

    La libert decidere i propri bisognino?!I giorni passavano, io crescevo a dismi-

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    sura. Avevo tre mesi e una manciata digiorni, ma sembravo avere gi un anno,questo mi aiutava a tenere lontanomamme e figli.Dovevo riempire lo stomaco, stando benattento a non svuotare la mia anima. Mauna mattina avvenne qualcosa che cam-

    bi di netto la mia vita, un qualcosa cheriemp lo stomaco facendo strariparelanima.Mentre piantonavo il mio solito angolodi strada, vidi alcune persone che si av-vicinavano, il loro odore era molto simileal mio, un misto di asfalto, polvere efame, mi passarono davanti al muso lan-

    ciandomi uno sguardo di complicit, si-mile ad un invito senza biglietto, mi alzaigoffamente e andai a vedere cosa ave-vano in mente.Allimprovviso i primi due della fila sca-valcarono la piccola inferriata arrugginitadel vecchio asilo, altri due iniziarono a sro-tolare uno striscione per poi attaccarlo alla

    grata, altri davano pezzi di carta con suscritto qualcosa a chiunque passava di l,

    mentre altri tre rimanevano immobili adosservare come aquile i lati della strada.I due che erano entrati aprirono rapida-mente il cancello rompendo uno sganghe-rato lucchetto, tutti venimmo risucchiatidal vuoto che riempiva quella vecchiastruttura.

    Eravamo tutti dentro. Ma noi ci senti-vamo fuori. Quindi, eravamo tutti fuori.Fuori dal loro mondo, fuori dal loroguinzaglio, fuori dai loro orari per pi-sciare, dalle loro ciotole argentate, fuoritraiettoria dalle loro palle da tennis, ti-rate con lastuta consapevolezza chetanto le avremmo riportate, sempre,

    nelle loro mani. Eravamo fuori dalle loroconvinzioni.Eravamo usciti dal loro grande recintoper entrare nel nostro piccolo mondo.E io ero con loro, con il mio pelo grigiolo ero sempre stato.Mi chiamarono Corto, ma in fondo quelnome lo scelsi io. Il nome suonava, era il

    mio primo nome ed ero convinto che sa-rebbe stato anche lultimo.

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    I minuti erano giorni, e i giorni per noierano vite.Lunico vero rammarico era non potermiunire ai miei compagni di strada mentrealzavano il pugno, non so perch lo faces-sero, ma quel gesto sembrava inondarli di

    una strana luce, di unimmensa luminositcreata da minuscole sorgenti luminose, in-dipendenti luna dalle altre, era come se inquei momenti i pugni al cielo fossero sor-retti da migliaia di persone. Ma purtroppola mia struttura anatomica non mi per-metteva di alzare la zampa, allora ululavo,ululavo pi che potevo fino a quando tutti

    scoppiavano in una risata contagiosa,mentre si scambiavano sguardi profondicome lamore.Avevo finalmente trovato qualcosa di pidi un tetto, di una ciotola con del cibo eacqua fresca, avevo trovato un altro modo

    di essere, senza corda, senza museruola.Era questo che non mi faceva fuggire, eraquesto che non mi permetteva di mordere.Era il 21 aprile del 1990 quando smisi diessere un animale per restare solamenteun essere.

    Questo solo linizio, quello che suc-cesse in seguito si perde nella memoria,offuscato dai sogni svaniti e accecatodalle vittorie raggiunte, ma cercher ilcapo della matassa, il filo di Arianna, perpotervi raccontare, magari la prossimavolta, un pezzo in pi di un puzzle in cuile forme variano continuamente. Co-

    munque non ce nessuna fretta, poichquesta storia non si discosta di moltodalle storie raccontate sui marciapiedidai miei compagni di strada.Ma la mia storia diversa. La mia storia la mia.

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    LANGOLO DI SPATAROdi Alessio Spataro (www.pazzia.org)

    Alcune vignette sono state precedentemente pubblicate su Left e Il Male

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    a cura di Corto Comix

    Impaginazione: Daniele MagrelliImmagine di copertina: Toni BrunoEditing: Toni Bruno e Marco Lupo

    Redazione Corto Comix:Toni Bruno - Claudio Calia - Semir Corirossi - Daniele MagrelliEmiliano Rabuiti - Gianluca Romano - Fabio Scaramella - ZeroCalcare

    Per info: [email protected] - www.facebook.com/CortoComix

    C.S.O.A CORTO CIRCUITOVia Filippo Serafini, 57Romacorto.circuito.info

    www.facebook.com/csoacortocircuito

    La riproduzione (parziale e totale), la diffusione, la pubblicazione

    su diversi formati e lesecuzione di questopera, purch a scopi non commercialie a condizione che vengano indicati gli autori, il contesto originarioe si riproduca la stessa licenza, liberamente consentita e vivamente incoraggiata.

    ANTIfa!NZINENZINEANTIfa!

    SOMMARIO

    ED ECCOCI ANCORA QUA- a cura di Corto Comix Crew

    ALL YOU NEED IS MONEY- di Alex TiranaVOCI DALLAUTOPRODUZIONE: intervista a Simone Lucciola- a cura di Emiliano RabuitiNOMI, COSE E CITT- di Roberto Mandracchia - illustrazioni di Margherita TramutoliCOLLOQUI- di ZeroCalcareSTORIE DI CORTO: My name is Corto- di Fabio Leggieri - illustrazioni di Gianluca RomanoPENSIERO MAGICO- di Toni BrunoCRONACHE DAL BASSO (ep. 1)- di Claudio Calia e Gianluca RomanoLANGOLO DI SPATARO- di Alessio Spataro

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