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Uta Stücke ALLENARE LA CONCENTRAZIONE VOLUME 1 Giochi e attività per la prima e seconda classe della scuola primaria Erickson Strumenti per la didattica, l’educazione, la riabilitazione, il recupero e il sostegno Collana diretta da Dario Ianes

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Uta Stücke

AllenAre lA concentrAzioneVOLUME 1

Giochi e attività per la prima e seconda classe della scuola primaria

Erickson

Strumenti per la didattica, l’educazione, la riabilitazione, il recupero e il sostegno

Collana diretta da Dario Ianes

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7 Prefazione

9 CAP.1–La concentrazione: informazioni e consigli

17 CAP.2–Giochi di concentrazione

31 CAP.3–Allenare la memoria

37 CAP.4–Schede operative: istruzioni per l’uso

i n d i c e

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Prefazione

Vi sembra di conoscere questo alunno?

Patrick fa fatica a concentrarsi. Continua a pensare a tutto quello che vuol

fare nel pomeriggio, per questo non riesce a seguire molto di quello che dice

l’insegnante.

Patrick non nota molte cose. Si stufa con facilità, non ascolta e non guarda:

gli sfuggono i dettagli di un disegno, i paragrafi di un testo scritti in carattere più

piccolo, delle spiegazioni importanti. E anche le cose che osserva, le guarda in modo

così veloce e sbrigativo che il giorno dopo le ha già dimenticate. Le conseguenze

sono lacune nell’apprendimento e, spesso, anche dei brutti voti.

Forse state pensando: «Sì, è proprio quello che capita anche a me, con i miei alunni». Però proviamo a pensarci un attimo: ogni bambino, ogni tanto, perde la concentrazione. Forse è soltanto stanco, o ha una giornata «no» e non si sente bene.

Se un bambino è distratto solo qualche volta, non c’è motivo di preoccuparsi. In fondo, nessuno può essere sempre concentrato.

Il discorso è diverso se le difficoltà a concentrarsi per un periodo di tempo più lungo si fanno più frequenti e se ne derivano problemi nell’apprendimento e scolastici. Deve essere affrontato come un grave problema scolastico anche un atteggiamento che porta l’alunno a pensare: «Non ce la faccio! Non ci riesco!»; se non ha successo, un bambino imparerà sempre di meno, non si riterrà più in grado di fare nulla e non ha avrà voglia di imparare. E continuerà così a peggiorare, in un circolo vizioso.

È in questo momento che l’insegnante dovrebbe trovare il modo migliore per promuovere la capacità di concentrazione. Concentrarsi non vuol dir altro che rivolgere tutta la propria attenzione esattamente a quelle informazioni che devono essere ricordate. Soltanto così lo studio ha successo. E solo così un alunno può recuperare il piacere di studiare e la motivazione.

Questo programma di allenamento, che ho sperimentato in un corso di for-mazione sulle tecniche di concentrazione, può essere utile sia per gli insegnanti sia per i genitori, e può essere facilmente utilizzato sia a scuola che a casa. Orga-nizzato in attività e giochi dalla difficoltà crescente, esso si articola in due parti

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8 ◆ Allenare la concentrazione – Volume 1

distinte: il presente manuale, che si propone come guida per l’adulto (insegnante o genitore), con un’introduzione teorica alle attività e le istruzioni su come rea-lizzarle, e il fascicolo allegato che raccoglie le schede operative degli esercizi da consegnare ai bambini.

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La concentrazione: informazioni e consigli

Che cos’è la concentrazione?

Concentrarsi significa rivolgere tutta la propria attenzione esattamente a quelle informazioni che devono essere ricordate. La concentrazione può perciò essere paragonata a un fascio di luce che non illumina tutto l’ambiente, ma sol-tanto un dettaglio preciso. Questo dettaglio è illuminato così bene che può essere percepito senza problemi in tutti i suoi minimi particolari. Posso rivolgere tutta la mia attenzione alla materia di studio e imprimermela bene in mente.

Concentrazione è il contrario di distrazione. La distrazione può essere para-gonata a un fascio di luce molto ampio: può illuminare una superficie vasta, ma non riesce a rendere visibili i singoli particolari, che quindi non possono nemmeno venire colti.

Già da queste brevi osservazioni, è chiaro che la capacità di concentrazione è il presupposto di ogni processo di apprendimento. Non c’è da stupirsi, perciò, che molti alunni con problemi di apprendimento presentino difficoltà a concentrarsi a sufficienza.

Tuttavia, non basta riconoscere che ci sono problemi di concentrazione: è ne-cessario anche capirne le possibili cause. Nei paragrafi seguenti vengono presentate alcune delle origini più comuni delle difficoltà di concentrazione, accompagnate da alcune indicazioni e consigli utili per rimuoverle un po’ alla volta.

Cause delle difficoltà di concentrazione

Le difficoltà di concentrazione hanno spesso origine in uno di queste tre categorie di fattori:

– fattori esterni sfavorevoli– fattori fisico-psichici– scarsità di allenamento e di esercizio.

Fattori esterni sfavorevoli

Ogni persona (e questo vale sia per i bambini che per gli adulti) riesce a concentrarsi se le circostanze esterne glielo permettono: ad esempio, se ha dor-

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mito abbastanza, se c’è abbastanza ossigeno a disposizione, se sul posto di lavoro non ci sono distrazioni e rumore. Anche un uso continuo e smodato dei mezzi di comunicazione ha effetti negativi sulla concentrazione.

Molti bambini sono distratti soprattutto quando sono stanchi e affaticati. Per questo è estremamente importante alternare nel modo migliore momenti di lavoro e di riposo. Una persona è in grado di concentrarsi bene soltanto quando ha la possibilità di «staccare» e riposarsi, perciò è importante prevedere delle pause regolari. È consigliabile fare una breve pausa di 2-5 minuti almeno ogni 15-20 minuti di lavoro concentrato. Come regola di massima si può dire: tutte le volte che è possibile si dovrebbe concedere una breve pausa al bambino, prima che si senta davvero spossato.

Molte difficoltà di concentrazione possono essere ricondotte al fatto che il bambino ha dovuto lavorare troppo a lungo su un’unico compito e che la pausa è arrivata «troppo tardi». Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che, al contrario delle persone che studiano senza interruzioni, quelle che fanno brevi pause regolari riguadagnano molto velocemente il tempo «perduto» con esse, perché studiano in modo più concentrato e più intenso. In altre parole: i bambini che alternano in modo regolare momenti di lavoro e momenti di pausa imparano in modo più efficace, perché in 10 minuti di lavoro concentrato si produce di più che in 30 minuti stando seduti distrattamente alla scrivania.

Per alcuni bambini può essere utile studiare solo per un tempo limitato, ad esempio per 10 minuti. In questi casi, si può dire loro che devono restare concentrati per questi 10 minuti e che dopo potranno andare a giocare.

Se nonostante tutto il bambino fa fatica a restare concentrato anche per 10 minuti, si può ridurre il tempo a 8 o 7. È fondamentale capire per quanti minuti il bambino è in grado di restare concentrato; altrettanto importante è riuscire ad aumentare un po’ alla volta i minuti di lavoro.

Inoltre, nella distribuzione dei momenti di lavoro e di pausa si devono rispet-tare i ritmi quotidiani di ogni persona. Il grafico riportato nella figura 1 mostra i momenti della giornata in cui una persona è particolarmente produttiva e quelli in cui la sua capacità di rendimento si indebolisce.

Fig. 1 Curva del rendimento lavorativo nell’arco di una giornata.

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Cap

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Ore del giorno

In linea di massima, naturalmente, è importante che un alunno studi quando è più produttivo e ricettivo. Per questo, i bambini non dovrebbero mai studiare subito dopo pranzo, perché in quel momento il corpo è impegnato nella digestione

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del pasto e la stanchezza che ne consegue comprometterebbe le loro capacità di concentrazione.

Sulla base della curva del rendimento rappresentata nel grafico, i momenti migliori per studiare sono la mattina e il tardo pomeriggio. È da tenere però pre-sente che il grafico offre soltanto un’indicazione generale, che non vale allo stesso modo per ogni persona e per ogni studente. Anche tra gli studenti, infatti, ci sono le «allodole» e i «gufi»: studenti che la mattina sono ben svegli e riescono perciò a lavorare nel modo migliore, e studenti che la mattina sono pigri e diventano ve-ramente attivi soltanto verso sera. Ciascuno, perciò, deve trovare da sé il momento in cui riesce a dare il meglio nel lavoro e nello studio.

Fattori fisico-psichici

Nessuno può concentrarsi in modo adeguato se ha dei problemi. Un litigio con un buon amico, conflitti in famiglia o malesseri di vario genere sono tutti fattori che influiscono negativamente sulla capacità di concentrazione. Inoltre, a questo proposito, particolare importanza hanno anche l’atteggiamento verso lo studio e l’autoconsapevolezza. Se un bambino si scontra continuamente con insuccessi, non c’è da stupirsi che la sua motivazione allo studio coli a picco: non si ritiene più in grado di fare niente, potrebbe addirittura sviluppare paura della scuola e dei compiti che gli vengono assegnati ed entrare così in un circolo vizioso (figura 2).

Fig. 2 Il «circolo vizioso» che si innesca a causa della demotivazione.

Insuccessi

Fatica con i compiti

«Non riesco a imparare!»

Lo studente studia poco e impara poco

Per rompere questo circolo vizioso, in molti casi è utile un allenamento della concentrazione (a condizione, naturalmente, che i problemi di apprendimento dipendano effettivamente da difficoltà nella concentrazione e non da altri fattori). Se un bambino si rende conto che riesce a concentrarsi sempre meglio e a fare i compiti sempre più facilmente e velocemente, questo avrà conseguenti effetti positivi sul suo atteggiamento verso lo studio.

Scarsità di allenamento e di esercizio

Difficoltà di concentrazione possono sorgere anche perché il bambino ha sempre esercitato poco la sua concentrazione. Si può fare un paragone con l’al-lenamento fisico: se i muscoli non vengono stimolati, si indeboliscono. Una cosa simile succede con il «muscolo intellettuale»: anche la sua capacità di rendimento

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si affievolisce, se non viene continuamente allenato. Il programma di allenamento qui proposto offre stimoli e mezzi adatti a questo obiettivo.

Consigli per l’uso del programma di allenamento

Esercitarsi moderatamente, ma regolarmente

Chi ha fatto un esercizio per la concentrazione per una sola volta, non noterà nessun incremento delle sue prestazioni, così come se a qualcuno viene spiegata per la prima volta una tecnica mnemonica, all’inizio questi non riuscirà a usarla bene e con sicurezza.

Allo stesso modo, la capacità di concentrazione deve venire allenata come si fa nello sport o con uno strumento musicale. Solo due cose possono aiutare: la pazienza e l’allenamento costante. Il massimo rendimento si raggiunge esercitan-dosi poco tutti i giorni, ma per un lungo periodo di tempo: l’ideale sarebbe farlo quotidianamente per 10 minuti, per almeno cinque o sei mesi di fila.

Anche questo programma di allenamento è costruito secondo tali criteri.Certo, sarebbe molto bello se un bambino che sta acquisendo una capacità

(e non importa se sta imparando a suonare il pianoforte o a giocare a tennis, o se vuole migliorare la sua concentrazione) potesse notare un piccolo passo in avanti dopo ogni lezione. Nel processo di acquisizione di una capacità, però, non è così che succede. Di solito, i miglioramenti in una prestazione non si manifestano in modo regolare, ma a ondate. In altre parole, normalmente, una persona si allena per un lungo periodo senza riscontrare nessun miglioramento. Poi, però, improvvisamente, da un giorno all’altro, nota un chiaro progresso nelle sue prestazioni.

Il progresso delle prestazioni può essere rappresentato graficamente come illustrato nella figura 3.

Fig. 3 Grafico del progresso delle prestazioni.

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Tempo

Questa curva mostra che quello che conta è la perseveranza nell’allenamento: proprio per questo nei prossimi capitoli si presentano esercizi e attività che per-mettono di allenare la concentrazione nel corso di più settimane e mesi.

Un’ultima avvertenza: il momento e il modo in cui si manifestano i progressi delle prestazioni variano notevolmente da persona a persona. In alcuni bambini si

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notano dei miglioramenti nella concentrazione già dopo tre o quattro settimane; in altri, solo dopo quattro o cinque mesi. In alcuni alunni il progresso nelle prestazioni si manifesta con un aumento della velocità; altri bambini lavorano in modo più accurato, con più costanza, o sviluppano una capacità di migliore o più rapida comprensione.

Usare molti esercizi di concentrazione diversi

La noia è l’avversario più temibile anche nel caso degli esercizi di concentra-zione. Per questo motivo, ho elaborato il programma di allenamento raccogliendo attività molto diverse tra loro: alternandole, si dovrebbe riuscire a non far perdere ai bambini il piacere di svolgerle. Inoltre, ciascuno sa per esperienza che, se si fa qualcosa con piacere, si è anche più attenti e più disponibili a fare un po’ di fatica. E questo può solo aiutare a raggiungere l’obiettivo di sviluppare la concentrazione.

Infine, variare gli esercizi è importante anche per stimolare lo sviluppo di diverse capacità, ad esempio le capacità di concentrazione uditiva, visuale e le abilità motorie.

Non chiedere né troppo, né troppo poco

Per il successo di questo programma di allenamento della concentrazione, è di fondamentale importanza che l’insegnante o il genitore non chieda ai bambini né troppo, né troppo poco. Se si chiede troppo poco, essi non si impegneranno e non eserciteranno nemmeno la loro concentrazione. Se si pretende troppo, potrebbero perdere subito ogni motivazione e non riuscire più a risvegliare il proprio interesse per gli esercizi.

Per evitare il rischio di avanzare richieste sovra- o sottodimensionate, ho consapevolmente selezionato molti esercizi con diversi livelli di difficoltà. Men-tre i bambini svolgono gli esercizi usando le schede allegate che l’insegnante o il genitore fornirà loro, questi deve osservarli: in questo modo, noterà subito quale bambino è sovra- o sottostimolato, e potrà quindi scegliere gli esercizi più adatti a lui. Inoltre, ogni insegnante/genitore può rendere gli esercizi più facili o più difficili, e diminuire o aumentare il tempo di esecuzione richiesto.

Non dimenticarsi di lodare e incoraggiare

L’insegnante o il genitore deve vedere i bambini sotto una luce nuova e non limitarsi a osservare soltanto le situazioni in cui essi hanno difficoltà a concentrarsi.

Deve osservare gli alunni e capire in quali ambiti riescono a stare attenti in modo adeguato e con perseveranza: ad esempio, quando disegnano, quando scrivono, fanno di conto o suonano. I bambini inoltre devono venire lodati in ogni occasione in cui si concentrano bene e, quando se ne presenta la possibilità, van-no incoraggiati in quegli ambiti in cui si dimostrano più abili. L’adulto non deve sottolineare soltanto i doveri dei bambini, ma deve anche sostenere i loro interessi.

Il programma di allenamento nei primi due anni di scuola primaria

Per ottenere dei risultati è fondamentale dedicare all’aumento della concen-trazione, possibilmente, circa 10 minuti al giorno, tutti i giorni.

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Ci vuole anche molta pazienza: di regola non si noteranno cambiamenti evi-denti negli alunni nemmeno dopo tre o quattro o cinque settimane. È importante perciò proseguire il programma di esercizi per la concentrazione e per la memoria almeno per metà anno scolastico. Solo a queste condizioni il programma di alle-namento qui proposto potrà contribuire davvero all’incremento della capacità di concentrazione.

La prima settimana

Nella prima settimana si introdurranno alcuni brevi giochi di concentrazione, per far familiarizzare i bambini con il programma di allenamento.

Dalla seconda settimana

Dalla seconda settimana si potrà suddividere il lavoro in modi diversi nei cinque giorni di scuola; di seguito viene proposto un possibile schema.

– Almeno una volta in settimana proporre un esercizio a scelta tra i seguenti,

proposti nel capitolo 2:

• «Ascolta e disegna» (esercizio di concentrazione n. 17)

• «Domande su un’immagine» (esercizio di concentrazione n. 34)

• «Movimenti a comando» (esercizio di concentrazione n. 36).

– Una volta in settimana applicare la tecnica per la memoria «Collegare due

parole», presentata nel capitolo 3.

– Almeno una volta in settimana assegnare una delle schede contenute nel ma-

teriale allegato.

– Almeno due volte in settimana fare uno o più esercizi di concentrazione, a scelta.

Naturalmente, la ripartizione che abbiamo proposto è soltanto una possibilità. Ogni bambino è un caso a sé e l’insegnante e il genitore sono liberi di cambiare questo programma quando lo riterranno opportuno.

Proprio per questo in questo volume non vengono date istruzioni precise su quale scheda o esercizio utilizzare in quale giorno. L’insegnante, ad esempio, no-terà presto che ogni classe ha i suoi esercizi preferiti, che potranno quindi essere usati di più.

Inoltre, le schede su cui hanno lavorato gli alunni possono essere usate nei colloqui con i genitori per documentare il livello di capacità e i progressi nelle prestazioni dei bambini. L’insegnante può così mostrare ai genitori quali sono i deficit e i punti di forza del figlio, dei quali si terrà conto nel suo percorso scolasti-co futuro (ad esempio, se dovrà essere sviluppata di più la capacità di percezione motoria, quella visiva o quella uditiva).

Coinvolgere i genitori

Il programma qui proposto può essere utilizzato tanto a scuola quanto a casa, con la guida del genitore. Nel caso venga proposto in classe, è comunque

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fondamentale il coinvolgimento dei genitori. Sono molte le occasioni utili per farlo:

– è consigliabile organizzare una riunione con i genitori prima di iniziare il per-corso, per informarli del lavoro che si sta per intraprendere. In questo (o in un altro) incontro si possono presentare loro le informazioni di base sul tema (la «concentrazione»). Secondo la mia esperienza, i genitori possono contribuire moltissimo all’incremento della capacità di concentrazione;

– un aiuto ulteriore per i genitori consiste nel consegnare loro una lista con esercizi di concentrazione. In tal modo possono continuare l’allenamento, ad esempio, anche durante le vacanze o negli anni successivi (qualora ce ne fosse bisogno).

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Giochi di concentrazione

Giochi di concentrazione

I giochi di concentrazione descritti nelle prossime pagine sono esercizi da fare oralmente; per svolgerli non servono schede prestampate.

I più di 40 giochi proposti hanno due caratteristiche principali:

1. non hanno bisogno di materiali costosi. Solo per alcune attività servono carta e penna e per pochissime altre ci vogliono anche alcuni semplici materiali;

2. la maggior parte (una volta che sono stati spiegati) richiede un tempo di svolgi-mento breve, che varia all’incirca tra i 2 e i 15 minuti. L’insegnante può anche inserire questi esercizi di tanto in tanto nei momenti di pausa.

Se non diversamente indicato, l’insegnante può condurre questi giochi di concentrazione secondo il principio: «più cose e più velocemente possibile». Deve cioè lavorare velocemente e, se ci sono diverse soluzioni, cercare di farne trovare ai bambini il maggior numero possibile. In questo modo, riuscirà ad aumentare un po’ alla volta non soltanto la velocità di apprendimento degli alunni, ma anche il grado di difficoltà degli esercizi.

I giochi di concentrazione descritti in questo capitolo sono organizzati in quattro categorie:

– esercizi di concentrazione senza materiali (1-14);– esercizi di concentrazione uditiva (15-27): per allenare nello specifico la capacità

di «prestare ascolto»;– esercizi di concentrazione visiva (28-34): per allenare nello specifico la capacità

di «vedere»;– esercizi di concentrazione motoria (35-42): per allenare la motricità grossolana

e la motricità fine.

Seguono infine alcuni consigli e indicazioni su come utilizzare gli esercizi nell’ambito delle lezioni disciplinari (italiano, lingua straniera, matematica) che si prestano in modo particolare alla loro realizzazione, in modo da poten-ziare, ad esempio, l’abilità di lettura, l’espressione linguistica e il patrimonio lessicale.

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28 ◆ Allenare la concentrazione – Volume 1

terza matita sulle due del primo giocatore, che si gira e consegna la matita al giocatore successivo.

L’obiettivo è far passare la matita lungo tutto il cerchio, senza che cada sul pavimento o che venga toccata dai giocatori.

42 Leggere con la schiena

I giocatori stanno in fila indiana, uno dietro l’altro. L’ultimo giocatore scrive, usando il dito, un numero o una lettera sulla schiena del giocatore davanti a lui, che a sua volta deve scrivere sul giocatore davanti quello che ha capito, e così via. Quando si arriva in cima, il capofila va a scrivere sulla schiena di chi ha iniziato il gioco. Si controlla quindi che tutti abbiano capito e riscritto il segno giusto.

Poi il gioco ricomincia.

Esercizi di concentrazione per le materie scolastiche

In questo paragrafo non vengono presentati nuovi esercizi di concentrazione, ma semplicemente verranno elencati quegli esercizi particolarmente adatti a ogni materia di studio. Alcuni dei giochi, infatti, non producono soltanto dei migliora-menti nella concentrazione, ma offrono anche la possibilità di esercitarsi su una specifica materia di studio. Molti esercizi possono essere usati indipendentemente dal programma di allenamento della concentrazione, per rendere più efficace qualsiasi lezione.

Nelle pagine che seguono si mettono in evidenza quali giochi di concentrazione possono utilmente integrare le lezioni di italiano, di lingua straniera, di matematica e i percorsi interdisciplinari.

Esercizi di concentrazione per le lezioni di italiano e di lingua straniera

Esercizi con le parole e le lettere

– Riempi lo spazio (1)– Catena di parole (2)– L’ABC degli animali (3)– Sottolineare velocemente le lettere (4)– Ricerca di parole (5)– Dalla parola alla frase (6)– La giusta sequenza (7)– Che cosa c’è a...? (8) – Tutto quello che è... (9)– Qual è la sesta lettera? (10)– Alla ricerca dei contrari (11)– Che cosa faccio con...? (12)

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Giochi di concentrazione ◆ 29

Esercizi per la concentrazione uditiva con parole e frasi

– Una x per ogni parola (15)– Dov’è la lettera? (19)– Indica la lettera (20)

Esercizi per la concentrazione motoria con parole e frasi

– Imitare i movimenti (35)– Figure (38)– Leggere con la schiena (42)

Allenamento dell’espressione linguistica/Ampliamento del patrimonio lessicale

– Riempi lo spazio (1)– Dalla parola alla frase (6)– La giusta sequenza (7)– Alla ricerca dei contrari (11)

Esercizi di concentrazione per l’acquisizione di conoscenze fattuali e competenze specialistiche

Rapporto con i concetti specialistici

– Catena di parole (2): nella sua variante, questo gioco propone le catene di parole che fanno riferimento a specifici ambiti tematici o disciplinari.

– L’ABC degli animali (3): l’alfabeto che i bambini devono costruire fa riferimento a uno specifico ambito tematico o disciplinare.

– La giusta sequenza (7): le frasi che gli alunni devono ricostruire possono essere massime, regole generali, definizioni di un concetto o simili.

Acquisire e mantenere una competenza specialistica

Questi due esercizi aiutano ad acquisire una competenza specialistica o ad appro-fondire una competenza già acquisita con lo studio e a servirsene in modo flessibile.

– Ascolta e disegna (17): l’insegnante descrive un’immagine correlata al campo disciplinare che sta trattando in quel momento, ad esempio una colazione sana, un animale, una pianta.

– Domande su un’immagine (34): l’insegnante può cercare un’immagine che co-munica informazioni importanti relative a un tema che sta trattando in classe. Le domande che pone richiamano l’attenzione soprattutto sui dettagli che si stanno studiando e che devono essere ricordati.

Esercizi di concentrazione per la matematica

Costruzione del concetto di numero – Esercizi di concentrazione per la prima lezione

– Contare i secondi (13)– Indica il numero (21)– Contare (27)

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30 ◆ Allenare la concentrazione – Volume 1

– Costruire oggetti (33)– Imitare i movimenti (35)– Figure (38)– Leggere con la schiena (42)

Sviluppo delle operazioni aritmetiche fondamentali

– Indica il numero (21)

Sviluppo della comprensione delle forme

– Costruire oggetti (33)– Imitare i movimenti (35)– Figure (38)

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Allenare la memoria

Collegare due parole

In questo capitolo viene presentata una tecnica per allenare la memoria, che favorisce la concentrazione e insieme facilita la memorizzazione di parole e coppie di parole. È un «aiuto mnemonico» che ottimizza l’apprendimento, a condizione che sia padroneggiato così bene che gli alunni riescano ad appli-carlo con sicurezza e velocemente, obiettivo che viene raggiunto soltanto con l’esercizio.

Per prima cosa, la tecnica deve essere spiegata e trasmessa dall’insegnante a lezione. Solo dopo la spiegazione gli alunni potranno usare autonomamente le schede di lavoro presentate alla fine del capitolo.

Nei paragrafi che seguono spiegheremo quindi in cosa consiste questa tecnica, perché e come insegnarla.

Di che cosa si tratta?

Due parole sono facili da ricordare, se sono collegate tra loro e se sono «rac-chiuse» in un’immagine, in una rappresentazione mentale. Aiutandosi con questa immagine, si può poi ricordare quali parole sono collegate tra loro in modo da formare una «coppia di parole».

Ad esempio, se ho imparato a memoria la coppia di parole «cane – neve», quando viene pronunciata la parola «cane», dovrebbe venirmi in mente la parola «neve»; quando viene pronunciata la parola «neve», dovrebbe venirmi in mente la parola «cane».

Per ricordare le coppie di parole posso fare così: unisco le due parole tramite una breve storia e le «racchiudo» in un’immagine.

Ad esempio, se voglio ricordare le due parole «cane» e «neve», posso pensare a una delle immagini seguenti.

– Invece che un pupazzo di neve, un cane di neve.– Un cane che corre sulla neve e diventa tutto bianco.– Un cane che non vuole andare nella neve, perché per lui è troppo fredda.

Ci sono sempre diverse possibilità di «racchiudere» due parole in un’imma-gine. L’importante è scegliere un’immagine facile da ricordare.

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3 Aiuta il topolino a trovare il formaggio!

Sezione 3 – Scheda 4

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6 Trova le differenze e colora il disegno!

Sezione 6 – Scheda 1

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16 Colora di giallo le vele a destra dell’albero.

Sezione 16 – Scheda 2

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26 Conta i simboli!

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Sezione 26 – Scheda 4