Alpennino 2012 n 3

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Notiziario trimestrale delle Sezioni del Club Alpino Italiano di Alessandria, Acqui Terme, Casale Monf., Ovada, San Salvatore Monf., Tortona, Valenza Autorizzazione Trib. di Casale n. 155 del 27.2.1985 - Direttore Responsabile Diego Cartasegna - Direzione e Amministr. Via Rivetta, 17 Casale Monferrato Redazione Stampa Tipografia Barberis snc San Salvatore Monferrato “Spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Alessandria” Anno XXIII - Num. 3 - LUGLIO 2012 __________________________________________________ Era una fredda mattina di febbraio, ave- vamo da poco aperto il negozio quando ad un tratto entrò l’amico Paolo Rinaldi. Aveva con sé quattro libri, più precisa- mente quattro guide d’arrampicata ri- guardanti il gruppo del Delfinato e quello del Monte Bianco. Con essi una lettera dal seguente contenuto: “Li ho conservati con orgoglio, con amore e commozione fino ad oggi, poi leggendo sul mensile del CAI le tue salite, descritte mirabilmente dal tuo socio, ho capito che Matteo avrebbe voluto che li conservassi tu. Leggendo i suoi appunti mi sono accorto di quanto fosse già bravo così giovane e che forse il suo amico di avventure di 14 anni fa avrebbe magari avuto voglia di ripetere qualche sua salita fatta in solitaria”. Non trovai le parole per ringraziarlo, mi commossi e lo abbracciai. Oltre le guide quante pagine di quaderno scritte da lui con l’elenco minuzioso dei passaggi da lui compiuti su molte vie, una vera miniera di suggerimenti. Da quell’incontro passarono settimane quando un giorno vidi su un sito alpinisti- co che una cordata italiana aveva scalato la via Gabarrou-Albinoni al Mont Blanc du Tacul, il canale dove perse la vita Mat- teo il 23 ottobre 1997. Inviai subito un sintetico sms ad Emanuele, amico e com- pagno di avventure, scrivendo: “Ti infor- mo che hanno scalato la GAB-ALB”. Dopo qualche minuto la risposta fu altrettanto sintetica: “Prepara gli sci”. Uomo d’altri tempi pensai. Così il 25 febbraio 2012 partimmo per Courmayeur con un’auto carica di attrez- zatura e di sogni. Arrivammo alle 22.30 circa, sistemammo i viveri sul tavolo ed iniziammo la divisione del materiale. In un angolo della camera vidi le piccozze ed i ramponi di Ema ancora sbeccati e stanchi dall’ultima salita alla nord delle Jorasses. Quindi doverosa limatina e poi in branda. La sveglia suonò alle 5 e, dopo una ricca colazione, ci dirigemmo velocemente ver- so Chamonix. Primi al parcheggio, primi alla biglietteria e naturalmente in pole position anche per la prima salita in tele- cabina. Una luce rosso fuoco illuminò la punta dell’Aiguille du Midi. Finita la disce- sa dell’aerea crestina sommitale, mettem- mo gli sci ai piedi, direzione Mont Blanc du Tacul. Ci fermammo per mettere le pelli di foca in prossimità della Pointe La- chenal per poi risalire il pendio sottostan- te l’ambito itinerario. Ema attaccò a sini- stra il crepaccio terminale per poi scompa- rire sotto ad una luce incandescente. Per- corremmo i primi 250 metri in conserva protetta, in seguito, una svolta a sinistra ci introdusse nel vivo della salita. La sera prima ero andato a letto con dei sintomi influenzali che inevitabilmente si fecero presto risentire. Affrontai il resto della goulotte febbricitante. Presi il comando di un tiro, con la laica benedizione del mio socio: “Alè homo, alè!”. Lo dovevo a Mat- teo. Cercai di tenere duro, a breve un so- gno si sarebbe realizzato. Del resto un’in- vernale sul Bianco è sempre tanta roba! Grazie alle soste già attrezzate, iniziam- mo la lunga serie di corde doppie che ci ricondussero agli zaini saggiamente vinco- lati agli sci. Non ci restava che scendere lungo La Mer de Glace. Prestammo attenzione al cre- paccio del Gros Rognon, molto simile al salto Angel. Cercai la concentrazione, ri- chiamando tutte le energie rimaste. Il mio compagno mi incoraggiò ripetutamente, standomi vicino nei tratti più critici. La febbre mi indolenzì le gambe e venni as- salito presto da dei terribili crampi. Men- tre la luce del crepuscolo dava l’ultimo ba- cio al profilo mozzafiato del Dru, final- mente raggiungemmo la stradina nel bo- sco alla luce delle nostre pile frontali. Il sole era ormai tramontato da una quindi- cina di minuti, il tempo necessario per ag- girare gli ultimi buchi. Ho il ricordo di questo ultimo tratto di strada percorso quasi in apnea… Ma ad un tratto una lu- ce, un rumore assordante… era un mostro meccanico che mi veniva incontro. Solo dopo mi accorsi che era un gatto delle ne- vi ad inizio turno. Ero un po’ suonato! Era la fine di un giorno grande. Tolsi gli sci sulla statale per Argéntiere, la mia pila illuminò il volto di Ema, che mi sorrise: avreste dovuto vederlo, aveva la faccia di un moccioso che l’aveva appena combinata grossa. Mont Blanc du Tacul, parete est: goulotte Gabarrou-Albinoni e Modica-Noury ATTRAVERSO UNA STELLA t Segue a pag. 2 Tre giorni in Toscana, nel parchi della Val di Cornia, in provincia di Livorno. Questa è stata una delle ultime esperienze vissute, dal 4 al 6 maggio scorsi, dai soci della sezione CAI di Ovada. Un’esperienza un po’ diversa, in un ambiente particolare, quello delle colline to- scane dell’immediato entroterra. Non ci sono state grandi cime da scalare (la massima vetta raggiunta è stata il monte Calvi, poco più di 600 metri), ma in compenso c’è stata, almeno per i primi 2 giorni, un’immersione nella “Wil- derness” maremmana, in un paesaggio con rare tracce umane (e molte tracce di cinghia- li). Il contrasto fra la fascia costiera, turistica e popolata (a breve distanza c’erano Piombino, Follonica, S. Vincenzo) e l’interno selvaggio è stato l’elemento che ha colpito di più i sedici soci che hanno vissuto questa avventura. So- no stati percorsi nei primi due giorni almeno una cinquantina di chilometri, prima sui sen- tieri che da Castagneto Carducci conducono a Campiglia Marittima, poi nel “parco dei Mon- tioni”, con un breve sconfinamento in provin- cia di Grosseto. L’ultimo giorno è stato un po’ meno avventuroso, ma ugualmente interes- sante con la visita ad una miniera nel parco archeominerario di S. Silvestro ed alla necro- poli etrusca di Populonia. Sezione di Ovada AVVENTURA IN MAREMMA

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Notiziario trimestrale delle Sezioni del Club Alpino Italiano di Alessandria,Acqui Terme, Casale Monf., Ovada, San Salvatore Monf., Tortona, ValenzaAutorizzazione Trib. di Casale n. 155 del 27.2.1985 - Direttore ResponsabileDiego Cartasegna - Direzione e Amministr. Via Rivetta, 17 Casale MonferratoRedazione Stampa Tipografia Barberis snc San Salvatore Monferrato“Spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Alessandria”Anno XXIII - Num. 3 - LUGLIO 2012 __________________________________________________

Era una fredda mattina di febbraio, ave-vamo da poco aperto il negozio quandoad un tratto entrò l’amico Paolo Rinaldi.Aveva con sé quattro libri, più precisa-mente quattro guide d’arrampicata ri-guardanti il gruppo del Delfinato e quellodel Monte Bianco. Con essi una lettera dalseguente contenuto: “Li ho conservati conorgoglio, con amore e commozione finoad oggi, poi leggendo sul mensile del CAIle tue salite, descritte mirabilmente daltuo socio, ho capito che Matteo avrebbevoluto che li conservassi tu. Leggendo isuoi appunti mi sono accorto di quantofosse già bravo così giovane e che forse ilsuo amico di avventure di 14 anni faavrebbe magari avuto voglia di ripeterequalche sua salita fatta in solitaria”. Non trovai le parole per ringraziarlo, micommossi e lo abbracciai. Oltre le guidequante pagine di quaderno scritte da luicon l’elenco minuzioso dei passaggi da luicompiuti su molte vie, una vera miniera disuggerimenti. Da quell’incontro passarono settimanequando un giorno vidi su un sito alpinisti-co che una cordata italiana aveva scalatola via Gabarrou-Albinoni al Mont Blancdu Tacul, il canale dove perse la vita Mat-teo il 23 ottobre 1997. Inviai subito unsintetico sms ad Emanuele, amico e com-pagno di avventure, scrivendo: “Ti infor-mo che hanno scalato la GAB-ALB”. Dopoqualche minuto la risposta fu altrettantosintetica: “Prepara gli sci”. Uomo d’altritempi pensai. Così il 25 febbraio 2012 partimmo perCourmayeur con un’auto carica di attrez-zatura e di sogni. Arrivammo alle 22.30circa, sistemammo i viveri sul tavolo ediniziammo la divisione del materiale. Inun angolo della camera vidi le piccozze edi ramponi di Ema ancora sbeccati e stanchidall’ultima salita alla nord delle Jorasses.Quindi doverosa limatina e poi in branda.La sveglia suonò alle 5 e, dopo una riccacolazione, ci dirigemmo velocemente ver-so Chamonix. Primi al parcheggio, primialla biglietteria e naturalmente in poleposition anche per la prima salita in tele-cabina. Una luce rosso fuoco illuminò lapunta dell’Aiguille du Midi. Finita la disce-sa dell’aerea crestina sommitale, mettem-mo gli sci ai piedi, direzione Mont Blancdu Tacul. Ci fermammo per mettere lepelli di foca in prossimità della Pointe La-chenal per poi risalire il pendio sottostan-te l’ambito itinerario. Ema attaccò a sini-stra il crepaccio terminale per poi scompa-

rire sotto ad una luce incandescente. Per-corremmo i primi 250 metri in conservaprotetta, in seguito, una svolta a sinistraci introdusse nel vivo della salita. La seraprima ero andato a letto con dei sintomiinfluenzali che inevitabilmente si feceropresto risentire. Affrontai il resto dellagoulotte febbricitante. Presi il comando diun tiro, con la laica benedizione del miosocio: “Alè homo, alè!”. Lo dovevo a Mat-teo. Cercai di tenere duro, a breve un so-gno si sarebbe realizzato. Del resto un’in-vernale sul Bianco è sempre tanta roba! Grazie alle soste già attrezzate, iniziam-mo la lunga serie di corde doppie che ciricondussero agli zaini saggiamente vinco-lati agli sci.Non ci restava che scendere lungo La Merde Glace. Prestammo attenzione al cre-paccio del Gros Rognon, molto simile alsalto Angel. Cercai la concentrazione, ri-chiamando tutte le energie rimaste. Il miocompagno mi incoraggiò ripetutamente,standomi vicino nei tratti più critici. Lafebbre mi indolenzì le gambe e venni as-salito presto da dei terribili crampi. Men-tre la luce del crepuscolo dava l’ultimo ba-cio al profilo mozzafiato del Dru, final-mente raggiungemmo la stradina nel bo-sco alla luce delle nostre pile frontali. Ilsole era ormai tramontato da una quindi-cina di minuti, il tempo necessario per ag-girare gli ultimi buchi. Ho il ricordo diquesto ultimo tratto di strada percorsoquasi in apnea… Ma ad un tratto una lu-ce, un rumore assordante… era un mostromeccanico che mi veniva incontro. Solodopo mi accorsi che era un gatto delle ne-vi ad inizio turno. Ero un po’ suonato! Erala fine di un giorno grande. Tolsi gli sci sulla statale per Argéntiere, lamia pila illuminò il volto di Ema, che misorrise: avreste dovuto vederlo, aveva lafaccia di un moccioso che l’aveva appenacombinata grossa.

Mont Blanc du Tacul, parete est:goulotte Gabarrou-Albinoni e Modica-Noury

ATTRAVERSO UNA STELLA

tSegue a pag. 2

Tre giorni in Toscana, nel parchi della Val diCornia, in provincia di Livorno. Questa è statauna delle ultime esperienze vissute, dal 4 al 6maggio scorsi, dai soci della sezione CAI diOvada. Un’esperienza un po’ diversa, in unambiente particolare, quello delle colline to-scane dell’immediato entroterra. Non ci sonostate grandi cime da scalare (la massima vettaraggiunta è stata il monte Calvi, poco più di600 metri), ma in compenso c’è stata, almenoper i primi 2 giorni, un’immersione nella “Wil-derness” maremmana, in un paesaggio conrare tracce umane (e molte tracce di cinghia-li). Il contrasto fra la fascia costiera, turistica epopolata (a breve distanza c’erano Piombino,Follonica, S. Vincenzo) e l’interno selvaggio èstato l’elemento che ha colpito di più i sedicisoci che hanno vissuto questa avventura. So-no stati percorsi nei primi due giorni almenouna cinquantina di chilometri, prima sui sen-tieri che da Castagneto Carducci conducono aCampiglia Marittima, poi nel “parco dei Mon-tioni”, con un breve sconfinamento in provin-cia di Grosseto. L’ultimo giorno è stato un po’meno avventuroso, ma ugualmente interes-sante con la visita ad una miniera nel parcoarcheominerario di S. Silvestro ed alla necro-poli etrusca di Populonia.

Sezione di Ovada

AVVENTURAIN MAREMMA

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E’ il 24 marzo 2012 e siamo nuovamentediretti a Courmayeur. L’auto non è più la stessa ma i nostri sognisì. L’obbiettivo? La goulotte Modica-Noury sempre sulla parete Est del MontBlanc du Tacul, capolavoro alpinistico del1979. L’avevamo osservata minuziosa-mente un mese prima ed ora non ci resta-va che misurarci con le sue difficoltà. Il co-pione sembrerebbe identico alla prece-dente salita, solo che è già primavera. Legiornate sono un filo più lunghe e io,questa volta, sono in forma. La prima par-te del canale (quella in comune con laGAB-ALB) scorrerà via come l’olio, semprein conserva ma meno protetta. In alto, asto giro, la svolta sarà a destra e ben piùpesante psicologicamente. E in effetti, c’èun po’ di tensione. Chiedo ad Ema se mifa attaccare il primo tiro. Mi risponde di

no. Poi ci ripensa e mi fa l’occhiolino:“Dai, homo!”.Muovo i primi passi, c’è aria pesante… Poile prime difficoltà mi distolgono dai trop-pi pensieri. Le prime due lunghezze saran-no prevalentemente di misto, in alto inve-ce troveremo più ghiaccio. I tiri si susse-guiranno rapidamente e al mio socio, inottima forma, toccherà il muro a 90° conuscita su sorbetto poco proteggibile.Quello che viene tecnicamente definito“un calcio nelle palle!”.La concentrazione rimarrà alta per tuttala salita e solo raggiunti gli zaini, al termi-ne delle doppie, prenderemo respiro. Ri-guardando dal basso l’itinerario, il pensie-ro va a Matteo che tentò l’impresa in soli-taria. Questo luogo sarà sempre puntod’incontro con lui.Nuovamente sci ai piedi e giù per La Merde Glace. Ci fermiamo per contemplare ilSupercouloir, incassato tra i due pilastrirossi del Tacul. Ema si gira verso di me, ioabbasso lo sguardo e riprendo a sciare.Era evidente cosa mi volesse dire: “Laprossima è quella, homo!”.Giungiamo sullo stradino. Stavolta, è an-cora chiaro e ci sorseggiamo l’ultima goc-cia di thè.Un giorno racconterò questa storia a miafiglia. La storia di due amici che hannorincorso un sogno e quella del ragazzoche si trasformò in una stella.

Federico Poli - CAI Alessandria

Segue da pag. 1: ATTRAVERSO UNA STELLAt

Una mattina Chicco mi chiama con la soli-ta agitazione e mi dice “perché non fareuna serata al CAI e presentare un po’ diattività fatta in montagna?”La cosa mi lascia un po’ perplesso e subitonon so che pensare. Un conto è andare inmontagna, altra cosa è relazionare da-vanti alle persone… Chicco propone l’i-dea all’amico Emanuele, che accoglie conentusiasmo. “Va beh, penso, in qualchemodo si farà…” Apro le agende dove laPatty ha raccolto scrupolosamente le rela-zioni delle salite, le faccio passare una aduna, poi la guardo e le dico “ma quantecose abbiamo fatto?”.Forse perché è diventata parte integrantedelle nostre abitudini o forza interiorenel superamento di momenti difficili, stail fatto che i momenti trascorsi in monta-gna sono veramente tanti.Con l’idea di passare una serata tra amicie niente più, se vorrete, ci vedremo insie-me qualche foto e qualche filmato diquesta passione che riunisce intorno a séun gruppo di amici.La proiezione avrà luogo presso l’Associa-zione Cultura e Sviluppo in Piazza F. DeAndrè 76 ad Alessandria venerdì 5 otto-bre 2012, ore 21,15.

Maurizio Coppero (CAI Alessandria)

Sezione di Alessandria

SCALARELA VITA

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gne sono ancora in gran parte non percorri-bili per la stragrande maggioranza degliEscursionisti che invece trovano nei nostriterritori una piacevole alternativa che uni-sce la possibilità di una escursione non ba-nale con una vera e propria festa dell’Escur-sionismo. Questa è la Cinque Torri. Per una fortunata combinazione la conces-sione del titolo di Gita Regionale coincidecon il 150° anniversario della costituzionedel CAI e si inserirà nelle manifestazioni na-zionali che si svolgeranno in Piemonte, re-gione in cui è nato  il CAI,  assegnando allamanifestazione della Cinque Torri una va-lenza non solo piemontese. A tal propositoabbiamo avanzato al CAI Centrale la possi-bilità del Patrocinio con l’utilizzo del logoprevisto per le manifestazioni nazionali del2013. Il successo della Manifestazione è stato rag-giunto grazie alla sinergia fra i soggetti in-teressati (CAI Acqui, CAI Asti, CAI Provincia-le, Pro Loco e Protezione Civile dei cinqueComuni interessati, Comunità MontanaLanga Astigiana, Provincia Asti e la RegionePiemonte) che hanno insieme creato un cli-ma favorevole per la riuscita delle prece-denti edizioni e che non mancheranno cer-tamente il loro apporto per preparare, il 21Aprile 2013, una edizione che vedrà le 81Sezioni e i più di 50.000 iscritti del CAI Pie-monte coinvolte nell’organizzazione.

Nel ringraziare il CAI Regionale, quello chechiediamo è la disponibilità di tutti a lavo-rare con noi per far diventare la CinqueTorri un evento Nazionale dal punto di vi-sta Escursionistico e soprattutto un volanoper rilanciare un territorio che merita unforte impegno in tal senso.

CAI - Sezione di Acqui Terme

“Il Comitato Direttivo Regionale del CAIPiemonte, il 16 giugno scorso, ha deliberatola concessione del titolo di Gita Regionaledel CAI Piemonte per il 2013 alla “CinqueTorri”. La presentazione della manifestazio-ne è stata fatta dal Presidente RegionaleMichele Colonna e recepita favorevolmenteda tutti i componenti del CDR”.Con questo secco comunicato è stata accol-ta la proposta di candidatura avanzata dal-la Sezione del CAI di Acqui dopo il successodella edizione del 2012.Quello che auspicavamo si è avverato edora non ci resta che iniziare a lavorare percreare le condizioni per far divenire la “Cin-que Torri“ una grande classica Nazionaledell’Escursionismo di Bassa Montagna.Il periodo scelto per la manifestazione, ilmese di Aprile, è il periodo in cui le monta-

Il CDR Piemonte ha concesso questo titolo per l’edizione 2013

LA “CINQUE TORRI” È GITA REGIONALE

Le parole evocano immagini di giochi e sportall'aperto, avventura e movimento, propriodi questo si tratta: la particolarità è che asvolgere tali attività sono bambini e ragazziaffetti da gravi o croniche malattie in terapiao nel periodo post ospedalizzazione.La Dynamo Camp è infatti un'associazioneno profit che, nella cornice di uno splendidoparco nei pressi di Pistoia, ospita questi ra-gazzi gratuitamente per delle settimane av-ventura di terapia ricreativa. Equitazione, ar-rampicata sportiva, tiro con l'arco e molto al-tro ancora vedono impegnati i ragazzi che, adiscapito delle loro gravi patologie, dimo-

Sezione di San Salvatore

DYNAMO CAMP: UN’INIZIATIVA CONCRETAstrano un coraggio e una vitalità incredibili.Alcuni soci della nostra sezione ne avevanosentito parlare ma siamo venuti a contattocon l'associazione in occasione della nostratradizionale “castagnata di ottobre” quan-do, a margine della manifestazione, era pre-sente una rappresentante della DynamoCamp con un gazebo.Approfondendo la conoscenza, in noi è scat-tata la voglia di fare qualcosa di concreto perappoggiare l'iniziativa.Abbiamo quindi deciso di raccogliere fondi,sotto forma di offerte, da parte dei parteci-panti alla camminata che si snoda dal San-

tuario della Madonna del Pozzo di San Salva-tore al Santuario di Crea (che si svolge ormaida quasi 20 anni il 25 aprile) e grazie alla nu-merosa partecipazione abbiamo acquistatomateriale per arrampicata, corde, imbraghi ealtro ancora che proprio in questi giorni ab-biamo consegnato alla Dynamo Camp.Il sodalizio è ormai consolidato e in più occa-sioni abbiamo unito la nostra presenza aquella dei rappresentanti dell'associazioneper dare loro una maggiore visibilità nellemanifestazioni sul territorio e ci prefiggiamodi proseguire nella nostra attività di soste-gno anche nei prossimi anni.

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candide, ora rosse o brune, interrotte dasuggestive calette e fronteggiate da impo-nenti faraglioni ora esili e slanciati, orapossenti, come il famoso Pan di Zucchero,incantevolmente sorti dal mare cobalto.Ma questa costa non è solo fascino di unanatura spettacolare; è storia della dura vitadi donne e uomini che hanno lavorato du-ramente e lottato per vivere. Vite solita-mente interrotte precocemente dai nume-rosi incidenti e, ancor di più dalle malattieprofessionali. Vite che si possono intuirenelle suggestive rovine del grande villaggiominerario di Planu Sartu, più di 2000 perso-ne su un promontorio di straordinaria bel-lezza, difficile da apprezzare da chi passavadodici ore filate sotto terra, a respirare unapolvere che si accumulava nella profonditàdei polmoni; si possono intuire traversandola galleria Henry, seduti sui vagoncini cheportavano il minerale alle chiatte dirette aCarloforte, unico porto della zona, insiemea Cagliari, a permettere l’attracco di grandinavi per il trasporto dei minerali.Una storia che può essere compresa in mo-do esaustivo visitando il museo minerariodi Iglesias, nei locali della scuola professio-nale che fino agli anni 80 preparava i capo-squadra minatori. Una scuola che agli ap-profonditi studi associava la pratica nellaminiera didattica, che parte proprio dallascuola, la cui visita permette di comprende-re come si operava nei siti minerari che siincontrano numerosi su questo splendidotratto di costa sospeso tra il blu del cielo edi blu cangianti del mare, spesso a picco sot-to i nostri piedi, talvolta raggiunto percor-rendo scoscesi sentieri che scendono leprofonde spaccature delle falesie. In que-sto blu camminiamo affascinati per tregiorni, tra euforbie che dipingono il terre-no coi caldi colori dal giallo all’arancio rossoe ginepri portati dal forte vento marino aformare le più stravaganti figure. Tre giorniinterrotti dalla visita a Cagliari, martedì pri-mo maggio, in occasione della festa diSant’Antioco, per assistere alla sontuosa sfi-lata in costume di tutti i paesi dell’isola,svariate migliaia di figuranti, centinaia dicavalli bardati a festa, accompagnati damusiche della tradizione, prima del carrocon la statua del Santo, trainato da enormibuoi coperti da ghirlande di fiori.La Sardegna è bella per le alte falesie a pic-co sulle incredibili trasparenze di un marespettacolare, ma non meno affascinate è ilsuo entroterra selvaggio in cui ci siamo im-mersi nella lunga traversata del massicciodel Marganai, antica riserva di legnameforte, leccio, ginepro ed erica, per costruireferrovie e fornire carbone alle fonderie.Nel fresco di questi sterminati boschi ab-biamo risalito antichi canaloni, difesi da

fortificazioni nuragiche, superando facili edivertenti passaggi di roccia, raggiunto vet-te panoramiche, ritrovato accessi a gallerieminerarie, percorso il tracciato aereo diuna piccola ferrovia delle miniere, tra altefalesie frequentate da climbers selvaggi. In-fine la discesa nel vallone solcato dal Canalis’Ega su Boi che entra nella grande grottadi San Giovanni, circa un chilometro di for-me fantastiche a formare mammelloni, co-lonne, piscine. Unico caso in Europa digrotta carsica traversata da una strada car-rozzabile, ormai provvidenzialmente chiusaal traffico; ai due ingressi della grotta vieattrezzate di estrema difficoltà, meta diclimbers di tutto il mondo, dove Lino ci rac-conta di aver visto Manolo “danzare”sull’8a.Torniamo al mare per l’ultima escursione,sull’isola di Sant’Antioco, di origini vulcani-che, sede di una delle ultime due tonnareattive in Italia, che raggiungiamo in tra-ghetto da porto Vesme. Saliamo verso capoSandalo, oasi LIPU dove nidificano circa 70coppie del raro falco della regina, alcunecoppie di falco pellegrino e numerosissimigabbiani che riempiono l’aria dei loroschiamazzi, allarmati dalla presenza del no-stro numeroso gruppo.L’ambiente è brullo, camminiamo, e a trattiarrampichiamo, tra fragili rocce chiare ori-ginate da cenere vulcanica, che formanograndi grappoli di cavità a nido d’ape. Lascogliera sotto di noi è invece formata daalte colonne di basalto nerastro, a trattitanto regolari da apparire artificiali. Da ca-po Sanalo scendiamo verso il litorale La Ca-letta per raggiungere il promontorio LaPunta, camminando tra nidi di gabbiani incova che cerchiamo di non disturbare, perammirare dal basso la scogliera, dal puntodi osservazione che Lino utilizza nella pa-ziente attesa di fissare nelle sue fotografienaturalistiche il volo elegante dei rapaciche le abitano.La vacanza , ormai alla fine, si conclude conlo shopping gastronomico a Carloforte, unangolo di Liguria in Sardegna, e con unasontuosa cena a base di tonno, che entra apieno titolo tra i bei ricordi di questosplendido trekking.

Enrico Bruschi - CAI Casale MonferratoFotografie: Vilma Manca Durando

CAI Casale Monferrato

Ancora una volta, la terza, atterriamo inSardegna per il trekking di primavera.Un’isola aspra e selvaggia, affacciata su unmare che presenta le infinite sfumature delblu e lascia penetrare la vista attraverso lelimpide acque su fondali straordinari mafortemente caratterizzata dalla terra, conle vaste falesie di bianco calcare, i fitti bo-schi di leccio, i ginepri attorcigliati dal ven-to, i profondi canyon; un’isola che sa offri-re ogni volta nuove e profonde emozioni achi cammina alla scoperta dei suoi antichisegreti. Queste affermazioni non erano af-fatto scontate dopo aver camminato perdue volte nel territorio del Golfo di Orosei,quello di “Selvaggio Blu” e solo l’insistenzadi Vilma, Ozzanese doc che sente ancoraforti i legami con la sua isola, è riuscita adindurci a questa scelta; probabilmente la

passione con cui si dedica alla riscopertadella storia dei cavatori che tra Casale, Oz-zano e Coniolo hanno fatto la storia del-l’industria cementifera casalese ha avutoun ruolo importante nella scelta dell’Igle-siente come meta del nostro trekking. Que-sta terra è infatti preziosa fonte di mineraliche contribuirono allo sviluppo delle civiltàdel mediterraneo, dai fenici ai Romani eche, nella prima metà del secolo scorso, fe-cero di questa zona il più importante di-stretto minerario europeo per l’estrazionedi piombo e zinco.Un territorio ed una storia che l’ottimo Li-no Cianciotto, guida escursionistica conuna profonda competenza mineraria, geo-logica e naturalistica ci ha fatto conoscere,con pazienza e puntiglio, in ogni aspetto,mentre camminavamo in una natura mera-vigliosa che il duro lavoro dei minatori nonha per nulla alterato.Fin dal primo giorno, tempo del trasferi-mento a Iglesias per posare i bagagli, sia-mo immersi nella bellezza e nella storia diquesto territorio, diretti a Nebida, da dove,in tre tappe sospese tra cielo e mare, per-correremo il tratto di costa fino a Bugger-ru. Una costa incantevole in cui si alterna-no lunghe spiagge sovrastate da dune disabbia bianca, occasione per piacevoli tuffie meritati riposi, ad immense falesie, ora

Sezione di Casale Monferrato

MINIERE NEL BLU

A picco sull'ingresso della galleria Hanry a Buggerru

Un tuffo dove l'acqua è più blu...

I vagoncini del trenino alla Galleria Hanry Il faraglione Pan di Zucchero Il massiccio del Marganai

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Oggi le previsioni del tempo sono moltoattendibili, soprattutto nei tre giorni suc-cessivi alla divulgazione ed abbastanza af-fidabili anche in quelli seguenti. I frequen-tatori della montagna ne conoscono benel’importanza. In passato però era soprat-tutto il contadino che osservava i segni pre-monitori della natura per prevedere, alme-no in parte, le condizioni meteorologichedei giorni futuri. Lui temeva il maltempo el’arrivo delle piogge, soprattutto nel perio-do estivo, mentre erano in corso alcune at-tività, anche perché tutti i lavori erano ese-guiti manualmente e quindi richiedevanomolto tempo, ma soprattutto molto buontempo. Appunto il bel tempo era molto im-

portante durante la fienagione di inizioestate nei mesi di maggio e giugno, in set-timane diverse in relazione alla quota: dal-la metà di giugno per la salita agli alpeggi,in piena estate per la mietitura del grano edella segale, in autunno per la discesa daglialpeggi e nei giorni di raccolta e tratta-mento delle castagne, alla fine dell’autun-no durante l’allestimento delle carbonaieche potevano essere compromesse dal ven-to e dalla pioggia. Il contadino dunque va-lutava attentamente i segnali del tempo edin base a questi ultimi iniziava o ritardava igrandi lavori stagionali. Indubbiamente leprevisioni in passato erano molto approssi-mative, basate in parte sul contenuto deiproverbi o sull’interpretazione di alcuni se-gnali della natura molto spesso connessi aiventi che giungono da lontano e portanoinformazioni sul tempo che verrà. Moltospesso il contadino confrontava le condi-

zioni meteorologiche della giornata con ilcontenuto dei proverbi a lui noti ed in que-sto modo poteva giungere a delle conclu-sioni: le previsioni erano molto grossolanema complessivamente permettevano unasommaria valutazione. Infatti alcuni pro-verbi forniscono informazioni e l’elencodelle massime di origine popolare sarebbelunghissimo. Ne segnaliamo qualcuna tra lepiù attendibili: quando il tempo volge alpeggio, entro il giorno successivo o primadi sera le mucche al pascolo tendono a ra-dunarsi e coricarsi in gruppo in un luogopianeggiante mentre mosche e tafani di-ventano molesti; le marmotte annuncianol’arrivo del maltempo evidenziando nervo-sismo mediante frequenti segnali di allar-me nei confronti di pericoli che normal-mente tollerano guardinghe. Anche le ron-dini e le trote forniscono indicazioni sultempo: poiché il nutrimento principale diquesti animali sono gli insetti, con l’avvici-narsi della bassa pressione questi ultimi so-no trattenuti dal vento vicino al suolo; perquesto motivo le rondini volano radenti alterreno e le trote guizzano continuamentefuori dall’acqua. E ancora: se alla sera ab-biamo ancora la fortuna di vedere un pipi-strello che volerà fino a tardi, il giorno suc-cessivo sarà di bel tempo, mentre se esso èassente dalle aree di caccia usuali o se volaper un breve periodo, il tempo volge alpeggioramento. Anche il coro prolungatodelle rane conferma il bel tempo. Altreinformazioni possono essere tratte in mo-do attendibile dall’osservazione delle nu-vole nel cielo e dal confronto con alcuniproverbi: “Quando il monte ha il cappello,il contadino prepara l’ombrello” è riferitoalle nuvole presenti sulla cima dei monti almattino; “Nuvole verdi o scurette, tempe-sta e saette” indicando che nuvole con ri-flessi verdastri o molto scure annuncianoun forte temporale ma attenzione al con-trasto delle luci al mattino ed al tramonto.“Cielo a pecorelle, acqua a catinelle” riferi-to ai cirrocumuli che generalmente annun-ciano la pioggia entro un paio di giorni;“La tramontana la pioggia tien lontana”perché generalmente è aria fredda e seccae per concludere “Rosso di sera, bel temposi spera; rosso al mattino acqua al mulino”indicando il colore del cielo al mattino pre-sto ed al tramonto. In rari casi il contadinopossedeva un semplice e rudimentale igro-

Previsioni del tempo

PROVERBI, PIANTE E... BAROMETROscopio costruito preferibilmente con il le-gno dell’abete bianco che è maggiormentesensibile alle variazioni di umidità atmosfe-rica. Per le donne di un tempo la prova delsale grosso non falliva mai: conservatosempre in un luogo asciutto, se esso eraumido ed aggregato, presto sarebbe arri-vata la pioggia. Molte informazioni impor-tanti erano ottenute anche osservando al-cune piante che sono caratteristiche del pe-riodo estivo. In molte località del Piemontegli anziani indicano l’orto con il termine“giardino” ed in tutta la regione l’orto delpassato non era semplicemente un orto. In-fatti, in essi, piantate con un ordine noncasuale ma rispettoso delle esigenze dellevarie specie, erano coltivati ortaggi, piantearomatiche, piante da frutto, frutti selvati-ci, fragole e fiori in una mescolanza solo al-l’apparenza confusionaria. In realtà l’alter-nanza delle coltivazioni rispondeva ad esi-genze di fertilità dei suoli, difesa dai paras-siti, richiamo per gli insetti impollinatori, ri-spetto delle esigenze delle singole piante.Tra queste non mancavano alcuni fiori chepotevano fornire indicazioni sul tempo del-le giornate successive come ad esempio lacalendula (Calendula pluviale e Calendulaofficinalis e la spontanea Calendula arven-sis), la zinnia (Zinia angustifolia), il tulipano(Tulipa praecox e gli spontanei Tulipa au-stralis e Tulipa Sylvestris) ed altri ancorache tendono a rimanere chiusi, almenoparzialmente, anche durante il giornoquando l’umidità atmosferica inizia ad au-mentare. Nel periodo estivo, è attendibilel’osservazione della carlina comune (Carli-na acaulis ed altre specie simili ma di di-mensioni più ridotte) presente nei prati enei pascoli, generalmente non oltre i 2500 -2800 m di quota, quasi sempre alta solopochi centimetri e mai oltre i 10-15, spon-tanea nelle Alpi e nell’Appennino. E’ usodiffuso appendere un esemplare di questapianta alla porta degli alpeggi e degli edi-fici rurali per osservare eventuali cambia-menti utili per una attendibile previsionedel tempo. Infatti questa pianta è moltosensibile alle variazioni di umidità dell’ariae tende a chiudere il fiore in anticipo di al-cune ore rispetto all’effettivo cambio deltempo. Anche se oggi le previsioni del tem-po sono decisamente affidabili, un po’ diesperienza sui segnali della natura e qual-che proverbio dei nonni può contribuire adadattare ad una specifica località la previ-sione regionale. Per esempio ho personal-mente notato che nei rilievi del basso Pie-monte ed in quelli della provincia di Cuneofino al Monviso, soprattutto nel periodocentrale dell’estate, le condizioni del tem-po sono spesso differenti dalle previsioni acausa dei venti meridionali, caldi e umidi,che contrastano con l’aria più fredda dei ri-lievi ed originano vapori e nebbie in quota.Adattando le previsioni con l’esperienza equalche osservazione, ho più volte pro-grammato con successo escursioni in gior-nate poco affidabili e, fortunatamente, horinunciato a qualche salita nonostante leprevisioni di bel tempo; in questo ultimocaso ho poi raccolto informazioni locali equasi sempre la scelta era stata quella giu-sta. E poi… se il tempo è proprio brutto, lagiriamo in polenta.

Al termine dell’assemblea generale dei socidel 26 aprile scorso, è stato eletto il nuovoConsiglio Direttivo della Sezione per il trien-nio 2012-2013-2014. Sono stati eletti Gian-luigi Carca, Benito Moratto, Gianfranco La-pata, Pier Paolo Maccarini, Gabriele Sacco,Andrea Presciutti, Piero Bonadeo, GiulioBernardi, Giovanni Curone. Nella prima riu-nione del nuovo Consiglio Direttivo sonostati nominati il Presidente, Gianluigi Carcae il vicepresidente, Benito Moratto. I sociGiuseppe Pagella, Francesca Caffarone e Pa-trizia Bagnasco sono stati nominati revisoridei conti. Svolge le funzioni di Segretario se-

zionale Rossana Zucchelli. Il nuovo ConsiglioDirettivo ricorda a tutti gli iscritti della Se-zione di Tortona che è possibile inviare con-sigli e suggerimenti all’indirizzo e-mail [email protected] e che la Sezione èaperta ogni giovedì dalle 21 alle 23. Inoltre,ogni martedì e giovedì è possibile usufruiredella palestra di arrampicata rivolgendosi alresponsabile Andrea Carpo tramite il sitowww.arrampicareatortona.blogspot.com.Ogni settimana sono organizzate escursionie ciclo-escursioni in località dell’Appenninoe delle Alpi che saranno comunicate a tutti isoci in possesso di indirizzo e-mail.

Sezione di Tortona

NUOVO DIRETTIVO

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Il 2 giugno scorso un gruppo di soci delCAI di Ovada, insieme a parenti e amici diClaudio Ferrando, il giovane tragicamen-te scomparso in un incidente sul lavoronel novembre scorso, si sono recati in valMastellone, in val Sesia, ed hanno rag-giunto Valle Piatto, a quota 1769 metri,per sistemare in una cappelletta un fotoin suo ricordo. La località è stata sceltaperché frequentata abitualmente proprioda Claudio durante le sue escursioni. Labella giornata di sole ha favorito la cam-minata che ha voluto essere un momentodi ricordo per il socio CAI che non c’è più.Erano presenti anche la sorella e la nipo-te di Claudio.

Sezione di Ovada

GLI AMICIRICORDANOCLAUDIO

Quindi non sipercorrerannosolo i consuetisentieri delleescursioni più“ c o l l a u d a t e ”nel territoriode l l ’Ovadese ,ma si effettue-ranno percorsimeno noti, sa-lendo su alturemeno frequen-tate: un modo,questo, per farconoscere più afondo il nostroterritorio. E così,accanto al Tob-bio, al Tugello,al Figne, al Le-co, al Taccone, alla Colma, al Pracaban, alDente, al Poggio, alla Costa Lavezzara, alPavaglione, ci sono anche il Bric dei La-dri, il Bric degli Alberghi, il Saliera ed al-tre montagne modeste e semisconosciutedella zona. E poi ci sono le alture situate sul territo-rio comunale di Ovada: quattro in tutto,la maggiore delle quali è quella delleCiazze, di poco superiore ai 730 metri.Il materiale fotografico raccolto sarà poi

La sezione CAI di Ovada, per festeggiarei 30 anni di fondazione, sta organizzan-do l’iniziativa “Trenta vette per il Tren-tennale”. L’obiettivo è quello di salire incontemporanea, il 14 ottobre prossimo,su trenta vette del’Appennino Ligure-Piemontese, situate nella zona dell’Ova-dese e nella vicina Valle Stura.La macchina organizzativa si è già messain moto: sono state individuate le trentacime (per la verità sono 35, così c’è piùpossibilità di scelta per i soci) e si sta pro-cedendo alle “prenotazioni”: su un ap-posito tabellone in sede gli interessati se-gnano il loro nome accanto a quello del-la vetta prescelta e si impegnano così araggiungerla (possibilmente in compa-gnia) proprio il 14 ottobre prossimo, da-ta dell’ascensione collettiva. L’obiettivo èdi ritrovarsi contemporaneamente sulletrenta cime all’ora di pranzo e di scattareuna foto per immortalare l’evento. Sulposto sarà anche lasciato un gagliardetto“commemorativo”.L’iniziativa della sezione ha anche otte-nuto il patrocinio del Comune di Ovada.Gli obiettivi di questa manifestazione so-no essenzialmente due, oltre a quello ov-vio della celebrazione. Coinvolgere ilmaggior numero possibile di soci nell’ini-ziativa e far conoscere alcune cime mino-ri del nostro Appennino.

La Sezione di Ovada celebra il suo trentennale

TUTTI IN VETTA IL 14 OTTOBRE

inserito nella mostra in programma a di-cembre, negli spazi espositivi di piazzaCereseto ad Ovada, dove gli artisti (di ar-ti figurative) che sono iscritti alla sezionepresenteranno le loro creazioni.Il Consiglio Direttivo quindi invita tutti isoci ad “arruolarsi” in vista di questaascensione collettiva, che vuole essereuna festa speciale per i 30 anni della se-zione.

Diego Cartasegna

Sabato 14 aprile ha avuto luogo la conse-gna dei diplomi per gli allievi del corsoASAG organizzato dalla Scuola Interregio-nale di AG LPV e diretto dall'Accompagna-tore Nazionale di Alpinismo Giovanile(ANAG) nonché direttore della Scuola Cen-trale di Alpinismo Giovanile Gian Carlo Ber-chi. Nel corso della serata, svoltasi presso ilristorante “Il Campanile”, in frazione Ban-dita di Cassinelle, i 15 allievi hanno ricevu-to, alla presenza dei presidenti delle sezioniCAI di Novi Ligure, Acqui Terme e Ovada, idistintivi e i diplomi comprovanti il supera-mento delle prove finali e quindi la qualifi-ca ottenuta. Fra le diverse tematiche tratta-te durante il corso, particolare attenzione èstata dedicata al progetto educativo, ad al-cune manovre di tecnica alpinistica, all'o-rientamento ed alla cartografia, alla meteo-rologia (essenziale in ambiente montano),allo studio dell'itinerario e alla conduzionedi gruppi. Si è svolta, inoltre, con la collabo-razione della delegazione CNSAS di Ales-sandria, una lezione relativa a primo soccor-so ed attivazione del soccorso, sempre mol-to utile in caso di necessità e sperimentatoattraverso esercitazioni sul campo.Diverse uscite sul territorio hanno consenti-to di sperimentare le discipline trattate nel-le lezioni teoriche, ad una di queste hannopartecipato un gruppo di ragazzi dell’Alpi-nismo Giovanile.La frequenza al corso ha consentito ai par-tecipanti di socializzare esperienze, svilup-pare spirito di gruppo e ha posto le basi peruna fruttuosa futura collaborazione.A comprova di quest'ultimo punto, è già

Alpinismo Giovanile

ECCO I NUOVI ACCOMPAGNATORI

stato avviato il corso di Alpinismo Giovanileche interessa ragazzi appartenenti alle tresezioni coinvolte. I neo-accompagnatorihanno dimostrato di essere particolarmentemotivati ed hanno manifestato interesse edapprezzamento per l'iniziativa formativa.Il direttore del corso, dopo essersi compli-mentato con i diplomati, ha ringraziato tut-ti i docenti che, con il loro impegno, baga-glio di conoscenze ed esperienze sul campo,hanno contribuito alla buona riuscita del ci-clo di lezioni.Hanno partecipato al corso Valter Marenco,Debora Borgoglio, Giancarlo Rizzo eValentino Subrero di Acqui Terme, Alessan-dro Gemme, Giovanni Manca, Luca Moro,Stefano Mutti, Antonella Pallante, LucaRaddavero, Simona Recco e Alessandra Sa-turnino di Novi Ligure, Amir Bendoumou,Diletta Boschi e Luca Stiber di Ovada.

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PROGRAMMA ATTIVITAʼ

CASALEESCURSIONISMO8 LUGLIO LAGO PERRIN IN VAL DʼAYAS

(E) Org. Piotto, Rossi22 LUGLIO MONT FORTIN IN VAL VENY (E) Org. Bobba29 LUGLIO RIFUGIO JERVIS - COLLE DI NEL

(E) Org. Marangoni9 SETTEMBRE SENTIERO WALSER DELLA VAL FORMAZZA

(E) Org. Marangoni23 SETTEMBRE COLMA DI CAMPERTOGNO - Valsesia

(E) Org. Piotto, Rossi27 SETT- 1 OTT LA VIA DEGLI ABATI - da Bobbio a Pontremoli

Org. Bruschi7 OTTOBRE COLORI E SAPORI DELLʼALTO ASTIGIANO

(E) Org. CAI Foglizzo

ALPINISMO15 LUGLIO PELVO DʼELVA (F) Org. Mazzuccato

ESCURSIONISMO 6-9 LUGLIO DOLOMITI: DA RIFUGIO A RIFUGIO15 LUGLIO MONTE MALAMOT (MONCENISIO)22 LUGLIO RIFUGIO ALPETTO (CRISSOLO).... AGOSTO NOTTE IN RIFUGIO (data da definire).... AGOSTO NOTTE IN RIFUGIO (data da definire).... AGOSTO UN 4000 METRI (data da definire)2 SETTEMBRE HOCHLICHT dal Gabiet - Gressoney

16-22 SETTEMB CILENTO (Campania)30 SETTEMBRE VALLONE DEL LEVIONAS (Valsavarenche)

VALENZA

ESCURSIONISMO 8 LUGLIO BREITHORN OCCIDENTALE m 4165

da Plateau Rosà m 3455 - Valtournenche(F) - D.G. Avalle

14-15 LUGLIO PUNTA GNIFETTI, CAPANNA REGINAMARGHERITA m 4554 dal Rifugio Gnifetti m 3647(F) - D.G. Avalle, Salini

21-22 LUGLIO ESCURSIONE PER FAMIGLIE CON PERNOTTAMENTO IN TENDA - D.G. Avalle, Mandirola

3-10 AGOSTO TREKKING IN CORSICAGR20, parte meridionale - D.G. Avalle

24-26 AGOSTO TREKKING NELLE VALLI GARDENA, FUNESE BADIA Anello da Selva di Valgardena(EE) D.G. Accornero, Fei

9 SETTEMBRE BIVACCO BONELLI m 2330 dal Saretto m 1530Val Maira (E) D.G. Fei, Salini

23 SETTEMBRE BIVACCO CITTÀ DI MARIANO m 2860da Saint Jacques 1689 m - Val dʼAyas(EE) D.G. Grassi, Penna

7 OTTOBRE ALPE RES m 1419 - COLLE DELLʼORCHETTAm 1818 - da Pianello di Rimella - Valsesia(E) D.G. Accornero, Colla

ALESSANDRIA

OVADAESCURSIONISMO7-8 LUGLIO WE IN VAL VARAITA Pernottamento al posto

tappa di Chianale (EE) Org. Cartasegna14-23 LUGLIO TUTTI IN BAITA VAL VENY Org. Icardi, Stiber29 LUGLIO MONTE ALBERGIAN 3041 m - Val Chisone

(EE) Org. Bello, Torrielli10 AGOSTO FIACCOLATA NOTTURNA A SAN LORENZO

(T) Org. Piccardo, Piana16-23 SETTEMB CILENTO (E) Org. CAI Valenza30 SETTEMBRE TRENOTREKKING: Acquasanta - M. Pennello -

Pegli (EE) Org. Tambussi, Sanguinetti, Camera7 OTTOBRE POLENTATA SUL MONTE TOBBIO (E)

Org. Piana e le ragazze del CAI

ALPINISMO1-2 SETTEMBRE RIF. QUINTINO SELLA 2640 m con possibilità di

salite al MONVISO (PD) Org. Vitale, Sonaglio9 SETTEMBRE VIA FERRATA - VAL CHISONE (D) Org. Ferraro

APERTURA SEDIACQUI TERMEVia Monteverde, 44Giovedi 21,00 - 23,00ALESSANDRIAVia Venezia, 9 - Tel. 0131 [email protected], Venerdi 21,30 - 23,00Mercoledi e Venerdi 18,30 - 19,30CASALE MONFERRATOVia Rivetta 17 - Tel. 0142 454911www.monferrato.net/cai/Giovedi 21,30 - 23,00NOVI LIGURECorso Marenco 21Mercoledi e Sabato 18 - 19,30Venerdi 21,00 - 23,00

OVADAVia Gilardini, 9 - Tel. 0143 822578Mercoledi e Venerdi 21,00 - 23,00SAN SALVATOREPiazza Carmagnola, [email protected] 21,00 - 23,00TORTONAVia Trento 31 (Palestra F. Coppi) - C.P. [email protected] www.caitortona.netGiovedi 21,00 - 23,00VALENZAGiardini Aldo MoroTel. 0131 945633 - 340 [email protected] e Venerdi 21,00 - 23,00

ESCURSIONISMO 7-8 LUGLIO RIFUGIO CARESTIA - CORNO BIANCO (EE/F)22 LUGLIO RIFUGIO MEZZALAMA m 3036 (E-EE)28-29 LUGLIO RIF. GIACOLETTI m 2741 PUNTA ROMA (EE)19 AGOSTO OROPA dalla Valle di Gressoney (E)16 SETTEMBRE MONTE TAMARO - LEMA (E)

ALPINISMO 7-8 LUGLIO RIFUGIO CARESTIA - CORNO BIANCO (EE/F)28-29 LUGLIO RIF. GIACOLETTI m 2741 PUNTA VENEZIA (A)5 AGOSTO FERRATA CIMALEGNA (A)2 SETTEMBRE TAGLIAFERRO 2964 m da Rima (A)

SPELEOLOGIA30 SETTEMBRE GROTTA DI RIO MARTINO - CRISSOLO (F)

SAN SALVATOREESCURSIONISMO 14-15 LUGLIO TUTTI INSIEME AL RIFUGIO ARP m 2446 -

Brusson (Estoul)

MTB 14-15 LUGLIO TUTTI INSIEME AL RIFUGIO ARP m 2446 -

Brusson (Estoul)16 SETTEMBRE MONTE CHABERTON21-23 SETTEMB CASTELLANIA - MARE

ARRAMPICATA 14-15 LUGLIO TUTTI INSIEME AL RIFUGIO ARP m 2446 -

Brusson (Estoul)

TORTONA

ESCURSIONISMO 8 LUGLIO TRAVERSATA DAL VALLONE DI TESINA -

S. BERNOLFO22 LUGLIO SORGENTI DEL MAIRA24 LUG - 4 AGO MADONNA DI CAMPIGLIO (Trentino Alto Adige)12 AGOSTO MONTE ROCCIAMELONE 3538 m26 AGOSTO GRAND TOURNALIN - CIMA SUD 3371 m

2 SETTEMBRE SUI SENTIERI DI NANNI ZUNINO8-9 SETTEMBRE VAL GERMANASCA E IL QUEYRAS30 SETTEMBRE VERSO IL 150° - SENTIERI DEL PONZONESE

ALPINISMO14-15 LUGLIO RIFUGIO REGINA MARGHERITA m 455424 LUG - 4 AGO MADONNA DI CAMPIGLIO (Trentino Alto Adige)4-5 AGOSTO PIZZO BADILE 3308 m - Via Molteni

ACQUI TERME

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8

tor. Di grandissimo interesse è infine il pa-norama che si apre verso il Vallese: proce-dendo in senso antiorario, si possono os-servare prima i dolci pendii ghiacciati avalle della cima Jazzi, quindi lo Stralhorn,il Rimpfischorn, la catena del Mischhabelcon l'Alphubel (dall’inconfondibile formaa trapezio), il Weissmies, lo Zinal-Rothorne altri celebri Quattromila elvetici. L'a-scensione richiede la conoscenza di tecni-che alpinistiche di base, anche se la pro-gressione avviene semplicemente cammi-nando: è necessario infatti ricorrere all’u-so di corda, piccozza e ramponi.

Caratteristiche dell’escursioneDislivello: l'ascensione è caratterizzata dasalite e discese con percorso libero; èquindi difficile calcolare il dislivello reale.È possibile comunque stimarlo in 725 mcirca all'andata e 125 m circa al ritorno,per un totale di 850 m. Esposizione: ovest fino al Colle delBreithorn, quindi Sud.Difficoltà: F (escursione su ghiacciaio); se ilpendio finale è coperto di ghiaccio vivo,la difficoltà potrebbe essere maggiore.

Descrizione del percorsoMolti salgono la Roccia Nera partendodal Rifugio Guide di Ayas, il più vicino inlinea d'aria alla meta; in alternativa sipuò preferire il rifugio Guide del Cervinocome base di partenza: collocato a quota3480 m della Testa Grigia, è comodamen-te raggiungibile in funivia, evitando all'e-scursionista una lunga marcia di avvicina-mento ed il superamento di un considere-vole dislivello. La salita al Roccia Nerapartendo dalla Valtournenche presental’unico inconveniente di incrociare nellaprima parte alcuni impianti di risalita: su-perato il primo terzo circa del percorso, ilpaesaggio si fa comunque selvaggio e in-contaminato.Partendo dal rifugio Guide del Cervino al-l’alba, si sale prima a margine di ampie pi-ste di sci, dirigendosi verso oriente; senzaincontrare difficoltà particolari, almeno incondizioni di buona visibilità, si pervienead una piccola cabina, utilizzata dal per-sonale degli impianti di risalita, situata aquota 3796 m, in prossimità del colle del

L’imponente dorsale che dal Breithorn oc-cidentale si allunga verso oriente elevan-dosi a formare alcune vette, tra cui ilBreithorn centrale ed il Breithorn orienta-le, termina in prossimità della Scharztorcon una cima nevosa, che si erge evidenteal di sopra di una nera parete di roccia al-ta oltre 200 metri.La cima nevosa è nota con il toponimoRoccia Nera ed è raggiungibile dal versan-te sud risalendo un lungo e piuttosto ripi-do pendio di neve. La Roccia Nera, chetocca i 4075 m, risulta meta ambita dagliappassionati che desiderano immergersiin uno straordinario ambiente glaciale,senza dover ricorrere a tecniche di arram-picata ma limitandosi all’arte del cammi-nare: l’unica difficoltà da considerare èrappresentata dal ripido pendio finale,che raggiunge la vetta risalendo il ghiac-ciaio con pendenza considerevole (fino a45 gradi circa), superando gli ultimi 200 mcirca di dislivello. La salita di tale versante,che normalmente viene effettuata per lamassima pendenza evitando pericolosipercorsi a zig-zag, è consigliata solo quan-do le condizioni sono ottimali, informa-zione che spesso viene fornita dai gestoridei rifugi presenti in zona. In tal senso èinnanzi tutto necessario che la neve sia as-sestata, per evitare il rischio di valanghe,dal momento che si percorre un lungotraverso alla base dei ripidi pendii meri-dionali della catena dei Breithorn. Inoltreè indispensabile assicurarsi che il pendiofinale non sia ricoperto di ghiaccio vivo,fatto che si verifica più frequentemente afine estate. Dal punto culminante si godedi un panorama formidabile: verso orien-te si nota il Polluce, che mostra la tradi-zionale cresta percorsa dalla via normale,nonché il pendio di neve (con pendenzadi circa 50 gradi), percorribile in alternati-va alla via su roccia. Più in lontananza siindividuano facilmente il Castore, i Ly-skamm, la Gnifetti, la Dufour e la Nor-dend; verso occidente certamente affasci-nante è l’elegante cresta, percorsa in pic-cola parte, che unisce i Breithorn, crestalungo la quale si notano insidiose cornicidi neve protese verso la Svizzera. Versomezzogiorno, decisamente più in lonta-nanza, si notano il Gran Paradiso ed il Ru-

Breithorn, all’incirca a metà percorso lun-go la dorsale che unisce il Piccolo Cervinoe la Gobba di Rollin. Si inizia quindi ascendere con gradualità per portarsi a di-stanza adeguata dai pendii meridionalidei Breithorn; non esiste un percorso uni-vocamente definito ma è necessario indi-viduare al momento la strada più oppor-tuna da percorrere: è opportuno che inquesto tratto dell’ascensione la cordataavanzi non in fila indiana ma a ventaglio,al fine di assumere una disposizione per-pendicolare alla direzione più probabiledei crepacci. Al termine della lunga tra-versata, quando il pendio di neve inizia ascendere con pendenza pronunciata versola Schwartztor (Porta Nera), si piega versosinistra, affrontando il ripidissimo versan-te che sale in direzione del punto culmi-nante della Roccia Nera; si affronta l’ulti-mo tratto del percorso per la via più diret-ta, tenendosi non lontani dal bordo roc-cioso orientale, evitando di ricorrere ainopportuni tracciati a zig-zag: trattando-si di un passaggio quasi obbligato, questaparte dell’itinerario è spesso segnato dallapresenza di tracce di passaggio. Si trattacomunque di un punto caratterizzato dauna pendenza decisamente elevata (45gradi circa), un punto che può richiederecautela elevata, specialmente durante ladiscesa, se in presenza di ghiaccio vivo(condizione più frequente a fine dell'esta-te); occorre invece evitare la salita nel ca-so in cui ci si trovasse in presenza di nevenon adeguatamente assestata, per il ri-schio considerevole di valanghe. Superati i150-200 metri di dislivello che caratteriz-zano il pendio finale, si perviene ad unacresta, piuttosto larga, distante una cin-quantina di metri dalla vetta: affrontatoun ultimo breve risalto, si tocca infine ilpunto culminante.

Claudio [email protected]

Una giornata, una vetta…

ROCCIA NERA m 4075Valtournenche, Val d’Ayas

Il Polluce (in primo piano) ed il Castore (al centro)visti dalla vetta della Roccia Nera

Dalla vetta verso la Svizzera