FIDAart N 3 2012
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In copertina: Diego Mazzonelli, Scacchiera, 1986, acrilico su tela cm 100x100
FIDAartsommario3.Ottobre 2012, Anno 1 - N. 3
Editoriale Programmi FIDA-Trento 2012
Commissioni per l’opera d’arte
Intervista a Diego Mazzonelli
Rassegna Mostre in regione
Memorandum
pag. 4
pag. 5
pag. 6-20
pag. 21
pag. 22-23
pag. 24-25
pag. 26-35
pag. 36
Magica Montagna
VertiginosaMente
Copyright FIDAart Tutti i diritti sono riservatiL’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o even-tuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare
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EDITORIALE
Prosegue il ciclo di incontri con gli artisti trentini i quali, raccontando liberamente le loro
esperienze e parlando del “fare arte” nelle sue implicazioni concrete e “tecniche” possono
fare molto per avvicinare anche i “non addetti ai lavori” a un mondo che, troppo spesso, si è
allontanato dalla gente. In questa intervista Diego Mazzonelli racconta sè stesso evitando il
linguaggio specialistico di molti esperti pur avendone tutti i titoli, le conoscenze e le compe-
tenze. Professore di filosofia, saggista polivalente, critico competente, studioso dei fenomeni
artistici ma anche, allo stesso tempo, artista attivo nei campi più disparati e sperimentali:
poesia visiva, cinema, pubblicità, scultura, grafica, arte applicata. In fondo, l’idea dell’artista
totale che ama confrontarsi e affrontare con la sua creatività tutti gli ambiti espressivi. E,
nonostante egli possa rientrare a pieno titolo nella categoria dell’intellettuale (teorico), è
un artista laboriosissimo che realizza praticamente e pazientemente tutte le sue opere con
una precisione certosina che non ammette imperfezioni. In questo approccio si intravede,
oltre ad una indole rigorosa di base, la sua formazione impostata su una struttura logico-
razionale-analitica di stampo cartesiano. Ma come lo studioso è sempre disposto a inseguire
nuovi stimoli e intuizioni, così Mazzonelli, dopo aver esplorato in tutte le direzioni il suo
universo geometrico ha deciso (in)coscientemente di contestarlo e decostruirlo affrontando
linguaggi espressivi più liberi e imprevedibili, affrancandosi così da un ordine autoimposto.
Sicuramente la sua capacità di parlare molti linguaggi gli è derivata dall’aver sempre frequen-
tato, parallelamente e contemporaneamente ai suoi “studi razionalisti”, anche una pittura più
espressionista e gestuale, in particolare di nudi, a dimostrazione che un artista non dovrebbe
mai ripetere sè stesso per garantire la riconoscibilità richiesta dal mercato.
E, proprio riguardo a questo concetto di artista e mercato, alla fine dell’intervista Mazzonelli
ricorda che è artista colui che riesce a percorrere quella specie di “gioco dell’oca” che Bonito
Oliva definisce “sistema dell’arte” e che è strutturato su passaggi precisi quanto impervi: l’ar-
tista, l’opera, il critico, la galleria, il collezionista, il mercante, l’istituzione pubblica.
E’ chiaro che se i primi due punti, artista e opera, riguardano colui il quale propone sè stesso
e attengono alle sue capacità personali, gli altri quattro punti, invece, coinvolgono un’organiz-
zazione culturale, sociale e, soprattutto, economica complessa che si appoggia su strutture
private e pubbliche indispensabili per accompagnare un artista lungo questo “gioco-sistema”.
Sembra di intuire che l’Arte sia necessaria ma non sufficiente e che, volendo quantificare il
peso dei vari operatori del sistema, artista e opera valgano appena un terzo del tutto.
Se così è (e non abbiamo motivo per non credere a Bonito Oliva), la vera fatica dell’artista non
finisce con la conclusione della sua opera d’arte ma inizia subito dopo nel tentativo di percor-
rere anche le altre cinque caselle del “gioco dell’oca”.
PROGRAMMI FIDA-Trento 2012
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8 destini = 1 passione - 2012
L’inaugurazione della mostra dal titolo “8 destini = 1 passione” è stata spostata per problemi organizzativi.
Natura Libera - 9 novembre - 9 dicembre 2012
L’inaugurazione della mostra “Natura Libera”, è stata fissata il giorno 9 novembre alle ore 18.30 presso Palazzo Libera a Villalagarina. I quattro artisti della FIDA che partecipano sono: Mauro Berlanda, Alessia Carli, Carla Decarli e Anna Lorenzetti.
Collettiva FIDA-Trento 2012 - dicembre 2012 - gennaio 2013
La Mostra della Collettiva rimane la manifestazione annuale più importante per rap-presentare pubblicamente l’associazione.Tutti gli iscritti sono invitati a partecipare perché è importante che i soci possano incontrarsi e conoscersi, personalmente e artisticamente, per far vivere e crescere l’associazione.Per poter partecipare alla Collettiva e, soprattutto, produrre il catalogo necessario per costruire la collana storica dell’attività di FIDA, se non si riuscirà a reperire uno o più sponsor, si dovrà continuare con il sistema dell’autofinanziamento. Siccome, annualmente, ricomincia il dibattito e la polemica sull’utilità della Collettiva a cui si oggi uniscono i problemi per il pagamento di una cifra procapite ritenuta one-rosa (in realtà, circa 100 € a fronte di 20 cataloghi consegnati), prima di procedere con la notevole mole di lavorio necessaria per organizzare la Collettiva, sarà importante confrontarsi in una riunione in cui la decisione sia discussa e presa a maggioranza in modo da coinvolgere e corresponsabilizzare tutti i soci.
Intervista a DIEGO MAZZONELLI
Diego Mazzonelli è un personaggio molto conosciuto nell’ambito trentino per le sue molteplici attività in quasi tutti i settori che hanno a che fare con il mondo dell’arte e della cultura in tutte le sue sfaccettature. Artista prima di tutto, con una produzione corposissima e variegata, studioso e insegnante di storia dell’arte, in particolare mo-derna e contemporanea, scrittore, critico, giornalista e divulgatore interessato alla diffusione della cultura e della sensibilità artistica. E ancora, professore di filosofia, pubblicitario, sindacalista, scultore, grafico, polemista, sperimentatore di linguaggi vicini alla poesia visiva e al cinema d’avanguardia, all’arte concettuale e minimalista e molto altro. Effettivamente, Mazzonelli ha prodotto e dato molto cercando di rimanere sempre an-corato a un pensiero alto e di qualità, cosciente che solo l’impegno, il lavoro costante, continuo e autocritico permette di affinare le proprie capacità e sviluppare le proprie potenzialità. Non c’è azione senza coscienza teorica ma, al contempo, non c’è teoria fondata senza un forte coinvolgimento personale e la voglia di mettersi in gioco e di esperire il mondo della pratica e del fare. Un intellettuale, dunque, ma soprattutto un artista che si propone con opere che riflettono nel loro spazio bidimensionale o tridi-mensionale l’astrazione del pensiero e il pensiero dell’astrazione. Paolo Tomio
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Serigrafia, 1988, partitura-1/25 cm 100x80 Città, 2009, acrilico su legno cm 260x80x20
Quando e perché hai cominciato a de-dicarti alla pittura?
Ho cominciato molto presto a di-pingere, tra i quattordici e i quindici anni. Avevo litigato con l’insegnan-te di disegno. Da ragazzo presun-tuoso, lavoravo ad olio su tela o su cartoni telati: fiori, nature morte, crocifissioni, figure, città notturne. Anche un ritratto immaginario di
Zarathustra dal momento che leg-gevo opere filosofiche, in particola-re quelle di Nietzsche. Finalmente ho smesso di dipingere ad olio e, nel corso degli anni ’60 ho sempre lavorato su carta: incisioni a lino-leum, calcografie, monotipi realiz-zati con colori da stampa, acque-relli, tecniche miste ecc. Un po’ di tutto, con molti riferimenti letterari. Nei primi anni ’60 avevo seguito
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Paesaggio di memoria, 1992/2011, acrilico e olio su tela, cm 100x100
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un corso di figura tenuto da Remo Wolf presso l’Università Popolare. Così ho continuato a lavorare sulla figura e ancora oggi continuo a la-vorare in questa direzione. E’ l’altra parte, nascosta, ma non comple-tamente, del mio lavoro artistico. Negli anni ’70 la scoperta dei co-lori acrilici e quindi la possibilità di aprirmi al mondo del colore e della geometria, ricordando però sem-pre con tanta nostalgia gli odori e le magiche atmosfere del negozio di colori della Ditta Losco di Via San Pietro.
Quali sono stati gli artisti e le correnti artistiche che ti hanno condizionato?
La mia formazione artistica si è svi-luppata sulle pubblicazioni d’arte e nella frequentazione delle mo-stre. In particolare ho iniziato gio-vanissimo a visitare la Biennale di Venezia. Abitudine che è rima-sta costante negli anni e che dura tutt’oggi. Il mio interesse prevalente è stato, fin dall’inizio, orientato ver-so le avanguardie storiche del ‘900 con particolare riferimento al Neo-plasticismo ed al Suprematismo. Fondamentale la lettura dei testi di Kandinskji, Klee, Malevich, Itten e, addirittura folgorante la lettura del “KN” di Carlo Belli che a tutt’oggi mantiene inalterato il suo fascino.
Cosa ti attira e cosa non ti interessa dell’arte contemporanea?
Dell’arte contemporanea mi attira particolarmente l’arte concettuale e le sue diverse espressioni per-ché penso che tali forme artistiche rappresentino in modo completo e profondo le problematiche del mondo attuale. In particolare trovo estremamente stimolanti e sugge-stive le espressioni dell’Arte Povera e del Minimalismo. Tra gli artisti più interessanti Paolini e Kossuth. Mol-to intelligenti e intriganti trovo anche le opere di Cattelan. Nell’ambito della figurazione l’unico artista la cui opera mi coinvolge intellettual-mente e concettualmente è Fran-
Scultura, 2010, acrilico e legno cm 40x25x25
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cis Bacon.
Hai sperimentato molti linguaggi astratti. Hai frequentato anche forme più classiche di espressione?
Fino agli anni ’70 ho elaborato ri-cerche oscillanti tra astrazione e neofigurazione. Poi mi sono indiriz-zato verso ricerche di tipo analitico pur continuando a lavorare sulla figura umana ed in particolare sul nudo.
Tu hai elaborato una tecnica pittorica personale piuttosto complicata che ri-chiede tempo, pazienza e manualità. Tre componenti del fare arte in via di estinzione?
E’ la pittura in generale, forse, in via di estinzione di fronte all’uso dilagante di tecniche legate allo sviluppo della tecnologia. Con ri-
sultati, peraltro, molto più aderenti alle dinamiche del mondo contem-poraneo e forse più convincenti ri-spetto ai modi tradizionali dell’arte figurativa. Mi riferisco all’uso della fotografia, del video, delle imma-gini manipolate al computer, della computer-grafica, delle immagini virtuali, degli ologrammi e via di-cendo che forse renderanno ob-soleto nel tempo l’uso arcaico dei pennelli e delle tele che, tuttavia , resteranno come oggetto di culto antiquario. Chissà?!
In tutte le tue opere il grande protago-nista è il colore. Cosa rappresenta per te il colore?
La realtà in se stessa non è colo-rata eppure noi viviamo in mezzo al colore. Il colore è ciò che rende
Topologie cromatiche, 1987, acrilico su tavole intelaiate (1980) cm. 50x120
Nudo femminile, 2004, cm 67x50 acrilico su carta
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Nudo femminile, 2004, cm 67x50 acrilico su carta
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sopportabile il mondo che ci cir-conda, le persone, gli oggetti, la natura, il mare. Immaginiamo per un attimo che l’umanità fosse col-pita da una forma estrema di dal-tonismo e quindi fosse costretta a vedere tutto in bianco e nero: la pelle e le mani della persona vici-na, la carne, il pane, i prati, il cie-lo, il mare. Sarebbe un’esperien-za sconvolgente. Eppure è molto diffusa nell’arte contemporanea una sorta di generalizzata “cromo-fobia” che spesso si ammanta di snobismo artistico. Talvolta si dice che l’amore del colore è tipico dei bambini e quindi un’arte che predi-lige il colore è un’arte infantile. Io da molti anni lavoro con otto colori, se vogliamo considerare colori anche il bianco e il nero.
Hai lavorato a lungo sul tema delle for-me geometriche piane. Hai affrontato anche il problema del volume e della spazialità?
Accanto al mio lavoro sulle superfi-ci, ho lavorato, nel corso degli anni, anche su strutture volumetriche. Ho prodotto infatti sculture in legno dipinto caratterizzate però dal fatto di svilupparsi secondo la modalità del quadro cioè di poter essere ap-pese ad una parete. Ho prodotto anche piccole sculture a carattere tridimensionale e, insieme all’arti-sta Rolando Trenti, ho realizzato la prima scultura astratta dedicata al geografo Martino Martini, ubicata di
fronte al Centro Culturale S.Chiara.
Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Sei interessato ad un “messaggio” nell’opera?
Le mie tele e le mie sculture rap-presentano solo se stesse, sono auto-significanti e non rimandano ad alcun significato o messaggio esterno. Le mie opere sono talvol-ta emozioni concettuali o concet-ti emozionali e spesso, forse più spesso, pure e semplici emozioni estetiche di carattere contemplati-vo. Non ho messaggi da trasmet-tere.
Cos’è la bellezza?
La bellezza è quel “superfluo” che rende tollerabile l’esistenza. Essa è la manifestazione più alta dell’in-telligenza. Infatti non esiste solo la bellezza dell’arte, della musi-ca o della poesia, esiste anche la bellezza della matematica e della scienza ed esiste anche la bellezza della filosofia. La grande arte le ri-assume tutte.
Come pensi abbia inciso la tua forma-zione filosofica nella tua arte?
Ho diviso la mia vita in due parti in costante interazione: la professio-ne di insegnante di storia e filosofia nei licei e la professione di artista alla quale per molti decenni ho de-dicato molta parte del mio tempo, sabati, domeniche e feste coman-
date comprese. Ad essa ho dedi-cato anche moltissime ore nottur-ne. Il mio modo di operare sulla tela richiede molte pause, estre-mamente utili per leggere o per riflettere sulle tematiche filosofiche e storiche. Va poi tenuto presente che tutta la grande arte del ‘900, soprattutto le avanguardie storiche, è totalmente intrisa di filosofia e ri-sulta pressochè incomprensibile
senza il supporto della conoscenza filosofica.
Tu sei interessato anche a forme di co-siddetta “arte applicata”? Cosa ti piace di questa attività?
Il settore dell’arte applicata alla quale ho dedicato nel passato, e ancora dedico, parte del mio im-pegno lavorativo (cavalli di legno,
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Superficie - struttura - colore, 1978, acrilico su tela - particolare, cm 120x120
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cubi magici, contenitori decora-ti, scatole sonore, piccole sculture per occultare interruttori della luce, paraventi di notevoli dimensione, pannelli decorativi per armadi a muro, un pinocchio ad altezza na-turale, ecc, ecc.) possiede il fasci-no dell’assoluta futilità e di una bel-lissima inutilità. Questo è il primo aspetto affascinante dell’arte ap-plicata. Il secondo aspetto è quello che si riferisce alla manipolazione dei materiali che costituisce, an-cora oggi, un fattore importante di quella che, più sopra, abbiamo de-finito una modalità arcaica dell’arte contemporanea.
In quasi tutti i dipinti si intuisce una gri-
glia modulare regolare. Hai bisogno di una “struttura” organizzata per creare?
Come dicevano i Pitagorici, il nu-mero e la misura costituiscono il fondamento della realtà. La griglia che sostiene i miei colori è parago-nabile ai numeri pitagorici che so-stengono la realtà sensibile. I colori sono l’aspetto variabile del mondo, la griglia il fondamento oggettivo.
Come vedi il futuro della “politica cultu-rale e artistica” trentina?
E’ sempre mancata, da parte dell’Autorità preposta alla cultura, una visione coraggiosa della realtà artistica locale. E quindi si è preferi-to nel passato, e mi sembra che si
Scrittura colore, 2003, acrilico-olio-foglia d’oro e d’argento su tela, cm 120x200
continui su questa strada, interve-nire in modo occasionale e fram-mentario. A scadenza più o meno regolare c’è una grande mostra dell’Arte trentina nel grande museo e poi il vuoto. Nel frattempo anche la Galleria Civica chiude i batten-ti. Manca una visione d’insieme, manca la volontà di occuparsi del problema. Da qualche tempo si riparla dell’ADAC (Archivio Docu-mentazione Arte Contemporanea) ideato e realizzato parecchi anni fa dal sottoscritto e per molti anni completamente dimenticato. Qual-che tempo fa, pur con grossi limiti di carattere logistico, c’era stato il tentativo del critico d’arte Mauri-zio Scudiero di una lettura dell’arte trentina del dopoguerra. Un ten-tativo appena abbozzato ma pur sempre un tentativo apprezzabile e intelligente. Restiamo in attesa di novità.
Cos’è, per te, l’arte?
L’arte è tutto ciò che rende sop-portabile la banalità del quotidiano.
Spesso l’arte impedisce di vede-re che cosa è realmente il mondo e quindi essa è insieme illusione e consolazione. Talvolta, tuttavia, grandi artisti si sono immersi total-mente nelle pieghe più profonde dell’essere creando una dimen-sione dell’arte che diviene disvela-mento e conoscenza. L’arte è “un fare” che conferisce alle cose, an-che alle più semplici e banali, un valore aggiunto che permette agli uomini di guardare il mondo con gli occhiali della meraviglia e del-lo stupore. E’ una forma della co-noscenza simile a quella della filo-sofia, realizzata però attraverso la manipolazione delle cose anziché dei concetti. Ma il risultato finale è identico: dare agli uomini una visio-ne più profonda e significativa della realtà.
E, infine, chi è l’artista?
Ogni epoca storica ha sviluppato una particolare definizione dell’ar-
Itaca, 1999, acrilico su tela, cm 60x150
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te e dell’artista ed è quindi difficile individuare un concetto che rias-suma, in modo esaustivo, tale do-manda. Se ci riferiamo invece alla figura dell’artista oggi, intendendo con tale termine un soggetto che opera nell’ambito delle arti figura-tive, possiamo senz’altro dire che è artista colui che riesce a percor-rere quella sorta di “gioco dell’oca” che il critico Achille Bonito Oliva de-finisce con il termine di “sistema dell’arte” e cioè: l’artista, l’opera, il critico, la galleria, il collezionista, il mercante, l’istituzione pubblica. Chi riesce a completare questo percorso può essere definito, oggi, col termine di artista.
Per gli altri ci può essere la conso-lazione di immaginarsi come “un grande artista postumo”. Io appar-tengo a questa seconda categoria. Con questo non voglio assoluta-mente sminuire il ruolo dell’artista nella società.
Al contrario, ritengo che la sempli-ce presenza personale di un arti-sta nell’ambito sociale (il quartiere, la piazza, il bar, il paese, la città ecc. ecc.) sia di fondamentale im-portanza, indipendentemente dal valore e dalla qualità delle opere che tale artista produce. Infatti, lo scambio interpersonale quotidia-no od occasionale dell’artista con
il vicino di casa, con l’amico del bar, con il collega di lavoro, insom-ma, la presenza “fisica” dell’artista nell’ambito collettivo è una ricchez-za culturale e sociale troppo spes-so sottovalutata.
A sinistra: Verso Vienna, 1989, acrilico su tela cm 120x80
Tempo, 1991, rilievo olio e legno cm 200x70
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Diego Mazzonelli
Nasce a Terlago (Trento) il 1° giugno 1943Inizia a dipingere giovanissimo ma solo molto tardi, nei primi anni ’70, espone pubblicamente le sue opere. Consegue la maturità classica nel Liceo Prati di Trento e si laurea in filosofia a Milano.Negli stessi anni continua le sue ricerche artistiche tra neofigurazione e astrazione, si occupa di teatro d’avanguardia e di poesia.Torna a Trento nel 1969 e unisce la ricerca artistica con l’attività di docente nel Liceo Scientifico Galileo Galilei.Negli anni ’70 si occupa di poesia visiva e di cinema sperimentale.Espone le sue opere astratte nella prima mostra personale nel 1974 a Trento e nello stesso anno realizza la sua prima cartella di grafica.Dal 1972 al 1986 tiene conferenze sulle problematiche dell’arte contem- poranea e del colore presso Musei, Circoli culturali, Gallerie private. Nello stesso periodo (precisamente dal 1978 al 1983) è segretario provinciale della Federazione delle Arti Visive, progettando e realizzando importanti rassegne dedicate al lavoro dell’artista, al rapporto tra arte e museo e cicli di incontri pubblici con gli artisti trentini.Nel 1976 fonda l’unico movimento artistico di avanguardia nel Trentino del secondo dopoguerra “Astrazione Oggettiva” insieme agli artisti Luigi Senesi, Aldo Schmid, Mauro Cappelletti, Gianni Pellegrini e Giuseppe Wenter Marini.
Segnalato da Umbro Appollonio nel 1981 per “Bolaffi Grafica” accom- pagna la sua ricerca artistica con la realizzazione di un vasto corpus di opere grafiche, partecipando a rassegne di carattere nazionale e internazionale.Dal 1986 lascia l’insegnamento pubblico per dedicarsi all’attività didattica ed artistica come libero professionista, occupandosi in particolare di arte contemporanea. Affronta tematiche relative ai processi realizzativi ed ai percorsi teorici del fare artistico. Sempre nel corso degli anni ’80 collabora come esperto d’arte e recensore librario presso la sede RAI di Trento. Progetta e coordina un ciclo di conferenze, dal titolo “Metafora e discorso diretto nella critica d’arte contemporanea”. Nel corso di questi 16 incontri (dal dicembre 1985 all’aprile 1986) il pubblico trentino incontra, presso Palazzo delle Albere,
Continua a pag. 20
A sinistra: Butterfly, 1995, cm 70x60 acrilico su tela
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FIDAart copertina del Numero 3
Periodico di arte e cultura della FIDAart
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i maggiori esponenti della critica d’arte contemporanea italiana di quegli anni.Dal 1986 al 1992 si occupa di Pubblicità e comunicazione collaborando con diverse Agenzie trentine e tenendo conferenze sulla materia. In particolare è stato il responsabile dell’ufficio studi della Plus Comu- nications di Trento.Dal 1989 al 1994 è membro del Consiglio d’Amministrazione del MART, creatore e responsabile dell’ArchivioDocumentazione Artisti Contemporanei e curatore della collana editoriale “Quaderni di Documentazione ADAC”. Nello stesso periodo e fino ad anni recenti tiene cicli di conferenze presso il Palazzo delle Albere di Trento, il MART di Rovereto, il Museo d’Arte di Riva del Garda, la Galleria Civica di Trento dedicate alla storia dell’arte contemporanea o legate ad eventi espositivi lì ospitati. Dal 1992 collabora con l’Università della Terza Età e del tempo Disponibile, presso la quale tiene il Corso annuale di Filosofia e Storia e Corsi trimestrali nelle Sedi staccate (Storia dell’Arte, Storia del Trentino, Storia Contemporanea).Tiene un Corso di Filosofia ed uno di avviamento alla lettura dell’Arte Contemporanea anche presso l’Università Popolare di Trento.Per l’Associazione trentina delle Soroptimist ha ideato il ciclo di Conferenze “Donne intellettuali trentine fra ‘800 e ‘900”, curando la stesura degli interventi dedicati a Luisa Anzoletti e Giulia Lazzari Turco, poi pubblicati nell’opera che raccoglie l’intero ciclo di conferenze.E’ stato presidente dell’Associazione “Formato Arte”, che raccoglie Artisti Professionisti, Architetti e Critici d’arte impegnati sia sul piano teorico, che realizzativo nelle problematiche
artistiche e culturali contemporanee. Negli anni dal 1974 al 2012 è presente in numerose personali e collettive in Italia e all’estero.La sua attività artistica è documentata nell’opera “La Pittura in Italia Il Nove- cento / 2. 1945 – 1990”, edito e distri- buito dalla casa editrice Electa.Nel 2005 ha realizzato un’ampia personale, con relativo catalogo delle opere dal 1970 al 2005, a cura della Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento.
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COMMISSIONI PER LE OPERE D’ARTE
La Legge Provinciale 3 gennaio 1983, n. 2 e succ. “Norme per l’esecuzione di lavori pub-blici di interesse provinciale” prevede all’art. 20 comma 5 “l’opera d’arte da realizzare o da acquistare ai sensi dei commi 2 e 3 è scelta da una commissione composta da: un rappresentante dell’ente che realizza l’ope-ra; il progettista dell’opera edile; un esper-to designato dal dirigente del dipartimento beni e attività culturali e da un esperto desi-gnato sentite le associazioni artistiche mag-giormente rappresentative a livello provin-ciale”.Un primo dubbio riguarda i criteri sulla base dei quali un’associazione può essere com-presa dalla Provincia tra le associazioni ar-tistiche “maggiormente rappresentative a livello provinciale”. I criteri adottati per valutare il grado di “rap-presentatività provinciale” non sono espli-citati ma, in teoria, l’anno di costituzione dell’associazione, il numero degli iscritti, il numero e il tipo di attività artistica e/o cul-turale svolta in passato, dovrebbero essere i parametri più importanti per ottenere que-sto riconoscimento ed essere inseriti nelle terne degli artisti. Un secondo dubbio nasce dall’interpreta-zione che si debba dare al termine “associa-zioni artistiche”. Le domande che sorgono spontanee sono: da chi è stata fondata l’as-sociazione, chi sono e, soprattutto, quanti sono gli artisti iscritti? E’ auspicabile, ad esempio, che in una unione di artisti siano iscritti anche dei galleristi? E, soprattutto, è accettabile che un gallerista possa essere in-serito nelle commissioni per le opere d’arte
previste dall’art. 20? Il quesito non è peregrino: le associazione artistiche, infatti, sono no-profit, cioè sen-za fini di lucro e sono composte da singoli artisti che si riuniscono per svolgere un’atti-vità “culturale pubblica”. Diverso il ruolo di un gallerista il quale con la propria “attività commerciale” rappresenta più artisti. Per la stessa ragione, infatti, nei concorsi per opere pubbliche non sono mai presenti nella commissione giudicatrice le imprese ma solo tecnici pubblici e/o privati. Il dubbio, ovviamente, riguarda la possibile (probabile) esistenza di un “conflitto di inte-ressi” creato dalla presenza di un gallerista-mercante in una commissione di concorso per la scelta di una o più opere artistiche. Le commissioni sono costituite sia nel caso di opere d’arte da realizzare ex novo, sia di opere d’arte da acquistare sul libero merca-to. In entrambi i casi, non può non sollevare delle legittime perplessità la sovrapposizio-ne di figure e ruoli tra loro conflittuali: “com-pratore e venditore”, infatti, verrebbero a coincidere. Ma, forse, sono dubbi infondati e immotivati perché, oramai in Italia, il conflitto di inte-ressi non interessa più a nessuno.
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ARTE & NATURA
«Se desideri vedere le valli, sali sulla cima della montagna; se vuoi vedere la cima della montagna, sollevati fin sopra la nuvola; ma se cerchi di capire la nuvola, chiudi gli occhi e pensa» Kahlil Gibran
Qual è la relazione tra arte e montagna, o me-glio, qual è la relazione tra Arte e Natura? Per quanto sembri strano, secondo molti pen-satori non c’è alcuna relazione, anzi, sono due mondi talmente distanti che Oscar Wilde nei suoi detti paradossali dichiara «Un fondo-schiena veramente ben fatto è l’unico legame tra Arte e Natura». Secondo Seneca, invece, «Tutta l’arte è imitazione della natura».Coerentemente, Wilde scrive anche che «L’ar-te non esprime mai altro che se stessa». Con il filosofo Seneca concorda anche lo scienziato Albert Einstein «Ogni cosa che puoi immagi-
nare, la natura l’ha già creata».In una posizione intermedia si situano due il-lustri intellettuali; per J. Wolfgang von Goethe «Natura e arte sembrano fuggirsi, e si ritrovano prima che s’immagini», mentre per Honoré de Balzac «L’arte è natura concentrata». Anche se, poi, lo stesso Balzac scrive «Chi dice arte dice menzogna».All’invito di Gustave Flaubert «Ama l’arte; fra tutte le menzogne è ancora quella che mente di meno» risponde perentorio Arthur Rimbaud «Adesso posso dire che l’arte è una scioc-chezza». E, ad Aristotele che pensa «La na-tura non fa nulla di inutile», Fernando Pessoa contrappone «Perché è bella l’arte? Perché è inutile». Sulla relazione arte/verità si esprimo-no sia Theodor Adorno «L’arte è magia libera-ta dalla menzogna di essere verità», sia Pablo Picasso per il quale «L’arte è la menzogna che ci permette di conoscere la verità».L’arte, dunque, è menzogna, magia, imitazio-ne, evasione, bella ma inutile, oppure, inuti-le ma bella (non sempre). Arte, artigianato, artificio, sono, infatti, parole che possiedono la stessa radice che rimanda a un qualcosa costruito dall’uomo e quindi, per definizione, esterno e contrapposto al concetto di natu-rale. Ed è proprio per questa sua capacità di modificare radicalmente il suo ambiente che si connota lo stare nella natura dell’uomo, nel tentativo continuo di rendere “artificiale” (a mi-sura d’uomo) il mondo. L’arte, in quanto interessata non all’utile ma al bello, si è situata in uno spazio intermedio, artificiale ma immaginario, che le ha permes-so di convivere con la natura. Gli artisti, infatti, proprio grazie alla loro predisposizione alla bellezza, hanno sempre amato (e difeso) la natura perché fonte infinita di ispirazione e di serenità. «Felicità è trovarsi con la natura,
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vederla, parlarle» (Lev Tolstoj). E Lord Byron: «Quassù non vivo in me, ma divento una parte di ciò che mi attornia. Le alte montagne sono per me un sentimento». Sicuramente il rapporto dell’uomo con il mon-do è sempre stato problematico, conflittuale (una vera e propria lotta per la sopravviven-za). Un rapporto che ha visto la Natura come altra cosa dall’Uomo e che trova le sue origini già nella Bibbia: «Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo se-condo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. E Dio disse: «Facciamo l’uomo a no-stra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Autorizzati dall’ordine di Dio, gli uomini han-no sempre ritenuto di avere il diritto-dovere di “dominare” la natura. Lo stesso Cartesio - fondatore della filosofia e della matematica moderna - considerava gli animali alla stregua di macchine, “come un orologio”.Anni luce più avanti, la consapevolezza di al-tri popoli “selvaggi”: «Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Tutte le cose sono colle-gate, come il sangue che unisce una famiglia. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso». (Capo Se-attle)L’artista-scienziato Leonardo da Vinci aveva già compreso che «La natura è costretta dal-la ragione della sua legge, che in lei infusa-mente vive», e come ci ricorda il biologo evo-luzionista Richard Dawkins: «La natura non è crudele, è solo spietatamente indifferente». La Natura è regolata da Leggi, mentre l’Arte è “fuorilegge”.Ognuno si riconoscerà in una di queste po-sizioni “filosofiche”e così anche l’artista che
esprime attraverso la propria opera (in gran parte, inconsciamente) la sua visione del-la natura e, di conseguenza, del mondo. Ad esempio, le montagne sono per John Ruskin «...le grandi cattedrali della terra, con i loro portali di roccia, i mosaici di nubi, i cori dei torrenti, gli altari di neve, le volte di porpora scintillanti di stelle...» A fronte di questo atteggiamento romanti-camente estetizzante, risultano incredibili le parole di Teeton Lakota, Capo Sioux, quando dice semplicemente «Io credo che le pietre respirino. Non riusciamo a percepirlo con le nostre brevi vite». Non è una poesia, è una concezione della vita.Anche nell’arte, in questi anni recenti, sono andate sviluppandosi delle correnti di pen-siero che nascono da una nuova coscienza ecologica, esistenziale ed etica in cui si è ridefinito un diverso atteggiamento dell’ar-tista nei confronti della natura (Arte Sella ne è un esempio), non più considerata “oggetto esterno” da imitare o contemplare, ma “sog-getto vivo e attivo” del processo artistico.Io considero la scienza della natura, insieme con la musica, la poesia e la pittura, come la maggiore realizzazione dello spirito umano» dichiara il filosofo Karl Popper. Forse, nono-stante tutto, l’arte ha il potere di indicare stra-de nuove perché apre la mente a pensieri di-versi, liberi e perché, come insegna Proust «Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cer-care nuove terre ma nell’avere occhi nuovi». Qualsiasi sia la nostra idea della natura e dell’arte, non potremo, però, dimenticare il monito (quanto mai attuale) rivolto dal Capo Toro Seduto ai “vincitori“: «Quando l’ultimo fiu-me sarà prosciugato, quando l’ultimo albero sarà abbattuto, quando l’ultimo animale sarà ucciso, allora capirete che il denaro non si mangia».
Paul Thomas
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LIBRI & LIBRI
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VOCI POETICHE
Renzo Francescotti
IDILLIACA MENTE
È una sciarpa di seta verdeazzùrra e trine bianche questo ruscello
che mani d’aria srotolano fra tendine verdi dove
uccelli nascosti cantano.
E il canto si è strangolatoquando una poiana
in una nuvola di piume insanguinate
ha trovato il suo pasto.
E il cacciatore ha sparatoal corpo di arcobaleno
del gallo cedrone che sarà imbalsamato.
E il pescatore ha rubato dal suo regno di seta e trine
la trota iridea a cui sul prato manca il fiato.
Quanto è bella questa tela a olio della Natura.
La dipinge un gran pittore. Non poteva
mica mancare la morte.
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Mostre in regione
Ottobre 2012, Anno I - N.3
Ergo sum I colori della Poesia
Magica Montagna
Kosmogonia
OOO (Out Of Office)
Energia nell’arte e nella vita
Carlo Nangeroni
pag. 28
pag. 29
pag. 30
pag. 31
pag. 32
pag. 33
pag. 34
Arrivano mensilmente INVITI dei soci alle loro personali e collettive.
Per poter informare sollecitamente i lettori, si invitano i soci interessati a pubbliciz-
zare le proprie iniziative a spedire con largo anticipo il materiale da pubblicare a:
PAOLO TOMIO [email protected]
inaugurazione venerdì 5 ottobre ore 17.30
omaggio ad Andrea Zanzotto
Museo Civico di Santa Caterina, Treviso
LOMEOlii, acquarelli, sculture
PRESENTAZIONESaverio Simi de Burgis
TESTO IN CATALOGO Fabio Cavallucci
Venerdì 5 ottobre ore 17.30inaugurazione della mostra e interventi poetici di
Luciano Cecchinel, Pier Franco Uliana, Alessandra Pellizzari
Domenica 14 ottobre ore 17.00 letturee interventi poetici di Francesco Targhetta, Antonio Turolo, Giovanni Turra
Domenica 21 ottobre ore 17.00il gruppo di lettura “Leggere Insieme” di Treviso
presenta: Luoghi e Paesaggi di Andrea ZanzottoConversazione con Matteo Giancotti (Università di Padova)
EVENTO IN COLLABORAZIONE CON
Museodi Santa Caterina
Piazzetta Botter, 1 - [email protected] www.museicivicitreviso.it 6-21 ottobre 2012
martedì-domenica9.00-12.3014.30-18.00(lunedì chiuso)Rifugio Fuciade
con il patrocinio del
COMUNE DI TREVISO
PROVINCIA AUTONOMADI TRENTO
Federazione Italiana Degli Artisti - Trento
Magica MontagnaXIII Borsa Internazionale Turismo Montano - Trento 22-23 sett. 2012
Federazione Italiana Degli Artisti - Trento
Magica MontagnaXIII Borsa Internazionale Turismo Montano - Trento 22-23 sett. 2012
teatro delle ombre bisbidisgroup
presentano
una performance multimediale di paul sark
Spazio EVENT’ART
Via Petrarca, Pergine Valsugana Sabato 6 Ottobre 2012 - ore 18:00
con Paul Sark
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Spazio EVENT’ART
Via Petrarca, Pergine Valsugana Sabato 6 Ottobre 2012 - ore 18:00
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QUOTA DI ISCRIZIONE PER L’ANNO 2012
E’ stata mantenuta la quota d’iscrizione di euro 50.00 Il versamento dovrà essere effettuato con la causale: ISCRIZIONE ANNO 2012
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IMPORTANTE
Per ragioni fiscali e contabili, TUTTI i versamenti (ad es. per l’iscrizione, la quota an-nuale, partecipazioni a mostre o eventi FIDA ecc.) dovranno essere effettuati sul con-to corrente della FIDA-Trento: Volksbank-Banca Popolare dell’Alto Adige - Piazza Lodron 31 38100 Trento IBAN: IT47 B058 5601 8010 8357 1214 752 INSERIRE SEMPRE LA CAUSALE: (es.iscrizione)Dato che questo Conto Corrente dovrà essere utilizzato sempre si consiglia di stam-parlo e di tenerlo sul computer in una cartella FIDASegretario-tesoriere: Alessando Goio [email protected]
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Si ricorda che l’indirizzo Mail ufficiale di FIDA-Trento è: [email protected]
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SITO FIDA-Trento
il sito ufficiale di FIDA-Trento è: fida-trento.com
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