Alpennino 2014 n 4

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Notiziario trimestrale delle Sezioni del Club Alpino Italiano di Alessandria, Acqui Terme, Casale Monf., Ovada, San Salvatore Monf., Tortona, Valenza. Autorizzazione Trib. di Casale n. 155 del 27.2.1985 - Direttore Responsabile Diego Cartasegna - Direzione e Amministr. Via Rivetta, 17 Casale Monferrato. Redazione e Stampa Tipografia Barberis snc San Salvatore Monferrato “Spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Alessandria” Anno XXV - Num. 4 - OTTOBRE 2014 Può sembrare insolito parlare di corsa su una rivi- sta che tratta di montagna ma, a ben pensarci, se la corsa si svolge lungo sentieri montani, non è poi così fuori luogo. Io pratico alpinismo in tutte le sue forme da parecchi anni, mentre ho iniziato a de- dicarmi alla corsa da relativamente breve tempo, diciamo 7-8 anni, tolto un’iniziale pratica che risale ancora ai tempi delle scuole elementari/medie (è la dimostrazione che le passioni si possono assopire, ma mai spegnere). La rapida evoluzione di questa mia “seconda” passione è stato il passaggio dalle corse in pianura e sulle colline nostrane (comunque già belle), alle corse in montagna. Tale interesse è nato dall’esigenza di poter fare attività aerobica quando sono già sazia e appagata di arrampicata, soprattutto d’estate quando non c’è lo scialpinismo a compensare; o anche quando per il brutto tempo non è consigliabile praticare alpinismo; devo anche dire, in realtà, che quando mi scattano la voglia e la convinzione, attirata da un bel percorso in un altrettanto bel posto, mi lancio nella sfida indipen- dentemente da tutto il resto. Premesso che la corsa in montagna si svolge su percorsi prevalentemente fuori strada, su sentieri caratterizzati per lo più da terreni sconnessi, che possono comprendere tratti innevati, la cui difficol- tà alpinistica non supera il 2° grado e la pendenza il 40%, questo ormai complesso mondo si può, sem- plificando, suddividere in due branche: le sky race (o trail per i sentieri in natura non solo montani): queste si sviluppano su lunghezze non sotto i 20 km, fino ad arrivare a 70-80 o anche di più per le sky marathon e gli ultra trail, con dislivelli va- riabili; i km verticali: sono corse molto brevi (max 5 km di sviluppo) che affrontano 1000 m di dislivello, quindi con una sostanziale pendenza. In comune le due specialità hanno l’ambiente in cui si svolgono (a volte anche a quote elevate), gli aspetti etici e lo spirito con cui vanno affrontate, cioè in armonia con la natura e con gli altri, all’inse- gna della semplicità, della convivialità, del rispetto per la natura, per gli altri concorrenti e per se stessi e dell’umiltà (accettando i propri limiti); il tutto con il piacere di muoversi in ambienti incontaminati e con panorami mozzafiato, concentrati prima su questo piuttosto che sull’aspetto puramente com- petitivo. Insomma: un po’ gli stessi valori che lo Sta- tuto del CAI insegna! Personalmente, quando partecipo a queste gare, l’emozione che provo non si discosta poi molto da quella che provo quando arrampico: è soprattutto un senso di libertà, il pensiero concentrato su quello che sto facendo, sulle mie sensazioni fisiche e su ciò che mi circonda. Questo per me è anche un buon metodo per scaricare tutte le ansie (lavorative e non solo) accumulate nell’arco della settimana; così, al termine della gara, indipendentemente dal risul- tato ottenuto, mi sento completamente rilassata e appagata. Devo dire che, pur non allenandomi specificata- mente in questo sport, i risultati non sono neanche così mediocri, anzi… spesso finisco sul podio e in questi casi l’emozione è ancora più forte! Sarà il na- turale allenamento che già mi deriva dall’andar per Trail, ultra trail, chilometri verticali e dintorni IN MONTAGNA... DI CORSA segue a pag 2 La scalata CORAZÓN, CARACTER Y PASIÓN Dietro queste tre qualità si nasconde per me l’ar- te di scalare. Ecco quindi che, se te ne manca solo una, non hai mai scalato. Tutti quelli che scalano hanno cuore, carattere e passione? No, non lo cre- do. Amo spendere giornate in verticale, sia sulla roccia sia su ghiaccio, in falesia come in montagna, d’estate come d’inverno. Ma sebbene di giorni in verticale io ne abbia ormai spesi tanti, di scalatori ne ho incontrati sempre pochi. Quelli che ho avu- to la fortuna di conoscere li ho presi ad esempio. Quelli a cui ho avuto l’onore di legarmi sono Amici formidabili e fanno parte di me sempre e comun- que. Scalare per me non è progredire in verticale. Di “progressisti verticali”, senza scomodare Berlin- guer, allora si, ne ho incontrati parecchi. Puoi in- contrarli facilmente. Li incontri anche al bar. Ma cosa vuol dire scalare, ve lo siete mai chiesti? Scalare può essere inteso come sinonimo di una moltitudine di altre parole e concetti dal significa- to assai elevato; contemporaneamente espressio- ne e metafora di vita vissuta. Scalare è sognare. Scalare è concepire un progetto, porsi un obiet- tivo. Scalare è impegnarsi, sul serio, tutti i giorni. Scalare è volontà e motivazione nel migliorarsi. Scalare è prendere continuamente degli schiaffi in faccia, che ti fanno male ma che piantano in te il seme dell’umiltà. Scalare è non mollare. Scalare è non fermarsi mai, è crederci sempre, è non voltarsi indietro. Scalare è scalare se stessi e dunque arriva- re in cima al proprio sogno. Se è vero che qualcuno lo puoi trovare in parete, certamente è altrettanto vero che ci sono degli Scalatori che non si sono mai legati ad una corda… E non hanno fatto free solo. Scalano in ospedale, come paziente o come pro- fessionista. Scalano sul loro lavoro ma non sempre fanno carriera. Tutti questi sono Scalatori perché non mollano mai. Continuano tosti e fieri perché hanno un obiettivo da raggiungere. Hanno una determinazione incrollabile nel perseguimento del loro obiettivo. Traggono le loro inesauribili L’editoriale di Montagne 360 di settembre è dedi- cato ad un problema fondamentale per la tutela dell’ambiente, la manutenzione dei sentieri e la loro fruizione da parte degli escursionisti: l’utilizzo di sentieri e sterrati da parte dei mezzi motorizzati a scopo ludico. Segue un articolo che analizza la situazione nelle diverse Regioni, ottimale solo nel- le Province Autonome di Trento e Bolzano ed in Val d’Aosta, rilevando le diffuse criticità attraverso le testimonianze dei diversi Gruppi Regionali CAI. Sembrerebbe il preludio ad una forte azione del- la dirigenza centrale volta ad ottenere ciò che da più parti viene richiesto: una legge nazionale che vieti l’uso a scopo ludico dei percorsi sterrati, salvo quelli che servono borgate abitate, come avviene in alcune Regioni dove il ricorso all’asfalto è sta- to meritoriamente limitato. Lascia assai perplessi invece l’intervista al presidente della Federazione Motociclistica Italiana, che parla di un incontro con il Presidente Nazionale Martini, preludio ad una sorta di Protocollo di Intesa che non potrebbe che prevedere l’utilizzo delle sterrate per manifesta- zioni Motoristiche. Ricordiamo che, all’Assemblea LPV di Biella, due anni fa l’Intersezionale Alpi del Sole presentò una mozione che impegnava la di- rigenza ad operare per ottenere il bando di tutte le attività ludiche con mezzi motorizzati (elicotteri compresi) dalle nostre montagne. Sarebbe il caso di riprendere l’argomento nella prossima assem- blea di Valenza e chiedere che le iniziative di que- sta presidenza tornino ad essere in sintonia con il Corpo Sociale. Il problema MOTO SUI SENTIERI: NIENTE SCONTI segue a pag 3 L’autore sul traverso di “Voyage selon Gulliver”, Gran Capucin, Monte Bianco

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Notiziario trimestrale delle Sezioni del Club Alpino Italiano di Alessandria,Acqui Terme, Casale Monf., Ovada, San Salvatore Monf., Tortona, Valenza.Autorizzazione Trib. di Casale n. 155 del 27.2.1985 - Direttore ResponsabileDiego Cartasegna - Direzione e Amministr. Via Rivetta, 17 Casale Monferrato. Redazione e Stampa Tipogra�a Barberis snc San Salvatore Monferrato“Spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Alessandria”Anno XXV - Num. 4 - OTTOBRE 2014

Può sembrare insolito parlare di corsa su una rivi-sta che tratta di montagna ma, a ben pensarci, se la corsa si svolge lungo sentieri montani, non è poi così fuori luogo. Io pratico alpinismo in tutte le sue forme da parecchi anni, mentre ho iniziato a de-dicarmi alla corsa da relativamente breve tempo, diciamo 7-8 anni, tolto un’iniziale pratica che risale ancora ai tempi delle scuole elementari/medie (è la dimostrazione che le passioni si possono assopire, ma mai spegnere). La rapida evoluzione di questa mia “seconda” passione è stato il passaggio dalle corse in pianura e sulle colline nostrane (comunque già belle), alle corse in montagna. Tale interesse è nato dall’esigenza di poter fare attività aerobica quando sono già sazia e appagata di arrampicata, soprattutto d’estate quando non c’è lo scialpinismo a compensare; o anche quando per il brutto tempo non è consigliabile praticare alpinismo; devo anche dire, in realtà, che quando mi scattano la voglia e la convinzione, attirata da un bel percorso in un altrettanto bel posto, mi lancio nella s�da indipen-dentemente da tutto il resto. Premesso che la corsa in montagna si svolge su percorsi prevalentemente fuori strada, su sentieri caratterizzati per lo più da terreni sconnessi, che possono comprendere tratti innevati, la cui dif�col-tà alpinistica non supera il 2° grado e la pendenza il 40%, questo ormai complesso mondo si può, sem-pli�cando, suddividere in due branche: le sky race (o trail per i sentieri in natura non solo montani): queste si sviluppano su lunghezze non sotto i 20 km, �no ad arrivare a 70-80 o anche di più per le sky marathon e gli ultra trail, con dislivelli va-riabili; i km verticali: sono corse molto brevi (max 5 km di sviluppo) che affrontano 1000 m di dislivello, quindi con una sostanziale pendenza. In comune le due specialità hanno l’ambiente in cui si svolgono (a volte anche a quote elevate), gli aspetti etici e lo spirito con cui vanno affrontate,

cioè in armonia con la natura e con gli altri, all’inse-gna della semplicità, della convivialità, del rispetto per la natura, per gli altri concorrenti e per se stessi e dell’umiltà (accettando i propri limiti); il tutto con il piacere di muoversi in ambienti incontaminati e con panorami mozza�ato, concentrati prima su questo piuttosto che sull’aspetto puramente com-petitivo. Insomma: un po’ gli stessi valori che lo Sta-tuto del CAI insegna! Personalmente, quando partecipo a queste gare, l’emozione che provo non si discosta poi molto da

quella che provo quando arrampico: è soprattutto un senso di libertà, il pensiero concentrato su quello che sto facendo, sulle mie sensazioni �siche e su ciò che mi circonda. Questo per me è anche un buon metodo per scaricare tutte le ansie (lavorative e non solo) accumulate nell’arco della settimana; così, al termine della gara, indipendentemente dal risul-tato ottenuto, mi sento completamente rilassata e appagata. Devo dire che, pur non allenandomi speci�cata-mente in questo sport, i risultati non sono neanche così mediocri, anzi… spesso �nisco sul podio e in questi casi l’emozione è ancora più forte! Sarà il na-turale allenamento che già mi deriva dall’andar per

Trail, ultra trail, chilometri verticali e dintorni

IN MONTAGNA... DI CORSA

segue a pag 2 ➤

La scalata

CORAZÓN, CARACTER Y PASIÓNDietro queste tre qualità si nasconde per me l’ar-te di scalare. Ecco quindi che, se te ne manca solo una, non hai mai scalato. Tutti quelli che scalano hanno cuore, carattere e passione? No, non lo cre-do. Amo spendere giornate in verticale, sia sulla roccia sia su ghiaccio, in falesia come in montagna, d’estate come d’inverno. Ma sebbene di giorni in verticale io ne abbia ormai spesi tanti, di scalatori ne ho incontrati sempre pochi. Quelli che ho avu-to la fortuna di conoscere li ho presi ad esempio. Quelli a cui ho avuto l’onore di legarmi sono Amici formidabili e fanno parte di me sempre e comun-que. Scalare per me non è progredire in verticale. Di “progressisti verticali”, senza scomodare Berlin-guer, allora si, ne ho incontrati parecchi. Puoi in-contrarli facilmente. Li incontri anche al bar.

Ma cosa vuol dire scalare, ve lo siete mai chiesti? Scalare può essere inteso come sinonimo di una moltitudine di altre parole e concetti dal signi�ca-to assai elevato; contemporaneamente espressio-ne e metafora di vita vissuta. Scalare è sognare. Scalare è concepire un progetto, porsi un obiet-tivo. Scalare è impegnarsi, sul serio, tutti i giorni. Scalare è volontà e motivazione nel migliorarsi. Scalare è prendere continuamente degli schiaf� in faccia, che ti fanno male ma che piantano in te il seme dell’umiltà. Scalare è non mollare. Scalare è non fermarsi mai, è crederci sempre, è non voltarsi indietro. Scalare è scalare se stessi e dunque arriva-re in cima al proprio sogno. Se è vero che qualcuno lo puoi trovare in parete, certamente è altrettanto vero che ci sono degli Scalatori che non si sono mai legati ad una corda… E non hanno fatto free solo. Scalano in ospedale, come paziente o come pro-fessionista. Scalano sul loro lavoro ma non sempre fanno carriera. Tutti questi sono Scalatori perché non mollano mai. Continuano tosti e �eri perché hanno un obiettivo da raggiungere. Hanno una determinazione incrollabile nel perseguimento del loro obiettivo. Traggono le loro inesauribili

L’editoriale di Montagne 360 di settembre è dedi-cato ad un problema fondamentale per la tutela dell’ambiente, la manutenzione dei sentieri e la loro fruizione da parte degli escursionisti: l’utilizzo di sentieri e sterrati da parte dei mezzi motorizzati a scopo ludico. Segue un articolo che analizza la situazione nelle diverse Regioni, ottimale solo nel-le Province Autonome di Trento e Bolzano ed in Val d’Aosta, rilevando le diffuse criticità attraverso le testimonianze dei diversi Gruppi Regionali CAI. Sembrerebbe il preludio ad una forte azione del-la dirigenza centrale volta ad ottenere ciò che da più parti viene richiesto: una legge nazionale che vieti l’uso a scopo ludico dei percorsi sterrati, salvo quelli che servono borgate abitate, come avviene in alcune Regioni dove il ricorso all’asfalto è sta-

to meritoriamente limitato. Lascia assai perplessi invece l’intervista al presidente della Federazione Motociclistica Italiana, che parla di un incontro con il Presidente Nazionale Martini, preludio ad una sorta di Protocollo di Intesa che non potrebbe che prevedere l’utilizzo delle sterrate per manifesta-zioni Motoristiche. Ricordiamo che, all’Assemblea LPV di Biella, due anni fa l’Intersezionale Alpi del Sole presentò una mozione che impegnava la di-rigenza ad operare per ottenere il bando di tutte le attività ludiche con mezzi motorizzati (elicotteri compresi) dalle nostre montagne. Sarebbe il caso di riprendere l’argomento nella prossima assem-blea di Valenza e chiedere che le iniziative di que-sta presidenza tornino ad essere in sintonia con il Corpo Sociale.

Il problema

MOTO SUI SENTIERI: NIENTE SCONTI

segue a pag 3 ➤

L’autore sul traverso di “Voyage selon Gulliver”, Gran Capucin, Monte Bianco

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La cresta sud del pizzo Tignaga in Val Sesia

UNA VIA D’ALTRI TEMPI

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IN MONTAGNA... DI CORSA➤ segue da pag 1monti scalando e facendo gite di scialpinismo? Sicu-ramente è così: fatto sta che quando mi chiedono da dove vengo e cosa faccio, rimangono sempre un po’ stupiti e fanno la battuta: “chissà se ti allenassi solo su questo!”. A chi pensa che l’andar veloci per monti non abbia molto a che fare con lo spirito dei “montagnini”, posso ribattere: non importa la velocità con cui si assaporano i piaceri della montagna, ma la qualità e lo spirito che ci accompagna; del resto, i risultati in termini d’umore (come dicevo prima) me lo confer-mano. In quei momenti, quando la fatica si fa senti-re parecchio, lo sconforto non prende mai il soprav-vento, sono anzi ancora più spronata a raggiungere la meta, che può essere una cima o semplicemente il traguardo, proprio come quando scaliamo su una via; e, come sempre, mi rendo conto di avere forze che non pensavo di avere, scatta quella grinta che solo in certe occasioni si manifesta. Fare un elenco delle corse in montagna �nora fatte sarebbe lun-ghetto e forse anche un po’ noioso per i non ap-passionati. Qualche sprazzo di ricordi, qua e là, vale però la pena condividerlo: - primo km Verticale (la Salita al Pavillon da La Pa-lud, Courmayeur): allora mi era sembrato durissimo (l’ho poi ripetuto altre volte e direi: fattibilissimo); - il Tour Gran Paradiso (rilassante giro in Valnontey e dintorni): affrontato col ginocchio fresco di opera-zione al legamento crociato (rotto per altro caden-do sugli sci), mi era sembrata un’impresa; - la prima sky race (la 3 Rifugi dal Pian delle Gorre, passando dal laghetto del Marguareis, Rifugio Garelli, Rifu-gio Mondovì, Rifugio Mettolo Castellino): su e giù

per 26 km e 2050 m di dislivello di puro piacere; - la mitica Biella-Monte Camino: 23 km con 2300 m di dislivello, corsa lunga ma ambiente ed atmosfe-ra super; - la Sky Race Aosta-Becca di Nona: vera-mente tosta, deviata sul tratto �nale causa meteo assolutamente inclemente (pioggia dall’inizio alla �ne), sicuramente non settembrino; penso di non aver mai patito così tanto freddo come quella volta, neanche sulle goulotte in quota in pieno inverno!; diciamo che me la sono goduta molto di più questa primavera con gli sci!; - le emozionanti esperienze in Valle dell’Orco, col Royal Vertical (9,1 km, 1172 m di dislivello) da Noasca alla Casa di Caccia del Gran Piano e il km verticale da Ceresole Reale al Casotto del Guardiaparco: mi hanno regalato buoni piaz-zamenti… in mezzo agli stambecchi del Parco; - il tanto agognato Scarpone d’Oro: km verticale che dovrebbe portare al Monte Mongioie (a cui sono molto affezionata) dal Rifugio omonimo ma, dato il sempre inclemente meteo, deviato sul �nale (mi toccherà riprovarci?); - i più “marini” Trail di Ber-geggi e del Monte Picaru (Val Pennavaire): direi che non hanno nulla da invidiare alle valli alpine; - il simpatico km verticale dal Rifugio Chionea a poco sotto il Pizzo d’Ormea (altra cima a me famigliare con gli sci): per meno di 1’ mi vedeva trionfare… peccato; - passando per le classiche a noi più vicine: Alpicella-Monte Beigua e Arrampicata alla Bocchet-ta, due gare apparentemente ben corribili… ma co-munque sempre dure (qui ci vuole proprio un buon passo!); il bel mini trail di Voltaggio, che transita sotto il Tobbio; la Salita alla Guardia (di Genova), originale percorso sul tracciato dell’ex guidovia; il

Su una recente Rivista del CAI (dal 2013, 150° di fon-dazione dell’Associazione inopinatamente denomi-nata con un generico “Montagne 360”) è comparso un interessante articolo: “La scomparsa dell’alpinista medio” di Lorenzo Cremonesi, giornalista che colla-bora al settimanale “Sette”. Dopo un’estate passata tra sentieri e rifugi per una serie di articoli sul tipo di frequentazione della montagna, l’autore constata che per la grande maggioranza dei frequentatori il ri-fugio è la meta, magari con il premio di una gustosa polenta; gli altri, quelli per cui il rifugio costituisce la base di partenza, in gran parte stranieri oppure Italiani superatleti, con tute attillate, zaini ridotti, bastoncini di carbonio, come se nel nostro Paese fosse scomparsa un’intera categoria di alpinisti, quelli che con discre-ta tecnica e buon allenamento, salgono in autonomia le normali delle nostre grandi montagne, dal Cervino al Bianco, o si cimentano su vie classiche di roccia sul IV, magari V grado. D’altra parte la nostra stessa Ri-vista, accodandosi al sensazionalismo dei media, de-dica ampi servizi al record di salita del Cervino o alla

salita in giornata delle tre grandi Nord, ai 9a di Adam Ondra, exploit �sici e tecnici sicuramente sensaziona-li che però, a nostro avviso, hanno poco a che vedere con lo spirito dell’alpinismo. Eppure, se solo si prova ad uscire dai luoghi più frequentati l’alpinismo classi-co può regalare , nel contatto con la natura integra, nella dif�coltà della ricerca della via, nell’isolamento dal mondo abitato, sensazioni non molto distanti da quelle provate dai primi frequentatori delle Alpi. Per questo non serve necessariamente volare verso altri Continenti, addentrarsi nelle grandi catene montuose Asiatiche o Americane, che sicuramente stimolano il desiderio di ognuno di noi; con un po’ di fantasia e piacere della scoperta può bastare un breve tragitto in auto, ad esempio quello da noi compiuto in una delle poche belle giornate di questa tarda estate per rag-giungere Carcoforo, in Val Sesia. Già il percorso in auto della Val d’Egua, scavata tra ripidi versanti montuosi ci introduce in un mondo antico fatto di freddo, soli-tudine e duro lavoro, sono le 7 ma la ricerca di un bar per il tradizionale caffè e brioche è ardua. Finalmente a Carcoforo la valle si allarga mostrandoci le cime della testata; scesi dall’auto nella piazza ci appare un netto sperone di roccia, non può essere che la cresta sud del Pizzo Tignaga, che dalla relazione in nostro possesso risulta aperta a �ne anni 90, la nostra meta. Iniziamo il lungo avvicinamento, circa 1.100 metri su una bella mulattiera che ci accompagna al rifugio CAI Boffalora. Da qui l’unico sentiero che vediamo è quello per il Col-le d’Egua che ci porterebbe fuori strada, per il resto i sentieri sono solo sulla cartina; si va a intuito per ripidi prati, un tempo ricchi pascoli, ormai abbandonati an-che dalle mucche, dove l’appoggio per il piede è sem-pre scomodo. Raggiungiamo con fatica l’Alpe Ruse, due baite su una terrazza panoramica sotto la verti-cale della nostra cresta. Ci rimangono ancora 400 m di erba che nasconde massi e buche, poi �nalmente solo blocchi di roccia e siamo all’attacco, che ovviamente

richiede un’attenta ispezione per trovare il punto più logico. Fin dall’inizio, un diedro appoggiato su placca liscia con fessura che si presta ad una dulfer, le dif�-coltà sono abbastanza costanti sul IV/IV+, inframezzate da alcuni gradoni erbosi che rendono più delicata la progressione, e così si continua per sette tiri sui 40/45 metri, su cui abbiamo trovato un unico chiodo (per la verità sono 2, uno vecchio e uno nuovo a mezzo me-tro di distanza). Ma attenti a seguire la via più logica, sulla cresta a tratti articolata. Poi l’ultimo tiro facile, la vetta con l’imponente panorama sulla Est del Rosa e l’immancabile autoscatto con i compagni di corda-ta Stefano Grande e Gianni Scarrone. Si è fatto tardi, tempo di scrivere i nomi sul libro di vetta e scoprire che prima di noi solo tre cordate sono salite quest’anno, le nostre due cordate le uniche a salire dalla cresta Sud. Ma non è �nita: seguiamo alcuni ometti sulla cresta Est alla ricerca di un canalone erboso in cui la cartina segna un ripido sentiero. Gli ometti �niscono, la cresta si fa più af�lata, i passaggi più delicati e sempre più evidente è un salto di roccia sopra un intaglio. Tornia-mo sui nostri passi a ritrovare l’ultimo ometto; sotto un canalone precipita sulla morena fra tratti di erba ripida e brevi salti di roccia, aiutiamo i compagni meno esperti a scendere in sicurezza e �nalmente arriviamo a ripercorrere lo scomodo e a tratti insidioso percorso di avvicinamento. Le giornate ormai decisamente più corte ci portano all’auto nelle prime ombre della sera, con la soddisfazione di aver salito una via d’altri tempi, seppur aperta da pochi anni.

Attilio Lagostina, CAI AlessandriaEnrico Bruschi, CAI Casale Monferrato

da me tanto amato Cross di Caldirola, che passa dal Rifugio Orsi, Ebro, Chiappo e Giarolo, e che mi vede da 2 anni abbonata alla piazza d’onore; il tecnicis-simo km verticale alla Punta Martin (qui si usano anche le mani, �nalmente!), dove ho ottenuto un insperato secondo posto a pochi secondi dalla pri-ma (tosta). Basta, non mi dilungo più, altrimenti faccio addor-mentare qualcuno. Chissà se ho stimolato qualche nuova voglia o l’ho fatta scappare del tutto? Co-munque, una cosa è certa: qualsiasi fatica fatta in montagna, ripaga ampiamente e ben lo sa chi la frequenta. E se poi capita, come alla StrAlessandria di quest’anno (dove anche il nostro gruppo CAI si è fatto onore), di ottenere un buon piazzamento anche in pianura, allora… ben venga l’allenamento delle salite! Se ripenso a tutto quello che ho fatto �nora, mi sembra di aver compiuto delle grandi imprese: in realtà sono solo semplici corse ricche di soddisfa-zione, ma fatte col cuore… il cuore di una piccola alpinista anche un po’ podista!

Patrizia Mutti - CAI Alessandria

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energie da loro stessi oppure utilizzano grandi esempi come fonte dalla quale abbeverarsi. Ecco perché scalare non è solo uno sport ma è un’arte. L’arte di saper interpretare la vita in tutta la sua magni�cenza e trascendere la mera chiacchiera mantenendo la parola data.Al contrario non scala e forse non ha mai scalato chi si lamenta. Non può dirsi scalatore infatti chi sicommisera e non reagisce. Chi si arresta e getta la spugna. Chi non ha voglia di fare fatica, chi non è disposto a mettersi in gioco e dunque pecca di presunzione. Chi trova sempre una scusa perché così, più dolce è il sapore della scon�tta. Chi men-te e tradisce se stesso. E ancora quelli che: “eh ma non hanno tempo”, “sono stanchi”, “non sono motivati” e “non incalzano se stessi con obiettivi chiari”. E dire che lo diceva anche Seneca qualche anno addietro “ignoranti quem portum petat nul-lus suus ventus est”, perché se non sai dove vuoi andare non andrai distante. Tu che leggi ti senti meno scalatore ora? Sei infastidito da cotanta sac-centeria? Non prendertela, sii umile e accetta che qualche volta tu abbia magari scalato e qualche altra volta un po’ meno. Nel malaugurato caso in cui tu ti senta come non lo avessi mai fatto, non disperare. In realtà, è un buon segno, almeno dal punto di vista dell’umiltà. Sarei invece più preoc-cupato per coloro che si sentono immuni da questi spunti di ri�essione.

Alex Zanardi è uno che, a parer mio, scala forte. No, non lo fa il 7c a-vista. Probabilmente, non ha mai calzato un paio di scarpette ne sa tantomeno che cos’è il nodo a 8. Statene pur certi però, uno come lui, col suo cuore, se iniziasse a scalare ga-rantirebbe gran lezioni di umiltà a tanti climber che gongolano solo perché han fatto un 8, non il nodo stavolta. Se non hai ancora capito cosa vuol dire aver cuore, pensa a Zanardi e lo capirai. Vuol dire “andare oltre”, vuol dire affrontare con la �erezza di un guerriero qualunque s�da la vita ti ponga. A 14 anni costruisce il suo primo go-kart, con ruote, bidoni e tubi rifusi e dimostra così, già allora, la sua passione per le corse. Nel 1995, arriva negli Stati Uniti per cimentarsi nel Champ Car Se-ries, dove solo un anno dopo guadagna il titolo di Champ Racing Rookie of the Year, e dove si ricon-ferma campione per altri due anni. Ma la più gran-de s�da deve ancora arrivare. Nel Settembre 2001, al EuroSpeedway Lausitz, sorpassa un concorrente per dominare la gara negli ultimi giri, �nché deve fare una sosta ai box; nel rientro in pista perde sfortunatamente il controllo della vettura, �nen-do nel mirino di Tagliani in arrivo, della squadra Forsythe. L’urto è violentissimo e Zanardi porta la sua vita al limite. Negli anni successivi all’inciden-te, la determinazione e, secondo Zanardi stesso, la fantasia, lo aiutano ad adattarsi alla sua nuova condizione di vita senza entrambe le gambe. C’è chi dice che non avrebbe gareggiato mai più. Ma Zanardi risponde alzandosi in piedi davanti alla

folla dei suoi fan, dicendo: “Mi sono spezzato, ma non mi piego. È una gara dura, ma faccio il massi-mo per vincerla.” E vince sì, realizzando la sua più grande ambizione. Ricostruisce e “personalizza” le sue gambe e torna in pista, proprio a Lausitz nel 2003. Solo due anni dopo, Alex vince la prima gara di World Series. Ma non �nisce qui, la sua ambi-zione e la sua determinazione lo portano a spin-gersi ancora oltre. Dopo due anni di allenamento atletico intensivo, nel 2012, partecipa ai Giochi Paraolimpici di Londra: vince due medaglie d’oro e una d’argento nella disciplina dell’handcycling. Alex Zanardi ha realizzato se stesso, realizzando la propria ambizione.Tommy Caldwell, a parer mio, è uno che “tienes dos huevos così”; leggasi una forza di carattere straordinaria. Questo scala davvero nel senso più crudo del termine. Perché dunque è un esempio di determinazione incrollabile? Ma, perché se sei uno che scala sull’8, ti amputano il dito indice della tua mano sinistra e dopo l’infortunio torni più forte di prima, o ti chiami Tommy Caldwell o hai anche tu una volontà d’acciaio e una morale fatta di polve-re di diamante. Tommy si è accidentalmente sega-to gran parte del suo dito con una sega circolare nel 2001. Subito dopo l’incidente i medici sono riusciti a riattaccare la parte staccata, ma Tommy chiese ben presto che gli fosse rimossa, in modo da non ostacolare la sua carriera alpinistica. Dopo anni passati nella Yosemite Valley ed in particolare su El Capitan, big wall per eccellenza, nel 2010 si pre�gge come obiettivo di salire, in libera, Magic Mushroom. Una via che era stata scalata sino ad allora solo in artif. Non era dunque certo che si po-tesse salire senza ausili arti�ciali. Ma lui ci ha cre-duto. Si è allenato, è partito e ci ha provato. Dopo innumerevoli tentativi, tiro per tiro, a più riprese, è convinto che si possa riuscire. Parte per la libera, scala 950 m di parete in 5 giorni, tutta in libera, con dif�coltà sino all’8b+. Prosegue… Ultimo tiro duro. Parte, ne scala i primi 30 metri, ne mancanosolo una manciata, ma cade. Poco male, si può ca-lare e ripartire sullo stesso tiro. D’altra parte non c’è fretta, hanno anche il portaledge. L’ultimo tiro. “Posso farcela e sarà FFA (First Free Ascent) di Ma-gic Mushroom la big wall più dura del mondo in libera” questo avrà pensato. Dopo innumerevoli tentativi, Tommy s�nito, abdica. Sale quegli ultimi metri in artif ed è in vetta a El Capitan. Riscende a valle. Ora secondo voi cosa fa Tommy? Pensate cosa vuol dire stare 5 giorni su una parete come quella di El Capitan, dove il vuoto ti logora alla nausea, farsi 28 tiri in libera di quella portata e non riuscire per una manciata di metri. Beh, lui riposa 2 giorni e riattacca Magic Mushroom con lo stesso intento. Attenzione però, mica vale salire tutti e 27 tiri prima dell’ultimo in artif per poi pro-vare la libera solo di quello incriminato e lasciato in sospeso. Non sarebbe FFA. Allora, Tommy ripar-te e li ri-scala tutti in libera. Tutti dal 7b+ all’8b+… sì, avete capito bene. Arriva là. Questa volta trova la forza interiore di non mollare. Scala in libera anche l’ultimo tiro duro, fa 8b+ ancora! Carattere, dicono.Se parliamo di passione, mi piace ricordare un ami-co che per “volume” di tal virtù è, a torto, poco co-nosciuto. La passione è un qualcosa che ti rapisce e a cui diventi devoto senza accorgertene. Passano gli anni ma lei rimane inalterata sempre giovane e potente più che mai. È un qualcosa che ti fa star bene, talvolta è gioia altre dolore ma sempre, non ne puoi fare a meno. Andrea Bisio ha sicuramente trovato la sua passione: la roccia. De�nirlo climber, anche se scala forte, non è corretto. Dinda, come lo chiamano tutti, non solo la roccia la scala ma in un certo qual modo la disegna. Lui le vie sportive

le “vede”, le chioda e poi le scala. Immaginatevi di avere la passione per arrampicare, di essere an-che bravi ma di essere un po’ stu� dei soliti posti, perché sino ad allora (�ne anni ’90) nella Liguria di ponente praticamente esisteva solo Finale. E così un giorno, dopo che per allenamento avevate ripetuto, in giornata, per la 20esima volta Dolce tabù a Cucco, decidete che è l’ora di provarci. Poco oltre Finale c’è una valle, la Pennavaire, dove è già stato chiodato qualche tiro (all’antro di Castel-bianco e al Bauso di Veravo) ma potrebbe esserci un buon potenziale di espansione. È qui che Din-da prima per gioco si è improvvisato chiodatore e poi per passione è diventato uno dei più proli�ci e bravi d’Italia. In Valpennavaire lo stile di arram-picata è per lo più atletico perché i muri sono al di là della verticale. La roccia, pur essendo sempre calcare, non è come quella di Finale e richiede un enorme impegno di pulizia e sistemazione pri-ma di essere pronta per la scalata. Chiodare tiri in forte strapiombo con queste caratteristiche è tecnicamente impegnativo e, oltre alla pazienza, bisogna avere un gran spirito di abnegazione per riuscire. Se lo fai poi solo nel tempo libero, dopo il lavoro, trovandoti tutti i sabati e le domeniche mattine ad andare su e giù con la jumar da oltre 10 anni signi�ca che sei “malato”. Si, sei affetto da un’inguaribile malattia che si chiama roccia, arrampicata, linea, gesto e altro ancora. La Val-pennavaire oggi conta più di 1.000 vie sportive, in una moltitudine di falesie in giro per la valle e le dif�coltà raggiungono anche i massimi livelli. L’intera economia della valle è stata rivoluzionata dall’opera creativa di Dinda. I bar alla sera sono pieni, le vecchie stalle sono diventate dei B&B che ospitano una moltitudine di climber provenienti da tutto il mondo e hanno aperto anche un nego-zio specializzato. La valle oggi è diventata il terzo polo di arrampicata in Italia, per numero di itine-rari e frequentazione, dietro solo Arco e Finale ed è ancora in espansione! Dinda da poco tempo ha anche fondato una piccola associazione no-pro�t (Rocpennavaire) per ricevere qualche contributo volto alla gestione di questo immenso parco gio-chi. Dicono passione. Cuore, carattere e passione sono la stessa cosa o declinazioni diverse di una solidità morale bronzea.Poco importa. Ri�ettete e siate umili. Scalare una parete è una metafora della vita e non importa che sia di roccia o ghiaccio… ciò che fai lì dimo-stra chi sei veramente, anche nella vita. Se non hai cuore sarai un perdente, non perché sei tornato indietro (azione più che dignitosa in certi casi) ma perché non sai cosa vuol dire combattere. Se non hai carattere, poveri sono i tuoi compagni di cor-da perché in te hanno riposto male la loro �ducia. Se non hai una passione genuina, lascia perdere i gradi e fai presto a trovarne una che ti si addica di più perché la vita è vuota senza.

Emanuele Camera - sezione di Ovada

CORAZÓN, CARACTER Y PASIÓN➤ segue da pag 1

Patrizia Mutti impegnata sulla fantastica falesia di Red-Up, Valpennavaire, Albenga

Veronica Rendo alle prese con le fessure della “Contamine”, Punta Lachenal, Monte Bianco

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Patrizia tutte le mattine si sveglia, si alza, scen-de a far colazione, si veste e apre il garage. Mette in moto l’auto e si dirige verso la scuola dove lavora. Lei è un’insegnante di lettere, una professione che ama e che esercita con scrupo-lo e creatività. Oggi però la giornata per lei è incominciata in modo strano. Si è svegliata ed era completamente buio, si è alzata ed è stata invitata a non fare troppo rumore, è scesa a far colazione e ha trovato un tavolo con un nome, un numero e una tazza di tè. È uscita, ha acceso la frontale che ha illuminato lo zaino, ha calza-to i ramponi, si è legata all’imbrago e si è messa a camminare sul ghiacciaio… A quasi due anni dall’inizio dell’attività in montagna, può anno-verare esperienze che mai avrebbe pensato di poter fare, soprattutto considerando che non ha frequentato alcun corso base di alpinismo e che, come qualche amico meravigliato sostiene, proviene dalla pianura! Tutto per lei ha avuto origine a partire da una forte scarica di adrena-lina, seguita da grande gioia e senso di benes-sere, che dalla prima salita non l’hanno più la-sciata. Man mano che i weekend passavano e i tiri in falesia aumentavano, crescevano il piace-re e il desiderio di cimentarsi lungo vie �rmate dai grandi dell’alpinismo. Frattanto cominciava a leggere molti racconti e libri scritti da coloro che del Bianco hanno fatto la storia. Un con-to, però, è riviverle nel comfort della propria casa, ben diverso è compierle in prima persona, e lei lo sa bene o, quantomeno, lo ha imparato presto. In gioco, infatti, ha dovuto mettere tut-to: resistenza �sica, emotività, forza interiore, aspettative, eccitazione e paura. Sì perché ogni uscita ha rappresentato e continua a rappresen-tare una nuova s�da con se stessa e un ritorno atavico alla natura, con cui non si scherza. Se da un lato occorre conoscere bene il proprio cor-po, dosare le energie e sapersi nutrire per poter andare avanti, dall’altro non si possono trascu-rare gli umori del cielo né i segnali della mon-tagna. Ecco cosa le hanno insegnato ascensioni,

Esperienze alpinistiche

MONTE BIANCO FRA SOGNO E REALTÀ

cascate, goulottes o vie di roccia che fossero. Ma ancor di più sono stati preziosi per lei gli au-tentici rapporti di amicizia, le parole gentili e il conforto trovati in persone, a volte sconosciute, per le quali non è una perdita di tempo scam-biare un saluto o compartecipare a una passio-ne comune, predisposizione questa ormai rara. La fortuna di poter condividere tali esperienze con un compagno di scalate e di vita è alla base del suo esordio nel mondo dell’alpinismo. Così ogni cosa diventa un piacere, dai piccoli gesti di una routine ormai consolidata, come la pre-parazione di materiale e zaini, �no agli aspetti più profondi e signi�cativi; già perché il condi-videre gli stessi patimenti per il freddo, il farsi forza a vicenda, l’euforia per la conquista e la felicità contemplata nel volto dell’altro costi-tuiscono momenti unici di incommensurabile bellezza. Perciò a partire dalla Contamine alla Pointe Lachenal, passando per il Dente del Gi-gante, la goulotte Cheré, la Gervasutti e la Sal-luard al Pic Adolphe Rey, la Bonatti alla Chan-delle du Tacul, �no ad arrivare alle ascensione su Gran Paradiso, Lyskamm, Monviso e Bianco si può dire che siano state tante le incertezze, che l’hanno colta, la paura di non farcela, la fatica estrema nel salire (vista la tecnica poco af�na-ta), così come altrettante sono state la gioia, la soddisfazione e la liberazione, che ha provato ogni volta che è arrivata in cima, trovando un compiaciuto sguardo d’intesa, ri�esso del suo.

L’attività estiva della sezione ha pesantemente risentito del meteo sfavorevole. Gite rinviate, re-cuperate e poi de�nitivamente cancellate. Questi gli effetti dell’estate pazza sui programmi a suo tempo predisposti.Qualche obiettivo comunque è stato raggiunto, anche se talvolta si è dovuto ridimensionare gli itinerari, come nel caso del week end sulle Grigne della �ne di agosto. In questa circostanza c’è stata

Sezione di Ovada

UN’ESTATE COSÌ COSÌ

Il coronamento di un percorso relativamente breve, ma alquanto intenso è stato proprio il Bianco, ovvero la sua ascensione per la via dei Trois Monts. Durante la salita, sentiva il rumore della neve che cedeva ad ogni suo passo, men-tre l’aria gelida, che precede l’alba, le accarez-zava il viso arrossandolo. I suoi occhi cercavano di scorgere la traccia a tratti levigata dal vento e in parte inesistente. Una buona dose di de-terminazione e incoscienza l’accompagnavano, intanto che attraversava i crepacci del Tacul e zigzagava fra i seracchi del Maudit. Ad un tratto i primi raggi del sole illuminano la vetta, che da rosa diventa giallo intenso. Tutto intorno a lei si trasforma in un paesaggio luna-re e il panorama che le si pro�la dal Colle della Brenva è indescrivibile. La spossatezza, l’aver dormito poco (o niente) e la quota si fanno sentire; tuttavia la montagna la chiama e ogni metro conquistato così faticosamente la spinge a proseguire, mentre nella sua mente recita un mantra completamente suo (pommes de terre, pommes de terre, alé alé….e via discorrendo). Alla �ne è in coppa. 4810 metri! Sulla cima, prima la mano, poi un bacio che dovrebbe sve-gliarla dal sogno. Patrizia apre gli occhi, come qualsiasi altra mattina, e si accorge che è tutto vero. Ah, quasi dimenticavo….Patrizia sono io!

Patrizia Ciotti

la rinuncia alla vetta della Grignetta a causa della pioggia, per cui il programma si è ridotto ad un anello dal rifugio Porta al rifugio Rosalba per la di-rettissima con rientro al rifugio Porta per il sentie-ro delle Foppe. Meglio è andata la salita al mont Fallere in val d’Aosta. Già programmata per il 20 luglio la gita è stata rinviata causa maltempo al 27. In quella data per fortuna c’è stata una “�nestra” meteo favorevole che ha consentito ad una dozzi-

na di ovadesi di arrivare ai 3069 metri della vetta. Nessun problema invece per i partecipanti alla gita del 14 settembre alla ferrata di Rocca Candelera in quel di Usseglio. Ugualmente fortunati sono stati i soci che hanno soggiornato per una settimana nel-la Baita in Val Veny della sezione di Alessandria. Il poco sole di quel mese si è concentrato proprio in quei giorni consentendo agli ovadesi diverse escursioni.

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Alpinismo Giovanile

COI RAGAZZI A SANT’ANNA DI VINADIOIl 6 settembre scorso, alle ore 7, partenza dei ragazzi partecipanti al Corso organizzato dalla Scuola di Alpinismo Giovanile delle sezioni CAI di Acqui, Ovada e Novi. La speranza dei loro Ac-compagnatori è di passare i due giorni previsti, in montagna, a Sant’Anna di Vinadio, accompagnati dal bel tempo. Così è stato. Sabato il programma prevedeva, dopo esserci riuniti con i ragazzi delle Sezioni del CAI di Novi e di Ovada, di raggiungere una palestra di arrampicata al colle della Lombar-da: alle 11 tutte le ragazze e i ragazzi del Corso ar-rampicavano, assicurati dai loro accompagnatori, in pieno sole su una bella struttura ottimamente attrezzata con una roccia splendida. La giornata è passata senza problemi e si è conclusa con una

cena intorno ad un camino nel Rifugio Gran Baita del Santuario di Sant’Anna di Vi-nadio. Ridere, giocare, vivere insieme i tempi dilatati dei rifugi, anche questo fa parte del Corso. Anzi è forse questa la componente più importan-te che consente di far gruppo e prepararsi alle attività con lo spirito giusto. Le attività che hanno visto i ragazzi e i loro accompagnatori impe-gnati nella giornata di dome-nica sono state due. La prima

ha visto impegnati i ragazzi del Corso Base in un percorso di circa 5 ore: il Giro ad Anello dei laghi e dei colli di S.Anna di Vinadio. I più esperti del Corso Avanzato, invece, hanno arrampicato su una via di più tiri, la “via delle placche”, che li ha portati a rag-giungere il sentiero percorso dai ragazzi del Corso Base. Le urla di gioia dei ragazzi del Corso Base, quando hanno individuato i loro amici che uscivano dalla via di arrampicata, è stato forse il mo-mento più bello ed emozionante della giornata. Le attività del Corso prosegui-ranno con ancora due uscite: la

L’ultimo trimestre dell’anno 2014 vedrà la realizzazio-ne delle iniziative �nali del programma che la Sezione di Valenza ha previsto per celebrare i quarant’anni della sua fondazione.Il 9 ottobre la palestra, uno dei �ori all’occhiello del CAI valenzano, sarà la protagonista di una giornata interamente dedicata alla arrampicata. Le scuole va-lenzane hanno aderito a un progetto che vede prota-gonisti i giovani studenti, suddivisi in turni per gruppi, che saranno accolti nella nostra Sede. Potranno cosi assistere all’esibizione di esperti climber che presen-teranno le varie tecniche nei diversi gradi delle vie di arrampicata. Quindi gli studenti, con l’assistenza e l’aiuto di soci CAI, avranno la possibilità di provare esperienze dirette di arrampicata e gustare le emozio-ni che questa pratica trasmette in abbondanza. Un’al-tra giornata piena sarà l’11 ottobre: la nostra Sezione, con il Palaguerci che la ospita, ha invitato istituzioni, associazioni, scuole, cittadini, a visitarla. Verrà svolto un programma che prevede, nel corso della giornata, dimostrazioni di tecniche alpinistiche, consigli pratici per escursioni in montagna ed anche nel territorio valenzano, presentazione di �lmati escursionistici ed alpinistici, momenti di lettura di libri sulla montagna e sulla natura.Dopo l’Assemblea Generale LPV che vedrà domeni-ca 26 ottobre 2014 riuniti a Valenza i dirigenti CAI di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta, un grande evento concluderà il programma 2014 del quarantennio del-la Sezione: sarà presente a Valenza Hervè Barmasse, uno dei massimi esponenti delle nuove generazioni dell’alpinismo. L’evento si svolgerà il 5 novembre alle ore 21,15 al Centro Polifunzionale San Rocco in piazza Statuto a Valenza. Con Hervè, sarà presente il padre, Marco Barmasse grande Guida Alpina e scalatore, con il Presidente delle Guide del Cervino Gerard Ottavio.

Sezione di Valenza

ULTIME INIZIATIVE PER IL QUARANTENNALE

prima in grotta, la seconda ci vedrà impegnati nella tradizionale chiusura del Corso a Capanne di Marcarolo alla Baita del Mulino Nuovo. Ma l’organizzazione va già pensando al programma del Corso 2015. La formazione di un nutrito grup-po di Accompagnatori Sezionali consentirà alla nostra Sezione di far fronte ad un aumento del numero dei ragazzi partecipanti che comunque sarà mantenuto basso per consentirci di seguirli con attenzione. Il Corso sarà preceduto dall’ormai classico appuntamento sulle piste di Sci con i Ma-estri che quest’anno è nuovamente aperto anche ai ragazzi che non hanno mai indossato gli sci. La novità del 2015 sarà l’inizio di una nuova attività con i ragazzi dell’AG: lo sci da fondo.La sezione del CAI ringrazia i ragazzi, i loro geni-tori e gli Accompagnatori.

CAI Sezione Acqui Terme

Roberto Mantovani, scrittore, giornalista, condurrà la serata. Originario di Valtournenche e �glio d’arte - suo pa-dre Marco Barmasse è uno degli alpinisti valdostani più in vista - Hervé rappresenta la quarta generazione di guide della sua famiglia. Maestro di sci dal 1996 e di snowboard dal 1997, guida alpina del Cervino dal 2000 e istruttore nazionale delle guide alpine dal 2007. Inizia la sua carriera d’alpinista sulla montagna di casa, il Cervino, aprendo e ripetendo diverse vie prestigiose. È proprio sulla montagna che l’ha visto crescere che Hervé diventa protagonista di diverse solitarie estreme. La ricerca, l’esplorazione di pareti inviolate lo portano oltre il con�ne delle Alpi e nel 2004 in Pakistan apre due nuove vie, una sullo Scu-do del Chogolasia (5700 m) “Luna caprese” e un’altra sullo Sheep Peak (6300 m). Nell’estate del 2008 Hervé sale in stile alpino, insieme al compagno di cordata Simone Moro, il Beka Brakai Chhok, una montagna del Karakorum (Pahistan) alta 6940 metri tentata più volte da diverse spedizioni. Il 17 marzo 2010, apre in-sieme al padre Marco una via nuova sulla Parete sud del Cervino il Couloir Barmasse 1200 m. Nell’estate del 2010 sale in due giorni e in stile alpino insieme a Da-

niele Bernasconi e Mario Panzeri una cima inviolata di 6300 metri, Venere Peak dif�coltà ED (Cina). Il 2011 è l’anno del progetto “Exploring the Alps”, una trilogia che aveva come obiettivo l’apertura di tre nuove vie sulle montagne più importanti della sua Valle, tra le più alte delle Alpi: Monte Bianco, Monte Rosa e Cer-vino. Il progetto inizia con l’apertura di una nuova via in solitaria sulla Parete Sud Est del Cervino, al Picco Muzio, conclusa nei primi giorni di aprile del 2011. La seconda fase del progetto prosegue sul Monte Bian-co, sul versante del Brouillard. Qui Hervé, a �ne luglio apre, insieme ai fratelli baschi Iker ed Eneko Pou, una via a cui viene dato nome “La Classica Moderna”. Con la nuova via sul Monte Rosa, si conclude il progetto Exploring The Alps . Quest’ ultima salita, dove ad accompagnare Hervè c’era suo padre Marco, voleva simboleggiare un passaggio di consegne dell’alpini-smo classico, tra passato e futuro, sempre vissuto sulle Alpi, dove l’alpinismo nacque. La via è stata chiamata “ Viaggio nel Tempo”. I due alpinisti hanno tracciato un itinerario sulla parete sud-est della punta Gnifetti nella parte più alta della cosiddetta parete Valsesiana del Monte Rosa.Il 13 marzo 2014 è ancora Cervino, dove realizza il primo concatenamento invernale delle sue 4 creste, salendo prima la Cresta di Furggen (realizzando così anche la prima solitaria invernale della Via degli Stra-piombi) e scendendo per la Cresta Hornli, per poi ri-salire dalla Cresta di Zmutt e ridiscendere dalla Cresta del Leone, il tutto in 17 ore.L’appuntamento del 5 novembre vuole essere un im-portante riconoscimento alle Guide del Cervino, alla città di Valtournenche, che hanno rappresentato per Valenza un riferimento importantissimo, con un lun-go, bellissimo rapporto.

Giorgio Manfredi - CAI Valenza

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Sezione di Casale Monferrato

RIAPRE ILMURO ARRAMPICATA

Franca non era un’escursionista forte, né aveva particolare predisposizione per la fatica. Certo anche lei subiva il fascino della montagna, ma probabilmente partecipava alle uscite soprat-tutto per star vicina a Beppe ed assecondare la sua grande passione. Eppure è stata una persona importante per la nostra Sezione: le sue sontuose cene in cascina a Zenevreto con i “vecchi” hanno contribuito a cementare la nostra amicizia e a far sì che i nostri incontri sui sentieri di montagna, in sede il giovedì sera o anche semplicemente quando ci si incrocia in città, siano sempre un piacevole momento di gioia, così come la sua mancanza lascia un altro doloroso vuoto in questo anno partico-larmente triste per la nostra Sezione.Un abbraccio a Beppe e Paola da tutti gli amici del CAI.

Sezione di Casale Monferrato

RICORDO DI LAURA

Giovedì 2 ottobre riapre il muro di arrampi-cata al Palazzetto dello sport di Casale Mon-ferrato. Completamente rinnovate la prese della palestra boulder, anche in previsione della gara che si terrà giovedì 13 novembre.Si provvederà inoltre ad ampliare le linee di sali-ta della parete aggiungendo due nuove soste.Rimane invariato l’orario di apertura, martedì e giovedì dalle 18,30 alle 22,30, cosi come in-variato è il biglietto di ingresso.Per chi accede per la prima volta l’ingresso è gratuito e per chi non ne dispone, viene messa a disposizione l’attrezzatura.

I NUOVI ASAGSi è concluso nel luglio scorso con la veri�ca �nale il Corso 2014 per Accompagnatore Sezionale di Alpinismo Giovanile (ASAG), diretto dall’ANAG Gian Carlo Berchi, direttore della Scuola Inter-sezionale “La cordata” e membro della Scuola AG LPV; il ruolo di tutor del corso è stato svolto dall’ANAG Fabrizio Masella, direttore della Scuo-la AG LPV. Gli allievi che hanno superato il corso, ottenendo la quali�ca di ASAG, sono i seguenti:Valter Guido Barberis, Giovanni Bruno, Alessan-dra Costa, Antonino Di Marco, Pierangelo Ferro, Maurizio Levo, Luca Pronzato, Gianluca Scara-muzza, Nunzio Sciammacca e Ferdinando Zunino della sezione CAI di Acqui Terme; Elisa Berchi e Marcella Caneva della sezione di Ovada; Riccardo Bozzi, Giovanni Brocca, Maria Teresa Camera ed Elisabetta Lo Schiavo della sezione di Novi Ligure; Stefano Grande e Antonio Moscato della sezione di Alessandria.

Nello scorso inverno è stato portato a termine l’ar-chivio online del nostro periodico, realizzato dal so-cio della Sezione di Valenza Giovanni Omodeo, con l’ausilio del nipote Federico.Si tratta di un vasto archivio, che comprende tutti i numeri dal 1988 al 2014, ed è liberamente con-sultabile presso il sito del CAI Valenza nella sezione “Alpennino” (www.caivalenza.altervista.org/archi-vio-alpennino/ ).I numeri della rivista possono essere sfogliati vir-tualmente online e anche essere scaricati in for-mato PDF sul proprio computer e stampati. Per fare ciò basta semplicemente cliccare la scritta “DOWNLOAD ALPENNINO... N...” presente in fon-do ad ogni Alpennino ed il download partirà in automatico dopo pochi istanti.Allo stesso modo saranno disponibili tutti i pros-simi numeri.Ora tutti hanno la possibilità di accedere alla “sto-ria” di Alpennino, che è anche una parte della sto-ria delle sezioni della nostra provincia, una storia che ri�ette il costante amore dei soci CAI per la montagna.

ALPENNINO IN UN SOLO CLIC

AVVISO AI LETTORI

Da questo numero di Alpennino è attiva una casel-la postale. Chi volesse contribuire alla realizzazio-ne della rivista con interventi, contributi, suggeri-menti può farlo inviando testi e foto all’indirizzo

[email protected]

@

Criticate, snobbate, deplorate. Malgrado tutto, però, le vie ferrate restano popolari e soprattut-to assai frequentate. Preso atto di ciò, va detto che negli ultimi anni il loro numero è cresciu-to notevolmente (in modo abnorme, secondo i detrattori). E, soprattutto, sono cambiate le loro caratteristiche. Se una volta il cavo d’accia-io (corroborato da qualche scaletta e qualche gradino metallico nei punti più ostici) seguiva, come una normale via di roccia, una linea di sa-lita, corrispondente spesso al “punto debole” della parete, oggi invece presenta sovente un percorso più fantasioso, volto alla ricerca del passaggio dif�cile, aereo, strapiombante, del “gesto atletico” (in una ferrata? Mah …). E poi, come ciliegina sulla torta, non può mancare il ponte tibetano. Ovviamente per fare tutte queste belle (?) cose, occorre utilizzare una quantità di metallo de-cisamente superiore al passato. E qui nasce il

Ri�essioni... pseudo alpinistiche

TROPPO FERRO IN FERRATA?problema dell’impatto ambientale, che risulta per forza di cose più pesante. Ma c’è dell’altro: con tutti quei gradini piazzati sul verticale (o sugli strapiombi), la salita diventa un puro eser-cizio ginnico, simile al quadro svedese di una palestra. Non si arrampica più; si fa semplice-mente ginnastica. Ovviamente è sempre una cosa simpatica e salutare, ma non ha più niente di “alpinistico” (o pseudo alpinistico, dipende dai punti di vista).Ma non tutte le nuove ferrate sono così. Per esempio quella di Rocca Candelera, in val di Viù, nei pressi di Usseglio (realizzata di recente: se non andiamo errato, nel 2009), presenta un percorso logico, classico, lineare. C’è del ferro, ma non troppo. C’è qualche passaggio duro, ma non è “cercato”: sta lì, sulla linea di salita, proprio come capita sulle ferrate storiche delle Dolomiti.

Diego Cartasegna

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ALESSANDRIAESCURSIONISMO 12 OTTOBRE TRAVERSATA SESTRI P. - MADONNA DELLA GUARDIA - PONTEDECIMO (E) - D.G. Accornero, Modica19 OTTOBRE CASTAGNATA AL MOLINO NUOVO Capanne di Marcarolo (T)26 OTTOBRE ANELLO DELLA FORESTA DELL’ADELASIA Alta Val Bormida (E) - D.G. Accornero, Modica 9 NOVEMBRE TRAVERSATA DA GHIFFA A OGGEBBIO Lago Maggiore (E) - D.G. Barbieri, Fei21 NOVEMBRE CENA SOCIALE in località da destinarsiIN SEDE19 DICEMBRE AUGURI DI NATALE IN SEZIONE dalle ore 21:00

ESCURSIONISMO 26 OTTOBRE GITA SOCIALE25 DICEMBRE SALITA NOTTURNA AL MONTE TOBBIO (E)VARIE12 OTTOBRE CASTAGNATA25 NOVEMBRE ASSEMBLEA DEI SOCI

ACQUI TERMEESCURSIONISMO 26 OTTOBRE I SENTIERI DELLA TORRE DI VISONE 7 DICEMBRE GITA NEL PONZONESE: IL BRIC DI MONTADOALPINISMO 17 OTTOBRE AVVICINAMENTO ALL’ARRAMPICATA E ALL’ALPINISMO - Teoria19 OTTOBRE AVVICINAMENTO ALL’ARRAMPICATA E ALL’ALPINISMO - PraticaMTB 12 OTTOBRE GIRO DEI DUE BRICCHISCI 29 NOVEMBRE PERFEZIONAMENTO SCI PER RAGAZZI6-13-14 DICEMB PERFEZIONAMENTO SCI PER RAGAZZIVARIE22 NOVEMBRE CENA SOCIALE19 DICEMBRE SERATA DEGLI AUGURI IN SEDE

VALENZAESCURSIONISMO 12 OTTOBRE MONTE CARMO (da Verzi) (E) 9 NOVEMBRE GRAFFITI NEL FINALESE un museo storico all’aria aperta (E)23 NOVEMBRE SUI COLLI ACQUESI in collaborazione con CAI Acqui Terme (E) 7 DICEMBRE CALDIROLA (T)VARIE NOVEMBRE ASSEMBLEA DELEGATI LPV A VALENZA (presso Mostra Orafa)14 DICEMBRE PRANZO SOCIALE31 DICEMBRE CAPODANNO CAI

OVADAESCURSIONISMO 30 NOVEMBRE GITA CON PRANZO SOCIALE (E) Coord. Cartasegna 8 DICEMBRE PRESEPE SUL MONTE TOBBIO (E) Coord. Arecco, Dagnino24 DICEMBRE FIACCOLATA NOTTURNA A SAN LORENZO (E) Coord. Bello, PianaSPELEOLOGIA 19 OTTOBRE USCITA IN GROTTA Coord. Gruppo AnveriaALPINISMO GIOVANILE 26 OTTOBRE CASTAGNATA AL MULINO NUOVO Coord. Cartosio, RolandoIN SEDE 19 DICEMBRE VIDEOPROIEZIONI: UN ANNO DI ATTIVITÀ Coord. Consiglio Direttivo

SAN SALVATORE

CASALE MONFERRATOESCURSIONISMO 12 OTTOBRE CAMMINO DI SAN CARLO seconda tappa: Pella - Varallo Org. Piotto, Rossi Al termine CASTAGNATA e MERENDA SÏNOIRA26 OTTOBRE SENTIERO DELLA NOCCIOLA Org. Piotto, Rossi 9 NOVEMBRE IL SENTIERO DEI MURION Org. Piotto, Rossi23 NOVEMBRE BOSCO DEL VAJ Org. Laura e Danilo ChiadòCICLOESCURSIONISMO 5 OTTOBRE GIRO DEL MONTE SION (MC/MC) Org. BardoneALPINISMO GIOVANILEGruppo guide:19 OTTOBRE MOTTARONE - MONTE ZUGHERO escursioneGruppo trekker: 19 OTTOBRE CAPRIE via ferrata NOVEMBRE IL PALAZZETTOVARIE OTTOBRE LA CASTAGNATA21 NOVEMBRE LA CENA SOCIALE18 DICEMBRE GLI AUGURI IN SEDE

Il Consiglio Direttivo, ai sensi degli articoli 14, 15 e 16 dello Statuto Sezionale convoca presso la sala riunioni della sede sociale al civico 17 di Via Rivetta in Casale Monferrato, la

 ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCIper il giorno 29 ottobre 2014 alle ore 0,15 in prima convocazione e, mancando il numero legale, per il giorno 30 ottobre 2014, alle ore 21 in seconda convo-cazione.Ordine del giorno 1. Relazione del Presidente; 2. Elezione di un membro del Collegio dei Revisori; 3. Presentazione del Bilancio Preventivo; 4. Determinazione delle quote associative 2015; 5. Varie ed eventuali.

PROGRAMMA ATTIVITÀ SEZIONALI

TORTONAESCURSIONISMO 12 OTTOBRE APPENNINI LIGURI, SESTRI LEVANTE: ANELLO TREGGIN 870 m - ROCCAGRANDE 970 m - PORCILE 1249 m - VERRUGA 1207 m (E)12 OTTOBRE INAUGURAZIONE SENTIERO DEI BALZI ROSSI organizzata dal CITAM/PV (T)26 OTTOBRE APPENNINI LIGURI: ALTA VIA MONTI LIGURI (E) 9 NOVEMBRE APPENNINI LIGURI: ALTA VIA MONTI LIGURI (E)Altre escursioni in programmazione verranno pubblicate sul sito.MTB 2 NOVEMBRE LE GOBBE DEL CAMMELLO - VAL CURONE

PROGRAMMA ATTIVITAʼ

OVADA

RACCHETTE DA NEVE 15 GENNAIO In località da destinarsi.29 GENNAIO In località da destinarsi.12 FEBBRAIO In località da destinarsi.

ESCURSIONISMO 26 FEBBRAIO VARIGOTTI - CAPO NOLI (E)4 MARZO BORGIO VEREZZI DA PIETRA LIGURE

con visita alle grotte18 MARZO VAL GARGASSA anello nel Parco del Beigua (E)1 APRILE RIFUGIO FORTE DEI MARMI

Ferrata facoltativa Monte Procinto, m 103915 APRILE FORTI DI GENOVA (T)22 APRILE GIRO DELLE CINQUE TORRI (10a edizione)

(E) Org. CAI Acqui Terme25 APRILE SENTIERO DEI SANTUARI

San Salvatore - Crea, km 39 (T)6 MAGGIO RAMA - Via normale

20 MAGGIO SENTIERO DEGLI ALPINI (E)

ALPINISMO 1 APRILE FERRATA MONTE PROCINTO6 MAGGIO RAMA - Vie di arrampicata3 GIUGNO FERRATA DEL REOPASSO (A)

SAN SALVATORE

ESCURSIONISMO15 GENNAIO GITA IN RIVIERA (E) Org. Piana, Piccardo12 FEBBRAIO I CAMPANILI DI LEIVI (Riviera Ligure di Levante)

(E) Org. Rolando, Barisione4 MARZO GIORNATA NAZIONALE FERROVIE

DIMENTICATE (E) Org. Bruzzone, Caneva9 APRILE PASQUETTA CON IL CAI (E) Org. Cons. Dir.22 APRILE GIRO DELLE CINQUE TORRI (10a edizione)

(E) Org. CAI Acqui Terme29 APRILE PARCO DEL BEIGUA, ACQUABIANCA (E)

Org. Piccardo, Alloisio4-6 MAGGIO MAREMMA, VAL DI CORNIA

(E) Org. Bruzzone, Caneva20 MAGGIO INTERSEZIONALE AL MULINO NUOVO

(E) Org. Consiglio Direttivo8-9 GIUGNO PASSO DELLO SPLUGA Val Chiavenna

(EE) Org. Bruzzone

SCI FONDO ESCURSIONISMO - RACCHETTE28 GENNAIO LOCALITAʼ DA DEFINIRSI

Org. Ferrando, Barisione26 FEBBRAIO LOCALITAʼ DA DEFINIRSI

Org. Bruzzone, Caneva18 MARZO LOCALITAʼ DA DEFINIRSI Org. Bello

ALPINISMO13 MAGGIO CANALE DEI CAMPANILI

Valle Po, Viso Mozzo m 3019 (PD)Org. Paravidino, Timossi

IN SEDE30 MARZO ASSEMBLEA DEI SOCI

ESCURSIONISMO 12 FEBBRAIO MONTE TOBBIO E MONTE FIGNE18 MARZO TORTONA - SERRA DEL MONTE 25 km22 APRILE VIA FRANCIGENA (MORTARA-GARLASCO) 13 MAGGIO SELVAPIANA-CAPANNE DI COSOLA

MTB 15 GENNAIO SANTUARIO DI MONTALLEGRO DA RAPALLO19 FEBBRAIO FINALE LIGURE 18 MARZO RIVE ROSSE (BIELLA)15 APRILE BONASSOLA20 MAGGIO VAL CURONE - SENTIERO DELLE GINESTRE

ARRAMPICATA 29 GENNAIO MONTESTRUTTO26 FEBBRAIO LA FALESIA DE CROVEO

TORTONA

ESCURSIONISMO 15 GENNAIO GITA NEL FINALESE19 FEBBRAIO CAMOGLI - S. MARGHERITA

Sentiero delle Batterie4 MARZO DA SESTRI LEVANTE A MONEGLIA

18 MARZO MONTE CARMO23-25 MARZO LES CALANQUES - CASSIS (FRANCIA)22 APRILE GIRO DELLE CINQUE TORRI (10a edizione)5-6 MAGGIO ACQUI - MADONNA DELLA GUARDIA20 MAGGIO GITA INTERSEZIONALE - CAI Ovada

MTB1 MARZO PRESENTAZIONE PROGRAMMA MTB1 APRILE GIRO DEL GORREI

22 APRILE GIRO DELLE CINQUE TORRI (10a edizione)13 MAGGIO SUI CALANCHI DI MERANA

FERRATA27 MAGGIO FERRATA CAPRIE

ACQUI TERME

SCI CLUB VERDEFONDO15 GENNAIO BRUSSON (AO)22 GENNAIO PRAGELATO (TO)29 GENNAIO AISONE (CN)5 FEBBRAIO VALMALA (CN)12 FEBBRAIO CERESOLE REALE (TO)19 FEBBRAIO COGNE (AO)24-26 FEBBRAIO DOBBIACO (BZ)4 MARZO S. MICHELE IN VAL FORMAZZA (VCO)11 MARZO ARPY (AO)18 MARZO BAGNI DI VINADIO (CN)25 MARZO RHEMES NOTRE DAME (AO)Il programma delle gite potrà subire variazioni in base allʼinnevamen-to delle località sciistiche. In ognuna di esse ci sarà la possibilità diaffittare tutta lʼattrezzatura. La partenza delle gite avverà a lato delpiazzale Pacto in Spalto marengo ad Alessandria alle ore 7. La scuo-la di sci di fondo sarà tenuta dal nostro maestro FISI e articolata su 4livelli: alternato e skating base; alternato e skating perfezionamento.Per informazioni: Giovanna 0131 343479; www.verdefondo.it

APERTURA SEDIACQUI TERMEVia Monteverde, 44Venerdi 21,00 - 23,00ALESSANDRIAVia Venezia, 9Tel. 0131 [email protected]@cai.itwww.caialessandria.itMartedi, Venerdi 21,30 - 23,00Mercoledi e Venerdi 18,30 - 19,30

CASALE MONFERRATOVia Rivetta 17 - Tel. 0142 454911www.monferrato.net/cai/Giovedi 21,30 - 23,00NOVI LIGURECorso Marenco 21Mercoledi e Sabato 18 - 19,30;Venerdi 21,00 - 23,00OVADAVia Gilardini, 9 - Tel. 0143 822578Mercoledi e Venerdi 21,00 - 23,00

SAN SALVATOREPiazza Carmagnola, [email protected] www.caisansalvatore.itMartedi 21,00 - 23,00TORTONAVia Trento 31 (c/o Palestra Fausto Coppi) - C.P. [email protected] www.caitortona.netGiovedi 21,00-23,00VALENZAGiardini Aldo Moro - Tel. 0131945633 - [email protected] - Martedi e Venerdi 21,00 - 23,00

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Una giornata, una vetta...

MONTE SACCARELLO m 2200Valle Arroscia- Valle TanaroIl Saccarello è al tempo stesso la cima più alta del-la Liguria ed il monte dal quale nasce il Tanaro, principale af�uente di destra del Po, intimamen-te legato alla storia di quella parte del Piemonte che ha nelle Langhe e nel Monferrato il proprio cuore. La vetta del Saccarello è pure punto d’in-contro di ben tre regioni: Piemonte, Liguria e Pro-venza si toccano sulla sua sommità, unendosi in un abbraccio che accomuna territori con vicende storiche intimamente legate. La montagna è dun-que geogra�camente importante, ma non solo; il Saccarello ha qualcosa da dire anche dal punto di vista paesaggistico: il punto culminante offre infatti ampia vista sulle più importanti cime del-le Alpi Liguri, dall’Antoroto al Marguareis verso settentrione, verso il Toraggio ed il Pietravecchia in direzione sudovest; interessante anche il vasto panorama sulla valle Roya, nella parte alta della quale spiccano celebri cime delle Marittime. La via più facile per raggiungere la vetta parte da Monesi di Triora e si sviluppa per una carrareccia ex-militare; l’itinerario prescelto sale invece dalla strada per la colla Garezzo, in valle Arroscia, e si sviluppa in buona parte lungo la cresta spartiac-que con la valle Tanaro, passando in prossimità del rifugio Sanremo. Si tratta di un percorso più panoramico e più adatto a chi preferisce salire su sentiero. Il tracciato descritto presenta anche alcuni elementi che rappresentano un valore ag-giunto, come la possibilità di ammirare la �ori-tura della Fritillaria, dalle curiose campane gialle ricurve punteggiate in bourdeaux, abbondante nella tarda primavera in prossimità del colle del Frontè, nonché la presenza di sinistri resti di forti-�cazioni militari che si succedono lungo la dorsa-le spartiacque �no alla meta. Raggiunto il punto culminante, è il Redentore ad attirare immedia-tamente l’attenzione: il fatto curioso è che la scultura è parte di un’insieme ideale di statue ac-comunate dal fatto di essere state collocate sulla cima più alta di ogni regione italiana in occasione del primo centenario dell’Unità d’Italia.

Caratteristiche dell’escursioneDislivello: 830 m circa, comprese le perdite di quo-ta (110 m circa all’andata e altrettanti al ritorno) Esposizione: in prevalenza sud �no al colle del Frontè, quindi cresta orientata principalmente est-ovest con alcuni brevi traversi spostati su ver-santi settentrionali. Dif�coltà: E; il primo tratto si sviluppa su sentiero poco evidente, con dif�coltà in caso di nebbia.

Descrizione del percorsoDa San Bernardo di Mendatica ci si dirige per la Colla Garezzo, seguendo le indicazioni stradali che invitano a seguire una stradina, asfaltata per circa 1 km, quindi sterrata. Raggiunta la borga-ta Case Penna, si continua lungo la carrareccia

per altri 500 m circa, �no a quando lo sterrato oltre-passa un costone che scen-de dalla cima Omo dell’Al-petta: si lascia l’auto in prossimità del sentiero che scende a Pollarocca (indica-to in zona come Puarocca), a circa 1590 m di quota. Si inizia quindi a cammina-re imboccando un piccolo sentiero, che sale con de-cisione lungo la già citata costa prativa; purtroppo la traccia pare presto perdersi nell’erba: in realtà, percorsi un centinaio di metri lineari, il sentiero torna evidente e si allunga con pendenze mode-rate in costa al versante meridionale della cima Garlenda: sono presenti alcuni segni biancorossi dell’Alta Via dei Monti Liguri, che facilitano ap-pena l’individuazione del percorso. Le dif�col-tà in cui s’incorre in questa parte dell’itinerario sono dovute soprattutto al fatto che il sentiero si identi�ca con il tracciato di una vecchia strada militare, ormai inerbita e spesso non evidente: a questo proposi-to, occorre tuttavia ricorda-re che il punto di passaggio appare spianato, interrom-pendo il normale pro�lo del pendio, fatto che aiuta nell’individuazione della via; inoltre in alcuni punti la traccia principale si divi-de in varie tracce parallele, rendendo non immediata la scelta del percorso. In qualunque caso si cammina mirando il monte Frontè, facilmente individuabile per la presenza di una grande statua bianca posta sulla sua vetta: si trat-ta di una Madonna, che in tempi recenti è stata gravemente danneggiata dal fulmine. Raggiunto il fondo di un valloncello che pare unire il colle del Frontè all’alpeggio omonimo, in prossimità del rio che lo percorre, a circa 1910 m di quota, si nota un bivio segnalato da un ometto di pietre e da una freccia dipinta su un sasso, dove si volge a destra, risalendo l’erto pendio sudest della cima Garlenda. Saliti a circa 2030 m si piega decisamen-te a sinistra tornando a mirare il colle del Frontè (m 2090) ed ignorando la traccia che prosegue verso oriente. Giunti �nalmente al valico, s’in-contrano subito i ruderi di alcune casermette militari, mentre il panorama si apre verso le montagne dell’alta valle Tanaro: a sinistra, vici-nissimo, appare il Frontè (m 2153), raggiungibile con una breve deviazione. Non manca di stupire la vista della lunga cresta che con-duce al Saccarello, lungo la quale si nota il rifugio San Remo. Si prosegue lungo l’ampia cresta erbosa, su evidente sentiero, fruendo a lungo del tratto più piace-vole dell’escursione. Scesi

al passo della Garlenda (m 2012), con una perdita di quota di circa 70 m, si ha l’occasione di osser-vare altri ruderi di casermette militari. Superate alcune ondulazioni del terreno, che costringono a perdere circa 30 m di quota, si affronta una modesta salita che conduce al Rifugio Sanremo, oltre il quale il sentiero con�uisce su un’ampia

mulattiera, di fatto ciò che resta di una strada ex-militare. Poco prima della meta, in prossimi-tà di quella che fu una stazione di arrivo di un impianto a fune, si perdono altri 10 m di quota, prima di raggiungere il Redentore, alla base del quale è presente una chiesetta-rifugio. Un breve tratto di strada sterrata conduce in�ne al punto culminante, passando in prossimità di altri resti di postazioni militari: il punto culminante ospita un cippo commemorativo risalente al 1891.

Claudio Trova

L’ampia cresta che conduce al rifugio San Remo

Ruderi di postazioni ex-militari e vetta del Saccarello

Postazioni militari