PINGU NEL DESERTO Storia di come rompere il ghiaccio Nella...
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PINGU NEL DESERTO
Storia di come rompere il ghiaccio
Nella savana la scuola
era cominciata da alcuni
mesi ed era un giorno
come tutti gli altri.
La V Animols era già in
aula e gli alunni
ridevano e scherzavano
attendendo l‟arrivo del
maestro Effi, un grosso
e vecchio elefante
grigio.
Per ultima, arrivò Raf la
Giraffa, al solito, un
attimo prima dell‟inizio
della lezione.
- Buongiorno! Ora che ci siamo tutti ho una bella notizia : oggi c‟è
una sorpresa per voi. – disse Effi accomodandosi alla cattedra.
- Che bello! - esclamò Agata la Zebra secchiona – Una verifica a
sorpresa!
- No, no! Per carità.
Io non ho studiato -
piagnucolò Scimmy
la Scimmia.
- La sorpresa è
l‟arrivo di un nuovo
compagno: Pingu!
Entra pure.
La porta si spalancò
e un animale sconosciuto fece il suo ingresso.
- Buongiorno…sono Pingu il Pinguino- sussurrò con una
vocina esile e stridula.
Gli occhi di tutti si puntarono sul nuovo arrivato, scrutandolo dalla testa alle zampe.
- Ma che strano animale! Non assomiglia a nessuno
di noi. Ma di che razza sarà? – sghignazzò sottovoce
Ringo il Rinoceronte.- Dondolina Stupidina forse?
- Di sicuro
non è un
uccello -
commentò
altezzoso
Gapi il
Pappagallo,
lisciandosi le penne variopinte - quello lì non vola di certo. Non ha
neppure le piume colorate!
- Spero non si sieda vicino a me. Io sono allergico al pelo - sospirò
Crocco il Coccodrillo.
- Cosa state commentando? - chiese Effi mettendo a tacere il chiacchiericcio -
Forza! Chi lo fa sedere vicino a lui?
- Siediti pure qui - disse Leonardo il Leone, rassegnato - c‟è un posto libero.
Pingu occupò la sedia e guardò con un sorriso il suo compagno di banco che,
invece, girò il muso baffuto dall‟altra parte, mogio mogio, brontolando sotto la
criniera folta.
Fuori intanto il sole saliva sempre
più in alto e nella savana il calore
aumentava e aumentava. Il povero
Pingu cominciò a sudare. Le goccioline gli scendevano lungo il
becco e quelle che venivano giù dalla schiena si unirono a
quelle che provenivano dalle ascelle. In breve tempo sotto il suo
banco si formò una vera e propria pozzanghera.
- Oh: se l‟è fatta addosso! Piscia sotto, piscia sotto! - ridacchiò
Zampa la Iena indicando Pingu.
- No! Mi hai inzuppato la coda - si lamentò Leonardo,
coprendosi il muso con le zampe - e ora si è tutta infeltrita.
La mia coda, la mia bella coda leonina!
- Non è pipì! E‟ che sono tutto sudato, fa tanto caldo qui -
spiegò Pingu dispiaciuto, cercando di strizzare la coda al
compagno che gliela strappò dalle ali stizzito.
- Caldo? Non fa
caldo. Si sta
benissimo. Sei
proprio strano. -
intervenne Gapi
con un mezzo sorrisetto beffardo.
Drin! Il suono della campanella si diffuse in tutta la scuola.
- Mettete via i quaderni - disse Effi - usciamo a fare merenda.
Tutti gli alunni si precipitarono fuori. Per prima uscì Raf sulle sue
agili zampe. Ringo, spingendo, si fece largo tra i compagni, per
arrivare per primo a sedersi sotto il baobab. Mentre attraversava il
corridoio di liane Raf si guardò in torno, tappandosi il naso:
- Che puzza! Arriva fin qui in alto - si lamentò - ma da dove
proviene?
Tutti gli occhi si puntarono su Pingu e la sua merenda.
- Cosa avete da guardare ? Non avete mai visto un pesce ? E‟
buonissimo. E‟ questo caldo che lo rovina - cercò di spiegare il
pinguino ai poco convinti compagni che se ne uscirono con
„Blaaa‟ di disgusto.
- Dai, fai una corsa con me e Leonardo e lascia stare quella
robaccia puzzolente. – propose Zampa.
I tre concorrenti si prepararono a partire.
- Pronti , partenza, via! – urlò Raf.
Pingu, barcollando, mosse alcuni passi incerti, mentre Zampa e Leonardo schizzarono via, lasciandolo in
mezzo ad una nuvoletta di
polvere. Allora Pingu, per
recuperare terreno, si gettò
a terra, tentando di
scivolare sul petto, come
faceva sui ghiacci, ma
rimase immobile, come un
sacco di patate, sulla linea
di partenza.
- Non sei capace di correre!
Stai facendo il morto ? Che
buffo!
Tutti gli animali si misero a
ridere a crepapelle.
- Vieni ad arrampicarti
sugli alberi con me! – propose Scimmy la Scimmia,
tirandolo su di peso, per toglierlo dall‟imbarazzo.
- Non sono capace - rispose Pingu.
- Vieni almeno a fare un voletto con me sopra la
scuola allora: hai le ali no?- intervenne Gapi.
- Non sono capace – replicò Pingu mesto - le mie ali
non servono per volare ma per nuotare.
Tutti gli animali lo guardarono sbalorditi, qualcuno
continuò a ridacchiare sotto i baffi.
- Se le tue ali servono per nuotare, vieni allora allo
stagno con me e Ringo – lo sfidò Crocco il
Coccodrillo.
Lo stagno era una piccola pozza di acqua fangosa,
l‟unica presente nel raggio di molte miglia e perciò
molto amata dagli animali della scuola. Ringo si
avviò trotterellando e si tuffò sollevando schizzi di
melma verdastra.
- Oh! Che morbida frescura! - sospirò.
Crocco scivolò nel fango viscido e si
immerse fino a sparire completamente.
Pingu si avvicinò sospettoso alla pozza
melmosa domandandosi dove fosse
l‟acqua. Provò a immergere una zampa,
ma la ritirò subito inzaccherata e
gocciolante di fango.
- Ma questa non è acqua! – disse alla
fine.
A queste parole seguì un‟altra serie di
risate. Tutti gli animali, infatti, si erano
avvicinati allo stagno per vedere che
cosa stava succedendo.
- E‟ acqua, è acqua. Entra anche tu in questa delizia. Facci vedere che sai nuotare! - gridò Ringo.
- Ti aiuto io a entrare - disse Zampa spingendolo dentro a tradimento.
Pingù, in un attimo, si ritrovò
nello stagno di faccia, cercò di
nuotare, ma, immerso in quel
pantano, non riusciva a muoversi.
La melma era così densa che non
vedeva più nulla, gli appiccicava il
becco, gli incollava le zampe. In
mezzo a quella poltiglia
improvvisamente ripensò al Polo:
dove erano le grandi onde?
L‟acqua fresca, pulita e
trasparente? Il bianco delle distese
di ghiaccio?
Uscì con fatica, ricoperto di fango
dalla testa ai piedi, il becco
attaccaticcio, le piume fradice e
insudiciate, le ali gocciolanti e soprattutto senza essere riuscito a dimostrare che sapeva nuotare. Gli animali lo
accerchiarono sghignazzando e
intonarono una canzoncina che diceva:
„Pingu il pinguino stupidino, niente sa
fare neanche nuotare! Non è un animale
e con lui nessuno vorrà mai giocare.‟
Pingu, senza neanche accorgersene,
cominciò a piangere: grosse lacrime gli
scendevano lungo il becco, una dopo
l‟altra, enormi e blu. Piangeva a dirotto
di tristezza e vergogna. All‟inizio i
compagni non se ne accorsero, occupati
com‟erano a cantare e a fargli le
boccacce. Poi Scimmy si fermò. Gli si
avvicinò, gli toccò il viso e sorpresa
disse:
- Ma guarda che strano! Le sue lacrime sono come le mie!
Anche Striscia il
Serpente si
incuriosì, allungò
la lingua biforcuta
e leccò veloce il
viso di Pingu. Con
stupore sibilò :
- Ssooono anche
sssalate!
Raf piegò il suo
lungo collo sulla
faccia di Pingu per
dare un‟occhiata
da vicino e disse:
- Sono liquide ed trasparenti! Proprio come tutte le
lacrime del mondo.
- Ma allora anche Pingu piange come noi - aggiunse
Zampa, quasi in silenzio.
Tutti si fermarono e si zittirono, le ultime parole
della canzoncina rimasero appese nell‟aria mentre gli
animali diventavano ad uno ad uno rossi di
vergogna.
Piano piano alcuni si avvicinarono a Pingu,
pensando che forse valeva la pena di conoscere
meglio lo strano animale: erano davvero stati ingiusti
e maligni. Allora Raf fece una proposta: invitò tutti a
passare il pomeriggio nella sua casa, Pingu
compreso.
Al pomeriggio tutti gli animali si radunarono all‟ora
stabilita, Pingu fino all‟ultimo era stato indeciso se
accettare l‟invito o no. Certo voleva degli amici, ma
temeva di fare di nuovo una brutta figura e di essere ancora sbeffeggiato e deriso. Quando entrò in salotto si
sentì piccolo piccolo, tanto era alto il soffitto della casa di Raf e questo lo intimorì ulteriormente: forse avrebbe
fatto meglio a restare a casa sua. Non sapeva cosa fare, non sapeva come muoversi, non sapeva cosa dire. Si
sedette in un angolino del divano di sabbia tenendo gli occhi puntati verso terra: il cuore gli batteva forte.
Sperava di togliersi presto da quella strana situazione. Fortunatamente Raf si rese conto che Pingu doveva
essere impressionato dall‟altezza della sua casa così gli mostrò che lo spazio era appena appena sufficiente per
il suo lungo collo ed allora Pingu sorrise vedendo le orecchie della giraffa sfiorare il soffitto.
Raf e i suoi amici decisero di giocare all‟aperto, uscirono e, dopo tante animate discussioni, optarono per il
nascondino. Pingu trovò un nascondiglio sicuro, proprio sotto il tavolo dove Raf aveva messo il gelato. Rimase
nascosto a lungo, trattenendo addirittura il respiro come faceva al Polo quando andava a pesca, poi gli venne
un‟idea. Certo non sarebbe riuscito a correre più veloce di Leonardo che aveva fatto la conta, ma se si fosse
spalmato di gelato la pancia allora sarebbe scivolato come faceva nelle distese di ghiaccio e sarebbe arrivato
prima di lui. Ecco allora che si strofinò addosso due manciate di gelato e quando solo lui doveva essere trovato
si fece coraggio, uscì allo scoperto e con un grande scivolone raggiunse la “tana” e liberò tutti.
Non ci poteva credere! I suoi compagni scoppiarono in un grandissimo applauso, poi lo presero in braccio e lo
lanciarono verso l‟alto portandolo in trionfo. Finalmente si era rotto il ghiaccio.
Passarono il pomeriggio insieme, giocando e divertendosi.
Mentre tornava a casa Pingu canticchiava dalla felicità, non lo prendevano più in giro ed era stato invitato a
casa di Agata per eseguire i compiti assegnati e per giocare ancora una volta insieme.
Il giorno seguente il maestro avrebbe spiegato alla classe un nuovo argomento di matematica: le divisioni con
due cifre: difficilissime.
Gapi con le tabelline proprio non andava d‟accordo e le divisioni
non erano fatte per lui. Agata era brava a fare di conto, ma a
ricordarsi i riporti proprio non riusciva. Ringo, con le sue possenti
zampe, pestava forte il quaderno per terra ogni volta che sbagliava la
divisione. Crocco masticava nervosamente la penna.
Tutti si arrabbiavano, brontolavano e sbuffavano. Effi alla lavagna
continuava a spiegare, e a fare esercitazioni, sperando così che gli
alunni imparassero la tecnica, ma sembrava di parlare al vento, solo
Pingu era calmo e concentrato sul suo quaderno. Non batteva ciglio,
anzi continuava imperterrito a far di calcolo e sembrava divertirsi
anche molto.
Ad un certo punto il maestro lo chiamò alla lavagna e gli dettò degli
esercizi. Pingu fece un gran figurone perché, in un battibaleno, riuscì
ad eseguire tutte le divisione assegnate, lasciando i compagni sbalorditi e a bocca aperta.
Era un genio della matematica!
All‟inizio ci fu un momento di silenzio: i compagni non si
aspettavano che fosse così bravo e che, pur tanto diverso da
loro, avesse delle qualità nascoste. Per questo erano rimasti
senza parole. Quando Pingu tornò al posto, Effi gli fece i
complimenti per la sua abilità nella matematica. Leonardo, ora
fiero di avere un compagno di banco così in gamba, lo chiamò a
bassa voce e gli diede una zampata di approvazione, seguita da
un sorriso talmente grande che Pingu sarebbe riuscito a contare
tranquillamente tutti i denti del suo amico felino.
Raf esclamò:
- Pingu sei veramente forte in matematica! Che ne dici di darmi
una mano? Io potrei aiutarti ad imparare a correre, così saresti in
grado di muoverti più velocemente.
Zampa aggiunse: - Io posso insegnarti qualche battuta divertente
e spiritosa.
- Ed io ad arrampicarti sugli alberi - disse Scimmy capriolando
sul banco mentre il maestro era di spalle. Crocco gli promise
che gli avrebbe insegnato a nuotare nel fango e che sarebbe
diventato talmente bravo che non avrebbe rimpianto l‟acqua
pulita, fresca e trasparente e il bianco delle distese di ghiaccio.
Pingu era felicissimo: finalmente i suoi compagni avevano
riconosciuto in lui delle potenzialità e non si erano più
soffermati solo sui suoi difetti! Tuttavia si sentiva anche un
po‟ in imbarazzo, perché gli sembrava di non avere fatto una
cosa eccezionale, ma di avere solamente dato il meglio di sé,
come era solito fare.
L‟entusiasmo dei compagni fu interrotto dal suono della
campanella che annunciava il termine delle lezioni. All‟uscita,
però, continuarono ad arrivargli delle proposte molto
interessanti: Gapi gli avrebbe dato delle lezioni di volo in
cambio di un ripasso delle tabelline, Striscia gli avrebbe insegnato a strisciare come un serpente, Ringo a
giocare a pallone.
Pingu, emozionato e felice, ringraziò tutti e si avviò sulla strada di casa. Camminando sotto il sole, che ormai
non gli dava poi così tanto fastidio, ebbe modo di riflettere su tante cose. Certamente la nostalgia per i luoghi
che aveva abbandonato era
forte, a volte insopportabile,
ma non si pentiva della scelta
che aveva compiuto: aveva
trovato tanti amici.
Probabilmente, rimanendo
nella terra dalle distese di
ghiaccio, non avrebbe vissuto
un momento tanto ricco ed
emozionante: chi l‟avrebbe
mai detto che c‟erano animali
così speciali in luoghi tanto
lontani. Decise perciò di
rimanere ancora per un po‟ di
tempo nella savana: era sicuro
che avrebbe compiuto altre esperienze meravigliose e che sarebbe stato in grado di leggere, ogni giorno, una
pagina nuova nel libro della vita.