Alpennino 2013 n 1

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Notiziario trimestrale delle Sezioni del Club Alpino Italiano di Alessandria, Acqui Terme, Casale Monf., Ovada, San Salvatore Monf., Tortona, Valenza Autorizzazione Trib. di Casale n. 155 del 27.2.1985 - Direttore Responsabile Diego Cartasegna - Direzione e Amministr. Via Rivetta, 17 Casale Monferrato Redazione Stampa Tipografia Barberis snc San Salvatore Monferrato “Spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Alessandria” Anno XXIV - Num. 1 - GENNAIO 2013 __________________________________________________ La catena dell'Ala Daglar si trova nell'A- natolia Centrale, tra le città di Konya e Kayseri, Turchia. Non lontano dalla famo- sa area turistica della Cappadocia, queste montagne non sono tuttavia molto cono- sciute dagli europei. Ciò nonostante nel corso degli ultimi decenni vi si sono succe- dute varie esplorazioni, che le sono valse l'appellativo di «Dolomiti turche». Tra i più assidui esploratori delle pareti vertica- li vi sono gli italiani, che dal 1955 vi han- no organizzato spedizioni alpinistiche con l'intento di salire le pareti più evidenti e un piccolo gruppo di francesi, che dalla prima metà degli anni '90 ha aperto una grande quantità di vie miste, a spit e pro- tezioni mobili. Tuttavia l'Ala Daglar rima- ne conosciuto soprattutto agli sci-alpinisti ed agli escursionisti piuttosto che agli al- pinisti e per questo viene frequentato so- prattutto in primavera. Fino a pochi anni fa l'alpinismo che si praticava sulle monta- gne del massiccio era essenzialmente di ti- po tradizionale. Le pareti erano così nu- merose che la maggior parte di esse era stata salita solo per le linee più evidenti, che coincidevano con i tratti fessurati. I chiodi ad espansione erano stati usati so- lo saltuariamente e l'alpinismo turco su questo massiccio si sviluppò in questo con- testo. Anzi, per un tacito accordo questo gruppo di montagne (ma tutte le monta- gne turche!) venne considerato zona in- terdetta alle protezioni ad espansione. Forse anche per questa ragione l'Ala Da- glar assunse una certa fama di pericolo- sità, tanto che non passava anno che non ci fosse un incidente mortale, magari do- vuto al crollo di qualche pilastro o alla ca- duta di sassi. Nel 1993 l'arrivo in zona di alcuni forti arrampicatori francesi sconvol- se un po' le cose. Addirittura le prime vie a spits nella Cimbar Valley, un gigantesco canyon nelle vicinanze del villaggio di De- mirkazik, non vennero viste di buon oc- chio dai tradizionalisti. Ma i francesi fece- ro anche di più, aprendo la prima via a spits sul Parmakkaya e sul Güvercinlik (Tranga Wall), montagne simbolo del gruppo. La via al Parmakkaya, un incredi- bile dito di roccia, rimase per un decennio quasi sconosciuta e con pochissime ripeti- zioni. L'altra grande via fu ripetuta solo due volte e si pensava addirittura fosse opera di cecoslovacchi. Tuttavia le vie dei francesi fecero gradatamente nascere un centro di arrampicata sportiva nella Cim- bar Valley, piuttosto frequentato dai tur- chi in estate. Oggi gli arrampicatori locali non sono tutti integralisti del no-spit, e la maggioranza vede di buon occhio la na- scita delle nuove vie e anzi, le incoraggia. Occorre però che i visitatori non si lascino prendere la mano e rispettino le tradizio- ni e le vie esistenti, usando lo spit solo se necessario e mai aprendo vie dall'alto. In t Segue a pag. 2 Spedizione extraeuropea Ala Daglar 2012 nell’Anatolia Meridionale LE PARETI DI LUCE questo senso, prima di aprire una nuova via, è meglio contattare i locali e coinvol- gerli in qualche modo nel progetto. Di fatto le montagne dell'Ala Daglar riman- gono ancora, nonostante le ultime vie moderne, un formidabile campo di azio- ne. Moltissime pareti sono ancora inesplo- rate e le linee più compatte rimangono ancora da salire. E, considerando che la meteo in estate è incredibilmente stabile sul bel tempo, probabilmente nei prossimi anni l'Ala Daglar diverrà una destinazione alla moda. Alpinismo tra mito e storia SCARASON: LA PARETE DEI SOGNI …Fulvio urla di gioia quando trova un terrazzino quasi orizzontale, è il primo che incontriamo dopo due giorni, sopra di noi però la grande fascia di strapiombi ha un’aria davvero ostica, riusciremo ad uscire domani?... (Scarason pg 161) Riuscirà la cordata Ligure ad uscire doma- ni? Il giorno dopo alle 19.00 Fulvio esce in cresta allo Scarason: è il 7 settembre 1987. Il sole è un inno alla vita, un’ora dopo, dalla parete usciranno i due com- pagni di cordata, è un lieto fine d'un ro- manzo di avventura, la discesa a valle è accompagnata da luna piena di magica notte d'estate. Scarason è il nome del pino nano radicato nel gruppo del Marguareis-Alpi liguri, del- la parete oggetto di tentativi e presenze di alpinisti transalpini da farne un mito, ed ora infine, grazie al lavoro di Fulvio Scotto, Scarason è un libro. Nel libro la narrazione dei fatti è un susse- guirsi emotivo e piacevole della dimensio- ne psicologica dell'essere umano (rappor- tata all'agire sulla parete) che con certosi- na maestria Fulvio sa compulsare, chiosa- re, guidando il lettore alla conoscenza di una complessa parete nel farsi storia. L'autore, non è nuovo nel cimentarsi in scritti* o documentazioni alpinistiche, l'e- stro della ricerca connaturato al carattere ”nomade” fa di lui il moderno Ulisse, ri- cercatore di avventure negli angoli più re- moti delle Alpi D'oc. L'alpinismo di ricerca, -tracciare vie su pa- reti mai testate, valutarne la possibilità, soppesare il rischio- non è da tutti, la pre- parazione richiesta contempla saggia co- noscenza di sé stessi e determinazione. Conoscenza di sé e determinazione sono particolari elementi della struttura psico- t Segue a pag. 3

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Notiziario trimestrale delle Sezioni del Club Alpino Italiano di Alessandria,Acqui Terme, Casale Monf., Ovada, San Salvatore Monf., Tortona, ValenzaAutorizzazione Trib. di Casale n. 155 del 27.2.1985 - Direttore ResponsabileDiego Cartasegna - Direzione e Amministr. Via Rivetta, 17 Casale MonferratoRedazione Stampa Tipografia Barberis snc San Salvatore Monferrato“Spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Alessandria”Anno XXIV - Num. 1 - GENNAIO 2013 __________________________________________________

La catena dell'Ala Daglar si trova nell'A-natolia Centrale, tra le città di Konya eKayseri, Turchia. Non lontano dalla famo-sa area turistica della Cappadocia, questemontagne non sono tuttavia molto cono-sciute dagli europei. Ciò nonostante nelcorso degli ultimi decenni vi si sono succe-dute varie esplorazioni, che le sono valsel'appellativo di «Dolomiti turche». Tra ipiù assidui esploratori delle pareti vertica-li vi sono gli italiani, che dal 1955 vi han-no organizzato spedizioni alpinistiche conl'intento di salire le pareti più evidenti eun piccolo gruppo di francesi, che dallaprima metà degli anni '90 ha aperto unagrande quantità di vie miste, a spit e pro-tezioni mobili. Tuttavia l'Ala Daglar rima-ne conosciuto soprattutto agli sci-alpinistied agli escursionisti piuttosto che agli al-pinisti e per questo viene frequentato so-prattutto in primavera. Fino a pochi annifa l'alpinismo che si praticava sulle monta-gne del massiccio era essenzialmente di ti-po tradizionale. Le pareti erano così nu-merose che la maggior parte di esse erastata salita solo per le linee più evidenti,che coincidevano con i tratti fessurati. Ichiodi ad espansione erano stati usati so-lo saltuariamente e l'alpinismo turco suquesto massiccio si sviluppò in questo con-testo. Anzi, per un tacito accordo questogruppo di montagne (ma tutte le monta-gne turche!) venne considerato zona in-

terdetta alle protezioni ad espansione.Forse anche per questa ragione l'Ala Da-glar assunse una certa fama di pericolo-sità, tanto che non passava anno che nonci fosse un incidente mortale, magari do-vuto al crollo di qualche pilastro o alla ca-duta di sassi. Nel 1993 l'arrivo in zona dialcuni forti arrampicatori francesi sconvol-se un po' le cose. Addirittura le prime viea spits nella Cimbar Valley, un gigantescocanyon nelle vicinanze del villaggio di De-mirkazik, non vennero viste di buon oc-chio dai tradizionalisti. Ma i francesi fece-ro anche di più, aprendo la prima via aspits sul Parmakkaya e sul Güvercinlik(Tranga Wall), montagne simbolo delgruppo. La via al Parmakkaya, un incredi-bile dito di roccia, rimase per un decennioquasi sconosciuta e con pochissime ripeti-zioni. L'altra grande via fu ripetuta solodue volte e si pensava addirittura fosseopera di cecoslovacchi. Tuttavia le vie deifrancesi fecero gradatamente nascere uncentro di arrampicata sportiva nella Cim-bar Valley, piuttosto frequentato dai tur-chi in estate. Oggi gli arrampicatori localinon sono tutti integralisti del no-spit, e lamaggioranza vede di buon occhio la na-scita delle nuove vie e anzi, le incoraggia.Occorre però che i visitatori non si lascinoprendere la mano e rispettino le tradizio-ni e le vie esistenti, usando lo spit solo senecessario e mai aprendo vie dall'alto. In tSegue a pag. 2

Spedizione extraeuropea Ala Daglar 2012 nell’Anatolia Meridionale

LE PARETI DI LUCE

questo senso, prima di aprire una nuovavia, è meglio contattare i locali e coinvol-gerli in qualche modo nel progetto. Difatto le montagne dell'Ala Daglar riman-gono ancora, nonostante le ultime viemoderne, un formidabile campo di azio-ne. Moltissime pareti sono ancora inesplo-rate e le linee più compatte rimangonoancora da salire. E, considerando che lameteo in estate è incredibilmente stabilesul bel tempo, probabilmente nei prossimianni l'Ala Daglar diverrà una destinazionealla moda.

Alpinismo tra mito e storia

SCARASON: LA PARETE DEI SOGNI…Fulvio urla di gioia quando trova unterrazzino quasi orizzontale, è il primoche incontriamo dopo due giorni, sopradi noi però la grande fascia di strapiombiha un’aria davvero ostica, riusciremo aduscire domani?...

(Scarason pg 161)

Riuscirà la cordata Ligure ad uscire doma-ni? Il giorno dopo alle 19.00 Fulvio escein cresta allo Scarason: è il 7 settembre1987. Il sole è un inno alla vita, un’oradopo, dalla parete usciranno i due com-pagni di cordata, è un lieto fine d'un ro-manzo di avventura, la discesa a valle èaccompagnata da luna piena di magicanotte d'estate.Scarason è il nome del pino nano radicatonel gruppo del Marguareis-Alpi liguri, del-la parete oggetto di tentativi e presenzedi alpinisti transalpini da farne un mito,

ed ora infine, grazie al lavoro di FulvioScotto, Scarason è un libro.

Nel libro la narrazione dei fatti è un susse-guirsi emotivo e piacevole della dimensio-ne psicologica dell'essere umano (rappor-tata all'agire sulla parete) che con certosi-na maestria Fulvio sa compulsare, chiosa-re, guidando il lettore alla conoscenza diuna complessa parete nel farsi storia.L'autore, non è nuovo nel cimentarsi inscritti* o documentazioni alpinistiche, l'e-stro della ricerca connaturato al carattere”nomade” fa di lui il moderno Ulisse, ri-cercatore di avventure negli angoli più re-moti delle Alpi D'oc.L'alpinismo di ricerca, -tracciare vie su pa-reti mai testate, valutarne la possibilità,soppesare il rischio- non è da tutti, la pre-parazione richiesta contempla saggia co-noscenza di sé stessi e determinazione.Conoscenza di sé e determinazione sonoparticolari elementi della struttura psico-

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A c c e s s o :dal capo-luogo Ca-mardi, rag-giungere ilvillaggio diDemirkazike quindi,proseguirelungo lastrada prin-cipale in di-r e z i o n eNord. Dopocirca duechilometrisi incontrail parcheg-gio che ad-duce alcanyon. Losi percorrea piedi sinoal Çatal,dove si im-bocca il ramo di destra, verso l’Arpalik; ri-salirlo per circa 600 metri. Salire poi com-pletamente un breve canale (sulla destraorografica) e reperire l’attacco della via,in corrispondenza di una grotta in-confondibile. Circa 1 ora dall’auto. Splen-dida arrampicata su roccia costituita dacalcare eccezionale.Materiale: 10 rinvii - corde da 60 m - dueanelli di cordino doppi. Via attrezzata aspit inox distanziati.Discesa in doppia lungo la via.I tiri: L1: 5c L2: 6b; L3: 6b L4: 6a+ ; L5:6c+; L6: 6a; L7: 4b 2) Yeniceri T, 3150 m “Dove comincia il tem-po”Gianni Ghiglione e Gianfranco Patrucco;dal 6 al 10 agosto 2012;340 m; 6b (6b obbl.).Materiale: Via attrezzata a fix inox moltodistanziati. Per una ripetizione portare 10rinvii, corde da 60 m, anelli di cordino,una serie di friends B.D. fino al n° 4.La parete si trova sulla bellissima paretedello Yeniceri T, posta di fronte al Par-

La nostra attivitàAbbiamo fatto l'accesso da nord, dove aipiedi delle montagne si trovano gli acco-glienti paesini di Demirkazik e Cukurbag.Questi li abbiamo assunti come base perla nostra attività, poichè il versante suddella catena è ancora molto selvaggio ela logistica sarebbe stata più complessa.Nei pressi dei villaggi si trova l'ingressodella Cimbar Valley, dove noi abbiamo in-dividuato una bella parete, la Pink Towere dove abbiamo aperto la prima via, chia-mata da noi “Il vento del silenzio”, 240m, 7° grado superiore. La Emily Valley,che si trova invece più a sud ed è accessi-bile dal paese di Cukurbag lungo una pi-sta che si sviluppa per una decina di chi-lometri, è stata teatro della nostra secon-da via, in una grande parete chiamataYeniceri T, 3150 m. Questa via l'abbiamochiamata “Dove comincia il tempo”, 340m, difficoltà 7° grado.Come ci siamo arrivati: abbiamo raggiun-to in volo Adana, una delle città intornoal massiccio. Da qui in auto abbiamo rag-giunto la cittadina di Nigde e quindi De-mirkazik, dove si trova il campeggio “AlaDaglar”, gestito da una guida turca, Re-cep Ince. Nei giorni successivi abbiamooperato nelle Valli Cimbar e Emily, apren-do appunto i due itinerari recensiti.Componenti della spedizione: Matteo Bi-siani, Marina Giordano e Gianfranco Pa-trucco (CAI Novi Ligure), Gianni Ghiglione(CAAI). Il periodo di svolgimento dellaspedizione è stato dal 29 luglio 2012 al12 agosto 2012.Le relazioni delle due vie1) Pink Tower Parete est “Il vento del silen-zio”.Gianni Ghiglione e Gianfranco Patrucco;31 luglio 2012 - 2 agosto 2012;240 m; 6c+ (6b obbl.).Materiale: via attrezzata a fix inox. Peruna ripetizione portare 10 rinvii, cordeda 60 m, anelli di cordino, una serie difriends B.D. fino al n° 3. La parete si trovasu una bellissima torre rocciosa situatasulla destra orografica della Cimbar Val-ley.

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makkaia, montagna simbolo turca. Accesso: dal campeggio Ala Daglar si ol-trepassa l’abitato di Cukurbag e si im-bocca l’imponente Emily Valley. La si per-corre in fuoristrada per alcuni chilometri,fin dove lo sterrato termina. Si proseguea piedi sino al pianoro di Koladolek, perpoi piegare a destra in direzione dell’in-confondibile Parmakkaia. Da qui, dopocirca un’ora di cammino si ci dirige allabase dello Yanaceri T, verso il centro del-la grande parete. L’attacco si trova in cor-rispondenza di un grosso masso posto al-la base, sotto il quale è presente un an-fratto. Splendida arrampicata su rocciacostituita da calcare eccezionale.Materiale: 10 rinvii - corde da 60 m -anelli di cordino doppi. Via attrezzata aspit inox distanziati (mediamente unospit ogni 10 metri).Discesa in doppia lungo la via.I tiri : L1: 6b; L2: 5b; L3: 6b; L4: 6b; L5: 5c;L6: 5c; L7:6°; L8: 6a

Il Capo spedizione(Gianni Ghiglione, INA - CAAI)

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logica dell'essere umano che se in-trospettivamente non valutati pon-gono a rischio la vita, e qualora lapadronanza della bravura acquisitala si interpreti certezza, saremmocomunque distanti dal “se”.Scrivere è un impegno non esenteda stress o altre forme di turbamen-to, incluso il rischio inconcludentedel lavoro, rischio che Fulvio auto-revolmente ha gestito coniugandola capacità intellettuale e descritti-va, sfociate nel capolavoro che ar-ricchisce e si somma ai tanti dellaletteratura alpinistica.Nella prefazione al libro AlessandroGogna riconosce l'eccellenza del la-voro al punto di esprimere un rim-pianto per... ”non essere lui il padrino diquesta splendida creatura...”.Venni a conoscenza dell'ipotesi di scrivereil libro sullo Scarason tempo fa...” per oraraccolgo informazioni sui personaggi inqualche maniera coinvolti con la paretepoi si vedrà...”.Il tempo scorre in fretta, vola a volte, sivorrebbe fermarlo tirare un sospiro riordi-nare le idee fare il punto, fiumi di parolesubissano il pensiero, filtrare darle senso ecomposizione; scrivere un libro -di monta-gna- è una particolare impresa; non v'è ci-ma, gradi, tempo; pensiero, solo pensiero.Febbraio 2012, la fatica di Fulvio profusain anni di ricerca è premiata da un testoletterario pregiato, il libro è realtà.La chiave di lettura del libro -a mio avviso-è incentrata alla parete che oggettiva-mente assurge a “palcoscenico di provettiattori” nel contempo però, essa è altra co-sa emotivamente pensarla, infatti il filoconduttore accumunante coloro chel'hanno salita, non è l'aspetto tecnico -questo è fuori discussione- bensì la totaleinaffidibilità della struttura rocciosa checondiziona il fattore psicologico.Questa è l'anomalia della parete più com-plessa delle Alpi D'oc, ed era già ben chia-ra nella mente del Monregalese SandroComino che così si esprime nella didasca-lia della foto nella prima guida alpinisticadel Marguareis del 1963: ”...la paretenord della cima Scarason ancora inviola-ta... aggiungendo poi... una parete formi-

dabile e impressionante di 400 metri for-temente strapiombante...”.Rincara la dose Armando Biancardi, raffi-nata penna della Stampa Torinese, an-ch'egli conoscitore del luogo.L'esca era gettata; si trattava solo diaspettare, nel contesto sociale di queglianni -l'onda lunga dei movimenti giovani-li della contestazione Americana- c'era chisognava un mondo migliore e nella mon-tagna intravedeva liberazione e indipen-denza; i tentativi si arenarono non oltre iprimi 100 metri, i tempi non erano maturie la dissacrazione dovette attendere...A infrangere il tabù della parete ci pensa-rono Alessandro Gogna e Paolo Armandoi quali, alla ricerca dell'estremo grado, in-gaggiarono una lotta -soprattutto con sestessi- e in due tentativi nell'aprile del1967 ne vengono a capo.Nel suo libro “Un Alpinismo di ricerca”Gogna, al capitolo Scarason vi dedica 55pagine; è un alpinista affermato che spa-zia dalle Alpi all'Himalaya eppure il suoracconto è toccante: ”...stiamo vivendoqualcosa di grande... siamo convinti che lasalita che ci attende non segnerà una tap-pa solo per noi, ma per l'intero alpini-smo...La via tracciata da Gogna/Armando però -con un colpo di scena da romanzo- se perun verso rompe il tabù della parete, perl'altro l'avvolge nell'alone reverenzialedegli anni che verranno.Solo 11 anni dopo il 26/27 ottobre 1978 siavrà la prima ripetizione della via da par-te di Gianni Comino e Rio Celso, nonon-stante ciò la via avvolge il sogno di tantied è temuta da molti.Il punto forte della Scarason è concentra-to al centro parete in una linea di fessureche dalla base puntano alla vetta, quellalinea, peraltro osservata e tentata neglianni è per Fulvio, già salitore della Gogna,“...la via che vorrebbe per sé, sulla paretepiù temuta delle montagne che sentesue...”La via che vorrebbe per sé la realizza tra il4 e il 7 settembre 1987, il merito della cor-data ligure, il pregio di Fulvio, è nell'averdato notorietà ad una parete che per lapessima qualità della roccia rischiava esse-re fine a se stessa.Senza dubbio la storia dello Scarason con-templa la proiezione del pensiero di chi siè misurato sulla parete esprimendo arte,creatività, passione, vagheggiati sogni diavventura turbati da lieto fine, fino allamitizzazione della stessa.Il mito è un’esigenza di spiegare la realtà,

è spiegazione di un rito (di questo po-co si parla, ma nella storia dell'alpini-smo e - dell'uomo- vi sono profondetracce che conducono all'origine dellaspecie nel suo evolversi, perche la sto-ria dell'uomo è soprattutto un proces-so evolutivo psicologico) e come laparola stessa recita è innanzitutto unracconto.Un racconto che inizia (provocante) inuna frase didascalica sulla foto delloScarason e che coinvolgerà più gene-razioni in avvicendevoli prove con laparte più trasognante di se.Il libro di piacevole lettura molto con-creto e poco romanzato, avvicendapersonaggi reali analizzati dal loroparlare e comunicare, intreccia gene-

razioni e culture diverse, modi di pensaree tecniche diverse -moderne-, insommauno spaccato di storie personali cui glielementi storico/culturale/psicologico, de-notano il carattere di ogni singolo alpini-sta alle prese con la parete che più di al-tro si poneva a loro quale banco di prova.Fuor di dubbio la portata storica che pro-pone, il libro merita il posto che gli com-pete nelle librerie degli appassionati diletteratura alpinistica, se ne avvertiva datempo la necessità ma, come detto, scrive-re non è da tutti.Nel libro si avverte, perché lo permea, ilcuore pulsante, palpitante emotivo, del-l'amore di un protagonista di primo pianodelle Alpi D'oc, un amore sconfinato poinelle grandi vie delle Alpi in altre avven-ture.Mentre leggevo il libro avvolto nell'atmo-sfera dello Scarason, pensavo che in fon-do -chi piu chi meno- gli alpinisti (a loromodo) sono un pò tutti sognatori, ricerca-tori di un’anima che vaga nella natura im-perfetta del nostro essere; l'icona dellamontagna o la metafora che rappresenta,rimane l'archetipo che coglie la parte piùsensitiva dell'aspetto poetico che ognunodi noi, -nel vivere in società complesse epostmoderne prive di valori- coglie. E l'anima? non chiedetemi perche, ma,mentre scrivevo questo articolo un’afori-sma di Eraclito entrato a gamba tesa nelpensiero, si è imposto a diagnosi riflessiva:...”chi più cerca l'anima meno la tro-verà”... Che dire? Eraclito era il filosofodel divenire e nell'anima intravvedeva il“mondo” così sfuggente e immenso allacomprensione del suo tempo; come il no-stro; buona lettura.

Alessandro Nebiolo

*Fulvio Scotto. Membro del CAAI e GISM(Gruppo Italiano Scrittori Montagna), so-cio Alpine Club Britannico.Scarason: Il mito delle Alpi Liguri. Editofebbraio 2012.

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crinale ventoso che si affaccia sulla grande pia-nura del Po dove riconosciamo l’agglomerato diPiacenza e, forse, di Cremona. Continuiamo lalunga e comoda carrozzabile sterrata che ci por-ta a Mareto, dove l’Albergo dei Cacciatori ci ac-coglie con una prelibata cena fatta di gustosipiatti della tradizione locale, ideale per infon-dere coraggio e ottimismo per le prossime tap-pe, tutte oltre i 30 km, con dislivelli importanti.Così il mattino successivo, alle 7 tutti (quasi)puntuali con lo zaino in spalla, iniziamo la lun-ga discesa che ci porta sul fondo della Val Nure.Qui optiamo per il guado del torrente, piutto-sto largo ma basso, che ci consente di risparmia-re circa 3 km: una parentesi di fanciullesco di-vertimento per un gruppo la cui età media si di-scosta assai da quella della fanciullezza. Pur-troppo ad una discesa segue spesso una salita equesta è altrettanto ripida della prima. A Grop-pallo la presenza di un bar ripropone gli agidella civiltà dopo la lunga salita tra i boschi. Perarrivare a Bardi rimangono ancora tanti chilo-metri, ma il percorso si snoda prevalentementesu una lunga dorsale senza grandi dislivelli. Gliestesi boschi, che emanano intenso profumo difunghi, la stagione ne è particolarmente gene-rosa regalando gusto e profumo alle nostre ce-ne, lasciano spazio talvolta a piccoli, isolatissimiborghi di poche case, capaci però di mostrarepregevoli sorprese architettoniche. Raggiunto ilpasso Linguadà, 1040 metri, il punto più altodella tappa, ci rimane la lunga discesa versoBardi, con gli ultimi 3/4 chilometri piuttostonoiosi su asfalto. Rispetto a Mareto, precedenteposto tappa, siamo però in una metropoli, vie,negozi, un paio di ristoranti, una grande piazzae soprattutto, in posizione ovviamente domi-nante, un imponente castello, edificato nel IXsecolo a guardia della Val di Ceno. A cena il sin-daco viene a portarci il suo saluto. Evidente-mente, sebbene questo tracciato cominci ad es-sere abbastanza conosciuto, grazie all’ultra-trailche vi si corre tutti gli anni, la presenza di ungruppo numeroso ed organizzato del CAI destainteresse. Tanto più sapendo che questotrekking è fatto in preparazione ad un’impor-tante evento per i 150 anni dell’Associazione.Il cielo grigio del mattino successivo ci confermal’esattezza delle previsioni: sarà una lunga gior-nata molto umida. Chiediamo a Renzo che, cau-sa lombalgia, si sposterà a Borgotaro con unpassaggio in auto, di informarsi se c’è la possibi-lità di trovare un pulmino che recuperi i piùstanchi ad Osacca, circa a metà percorso, dovearriva la strada asfaltata.Traversato il Ceno dopo breve discesa, iniziamola lunga ed erta salita verso Gravago con la va-na speranza che le nuvole rimangano sospese incielo. Dopo meno di un ora, quando ne restanoancora 7/8 di cammino, cominciano le primegocce, che presto diventano pioggia a trattibattente. A comode sterrate, dove mantellina

È certo affascinante, in questo tardo autunnoche ha già abbondantemente imbiancato le no-stre montagne, salire nel silenzio dei boschi in-nevati, raggiungere vette che si stagliano nelcielo cobalto, poi lanciarsi su pendii vergini dipolvere bianca per fermarsi con il fiatone ed imuscoli roventi a rimirare le nostre serpentine;così come è impagabile il ricordo di una cresta afil di cielo, salita in una bella giornata estiva,con la valle sempre più lontana sotto i nostripiedi, legati al compagno, più ancora che dauna corda, da una segreta complicità.Diverse, ma non minori emozioni, possiamoprovare camminando lungo i passi della storia:è quello che si prova percorrendo la Via degliAbati, che prende il via da Bobbio, piccola mapreziosa città sorta intorno al monastero fonda-to dal monaco irlandese Colombano, nel 615, altermine di lunghi anni di pellegrinaggio attra-verso l’Europa alla volta della città di Pietro, chenon riuscì a raggiungere. Da Bobbio però i suoimonaci, che del monastero fecero uno dei piùimportanti centri della cultura europea, conti-nuarono il cammino del fondatore verso Roma,per tenere i costanti contatti con il Papato. Uncammino molto diretto, ma piuttosto imperviolungo i 120 chilometri di Appennino che separa-no Bobbio da Pontremoli, da cui poi, scendendola Val di Magra, raggiungevano l’antico portodi Luni per proseguire attraverso l’intera Tosca-na e l’alto Lazio fino al soglio di Pietro. Un per-corso, tra antichi borghi guardiani di estesissimiboschi che talora si aprono in vaste radure perpreziosi pascoli e coltivi, pazientemente risco-perto attraverso la ricerca delle testimonianzedell’antico passaggio da alcuni storici, MarioPampanin, Giovanni Magistretti, Emilio Ferrara,Luciano Allegri, appassionati di questi luoghi af-fascinanti e tuttora sostanzialmente integri.È così che, in una bella giornata di fine settem-bre, ci troviamo in 21 amici a Bobbio, accompa-gnati dall’amico Bruno, che questa volta non ciseguirà con il suo comodo pullman. L’intero no-stro guardaroba dei prossimi 5 giorni dovrà sta-re nello zaino, facendo in modo da non appe-santirlo eccessivamente, visto che rimarrà sullenostre spalle per 8/10 ore al giorno. Ci accoglieMagistretti, che, dopo un saluto ed una brevissi-ma visita della città, ci accompagna al suggesti-vo Ponte Gobbo o Ponte del Diavolo i cui pila-stri di pietra, che salgono dal Trebbia ampia-mente asimmetrici determinando un susseguirsidi gobbe, facendone un antico monumento al-l’irrazionalità, che si fa risalire all’operato deldiavolo. Dopo le immancabili foto si parte, conqualche preoccupazione per la tenuta del grup-po, piuttosto eterogeneo. La salita, subito ripi-da, mette a dura prova i meno allenati che, for-ti di qualche incoraggiamento, stringono i dentia raggiungere Coli, per una prima breve sosta.Da qui la strada continua a salire, molto più dol-cemente, fino alla Sella dei Generali, lungo il

Trekking della Sezione di Casale Monferrato

LA VIA DEGLI ABATIed ombrello riescono a ripararci, si alternanosentieri scoscesi nel bosco, dove l’equilibrio di-venta difficile. Passiamo accanto al pregevolelavatoio seicentesco di Gravago senza apprez-zarne particolarmente la bellezza, ma dopo unpo’ anche questa pioggia diventa normalità enon dà più di tanto fastidio. Ad Osacca trovia-mo ad attenderci il pulmino, che subito caricaotto escursionisti fradici, ma non sono gli unici,anche i più temprati approfittano ingloriosa-mente dell’occasione chiedendo all’autista difare un secondo viaggio. Rimaniamo in quattro,tra cui non manca Carlo, incurante dei suoi 75anni, a concludere il percorso, salvando l’onoredel gruppo. Rinfrancati da un caffè bollente egrappino artigianale offerti da un gentile an-ziano signore, tra gli ultimi abitanti di questoborgo, riapriamo gli ombrelli e ripartiamo. Lapioggia diminuisce fino a smettere così, neipressi di Porcigatone, possiamo fare gli auguriad una coppia di sposi che posa per le foto. Fi-nalmente, verso le 17, raggiungiamo gli amicicomodamente seduti sui divanetti della hall del-l’albergo, mentre fuori si scatena il diluvio.L’ultima tappa è la più lunga. Fortunatamentele nubi ancora presenti all’alba lasciano postoad un bel cielo azzurro e possiamo riprendere ilcammino immersi nell’infinito mantello verdeche copre questo Appennino. In circa quattroore raggiungiamo i 1025 metri del passo delBorgallo, da cui lo sguardo spazia su una se-quenza di sipari montuosi che occupano daogni lato lo spazio fino all’orizzonte. Da quipercorriamo, scaldati dall’ultimo sole di settem-bre una lunga dorsale, a tratti rocciosa e affila-ta, fino ad incrociare la comoda sterrata chescende a Cervara, ultimo borgo prima di Pontre-moli, la nostra meta finale. Dopo esserci crogio-lati un poco al sole nella piazzetta del paese,ispirati da una simpatica famiglia di gatti, ed es-serci concesso il lusso di un caffè o un bicchieredi vino nel minuscolo bar appositamente apertoper noi, affrontiamo l’ultimo tratto verso la no-stra meta che ormai vediamo ai nostri piedi, mache si fa desiderare ancora per un paio d’ore. A Pontremoli ci sistemiamo nell’ostello del Ca-stello del Piagnaro, intelligentemente ristruttu-rato ad ospitare una struttura di accoglienza,spartana ma estremamente suggestiva per chiama camminare nella storia, e lo straordinariomuseo delle Statue Stele, antichissime sculturedi pietra risalenti fino al III millennio a.C. chenascondono un mistero non ancora compiuta-mente svelato, ritrovate, perlopiù casualmente,in questo tratto di Appennino.Ormai le fatiche sono alle spalle: ci rifacciamocon una sontuosa cena alla Locanda dell’Oca,dove il sindaco, accompagnato da Emanuele Fe-nucci, tenace presidente della piccola Sezionelocale, viene a portarci il suo saluto, a confermadella considerazione che nutrono la Ammini-strazioni locali per la capacità della nostra Asso-ciazione di valorizzare il territorio. Resta il tem-po, il mattino successivo, per una visita a questastraordinaria cittadina, porta dell’Appennino,alla confluenza delle valli del Verde e del Ma-

Salendo verso la Sella dei Generali L’alba del secondo giorno Guado del Nure

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5gra, percorse rispettivamente dalla Via degliAbati e dalla Francigena di Sigerico. Dopo la vi-sita guidata del castello e del suo museo, prose-guiamo accompagnati dall’amico Emanuele edal parroco Don Lorenzo, profondo conoscitoredella storia del borgo, nella visita del quartieremedioevale, arroccato sullo scosceso rilievo cul-minante nella fortezza, e del quartiere rinasci-mentale, adagiato tra i due fiumi, che rievoca ifasti del periodo mediceo. Il disagio di un ritor-no reso aleatorio da uno sciopero regionale deiferrovieri, è ampiamente compensato dalla sod-disfazione di aver camminato per quattro giorni

Sono aperte le iscrizioni alla variante franci-gena organizzata il prossimo anno comeevento nazionale per i festeggiamenti dei150 anni di fondazione del Club Alpino Ita-liano.Il percorso, di 40 tappe, è stato suddiviso inquattro tronconi al fine di essere coordina-to con altri eventi escursionistici di CAI 150.La partenza è fissata, come per tutte le ma-nifestazioni nazionali, il giorno 20 aprile,l’arrivo il 28 settembre a Roma, dove con-vergeranno i camminatori della Via Salaria,provenienti da Ascoli, e della Via Micaelica,provenienti da San Michele in Gargano, peruna grande festa del CAI nella Capitale.Ricordiamo nel dettaglio le quattro tratte:- Moncenisio - Casale Monf. 20-28 aprile- Casale Monf. - Sarzana 23 maggio-2 giugno- Sarzana - Siena 5-14 settembre- Siena - Roma 19-28 settembreÈ possibile iscriversi ad ogni singola tratta oall’intero percorso.Modalità e costi di iscrizione sono consulta-bili sul sito www.monferrato.net/cai/È altresì possibile aggregarsi per una o piùtappe ma, in questo caso, il partecipantedovrà provvedere alla propria logistica.

Il Rifugio della Sezione è ubicato in localitàSt. Jacques di Ayas, ai piedi del massicciodel Monte Rosa a 1700 metri di quota ed èuno splendido punto di appoggio per tuttele stagioni. Durante la stagione estiva èpossibile effettuare con partenza diretta-mente dal rifugio escursioni turistiche,escursioni più impegnative, salite alpinisti-che, gite in mountain-bike.

In inverno inpochi minuti siraggiungono lepiste del Monte-rosaSky, si pos-sono salire la ca-scate di ghiaccioed effettuare

escursioni con ciaspole e gite di scialpini-smo. Nelle mezze stagioni i boschi dellaValle d’Ayas regalano indimenticabili mo-menti di quiete al cospetto di una magnifi-ca natura.La struttura, dotata di riscaldamento, ac-qua calda e docce, è raggiungibile in autotutto l’anno e può ospitare gruppi di sociCAI in camere da due e quattro letti oppu-re in camerata.Per informazioni potete contattarci pressola Sede sociale dalle ore 21,15 alle ore23,00 del giovedi sera (telefono 0142454911) oppure al seguente indirizzo diposta elettronica [email protected]

Si comunicaai Soci la re-cente edi-zione a curadella Confe-d e r a z i o n eper la Mobi-lità Dolce(CO.MO.DO)di un volu-me fotogra-fico di 193pagine ri-guardante ilpatrimoniostor i co-ar -chitettonico

delle linee ferroviarie dismesse, intitolato“Ferrovie delle Meraviglie”; il Club AlpinoItaliano ha partecipato alla stesura di alcu-ni capitoli, tra cui si segnala per il Piemontequello sulla Bra-Ceva-Bastia-Mondovì cura-to dalla Sezione di Ovada, che ormai daqualche anno fornisce la propria collabora-zione all’organizzazione della Giornata Na-zionale delle Ferrovie Dimenticate (la pri-ma domenica di Marzo).Chi fosse interessato al volume può contat-tare direttamente la sezione CAI di Ovadao in alternativa il seguente indirizzo [email protected]

VIA FRANCIGENACAI 150

Bardi

Salendo verso il Passo del Borgallo Sul crinale verso la Valle del Verde Crinale della Valle del Verde

Farfarà Guado del torrente Verde Ingresso della Fortezza di Pontremoli

RIFUGIO CAICASALE MONF.

Il libro

LE FERROVIEDELLE MERAVIGLIE

insieme a tanti amici, superando la fatica, respi-rando a pieni polmoni l’aria pura di un ambien-te integro e, soprattutto, andando a conoscere,al ritmo lento dei nostri passi, uno dei tantiframmenti della nostra Italia, sconosciuti matraboccanti di storia, cultura e bellezza.Le tappe:Bobbio - Mareto: km 23, disl. +980 -200 ore 6;Mareto - Bardi: km 32, disl. +700 -1150 ore 8,30;Bardi-Borgotaro: km 31, disl +800 -700 ore 8,30;Borgotaro-Pontremoli: km. 35, disl. +800 -950ore 9,30;Enrico Bruschi, fotografie di Claudio Ferrando

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Per gli animali selvatici l’inverno è una sta-gione particolarmente avversa; soprattuttoin montagna, la difficoltà maggiore è vince-re le basse temperature e ciò è possibile soloriuscendo a reperire il cibo necessario perprodurre l’energia indispensabile alla vitalitàdel corpo. Non tutti gli animali però adotta-no gli stessi accorgimenti: gli animali a san-gue caldo riescono a mantenere il propriocorpo ad una temperatura costante trasfor-mando gli alimenti in calore corporeo, trat-tenuto sfruttando la protezione della pellic-cia o del piumaggio. Gli animali che hannola temperatura corporea che dipende daquella dell’ambiente nel quale vivono e cioègli animali a sangue freddo e nel dettagliogli anfibi e i rettili, quando il calore ambien-tale diminuisce, trovano rifugio nelle loto ta-ne, generalmente ben protette nel sottosuo-lo, nelle insenature rocciose, tra i vecchi edi-fici rurali o nel tronco degli alberi.Anche se non mancano eccezioni come adesempio la marmotta, il ghiro, il riccio, loscoiattolo che in inverno vanno in letargo, lespecie a sangue caldo rimangono attive du-rante tutto l’inverno anche in montagna, tal-volta fino a quote abbastanza elevate.Molti uccelli non affrontano direttamentel’inverno poiché migrano verso aree più mitiin attesa della primavera superando grandidifficoltà connesse alla distanza da percorre-re in autunno e poi per il ritorno in primave-ra, all’alimentazione, alla rotta da seguire,all’efficienza fisica per affrontare un viaggiomolto lungo. Alcune specie come il pettiros-so e lo scricciolo abbandonano semplicemen-te la montagna per svernare a quote collina-ri. Per gli animali che in inverno restano atti-vi, gli ostacoli principali sono dunque il fred-do e la carenza di cibo. Il calore del corpo èdirettamente collegato alla quantità di ali-menti consumati o allo sfruttamento delle ri-serve di grasso accumulate in estate. Tutti imammiferi all’inizio dell’inverno rinnovanola pelliccia che diviene molto più folta al finedi ottenere un isolamento più efficace. An-che gli uccelli infoltiscono il piumaggio ed al-cune specie che permangono a lungo sullaneve, come la pernice bianca, possono averele penne anche sulle zampe. Altri ancora, co-me ad esempio il pettirosso, gonfiano il piu-maggio trattenendo l’aria che consente unmaggiore isolamento termico. Alcune speciehanno il mantello invernale quasi nero comeil camoscio o semplicemente di una tonalitàpiù scura che cattura maggiormente il caloredel sole. Solo pochi animali vestono un man-tello bianco agevolando il proprio mimeti-smo sulla neve ed essi sono la pernice bian-ca, l’ermellino e la lepre alpina. Anche leestremità del corpo e quindi orecchie, naso,coda e arti delle specie che permangono alungo nelle aree fredde sono talvolta ridottee sempre ben protette. Altre specie ancorasfruttano l’isolamento della coltre nevosasufficiente per evitare il freddo più intenso,permanendo per lunghi periodi sotto la ne-ve; in primavera è facile osservare le galleriedelle arvicole che in inverno sono individua-bili a fatica solamente dai rari fori usati peruscire brevemente all’esterno. I tetraonidi esoprattutto il gallo forcello si proteggonodal freddo della notte e durante le tormentescavando una buca nella neve e ricoprendosiquasi completamente con la neve stessa. La

ricerca del cibo in inverno è molto complessasoprattutto per gli animali erbivori o sempli-cemente non carnivori: la neve ostacola glispostamenti e rende insidiosi i versanti, tuttigli animali a sangue freddo e gli insetti nonsono disponibili, la vegetazione utilizzabilecome alimento è molto ridotta ed anche l’ac-qua è quasi assente. I grandi erbivori gene-ralmente scendono di quota permanendo alungo nelle fasce boschive dove la coltre ne-vosa è sempre meno spessa oppure frequen-tano i versanti di maggiore pendenza chegeneralmente sono liberi dalla neve, così co-me la lepre comune che abbandona le areeaperte per rifugiarsi nelle faggete e nei bo-schi di conifere sostando alla base dei grandialberi nello spazio liberato dal vortice delvento intorno al tronco dove può alimentarsie ripararsi dalle tormente. Molti erbivori evari uccelli si adattano al cambiamento delladieta consumando le poche parti di piantedisponibili come erba secca, aghi di conifere,licheni, cortecce. Vari piccoli uccelli ed in par-ticolare cincie, fringuelli, passeri, oltre ad ac-cettare volentieri il cibo offerto o abbando-nato dall’uomo, ricercano semi direttamentesulle piante mentre altri come la ghiandaia ela nocciolaia visitano le scorte occultate allafine dell’estate e in autunno dimenticando-ne solo una piccola parte che contribuisce al-la nascita di nuovi alberi. Anche la riduzionedelle attività alla sola ricerca del cibo e perbreve tempo durante il giorno, contribuisceal risparmio energetico.Per i carnivori è più semplice reperire nutri-mento poiché una sola preda può garantirealimento per più giorni. In realtà però nonmancano notevoli difficoltà anche per loro,soprattutto in relazione all’immobilità dellespecie da predare, quindi meno vulnerabili,ed alla difficoltà di movimento anche per ipredatori. Per questo molti carnivori come lavolpe, i mustelidi e talvolta anche il lupo,non disprezzano il consumo di frutti selvaticidi ogni genere e piccoli animali come le ar-vicole ed i topi campagnoli. Anche i rapaci ininverno sono meno attivi e riducono all’es-senziale la ricerca e la caccia delle prede so-stando a lungo in luoghi riparati negli an-fratti rocciosi o nel fitto dei boschi. Inoltre,alcuni, come il biancone o il falco pecchiaioloche hanno una dieta molto specializzata ri-spettivamente costituita da rettili e grossi in-setti, superano l’inverno migrando versoaree geografiche più miti.

La fauna in montagna nella cattiva stagione

GLI ANIMALI E L’INVERNOPoi c’è chi in inverno sfrutta il letargo; oltreallo scoiattolo, il ghiro, il riccio, il pipistrelloche affrontano l’inverno in tane di piccoledimensioni o semplicemente in luoghi ap-partati, la marmotta costruisce tane profon-de e ben isolate dove vive in gruppi familiaririducendo il metabolismo e la temperaturacorporea a livelli bassissimi. Durante il letar-go, alcune specie interrompono il sonno perbrevi uscite dalla tana (scoiattolo, talvolta ilriccio), mentre altre dormono ininterrotta-mente (marmotta, ghiro).Il mondo degli insetti affronta l’inverno inmodo diverso: essi sono assenti e superano lastagione fredda permanendo in una delle fa-si dello sviluppo ben riparati tra la vegeta-zione oppure assicurano la prosecuzione del-la specie deponendo le uova in luoghi benprotetti alla fine dell’estate.Nel contesto dell’inverno della montagnadove già all’inizio della stagione ogni attivitàdegli animali è limitata dalla necessità di ri-sparmiare energie, fanno eccezione pochespecie che hanno scelto questo difficile pe-riodo per la riproduzione, dalla fase inizialedel corteggiamento agli amori. Il camoscio èattivo dai primi giorni di ottobre e tra l’iniziodi novembre e la metà o poco oltre di dicem-bre avviene la fecondazione delle femmineal termine di uno stancante cerimoniale. Perlo stambecco il corteggiamento è posticipatoal mese di novembre e la fecondazione dellefemmine è ulteriormente protratta nell’in-verno, anche fino all’inizio di gennaio. I ri-tuali di corteggiamento e soprattutto gli

scontri tra maschi di camoscio e stambecco,generalmente incruenti ma molto faticosiper i protagonisti, sono uno spettacolo ecce-zionale. I colpi di corna sferrati dagli stam-becchi sono chiaramente percepibili anchead una certa distanza. Un buon binocolo edun appartato appostamento al sole garanti-scono una condivisione con il mondo anima-le della montagna quasi impossibile in altriperiodi.Al termine del periodo degli amori i maschidi stambecco e camoscio, molto provati dallefatiche della riproduzione che tra l’altro han-no imposto una notevole riduzione del tem-po dedicato all’alimentazione ed un elevatoconsumo di energia, dovranno ancora af-frontare freddo, fame, valanghe, intempe-rie, subendo gli effetti di una selezione natu-rale molto severa.L’inverno è dunque una stagione dura pergli animali selvatici; esso chiede molto e solocoloro che sono sufficientemente forti e ca-paci di sfuggire alle peggiori insidie dell’am-biente, possono giungere alla primavera e ri-prodursi ancora una volta.

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seguito in salita fino alla località Sinaccio,che segna il confine tra Casale ed Ozzano, indirezione del quale si è scesi per percorrerela valle del Rio Fontanola, centro nevralgicodell’industria cementiera. Raggiunto il fon-dovalle si è potuto vedere dapprima l’im-bocco della galleria di carreggio che partedalla cascina del Mago, da cui fuoriesce unruscello, segno della falda che questa galle-ria intercetta; successivamente i poveri ca-seggiati in cui vennero alloggiati gli operaidelle valli bergamasche, assunti in sostitu-zione dei nostri cavatori, licenziati e ridottialla fame in seguito ad un prolungato scio-pero per ottenere migliori condizioni di la-voro e salario (vicenda che, in forma diversasi ripete ai nostri giorni con le delocalizza-zioni); il pozzone Cavallera, che svetta suglialberi del bosco e che per decenni rifornìcon la marna estratta dalle sue profondità legrandi fabbriche ozzanesi, lo stabilimentodell’Unione Cementi Marchino e quindi la“Milanese e Azzi” che, nei pressi della ferro-via utilizzata per il trasporto del cemento,domina il paesaggio con la suggestiva se-quenza delle sei grandi ciminiere in cotto.Dopo una pausa presso i locali della prolocoper il pranzo al sacco, l’associazione OperOha aperto i locali del piccolo ma istruttivomuseo del cemento, dove l’anziano “cava-tore” Luigi Degiovanni, illustrava con chia-rezza agli studenti, attraverso i precisi pla-stici presenti, il funzionamento dell’interociclo del cemento, aiutandoli a meglio com-prendere ciò che avevano visto sul terreno.Infine, prima di lasciare Ozzano il geometraMauro Monzeglio guidava la scolaresca allavisita della chiesa di San Salvatore, gioielloromanico che domina il paese e che custodi-sce preziosi affreschi del 1400 recentemen-te restaurati.Rimaneva l’ultima fatica del ritorno versoSan Giorgio e Casale per concludere unagiornata ricca di insegnamenti: il valore delcammino, non solo utile esercizio per il cor-po, ma fondamentale per vedere e conosce-re il territorio che ci circonda; la capacità divincere la fatica per raggiungere una meta;la conoscenza dal vivo di un pezzo impor-tante della storia del nostro Monferrato.

Martedi 8 maggio lezione del tutto inusua-le per tre classi dell’Istituto Leardi, del corsoturistico e del grafico. Accompagnati dagliinsegnanti di educazione fisica e guidati da-gli accompagnatori di Alpinismo Giovaniledella Sezione Casalese del CAI il gruppo distudenti ha raggiunto la periferia di Casalein pullman, per proseguire a piedi il percor-so del cemento verso Rolasco e Ozzano. Ilprimo tratto, pianeggiante, si snoda lungol’ameno fondovalle del rio Rizza, dove untempo transitava il trenino che trasportavala marna alle fabbriche casalesi. Della vec-chia ferrovia esiste ancora la massicciata e ilpiccolo locale della stazione. Ad illustraresul campo la storia dell’industria del cemen-to, che fece del nostro territorio uno deigrandi poli industriali italiani nella primametà del 900, Michele Barbano, anch’eglisocio CAI oltre che dell’Associazione ozza-nese OperO, dedita alla riscoperta e valoriz-zazione di questa storia. Lasciata la valledel rio Rizza è iniziata, tra i primi mugugnidegli studenti, poco abituati a camminarefuori da strade asfaltate, la salita verso ca-scine Sinaccio, lungo la quale si incontra,quasi sorto improvvisamente dal verde del-la campagna, il pozzone di carico Ecola, im-ponente ed elegante torre, ancora in otti-mo stato di conservazione nonostante i nu-merosi decenni si abbandono. Barbano neha spiegato il funzionamento: la torre, at-traverso un sistema di montacarichi, servivaa portare in superficie la marna estratta dalduro lavoro dei “cavatori” in un reticolo digallerie profonde fino a cento metri, per ca-ricarla quindi sui carrelli della teleferica cheraggiungeva il successivo pozzone Biandrà,dove convergeva anche la teleferica prove-niente dalla cave di ghiaia presso il Po,ghiaia utilizzata come correttivo del cemen-to. Dalla Biandrà poi transitava per il poz-zone Cavallera giungendo infine allo stabi-limento UIC Marchino; proprio alla parten-za da villa Sordi gli studenti avevano potu-to vedere il ponte di un’altra teleferica, de-stinata agli stabilimenti di Morano, che ri-parava dalla caduta di materiale la stradaper Coniolo. Con qualche momento di relaxper far dimenticare la stanchezza, si è pro-

Sezione di Casale Monferrato

ESCURSIONE NELLA STORIAINDUSTRIALE DI CASALE Con l’arrivo dell’autunno e delle prime nevi-

cate inaspettate in montagna riprendono,come ogni anno, nell'ambito dei progetti le-gati alla Biblioteca Luigi Bo, le serate “Biblio-cai” dedicate alla Montagna e non solo, or-ganizzate dal CAI di Casale Monferrato, conil patrocinio del Comune. La rassegna 2012-2013 propone nove incontri che si terranno,di venerdì, presso l’auditorium Santa Chiaradi via Facino Cane 31, con inizio ore 21,15. Dopo le serate dedicate ai 150 anni dell’alpi-nismo italiano (con Enrico Camanni), al mitoalpinistico delle Alpi Liguri (con Fulvio Scottoe Angelo Siri), all’esperienza attraverso la viaFrancigena (a cura di Mario Casalone) e al-l’intervento di Annibale Salsa su “Il CAI e lasocietà italiana” il programma prosegue conil seguente calendario:25 gennaio - Cantieri d’alta quota - Rifugi al-pini ieri e oggi a cura di Luca Gibello;8 febbraio - Trekking sulle Alpi di Torino acura di Gianluca Boetti;1 marzo - Nepal, La culla degli Dei. Presenta-zione fotografica a cura di Marco Coppo;15 marzo - Gli ultimi scarponi. Conferenza acura di Alberto Marchionni;29 marzo - Una montagna di ricordi 2012. Imomenti più belli in montagna dei nostri so-ci. Presentazione fotografica a cura di Ema-nuela Patrucco;Come si può constatare dal momento che il2013 sarà caratterizzato dai festeggiamentiper il 150° anniversario della fondazione delCAI molte delle serate casalesi “Bibliocai” so-no dedicate a questo tema. Si va dalla storiadell’alpinismo, illustrata da Enrico Camannicon una testimonianza diretta sui “NuoviMattini” di cui fu uno dei protagonisti, alracconto di Alberto Marchionni dell’alpini-smo torinese che precedette quest’epoca,con il titolo evocativo “gli ultimi scarponi”,passando per l’avvincente storia della con-quista dello Scarason, parete tanto scono-sciuta quanto difficile, emblema dell’Alpini-smo nella sua caparbia volontà di affrontarei rischi dell’ignoto. Questo viaggio attraversola storia del CAI tocca il suo momento più al-to con la conferenza del Past President Anni-bale Salsa.A questi incontri si aggiunge la presentazio-ne del volume di Luca Gibello sulle proble-matiche legate alle opere di adeguamento eristrutturazione dei rifugi alpini, della guidaescursionistica delle valli torinesi di GianlucaBoetti; le esperienze di Mario Casalone, so-cio della nostra Sezione, sulla Via Francige-na, di Marco Coppo, fotografo professioni-sta, in Nepal; infine la tradizionale conclusio-ne, curata dalla sensibilità artistica di Ema-nuela Patrucco, con i più bei ricordi di mon-tagna dei nostri soci. Ma non è tutto qui, poiché la Sezione di Ca-sale raddoppia ed accanto alle serate Biblio-Cai organizza CineteCai, un programma diproiezioni di film ambientati in montagna. Sitratta di una novità assoluta per la nostra Se-zione, sicuramente gradita ai soci.Le serate si svolgono presso la sede di via Ri-vetta 17, alle ore 21,15, con il seguente ca-lendario:16 gennaio - Grandi a confronto “Entre terreet ciel” - Gaston Rebuffat “La Via Bonatti”30 gennaio - 1936 - parete nord dell’Eiger“North Face”20 gennaio - dal romanzo di Jon Krakauer“Aria Sottile”

Sezione di Casale Monf.

BIBLIOCAI

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dal legno alla pietra, dalla pittura alla mi-niatura: Giuliano Alloisio, Luigi Bartolini,“Dip”, Enrico Mazzino, Giuseppe Piccar-do, Giuseppe Robello, Gianpiero Scarsi,Clelia Sciutto e Maria Grazia Sciutto. Èstata però l’occasione per ricordare, conl’esposizione di alcune loro opere, dueiscritti scomparsi: Piero Jannon e AngeloRavera “Pantalin”. La mostra ha poi of-ferto ai visitatori la possibilità di rivederele foto delle “30 vette” salite il 14 otto-bre (per la verità le cime raggiunte sonostate 32…) e di portarsi a casa il libro-ri-cordo, magnificamente realizzato dalpunto di vista grafico da Giuseppe (Pino)Robello.Insomma, a dispetto delle disavventureimmobiliari, tutto si è concluso per il me-glio e il 12 dicembre scorso la nuova sedeè stata ufficialmente inaugurata. Inutileaggiungere che la soluzione dei diversiproblemi è stata possibile solo grazie allosforzo congiunto di tanti soci che, in mo-do del tutto disinteressato, si sono impe-gnati a fondo nei vari lavori e nelle diver-se attività. Sarebbe lungo citarli tutti (colrischio di dimenticarne qualcuno), ma aloro va il più ringraziamento del Consi-glio Direttivo e della Sezione al comple-to. Senza di essi non ce l’avremmo fatta.

Il Presidente - Diego Cartasegna

Doveva essere un autunno ricco di eventiimportanti per la sezione CAI di Ovada ecosì è stato… anzi, fin troppo. In calenda-rio c’erano due iniziative per celebrare itrent’anni di fondazione: il 14 ottobreandava in scena “Trenta vette per il Tren-tennale”, cioè la salita in contemporaneadi trenta cime dell’Appennino Ligure -Piemontese, e dal 1° al 9 dicembre la mo-stra di gruppo di artisti, iscritti alla sezio-ne, che esponevano le loro opere che, ingran parte, avevano come filo conduttorela montagna. Ma in mezzo ai due avveni-menti programmati, proprio subito dopol’evento del 14 ottobre, c’è stato l’impre-visto: l’edificio che ospitava la storica se-de di via Gilardini è stato dichiarato ina-gibile, per la presenza di una serie digrosse crepe, verificatesi - a quanto pare -in seguito ai lavori di un attiguo cantiereedile. Risultato: rapido ed avventurosotrasloco, momentanea sistemazione pres-so gli amici (molto ospitali) speleologi delgruppo “Anveria” e affannosa ricerca diun nuovo locale dove trasferirsi. Fortuna-tamente è stata trovata in breve tempouna sistemazione eccellente, nei locali si-tuati nella centrale via XXV Aprile, al civi-co 10. Immediatamente un gruppo di socivolenterosi (e molto abili nei lavori prati-ci) si è messo all’opera realizzando tuttiquegli interventi necessari a rendere frui-bile la nuova sede. Alcune settimane diduro lavoro e l’operazione si è felicemen-te conclusa: il trasloco definitivo ha potu-to così avere luogo.Intanto però venivano portate avanti leiniziativa programmate: la mostra (conrelativo annullo filatelico) veniva inaugu-rata con successo il 1° dicembre e soci enon soci potevano ammirare i lavori degliartisti, realizzati con le tecniche più varie,

Si è concluso recentemente il primo cor-so di introduzione alla speleologia pro-mosso dalla sezione di Ovada in collabo-razione con i l gruppo speleologico“l’Anveria”, sotto l’egida della ScuolaNazionale di Speleologia del CAI.Il corso è stato seguito da sei ragazzi eda una ragazza di età compresa tra i 21e i 34 anni ed è stato strutturato conun’alternanza di lezioni teoriche eduscite domenicali in grotta. La teoriaverteva su temi utili come i tipi di nodi el’utilizzo degli attrezzi per la progres-sione su corda, la cartografia per la rile-vazione geografica delle grotte, il soc-corso su corda, le tecniche di armo. Icorsisti hanno potuto poi sperimentarela progressione su corda nella palestradel gruppo Anveria e a Borgio Verezzinella palestra di roccia a cielo apertoche si trova quasi a picco sul mare.Le grotte oggetto del corso sono state:l’Arma della Pollera (zona Finale Ligu-re), antro dai passaggi non particolar-mente tecnici, con uno sviluppo oriz-zontale, ma con un tempo di percorren-za r i levante; la grotta Iso12 detta“Agnoletto” (zona Isoverde), all’appa-renza semplice ma con passaggi strettis-simi, non consigliato ai claustrofobici, ilBuranco de’ Strie (zona Genova, ValleChiaravagna), antro interamente verti-cale dove i corsisti hanno potuto speri-mentare seriamente la progressione sucorda in discesa e in salita con un pozzofinale frazionato di 50 metri, il BurancoRampiun (zona colle del Melogno),grotta molto più impegnativa delle pre-cedenti con passaggi su corda piuttostotecnici.L’uscita finale all’Antro del Corchia nel-le Alpi Apuane, ha impegnato due gior-nate, per la precisione la notte tra il sa-bato e la domenica, in quanto si trattadella seconda grotta più lunga in Italiasnodandosi per chilometri e chilometri.Si ringrazia il gruppo speleologico delCAI di Bolzaneto che ha supportato icorsisti durante le varie uscite ma inparticolar modo l’istruttore Domenico(Nico) Bocchio e il suo braccio destroCorrado Morchio.

Marcella Caneva

Un periodo molto impegnativo per la Sezione di Ovada

TRENTENNALE CON...TRASLOCO

Sezione di OvadaALLA SCOPERTADELLASPELEOLOGIA

che utilizzava per rappresentare le varie at-tività del CAI.Quel suo stile, un pò anglosassone, è diven-tato nel tempo il tratto caratterizzante delnostro Sodalizio. Ciao Bruno.

Sezione “Nanni Zunino” Acqui Terme

Un grave lutto

ADDIO A BRUNO BUFFALe parole non possono esprimere il doloreche ha colpito i Soci della Sezione di Acquialla notizia della morte di Bruno Buffa. Unsentimento collettivo che ha attraversatocome una scarica elettrica il corpo socialedel CAI e ci ha portato a ritrovarci per con-dividerlo la sera stessa del giorno in cui Bru-no ha scelto di lasciarci.E subito il pensiero è andato alla sorella, aifamiliari, a condividere con loro il lutto ri-spettando le scelte di Bruno. È proprio allafamiglia che vanno le nostre condoglianze e

il nostro ringraziamento per averci consenti-to di partecipare al momento in cui Brunoha lasciato Acqui per sempre. Grazie alla fa-miglia per aver compreso cos’era il CAI perBruno e chi era Bruno per il CAI. Ogni mo-mento della vita del nostro Sodalizio vedevala sua presenza discreta e intelligente.Noi non lo dimenticheremo e ogni voltache entreremo nella nostra Sezione, la suapresenza ci accoglierà con le sue vignette, isuoi disegni, che esprimono tutta la suaprofonda cultura e l’umorismo raffinato

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Sezione di Tortona

LE ATTIVITÀ AUTUNNALIIl nuovo Consiglio Direttivo della Sezionedi Tortona continua a promuovere tuttele attività in montagna. Nel periodo au-tunnale sono state svolte alcune escursio-ni sull’Appennino; i dettagli delle iniziati-ve, molto spesso decisi con pochi giorni dianticipo soprattutto in relazione alle con-dizioni meteo, sono sempre disponibili al-l’indirizzo e-mail della Sezione.E’ stata incentivata anche la vita di Sezio-ne dove ogni giovedì è possibile incontra-re alcuni soci e conversare in amicizia con

un rinnovato desiderio di vita in comune.In qualche occasione sono state proietta-te immagini concernenti le attività inmontagna.Il 30 settembre è stato posizionato il “Li-bro di vetta della Sezione di Tortona” invetta al Monte Ebro. Nella stessa giorna-ta presso il rifugio Ezio Orsi sono statipremiati i soci con 50 e 25 anni di iscrizio-ne al CAI. Il Consiglio Direttivo ricorda atutti i soci le consuete modalità di rinno-vo del bollino per l’anno 2013.

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La sezione di Valenza, quest’anno per laclassica meta di fine estate dedicata allascoperta di luoghi nuovi ed insoliti, ha or-ganizzato con la collaborazione del CAIdi Napoli e Salerno un soggiorno in Cilen-to. Il Cilento è il ritratto di una regioneche deve al suo isolamento secolare e alladifficile praticabilità del territorio la con-servazione della natura. Il suo paesaggioè vario. La costa è ammantata di macchiamediterranea con un succedersi di insena-ture, piccole spiagge sabbiose, paretistrapiombanti, promontori dominati dafari e antiche torri di guardia. L’interno,invece, è costituito da montagne aspre,presenta arditi torrioni e vasti pianori cal-carei interrotti da faggete e solcato datorrenti impetuosi. Numerosi piccoli cen-tri abitati ornano declivi e sommità.Si parte domenica 16 settembre con 103partecipanti su due pullman. L’assistenzaper la parte logistica, dimostratasi comesempre particolarmente precisa ed effi-ciente, è affidata alle brave ed efferve-scenti accompagnatrici Alessandra e Sil-via. Comodo percorso autostradale conadeguate soste in autogrill e interruzionedel viaggio a Tivoli per la visita della cele-bre Villa d’Este. Dopo la visita guidata ilviaggio prosegue verso l’accogliente vil-laggio Olimpia di Marina di Ascea con isuoi giardini, le piscine e la spiaggia cir-condata da macchia mediterranea e uli-veti secolari. Cena e poi sistemazione inconfortevoli bungalow. Nel ristorante delvillaggio consumeremo colazioni ed otti-me cene a buffet allietate da musica edanimazione mentre per il pranzo è previ-sto il classico packet lunch.Lunedi, incontro con l’amico Sandro dellasezione di Salerno e Giuseppe dell’ArcheoTrekking che ci accompagneranno, congrande entusiasmo, nelle escursioni e nel-le visite turistiche coordinati dal professo-re Enzo Di Gironimo. L’eclettico Enzo, giàpresidente del CAI di Napoli e grandeamico dai tempi delle escursioni in CostaAmalfitana, con il suo eloquio colto edaffascinante incanterà per tutta la setti-mana escursionisti e turisti. Gli escursioni-sti da Marina di Camerota andranno allascoperta della Baia degli Infreschi dai pa-norami spettacolari a strapiombo sul ma-re con ritorno in barca. I turisti invece vi-siteranno le perle dello splendido golfodel Cilento e Policastro: Capo Palinuro inbarca con le grotte dai riflessi incredibili,Maratea con la monumentale statua del

Ercolano, la “città gemella” di Pompeiritenuta ancora più emozionante dellasua più famosa vicina per poi recarsi aSalerno a scoprire i luoghi più interes-santi e curiosi della città. Gli escursionistisaliranno sul Vesuvio per un emozionan-te periplo del cratere dove, accompa-gnati da una guida, raggiungeranno i1281 m della massima quota in corri-spondenza delle impressionanti pareti dilava, con fumarole di gas ardente, cheprecipitano con colori cupi per quasi 400m fino al fondo del cratere creandoun’atmosfera da girone dantesco. Unmondo selvaggio che a pochi chilometrisi apre, tra gli ampi squarci delle nuvole,sull’incantevole litorale del golfo di Na-poli. Divertente discesa sugli instabili la-pilli e poi partenza per Salerno. Breve vi-sita e incontro “istituzionale” nella sededella sezione. Alla sera, con un giorno dianticipo per motivi logistici del villaggio,festa di ringraziamento, come consuetu-dine, con gli amici che hanno collabora-to per l’ottima riuscita della vacanza.Grandiosa torta e scambio di doni, ga-gliardetti, targhe, con un riconoscimen-to particolare agli autisti sempre dispostia percorrere strade impossibili, conse-gnate dal nostro vice presidente Omo-deo e dal consigliere Moraglio, in un’at-mosfera di grande amicizia allietata dal-le canzoni del mitico Ettore con in piùun tocco di mondanità creato dall’ele-ganza delle nostre gentili signore.Venerdi, Monte Gelbison (m 1707) ilmonte sacro fin dai tempi più remoti conuno dei Santuari più noti del Sud Italia.Gli escursionisti salgono per il sentierodei Monaci, tra la folta vegetazione, co-steggiando un torrente che saltella tra imassi di arenaria creando una successio-ne di pozze e cascatelle mentre alcuni tu-risti usufruiscono delle più comode na-vette. Altri, complice la magnifica gior-nata, preferiscono rimanere in villaggioper un ultimo bagno. Nel tardo pomerig-gio visita ancora al parco archeologico diElea-Velia, città della Magna Grecia fon-data intorno al 540 a.C. e sede dellascuola filosofica di Parmenide e Zenoneche irradiarono il loro sapere in tutto ilmediterraneo.Sabato, si torna con sosta a Orvieto perpasseggiare fino al Duomo, simbolo dellacittà e gioiello dell’architettura romano-gotica; al Pozzo di S. Patrizio capolavorodell’ingegneria rinascimentale. Poi a casa,ognuno con i propri ricordi, emozioni,sensazioni.

Enea Robotti, CAI Valenza

Redentore simile a quella di Rio de Janei-ro, Sapri e Marina di Camerota dove igruppi si ricompatteranno per tornare invillaggio.Martedi, tutti a Paestum: visita del sitoarcheologico pari, per importanza, allaValle dei Templi di Agrigento, più breveper gli escursionisti che proseguirannoper Agropoli. Qui inizierà la piacevolecamminata tra i profumi della macchiamediterranea attraverso un sentiero pa-noramico sulla zona costiera con antichimuri a secco terrazzati verso S. Maria diCastellabate dove incontreranno i turistireduci dalla visita del Santuario della Ma-donna del Granato, Agropoli e Castella-bate, inserito dall’Unesco nella lista deiborghi più belli d’Italia e dove è stato gi-rato il famoso film “Benvenuti al Sud”. Mercoledi, levataccia per gli escursionistiche con un pullmino noleggiato raggiun-geranno per strade impervie l’inizio delsentiero che conduce attraverso una seco-lare faggeta con catteristici inghiottitoi eneviere naturali e poi per aride pietraiealla vetta del M. Cervati (m 1990) il più al-to della Campania. Alla firma del libro divetta scopriamo, con piacevole sorpresa,che sono rappresentate nel nostro grup-po ben undici sezioni CAI: Napoli e Saler-no dei nostri accompagnatori, poi Valen-za, Casale, Ovada, Mortara, Voghera,

Borgomanero, Magenta, Novara e Gal-biate. Dopo aver ammirato il grandiosopanorama si ritorna per il sentiero storicodella Madonna della Neve. Per i turisti in-tensa giornata con visita alla Certosa di S.Lorenzo di Padula, patrimonio mondialedell’Umanità, alle caratteristiche grottedell’Angelo di Pertosa attraversate da unfiume sotterraneo e Teggiano antico bor-go fondato dai LucaniGiovedi, si parte tutti insieme alla voltadi Napoli. I turisti visiteranno gli scavi di

Sezione di Valenza: la meta di fine estate

ESCURSIONISMO E CULTURA NEL CILENTO

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RACCHETTE 20 GENNAIO RACCHETTE DA NEVE3 FEBBRAIO RACCHETTE DA NEVE

17 FEBBRAIO “WHITE DAY” (tutti insieme sulla neve)3 MARZO RACCHETTE DA NEVE

17 MARZO RACCHETTE DA NEVE31 MARZO RACCHETTE DA NEVE

ESCURSIONISMO 13 GENNAIO LEVANTO - MONTEROSSO27 GENNAIO MONEGLIA E DINTORNI10 FEBBRAIO BOISSANO - S. PIETRO AI MONTI - MONTE

RAVINET24 FEBBRAIO TRAVERSATA CERVO - ALASSIO10 MARZO MONTE CARMO (Loano)24 MARZO SASSO DEL FERRO (Lago Maggiore)7 APRILE ROCCA DELLʼADELASIA (con CAI Sampierdarena)

14 APRILE SULLE COLLINE VALENZANE (con CAI Ciriè e Valli Riunite)

21 APRILE GIRO DELLE 5 TORRI (CAI Acqui Terme)

VALENZA

ESCURSIONISMO GENN-FEBBR USCITE CON RACCHETTE DA NEVE

Date e località da definirsi17 FEBBRAIO FORTI DI GENOVA (T)3 MARZO GIRO DELLʼINGEGNERE (E)

17 MARZO VAL GARGASSA (Parco del Beigua) (E)7 APRILE MONTE RAMA (E)

14 APRILE MONTE FIGNE (E)21 APRILE GIRO DELLE 5 TORRI (T) CAI Acqui Terme25 APRILE SENTIERO DEI SANTUARI (T)

San Salvatore - Crea - km 39

ALPINISMO 7 APRILE MONTE RAMA (A)

SAN SALVATOREOVADAESCURSIONISMO27 GENNAIO RIVIERA DI LEVANTE (E)

Org. Rolando, Barisione24 FEBBRAIO RIVIERA DI PONENTE

(E) Org. Piccardo, Piana, Alloisio3 MARZO GIORNATA NAZIONALE DELLE FERROVIE

DIMENTICATE (E) Org. Bruzzone, Caneva1 APRILE PASQUETTA COL CAI (E) Org. Cons. Direttivo

21 APRILE GIRO DELLE 5 TORRI (E) Org. Sezione Acqui T.

SCI FONDO / RACCHETTE 10 FEBBRAIO Da definirsi in base allʼinnevamento - Org. Bello16-17 MARZO WEEK END SULLA NEVE AD ARPY

(E) Org. Bogino

IN SEDE22 MARZO ASSEMBLEA DEI SOCI

ESCURSIONISMO 10 FEBBRAIO LEVANTO - MONTEROSSO - VERNAZZA10 MARZO S. PIETRO AI MONTI E MONTE RAVINET1 APRILE GITA DEL MERENDINO - ANELLO DI S. LUCA

21 APRILE GIRO DELLE CINQUE TORRI

SCIALPINISMO / CIASPOLE25-27 MARZO RIFUGIO TEODULO. TRE GIORNI SULLE

PISTE DI CERVINIA-ZERMATT

MTB7 APRILE GIRO DEL GORREI

IN SEDE18 GENNAIO PRESENTAZIONE ATTIVITÀ 20138 FEBBRAIO PRESENTAZIONE PROGRAMMA MTB 20131 MARZO PRESENTAZIONE LIBRO “NEL CUORE

DELLE ALPI LIGURI”6 APRILE CONVEGNO SULLA SENTIERISTICA

ACQUI TERME

APERTURA SEDIACQUI TERMEVia Monteverde, 44 - Tel. 0144 56093www.caiacquiterme.altervista.org/[email protected] e Venerdi 21,00 - 23,00ALESSANDRIAVia Venezia, 9 - Tel. 0131 [email protected] 21,30 - 23,00Mercoledi e Venerdi 18,30 - 19,30

CASALE MONFERRATOVia Rivetta 17Tel. 0142 454911www.monferrato.net/cai/[email protected] 21,30 - 23,00NOVI LIGUREVia Cavallotti [email protected] 18 - 19 - Venerdi 21,00 - 23,00

PROGRAMMA ATTIVITAʼ

il socio Giorgio Regnoli. Revisori dei ContiMaria Firpo, Gianni Accornero e Giampie-ro Todarello. A questi due ultimi, insiemea Gianni Girolimetto, vanno i nostri sentitiringraziamenti per il lavoro svolto nel pre-cedente Consiglio. Grazie anche a Piercar-lo Antonioletti e Antonio Ivaldi revisoriuscenti. Confermato infine Angelo CamilloDelegato all’Assemblea Nazionale del CAI.Il 2013 sarà l’anno del 150° del CAI e l’im-pegno che attende il nuovo Consiglio Di-rettivo sarà importante.Auguri di un proficuo lavoro.

L’assemblea del 30 novembre 2012 haeletto il nuovo Consiglio Direttivo. Diamo il benvenuto ai tre nuovi Consiglie-ri Gisella Barbieri, Attilio Lagostina, Alfre-do Rosina, che si aggiungono agli altriconfermati dal precedente mandato, ov-vero Massimiliano (Max) Avalle, RobertoMandirola, Bruno Penna, Claudio Stringa,Marco Torti e Ferruccio Fei. Quest’ultimoconfermato Vice-Presidente si affiancheràa Max, nuovo Presidente per il prossimotriennio. A Gisella è stato affidato l’incari-co della Segreteria. Il nuovo Tesoriere sarà

Sezione di Alessandria

NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO

OVADAVia XXV Aprile 10Tel. 0143 822578caiovada.altervista.orgMercoledi e Venerdi 21,00 - 23,00TORTONAVia Trento 31 (Palestra F. Coppi) - C.P. 153Tel. 0131 [email protected] www.caitortona.netGiovedi 21,00 - 23,00

VALENZAGiardini Aldo MoroTel. 0131 945633 - 340 [email protected] e Venerdi 21,00 - 23,00SAN SALVATOREPiazza Carmagnola, [email protected] 21,00 - 23,00

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PROGRAMMA ATTIVITAʼCASALE

ESCURSIONISMO24 MARZO LAVAGNA - MONTE CAPENARDO - SESTRI

(E) Org. Piotto, Rossi7 APRILE ANELLO DEL MONTE BARDELLONE

(E) Org. Piotto, Rossi20-28 APRILE CAMMINACAI 150 dal Moncenisio a Casale

ALPINISMO10 MARZO ANELLO DEL MONTE CRAVÌ (Val Vobbia)

(EE - un tratto di 2° grado) Org. Ferrero

SCI NORDICO - ESCURSIONISMO INVERNALE13 GENNAIO TORGNON20 GENNAIO GRESSONEY27 GENNAIO VALLE GRAN SAN BERNARDO1-3 FEBBRAIO WEEK END IN VALLE DI CASIES10 FEBBRAIO RIVA VALDOBBIA17 FEBBRAIO VALPELLINE23-24 FEBBRAIO COGNE con ciaspolata notturna e pernottamento3 MARZO ST. BARTHELEMY

10 MARZO VAL FERRET

CICLOESCURSIONISMO21 APRILE IN BICI SUL FIUME PO

(TC) Org. Bobba, Mazzuccato

SCI ALPINISMO20 GENNAIO PUNTA FOUNSET (Val Germanasca)

(BS) Org. Pesce3 FEBBRAIO MONTE CARLEI (Valle di Susa)

(BS) Org. Mazzuccato16-24 FEBBRAIO SETTIMANA IN VAL PUSTERIA (Alto Adige)

Org. Mazzuccato, Bobba3 MARZO MONTE SELLETTA (Val Germanasca)

(BS/OS) Org. Mazzuccato17 MARZO PUNTA MONTAGNAYA (Valpelline)

(BS) Org. Bobba13-14 APRILE MONTE BASODINO m 3273 da Riale

(BSA) Org. Pesce

ALPINISMO GIOVANILEGruppo esploratori24 FEBBRAIO LA CITTADELLA DI CASALE scoperta e gioco17 MARZO IL MONTE FAVATO salita al monte più alto7 APRILE VISITA PARCO MONTEVALENZA

la moderna arca di Noè28 APRILE PONZONE-CIMAFERLE alla scoperta dellʼAppenninoGruppo pionieri3 MARZO VARIGOTTI - NOLI la grotta dei saraceni7 APRILE MONTE EBRO una cima tra le più alte dellʼAppennino

Gruppo guide20 GENNAIO VALLE DEI FRATI uscita casalese10 FEBBRAIO BIELLESE uscita con ciaspole23 MARZO PONTESTURA uscita in notturna7 APRILE VAL GARGASSA escursione

21-22 APRILE CAMPO A PIANCERRETOGruppo trekker (1° corso di Alpinismo Giovanile)20 GENNAIO APPENNINO uscita con ciaspole17 FEBBRAIO MONFERRATO esercitazione di orientamento3 MARZO VALLE STRONA uscita speleo

24 MARZO FINALESE uscita speleo14 APRILE PUNTA MARTIN salita alpina

SERATE BIBLIOCAI25 GENNAIO CANTIERI DʼALTA QUOTA8 FEBBRAIO TREKKING SULLE ALPI DI TORINO1 MARZO NEPAL - LA CULLA DEGLI DEI

15 MARZO GLI ULTIMI SCARPONI29 MARZO UNA MONTAGNA DI RICORDI - 2012

RACCHETTE 13 GENNAIO CIMA MONTICCHIO m 1697 da Bocchetta

Sessera m 1382 (MR) D.G. Fei, Grassi, Torti26-27 GENNAIO IN NOTTURNA AL CHIARO DI LUNA

in località da definirsi (MR) D.G. Barbieri, Penna10 FEBBRAIO ANELLO DELLʼALPE SANGIATTO m 2010

DallʼAlpe di Devero m 1630 (MR) D.G. Fei, Torti23-25 FEBBRAIO TREKKING NEL CUORE DELLA VAL MAIRA

(MR/BR) D.G. Fei, Mandirola

SCIALPINISMO 10 FEBBRAIO BECCA TRECARE m 3033 (Valtournenche)

da Chamois m 1816 (BS per la vetta; MS per il colle) D.G. Avalle, Scorza (CAI Novi Ligure)

10 MARZO TÊTE DE LA TRONCHE m 2584 (Courmayeur)da Villair Superiore m 1327(BS) D.G. Avalle, Zacco (CAI Novi Ligure)

ESCURSIONISMO 20 GENNAIO GENOVA SAMPIERDARENA - MADONNA

DEL GARBO - FORTE DIAMANTE - VALICODI TRANSASCO Traversata tra le alture di Genova e la Val Bisagno (E) D.G. Accornero, Modica

3 FEBBRAIO SORI - MONTE UCCELLATO m 827 - MONTECORNUA m 680 - SORIRiviera di Levante (E) D.G. Accornero, Modica

10 MARZO MONTE REIXA m 1183 (Arenzano) da CaseSoprano m 133 (E) D.G. Accornero, Modica

24 MARZO LA STRADA ANTRONESCA (Valle Antrona)Traversata da Villadossola m 273 ad Antrona-piana m 902 (E) D.G. Fei, Firpo

7 APRILE SENTIERO DEL VIANDANTE (Lago di Lecco)Traversata da Dervio al Santuario di Valpozzo(T/E) D.G. Astori, Avalle

21 APRILE GIRO DELLE 5 TORRI (Langhe Astigiane)(T/E) D.G. in collaborazione con CAI Acqui T.

ASSEMBLEA DEI SOCIVenerdi 22 Marzo 2013 alle ore 20,00 in prima convocazione e, mancandoil numero legale, alle 21,15 in seconda convocazione, presso la sede so-ciale, via Venezia 9, Alessandria, si terrà lʼAssemblea ordinaria dei Soci.Lʼordine del giorno prevede:1 - Nomina del Presidente e del Segretario dellʼassemblea;2 - Approvazione bilancio consuntivo 2012;3 - Approvazione bilancio preventivo 2013;4 - Delega al Consiglio per la determinazione della quota associativa 2014;5 - Varie ed eventuali.Il bilancio è depositato in sede a disposizione dei Soci interessati ad esa-minarlo. I soci sono pregati di intervenire numerosi; si ricorda che hannodiritto al voto i Soci della Sezione di Alessandria delle categorie Ordinari eFamigliari. Ciascun partecipante potrà portare una sola delega.

DELEGA

Il sottoscritto___________________________ delega a rappresentarlo,all'Assemblea dei Soci del 22 marzo 2013 il Socio__________________________________________________________approvando fin d'ora e senza riserva alcuna il Suo operato.Data______________ Firma____________________________

ALESSANDRIA

MTB 20 GENNAIO FINALE LIGURE - I PONTI ROMANI17 FEBBRAIO SORI - CASE CORNUA - SORI24 MARZO I SENTIERI DEL GAVI - Gita intersezionale CAI

150 - a cura del CAI Novi Ligure

CIASPOLE 20 GENNAIO APPENNINI: Bruggi, Pranardo, Chiappo, Bocche

di Crenna, Pian dei Cavalli, Bruggi24 FEBBRAIO ALPI: Estoul, Punta Palasina e ritorno (in alterna-

tiva Val Formazza su Alpe Veglia - Alpe Devero)24 MARZO ALPI: Vallone di San Bernolfo da Bagni di

Vinadio a S. Bernolfo e ritorno(in alternativa Passo Sempione - Monte Leone)

TORTONA

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Dogheria, anticaborgata oggi pur-troppo in abban-dono.Questa prima partedell' itinerario ècontrassegnata daisegni rossi dellaGTA: da Dogheriain avanti compaio-no invece i rettan-goli gialli deltrekking "Quota1000".Si trascura il bivioper la Presa Gran-gette, subito all'i-nizio della tipicafrazione, e si prosegue superando l'abita-to: il sentiero continua con le già descrit-te amene caratteristiche, ora lastricato,ora su morbido terreno di foglie, supe-rando dapprima la Fontana Sisi e rag-giungendo quindi la borgata Sisi, caratte-rizzata da alcune suggestive case in pie-tra con tetti in losa, assai ben conservate.Si abbandona per un breve tratto il bo-sco, passando tra prati soleggiati in vistadell'Alpe Palè, che compare sull'altro ver-sante della montagna: si passa accanto aduna caratteristica parete di roccia (RocJas), che la leggenda vuole sia stata quitrasportata dal biblico Sansone, e ci si im-merge nuovamente nel piacevolissimoverde del bosco di latifoglie.Con tranquilla camminata si raggiungequindi una stretta forra in cui precipita ilRio Pairent, la si lascia sulla propria sini-stra e si guadagna il bel ponte in legnosullo stesso rio, in prossimità del quale siincontra il bivio per l'Alpe Giaveno.Oltrepassato il ponte, si svolta immedia-tamente a destra e si incomincia a saliretra larici e rododendri, vegetazione com-pletamente diversa da quella incontratanella prima parte dell'itinerario.In breve si raggiunge un vasto pianoro,dove alcuni segni (nuovamente rossi) aiu-tano a seguire il sentiero un poco inerbi-to; attraversato il pianoro, il tracciato di-viene nuovamente evidente ed inizia aguadagnare quota con decisione tra lari-ci, rododendri e ginepri, risalendo un'evi-dente costa posta al centro del vallonedel Sangonetto: il percorso si sviluppa ini-zialmente sul suoversante destro,quindi segue perun tratto la linea didispluvio ed infinesi sposta nettamen-te sul versante sini-stro.Proprio in occasio-ne dello sposta-mento sul versantemeridionale del co-stone ammantatodi giovani larici, siabbandona il sen-tiero principaleche, dirigendosi al-l 'Alpe Giaveno,

La salita al monte Salancia, itinerario dapercorrere preferibilmente nella tardaprimavera o nel primo autunno, si svilup-pa nel vallone del rio Sangonetto, af-fluente di sinistra del torrente Sangone,in un ambiente assai vario, nel territoriodel Parco Naturale Regionale dell'Orsie-ra-Rocciavrè.I motivi di interesse sono numerosi: ap-prezzabile nella prima parte del tracciatoè l'amenità del sentiero, che si sviluppa inuno stupendo bosco di latifoglie (interes-sante per la contemporanea presenza difaggi, ciliegi, qualche quercia, noccioli,castagni ed altre essenze forestali), untracciato reso suggestivo dalla presenzadi antichi muretti a secco; in questa pri-ma parte della camminata si attraversanoantiche borgate, con case in pietra e tettiin lose, testimonianze di un'antica civiltà,patrimonio che va purtroppo inesorabil-mente perdendosi.Dopo il bivio per l'alpe Palè, il sentieroattraversa dolci pascoli e si addentra inun rado bosco di larici, tra mirtilli e gi-nepri, fino alle praterie sommitali da do-ve il panorama si fa ampio ed interes-sante: mentre verso sud e verso occiden-te incombono alcune delle cime più altedel gruppo Orsiera-Rocciavrè (tra cuiproprio il Rocciavrè e la punta Cristallie-ra), verso nord-ovest e verso settentrio-ne appare ben evidente l'intero spartiac-que Susa-Viù, dominato dal solco vallivoche sale al Moncenisio e dall’inconfondi-bile sagoma del Rocciamelone, che mo-stra il versante lungo il quale un bel sen-tiero ne consente una relativamente fa-cile salita.

Caratteristiche dell'escursioneDislivello: 940 m circa Esposizione: SudDifficoltà: E

Descrizione del percorsoLasciata l'auto presso l'ultima casa diTonda, si abbandona la strada asfaltataper imboccare un sentierino, inizialmentestretto ma ben visibile, che si stacca versovalle in prossimità di una locandina dellaComunità Montana (rappresentativa del-l'itinerario "Quota 1000"): è presente an-che una freccia lignea con l'indicazione"Colle del Vento".Dopo avere attraversato alcuni prati, iltracciato si inoltra in un bosco di latifo-glie, ombroso e assai vario; il sentiero èspesso lastricato e frequentemente deli-mitato da muretti a secco: con piacevolis-sima camminata si raggiunge facilmente

raggiunge infine il Colle del Vento: siprende invece una traccia che si sale pie-gando verso destra e si raggiunge in bre-ve una chiesetta (Cappella dell'Alpe Gia-veno, posta a circa 1850 m), inizialmentenon visibile ma che compare dopo pochipassi.Oltre l'antica cappella, si segue nuova-mente la linea di displuvio per praterie(non c'è sentiero) e quindi si scende unpoco nel vallone posto alla destra di chisale, proprio sotto le pendici meridionalidel monte Salancia, per imboccare un evi-dente tracciato che ha origine alla basedi alcuni evidenti roccioni, alti diverse de-cine di metri, uno dei quali pare quasi unantico cavallo con paramenti medioevali.Si imbocca l’evidente sentiero che, attra-versando il versante sud del monte Salan-cia, sale da ovest a est passando accantoad una bella sorgente ricca d'acqua eraggiungendo poco dopo la cresta spar-tiacque Sangone-Susa: raggiunta la lineaspartiacque, si abbandonano tutti i sen-tieri (uno continua verso est verso la Pun-ta dell'Orso mentre un secondo riattra-versa le pendici meridionali del Salanciapiegando verso occidente); si segue inve-ce l'ampia e panoramica cresta erbosa(cresta est) che conduce comodamente erapidamente in vetta.

Claudio Trova

Il monte Muretto, in primo piano,ed il Pian Real (cima rocciosa, al centro)

Dalla vetta verso le cime del gruppo Orsiera-Rocciavrè

Una giornata, una vetta…

MONTE SALANCIA m 2088Val Sangone - Parco Naturale Regionale Orsiera- Rocciavrè